Poesie di Igino Mazzieri


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Lascito n° zero
Alcuni saranno privati
di ogni singolo petalo
per uno scherzo puerile
o qualche m’ama/non m’ama.
Pochi faranno felici
api, farfalle e cetonie
e meno ancora quelli idonei
a distillare propoli e miele.
Quasi nessuno s’ingrosserà
in qualche polposo pomo
o in una succosa drupa.
Molti, appena annusati
saranno gettati nell’umido
insieme a bucce di patata.
Mai saranno registrati
come nuova specie
o fortunata ibridazione.
Preferirei vedere i più delicati
quelli piccoli, dai tenui colori
rinsecchire fra i ricordi
di una donna amata.
Solo un paio dei miei versi
andranno a riempire
due righe vuote
fra “sarai sempre con noi”
e le canoniche date.

Se, io
Se io, se tu, tu es
se io e l’altro io
con pari impeto d’amore
a te ci stringessimo
e se tu, e l’altra tu
insieme ci abbracciaste
per formare nuove coppie
per osare audaci intrecci!
Io sognante con il tu terreno
o l’io terreno con il tuo arcano.
E accoppiare magari
l’ io mio con l’es avverso
o il tuo io con l’ignoto sé.
Finché io sia tu
tu sia me.

Autopsia
Non volendo fidarsi dell’evidenza
di tanto chiara causa di morte
viene pescato un corpo a caso
da sezionare e analizzare.
Prima stomaco e intestini
per un esame assai spedito:
carne salata, semi secchi
e scorze di limone.
Poi i polmoni
ma anche lì
c’è ben poco
da refertare:
sabbia del Sahara
e acqua di mare.
Più interessante
la materia cerebrale:
strane immagini
di ossa spolpate
e dissotterrate
brandelli di corpi
fumanti e sospesi in aria
bastonate e gola secca
grosse lacrime infantili
e concentrate lacrime senili
tanta paura di partire
tanta paura di non partire.
Poi l’ultimo ricordo
di un sole che si dissolve
s’offusca e s’allontana
insieme ad un ultimo respiro
fatto d' ingozzate finali
d’acque internazionali.

Ancora ci si chiede..
Cosa sia
la poesia.
Nonostante milioni
di albe e tramonti
di notti di luna
di prati e ruscelli
di laghi cristallini
di fiumi di sangue
cisterne di lacrime
inferni e paradisi
tutto ben organizzato
in verso libero o rimato.
Ancora, qualcuno
con l’occhio vispo
e il sorriso beato:
“ ma in fondo.. cos’è la poesia.?”
Nonostante scaffali
di fiori/amori
di schiere di eroi
Gerusalemmi liberate
e guerre di Troie
c’è ancora qualcuno..

Ho dovuto fermare l’auto
ieri, alle sei di mattina
mezzo sole dalla prima collina
e grano di maggio su quella vicina
il cielo sgombro e la mente impazzita
per non saper trovare
nomi adatti a quei colori.
E c’è ancora qualcuno..

Distanze
Il tuo corpo m’è distante
come una scarpa nel fosso
a trent’anni dal suo ultimo piede
la tua bocca mi è lontana
(sono trent’anni dall’ultimo bacio)
il tuo sguardo è un orizzonte velato
ma la tua voce che vibra come allora
cancella i trent'anni
da quell'ultimo bivio
in cui né tu né io
seppero dirsi addio.

Atto di nascita
Gente dal sangue lento
adatto alla vanga o al remo.
Pelle spessa, eloquio scarno
di chi dice tu al vento
alla pioggia e al Padreterno.
Una collina fuorimano
una terra un po’ introversa
fra la costa e l’Appennino.

E’ un po’ castello
e un po’ borgata, Filottrano
quattro palazzi, il corso, la Pieve
la solita Porta Marina
due piazze per i giovani di sera
e per i vecchi la mattina.

Ci si affaccia dalle mura
da giovani e da vecchi
su un affresco mai finito
su un rosario di colline
che si sgrana da Loreto
sull’azzurro dei poeti
che abbraccia Recanati.

(1° posto al recente concorso San Benedetto del Tronto nel cuore, sezione "Dedicato al luogo natio")

Stroncatura circolare
A tutti voi mille diversi
colleghi di mille raccolte
e mille concorsi
che rovistate cimiteri e sacrari
in cerca di ghirlande
e corone di fiori appassiti
per fasciarvi amori e dolori
che sfiancate la luna e le stelle
in monotone ballate notturne
che v’illudete di vedere
luminosi sentieri infiniti
nelle solite mulattiere
che credete che tutto
sia infinito, sempiterno
altissimo o abissale
riponete per qualche notte
matite e tastiere
e lasciatevi andare
senza bussola e senza meta
nel mare già affollato
di poeti e cantautori.

Eau de rêve
Non riesci a sparire
del tutto dalla mia vita.
Scomparso l’esile corpo
spenti i tuoi occhi
dai riflessi boreali
chiusa la bocca
dispensatrice
di mille piaceri.
Anche la voce
da tante notti
più non sento.

Solo una traccia
di qualche eau de ..
m’hai lasciato.

Chissà quale criterio
segue l’altro io
per scegliere fra i tanti
lo sfortunato mattino
da intossicare col tuo profumo.
Chissà per quale reazione
in quale recesso ormonale
o incrocio neuronale
quelle quattro molecole
rimangono fissate.

Fiamme nell'albergo a ore
Si accende il desiderio
s’ infiamma lo sguardo
il sangue bolle
la pelle arde
la carne brucia.

E’ pagata a ore
anche la cameriera
pronta a spazzare
la poca cenere
di quella fugace
fiammata d’amore.

L'amore al tempo della crisi
La banca pretende
le rate non pagate
ma tra  merci invendute
e scadenze ignorate
         ecco che il cuor s’arrende.
 
Ora temo pure il postino:
tra le  sciocchezze patinate
c’è sempre chi reclama
un conto da saldare
        ed il cuore viene meno.
 
Ho provato con l’enalotto
ho provato col grattevinci,
non ho più un euro da giocare,
ho pure smesso di fumare
       ed il cuore se la fa sotto.
 
I risparmi che nessun tutela
sono quasi dimezzati,
all’idea di chiamare
i genitori pensionati
        il cuore mi si gela.
 
E poi questi versi,
ogni mese ne mando un fascio
non tralascio alcun concorso
ma finora solo spese
       ed il cuor sta per smarrirsi.
 
E l’amore?

     Ma quale amore.
        Il titolo va cambiato
                  e anche il cuore
                          se n’è andato.

 

Non ridete del poeta
Non ridete del poeta
se ancora s’attarda
ai suoi alti uffici
e si ostina a lenire
amori perduti
o consolare
amanti traditi,
se non vuol lasciare
nella tenebra
sognatori smarriti.

Che c’è da ridacchiare
se si ferma a confortare
assetati di giustizia
e puri di cuore
se vuol assistere
chi viene storpiato
dal male di vivere
se continua a cantare
l’audacia di andare
controcorrente
il coraggio a difesa
del perdente
la lotta a servizio
del pezzente.

Non è colpa del poeta
se tace e si rintana

se dal palco s’allontana
per far posto a una puttana.

(premiata al Rhegium Julii -on line
di Reggio Calabria il I° settembre 2009
)

Ragazza al margine
Immagine seducente
il volto ridente
perennemente
crosta profumata
pagata profumatamente
una vita programmata
sulla luce fluorescente
un’immagine ad ornare
l’ altare consacrato
al niente indorato.
Che ridicola contraddizione
chiamarsi immagine
e darsi corpo ed anima
al padrone incontinente
od al suo inserviente.

Blu bar
(L’ amore nasce tutto l’anno
ma è d’estate che, quasi sempre, muore)

Era ancora estate
in quel triste caffè
quando vi entrai con te.
Scortati fino al tavolo
dal profumo del mare
e dall’occhio interessato
di un barista annoiato
mentre un sole scadente
di fine stagione
preferì non vedere
la fine di un amore.

Era pur sempre estate
prima che dicesti
che eri stanca di me.

Subito
l’azzurro si fece piombo
il mare uno stagno
i gabbiani corvi
e la sabbia fango.
il barista un po’ depresso
(nel frattempo invecchiato)
nemmeno volle essere pagato.

In quell’agosto ormai sfinito
un inverno improvviso
scese su di me
e sul desolato caffè.

Supplizio d'estate
Il corpo impastato fra lenzuola infracidite
vorrebbe sfuggire al dovere di soffrire.
ma il dolore è già sveglio da ore
ed aspetta ai piedi del letto,
nello specchio del bagno,
nel barattolo del caffè.
Persino nell’auto
attende la pena.

Accelera sole
subito, il tuo giro
o, magari solo per oggi,
inventati un’eclisse, un tifone,
un disastro che anticipi la notte
perché in quest’ osceno chiarore
in ogni profumo sento il suo respiro
in ogni scoppio di risa sento la sua voce.

Per i venti anni di Giulia
Che ebbrezza avere vent’anni!
Da quando più non sei
un bruco timoroso
vorresti posarti su tutti i fiori.
La casa ti sta stretta,
lo spazio non ti basta
per tutte le emozioni,
non ti basta il cielo
per contenere tutti i sogni
e non ti basta il tempo
per tutte le destinazioni.
Tu credi di possedere
il mondo tutto intero
ma noi che ci godiamo
lo spettacolo dei tuoi vent’anni
abbiamo molto di più.

Amore senza parole
Con te poter parlare
senza voce
senza fiato.
Poter dire
dell'amore
senza rumore
senza suono
nè clamore.

Solo vorrei sapere..

come al sole
parla il fiore

ed alla luna
la falena

cosa dice
-e come-
alla terra
la radice.

(Poesia premiata-al terzo posto- nel recente concorso nazionale
"Elia Marani" di Massa Lombarda, Ravenna
)

Commiato
(il più tardi possibile)
A perder l'ali
voglio essere il primo
e così infilare l’ultima spirale.
Saranno solo per te i cieli
per l’ultima corsa ascendente
del nostro lungo volo nuziale.

Erosolo
Palpita il cuore
e la mano s’affanna
ad irrorare e rafforzare
un amplesso di là da venire
che gangli e nervi
non sanno di simulare.

Nei crepacci e nelle dune
di un deserto inaridito
senza brama né passione
scompare il seme di un amore
che farebbe di una donna
un giardino sempre in fiore.

I vecchi di piazza Mazzini
Improvviso un fremito
scuote la vecchia compagnia.
Uno smette di elencare
acciacchi e malanni
un altro di aggiornare
su funerali imminenti.
Vengono sospese le proteste
per l’aumento del pane
per la fila alle Poste
per i lavori del comune
e per tanta delinquenza
causata dai tanti immigrati
e dalla troppa tolleranza.

Gambe malferme
nei calzoni sformati
arrischiano un’antica
maschia postura,
un ventre cadente
rientra per un istante
nella sfibrata pancera,
gli occhi velati
dietro occhiali rigati
rivivono antichi bagliori:
dal fondo del corso
si sta facendo avanti
il biondo gruppo
delle badanti.

Per troppo amore
Ho messo in rima
giovanili sospiri,
notti in bianco
e giorni morenti,
versi inevitabili
su fiori e prati,
su fiumi e mari,
su oscuri poeti
e su eroi ignorati.
Mi sono arenato
nei varchi insidiosi
tra speranze ed illusioni,
tormentato per la triste
inconsapevole vita
dell’operaio,
e quella consapevole,
più triste ancora.

Ho scritto di tante donne
e dell’amore di Una
che quasi un’intera vita dura.

Solo di mia madre
e delle mie figlie
scrivere non so.

Nell’attimo struggente
in cui quattro versi
potrebbero disvelarsi
mi trovo all’istante
col cuore colmo
e la mano tremante.

Alla fine dei sogni
L’ultima donna sparì per prima
lasciando al suo posto
un’esile scia d’ “eau de rêve ».
Poi l’artista,
che nelle chiese mostrava
madonne e dolori
e scioglieva con le mie lacrime
certi suoi smaglianti colori.
Lula, che alla stazione mi stordiva
con l’essenza del suo corpo
appena accaldato
ci mise un po’ a sparire
forse perché le nostre vite
s’intersecavano nelle stesse
piazze sconnesse.
Anche la maestrina bionda
dagli occhi di due cieli diversi
da far bianca una notte intera
si stancò di offrire i già noti tormenti.

Tutte le donne nei miei sogni
hai fatto sparire
amore mio.
L’hai distanziate
con le tue gambe slanciate,
sfumate e poi dissolte
con il tuo odore di madre:
Con i tuoi baci di fiori campestri
con le tue notti irrequiete
hai sfoltito i miei sogni
lasciandovi
solamente
te.

La ballata della stiratrice
E' una gran soddisfazione
vedere i nostri modelli
sfoggiati in mondovisione.
Fanno proprio sognare
gli abiti che facciamo
nelle nostre otto ore.

Finita la scuola
e ripiegato il grembiule
mamma mi prese le misure
per quello aziendale
senza averrtirmi che di notte
avrei iniziato a vedere
la cucitrice lineare.

Sono abiti che fanni sognare
quelli che cuciamo
nelle nostre otto ore.

Un giorno fui promossa
alla macchina asolatrice
e la notte seguente
sudavo tutta tremante
ai piedi di un polveroso altare:
il prete pregava e sorrideva
con un ago al posto di ogni dente.

Sono abiti che fanno sognare
quelli che stiriamo
nelle nostre otto ore.

L'altra notte mi mancava il respiro
in una nuvola di caldo vapore,
non era la sauna della palestra
ma il reparto stireria
dove mi hanno spostata
per l'artrosi guadagnata
in trent'anni di cuciture:
le mie mani, finalmente,
hanno perso precisione.

Così continuerò a stirare
finchè matura la pensione.

E potrò smettere di sognare.


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