Sensazioni
Ciò che desidero dipingere é una musica
tenera e sottile
come il pulviscolo appeso ai raggi di luce
quando si affacciano in una stanza buia.
E' una melodia che senti quando si calma
tutto il rumore dell'universo
e tutto intorno tace.
Poi purifichi la tua anima di tutte le preoccupazioni del mondo
che la turbano e di tutte le sensazioni terrene,
e raccogli dentro di te il senso vero dell'amore,
dell'umanità e della tenerezza.
Solo allora, dopo la quiete, troverai che
un'armonia, delicata, sottile, leggera,
ha cominciato a insinuarsi nella tua anima.
Questa armonia entra in te e tu ti fondi
in essa, fino a formare un'unità
dalla trasparenza estrema.
Io e Robi
Stavamo vivendo il passaggio fra gli anni
settanta e quelli ottanta.
Genova riempiva i nostri giorni con la sua
immagine gelida e umida.
Io e Robi avevamo formato un sodalizio
che cercava di resistere al tempo che
incombeva e contemporaneamente
cercava di anticipare il tempo che
ci cambiava:intendo dire che allegramente
ci sbattevamo per non crescere,ma,
nello stesso tempo,con una disperazione
sempre piena di dialoghi,forzavamo
il limite della nostra maturità.
Andavamo più in là,in un"altrove"sferragliante
di manette e sbarre,lambendo quel confine
dove essere adulti coincide con la
percezione della morte.
Mi ha lasciato quando avevamo 24 anni,
logorata dal male che ha spento quegli
occhi immensamente azzurri,grandi,ironici,
tormentati;il male che ha fatto cadere quei
capelli ricci,color carota,che ha fatto tacere
quel diluvio di parole,nato dalla fretta di chi
ha cominciato un segreto conto alla rovescia con la propria vita.
Rivedo Robi nella sua più logorante finzione:non raccontare ai nuovi compagni
del suo male,per evitare l'orrore di
eventuali comportamenti pietistici.
Robi è andata fino in fondo:ha banalizzato
il suo male,lo ha schiaffeggiato con tutta
la forza che poteva:tu mi sottrai un'enorme
quantità di tempo ed io mi provo a cercare
una qualità alta,straripante,del tempo che mi resta. Sono accanto a lei
mentre,durante un corteo,grida in un megafono la vergogna del governo fascista e
veniamo,poi,caricati su di un cellulare con gli occhi gonfi dai lacrimogeni.
Ho imparato l'impazienza da Robi, ho imparato che il corpo non è il guscio
dell'anima,ma è già anima,conflitto,traccia di socialità. C'è un margine sempre
aperto,palpitante,che chiamiamo memoria:ma non è l'insieme dei ricordi,srotolati
nei rituali della nostalgia,è il luogo delle verifiche continue,la misura del
nostro mutamento.
Sogni
Cambiare per sempre o solo sognare?
Accettare di esistere in questi frammenti
che, una sera parlando a qualcuno,
mostriamo coerenti,
uniti, perfetti.
Accettare umilmente che solo le cose
raccontano se stesse
e che il nostro parlare é un'altra faccenda,
che a volte, se va bene, avvicina a qualcuno
e tante altre volte, invece, ci perde soltanto.
Accettare che un mondo di là dal pensiero
ci insegna ogni giorno a mangiare,
a lavarci le mani, a dormire, amare e morire.
Saper tollerare che il reale ci esploda davanti e distrugga le nostre menti,
e sperare che il vento non porti un frammento, che abbiamo cercato di
cancellare, del tempo e dei luoghi
che si sono sperduti in noi.
Sapersi incantare dai trucchi e dalle verità
della vita e trovare un luogo dove il nostro
pensiero sogna un riposo.
Intanto domani suonerà la sveglia.
I sogni si scioglieranno, non ne resterà che
il gusto impastato nei sensi,
un sapore che si perderà nel tempo..
La strega
Il vento spazza le strade,strappa dagli alberi le foglie ingiallite,dal bosco
si alzano segreti sussurri,richiami,piccoli addii. Il mondo che vive nascosto
nel mondo di sempre risponde a una donna ascolta. Ora il vento é caduto:lei
resta in ascolto e s'inoltra nel folto di un bosco silenzioso,tra i rami si
vedono gli uccelli alzarsi se un ramo si spezza o se un passo muove le foglie.
Di nuovo un sussurro che nasce dal nulla sfiora la terra,i muschi,gli sterpi e
scompare tra le ali dei corvi. Ancora qualche foglia,gialla o rossa,mostra il
ventre al cielo,poi cede al destino del vento e va a perdersi. In questa
foresta vivevano le streghe (un breve singhiozzo prende la mia amica alla
gola),un soffio le muove i capelli dorati. Le tornano in mente carezze
d'amore,respiri e il sorriso di un dito sul seno. Ascolta la voce del bosco e
piange,perché adesso il sangue la inchioda alla terra,e lei non é più come il
vento che passa e poi va lontano. E il bosco è commosso,ma non può
toccarla,allunga ogni tanto una bava di vento,cui lei porge l'orecchio per
carpirne la voce,ma i sensi non volano più oltre se stessi:con gli anni ha
messo radici,non può più tornare ad abitare quel tempo interiore dove non
aveva nè sesso nè nome,non può più"sentire". La notte sua amica ormai le é
proibita,tante cose l'hanno resa diversa,non può mica far finta di essere il
vento,che viene dal nulla e nel nulla si perde;e domani chi va a lavorare?chi
le dà da mangiare? Se adesso è una donna che vive del suo non é certo al boo
che deve dir grazie: é solo a se stessa che deve se stessa. Questo é solo un
momento in cui si lascia tentare dal vento nel bosco e ascolta le voci dei
rami,dei corvi,dei gufi;e lascia che gli occhi piangano un poco per il suo
essere umana. La luna si alza,non si é accorta che é tardi, deve
rientrare."Bisogna rientrare",ripete a se stessa:rientrare in un mondo
diverso,nel mondo dove gli alberi tacciono ed il vento é un fastidio.Un
fastidio,sorride,la voce di un dio! Esce dal folto,un gufo e un profondo
respiro la chiamano ancora,lei sente e ascolta,ha quasi paura. Adesso,che sa
quanto è inutile rifare una strada che il tempo ha comunque cambiato, è meglio
guardare cosa ancora ci resta da fare,prima che il tempo finisca davvero. Le
strade si allargano sempre più illuminate, é arrivata in città. I sussurri del
vento,gli odori del bosco, i pensieri,l'amore,per un'ultima volta le tornano
in mente, con un senso di pace, quando sta aprendo la porta di casa. |