Solo
Il tempo trascorse e alla fine
rimase l’amaro dolore
d’un vuoto sconforto; nel crine
canuto il tormento del cuore.
Non scòrse che nubi sui campi,
la pioggia non diede mai tregua;
il giorno fu acceso dai lampi.
Già il fioco chiarore dilegua.
Dilegua nel sogno deluso
di luce, ché adombra la sera;
rimane un sospiro nel chiuso
suo cuore, che lotta, che spera.
Se vanoè fidare nel nulla
d’un mondo squassato dal male,
nell’animo soloè la culla
d’un palpito vero e immortale.
L’immagine cara di mamma
rivive un istante nell’animo
affranto; d’affetto lo infiamma,
nel sonno gli tende le mani.
L’amore materno rincuora
quel figlio stremato, sopito;
e sorge una limpida aurora
nel cuore dell’uomo smarrito.
Speranza, che salda sostieni
dell’anima esausta il destino,
pietosa le mani tue tieni
sul capo dell’uomo,
qual dono supremo divino.
Una goccia
Il sogno sfugge agli occhi incantati
che non osano incontrare il buio
della loro cecità.
Corsa insensata
inarrestabile
risucchiata nel vuoto del tempo.
Paura del nulla, motore
d'un veicolo senza ruote
che gira e gira, in folle,
nell'incessante delirio d'emozioni.
Sfinita, l'anima implora
nel silenzio
una goccia di vita.
La fonte
Canta, sorgente di cristallo, il nuovo
motivo della gioia, ch’è nascosto
in te soltanto, con le fresche stille
di rugiada e il tuo murmure sommesso.
Un ruscelloè là, sgorga argenteo presso
dirupi e forre, s’insinua fra pietre,
avanza, tacito sotterra scorre
e infine balza spumeggiando dietro
i ruderi di case diroccate.
E non diresti di trovarlo in luoghi
acerbi e ostili. Ma vicina senti
la sua voce sicura, che sussurra
il fremito di vita più profondo.
Eterna fonte d’armonia, che inonda
inesauribile di linfa il bosco,
è il canto che ora libero si scioglie
e dolcemente mi rinnova il cuore.
Per tempo
A una a una la luce trasfigura
le macchie dei voli in luci indistinte
Nella fresca voce del crepuscolo
rinasce l'erba negletta della
serenità
Nel silenzio
Lasciatemi
solo
nella stanza
senza gli
invadenti
cicalecci
del mondo
A me basta un
sasso, un albero o
la voce del fiume
del suo tranquillo
fluire.
Nel silenzio scorre
la più profonda
vena della
vita - tra le asperità
senza alcuna
insofferenza.
Sempre
è paga, persino
della propria
precarietà.
L'acropoli
Sono salito sul colle un milione di volte,
a cercare chissà cosa, sperando chissà cosa.
Ma ora che tu non ci sei
è il vuoto ad ogni passo.
Ora che devo fare, su quest'eremo cittadino,
su questi prati deserti
che evocano ricordi senza valore?
Meglio, forse, cercare di scoprire
nell'oggi,
una sorta di oasi indifferente
e quieta; un riparo almeno,
provvisorio fin che si vuole,
ma adatto a sopravvivere
in un vuoto nulla.
Berlicche
L’importanteè far soldi,
fregarsene degli altri
e di tutto, brindare
alla propria salute.
Dopo, uno può crepare,
contento del mausoleo
che potrà farsi costruire
a perenne memoria.
Ti prego, credilo,
è vero, buon uomo
o buona donna!
Se vuoi, leggi le lettere
di Berlicche, le trovi
a poco prezzo, dappertutto;
forse lì troverai
qualcosa di interessante,
di importante per orientare
la tua fugace esistenza
su alcuni valori
fondamentali di ogni vita.
Credimi, ti prego,
perché sono qui a bella posta
per aiutarti amorevolmente
e condurti al sicuro,
con la tua anima
e il tuo denaro, a patto
che sia abbastanza nera
(l’anima) e sufficiente
il tuo amato denaro.
Ho bisogno di te,
perché ti voglio donare
tanto calore e condurti
dove sarai grande
in un’immensa reggia!
Dammi retta, ascolta
chi ti vuole bene
senz’alcun interesse.
Guarda quanti potenti
si sentono già eterni
e gioiscono, avidi avvoltoi,
schiacciando gente pezzente,
miserabile, fetente.
Loro sì, i potenti,
hanno capito bene
quel che conta davvero.
Mi raccomando, ascolta!,
non ti perdere in mezzo
a quelle sciocche ciance
sul bene, la pace, l’altruismo:
vana retorica, fesserie;
scrolla le spalle, lascia
che abbocchino i creduloni.
Tu no, non ti perdere
inutilmente, scendi
dritto dove mi trovo io:
non vedo l’ora di donarti
la dannazione
e l’infelicità eterna.
Ode silenziosa
Il sole, che di luce
inonda il fresco cielo
settembrino, scioglie in cuore
un non so che di vago,
un fermento indefinito
della terra, da poco
dissodata dalla lama
d’un vomere benigno.
è l’umido sentore
della zolla riversa,
che pregna e scura esala
fra radici e sementi
sparse da sapiente mano;
è lo zirlo del tordo
sui rami, nel folto
della selva o fra i tralci
gremiti d’uve lucenti.
O la brezza improvvisa
che l’essere accarezza,
quando tutto diventa
primordiale litania
d’un canto in sé rinato.
E sale una sottile
ode silenzïosa,
eterea eco indistinta
sfuggita all'occulto
penetrale della vita.
Precarietà
Mattina soleggiata
sulle colline
Nell'ora estiva
l'argento degli ulivi appena
si screpola
fra i capricci del libeccio
Abbarbicata alla casa
l'edera di trascorse
stagioni
Sul prato, mucchi di fieno
e muretti a secco, ma
le finestre del rustico
sono chiuse, sotto il
portico non c'è l'automobile
Qualcuno
può sempre partire
Il rappresentante
Mentre si costruisce
il compito d'esistere e
avanza fra diedri
di solida apparenza
l'incompiuto rimane
sul fondo d'uno specchio
liquido, dove tutto
si rifrange o si riflette
- esausto, trae un ampio
respiro, e si consola
presso l'indefinibile
nitore
Tu sai
Ma tu sai la cenere, il filo spinato
ritorto sulla fronte dell'asfalto,
lo sguardo da cane disperato,
quello sguardo
in un uomo
Come puoi dire
- eppure tutto questo, anche questo
è amore
Che ne sappiamo noi dei paradossi,
dei rifiuti rifioriti, della giustizia
che si crea nell'anarchia di mille offese
gratuite
o di libertà che nascono nel
fondo di fosse avvelenate
Eppure tu sai...
Forse comprenderemo
(forse, anche noi) solo quando
la terra guasta si sarà
finalmente
dileguata
Fra le mani La tua destra raccoglie fili dorati, l'altra avverte la leggerezza della paglia che incessantemente si disperde Ribellione, disappunto, ispirate invenzioni a contrastare le volute nefaste del destino - davveroè questo vivere? - O il coraggio di allentare la presa e abbandonarsi, senz'altri intoppi, alla corrente
Scalzi La via si affronta a piedi scalzi: non c'è altro modo di seguirla, se non saltellando, quasi, sul letto d'un fachiro Qualche fitta, si sa, fa parte del mestiere. Mi provo a non far caso al disagio - maè una suocera insiste, mi mette in imbarazzo La guerra (omaggio a F. Fortini) Vicino vicino c'è vento di guerra: la gente potente distrugge la terra. In tarda mattina ho fatto un prelievo; vedere il mio sangue non era un sollievo. Succhiavano a fondo con l'ago endovena. Ma il sangue succhiato dagli empi fa pena. Il dio del denaro feroce pretese il sangue innocente di vite indifese. Non giova a nessuno sentirsi impotenti vedendo quel triste massacro di genti. E un animo mite, che mai potrà fare? partire e vagare per terra e per mare?, coprire lo scempio dei corpi dispersi d'un bianco lenzuolo tessuto di versi? Non credo davvero; l'amara ironia non ferma gli stolti che han l'anima ria. Sogno Son vicine le stelle, ancelle del mio sogno. Sorriso della luna, tu sereno lo baci, di sbieco, quel lucido rispecchio d'una notte invernale, ravvivata da un refolo che freme irrequieto. Riflesso nelle ombre d'un sogno inaspettato, evanescenti effigie rievochi, suadente, di vaghe luminarie che sembravano sopite. Allora, echi remoti d'innumerevoli rimembranze si dissolvono, schivi del tempo, nei vividi turbini incessanti d'apparenze irreali. Sola, sulle ali d'un tenue lume pallido, scivola silenziosa una vela d'argento. Una fonte zampilla e mormora nel vento la sua canzone tranquilla. Son vicine le stelle e il sogno non ha fine. Se la fede... Se la fede, un conforto religioso, un punto fisso come appiglio certo, se una roccia incrollabile, smanioso, con gli occhi vo impetrando a viso aperto, se sopra tutto mi figuro un serto divino come un nimbo luminoso, se uscire voglio da un mortal deserto e fuggire oltre il limite pauroso, è perché questa vita di travaglio avviso e incudine e crudele maglio, che incessante supplizio ci procura; e ne subiamo i duri colpi e i torti, né ci possiamo opporre, se non morti, a tale oltraggio ed infernal tortura. Indifferente Il tempo ali di pietra distrugge pianeti e galassie spegne lune e vulcani con illimitato cinismo Il tempo indifferente genera o polverizza come un dio a cui nulla importa nemmeno di se stesso Serenità Felice un bimbo gioca la sua primavera; sfiorano le manine corolle variopinte. Vele in miniatura, farfalle pigre oscillano nel vento: macchie di colore coronano il capo di quel bimbo contento. E' un mar di luce e sole, paradiso di sempre dell'innocente età. Paradiso del mondo, di tutti i tempi e terre, eterno girotondo della serenità. L’incanto L’incanto del sogno fu breve, svanì quasi stella cadente; come il sole scioglie la neve, si dissolse rapidamente. Oh rosa!, corolla perduta… schiudesti i tuoi petali invano! Una voce udii; poi muta, come un rio che scorre lontano. Fu solo un istante: scomparve nel vuoto la voce, si spense… e nel nulla buio comparve uno scuro d’ombre più dense. Tu, immemore sonno, fuggito, non scopri nell’anima pace; ché il ricordo vaga smarrito e non trova un fiore che giace. Rimane un profondo rimpianto nel cielo adombrato del cuore: è l’affetto, l’unico incanto che ritorna al mondo che muore. Sonetto della luce Se avverte il cuore, nel profondo, un vivo desiderio di spazi senza fine e in sé supreme libertà divine sospira, da esso sgorga certo un rivo. Fiume del sogno, che conduce, privo di passioni funeste, a cristalline prode e a celesti vette adamantine, su eterne fonti d’un ghiacciato clivo. Ov’è il dominio della pura luce: là, terso, il cielo di virtù riveste le sue notti, nei lumi delle stelle; ed ogni stella del color riluce che leè proprio; e fra danze manifeste di gioia arde uno sciame di facelle. Prece O Tu, mistero nella Luce avvolto, incomprensibile all'umano senno, Tu che vedi l'errare delle genti sottilmente sviate da illusori messaggi, schiave di convulse gesta, d'invidie, astioso dire e d'odî innati, e da caine stragi lacerate da quando il mondo dall'Eterno nacque, Ti prego, degnati di dare pace all'anime che cercano il sublime Tuo Amore, e placane il timore e ingiusto strazio subìto a causa dei ribelli empi e spergiuri, avidi di fraterno sangue nel nome di tesori falsi o mende gabellate per valori. Così concedi e il Voler Tuo sì dia. Madrigale sanguinetiano Rozza comare che puteva assai, con voce d’orco e grazia d’elefante, sedette in auto e tèsemi un agguato. Ma si sfondò il sedile: mi lanciai tosto nell’erba, ruzzolai distante e mi volsi alla fuga disperato. La sorte m’ebbe pieta, e fu gran gioia di schiusa luna il lume, e scappatoia. Trasfigurazione Nel buio ruggine contorta strazia vetri trasparenti che il vuoto asperge di rugiada sanguigna. Un raggio di luce ineffabile trapassa il respiro mortale d'un putrido teschio spalancato dai vermi. I vetri sono mosaici accesi da ossa abbacinanti. Distacco E stavolta i vecchi, rugginosi ferri docili scivolano sull'asfalto senza nemmeno fare strepito: e mi sorprende, vedi, quasi indifferente nella frenesia policroma di trottole irrequiete, questa specie, non dico d'ascetico nirvana, ma (finalmente!) di distacco e vivo e strano, non voluto, non cercato, [del presente. Egloga Canto le piante, fresche di pioggia, fiori, rugiada, pollini, vento; il sole, l'acqua, stille di roggia, le zolle e il bove placido e lento; la terra madre con l'erbe e i frutti, grano a distesa, dolci pianure e i colli e i monti, fra valli, asciutti di ghiaie e vette limpide e pure. Canto la pace, la quiete agreste, il ritmo lento delle stagioni, le nubi e il cielo, che qui riveste, d'azzurra luce, prati e covoni. Semplice e piana sarà la vita, grande il mistero della natura: e chi lo intende, trae rifiorita la pace in cuore, pace sicura. Un volto Un volto noto, dopo lungo tempo apparso una sera anonima, improvviso, rigenera nell'anima uno strano movimento; farfalle avviluppate in un un bozzolo assopito prendono a pulsare. Vola allora veloce, sulle esili ali del vento, fragile una nota limpida, scivola libera una vela al mare tra i flutti, che schiumano labili rivoli di cristalleria frantumata contro gli scogli.
Il sabato (haiku)
Dalla campagna
con paglia, erbe e viole
il crin s'adorna
la donzelletta
conciata per la festa.
E rinovella
gli ardori antichi,
intra polke e mazurke,
sotto ombre e tetti
la vecchierella,
perso il fausto suo giorno
e fauste lune.
Ma al suon di squilla,
errano sulla piazza
lieti i marmocchi
e fan gazzarra,
nell'aria ch'è ormai bruna
prima di festa.
Di sotto i denti
mette verdure e rape
lo zappatore
pensando seco
alla pioggia e al governo
e alla pensione.
Stakanovista,
nel lume di candela
lavora a notte
il falegname.
E odi, sgradita sveglia,
martello e sega.
E' il più bel giorno
il fine settimana,
quando altro tace
- ma lunedì
ciascuno all'opra usata
triste s'accascia.
L'età fiorita
trapassa, canta il cuore,
priva di selve
la vita nuova;
edè limpida gioia
del garzoncello
che allegro scherza.
L'occhio sereno e chiaro
gode soave
ignaro d'ombre
guastafeste. E se tarde,
sarà tuo pro,
grande tuo gaudio:
meglio assai non sapere
finché siè in pace.
Il segreto
Un tempoè passato un giardino
nella mia anima
Ora restano chiodi
e alcuni bianchi
fiori
che la luna custodisce
Mantengo questo segreto
(Gli altri sanno che la luna
si trova nel cielo)
Piove Preghiamo, le chiappe al sicuro dal muro dell'onda che grave rimbomba, rintrona lontana minaccia s'arriccia mostruosa enorme, deforme, erompe, devasta e flagella la favola bella che ieri ci illuse che oggi racchiude sacchi di salme e sferza le palme ignude e contorte, i volti tristi di turisti smarriti fra noci di cocco, privi di figli, di vesti pregiate e valigie griffate, privi di potte affittate sul mare per qualche baiocco e non disperare
Nudità Il momento mai quello giusto il riscatto perennemente nel futuro Osservo il tempo mentre adagio mi spoglia come un vuoto a perdere, laido e impudicamente felice Sonetto triste Pioggia che scendi nell'autunno lenta, tra nebbie sparse nelle valli alpine, un pianto sei per me, che in mezzo a spine cerco conforto ad una vita spenta. Sono travolto da una gran tormenta che infuria cieca e sembra senza fine; se tregua alcuna dà, sempre vicine son le procelle e lor follia violenta. Ma non intendo consegnare l'arme senza dar prima pugna valorosa su estranea terra ostile ove mi trovo; ché la speranza ancor mi dona nuovo fervore e forza, onde ammansir pur osa le avversità, recando seco un carme. Cartolina-ritorno Ti penso con affetto e una nota nel cuore risuona di nostalgico sentimento filiale Caramente saluto il fluire del tempo. Grazie Un grazie lo voglio mandare a voi tutti, poeti del sito, creatori di gemme, di fiori, di perle che adoro. Nel coccio, segreto si cela un mistero, mistero dell'oro che luce non visto, d'incenso che brucia sull'ara del tempio, al di fuori del tempo; profumo che sale nel cielo dell'anima, strale che il cuore colpisce ed infiamma d'un dramma felice. Un bacio elettronico mando a ciascuno sull'onda del web, sulla tela tessuta dai cuori con fili di luce ed impulsi d'amore, di rabbia, di mesta tristezza, di gioia sublime, di noia e di vita. Rosa P. Te ne sei andata per sempre e mi hai lasciato solo con me stesso. Più non sono tornato a rivedere i luoghi ospitali d'un tempo, perché non me la sento di mummificare, vivo, tra rovine polverose. Non posso: sono io il luogo in cui tu ora vivi. L'occasione Tendo la mano all'occasione. Invano fu. Né mai giungerà, se non tardiva, troppo tardi, alla fine d'una notte inutilmente insonne e tormentata. Si affaccerà forse improvvisa al buio, come turista estranea e indifferente. Ma non mi troverà: sarò nel mondo. Il mondo come immenso manicomio. Trovarsi a proprio agio,è già disagio, sintomo d'una grave malattia; l'assuefazione non dà scampo alcuno. Meno peggio soffrire e ribellarsi. Se la vitaè dolore, il doloreè vita: chi non l'avverte, sta morendo vivo. La passiflora (in ricordo di Filippo L.) Un alitare di vento sbiadisce il crepuscolo rosa e un fermento del rio insolito percorre il borgo antico un venerdì di Pasqua. La passiflora cela un chiodo di passione nel profondo del cuore. Dice nel sacro silenzio d’una vita a pena germogliata tra arse pietraie e roveti appassiti, dice d’un mondo duro e strano, troppo strano e ostile per essere vero. Racconta d’un intenso profumo chissà perché presto soffocato. Sotto i cipressi dell’antico borgo per sempre ora riposi. La fonte Canta, sorgente di cristallo, il nuovo motivo della gioia, ch’è nascosto in te soltanto, con le fresche stille di rugiada e il tuo murmure sommesso. Un ruscelloè là, sgorga argenteo presso dirupi e forre, s’insinua fra pietre, avanza, tacito sotterra scorre e infine balza spumeggiando dietro i ruderi di case diroccate. E non diresti di trovarlo in luoghi acerbi e ostili. Ma vicina senti la sua voce sicura, che sussurra il fremito di vita più profondo. Eterna fonte d’armonia, che inonda inesauribile di linfa il bosco, è il canto che ora libero si scioglie e dolcemente mi rinnova il cuore. Abbandono I giorni passano uguali da quando volasti scomparendo all’orizzonte. Un giornoè uguale all’altro, niente torna e nulla aspetto dal passato tempo né dal futuro. Solo nel presente talvolta un abbandono mi sorprende in quel fugace istante, in cui la vita destarsi sembra in un sussulto; dove l’attimo si confonde con l’eterno e l’affetto diventa primordiale sorgente inestinguibile di gioia. Haiku Il greto sassoso del fiume è arido pianto di pietra; il cuore terreno, indurito, geme rugiada dal cielo. Fam. ... Pappe e cacche, strilli e veglie è la vita del bambino, la delizia quotidiana dei diletti genitori. Meraviglia!, alla mattina la boccuccia si spalanca, quale sveglia mattutina che scandisce la giornata. Non s’arresta d’un istante l’infernale meccanismo, e la mamma, preoccupata, fiuta attenta il pannolino, mette mano al borotalco, terge glutei bianchi e rosa, stira, lava… e la cucina? E, tornato dal lavoro, manco il babbo si riposa; zappa col telecomando, si rifugia nel soppalco pur di fare bricolage, finge impegni a destra e a manca (la serataè un po’ noiosa, in famiglia ci si stanca). Questaè l’estasi dei Santi Genitori: nell’attesa del ruttino, la tivù su tragedie resta accesa e rigurgita di spot. Il papà getta la spugna; sfatto dalla notte insonne, non si deve più svegliare, oraè lì che già mugugna (odia i bimbi, odia le donne). Ma, perché il fine sia lieto, trova d’oro il suo lavoro, alza i tacchi, fugge e, affranto, prega e implora il direttore: “…straordinari non pagati!” (e chissà, a questo punto, se in famiglia tornerà...). Calycanthus Un giorno grigio, uno dei soliti della fredda stagione. Il calicanto fiorisce, perse le foglie; turibolo i rami d'incenso, della poesia mistico cibo. Secchi sterpi combusti - lo vedi - ardono in una facile metafora: ignee gemme d'arbusti, alimentate dall'inestinguibile linfa della [sofferenza. Prospettive Non basterà lo spinello o il sesso, il primo volo per o da loro, dai fratelli sublacensi Quando la solitudine fa paura e la riempi di cianfrusaglie, fumo le spire del tempo sempre più veloci serrano, finché non sai cosa Dissolta la nebbia della sicumera, vedi i fiumi senza vaneggiati ponti cerchi una roccia, disperato ti aggrappi all'impossibile, a un istante di mondo capovolto, e solo allora intravedi, nella vertigine, il riflesso d'un ordine naturale insospettato |