Gesù Gesù, quanto amore mi dai!
Sono io che cammino sotto i ponti
E con una gamba che non va.
E cammino cammino
Componendo poesie senza che
Qualcuno le ascolti.
Gesù Gesù, quanto amore mi dai!
Sono io il cane fuggiasco
Che si apparta tra le siepi
Per la lunga pisciata
Da tanto desiderata.
E mordo ogni giorno
i desideri assurdi da digerire.
Gesù Gesù, quanto amore mi dai!
Ciampi nella tua sconfinata solitudine
Nelle pieghe del tuo male
Lasciami navigare in questo stretto
Mio mare come un matto
Che non sa dove andare.
Lasciami andare dove la malinconia
Si ferma e lasciami incontrarti
Dove il cuore non piange.
Gesù Gesù quanto amore mi dai!
Quanto amore mi dai!
Prato, 29/06/2024
L'orrore della guerra non ha termine!
L'orrore della guerra non ha termine!
E la malvagità dell'uomo
Supera ogni confine.
Si ha voglia a dire che
la tenerezza del bimbo
supera ogni barriera
E che la fragilità del vecchio
E dell'indifeso non va violata
Se pure l'odio e il disprezzo
Alberga nell'animo umano
Più di quanto non emerga
Il raziocinio e la ragione.
Riemergeremo come zombi
Dalle macerie dello scontro
Senza capire le reali
Motivazioni del contendere
E perderemo ogni contatto
Con la verità come tifosi di calcio
storditi e amareggiati che
dopo una partita andata male
Non sanno accettare il duro risultato.
Assisteremo come cinici spettatori
A questo strazio orrendo
Che si ripete in molti angoli della terra
E spargeremo le nostre inutili lacrime
A ripulire le colpe contrastate
Di chi neanche sa quel che fa.
Sorvoleremo come corvi
Impenitenti e affamati
Sui nostri corpi dispersi e dilaniati
Per divorare anche quell'ultimo boccone
Di carne che rimane.
Prato, 14/11/2023
Abbraciame e vasame
Abbraciame e vasame
Senza fiata'
Tu ca' me s'i rimasta accanto
Senza parla'
Senza nemmeno ricere
A ro vene tutto stu bbene
A nui ca' ce simmo visto
Sulo nu mumento.
Anbracciame e non pensa'
Mai cchiu' a ddo vai
Ca ' ' u munno corre comm' a nu turrente
E porta a mare 'u male da lava',
Abbracciame e vasame
E nu pensa' ' a u rumore de passante
Che dice male e non sa perdona'.
Ch' e' sempre curioso e ha da parla'
Si tutti nui facimmo e poi sbagliammo.
Sulo nu pazzo se po' vanta'.
Abbraciame e vasame
Una , ciento, mille, nuvantamila vote
Nu milione e' tanta vote ancore, fino a quanno
Nu riesco cchiu' a cunta'
Tutte e gocce preziose 'e chistu mare.
Prato, 26/09/2023
Abbracciami e baciami
Abbracciami e baciami
Senza respirare
Tu che mi sei rimasta accanto
Senza parlare
Senza nemmeno dire
Da dove viene tutto questo bene
A noi che ci siamo visti
Solo un istante.
Abbracciami e non pensare
Più dove vai
Perché il mondo corre come un fiumiciattolo
E porta al mare il male da lavare.
Abbracciami e baciami
E non pensare al borbottio dei passanti
Che parlano male e non sanno perdonare
Che è sempre curioso e deve sparlare
Se tutti noi che agiamo e poi sbagliamo,
Solo un pazzo si può vantare.
Abbracciami e baciami:
Una, cento, mille, novantamila volte:
Un milione e tante volte ancora
Sino a quando non riuscirò
Più a contare
Tutte le gocce preziose
Di questo mare.
Nota d'autunno
L'estate smarrita
Riempie di rimpianti
Il chiaroscuro dell'anima,
Come un lampo improvviso
E fendente sulla pietra del ricordo
Che preme.
Si può anche andare oltre il perimetro
Della dissolvenza umana tra i fitti
Pianti di pioggia e le torbide colonne
Nere di nuvole vaganti.
E far finta di nulla che si muova dentro per tenere costante
l'orecchio al fruscio silenzioso
Delle foglie morte e di altre stagioni che passano veloci come il
vento.
Tornare semplici da dove si era partiti, umili come monaci con i loro
Copricapi neri di penitenza
Per difendere il mondo smarrito
dalle fugaci e contrastanti intemperie della vita.
Prato, 23/09/2020
Mi prenderò la licenza
Mi prenderò la licenza
Di dire parole sconvenienti e inopportune.
Di spargere
anatemi indiscutibili di commiserazione
Oggi che l'uomo inerme e incuriosito
Rimane a guardare il film quotidiano
Della guerra e dell'orrore.
Mi lascerò andare
Alla volgarità del linguaggio brutale
Se tutto quello che accade
Sul nostro indurito capo
Ha un senso reale e una ragione .
Mi lascerò trascinare
Dall'imponderabile gioco della convenienza
Se tutto l'accaduto giovi alla causa
Di qualcuno.
E quando tutto sarà concluso
Come monito di una nuova Pasqua
Mi cospargero' il capo di cenere per dire
A me stesso e ad altri quanto eravamo Imbelli, insensati e stupidi.
Prato, Pasqua 2022 ore 5,30 del mattino
La mia Ucraina
Non solo di te amore mio parlo.
Non solo di te e della tua carne,
Ma della carne e dell'amore
Di tutti quei bimbi innocenti e inermi
trucidati dalla mano di un pazzo bolscevico.
Parlo della terra coltivata dalle mani e col sudore di uomini e di
donne offesi e umiliati
Dalla schizzofrenia di un monarca smemorato
Che vagheggia la vaga illusione di diventare
Un nuovo despota zarista .
Parlo di un popolo
Che da tempo e con orgoglio ha scelto la lunga strada della giustizia
e della libertà.
Parlo delle migliaia di profughi che soli e spauriti fuggono dalle tue
contrade in paesi lontani nella ricerca di una casa e di un rifugio.
Parlo dell'amore e dell'accoglienza per questo popolo unico e
fantastico che sa subito rimboccarsi le maniche, sa sempre dare una
mano .
Parlo di questa gente e di questo popolo unico e particolare che sa
gioire ridere e pregare.
Parlo di questa terra, di questa terra anche mia, di questa terra
infelice e sfortunata, di questa terra che sa piangere, resistere e
soffrire.
Prato, 01/03/2022
Dove ti troverò
Sul tappeto verde screziato
Di margherite bianche del mio cuore.
Sull'arazzo di fiori profumati
All'interno del giardino del mio spirito
Quando vado a trovare l'ora gioiosa
dell'infanzia
Smarrendo i miei occhi nell'aria di primavera.
Dove ti troverò , dove ti prenderò farfalla perduta del mio desiderio?
Non dietro l' albero d'ulivo potato di fresco
Ne' tra le felci ombreggianti di viole Non lungo il dolce pendio della
collina
Ne' tra le siepi dei viottoli imbiancate di biancospino e cariche di
asparagi.
Ti troverò, sì ti troverò !
Nel mio scrigno dorato di voglie
Nel mio nido nascosto di sogni
In questo malinconico canto di donna
Contadina
In questo monotono falciare d'erba
Che stride
Tra questo umore languido di pandemia
Che non ha ancora il sapore della pasqua
Vicina
ma la lenta agonia della veronica
Che mi rassomiglia.
Prato, 26/03/2021
Ultimo grido d'amore
Blasfemia del cuore
O bestemmia del sentimento
Quando torno sui passi dell'amore.
Sembro smarrirmi nel labirinto
Dell'incoscienza quando non capisco
Che non tutto può essere definito.
Come Il volo della farfalla o il profumo
Della rosa che adorna il giardino
Della primavera.
Brutto o bello perché non può
Apparire solenne il ronzio
Dell'amore dentro l'anima
Del disperato?
Come moribondo affamato che
da tempo non mangia.
Testardo e insolente,
Mi nutro ancora
Delle briciole disperse
del tuo amore .
PRATO, 23/11/2020
Nota d'autunno
L'estate smarrita
Riempie di rimpianti
Il chiaroscuro dell'anima,
Come un lampo improvviso
E fendente sulla pietra del ricordo
Che preme.
Si può anche andare oltre il perimetro
Della dissolvenza umana
tra i fitti pianti di pioggia
e le torbide colonne
Nere di nuvole vaganti.
E far finta di nulla che si muova
dentro per tenere costante
l'orecchio al vocio silente delle foglie morte
e di altre stagioni che passano
veloci come il vento.
Tornare semplici da dove si era partiti,
umili come monaci con i loro
Copricapi neri di penitenza
Per difendere il mondo smarrito
dalle fugaci e contrastanti intemperie
della vita.
Prato, 23/09/2020
Per guardare il tuo volto nascosto
Tra le grate del ricordo
E non abbandonarmi più all'ansia
irraggiungibile del desiderio.
Regalami un paio d'occhiali
Attraverso il quale io possa
Vedere il tuo volto immortale.
Anima mia!
Perché io possa fugare
Tutte le ombre più nere ed oscure della notte
Che si ostinano a tormentare la mia
Mente erosa dai dubbi.
Regalami un paio d'occhiali
Attraverso il quale io possa ben bene
Mettere a fuoco le parti essenziali
Del vivere e capacitarmi che non tutto
Ciò che mi circonda mi è dovuto o mi è necessario.
E che poco o nulla conta
Se si è uniti o si è in compagnia .
Regalami un paio d'occhiali per interpretare e intuire tutti i
geroglifici
della sapienza antica.
Quando non riuscirò più a leggere e a distinguere i caratteri sbiaditi
e invisibili della tua presenza.
Regalami un paio d'occhiali
Per difendermi dagli strali furiosi
E battenti del vento sulle mie ciglia
Impacciate di sguardi .
Regalami un paio di occhiali da mare
Per ripararmi dal sole accecante
D'estate in questo pianeta assolato
Di marziani solitari.
Prato, 06/08/2020
Amen!
Se tutto dovrà succedere
Anche contro il nostro volere
Amen!
Se tutto potrà avverarsi
Sopra ogni previsione o diceria
Amen!
E tutto ciò che avviene
È bene che avvenga!
Ci piaccia o non ci piaccia.
Lo desideriamo o non lo desideriamo.
Ci accostiamo o ci allontaniamo da esso.
Lo scacciamo o lo richiamiamo.
C' impegniamo o lasciamo andare.
Per tutto questo,
Amen!
In qualunque attimo, in qualunque ora, in qualunque momento
Amen!
E non siano solo le parole
A chiarire la lucidità dei versi,
Ne' l'intensità dei pensieri a smuovere
La gravità delle montagne dei nostri sogni.
Amen!
Per tutto quello che non sappiamo
Descrivere o spiegare,
Per tutto quello che ci rimane
Ancora da decifrare e da interpretare quando i desideri
non coincidono più con la realtà,
E le sequenze si perdono nel mistero.
Per tutto questo o forse
Per qualcosa di più .
Tutti insieme, tutti uniti come ramoscelli d'ulivo argentati, come
grappoli d'uva
Succosi, pendenti dalla vite dorata.
Come cantori gioiosi in piazza, in giubilo,
In coro
Amen!
Umilmente e silenziosamente,
Come docili agnelli sacrificali,
Vogliamo dirti Signore Amen!
Amen! Amen Signore
E cosi sia!
Prato, 23/09/2019
Per poco non mi stanco
Per poco non mi stanco di soffrire
per questa marea di gente
che parte e mai arriva,
per questo esodo di disperati
a cui pochi sanno stringere la mano.
Per poco non mi stanco di navigare
lungo le rive dei loro occhi stralunati
in cui è difficile scoprire un miraggio o un approdo.
Per poco non mi stanco
di sentire la guerra addosso
come fosse mia e non di altri
e attraversare ferrovie e fili spinati
dove poter ritrovare un rifugio o una casa.
Per poco, alla mia età, camminare
lento e stanco: meravigliato,
come se questo tempo e questa ora
fossero altro tempo e altra ora;
questo luogo e questo spazio
fossero altro luogo e altro spazio.
Per poco non mi stanco
di guardare intensamente
I tuoi occhi dolci di bambino
abbandonato come un giocattolo
sulla spiaggia di una lontana città.
Per poco non mi stanco e non mi arrendo
a dire che non è vano e non è perso
questo tuo acerbo morire navigando.
Prato,15/09/2015
'A l'urdimo amico mio
Sulo ieri te verevo 'e camminà
acussì allero ncopp''a bicicletta
pa via 'e Sant'Antonio 'e 'a Carità.
E ncoppa 'a chella moto tantu bella
ca tu tenivi lucida 'e cu cura.
Ire n'ommo sicuro e senza scuse
c'amava 'a cumpagnia 'e ragiunà.
Su ogni cosa ca se presentava
cercavi sempe 'e ricere 'e spiegà.
Io nun sapevo ch'ire 'e che facivi
'a do venivi 'e chello ca vulivi.
Ma te tenevo accanto comm''amico
comme te cunuscesso 'a tiempo antico.
'E Te, nun m'impurtava 'e sapè
si ire ancora scapulo o 'nzurato.
si avivi figli o eri divurziato,
si avivi casa o quacche poco 'e terra:
chello c'avivi 'ncapa m'empurtava!
Mo m'hanno ditto ca tu si' partuto
chianu chiano na sera d'autunno
e ca nisciuno sa dove si' gghiuto.
'E ato io nun faccio ca pensà:
comme simmo strani nui umani!
Parlammo tantu tanto e mai chiarimmo
chello che poi nisciuno sa spiegà.
'E quanno poi mai ce l'aspettammo,
luntano zittu zitto ce ne jammo.
Prato, 26/09/2015
Opinione politica
Di questo passo si può anche tacere
Se i pensieri non convincono le parole.
Semmai si potrà discutere di astrofisica
O di altro mutevole accadimento:
se gli astri coincidono con le stelle
e se gli eventi non si ripetono ciclicamente
allo stesso modo.
E le periodiche promesse
Già volano come foglie al vento.
Sempre uguali, nello stesso tempo!
Ora che lo spettro malizioso dello spread
Travolge la povera gente
E le campane a raccolta hanno
Il medesimo suono stonato di altre chiamate.
Non rincorreremo più l'astuto illusionista che fuggì
Con la borsa piena dei nostri trenta denari
E non aspetteremo più che il gallo impettito
Canti ancora tre volte
Prima di poter capire che c'eravamo di nuovo sbagliati.
Testa a testa
Testa a testa, guancia a guancia
fianco a fianco, corpo a corpo,
cuore a cuore.
Nel tuo cammino, nel mio cammino
per vecchie strade, impervie vie,
camminando di sbieco senza guardare i tralicci.
Vale più nulla! : la bianca luna,
il caldo sole, la stagione nuova
Vale più nulla!: spingere il tempo
oltre i confini del'inferno, mostrando i muscoli
allargando le reni, abbassando le palme
per abbattere il muro, aprire le porte
spegnere il fuoco, sconfiggere l'orso;
per distrarre la noia, fugare il dolore,
allontanare la morte.
Vale proprio più nulla di solido e duraturo!,
se i corpi divisi non si trovano uniti,
se i cuori induriti non si fondono insieme
Succede che
Succede che
l’ora aspettata è poi
improvvisamente arrivata
e la decisione ultima
non era quella da prendere.
Succede che
in certi momenti le cose pensate
non hanno valore reale
e si rimane a rimpiangere
la speranza coltivata dalle inutili parole
come l’amaro sapore di un bacio
da sempre aspettato e mai dato.
Succede che
l’inutile e misera commedia
ti spinga fin sopra al disperato
convincimento della determinazione
e ti convinca ad essere risoluto
a compiere ogni inesplorata e difficile azione.
A volte succede che
non si ha neppure più il tempo
di rimanere a pensare.
Ora sogno la costellazione dell’impossibile
Perché mi chiedi di scrivere ancora?
Di dividere la chimera col filo teso della riflessione.
Potrei forse con gli scongiuri
arrestare la paranoia comune?
Ma la bussola dei desideri è oramai ferma
al segnale contrario all’orientamento.
Ora sogno la costellazione dell’impossibile
e i sogni hanno altro punto d’orientamento.
Se dovesse accadermi di scoprire una nuova galassia
mi c’immergerei come l’ippopotamo
in una enorme pozza africana.
Voglio
Voglio quel che voglio!
Tornare a posarmi sulle tue braccia
doloranti di madre amante.
Voglio quel che voglio!
Tornare a poggiare la mia testa
sul tuo seno candido di latte .
E come una farfalla impazzita
della tua preziosa essenza
voglio succhiare tutto il nettare che hai.
Voglio che le mie ginocchia
si genuflettano sulle tue ginocchia.
E le mie mani si congiungano alle tue mani
nell’unico atto implorante d’amore.
E chiederti perdono per tutto quello
che non ti ho saputo dare
per tutto quello che non hai saputo
chiedermi .
Cresceremo
Non sarà il gambo esile e lungo
a mostrare la bellezza della rosa.
Non il dito fermo e sicuro del passante
a indicare la certezza della strada.
Non saranno le nubi gravide di pioggia
a mostrare l'abbondante raccolto.
Non il pianto disperato dei bimbi
a narrare l'affetto infinito di una madre
Cresceremo come abili convolvoli,
attaccati all'albero resistente della vite,
come i raggi insicuri e tiepidi del mattino
ad illuminare questo nostro
precario ed offuscato cammino.
Venitece a truvà
( 'a preghiera re muorti )
Quanno 'a staggione trema chine 'e tronule
E 'o viento è brutto e l'acqua arriva all'osse
Venitece a truvà ca nuio vulimmo
Nu poco 'e cumpagnia 'e voce amiche.
Vulimmo 'a vuio sentì si tutto è a posto
Chello che v'ammo rato 'e sentimento
Si ve vulite 'bbene come a quanno
Nuje duje ve cercàvamo p''a chiazza
Scauze e cu nu marchio 'mmiezz''e rine.
Quanno 'u calore forte re l'estate
Ce brucia sempe chisti quatte fiuri
E 'a sete piglia a tutti pure a i cani
Venitece a truvà ca nui vulimmo
Nu poco 'e refrigerio e re preghiere
Pecché nui simmo ancora chine 'e spine
Pecché nui simmo ancora 'mmiez''a stretta
Dove se passa curvo e cu fatica
Dove se passa 'u tiempo a cuntemplà.
Nel giorno della Liberazione
Tre bandiere rosse stropicciate:
una sgangherata banda di dannati
al cadenzato passo "O bella ciao! "
Poche frange di reduci stremati
tra stinti labari e divise decorate.
Con miserando sguardo ho contemplato
quello che c'è rimasto della millantata
" Libertà!"
Poi con occhio ladro come d'una telecamera
mi sono fatto largo tra i passanti,
tra quelle quattro anime disperse:
tra quelle quattro anime affannate
che vinte e trascinate dalla età,
ribelli e forse troppo temerarie
non sanno ancora bene simulare
quel vecchio loro sogno di giustizia e libertà .
Premessa
Per smentire noi stessi
o forse verità scontate
spesso sul libro spergiuro
della nostra magra esistenza
aggiungiamo un titolo
o una premessa che contraddice
l'attesa.
Non siamo per nulla sicuri
che si parli di noi
come nel capitolo oscuro del vaticinio.
Con altrettanta supponenza
ci arroghiamo il diritto di sentenziare
e confondendo il naturale sentimento
della riservatezza
prendiamo lucciole per lanterne.
Veglia di natale 2007
( per la morte di Jole Tassitani)
Se pensavi che
il mondo vivesse nel bene,
puoi ricrederti.
E’ la morte spietata che
gira
per l’aria rarefatta e assonnata
di questa mesta vigilia di Natale
nel richiamo di parole
che non hanno eco, per nessuno,
in nessun
luogo.
E il profano candore della vita nel buio
si tinge di
disperazione nella sete
inspiegabile del niente.
Verrà come sempre,
in questo buco nero di miseria,
forse a riprendere il comando,
in questa
notte tetra di paura.
Senza occhiali
Senza occhiali
ho provato ad immaginare
quello che avrei potuto scorgere
oltre la linea
del nulla.
E con passo azzardato
nella penombra indistinta
dei pensieri
immagini vuote di luce
ho attraversato
senza scorgere
il minimo appiglio.
A fragili
e sguscianti morgane di logica
per breve tempo
mi sono retto
a fatica
senza potermi
rialzare.
Poi da solo
mi sono ridestato
dal torpore sfocato
della solitudine
e con ardua semplicità
mi sono spinto
fin sopra le vette più ardite
della pura contemplazione.
L’amore
L’amore
come un raggio di sole
ha scherzato
con la farfalla
del pensiero.
La malinconia
in compagnia del ricordo
ha preso il volo
per non so dove.
Saprei andarlo a cercare
anche in capo al mondo,
lo riconoscerei
tra le più strane genti
questo pazzo giocoliere
della vita.
A Parigi
Sulle tombe dei grandi a
Montparnasse
gli uccellini dell'estate
a rubarsi le ultime briciole
di baghette che il vento
silenzioso
e furtivo ha trasportato
dai freschi giardini del Luxembourg.
Sulla
riva sinistra della Senna
l'impacciato e temerario bacio
di due giovani
amanti
si confonde al lento sciabordare
dell'acqua smeralda che si
perde
sulle boe arancione dei battelli
attraccati alla riva.
Ho negli
occhi accesi i colori
e le pennellate veloci
di Renoir e di Gauguin
viste dappoco
al museo d'Orsay.
Come in trans mi trascino tra i
vicoli
animati e illuminati di Montmartre e
mi fermo a guardare le
brasseries,
i vecchi bistrots del Quartiere
Latino.
Stanotte ho
intravisto
l'ultimo barbone di questo strano
paese che per sopravvivere
frugava
tra i resti opulenti di spazzatura
che tre eleganti signore
hanno lasciato l'altra sera
da Jenny in piazza della
Repubblica.
Altre
piccole briciole ho rubato
di sogni,
altre scarne rimanenze ho frugato
di dolore,
altri vivi e fugaci colori ho
immaginato
di speranza
a
Parigi, mentre solo e sconosciuto
camminavo per i Campi Elisi.
La mia città
Nella bruma sonnolenta di novembre
occhi inceneriti
di marmo
ha la mia città
appollaiata come una gatta indolente
a fare
le fusa sulla sua precarietà.
Labbra consunte e rattrappite
di
vecchie ciminiere tessili:
turiboli prodighi di acre fumo cardato
lungo gli argini contaminati del Bisenzio,
come di rallentati sbadigli
o di ansiosi respiri
di gente fiaccata dall'incerta fatica.
Di altre
festanti luci
Il maestoso viale s'inorgogliva
ieri.
Di altre temerarie
promesse
l'abituale baro a spergiurare
sulle rivincite della bella
vita.
Di un insolito e strano
tremore il cuore
stamani traballa
in
questa testarda città di mercanti.
Nel giorno dei morti
Nel giorno dei morti
un piccolo cero
di ricordanza
ho deposto
sulla tomba solitaria
dell'anima nel cimitero
appartato del cuore.
E passeggiando lungo
il viale che porta al sacrario
le croci ho contato
che mi passavano accanto:
le ho confuse con altri ritratti
di persone mai incontrate:
sembrava che mi stessero
a spiare.
E mi sono fermato a parlare
con l'immagine offuscata
di un ragazzo di appena sedici anni,
disperato e ucciso sulla strada
non voleva che raccontassi
la sua disgrazia.
E mi sono perso
nei suoi occhi velati
di malinconia.
Poi tra i cespugli di rose e i crisantemi
dall'altro lato della passeggiata
il fresco viso di una dolce donna
di parto morta ho scorto
col bambino:
pareva che cercasse la mia vista,
pareva che invocasse il mio respiro .
Non più il coraggio ho avuto
di sostare
confuso ed umiliato del mio atto
sono ritornato stanco sui miei passi
con la vergogna addosso di campare.
Testamento breve
Di me,
nulla ti lascio
che tu possa vendere
al mercato effimero
delle vanità.
Nulla ti lascio
che ti faccia inorgoglire
d'essere diverso.
Solo ti lascio
un piccolo barlume
di speranza
che t'illumini
la mente:
una sottile percezione
di sofferenza
ti regalo
che ti faccia ricordare
ogni tanto
di essere
uomo!
L'albero della passione
Di rosso dipinto
sull'enclave dell'ultimo
lembo di terra
di questa città: "le lacrime
di Giuda" ho scorto
nella tarda e languida settimana
di passione.
Per anni questa vecchia strada
sterrata
ho percorso.
Per anni questo irraggiungibile
confine
ho misurato
con l'occhio vigile
dell'acrobata
per raggiungerlo.
Con ansia pellegrina.
le mille buche di peccati
ho ricoperto
con i semi ibridi
del perdono
Attorno a questo albero schivo:
senza arbusti e senza foglie
mi sono ritrovato
nudo
col cuore risorto
dal recinto occluso
della disperazione
Stanotte questi poveri versi
Del firmamento
sul capo gli astri
si
fermino
tutti!
La luna a giocare ritorni
con la pazzia
del bimbo
incosciente!
Il cuore irrequieto
ha voglia di ripetere
vecchie canzoni
d’amore dimenticate
nello stagno argentato
dei ricordi
Oltre il mare
oltre l’ombra
oltre il cielo,
oltre ogni umana speranza
stanotte
questi poveri versi.
Oggi mio Dio!
Oggi mio Dio!
Felice e rilassato
mi distendo sul
divano
ordinato dell’anima
e non penso
ad altri tsunami
devastanti.
Come una farfalla
variopinta
torno sul tuo albero
a succhiare tutto il
nettare
sparso per le strade intrise
d’umanità.
Sono come un
mendicante
sperduto
e raccolgo a caso
le cose più imbarazzanti
di
questo viaggio
per regalarle ad altri
che non sanno dove
andarle a
cercare.
Oggi mio Dio!,
ho ripreso la voglia
di perdere
gli anni
di
ritornare a balbettare
un linguaggio
mai pronunciato.
Oggi mio Dio!
Un
cantico vero
voglio cantare.
Un cantico nuovo
di belle speranze
sopra a
ogni altro
voglio narrare,
oggi mio Dio!
Settembre
La soffice brezza di settembre
un fino profumo di fungaia
smuove dall’ombra trasparente
dei pini che piccoli cespugli di ortiche
appena nate teneramente copre.
Il richiamo breve e ripetuto dell’
usignolo
per il campo rincorrere pare l’incalzante
e sordo colpo di
canna nel bosco.
Non torme grigie di migratori uccelli
nei cieli
in coreografiche parate
questo anno vedo,
né ola impazzite in
cinguettii incessanti
e sovrapposti odo,
solo un lento e monotono
abbaiare
di cane per chissà quale preda puntare.
Il tiepido sole
annoiato del giorno trascorso
stasera soavemente accarezza le fresche
corolle
delle viole profumate sul davanzale ordinato
del mio povero
cuore che ride.
Solo in un mattino d’estate. Questo vuoto assordante di pensieri Ha come di silenzio l’apparenza Dopo lungo naufragio di parole E il cinguettio capriccioso E insistente di versi nell’aria Ha come di contorno un bisbiglio irrequieto Di frasi mai concluse. E l’ascolto per strada d’auto Che sfilano senza soste Su vie indistinte e levigate È come il profilo inutile di persone Già perse nel vuoto di questa città. Anche il sole di spettri più non buca Stamani le persiane abbassate Della mia anima buia
Di notte Di notte fra le tenebre M’aggiro nell’inferno Desolato della mia anima E tra dirupi e voragini Calpesto le immagini indelebili Della mia esistenza. E mi rivolto come uno squalo Impazzito nel mare Sconfinato della mente: Vile naufrago d’una sofferenza buia Per sfuggire all’arpione Del dolore che mi perseguita Crepuscolo. so di fatui bagliori nella notte del mistero ove la mente si perde e si dispera d'invisibile mostro a cui spesso viene voglia di chiedere se vale la vena di vivere di chimere innanzi tutto sospingere il freno della memoria più in là per chi sa cosa scrutare oltre il confine della vita che non ha limite Per tanto tempo…! (a ricordo dell'amico morto) Per tanto tempo…! Per non dimenticare Il veloce tuo passo E l’allegro saluto. Per tanto tempo…! Per ascoltare L’affranto lamento Del vento Che disperato trascina Questi fragili versi Di terra Lungo sentieri disseminati Di ricordi Per tanto tempo…! Per guardare L’ombra che fugace Si muove Dietro l’angolo Di casa tua. Per tanto tempo, Quasi sempre Per venirmi a cercare. Bianca è la neve. Là dove a breve in rivoli si sfrangia bianca è la neve! e la gioia del cuore si ride e le alte cime dei pini goffi fantasmi affannati ondeggiano E le guglie dei tetti d’antiche ville in cima al monte incappucciati sai di bianco appaiano altro vivo bagliore del cuore l’occhio non guarda e di mille pensieri il silenzio nascosto della notte Non vede.
Luglio 2005
Non ritorno deluso!
In questa afa di luglio
sul treno dei ricordi
ho ripreso la voglia
di correre
veloce.
Sull' immensa giostra
di girasoli genuflessi
ho posato
Il mio debole sguardo
stanco
per contemplare
l'abbandono
dell'ultimo raggio
di sole.
E mi sono spogliato
del vecchio abito
per vestirmi
dei panni nuovi
della domenica,
per fare bella figura
con me stesso.
Ho giocato
a lungo
a mosca cieca
a rincorrerlo
fin sopra i gradini
dell'ultima rampa
di scale
della mia casa
in Toscana
il cavaliere errante
dei miei sogni.
Vorrei che tu mi sentissi. vorrei che tu mi sentissi come il sibilo veloce del vento che ha fretta d’arrivare come il dolce tramonto dell’estate su le deserte scogliere australi ove il cielo sconfina col mare e sfiorare le tue labbra di susina e riempirmi dei tuoi occhi trasparenti di tigre e come lievemente lambire le tue guance di fuoco e i tuoi seni pesanti sulle mie deboli spalle appena stanche.
alla ricerca del tempo perduto. "alla ricerca del tempo perduto" in altre parole come un orologio eternamente ritardato nei ricordi è la tua ora che si somiglia al crudo lamento dei venti nel deserto dell'anima e le scelte del dopo a ripetersi in nuove storie già raccontate spesso desideri indecifrabili di dirsi diverso o per chi sa cosa raccontarsi nel tempo passato. se potessi se potessi con le lacrime ribattezzerei di sogni la tristezza della povera gente e mi trascinerei da solo come un cane la contentezza degli altri. Ultimo canto mi poserò sul tuo cuore malato di rancore e di odio quando perduta la strada del ritorno pianterò l'ultima croce del questo calvario di dolore ti farò sentire il più lugubre suono di sofferenza e di morte mai udito in queste notti infinite e ti farò capire com'è duro cibarsi d'indifferenza e di odio Legati a catena. ci si potrebbe anche dimenticare di non essere soli oggi come ieri e lo stesso domani quando non ci saremo ci si potrebbe dire tante cose che vale la pena di dire anche se non ci si può capire e sentirsi legati a catena nella pazza frenesia d'essere felici per raccontarsi analogie indiscrete di desideri nuovi e sempre vecchi ci si potrebbe leggere negli occhi felici e sempre verdi di speranza per darsi tutto quello che si ha |