Poesie di Renzo Montagnoli


Home page  Lettura   Poeti del sito   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche


Renzo Montagnoli
Nasce a Mantova l'8 maggio 1947. Laureato in economia e commercio, dopo aver lavorato per lungo tempo presso un'azienda di credito ora è in pensione e vive con la moglie Svitlana a Virgilio (MN).
Ha vinto con la poesia Senza tempo il premio Alois Braga edizione 2006, con il racconto I silenzi sospesi il Concorso Les Nouvelles edizione 2006, con le sillogi poetiche Canti celtici e Il cerchio infinito, rispettivamente, la settima edizione e l'ottava edizione del Premio letterario internazionale L'arcobaleno della vita.
Sue poesie e racconti sono presenti in antologie collettive e in e-book.
Ha pubblicato le sillogi poetiche Canti celtici (Il Foglio, 2007) e Il cerchio infinito (Il Foglio, 2008).
E’ il dominus del sito culturale Arteinsieme    (www.arteinsieme.net)
Blog: http://larmoniadelleparole.blogspot.com/
Indirizzo e-mail: renzo.montagnoli@gmail.com 
 

Leggi altre poesie di Renzo

Leggi i racconti di Renzo

 

Il silenzio del cuore
Silenzio, solo silenzio,
nient’altro che silenzio,
lasciamo parlare il cuore
così spesso e troppo muto.

Eppure, di tanto in tanto
preme forte nel petto
che vorresti un grido
far uscire, ma è solo

un guaito, un pudico lamento
per un mondo, il tuo,
di cui se pur non sei contento
guardi, ma passi oltre.

Ci sono cose che non vorresti
mai vedere, dagli occhi
spenti di quel bambino scheletrito
alla mano tesa del vecchio mendicante.

Ci sono suoni che non vorresti mai udire,
dal pianto disperato di chi ha solo fame
al grido di dolore di chi sotto le bombe muore,
a chi solo tace per non urlare.

No, non è un altro mondo, è il nostro mondo,
oscenamente ingiusto, dove i nostri piccoli
e futili problemi diventano macigni,
e in cui la sofferenza e la fame sono dimenticate.

Indifferenti camminiamo,
attraversiamo campi di morte e di miseria,
facciamo finta di non vedere, di non sentire,
per noi c’è solo il silenzio, quello del cuore.

Da La pietà
 

La sinfonia d’autunno
Rimbalza la pioggia sul tetto,
gocce dal suono più greve,
altre da quello più acuto
a comporre una sinfonia d’autunno.

Ascolto nel buio della notte
con il capo reclinato sul cuscino
in un dormiveglia che
segue il ritmo dell’acqua che scende.

Sogno così grovigli di piante
in un’isola che non c’è
in mezzo a un mare sconosciuto
dalla lenta e pigra risacca.

Là splende il sole mentre steso
sulla bianca rena
cerco invano di andar oltre
con lo sguardo al lontano orizzonte.

Che ci sarà oltre quella linea
in cui il cielo sembra immergersi
in un mare di un blu profondo?

Corre allora la fantasia verso lidi
salmodianti il canto d’acque chete,
verso barche di pescatori che cariche

volgono al tramonto la prua verso casa,
verso un focolare e una famiglia che aspetta,
verso un’accogliente riva a cui approdare.

Ma rimbalza la pioggia sul tetto,
un suono incalzante che interrompe il sogno
e gli occhi spalancati nel buio
invano cercano quel lido sicuro,

là dove il mare incontra il cielo,
verso cui volano solitari gabbiani
e correva il mio trepidante sguardo.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Dove sei ora?
Di acque saltellanti
di masso in masso,
di rive ombrose
a lambire il ruscello,
di un laghetto in fondo
alla valle stretta,

di questo ho il ricordo

Dei tuoi capelli al vento,
degli occhi cerulei come
il cielo che pareva
scendere a precipizio
dalle vette scoscese,

di questo mi rammento

Del tuo sorriso lieve
della bocca che si
schiudeva ai miei baci
al tuo corpo fremente
sotto la mia stretta

ho memoria.

Dove sei ora?

Tanto tempo è passato
e sempre ti cerco in me.

Chissà se mi ricordi
chissà se nei tuoi sogni
c’è posto anche per me.

Amore di una gioventù
che non ritornerà più,
un sogno nel mio sogno,
un palpito del mio cuore,
una luce
nell’autunno di una vita.

Da La vecchiaia
 

Alla fine di settembre
Ci sono giornate di vento
che porta i profumi
di una stagione
che volge alla fine.

Nel sole di settembre
i meleti si colorano
di rosso e rosa
le api accorrono
per l’ultimo bottino
prima che il freddo
chiuda l’alveare.

Già le foglie non
sono più verdi,
il giallo riluce
alla rugiada del mattino
e gli scoiattoli veloci
si rincorrono lungo i rami.

Finisce una stagione,
un’altra comincia,
i capelli imbiancano,
tutto cambia nell’eternità
di un tempo che centellina
le nostre piccole vite.
 

Cavalcata notturna
Tutto è silenzio in questa notte
di un estate torrida da soffocare
perfino i sogni nel letto, una griglia
su cui rosolare le sudate membra.

E’ quasi impossibile dormire,
è un continuo rigirarmi a cercare
un angolo di fresco, ma trovo
solo lenzuola ardenti.

Poi, sfinito, intontito dalla calura
per fortuna chiudo gli occhi
e mi assopisco, entro in quel mondo
di cui qualcosa ogni tanto ricordiamo.

Ed è nel sogno che prendo il volo
su un bianco destriero, galoppo
alla luce perlacea della luna
sulle vie tracciate fra le stelle.

I capelli al vento stringo le redini,
il caldo è ormai lontano,
sotto di me vette innevate,
boschi impenetrabili di larici,

un lago verde smeraldo
e un fiume che lo forma scende
dalle montagne con una cascata
di cui avverto i gelidi spruzzi.

Ma già il canto del gallo
al primo chiarore interrompe
la cavalcata, apro gli occhi accaldato
e con rabbia getto le lenzuola di lato.

Da Lungo il cammino
 

I martiri dell’Aldriga
E come è possibile dimenticare
l’urlo delle madri disperate
di fronte ai figli martirizzati,

occhi infossati senza più lacrime,
braccia invano protese verso un cielo
muto testimone dell’eccidio.

Chiesero a chi voleva uscire
dal lager per un lavoro e dieci
le mani alzarono nulla intuendo.

Nella valletta scavarono una fossa,
la loro tomba in cui caddero
uno dietro l’altro, colpiti dalle raffiche.

Mentre le vite si spezzavano,
forse videro gli uccelli che fuggivano,
le foglie degli alberi e il verde dei prati.

Una lapide a ricordo, il tempo passa,
le madri non ci sono ormai più,
anche il ricordo con gli anni

sbiadisce, ma c’è scritto nella storia
affinché i posteri possano sapere,
comprendano l’orrore di una strage,

di come il silenzio della valle
fu rotto dal rumore degli spari
che stroncarono vittime innocenti.

Ora sul luogo è cresciuta l’erba,
fra le fronde cantano gli uccelli,
all’Aldriga i dieci riposano in pace.

Il 19 settembre 1943 dieci militari italiani prelevati dal campo di concentramento del Gradaro di Mantova, furono fucilati dai militari tedeschi. All'alba di domenica 19 settembre 1943 i tedeschi agli internati del campo di concentramento del Gradaro dissero di cercare dieci volontari per scavare delle trincee. I dieci militari che si fecero avanti, furono portati a pochi chilometri dalla città in una zona denominata Valletta Aldriga, in territorio del Comune di Curtatone. Le vittime, giovani dai 19 ai 35 anni, vennero fucilati a uno a uno. La rappresaglia venne motivata con il ferimento di due soldati tedeschi in un attentato, ma in realtà all'origine del ferimento fu una rissa fra austriaci e tedeschi raccontata come un'aggressione nemica per evitare pesanti provvedimenti disciplinari. (da Wikipedia)

Da La pietà
 

L’estate va via
Estate che fuggi via
lasci la terra riarsa
come l’anima mia.

Un’altra stagione,
tempo che passa,
non conto più l’età.

Nei tuoi caldi feroci
ho cercato invano
un po’ della gioventù

che a stento ricordo
in una nebbia che
anno dopo anno

s’infittisce, coltre
pietosa per rendere
meno dolorosa

questa vecchiaia
che m’accompagna
all’autunno, una stagione

di cieli plumbei
di fiori appassiti
e di foglie morte.

Ti saluto, estate,
sei stata un tormento
ma spero di rivederti,

di ritrovare albe cariche
di vapore, fontane
sfiatate, cieli d’acciaio.

Da Lungo il cammino
 

I vecchi
Sono in attesa
del finire del giorno,
seduti su una panchina
al parco godono l’ultimo
sole dell’estate, a scaldare
le ossa doloranti per gli anni.

Sono vecchi, bianchi i capelli,
macchiata la pelle, gli occhi
assorti e persi dietro a non si sa cosa.
Guardano, ma non vedono,
solo il loro mondo di ricordi,
di una lontana gioventù.

Parlano molto delle loro malattie,
si compatiscono l’un l’altro,
ogni tanto fanno un nome,
uno di loro arrivato al capolinea,
due parole di circostanza,
gli occhi si chiudono senza una lacrima.

Attendono il tramonto,
alla notte non pensano,
il giorno dopo non è in programma,
la vita è ormai un fazzoletto
sgualcito, una clessidra
senza quasi più sabbia.

Non è più tempo di sognare,
vivono solo i ricordi, sprazzi
di luce nel buio incipiente,
il primo amore che riemerge
prepotente, ancora una gioia
del cuore, una lacrima pigra
che dall’occhio discende
e che porta a un malinconico sorriso.

Ecco,
questi vecchi,
sempre insieme
e sempre soli,
emblemi di un mondo
che è stato.

Da La vecchiaia
 

La lunga estate
Assorto, immobile nella penombra,
solo un respiro ritmato,
gli occhi semichiusi a cercare un improbabile
sonno dopo una notte da sveglio.

E’ troppo lunga questa estate,
calore che si cementa al sudore
che come rivoli scorre sulla pelle,
nulla a cui pensare

se non a lontani miraggi, oasi di frescura
che emergono dalla calura,
immagini evanescenti, speranze vane,
l’unico ristoro il contatto della mano

sulla lattina di birra fresca di frigo,
luogo di celestiali delizie
in cui sarebbe bello entrare.

Si resta in attesa del lento passare
del tempo, dal buio di una notte inquieta
all’abbacinante luce di un giorno

di un’estate che è un supplizio dei sensi,
il tormento di un corpo sfinito,
porgendo l’orecchio in cerca del suono
di un bramato temporale, un tuono
che dia una speranza, che risvegli la mente,

ma tutto tace,
solo incessante è il frinir delle cicale.

Da Sensazioni ed emozioni
 

La fine del giorno
Ore e ore a lavorar nei campi
sotto il sole implacabile
da mattina a sera con la sola
compagnia di polvere e sudore.

Poi il ritorno a casa,
il bagno nel torrente,
e infine l’attesa della cena
seduto sotto un verde gelso

a godere della luce del tramonto,
di quell’aria appena mossa
da una brezza che porta
i variegati richiami degli uccelli
che tornano ai nidi per la notte.

Dentro mia moglie prepara
la zuppa di fave, i figli si rincorrono,
la luce piano piano si affievolisce,
il giorno volge alla sua fine

e scende su di me una lieve
malinconia, un languore che non è
tristezza, nessun rimpianto, solo
un passo verso la serenità

di chi non ha niente
se non il calore di una famiglia,
di esseri che vivono l’un per l’altro,
ricchi solo del loro amore.

Da Canti celtici
 

Il ruscello
Scivola l’acqua sulle rocce,
saltella un po’ di qua un po’ di là,
precipita in una forra ombrosa,
sosta il tempo per riprender fiato,

indi vola verso valle, fra prati
verdeggianti e placide giumente
al pascolo, tra bombi paciosi
che accorrono alle pozze

a dissetarsi, ebbri di polline,
stanchi di rincorrere ogni fiore.
E intanto il ruscello va,
già è diventato torrente spumoso,

ha fretta di giungere al piano,
di crescere a fiume, ma non sa
che il suo lento scorrere avrà
presto fine nell’immenso mare.

Da Lungo il cammino
 

All’improvviso
All’improvviso arriverà un giorno
che davanti allo specchio vedrai
rughe intorno ai contorni degli occhi,
pieghe accanto alla bocca

e passando le dita fra i capelli
ti accorgerai che tendono al candore.

Dapprima sarà un po’ di stupore,
poi sarai certo del tempo che è passato
e che poco ormai rimane
per fare quel che non hai mai fatto.

Ma gli anni pesano, fatica il tuo corpo,
fatica la tua mente, il desiderio è tanto,
ma sai che mai riuscirai in quel che
non hai fatto in anni più lievi.

Ti prende lo sconforto, ti piangi dentro,
ora sai che i tuoi passi calcano
il viale del tramonto, verso quel sole
che scomparirà con il buio della notte.

Ma nel rimpianto ti sovviene il ricordo
di due occhi che ti incantarono,
forse ancora sconosciuti, ma batte forte
il cuore per quell’impossibile

e provvidenziale amore, un’oasi
insperata nel deserto del grigiore,
un sogno a cui ti aggrappi
per non morire dentro.

E un sorriso malinconico
si stampa sul tuo viso,
cancella rughe e pieghe,
ti accetti per quel che ormai sei.

Da La vecchiaia
 

Eroi
Dedicata a chi lavora nelle miniere

Giorni e giorni a scavare
nelle viscere della terra,
il sole lontano, tanto sudore
e paura di restare lì sotto,

ma ci sono la famiglia i figli
da sfamare e allora
si scende nel buio,
si striscia sul fondo,

il respiro affannoso
per la polvere
che brucia i polmoni e accorcia
questa miserabile vita

Eroi siamo,
ma non lo sappiamo,
eroi senza medaglie,
crocefissi al nostro destino,

sogniamo l'azzurro del cielo,
il verde dei prati,
le carezze del vento,
ma qui c'è solo

tanfo di sudore,
polvere nera che riga
i nostri volti, i nostri corpi
di eroi senza gloria.

Da La pietà
 

Linguaggi d'amore
I love you
je t'aime
ich liebe dich
ti amo

quanti modi,
quante lingue,
per sussurrare
il proprio amore,

ma il migliore
è un altro,
silenzioso,

due occhi che
si guardano
che si fanno miele

due mani che si sfiorano,
le labbra che si toccano,
due brividi che si uniscono,

parlano d'amore
in una lingua che
tutti capiscono.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Quanti ricordi!
Quanti ricordi in una vita!
Ora che il tramonto s'avvicina
appaiono senza un ordine logico,
lampi improvvisi che per un attimo
illuminano ore in cui la luce
inesorabile cala verso il buio.
Più veloci delle comete,
mi colgono in ogni dove,
a letto mentre cerco di dormire,
lungo la strada fra i rumori
del progresso che tutto soffoca.
Ma loro sono silenziosi,
basta che si affaccino un istante
a ricordarmi del tempo andato,
una vita di gioie, anche di dolori,
e ogni tanto una lacrima fa capolino,
scende imperiosa lungo una guancia,
si lascia cadere mentre invece sale
un mio sospiro, forse arriverà
fin lassù,
sopra le nuvole,
sopra tutti i mondi,

dove il mio crepuscolo finirà.

Da Lungo il cammino
 

Il mese di maggio
Intenso è il profumo delle rose
i cui boccioli si aprono al tepore
del sole di questo mese di maggio.

La natura è tutta un fulgore
nel verde giovane dei prati,
nei boschi che si aprono alla vista,

negli uccelli che si rincorrono,
nella musica del vento,
una brezza lieve come una carezza.

Lontana suona una campana,
chiama al vespro i fedeli,
maggio è il mese di Maria,

di tutte le madri che guardano
ai figli e che trepidanti
li accompagnano alla vita.

Da Lungo il cammino
 

La Mille Miglia *
La folla ai lati assiepata
in trepidante attesa dei
propri beniamini

voci sussurrate "arriva Taruffi!"
no, l'ha appena superato
quel gran diavolo di Nuvolari

e poi il rombo crescente
dei motori impazziti,
cavalli a vapore al massimo,

bielle che si surriscaldano,
ecco il bolide che arriva
in una voce di tuono,

si indovinano i piloti,
due caschi che saettano
e subito l'auto s'allontana,

diventa presto un puntino
in un borbottio scomposto
dello scarico, ma non c'è da

pensare, un' altra ne arriva,
il boato del motore, quello
della folla impazzita,

odore di olio bruciato,
puzza di gomme surriscaldate,
strisce di frenate sull'asfalto.

Ultimo passa un carro attrezzi
con dietro un auto dal cofano fumante,
si guarda il numero,

qualcuno impreca, altri battono le mani,
e anche questa Mille Miglia
è finalmente passata.

*La Mille Miglia è stata una competizione automobilistica stradale di granfondo disputata in Italia in 24 edizioni tra il 1927 e il 1957. Si trattava di una gara di velocità in linea con partenza ed arrivo a Brescia in cui i concorrenti arrivavano fino a Roma attraverso il Centro-Nord Italia.

Da Lungo il cammino
 

Finalmente primavera
Con il primo sole timidi
si affacciano i crochi,
fanno capolino fra la vecchia
neve che lenta s'infradicia.

Già nell'aria si avverte il profumo
di un mondo che si risveglia
dal torpore del lungo inverno
quando tutto era piatto e grigio.

Ecco, una rondine sfreccia
su nel cielo, arrivata da lidi lontani,
a portare a tanti che aspettano
la primavera, una stagione

di sospiri, di palpiti del cuore,
di amori improvvisi fra giovani
imberbi alla loro prima stagione,
fieri e impacciati a fare i galletti.

Noi vecchi li osserviamo, scuotiamo
il capo, ma poi riemerge il ricordo
di quei giorni da tanto passati
e sui visi si stampano sorrisi.

Primavera, stagione di speranza,
arriva danzando sulle punte dei piedi,
sparge petali di fiori, annuncia
sogni di pace e di gioia.

Un suo tocco
e d'incanto dal vivere sparisce la noia.

Da Lungo il cammino
 

Notte con luna
Questa notte splende la luna,
una perlacea luce illumina
il mondo e le ombre s'addolciscono,
immagini sfumate che appena appena
s'indovinano, alberi addormentati,
prati sonnecchianti, tutto dorme
tranne poche civette affamate.
Anch'io mi abbandono a Morfeo,
mi distendo sul letto ma nel buio
indovino la Luna, un flusso di luce
tenue che mi culla nel sonno
e m'accompagna sereno al nuovo giorno.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Concerto
Una cascata di note,
un mi saltellante di rigo in rigo,
il fa che dorme ronfando
e infine il risveglio con il sol,

è questa la sinfonia che
rimbomba nel mio cuore,
è questa la musica che
mi ha preso la mano

e che piano piano,
o meglio con un lungo adagio
mi porta a un mosso
appena accennato,

in cima alla scala
fatta di note e non scalini,
da guizzi di violini,
da apoteosi di trombe,

in un crescendo di accordi
che si rincorrono e mai
si raggiungono, una fantasia
fatta solo d'armonia.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Dinamiche emozioni
Arrivato a quell'età
che si vive alla giornata
perché programmare
più non si può,
mi capita un fatto
la sera quando
mi corico e spengo
la luce nell'attesa
che mi colga il sonno.

E' allora che in rapida
sequenza balenano
immagini di un lontano passato,
di quando pure io ero bimbo
ed è stato tanti anni fa.

Sotto le coperte non conto
le pecorelle ma mi prende
una gioiosa malinconia
nel vedermi fare le capriole,
nel correre a perdifiato,
nel gettarmi a terra
a guardare il cielo,
dinamiche emozioni
di un tempo che è stato.

Mi commuovo, mi dico
che ero io, quello che ora
fatica a far le scale e che
all'epoca s'inebriava
nel vento della corsa.

Percepisco piccole emozioni
di quelle che da bimbo provavo,
ma mi dico che ogni cosa ha
il suo tempo e che ora rammentare
il mio passato è l'emozione più
grande di una vita,
è la certezza
d'aver vissuto.

E' allora che la serenità mi coglie
e che finalmente gli occhi
si chiudono con un sorriso.

Da Lungo il cammino
 

Inverno
Crepita la neve sotto i passi,
tutto è bianco all'intorno,
l'inverno e alfin arrivato
con le sue stalattiti di ghiaccio,
con il freddo che stringe
in un mortale abbraccio.

E io che cerco di arrivare
alla mia casa lontana trascino
stanco i piedi e tanto vorrei
sostare, coricarmi e dormire.

Ma chi si ferma e si addormenta
non si risveglia più, dorme
un eterno sonno con il gelo
che lento scivola dentro
e ghiaccia il sangue e anche il cuore.

O casa lontana
che forse più non rivedrò,
o moglie e figli
che mi attenderete invano,
o fuoco che
più non mi scalderai.

Incespico, cado e mentre
chiudo gli occhi vedo un prato
a primavera con tanti crochi,
un sole che splende in cielo,
il ruscello che corre vicino a casa,
una casa vuota di me.

Da Canti celtici
 

Nel tramonto
Un altro giorno è andato
nell'esile brezza che porta
il profumo dei campi arati.
Il sole lento s'avvia
al suo tramonto, a varcare
l'orizzonte, una linea incerta
di altre ore, di altre genti.
Nei minuti che passano
il rosso va scolorendo
e nel silenzio che scende
sulla terra riverberano
immagini di volti cari
che più non sono con noi.
E allora si scioglie il cuore
in un pianto silenzioso
mentre un ultimo airone
si staglia in controluce.
Fa ritorno a casa, quella casa
che in queste ore per chi è lontano
si vorrebbe stringere con la mano.
Gli affetti nella sera suonano
la melodia di un cuore che
sempre più forte batte
nel ricordo di un amore,
di una carezza lieve,
di un dolce abbandono.

Un velo di lacrime sugli occhi
ed è già sera.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Alba di pace
Tutto taceva,
pallide stelle nella notte buia
s'affacciavano su un mondo
devastato senza pietà.

Silenzio immobile
l'aria ferma quasi in ascolto
in attesa dell'ormai prossima
alba a portare una luce nuova.

Ed ecco a oriente i primi timidi
strali di un sole finalmente nascente,
poi un'esplosione di luce
nel risveglio di un giorno.

Dapprima fioco, poi sempre più forte
s'alzò il canto della natura non più offesa,
un cinguettio di mille e mille uccelli,
il bramito dei cervi, l'abbaiare dei cani,

un concerto diretto da una mano sicura,
un'ode alla vita che tanto assente
ora ritorna sul suo bianco destriero
nella prima agognata alba di pace.

Da La pietà
 

Accanto al focolare
E' in queste sere d'inverno,
con il vento che fischia
e turbinare fa la neve,
che è bello sedere accanto al focolare,
guardare le fiamme che danzano
nel crepitio del legno che forte arde.
Nel buio della stanza le vampe
danno luce ai nostri visi,
estatici nel godere del tepore
mentre fuori tutto gela.
E' allora che si raccontan storie
d'epoche lontane quando
miracoli accadevano, fatti
di certo non spiegabili se non
con l'alone e la fama di leggenda.
Il nonno soprattutto parla
e tutti attenti stiamo ad ascoltare
nel silenzio in cui s'ode di tanto in tanto
solo il sibilo del vento e il muggito
del bue nella stalla con sottofondo
il crepitio del fuoco che piano si spegne.
E arriva il momento di coricarci,
di sognare quelle storie appena sentite,
di illuderci nella vita grama d'ogni
giorno che il mondo possa anche
essere diverso, che il cigno che
alberga nello stagno possa divenire
una leggiadra fanciulla, che il sole d'ogni
giorno s'affacci sulla terra sul suo carro
dorato e a piene mani sparga il suo tepore.
Ma ora basta, Morfeo è già arrivato, gli
occhi si stan chiudendo e come sonnambuli
ci trasciniamo al nostro povero giaciglio.
Domani sarà un altro giorno
di duro lavoro e silente fatica,
pensando alla sera e alle gioie
del focolare che riscalda
i nostri corpi e i nostri cuori.

Da Canti celtici
 

Neve
Guarda, sembrano i petali
dei fiori di pesco al vento
di primavera, ma c'è freddo
ed è inverno,

nessun albero
è in fiore con questo gelo
che stringe i rami e soffoca
le parole ancora in gola.

Nevica, cade lenta a piccoli
fiocchi, messaggi del cielo
a un mondo addormentato,
carezze di ghiaccio che
sfiorano la pelle con un brivido.

Scende, e non rallenta, tutto
presta imbianca in un silenzio
maestoso, dove voci e grida
soffocano in questo candido

lenzuolo che s'allunga su strade
deserte, su prati ghiacciati,
su boschi in cui merletti di gelo
ricamano riflessi di luce.

Cade la neve, cala su di noi,
lo sguardo al cielo, stretti stretti,
il gelo nelle ossa e nella pelle
ma i cuori caldi nell'estasi

di un giorno d'inverno,
freddo come tanti, ma gratificato
da una coltre che lenta scende e avvolge
questo nostro interminabile bacio.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Pubertà
Nella luce della tua primavera
sei un piccolo fiore
che s´apre alla vita.
Si scioglie ogni timore
resta solo il desiderio
di provare l´amore.
Corri veloce
cadi e ti rialzi
tutto è permesso
nulla è vietato.
Vai fin che puoi
vola
insegui le stelle.
E´ un tempo
il tuo
che mai ritornerà.
E un giorno anche tu
vedrai come oggi i miei occhi
quel che è stata
la tua gioventù.
 

Dalla sorgente alla foce
Uno zampillo fra l'erba
una polla che s'allarga
in un laghetto d'acqua pura
e poi la discesa lungo il pendio

fra un salto e l'altro,
lo scroscio che s'ode da lontano,
la caduta nella forra
in una nube di minute goccioline

ed ecco il torrente che saltella
di roccia in roccia
stretto fra le rive scoscese
giovane e impetuoso

alla rincorsa della vita
fra prati verdi e borghi isolati.
iI tempo passa,
la strada si fa lunga,

la corsa si rallenta e pacioso
il torrente s'allarga e si fa fiume,
quieto e ormai domo
s'avvia verso il mare

dove tutto finisce,
l'ultima meta di un corso
d'acqua che nel fragore dei marosi
perde la sua voce

e in un gorgoglio che ricorda
la sua lontana nascita
affonda nelle profondità del mare,
lasciando attonito il suo passato.

Da Lungo il cammino
 

Un giorno tu sarai
Un giorno
tu sarai vento e pioggia
sole e buio
sogno e realtà.

Nelle ore che scorreranno
più lente per gli altri
più veloci per te,
tu parlerai al mondo

Porterai un tempo nuovo
in un fraterno abbraccio
ma solo i puri d'animo
potranno capire e gioire.

Gli altri,
che tu pure amerai,
ti vedranno nemico
del loro piccolo potere.

Tu sarai la luce
che illumina il buio
la mano tesa per aiutare
con l'unico stupendo senso della vita.

Nasci ora povero
ma tanta è la ricchezza che regalerai
la tua stessa vita sarà un dono
perché il tuo nome resti nel cuore.

Più di venti secoli sono passati
ma ogni anno tu rinasci
sempre per noi
in un mondo di ingiustizie e guerre.

Torna, torna da noi,
riportaci quella luce
che abbiamo perso

Sii di nuovo speranza
spegni gli incendi
asciuga le lacrime

Fa veramente che il tuo Regno
sia anche il nostro
che la pace per tutti sia infinita.
 

L'autunno se ne va
In silenzio piange,
fiotti di lacrime
che infangano il suolo,
la disperazione che forte

strappa le foglie, capelli
di un vecchio autunno
che lentamente
giorno dopo giorno muore.

Lontani sono i fasti
delle vendemmie,
l´odore vinoso
dei tini ribollenti,

l´aroma delle castagne
arrostite, il profumo
dei funghi nel bosco,
i richiami dei migratori.

All´autunno nulla è rimasto,
tutto è ormai passato
e restano solo le lacrime
di una pioggia senza fine.

Da Lungo il cammino
 

Dalla finestra
S'indovina appena nella nebbia
ombra tremula a tratti spezzata
lancia un barlume di luce
un incerto chiarore
subito disperso
nella gocciolante ragnatela
che avida tutto l´avvolge.
E´ un vecchio lampione
corroso dal tempo
e che lento
silenzioso
si spegne.

Da Il cerchio infinito (Il Foglio, 2008)
 

Il Signore delle nebbie
La voce roca per il continuo urlare,
le braccia fradice di pioggia battente,
i capelli di foglie avvizzite e morte,
è arrivato il Signore delle nebbie

il despota di questi giorni di vento,
di freddo e di rovesci tanto
improvvisi quanto impetuosi,
di albe livide in cieli di piombo.

L'autunno, come ogni anno, giunge
a ricordarci che ci sono giorni buoni
e altri invece grigi, che la vita
è fatta di gioie, ma anche di dolori.

E a chi è avanti con gli anni
rammenta con lo stillicidio
incessante delle sue piogge
il correre continuo dei giorni

e che è ora di guardare indietro
per scoprire se c'è ancora spazio
e voglia per guardare avanti
verso un inverno che come sempre

arriverà e che per molti sarà l'ultima
di tutte le stagioni, così che non pochi
vedranno con rimpianto l'autunno allontanarsi
in un'immagine che sfoca piano piano,

in una delle nebbie che ha elargito
a piene mani, strusciando i piedi
sulle ultime foglie che invano
hanno cercato di stringersi ai rami.

Da Lungo il cammino
 

I nostri sogni
Compagni nel buio della notte
vegliano i sogni su di noi

Nascono quasi all'improvviso
vivono le poche ore del buio

e quando muoiono lasciano
una traccia incerta e confusa

di ciò che sono stati.

Effimere confessioni
di un Io inconsapevole
spesso li rincorriamo
ma ci sfuggono di mano.

E' inutile afferrarli
sono state le lucciole di una
notte, i segni dei nostri timori,
le tenui impronte delle nostre speranze.

Si perdono nei meandri dei ricordi
sono stati i sospiri sfuggiti
al nostro inconscio mentre
giacevamo inerti fra le lenzuola.

E' vano sperare di riprenderli,
già sono confusi con le brume del mattino.
E allora non resta che il tempo
per un commosso commiato.


Addio sogni, compagni di una notte,
fiori sbocciati nelle praterie dell'anima.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Albe autunnali
Se anche l'estate pare
attardarsi in questo
scorcio d'anno,
dell'autunno sono i sentori.

Foglie inerti che cadono dai rami,
adunate in cielo di tardivi migranti,
ombre che si allungano
in ore di luce sempre più corte.

Già l'inizio del giorno è diverso
con nebbie grigiastre che
si incollano al suolo
e infradiciano tutto come la pioggia.

Il sole si fa ancora vedere in albe
pur livide con i primi raggi
che sfilacciano le brume
e che ben poco scaldano

se non i ricordi di quella è stata
la torrida stagione in cui fra
rivoli di sudore abbiamo desiderato
quell'autunno che ora ci intristisce.

Da Lungo il cammino
 

Autunno
Son cadute le speranze come foglie
in un cielo cupo e grigio
che rifiuta il sorgere del sole.
Migrano gli stormi verso antiche mete
soffia l'umido vento d'autunno
strappa le ultime illusioni
fogli di sogni svolazzanti
nel turbine di una vita
che lenta percorre il suo declino.
Gli occhi si chiudono
a ritrovar nella memoria
il conforto per proseguire
nel cammino.

Da il Cerchio infinito (Il foglio, 2008)
 

Era di primavera
Era di primavera,
il sole alto in cielo,
il tuo sorriso fra i fiori
del prato in riva al fiume.

Voli di farfalle e di libellule,
i nostri sogni in volo
spinti da una brezza lieve,
il primo gracidio delle rane.

La felicità a fior di pelle,
io che fischiettavo,
tu che danzavi sull'erba,
un giorno che mai ritornerà.

E' stato tanto tempo fa,
tante stagioni sono passate,
tante primavere si sono avvicendate,
siamo invecchiati tenendoci per mano.

La felicità di quel giorno resta solo
un ricordo, ma nessun rimpianto
perché la gioia che si prova
a rammentare si legge nei nostri sguardi.

Luccicano gli occhi
in alto volano i cuori.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Fine estate
Già l'aria s'intristisce
nella malinconia di una stagione
che va via, lasciando
campi riarsi e stoppie ingiallite.

Lontano è il frinir delle cicale
e le corse dei bimbi nei giardini
e che a scuola si apprestano
a tornare, a quei banchi

che al finir di primavera
avevano lasciato impazienti
di quell'estate che ora
a capo chino sta per lasciare.

Fra il verde del fogliame
l'arancio vivo delle melagrane,
nei filari fra i pampini
rosseggia l'uva ormai matura.

A presto la raccolta con il carro
e poi nei grandi tini la pigiatura.
Qualche stormo fa prove di volo,
la partenza è ormai vicina.

Anche questa estate di soffocante
calura, di spiagge brulicanti
di bagnanti, di chiassose comitive
è finalmente in attesa sulla banchina

nella stazione del tempo
dove tutto inizia e tutto finisce.
Fra sbuffi di vapore arriverà l'autunno,
un rapido passaggio di consegne,

le solite cose, le consuete raccomandazioni,
poi a capo chino, stanca e assonnata,
senza un saluto, né un augurio,
l'estate se ne andrà via.

Da Lungo il cammino
 

La nascita
Mentre s'appressava il giorno
con il suo carico di ore luminose,
sbadigliando la notte si levava
dal consunto giaciglio di stelle.

Era quello un tempo in cui
il fornaio toglieva dalle brace
il pane cotto e fragrante
e il contadino s'avviava

per i campi con la zappa
in spalla a iniziare il suo
duro lavoro fino a quando,
rosseggiando il cielo, il sole

compagno anche fin troppo
caloroso scendeva all'orizzonte
ad annunciar per lui, ma anche
a uomini ed animali che il giorno

finiva e che il riposo era dovuto,
una vita regolata dallo scorrer
delle ore e delle stagioni.

Era un'alba come tante, con il buio
che piano impallidiva per infine
accendersi di luce, con una serena
brezza che portava i profumi dell'oriente.

Fu un giorno così che egli nacque
con un vagito stridulo e lamentoso,
con il primo sole che illuminò
il volto corrucciato di un bimbo

di colpo risvegliato dal quieto
sonno nel ventre della madre,
incapace al momento di capire
quale fosse il suo futuro

e qual destino gli fosse riservato.
Solo che avesse saputo di una vita
sempre uguale, fatta d'albe e tramonti,
poche le gioie, molti i dolori,

e sempre con l'unico scopo di finire
nell'eterno buio, una destinazione
pagata da un'attesa sempre più trepida,
avrebbe desiderato d'esser mai nato.

Da Canti celtici
 

Siamo niente
Alla brezza della sera
lievi stormiscono le fronde
e un senso di pace dolce
mi pervade, scende in me

come un concerto di mille
violini, mi carezza il cuore
e allora si squarcia il sipario sulla
vita giunta all'ultima stagione.

Scorrono davanti agli occhi
placidi torrenti, un suono di
campanacci sale da verdi prati
verso cime svettanti nel cielo,

nuvole rosa si rincorrono giulive,
più in fondo il mare lambisce
la costa, onda su onda bagna
la rena, la risacca intona

una musica che parla di lidi
lontani, di terre sconosciute,
in un crescendo di emozioni
che fanno batter forte il cuore.

E' allora che nasce l'amore
per questo mondo così imperfetto
ma anche capace di dare tanto
purché si sappia cogliere.

Basta ricordare che siamo niente,
uno sputo rispetto all'immensità dell'universo,
siamo il sogno di una notte buia
che non si chiude con un'alba radiosa.

Da La pietà
 

Paese di notte
Di lampione in lampione
rincorro il buio che si spegne
nel viale ormai deserto
di una notte calma di luglio.

Non so dove vado
procedo a zonzo fra case
silenziose e addormentate
non c'è nessuno in giro

è solo un gatto che mi segue
che si strofina contro le gambe
quando mi fermo per ascoltare
improbabili suoni fossero
anche richiami d'uccelli

e in questo tempo
che trascorre inerte
del paese sono suddito e re
ma nulla possiedo se non me stesso
e il piacere del silenzio.

Da Il mio paese
 

Il sole era alto
Tanto tempo fa, un'estate,
il sole era alto in un cielo blu.
Due passi al parco, in cerca
di un'ombra, per un improbabile
refrigerio, nel caldo di una stagione
scoppiata all'improvviso, dopo la pioggia.
Passi sulla ghiaietta che scricchiola,
un uomo che va a zonzo con il
desiderio di rinfrescarsi.
Una donna che viene dalla parte
opposta, alla ricerca di non so che,
un incontro casuale, gli occhi
che s'incrociano, il cuore che
batte forte e sembra uscir dal petto.

Sei passata, hai abbassato gli occhi,
ti ho sorriso, non te ne sei accorta.
Ah, l'amore è un battito di ciglia,
un lampo che all'improvviso ti scuote,
una frenesia di vivere mai provata.
Ma tu già ti allontanavi e piano
piano sei diventata un punto sempre
più piccolo, un'ombra nel chiarore
del giorno, un sogno breve come il
sospiro di una libellula.

Sei scomparsa e mai più ti ho rivisto,
gli anni attenuano i ricordi e anche
il tuo volto ha solo i contorni su un
corpo che appare e sparisce.
Mi chiedo ogni tanto se tu ci sia stata,
se non sei frutto del parto di una mente
invecchiata, perché bene ricordo
solo che il sole era alto nel cielo.

Da Lungo il cammino
 

L'oro dei campi
Quando al fine arriva
il solstizio d'estate
e il sole scalda il corpo e il cuore,
caccia gli ultimi ricordi del freddo inverno,

è allora che il grano imbiondisce
E' così che le spighe mosse dal vento
formano un mare dorato e ogni giorno
che passa il colore si ravviva;

braccia d'oro si protendono nel cielo
a cercare la falce che recide gli steli.
Schiere di uomini proni avanzano
nel campo a raccogliere la ricchezza

di questa terra così prodiga
quando la stagione è propizia.
Gli dei quasi sempre tendono
una mano a questi fragili mortali,

che seminano quando le foglie cadono,
che trepidano con la neve dell'inverno,
che sperano nella primavera
e che al caldo dell'estate

raccolgono i frutti del loro lavoro,
i semi dorati che nella macina
diverranno polvere bianca
con cui fare il loro cibo migliore,

il pane fragrante
che arricchisce la povera mensa.

Da Canti celtici
 

Canto celtico
S´alzano le brume del mattino
frustate dagli strali del primo sole
e al lontano suono di cornamuse
s´accompagna la lenta melodia di una cetra.
Della notte, popolata di folletti,
resta solo l´erba imperlata di sudore.
Gli dei di quel tempo si sono ormai assopiti,
ma alle note del citaredo che saluta l´alba
s´affacciano nella nebbia che si dirada
per un ultimo sguardo a un mondo
che non è più loro,
a una terra dal futuro senza memoria.
Sembra allora di indovinare nella caligine armati
che cantano le gesta al levar del sole.
Ma tutto sfuma, tutto cessa, nella luce
che ravviva il giorno e che spegne la notte.
Solo nel bosco la vecchia quercia conserva
negli scrigni preziosi delle foglie
le note malinconiche di cento cornamuse.
La realtà ritorna,
il sogno si nasconde,
fino alla prossima alba.

Da Canti celtici (Il Foglio, 2007)
 

Ricordo
I riflessi del sole fra le foglie
la ragnatela dei rami nel bosco
il canto dolce del ruscello
la sinfonia del vento fra i monti

ricordo

Le cavalcate sui verdi prati
il suo sorriso dolce
che imprigionò tutto il mio cuore
i suoi serici capelli d'oro

ricordo

notti come questa e pur così diverse
fra abbracci stretti e gemiti d'amore
le albe di giorni sempre nuovi
la serena quiete dei tramonti, insieme

ricordo

ora che un buio non di notte
stretto mi avvolge rivedo tutto
il mio passato, scorrono veloci
le immagini, sprazzi di sogni

ormai non più realizzati,
la fatica di vivere, le membra stanche
e poi questo inverno senza primavera,
lei che dolcemente mi stringe la mano

è l'unica traccia del presente perché
vivo solo nel passato un mondo di ricordi
che porterò via con me lontano lontano
dove il peso di una vita

evaporerà al luccichio delle stelle
si scioglierà in polvere di luna
e di me non resterà che la memoria
in lei e in chi vorrà.

Da Canti celtici
 

Il cuore resta là
Lungo è stato il viaggio
tanta sabbia i miei piedi
hanno calpestato sotto
l'implacabile sole

con il respiro mozzato
dal vento del deserto.

Grida, c'è chi cade
e più non si rialza
la strada e lunga
ma tornare non si può.

E ora su questa fragile barca
in preda alle onde
verso l'ultimo approdo
la terra forse promessa

una speranza di vita
ma ovunque andrò
sazierò la mia fame.

Il mio cuore, che ora piange,
con me non ho portato.

Là è infatti rimasto,
nella vecchia capanna,
nei tramonti infuocati,
nei meriggi riarsi,

nelle albe livide,
nello sciabordio dell'acqua fangosa,
nell'ululato alla luna
di un solitario sciacallo.

Da La pietà
 

Memoria di primavera
Or che vecchio sono
e attendo che la luce si
spenga nel buio di una notte
che mai per me finirà,

nel tempo che resta
vivo di ricordi e nulla più.
Così seguo le stagioni
e a ognuna la rivedo nel passato

Infatti, se ora è primavera,
la nuova luce mi mostra
quella che questa stagione è stata
nella mia lontana gioventù.

Assaporo il tepore,
aspiro i profumi dei primi fiori,
mi batte forte il cuore
nella memoria del primo amore.

E' stato tanto tempo fa, ma mai
l'ho scordato e ancor oggi
rivedo le bionde trecce
e il glauco degli occhi.

Ormai lei non c'è più,
forse è partita con la notte
ma questa luce la rischiara
perché lei non se n'è andata

non ha passato come dicono
lo Stige, non è dispersa nell'Ade,
per me lei c'è ancora e vive
vive nel mio cuore.

Da Canti celtici
 

A un amico che se ne va
Prima che il fuoco venga
acceso sotto la pira
e che il nostro buon amico
così liberi l'anima dal corpo

un ultimo saluto ci è doveroso
perché fra tanti che noi siamo
fu l'unico amico sincero,
l'uomo che senza bere vino

diceva quel che veramente
pensava, fra un cenno al cielo
se di giorno, alle stelle se di sera,
credeva tanto in quel che affermava

e quando avvertì il fiato grosso
le gambe che rapide cedevano
ci volle intorno per un ultimo saluto
il commiato di un uomo buono

quale era sempre stato, anche
nel momento del trapasso con la luce
che lenta si spegneva e lo sguardo
che poco a poco si perdeva.

Or ti salutiamo, bruci il tuo corpo,
voli il tuo spirito, raggiunga
i bianchi cirri che ornano il cielo

vai, vai leggero, fermo nel ricordo
di chi ora ti accompagna con una preghiera,
l'augurio per una vita che sia veramente infinita.

Da Canti celtici
 

Il piacere di scrivere
Chiamatela egoismo
- ma non lo è -
la gioia che provo
a scrivere solo per me.
E' una porta che
si spalanca sul mio cuore,
che mi fa vedere
quel che c'è in me,
è un piacere racchiuso
nelle parentesi
di una vita senza clamore
e se mi sembra di sognare
colgo fra le note
della sinfonia della vita
quell'estasi che mi commuove,
quella serenità che mi porta
ad affrontare le tempeste
con il sorriso sulle labbra,
la consapevolezza che
tutto passa e che quel che resta
è solo quanto
è uscito dal mio cuore.

Da Lungo il cammino
 

Memorie
Un giorno, guardando il cielo,
tra i cirri in corsa fra di loro,
m'è parso di rivedere altri giorni
di tanto troppo tempo fa.

Memorie che riaffiorano
quando meno le aspetti
s'impongono alla tua mente
ti costringono a rivivere

ore che vorresti dimenticare
ti segnano nell'animo con altre
che ti sforzi di ricordare,
non pensieri cupi non dolori antichi,

ma il sapore di un bacio
l'incontro di due labbra frementi,
due corpi abbracciati, due cuori
dai battiti accelerati, due vite in una.

E se pur ti sovviene questa memoria
se anche ti sembra di avvertire
che il tuo cuore impazzisce
che le mani fremono nello stringere

l'aria davanti a te, si leva non trattenuto
un singhiozzo, le lacrime scendono
senza freno, la gioia diventa anche dolore
nel ricordo di ciò che è stato e mai più sarà.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Musica e fantasia
Una cascata di note rimbalza
da picco a picco da bosco a bosco
e si spezza in mille rivoli di suoni,
melodie e acuti

sparati nell'azzurro a
incontrare bianche nubi
a trasformarsi in voci di campane
a correr per monti e per valli,

poi un lontano tamburo
annuncia il brontolio del temporale
e subito comincia lo scroscio dell'acqua,
un tintinnio di mille suoni sui tetti,

un rimbalzo di note
che corrono da un comignolo all'altro
che gorgogliano nelle grondaie arrochite,

poi d'improvviso l'aria si ferma

torna il sole
già lontano e splendente
l'arcobaleno zittisce il temporale,

i suoni sempre più radi
poco a poco si spengono
e il concerto è chiuso dal sordo tac
dell'ultima goccia.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Il risveglio dei sensi
Sonnecchio in poltrona
stanco del peso degli anni
quand'ecco un raggio di sole
d'improvviso si stampa sul mio viso.

Lascio gli occhi chiusi, ma vedo
giorni lontani, accenni di primavera
di un tempo che non rammentavo,
assaporo profumi dimenticati,

quello del latte la mattina a colazione,
l'aroma acre e pieno del caffè
che brontola nella moka sul fuoco
mentre l'aria ancora fresca

s'affaccia alla finestra, mi chiama
a osservare un cielo non più grigio
ma di un blu profondo in cui mi perdo
come un naufrago che annega nel mare.

M'accorgo di sorridere, mentre rinasce
in me un desiderio di vita che credevo
assopito e allora mi alzo fra un crepitio
di giunture e un dolorino all'anca,

là mia moglie sta sferruzzando,
m'avvicino lento perché più veloce
non mi è possibile e con la mano
che accarezza il suo viso

le porto quel magico raggio di sole,
quell'etereo messaggero d'amore.
 

Sognavamo la primavera
Ero bimbo, con la tettarella
stretta ancora fra le labbra,
con te giocavo ogni giorno,
nell'inverno freddo senza sole

avevamo sognato la primavera
le corse ai giardini in fiore
le piccole lotte senza affanni
a rotolarci nella ghiaia.

E venne la primavera,
il dolce tepore del sole,
i fiori che timidi s'affacciavano
e allora chiesi di te

che da alcuni giorni eri assente,
né sapevo dove fossi, sembravi
sparito, eppure vicini abitavamo.
La mamma mi disse che ti eri

addormentato, ma non aggiunse
che non ti eri più svegliato.
Fu così che ti vidi, immerso
in un sonno profondo.

Gridai il tuo nome, inutilmente.
Cominciai a capire e in quella
primavera entrai nel mondo,
scoprii che cos'era il dolore.

Da Lungo il cammino
 

Le nostre parole
A volte incerte, altre più sicure,
sgorgano dal petto e fuggono via,
le parole sono animali in gabbia
che cercano una loro strada.

Urlate, sussurrate sono lo specchio
di quel che dentro abbiamo
possono far accendere d'amore
possono a volte portare dolore.

In ogni caso le parole che escono
dal cuore e volteggiano nell'aria
o si fissano su un foglio non sono
più nostre, sono di chi le prende con sé

e magari scendono fino al suo cuore.
Questa è la bellezza delle parole
un concerto di suoni una sinfonia di emozioni
sono vita le parole.

Da Lungo il cammino
 

L'onda
Ansante, stremata, arriva,
tanto ha viaggiato da
dove è nata, s'infrange
l'onda
in una vita che è già finita
su un'umida rena fra morte
conchiglie.
Non una lacrima, non una voce,
solo il monotono suono della risacca
che si perde nel vento.

Da La pietà
 

Dove cercare
Fra queste cime lungo queste valli
in riva ai limpidi torrenti
all'ombra riposante di un bosco
nei cirri che dominano i cieli

ti cerco

nell'erba che cresce silenziosa
nelle farfalle che si posano sui fiori
nel nitrito di un cavallo che galoppa
nel gracidio dei ranocchi dello stagno

ti cerco

nei miei sogni di ogni notte
nello specchio in cui mi rifletto
in chi per strada mi tende la mano
nella paura di un bimbo sotto le bombe

ti cerco

Tu sei ovunque, anche in un sasso,
ma mai ti vedo, mai ti avverto,
guardo ovunque e non ti trovo
in ogni dove va la mia ricerca

ma tutto è vano tutto è inutile
anche il cielo tace e non m'aiuta
poi, di colpo, guardo dentro me
e sei lì, nascosto nell'anima,

sei la carezza di un momento di dolore,
sei un pugno se ho uno scatto d'ira,
sei la mia gioia di essere in questo mondo,
sei la mia fede a vincere ogni dubbio.

Da Sensazioni ed emozioni
 

La brezza al tramonto
Dolce è un filo di brezza
dopo un'assolata giornata
un ristoro imprevisto
che lieve accarezza

e a cui è piacevole
lasciarsi andare, senza
che a niente si debba pensare.
Soli al tramonto baciati

da un refolo che chissà
da dove proviene, ma che forse
cala dalle verdi colline
porta con sé storie di antichi castelli

e pare di udire canti di menestrelli,
voci lontane perse nel tempo
che ora riaffiorano e scendono
nel cuore a lenire ogni tormento.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Sogno d'inverno
Allo spirare della tramontana
fu dolce raccogliersi intorno
al fuoco e nella poca luce,
nel buio chiazzato dalle fiamme,

mi assalì un languore, un senso
di pace che Morfeo sussurrava
e così le mie orecchie ascoltarono
una nenia d'un coro a bocche chiuse.

Fu allora che calarono le palpebre
ed entrai in un mondo diverso.
Su un carro d'argento un vecchio
di gelo vestito correva per la landa deserta,

incitava due cavalli di neve
che volavano sul bosco di larici,
arrivava al villaggio e a ogni capanna
bussava, ma nessuno gli apriva.

Solo io mi affacciai sulla soglia
e lui mi disse "Vieni, è l'ora."
E mi prese sul carro, volammo di nuovo
sulla pianura ghiacciata, salimmo sempre

più in alto fino a toccar le nubi,
poi precipitammo verso terra e planando
arrivammo al villaggio, davanti a casa.
"Rientra, dai un saluto, l'ultimo."

Fu allora che mi svegliai, il fuoco crepitava,
mia moglie accanto a me sognava,
i bimbi dormivano beati, mi prese una gioia
di vivere quale mai per me era stata.

Allungai una mano, le carezzai il viso,
la strinsi a me, fummo un unico fiato.

Bussarono alla porta, esitai ad aprire,
nel buio della notte un vecchio vestito di gelo

su un carro d'argento con due cavalli di neve
era là silenzioso che m'attendeva.

Da Canti celtici
 

Al tramonto
La luce che lenta s'abbassa
l'aria che sembra fermarsi
una musica struggente
sorge dal cuore

quasi non respiri
guardi e ascolti
vorresti abbracciare il mondo
vorresti toccare quell'astro

che sta cedendo il posto
alla luna che già diafana
s'affaccia in cielo
e un lungo sospiro

a stento trattenuto
sfugge da te con la gioia
che ti entra dentro
e fa rintoccare lieve il cuore.

Da Sensazioni ed emozioni
 

San Martino, un tempo (*)
Tre sedie sgangherate,
una tavola tarlata e traballante,
la rete del letto allentata,
il materasso di foglie di pannocchie,
un paiolo di rame per la polenta,
un vaso da notte smaltato e sbrecciato,
tutto su un carretto
spesso spinto a mano.

A San Martino questo era il trasloco
per tanti contadini con figli, mogli
e nonni al seguito.

Gli abiti quelli addosso, le scarpe,
se c'erano, più volte risuolate,
meglio gli zoccoli di legno consumato.
Da una miseria a un'altra miseria
a volte sotto un pallido sole
più spesso bagnati dalla pioggia.

Quando? Tanti anni fa che non c'è
più nessuno a ricordarlo.
Altri tempi, altre povertà,
ma allora, come oggi,
una condanna pesa dalla nascita
sulle spalle di chi ha lanciato
il primo vagito nel buio di una stalla
o fra le quattro mura di una casa proletaria.

(*) A San Martino, l'11 di novembre, avveniva l'esodo dei contadini, in quanto era il giorno di inizio e di fine del contratto annuale di lavoro.

Da La pietà
 

La lettera d'amore
Una vecchia cassapanca
in soffitta, un giorno di
pioggia, la noia che spinge
a curiosare, a metter le mani

su cose antiche ed ecco allora
fra abiti fuori moda e cappelli
sgualciti un pacco di buste
azzurrine strette da un nastrino

ormai incolore che subito strappo.
Nessun destinatario, ma dentro
ci sono fogli che tremante apro
forse scoprirò un lontano segreto

Amore mio, sono in navigazione
verso l'Africa, verso la guerra,
ti penso sempre e ovunque ti vedo,
nelle albe radiose sul mare,

nei tramonti che fanno sognare,
indovino il tuo viso nelle onde spumose,
m'illudo che il vento mi porti la tua voce,
di notte ti sento a me vicina.


E poi la grafia diventa incerta, non capisco,
un po' l'inchiostro s'è perso,
forse lacrime sono scivolate sulla carta
c'è infatti una sbavatura prima di un saluto

un ti amo più volte ripetuto che stringe
il cuore perché ho capito chi scrive.
Lui partì per la guerra e mai più tornò.
Il dolore può fare anche impazzire

e lei che l'attese invano immaginò
un'ultima lettera, il commiato
di chi si è tanto amato,
un estremo saluto

solo così arrivato.

Da La pietà
 

Le colline moreniche
Di ritorno da un lago
di frenetica vitalità
s'aprono allo sguardo
dolci colline dai contorni
lievi e appena sfumati.

La strada sale, s'inerpica
fra pampini rosseggianti
si snoda su questi bassi rilievi
serpeggia lenta e silenziosa
invita a non correre

ma ad andare adagio
a osservare le file di cipressi
che risalgono l'erta
ad ammirare lungo i declivi
il rosso e il giallo autunnali.

Si respira un'aria buona
il profumo d'un tempo passato
che qui pare tornato
un palcoscenico su cui al meglio
poter recitare la commedia della vita.

Da Sensazioni ed emozioni
 

La schiuma dei giorni
Scivola l'onda
sulla schiuma dei giorni,
arranco con fatica
sul crinale di un tempo
che veloce fugge via.

Da Poesie brevi
 

La goccia di pioggia
Passato è il temporale
un acquazzone e nulla più
già l'asfalto s'asciuga
ma su una foglia d'ortensia
una goccia perlata resiste.

M'avvicino e l'osservo
mi vedo in quello specchio
tremulo che piano scivola giù.

Scorgo giorni lontani,
visi ridenti, bimbi che corrono
nel verde di prati
in riva a ruscelli.

Mi si stringe il cuore
è tutta una vita che scorre
soffusa e veloce.

E' tutto il mio mondo
è quello che è stato
che commosso rivedo
un film che accelera

oppure che rallenta
su volti cari di chi non c'è più
e quando la commozione

sta per sciogliersi in lacrime
la goccia di pioggia scivola via
cade ai piedi del gambo
tutto sparisce d'incanto.

Forse ho solo immaginato
magari è stato un sogno
che il sole ora riapparso
ha fatto tornare nell'ombra

di un tempo che è stato
un ricordo non programmato
scaturito dal niente
da una effimera goccia lucente.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Il muretto
Pietre battute dal vento
un muretto sbrecciato
corroso dai secoli
testimone di tempi passati

quando dame e cavalieri
lì dietro giacevano nell'estasi
di un amore fugace
con solo il giaciglio delle vesti levate.

Oppure barriera a difesa
di uomini d'arme lì appostati
per tendere una trappola
al nemico di turno.

Ora solo un monumento
di ricordi che la fantasia propone
in rapida successione
dall'amplesso alla tragica morte.

E nel vento della brughiera
a gemiti di piacere s'accompagnano
disperati lamenti
a parole d'amore si sovrappongono
gemiti di dolore.

Quadri solo immaginati
o forse anche accaduti,
tracce di esistenze,
esperienze ed emozioni sul palco
della vita custodite da pietre vetuste.

Da La pietà
 

Finalmente la pioggia
Aria ferma, caldo soffocante,
è la torrida estate dai fiumi in secca,
dei laghi in sofferenza,
delle notti di veglia in attesa dell'alba.

Ma ecco d'un tratto risuona lontano
un cupo rumore, un rombo che stona.
Sarà, o male ho udito intontito dal caldo?
E invece eccone un altro, ancora
distante, ma che s'avvicina.

La gente guarda il cielo a occidente
che di colpo si è oscurato, mentre s'alza
un vento sempre più impetuoso,
sì, è il temporale, tanto sognato,
il refrigerio in cui tutti speriamo.

Un lampo, due lampi, ormai è tutto
un rimbombo, sembra una battaglia
fra nuvole opposte, cirri spumeggianti,
nembi gravidi d'acqua che d'improvviso
prende a scrosciare sempre più fitta.

Rigagnoli che scorrono, che presto
diventano torrenti, le strade s'allagano,
ormai è proprio un diluvio, un muro d'acqua
con la temperatura che scende, con la calura
che per la prima volta si arrende.

Poi a occidente tutto schiarisce e presto
il cielo sgocciola lento, le nubi s'aprono
su un ponte iridescente, sospeso nel cielo.
Nell'erba ritornata verde risuona il canto
dei ranocchi, perle lucenti stanno in
equilibrio sugli steli, il sole di nuovo trionfa.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Verrà l'alba
Verrà l'alba a cacciare i miei sogni
mi priverà a volte di nuove speranze
altre mi toglierà gli incubi
che hanno popolato la mia notte.

Attesa lunga quando non dormi
e tutto incombe su di te
nessun pensiero che ti riposi
solo angosce che s'affollano intorno.

E invece, se beatamente vedi
un radioso domani, ci pensa
l'aurora a riportarti in terra
a prepararti deluso al nuovo giorno.

Fra tanti sogni e incubi uno solo
spererei: il buio che si squarcia
a indicare una strada una meta
da inseguire perché tutto sia possibile

affinché in questa vita ci sia abbastanza
spazio per crescere ancora,
perché la speranza non sia una chimera
e in cielo volino solo colombe bianche.

Da La pietà
 

L'invasione
Venivano da Nord
a schiere scendevano la valle
l'erba calpestata
la nostra terra profanata
guerrieri dalle barbe irsute
le spade roteanti nell'aria.
Addio a giorni di pace
addio a sogni a occhi aperti
coricati di schiena a guardare il cielo
e a indovinare il destino con le nubi.
Di colpo siamo tutti invecchiati
strappati ai giorni lenti
alle calde alcove
siamo precipitati nelle tenebre
chi con una freccia nella schiena
chi con il capo mozzato da una spada.
Siamo stati privati del domani
siamo stati relegati nell'oblio
di un popolo sconfitto e distrutto
Niente più albe da ammirare
niente più tramonti da sognare
solo ormai il buio di una notte
senza tempo.
Siamo stati e mai più saremo.

Da Canti celtici
 

Questa è l'estate
Ecco il sole impietoso
e scende l'inferno in terra,
è l'estate dall'intensa calura

che porta ovunque l'arsura
che secca i rii e le pozze
che rende insonni le notti
che tutto appiattisce

con una luce abbacinante
che impietosa offusca la vista
e che fa invocare il buio
di una sera seppur riarsa.

In estate tutto è in eccesso
la vita rallenta e la fatica
di ogni giorno si accresce
con negli occhi la speranza

di un temporale, di un sollievo
che quando arriva ha vento
che sferza, pioggia che scroscia
e grandine che toglie il respiro.

E' solo dopo il ferragosto
che compare una tregua
una brezza sincera a ristorare
corpo e anima stremati dal caldo.

Poi altri giorni, ancora d'estate,
ma la calura scema, le velature
al mattino annunciano che
la stagione è prossima alla fine.

E i primi stormi che compaiono
in cielo e che volano verso sud
sono il biglietto da visita
dell'autunno che arriva.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Il sogno di un'estate
                                    A Erika
Quell'anno è ormai lontano
un'immagine confusa
che ogni tanto riappare
un'estate in montagna
di tanti anni fa quando
ancora ero un giovane
che veloce correva alla vita
e lei era un sogno nato all'improvviso
il più bel fiore di un prato
che riluceva al sole ardito.
Era freschezza, giovinezza
spensierata in quegli occhi cerulei
nella risata argentina
che apriva uno scrigno
di gioia per la vita.
Ah quanto ho amato
quel suo sorriso limpido
quella voce che avrei voluto
rinserrare nelle orecchie.
Era un fiore che richiamava
api ansiose di suggere il suo
polline, di bere alla sua corolla.
Se ne andò alla fine dell'estate
promise di tornare
ma non tornò.
Seppi solo dopo alcuni anni
che la morte la colse all'improvviso
ancora nello splendore
della sua giovane età.
Ed è ogni tanto, specie ora
che son vecchio, che ritorna
il sogno di un'estate
e mi illudo che quando
anch'io varcherò la porta
nell'affacciarmi sui Campi Elisi
ritroverò fra tanti fiori belli
quell'unico
che non sapevo
di aver rinchiuso nel mio cuore.

Da Un paese tra i monti
 

Dallo spazio profondo
Eco di mondi lontani
pulsazioni di stelle
forse già spente
aria di un futuro
che là è ormai passato.
Dallo spazio profondo
s'ode un respiro
una vibrazione che accende
speranze che fa sognare.
Forse soli non siamo
altrove, non si sa dove,
c'è vita altra gente
che sogna che spera
in un incontro interstellare,
in un abbraccio di onde magnetiche,
in soffi di vita che un Dio
lontano e pur vicino dirige
nel sublime concerto dell'infinito.

Da Lungo il cammino
 

Parole nel vento
Oggi spira forte il vento
solleva polvere da terra
fischia fra le foglie dell'acero

e a tratti come un lupo ulula
ma ogni tanto si riposa
e allora è una gradevole brezza

una dolce lieve sfumata carezza
che sussurra all'orecchio parole.
Parla di terre lontane da cui è

affannosamente venuto
di deserti di sabbia infuocata
di savane brulicanti di vita

ma anche di sogni di gente
sconosciuta, di giovani donne
di ragazzi frementi di vita

Sono speranze che nasca
un amore, sono desideri
di una vita che diventi migliore.

Chiedono poco, che nulla costa,
una mano tesa per stringerne un'altra
un'esistenza per tutti senza clamore

un lavoro onesto la dignità di esseri umani
chiedono solo
                                  un mondo d'amore.

Da Lungo il cammino
 

Sulla riva del fiume
Seduto sulla riva
le gambe a penzoloni
guardo l'acqua scorrere
silenziosa e lenta.
Il mio viso, un'immagine
che si spezza e ricompone,
si specchia in quel fluido
come le nubi di un cielo
che corrono nel vento
di una primavera abbozzata.
Lenti voli di aironi
si stagliano laggiù
dove il sole si appresta
a tramontare dove c'è
un altro mondo che l'attende.
Due libellule innamorate
si rincorrono mentre
s'alzano torme di moscerini;
s'allungano le ombre
nel rosso della fine di un giorno.
Altri rossi di fuochi e di fiamme
bagliori di scontri mortali
corrono a oriente fra scoppi
e rimbombi che qui non arrivano
ma sono ben impressi nella mia mente.
Qua altri rumori nell'incipiente sera
concerti che la natura offre a
chi sa ascoltare ed è così che
un gracidio di rane è una
dolce sinfonia che fuga
gli strepiti di una guerra
che sembra lontana
ma che lacera il cuore.

Da La pietà
 

Il vecchio mulino
Nel tempo tutto passa
e ben poco resta tanto da
non capire a cosa servissero
quelle quattro mura ora
ricoperte dall'edera.
Eppure, se ben si guarda,
si può anche indovinare
che quello tanti anni fa
era un mulino e allora
pare di udire il cigolio
della ruota che ora non
c'è più, sembra di vedere
uomini che scaricano
sacchi di grano
e altri che ne caricano
pieni di farina.
L'acqua correva nella roggia
quell'acqua ora che è un
rigagnolo infestato
da voraci zanzare.
Tutto è silenzio
in quella contrada
restano ruderi
muri scrostati
pietre sbrecciate
forse anche un fantasma
che nelle notti senza luna
bianco di farina
piange un tempo che è stato.

Da Il mio paese
 

Le cascate Nardis
Scende dal cielo
un rombo possente
che sembra venire
dalla profondità dell'infinito.

Millenni di incessante
cadere di quest'acqua ancora pura
uno spettacolo
che sgomenta e stupisce.

Sgomenta perché la natura
ha una forza che noi non
possediamo e che mai avremo
stupisce perché incanta.

In questa valle dove il tempo
sembra essersi fermato
in cui si respira la brezza
dell'universo e di altri mondi

queste due colonne d'acqua
stanno a testimoniare
come effimera sia la nostra
piccola esistenza e come invece

la natura, che ci illudiamo
di sovrastare, indifferente
ai nostri miseri sforzi,
non abbia un tempo per vivere

e un tempo per morire.
Lei è là, c'è sempre stata
e sempre sarà, mai distrutta dall'uomo,
sempre e solo trasformata.

Da Un paese tra i monti


Rintocchi di campane
Rintocchi di campane
onde sonore che
s'accompagnano
ai battiti del cuore.

Di valle in valle
di cima in cima
s'inseguono i rintocchi
si fiondano ovunque

s'abbracciano
nella purezza dei cieli
sono un dolce messaggio
una promessa di immenso amore

Batte forte ora il cuore
bussa alle porte dell'anima
che s'aprono lievi
all'infinita beatitudine

di un mondo che
quella musica unisce
di spazi senza confini
di un tempo che mai finisce.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Dopo la battaglia
Ora è silenzio, dopo tanto clangore,
case sventrate, muri sbrecciati,
finestre divelte come orbite vuote
di un insepolto che sembra cercar la luce.

Lì vivevano tante famiglie, mamme, papà
e bambini chiassosi, lì si leggeva, si mangiava,
si dormiva, si faceva l'amore e anche
si sognava un mondo migliore oggi

ancor più lontano mentre da un tubo divelto
scende un filo d'acqua le lacrime di una città
che non c'è più, di strade un tempo affollate
e invece adesso ingombre di macerie.

Un cavo penzola da un lampione, un tram
è accartocciato su se stesso, nel parco
solo alberi caduti, niente è rimasto in piedi.
Passato è il furore, il delirio di sangue,

che tutto ha strappato, che ogni cosa ha
distrutto, che tante vite ha privato.
Resta solo il silenzio di un mondo ormai morto
ma aggrappati ai quei muri avvinghiati ai tralicci

ci sono ancora i sogni, quelli dei giochi di un bimbo,
quelli di un bacio bramato da due innamorati,
il pensiero di una mamma che culla il suo bambino,
sono lì sospesi in attesa di un ritorno

sono la speranza di un'alba di pace.

Da La pietà
 

La voglia di vivere
Il pettirosso sporge
il capino dal nido
il vecchio rospo
mi guarda sornione

In cielo è tutto un volo
d'uccelli che s'inseguono,
volteggiano, si gettano
in picchiata fra mille richiami

I crochi s'affacciano curiosi
cercano di afferrare
il primo sole, di godere
del suo tepore.

Chiudo gli occhi
mi sembra di abbracciare
questo mondo e gli altri lontani
c'è una musica in me

che non ho mai udito
che vibra e porta suoni
di terre lontane
profumi di zagare

aromi di caffè di prima mattina
un cornetto alla crema
una mano che mi sfiora
una carezza sul viso

e allora esplode
incontenibile
senza che ci siano freni
la voglia di vivere.
 

Il silenzio del bosco
Certo, qualcosa rammento,
il tuono dell'acqua
che precipitava nella cascata
il frinire senza sosta delle cicale.

Sono suoni che mi par di udire
ma in effetti nulla sento
se non il ricordo di un qualcosa
che mi ha colpito.

Sono sicuro invece, anche se ora
vado in un bosco diverso, di risentire
quel non suono quel silenzio
che sa d'attesa, di un riposo della natura

a cui assorto mi lasciavo andare
tanto da non udire nemmeno il mio
affannato respiro mentre salivo su per l'erta.

Era solo quando mi fermavo che il tempo
pareva scandito dai battiti del cuore
un toc sommesso, un ritmo lento
che ora per altre ragioni sento.

Da Un paese tra i monti
 

La fine dell'inverno
S'aprono i cieli
come un sipario
lasciano la scena
al primattore
a un sole ancora
stenterello
ma che ha voglia
di crescere di prendere
possesso di quel trono
che la regina d'inverno
sta per lasciare.

E nel ghiaccio che
mesto si scioglie
si specchiano le ultime nubi
malinconiche testimoni
della fine dell'inverno.

Un timido croco
s'affaccia alla vita
l'aria si riempie di voli
gracidano le rane nello stagno.

Già s'ode lontano il nitrito
dei cavalli che tirano la carrozza
della primavera, puntuale, come sempre.
Un breve cenno, un frettoloso saluto
all'inverno che lascia e poi solo
canti d'uccelli in una natura
che con gioia si risveglia.

Niente più gelo niente più buio
il volo della rondine annuncia
al mondo la fine dell'inverno.

Da Lungo il cammino

Riflessi di luce
Gioca il sole con l'acqua
riflessi d'oro che si spezzano
in superficie fra il fruscio
lieve dei canneti animati
da una tenue brezza.
Voli di placidi aironi
solcano il cielo appena
macchiato da candidi cirri.
Il tarabusino scivola quasi
sull'acqua alla ricerca
del cibo di ogni giorno.
Nugoli di moscerini ondeggiano
fra le canne mentre nell'aria
si diffonde un concerto di rane.
Un raggio di sole gioca con le
foglie di un pioppo
nell'umile solennità della natura.

Da Sensazioni ed emozioni

Intermezzo
Ci sono tanti motivi per ricordare
per rivedere con la mente quei posti
per ritornare a sognare a occhi aperti
per un pensiero a chi non c'è più.

Un posto che hai rinchiuso nel cuore
che mai si cancella fino all'ultimo battito
cari volti che appaiono in successione
e ogni volta è forte l'emozione

C'era un paese tra i monti tanto tempo fa
verde era la valle, bianchi i ghiacciai,
rosa le Dolomiti all'ora del tramonto.
Come una nebbia lontana che lenta

s'alza con il sole rivedo tre case
e una chiesa, dei camini che fumano
nuvole basse che incappucciano le cime
scorgo una figura che seduta su un masso

si guarda all'intorno e si stupisce
s'emoziona per quei paesaggi che incantano
metto a fuoco l'immagine è il volto di un giovane
poco a poco si delineano i contorni

e due lacrime mi bagnano le gote
scendono senza che possa fermarle
lo riconosco l'emozione cresce
sono io che alzo una mano

mi volto i miei occhi incrociano il suo sguardo
sono io da giovane
quello di un paese tra i monti
che non c'è più se non nel mio cuore.

Da Un paese tra i monti

Due note, una canzone
Due note, una canzone,
e il cuore si mette a galoppare.
Riemerge forte il ricordo
un ballo stretti stretti.

Tanti, troppi anni fa,
quando l'esser giovani
era di certo un privilegio
quando si sognava

di portare in mano il mondo.
Tutto sembrava possibile,
nulla doveva essere vietato
e anche la felicità era dietro l'angolo.

Risento la canzone rivedo
due che ballano stretti,
mi pare di udire le mie parole.
Ti ho sussurrato il mio amore

Ma tu tacevi e allora l'ho gridato.
Qualcuno s'è voltato,
la tua stretta si è allentata,
la felicità è volata via.

Non ti ho più rivista,
né ti ho cercata, inutile era
scavare nel dolore
ma restava l'amore

prima sanguinante
poi poco a poco un segno nel cuore
e infine la cura dell'oblio.

Due note, una canzone,
un ricordo che riemerge
un volto che incerto rivedo

l'amore lascia ferite nel cuore.

Lontane armonie
Le porta forse il vento?
Lontani sussurri di note
che nel cuore io sento.

Mi sembrano voci
un coro a bocche chiuse
oppure echi di violini

Risuonano in me
quando alzo gli occhi
e aspiro il profumo d'eternità

Sembrano lontane
queste serene armonie
ma sono tutte dentro di me.

Da Sensazioni ed emozioni

Desiderio di libertà
In questi giorni crudeli
chiuso in casa per sfuggire
alle rapaci grinfie del virus
la mia mente corre solo là

cerca di evadere dalle quattro mura
in fondo desidera un po' di libertà
di camminare ancora con le
poche forze sugli impervi sentieri

di bagnar le mani nell'acqua
diaccia e trasparente del torrente
di lasciarmi andare alla dolce
ed esile brezza di una sera fra i monti.

Rivedo così il mio passato e mi sembra
forse più bello di quel che è stato
ma non importa, tutto si può,
pur di andare oltre la porta

di scacciare il timore del male
che incombe
la rassegnazione di chi sa che
il tempo è ormai passato

e che vivere alla giornata
a questa età è morire lentamente
dentro ancor più che fuori,
e allora meglio è senz'altro sognare.

La ricerca
Ci sono giorni che mi sento
piccolo, un microbo e nulla più

Ci sono giorni che invano
cerco di sentire il respiro dell'Universo

Altri giorni mi risvegliano
albe radiose ed è allora che sogno
e sento un desiderio senza freni

la bramosia di alzarmi da questa polvere
di salire sempre più in alto
oltre le nubi oltre gli altri pianeti

una freccia di luce che lascia
l'oscurità degli anni bui del silenzio
e che si fionda a cercare il Dio dell'universo.

Dove sei? Dammi una voce,
regalami un paterno sorriso,
sii luce infinita per la mia piccola luce.

Da La pietà

La cima Tosa
Là, ove si perde lo sguardo,
dove si incontrano terra e cielo,
dove l'orecchio attento
ode, se pur ancor lontano,
il respiro generatore di Dio,
avrei voluto poter arrivare.

Lontano da ogni cosa,
sopra a ogni umano pensiero,
mi sarei ben visto assiso
su una rocciosa cima,
intrepido e umile al
tempo stesso, minuscola
entità di materia vivente.

E immaginavo che la cima
fosse la possente Tosa
quella che nelle rifrazioni
del tramonto più s'arrossava
quasi intimidita dal mio desiderio.

Sostavo fino alle prime ombre
di una sera che all'improvviso arrivava,
guardavo spegnersi la luce e la Tosa
da rossa divenire viola e poi
un tutt'uno con il buio pesto
fino a quando s'affacciava la luna
e accendeva il cielo di una tremula luce.

Indi una a una s'illuminavano le stelle
e uno sfondo maestoso coronava
quel massiccio immobile
tanto vicino che pareva di toccar con mano
tanto lontano nella mia impossibilità
con le mie forze di arrivarvi fino in cima.

Restava un abbraccio immaginato
un'illusoria stretta al cuore
per percepire un respiro che solo io
credevo di avvertire, un suono di una
sola nota che veniva da spazi siderali
da una bocca tanto possente
quanto inimmaginabile quale quella di Dio.

Nebbia al mattino
Fino a pochi giorni fa
non era che un velo
un tulle perlato che
filtrava la luce dell'alba.

Oggi invece il sole,
che pure c'è,
ancor non si vede
coperto da un feltro

che spegne i colori
e gela di malinconia
l'inizio di un giorno
ancor più d'autunno.

E' allora che t'accorgi
di foglie che affondano
nel fango vittime di
una morta stagione

che t'invita a pensare
a rimembrare il tempo passato
a scorrere con l'indice
il calendario di tutta una vita

in cui le stagioni si rincorrono
mai uguali, ma sempre a scandire
gli anni che fuggono dalle tue mani
e che non puoi più riafferrare.

Da Lungo il cammino

La vecchiaia
Turpe vecchiaia
che non è solo capelli grigi,
vene in risalto, rughe che segnano il viso,
quelli sono solo segni per gli altri

che lungo la strada ti cedono il passo
perché si sa che i vecchi sono incerti
il loro cammino non è mai spedito
né sicuro con le gambe a volte strascicate.

No, quelli sono i segni del corpo,
ma c'è ben altro e assai peggiore
con la memoria sempre più labile
i nomi che si scordano

è il timore che ti coglie al minimo dolore
sei una candela dalla fiamma
tremula e dalla cera che segna
i giorni trascorsi che sono tanti.

Ma quel che fa più paura
sono gli interessi che calano
ogni giorno come se non restasse
altro tempo se non l'attesa

di quell'ultimo passo,
sempre obliato in passato,
ma che alle ombre del crepuscolo
riaffiora negli ultimi strali di luce.

Da La pietà
 

Di cima in cima
Come non guardare
l'azzurro di un cielo
picchiettato qua e là
da candidi ciuffetti
che il vento porta in giro?
O osservare la terra
su cui poggi i piedi
e poi con lo sguardo
risalire oltre la testa
indugiare sul verde
scuro del bosco
che risale la montagna?
E infine, è d'obbligo,
correre con gli occhi
di cima in cima
immaginare di essere
là come uno stambecco
a saltare fra le rocce
ad abbeverarsi alla fredda
pozza alla base di una
fragorosa cascata.
Il mondo sembra diverso
lontano è il rumore del progresso
e mentre il cuore prende a palpitare
l'aria diaccia che scende dalle vette
ristora il corpo
ma soprattutto
                     l'anima.

Da Un paese tra i monti


Sogni lontani
                                   
a chi per vivere è costretto a lasciare il proprio paese
Là dove l'onda avanza
e poi si ritrae
lasciando sulla sabbia bagnata
sogni lanciati da lidi lontani

qui approdati in cerca
di mani accoglienti
di cuori aperti ad altri,
di anime impavide,

la terra pare unirsi al cielo
su un ponte gettato fra due sponde
lontano da tempeste e da marosi
un sogno esso stesso

proteso a traghettare
scintille di speranza
a rischiarare cieli bui
a colorare di rosa ogni cosa.

Da La pietà

Il pensiero
Nasce all'improvviso
informe ed evanescente
all'inizio, per poi
gradualmente prender forma.

E' un pensiero, qualcosa di mio,
a cui chissà quanti hanno
contribuito, frutto di letture
e di riflessioni, di insegnamenti,

pietruzze inconsapevoli
che lentamente formano
un mosaico, un'idea magari
di poco conto, ma senz'altro mia.

A volte finisce su un foglio,
più spesso in un magazzino
nascosto della mente,
ma nel caso sia ritenuto

un puro esercizio senza interesse
basta un soffio sulla mano
e impalpabile nella sua vacua
leggerezza vola per sempre via.

Da Sensazioni ed emozioni

Immagini sfocate
Dopo tanti anni
dopo tante assenze
sfuma il ricordo della gente
ma uno sforzo è necessario

nella vita non si deve dimenticare
per rispetto dei tanti che hai incontrato
ma anche perché tu stesso sei un ricordo
pur se credi di ignorarlo

ciò che abbiamo fatto
ciò che abbiamo detto
lascia sempre un segno
è una traccia che qualcuno ha conservato

è la prova che anche noi siam stati
non semplice pulviscolo di materia
ma spirito etereo che qualcuno ha colto
una memoria a volte non felice

più spesso sporadica ma che comunque
fa dire a chi si sovviene
"chissà se c'è ancora, chissà che farà"
forse un'illusione in chi arriva a una certa età
il desiderio assurdo di entrare nell'eternità.

Da Un paese tra i monti

La notte del solstizio
Chiari e scuri di nubi
nei riflessi della luna
un cielo silenzioso
che parla con una voce
che solo il cuore
può udire.

E' una notte di mistero
quella del solstizio d'estate
allorché gli spiriti erranti
si riuniscono nella piana
e danzano alla nuova stagione.

Il tremore della stelle
lancia strali di luce
a squarciare l'oscurità
e io sono là a occhi aperti
a cogliere l'arcano di millenni
che batte alle porte dell'eternità.

Chi siamo, da dove veniamo,
dove andiamo
tante domande e nessuna risposta
Trema il mio cuore
non è che la mia effimera luce

di un percorso che mi è
stato assegnato
quel che chiamiamo vita
e che è la commedia di un uomo
che il tempo poco a poco
porta via con sé.

Da La pietà

La Val Rendena
S'apriva dolce allo sguardo
pochi paesini appunti di mura
e di rugginose tegole a stemperare
con il rosso il verde dei prati

E in mezzo, ridente, il torrente
scorreva, ormai impigrito
dalla dolce pendenza
con pozze d'acqua quasi ferma

in cui dimoravano paciose trote
incaute vittime di qualche pescatore
che lungo le sponde cercava le sue prede
e alla fine il carniere mai vuoto restava.

E dolci balze che ogni tanto acceleravano
il suo flusso fra un turbinar di spuma
e un rombo rauco che annunciava il salto
acque che erano ancor vergini

prive delle sozzure del progresso
che ora ha sconvolto quei luoghi
di cui non resta che un ricordo
che è stretto nel mio cuore

e che ogni tanto risale alla mente.
Allora rivedo ciò che non è più:
una placida verdeggiante valle
ormai solo un sogno che il tempo sfuma.

Da Un paese tra i monti

I boschi incantati
Il bosco era per me un luogo fatato
un castello impenetrabile popolato
da ninfe e da fauni dove solo
la fantasia poteva entrare.

Mi attirava, ma mi metteva paura,
quel timore che solo un bimbo
può avere di fronte a una fitta
muraglia verde.

Poi, crescendo, ho imparato
a conoscere i boschi, ad ascoltare
e capire la loro voce portata
dal vento che li percorreva.

Assorto, concentrato, udivo
leggende dei tempi andati
di genti che lì abitavano
e che ormai da secoli più non c'erano.

Forse era solo fantasia,
ma quelle fronde ondeggianti
mi sembravano flussi di memoria
voci ormai mute che reclamavano

l'attenzione di uno che molto
dopo di loro era lì arrivato,
di un giovane della pianura
entrato nel magico mondo della natura.

Da Un paese tra i monti

L'età dell'innocenza
Di elfi e di gnomi
era popolato il mio bosco
di bambino che sul mondo
stupito s'affacciava.

Tanti alberi disposti
a formare un castello
popolato di eteree e
buffe figure, di piccoli esseri

che allegri mi tendevano
le mani per accogliermi
in quel mondo di fiaba
in cui tutto è delizioso.

Non c'erano streghe,
né orchi pronti a carpirmi,
quelli li avrei trovati
più tardi ogni giorno

trascorso da grande
nel mondo dei grandi
e Dio sa quante volte
avrei voluto tornare bambino.

Da La pietà

Ciliegi in fiore
E' ancor un pallido sole
ma l'aria sa di tepore
in questi primi giorni
di una primavera che
quasi timorosa ha bussato
alla porta del tempo
portando con sé i colori
di mille fiori e il cinguettio
di uccellini innamorati.
Finalmente gli alberi
si sono risvegliati
dal lungo sonno invernale
e i ciliegi in fiore
ricamano di rosa
i frutteti cantando così
il loro inno alla vita.

Da Sensazioni ed emozioni

Al soldato sconosciuto
Là sulla rupe, ove tanti riposano in eterno
c'è una lapide senza nome, ma solo un'iscrizione
lunga e assai sbiadita che sempre
è più difficile comprendere.

Ma io la leggo bene perché sempre
è stata impressa nel mio cuore:
"Non sappiamo chi tu sia, soldato
austriaco sconosciuto, ma l'aver trovato

quel che di te restava con la schiena
contro un albero e nelle mani
la fotografia di una donna con bambino
ci ha fatto sentire a te vicino."

Nel silenzio s'ode solo il vociare
del torrente che sotto la rupe scorre
e come sempre commosso vorrei
aggiungere due o tre parole:

"Riposa ora fra noi uomo che nel momento
dell'addio hai voluto tener stretto quel che
per te era più caro, ancor più caro di
quella vita che stava correndo via."

A questo punto è d'obbligo un mio
silenzio da aggiungere al silenzio
Si inumidiscono i miei occhi
e fra le lacrime sfuma un volto ignoto

solo immaginato un uomo che lì
si è dal mondo accomiatato senza odio
ma solo con l'amore per chi lontano
l'avrebbe ormai aspettato invano.

Ritornerò ancora in questo spazio angusto,
continuerò a leggere di uomini e di donne
che qui vissero e morirono, gente di un paese
tra i monti, a cui il mio cuore ormai appartiene.

Da Un paese tra i monti

Nelle pieghe di una storia
A ripensarci mi batte forte il cuore
perché lontano è il giorno che un
ranocchio che emetteva vagiti
s'affacciò su un mondo a lui sconosciuto.

Di tempo ne è passato, quell'esserino
è cresciuto, ha sgomitato fra i tanti
per avere un posto al sole, per ringraziare
chi l'aveva generato, quell'uomo e quella donna

che nello scorrere degli anni già si sono defilati
e che tanto ancora vorrei aver con me
ma è così che va... è così la storia,
di nascite di crescite, di un ultimo inverno e poi…

e poi di una partenza senza più ritorno
ma se le storie sembrano tutte uguali
nelle loro pieghe si celano gioie e dolori
speranze e amori sogni per lo più irrealizzati.

E nelle ore che inesorabili scandiscono
il calendario di ognuno il guardarsi dentro
il ricordare ciò che è stato nel bene e nel male
dà un senso a quella storia
fa brillare la luce del'ultimo tramonto.

Da La pietà

Il vespro
Abbeverate le vacche
le vecchine le portano alla stalla
nel silenzio della sera
che precede la domenica.
Non sì ode un suono
tranne i rintocchi delle campane
che al vespro chiamano
e che vede accorrere soprattutto
donne con il capo coperto da uno scialle.
Non so se sia autentica religiosità
ma quella messa al tramonto
è radicata in anni di abitudini
fa parte della vita di un paese
che sembra addormentato
nella pigrizia con cui il sole
scende giù oltre le montagne.
Eppure, nell'aria diaccia che
cala dal ghiacciaio
nel respiro serale del bosco
si avverte la presenza
di qualcosa che è sopra
al nostro piccolo mondo.
Forse è Dio che ci abbraccia
in quella luce che lenta si spegne.

Da Un paese tra i monti

Il valzer delle candele
Balliamo, senza saperlo,
tutta la vita è una danza
dall'infanzia alla vecchiaia
ci muoviamo su questa terra

a volte greve altre lieve
gioie e dolori albe e tramonti
nascite e scomparse
ci dirige il nostro destino

è come il valzer delle candele
una musica che allarga il cuore
che ci porta tanto amore
ma poi nel vento implacabile

del tempo, negli anni che corrono,
nei sogni che poco a poco tacciono,
qualche candela prima o poi si spegnerà
per altri la musica continuerà.

Da Lungo il cammino

Andar per funghi
Si partiva presto la mattina
se primi si arrivava
qualcosa sempre si trovava.
Su per sentieri fin dentro il bosco

gli occhi a scrutare il terreno
passi e passi uno dietro l'altro
a volte in piano più spesso
su pendii scoscesi

il fiato che si faceva corto
le gambe che cominciavano a dolere
e quando già si disperava
ecco dei bottoni gialli nel muschio

una famiglia di saporiti finferli
ci accoglieva, li ammiravamo
prima di prenderli con noi
con la fatica di colpo cessata

Si cercava di nuovo, magari qualcosa
ancora, scendendo a valle, si trovava
e infatti pacioso e ben pasciuto ecco là
un porcino occhieggiante fra due massi.

La caccia era stata buona e l'entusiasmo,
nonostante la fatica, era alle stelle.
Si parlava, si confrontava, sfuggivano promesse
come quella di andar per funghi ancora l'indomani.

Da Un paese tra i monti

L'eruzione dell'Etna
Scatarra la montagna
fra strepiti e tonfi
il dio del fuoco
batte il martello
sull'incudine rovente.
Sprizzano scintille
volano schegge
nella fucina del vulcano
il lavoro è ricominciato.

Nella notte serena
fiammeggia il cielo
rombi possenti
sono il respiro del fabbro
gocce roventi di sudore
scendono la montagna.

Smarrito ed estasiato
guardo il drago risvegliato.

Da Sensazioni ed emozioni

La sera del sabato
Quando l'indomani era Domenica
la sera il villaggio si assopiva
un irreale silenzio mentre la gente
riunita a tavola cenava.

Poi, piccoli crocchi sugli usci di casa,
con bimbi accaldati ad ascoltar le fole
che i vecchi lenti raccontavano,
fole di streghe e diavoli, di orsi e boschi.

Pure io prestavo orecchio e mi illudevo
che in mezzo a tanta fantasia ci fosse
un po' di verità, che anche il paese
della sua storia avesse la memoria.

Ma in gente che tutto il giorno lavorava
e a fatica arrivava a fine mese
restava solo il vino dell'osteria
a cui andavano quando i piccoli
venivan dalle mamme messi a letto.

E invece di ricordare
il vino serviva per dimenticare
per fare un pieno di oblio a buon mercato
e poi traballanti a casa tornare
per dormire senza più pensare.

Da Un paese tra i monti

Lontani orizzonti
Si perde lo sguardo
a cercare invano l'oltre
di lontani orizzonti.

Che ci sarà mai
al di là di quella linea
che sfuma fra terra e cielo?

E allora è giusto andare
serve cercare ciò che
si vuol vedere.

Ma è inutile sperare
                                  là non ci sono
che altri lontani orizzonti.

Da Lungo il cammino

Poveri resti
Ancor oggi dai ghiacci
che si ritirano affiorano
ricordi della guerra
lì combattuta da più
di cent'anni, ma sembra ieri

quando fra le ancora umide rocce
si scorgono brandelli di divisa
a ricoprire quattro misere ossa
ed è allora che la pietà

che all'epoca si negava
riaffiora nella sua più intensa bellezza
così che mani di forse pronipoti
raccolgono lo scempio della morte

ricompongono quei resti
per restituirli alla terra e alla memoria
non importa se si conosca chi fosse
se si tratti di italiano o austriaco.

La Gran Signora che prima
o poi tutto livella ammutolisce anche lei
perché nulla è più forte della pietà
di quel sincero sentimento

che l'uomo a volte può provare,
memore più che mai
della sua effimera esistenza
di quella soglia che ancor lui deve varcare.

Alba di brina
Alba di brina
alba di brume
nulla si vede
solo freddo si sente,
un giorno d'inverno
cristalli di ghiaccio
echi di silenzio
crepitio sotto i piedi
gelo ovunque
anche nel cuore
disperato per giorni
sempre più vuoti
per notti senza sogni
un letargo a occhi aperti
invano a cercare nella nebbia
una meta a cui mirare
uno scopo per continuare.

Da La pietà

Il flusso dei ricordi
Accade spesso nei torridi pomeriggi
delle lunghe estati che accompagnano
questi miei anni di vane e inutili attese

quando l'aria si fa ancor più greve
il flusso dei ricordi come un'improvvisa brezza
s'alza dal più recondito di me

ora il verde scuro d'un bosco fitto
oppure il rombo spumoso del torrente
un pino silenzioso che allunga la sua ombra

montagne che s'innalzano nel cielo
un bimbo che s'avventura su un sentiero
tutto ricompare per non restare in quest'aria

che sa di palude di alghe putrefatte
e vorrei tornare a quell'età e a quel paese
per provare a dare un nuovo corso

a un'esistenza che mi soddisfa ma che
non approvo perché l'amaro di giorni
senza ormai uno scopo senza una meta

stride con la dolce memoria di un paese
che tra i monti mi cullò nell'età più bella
e ora non è che un sogno lieve e breve.

Da Un paese tra i monti

Itaca
La prua fende le onde
la vela tesa dall'Ostro
lo sguardo in avanti
a scorgere un segnale

un indizio di una terra
a cui alfine arrivare
un approdo in cui
finalmente riposare

Son lunghi questi anni
sempre di corsa
per andare non so dove
un susseguirsi di albe

e di tramonti a scandire
ore di attesa, di passi veloci,
di sogni nati e poi morti,
un orizzonte lontano e vagheggiato

che più cerco di avvicinare
più si allontana e sfuma
nelle brume di un tempo
che invano cerco di fermare.

E' sempre più lontana
ormai un miraggio
un sogno disperato e atroce
un'Itaca a cui alfine arrivare.

Da La Pietà

Un amore non corrisposto
Mi guardava, forse le piacevo,
ma io solo le parlavo, mai una mano
sfiorata, una carezza al viso
non volevo cominciare una storia
per poi finirla e lasciare entrambi
con l'amaro sapore del fiele in bocca.

Lei era carina, una bellezza normale,
e anche un cuore grande che avvertivo
palpitare alla mia vista, gli occhi nocciola
solo per me all'ombra di quei monti
che l'avevano vista nascere, poi crescere
e infine diventare donna.

La sua compagnia era un piacere,
ma non l'amavo, forse cercavo di meglio,
forse temevo per quel vizio di famiglia
che in lei appariva ancora assente,
ma che da lì a dieci anni l'avrebbe sepolta
all'ombra di Santo Stefano, là dove
per tutti del paese c'è l'eterno riposo.

L'alcol aiuta a vivere in un mondo proprio
permette forse di dimenticare
e il rimorso mio è che lei ne abbia abusato
non perché correva nel suo sangue come in quello
dei suoi avi, ma per obliare quel suo sogno
vagheggiato e da me mai ricambiato.

Mi manca il Natale
Mi mancano gli zampognari
agli angoli delle strade
i loro suoni echeggianti
un mondo antico di greggi belanti

di stazzi con un tetto di stelle
una vita ferma per millenni
passi che lenti si susseguono
verso una lontana capanna.

Mi mancano i fiocchi di neve
che dipingevano un paesaggio nuovo
che davano un'impronta di fiaba
per un bianco Natale.

E mi mancano mamma e papà
che rivedo con gli occhi di bimbo
raccolti intorno al desco
una famiglia che ormai non c'è più.

Mi manca tanto il Natale
della mia gioventù gli occhi stupiti
di fronte al presepe a rinnovare
un sogno che non tornerà mai più.

Da Lungo il cammino

Il Ciclamino
Il Ciclamino, piccola balera
con la pretesa di dancing,
luci soffuse in varie tonalità
più rosso che blu
a richiamare forse
un che di peccaminoso
che tuttavia non c'era.

I miei primi balli da imbranato
due passi in croce sulla pista
stretto e ansante con gli ormoni
che schizzavano alle stelle.

Poi al tavolino a bordo pista
a sorseggiare una Coca con
la speranza che lei non scappasse via,
cercando una scusa per accompagnarla
poi a casa e immaginando folli
ore di passione mentre la musica
ricamava quelli che sempre più
parevano sogni e sogni restavano.

Il primo bacio, il primo stretto abbraccio
ecco ciò che più ricordo del Ciclamino
ormai cancellato dalle ruspe per
lì costruire un albergo, tonnellate di cemento
che han sepolto anche i miei sogni.

Da Un paese tra i monti

Il sole a mezzanotte
Nulla è più dolce
niente è più lieve
di due occhi felici
che trasmettono amore.

Nasce un fremito
i battiti che accelerano
una gioia infinita
che schiude il cuore.

E se anche è buio
se non è giorno
ma è mezzanotte
immenso splende il sole.

Da Sensazioni ed emozioni

Le strade fra le stelle
Certe sere, allo spirar della brezza
che fresca scendeva dall'alto ghiacciaio,
seduto su una panchina volgevo gli occhi
al cielo e mi illudevo di contar le stelle
di tracciare strade fra quegli astri luminosi
di scoprire quel che il futuro mi avrebbe
riservato o quel che il destino per me aveva
preparato, gioie e dolori in egual misura,
oppure la tristezza di un vivere senza un
sogno da coltivare, una meta a cui arrivare.

Stavo assorto, con gli occhi in su, ma era in me
che cercavo di leggere una traccia che mi dicesse
chi ero perché c'ero dove sarei andato.

Una sera si sedette accanto a me il vecchio Aldo
forse il decano del paese con la pipa puzzolente
perennemente in bocca anche senza tabacco nel fornello.
Forse indovinò ciò che pensavo perché come
parlando fra sé e sè disse che tutta la vita aveva
cercato risposte alle sue domande sull'esistenza
senza mai averne avute
e ora che il tempo fuggiva via
ora che l'ultimo ponte da passare
si avvicinava era certo che avrebbe saputo
ma mai l'avrebbe potuto raccontare e
allora tanto valeva vivere con il cuore in pace
senza tanto pensare ma solo amare.

Ogni tanto rammento quelle parole, frutto
della saggezza dell'esperienza, e immagino
che Aldo abbia avuto finalmente le risposte,
che in quelle vie immaginate fra le stelle
vada percorrendo la sua eternità
e che da lassù sorrida ai miei vani sforzi
di scoprire l'assoluta verità.

Da Un paese tra i monti

Gente di paese II
Poi c'erano altri degni di memoria
quella memoria che con l'età
or m'inganna, mi fa scambiare
figure e nomi, mi scombina l'album dei ricordi.

E allora l'unica cosa che occorre
è fare un salto al camposanto sopra la rupe
e scorrere quei nomi, con il timore solo di
disturbare chi tanto deve riposare.

Ecco, scorro le lapidi e poco a poco
per ognuna si materializza un viso
emerge dalla nebbia incerta una figura
che mi sforzo di ricordare.

Le lapidi un po' aiutano, un po'
d'epigrafe c'è sempre, come questa,
"un son tornato a voi" con quel nome,
Zeffirino, a lungo il parroco.

Lo ricordo scarpinare per portare
il viatico ai moribondi, chiamare a raccolta
il suo gregge per la messa domenicale
e infine, se gli chiedevo come si trovava,

allargava le braccia, dicendo che sempre
e ovunque Dio cercava, e che credeva
di trovare nella cascata che a valle
precipitava, nel bosco fitto sopra la chiesa

nel sorriso ebete di Ernesto, l'idiota
del paese, nel calore dei suoi fedeli,
nel silenzio della parrocchiale e
soprattutto nel camposanto sulla rupe.

Da Un paese tra i monti

Duello rusticano
Ero proprio un ragazzino
non più di quattordici anni
e stavo appresso a una
fanciulla del posto
più o meno della mia età.

Chiamarlo amore sarebbe
troppo e non rispondente al vero
invece forse era un gioco
amoroso con solo qualche abbraccio.

Un giorno, camminando in una viuzza,
quattro ragazzi del paese m'incastrarono
e gridando di non toccare le locali ragazze
mi presero a pugni.

Ne uscii con un occhio pesto
che nascosi per un mese
con gli occhiali da sole
e accettai il consiglio.

Passò il tempo, anche lei divenne adulta
e sposò un meccanico del luogo:
Gemma si chiamava e la rividi
anni dopo in officina.

Né io né lei ci riconoscemmo
ma mi sovvenni del pugno preso
e avvertii un fastidio non all'occhio
ma dentro di me, una ferita nell'orgoglio

mai evidentemente rimarginata
un sapore d'amaro che solo
allontanandomi e ridendo di me stesso
s'addolcì per restare solo un ricordo.

Da Un paese tra i monti

Colori d'autunno
Odore di mosto sparso all'intorno
nel velo di nebbia mattutino
mentre procedo a lenti passi
per scorgere la nascita di un sole

di colpo impallidito, diafana immagine
dell'astro di fuoco che regnava in estate.
Ma là dove i raggi colpiscono ecco il risveglio
di una natura ancor prodiga di doni.

Dalle saporite castagne ai mielosi cachi
per non parlar dei funghi che timidi
e sospettosi s'affaccian nel fogliame
di un bosco che trascolora ogni ora.

Come la tavolozza di un pittore il rosso
al giallo s'accompagna in una policromia
che sbalordisce sotto un cielo ancora terso,
ma una punta di struggente malinconia

rallenta i battiti del cuore in un autunno
che ha bussato alla mia porta ed è entrato
a ricordarmi che il tempo passa, che la
primavera ormai è un ricordo e che l'estate

ha scandito l'età di mezzo che già è lontana.
Non voglio pensare all'inverno, voglio
cogliere i frutti che ogni stagione può dare
e questo giallo e rosso sono una luce

che giammai potrò scordare,
sono il lampione della vita
che allontana l'oscurità, sono
l'ultimo rifugio in cui poter ancor sognare.

Da Sensazioni ed emozioni

Alla cascata
Scendeva il sentiero e io con lui
una traccia appena segnata
spuntoni di roccia sporgenti
da un tappeto d'aghi

sempre più ripido
e io sempre più veloce
incontro all'acqua
di cui avvertivo l'umido pulviscolo

ecco, la cascata era là
sotto di me, vociante nel bosco
impetuosa nel suo balzo all'ingiù.
Riflessi di sole sembravano tagliare

quella parete d'acqua, spezzandosi
in minuti arcobaleni che precipitavano
pure essi travolti dall'immane forza
della natura, così aspra

ma anche così dolce, perché in fondo
una grandiosa coppa di granito accoglieva
il flusso, lo smorzava, quasi una carezza
sulla superficie sempre più calma,

poi più lento il torrente proseguiva
scivolava leggiadro fra abeti centenari
scorreva pensieroso, ormai maturo,
dove la valle s'allargava

e di quel tragitto forsennato, di quel balzo
portentoso già si dimenticava;
piano piano, silente proseguiva
il viaggio verso il lontano mare.

Da Un paese tra i monti

Gli anni perduti
A volte, se mi guardo dentro,
sento come un disagio
che diventa presto un tormento
perché penso a quanto è breve
la vita che il destino ci ha riservato
e magari qualcosa abbiam sprecato
fra sogni e realtà tra gioie e dolori
ci son sempre gli anni perduti
che non possiamo più recuperare.

E il sorriso che mi sorge
che increspa le rughe intorno agli occhi
è solo di pietà perché forse quegli anni
non sono stati perduti, ma diversamente vissuti.
Giorni e giorni di attesa di non so che
mi son sfuggiti dalle mani
sono precipitati nella tomba del passato
sono stati un arco di vita irrealizzato
sono foglie che il vento del tempo
che spira sempre più forte ha spazzato via.

Da La pietà

Fole di streghe e di diavoli
I vecchi la sera narravan
di streghe assise sulle cime
di diavoli che con la luna piena
scendevano a valle
per un grandioso sabba infernale.
Storie tramandate da padre in figlio,
incubi notturni per tener buoni
i bimbi che nel letto con il buio
si tiravan le coperte sugli occhi.
Io ero già più grande e le consideravo
niente più di storie per passar la sera.
Ma quando prima di dormire
gettavo un occhio all'alta cima Tosa
avvertivo un accenno di brivido
immaginavo vecchie befane assise
sugli speroni di roccia e mi pareva
di veder volteggiare diavoli lussuriosi
diretti a valle per la loro pagana festa.
Era un attimo, un volo di fantasia
e nulla più, un desiderio di mistero
che avvolgesse in un abbraccio me
e quelle vette tanto alte da toccare il cielo.

Da Un paese tra i monti

Le isole del Paradiso
La prua volta a occidente
sciolte le vele i capelli al vento
salpati dalla monotonia
di questo torrido agosto
si sognano già le lontane isole
baciate dal sole, accarezzate dal mare.

La mente corre oltre le onde
e già s'intravede l'atollo
un cerchio di sabbia intorno
a un azzurro che rispecchia il cielo.

Una fila di palme, qualche noce di cocco,
un indigeno che mi saluta,
una fanciulla con al collo una ghirlanda
di fiori, un luogo di pace..

Là è il paradiso, il riposo dopo tanti anni
di corse e lavoro, l'oasi che si spalanca
sul grigiore di una vita
che nulla ormai può più dare.

Ma è presto per andare, per lasciare
affetti che non si cancellano,
per giorni di cui desidero ancora
scorgere l'alba e non i tramonti,
per ore in cui ancora voglio
colmare d'amore chi è nel mio cuore.

Da La pietà

Lungo il Sarca di Val Genova
Porta con sé il freddo dei ghiacci
da cui nasce, il biancore
dell'Adamello che su tutti svetta.
Da rigagnolo a ruscello
e là dove incontra
la piana di Bedole
s'ingrossa e spumeggiando
si trasforma in torrente.
Giù per balze scoscese
a frangersi contro massi millenari
s'alimenta con altre acque
che precipitano in rombanti
cascate da quella imboscata
del Lares alla spettacolare del Nardis.
Lungo le sue accidentate rive
da giovane andavo
stupito dall'alternarsi
di acqua mugghiante
e di impreviste lanche.
Mi sembrava di essere
Livingston che nella foresta
con fatica procedeva
ma non c'erano coccodrilli
a insidiare i miei passi
e allora li inventavo.
Un tronco morto, metà in acqua,
metà a riva, poteva anche
sembrare un assonnato caimano.
Innocue volteggianti cornacchie
diventavano affamati avvoltoi
in un mondo in cui il reale
e la mia fantasia erano convolati
a nozze in un viaggio sognato
e solo l'ora che correva
e imponeva il ritorno spiegava
le sue ali per trasportarmi
nella quotidianità.
Restava a lungo nelle orecchie
il rombo di tuono del torrente
che spezzava la sua forza sui massi erratici
e un profumo di polvere d'acqua
di cui rimane ora solo un lontano ricordo.

Da Un paese tra i monti
 

Gente di paese 1
Lontano per anni dal mondo
quasi nascosto al progresso
tre case in croce e pochi abitanti

gente di paese verrebbe da dire
ma non pochi con tare varie
da Ernesto l'idiota che rideva
ai funerali e piangeva ai matrimoni

orecchie a sventola a cornice
di un viso glabro e con un pressochè
eterno sorriso ebete, non un mostro,
ma quasi, eppur da tutti amato

perché buono e servizievole
in quella disgrazia che dalla nascita
gli era fedele e non gradita compagna
assistito con premura dai genitori

che ancor giovane seguì nella tomba
lasciando un vuoto che non si sarebbe
sospettato e con sulla lapide scritto
"Ernesto, con affetto, ci mancherai.".

E poi c'era Giustino, il messo comunale,
gobbo da sembrare Rigoletto
un uomo semplice che con dignità
portava la sua disgrazia, da tutti amato.

Un anno, quando son tornato,
non l'ho più trovato, anche lui sulla rupe
era una notte d'inverno andato
in silenzio come solo e sempre era stato.

E poi c'era Silvio, un ragazzo bello come
un cherubino, ma che trascinava la più
corta gamba destra, sempre disponibile
al sorriso, buono e bravo, un esempio.

Ma un giorno, di ritorno per un sentiero,
la gamba buona aveva ceduto e lui
era ruzzolato a valle, morendo sfracellato.
Tutto il paese era al suo funerale e di certo

lui lieto ne sarebbe stato, a sentire il discorso
del sindaco, le parole commosse del prete,
e forse invece tutto ha udito, affacciato dal cielo
sul suo paese fra i monti, mentre correva

finalmente con le gambe buone da una nube
all'altra, da una cima al gran ghiacciaio,
e infatti sulla lapide c'è scritto un auspicio
"Che tu ora possa correre per le praterie del cielo".

Da Un paese tra i monti

Albe radiose
Si spezza il buio della notte
infiltrato dalla luce del giorno
ed è di un nuovo ciclo
l'annuncio di ogni alba
che radiosa bacia i miei occhi
e lieve come una piuma
accende il cuore di una gioia infinita
per quello che è un altro giorno
che gratuitamente mi dà la vita.

Da Sensazioni ed emozioni

La messa vespertina
Puntuali, all'ora del vespro,
le campane chiamavano alla messa
e allora vecchine in nero infagottate
salivano la scalinata fino al sagrato.

Era quel lasso di tempo
in cui il sole fuggiva dalla valle
giocando a nascondino con le cime
per poi andare al suo riposo.

Qualche ritardataria s'affrettava
e sul portone del tempio Don Zeffirino
la incoraggiava ed ecco che con il petto
ansante finalmente arrivava.

Il portone si chiudeva e il rito aveva inizio.
Fuori, il cielo chiazzato di nuvole viola,
pareva partecipare e solo quando le
ombre lunghe conquistavano la valle

scendeva un silenzio in cui le litanie
non eran che un sussurrato brusio
quasi un coro a bocche chiuse
che però lento risaliva i crinali

si issava con fatica sugli speroni di roccia
scivolava nei valloni ormai del tutto bui
e infine, con un ultimo sforzo,
si fiondava oltre le eterne vette.

Da Un paese tra i monti
 

É l'ultima goccia che cade
É l'ultima goccia che cade
lenta scivola sul vetro
una lacrima di cielo
che conclude il suo tragitto.

S'ode ancora un sordo brontolio
del temporale che altrove si è spostato
a dissetare terra riarsa dal sole d'estate
a sciogliere la polvere in rivoli di fango

É l'ultima goccia che cade
un languido frettoloso saluto
di una tempesta che ci lascia
stupiti a guardare verso il cielo.

Fra nubi ritardatarie e squarci di sereno
splende magnifico l'arcobaleno
come un ponte che congiunge
il bello al cattivo tempo.

E l'ultima goccia che è caduta
è evaporata al primo raggio del sole.
Fra rami spezzati e pigolii di uccelli
torna di nuovo la vita di sempre.

Da Lungo il cammino

Dolci fresche acque
Seduto in riva al torrente
fra il mugghiar dell'onda
che s'infrange sui massi
odo voci lontane un brusio
che a tratti si fa chiaro
e allora ascolto una leggenda
d'acqua di come un rigagnolo
sgorgato da un ghiacciaio
poco a poco scendendo a valle
sia cresciuto diventando
infine adulto nel corso d'una vita
fatta a balze in gorghi spumosi.
Ma là dove più lieve diventa l'erta
per adagiarsi in una verde valle
il suono si fa più chiaro
e nel dolce scorrere delle acque
quasi una carezza avvolge
il viso di chi ascolta.
Parole lievi, d'una nascita
e d'una crescita impetuosa
ma che ora rallenta nel riposo
di chi tanto ha lottato per
diventare adulto.
E nel sole che cala
la superficie dorata riflette
i monti da cui è disceso
i ghiacci da cui è nato
e che lenti scuriscono
nell'incipiente sera.
Dolci fresche acque
che dissetano l'anima
che muovono alla serenità
che solo un tramonto fra
queste vette può dare.

Da Un paese tra i monti

La prima volta
La prima volta che là sono andato
sono rimasto subito sconcertato
con le vacche che stavano nella
piazza alla fontana a contendere
alle donne l'acqua dei panni da lavare.

C'erano nuvole basse, sicché solo
s'indovinavano le montagne
che come camini giganteschi
sembravano insonnolite a fumare.

Già scendeva la sera e avvertii
netta una stretta al cuore per quel posto
così lontano da casa mia, dalla città
di cui già rimpiangevo i rumori.

Ma al mattino, baciato al risveglio
dal sole, il canto di una donna dalla
lingua sconosciuta, il lontano vocio
del torrente e il cigolio delle imposte

che s'aprivano m'è parso un concerto
tanto lontano dai clamori della mia città
non un rumore di auto o di autobus
ma poche note lievi che nel silenzio

erano dolce musica per le orecchie
segnali di un mondo diverso, ancora antico,
un percorso a ritroso nel tempo che da lì poco
avrei iniziato e che nemmeno oggi ho dimenticato.

Da Un paese tra i monti

La dittatura della parola
Son tempi strani
di giorni tutti uguali
di gente che schiamazza
e che è incapace di parlare.
Se assisti poi a un talk show
preparati a non capire niente
perché più di una voce sovrasta un'altra.

Son proprio tempi strani
di tanti che voglion parlare
senza nulla aver da dire
sragionamenti quotidiani
fandonie a non finire.

S'è persa così la libertà
ora che tutti la voce possono alzare
ormai incrollabile s'è affermata
la dittatura della parola, di quella vuota,
e che infatti è per tutti uguale.

Da Lungo il cammino

Si parte
Si andava al paese a villeggiare
usando la corriera che da Mantova
partiva nei mesi dell'estate e che fino
a Madonna di Campiglio arrivava.

Carichi di borse e di valigie iniziava
l'avventura e già il percorso era
una villeggiatura, lungo la sponda
orientale del Garda e poi fino ad Arco

e infine l'inizio della salita lungo
la stretta e tortuosa strada delle Sarche
un percorso pauroso con sotto al ciglio
il precipizio che sembrava senza fondo.

Come dovette apparire il viaggio ai primi
che l'Atlantico varcarono, nel terrore
delle improvvise procelle a cui invano
si cercava di por rimedio con le litanie,

specie dalle passeggere s'alzava una preghiera,
San Cristoforo s'implorava perché accompagnasse
il viaggio e ci portasse in cima sani e salvi.
Poi c'era chi con tutte quelle curve stava male

e allora alla litania s'accompagnavano i gemiti
e ben che andasse degli improvvisi sospiri,
questi unanimi e sentiti passato il pericolo,
lasciate le Sarche dietro a noi per entrare nella valle.

Questa ci sembrava ancor più bella dell'anno precedente,
ci accoglieva nel sole del tramonto come un'ospitale casa
per chi tanto aveva viaggiato e tribolato per lì arrivare,
un rifugio sicuro in cui per diversi giorni poter restare.

Da Un paese tra i monti

Sotto un unico cielo
Le nostre strade, se pur diverse,
hanno tutte un'alba e un tramonto
le percorriamo quasi mai
senza incrociarci, senza conoscerci

ma in questo tragitto, a volte più lungo,
altre più corto, talora più facile,
talaltra più difficile non dobbiamo
dimenticare che calpestiamo

la stessa terra, che respiriamo la
stessa aria, che tutti soffriamo e gioiamo,
e per questo, solo per questo dovremmo
darci la mano, una parola, un aiuto

a chi lungo il percorso non ce la fa più,
un sorriso, un atto d'amore che tocchi il cuore
perché siamo tanti e uno solo,
siamo qui, magari ignoti, ma sotto un unico cielo.

Da La pietà

Il paese tra i monti
Là dove s'avvia l'erta
che su a Campiglio porta
e dove s'incrociano
due turbinosi torrenti
tre case, una piazza
e una chiesa a dar
vita a un paese
quello delle mie
giovanili vacanze.

Carisolo si chiama
e all'epoca il tempo
pareva essersi lì fermato
con tre vacche che la sera
bevevano alla fontana della piazza
su cui quasi svettante
la chiesa incombeva.

Poche allora eran le auto
qualche torpedone
con il quale arrivavo.
Due stanze in affitto
per un mese e chi di
solito le abitava
ad adattarsi in cantina.

Le colazioni con il
latte caldo e il pane fragrante
le passeggiate lungo i torrenti
dentro i boschi in cerca di funghi
l'estasi di fronte ai ghiacci e alle vette.

Altri tempi
in cui poco si aveva
ma in cui tanto si gioiva
e che ora ricordo
come un passato
che così diverso dall'oggi
non mi par ci sia stato.

Scorrono diafane immagini
sogno la brezza di quei monti
ma ritornare là sarebbe inutile
tutto è cambiato
del mio paese di sogno
nulla è restato.
Il progresso anche là
è arrivato
niente più vacche
alla fontana
niente più sere
a raccontare le fole
di tanti anni prima.

Resta solo il ricordo
ma prima che svanisca con l'età
voglio fissarlo sulla carta
pochi versi
che mi facciano rivivere
ciò che è stato
che mi accompagnino
in questo tramonto
verso cui sono incamminato.

Da Un paese tra i monti

Verdi anni
Verdi anni in cui cogliere
i succosi frutti della vita
con in mano il grappolo
delle occasioni da assaporare,

una ad una, da suggere con le labbra,
a volte invero amare, ma il più
dolci, zuccherose, un gusto che
scendeva fino al cuore

e lì scivolava negli anfratti dell'anima,
lì nascosto per sempre rimaneva
e ora che il tempo è passato
che nel mio viaggio sono invecchiato

i frutti riaffiorano come d'incanto
si fanno largo quando il giorno è nero
quando ogni speranza sembra finita
e addolciscono ancora l'albero della vita.

Da Lungo il cammino

Il sole è ritornato
Sui monti imbiancati
si sfaldan le nevi
goccia dopo goccia
si scioglie l'inverno

Nei cieli ora d'azzurro
ebbre si fiondano le rondini
un brusio di mille e mille voci
s'alza dai rinverditi campi

Risuona ancora nello stagno
il gracidio di risvegliate rane
e son canti d'amore quelli
che ora si possono udire.

Il sole è ritornato portando con sé
la primavera e un tenue tepore;
due vecchietti, che passeggiano,
mano nella mano, ritrovano un sorriso
di un tempo ormai lontano,
di giorni verdi e spensierati,
di fremiti d'amore mai dimenticati.

Da Sensazioni ed emozioni

Dalla sorgente
Goccia dopo goccia
stilla la sorgente
minuscole perle
che riverberano
ai raggi del sole.

Cadono in una pozza
sostano un attimo
prima di partire
poi inizia il viaggio.

Poche all'inizio
un esile sentiero
indi nel rincorrersi
giulive si fanno compagnia.

Sempre di più
rotolano lungo il pendio
saltellano sui sassi
si uniscono ad altre

Non più ruscello,
ma poi torrente,
quante emozioni
per infine essere fiume

e nel passo lento
che le porta al mare
c'è tutta la stanchezza
di chi ha fatto tanto

ci sono i ricordi da riesumare
là ove son nate le discese giovanili
dove tutto è cominciato
e infine il tempo che rallenta

ancora un poco
un'ansa pigra
un'isolata lanca
e poi tutto finisce con il mare.

Da La pietà

La danza delle foglie
Comincia piano, una bava d'aria
e la superficie dello stagno s'increspa.
Le foglie del bosco, dapprima indecise,
si fanno cullare
è un ritmo lento a cui è piacevole
lasciarsi andare.

S'ode solo un sottile brusio
una voce sommessa
un coro a bocche chiuse
ma quando la brezza si rinforza
ondeggia l'acqua dello stagno
e le foglie sembran cavalcare
i rami a cui sono ancorate.

In un crescendo che in orchestra
vedrebbe uniti archi e ottoni
l'acqua straborda oltre le rive
e le foglie sferzate fremono
pavide di staccarsi e andar
chissà dove.

Poi di colpo tutto cessa
l'acqua si ritira
le foglie si raccolgono
in un lungo inchino
la danza è finita
si chiude il sipario
su un bosco acquetato.

Da Sensazioni ed emozioni

Sogno d'amore
Una mano sfiorata
una donna sognata
un amore vagheggiato

Di tempo ne è passato
da quando un giorno
l'ho incontrata.

Andava per strada
e veniva incontro a me
un sole dopo una notte tempestosa
una musica lieve forse intuita
un sogno a occhi aperti.

Quando l'ho incrociata
ho sfiorato la sua mano
un brivido caldo ha
attraversato il mio corpo
avrei voluto stringerla a me
ma già lei spedita andava
e presto è diventata
un punto di luce
in un giorno d'autunno.

E' forse stato solo un sogno
ma a ripensare ancora
palpita il mio cuore
ancora avverto quel brivido caldo
e se d'istinto mi volto
mi par d'indovinare nel
lontano orizzonte una luce
sempre più flebile
un punto appena accennato
che invano cerco
di rinchiudere nel cuore.

Da Sensazioni ed emozioni

Un quadro di emozioni
Da qualunque punto lo osservi
mi assale lo stupore
mi parla senza che abbia voce

mi sussurra parole che raccoglie
nelle sue linee che esaltano l'immagine,
sono travolto dall'emozione

non credevo potessero sgorgare
lacrime dai miei occhi spalancati
stupiti da un messaggio che giunge
dritto al cuore.

Non è che un quadro ma sprizza amore
è un sogno su tela
è poesia dell'immagine
è un'arte muta che viaggia nell'aria

come una freccia scoccata trafigge il mio cuore.

Da Sensazioni ed emozioni

C'erano freddi
Faceva freddo,
nulla dicevamo
perchè il vento di ghiaccio
serrava le labbra.

Stretti stretti, abbracciati,
correvamo quasi in giro
nell'entusiasmo giovanile.

E quando dopo i lunghi silenzi
volevamo dir qualcosa
gelava il nostro fiato
e una nuvoletta sbocciava dalle labbra.

Le orecchie non udivano più nulla
ma gli occhi fissi su quella nube di vapore
potevano leggere le parole, semplici,
ma che scaldavano il cuore.

"Ti amo" c'era scritto e poi forse
qualcosa d'altro, ma non contava;
emozionati si rileggeva quel "Ti amo"
e il freddo pareva fuggir via.

Da Lungo la strada

La gioventù
Sogni rosa in una notte quieta
corse a perdifiato nel prato
il tempo che andava veloce
già il domani avresti voluto fosse oggi.

Adesso che il ritmo è calato
che le notti sono insonni
che nelle ore del buio
si rincorrono i ricordi

adesso che vecchio sono diventato
e che guardo solo al passato
pesco nella mente sprazzi di gioia
di un tempo che è stato

mi illudo di rivivere quell'epoca
in un sogno a occhi aperti
ma tutto è inutile e vano
la gioventù non tornerà più.

Da La pietà

Era sera a Mantova
Strisce di buio occupavano
le mura del castello
un'irreale visione
in una luce quasi arcana.

Strano era il silenzio
con la città che pareva addormentata
bella e misteriosa
ero là e sognavo a occhi aperti.

I portici del palazzo Ducale
si popolavano di gente sconosciuta
era un salto all'indietro nel tempo
osservavo i Gonzaga come nessuno
di quelli di oggi avrebbe potuto vedere.

Le campane delle chiese chiamavano
al vespro e le vecchine s'affrettavano
volti sconosciuti si perdevano nella mente

ma non il suo

uscita dal buio una dama in verde
mi fissava con gli occhi dello stesso colore.
Non capivo più niente, dove ero,
cosa facevo, più nulla intorno a me

solo quegli smeraldi che mi scrutavano
mi scavavano dentro mi facevano udire
musica che mai avevo sentito
lei era lì per me ed era quel che contava.

Tremante ho allungato una mano
per accarezzare quel viso
ma tutto è sfumato sotto le dita
e dal sogno mi sono risvegliato.

Era sera a Mantova di un giorno che non so
era forse un sogno solo immaginato
e invano ho cercato sulla mia mano un segno,
solo la pelle rugosa di un vecchio

che nei giorni che passano
nelle stagioni che vengono
si illude di poter ancora sognare
una sera,
quella sera,
a Mantova.

Da La pietà

Pioggia autunnale
Lacrime di cielo scorrono
lungo il vetro nel grigio
di una stagione che mai
dona un po’ di gioia.

Chiuso fra quattro mura
mi lascio addormentare
dalla monotonia delle ore
senza nulla a cui pensare.

Un fradicio airone volteggia
lassù, forse a casa vuol tornare,
ma il grigio uniforme disorienta

non sa dove andare.

Non so dove andare

in queste ore senza domani
non riesco più nemmeno a volare
attendo l’inverno che dovrà arrivare.

Da La pietà

Lacrime e gioie
Corre il vento del tempo
strappa cuori e passioni
e li porta via con sé.

Non restan che ricordi
ora sbiaditi ora più vivi
lacrime e gioie

appesi al filo della vita
e che resistono al vento
orme silenti lungo la strada.

Da La pietà

Se ti sembra poco
Basta un raggio di sole
a illuminare il buio del mondo

basta un sorriso a riportare
la speranza dove questa era scomparsa.

Per quanto sembri brutta la vita
teniamola stretta perché un'altra non c'è

Quando tutto sembra perduto e la speranza svanita
volgi gli occhi al cielo e perditi nel blu della sua luce.

Se questo ti sembra poco ricorda sempre
che altri hanno ancor meno del tuo poco

e lo tengono stretto al petto come un tesoro
perché nessuna ricchezza è più grande

del gioire di ciò che si possiede
per quanto poco possa essere.

Da Lungo il cammino

La poesia
Una melodia che nasce dal cuore
un infinito sentimento di amore
il grigio di ogni giorno spazzato via
questo sa anche essere la poesia.

La leggo dentro me prima ancora
che ricami il candore della pagina
Come nasca non lo so
può essere giorno o notte
l'ora non importa e nemmeno il luogo.

Come quando sboccia l'amore
d'improvviso che non ti chiedi il perché
fiorisce di colpo aprendo i suoi petali
di parole, la sua armonia di colori
come in un sogno a occhi aperti.

Leggo così pagine di nuvole
respiro il profumo di quel che non c'è
si srotolano note in un concerto tutto per me
e non esiste altro all'intorno

solo l'emozione d'essere io stesso poesia.

Da Sensazioni ed emozioni

Giorni di luce, giorni di nebbia
Giorni di luce,
che illuminano le pietre di un lontano passato
che indugiano a mostrare antiche vestigia.

Giorni di luce,
che abbracciano ciò che può sembrare un sogno
che fanno splendere di meraviglia gli occhi.

Giorni di nebbia,
un velo sapientemente calato che sa mostrare
o celare scorci di antichi palazzi.

Giorni di nebbia,
che sospendono fra acqua e cielo questo gioiello
che non finisce mai di stupire.

Giorni di luce,
giorni di nebbia,
giorni di pioggia,
giorni di sole,
notti di luna e di stelle,
lontani echi di madrigali,
le note di un liuto che s’alzano nell’aria,
ma che scendono dritte al cuore,
perché a Mantova, la mia città, non ci sono solo
quattro mura, due palazzi, una torre e qualche chiesa,
ci sono i segni del passato che ancora vivono
in un’atmosfera che avvolge
fa sognare a occhi aperti
porta all’estasi
che solo una sublime bellezza può dare.

Da Sensazioni ed emozioni

I colori dell'autunno
Obliqui i raggi carezzano le foglie
che fremono al sospiro fresco
e umido di un autunno che bacia
la terra riarsa dalla torrida estate.

La natura s'accende di giallo e di rosso
i colori di questa stagione
che soli possono penetrare coltri
di perlacea nebbia.

I boschi lanciano un ultimo canto
prima del lungo sonno dell'inverno
stormiscono le fronde in un acuto
di vita, in una sinfonia di immagini.

Poi, dall'andante per arrivare all'adagio,
come soliste zittiscono e in punta di piedi,
reclinando il capo, si lasciano andare,
tornano alla terra fra lacrime di pioggia.

Da Sensazioni ed emozioni

L'assurdo destino
Si scopre vivendo
l'assurdità di un destino
che vuole che t'affacci
al mondo per calcare
sentieri di polvere
in un'arsura di conoscenza
che un giorno si spegne.

Tutto quello che hai fatto,
tutto ciò che hai detto,
è di colpo cancellato.
Non resta che un'ombra pallida
che veloce affonda nell'oblio.

Al più un nome e due date su una croce
e un passante che per caso butta l'occhio
si chiede chi mai tu sia stato,
ma mentre lesto va oltre
già di quella domanda si è scordato.

Da La pietà

Sabbia
Mi sfugge dalle dita,
polvere dorata
che scandisce il tempo
della clessidra della mia vita.

Sabbia, impalpabile segno
di un percorso iniziato
anni fa in un giorno di maggio
di quella che dissero una vera primavera.

Sabbia, tutto e nulla nella sua
inconsistenza, sabbia quella
su cui ho impresso le orme
di un cammino incerto.

Impronte nella sabbia
che il vento porterà via
e presto anche la memoria
sparirà nelle ombre della sera.

Sabbia, una striscia di ricordi,
di emozioni che ancor mi sembra
di provare, o è solo un'illusione
nel tempo che s'appresta a terminare.

Da La pietà

Un giorno ti dirò
                                  al mio nipotino

Un giorno ti dirò
del sole che ogni giorno nasce
che esplode l'oriente di luci
che ovunque passi ridesta la vita.

Un giorno ti dirò
dell'acqua che nasce lassù
per cadere su terre riarse
per lavare il peggio del mondo.

Un giorno ti dirò
di quel sentimento che sboccia
all'improvviso, che è gioia e dolore,
e che da tutti è conosciuto come amore.

Un giorno ti dirò
che nulla che vive è eterno
che passo dopo passo
giunge implacabile alla fine.

Un giorno ti dirò,
ma tu già sarai cresciuto
e avrai conosciuto il sole, l'acqua
e avrai anche tu trepidato per l'amore.

Non avrà senso dirti ancora
e forse allora io non sarò che un ricordo
che si perde nelle brume del mattino
un'immagine diafana senza colore.

Da Lungo il cammino

Cielo di fuoco
A quando una mano sul cuore
e non sul gonfio portafoglio?
Sotto un cielo di fuoco
si consuma la tragedia dell'umanità
per colpa di alcuni che per tutto avere
per sete di potere per cinica indifferenza
sacrificano al dio denaro il futuro
di un mondo sfruttato fino all'osso.
E' l'effetto serra, si dice,
che provoca estati torride
e improvvisi e violenti sconvolgimenti
di un clima che sembra aver smarrito
ogni logica e che inclemente distrugge
con tempeste furibonde ma uccide anche
uomini e animali, foreste e mari.

Oh Dio, fa che non sia troppo tardi
per rimediare, tocca il cuore insensibile
degli uomini artefici di questo male.
Fa che quel mondo così bello e perfetto
che tu un giorno hai creato
viva ancora per tutto il tempo che vorrai,
ma soprattutto per quanto occorrerà
che tutto ritorni come prima con le dolci primavere
che profumano di vita
le estati calde
ma carezzevoli per le messi
gli autunni multicolori
con le prime nebbie
che preludono a inverni baciati dalla neve.
Altri tempi, certo, in cui ben pochi
conoscevano il superfluo, ma avevano il necessario,
tempi in cui viveva la solidarietà
di chi ha poco, tranne un grande cuore.

Da La pietà
 

Un velo di fulgore
Un filo di luce cade dal buio
un altro ancora s'accosta
e presto è una cascata luminosa
che nelle effimere ore di un giorno
tesse un impalpabile velo di fulgore.
Poi,
con le prime ombre della sera,
si dissolve,
e torna nell'immenso dell'oscurità.

Da La pietà
 

Ore d'estate
Luce accecante,
non un filo d'aria,
stille di sudore lungo la schiena,
è rovente la voce dell'estate.

Dall'alba al tramonto sono
solo ore di grande calore
che impietose stroncano
ogni volontà di fare.

Resto allora sdraiato
immerso in un velo di torpore
senza pensare senza dormire
in queste lunghe ore d'estate.

Da Lungo il cammino
 

Un coro per sognare
Non è che è che un raggio di sole
ma s'insinua fra le foglie
dà al sottobosco un po' di chiarore
scalda un poco un timido fiore.

Vive la calda stagione questo foro verde
da cui s'affacciano uccelli canterini
che formano un coro che s'alza
sempre più, sale oltre le chiome degli alberi,

s'invola verso il cielo, scala le cime
di monti ancora innevati, si scioglie in note
che diventano batuffoli di nuvole
per perdersi ancor leggiadre oltre il tempo

in uno spazio infinito che forse
ha altri mondi come questo, altri boschi,
altri uccelli, un sogno che forse mai
si potrà realizzare, ma che resta speranza

perché, per quanto imperfetti, per quanto
bestiali, spesso in lite fra noi, disposti anche
a uccidere, tremiamo all'idea d'esser soli
in un'immensità che troppo ci sgomenta.

Da La pietà

I sogni
I sogni sono effimeri racconti
parole scritte nel vento
voci mute che per una volta han parlato.

I sogni sono l'anima riflessa nel vuoto
sono esperienze passate in parte irrealizzate
sono il desiderio di vivere per non morire anzitempo.

I sogni sono l'acqua impalpabile che scende dal cielo
che cade dalle mani di un Dio compassionevole
per dirci che siamo perché sogniamo.

Da La pietà

Fantasmi sfrattati
Scendeva la strada,
poi curvava a sinistra
e risaliva la collina.
Lì finiva davanti a una casa
dai muri scrostati,
dalle imposte sconnesse,
dalle erbacce padrone del giardino.

Era da anni senza abitanti
nessuno più ricorda
chi fossero un tempo
Qualcuno dice due vecchi soli,
altri una famiglia d'ebrei
scomparsa nei fumi di Auschwitz.

Ho sentito parlare di grida notturne
di fantasmi che s'aggiravano fra quei muri
favole assai probabilmente
ma sempre conserva una casa qualcosa
di chi a lungo l'ha occupata.

Ed è con sorpresa, che tornato
in quel luogo, non trovo più nulla,
solo una cima nuda, brulla,
nemmeno un albero o un prato.

Si dice che qualcuno abbia comprato
e abbattuto per poi lì costruire
il posto è bello le albe da sogno
e i tramonti d'incanto
ma quel mistero mai svelato
di chi prima vi avesse abitato
quei fantasmi chiacchierati
e ora sfrattati come inquilini morosi
o hanno trovato finalmente la pace
o continueranno a girare su quel cocuzzolo
la notte andranno a bussare alla porta
smuoveranno le tegole
ululeranno alla luna
povere anime senza più dimora
costrette a un esilio senza speranza.

Da La Pietà

Di un giorno di primavera
Di un giorno di primavera ho il ricordo
di un cielo color cobalto intessuto
di voli di rondini gioiose
di insetti bramosi di vita.

Quando è stato? Non lo rammento
e a volte credo d'averlo sognato
ma la beatitudine che s'accompagna
mi dice che veramente c'è stato.

Le tue labbra, il tuo sguardo sereno
si sono impressi nella mente
una fotografia indelebile
che solo con il cuore vedo.

Non era che un giorno di primavera
uno di quelli, rari e quasi impossibili,
in cui il cielo scende sulla terra
e si posson cavalcare le nuvole.

Ne ho memoria viva, quasi fosse oggi,
fu un giorno di primavera
un sogno a occhi aperti,
il premio insuperato di una vita.

Da Lungo il cammino

Il paese del sole
Riconta i suoi passi, il sole,
qualcosa non va
se è da più giorni
che non passa di qua.
Non crede ai suoi occhi,
ma si è proprio sbagliato:
è andato altrove
a illuminare cieli di solito grigi.
Che sia stato il navigatore
o quel torpore
che in aprile gli rende dolce il dormire?
Gli prende l'affanno
a pensare all'Italia
sotto pioggia incessante
ma presto si calma
perché c'è modo di rimediare.
Da domani si piazzerà sullo stivale
a dardeggiare mari, monti e pianure.
Non c'è altro da fare
se non anticipare l'estate
e baciare di luce e calore
il suo paese,
affinché ancora si chiami
il paese del sole.

Da Lungo il cammino

Un giorno d'aprile
Un giorno d'aprile, un susino in fiore,
scende dolce uno zefiro dai monti
ancora un poco imbiancati
e porta il respiro di boschi,
un tocco appena, un profumo di resina,
un sentore di natura che rinasce
ai primi tepori della nuova stagione.
E' tutto silenzio all'intorno,
s'ode solo un battito lieve,
quasi un incerto sospiro,
è solo il cuore che scandisce
il ritmo di un tempo rallentato
nell'estasi di un sogno a occhi aperti,
nella beatitudine di un'anima
che si fionda all'Assoluto.

Da Sensazioni ed emozioni
 

Lo spettacolo
Anche domani il sole sorgerà
lampi di luce infiammeranno l'oriente
fuggiranno le nebbie della notte
silenziosi si eclisseranno i sogni
compagni di tante notti.

Sono memorie in una cornice
di fantasia questi sogni
che mi lasciano in punta di piedi
ai primi chiarori del giorno nuovo.

Tutta una vita rivissuta nel buio
dal primo approccio con il mondo
ai placidi silenzi di una sera di primavera
quando sotto il portico seduto
gioisco del sublime spettacolo
del cielo che si illumina di stelle.

E mi racconto ogni notte,
mi rivedo anche per quel che sono,
con la malinconica commozione
di chi sa che il tempo è ormai passato
che gli affetti che a lungo mi hanno
accompagnato e infine lasciato
sono ormai storia al pari di quella
che un giorno sarà la mia.

Ma per ora continuo a sognare
a rivedere quel che è stato
un irripetibile spettacolo,
il mio,
solo mio.

Da Lungo il cammino

Lo sguardo
Abbassi gli occhi,
quando ti guardo,
vuoi esser timida,
ma invece sei gatta
con il pelo arruffato
che giochi all'amore
che miri dritto al cuore
e io mi lascio andare
in quello sguardo
che sembra invitare,
in quel mare di emozioni
che sai suscitare
mi piace affondare.

Da Sensazioni ed emozioni

La primavera è arrivata
S'apre il cielo su prati
che riscattano il grigio dell'inverno
sulle gemme lucenti dei rami
volti in alto a cercar luce e calore.

Sono i primi giorni di una primavera
è il primo tepore che bacia una terra
ancor fredda, ma non più gelida,
e che scioglie le ultime chiazze di neve.

Lassù, nel limpido azzurro,
si rincorrono uccelli in amore
fra striduli richiami, trilli, cinguettii,
un inno al risveglio della natura.

Ancora infagottati, con il berretto in testa,
hanno cominciato a occupare le panchine
dei giardini di ogni città, con gli occhi chiusi
al primo sole tanto che sembran dormire.

Ma quei volti rugosi, quelle membra stanche
non sono abbandonate a Morfeo
stanno invece i vecchietti
a scaldare le ossa e il cuore alla nuova stagione.

Forse ricordano primavere di tanti anni fa
i primi palpiti d'amore l'emozione della passione
un sogno a occhi aperti una ritrovata gioia
per vivere ancora, per quel che resta.

Da Lungo il cammino

Il vecchio pino
Quante stagioni!
Il risveglio al tepore del sole
che scioglie i ghiacci a primavera
i primi voli fra le fronde.

Le pigne verdeggianti
al calore dell'estate
il monotono frinire delle cicale
le stelle cadenti in agosto.

Di mille colori si veste
il bosco d'autunno
ogni anno gli uccelli che
sciamano a mete lontane.

Il candore d'inverno
il gelo che fa fremere i rami
mille stelle di ghiaccio
a stringere il verde in un abbraccio.

Tanti gli anni passati
quanto vento fra le fronde
il profumo della vita
che lento se ne va.

Un ramo spezzato,
un altro seccato,
il tronco ingobbito
il percorso del pino è finito.

Da Lungo il cammino

Due passi ancora
Nel tramonto silente
un vecchio cammina
con accanto il suo cane
Vanno per strada a
cercare l'ultimo respiro
di un giorno di primavera.

Tutto tace tutto è fermo
solo la luce dirada
e allunga le ombre
quando ormai presto
s'attende il buio
e con esso la sera.

I due camminano
senza una meta
un po' di strada
due passi ancora
uno scampolo di vita
prima che ogni luce si spenga.

Da Lungo il cammino

Nero e altro ancora
C'è chi l'ebano non ama
c'è chi crede d'essere dio
gente strana che non comprendo
gente che odia chi è diverso
eppur se si guardano allo specchio
noteranno volti scolpiti nella pietra
mascelloni tesi e duri
gente che è diversa e non sorride.

C'è da tender loro una mano
per ricordare che un po' di calore umano
rende piacevole ogni vita
e che l'odio non aiuta
se non a morire già di dentro.

Da La pietà

Sotto la neve
Eri bella, un tempo
quando si mormorava
"Sotto la pioggia fame
sotto la neve pane".

Candida, accogliente,
cullavi il chicco di grano
che quieto riposava
e forte cresceva.

Eri l'immagine della purezza
immacolata come un giglio
splendente alla luce del sole.

Ora, invece, sei pattume dell'aria
sbiadita, grigia, a volte sin nera,
rispecchi un mondo che più non è quello.

Lontano è il ricordo di inverni imbiancati,
di gelidi venti e di crepitio di legna
in stufe sempre roventi.
Altra era la vita, magari stentata,
ma sempre amata.
Nessuna corsa dietro all'inutile
tanto piacere per quel poco che c'era.
E intanto il chicco cresceva
e già si sognava la fragranza del pane.
Ora abbiamo tutto e niente
nulla si apprezza
tanto si corre nell'aria malsana
e sotto la neve di svariati colori
non resta che fame
fame di una vita
che non sia naufragio
verso improbabili mete.

Da La pietà

La neve in città
S'attende la neve anche in pianura
ma intanto i cieli son tersi
e l'unico bianco è quello del gelo.
Ricordo che da bambino
a occhi aperti la sognavo
invano scrutando nel cielo
qualche piccolo straccio
ma quando veniva
dopo l'iniziale stupore
non mi piaceva tutto lo sporco
che chiazzava il candore.
Era come un bel sogno
che ben presto svaniva.
Non era la neve che veniva in montagna
bianca e lucente sotto i raggi del sole
era un impasto di acqua ghiacciata
e di smog cittadino
un insulto al sogno di un bambino.

Da Lungo il cammino

Il signore d'inverno
Quando più forte soffia il vento
e le strade diventano lastre di ghiaccio
quando turbina tagliente il nevischio
arriva al galoppo sul bianco destriero
che suda per la corsa rivoli di gelo.

A volte puntuale, altre in ritardo,
più raramente in anticipo timbra il cartellino
mentre stanco e fradicio va l'autunno
lascia veloce il posto a chi impaziente

arriva a chiudere un altro anno
fra sbuffi di neve e coltri di brina
è ancora lui il re dell'ultima stagione

la barba candida i capelli punte di ghiaccio
l'alito che gela all'istante la voce rauca
riprende il suo trono il signore d'inverno.

Da Lungo il cammino

Neve
Quand'ero bambino sognavo la neve
nei giorni d'autunno che andava a finire
guardavo su in cielo quel grigio uniforme
sperando di scorgere bianche farfalle
pronte a cadere sopra ogni cosa.
Mai quel sognare ebbe riscontro
e invece accadeva più avanti nei giorni
magari a Natale o anche più tardi
che al risveglio al mattino udissi
suoni ovattati, forse vicini
ma che parevan lontani.
Era il segnale,
scendevo dal letto
andavo alla finestra per goder
lo stupore del bianco uniforme
dei fiocchi che svolazzavan nell'aria
pronti a posarsi perfino sui fili
e io tornavo a sognare così
che le case e le strade si dissolvevan
nel nulla e prima sfocata e poi sempre
più nitida vedevo una steppa
da renne solcata, abetaie ricamate d'argento,
torrenti ghiacciati in cui riflettere il viso.
Era tutto un mondo diverso una vera magia
che la mente creava a mio piacimento
ma ogni sogno non dura in eterno
e la mamma o il babbo che mi chiamavano
mi strappavano da quel limbo di pace
e il paesaggio cambiava con di nuovo le case
e le strade dove la neve inquinata
aveva il colore del grigio del cielo.
Restava il ricordo di quel bianco
da tanto tempo agognato
e ogni tanto tornava nei giorni del gelo
per sfumare sempre più in una tenue
e fugace sensazione al primo tepore del sole
all'annuncio dell'imminente arrivo
di quella primavera che in tripudio di colori
l'inverno caccia via.

Da Lungo il cammino

Io ricordo
Prima che l'oblio cali
sulla mia stanca mente
ricordo
di un bimbo che felice
correva nei prati
di una voglia di crescer
più in fretta
di un tempo che
non voleva passare mai.

Ricordo di una gioventù
che ora mi pare un sogno
di un'epoca ormai lontana
di cui mi giunge solo l'eco.

Ricordo l'attesa delle vacanze
ma anche il desiderio di imparare
in un continuo turbinio di speranze
la scuola e la casa, la casa e la scuola.

Una carezza di mia madre
che mai più potrò avere
la soddisfazione di mio padre
per quel figlio bravo negli studi.

Nel deserto di una vita
che nulla può più dare
m'aggrappo come un naufrago
a quella mitica età
a quel sogno che nel ricordo
si tinge di mille colori
al verde di quella giovinezza
che mai più potrà tornare.

Da La pietà

Come erano belle le mie valli
C'erano boschi a perdita d'occhio
una macchia di verde più scuro
sul verde più chiaro dei prati

C'erano sentieri nelle foreste
su cui camminare e nutrire l'anima
con le mille voci di insetti e di uccelli
un concerto infinito che scaldava il cuore.

Dopo il disastro ora è solo silenzio,
sgomento in chi guarda e ben sa
che tornare a come prima
non basta una vita, ma anni e poi anni,

e sperando che il tempo inclemente
lasci respirare questa terra martoriata
queste rocce segnate dalla bufera
queste valli che un tempo erano altra cosa

come i figli mai sapranno
perché solo noi che le abbiamo viste
potremo dire, con voce tremante,
con occhi inumiditi, con tono sommesso
"Come erano belle le mie valli".

Da La pietà
Alle zone dell'Alto Veneto, del Friuli e del Trentino devastate dall'inclemenza del tempo.

Come le foglie
Non c'è soffio di vento
che non muoia fra le foglie
le ultime ormai
aggrappate ai rami
Scosse, snervate,
infine si lasciano andare
sconfitte dal tempo
che inesorabile
le ha troncate.

Siamo come foglie
mosse dal vento
tormentate dalla pioggia

attaccati
fino all'ultimo
alla vita
non vogliamo
combattiamo
ma poi ci lasciamo andare.

Da La pietà

Burrasca d'autunno
Burrasca d'autunno
che penetra i cuori
con il vento che soffia
la pioggia che sferza
le foglie che volano.
Al riparo del vecchio
e rugoso melograno
porgo l'orecchio al vento
che sibila, s'inarca, ulula.
Eppure qualcosa esso porta
voci confuse di stagioni passate
di grigiori autunnali.
Sono suoni disarticolati
tristezze evase dall'anima
è fatica comprendere
ciò che voglion dire.
Sono pensieri nascosti
speranze abortite
sogni irrealizzati,
sì che al placar ora del vento
odo come una nenia
un sommesso lamento
d'autunno che piange
sul suo ingrato destino
di amara stagione.

Da La pietà

La vecchia dimora
Mura sbrecciate
vicino alla cavedagna
ciò che resta
corrosa dal tempo
di quella che
in giorni di certo migliori
era una casa colonica.

Là dimorava il contadino
con la famiglia,
là la sera, intorno al fuoco,
si parlava degli anni passati
fiorivan leggende
storie di molesti fantasmi
mentre il lume a olio
gettava giochi di ombre.

Quante parole di sera
a chi di giorno era silente!
Quanti amori sbocciati
con un semplice sguardo!

Altri tempi, altri sogni,
altre speranze, e poi la guerra,
e dopo l'industria
che mangia la terra.

La casa si svuota
in città è il nuovo miraggio.
Restano gatti e serpi
fra quei mattoni sbiaditi.

Pioggia, vento, neve,
il soffitto che crolla
i muri che cadono
le erbacce che avanzano.

Ecco quel che resta
di una vecchia dimora
tre muri sbrecciati
come ossa spolpate.

Da Il mio paese

Sodoma e Gomorra
C'è forse ancora qualche dubbio?
Non bastano gli eccidi di ogni giorno,
le bombe che inceneriscono bambini,
le bambole spezzate dagli stivali
dei soldati che avanzano
come rulli compressori?
E i milioni che muoiono di fame,
i vecchi stanchi e affranti
che sognano solo un mese
di venti giorni?
Gli operai schiacciati da bobine,
liquefatti dall'acciaio fuso,
spiaccicati sui marciapiedi
dopo l'ultimo volo?
Non bastano gli occhi di madri
che implorano pietà,
i raccoglitori di pomodori
che rinsecchiscono proni sul terreno?
E la violenza d'ogni giorno
urlata, minacciata, perpetrata
da belve sanguinarie su miti agnelli?
No, non credo più a Darwin
non vedo che evoluzione
l'uomo abbia avuto.
Dalle origini feroce
sempre uguale nei secoli
una belva senza umanità.

Sodoma e Gomorra
ancor rivivono,
impunite, prospere,
dimenticate
da un Dio distratto.

Da La pietà

Di nuovo l'autunno
Le prime brume del mattino
salutano le albe d'autunno
mentre di carminio e d'oro
si colorano i boschi silenti.
L'aria è pregna del profumo
del mosto che già ribolle nei tini.
Passano squadriglie di aeree ali
striduli versi richiamano i più pigri.

Migrano gli uccelli
volano verso mezzogiorno
lontani dal prossimo gelo
Li seguo con gli occhi
e vorrei esser con loro.

Da Sensazioni ed emozioni

Il fiore della vita

Ne sfoglio i petali
ognuno un anno
ognuno ricordi
che riaffiorano
Tutta una vita
in pochi minuti
una corsa contro il tempo
mentre il cuore
accelera i battiti
non è un m'ama
non m'ama

è piuttosto
un vita
non vita

Ah, poter riattaccare
allo stelo i petali
strappati
poter tornare
indietro nel tempo!
E invece
nulla ci è concesso
se non ricordare
se non aver memoria
di ciò che è stato
il nostro passato.

Da La pietà

Davanti alla Madonna delle Grazie
Quando il sole va a
e cede il passo alla sera
sul sagrato della chiesa
alla luce dei lampioni
inizia l'artistica tenzone.
Son Madonnari d'ogni dove
giungon qui anche da lontano
perfino dalle Americhe e dall'Asia
per contendersi il trofeo.
Stridono i gessetti sull'asfalto
poco a poco prende vita
quello che sarà un quadro
che il sole,
ma soprattutto la pioggia,
porterà via.
Qui una Madonna con bambino
là una Sacra Famiglia
più avanti ancora
un dolente Cristo morto.
E domani avremo il vincitore
che stringerà gioioso
i gessetti d'oro
poi si va
si torna a casa
con il pensiero rivolto
alla prossima tenzone,
e con la speranza
che il cielo non pianga
che l'opera non sia
troppo alla svelta cancellata.

Ogni anno, 15 di agosto, sul sagrato della Chiesa della Madonna delle Grazie a Grazie di Curtatone (MN)
c'è il concorso internazionale dei Madonnari, gli artisti dei gessetti

Cime lontane
Nell'afa che tutto secca
che oscura la mente
in un'estate
di sole dardeggiante
in notti insonni
alla impossibile ricerca
di un po' di refrigerio
mi rifugio nel ricordo
di verdi declivi
di boschi ombrosi
di torrenti spumeggianti
e allora mi illudo
di avvertire il leggero tocco
di una brezza che scende
da lontani ghiacciai
credo di udire i suoni
di un'alpe che l'aria
porta con sé.
Stridio di uccelli
rintocchi di una campana
il gorgoglio di una fontana
un silenzio di mille sussurri
che scendono fino al cuore
e questo fino ai primi
chiarori dell'alba
che annuncia un altro giorno
di perfida arsura
senza che la mente ottenebrata
possa correre a cime lontane
a un'emozione che riesca ad affiorare
dalle pieghe dell'anima.

Da Sensazioni ed emozioni

Un'onda dopo l'altra

Lente s'avvicinano alla riva
un'umida striscia
dove l'onda s'immerge.
A lenti passi vado sul bagnasciuga
una carezza dell'acqua ai piedi
che affondano e lasciano un'impronta
che subito un'altra onda cancella.
La vita è una spiaggia
a cui vengono a morire onde lente
e per lo più marosi il cui fragore
cancella lo stridio delle chiglie
che s'agitano invano.
Come invano ci illudiamo
di lasciare una traccia
che possa ricordare chi eravamo.

Non siamo che un oceano di niente
un pugno di sogni e di speranze
un'anonima onda che arriva alla sua meta.

Da La pietà

Alfredino
Le corse nei campi
i capelli al vento
il sole negli occhi
sempre più avanti

Ricordo, sai,
ora che sono tanti gli anni
ho più memoria del tempo lontano
di quando spensierati giocavamo.

E ricorderesti anche tu
dei piccoli bisticci,
di qualche pugno
subito seguito da un abbraccio.

Rammenteresti pure tu
il nostro periodo più bello
la giovinezza,
passata troppo in fretta.

E invece non sei accanto a me
da tempo ti trovi ove non puoi
sentire il canto degli uccelli
né rimirare albe e poi tramonti

in una casa fredda e senza luce
mura di granito a cui s'aggrappa il muschio
le lettere con il nome ormai sbiadite.

Ma io ricordo, Alfredino,
ricordo come fosse ieri e sento ancora
il rombo dell'auto che ti ha falciato.

Da La pietà

Solstizio all'Alpe
E' fra questi prati verdi
al lontano suono di campanacci
nel sole che illumina le cime
che celebro il solstizio.

Cirri ribelli chiazzano il cielo
l'aria che cala dalle vette
mi porta il profumo dei boschi
fluenti resine ed esili genziane.

In alto getta la sua ombra
un'aquila portata dal vento
mille e mille i brusii di una
natura che si risveglia.

Il richiamo dell'estate
mi coglie sulla panchina
e in dolce abbandono
gli occhi socchiusi

mi trovo a sognare
di un tempo d'eterno
di un mondo dove
cielo e terra si confondono

e cascate d'amore bagnan la terra
dove non c'è più miseria
ma solo e nient'altro
che un' estatica pace.

Da Sensazioni ed emozioni

I sogni, adesso
Ormai che gli anni incalzano
m'accordo di sognare
solo ciò che è stato
ricordi sparsi di un passato
un'epoca che mi illudo
la migliore nel mio vissuto.

Rimembranze, quindi sono,
e non sogni, inconsci riflessi
di un futuro che non c'è
e allora la mente lavora
sulle effimere certezze
di un'esistenza ormai consunta.

E tutto sembra bello
il mio passo che avanza lieve
un giorno di sole in riva al mare
lo sguardo che corre dalle vette al piano
due mani che si toccano
un fremito lieve che attraversa il corpo.

Spezzoni di vita che come una pellicola
di celluloide si bruciano in un attimo
nel fuoco di un tempo che corre troppo in fretta
ma che sembra rallentare nelle notti
per raccontare frammenti di ciò che è stato
gli unici sogni di chi ormai vive il presente
solo con la mente rivolta al suo passato.

Da La pietà

Alba di maggio

Stille di rugiada nel roseto.

Di giallo rosso e bianco
rilucono i colori
e soave è il profumo
mentre nella luce dell'alba
risuona l'eco di una campana

S'apre il mondo a un giorno nuovo
immagini e suoni
scendono fino al cuore
sembrano i sogni
di una notte silente
di cui lento affiora il ricordo

Intensa nasce e cresce
un'emozione
che fa alzar le braccia al cielo
e prima muto e poi sommesso
prorompe un grido
alla bellezza della vita.

Da Sensazioni ed emozioni

Mare, mare, mare
Sempre alfine arriva
l'onda s'infrange sulla riva
seguo il ritmo d'un moto
che si trascina nell'eternità.

Mare, mare, mare
m'è dolce ascoltare
le parole pronunciate
su lidi sconosciuti.

Mare, mare, mare
é bello star a sognare
di storie lontane
di mondi che mai vedrò.

E nella luce che lenta
si spegne in un tramonto
che in te si riflette
mi coglie un brivido

E' una sensazione
di un tempo che nasce e che muore
come un'onda
anch'io arriverò al bagnasciuga.

Mare, mare, mare
tu sei la vita
il cuore che batte
un sogno d'amare.

Da Sensazioni ed emozioni

Lì nel cuore

Gli anni asciugano i sentimenti
passioni e ardori son solo ricordi
ma non tutto è spento nel mio cuore
c'è ancora e ogni tanto traspare
un desiderio d'amore
d'una carezza lieve
d'una mano che prenda la mia
e m'accompagni
come quando
mi portavi a scuola, mamma.

Da La pietà

Grida da Sud Est
Possibile che nessuno le oda?
Lascia un attimo l'inutile corsa
e porgi l'orecchio alle voci del vento.
Sono grida soffocate di bimbi spaventati
sono urla disperate di corpi straziati
Nulla poi sembrerà come prima
e continuerai a sentire anche
quando il vento s'assopirà.

Resta un amaro nel cuore
per il tanto dolore
che nessuna malattia ha provocato.
C'è solo un morbo
che s'aggira da millenni
e che ora sosta sulla Siria
rapisce vite senza rispetto
spezza gli anni migliori
di quella che non sarà
mai una gioventù.
Questa malsana morte
ben conosciamo
è una vergogna
che sempre ci accompagna
è un male che prende
il sopravvento sul bene
e
il suo nome
è
uomo.

Da La Pietà

Il pianino
Passati sono gli anni
ed è ormai da tanto tempo
che quel suono non sento.
Ero infatti ancor bambino
quando andava per le vie del paese
due braccia che spingevano
una mano a girar la manovella
e così il pianino strimpellava
in cambio della carità di chi ascoltava.
Erano trilli gioiosi
raffiche di note
roba da poco, certamente,
ma che ancora avrei voglia
di sentire, una volta sola,
per ritornare brevemente
a una gioventù fatta
di corse spensierate,
di ceci lessi e di castagne arrosto,
del suono d'un pianino
sulle cui note correvo con la mente
verso spazi sconfinati
piccoli passatempi a buon mercato
che tanto negli anni successivi
avrei desiderato
e di cui poi purtroppo
mi son dimenticato.

Da Il mio paese

Segni di primavera
Di sole e di luce
è questo palcoscenico
in un mondo
che lento si risveglia
dal lungo sonno dell'inverno.
E' ancora fresca l'aria
che spira leggiadra
ma il sole scalda
un primo tepore
che scioglie il gelo nel terreno
che scaccia il freddo dal cuore.
Come una lucertola
mi allungo sulla panchina
a crogiolarmi
in questo acerbo sole,
messaggero di una primavera
che fra canti d'uccelli
e sbocciar di fiori
ogni giorno sempre
di più s'avvicina.

Da Sensazioni ed emozioni

Lacerazione
                           alle vittime innocenti di ogni guerra
Vola
spaventata una colomba
...
sotto
solo ulivi spezzati
e un uomo
che piange sulla croce.

Da La pietà

La scoperta
Già comincia appena nato
quel frignare a perdifiato
la poppata che non arriva
e tu che stai in disperata attesa.
Poi si cresce a vista d'occhio
non si è più pupi da svezzare
anzi il cuore inizia a palpitare
con il primo e mai scordato amore.
Arriva infine un momento
in cui la crescita s'arresta
uomini fatti si diventa
ed è da lì che s'invecchia
che giorno dopo giorno
ora dopo ora
comincian le venuzze
a tatuar la pelle
le prime rughe a increspare il viso.
Non ci si accorge di quanto il tempo passa
se non guardandoci un dì allo specchio
e chiedendoci se quel volto così segnato
è proprio il nostro
che con sgomento ci accorgiamo di scoprire,
un altro io cresciuto in noi
che muto e silenzioso ha preso il sopravvento.
E' solo allora che apprendiamo
che tranne nell'infanzia
si muore lentamente
che ogni giorno che passiamo
un poco ci spegniamo.

Da Lungo la strada

Ferite di Carnevale
Orsù,
riveliamoci a noi stessi
gettiamo la maschera
d'ogni giorno
che quando qualcuno
incontriamo
ci fa apparire complimentosi
quando in effetti
nulla dell'altro ci importa.
Spogli dello stereotipato sorriso
riveliamo le ferite di una vita
le offese ricevute
le invidie logoranti
il dolore d'esser vivi
senza sapere cosa fare
che scopo e significato
dare a ore trascorse e a quelle
che andremo ad affrontare.
Sono ferite laceranti,
queste,
del carnevale della vita.

Da La pietà

E il fiume va
Oh fresche dolci acque
che han bagnato i sogni miei
quando giovane credevo
di fondare un nuovo mondo
Venivo qui sulla riva
e guardavo la corrente
e fra un salto di rane
e il richiamo di un cuculo
si rinfrescava la mia mente
sempre pronta a cose nuove
a fissare mete grandi
per risolvere problemi
che da tempo immemore
l'uomo porta sul groppone.

Basta guerre, sol la pace,
via miseria e fame,
per tutti un piatto di minestra
e un letto in cui dormire!

Sogni, vaneggiamenti
di un giovane
che crede di poter tutto cambiare.
Poi, il tempo, la vita stessa,
hanno placato gli entusiasmi
e or che sono vecchio
se vengo a questa riva
e guardo il fiume
assai lontano
a valle
a malapena riesco a scorgere
i sogni che la corrente si è portata via.

Da Lungo il cammino

Io c'ero
C'è un giorno diverso
in ogni vita
in cui il cielo scende
sulla terra
è l'unica irripetibile occasione
per vedere oltre ogni cosa
per avere una risposta
al perché camminiamo
incerti su una strada
lastricata di lacrime
per potere infine dire
"io c'ero"
e poi morire.

Da La pietà

Montefiore
Su un cocuzzolo abbarbicato
sta di Montefiore l'abitato.
Ci vivon tre vecchine,
due cani e una gallina,
ciò che resta di un passato
senz'altro più glorioso
allorché la si ricorda
come terra di briganti.
Del Passator cortese?
Magari, nessuna cortesia
e con la borsa filava via.
Or è terra di piadina
e sangiovese
di gente che,
dalla sera alla mattina,
nel letto sogna
di un tempo andato
di quando di baiocchi
ne giravan pochi
ma che al momento del riposo
dopo ore di lavoro
sapeva in compagnia,
davanti a un calice di albana,
trovare il senso della vita,
fra risa e lazzi e anche
due lacrime per ricordar
chi già se n'era andato
e ricacciare il timore
di fargli compagnia.

Da Sensazioni ed emozioni

Sogni traditori
Spesso e volentieri
seduto in panchina
all'ombra di un bell'albero
a una certa età
sovvengono i ricordi,
magari mentre
ci si assopisce.
E allora sono sogni
che tradiscono il passato
e in cui ci si illude di aver realizzato
tutto quanto si era desiderato.
Nell'impossibilità di progetti futuri
il nostro inconscio non può
ammettere d'aver sbagliato.
Solo che al risveglio
quel poco del sogno
che è rimasto
ci fa sentire in colpa
ci stringe il cuore
fino a un provvidenziale
moto di pietà
per quel che siamo
e non siamo stati.

Da La pietà

Nulla si cancella
In queste mura sbrecciate
in cui alligna l'edera
mute testimoni di un tempo passato,
qui, anni e anni fa,
gente viveva.
Nelle stanze si nasceva
si faceva l'amore
si udivano striduli vagiti
risuonavano flebili rantoli
Tutto un mondo c'era
fatto di uomini e donne
di sogni e speranze
di gioie e dolori
di impetuosi amori
e di tormentate illusioni.
Sembra tutto scontato
ieri come oggi
oggi come domani
ma se ci si ferma un attimo
ci si raccoglie
e si tocca con mani
il muro sbrecciato
s'avverte un lontano tremito
un suono di voci
perse nell'eterno
e ora ritrovate.

Nulla si cancella
nemmeno il ricordo
se si guarda al passato
come fosse il presente
come se noi
non fossimo altro
che la naturale continuazione
di chi ci ha preceduto.

Un giorno altre mani
altre orecchie s'accosteranno
a mura sbrecciate
e così un po' di noi sarà nel futuro.

Da La pietà

Io e il silenzio

Quanto parla questo silenzio!

Rimbomba nelle orecchie
memoria di un tempo passato
che come una brezza lenta
mi avvolge sale del fondo dell'anima
fa galoppare questo stanco cuore
Sì, io sono stato ho camminato
sulle strade di questo mondo
che ancora mi ospita
è stato un incedere a volte veloce
più spesso lento e pesante
fra poche gioie e non pochi dolori
ma è stata la mia vita
un susseguirsi di attimi
irripetibili che non potrò
mai e poi mai rivivere

Quanto urla questo silenzio!

Di ciò che ho fatto
e non avrei dovuto fare
di quello che non feci
e che dovevo fare
Non sono rimpianti
sono compassionevoli rimorsi
stille di coscienza che troppo tardi
scorrono su di me
come le lacrime che
mi imperlano le gote
briciole di sogni infranti
che si perdono nell'oscurità degli anni.

Quanta misericordia ha questo silenzio!

Ogni giorno che passa
mi sfugge la memoria
il ricordo s'appanna
nessun rimpianto
solo un sogno
che piano piano sboccia
un viaggio verso una meta sconosciuta
in un tempo senza passato e futuro
in una valle sempre verdeggiante
fra ruscelli d'acqua limpida
e cascate musicali
a ritrovare chi mi ha preceduto
e ad attendere chi mi seguirà.

Da La pietà

Il Natale ieri e oggi
Profumo di neve,
melodie di zampogne,
presepi in ogni casa
così era il Natale.
Il tempo è passato
e poco a poco
l'abbiamo dimenticato.
Il clima è cambiato,
si son zittite le zampogne,
tanti festoni
la corsa ai doni
Il Natale non è più
una festa cristiana
è ormai una festa pagana.

Da Lungo il cammino

Pastorale padana

Placido e silente
fra file di ombrosi pioppi
scorre senza tregua il grande fiume
disseta terre ricche di colture e di armenti
il suo respiro profondo riporta a tempi antichi
quando l'uomo ancora lo temeva
e come un dio provvidenziale lo venerava.
Erano epoche quelle di vita grama
in cui nulla si aveva se non la gioia
di scoprire ogni giorno un'alba diversa
e di illanguidirsi la sera al calar del sole.
Pareva allora che Pan soffiasse nel suo flauto
una musica lieve e al tempo stesso
intrisa di una atavica malinconia
per quell'eterno destino che tutti
ci accomuna da un'alba a un tramonto.
Mai ci si vorrebbe pensare
ma quando s'imbiancano i capelli
ci si accorge che quell'ora
sta per arrivare
e che la vita mai è infinita.
Al passeggio lungo il grande fiume
in silenzio ognun gli chiede
quando arriverà alla propria foce
a quel mare oscuro senza più
un porto a cui tornare.
Il fiume mormora
la risposta non si capisce
e così si spera che il giorno sia
ancora ben lungi da finire.
Allora ci si immerge in questa terra
s'ascolta l'adagio maestoso
dell'acqua che gorgoglia
fra le ombrose sponde
e il lontano belato d'un gregge al pascolo
così il cuore si rallegra d'esser ancor lì a pompare
e che un altro giorno se n'è andato
Domani,
domani si vedrà,
resta solo una certezza
che ogni giorno l'incanto si ripeta
fino a quando non si sa
e poco importa se quel che resta
è come un sogno
una vita che ogni momento
merita appieno d'essere vissuta.

Da Lungo il cammino

Migrazioni
La bruma
che accompagna i miei
passi mattutini
sa di muschio
di erba stanca e morente.
E' l'emblema di una stagione
in cui stilla umidità ogni cosa
e le mie vecchie giunture
scricchiolano,
quando addirittura non si bloccano.
Eppure, la campagna
immersa in questo sudario
ha il fascino
di un vecchio che ripensa al passato
mentre s'avvia alle brine invernali.
Lontani sembrano i richiami
degli uccelli che si raccolgono
per l'ultimo balzo verso
terre più ospitali
per sorvolare il torrido deserto
e approdare a oasi sognanti.
Là, il loro canto si mischierà
a quello di giovani berbere
un inno alla clemenza di una natura amica.
Ah, se potessi con voi volare
librarmi in alto alleggerito
dal peso di una vita
che mi porto appresso
e di cui tutti gli anni sento!
Mi piacerebbe con voi
planare sulle oasi
rinfrescarmi nell'acqua
che sorge spontanea
unire il mio canto antico
al vostro e a quello degli indigeni
un lampo di luce
nel buio di una vita
che lenta si spegne.

Da La pietà

Leggi i racconti di Renzo

 

Home page  Lettura   Poeti del sito   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche