Poesie di Giuseppe Marzulli


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Io potrei….
Stanotte ho sognato che morivo
ciò non mi turba più di tanto
visto che in questo mondo
non c’è nessuno che si dispiacerebbe
per la mia scomparsa,
sì perché lasciarmi è come uccidermi
e adesso ti odio
perché ti amo
e perché continui a farti amare.
Spettatori malinconici
di uno spettacolo impossibile
in balia di una poesia
che avevo paura di leggerti,
quando viaggi e ti giri
per vedere cosa lasci dietro,
troppi errori
troppe vittime
troppo spazio per la menzogna.
Un vento di ricordi
mi spinge addosso frammenti di noi,
dubito dei felici e perdenti,
se tu mi lasciassi entrare nei segreti tuoi
io potrei….
….sì io potrei.

Io
Dentro di me
ombre danzano macabramente
banchettando con la mia anima,
io fuggo
da una vita costruita come un palcoscenico
sul quale sono il primo attore,
cerco di andare
verso una vita reale,
qui è tutto confuso
come in un sogno
dal quale ho paura di non potermi più svegliare.

Infinito
Mentre contemplavo l’infinito
l’angelo della morte si travestì da amico
e mentre mi uccideva
io riuscii a scorgere nel suo sguardo
la gioia che si prova nel tradire.
Nubi cupe
tuoni prorompenti
annunciano la pioggia estiva,
vento di morte
sospinto da enormi ali
echeggia ululando
in spoglie anime
che come naufraghi
vagano contemplando l’infinito.

Il vuoto
È il vuoto il cancro di noi poeti
si insinua nei pensieri
rendendo scialbi i più ardui propositi,
come un sudario ci copre il volto
nascondendo alla nostra vista
tutto quello che ci circonda,
lo rende vecchio e già raccontato
costringendoci a vagabondare continuamente
alla ricerca di nuovi dei
clementi nella loro immensa crudeltà.
Questo non è né il tempo né il luogo per l’amore
il quale è solo l’ombra del vuoto assoluto
che ci separa dalle lagrime
versate nell’attesa di un tramonto.

Il cecchino
Dimmi che tempo c’è laggiù
lì nelle immensità deserte
dove il bagno di folla
soddisfa anche chi né opprime il piacere,
dimmi se lì c’è il sole
ad illuminar parole
che ti rendono bersaglio
di freddi cecchini
ai quali i tuoi occhi sognanti
debbono rivolgere inchini.
Nello scorgere un dubbio
io levai il capo
rimanendo così centrato
dal freddo assassino
che in pochi momenti di benevolenza
si camuffa da vita
alleviando i dolori della nostra esistenza.

Guidato dalla luna
Sarà stato forse il mio lungo volo notturno
guidato dalla luce lunare
ad avermi condotto per mano
sino al fatiscente stagno
dove si rispecchia la mia folle immagine
distorta a tal punto dalle amare acque
da parere quasi normale.
I ricordi ora mi cadono addosso
come pioggia pungente a rinnovare le mie doglie,
anticamera dolorosa della nascita di un rimorso.
Alla ricerca del sole
mi son fatto guidare dalla luna,
fra brulle pianure e maleodoranti acquitrini
mi son lasciato abbracciare
dai suoi languidi sorrisi.
Ora guardo impotente
quello che mi si pone di fronte
allo stesso modo del condannato
rassegnato al suo destino.

Gli stimoli del tempo
Questa notte m’ha portato
ad incendiare gli stimoli del tempo
né per quel che dico
né per quel che penso
non oso parlare oltre
quel che gli occhi videro
non oso pensare oltre
quel che gli occhi videro
in un gioco di ombre cinesi
son rimasto intrappolato
accecato da fatue luci
mi prostro alla mia voluttà.

Diamanti infangati
La leggiadra visione
che danza all’ombra del lago
annusa odori di fiori inesistenti.
Maschere di cera appese al muro
guardano bambini che cercano di oltrepassarsi
colmi di dolore dinanzi al cancello.
Ombre di gabbiani
liberi di volare verso l’infinito
aprono le ali verso di me,
canti innalzano la gloria dell’unico gabbiano
che danza nell’alba morente
affogata in un mare
segnato da troppi occhi chiari.
Nascosto in qualche maschera appesa al muro
qualche immobile maschera di cera
mi lanciai verso il cielo senza ali bianche
ritrovandomi immobilizzato
in una delle tante anse del lungo fiume della vita.

Danza sciamano
Fuori piove
una pioggia greve
che mi penetra dentro fino alle ossa,
acqua scura lagrime di dei
che guardano attoniti
impotenti dinanzi a noi.
Danza sciamano
nel cerchio della vita
costruisci cerchi di fuoco.
Parti con lui
sì per viaggiare
partire
e dentro morire,
per arrivare dove?
Quando?
Perché?

Dammi un motivo
Se tutte le canzoni sono state già scritte,
se tutti gli amori sono stati già consumati
io cosa ci sto a fare.
Dammi un motivo
per continuare a lottare contro il mondo,
il motivo c’è
il motivo sei tu con tutto quello che ti riguarda.
Il tuo sorriso,
farlo continuare a brillare
su tutto e su tutti,
far si che le tue mani
continuino ad accarezzarmi,
che i tuoi occhi continuino a vivere in me,
che il tuo ricordo non si disperda
come sabbia in balia del vento.
Ed io con il mio fiorito interloquire
mi gettai sulla spada
ed alla vista di quel gesto
tu ridesti.

Dall’alba al tramonto
Ecco la mia anima
che si eleva in un’alba vogliosa di luce.
Una delle tante stelle
bruciate in un impeto di rabbia,
uno dei tanti sacrifici
offerti nella speranza
di un perdono che non arrivò mai,
una delle tante lagrime versate
per qualche futile individuo,
uno dei tanti viaggi
che ti lascia l’amaro in bocca,
uno dei tanti ricordi
disperso nel tempo
che è confuso con un sogno.
Ecco la mia anima
che si adagia sorniona
in un tramonto voglioso di buio.

Correnti ascensionali
Affusolate mani guidano
le occasioni che mi si presentano dinanzi
ed io carico di stupore
accolgo a braccia aperte il copione presentatomi.
Enormi gambe mi spianano la strada
quando sconfortato dalla fatica
mi riposo all’ombra di un albero qualsiasi
ed incurante di pericoli
mi lascio abbracciare dall’oblio
destandomi solo a causa di subdoli vuoti d’aria
dovuti a frustranti correnti
che condizionano il mio volo.

Come una canzone dolce
Tu sei l’onda di un mare
che mi spazza dentro
portami via con te,
sei la mia fantasia
l’alba che nasce su un prato
e allora scrivo una canzone dolce
una canzone per te
per poterti amare,
una ninna nanna al cuore
per vederti attraverso me
per poter entrare nei tuoi sogni.
Tu sei il quadrato di stelle
che si vede da un cortile
in una calda notte d’estate
così sei cielo del mio mare
che nessuna nuvola potrà coprire
nei giorni bui sei il mio sole.
Tu non lasciarmi mai,
io in te come un gabbiano
che si lascia andare
trasportato dal vento dell’oblio.

Come un fiume in piena
Fiore di quest’ansa del fiume in piena
dall’onda frivola su cui la foglia
in preda alle vorticose correnti
in una folle trottola si scatena
io non ti volli sfogliare
petalo per petalo
desiderio per desiderio
voglia per voglia
pensiero per pensiero
oltraggio per oltraggio
sogno per sogno
sensazione per sensazione
m’ama non m’ama
perché troppi occhi spenti
nei tuoi trovano vigore.
All’insegna del mare
io vivo fra flutti e canti di sirene
insonni visioni che trascinano Il mio sangue nelle vene.

Come mare in una cartolina
In un tortuoso vortice
a me ritorto
da un viottolo scaturito
a ricordare lo stradario
impostoci col nome di fato
la mia anima si dimena
lacerandomi dentro,
essendo immobilizzata
come mare in una cartolina.
Il tempo madre
che covò le mie decisioni
si fece virus
ad infettare le già profonde ferite.

Chissà
Chissà se qualcuno non dorme per pensarmi
chissà cosa stai facendo
mentre io fisso il mare pensando a te,
chissà se avrò la forza di aspettarti
quando il sole annegherà
infuocando il mare
ed un’altra si avvicinerà tentando il mio cuore,
chissà dove sarai domani
mentre io sarò immobile ad aspettarti,
chissà se il vento che spazza la spiaggia
inaridirà anche noi due,
chissà se riuscirò ad averti
o se ti ho perso per sempre,
chissà se queste parole giungeranno a te
e se avranno effetto.

Chiara, sorridente, dolce
Chiara, sorridente, dolce
la nuova immagine di colei
che mi ha derubato dell’anima,
mi si è stampata nello sguardo
richiamando ricordi di cose
che ho sempre voluto dimenticare.
Delicate litanie
a bizzeffe mi riempiono il capo
rendendomi restio verso le ombre che mi ammaliano.
Ode a te figlia del sole
dalle tue mani mi lascio plasmare
come l’argilla di un vaso
ripieno di ambigui disegni,
nel tuo sguardo
si incontrano i sogni di coloro che amano.

Calarossa
Infami ombre ansimano
prive di comprensione
verso il desiderio respinto
al fine d’allontanarmi
per riscoprirti vera.
Il mio battito soffocato
per troppo tempo
fatica ad emergere
fra stigi flutti
segnati da troppi occhi languidi
vogliosi di fuoco
ad ampliare il rogo di passioni
già viste come sentimenti ed emozioni.
In una furia omicida
mi son spinto quasi a ricalcare
i miei passi incerti
dispersi nel vento
intrappolati nel tempo
come sogni nell’oceano immersi.

Boccioli rinsecchiti
Da illustri abbaini
sale lo sgretolare lieve
di figure supine
intente nello stregarsi con carezze e sospiri
dinanzi a innocenti bambini
messi lì ad adornare l’ambiente
dentro un vaso come un mazzo di rose.
Boccioli divenuti rinsecchiti
ci lasciano stupiti quando,
pungono con le spine ancor piene di vigore
tepore infuso in un’illune notte
che li rese testimoni d’uno scempio
in una squallida stanza d’un ghetto
ora intonata al loro sguardo,
ora puntatoci addosso,
ora in una fangosa notte,
colma di sospiri annegati in lagrime sanguigne

Auguri “Annalì’
(Incompleta)

Le delicate note
dissimili nella loro solitudine
che han formato la melodia della tua vita
sono qui a me dinanzi a ricordare
la dolce figura d’una ninfea
carica di sorrisi
in grado,
con il solo sguardo,
di dar luce ai soli
rinchiusi in candide gabbie d’avorio
e con la sola voce
di placare tempeste infinite,
avendo intonato la melodia della sua vita,
una semplice canzonetta
narrante una bellissima favola
densa di momenti unici.

Atti inconsulti
Ci son atti inconsulti dettati da urli
o da insulti rivoltici
senza pensar troppo allo sguardo
che ne sarebbe scaturito
come da un deserto d’improvviso fiorito
a rinsecchire gli steli
carichi di vigore nelle spine
avvolgenti come spire di serpi
stirpi senza petali giocati e persi
in uno sbaglio volontario
incline ad eliminare
l’eguaglianza noiosa della bellezza.
Ci son atti inconsulti che ti rendono
animale, insensibile, inconsueto, esaltato, puro
facendoti rimanere al sicuro
dentro un giorno di sole
di illuminate civetterie
o dentro una notte di luna piena
dove il tuo pianto echeggia
come la risata di una iena.
Ci son atti inconsulti che spingono
il pigro animo errante
a soffermarsi un istante fatale
sul verde tavolo della vita
come la falena attirata dalla fiamma di un altare.

Ancora una volta
Ancora una volta
le sue mani che stringono le mie
ancora una volta
il suo abbraccio che mi riscalda il cuore
ancora una volta
le sue lagrime che inondano un fiume
ormai secco da troppo tempo,
e poi lasciarci
e ritrovarmi a fuggire da me stesso
la morte fatta carne.
Forse mi raggiungerò
in una tempesta che si allontana
o forse in un’alba nascente,
e allora via verso l’impossibile.
Tutto questo
ancora una volta.

Ancora bellezza
Non c’è più amore
nelle frasi da me scarabocchiate
quasi come nei fiori
nelle brevi notti d’estate,
quando ricerco la bellezza
mi accorgo di quel che fui in quel che dissi,
non uno ma più castelli di carte
nella mia mente pensieri fissi.
La bellezza, ricerca non sicura,
nella notte della mia essenza
che da troppo tempo dura
sacrificio di un’esistenza all’insegna dell’immagine
d’un carnoso fiore in decomposizione continua
che il mio olfatto riempie.
Affinché della mia odissea ella sia la dea
io pongo dei limiti agli specchi
che mi si parano di fronte
nei momenti in cui
la voglia di ricercare il valor supremo
in qualsiasi forma esso sia
mi giunge dai meandri di un oceano estremo
o da qualsiasi forma della mia follia.

Amore cieco
Scusami se il tempo
se il tempo te mi continua a far pensare
credimi
le carezze quando ricordate
fanno male
capita d’esser principe
senza mai baciare.
Le nuvole in tutta la loro leggerezza
si riuniscono in una coltre grigiastra
che mi annebbia il senno
e mi ritrovo a bramare tempeste
sotto l’acqua senza ombrello
a tentare di lavare via il fardello
che il tempo mi continua a far pesare.
Il sole in tutto il suo splendore
si unì alla luna
in un fatato bacio
che mi abbagliò
fino a farmi divenire cieco
in modo che io potessi vedere solo te
mia essenza,
mio fardello d’amore
come sale su ferite
provocante urla innocenti
che non furono mai udite.

Amicizia
“Un angelo” oscuro
si spinse dinanzi ad uno specchio
ed avendo trovato nell’immagine riflessa
quel ch’ella ricercò forse da sempre
continuò nella ricerca dei suoi pensieri
affinché l’immagine riflessa
riuscisse ad esprimere
con il solo sguardo
quel ch’ella riuscì ad esprimere con la voce
caratterizzata da un’ingenua voglia d’assomiglianza
a quel che le si poneva dinanzi.
Nel loro fascino
tentarono di scandalizzare invano
chi gli si poneva di fronte
forse allo scopo di render vana
la somiglianza fra l’immagine e la realtà
all’insegna di una poesia
che si cela nello sguardo di entrambe,
ugualmente strambe,
ugualmente affrante,
ugualmente stanche,
ugualmente assorte in realtà distorte
come quelle d’un umile osservatore qual’io sono
che ormai l’amicizia la ritiene un’impagabile dono.

Alla ricerca di un canto
Le mie mani toccarono le tue
ed in un insieme disarmante
le nostre anime naufraghe trasportate dalla brezza
si fusero in un canto
che echeggiò nell’aria arricchendo le sue melodie
con lo stridere di gabbiani,
con l’infrangersi di onde su imponenti scogliere,
con fragore di prepotenti tuoni
durante infinite tempeste
che spazzano gli animi
alla ricerca di un canto
che noi trovammo per puro caso
incrociando lo sguardo.

Alcove
Dentro l’alcova addormentata
si cela l’immagine di colei
spinta sulla scia della dimenticanza
al fine di riscoprirla vera.
Dentro l’alcova irrequieta
si celano i volti dei molteplici luoghi
racchiusi nei contorni segnati dal tempo
a mo’ di cornici,
cicatrici a ricordare le terre natie.
Dentro l’alcova addormentata
si celano le essenze
di chi senza esserne consapevole
contribuì alla costruzione del trono
sul quale poggia chi tenta di fuggire
ad ogni sua più piccola svista.
Dentro l’alcova irrequieta si celano
le sfaccettature luminose di entrambe le alcove
soppresse dal buio che le circonda.

After smile
Nella discesa del più futile sorriso
vorresti altra mano
da cui ricevere ulteriore invito
a ricalcare le fresche orme.
Sul letto offeso
si riscoprono le onte
vissute con un altro peso.
Intanto lì più nulla soggiunge
a metter la virgola
per continuar la risata stridula
che nel frattempo dentro ti unge.

Celebrazione dell’io serpente
Ritornando a me stesso
mi accorgo di quando son diverso
plasmando a poco a poco
l’ombra nella quale mi affogo
come folle di passioni
ricerco tempeste
legato alle mie decisioni.
A sopravvivere non ci vuole molto,
i fuochi del mio braciere
infiammano le oscure chimere
volte alla celebrazione dell’io serpente
che mi costringe aquila
in un volo radente
sia suolo o nuvola
quel che mi costa
lo pago in dolorose urla.

Alla ricerca di un nome
Un nome infranto
nel suo sgretolarsi sotto l’ombra del tempo
mi si ripercuote molesto
costringendomi a ricomporne la figura
come di un infinito puzzle
con i sogni a colmare i vuoti dei perché.
Ora che del puzzle di ricordi
ne intravedo solo il tramonto bieco
indeciso mi appresto
a riversare lettere su fogli
nella speranza di riuscire
a scrivere il suo nome.

Amor proprio
Arde di passione il mio cuore
quando colei danza
al ritmo dello scoppiettar di ceppi,
tortuosi arbusti
come forme di sentimenti
datigli in pasto
per alleviare il rimorso
di artigli sull’animo ignobile
di chi s’illuse di poter amare
continuando ad odiare
i corvi ed i gabbiani
le aquile e gli innocenti passerotti
le onde e le tempeste
d’un tutt’uno vorticoso
nell’alcova del mio essere.

Da qualche parte nel tempo
Da qualche parte nel tempo
io ti cercherò,
da qualche parte nel tempo
io mi ritroverò,
alla ricerca di un tramonto
mi nasconderò all’ombra
di santi e di eroi.
Da qualche parte nel tempo
in attesa
con la speranza bandita
esiliata su un isola deserta,
da qualche parte nel tempo.
Da qualche parte nel tempo
cercherò di soffocare
il buio che vuol ingoiare la luce,
con gli occhi sbarrati
e la bocca cucita
ti ritroverò,
ti amerò,
da qualche parte nel tempo.

Intrip
Gli angoli bui
nella loro forma più acuta
presero luce
riducendomi alla forma a me più congeniale
informe sotto gli scaltri raggi
di un’ellittica luna ombrosa.
Iridescenti nell’oscurità
mi balzano agli occhi
colori come ambigui segnali
forme come cristalline acque informi
incolori dentro i loro angoli bui.
Persone come assurdi luminari impazziti
si alternano alla loro ombra
lasciando notare innocui sorrisi
che si spengono nell’attesa dell’ignobile pranzo
saturo di volontaria distruzione.

Introspettive tempeste
Amerei sognare delle onde
di un mare che molto più che in tempesta
all’insegna di un brivido
che da dentro sale
al pari della luna
che uscendo da dietro le nuvole
rende più dolce anche la notte
spegnendo le tempeste infinite
che ansimando al ritmo
di cuori sognanti
si perdono negli occhi
di chi le ode di fronte ad uno specchio;
visione di chi si ama.


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