Celebrati cerebrali Sogno la celebrità lo ammetto riconoscendomi in un piatto in una cartolina in una via piazza o quadretto Ma realmente celebre lo sono già nell’ufficio anagrafico della mia cittàDecessi dei vivisezionati Non sono un insetto ucciso dal fumo non servo alle ricerche di nessuno non ho studiato lingue di serpe biforcute per selvatica abitudine Albero alle intemperie non mi sposto sempre son mobile e maneggevole per non affaticare Con delicatezza prendimi Come uccello brutto da non imbalsamare Ai colori dei resistenti amici improbabili dedico le distanze se non separano male Elementi che denotano Troppo penso sempre più spesso che firmare così come riesco o è da timbro o è d’arresto Una piena accettazione di me non è nello schivare le critiche nello schivarle troppo ma sentendo dei foschi ho preso dei fiaschi Dimostro più calcio nelle ossa che iodio per i denti Non ho la sabbia calda per i reumatismi Conservatore autocentrato mi riconosco rassegnato visti i comportamenti ossessivi ripetuti e ceduti agli sguardi dei colleghi di lavoro creduti Anche un po' rassicurato Da quel che rappresento senza malattia mentale sfogo l’angoscia universale quando fuoriesco distratto dalla vera farina del mio bucato sacco da bucato secco Frattura d’amore Tra tibia e perone non ho pene in trazione per fissarmi la frattura ho di talco l’armatura Sono apparente mi vedono sempre quando manca l’altro di me più scaltro La linea del principino and son Col telefonino tutto si fa si da senso al nonsenso con una linea per ogni gustarello: dal seno rassodato al punto tatuato dal segreto carpito al vip ai messaggi originali wap Rinnovo campagnoli omaggi e vado catalogato e diretto in conversazioni intervenenti su amori senz’altre menti lì altrimenti così così Mal di tasti, di testa Alle soglie del trentesimo centennio per spedire moderne lettere che chiesi trovai un tasto a brandello e nel brandello scovai un tantino che la vita aveva il capo chino Era doloroso, dolorosostro e la vita premeva l’osso Il mal di testa più atroce è questione di tasti, di testa o di croce? Re di burle Una bella patente è stata declassata per anzianità di data lì segnalata Pensare che quando fu istituita prevedeva due esami uno per il diesel l’altro per il benzina Che scherzi ci fa il tempo che passa Sketch messi a scolare Mi muovo nella vita come fossi in un palco sempre come fossi sotto un riflettore frenato dalle esigenze del copione anche se non c’entra niente, solo col mio atto da genio Rispondo per sviare tante risposte a domande più profonde, ucciso dal dover essere primo anche se molto primitivamente non vedo ciò che desidero Non conosco rime ma l’alternanza di sette sillabe distingue dalla prosa quel che distillo quel che mi sorprende dall’ordinarietà cui attingo immense essenze Se ci sono aspettative sul mio ruolo non posso che disattenderle ma chi saprà vedere i muri nello spazio sgombro camminerà come me o peggio Di una libera creazione Non accetti lo scherzo di questi scritti se non mi dici che ti piaccion o che non li capisci Mi dici son fatti male in base al tuo gusto di leggere e al saper universale Ti capisco ma insisto come quando l’imputato diventa testimone di quella strana premiazione del protagonista non attore Del mellifluo mio of course Le ossa di questo mio parente sono in questo cimitero ma la sua memoria è altrove, vicino ai parenti, che pagano la lucina e che gli cambiano i fiori, con dieci lavabi doppi che profondono acque. Tra organze ricamate con effetto plissé, tra lustrini blu e lamé, sono come la coniglia cui hanno cambiato gabbia. Partorisco quel che farò morire. Padroneggio un linguaggio denso, pluristratificato, ma non ho menzione del mio happy end già assicurato in costruzione, esercizio e rimozione. Ideologizzazioni tematizzate con immediatismi infelici, con moralismi applicati in adombrati schemi stringati e incupiti, mi pongono in un fatale bailamme dove non si innerva in me il beneplacito. Il beneplacito di un imperativo monolatrico, nel tempo e nel luogo in orario. Al fronte degli gnostici, tra i pronostici, calzanti benemerenze avranno le mie meringhe. Di strass, di strarsi Tra stormi e gorghi non son mai sulla quota giusta e si mi frustro e si mi frustan ma lì svetterò e li conterrò come da una balaustra e li saluterò senza lapide lustra Ancora io nell’inestetismo maschile? Aspiro all’apostolato sulla viabilità del prato, tra la camomilla giallissima. Non le deroghe alle deleghe in forestazione, la tartuficultura per diletto, m’iniziano ad un cammino di vita nuova in cui invoco salvezza, adesso. Dal refrigerante a bolle con essenza di rosa al contrasto termico che vi si sposa, dal vapore che depura la lavanda sporca, l’esser rigenerato in bellezza così, questa volta, è una nevralgica svolta per me che m’imposta. Sto sul propilene isotattico, ben sagomato, sdraiato, dall’esercizio aerobico tonificato. Ma tu… massaggiami, uh; frizionami, mm; i tuoi cristalli su me, lo sfioramento che c’è! Oliami col rosmarino, condiscimi col geranio, spruzzami di timo, posa il cristallo. Se il vigore del fegato è squilibrato, per rabbia detenuta dal surmenage dell’esser nato, tra incensi e candele accese, sotto i vortici del pendolino che scese, io che dreno e smaltisco tutto non mi sposso e t’indico un punto: «chi ti chiese in chiesa di chiudere la porta può iniziarti ad una testimonianza di risurrezione ancora una volta». Volano le mosche all’eucalipto via verso il gelsomino e la maggiorana stantia. Ma la vivaistica, l’acquedottisca rurale, è più inestetica di me: ti pare? Altera bizza Altera bizza che fai intralci le beghe che dai Io dispongo una poppa celeste e sulle onde sguasto le creste Per quanta perdizione dai tu io riciclo la postura in giù sbraco in vela lite in barca cazzo a destra in abbondanza Sul punto dei sospiri rido dei tuoi ilari riti il salvagente qui mi manca schiaffi di skipper e lasca Altera bizza che fai intralci le beghe che dai Metri di fuochi accesi accorciature di canne e canneti Per quanta perdizione dai tu io riciclo la postura in giù vedo l'agreste che si sguasta ci finisco il giro in barca Sul punto dei sospiri rodo dei roghi rido dei riti ma qui troppo fumo avanza schiaffi di skipper a randa Altera bizza che fai intralci le beghe che dai a deriva nel corso di vela rompo lo scafo affloscio la vela Per quanta perdizione dai tu io riciclo la postura in giù Nell'acqua tra fiamme e fumo manca l'ossigeno per qualcuno Sul punto dei sospiri il salvagente ce l'hanno gli amici Ogni rantolo è un ingurgito schiaffi non avete pulpito Come campione di cipciopping Son primatista nel tirarmi indietro nell’attaccar bottone e nell’accattar boccone le ho prese sempre di laica ragione Mantengo una spina che mi unisce a voi fino in fondo al derma Nel non litigare si soffocano i disagi Senza contrasto non esco fuori da me Freno ameno Frano a mano freno a meno con la mia vita convinta che a tu per tu tira con grinta Con una spinta verso il su che perlomeno é perlopiù il freno a mano uso per chiarirmi con chi mi tiene d’occhio Fermo delucido messaggero che fatica ed elabora che rilassa e semplifica Miss nervi Amore e pudore mi snervano pii ruzzolo via da te coi tuoi raggiri I tacchini a spillo delle tue scarpine in riga mi sottraggono nel calcolo orale del guadagno fatto a lasciarci male Ti rendo l’ideo-pittogramma della tua feccia fatta di faccia fatta di retta Conserva la maestranza con la tua alterigia o baldanza non ricordarmi franco ma molto più probabilmente stanco Nonnulla Mai avute delusioni d’amore Con l’aplomb di un pasticcio non compiccio un alambicco di spavento, poco o niente son virile da pendente Che sono una nonnullità si sa Porto giustificazione e certificato medico perché manco all’appello in ogni intervallo medio Passo le libere ore dalle ricreazioni a far la fila in un wc per personaggi formosi Il che fa scoccare il passaggio dall’amicizia all’amore ormai si è capito é la frattura d’amore Pattern di pâté di patema Sprezzo e sprono la mia ferita che diventa feritoia vagendo carico di voluttà alla buona. La pia empatia per me non è un atrio postale in cui c’è un andare e vieni da smistare. Non ho un poggiatesta senza testa per carrozzella ma una riservatezza che si scompone solo davanti ad una sofferenza percepita superiore. Sapido in quanto a modisteria Non sento più il battito cardiaco attraverso il liquido amniotico non respiro nel sangue che scorre non sento i rumori gastro intestinali “Sono fuori dalla mamma” senza padre mal assente o parenti invadenti in una sana famiglia sfamata alle colonie negli anni 50 da una piccola fata Schietto indubitato Un abbraccio ripiegato lo senti dalla stretta e non dura a lungo e si smorza in fretta Un bacio accomodato non ti porta alle stelline e ti sciupa quel che vale di un amore a bricioline Non ci sono anche se e se tu ridici ripiegare cazzotti tra ottava e sesta costola terzo e nono molare pronto a saltare Solo ossi Nel display di una calcolatrice si ottengono frasi con dei conti cifre dal dritto lettere al rovescio Bello! Sorsi d’acque ragie Ombre allungate tipiche dei pomeriggi di sole autunnale. Tra chalet e décolleté m’ammalia la balia d’un brillante charmeur capace di ripresentare molti vip del passato in nuovi ruoli assunti per esigenze di mercato: allo scialar con lo scialle, nei momenti di gioia grande. Spepere Le mie professionalità men vere sono tutte belle spepere eteree multiproblematiche come famiglie dentro case vissute in disfacimento Mitigo la disoccupazione dei miei ideali con questioni pericolose riconosciute attive Troppo buono reprimo orquà voluttà d’aggressività Giù di tutto ho mandato Combattività senza indisponenza son stato Pensavo di essere pace mi son scoperto tartufo vergogna imbranata nell’atmosfera rotta nelle rotte di atmosfere Svito-tape Quando qualcuno non vuol fare qualcosa ormai è scontato il mio essere chiamato Forti umori vanno al più meno umori in sovrappeso Se la grandezza crea solitudine io vado disteso Tra stoffa e aspirazione Se tu fai coordinare a me io farò poi operare a te Equa sarà la distribuzione degli stipendi tra soci cooperatori contenti I compiti che più faremo pagare son di cura alla persona più schifosi da fare Faremo turnazioni per interazione creare La competizione al livello più basso e’ la vera partecipazione per chi ci guarda dall’alto La professionalità nell’amicalità dei ruoli non vedrà capetti furbi giostrare sottoposti buoni Zimbello brutto rigirato ancora quieto nel rimediato posto accettato or ora mi farò attaccare con nuova ferocia Barcastop e avanti Un tornante dopo l’altro Scambio alla impari un ora per un’altra, nella notte in cui l’ora legale scatta. Sto contento in branda che la truppa è di guardia, pensando che in futuro per la pace non avrò un’ora di sonno da gustare vicino alle altane. Fuse come un orario convenzionale, certe convenzioni che dirimono questioni umane, trovano scriteriato chi, da Assisi a Perugia, come me è tornato: senza saper sacrificare una lode da offrire, negli ideali non violenti da scandire a chi, da idealista pronto, si fa per proprio il male nel mondo. All’anelata gioia non paghi staremo sempre Che effetto incontrarti a spasso, vederti contento, energico, sentirti dire: «noi giovani siamo rimasti in pochi». E si che tu hai 86 anni ed a me trentatreenne colpisci. Io che sono uso a chiedere gazose quando ti vedo torno all’ora in cui da te ricevevo il terzo gelato della giornata, penso a quanto mi ha voluto bene tua mamma. È labile il tempo con l’affetto che ci unisce così. Quando rientrerai dentro casa, la tua vecchia casa qui in paese, non sentirai più le pianelle che ti si muovevano sotto i piedi. Il pavimento rifatto non è come la metro in città che ti fa tremare tutto. Se vieni con me a seder sulla panchetta dove dipano la lana parleremo di ciò che ancora ci scontenta, incerti su chi morrà per primo. Poi mi ammonirai di evitar le donne viziosette che fumano in pausa e lasciano l’aglio in camicia per non impuzzirsi le dita, com’è tuo solito. Nel cielo dei nomi concreti, primitivi o derivati, composti o diminutivi, indeclinabili o sovrabbondanti, c’è sempre un neologismo indipendente, accrescitivo o difettivo, astratto o connettivo, per dare un appagamento a noi: sincroni in età promiscue. | Corvée In ogni ambito di ritrovo di persone i risultati di status non facilitano la comunicazione Inoperosi non potevan stare fermi i valenti d’un incrocio puzzolente e adiposo Sogno ad occhi aperti con le orecchie da mercante nei secondi fini Cerco la pace per non perdere l’affetto l’affetto altruiDue vicini Erano ancora vicini, vicini Lei intubata coi sondini Lui coi capillari delle guance rossi fiammanti Avevano una famiglia finita male in un incidente Nella casa di riposo salutavano la vita finita teneramente Ero in ere paleo Fatico ad assimilare un concetto ma quando finalmente lo ho appreso noto l’empiricità di ciò che mi dicono i colleghi sempre più priva di riscontri oggettivi seri quando s’impone per l’impeto che gli danno non avendo altro per affermarsi nell’affanno Con dieci minuti d’inattività di sonno di colpo mi stendo qua da morto di sonno a morto di fame, mai sveglio professionista animale Evitato da un etereo aereo In una città col nome in procinto, dalla notte non nera mai tanto e buia d’istinto, con le luci delle auto in un viale, con le lampadine dell’avvento e quelle del natale, io guido. Coi piedi calzati su colpetti veloci quasi affrettati, passanti fermi da freno a frizione, lasciando ogni tanto l’acceleratore, io dirigo. E rombo con la bocca emetto spifferi senza dar per scontato che non guido l’aereo ma una piccola auto Inseguitor che fa la posta ad una Tassista di ragazze nella media che giri la notte e ti rivolgi Che credi io? Faccio la ballerina! Non son pagata perché... schifo via dalla latrina Ho ricevuto squilli muti telefonate con oscenità gratuite complessi comportamentali articolati da ex-partner da persone appena conosciute da amici Portami via da queste molestie Fammi consulenza per contenere l’ansia Consigliami per farmi capire se metto in atto comportamenti che inducono questa persecuzione Ma non provarci con me Tassista Non provarci L’altalena politica Genio che mal concretizzi; alt! A chi mi raccomando per la lena di questa sintesi? Alta politica in due mani che escono da un polsino, mentre una terza le aiuta! Io mi domando tra frivoli scivoli, vicino ai girelli che vedono anche gli amici assopiti: quali arti dell’altalena politica dondolano nei propositi proibiti? I dominanti delle menti devastate oscillano paurosi nelle menti normali ma dominate? Si conia un nuovo soldo, s’usurpa un presentat’arm per la gloria d’una vita sola immaginata nuova. Tra destra e sinistra terz’arti, dritte e mancine dicon l’agito e l’agìto d’una politica in una manica ben indossata. Teolovisione La mezzetta del vespetti o il brano contuberante son dei detti che in un contesto hanno reso esilaranti gli astanti Capisco quindi la tua difficoltà nel ridere con me di quanto dico qua Apoftegma Tosto nei libri di testo tasto e ritrovo la riga presto che l’ora che arriva è della merenda cognita cognita prelibata preparata da mia madre a casa Calcoli Spastica statistica d’una serie di coliti non so dirti che capivi quando tu mi ripulivi i preconcetti d’una drastica paura plastica Pesante ridere nel vecchio rodere Metalmezzadro che lavori e mantieni all’adolescente la cingomma a chili che gli rovina il dente Rumina il pensiero d’una vita sola e affari masticata vuota magari Pizzico e Favilla Questa è la storia di pizzico lesto che per graffiti finì in un progetto Pizzica pizzica lui ci restò e di una favilla s'innamorò. Lei era fan di tutto graffiti L'aveva guardato insieme ad amici L'aveva sentito un poco lontano ma le piaceva quel look così strano Diceva che gente, ma guarda che fanno Ci credono proprio, chissà dove vanno Pizzico invece era un tipo duretto Guardava distratto, s'impegnava di getto Graffiti per lui era una staffetta per scaldare i discorsi e la maglietta Proprio un bel giorno davanti a un bel libro un profumo intenso uscì dalla biro Pizzico lesto si girò e favilla la bella favilla notò e rinotò Lui era preso dal tanto da fare Lei da fuori pensava a studiare Lui si diceva Ma guarda che tipa pensa che bello averla vicina Ma per timidezza o altro ancora non una parola girava per scuola E così un bel giorno, pizzico svelto schioccò una carezza e divenne di gesso Favilla chissà non sorrise divertita Imbiancò la lavagna e si pulì le dita Ma quando vide scritto Che gioia, che gioia Capì che Graffiti Era quello e altro ancora Con garbo e mitezza invitò le compagne a riprendere quel gesso e metterlo da parte Ma altri erano i tempi Nuove le situazioni Il gesso di adesso è chiaro di colori Dico uffa e sto zitto Quant’ozio sul comprare farina in negozio Che strazio se ridotta in boconotto quasi cotto condito sciatto 100 Km/h Motore al massimo dei giri col cambio in folle ero io un anno fa e chissà quant'altre volte Nei sorpassi che precorro con la mia vetturina there isn't strisce e forme a proteggermi la guida ma ramarri a testa alta sbilanciati verso un centro di vita calma a cento Aforismi Gi aforismi sono affari con un disegno magari Gi aforismi per una conquista prendili come una svista Giornale per fasciare le uova messa da parte é la stagnola c’è un personaggio in un cerottino d’un’attrezzata ambulanza in declino Anfora di canfora Panegirici in onore dell’epinicio alla fine della gara verso un triangolo isoscele che non é scaleno (e di questa certezza si può fare a meno) non è cosa da verseggiare tra i rimatori Ho vinto la gara con un bolide che sotto sotto è un triciclo, adesso tutto mi è dovuto, ho reso reale quel che penso di essere: il migliore Non sono più il mio trauma Ho vinto un’anfora Carma armato Il coma del pugile ideale contato dall’arbitro sentimento dura da più di dieci ore e un quarto, ma c’è un avvenimento Detti caparbiamente dei colpetti di tosse a morse per supportare fregature toste Son malato terminale in salute detto moribondo che discute non abito nell’abito mio però m’approprio del passatempo che ho quello che mi mette OK o KO Carta testata, non intestata Cos’è un bigliettino quando ti arriva vicino? Cos’é una carezza quand’è essenza fredda? Non è certo un dispaccio e nemmeno uno schiaffo e figurati poi se mi dispiaccio Un pensiero in esattezza può nel cuore fare brezza porta se allegro la breccia per il sereno Casco, no capelli Ogni dì che entravo col casco in quella macchina usata sentivo dell’eco gastro-intestinale del proprietario precedente la squassante risata indolente e avvilente pedante e perdente Mi sembravo un birichino fallito che non perde capelli poiché li ritrova tutti li nel lavandino Solo con un problema economico: io che spendo Caterve di carezze in carrozza È dura rifare il lìfting al feeling andato, al virare d’una relazione da varare, quando tutto s’è più complicato. Sono una persona forte, ma a volte, mi basta ricevere due moti di biasimo in un secondo per piangere. Quindi schiocco la frusta, stavolta non son io a tirare la carrozza ma la bozza dell’amor mio che trotta. Con il tuo andamento fonico Sono libero e spedito con l’argento vivo addosso Il mio limite espressivo ha queste parole come sottotitolo di coda verticali dette orizzontali lette Non v’incido sul più torvo che pettegolezzi in do competizioni in re Le altre note in # e b dalle te In temperie di stasi Ragionare bene ma con le allucinazioni avvinghiarsi alla prima persona che capita con una terribile paura Non si può star fermi Non si può mai aver calma Si cerca sempre una protezione Si scappa Neanche a volerlo Se fossi più preciso non verrei deriso ma lo spazio per migliorare non lo posso occupare Toglierei ai deridenti l’occasione d’umiliarmi quando li schivo per i loro ritardi Neanche a volerlo dove mi metti non riesco ma ho dei riguardi per superarmi Per grazia ricevuta ho la buona volontà per fortuna ricevuta fiscale succedo al successo generale Palpebra Ohibò Fatti consolare Il fastidio di un ciglio nell’occhio è peggio di questa lettura per me che sono nel ciglio Sul ciglio d’un precipizio propizio di paure di parurè di paure Passo plurale Ho letto male i passi alla portata di tutti le scritte sui cappelli di giornale non capisco che un pochino Trippe trepide e treppiede tripode é la sintassi mal coniugata che stende la grammatica letterata Ram occhio Abbiamo sfondato le pareti dell’ovvio coi microprocessori di botto nuovi parenti di valvole a fagotto Iniziamo a pensare con la ram e con l’occhio saltando a ranocchio da ramo a remo sereno La tecnica ottiene successi magici si rivedono i morti senza spiritiche alzate Con un piede nella fossa e lo sguardo verso il futuro anch’io andrò sicuro Leggerò le carte le carte oliate delle macellerie autorizzate Scriverò ruspate fratture a morte insensate rate contro la sorte Non sono abile nel far di conto ma soprattutto non sono tonto Ho soldi principi e saldi princìpi per liquidare i giulivi in sintesi che non son amici Sensi dissensi Veggo il veggente stridente parlante amore ardente su impasti di pasta al dente In fiotti fumanti e sbuffatine d’incenso al sugo nel parlarti d’amore mi deludo Senza cattedra in leadership interiore Colonnati di moscerini paralleli alla superstrada nella luce vespertina si ergono dai pioppi Ho gli scarponi fatti a mano con un foglio di pelle riportato dalla guerra Che bello potersi scegliere la calzatura tenendo conto della misura senza uncinare le dita per camminare Spazi siderali assiderati come tal deitali I presidi sanitari del sottosviluppo e i presidi delle scuole per bene sono tastati dal doganiere Non paga i dazi chi diventa furbo Per l’aiuto umanitario, dai, metti il turbo! Spifferi senza asepsi perfetta Personaggio disegnato sul vetro bagnato non pigliarci più per il didietro sudato ma corri giù in questo foglietto e ti si conserverà con affetto: quando sopravvivrai in briciole di vetro asciugato come il vetro d’auto stritolato Stazione di gioco Ballavamo in due inquietanti interrogativi: come determinare il volume di un solido a forma irregolare come misurare la superficie di una foglia Salpavamo dalle ore di studio approdavamo in ore di gioco Quando vennero i profitti e le perdite il dare e l’avere, ci atterrì la complessità del nervo ottico Tondi fori in una scatola di cartone Per toccare un pulcino su scatola cartone condotto in un casino pollaio pulito di rado ho usato l’anulare così da sperimentare lo schiacciolio dei fori Un sottile disquisire sciupo Dalla controversia cui son schierato deliziato dal tempo trascorso con te sofisticato vado per vie adiacenti alle secondarie Una rapsodia pressappochista è franchezza che fa balzare amare dispute tra saputelli riesco ad evitare Sul punto in cui lui cedette dimostrando di non esser sordo al consiglio d’ascolto non ho nuociuto a me stesso un istante preciso di un giorno Verso S. Francesco nel deserto Tra dito desto e mano sinistra aditi a speranza E' una barchetta di sai cattolici a caricarmi Ancora io nell’inestetismo maschile? Aspiro all’apostolato sulla viabilità del prato, tra la camomilla giallissima. Non le deroghe alle deleghe in forestazione, la tartuficultura per diletto, m’iniziano ad un cammino di vita nuova in cui invoco salvezza, adesso. Dal refrigerante a bolle con essenza di rosa al contrasto termico che vi si sposa, dal vapore che depura la lavanda sporca, l’esser rigenerato in bellezza così, questa volta, è una nevralgica svolta per me che m’imposta. Sto sul propilene isotattico, ben sagomato, sdraiato, dall’esercizio aerobico tonificato. Ma tu… massaggiami, uh; frizionami, mm; i tuoi cristalli su me, lo sfioramento che c’è! Oliami col rosmarino, condiscimi col geranio, spruzzami di timo, posa il cristallo. Se il vigore del fegato è squilibrato, per rabbia detenuta dal surmenage dell’esser nato, tra incensi e candele accese, sotto i vortici del pendolino che scese, io che dreno e smaltisco tutto non mi sposso e t’indico un punto: «chi ti chiese in chiesa di chiudere la porta può iniziarti ad una testimonianza di risurrezione ancora una volta». Volano le mosche all’eucalipto via verso il gelsomino e la maggiorana stantia. Ma la vivaistica, l’acquedottisca rurale, è più inestetica di me: ti pare? |