L'arrotino Arrivava con le prime nebbie un suono rauco più volte ripetuto Arrotino! Moleta! E le donne uscivan di casa chi la forbice chi i coltelli qualcosa c'era sempre da affilare e se per caso mancava niente paura perché allora l'arrotino aggiustava gli ombrelli. Pedalava e la mola cominciava i suoi giri qualche scintilla un po' di sfregamento ed ecco che il coltello tagliava come un rasoio. Stava più giorni dove dormisse la notte nessuno sapeva forse sotto il ponte della ferrovia un riparo per povera gente. Poi un giorno passava per le vie del paese e gridava che andava andava via e che sarebbe tornato il successivo autunno. E infatti puntuale ogni anno risuonava il suo grido. Poi quando già cadevan le foglie e le nebbie calavano improvvise quell'autunno non venne e nemmeno il successivo. E' passato tanto tempo e l'arrotino è quasi dimenticato ma in questi giorni di umido respiro l'ho ricordato Mi pare ancora di sentir la voce lo sfregolio del ferro sulla mola immagino un uomo addormentato sotto il vecchio ponte ferroviario ma tutto mi lascia prevedere che il suo sia un sonno ormai infinito e che ora viaggi fra le nubi incontro a santi e cherubini la mola ormai arrugginita lasciata su qualche nuvoletta un materasso di cirri per dormire e una voce ingentilita che ogni tanto s'alza là nei cieli e gioiosamente annuncia che l'arrotino è finalmente arrivato dove di tempo e stagioni non si ha memoria. Da Il mio paese La luce Una luce che non vedi se non come un tenue chiarore il caldo seno di una mamma mani femminili nei capelli gioie che quasi non rammenti il dolore di troppe dipartite fra memorie e oblii non voluti si dipana una vita ed è ancora una luce che ti accompagna un barlume che lento si spegne sfuggendo a ogni logica. Da La pietà Il macellaio General Cadorna dici sempre che indietro non si torna e allora avanti in attacchi scriteriati a migliaia i soldati macellati appesi come passeri ai fili spinati le braccia spalancate i corpi martoriati General Cadorna dici sempre che son eroi i caduti per la patria ma tu te ne stai ben riparato mai davanti a tutti in un attacco sempre tranquillo in retrovia a progettare nuove orride mattanze. General Cadorna l'Isonzo è rosso del nostro sangue ma nulla abbiamo conquistato se non due spanne di terreno qualche metro di filo spinato e una dolina ripiena di morti General Cadorna il nostro nemico non è l'austriaco che ci sta di fronte anche lui sacrificato ma è chi ci sta dietro sei tu blasonato macellaio che disperdi i nostri sogni al vento che nel cercare la vittoria ti ubriachi con il sangue che ci resta. Da La pietà Il viandante Arrivò che era l'alba bussò lieve alla porta gli fu aperto e timido entrò. Gioia per gli occhi, gioia per il cuore, le sue parole erano solo amore le sue mani cacciavano il dolore. Una luce la sua che non si potrà dimenticare resteranno parole più profonde dell'oceano il sogno di un mondo nuovo di un infinita pace dentro e fuori. Restò fino al tramonto poi un saluto con la mano e ripartì per altre mete per portare chissà dove quel verbo che mai muore. La notte non fu più scura le stelle divennero amiche e i nostri sonni lievi e sereni. Non era rimasto che dall'alba al tramonto, una meteora che scomparve all'orizzonte un impercettibile battito d'ali un infinitesimo refolo di vento ma la sua luce la sua voce restarono con noi. Da La pietà E poi è il silenzio Nel caldo del giorno l'aria immota il cielo vetrificato s'alza sommesso un suono lontano. Un'unica nota un la che vibra assai piano ma poco a poco nel sole che scende e lascia il posto alla sera s'accompagna a un brusio di insetti notturni un coro smorzato di bocche ben chiuse. Ha un tono costante quell'unica nota ora potente in crescendo di forza è un canto d'addio al giorno passato che si spegne nell'eco di quell'unico suono. E poi è il silenzio le luci ormai spente la gente che dorme il buio che in punta di piedi avvolge ogni cosa. E' notte ormai fonda ognuno riposa ma lavora la mente è giunto il momento per infine sognare. Da Lungo il cammino La melodia della vita Un giorno, fra un anno, fra due, quando non so, ma crederai che la vita che hai è solo un dono che mai potrai contraccambiare. Dall'alba, che inonda di luce, al tramonto, che annuncia la luna godrai dell'infinito senso di struggente malinconia per essere temporanea parte di questa eterna meraviglia. Nel fiore che sboccia e s'offre allo sguardo, nell'acqua cristallina che scende dalle rocce, negli occhi di una ragazza innamorata udrai con il cuore il canto della vita. Crederai, capirai, comprenderai la fortuna che hai avuto, quanto bella sia la vita, ma tutto questo avverrà solo quando sarà di lì a pochissimo finita. Da La pietà Vento d'estate Contrada assolata bianco abbacinante è questa un'estate di caldo e di afa opprimente è l'alta pressione dicon gli esperti e aggiungono che l'aria rovente arriva dall'Africa dalle immense distese di sabbia del gran deserto. Di colpo, comunque, s'alza il vento che aggiunge calore che toglie ogni forza e allora all'ombra distesi si sta a meditare e nel silenzio assoluto par di udire voci lontane nenie ripetute di berbere che tessono tappeti in tende scottate dal sole. È anche questo forse un miraggio come le urla disperate che di colpo s'appressano suoni d'istanti di gente che sta per affogare nel barcone che affonda poi lente si spengono in gemiti fiochi E restano solo il vento odor di salmastro e polvere stanca. Da La pietà Nella luce del tramonto In questa luce che lenta si spegne rivivo ciò che è stato una manciata di tempo che è il mio passato. E' con affetto e tenerezza che rivedo volti che già mi hanno lasciato. Il tramonto disegna strisce di luce sul mio volto pallido impietoso svela le lacrime che sgorgano copiose. Ripensare a ciò che è stato seguendo la traccia del ricordo è sofferenza e non gioia è la consapevolezza che tutto passa e che anche il nostro tempo sarà presto andato. Da La pietà Il tormento dell'estate Rivoli di sudore scendono lungo la schiena come torrenti spumeggianti L'insopportabile calura annienta tutti i sensi e si boccheggia alla ricerca vana d'un poco d'aria asciutta del tocco lieve di un improbabile refolo di vento in una luce abbagliante che fa abbassar le pesanti palpebre, sgomente per tante notti insonni a cercar nel letto temporanee e illusorie frescure. Scoppiata è l'estate con il suo fiato arroventato con i cieli abbacinanti e le ore lunghe e stanche che si sfilacciano nella mente ottenebrata vinta e annichilita da un ossessivo e greve fuoco. Da Sensazioni ed emozioni Non c'é domani Nell'eco che lenta si spegne fragore di scoppi gemiti di feriti subentra lo sdegno per l'inumana strage. Clamore di voci bla bla bla ossessivo sugli schermi trascorrono i giorni e quell'eco è lontana. Non c'è domani per un mondo che muore ogni giorno che recita il dolore e dimentica l'amore. Da La pietà Profumo di pane L'avverto ancor oggi come se fosse ieri quel profumo che si spandeva intorno alla forneria. Allora il pane non era cosa da niente era il pane il cibo principale. Ben cotto, fragrante e dorato ti adocchiava dal cestone mentre già avvertivi in bocca l'acquolina. A colazione, a pranzo, a merenda e a cena non poteva mancare dal desco familiare. Poi i tempi son cambiati ci siamo tutti un po' arricchiti e siam passati ad altri cibi oh sì, ancora mangiamo il pane di tanto in tanto, ma con sufficienza. Ci son ora le merendine fatte d'aria che più ne mangiamo meno ti saziano ma soprattutto si son persi i gusti così che tutto sembra uguale. Ed è spiacevole accertare che oggi che meglio stiamo abbiamo perso quel profumo ormai lontano quel sapore di grano macinato che nel richiamare la dolce immagine di un campo ben dorato saziava sì lo stomaco ma anche e soprattutto lo spirito. Da Lungo il cammino Passeggiata all'alba C'è un tenue chiarore nella notte che s'avvia al riposo quando esco con il cane per i due passi del mattino. Solo silenzio all'intorno ci accompagna per la strada e poco a poco la luce s'avvicina mentre il buio si allontana. E' un mondo nuovo che si scorge una lepre che placida ma vigile nel grano è intenta a pasturare un cinereo airone che batte le ali e s'alza per il primo volo del giorno là, ai margini del boschetto, un esile capriolo che sta a pascolare. Immagini di un mondo che sembrava perduto e che solo adesso, in quest'ora, è possibile ritrovare. Quasi all'improvviso nel silenzio s'alza un brusio di mille voci stridii d'insetti gracidio di rane e infine il melodioso canto di uccelli nascosti fra le frasche una sinfonia che sa d'eterno di primordiali suoni che illanguidisce il cuore. E' un incanto che rapisce che trasporta come in sogno in un giardino in cui Adamo ed Eva ancora la mela non avevan spiccato. Poi, il suono lacerante di una sirena, rumori di motori, l'uomo s'è svegliato, l'incanto di colpo è cessato. Da Sensazioni ed emozioni La sera nei ricordi Ricordo quando la sera all'imbrunire suonava la campanella della chiesa con quella voce cristallina chiamava al vespro e allora le vecchine uscivano di casa con il rosario in mano e s'affrettavano al sagrato. Non c'erano altri suoni solo qualche grido di bambini a tirare gli ultimi calci a un pallone mezzo rattoppato. Già le prime luci s'accendevano e il vecchio Agenore si sedeva davanti all'uscio con il mezzo toscano in bocca a digerire il cibo della cena. Al bar, o meglio all'osteria, i soliti clienti si facevano un bianchino chiacchierando del più e del meno o meglio ancor sussurrando notizie scandalose fatti di corna di cui magari, senza saperlo, erano loro stessi vittime. Poi a una cert'ora della sera i crocchi lungo lo stradone si scioglievano e tutti andavano al riposo. Era un tempo lontano che a volte ho il dubbio che ci sia mai stato ma è il ricordo, una voce che mi pare di udir di nuovo, che mi dice che così è stato. Un altro mondo, era quello, un altro mondo quello in cui io son nato. Da Il mio paese Sera di maggio Al calar delle prime ombre s'ode un canto lontano scendono dal cielo le note in un'aria di devozione alla madre di Colui che si donò. In cappelle sperdute scorrono le dita sui grani del rosario questo è il mese di Maria madre del Cristo e di tutti noi. Nel tenue brusio della sera il canto s'espande raggiunge ogni dove e parla solo d'amore. Un amore immenso che scende dritto al cuore smussa ogni dolore inebria di dolce malinconia. É un canto che odono anche i sordi è un messaggio di pace infinita che riavvicina cielo e terra è un sogno a cui abbandonarsi dimentichi del tempo che scorre della materialità d'ogni giorno lontani dal corpo e da ogni cosa assorti nell'estasi. Corrono le ore e nemmeno ci si accorge, la notte s'avvicina, s'abbassano le palpebre, sereni ci si addormenta. Da Sensazioni ed emozioni Una strana primavera Non voglio sembrare come quei vecchietti che ai giardini seduti su stinte panchine si raccontano dei tempi andati di quando le stagioni erano tali con inverni freddi e nevosi primavere tiepide e ridenti estati calde e assolate e autunni umidi e piovosi ma qualcosa deve essere cambiato con una primavera così strana fra uno scroscio di pioggia e una calda vampa di sole. I meteorologi fanno le ipotesi più strane ma non sanno dare una concreta spiegazione. E intanto i poveri vecchietti, me compreso, si sforzano di scaldare le ossa inumidite ai primi raggi di un prepotente sole. Stanno, stiamo, come lucertole intorpidite alla ricerca di un po' di calore e non sapendo di che parlare fra tante notizie di reiterati scandali ci affidiamo a memorie in cui tutto pareva in regola i treni che arrivavano in orario le certezze di una vita a cui non si sottraevano nemmeno le stagioni. Da Lungo il cammino Una sera d'aprile La luce scandisce il ritmo delle ore sale imperiosa dal buio arriva in cima alla scala del tempo e poi ridiscende lenta per giungere infine al suo commiato. É questa una sera d'aprile d'un giorno come tanti che si spegne come i cerchi di un sasso gettato nello stagno. Dapprima rapidi, si ampliano lenti per poi morire sulla riva. E anche il giorno muore con la luce che cede il posto alle cupe tenebre. É solo una sera d'aprile ma mi sembra che in un giorno ci stia dentro tutta una vita che ora in punta di piedi lentamente se ne va. Da Lungo il cammino Fiori di pesco Nel sole di marzo un vento pazzerello rapisce i petali dei fiori del pesco. Sono coriandoli rosa che s'alzano e volteggiano in cielo. Lievi soffici baci carnosi si rincorrono si toccano si staccano una gioia per gli occhi e per il cuore un soffio di vita che avvolge ogni cosa. Ma quando cala il vento si lasciano cadere finiscono a terra e alla prima pioggia diventano poltiglia. Il rosa si spegne nel fango mentre spuntano timidi i frutticini. Nulla finisce senza la possibilità di ricominciare. Da Sensazioni ed emozioni Meglio… Meglio morire quando si corre nel vento, ogni giorno diverso, ogni cosa mai uguale nella pubertà che è la più bella età. Dopo, i soliti riti tribali, la villeggiatura tutti intruppati, la partita di calcio la domenica, lo stanco bacio della buona notte. Meglio morire con in bocca il sapore di un bacio rubato e il fremito che ancora invade il corpo. Baci anonimi, quasi dovuti, sapori di salsa di pomodoro o peggio ancora l'acre aroma del tabacco baci senza passione in giorni grigi di noia. Meglio morire quando si cavalca l'onda nella speranza che non si spenga mai, nel desiderio di affondare in un mare di specchi. La monotonia delle giornate, ogni cosa che ha un suo prezzo, anche l'affetto, se ancor si può chiamarlo tale. E infine l'attesa di quel momento senza ormai rimpianti. Meglio sarebbe non essere mai nati per non dover poi morire ogni giorno. Da La pietà Vento da Nord Nei giorni più freddi s'alza un vento teso che soffoca il respiro. Viene da lontano dal grande e gelido Nord fugge dalla tundra gelida per portare la voce roca degli sconfinati ghiacci di quella zona che Artide chiamiamo. Ma se stiamo attenti ad ascoltare e lasciamo un po' correre la fantasia ci porta anche le leggende di quelle terre desolate dove la notte si ritrovano i folletti a danzare alla luce della luna. Ci parla di renne che libere corrono sulla neve che s'involano all'orizzonte come uccelli migratori; dei grandi alci udiamo il rauco respiro e dei guerrieri che quelle lande popolavano sentiamo il cozzare delle armi. Ci porta lontano questo vento ci conduce a ritroso nel tempo a viaggiare come in sogno dove non esiste più il tempo. E solo allora ci accorgiamo di quanto di noi è stato di cui memoria più non abbiamo E' forte questo vento e anziché spazzare via accumula davanti a noi le foglie dei sogni che nella sconfitta d'ogni giorno avevamo lasciato sul selciato. Da La pietà L'aria di primavera Mentre l'oriente s'accende di luce dapprima lieve, poi più deciso risuona il canto di un cuculo. Un esile croco solleva il suo capino a carpire i primi raggi di sole e nella roggia, fra l'acqua che gorgoglia, canta una rana il suo inno alla vita. L'aria ancora ferma or si muove spira una dolce brezza che appena smuove le foglie della siepe. Un profumo di vita s'espande nel mondo risveglia menti assonnate fa rivivere ricordi di gioventù a chi da tempo non l'ha più. Mi lascio cullare come un bimbo apro le braccia, chiudo gli occhi e felice mi affido all'aria di primavera. Da Sensazioni ed emozioni Se ci penso Se ci penso è un turbinio di idee fiocchi di luce crepe d'ombra domande e altre domande senza risposte Che ci stiamo a fare in questa vita? Per lottare, amare, gioire e soffrire? Siam forse neutrini che vagano nell'atomo? A volte mi illudo che tutto sia un lungo e sconclusionato sogno il cui risveglio è l'incubo di avvertire che sempre più radi e flebili sono i rintocchi del cuore. Da La pietà Quel sorriso Era l'autunno un giorno di nebbia grigio di fuori grigio di dentro ma un volto fra la folla biondi i capelli le labbra color di pesca e... e quel sorriso che squarcia ogni cielo che riluce più del sole che trasporta in volo verso valli silenti verdi di prati e abeti oppure verso mari lontani bianca la rena baciata dall'onda che dolce si spegne alla riva Un attimo perduto nel niente un volto scomparso e invano cercato ma nel ricordo trabocca ancor di gioia il cuore. Non so che sia stato un incantesimo o un miraggio forse un sogno d'amore che ritorna in anni in cui qualcosa salvare dal passato è ciò che resta di tutta una vita. Da Lungo il cammino Per le vie del mondo Vent'anni, quasi non ricordo, tanto è il tempo che è passato ma rammento il sole che ogni giorno splendeva, la febbrile felicità di vivere, il desiderio di essere più veloci del tempo, di raggiungere il domani prima che fosse trascorso l'oggi. Era una vita, sospesa fra sogno e realtà, andavo per strada con nelle orecchie la canzone dei Nomadi. Io vagabondo, diceva, e mi vedevo vagabondo per le vie del mondo passo dopo passo lungo una strada infinita che mi spalancava alla vita. Oggi ancora sento quelle note ma arranco piano verso una meta indefinita e se mi volgo all'indietro mi par di scorgere lontano lontano l'ombra d'un ragazzo che sognava di andare per le vie del mondo. Gli mando un saluto e una lacrima stanca mi scivola via. Da La pietà Il paese della fantasia C'è un paese che sul mappamondo non si trova per quanto lo si giri. È un posto un po' speciale dove il cielo, o meglio i cieli son dell'umore di chi ci abita. Se uno s'alza un po' corrucciato si ritaglia un angolo di grigio ma non appena ritorna l'allegria colora a spicchi variopinti oppure usa una bella tinta unita di un turchese intenso che ridona vita a smorti paesaggi che ora sorridono giulivi. Lì non c'è chi comanda chi fa la voce grossa ma tutti sono in armonia. C'è un'amicizia che non è pura conoscenza ma appassionata, e quel che più conta, disinteressata partecipazione. Non ci sono ricchi, né poveri tutti hanno di che vivere e nessuno invidia l'altro in una pace così intensa. Che bel paese, ma dove è mai? È dentro noi, un sogno che ritorna di tanto in tanto quando ci ricordiamo di esser solo di passaggio su questo mondo in cui invece sempre troppo ci affanniamo e di come e chi siano gli altri ci dimentichiamo. Da Lungo il cammino La vecchia sveglia L'ho trovata rovistando nella cassapanca m'è arrivata in mano senza che la cercassi ed è stata una sorpresa la vecchia sveglia della nonna. Panciuta, con le orecchie a sventola, dopo chissà quanti anni di lavoro è stata a lungo a riposare. Ma ora voglio che ritorni in gran forma che il mio tempo provveda a misurare sul comodino accanto al letto, a risvegliarmi alla mattina con il suo trillo petulante. Con la chiavetta provo a girar la molla e in uno sferragliare di rotelle arrugginite borbotta, ronfa, par che con voce un po' alterata mandi fuori i secondi, a spingere i pacioccosi minuti e questi a invitar le ore all'inizio della danza. E un attimo di vita, di un meccanismo che si risveglia da un lungo sonno, ma poi s'ode un suono un po' sgraziato di metallo che si tende e poi si spezza. E' l'ultimo rumore, poi tutto tace, la vecchia sveglia se n'é proprio andata ritorna mesta fra le cose vecchie rientra fra i ricordi donde era venuta. Da Lungo il cammino E un altro anno se ne va Manca ormai poco e un altro anno se ne va. Porta con sé sogni mai realizzati miserie umane che cercano invano un po' di pietà. Adesso che è questione di poche ore ci si accorge di quanto breve sia stato anche quest'anno. Eppure, sono 365 giorni, che ora paiono volati sono ore e ore sfuggite dalle mani. Restano solo i ricordi, tanti o pochi, non importa, ma sono fatti che ci han toccato visi amati che ci han lasciato. Alla mezzanotte del 31 si brinderà all'anno nuovo, ma che c'è mai da festeggiare se il tempo passa, implacabile ci segna, e inesorabile fa correre l'orologio della vita? Da La pietà Il mese del Natale Se il sole s'affaccia è solo per un saluto dato che in altri luoghi è in tutt'altre faccende affaccendato.. E scende il freddo un'aria gelida che entra dentro e fa scricchiolar le ossa. É questo il mese che chiude l'anno ma che porta anche il Natale la magia di un giorno che si rinnova che scalda i cuori e fa ancor sognare. Forse verrà anche la neve a imbiancare un mondo opaco un tocco di candore che riesuma memorie antiche di altri tempi in cui tutto mancava fuorché forse l'amore. Da Lungo il cammino Il canto nella nebbia Lo so che si potrà pensare alle ubbie di un vecchio che nel volgere dei giorni appare sempre più rintronato ma quando cala umida e tenace una nebbia tanto fitta da pensare di poterla tagliare io lo odo. Se pur lontano e ovattato lo sento dentro me. È un canto quasi silenzioso un mormorio, un gemito di bocche a ripercorre sentieri antichi memorie che paiono sopite e come note salgono dal più profondo dell'inconscio. E parlano, ricordano un passato che di colpo pare ieri e allora mi aggrappo a questo lamentoso canto, a ritrovar la vita che lenta se ne va. Da Lungo il cammino Scesero al fiume I primi giorni di un'estate già calda e afosa tanto che nell'acqua si cerca il refrigerio. Ricordo ancora che erano spariti due fratellini di sette e otto anni e non tornavano più a casa. Si paventò la follia di un bruto ma una vicina ricordò che risalivan l'argine. Fu subito un accorrere a scrutar la riva barche in acqua fra candide ninfee. Infine li trovarono: erano là in una piccola golena gonfi d'acqua gli occhi sbarrati a guardare due bianche garzette che volavano in su nel cielo. Scesero al fiume, quindi, e ignari questo li ghermì. "Giovani vite che troppo presto furono troncate" Così scrissero sulla lapide e non cessò mai il dolore di una madre a cui, da tempo vedova, rimasero solo gli occhi per piangere. Da Il mio paese L'aratura Come ogni anno in questa stagione corre l'aratro a solcare il terreno, volta e rivolta le zolle lucenti, prepara il letto in cui il seme dormirà nell'inverno per poi svegliarsi ai primi tepori di un'altra primavera. É come un tesoro nascosto pronto a svelarsi alla luce del sole, ma guai se piove perché tutto ammuffisce meglio il gelo e ancor più la neve a riscaldare gli umili semi che per magia nel torrido luglio, rossi bruniti, svetteranno sugli steli, pronti al raccolto e infine a trasformarsi in farina per un pane fragrante che sazia gli occhi e la fame. Da Lungo il cammino Il pugile Guardatelo, seduto nell'angolo, riverso all'indietro, la bocca spalancata, il bicchiere vuoto sul tavolo, colto da un sonno inquieto, così che ogni tanto agita le braccia, come fosse ancora sul ring. Il trillo del telefono e lui si scuote, s'alza di scatto, allunga i pugni, come se fosse suonato il gong. Allora l'oste si avvicina, riempie il bicchiere, lui beve avidamente, si risiede e si riaddormenta. Ai suoi tempi dicono fosse un pugile di buon valore, tanti incontri vinti e uno solo perso, ma le botte prese nell'occasione gli minarono il cervello e lui da allora trascina l'esistenza solo in sogno, rimasto ai momenti migliori, alle sue vittorie, ma sconfitto come uomo, un ciocco inerte che trascina le giornate da un'osteria all'altra, alla continua ricerca di un ricordo per cui ancora valga la pena di vivere. Da Il mio paese Una lucciola Che sarà mai quella lucina che s'accende e si spegne nel buio dell'afosa notte? Si muove, ondeggia, di stelo in stelo sull'umida erba del prato. É una lucciola e io che credevo che fossero sparite che i pesticidi le avessero stecchite. E invece no, forse una é rimasta, forse invece è la prima di una nuova specie che a tutto si adatta anche a vivere fra i mille veleni, un po' come noi che al progresso tutto sacrifichiamo, anche le lucciole e, se non bastasse, perfino noi stessi. Da Sensazioni ed emozioni A stormi se ne vanno Già s'avverte l'autunno in questi giorni freschi con l'aria increspata da un venticello lieve che raccoglie le prime foglie che cominciano a cadere. La luce nel giorno lenta si appanna e il cielo ogni tanto s'oscura di stormi diretti a sud. Già gli uccelli paventano il freddo umido dell'autunno e s'involano per altri luoghi in cui il sole sempre splenda e riscaldi i loro cuori. A stormi se ne vanno con continui richiami a chi ancora si attarda. É uno strepitio a tratti intenso suoni che vagano nell'aria quasi a urlare che il tempo stringe e occorre andare in fretta. Ma a breve Resteranno il silenzio la nebbia greve i rami spogli gocciolanti il cuore rattristato i lunghi sonni in giorni lenti e senza luce. Da Lungo il cammino Il burattinaio A ogni festa in paese il piccolo palco e intorno i bambini a ridere di Brighella, di Arlecchino e Balanzone. Gli occhi sgranati sui pupi che le mani sapienti muovevano in scena Le voci, solo una, ma di volta in volta roca, stridula o cavernosa. Divertimenti di un tempo per bimbi sognanti un mondo di cartapesta appena abbozzato. Poi la TV, i DVD, e infine i tablet, nulla che più stupisca un bimbo che nemmeno sogna. E lui, il burattinaio, senza più spettatori, i burattini nascosti in soffitta che invecchiano senza più la gioia di stupire i bambini un giorno ha lasciato. Se ne é andato in silenzio, in punta di piedi, senza un applauso ha chiuso per sempre lo stinto sipario. Da Il mio paese É già settembre Quell'aria che nel torrido agosto era così tanto opprimeva s'è fatta ora lieve fresca come una fonte alpina frizzante come uno spumante. E il cielo terso nel giorno scolora verso sera in strisce violette che si sfaldano all'orizzonte. I primi stormi s'alzano in volo puntano a sud avanguardie della grande migrazione. Nel silenzio della sera un lontano tocco di campana scende nel mio cuore, mi rasserena nell'attesa dell'imminente autunno. Da Lungo il cammino Era un'estate di alcuni anni fa Il riparo dal sole sotto le ombrose foglie ma un raggio di luce si fece strada e cadde sul tuo viso. Sorridesti e mai, mai avevo visto un sorriso così radioso uno sguardo così luminoso. Fu solo un momento e sembrava che tu con semplicità avessi rubato il sole. Avvertii un calore mai provato come se la mia anima s'affacciasse al mondo, come se m'involassi verso il cielo. Poi cadde un refolo di vento a spostar le foglie e a cacciare il raggio. Era un'estate di alcuni anni fa e non resta che il ricordo di un istante di felicità. Da Sensazioni ed emozioni Chissà Come un'ape sugge il polline dai fiori assaporo ogni momento gli istanti della vita riempio gli occhi dell'irripetibile spettacolo di una natura che sembra donarsi. Dell'ape stessa che svolazza sulle ortensie colgo l'intrepida ricerca del suo cibo, della lucertola che sonnecchia al sole intuisco il palpito del suo cuore che si scalda. Di ogni cosa voglio imprimere la memoria, del mio stesso viso che nel tempo invecchia. Chissà se nel dopo mi sarà concesso il ricordo, chissà che in quell'antro oscuro possa splendere un po' di quella luce che adesso colgo. Da Lungo il cammino
L'armonia delle barene (*) Nel piatto e lento incedere della corrente affiorano qua e là, oasi di sabbia che mare e fiume sommergono ogni giorno. E sempre, quando fradice riemergono, la forma è assai diversa come se non fossero infin le stesse. In questo morire e poi rinascere c'è un senso di precaria eternità c'è il respiro di una natura che tutto toglie e tutto dà. Son l'approdo per la sosta di migratori nel loro lungo viaggio e allora è tutto un susseguirsi di richiami di suoni diversamente modulati in un concerto che non ha eguali in una sinfonia sulle cui note é dolce perdersi e vagare con la mente, barene che mai rinasceremo nel tortuoso fiume della vita. (*) Isolotti sabbiosi che si formano nelle lagune e nel corso del Po, soprattutto alla sua foce. Da Sensazioni ed emozioni Il matto Lo sguardo fisso gli occhi sbarrati la bocca spalancata in un urlo senza suono: é il matto del paese sempre seduto al bar a guardare il nulla Non disturba la pubblica quiete e per questo è accettato. C'è e questo basta. Quasi non si nota ormai quella presenza grottesca ma il giorno in cui verrà meno ritrovando forse una libertà mai avuta la gente s'accorgerà dell'assenza di un dolore silenzioso che su quella sedia forse cercava un po' d'aiuto, solo una parola, magari un buongiorno per farlo sentire meno solo. Da Il mio paese Eravamo più giovani Come ci pare ora un tempo migliore di quando, fra casa, scuola e chiesa, le ore passavano veloci ma già speravamo che l'indomani arrivasse in fretta. Tutto ci sembrava possibile tutto avremmo cambiato e il mondo sarebbe diventato diverso, sarebbe stato finalmente migliore. Questo è il ricordo di un tempo felice di corse a perdifiato di sogni su sogni che affollavano la mente. Eravamo più giovani e forse ci illudevamo di essere felici. Sorridiamo, un ironico sorriso, ora che gli anni pesano, ora che si spera che il tempo rallenti. Viviamo così di ricordi di epoche che credevamo felici e nel disincanto di tanti sogni irrealizzati pur tuttavia a quell'età ci affidiamo. Possibile che noi siamo cambiati? No, ancora una volta creiamo l'illusione che sia solo il mondo a essere cambiato. Da Lungo il cammino Lapidi senza nome Non c'è di peggio che in giro per il camposanto scoprire lapidi senza nome che il tempo e l'incuria degli uomini han cancellato. Non un fiore, nemmeno finto, a chi per tutti è un anonimo defunto. Un tempo c'era un vecchietto che ricordava a modo suo con la smemoratezza dell'età. Lì sotto c'è la Gina, no, forse l'Evaristo. Credo invece sia Federico. E avanti con i nomi. Di una sola era certo forse aiutato dall'angioletto scolpito in cima. E allora si faceva mesto parlava piano nel timor di disturbare. C'è la Clelia, quattro anni aveva, bella come una Madonna, ma la spagnola se l'è portata via. Ecco il perché dell'angioletto un'innocenza che fu mai scalfita. Ci son tornato qualche giorno fa ma non l'ho trovata. In quell'angolo di campo han costruito delle colombaie un condominio silenzioso per chi non può parlare. Clelia lassù forse ci guarda e si chiede come una società possa vivere senza memoria dei suoi morti. Da Il mio paese Meriggio d'estate Due passi e si lasciano le case subito fra i campi di bionde messi. Lungo il sentiero corre un fossato rane che saltano bisce che scivolano. Tutto è silenzio nel meriggio d'estate non un filo d'aria a muover le foglie solo un incessante frinir di cicale compagnia tediosa per chi avanza nel sole. Laggiù in fondo l'ombra di una casa colonica quasi un miraggio nella luce abbagliante. Ma è troppo lontana come la notte da cui si attende, forse, un po' di frescura. Da Sensazioni ed emozioni Luci e ombre Se fermo per un momento un tempo che implacabile scorre e volgo lo sguardo all'indietro mi chiedo cos'è stata la mia vita mi pare che sia passata in un baleno un vortice di ricordi e immagini che mi travolgono come un fiume in piena. Tante le ombre anche se non mancano le luci e m'accorgo d'aver dato poco e che assai di più è quel che ho ricevuto. Soddisfatto quindi sono anche se quelle ombre mi scavano dentro per quanto ho fatto e non avrei dovuto fare e per quanto non ho fatto e c'era da fare. Ma ormai non c'è più tempo, nella debole luce di un tramonto che non illumina l'ombra che mi porto dentro. Il rimpianto è sempre lì, una presenza silenziosa, una compagnia non gradita, che graffia un cuore vecchio e stanco. Da Lungo il cammino Mese di maggio Nei giorni che il sole più incede nel suo cammino e nell'ora che lento s'accommiata in quella quiete d'aria che introduce alla sera chiama la campanella per le orazioni dedicate alla Madonna. E allora s'affrettano i fedeli stringendo il rosario in pugno. c'è chi da il via e a seguire tutti altri mentre le dita corrono sui grani e le labbra sommesse mormorano. Un volo d'airone taglia il cielo le rane gracidano nei fossi la luce si tinge di rosso poi incupisce e alla prima stella che timida s'affaccia trovano le dita l'ultimo grano. La preghiera è già finita. Da Il mio paese Il castagnaio Cadevano le foglie scendevano le nebbie e in quel mondo fradicio d'acqua s'alzava una voce arrochita: Caldarroste, castagne arrosto! Ero bambino e con altri correvo le cento lire strette nel pugno quattro castagne ancora ben calde da sbucciare con famelico ardore. Lui guardava, forse senza vedere, un punto lontano che nemmeno sapeva mezzo toscano tenuto fra i denti il fiasco di rosso a portata di mano. Gli anni passavano e lui ritornava. Donde venisse, dove poi andasse, nessuno sapeva. Solo era certo che ogni autunno arrivava, un poco più vecchio e sempre a guardare quel punto lontano. Poi un anno caddero le foglie scesero le nebbie ma rimase il silenzio. Forse la sua vita quella vita sgualcita era per sempre finita o forse era arrivato a quel punto lontano che lui solo vedeva. Da Il mio paese Di giorno in giorno Di giorno in giorno assaporo il nettare della vita mi illumino di serenità alle albe che fugano le tenebre colgo il respiro di una notte di luna mi inebrio a scrutar le stelle gioisco al sorriso di un bimbo inseguo con la mente il volo di una farfalla mi assopisco dolcemente al gorgoglio di un ruscello mi struggo di lieta malinconia a un tramonto sul mare. Vivo ogni minuto quanto di bello il mondo sa offrire. Il tempo è breve e lo colgo di giorno in giorno di ora in ora di minuto in minuto fino all'ultimo istante, anche quello. Da Lungo il cammino Rugiada Nell'alba imminente andate al diurno riposo le stelle rivoli di luce conquistano la terra, s'allargano come acque di un fiume in piena e allora il prato si chiazza di gemme Imperlate sugli esili fili dell'erba o mollemente distese sulle ruvide foglie. Accorrono a frotte le nervose formiche s'accalcano presso le gocce a placare la sete. Quelle minuscole perle m'incantano come avessi sott'occhi lo scrigno di tesori dl una terra lontana, ma nella luce che alfine conquista ogni spazio svaporano nel volger di un attimo. Resta solo l'incanto di un mondo perfetto. Da Sensazioni ed emozioni Il fabbro Mi sembra ancora di vederlo chinato sull'incudine a battere con il martello il ferro arroventato fra spruzzi di scintille che rischiaravano quell'antro ben poco illuminato. Passavo lì davanti e a voce alta un saluto gli porgevo. Allora si volgeva un breve cenno con il martello che pareva roteare e un poco così si riposava. Niente parole se era impegnato ma l'unico occhio brillava d'amicizia. Era il fabbro del paese ma non solo perché ogni giorno erano altre le cose che batteva il desiderio di un mondo un po' più umano dove ognuno avesse dignità in cui non si dovesse più procedere a testa china proni a un potere che la vita disgustava. Ci ha dato tanto il fabbro del paese e noi non l'abbiamo mai ricambiato anzi umile com'era ben presto ognuno l'ha scordato. Riposa in pace, vecchio mio, perché finchè sarò su questo mondo avrò sempre il tuo ricordo una luce che brilla nelle tenebre e che guida i miei stanchi passi. Fino a quando avrò voce parlerò di te perché tutti devono sapere che un piccolo fabbro di paese accanto ai cancelli che così bene faceva tutta la vita ha brigato per aprirne altri, quelli messo lì da uomini avidi e accidiosi perché i più vivessero in prigione, quella prigione in cui siamo rinserrati da chi ha il potere nelle mani e vuole usarlo solo per un dominio che tutto toglie e niente dà. Sei stato un Don Chisciotte tutto per gli altri e niente per te solo contro i giganti ci hai provato e di questo sempre ti sarà grato. Da Il mio paese Una sirena Lugubre è il suono nella sera, lacerante e che strazia il cuore. Qualcuno sta di certo male e l’ambulanza veloce corre in gara con la morte. Ho provato anch’io a viaggiare nella lettiga ricordo però appena il suono immagini confuse con il respiratore che insufflava ossigeno e mi seccava le fauci l’infermiere che mi sorrideva ma che intanto diceva a chi guidava Presto, che altrimenti lo perdiamo. L’arrivo in ospedale il trasferimento veloce alla terapia intensiva ancora ossigeno e aghi infilati nelle braccia e il suono amorfo del misuratore del battito cardiaco. Non pensavo a nulla tutto mi sembrava lontano anche la vita che combatteva con la morte ma nelle orecchie mi era rimasto il suono lacerante di una sirena di qualche giorno prima e a quello correva il mio pensiero a quell’altra vita in pericolo. Mi son chiesto allora se ce l’avesse fatta e mentre pensavo e ripensavo la macchina del battito cardiaco cominciava a tirar fiato più che a correre a camminare. Su quel tu tu tu mi addormentai e solo l’alba, con la sua luce viva, mi risvegliò da un lungo e forse eterno sonno. La vita su questo mondo riprendeva e anche la mia usciva dal buio della notte. Da La pietà Il vecchio saggio Provate a farci caso: non c’è paese senza il suo idiota e a volte anche più d’uno figure a cui con il tempo ci si abitua e che quando vengono a mancare è come se scomparisse un tassello d’un mosaico perfetto. Eh, sì, che lo si voglia o meno credere ogni paese ha l’anima di chi vi abita figure mai sconosciute di cui chiara s’avverte la perdita. Rintocchi lenti di campana. Chi avrà mai oggi chiusi gli occhi? Sarà Severino che da tempo sta poco bene? Sarà Giuseppe che che da anni non si muove e chiede solo di partire? È quasi una scommessa indovinare ma una cosa sola è certa: tutti saranno al suo funerale. E quando morì Gaetanino se ne avvertì subito l’assenza perche gli idioti non mancan mai ma i saggi sono merce rara di una saggezza che il tempo e l’esperienza han rinforzato di una filosofia più spiccia che teorica magari condensata in una frase l’unica che merita d’esser ricordata. Per lui a ogni problema c’era rimedio bastava solo lasciar fare perché diceva che la vita è un gran casino un insieme scoordinato di tanti fatti un filo aggrovigliato che è inutile sbrogliare perché col tempo tutto s’aggiusta in un disegno perfetto del destino. Aveva novanta primavere e par che prima di esalare l’l’ultimo respiro abbia mormorato ai figli intorno al letto: ecco che il mio filo s’è sbrogliato. La vita è certo un gran casino ma la morte è un irrimediabile tiro mancino. Da Il mio paese Un raggio di sole È solo una fessura nel grigio del cielo un piccolo strappo in cui un raggio di sole lesto s'infila per scendere a terra. Non è che un pallido chiarore un battito d'ali di farfalla ma stupiti a quella luce si rizzano i crochi protendono i petali a cercarne il tepore. Si specchia quel raggio nelle pozze fangose risale i sentieri d'umida brina. Non ha però forza e presto si spegne ma i cuori si scaldano perché è stato un segnale un annuncio del cielo che la primavera è vicina. Da Sensazioni ed emozioni Scie Hai mai guardato le scie in cielo che fanno gli aerei in quota? A volte s'incrociano senza spezzarsi ma lentamente si dissolvono e poi non resta più traccia. E la scia della barca che fende l'acqua? Sono onde leggere che lente si rincorrono e si spengono a riva. Tutto lascia di sé un ricordo a volte breve altre più lungo ma poi tutto finisce. e anche di noi resterà una memoria che il vento del tempo alla fine spazzerà via. Da La pietà È bello ciò che piace Gelindo era certo il bello biondo, occhi celestini alto e ben piantato era da tutte ben sognato. Ma lui si disinteressava Fuggiva le occhiate più lascive tanto che gli uomini del paese invidiosi com'erano al bar, fra una partita e l'altra, dicevan sempre che era troppo bello per esser maschio. Lo guardava pure la Rosina ma nulla sperava, poverina, perché di certo la natura non l'aveva beneficiata. Magra, anzi secca, con gli zigomi e i denti sporgenti una voglia di fragola sulla fronte era la disperazione di suo padre che già sentiva odor di zitellaggio. Ma era simpatica la Rosina, sempre allegra, pur consapevole di non essere la Venere di Milo. E invece Gelindo, serio e laborioso, soffriva di momenti di tristezza depressione la chiameremmo oggi spariva dal bar per tanti giorni si rinserrava in casa a luci spente. Anche per lui si prediceva un celibato senza appello quando d'un tratto una mattina tutto il paese apprese con stupore che Gelindo e Rosina sarebbero di lì a poco convolati a nozze. I soliti maligni insinuarono un matrimonio di comodo fra un gay e una bruttina ma dovettero cambiar parere quando nacque il primo figlio a cui altri ne seguirono. Una Rosina ancor più sorridente e un Gelindo non più incupito Vissero a lungo d'amore e d'accordo perché, come ebbe a dire il vecchio sagrestano, è sempre bello ciò che piace. Ora riposano nel cimitero uniti anche nella morte e con le due fotografie ravvicinate sembrano guardarsi ancor carichi d'amore. Da Il mio paese Il pettirosso sul susino Stamane ero in giardino a guardar le piante ormai sfogliate allorché un canto non ignoto s'è alzato dal susino. Su un ramo un uccellino intonava una melodia al sole che a fatica si faceva largo nella nebbia. Il suo petto era rossiccio e palpitava al ritmo di quella dolce armonia. Nel grigiore di un inverno che pare più un tardo autunno m'è parso un invito a primavera e tanto tempo ancora l'avrei ascoltato se al primo ampio squarcio del sole vittorioso lui non fosse volato via. Ma intanto avevo avvertito un effimero senso di giovinezza un istante di speranza in questi grigi giorni di tristezza. Da Sensazioni ed emozioni Non è più tempo d'inverno Il vecchio, mezzo appisolato, sussurra di tanto in tanto un'antica litania non è più l'inverno d'una volta anche le stagioni l'uomo ha cambiato. E allor gli chiedo come fossero gli inverni del tempo suo migliore ed è per lui un'occasione per ripescare fra i ricordi epoche ormai dimenticate. C'era freddo, tanto freddo che perfino il Po gelava e poi immancabile la neve non una spolverata ma un turbinio di fiocchi che tutto seppelliva. I rami si spezzavano i poveri tremavano ma quella era l'occasione per un piccolo guadagno a spalar la neve dalle strade. vestiti da coperte le mani intirizzite s'accumulava ai lati il candido mantello e intanto si pensava a quel denaro che avrebbe permesso d'arricchire il vitto. Il vento soffiava sullo stradone aghi di ghiaccio foravano le guance l'inverno imperversava da padrone i bimbi scivolavano sulla crosta dura dello stagno in giorni di luce fioca e alquanto breve e a sera ci si scaldava nella stalla al calor di vacche insonnolite nell'attesa di quel sonno fra lenzuola tanto fredde che solo con l'amore le scaldava. Al massimo si metteva sotto le coperte uno scaldino con le brace del camino. Ma tutto intorno c'era freddo e al risveglio del mattino s'era più gelati della sera. Ora l'inverno si è ammalato sta sotto gran coperte da cui di tanto in tanto lascia uscire qualche spiffero gelato e qui la gente si dispera perché in montagna non si può sciare e ormai da tanto tempo non é più capace nemmeno di sognare. Da Lungo il cammino Il Natale al mio paese Già a metà dicembre, freddo e neve non contava, tutti belli imbacuccati giravano i bambini per le strade intonando canti natalizi davanti a ogni casa, in attesa di un obolo o di doni da consegnare ai meno fortunati. Nel trascorrere degli anni il gruppetto di cantori sempre più s'assottigliava fino a quando nelle vie nessun canto risuonò e la messa di mezzanotte, un tempo sempre frequentata, si ridusse a pochi vecchi tremanti ed acciaccati. Non così la funzione di Natale sempre assai gremita di donne impellicciate ad ostentar la nuova moda e forse a pregar a bocca chiusa. Il Natale al mio paese sì è svilito d'ogni senso una festa come tante solo un poco più famosa. È che al mondo tutto cambia e che più si ha meno si é. Resta solo un bel ricordo di Natali ormai lontani e che sfuma ad ogni anno tanto da pensare che fossero solo un sogno da cui però non ci si vorrebbe mai risvegliare. Da Il mio paese Qualcosa di nuovo Se la notte vede stelle assonnate qualcosa di nuovo si muove nell'aria un soffio lieve che m'invita a sognare ed ecco che allora ritorna il ricordo di giorni lontani, persi nel tempo, di visi sfocati, di affetti sopiti. Si rincorrono decine di immagini e ogni volta è una stilettata al mio cuore. Si tratta di gente che ormai non c'è più, di amici caduti lungo la strada incerte figure nell'ombra in cui stanno assenze che riavverto in un sonno agitato. E infine scorgo babbo e mamma che immoti mi guardano non dicono niente aspettano che sia io a parlare e allora tanto vorrei dire che in vita non dissi di quanto era il mio amore per loro di come l'assenza mi paia un tormento. Ma non escono le parole si strozzano in gola resta solo il rimpianto per non avere a suo tempo parlato e il desiderio di farlo ora si strugge in un inutile pianto. Da La pietà Alba autunnale Nell'alba intorpidita la nebbia indugia nella valle. Tutto è silenzio in un mondo addormentato e solo quando un sole smunto accende una diafana luce s'alza ovattato il lontani canto d'un gallo. Gli fa eco un rintocco di campana nel risveglio di un mondo ancora insonnolito. Da Sensazioni ed emozioni Erano del color del grano Se ci ripenso ancora non capisco come una vita possa essere sprecata. Era la Elda di certo la più bella con quei capelli sciolti color del grano. Tanti in paese le ronzavano intorno come le api che svolazzano sul miele e il miele era quel corpo flessuoso quell'incedere lento e silenzioso quasi una ballerina che danzava sulle punte e gli occhi celestini brillavano di luce ricamavano sottintesi intorno al bel nasino che appena s'affacciava su due labbra voluttuose. Era di certo la più bella e lo sapeva ma ai tanti che avanti si facevano scuoteva il capo e si negava. Passata l'età più bella nel portamento ancora altero si notava però qualcosa che cambiava e come una rosa colta alla mattina che il giorno dopo già sfiorisce nel tempo che implacabile correva l'Elda s'appassiva sempre più e già nessuno la cercava, guardata solo dalle vecchie del villaggio che a mezza voce dicevano che chi troppo vuole nulla stringe. Oggi in tre gatti l'abbiamo accompagnata all'ultima dimora e lungo il viale fiancheggiato dai cipressi mi son chiesto se in quella vita di rifiuti almeno l'ombra di una carezza fosse scivolata sul suo viso se almeno maschie dita si fossero intrufolate fra quei capelli un tempo del color del grano e in ultimo del grigio della cenere che era rimasta da una vita bruciata. Da Il mio paese Il mormorio del vento É il vento che porta le voci, sommessi mormorii, quasi salti di ruscelli, una nenia lontana che invoca un ricordo, che non placa la sete di gole serrate dalla polvere del tempo. Erano genti che calcavano quest'umida terra, una brughiera coperta d'erica. Erano uomini vissuti prima di noi, il seme di queste piante che troppo presto dimenticano le radici e vogliono correre verso il nulla. Non uomini, oggi, ma spettri. Da Canti celtici (Il Foglio Letterario, 2007) Il canto del bosco Al calar delle tenebre in una notte senza luna, il cielo coperto da nubi, s'agita il bosco al vento che scende dal nord a spezzare la calura del giorno. Quel che pare un mormorio di fronde cullate dall'aria è invece un canto disperato. Sono voci smorzate, il tono sommesso, quasi una preghiera rivolta a Dei ormai sordi. Di genti che qui vissero, di vite di giorni passati, di gioie e dolori, di ardori di innamorati, di sogni spesso mai realizzati, è questo il canto, un requiem maestoso che invoca il ricordo di posteri immemori di ciò che è stato. E alle prime lame di luce di un'alba di un giorno uguale a tanti altri, il tono s'alza in un acuto, subito strozzato dalla certezza di una speranza irrimediabilmente fugata. Da Canti celtici (Il Foglio, 2007) Le foglie d'autunno Le foglie d'autunno sembrano vecchie rugose scolorite e ingobbite percosse dal vento del tempo battute dalla pioggia incessante. Se ne stanno aggrappate al ramo legate con un esile filo a una vita che sfugge ogni giorno. Eppure tenaci resistono al freddo cercano n ultimo sole che le possa scaldare. Ma quando soffia il maestrale si danno per vinte e in un volo scomposto e silenzioso si lasciano andare. Da Sensazioni ed emozioni L'orgoglio di una vita Ho tanto corso anch'io ho inseguito inarrivabili chimere ma poi mi son fermato e ora che gli anni pesano ho capito dove ho sbagliato. Non c'è nulla che non possiamo avere basta cercarla dentro di noi uno scrigno spesso inviolato che riserva continue sorprese. La felicità non è di continuo avere non è un'inutile ricchezza é lo scoprire che questo corpo usurato dagli anni cela più di quanto si desideri. In fondo, fra le pieghe dell'anima, c'è quella sensibilità che ti fa commuovere di fronte a un tramonto che ti inonda le gote di lacrime sulle note di musiche celestiali c'è lo scoprire che in fondo questa vita non è altro che un sogno meraviglioso che è l'unica irripetibile occasione per sentirsi parte di un universo alla cui stupenda perfezione anche noi contribuiamo. Siamo i protagonisti per un istante della commedia della vita su un palcoscenico su cui il calo del sipario ci deve solo riempire d'orgoglio per aver dato il meglio di ciò che siamo. Da Lungo il cammino La fine dell'estate Ti svegli una mattina e t'affacci alla finestra guardi giù il tuo giardino e quasi nulla scorgi perché una perfida nebbiolina ogni cosa del suo velo avvolge. Poi s'alza un'aria frizzantina un venticello mai avvertito prima la nebbia si dissolve un sole pallido s'affaccia sulla scena e rischiara piante gocciolanti e il verde delle foglie si fa smunto poco a poco s'ingiallisce e già qualcuna lenta e lieve lascia il ramo e va a cadere. L'estate ormai è alla fine niente più giorni di afa soffocante niente più cieli tersi di luce abbacinante. L'autunno lesto s'avvicina mi guardo allo specchio e solchi netti increspano il mio viso son sempre più bianchi i fili che m'indugiano sul capo. Un'altra estate se n'è andata e mesto, a capo chino, m'avvio a giorni grigi a cieli lattiginosi a ore scandite dalla pioggia che mai stanca scivola sui vetri. Da Lungo il cammino Notte d'estate Tutto tace nell'afa che il buio non spegne. Anche le cicale il cui frinito ossessivo ha segnato il giorno assolato ora riposano, le ali piegate. Una luna rossastra illumina l'oriente crea ombre contorte di piante assetate. Le palpebre s'abbassano la stanchezza di una lunga e calda giornata d'estate reclama il riposo M'abbandono a Morfeo esausto e accaldato alla ricerca di un sogno di vette lontane di boschi freschi e ombrosi di ruscelli che cantano nel pigro fluire del tempo. Da Sensazioni ed emozioni Pianto disperato Nel giorno che incede verso l'agognata sera ancora luce accecante di una torrida estate in aria ferma che nemmeno una foglia muove. S'alza un pianto disperato strilli di bimbo inascoltato e di colpo mi sovviene un'immagine che credevo d'aver scordato. Ero giovane allora tanto da non andar ancora a scuola e visita io e i miei genitori facemmo a una vicina il cui figlioletto per malattia era appena morto. Nell'ombra di una stanza appena rischiarata da due ceri giaceva sul letto e pareva che dormisse. La madre, prona sul morticino, aveva un singhiozzo lento quasi che non avesse più lacrime negli occhi. Si volse e disse d'avvicinarmi lo disse forse perché quel corpo inerte m'incuteva timore Lo vedi com'è bello e par che dorma un sonno in pace Non capivo, allora, la morte m'era più misteriosa che ora, ma nel veder la mano della madre che lieve l'accarezzava come avesse paura di fargli male compresi che la vita non era infinita che quel tenero gesto d'affetto era l'ultimo saluto a lui che se n'era andato e che quel sonno che l'aveva colto mi sarebbe rimasto ben impresso. E invece, nel tempo l'ho scordato, ma ora che la sera s'avvicina mi ritorna in mente come fosse stato ieri. Non rammento comunque il nome ma quel viso immoto e quei singhiozzi rassegnati sembrano lì accanto a me a ricordarmi che la vita è solo una fregatura ogni istante della stessa con il corpo che invecchia paghi a rate la morte che s'appressa e proprio quando credi che ormai sia fatta che il debito sia saldato ti capita fra capo e collo la maxirata ti coglie quel sonno tanto profondo da non risvegliarti mai. Da La pietà Temporale estivo Aria ferma nel caldo soffocante che menti e corpi intorpidisce. È un giorno d'estate d'afa e d'arsura. Ma ecco che lontano s'ode un brontolio che lesto s'avvicina e s'alza un vento di fuoco che il sereno spazza via. A ondate arrivano le nubi prima bianche poi scure fumiganti e radi goccioloni inchiodano la polvere. È ormai tutto un rimbombo di cannoni di scoppi fragorosi di lampi e di saette che si rincorrono nel cielo mentre un vento impetuoso percuote le esili cime del susino ormai prone nella resa. Gli scarsi goccioloni di colpo s'infittiscono e ormai scroscia la pioggia che avanza come una marea. È un muro d'acqua mugghiante, sembra giorno da giudizio universale, anzi meglio ancora da diluvio universale, pare notte ma non è ancora sera e invano la campana chiama al vespro perché nello strepitio del cielo nessuno la può udire. Solo una vecchina s'affaccia sulla porta per apprestarsi alla funzione guarda in su e lenta s'avvia. Già da dove è venuto il temporale solo nubi scarmigliate e riluce il sole del tramonto e un arco di colori é il segnale che la tempesta se n'è andata. La vecchina affretta il passo s'ode ora la campana nell'attutito brontolio del temporale che s'allontana. Da Sensazioni ed emozioni C'era una volta È un ricordo che con il tempo sfuma forse ho solo sognato di un piccolo mondo d'un cuore rinchiuso fra tre viuzze disselciate Forse tanti anni fa c'era C'era un villaggio un borgo di tre anime di gente che tutta si conosceva di ognuno tutto sapeva Altri tempi di chiacchiere al bar di feste in piazza di bande stonate di lazzi innocenti. C'era una volta come in una fiaba ma ora non c'è più talmente è stato lontano che dubito sia esistito. C'era una volta un paese tre case quattro anime una famiglia allargata dispersa poi dalla frenesia di un tempo troppo veloce da una sete di guadagno dalla ricerca di un impossibile che ci era sconosciuto. Restano solo ombre croci spezzate di una piccola fantastica civiltà. Da Il mio paese I Celti, tanto tempo fa Mi si stringe il cuore nel percorrere questa landa ormai deserta un tempo la mia patria ove le mie genti nascevano, vivevano e poi arrivavano all'ultimo tramonto. Se ci ripenso come in sogno li rivedo Celti, celti come me, un popolo libero in armonia con la natura di valli ch'erano ubertose solcate da fiumi di acqua cristallina a cui si abbeveravano i cavalli e m'era dolce la sera sedermi su una sponda a osservare il cielo che lento s'imbruniva per poi tornare a casa al desco familiare alla donna amata ai bimbi che allegri consumavano la cena. Le notti erano dolci e fatte per amare e solo la luce dell'alba mi strappava al tepore di sogni di cacce di lunghe cavalcate di bevute di birra con gli amici. E poi il giorno, a volte radioso oppure avvolto nella nebbia, imbiancato dall'inverno o umido di pioggia a primavera. C'erano anche le guerre e io ero un guerriero possente e temuto dai nemici amato dagli amici battaglie in cui il premio per la vittoria lasciava l'amaro in bocca per il tanto sangue versato. E infine di nuovo il tramonto l'ultimo, il definitivo calar del sole per il nostro mondo. Sottomessi romanizzati non resta che un ricordo di un popolo libero e felice e con me anche questo si spegnerà. Nessuno più saprà chi eravamo così i nostri figli e i figli dei nostri figli. Celti eravamo e celti mai più saremo. Il tempo passa tutto cancella non resterà che polvere e anche questa un giorno sarà dispersa dal vento. Non c'è gloria in un popolo che perde la propria identità v'è solo l'apatia di chi ormai vive senza un domani. Non sapranno più d'esser celti e se gli dei vorranno questo non vedrò quando una notte che sarà più lunga delle altre m'involerò in un'ultima cavalcata. Sarà come un sogno nel ricordo di glorie passate di un tempo che è stato e non sarà più. Da Canti celtici II Caldo Un velo rovente é sceso sulla piana. Nulla si muove in quest'aria che manca. Nulla si ode sotto questo sole che stanca. L'arsura divampa nei campi di grano, prima biondo e adesso rossastro. Quieto, quasi assonnato osservo un mondo che pare pietrificato. Il caldo opprimente m'ha tolto la voglia di fare. pigro e accaldato faccio fatica anche a guardare. Mi si chiudono gli occhi mi lascio del tutto andare- È come un letargo di sensi e di mente che manco riesco a sognare. Caldo é l'unica sensazione che avverto. Non un desiderio non un progetto il caldo ha pietrificato anche me. Da Sensazioni ed emozioni Per mano A mia madre (a tre mesi dalla sua scomparsa) Adesso che non ci sei non resta che il ricordo che prima non avevo e allora a sprazzi dalla nebbia dell'oblio rivedo un bimbo che all'asilo andava dalla mamma accompagnato una mamma che stretta gli teneva la mano come se un colpo di vento potesse portarlo via. Ed era la stessa mano che io stringevo sul tuo letto di dolore stringevo forte perché tu non volassi via. Ma tutto è inutile quando scocca l'ora del destino: ho sentito le tue dita farsi piccole e scivolare via. Per mano m'hai accompagnato alla vita, per mano t'ho portato all'ultima stazione. Da Lungo il cammino Notte in trincea È ora un momento di quiete e tacciono le armi dopo i fragori del giorno. È notte e gelo nel fango della trincea. Forte con l'aria fresca che scende dai monti é il lezzo dei cadaveri, insepolti e monito nella terra di nessuno. Sono lì a ricordare di quanto la vita sia breve, con i loro occhi sbarrati, con il viso sconvolto dal dolore. Si scorgono per un attimo alla luce dei razzi che salgono in cielo un cielo di pietra impassibile a tanto orrore. Ma nel buio ritrovo me stesso rivedo giorni diversi di gioia ormai sconosciuta sento che se non sono mai stato come qui così vicino alla morte ritorna impetuoso il desiderio di vivere di assopirmi in notti stellate di risvegliarmi in un'alba di pace. Da La pietà Il testamento Lastra di marmo sbiadita dal tempo, riemersa dalla terra un giorno per caso, frutto di uno scavo, alla ricerca di ciò che è stato. Parole incise con mano forte e sapiente, un testamento lasciato agli sconosciuti posteri. "Il dio del sole tolse la sua calda luce agli occhi miei, mi precipitò nelle tenebre. Sono ormai lontani i giorni delle cacce, l'arco teso, la freccia lasciata andare, il buio della notte negli occhi della preda trafitta. Gli amplesso gioiosi non torneranno più, né potrò udire vagiti di neonati, né potrò vedere albe e tramonti. Per me il giorno è finito, non resta che la notte, senza luna e stelle. Ho vissuto nel rispetto degli avi, ho cresciuto i figli, con la memoria di ciò che è stato, perché sapessero come vivere il presente e preparare il futuro. Se del mio corpo non rimarrà che polvere, il ricordo di me, in chi un giorno leggerà, sarà la sconfitta della morte che mi ha colto. Io sono stato, sono e così anche sarò." Non c'è nome, uno sconosciuto riemerso dall'eternità, un uomo senza tempo. Da Canti Celtici (Il Foglio, 2007) I sogni muoiono non solo all'alba Se ritorno col pensiero se la memoria mi sovviene il raffronto con il presente non mi piace proprio niente. C'erano gioie condivise un amore un po' sfrenato l'impeto di anni belli che con il tempo s'è sfumato. Un'idea che ossessionava di farsi avanti a gomitate di reclamare un posto al sole- or non è che un'ombra appannata. La stanchezza dell'età la certezza che il domani ben che vada è uguale all'oggi han tarpato ali ormai spennate e se i sogni all'alba muoiono i miei si son smarriti in un tramonto che fa riemergere sprazzi di colore bagliori in un ricordo che accompagnano il cammino lento e un poco strascicato di un uomo che tanto ha sognato e che adesso del tutto risvegliato vorrebbe solo un po' dormire. Da Lungo il cammino Un mondo perfetto Se mi volgo all'intorno vedo gente che sfoggia mentre altri trascinano i passi su vecchie scarpe ormai da buttare. E' questo un mondo talmente perfetto da mai, dico mai, cambiare. I ricchi son quelli, quelli di sempre i poveri son quelli che portan la croce da quando son nati, quella croce che è un'eredità di famiglia che nessuno vorrebbe. E' un mondo perfetto in cui nulla mai cambia in cui a ricchezza s'aggiunge ricchezza e in cui a misera si somma miseria. I ricchi non sanno quanto hanno in mano i poveri invece lo sanno perché stringono il niente. Se mai Gesù dovesse tornare non avrebbe più i mercanti da scacciare avrebbe tante mani stanche che implorano un po' di giustizia e allora lui si prenderebbe di nuovo la croce senza che sempre qualcosa possa cambiare. Da La pietà Chi resta Di colpo se ne è andato giusto ieri gli avevo parlato un altro, un altro ancora ci ha lasciato e di questo paese in cui da tempo insieme abbiamo vissuto restiamo in pochi e a ogni dipartita pur nello stupore e anche nel dolore facciamo i debiti scongiuri. E noi che sempre in meno ci contiamo non siam che ombre di un passato vecchi intenti a crogiolarci al primo sole a riscaldare le artritiche giunture a salutar la primavera come un'alba nuova nel ricordo un po' appannato di anni ormai lontani quando il cuore palpitava e la giovinezza reclamava amore. Ora invece vegetiamo d' illusione riuniti in crocchi sempre più ristretti parliamo di chi ci ha lasciato di giorni antichi che ci sembrano più lieti e viviamo di ricordi in un tramonto a cui inerti ci lasciamo andare. Da Il mio paese L'incanto di una notte Notte stellata mille e mille luci accendono il cielo mentre s'alza il disco di una luna rossa come il fuoco. Il bosco tutto riposa cullato dal mormorio del ruscello e quando la brezza fa capolino s'addentra nel fogliame che geme di piacere. S'alza allora un canto alla vita di rane sguazzanti nelle pozze una gracidante melodia che rimbalza di tronco in tronco e che si perde nell'infinito buio di un sottobosco che s'anima di piccoli esseri. E a suono s'aggiunge suono un brusio di mille voci una lenta nenia che chiama il sonno e solo verso l'alba s'allenta ai primi chiarori d'occidente. Cala allora il sipario lo spettacolo è finito l'incanto evapora con la bruma del mattino. Da Sensazioni ed emozioni Se il dolore Se il dolore ti pervade ti toglie il respiro e il tuo lamento è un urlo soffocato per non farlo udire ad altri, a chi ti sta vicino, la tua sofferenza è anche mia, è il vedere il petto ansante la smorfia sulla bocca gli occhi che implorano pietà. Se questo tuo dolore mi stringe il cuore è la mia impotenza che mi fa più male è il non poterti aiutare stando fermo a respirare piano come se il tuo e il mio respiro fossero voci di un unico sommesso e disarticolato suono, quello della disperazione di chi sa che la vita è poche gioie e tanti troppi affanni fatiche e lacrime e anche per morire non c'è un dolce abbandono ma la rabbia che ti scava dentro l'unico sfogo a tanta sofferenza. Da La pietà Il viaggio C'è stato un tempo in cui viaggiavo altri paesi e luoghi visitavo per semplice diletto e poi perché conoscer genti nuove apriva alla mia mente lo spazio circoscritto di dove abitavo. Passati gli anni, gli acciacchi dell'età e altri impegni, i più svariati, mi hanno tolto voglia e tempo per continuare a girovagare. Ora non resta che il ricordo che ogni tanto affiora a sprazzi. La notte prima d'addormentarmi mi sovviene l'immagine di un mare che luccica sotto una luna rubiconda. oppure all'alba ne rivedo altre con il sole che fa capolino fra le montagne e illumina di luce la valle che lenta si ridesta. Memorie di momenti fortunati e in controluce mi pare di scoprire il viso di chi m'accompagnava. E allora m'accorgo che la vita é diventata un flusso di ricordi di calette silenziose di strade chiassose di chiese piccoline e di altre imponenti. Ed è come se fossi ancora là a respirare la meraviglia di una vista a struggermi il cuore nella malinconia di un sole che lascia il giorno sprizzando rosso su onde spumose. E se in quel tramonto ho avvertito una stretta al cuore ora che il viale su cui cammino da anni e anni lento s'incupisce nel giorno che muore non ho timore per il domani ma mi pervade una mestizia quella propria del viaggiatore senza più mete se non quella di un ritorno da dove è venuto e da cui mai più ripartirà. Da Lungo il cammino Il lungo fiume Morti ormai tutti gli dei, dimenticati per uno solo, resta lui a scorrere silente, tranne il mormorio dell'acqua contro le rive verdeggianti. Nelle notti di plenilunio l'orecchio attento può udire la voce grave e possente del fiume. È un canto maestoso che parla d'un passato di genti devote che innalzavano altari per calmare le sue ire, o immolavano vitelli per ringraziarlo dei suoi doni, quella linfa vitale a cui attingere per dissetare i campi e far crescere il grano. Quel fiume è la vita e portava la vita, ma ora uomini avidi celano in lui le sozzure del mondo, il pattume della civiltà. Non è più tempo di armonie, non c'è più rispetto per noi, e le putride acque sono l'immagine di un'umanità senza sogni, senza memoria e senza futuro. Da Canti celtici (Il Foglio, 2007) Il migliore Era il migliore ma lui non lo sapeva. Fra tutti silenzioso stava ad ascoltare discorsi spesso di lana caprina e mai interveniva umile com'era. Ma un giorno che s'andava a zonzo tanto per ingannare il tempo aprì la bocca timido e schivo per dire che la vita é solo un giro a vuoto un brancolar nel buio senza una meta. Aveva capito tutto lui uomo silenzioso che a noi s'accompagnava in questo giro inconcludente e quando ci lasciò pare abbia detto -ma non s'è sicuri data la voce flebile degli ultimi respiri- Sono arrivato. Noi si continua a girare scacciando quella frase che ogni tanto torna a ricordare che l'uomo corre inutilmente per poi alla fine in eterno riposare. Da La pietà Natali lontani Nel tempo che tutto sfuma riaffiorano ricordi di Natali lontani di tanti tanti anni fa quando l'età sbocciava come i fiori a primavera ma gli inverni nebbiosi la neve che tutto imbiancava é una fotografia che mai potrò scordare. Come la cena la Vigilia tutta la famiglia riunita e quell'atmosfera di gioia che tanto oggi rimpiango. Allora sì che il Natale era Natale un giorno di speranza per un mondo migliore che l'inclemenza degli anni e la ferocia degli uomini hanno ormai cancellato. Restano solo le memorie di una tavola apparecchiata con gente seduta alcuni persi per strada volti che mi sforzo d'imprimere nella mente ma sono persone rimaste nel cuore affetti lontani e pur sempre presenti con cui ho percorso una parte di strada compagni di viaggio che muti ora siedono accanto a me a questa tavola imbandita Buon Natale, miei cari che non ci siete più. Da Lungo il cammino Nevicata a Natale Ulula il vento e nel buio della notte vortici di giaccio sferzano il rosso acero s'aggrappano alla corteccia tanto che all'alba alla pur diafana luce pare un Babbo Natale con la barba bianca di neve diaccia. Da Lungo il cammino La piena Un muggito lontano uno strazio di legni che s'incrociano e stridono un cupo rumore di valanga s'alza dal turbinio d'acqua che tutto sconvolge spazza le rive preme sugli argini forza i piloni dei ponti atterrisce gli sguardi dei tanti curiosi accorsi a vedere la piena. In gorghi schiumosi l'acqua lorda di detriti si rincorre ansimando cerca nuovi spazi in cui sfogare quell'ira profonda che la muove e l'accompagna. Le difese tengono ma il lavoro è febbrile sacchetti di sabbia allineati mezzi meccanici pronti a intervenire. Ancora poco, un'ora, forse due e poi sarà passata. Resteranno alberi morti i rami protesi al cielo e fango tanto fango. La natura ancora una volta ha voluto ricordarci la sua indispensabile presenza. Per la piena del Po del 19-20 novembre 2014 Da Lungo il cammino L'ultima foglia Son l'ultima rimasta su un ramo inumidito le mie sorelle già son partite al soffio del vento di novembre lo stesso che mi sferza e mi porterà con sé. Ma prima di finire giù nel fango vorrei che fosse un volo lungo a rivedere l'acqua della roggia la lepre che nel campo pastura a scorgere ancor per una volta quel cielo che è ora così imbronciato. Poi sarà solo il mio destino di tornare alla terra certa che a primavera altri germogli coroneranno l'albero mio amato perché così è la vita in cui per tutti c'è un inizio e poi una fine. Da La pietà All'amico scomparso È troppo angusta questa stanza quasi mi sento soffocare e allora chiudo gli occhi e vedo i muri sbriciolare. S'apre un varco a dismisura su un tramonto di non molto tempo fa. Arrivo in riva al fiume che sonnacchioso e adagio va verso il lontano mare. Tu sei seduto sulla riva a contemplare quella scena vorrei parlare dire due parole ma mi zittisci con lo sguardo poi ritorni assorto ad osservare e allora anch'io volgo gli occhi verso quel cielo che lento s'incupisce fra rosse striature che perdono colore. Un airone solitario veleggia verso ovest si staglia sul rosso di quel sole che poco a poco sbiadisce. È quiete tutto intorno s'ode solo il mormorio dell'acqua e della brezza fra le foglie dei pioppi allineati sulla riva. Il tempo sembra essersi fermato negli ultimi bagliori di un giorno che muore. Quanto è passato? Cinque, sei, dieci minuti? Difficile a sapere, ma poi tu di colpo ti sei levato e sempre guardando a occidente hai biascicato poche parole che allora non compresi: son pronto per partire. E una luce strana riverberavano i tuoi occhi riflettendo l'infinita pace del momento. Ora ti rivedo davanti a me il volto terreo gli occhi spenti un ultimo sguardo anche se così non ti vorrei ricordare prima che il coperchio si chiuda sulla cassa. Amico mio che ci hai lasciato amo vederti come quel solitario airone veleggiare a rincorrere il tuo sole verso una meta sconosciuta verso quella pace infinita che lenisca i tuoi ultimi giorni di dolore. Da La pietà Il silenzio Per quanto sembri strano lo puoi anche ascoltare in casa magari al buio oppure fuori in una notte lontano da ogni strada con gli occhi al cielo a rimirare luna e stelle. Il silenzio non ha voce eppure lo si avverte con i battiti del cuore che sembra rimbombare con il movimento sinuoso del respiro che mai si riesce a soffocare. Il silenzio invita a meditare a ritornare nel passato a ricordare quel che sembrava dimenticato é' un amico che non parla ma che accompagna e anzi stimola il desiderio di cercar se stessi di metterci allo specchio e di veder riflesso quel che realmente siamo. Da Sensazioni ed emozioni Monumento ai caduti Al mio paese, vicino alla piazza, ma non in mezzo perché il ricordo potrebbe rattristare, ci sta un bronzeo monumento ai caduti un fante impetuoso all'attacco nell'atto di lanciare una granata. Quando il comune intese farlo pensava anche di mettere con lapide i nomi dei caduti di due guerre ma così il conto lievitava e i fondi eran già pochini tanto che salomonicamente si risolse con una dedica di un sol rigo: ai caduti del paese in tutte le guerre. Saggia decisione per non dover tornare in argomento semmai due guerre non fossero bastate a ferire profondamente il mio paese, ma avrei preferito ci fosse scritto solo Ai caduti d'ogni guerra ai nostri, a quelli dell'Italia e di ogni altra nazione, anche nemica, con sotto una piccola postilla: "monito affinché altre non vi siano". E' certo poca cosa per scongiurare sanguinosi e tragici conflitti ma lo farei leggere ai bambini delle scuole spiegando loro che in guerra non c'è onore, ma solo orrore che tanti ne son morti al suono di fanfare e che quella corona che il IV novembre lì si depone per ricordare una guerra vinta è frutto di retorica abitudine un insulto alla memoria di giovani immolati sul campo di battaglia che solo chiedevano di vivere mentre a loro fu invece imposto di morire. Da La pietà Al camposanto C'è un posto al mio paese dove il tempo s'è fermato in cui posso ritrovare chi ormai se n'è andato. Lì, fra croci di legno e lapidi di marmo c'è la storia di un borgo fatta di nomi noti e sconosciuti gente di cui scolorisce ormai il ricordo. Eppure, se giro fra i vialetti all'ombra dei cipressi ci son nomi che non posso dimenticare uomini che ho visto nel vigore della vita e che ora inerti riposan fra le zolle. Se li hai conosciuti son stati personaggi e se invece nemmeno li hai mai visti son ombre ignote che il sole non riesce a rischiarare. Poca la gente che calpesta questa ghiaia qualche vecchina che in silenzio prega vedove e vedovi recenti ancora addolorati. Al tramonto i cancelli si chiudono così che anche i morti riposino in pace. Escono gli altri chi è venuto a trovare i parenti scomparsi di cui voglion serbare il ricordo ma più il tempo passa più tutto sfuma resta solo un lontano dolore di cui si ha più memoria nel giorno che muore. Da Il mio paese Giorni di settembre Si nasconde più veloce il sole dietro il lontano orizzonte e nell'aria che di colpo rinfresca giunge dai tini un soave e invitante profumo di mosto. E' lì che fermenta il nettare che agli uomini dona pace e l'oblio del grigiore di giorni, che rincuora l'animo rattristato dalle foglie che iniziano a lasciare i rami e che dell'autunno sono ancelle di rosso e di giallo colorate e che al primo vento umido di pioggia si fan rapire qua e là girando senza meta per poi in terra al fin cadere. Settembre, mese che spezza il caldo dell'estate e che annuncia giorni gravidi di nebbie. Settembre, mese di vendemmia che dona agli uomini l'illusorio rimedio d'ogni affanno. Da Lungo il cammino Tornare non si può Che è la vita se non anni d'esperienza di tentativi più o meno riusciti di scelte spesso vane di pochi giorni lieti una corsa un po' a tentoni verso mete improvvisate e ora che s'avvicina il capolinea a volgersi all'indietro si può vedere ciò che non s'aveva da fare e ciò che invece andava fatto. Sarebbe bello tornare indietro correggere gli errori prender la via migliore affinché la vita sia solo tua quella che in cuor sempre sognato avevi. Ma non è possibile tornare non restano che gli ormai Incerti passi che vacillando ti portano a varcare quella soglia che s'apre sul buio dell'ignoto, in compagnia del rimpianto per quell'unica occasione ormai gettata. Da Lungo il cammino La cartolina E' arrivata oggi. Solo i saluti e un ghiribizzo di firma che decifro in Sara. Chi mai sarà? Illazioni, possibilità lavora la fantasia e chissà perché penso a una vecchia amica lontana di strada e di anni. S'accende negli occhi un sorriso a ripensare a una donna che solo giovane si ricorda e ancor più bella ora appare capelli biondi sciolti sulle spalle occhi chiari sbarazzini. Ritorna un'antica emozione non più un tuffo al cuore ma una vena di gioiosa malinconia nel pensare che s'è ricordata di me. Amica mia quanto vorrei dirti ma il rivederci adesso sul finire del percorso della vita vecchi e certo cambiati non è saggio. Ricordiamoci di com'eravamo un istante di luce nell'ombra di due sere che s'avvicinano e sarà come se un'alba radiosa di colpo cacciasse le tenebre si tornerà ogni tanto a sognare e con in mano questa cartolina ti sentirò comunque a me vicina. Da Sensazioni ed emozioni Il riposo della notte Quando l'aria ferma si ravviva e un cenno di chiarore s'affaccia sulla terra la notte si stiracchia stanca del lavoro e fra uno sbadiglio e l'altro al riposo s'avvia. Tanto ha faticato tanti sono stati i sogni che ha distribuito e che ora raccoglie affinché con la realtà del giorno non resti che il ricordo. Trascinando i piedi sotto il peso del fardello in silenzio se ne va a dormire senza che per lei ci sia un saluto nemmeno un arrivederci perché il giorno tutto cancella nei rumori di mondo che lento si ridesta. Da Lungo il cammino Sogni smarriti Li cerco la notte forse persi nel buio son sogni i miei sogni. Nati all'improvviso in un fanciullo tenuti per mano per anni e anni poi un giorno di colpo smarriti confusi in una realtà che li ha sciolti come neve al sole. Ma per chi resta orfano di una sua creatura quei sogni sono vita anche speranza il bastone su cui poggiare il corpo stanco in un procedere sempre più incerto su una strada dissestata che volge ormai a un tramonto senza gloria. Da La pietà All'alba vincerò Nessun dorma Con voce possente s'incanta chi ascolta e un fremito arriva ti prende la mente ti scende nel cuore. È una gioia di suoni un vocalizzo d'ardore che Fermo e imponente s'alza da terra vola più in alto raggiunge le stelle e infine esplode con All'alba vincerò, mentre intanto salgo anch'io in spazi infiniti perché in me è la vittoria sul grigio dei giorni sulle solite cose su un'opaca esistenza. Son pochi minuti che ebbro di musica ritaglio alla vita un sogno che resta anche ad acuto finito. Da Sensazioni ed emozioni La festa del patrono C'è in giro un'aria di festa una marcetta accompagna i giri della giostra dei bimbi profumi di cucina si spandono solleticano il palato si vedono sfilare risotti grigliate e stracotti. La sera è già scesa ed è tutto un vociare di colpo zittito da un rullar di tamburi da uno strepitio di ottoni. E' la banda che sfila e va alla piazza. Il suo è un concerto di note stranote ma che non possono mancare in un giorno come questo un giorno di sagra perché oggi è il nostro patrono. Da Il mio paese Quando si fa sera Si scioglie il giorno nelle prime ombre di una sera annunciata da un airone che lento veleggia al suo nido. E in questi chiaroscuri che intarsiano la terra in queste ombre dai contorni incerti rammento il tempo che è passato dall'alba incerta che mi ha visto aprirmi al mondo a quella d'oggi radiosa ancora un sogno quasi lungo tutta una vita. Avverto allora un fremito che sale un dolce languore che m'avvolge tutto: m'accorgo lieto d'aver vissuto. Da Sensazioni ed emozioni La lunga attesa Il Checco se ne stava lì lì per andar via vecchio com'era ogni giorno era buono ma lui resisteva respirando come un mantice e con il poco fiato gracidava: Non è ancora l'ora é inutile che m'attorniate che il beccamorto abbia gettato un occhio a prender le misure che stia a casa l'arciprete che ha tanti peccatori da confessare nella mia vita ho solo lavorato qualche bestemmia e nulla più perché poco si mangiava e tanto invece si faticava. I nipoti premurosi s'avvicendavano al capezzale: Zitto, nonno, che poi stai male. E intanto facevano progetti già litigando per l'imminente eredità. Passò così l'estate arrivò l'autunno e il vecchio non crepava. Vedrai che col freddo dell'inverno si deciderà a tirar le cuoia sussurravano a voce bassa. Ma neve freddo e gelo non lo schiodarono dal letto e allora si sperò a primavera. Quando il primo sole fece capolino diradando il buio della stanza Checco lanciò un gran sospiro Ci siamo, dissero all'intorno, ma lui inarcò la schiena e con un balzo scese dal letto gridando a perdifiato: Che bella riposata! Presto, pane e salame e un bicchiere di quello buono! Lo fissarono sbalorditi e stanchi e sfiduciati all'unisono sbottarono: Ma va …a quel paese!. Da Il mio paese Giorni perduti Sono ore che scorrono e nemmeno ti accorgi che il tempo trascorso é un conto ormai chiuso una storia finita e che se ti volti all'indietro potrai solo vedere gocce di vita ormai disseccate cose che hai fatto e che ti fanno pentire altre non fatte e che vorresti aver fatto. E' solo allora che ti accorgi di giorni perduti di occasioni ormai perse per costruire una vita che istante dopo istante ormai ti sfugge di mano. Nel niente che è stato vive l'angoscia del nulla che sarà. Da La pietà Festa grande (a Vincenzina per il suo 101° compleanno) Son tanti gli anni eppur mi sembra ieri che m'agitavo nella culla che mi guardavo stupita intorno e mai più avrei pensato alla lunga strada che avrei calpestato e senza far progetti o profezie la percorro ancora. M'accontento d'oggi di questa festa al domani ci penserò domani. 16 giugno 2014 Da Lungo il cammino La stessa terra Uomo che vai di fretta che calchi questa terra senza mai fermarti resta solo un minuto porgi l'orecchio e ascolta il vento. Porta parole di storia passata di genti qui nate, vissute e poi morte di un tempo lontano di cui si é persa memoria di una civiltà ormai ignorata. Eppure anche mille e mille anni or sono c'erano uomini che lavoravano, soffrivano e gioivano. Ombre sono ormai che nessuno più vede. È strano il destino l'uomo che muore non lascia memoria ritorna alla polvere che quel vento raccoglie e che ora ti parla di un mondo perduto di genti ormai scomparse lontani tuoi avi di cui ignoravi la sorte. Erano tutte persone che già calpestarono la terra sotto i tuoi piedi. Erano uomini uomini veri uccisi due volte: dal naturale destino e dal colpevole oblio. Da Canti Celtici II In riva al fiume Scorre placida l'acqua lambisce queste terre ubertose maestosa e solenne tanto che i salici al suo passaggio s'inchinano. Qua e là gracidii di rane il tuffo di una nutria un airone immobile e quando il sole decide di andare al riposo sulla superficie appena increspata da una bava di vento mille specchi rossastri chiamano all'imminente riposo. Aironi e rane vanno a dormire lei no l'acqua continua a fluire in un moto eterno che richiama memorie d'un tempo passato di sassi che rimbalzano uno due tre salti per poi scomparire. Giochi innocenti di bimbi estasiati da quella natura che tanto ci incantava e che, arrivati a passi più lenti, a volte ci piace ancora osservare specie alla luce del tramonto verso il quale va il nostro cammino dove tutto finisce anche se il fiume continua ad andare. Da Il mio paese Senza fine Il sole di nuovo sorgerà l'oriente s'accenderà di luce in fuga la notte lambita dal primo chiarore d'un giorno nuovo. Un lento scorrer d'ore e infine il sole che abbassa il capo e lento se ne va. Da ogni giorno che muore un altro ne rinasce un eterno rinnovo nell'infinito cerchio della vita. Da Il cerchio infinito (Il Foglio Letterario, 2008) Non si fa mai giorno Non si fa mai giorno in questo letto di spine fra questi cavi che registrano battiti pressioni e ossigenazione. Goccia a goccia scendono farmaci appesi al cielo. Toc toc toc Batte ancora il cuore scandisce un tempo che non passa mai il cammino forse verso l'alba Un monitor un diagramma ecco quel che resta della vita di un uomo, appesa a un filo in attesa di un miracolo di un giorno che forse non arriverà. Lunghe le ore infiniti i minuti Toc Toc Toc Un cuore bussa all'alba al tenue chiarore che lento lotta con il bianco dei neon Toc Toc Toc Si è fatto giorno rumori in camera il sorriso di un'infermiera la vita, che pareva così lontana, è tornata. Toc Toc Toc Lacrime che cadono sul pavimento si scheggiano in polvere e scivolano via Toc Toc Toc Batti ancora vecchio cuore ora è tempo di tornare di salutare monitor e altre diavolerie. La casa è là che in ansia ci aspetta. Da La pietà La nostalgia Si chiudono gli occhi e finalmente vedo un tempo che è stato e mai più ritornerà. Giochi di bimbi nella polvere della strada. Corse a perdifiato fra i campi i tuffi nell'accogliente e fresca acqua della roggia. La sera alla luce della luna crocchi vocianti con vecchi e vecchie che rammentano di un loro mondo che come il mio è stato e mai più ritornerà. Da Il mio paese La chiesetta Smarrita nei campi obliata dagli uomini ancora resiste la vecchia chiesetta tre panche e un altarino una porta piccina e sopra una campanella. Certo ha conosciuto migliori fortune con messe vespertine e riparo e ristoro per qualche viandante. Eppure, anche se ora son solo quattro mura e nessuno più vi accede né la vede si fa invece sentire specie a marzo quando il vento accarezza la campanella e porta intorno quel suono mite e cristallino che - a chi sa da dove viene - intenerisce tanto il cuore. Da Il mio paese Un altro anno è passato Già siamo nell'anno nuovo fra nebbie e freddi diffusi. Se penso all'anno passato rivedo gli amici che ci hanno lasciato. Sono volati sui loro neri destrieri fin su in cielo hanno raggiunto gli dei per sedere su prati sempre verdi e bene in coppe d'oro l'inebriante vino della vita eterna. Forse ci guardano da lassù irridono alla nostra esistenza fatta di lavoro, di fatica, di incontrollabili passioni e di opprimenti delusioni. Forse - mi dico - forse perché nulla vi è di certo e nulla può esser peggio di un'esistenza sempre uguale senza fame e sete senza gioia e dolore. E invece forse ci invidiano e magari desiderano riprovare la frenesia di un amore sbocciato o il lancinante interno dolore per un rapporto ormai del tutto finito. Non c'è di meglio per apprezzare la vita che conoscere i suoi aspetti positivi e anche quelli negativi. Forse son proprio gli dei i primi a invidiarci, loro, così perfetti da esser noiosi così sicuri da nulla temere. Da Canti celtici II E l'inverno se ne va Avvolta nel suo scialle di trine di ghiaccio la vecchia signora di nuovo ci lascia i bianchi capelli di fradicia neve inizia il suo viaggio verso la sua australe dimora. Nemmeno un saluto in questo commiato nessuno che applauda nel freddo che scema ogni giorno di più. Il batter le mani sarà riservato alla damigella leggiadra e gentile che già si scorge all'orizzonte venire su un cocchio di fiori trainato da bianchi aironi. Primavera è quasi da noi e il suo saluto a madame Inverno é un vero sberleffo é l'arroganza dei giovani nei confronti dei vecchi. Da Lungo il cammino Fra terra e cielo Accade talora che fra le brume dell'alba ai primi strali di luce volgendo gli occhi in su si veda anche ciò che non c'é. E in quei raggi spezzati smorzati oppur dimessi si scorge un mondo nuovo un grappolo di case e poi campi, fiumi, laghi montagne svettanti un'altra realtà fra terra e cielo una creazione che esce dal cuore un rifugio sicuro dove tutto é pace la magica chimera che ci portiamo appresso un puro e semplice sogno a cui aggrapparci con tenerezza nei momenti in cui vivere é troppa fatica. Da Lungo il cammino L'idiota senza volto Il tempo è passato non resta che memoria spesso appannata. Rivedo la piazza com'era il selciato sconnesso una sera d'estate la banda che suona un ragazzo seduto che ciondola il capo. Ho dimenticato i tratti di un viso che so d'idiota un pudore per rammentare di un destino atroce di un giovane felice alla musica. E d'improvviso il temporale tutti in fretta se ne vanno ma lui no immobile s'affida all'acqua a che lo meni via e un padre che mescola lacrime a pioggia che si issa in spalla quel corpo ormai esanime e nell'angoscia a casa lo riporta. Da Il mio paese Il mio paese Tre case, una chiesa, vie che si perdevano nei campi, questo era il mio paese. Inverni nebbiosi estati assolate stessa era la quiete fra il canto di un gallo e il latrato di un cane un pugno di pietre una macchia nel verde. Dall'alba al tramonto la campana a segnare le ore la musica lieve del vento a spazzare le strade un angolo di infinito in un tempo che eterno si credeva ma che si è spezzato fra giganti di cemento e il frastuono del progresso.
Da Il mio paese Dentro di me Non resta che il sogno un rifugio sicuro da realtà che non capiamo. Una vita che nasce un'altra che si spegne non ci può essere un termine sarebbe una crudele logica a cui ci ribelliamo. L'anima esiste e con il corpo non finisce. Queste membra la pelle le ossa gli occhi sono il vestito di un essere infinito che non vediamo ma che avvertiamo. Quel che io scrivo é frutto dell'anima ciò che io penso é solo la sua voce. Dentro di me l'eternità.
Da Il Cerchio Infinito - Il Foglio Letterario, 2008 Sognando primavera Vetri rigati da rivoli di pioggia nell'opaco giorno di una stagione che non sa né d'inverno, né d'autunno. Si trascinano lente le ore come il mio corpo esausto per tanta umidità. Me se le ossa scricchiolano, se l'artrite banchetta con la carne, quel che più temo è la monotonia di una stagione asfittica la noia che s'insinua fra le pieghe lo scandire soffocato di un tempo sempre uguale. E se proprio le palpebre s'abbassano tanto vale lasciarsi andare sperando di sognare le gemme che sbocciano sui rami i crochi che timidi s'affacciano il canto lieto dell'usignolo che annunciano finalmente che il tempo è cambiato che già un filo di tepore s'avverte nell'aria luminosa. Il grigiore di questi giorni potrà così sembrare meno oscuro e forse mi aiuterà a scorgere fra la pioggia tambureggiante un po' di luce laggiù in fondo da dove fra non molto ancora arriverà all'alba di un mattino l'agognata primavera. Da Lungo il cammino I morti non dimenticano (per il giorno della memoria 2014) Soffocati fucilati inceneriti dopo stenti inenarrabili i morti non dimenticano. C'è una memoria che non finisce in nulla aleggia lo spirito di chi se n'è andato. Gli altri i vivi vanno avanti e ogni istante passato il ricordo s'appanna fino a che resta una vaga notizia -Chissà se è vera? - si chiede più dì uno Ma i morti non dimenticano. Quei poveri corpi disfatti ancora urlano il loro silenzio affinché non diventi anche il nostro. Da La pietà Orizzonti lontani Si lotta si corre si tende a quel lontano orizzonte e quando ci si arriva di nuovo si allontana e tutto ricomincia. La vita è un continuo affanno un cammino senza soste per raggiungere lontani orizzonti chimere, abbagli di cui volentieri non ci accorgiamo. e infine c'è l'ultimo quello che s'apre su un mondo oscuro e ignoto e a cui non si vorrebbe mai arrivare. Da La pietà Vento d'inverno S'alza improvviso un sibilo acuto un rombo lontano che lesto s'avvicina e dal grigio del cielo sembrano scendere mani di ghiaccio unghie arcuate che segnano il viso dita di gelo che serrano labbra ormai livide. Il vento d'inverno é una lama sottile che lenta affonda nel corpo piegato é il respiro furente di questa stagione precede la neve annuncia al mondo che il tempo è venuto per il lungo rigenerante riposo. Da Lungo il cammino Il canto delle lavandare Andar per campagna in questi giorni freddi che di poco precedono il Natale é un'avventura, specie se come oggi si stende fitta la padana nebbia a celare campi arati e prati d'erba scolorita, ma val la pena di girovagare in un mondo senza luce e senza suoni che tanto invita a fantasticare. Ed é il ricordo di tempi andati che a tentoni mi conduce alla roggia dove, da troppi anni ormai passati, stavano a faticare le lavandare. E' forse una nenia, una cantilena che là mi richiama, voci velate che si perdono nella fredda bruma. Edè come un incanto riudire quei suoni, immaginare un tempo che é stato di cui non resta che il ricordo di grossi deretani proni sulla riva in alternanza mossi dalla ribattuta sugli scanni per il risciacquo in acqua gelida dei panni altrui. Il canto lento, una nenia sfibrante mi rammentava la realtà di ogni giorno, di quelle povere donne a faticar anche d'inverno con i geloni alle mani per trarne quel tanto da far quadrare il magro pranzo con l'altrettanto magra cena. E il più delle volte il poco guadagno era preda dei mariti buoni solo a spendere all'osteria per una miseria che poco a poco li portava via. Anche le lavandare, per combattere il freddo, di tanto in tanto sì attaccavano al fiasco e il canto allora si faceva roco, quasi sguaiato, e non di rado scollacciato. Ma sotto il Natale, benché fosse freddo, benché il gelo forasse le ossa, il repertorio cambiava ed erano temi struggenti lamenti d'infelici che in una rinascita cercavano speranze per una vita meno grama. Non erano urla, erano solo invocazioni sussurrate di donne sfinite che cercavano un domani migliore. Le ascoltavo commosso e sentivo che il Natale non era solo una festa, ma un sogno da cui lasciarsi cullare per non sentire freddo e fame, per credere in un futuro più umano. Da La pietà Un canto lontano É in questa stagione di freddo e di nebbie che sto a meditare ad ascoltare la voce del vento a percepire i segni del tempo. É in queste giornate di gelo insidioso che quasi m'addormo davanti a un bel fuoco che forse sogno con gli occhi socchiusi che forse mi sembra di udire un canto lontano. É un coro di voci che viene e che va ora raccolto ora disperso da questo vento bizzoso. É quasi una nenia di assopite parole intercalate da muti silenzi. É il sommesso racconto di un tempo che é stato di genti che qui hanno dimorato e ora lontane nel mar dell'oblio sussurrano nascite, vite, glorie, disgrazie e morti di chi non c'è più. Sono ombre sfocate pulviscoli di esistenze sfuggite alla memoria disperse dal tempo. E più credo di udire più m'accorgo che questa é la sorte riservata a noi tutti: aver percorso in un lampo un tragitto da buio a buio l'essere stati in un microscopico istante una piccola luce un respiro di farfalla un battito di ciglia senza capire nemmeno il perché per poi scomparire effimere casualità prima create e poi divorate da Krono. Da Canti Celtici II Le risposte Correte, amici! Venite ad ascoltare chi da un lungo viaggio è ritornato. Son stati giorni e notti lontano dalla casa per boschi oscuri e lande desolate. Son partito ai primi soli dopo i freddi dell'inverno con la bisaccia mezza vuota ma il cuore colmo di speranza. Ora vi ritrovo sotto un cielo grigio che annuncia l'umido autunno. Sapete bene perché sono andato perché qui vi ho lasciato. Tanto, la sera nella stalla ne abbiam parlato e foste voi a suggerirmi di chieder al grand'uomo a quello che dei druidi é il più saggio e che dimora a mille leghe oltre l'orizzonte oltre quei monti la dove il cielo mai finisce. Ebbene, gli ho parlato a nome mio e a nome vostro: Perché ogni cosa ha sempre un fine? Perché il tempo d'ogni uomo scade sempre inesorabile? Perplesso m'ha guardato un poco ci ha sopra ragionato e poi è venuta la risposta più semplice di quel che m'aspettavo una sferzata al cuore un dolore lacerante che rimbomba nella mente. Amici miei, noi siam qui a parlare, a tribolare in una vita sapendo che un giorno tutto cesserà. E la risposta, mi chiederete voi? M'ha detto solo, con tono rassegnato: se la sapessi non sarei qui a cogliere nei dolori delle gambe nel respiro più affannoso i segni di un inevitabile declino i sintomi che il mio tempo è prossimo alla fine. Ma perché dobbiam finire? l'ho subito implorato. E allora stanco, con voce rotta ha chiesto a me: E perché dobbiamo iniziare? Perché siam nati? L'ho guardato e sono uscito era l'ora del tramonto d'un giorno che lento moriva e nel buio che cominciava a calare ho compreso tutto quanto: la morte è il prezzo che paghiamo affinché viviamo. Da Canti Celtici II La terza stagione Il pallore del cielo grondante lacrime a inzuppare il verde stanco di campi fradici e fangosi incupisce in quel volger del giorno che solo l'orologio indica che si fa sera. Colori diafani che s'abbrunano richiami d'uccelli ai ritardatari per l'ultima partenza per quei posti in cui svernare per quei luoghi a cui corre la mia mente. Calme distese di sabbia su cui posare le membra stanche l'ombra d'un palmeto che gioca a nascondino con il sole. Forse anche per me é tempo di migrare di volare oltre le regole di una vita che l'ingresso nella sua terza stagione preclude un ritorno a una nuova primavera. Ma non è che illusione e guardo in cielo uno stormo che veloce s'allontana che qui mi lascia fra il gocciar di fronde scialbe aurore e lividi tramonti. Da Lungo il cammin Il bacio Oggi ho il cuore in tumulto mi ha alfine visto e mi ha sorriso. Quant'è bella la più bella. Disteso sull'erba lascio andar gli armenti mi specchio in cielo rincorro le nubi che tutte richiamano il suo viso. Non son più io mi par d'uscire da queste vesti da questo corpo galoppo con il mio cuore ovunque mi volga non vedo che lei. Se questo è l'amore è una gran pazzia è volare con la mente è rincorrere un sogno perché diventi realtà. è attendere trepidante l'arrivo della sera per rivederla ancora e magari strappare un bacio. Due labbra che si sfiorano due cuori che battono insieme due fremiti che scuotono. Nell'ora del tramonto ruberò il rosso del cielo coglierò le nubi più piccine tutto farò per lei tutto le darò tutto per solo un bacio. Da Canti celtici II Migranti Mare, onde, vento La prua nella notte punta verso ignote sponde una terra sconosciuta su cui niente più fame niente più guerre E la gente dorme sognando speranze lontane una carico di miseria diretto forse verso la vita Ho deciso non mi volto all'indietro ma scorrono immagini nella mia mente povere cose in un'esistenza di niente i miei ricordi il mio passato che là ho lasciato. Non c'è che miseria nella mia terra ma là sono nato fra polvere sollevata dal vento làè il mio mondo làè la mia gente. E fra uno spruzzo d'acqua di mare e questo sale che spacca le labbra inizia a strisciare nel fondo di me un gemito acuto uno stridio di violino un singhiozzo dell'anima se anche ho deciso se pure il futuro è straniero la nostalgia fa già capolino e per quanto mi sforzi di guardare in avanti lo sento, lo avverto che nulla posso troncare che il mio cuore che lento rimbomba è e rimarrà per sempre là. Ma nella barca che d'improvviso s'inabissa fra strepiti di gente impaurita sento l'acqua che m'avvolge tutto e mentre il sole rapido si spegne mi par d'essere nel ventre di mia madre Liquido là liquido qui dove tutto è cominciato or tutto finisce e concludo amaramente che la mia vita è stato solo di ricerca una fuga da quella esistenza ingrata altro non rimane per chi ha avuto come genitori la miseria e per amica la morte che m'accompagna e or mi guida all'ultima disperata sponda. Da La pietà Fra ieri e domani Se voglio credere nel futuro devo chiuder gli occhi a quel presente già di per sé buio e ripensare a quel passato che lento trascolora una nebbia che ogni giorno s'infittisce alterando la memoria. E' forse proprio la lontananza che fa vedere un mondo colorato di nostalgia immagini che credo vere ma che son solo quel che resta d'un'illusione che m'accompagna dai primi passi incerti a questi tremolanti uno sforzo per continuare e non dire che tutto è vano. da La Pietà Una botta di vita C'è un ricordo di primavera in quest'autunno tardo a bussare alla porta del tempo. Sotto un cielo ancor limpido l'erba rinverdisce si toglie di dosso il giallo delle torride ore estive. Nei giardini la vita sembra tornata a rifiorire ed ebbre farfalle rincorrono il sogno di una stagione non finita. I vecchi occupano le panchine si lasciano carezzare da un sole che sa ancora donare. Brindano all'insperata fortuna una botta imprevista di vita per chi sa che è quasi finita un risveglio dal torpore di ore che tornano a scorrere veloci con i cuori che riprendono a palpitare e muovono a un timido sorriso quei volti scavati dagli anni. Da Lungo il cammino Già l'autunno s'avvicina Ultimi scampoli d'estate ritagli di sole che lento sbiadisce un temporale piange la sua stagione che se ne va e già l'autunno è alle porte nel suo grigio doppiopetto un vecchio signore che ritorna a comandare giorni alternati d'acqua e di nebbia vento che strappa dai rami gocciolanti foglie ormai ingiallite. Fuggono in cielo interi stormi verso lontane estati la malinconia s'annuncia in battiti del cuore rallentati. E' tempo di voltare il calendario a giorni che si sfilacciano nella monotonia di ore senza sole. Da Lungo il cammino Lei verrà Quando il buio della notte scende a celare ogni cosa e quando le fiamme non danzeranno più nel camino il sonno scenderà su di me greve come un macigno ma liberatore delle angosce del giorno. Lei verrà. In punta di piedi s'accosterà al mio giaciglio entrando nei miei sogni un'immagine eterea che danza nei ricordi della mente dei giorni che con lei furono i più belli non di quelli di dolore quando un morbo crudele mi staccò da lei. Che la notte non finisca mai! Che possa rivivere almeno un briciolo di sentimento! Che possa risentire la sua mano sfiorare i miei capelli il suo cuore battere all'unisono con il mio! Sì, certo lei verrà diafana figura che agita i miei pensieri che mi fa sospirar nel sonno che mi risveglia all'improvviso che mi spinge ad un abbraccio che rinserra solo il vuoto in un urlo di dolore che mi scuote fino dentro. Ma se il giorno sta arrivando se il sole ricomincia il suo cammino guardo l'alba con speranza penso che anche la mia notte s'avvicina e che lei non dovrà venire ma che sarò io ad andarle incontro. Da Canti Celtici II Sant'Anna 12 Agosto 1944 C'era quell'alba un'aria di vetro gente svegliata con grida di belva ammassata nella piccola piazza e poi il latrato feroce dei mitra tedeschi i corpi segati da raffiche intense e il fuoco a divorare ogni cosa a incenerire quei poveri morti donne vecchi e bambini immolati nel comune destino e le fiamme alle case i bimbi arrostiti nel forno del pane i fuggitivi rincorsi e massacrati di botte. Dense nuvole di fumo salivano il monte in un girone d'inferno i diavoli neri l'elite della razza a sporcarsi le mani a bere quel sangue a gioire nel portare le offese. E infine fu notte e un buio pietoso scese a celare l'orrore del giorno. Ero a Sant'Anna quel 12 agosto e ancora vi sono e sempre resterò uno dei nomi di un lunghissimo elenco incisi su una lapide segnata dal tempo affinché di orrore e di morte di ogni ignominia che l'uomo può fare non venga mai persa questa memoria. Alle 560 vittime dei carnefici nazi-fascisti. Da La pietà Fra le stoppie Già a occidente il cielo avvampa di fuoco nel tramonto di un lungo giorno d'estate. Fra le stoppie riarse si muove una lepre porta con sé il suo piccolino sembra danzare in quel campo giallastro alla ricerca del cibo per la prossima cena. Quando ad un tratto un falco si fionda, lesto ghermisce il bel leprottino, resta solo il dolore di una madre straziata sotto un cielo che lento scolora. Scende pietosa la notte a celare con un telo di buio le miserie di un mondo che s'affanna a cercare in tutta una vita di sfuggire a un destino da sempre segnato. Da La pietà Il ricordo e l'oblio Arriva all'improvviso, senza cercarlo e senza annunciarsi. Sei lì che scrivi o leggi un bel libro ed ecco che appare dapprima confuso poi sempre più chiaro, riemerge dall'oblio di anni passati. Ti chiede attenzione e gliela devi dare. Immagini lontane appena abbozzate un viso sfumato un volto di donna due turgidi seni che la maglietta disegna e poi musica anni '60 un disco dei Dik Dik quel "Senza luce" che ora illumina un ricordo riemerso dai flutti dell'oblio. Rivivi quei momenti un bacio rubato in quel locale dalle luci soffuse a lei che domani partiva. Non l'hai più rivista né lei ti ha cercato. Resta solo una rimembranza che ogni tanto riemerge e che accelera i battiti di un logoro cuore quel cuore che quel bacio fece impazzire e che ora mestamente rinchiude il ricordo nell'arcano scrigno di tutto ciò che è stato. Da Lungo il cammino È tempo d'estate Sorge presto il sole ad asciugare l'erba inumidita e si riflette nelle perlacee gocce che impreziosiscono l'umile stelo. E' tempo di andare per i campi alla fatica d'ogni giorno prima che la calura tutto schiacci. Nel silenzio del mattino solo i richiami di uccelli ridestati e il canto lento dei mietitori che avanzano compatti a recidere il grano dorato. Poi, quando il sole picchia sulle teste una sosta all'ombra d'una quercia un po' di pane un frutto di stagione un sorso dell'acqua celata nella zucca. Poi si riprende fino a quando a occidente l'astro s'infoca negli ultimi bagliori di un lungo giorno che si spegne. è tempo d'estate, ma è anche tempo di tornare a casa alla famiglia che aspetta per la cena alla moglie che nello scodellar la zuppa con un sorriso lenisce ogni fatica. Da Canti celtici II Non so voi Non so voi ma quando s'annuncia l'alba e i chiaroscuri di una notte fuggiasca sbiadiscono a quella luce soffusa che lenta inizia il suo cammino eternamente da oriente a occidente e la campagna si ridesta Non so voi ma il mio cuore s'apre al nuovo giorno un vecchio scrigno che vuol riassaporare il profumo di una vita che si rinnova in una pacata pace di sensi ancora intorpiditi ma pronti a cogliere la meraviglia di un mondo che riprende imperituro il suo cammino E' gioia e gioia che mi cresce dentro vorrei cantare un inno all'eterna perfezione di un universo che mi sembra d'abbracciare e solo il lontano e roco canto di un galletto interrompe quell'estasi a cui è piacevole lasciarsi abbandonare Non so voi, ma ad ogni nuovo giorno io rivivo come quello che mi vide incominciare quel cammino che m'ha portato per monti e valli a percorrere la strada del mio destino a conoscere la serenità infinita che s'accompagna al nascere dell'alba a riprendere, sazio d'amore, il percorso che mi è stato dato. Da Lungo il cammino Guerrieri sull'acqua Sorge presto questa sera la luna, sembra emergere dall'acqua del canneto, in quell'immobilità del tempo che è proprio il passaggio dal giorno alla notte. Ai richiami degli acquatici si sostituisce il canto triste e melodioso delle ninfe imprigionate dall'oblio. E nella bruma che si corica sulla superficie di poco increspata dalla brezza par di vedere scivolare le lunghe barche dei guerrieri che riprendono possesso di un mondo tutto loro. Le armature scintillanti, i volti tesi, lo sciabordio dei remi, avanzano a riconquistare il ricordo di un'epoca passata, che solo il sogno sa vedere e capire. Un altro mondo, che è profondo in noi, senza che lo sappiamo, e che scompare nel volger di un attimo ai primi bagliori di luce che si accendono a oriente. Da Canti celtici - Il Foglio, 2007 Come un tempo incerto Fra scrosci di pioggia e radi raggi di sole scorre il tempo in un giorno di cui saper cogliere il meglio é il segreto di tutta una vita. Si viaggia a tentoni in un mare di nebbia si cerca una luce che appare e scompare e in quel che resta di un giorno scende veloce la sera. E non c'è arcobaleno né cielo sereno prima che di colpo cali la notte. Da Lungo la strada Ricordate Il canto di Alisan? Una donna attende il ritorno dalla guerra del marito disperso, fra speranza e rassegnazione. Ecco questa poesia completa la prima con un sublime atto d'amore. Alisan mia! Invochi il mio nome ti illudi che io sia ancor in questo mondo magari disperso senza memoria a vagar per lande deserte. E invece son ombra fra tenebre senz'albe e tramonti in un regno di morti senza più tempo. Ma il tuo cuore che freme l'avverto ogni istante una tremula luce che la mia notte rischiara ma che m'addolora nel vederti soffrire. E' questo tuo amore così disperato un esile filo nell'implacabile fato un lieve legame al mondo dei vivi e se anche qui non c'è più memoria è il tuo dolente ricordo di quel che io fui che va oltre ogni confine supera monti scoscesi vince il tempo che per te implacabile scorre in una vita non vita senza oggi né domani solo ieri e solo ciò che è stato. Edè l'amore che ormai ti sostiene quell'amore che ti fa sognare t'illude che un giorno io ricompaia gridando il tuo nome Alisan mia, sono tornato! Ma da qui non esce nessuno son mani che si tendono per ritornare nel tempo ma la vita è lontana talmente lontana che nemmeno si scorge e se anche il ricordo sostiene il mio essere niente voglio che tu viva che la memoria si appanni. Voglio che io resti un lontano ricordo qualcosa che c'è stato e poi non c'è più una brezza di vento che come ha toccato il tuo cuore ha rincorso le nuvole sempre più in là un puntino piccolo piccolo che si è perso allo sguardo talmente lontano e talmente veloce che tu ti chieda se veramente c'è stato. Da Canti celtici II
La guida Nel buio una luce sempre presente riscalda il cuore nel deserto glaciale di un mondo disperato sussurra una speranza nella più cupa solitudine. Ascolto la sua voce che lenta m'accompagna e il cammino più arduo si fa più lieve. Mai stanca, mai doma percorre con me la lunga strada della vita. Non la vedo, ma la sento è l'appoggio sicuro di ogni giorno, fra tempeste e marosi dirompenti l'anima è il nocchiero che mi guida. Da Il cerchio infinito - Il Foglio, 2008 Idi di maggio Giocava il sole con le nubi spinte da una brezza vespertina. Giù quiete pascolavano le giumente le rose s'apprestavano al riposo nell'incombente sera quando forte stridulo risuonò un vagito. Nacqui sotto un tetto di paglia all'imbrunire delle idi di maggio nulla ricordo, se non quanto mi è stato raccontato. Già splendevano le stelle quando famelico poppai. Un nuovo uomo aveva iniziato il suo cammino anche se lui non lo sapeva e nella culla sazio beatamente sorrideva. Da Canti celtici II La dimora del tempo perduto Gracchiano stanchi orologi trascinano il tempo con sghembe lancette senza albe e tramonti né notti né giorni Son mura scrostate mattoni sbrecciati ragnatele ogni dove nella dimora del tempo perduto Lì assopiti, inermi e sconfitti, stanno quei sogni che fulgidi e gioiosi sono pian piano intristiti compagni di giorni di luce sprofondati nel grigio d'una vita oscura e senza bagliori Non son morti sono ombre fugaci che stan lì a ricordare fallimenti e sconfitte ideali spezzati tutto quel che resta d'un sogno più grande di vincer la morte lasciando dei segni negli anni a venire. Da Lungo il cammino Il ritorno dalla guerra C'è forse un ritorno quando nessuno t'aspetta? C'è forse la gioia senza un abbraccio? Per me che ritorno alla casa distrutta ai muri sbrecciati anneriti dal fuoco c'è solo un ricordo un'ombra che vaga fra le rovine una treccia bionda che s'agita al vento. Non resta che cenere impastata di pioggia che invano lava dal mondo l'orrore che è stato. Solo mie sono le lacrime che grondano dal cuore un muto dolore una tristezza infinita per tutta la vita. Da Canti celtici II Sogno di primavera Qual primavera sbocci e al primo sole leggiadra ti avvicini. Ai tuoi passi spuntano i crochi germogliano i peschi e dalla terra s'alza un afrore di vita una gioia profonda per la nuova stagione. Veloce come sei giunta rapida te ne vai un guizzo di bellezza un lampo d'amore. Già svanisci lontana un'ombra imprecisa che ritorna nel fondo del cuore. Da Lungo il cammino La neve era rossa Crinali fiammeggianti alla luce del tramonto sotto un cielo incupito di un gelido gennaio le ombre lunghe degli abeti imbiancati in distanza pallidi monti con cime svettanti. Tutto sembrava pace ma la neve era rossa là nell'orrida piana dove battaglia era stata lance spezzate fra vite spezzate. Solo silenzio senza più respiri di poveri corpi ormai immoti. La neve era rossa di tanta vita sfuggita di tanti sogni ormai morti. Scese pietosa la notte uno scuro sudario a coprire quei corpi. Ma la neve era rossa come una luna attonita e sgomenta che infine spense la sua diafana luce per cedere il posto all'alba. E il chiarore di un nuovo giorno scese sulla terra a risvegliare il mondo. Ma la neve era rossa e rossa restò. da La pietà La luce del tramonto Si stagliano le immagini sul palcoscenico dell'eterna rappresentazione sono lunghe ombre che poco a poco si spengono nella sempre più tenue luce di un giorno come tanti che lascia il passo ad altre sere. Visi illuminati da un crepuscolare chiarore occhi che cercano ancora residui riflessi in un giorno che lentamente va. Uno sguardo all'indietro solo quell'ombra che un giorno ci lascerà. Da Il cerchio infinito, Il Foglio 2008 Antiche vestigia Non c'è che nebbia umido sudario che tutto ricopre pietre infrante a cui l'edera s'avvinghia unica vita in un paese di morti a cui l'eterno sonno ha donato l'oblio. Qui furono nacquero vissero e infine morirono nulla lasciarono se non un ricordo che il tempo inclemente cancella. Eppure in questo silenzio par di udire voci di vita lontani soffusi clamori - o forse è il vento che gioca coi rami -. Ma se ci si ferma si guarda all'intorno la nebbia s'anima d'ombre forme indistinte visioni di un attimo - o forse è la mente che sogna e vagheggia -. Di questo paese terra degli avi un tempo fiorente non restan che pietre corpi senz'anima di quel che fu la mia gente. Da Canti celtici II Disgelo Son giorni di presagi con una rondine che ha solcato il cielo le notti meno gelide il sole che sosta più a lungo. L'inverno grigio vecchio e malandato s'appresta a lasciarci e presto ci sarà il disgelo torrenti gonfi che precipitano nelle forre prati che rinverdiscono i primi fiori che s'affacciano. Nel bosco si rimettono le foglie e un dolce zefiro intona melodie fra ramo e ramo qua e là pozze d'acqua fredda attendono di svaporar nel sole. Il disgelo ci riapre alla vita e i cuori non più freddi si crogiolano d'amore. Da Lungo il cammino Miraggi Sotto questo cielo di fuoco nulla si scorge se non sabbia rovente distese infinite senza orizzonte. Si stringe lo stomaco un crampo di sgomento e allora la mente vacilla e vede lontano ciò che non c'è. Lunghe carovane di berberi erranti un suono di zoccoli che porta un vento ardente e ancora più in là palmeti svettanti dolce rumore d'acqua che corre risa di bimbi canti di donne una mano che mi terge la fronte due dita che mi carezzan le labbra. Sogni o miraggi son l'unica fuga per continuare il cammino. Da Lungo il cammino Irrazionalità Scivola senza sosta dal pugno la sabbia credo di tenerla stretta ma in silenzio cade. Così sfugge la vita invano serrata fra le dita ogni giorno ogni istante il futuro muta in presente e altrettanto rapido in passato. Corro non so dove bruciamo insieme il tempo ci affrettiamo inconsci senza parole fra noi tutti tesi a raggiungere ciò che nemmeno sappiamo. Forse inseguiamo un sogno confuso ad ogni passo più lontano. Da Il deserto e il sogno Inno al sole Alla prima luce d'oriente mi levo dal giaciglio lei ancora dormiente. Un altro giorno di lavoro fino a sera ma lo spettacolo dell'alba rincuora e fa sognare. Fra poco rumori di zoccoli celesti luce che s'irradia e arriverai Dio Sole sul tuo cocchio fiammeggiante a cacciar le ultime oscurità della notte. Fa che il mio giorno e quello di chi mi sta accanto sia propizio. Tu lo puoi tu sei l'unico che quando vieni accendi i cuori di speranze di nuovi inizi di ore baciate dal tuo alito caldo. Al tuo cospetto friniscono le cicale s'involano gli aironi la chioccia porta a spasso i suoi pulcini. Sole Divino, che rendi a tutti noi il mondo che la notte ci ha strappato, le mie preghiere giungano a te il mio animo si apra alla gioia per un altro giorno di vita. Da Canti celtici II L'ultimo viaggio di Ofelia Ora ha pace il tuo dolore mentre il fiume lento ti culla nella corrente e t'accompagna al mare dell'eterno sonno. S'inchinano al tuo passaggio i verdi salici e le loro son lacrime di rugiada lucenti al primo sole del mattino. Le ninfee son le corolle dei tuoi desideri mai realizzati e lente si schiudono quando il tuo corpo lieve le sfiora come una carezza a un mondo che hai lasciato. Laggiù c'è il mare e i delfini t'accoglieranno i dorsi inarcati ti solleveranno affinchè i pietosi dei ti portino su nel cielo. Là, fra le infinite praterie troverai l'oblio d'ogni cosa la pace che tanto ti è mancata. Un albatro sorvola le onde spumose e silenzioso piange una fanciulla che conobbe un po' d'amore ma anche tanto tanto dolore da portarla alla follia. Da La pietà Tutto ricordo Se chiudo gli occhi tutto ricordo tutto riaffiora dalle brume del tempo. Un villaggio, quattro case, un ruscello, il bosco sacro, sotto un cielo d'inverno che piangeva fiocchi di neve. La legna che arde nel camino il sonno quieto di un bimbo lei che intreccia la lana. Ma io dove sono? Mi cerco e non mi trovo lo sguardo corre in strada lì non ci sono. S'affrettano gli occhi oltre il bosco corrono sul bianco dei prati valicano ripide cime e ansanti arrivano là. Una radura di neve calpestata esili fuochi che tremano al vento del nord ovunque corpi martoriati ciò che resta di una battaglia ormai terminata. Pochi s'aggirano in quella landa e io non son fra quelli. Indugia lo sguardo sui cadaveri dei vinti e dei vincitori qui un giovane è colto con la bocca spalancata in un ultimo ferale stupore là un altro, il capo reclinato sul braccio, dorme nel suo eterno riposo. E infine, in un groviglio di uomini ormai senza vita, mi specchio in un viso barbuto in due occhi spalancati che incrociano i miei. Nessun dolore solo la tristezza che accompagna la coscienza di un ritorno a casa che non avverrà. Il bimbo, che non sa d'esser orfano, dorme tranquillo, la donna, che ignora d'esser vedova, intreccia la lana, io, che so d'esser morto, li osservo smarrito. Da Canti celtici II Una luce nelle tenebre I fiumi precipitavano dai monti scavavano strade di fango in notti senza luna e in giorni senza sole. Il vento batteva la terra in una polvere arida che stringeva la gola e l'acqua melmosa si trasformò in sangue schiumoso mentre i lampi schiarivano appena l'oscurità sempre presente. A nulla valsero i sacrifici le preci innalzate agli dei da uomini disperati da donne scarmigliate da bimbi emaciati. Poi una notte il cielo fu solcato da una cometa un vagito risuonò in una grotta rinacque la speranza in giorni di luce tersa in strade battute da piedi saldi Ma l'uomo è l'uomo bestia che lenta si distrugge e le tenebre di nuovo avvolsero ogni cosa. Restarono solo tremule luci di cuori a battere sommessi per non dimenticare. Da La pietà I segni del tempo Di strade tracciate nel tempo che fu restano immote pietre, segni di un passato che l'oblio dell'uomo non degna di sguardo. Lì sono le radici, quello che l'oggi non sarebbe senza il lavorio dei secoli, lo scandire di Crono in un'unica infinita storia dell'umanità. Non è più tempo di dei, il tempo non esiste più. Corre l'uomo senza avvedersi del presente, dimentico del passato, orfano del futuro. Ma quelle pietre restano e sole testimoniano le lontane civiltà, avi che nacquero, vissero e morirono perché nel dopo qualche cosa di loro rimanesse. E invece ora sono solo inerti sassi che un giorno qualcuno getterà. Da Canti celtici - Il Foglio, 2007 L'attesa Fioriva la neve. Leggiadri fiocchi volteggiavano in aria scendevano a ricoprire prati serrati dal gelo imbiancavano i tepidi tetti scivolavano silenziosi sugli alberi spogli. Il campanaro attendeva gli occhi all'insù. Mancava ormai poco a un altro concerto uno ogni anno ma indietro nel tempo si accorse d'andare a Natali passati a occhi di bimbo spalancati ed estatici davanti al candore. Il fuoco nel camino il tepore della casa dietro i vetri ad ammirare quei petali bianchi che silenziosi scendevano. Poi, d'improvviso, un vento soffiò e spinse le nubi lontano lontano e il cielo si accese di luci stellari. Guardava stupito e nel vortice della memoria rivedeva altre luci, prima ombre sfocate, il viso di mamma, sorridente e radioso, quello del babbo, mite e serioso. Li scorgeva vicini, pur se fra le stelle, mai così chiari come in quella notte fatata. Scomparsi da tempo irradiavano calore un ricordo vivo di quel che fu il loro amore. Due lacrime scesero a bagnare le gote, ma divennero ghiaccio nel freddo del vento. Sul campanaro calò una nostalgia malinconica d'un tempo lontano d'un'infanzia perduta ma là fra le stelle ne scorse una che lesta solcava il cielo infinito. L'attesa era finita e dalla bocca uscirono poche parole quasi un sussurro - Adesso è Natale! - Sereno, quasi giulivo, s'aggrappò alle corde, tirando con forza. Il concerto iniziava con gioiosi rintocchi che il vento portò per monti e per valli a cuori in trepida attesa. Da Lungo il cammino All'alba l'ultima battaglia O noi, o loro. Domani d'una guerra lunga e insanguinata ci sarà l'ultima battaglia. A chi vincerà la ragione sarà sua e sempre del vinto è appannaggio il torto quel che decide é sol la forza. La piana ancora verdeggiante sarà un carnaio di vittime immolate a un dio che irride la stoltezza e degli umani conosce ogni debolezza. Lunga è stata questa guerra quanti non son tornati a casa e quanti ancora prenderanno la brumosa via dell'Ade. Ma domani, al primo levar del sole di nuovo le spade cozzeranno ancora urla di dolore si leveranno da corpi dilaniati e tutto accetto anche la sofferenza purché questa sia l'ultima battaglia e anche la mia vita dono affinché la mia gente viva libera e felice come prima. Ma tanti lutti han colpito le famiglie tanti a tavola si conteran di meno e quale gioia ci può essere in una vittoria che lascia l'amaro fiele del dolore? Domani vincerò anche a costo di morire purché la mia gente viva e dello strazio di una guerra conservi nel tempo un unico ricordo: la morte in battaglia non è mai bella la vita è una sola e a nessun uomo è dato di stroncarla. Non c'è vittoria delle armi che sia gloria per l'umanità e la gioia di chi resta si stempera nella memoria di chi mai più ritornerà. Da Canti celtici II Le pianure del cielo Là dove la terra incontra il cielo dove lo sguardo non arriva e solo il cuore può vedere là dove i sogni corrono gioiosi dove notte e giorno non s'alternano e dove il sole non sorge né tramonta mai. Là, fra mille fonti d'acqua fresca, stanno verdi le pianure del cielo un mare di serica erba su cui sostare nell'attesa di un ritorno a dare la vita nell'eterno giro del cerchio infinito. Là sono le anime sgravate dai corpi che danzano al suono della brezza celeste ballerine eteree nel concerto dell'assoluto. Da Il cerchio infinito - Il Foglio, 2008 Novembre Rilucono le zolle al pallido sole e dalla terra rivoltata s'alza un afrore di vita ormai sepolta dalla torrida estate. L'erba tremante nel freddo del mattino cerca un calore di cui ha solo memoria. Le prime nebbie s'addensano all'alba acquei mantelli che giacciono silenti sul campo appena arato e celano agli occhi il lontano orizzonte ove s'involano gli ultimi stormi. Lente si staccano le foglie ormai morte ritornano alla terra fradicia d'acqua. Lenta e malinconica scorre la stagione. Dietro i vetri della finestra il vecchio guarda il declinare d'un tempo che scandisce i suoi passi sempre più incerti in un percorso che s'avvia a terminare. Da Lungo il cammino L'orda selvaggia Arrivarono da oriente all'improvviso al levar del sole. Un rombo lontano sempre più forte che tutto faceva tremare i mobili di casa i nostri cuori. Fuggimmo nel bosco nascondemmo fra tronchi e radici donne e bambini mentre noi ci preparammo a una battaglia disperata. Troppi loro, troppo pochi noi, e ci travolsero con i cavalli ci infilzarono con le lance affondarono le spade fin dentro ai nostri corpi e poi ci fu il saccheggio il furto di povere cose. Nel fumo degli incendi disteso sull'erba madida di sangue attendevo l'ultimo passo quel buio pietoso che scendeva a mezzodì. Addio alle cavalcate sui bei prati verdi Addio alle notti d'amore Addio a questo mondo imperfetto, anche crudele, ma che mai si vorrebbe lasciare. E nell'ultima visione dell'orda selvaggia che galoppava verso occidente scorsi nel cielo fra le nubi incombenti i volti segnati di chi m'aveva preceduto. Poi, fu solo freddo nella luce che rapida fuggiva. Da Canti celtici II Il respiro dell'universo Un soffio di vita un'energia immortale anima l'inerte materia accende il cuore fermo in attesa e così finalmente è. Muscoli che si tendono mani che si aprono il respiro che si avvia. E' la vita corporea la nuova casa dell'anima che un giorno fuggirà per tornare a nuova materia. L'eterno è il suo regno. il tempo finito è la sua grazia. Lei, che dà la vita, è il respiro dell'universo. Da Il cerchio infinito, Il Foglio 2008 L'infinito tempo Perché mai sorge il sole e con esso viene il giorno che le tenebre porta via? Se c'è una cosa che è comune a tutti al ricco che s'ingozza alla sua mensa al povero che lascia mai sazio il desco é questo scorrere del tempo son queste ore che scandiscono il lavoro ed il riposo. Crono indifferente suona sempre il suo diapason e se anche le ore paion veloci quando si gradirebbero più lente resta sempre l'immutabilità dell'alternarsi di luce e buio. Siamo solo fiammelle bagliori di un attimo in un immenso infinito tempo. (da Canti celtici II) Mare di notte Nel buio di una notte non rischiarata dalla luna appena si scorge il bianco dell'onda che lenta s'infrange alla riva. Spruzzi salmastri subito affogati dalla sabbia piccole lacrime di un mare che mai dorme e sempre va alla ricerca di un luogo da lambire. Onda su onda rincorre invano il lontano orizzonte e nell'oscurità silenzioso spegne il suo ardore. Va e ritorna bagna i miei nudi piedi che percorrono l'umida rena cancella le impronte con il suo ultimo approdo. Da Il deserto e il sogno Blatte Come per i proci in casa d'Ulisse tutti intenti a mungere le ricchezze in attesa d'impalmare la regina hanno occupato ogni scranno libero hanno insozzato ruoli e istituzioni. Non attendono un'altra Penelope perché di fatto è loro il possesso d'ogni cosa tutti intenti a divorare l'altrui ricchezza incautamente affidata alle rapaci mani. Non uomini, né animali - perché mai offendere costoro, vittime di questi predatori? - No, mi ricordano ben altro blatte nere ingorde e putrescenti che s'affollano al banchetto. Travestite da agnellini s'erano al popolo proposte a noi gli oneri del comando - così dicevano - a Voi gli onori e nulla a cui pensare. Ma poco a poco non bastarono gli avanzi e al cibo grosso rivolsero l'attenzione lasciando - che onore e gloria! - solo gli scarti amari della torta. Arroccati ad imperare non li smuovi non riesci a farli ragionare che se l'ingordigia è troppa nulla rimarrà da mangiare. E mentre noi stringiam la cinghia loro l'allargano ogni giorno di quanto predano a tutto andare di tanto cala il nostro desinare. Ben pasciuti ed altezzosi ci han preso tutto ci han tolto ogni potere han cancellato perfino la speranza. E noi padroni imprevidenti ci siam ridotti a scialbi servitori fra mugugni e lamentele ma proni davanti a questi signori. E non si riesce a mandarli via perché i nuovi eletti son figli della casta. E allora viene alla mente che in tempi antichi quando le blatte s'affacciavano in cucina era una corsa a spiaccicarle a ripulire con buona varechina e se questo non bastava c'erano e ci sono polveri miracolose che dei parassiti fanno scempio e li ricacciano, sconfitti, nel loro mondo di squallore. Da Lungo il cammino Il futuro nel passato Squarci di luce nel buio della notte, zoccoli di cavalli al galoppo, mantelli di ragnatele tessute dal tempo, rivivono leggende sepolte nella nera terra dell'oblio voluto da uomini senza passato. S'alza il sipario su brughiere coperte d'erica, mentre lontano s'ode il canto d'un uomo straziato, di dolore pervaso per un ricordo smarrito nel tempo. Mitica terra di cui si rammenta solo l'arcano, mentre di genti, ormai polvere, s'ignora ogni cosa. Fra il fragore dei tuoni si leva il lamento di chi chiede un ricordo per posteri che non hanno nemmeno il futuro. Chi ignora il passato, chi non s'accorge del presente, passa senza lasciar traccia. Ma quelle genti che già calpestarono il verde di questi prati, se pur nel sogno, rivivono. La memoria di chi fu traccia la strada del futuro. da Canti celtici - Il Foglio, 2007 Da un lontano passato Ai primi strali di luce sale la nebbia e lontano traspare un muro di sassi tappezzato d'edera le vestigia di un antico passato il segno di una lontana presenza quel che fu di un ardito maniero mai distrutto da guerre ma diroccato da lunghi secoli d'abbandono. Di questa terra rosseggiante d'erica un tempo era il signore falco arroccato a dominar la valle ma anche casa di uomini forti che correvano a difendere i confini e di donzelle timorose nell'attesa pronte a gioire al loro ritorno a lenire le ferite nel corpo e nell'animo. Poi mille e mille giorni e si spensero gli echi di quegli scontri regnò una pace che esiliò il maniero, ormai ricovero per porci e per mandriani. Di quel lontano passato non resta che un muro sbrecciato e ricordi di storie tramandate dagli avi in cui tutto era bello misterioso e soave forse solo un sogno per affondare le radici in una terra che indifferente assiste al nostro breve cammino in cui ci sforziamo di lasciare impronte troppo presto cancellate dal tempo. (da Canti Celtici II) Così mi ha detto il vento Nulla è meglio del silenzio per udir parole sconosciute sussurrate da un vento fresco che lieve scende dalle montagne. Fra il luccicare di cristalli riverbero di neve sotto il sole solo il mormorio del ruscello a fare compagnia e un alito che s'addentra fin nel bosco la voce che scende da un cielo che par dipinto con il blu cobalto. Poche parole, forse versi di poesia, a ricordarmi che i miei passi crepitanti sulla neve lasceranno una breve traccia che il sole della primavera scioglierà in acqua che scenderà al mare per tornare poi fin su in cielo. Una vita, che mai finisce, in un eterno morire e poi rinascere. Da Il cerchio infinito - Il Foglio, 2008 Scroscia la pioggia Se nei giorni della tormentosa calura il cielo piatto era immobile avaro della ristoratrice pioggia in questi inizi di settembre si concede a una prodigalità che stupisce tutti. Agli scrosci s'imbelletta l'erba l'aria si terge dai miasmi d'un'estate così lunga che resterà in memoria. Scende la pioggia a rincuorare la terra rinsecchita a sciogliere i nodi di ore rallentate dall'implacabile sole. Come nella primavera dopo il lungo inverno un fremito riscuote dal torpore. Tutto è un risveglio di luci di colori di aromi di cuori pronti a cogliere l'attimo fuggente prima che l'opaco autunno cali a ghermire l'illusione di una nuova giovinezza. (da Lungo il cammino) Cocci Nell'oscurità del passato, un segno, una traccia, e si squarcia il velo dell'oblio. Fionda la luce a fugare le tenebre, oggetti di una vita altrui, cocci di vasi, denti di lupo. E la mente corre all'indietro, scavalca i millenni del tempo, a indovinare immagini di genti ormai dimenticate. Risa di bimbi, focolari accesi, amanti distesi nel piacere dell'amore, lacrime per partenze senza ritorni. Ieri, come oggi, nulla è cambiato sotto lo stesso sole, a indovinar fra le stelle il percorso di un futuro con quell'unica meta che sfugge a ogni logica. Si è cercato di lasciare traccia di sé, un messaggio di povere cose a un mondo che solo in cocci slabbrati coglie il segno del suo essere, riscopre la continuità, infinita, fra passato e futuro. (Da Canti Celtici - Il Foglio, 2007) Prima che la notte finisca Solo nel buio posso udire voci che mi parlano di un tempo che è stato. Solo con gli occhi chiusi posso vedere le immagini di un mondo che mai più ritornerà. Erano le mie genti a popolare queste terre, ora percorse da automobili rombanti ma allora silenti, in giorni senza affanni regolati dal cammino del sole, al più risa di bimbi, qualche canzone intonata da un giovane innamorato sotto un pulviscolo di stelle al chiarore di una luna ancora sconosciuta e perciò immaginata come scrigno di pensieri e desideri. Nel tempo che inesorabile scorre tutto cambia senza che ce ne accorgiamo e solo in una notte senza ore può emergere il ricordo di ciò che è stato quelle radici che il giorno ignora ma che indicano il futuro. Come sarà, dove andrò, chi sarò? Una risposta sola fra parole che affluiscono alla mente e immagini che escono dalla nebbia dell'oblio un esito un segno tracciato nella sabbia di una clessidra che sempre più velocemente si svuota, questo prima che la notte finisca. (Da Canti Celtici II) Senilità Cammina incerto lungo il vialetto, dimesso gli abiti logori va senza meta alla ricerca di un poi di un dopo che non sia questa vita trascorsa in miserie mai la speranza d'un alba radiosa solo fatica per diventar vecchio nell'attesa di un ultimo passo. Trascina stanco il corpo imbolsito si getta su una panchina gli occhi velati il sonno incombente meglio dormire in una vita di niente. (da La pietà) La cometa Una luce fugge nel cielo di notte un arcano mistero solca l'universo veloce si muove in un cerchio infinito corre senza posa in un'eterna fatica le sue strade son lastricate di stelle la sua meta è rincorrere se stessa in un corrosivo cosmico affanno. E quando rapida scompare ai nostri occhi lascia uno sciame di sogni svaniti. (da Il cerchio infinito - Il Foglio, 2008) Lo stagno incantato Garrule brezze increspano l'acqua piegan le canne che fremono suoni d'un'arpa celeste. In sottofondo il frinire di assetate cicale e in contrappunto il roco gracidio di rane salterine. E' un mondo diverso in questo tramonto che lame rossastre protende sull'acqua. Un tempo immobile sospeso nel vento racchiude in uno scrigno lo stagno incantato. Non c'è che natura che umile si esalta in questo quadretto nel teatro di un giorno che volge alla fine in attesa del buio che cali il sipario. (Da Lungo il cammino) Il giorno finisce Strali di luce si spengono nel buio della sera. Il giorno finisce e con lui lenta la natura s'addorme. M'è dolce tornare alla casa in questo chiarore che muore. La casa, un focolare che rosseggia e il paiolo che fuma. Di cena ci saran di certo le fave oggi come ieri il cibo della povera gente. Ma mangiare non è niente il vero piacere è star seduti a guardarsi a riscoprire negli occhi quella fiamma che mai si spegne. Non servono parole perché lo sguardo parla e l'anima ascolta. fra i battiti del cuore. (da Canti celtici II) Nulla sarà più come prima S'alza un rombo cupo dal profondo degli inferi un sinistro lamento di roccia frantumata vibra tutto il suolo ondeggiano i muri il cuore impazzisce l'angoscia d'essere impotente. Poi torna il silenzio e s'ode solo il battito d'un cuore che lento scandisce il dolore di case divelte di sogni spezzati di vite interrotte. Nulla sarà più come prima la vecchia chiesa in macerie il centro antico abbattuto. Resteranno solo ricordi ma nulla sarà più come prima in balia di una natura che non ci risparmia la stoltezza di crederci dei la sicurezza che l'uomo é sopra ogni cosa. Resta solo l'opaco grigiore di polvere a coprire le miserie di uomini attoniti. (da La pietà) Paese mio Bianche stradine che si perdono nei verdi campi lontani i suoni della gioventù si sbrecciano le mura come i ricordi visi informi che mai più torneranno. Paese mio non ti rammento più sei cambiato in questi anni non suona più la fontanella della piazza quando al vento era un concerto di cascatelle di trilli di piatti di rintocchi di campanelle. Vaga un cane bastonato per le strade deserte cerca un mondo che mai più sarà. Tutto è finito e riposa nell'ombroso camposanto dove ritrovo i compagni di un tempo andato in un quadro color seppia tanti in posa nella piazza immagini confuse ma il volto è ben chiaro, tranne di uno, uno spazio bianco a me lasciato. (da Lungo il cammino) Il dubbio O dei, che ridete di noi, di quel non essere eterni, di arrivare passo dopo passo a valicar la porta del regno delle tenebre. Credere, devi credere, m'ha detto il druido L'anima sua dimorerà nel bosco, in un tronco che starà a te riconoscere. E nel bosco sono andato, nel buio della notte scansando i folletti delle tenebre una ricerca disperata solo per sentirla in me ancora una volta. Fra tanti alberi che là sono fra tanti tronchi che ho abbracciato forse il suo alfine ho trovato ma ho creduto mi sono illuso una vibrazione al cuore un sospiro gelido nulla di quelle calde carezze che la sera lenivano la fatica niente di quel contatto che bruciava la pelle. Il druido mi ha detto solo che devo credere e crederò crederò dall'alba al tramonto nel profondo della notte m'illuderò di una vita oltre questa. Non resta che il sogno per continuare per credere che la morte sia ancora vita. (da Canti celtici II) Le cattedrali del cielo Rocce erose dal vento, scalfite dal ghiaccio frantumate dal tempo resistono ancora cattedrali del cielo canne d'organo suonano ogni giorno il concerto a una natura che sempre risorge e mai muore. Nell'incerta luce che s'accompagna al tramonto di un giorno sereno riflessi rossi di eternità fra bianche strisce tracciate dai voli della civiltà effimere scie che sbiadiscono nell'azzurro che si incupisce in un blu profondo dove luna e stelle irridono all'umana sapienza e si mostrano fra guglie di roccia assopite in notti silenti. (da Il cerchio infinito - Edizioni Il Foglio, 2008) Il deserto Silenzio solo silenzio ma io odo urla strozzate sono vibrazioni dentro al cuore disperate solitudini che fluiscono incessanti soffocate alle orecchie ma amplificate dentro me Forse anch'io grido a bocca chiusa reclamo un ascolto che non c'è E' grande questo deserto d'ombre sfuggenti granelli di sabbia a stretto contatto soli fra tanti ognuno per sé senza voce se non l'urlo di dolore per una vita racchiusa nel guscio di un'ostrica che l'onda del tempo spinge sempre più a riva. (da Il Deserto e il sogno) Scende la sera Rintocchi di campane nella quiete di una sera che accompagna il sole al suo lento declino. L'aria ferma l'ultimo volo di un airone una diafana luce che si spegne. C'è una pace all'intorno di un mondo all'improvviso fermato di un giorno che si rimbocca le coperte e s'appresta al riposo. (da Lungo il cammino) Minnodunum (*) Là, fra due crinali, dove il bosco s'apre al cielo, a volger lo sguardo in giù una perla verde riluce la valle natia il ruscello canterino tre casupole un filo di fumo il canto di una donna. Troppo tempo sono mancato in guerre lontane impegnato ferito nel corpo e nel cuore. Siam partiti in quattro e solo mio è il ritorno a quel piccolo mondo mai dimenticato a un sogno che la notte non mi ha mai abbandonato. Laggiù, c'è la città più bella di queste terre con colonnati di larici svettanti strade larghe quanto il mio cuore là ho lasciato tutto tranne il mio amore. ((*) Ora Moudon, ridente cittadina elvetica. Da Canti celtici II) Breve amicizia Nel canto del mattino s'aprì al primo sole fra la perlacea rugiada e un sinuoso refolo di vento. Subito fu un accorrere d'amici bombi ancora assonnati api alacri e veloci tutti a far colazione. Volavano le ore incontro al tramonto mentre ancora si pasteggiava. Infine il sole andò a occidente scese la notte umida e fredda. Si ripiegò su se stesso ma non per dormire stanco d'un giorno lungo una vita. Al sorger dell'alba api e bombi accorsero invano e poi andarono altrove a far colazione. In fondo non era che un fiore. (da Il deserto e il sogno) La luce della Pasqua C'è aria nuova in quest'alba che annuncia un giorno sereno e dal sole che s'alza all'orizzonte s'irradia una luce dai mille riflessi. E' questa la luce di una nuova speranza per un giorno diverso in un mondo migliore in una vita più umana. Non c'è ombra nascosta che possa sfuggire non c'è angolo buio che non la riceva non c'è un cuore chiuso che non s'apra ai suoi raggi. Attendo con gioia che scenda in me che colga quel tanto o quel poco di ciò che è rimasto di un'eterna illusione. (da La pietà) Era il tramonto Era il tramonto di un giorno d'estate lenta calura nell'aria che ardeva stavo a guardare il sole che andava quando mi volsi come d'istinto a cercar la mia ombra ma questa s'allungava scivolava lontano da me staccata dal corpo acceso di rosso. Se ne fuggiva per il campo di grano e invano io la inseguivo lei più veloce si disperdeva fra i solchi io affannato il viso imperlato gli occhi atterriti per quella perdita inattesa. Poi scese la sera e la mia ombra nel buio affondò. Attesi sgomento la venuta dell'alba e al primo sole la ritrovai alle mie spalle. Fu gioia improvvisa tumulto di cuore un ritorno alla vita la certezza che questa non era ancora finita. (da Lungo il cammino) Al passo delle allodole C'era in te l'ardore spensierato dei tuoi vent'anni l'entusiasmo di chi s'affaccia alla vita il sogno che sovrastava il giorno l'ideale che si rincorreva tutto era bello tutto era novità nessuna nube all'orizzonte le corse in bicicletta i primi amori tutto era lì pronto alla mano. Poi un giorno un rombo di tuono un fucile in spalla un'altra corsa su terra brulla col fiato in gola con il cuore che scoppiava e come al passo delle allodole, straziate dalle fucilate, una sgranata di mitraglia gli occhi bianchi al cielo un cencio di carne dilaniato senza un sepolcro se non la nuda terra intrisa del tuo sangue disperso agli altri un caduto ignoto di cui solo il tempo ormai conosce il nome. (da La pietà) La forza del sogno Scendevan le stelle a illuminar la notte piccole lampade a tracciar la strada nei sogni dei dormienti. E io che insonne nel letto mi giravo fui colto di colpo dallo sgambetto d'Orfeo e condotto per mari e per valli alla terra degli avi a lontane dimore disperse dal vento in una nuda brughiera S'alzavano canti di donne sfiancate si levavano coppe di aureo sidro. Li volli chiamare volli loro parlare ma non m'ascoltavano perché là io non c'ero perché là era corsa la mente a cercare radici ormai disseccate memorie d'un tempo che pare lontano. Novelle ascoltate con orecchie di bimbo al focolare d'inverno forse leggende di un tempo che è stato e che ora può esser solo sognato. (da Canti centici II) Il percorso S'affretta l'acqua nella roggia si carica d'energia premendo le strette rive e poi s'abbatte schiuma viva contro le pale del mulino. Gira la ruota, quasi s'impenna, un gemito d'ingranaggio la macina muove gracchiando ed ecco che piove farina. Esausta, lenta, l'acqua riprende la via. E ancora lungo è il percorso, altre rogge, altri mulini, prima di cedere al dolce sonno nell'accogliente mare. (da Il cerchio infinito - Il Foglio, 2008) Giorno d'inverno Bruma gelida che tutto avvolge rende silente il giorno d'inverno stilla tristezza opacizza la vita. Pendono inerti bianchi di ghiaccio ricami intessuti dai ragni. Invano cerco il sole anche un sol raggio una parvenza di luce a scaldare il mio cuore. (da Lungo il cammino) Bergen Belsen 1944 Prima mi tolsero gli abiti e mi vestii dei panni dei morti. Poi mi tolsero la carne e la pelle scivolava sulle ossa. Quindi mi tolsero la speranza e il tempo cessò di colpo. E infine mi tolsero la vita ma questa era già finita con la speranza. E ora non togliete il ricordo vigilate ogni giorno perché ciò che è stato non avvenga mai più. (da La pietà) In memoria di un bimbo E a lui un giorno mancò il sole. Niente più corse nei campi, né risa gioiose. Solo silenzio, nel buio assoluto, nel tempo ormai finito. Pianti di donne, guaiti fra lacrime calde accompagnano al regno dei morti. I familiari, gli amici, il clan portano l'ultimo saluto in un giorno di pioggia che scandisce i passi lungo il sentiero. Un piccolo scavo, un ritorno alla terra, mani di madre che lasciano cadere un gioco d'osso, un ninnolo intagliato, la compagnia per l'eternità. (da Canti celtici - Edizioni Il Foglio, 2007) Il sogno della libellula Canneti di rane gracidanti sospiri di vento che lento s'adagia sull'acqua. Splende la luna in un cielo di stelle a cui salgono i sogni. Domani è il giorno per il volo da sposa per lasciare la progenie una vita intera in una scia di sole e poi il tramonto senza più notti. Ma ora dormi sogna libellula dalle seriche ali. Nulla ti deve turbare il sogno è la realtà dell'eterno il risveglio è l'irrealtà di un tempo finito. (da "Il cerchio infinito" - Il Foglio, 2008) Sei tu Gesù C'è forse ancor oggi una capanna di pastori del deserto in cui la notte albeggia un astro di calda luce. Ti cerco da tempo, Gesù, ma non ti scorgo nelle mille ombre brulicanti sul pianeta. Eppure Se guardo il volto sfatto di una madre che implora cibo per il suo bambino Se cerco fra la folla l'umile sguardo di chi procede nel silenzio Se mi soffermo davanti al vecchio mendicante che tende la mano stanca Se i miei occhi incontrano quelli di chi soffocato ormai dall'ingiustizia lotta ancora per tutti questi vinti per tutti questi uomini che nulla hanno perché a loro tutto è stato tolto Allora ad uno ad uno chiedo: Sei forse tu, Gesù? E nel silenzio che segue le mie parole é il cuore che risponde e dice Sei tu Gesù. Febbre d'amore Ci son giorni in cui vecchio che sono ripenso al passato a quella giovane età che or mi sovviene come un sogno nascosto celato nell'animo ma pronto a riemergere se gli anni ormai tanti gravano troppo in attesa di un buio che per tutti è destino. Riaffiorano allora corse nei prati su un puledro sfrenato come il suo cavaliere. Non c'era un domani in un tempo che bruciava le ore portava a nuove scoperte e fra queste l'amore. Di tutte la prima con tenerezza ricordo di quando la videro insieme i miei occhi e il mio cuore forse non bella ma di certo per me autentica dea a cui rivolger pensieri fra palpiti, affanni, un desiderio e un tormento una febbre d'amore. Chissà se c'è ancora chissà se anche lei mi vuole sognare. Il viso il corpo son ricordi ormai incerti ma quel che provai è ancora una febbre d'amore che in questi giorni di gelo interiore riscalda il mio cuore. (da Canti celtici II) Manuelito Un passo, altri due, corro incontro alla morte. In un giorno di sole, di luce che abbaglia, di colpo è il buio. Allargo le braccia a stringere il mondo scivolo piano sempre più in fondo. Prima ero Manuelito cuore pulsante ricordi e speranze. Ora non sono che un segno di croce una fotografia ingiallita di un uomo che muore. Ispirata dalla celebre fotografia di Robert Capa. (da La pietà) L'ultimo autunno Stormivano le fronde al fresco vento del nostro autunno e ti guardavo, Padre, prono a raccoglier legna per l'inverno. Ti rialzasti con fatica e m'accorsi allora di quanto vecchio eri. Stavi a capo chino i capelli ormai canuti raccolto in te come una foglia accartocciata. Gemevi piano al dolore delle tue ossa ma notasti la mia apprensione e mi dicesti non son questi i malanni della vita né le ferite riportate dalla guerra bensì quelle da me inferte quei corpi che cadevano nel fango e che mi chiamano ogni notte. Non c'è di peggio che il rimorso un dolore che lento scava dentro che sempre m'accompagna. Poi volgesti lo sguardo intorno come a riveder il bosco e sussurrasti giàè l'autunno ma per me è l'inverno lunghi giorni d'attesa d'un ultimo giorno con gli occhi all'indietro a ricordar la vita a ripensare a queste foglie che presto si lasceranno andare. Ti rivedo anche ora come fossi qui e invece anche tu un giorno ti sei lasciato andare. (da Canti Celtici II) Il cerchio dei sogni Esplode l'oriente. Bagliori di luce annunciano l'alba s'involano i sogni silenziosi torneranno all'imbrunire del giorno caleranno guidati dal buio inconsce realtà della notte. (Da Il cerchio infinito) Il sogno Una notte d'inverno con la neve che scende e infine l'alba livida che i sogni porta via. Ma non il mio, non quello di ore fredde di una mente che vaga fra risvegli improvvisi e assopimenti coscienti. Là, fuori dalla porta, verso il bosco, un rumore di zoccoli che infrangono il ghiaccio neri destrieri montati da rudi guerrieri che ben conoscevo. Furono compagni d'arme in battaglia caduti ormai puri spiritti fuggiti dai tronchi. Più s'avvicinano, più si staccan da terra e s'involano verso l'alto in un cielo grigio cupo. Mi gridano "a presto!" E io li vedo scomparire nel buio di questa notte senza stelle e senza luna. Son tanti gli anni che pesano su quel che fu un cavaliere impavido superstite di tante guerre solo nel timore di quel passaggio che ogni giorno si avvicina. Amici miei, presto vi seguirò. Bardato il destriero nella mia logora armatura prenderò il volo seguirò il sentiero da voi tracciato nell'arco celeste per ritrovarvi ancora, sconfitto come voi in questa lunga battaglia che è la vita. (da Canti celtici II) La città del silenzio Ovunque è silenzio fra i viali orlati dai bossi tra le croci annerite dal tempo. Lì regna un'unica voce immensa eppur flebile sonante eppur tacita in strade deserte in case ormai mute in questa città abitata dai morti. Ma ci sono dei giorni in un autunno di grigiore fra foglie rinsecchite sospinte dal vento sotto cieli plumbei che piangono lenti ci sono pochi giorni diversi di gran movimento con gente che omaggia con cicalecci diffusi fra dolori recenti ed altri ormai inchiodati al cuore. Son feste per loro che nemmeno lo sanno son tributi di comodo oppure pegni di rimorso. È tutto un viavai fra gli alti cipressi fra marmi sbiaditi con lumini smorzati dal vento con preghiere appena biascicate. Poi ritorna la calma s'acqueta la piazza il vento rincorre le foglie il silenzio ritorna padrone. (da La pietà) Granada C'è un'aria diversa in un palazzo che vive una storia ormai passata. File di rose davanti e a guardia marmorei leoni s'apre agli occhi l'Alhambra sale cortili chiostri ombrosi giochi di luce fra colonne ambrate un'istantanea di un tempo che fu. Nel sole che cala dietro la Sierra Nevada nascono chiaroscuri indefiniti sgorgano da fontane suoni di cetre danzano eteree giovani odalische risa gioiose sovrastano un silenzio che da secoli regna sovrano. Si stringe il cuore nel pensare a vite cessate, a glorie finite a un mondo che c'è stato e che mai ritornerà. Ormai il sole tramonta e non ferisce più il mio sguardo ma, in alto, fra me e l'astro, cavalca su un nero destriero l'ultimo califfo, il padrone di queste mura che ormai racchiudono solo sogni che la notte rapirà. E' questo il destino dell'uomo vivere per lasciare traccia di sé. Ma la mia sarà un'esile impronta un nulla di polvere cancellato dal primo turbine del tempo. Così una lacrima scende mentre su tutto c'è solo silenzio. Lontano, su nel cielo il califfo sorride e sembra tendermi la mano. Di lui non c'è memoria solo queste antiche vestigia ammirate da ignoti turisti. Da Viaggi in poesia I pascoli del cielo Una brezza leggera fa fremere i fiori, un sussurro lieve che s'ode ovunque fra eteree figure, quasi danzanti sull'erba, spiriti di chi visse un tempo nel segno di dei ormai spenti. Là, non c'è freddo, né caldo, e la notte non spegne il giorno. Scivolano fiumi d'ambrosia, fra i suoni di mille appassionati citaredi, non c'è né fame, né sete, nemmeno il tempo scorre, in un eterno istante di serenità, di una realtà che par sogno. Pascoli del cielo infiniti, senza confini e barriere, furon chiamati i Campi Elisi. (Da Canti celtici - Edizioni Il Foglio, 2007) Il giardino della poesia Lo trovi nel mondo infinitamente ampio della fantasia uno spazio senza confini e senza tempo. Vialetti lastricati di poemi panchine d'ascolto in cui sostare e porgere l'orecchio aprendo il cuore quando soffia incostante il vento della malinconia. E' allora che gli alberi si animano si muovono le foglie - che son parole - si slanciano i rami - che sono versi - e dall'alto d'un cielo con sole e stelle scendono melodie che quietano l'animo che fan volgere il pensiero oltre montagne sconosciute fra laghi d'armonia e ritmici torrenti in un mondo nuovo che solo con la poesia puoi scoprire. (da Il deserto e il sogno) Un mondo diverso Là dove volano gli aironi planando fra le lanche al sospiro lento del fiume sull'onda del vento che si spegne nel pioppeto. Là dove la sabbia riluce d'oro e il tarabusino danza sull'acqua stanca fra canneti imputriditi dal sole dell'estate. Là c'è un mondo che vive il suo giorno dall'alba livida di nebbia al tramonto pavido di buio e che freme anche la notte. La notte, gialli gli occhi dei gufi appollaiati gialla la luce delle stelle fruscii lievi lungo le rive un salto, e poi la quiete. La quiete di ciò che un tempo tutto il mondo era voci solo di vita quotidiana immerse nel silenzio dell'universo un concerto di melodie. Vicino a noi c'è un mondo diverso che ancora resiste un rifugio sicuro per uno sguardo al passato per costruire il futuro. (da Canti celtici II) Ave Maria Ci son momenti di impercettibile silenzio nel frastuono di un mondo che corre. Sono attimi quasi infiniti per chi è lì in attesa. Ci sono voci che lente si spengono in un concerto di mille brusii. E' spesso solo un istante in cui risuona un'Ave Maria ora vicina ora lontana. Noi che restiamo non ce ne accorgiamo non la sentiamo. Sono note che copron dolori che accompagnano con mani pietose chi per sempre se ne va via. (Da La pietà) Adagio per archi Si stinge l'azzurro del cielo in diafani riflessi di luce e mentre a occidente un purpureo velluto saluta il sole che va a oriente s'increspa d'ombra un orizzonte ancor più indefinito. Scende la sera con il suo nero mantello in una quiete che di colpo coglie un mondo prima frenetico. S'alza un alito di vento una carezza che mi sfiora ma che cala fino al cuore in una dolce malinconia a cui tutto m'abbandono in un ricordo del passato che scivola lieve su un animo rasserenato. Nel buio che lesto arriva rinasce la speranza nel domani di un'alba radiosa alla quale alla fine di ogni giorno sempre con fede m'affido. E un lento adagio per archi mi suona dentro a rallentare un'ora che troppo veloce passa perchéè dolce questo stacco fra luce e buio un'atmosfera di intensa serenità in cui chiara e forte s'avverte la gioia di vivere, un grido muto che vibra come le corde di un violino in un concerto dedicato a me. Tu sei oceano Brusio di onde che lievi giungono a riva una carezza che scivola sul mio corpo. Tu sei oceano in cui immergermi e riempirmi di te. Tu sei brezza salata che scintilla sulla pelle e poi sei gabbiano che ad ali distese copri il mio capo. Sei a volte un maroso spumeggiante che m'investe e mi lascia tramortito. Tu sei l'onda che mi culla nell'infinito tu sei sabbia che scorri fra le dita. Tu sei questo e altro sei oceano in tempesta e specchio della luna sei la forza del vento e la quiete del tramonto. Sei la sirena dei miei desideri. Tu sei tu così vicina e così lontana un fuoco che arde in me un sogno ad occhi aperti il battito di un cuore appoggiato sul mio petto. Creta L'onda spumosa che si infrange alla riva porta suoni antichi un brusio di voci osannanti a dei che ora riposano l'eterno sonno di idoli dimenticati. Un cozzar di lame ricorda che su questo mare un giorno Troia sorgeva travolta da passione e inganno. Così pure ancor c'è quel che resta di una reggia perduta nel sogno di quel re Minosse della leggenda di Teseo e del suo Minotauro. Antiche saghe, miti che si perdon nell'onda, ma nelle notti di luna piena l'animo puro può ancor scorgere emergere dai flutti in eterea bellezza l'Afrodite che sempre è nel cuore di ogni uomo, un sogno che si rinnova un corpo che si desidera toccare fuggendo prima del contatto, perché la realtà non sia quel nulla che ogni giorno ci accompagna. Da Viaggi in poesia Lo sguardo altrove Procedo lungo la strada un passo dopo l'altro lo sguardo in avanti che tutto e niente vede. Sono un treno sui binari da tempo ormai partito diretto verso l'arrivo una stazione senza pensiline né passeggeri in attesa ma solo il fine corsa per una motrice ormai imbolsita che arranca sferragliando sempre più a fatica. Ognuno ha il suo binario in questa corsa della vita un fischio di tanto in tanto per far sapere che ci siamo. A fianco camminiamo ma nemmeno ci si vede perché lo sguardo è altrove sempre oltre dove stiamo, e intanto corriamo verso quell'arrivo che non è mai troppo lontano. Il destino di un poeta Solo fra tanti volava oltre il cielo negli spazi siderali a raccoglier incolori fiori di stelle nei prati di galassie per mostrarli a chi non vedeva per spiegare che la vita è un grande e ricorrente infinito cerchio di nascite e morti ma che nulla comincia e nulla termina come in un sogno che sboccia all'improvviso e che solo la luce dell'alba oscura. Volava sopra i mari albatro ferito nella malinconia di chi porge invano il cuore. Si librava su cime innevate riportava agli uomini il profumo d'un eterno smarrito nella corsa verso l'ignoto ma nessuno odorava quell'aria di vita che sola cancellava un tempo di ansie. Giorni e giorni una lenta solitudine senza ormai speranza. Il mondo legge ma poi tutto vola via. Che conta mai l'eternità quando il sogno non è pane le stelle non son altro che materia da conquistare? E allora poco a poco moriva dentro il suo sogno sbiadiva nel grigio opaco di quella realtà. E anche quando smise di vagheggiare e gli occhi gli si chiusero per sempre solo il cielo pianse una pioggia sottile in un autunno di foglie disseccate di ore spente di terra stanca. Restarono solo fogli righe vergate versi sussurrati sogni trascritti che nessuna alba avrebbe mai cancellato. Il reduce C'era forse un motivo per cui la guerra scoppiò c'era ma nessuno lo sapeva e così dalla quiete di giorni di sole si passò al clamore delle armi niente più passeggiate in riva al fiume non più notti d'amore ma un unico tempo senza ore lontano da ogni umana realtà un giorno senza fine solo orrore, ansia, paura e il rimorso che dentro strideva come una corda di violino un unico suono lacerante che superava ogni fragore sempre presente ancor più forte nel silenzio della battaglia finita. Tanti sono rimasti su quel prato ma tutti restano in me che intraprendo la via del ritorno alla casa che un giorno ho lasciato a un mondo che non sarà mai più come prima. Quanto dolore per una guerra il cui motivo nessuno sapeva anche se c'era. Tenebre di colpo calate su un giorno di quiete solo per dissetarsi alla fonte del potere, un'arsura che fa uscire di senno che nulla fa vedere se non l'acqua miracolosa da conquistare e che mai spegnerà questa sete. Troppi fiori recisi e a quelli che la lama ha solo sfiorato resta il rimorso di esserci ancora. di non poter dimenticare una follia senza onore sia per il vinto che per il vincitore. (da Canti celtici II) Il cerchio infinito II Guardo la tua alba nella luce del mio tramonto. (da Il cerchio infinito - Edizioni Il Foglio, 2008) Ritorno a casa Già con l'albe brumose e lo stillicidio dei giorni gravidi di pioggia s'annuncia la fine di una stagione dai primi timidi tepori all'arsura acre di cieli assolati. Scendiamo, io e il mio gregge, per gli antichi sentieri, lasciamo i monti con le cime di fresco incappucciate, torniamo al calore della casa che da lungo ci attende. Un vento gelido sferza gli alberi dalle foglie accartocciate mentre altre a terra giacciono immote fradice d'acqua natura morta in olezzo di putrefazione. Conto i passi e gli anni e sempre tanti sono mentre la gioia del ritorno non attutisce più la fatica di un corpo ormai consunto dall'età. Laggiù, in fondo alla valle, m'attende la casa, con il fuoco scoppiettante, il calore del rifugio familiare. Là forse mi coglierà la fine di tutti i giorni ma come vorrei che fosse a primavera, all'ombra d'un larice sotto un cielo terso con un ultimo sguardo a un mondo che rinasce. (da Canti celtici II) Le strade del cielo Ci son notti in cui le stelle scendono dal cielo fino a terra per donare il calore a chi di solitudine lentamente muore. Basta che alzi gli occhi e con la mente volo nelle mille strade che corrono su praterie di blu cobalto dove pascolano candide nubi dove scorrono i torrenti della pioggia fra boschi di lucenti comete e sempre quel suono un gong che sa d'eterno a cui è dolce abbandonarsi chiudendo gli occhi e aprendo il cuore. (da Il deserto e il sogno) Danza di primavera Nel cielo s'intrecciano voli danzano rondini ebbre di sole giù canta il ruscello libero dai ghiacci d'inverno e anche noi reduci da lunghi giorni soggiogati da gelo e buio ci inebriamo alla luce che imperiosa s'affaccia sui boschi tempestati di gemme. Umili servi di un dio che blandisce con il caldo affetto di ore assolate e punisce con la fredda oscurità dell'inverno anche noi cantiamo e danziamo al ritorno alla vita al profumo della terra che rinasce all'ardore che accende i cuori. Un'altra primavera in cui risbocciamo come fiori. (Da Canti celtici II) Tanti anni fa, un tramonto Lento declina il sole all'orizzonte una linea rossa contrapposta a quella grigia di buio degradante. In quest'ora silente in questo cielo solcato dagli ultimi voli guardo il tuo volto illuminato dalla porpora del tramonto e ricordo di giorni passati di un bacio rubato di una carezza che ancor freme sotto le dita. Ti vedo col cuore non come sei ma com'eri un sogno che lento riemerge in questa luce calante. E ti stringo a me come la prima volta con dentro un tumulto che mi soffoca un nodo che stringe la gola il respiro ansante che il tuo bacio rallentato acqueta con un sospiro. Tanti anni fa un tramonto come questo l'alba di una vita che ogni giorno si rinnova in un lento adagio che accompagna passi ormai stanchi. (da Lungo il cammino) Quando il poco è tanto Una finestra aperta spalancata alla vita di fuori. Alle risa dei bimbi s'uniscono i pigolii dei pulcini che accorrono al richiamo della chioccia un alito lieve di vento ondeggia sulle tende. Benché la luce sia quella tenue e soffusa del tramonto e in cielo l'azzurro si stinga nel blu che annuncia la notte mi prende una gioiosa malinconia e forte è il desiderio di abbracciare il mondo. (da Il cerchio infinito - Edizioni Il Foglio, 2008) La fonte antica Fresca fonte del bosco, polla d'eterna acqua, in cui il vecchio salice piange foglie ormai vinte da gelide tramontane. Nelle notti di plenilunio s'indovinano volti riflessi tanti anni fa. Sono timorosi ovali di fanciulle nella speranza di un amore, candide madonne a ricercar conferma di bellezza, occhi rapiti in sogni estatici, timorosi della realtà del giorno. Ma anche irsuti visi di uomini in arme prima di giorni di sangue, di acque trasparenti divenute poi rosseggianti. E infine, dianzi che il gallo canti, e il tremor dell'alba metta in fuga i sogni, si scorge sull'acqua, appena increspata dalla brezza del mattino, l'immagine di un femmineo cigno, la signora di questi incanti, la magia di un momento, l'illusione che assopisce la mente e apre il mondo al cuore. (da Canti celtici - Il Foglio, 2007) Il crocefisso Ricordo bambino le ginocchia sui lastroni ruvidi d'anni di passi, raccolto a mani giunte a guardare un dolore che né spine né chiodi potevano provocare. C'era tutta la sofferenza di un mondo di ombre schiacciate dalla forza del male e sempre mi chiedevo perché mai l'avesse fatto perché parlare di vita nuova senza poi esser ascoltato. Lui capiva vedeva la pena che provavo e anche questa raccoglieva. Gli anni son passati la risposta non è arrivata. Eppure se vado a cercar quella croce se ancora ne provo la pena se scorgo le lacrime amare di chi non ha pranzo né cena se l'ultimo respiro può essere meglio della vita m'accorgo che il suo dolore è la nostra speranza che la smorfia del suo viso è il suo messaggio d'amore. (da La pietà) La cattedrale di ghiaccio Andavam per mare solo all'avventura a cercare nuove terre a sognare nuovi lidi. Lenti i remi s'immergevano nell'acqua mai la vela si tendeva in una bonaccia senza vento. Un giorno come tanti di tante domande senza risposte tesi solo a vagheggiare in un tempo quasi immobile. Nulla all'orizzonte si scorgeva tranne un bianco assai lontano che man mano s'ingrandiva e che parve a tutti noi una cattedrale di ghiaccio alla deriva. Fu ad un tratto che il cielo s'oscurò e che s'alzò un ostro maledetto impetuoso e sibilante con il mare che si sconvolgeva. Presto la vela fu strappata i remi tirati a bordo e in balia di una tempesta fummo spinti senza freni verso il ghiaccio galleggiante. Nel pericolo pregammo ma di certo l'ulular del vento il mugghiar del mare impedirono agli dei d'ascoltare. E così s'arrivò all'urto col fasciame sbriciolato con la nave che affondava. Era tutto un ribollire mentre in acqua galleggiavo stretto intorno all'albero maestro. Dei compagni nessuna traccia ma nel buio sempre fitto scorsi le anime salir in cielo ectoplasmi deformati luci tremule evanescenti divorate dalle nubi. Un gran sonno allor mi colse nel freddo di quel luogo e ripensando alla mia vita a Morfeo mi lasciai andare. E in un sogno che tal non era vidi il mio corpo distaccarsi scender lesto negli abissi mentre il cielo s'avvicinava. Una pace silenziosa m'avvolgeva come un mantello e senza saper ormai chi ero compresi infine che il lungo viaggio avviato in una casupola di paglia era ormai per me terminato. Giù in fondo la tempesta era finita calma d'acque e d'aria la cattedrale di ghiaccio riluceva nel sole e lenta se ne andava verso mari meno gelidi incontro al suo ultimo destino. (da Canti celtici II) Primavera Di primo mattino passeggio nel prato ancor lucente di rugiada. Nel cielo terso si rincorrono le rondini e paciosi bombi van di fiore in fiore a suggere il prezioso nettare. C'è un'aria nuova oggi un profumo di vita che s'alza da terra una gioia indistinta che accompagna i miei passi. Sfioro con le mani le rosse foglie della fotinia apro la siepe ed ebbro di luce m'immergo nel verde. (da Lungo il cammino) Aria d'amore Verdi colline con castelli diroccati ritti sulle cime. La sera da là scende un'aria che sa d'antichità di madrigali ballati in quiete sere d'estate di canti di bardi tanto appassionati. Un mondo che non c'è più ma che ritorna a sciogliere languidi sguardi di giovani innamorati. Oggi come allora scocca ancora la freccia di Cupido trafigge cuori che si tormentano fra esaltazione e timore. Ancora c'è un mondo di frasi sussurrate di voci tremanti di gioia in un'aria che è un invito all'amore. Sogno di primavera E' questa una stagione di tepori solo abbozzati fra colori che si accendono in prati rinverditi tra voli d'uccelli innamorati sotto gli occhi attenti di un gatto da poco risvegliato. Suona il vento una musica di rinata giovinezza di nuovi amori che spuntano fra i fiori e anche un cuore stanco dai battiti invernali appena un po' accennati riprende a galoppare. Rinasce così un sogno di smettere gli abiti consunti di rivestirsi di seriche corolle rotolandosi fra l'erba per poi fermarsi a contare le nuvole nel cielo con loro a correre lontano senza una meta ben precisa perché in una vita che s'inizia la gioia sta tutta nel non sapere nel camminare senza pensare nel correr dietro ai battiti di un cuore che nell'aria di primavera s'accende ancora d'amore. Il filo dei ricordi Percorro quel che resta di strade d'antica memoria ormai non son che sentieri celati dalle ragnatele del tempo. Riaffiorano a sprazzi brandelli di immagini cocci di fatti trascorsi difficili a mettere insieme scene di vita quotidiana che forse un senso hanno ma che sono confusione in una mente attenta a vivere il presente collegandolo idealmente al passato un filo di ricordi che a tratti ormai è spezzato. (da Il deserto e il sogno) Festa Già le nevi muoiono. Goccia a goccia l'inverno se ne va mentre il sole accompagna la gaia primavera e la luce caccia le tenebre. E' una festa di colori che canta fra rossi e gialli é la melodia della vita che torna a sorridere e contagia tutti dai primi merli che s'affacciano nei prati ai cuori pervasi da un ardore che prelude ad amori improvvisi a fremiti irrefrenabili a gioie e speranze. I vecchi si crogiolano al sole come canute lucertole alzano lo sguardo al cielo in una parentesi di primavera nel loro monotono inverno. (da Lungo il cammino) Ora, come allora Vecchie viuzze che sghembe procedono su ciottoli sconnessi portoni che s'aprono su piccoli cortili e in mezzo un pozzo una carrucola arrugginita che mai più girerà. E' un quartiere antico che ora pare morto ma se mi soffermo a guardare bifore dagli opachi vetri o se noto capitelli ingrigiti dal tempo la strada d'improvviso s'anima di matrone petulanti di ramaioli sguaiati e dietro rintoccano gli zoccoli d'un cavallo. S'apre un mondo nuovo in un tempo che fu tra amori appassionati odi sviscerati là il vagito di un bimbo oltre l'affanno di un morente e nella vecchia chiesa qualcuno prega per amore o per lenire un suo dolore. Oggi, come allora, nulla cambia in un giorno che nasce con l'alba e finisce con il tramonto in un uomo che s'affaccia alla vita piange ride ama e si dispera paga il suo pegno per il viaggio nell'ignoto. (da Canti celtici II) La carezza della sera Veloce fugge la luce mentre lieve silenziosa s'appressa la sera. Malinconia dolce che accompagna ore di quieti deschi familiari. Sospiri del cuore che si strugge nella carezza soave di una sera che rinchiude il giorno nello scrigno dei ricordi. Una lampada riluce appena chiaroscuri che disegnano volti mai dimenticati e che mai più ritorneranno, emozioni di colpo riaccese che fan brillare occhi non ancora assopiti. (da il deserto e il sogno) Estasi E' una luce che vibra nel buio è un suono che esalta il silenzio nulla è più dolce niente è più lieve del sussurro dell'anima sublime melodia per il cuore che ascolta mentre l'orizzonte si spalanca e il mondo intero entra in me. E di quel mondo sono al contempo madre e figlio in un abbraccio senza più tempo né confine. (da Il cerchio infinito - Edizioni Il Foglio, 2008) L'amore Lenta veniva lungo il sentiero e i fiori di campo chinavano il capo al suo passaggio di ninfa terrena. Più s'appressava meno vedevo i colori del cielo e dell'erba solo notavo l'incedere flessuoso del suo corpo ancora acerbo. Andava con gli occhi bassi ma nel passarmi accanto sollevò lo sguardo incontrando il mio e fu come se all'improvviso la primavera piombasse sul nostro lungo inverno a cacciare dal corpo il freddo di giorni di solitudine ad avvamparmi dentro un fuoco che non brucia ad accelerare i battiti del cuore. Già era passata e i miei occhi scintillanti la seguivano incerti fra l'ondeggiare armonico delle anche e il candido collo che adornava una testa dai lunghi crini dorati. La guardai fino alla curva del sentiero, là dove piega a destra ed entra nel bosco del villaggio. Or la vedevo con la mente immaginavo il suo passaggio fra le foglie garrule al vento e poi il guado del torrente e infine la casa sua che l'attendeva. Fu solo quasi un momento pochi istanti di tempo per aprire uno squarcio dentro di me per gioire e soffrire per sperare e patire. Fu allora che seppi che cos'era l'amore: un lampo di luce imprigionato nel cuore. (da Canti celtici II) Le lunghe ombre Scivolano sull'acqua le vele quadre al vento lunghe ombre nere si stagliano nel rosso d'un tramonto di un tempo ormai passato. I remi si piegano s'immergono nell'acqua s'inarcano le schiene le barche avanzano rapide. Nel silenzio della sera che s'avvicina s'ode solo il canto degli ignoti vogatori parla di case lontane di famiglie lasciate per correre incontro a nuove avventure per sollevare il velo di quell'ignoto che affascina e atterrisce. Sempre in avanti con la mente all'indietro a quel che è certo e che mai accontenta. (da Canti celtici II) Nevicata C'era nell'aria fredda intensa il suo profumo. Scendeva frizzante dal cielo bigio sferzava il volto seccava le mucose. Sarà neve, tutti dicevano. E neve fu. Polvere lieve un pulviscolo candido in preda alle bizze di un vento dicembrino. S'affacciò sul mondo tutto a ricoprirlo uomini e cose un deserto di ghiaccio una distesa di sale un biancore uniforme su cadaveri di foglie su mura sbrecciate su sospiri rassegnati. Chiuse le porte il fuoco crepitante s'attende che smetta che gli ultimi fiocchi salutino il sole. (da Lungo il cammino) Tre croci Non c'è fragore di battaglia solo il vento mormora carezzando tre croci ignote lì a memoria di ciò che è stato. Lungo il crinale dove più dolce è l'ascesa vigilate da ombrosi pini osservano mute il viandante che a volte s'avventura oltre la pietraia scoscesa. C'è silenzio mentre lo sguardo corre su tre legni seccati dagli anni. Furono vite colte anzitempo falcidiate dall'umana follia e ora nulla resta se non croci senza nome un muto monito che induce ad abbassar gli occhi a coglier fra l'erba che intorno cresce lacrime di rugiada che ornano di pietà sepolcri spogli d'ogni retorica. (da La pietà) Ispirata dal piccolo cimitero austro-ungarico sito all'Alpe dei Fiorentini Solstizio d'inverno Un altro anno è passato. Nel freddo di queste nevi c'è stata la festa con cui abbiamo salutato la sua partenza. Intorno al fuoco ebbri di birra abbiamo danzato in cerchio tenendoci per mano. Fra le fiamme ondeggianti al vento che d'inverno gela queste terre ho rivisto i volti di chi ci ha lasciato. Erano lì muti a ricordarci che il tempo è breve ma se per ognuno c'è un'ultima stagione altri verranno al disciogliersi delle nevi ai primi tepori di primavera farfalle che s'affacceranno su questo mondo che già porta impresse le nostre impronte. Un volo leggero che par scendere dal cielo s'apriranno alla vita in punta di piedi e più avanti sarà il mio volto che vedranno nelle fiamme del giorno del solstizio. (da Canti celtici II) Il sorriso Erano dolci le colline da cui zefiro scendeva a lenire la calura dell'estate quando all'imbrunire ritornavo con le greggi al focolare che m'attendeva. Un altro giorno passato fra poco il buio il riposo nella famiglia una ciotola di latte un pezzo di pane le risa dei figli il sorriso della moglie. Nelle furie del tempo gli dei vollero chiamarmi all'ora del tramonto mentre alla casa ritornavo. Nelle tenebre che subito m'avvolsero rividi in un istante un focolare, visi gioiosi e ancora il suo sorriso. Di me non restano che povere ossa presto polvere su polvere. Ma in questa vecchia quercia si trova l'essenza di me un'anima spoglia quel che rimane di un uomo che tornava la sera dopo il duro lavoro per gioire solo di un sorriso. (da Canti celtici II) Il ramo spezzato Impietoso inverno gelidi aliti polari procelle e lui ancor ritto con il suo moncherino, vecchio mio albero che s'affanna a cercare il sole. Il ramo più bello in primavera frondoso platea di tenzoni del cuore fra imberbi uccellini il gatto a terra estasiato a guardare. E ora invece fradicio di grigiore spezzato sprofonda nel fango di una fine d'inverno. (da Il cerchio infinto - Edizioni Il Foglio Letterario, 2008) Giorno d'autunno Fra le brume del mattino nel silenzio del risveglio i richiami degli uccelli che s'apprestano a partire. Lasciano l'umida stagione per svernare nel tepore di terre assai lontane. Già s'approssima l'ultima stagione con il suo gelo che penetra nel cuore. Tante lune ormai ho visto che non so più nemmen contare bianchi come neve sono da tempo i miei capelli tutto curvo su me stesso guardo i piccoli giocare là dei fiori ancora in bocciolo qui un tronco rugoso e rinsecchito che nessun fuoco potrà mai scaldare né lui calore potrà ancora dare. Son giorni lunghi in cui s'attende al nulla c'è tanto tempo per pensare ma senza futuro la mente corre a quel passato ormai lontano un sogno che riemerge a cui m'aggrappo invano. Vorrei migrare anch'io verso nuove terre verso nuova vita ma il giorno ormai si spegne in un tramonto senza sole verso una notte senza domani. (da La pietà) Un filo di fumo Lunga la strada quella del ritorno dopo anni di assenza a combattere in giorni di fragore gonfi di sangue fra grida strozzate che si spengono nell'ultimo sussulto. Poi tutto è finito urla di gioia spade alzate al cielo a celebrare il trionfo. Ma è l'esser lì e non nell'Ade la gran vittoria. E ora si torna alla casa lontana al calore di una donna a cieli conosciuti. Giorni e giorni per strada e finalmente il verde dei campi mentre il passo accelera e il cuore galoppa il respiro s'affanna e là in fondo s'alza un filo di fumo un focolare che aspetta. (da Canti celtici II) Ogni ora Ogni ora che scorre alla luce del giorno o nel buio della notte è polvere grigia che scivola nella clessidra è fiume che corre alla foce. Ogni ora che il pendolo batte è un pezzo di me che se ne va è solo un diaframma del tempo che s'apre e si chiude è tutto e nulla. Ogni ora che si sbriciola è un passato che mai più tornerà. Ogni ora che silenziosa mi lascia è solo un lungo addio. (da Lungo il cammino) La signora della notte Diafana il giorno il viso celato alle prime ombre si mostra la signora della notte un volto che riflette speranze sogni ispirati dal misterioso sorriso. Circondata da lucenti ancelle fa sospirare innamorati preghiere desideri fantasie ideali raccoglie in sé turbamenti inconsci di un mistero non ancora svelato invano riflesso nell'acqua del mare. Anch'io chiederò senza aver risposte muta ascolterà l'illusione d'un bardo alla deriva e poi all'alba fuggirà con i miei sogni. (da "Il cerchio infinito" - Edizioni Il Foglio Letterario, 2008) Il ricordo di un bacio E' un tempo ormai senza ore di giorni e notti uguali è lunga questa attesa senza un'anima vicina nel silenzio d'una stanza in un letto che non è suo fra lenzuola di sudario nulla a cui pensare di un passato ormai lontano. Solo la paura l'accompagna per quel salto nell'ignoto. Ma ad un tratto inaspettato scende il cielo sulla terra e un ricordo alfine affiora d'un bacio sconosciuto un sapore muschiato a bagnar le labbra secche a lasciarsi infine andare. (da La pietà) Anima persa Nel buio l'avverto che gira all'intorno senza trovare rifugio. Nel sonno mi parla con voce affranta. "Vago nel mondo senza mai pace vittima del mondo che non sa perdonare. Ero fanciulla al suo primo amore ingenua illusa cedetti alla carne e in grembo trovai il frutto di un momento di folle passione. Lui non mi volle gli altri nemmeno e neppure le lacrime sciolsero i cuori così che reietta da tutti fuggita un giorno mi tolsi la vita. Mi affidai alle acque limacciose del fiume le uniche che m'accolsero in un abbraccio ferale. Da allora vago senza speranza senza che un tronco mi ospiti anima persa dannata per sempre." E se il singhiozzo chiude il racconto il suo silenzio mi sembra un'accusa perché di tutti sono il più reo perché fra tutti fui l'unico a coglier quel fiore e a gettarlo alle ortiche senza più amore e nemmeno pietà. Resta il rimorso solo con me e in esso rivive quell'anima persa sì che anch'io mi trovo smarrito in un labirinto di incubi che illuminano la notte e rabbuiano il giorno. (da Canti celtici II) La carezza del vento Una carezza d'aria il fruscio del vento in una calda estate profumi di prati lontani voci di verdi pascoli intrisi di rugiada oasi della mente refrigeri dell'anima. E io ascolto suoni che mi sgorgano dentro carillon tenui della natura ronzii di api assetate gorgoglii di fresche acque in un concerto dei sensi che mi fa volare oltre l'onda di calore in un miraggio che creo e che vivo in un tempo che si ferma in un giorno che rallenta nel sole di un estate che ora tiepido mi avvolge. Fra mare e cielo Mugghia forte oggi il mare sospinto dal vento freddo che scende dal lontano nord. Le onde corrono impazzite si urtano si superano s'infrangono sulla scogliera. Corre lo sguardo là dove mare e cielo sono tutt'uno un'incerta linea grigia un confine senza sbarre dove l'uno affonda nell'altro. Nelle notti di luna lì s'affollano vele barche partite e mai tornate ora sospese fra cielo e mare. S'affannano invano i vogatori ma i remi non calano nell'acqua annaspano senza più trovare la via di casa. S'odono allora brusii sommessi un coro a bocche chiuse di chi non può più raccontare. Sulla spiaggia s'alzano i richiami di donne desolate di spose sconsolate di madri addolorate. Gridano i nomi che si perdono nel fragore del mare. E' un amore disperato che lanciato sull'onda lesto torna alla riva e s'aggrappa a capelli mossi dal vento a piedi intirizziti affondati nella rena a cuori sfiniti che battono solo di speranza. (da Canti celtici II) L'obelisco lucente S'alzava dalla sabbia un obelisco lucente. Salii una scala senza gradini e più andavo più non scorgevo la cima nessuna fatica una levità dell'essere mentre lasciavo dietro cirri di pagine incompiute e il sole rimpiccioliva alla luce che abbagliante scendeva da lassù. Solo il risveglio fermò la salita fuori s'annunciava l'alba ma già sapevo che la mia aurora era sorta in sogno schegge luminose appuntate in me come spilli di conoscenza immagini rifratte nella mente come squarci di luce nel buio. Lassù mai arriverò ma nel tempo che verrà salirò ancora quella scala senza più ritorno. (da Il deserto e il sogno) Eternità C'è un sentimento senza tempo, che si ritrova in ogni era, un fremito uguale che sempre si ripete, un incontro che non vuol mai terminare. E voi lo provaste, in epoca antica, quando ancora non si scriveva di questo, fra capanne piantate nelle acque del lago, fiere affamate all'intorno pronte a balzare e Dei di cui ormai s'è persa la memoria. Ma l'amore è rimasto, oggi come ieri, oltre ogni logica, oltre ogni confine. Giacché il tempo per voi era passato, ci fu anima pietosa che rese gloria a un sentimento imperituro nei secoli e nell'abbraccio dell'ultimo anelito di vita vi affidò alla morte perché i posteri un giorno sapessero che tutto finisce, tutto cessa, fuorché la forza dell'amore. (Dedicata ai due neolitici sconosciuti che gli scavi effettuati nei pressi di Mantova ci hanno restituito nell'ultimo abbraccio) (Da Canti celtici - Edizioni Il Foglio, 2007) Insonnia Fra lenzuola sudate l'inutile ricerca di ore di sonno di quel non pensare che aiuta anche a vivere. Ma batte la pendola le ore e ancora gli occhi stanchi guardano il buio indovinano forme. E allora lenta riappari diafana immagine ombra e penombra torni da me esci dalle tenebre dell'Ade le braccia aperte il viso muto lo sguardo malinconico venato da un pudico sorriso. Così eri e così sempre ti vedrò anche ora che incedi verso me. Ecco il tuo volto s'avvicina alzo la mano per una carezza che scivola nel vuoto. Stringo il pugno e allora vedo il mio indice scorrere sul viso sento il fremito che ti attraversa che si trasmette a me intenso e lieve immenso e fugace. Ma ormai scendono lacrime che mi rigano le gote e tu veloce ti allontani lesta svanisci ritorni al mondo tuo prima che il gallo canti e l'alba grigia spezzi i sogni ad occhi aperti. (Da Canti celtici II) La quiete della sera S'addormenta anche il cielo nella quiete di questa sera fatta di penombre appena rischiarate dalle luci di lontani casolari permeata da un refolo d'aria che sfiora l'erba del prato intrisa del profumo dei campi di una natura che chiude gli occhi e apre lieve il cuore. Tu sei la farfalla C'è forse un cielo più azzurro degli occhi tuoi? Ti osservo nascosto fra l'erba ti sogno ogni notte grido nel buio il tuo nome e subito l'alba s'accende fra un concerto di allodole e la voce serena del mare che giunge dolce alla riva. Tu sei cielo in cui poter volare tu sei oceano ove lasciarsi cullare tu sei la luce la tenue fiamma che accompagna ogni mia ora tu sei la farfalla che si posa sul mio cuore tu sei una realtà che per me è sogno. Tu sei infinitamente tu una nuvola che corre nel cielo e che invano cerco di afferrare. Tu sei la vita l'ultima speranza di un uomo che lentamente muore nel desiderio di un amore che invano rincorre il miraggio di un sogno. (da Canti Celtici II) Un canto d'eternità Sciolte le vele spinta dal vento vola rapida la parola una voce un tocco di serenità. Nella notte più d'ogni stella riluce la poesia illumina cuori spenti sazia anime esangui. E' un canto d'eternità. (Da Il cerchio infinito - Edizioni Il Foglio Letterario, 2008) La storia siamo noi Sempre si parla di Alessandro il Grande, o di Cesare, oppure di Garibaldi, di gesta antiche ricordate negli anni, di uomini di carne ascesi all'Olimpo. Di guerre è la memoria, di invincibili condottieri è il ricordo. Questa è la storia che si studia seduti al banco della scuola. Nulla è di diverso in millenni d'esistenza, ma credo che la storia, quella vera, siamo noi. Noi che ogni giorno ci svegliamo volti anonimi nella moltitudine e che da sempre arranchiamo nelle stagioni d'un'esistenza ignota nel lavoro quotidiano negli affetti familiari nelle poche piccole gioie nei dolori che ci scavano. Silenziosi percorriamo il sentiero della vita e al calar dell'ultimo sole ce ne andiamo nel silenzio sconosciuti anche dopo come lo eravamo prima, ma la storia siamo noi con le nostre debolezze con gli affanni di ogni giorno, a portare avanti il mondo a lasciare un segno impercettibile senza il quale Alessandro, Cesare e Garibaldi ed altri ancora a venire non avrebbero ragion d'essere. Sì, la storia siamo noi, umili tasselli del mosaico della vita. Le stagioni del cuore Ti guardo correre nell'erba senza pensare al domani senza mai volgerti indietro. Vola perchéè tua l'età canta perché in te è la gioia sogna perché a te sta il futuro. Un giorno verrà, un giorno qualunque in cui figlio sciamerai dal nido per costruire la tua vita. E io ti lascerò andare con gli occhi lucidi come per una partenza senza più ritorno. Andrai per impervi sentieri sotto l'umida pioggia fra la neve che cade accecato dal sole rovente. Quante stagioni vedrai ma nell'autunno ti prego di pensare un po' a me di rivedere quegli occhi lucidi che ormai non brilleranno più. Un pezzo di passato tenuto nel tuo cuore il ricordo di un amore affinché il mio e il tuo inverno non vengano invano. (da Canti celtici II) Di una giornata serena L'alba s'annuncia nella pioggia che sfuma. Un soffuso chiarore arranca fra le nubi stanche che lentamente si trascinano, sfilacciate, insonnolite nel ricordo della battaglia notturna. S'arrochisce la voce d'un rospo nell'umida frescura del prato intriso. Piano piano il giorno rioccupa il suo trono lanciando strali di luce contro le tenebre in fuga. Lontano è l'inno di un gallo alla luce mentre vicino plana lento un airone. Nel silenzio s'ode il timido brusio di una natura che rinasce; là una lepre saltella fra il grano qua una gazza osserva assorta i lucenti fili dell'erba. Il cielo sgombro di nubi il quieto risveglio di un mondo troppo vicino per essere scorto nella sua armonica diversità sono l'inizio di una giornata serena uno squarcio di vita in cui nulla pensare né mai volgersi all'indietro oppure affannarsi a correre in avanti. Son solo poche ore che danno un senso all'eternità. L'interrogazione Vita ignota nel vecchio stagno, piccoli esseri nati all'alba e già scomparsi al tramonto. Un brusio, quasi un sussurro che incanta l'orecchio, che fa prendere il volo alla mente. Tanti secoli fa la stessa scena, occhi che scrutano la superficie, increspata dalla brezza della sera. Un uomo a fantasticare, a sognare un futuro che non vedrà. Come sarà, si chiede, fra mille anni? Una domanda senza risposta, ma che la fantasia dona di reale irrealtà. Come sarà, mi chiedo, fra mille anni? Rivedo lo stagno, occhi come i miei che scrutano l'acqua e che si pongono la stessa domanda. Il tempo passa, tutto cambia, ma quell'interrogazione resta, sempre. (Da Canti Celtici - Edizioni Il Foglio Letterario, 2007) Il soffio del vento Ricordo il soffio del vento che scendeva dai monti e corrugava i prati della valle il suo mormorio fra le frasche degli alberi del bosco sacro lo stagno che s'increspava e io che ti guardavo i tuoi lunghi capelli appena un po' mossi quel tuo sorriso solo per me. Tossivo per l'acre fumo del focolare gli occhi mi si riempivamo di quelle lacrime che ora verso invano. Un giorno di vento un ricordo ormai lontano le tue risa di fronte a quel mio pianto. Immagini che sfocano nel fumo del tempo suoni che mi illudo di udire nulla è rimasto se non ciò che rammento quando come oggi soffia ancora il vento. (da Canti Celtici II) Il canto di Alisan Trecento notti ti ho aspettato trecento giorni ho chiesto al vento quasi un anno è ormai passato ma nel cuore io lo sento che se dalla guerra non sei tornato non devo disperare né morir dentro il tuo corpo non fu mai trovato a tutti chiesi ed ebbi un'unica risposta. Disperso sei, senza una strada, senza una casa in cui sostare una lunga prateria in cui vagare senza una meta senza memoria. Trecento giorni di dolore e di speranza quattro stagioni per me uguali senza le tue braccia intorno al mio corpo senza i tuoi baci sulla mia bocca. Il freddo dell'inverno mi ha lasciato chissà dove sei e quanto hai patito ma ora il sole sosta più a lungo scroscia la neve giù dalle piante una rondine ha solcato il cielo primavera è ormai vicina già rinverdisce l'erba e le gemme, rossi rubini, segno di vita si distendono in quest'annuncio di tepore pronte ad aprirsi ai cieli miti e azzurri a ricominciare a vivere come in passato certezze più che speranze dell'eterno rinnovo. Guardo sempre l'orizzonte, verso dove tu sei andato, attendo di rivederti comparire un punto che piano s'ingrandisce un volto che piano riconosco e poi un grido, un'Alisan mia, braccia forti che mi stringono baci lunghi che mi soffocano. Sei andato e non tornato resti in me come in un sogno che nessun alba porta via un'attesa senza tempo in chi solo può sperare. Nulla è certo in questa vita solo ciò che è stato è reale e il mio amore disperato sconta la gioia del passato Al sergente nella neve Scendeva fitta la neve a coprire ogni cosa uomini laceri per sempre finiti con la morte nel cuore ombre vaganti nel deserto di ghiaccio disperati senza una meta mai fermarsi a sostare guai a chi cedeva alla lusinga di un riposo solo per poco un poco infinito. Là li hai lasciati croste di gelo in un sonno senza risveglio. Ora anche tu dormi un eterno riposo mentre cade altra neve sopisce i rumori ricopre lapidi e croci di legno Li hai ritrovati a distanza di anni sei anche tu arrivato alla pace del dopo. Acqua Acqua cheta che sfiori le dita goccia dopo goccia racchiudi la vita. Scendi dai monti lontani porti frescura a terre assetate. Plachi l'arsura di giorni d'estate calmi la frenesia di un animo inquieto sei uno specchio che rivela il segreto di noi. Chi vede solo il volto riflesso non sa dialogar con se stesso chi scorge il fondo dell'anima ritrova il sogno smarrito riprende il percorso di una strada che porta oltre il lontano orizzonte nell'infinito di un universo che è in noi. Intorno al focolare La sera raccolti intorno al fuoco ad ascoltare le vecchie storie di un nonno a cui si smorzan le parole all'approssimar del sonno. Ma restano galleggiano sulle brace queste storie del tempo andato fra realtà e leggenda suadenti da far sognare di dei discesi sulla terra fattisi carne per parlar con noi una volta è un candido airone un'altra è il salice che in acqua protende le cime. Sempre sagge sono le parole quelle che ogni uomo vuole udire la promessa di un raccolto la guarigione da una malattia l'amore di una donna la salvezza in guerra la serena attesa nell'ultima stagione. Le palpebre lente s'abbassano su parole divenute immagini su fantasie diventate speranze e intanto il nonno dorme il quieto sonno di chi attende senza disperare. (da Canti celtici II) La stella sul braccio Saliva al cielo il fumo del forno mentre scendevano fiocchi di neve a coprire il lordume del campo. Così sono salito anch'io fra i tanti e da lassù ho scorto i visi duri della ferocia i volti smunti dei sacrificati. Un mondo lasciato dopo tempi di stenti quasi un sollievo chiudere gli occhi e andare incontro a un cielo distratto l'unico posto in cui non c'è fame e nemmeno sete senza sbarre e reticolati nessuna stella sul braccio niente lamenti solo il silenzio senza poterlo apprezzare. Non si ricorda più il mio nome sono solo uno dei tanti che un giorno hanno ritrovato la libertà salendo in cielo. (dedicata, nel giorno della Memoria, a chi non ha fatto ritorno) Cento gradini Cento gradini ho salito cento albe mi hanno svegliato in deserti aridi d'amore cento notti ho avuto per tetto le stelle e come lampada la luna in cento posti ti ho cercato ovunque invano sono andato. Il mio sguardo correva lontano immaginava oltre orizzonte s'inerpicava su ripidi pendii s'aggrappava alle nubi del cielo correva con l'acqua dei fiumi indugiava in pozzi nascosti si spegneva nel dubbio del nulla. Poi il silenzio assoluto gli occhi miei chiusi sordo ad ogni rumore solo il battito del cuore ho chinato il capo su di me ho udito la tua voce un sussurro d'amore la melodia dei sentimenti l'emozione che solo tu, anima mia, sai dare. (Da Il cerchio Infinito - Edizioni Il Foglio Letterario, 2008) Gavette di sabbia Di gavette di sabbia è il rancio del giorno nulla che conti se ti guardi all'intorno. Volti tirati maschere rudi il saluto è un dovere e poche volte piacere. Siamo uomini soli che fatichiamo a incontrarci a restare un po' insieme a parlare di niente nulla di quello che dentro teniamo. Solitudini uguali forse solo sogni diversi ma quelli si tacciono nessun altro deve sapere del nostro segreto rifugio lontano da tutti lontano da noi un'illusione che ben conosciamo affinché non tutto sia proprio vano. (da Il deserto e il sogno) Il tempietto votivo Dove la terra scende all'acqua dove Catullo amava guardare il lento sorgere del sole un piccolo giardino volge gli occhi al cielo e fra profumi di limoni e il rosseggiare d'oleandri due marmoree figure fanno ombra alle viole e ai timidi tagete. Un tempietto votivo il misticismo di una natura che l'uomo mai saprà veramente amare un'oasi per pregare un rifugio per ricercare in noi quel che resta del soffio del vento divino. (da Viaggi in poesia) Il profumo di lei L'aria oggi profuma di mirto, di alloro, di rosmarino. Annuso, apro i polmoni alla ricerca del profumo di te. Ma è tutto vano perché non ci sei più e ho solo il ricordo di una vaga fragranza d'un gelsomino di carne dai lunghi capelli mossi dal vento di una risata invitante di un bacio lanciato che m'affrettavo con le mani a catturare. E' solo in riva a quest'acqua abbracciato al vecchio salice che sento pulsare in me la forza della tua presenza che rivivo giorni lontani felici nel sole e nel buio della notte stretti l'un l'altro tanto d'essere solo uno. Il destino ti volle ti prese al tramonto in un giorno di pioggia frammista a lacrime di cui avverto ancora l'irrefrenabile scorrere. Volasti via lasciando le mie mani sparisti con l'oscurità e da allora fu notte niente più giorni anche il sole diventò diverso una luce opaca tanto da non rischiarare il buio intorno e dentro a me. Il vecchio salice è la tua dimora dove l'anima tua resiste al tempo che non passa mai. Se stringo questo tronco avverto un palpito lontano un bacio lanciato che non posso più afferrare un sospiro per me di cui non posso più gioire se non nel ricordo di un tempo che è stato. (da Canti Celtici II) Natali Se scorro il calendario mi si stringe il cuore siamo quasi a Natale e uno altro anno è andato. Ritorno così alle feste passate a giorni che ormai sono lontani di quando guardavo cadere la neve al caldo dietro un vetro gelato. Allora erano diversi i Natali senza gente che correva per strada a comprare insipidi regali un dovere in una società che non conosce più il piacere di stare un po' insieme anche solo a parlare. In quelle feste lontane c'era di meno c'era anche freddo ma il cuore era caldo e mentre cadeva la neve era bello fermarsi a sognare. Prima di Natale Oggi è l'incanto di un giorno sereno di un sole in inverno di luce senza calore di passi sulla neve mentre s'avvicina Natale. In alto vola un airone un bianco giglio con le ali che pigro si lascia cullare dall'aria fredda di un giorno d'inverno vicino al Natale. Un'insolita quiete luccica il gelo goccia a goccia gronda la neve dal tetto tutto è silenzio nulla si sente batte solo forte il cuore in queste ore di pace in un giorno d'inverno che annuncia il Natale. Montagna Nelle ore di noia che non passano mai vola il pensiero sale veloce gli erti sentieri ombreggiati da larici austeri. S'inerpica per pendii scoscesi attraversa ripidi ghiaioni scorge fra le nubi le cime assopite schizza verso il cielo per fermarsi su vette innevate, a guardar giù l'umanità che s'affanna, a stringere in pugno la libertà d'una montagna in cui poter spaziare senza più limiti oltre quel cielo che vorresti toccar con le dita. Scende poi a valle ritorna lieve da me mi porta l'aria di alpeggi silenti del passar d'un tempo di calde estati e gelidi inverni, aroma di fieno fragranza di neve profumo d'eterno. La regina d'inverno Cristalli di ghiaccio i suoi occhi fiocchi di neve i capelli vento di tramontana la sua voce. Scende dal cielo in groppa a una renna viene al suo regno di bianco e di brume la regina d'inverno dama condannata al freddo eterno. Mai un po' di calore anche nel cuore Per lei si spezzano rami raggelano viandanti s'imbiancano abetaie ma nemmeno un cuore si spezza nemmeno un principe s'appressa. Corre i suoi giorni su terre gelate su ore di buio sola e indurita regina senza monarca di una stagione che muore in pozze di fango nel sole che di nuovo ritorna. Come mare Qui ci son prati verdi striati dal trifoglio e quando il vento s'alza onde d'erba spumeggiano verso la scogliera dell'argine. Sibila fra le frasche degli olmi s'intreccia con i fili del telefono e sotto un verde prato in tempesta rumoreggia sommesso quasi un fruscio di mille fili note diverse in un'armonia confusa. Un soffio che va e viene ma che scende dentro fino al cuore. Questa terra che par mare queste case che sembran isole questa scogliera dell'uomo ricordano un golfo antico verso cui navigo per l'ultimo approdo. Verrà la bonaccia quiete di vento e il mio vascello lento scivolerà a riva un ritorno all'attracco finale di altre navi in disarmo. Il fasciame a pezzi le vele a brandelli la polena smussata avanzerà adagio ma sicuro verso la meta. Nulla del passato solo una scia di ricordi subito sommersa dall'onda. L'aria rallenta il prato si ricompone torna la quiete nulla è cambiato. Resta solo un cuore dal battito incerto un rintocco che appena avverto. (da Il cerchio infinito - Edizioni Il Foglio Letterario, 2008) Come eravamo C'erano giorni ammantati di sogno sospesi nell'aria. Correvan veloci dietro ai nostri passi nulla a cui pensare impegnati solo ad amare. Erano ore felici e non lo sapevamo era un tempo arcano ma lo ignoravamo. Tutto pareva ormai eterno nulla ci poteva fermare in una corsa leggiadra senza giorno né notte senza soste in un tempo che credevamo fermato. Se ci ripenso mi sfugge un singhiozzo si stringe il cuore per un amore infinito durato solo un'estate un lontano ricordo che sfuma nei giorni trascinato negli anni un come eravamo che ora dissangua la vita. Armonia Note di vento fra le foglie un coro a bocche chiuse dai toni a volte sommessi altre invece squillanti come il salto del ruscello che corre veloce al piano. Assoli di rondini gioiose il lontano rullio del tuono un concerto senza uguali diretto da mani sconosciute perfetto in ogni movimento pura armonia della natura che mi incanto ad ascoltare. Immagini che si creano in me lontani declivi coperti di verde una costa rocciosa a picco su un mare che l'abbraccia nubi che si rincorrono ad affollare un cielo in cui si riflette il desiderio nascente di poter sempre volare su questa musica immortale. Da un tempo lontano Un suono di pianola in una strada selciata dal giallo d'autunno gira stanca la manovella vanno e vengono le note come il bimbo che cammina tendendo la mano. Lontano un profumo di caldarroste il richiamo dell'ombrellaio lo strillo dell'arrotino in un cielo grigio in cui si staglia il volto annerito dello spazzacamino. Un tempo lontano che ogni tanto riaffiora lungo una strada selciata di giallo, sotto il grigio del cielo, senza più voci, senza più note. Tu Nella notte guardo il cielo mille e mille luci brillano lassù ma nessuna splende come te. Fra l'erba luccica la rugiada riluce l'anima di un universo mai immenso come il tuo cuore. Passi leggeri s'avvicinano battono ali di farfalle sbocciano fiori sussurra il vento in arrivo sei tu stella mia unico sogno di notti senza ore di giorni senza albe di una vita non vita senza te. Musica sull'acqua Saltella fra i sassi note ben staccate poi precipita lungo l'umido dirupo un trillo improvviso e infine un rullo di tamburo ben teso. Più s'allarga verso valle più rallenta la corsa s'attutisce il suono quasi un fruscio che s'accompagna sommesso un lungo adagio fino al mare dove muore soffocato dal fragore dell'onda che lesta lo assale. Il sogno del vecchio Spento il lume, distese le membra, accolse Morfeo fra la le stanche braccia. Lesto s'alzò il vento del tempo, come un destriero lo prese con sé a galoppare per le strade di una vita. Risa gioiose di bimbi a giocar con l'acqua, sponde ombrose del fiume a rinfrescar l'affanno di lunghe corse sul verde, prati olezzanti nel vergine fulgor del sole. L'ebbrezza d'un amore, un bacio strappato, corpi ignudi che rotolano nella paglia. I lavori del giorno, l'acqua dell'orcio che placa l'arsura di una silente fatica. E poi il fragore improvviso, un cozzo d'armi, asce e spade che si scontrano, uomini che cadono, nitriti folli di cavalli morenti, l'urlo liberatorio della vittoria. Poi, le immagini rallentano. Tranquilli deschi familiari, risa gioiose d'altri bimbi, si alternano albe e tramonti, volti che emergono, altri che scompaiono, in tutta una vita, tesori della memoria, conservati con la tenerezza di un padre e con il rispetto di un figlio, la traccia di un passaggio su una terra muta testimone di ogni evento. Sbiadisce la luce nel viaggio, il destriero avanza a fatica in quella corsa quasi finita. E nel buio improvviso che sopravviene, s'alzan da terra su neri cavalli le diafane immagini di chi ormai è stato. Una cavalcata, l'ultima, per un saluto, un definitivo commiato, mentre cessa del tutto il vento del tempo. Ancor domani sorgerà il sole, per altri riprenderà il cammino per dove il vecchio é alfine arrivato. (da Canti Celtici - Edizioni Il Foglio Letterario, 2007) Le parole non dette Quante parole dette in una vita nessuna da ricordare solo quelle non dette restano in mente a chiedere il perché del loro lungo silenzio. Ma non c'è risposta sotto un velo di malinconia per ciò che dire si doveva a chi ora udire non può. Il vecchio castello Chiassosi turisti nel silenzio di pietre sbrecciate dal tempo. Attende la notte il vecchio castello per rivivere fasti trascorsi. Allo scoccar della mezza ringhia il ponte levato a ritrovar la pace cigolano porte di legno tarlato s'animano i camminamenti di uomini in arme urlano le segrete il lamento dei reclusi nel mastio altre urla fremiti palpiti di una madonna e del suo cavaliere avvinghiati in uno scontro d'amore. Ma al primo baglior del sole tutto scompare si fa presto silenzio dopo l'ultimo sferragliare del ponte che cala. Un nuovo giorno l'attende altri turisti lingue sconosciute scatti di macchine fotografiche trilli di cellulari e allora il vecchio castello s'addorme al canto d'un gabbiano solitario. A un'amica che non c'è più (dedicata a Bea - Beatrice Zanini, che ci ha lasciato) La penna si è fermata sull'ultimo verso rimasto incompiuto. Restano le parole stille di emozioni sogni partecipati a chi li può capire. Nel corso del tempo un attimo e le lancette si fermano. E' scoccata un'ora senza domani tutto è finito. Resta un ricordo trascinato nei giorni sbiadito negli anni il tempo che a te è stato negato. Lungo il fiume Or che sono vecchio seduto sulla sponda guardo lo scorrere di un'acqua che s'affretta alla sua fine. Son giornate malinconiche in cui riaffiorano ricordi di passeggiate lungo il fiume senza pensieri né problemi l'andar solo a osservare il volo breve di aironi o i riflessi della luce che s'immergono nell'acqua. Tempi lieti senza affanni ore mai da contare mentre oggi osservo il sole che non vuol mai tramontare. Vivo solo di ricordi le speranze nel futuro le ho lasciate agli anni andati. Equinozio d'autunno Dal cielo lattiginoso scendono lacrime d'estate d'una stagione che se ne va nella scia dei primi migratori. Un saluto al pallido sole che tanto ha illuminato un mondo assetato lunghe roventi giornate che presto nel ricordo sbiadiranno fra avvolgenti brume e foglie accartocciate. L'autunno già bussa alle porte viandante zuppo di piogge dal volto rugoso i bianchi occhi a spegnere le ultime brace del fuoco di un'estate già partita. Preghiera Tu lo sai che nulla mai chiedo perché Tu già tanto mi hai dato questi occhi che ora volgono a quel cielo ove tutti Ti pensano queste orecchie che credono di udire la Tua voce queste mani, palmo contro palmo, per rivolgermi a Te. Non sei albero dai rami frondosi né fiume che scorre fluente e neppure vento di terre lontane eppure sei anche questo e cio è pianta che ombreggia il mio capo acqua spumeggiante che sazia la sete brezza ristoratrice in un giorno d'arsura. Una cosa ti chiedo, una sola, ferma un attimo il giorno e anche la notte, ferma un attimo solo la frenesia di un'umanità smarrita. Non ci sono più ore perché non bastano mai per chi crede che la vita sia solo una corsa infinita. Il tempo Ho visto sciogliersi i ghiacci blocchi di gelo franare lungo impervi pendii lenta la luce affievolirsi un sole velato in un cielo di spettrale diffuso grigiore. Ho visto gli oceani turbinare ergersi frementi su terre abitate travolgere metropoli affollate mentre l'oscurità pietosa copriva un mondo attonito senza più speranze né dei. Ricordo Venezia sommersa Un'atlantide rinnovata un monito per il tempo a venire solo una gondola, di nero addobbata, lenta scivolava su torbide acque, feretro silenzioso di una città morta. In giorni uguali alle notti solo il buio a regnare sovrano su un desolato mondo rinunciatario alla vita. Poi, i mari si ritrassero, lentamente calarono fino a sparire. E vortici di vento batterono lande desolate sollevarono polveri fino al cielo piegarono ciò che resistette alla furia dell'acqua, appiattirono un mondo senza più vita. Nei disegni dell'universo l'uomo sconvolse l'ordine in una cieca e superba volontà d'esser su tutto, anche su sé. Ma un raggio di sole penetrò la caligine rifratto in un cielo di nero colore pietoso esplorò terre disseccate brulle montagne deserti infiniti. Lampi s'accesero fra nuvole nere prese a scrosciare la pioggia lacrime di uomini polvere da millenni. Un seme rimasto a lungo in letargo rapido si scosse alla frescura dell'acqua e volle vedere quel che accadeva. Un esile fiore sbocciò così alla vita volle ridare un'altra possibilità di riuscita a un uomo che venne assai dopo ancora una scimmia dal dorso peloso ignaro di quel che era stato ignoto a se stesso inconsapevole d'essere. Quanto è passato? Possono essere millenni, oppure appena ieri, istanti di nulla nell'eternità di un tempo che immutabile scorre fra astri e pianeti le piccole cose di un caos perfetto. (da Il cerchio infinito - Edizioni Il Foglio Letterario, 2008) Il mendicante Tende la mano sembra che tasti la pioggia ma invece c'è il sole su un marciapiedi di pietre sconnesse. Un uomo che tende la mano male in arnese in vestiti non suoi. Passano rapidi una fuggevole occhiata e la vita continua. C'è chi allunga una moneta spesso una donna una Maddalena pietosa con chi porta una croce tendendo la mano. Sogno di un mezzogiorno d'estate Nell'ora del sole più alto di luce accecante che sbatte sugli occhi in un caldo giorno d'estate la ricerca di un refrigerio lontano da qui il ricordo di aspri ghiacciai gelidi torrenti spumeggianti che precipitano in mare. Non si può che sognare. Corre allora la mente fugge in avanti e par di volare su tundre innevate percorse da mandrie di renne dirette sempre più a nord poi il blu d'un mare quieto su cui a braccia aperte veleggiare fra rive scoscese che cadon dal cielo e un sole basso che sembra mai sorgere e nemmeno tramontare Ma rivoli di sudore scorrono sulla pelle tutto è bianco di calore in un mezzogiorno d'estate senza sospiri di vento anzi solo il silenzio tranne il frinire di assetate cicale. La famiglia Nella magia del tramonto, lasciati i lavori del giorno, il ritorno alla casa, al riposo di un desco, a chiacchierare con moglie e figli. Fra le ombre del fuoco che lento si spegne nel camino l'ascolto della voce del nonno che racconta storie e leggende di un tempo che fu. Son ricordi di cacce, di prede braccate, di pesche miracolose nell'acque del fiume. Di amori si parla, di dei fattisi uomini per capir la nostra vita. Nell'ora che passa, s'affaccia alfin la stanchezza e Morfeo dolce ci accompagna al riposo nel giaciglio di paglia, a sognare fantasie sulle parole dianzi ascoltate, a portarci nelle ore del buio alla luce di un nuovo giorno sereno. (da Canti celtici - Edizioni Il Foglio Letterario, 2007) San Lorenzo Fra dolci colline di raso vestite sonnecchia il meriggio d'un giorno d'estate son ore alla fretta rubate son sensi assopiti dalla grande calura s'attende in silenzio che venga la sera che quel sole impettito vada al riposo per salir le erte stradine per vedere dall'alto le mille scie che solcano il cielo. Di San Lorenzo questo é il giorno tanto atteso per esprimer desideri repressi per immaginare un bacio per sognare ad occhi aperti. Il viaggio in sogno Per chi non può andare non resta che sognare raccogliere ricordi di gite trascorse di vacanze lontane ricomporre le immagini riavvertire le emozioni per creare una nuova meta un posto da visitare fatto di un puzzle di cose già viste guglie dolomitiche che si specchian nel mare un'alba e un tramonto che nascono insieme una gotica cattedrale che s'alza dalle acque trasparenti di un fiordo e poi musica gitana in un'Andalusia lontana E' un sogno di rimpianti una consapevole illusione per un viaggio a ritroso per non dormire solo in un monotono presente. La terra silenziosa Soffia oggi il maestrale solleva l'onda piega il cespuglio di mirto sferza l'antico nuraghe non ha voce come la gente di qui che sembra amare il silenzio quel vuoto di suoni che fa udire il battito di cuori intrisi di dignitosa fierezza. Isolani sono in un mondo che finisce nel mare in una terra avara di ricchezza piccoli ma saldi resistono al vento sempre ci sono ma non appaiono. Una vita condotta in quel silenzio che in continente più non conosciamo. Da Viaggi in poesia Una lacrima Era un giorno d'estate di caldo opprimente già la falce luceva al sole a recidere le spighe mature. Non un filo d'aria non un rumore se non il costante frinir di assetate cicale. Il sole sbatteva sugli occhi nebbia di calore ondeggiava un orizzonte stanco. Assopito sotto l'olmo ho udito la sua voce era lei che mi parlava, era lei che mi raccontava del tempo con me trascorso, dell'autunno prossimo a venire. Le ho chiesto dell'inverno ma non m'ha risposto. Ho avvertito solo un brivido di freddo ho sentito il silenzio delle cicale ammutolite. Certo era solo un sogno. Il sogno spezzato Da quando rincorrevo le nuvole sognando di volare come solo un albatro sa fare o assorto sulla sabbia ascoltavo la voce del mare immaginando racconti di paradisi lontani o di velieri che solcavano l'onda tanto tempo è passato sempre a fantasticare nei momenti bui in cerca di una luce dentro me un'esile speranza per scorgere un cielo ancora azzurro. Ma adesso qualcosa si è spezzato nulla è ciò che avrei voluto fosse restano solo sogni sempre più sfumati che si perdono nel buio di una notte che ogni giorno s'avvicina. Dopo il temporale Finestre spalancate sull'aria ancor umida. Finito è il temporale che s'incammina ai lontani monti esili contorni spezzati sfumati di tenue blu un miraggio nella nebbia che lenta li risale. Verso pianura riluce ancor la vita nel sole che ritorna ad asciugare nelle strade la viscida fanghiglia. Un profumo d'aria tersa un afrore di terra che rinasce un cuore, il mio, che s'apre al mondo dopo il temporale. La voce dentro S'alzò un'aria leggera solo un fremito di vento il sospiro d'un cielo che si stingeva al calar della sera. Avevo gli occhi aperti ma non vedevano le ombre sempre più fitte che scendevano a far dormire un mondo stanco del lungo giorno. Guardavo, scrutavo dentro me raccoglievo brandelli di sogni per togliermi il greve per cercar nella solitudine la compagnia dell'altro che c'è in me. Non fu che una voce già udita nel tempo forse portata dal vento ma sono sicuro veniva da dentro Socchiudi gli occhi e lasciati andare galleggerai sulle dolci onde di questo mare fatto da illusioni della mente che solo tu puoi vedere da questa musica che solo tu puoi ascoltare. E così ho volato ho ritrovato la quiete di ore che non passano mai sono corso dentro me stesso nelle trasparenti valli dell'anima ho messo in un sacco i miei sogni per centellinarli uno alla volta. Poi sono tornato alla realtà d'ogni giorno planando fra gli ultimi bagliori di una fuga nella fantasia. In mezzo scorre il fiume Due file di salici, chinati sull'acqua, canneti ondeggianti nel vento, e in mezzo scorre lento il fiume. Nell'ora che precede la sera, solo il ronzio dei moscerini s'accompagna al gracidio dei ranocchi. Getto la rete, per il cibo della cena, ma non c'è fretta a ritrarla. È dolce lasciarsi accarezzare, son come mani di fanciulla gli aliti lievi della brezza che risale dall'acqua a ristorare i campi riarsi dal sole. A notte le ninfe si specchieranno alla luce di una luna prodiga di enigmatici sorrisi. Già dormirò, ma nel sogno scivolerò su quest'acqua silente. Magico incanto, tutto tace e forte s'ode allora la voce della natura, una melodia che solo il cuore può ascoltare. Ma è tempo di recuperar la rete, di indovinare fra le maglie gocciolanti gli argentei riflessi dei piccoli pesci. Un ultimo sguardo prima di tornare a casa, là dove di rosso s'accende il cielo i voli dei gabbiani disegnano le strade che gli dei del giorno percorrono per andare al riposo della notte. E così, sempre, finché questi occhi vedranno, fino a quando saremo figli rispettosi, di questa madre che ci ospita per il breve tragitto che ci condurrà alla casa del tempo infinito. (da Canti celtici - Edizioni Il Foglio Letterario, 2007) Il roseto a maggio E' di maggio la festa. Laggiù nel giardino s'apre alla gioia degli occhi il vecchio roseto. Rinasce, rivive un'altra gioventù danza perfino a ogni soffio di vento piega e innalza i suoi rami mostra superbo i boccioli in fiore chiama a raccolta bombi ed api affinché sia festa per tutti, per il cielo che dall'alto lo ammira, per il ruscello nelle cui acque si specchia, per i due amanti accovacciati ai suoi piedi nell'incanto d'un bacio. La mia brughiera La mia brughiera rinasce a primavera si spoglia del giallo del lungo inverno e diventa un verde mare. E' la più bella fra le stagioni ricca di speranze che si perdono lungo la strada del sole già quando questo più alto splende in cielo in giorni di frinir di cicale nell'aria ferma dilatata dal calore. E poi sarà l'autunno dalle grandi piogge con le nebbie che copron la brughiera ormai morente nel suo grigio opaco. Già l'anno volge alla sua fine fra fiocchi volteggianti e vento gelido. In pochi siam rimasti ad aspettare il ritorno di un'altra primavera. Per molti il tempo è andato riposano ormai quieti senza nulla più sentire sotto le coltri eterne di questa mia brughiera. Anonimo Ti guardo e non mi vedi ti sfioro e non t'accorgi sono solo un volto anonimo uno fra tanti che ogni giorno per strada incontri senza un saluto senza un sorriso. Attendo solo un cenno ma tu passi oltre ti sono sconosciuto io che invece so che sei la gioia e il tormento di un'ombra che si confonde con il grigio di una vita senza te. D'un volo di stelle D'un volo di stelle in una notte baciata dalla luna resta la memoria di silenzi assoluti di note mute che scendevano dal cielo un concerto per l'anima un sospiro d'emozioni un invito a sognare e a viaggiar con la mente fra lontani pianeti a cavallo di lucenti comete. A giungere là dove l'orizzonte scompare dove tutto finisce e dove tutto comincia partenza e arrivo di ogni vita che nasce e che poi muore. da Il deserto e il sogno Le notti bianche Non c'è il blu della notte ma un soffuso biancore una luce incerta se andare al riposo fra le stelle o correr rapida incontro al giorno. In queste terre, aspre e pur dolci, che si protendono all'artico che impongono allo sguardo di volgere a settentrione alla ricerca di quel limite estremo oltre il quale c'è forse il nulla, un giorno d'agosto non sembra mai finire. E se il tramonto appare come un riflesso sbiadito di luce l'aurora s'annuncia con strisce diseguali, dipinte in diversi colori, riverberi lievi di anime che migrano verso le banchise a racchiudere nel ghiaccio il sonno di chi non c'è più. Da Viaggi in poesia Notte Mi rimbocco il cielo per sognar le stelle m'avvolge la notte e la stringo a me lontana è l'eco dell'universo un carillon infinito che accompagna il calar del sonno sulla mia serenità. Le croci dentro Di polvere e sassi biancheggianti fra i rovi non restan che croci corrose dal tempo. La terra non trema ormai più qui resta solo il silenzio e l'unico tremito è quello d'un cuore che batte sempre più piano. D'un vecchio è il ricordo di quello che accadde una notte d'aprile da cui si risvegliò solo lasciando quaggiù tutto il suo mondo. (Agli anziani d'Abruzzo che non hanno più il tempo e la forza per ricominciare) Di nuovo primavera Lento s'addorme l'inverno nevoso si cela sotterra al riparo dal sole di cui teme il calore Son lontani i giorni di ricami di brine d'arabeschi di ghiaccio E' giunta l'ora del riposo un lungo sonno popolato da immagini di gelido candore di sibilanti bufere o di fiocchi volteggianti nel buio di precoci sere. Sulla terra è tutto un fiore un tappeto ricco di colore voli d'uccelli innamorati un profumo di vita sparso nell'aria da una leggiadra primavera che scivola in punta di piedi seminando desideri d'amore. Anima mia Amica mia, in questi giorni opachi mai ti fai vedere stai in disparte silenziosa osservi muta la luce che si spegne e sai già che presto questo corpo dovrai lasciare. Tutta una vita io e te abbiam condotto insieme. Ardori giovanili, fremiti del cuore, sogni nati all'improvviso speranze coltivate in illusioni ben presto smorzate. Son state gioie e anche dolori provati insieme nell'arco d'una vita. Un amore il nostro senza limiti sempre a correre per mano o a sonnecchiare su pensieri astrusi. Ora il tempo s'è rallentato, come foglie in autunno le speranze son cadute i giorni lunghi son di un inverno senza primavera. Anima mia, stammi accanto un poco ancora accompagnami per mano fino al buio della notte fa che ogni minuto sia stato degno d'essere vissuto. (da Il cerchio infinito - Il Foglio Letterario, 2008) Trinacria Si scioglie il giorno in un sole che lento saluta e va al riposo. Questo mare che ha visto viaggi di fenici, di normanni, di saraceni e che ora spinge a riva uomini disperati; queste onde che a volte portano canti lontani di berberi e che si spingono incessanti verso spiagge di bianca rena; questo cielo che osserva immobile una terra scolpita, un fiore di roccia, dove amore e furore convivono eterni. Qui il fuoco della terra s'offre spavaldo fra distese di grano e bianchi fiori di zagara; qui dove tutto cambia e tutto resta uguale, terra di gattopardi, di uomini di rispetto, di madonne in processione, di sogni che mai si realizzano, eppure qui vorrei stare, addormentarmi in questo tramonto cullato dall'onda. Lunghe striature rosse s'irradiano all'occidente dei miei pensieri, su questo mare mi sarà dolce il naufragio con l'approdo sicuro a una riva su cui poter ricominciare sempre restando a me uguale. Da Viaggi in poesia Al Dio morente Hai sempre accarezzato queste rive, hai dissetato i campi riarsi dal sole, sei stato un amico fedele, a volte adirato e minaccioso hai sciolto le briglie delle tue acque, hai sommerso un mondo che non ti aveva portato rispetto. Venivo la sera a gioire sulle sponde il flusso ininterrotto del tuo respiro, calmo, silente, dolcemente carezzevole. Mi specchiavo e dietro la mia immagine c'eri tu, rassicurante, padre sereno, amorevole con questi poveri figli che da te ricevon la vita. E le ninfe, tue ancelle fedeli, levavano il canto alla luna per la tua gloria e il tuo sonno notturno. Scivolavi, allora, nel letto d'argilla, riposavi le ore del buio, ti assopivi insieme a noi. Da domani questo non sarà più e un unico Dio prenderà il posto di tante divinità che i nuovi sacerdoti definiscono false e superbe. Uno solo a cui parlare, ma non vedere, lui che ha occhi per tutti, ma che non conosciamo. Non come te, Dio del fiume, che hai cullato i giorni di tutta la mia vita e che fra poco morirai, in una siccità dell'animo senza lacrime e senza dolore, tranne il ricordo che mi accompagnerà per il resto dei giorni, invano soffocato da una nuova divinità che è tutto e niente, un'immagine vuota di cui non udirò il respiro, né potrò toccare. Al volger dell'alba questo fiume non sarà che acqua, queste rive non saran che fanghiglia. Nel sogno che svanisce, l'incerta luce del giorno mi accompagnerà al nuovo nel rimpianto del passato. (da Canti celtici - Edizioni Il Foglio Letterario, 2007) A te, luna Notte di luna come fanciulla che sboccia alla vita s'alza sul mare Tutti gli occhi son per lei Tutti i sogni salgono a lei Riflessa nell'acqua rimanda un'immagine che le onde donano di mille volti ora corrucciati altri sornioni pure sorridenti ma resta quel viso pacioso quello sguardo enigmatico a cui rivolger domande senza attendere risposte Compagna di notti d'amore ispiratrice di musica incantatrice di poeti mi hai rischiarato il buio che ho dentro mi hai fatto volare senz'ali sei stata e ancor sei l'amica silenziosa di un povero bardo in cerca di parole che se potesse lento salirebbe i tuoi raggi un'ascesa nel cielo dell'illusione per raccattare brandelli di poesie pensieri da te ispirati giunti fin lassù in fuga dall'arida terra della realtà. Il volo del vento Sorrise giulivo spiccando il suo salto dall'alto del monte su cui era nato. Libero di correr nel cielo di scendere lungo le valli di addentrarsi nei boschi a parlar con le foglie a dissetarsi ai ruscelli a toglier di testa cappelli. Spazzava le nubi le radunava altrove in un volo leggiadro fra cime innevate e forre profonde sibilando il suo arrivo. Risaliva pendii scoscesi in una gioventù senza pensieri in un tempo che passò senza rimpianti in una vecchiaia che arrivò perdendo poco a poco ogni forza fino a quando ritornato al monte in ultimo sbuffo finì di volare. Sentieri di neve Passo dopo passo arrancano i piedi s'inerpicano fra dormienti abetaie lungo impervie salite cercando a ogni svolta immagini nuove. Crepita la crosta di neve geme al passaggio di stivali imbottiti che lasciano impronte di suole in sintetico che cancellano orme di caprioli affamati di uccelli infreddoliti alla ricerca di cibo. Sentieri di neve effimere arterie di una natura indifesa che al primo tepor di primavera si scioglieranno in rivoli diacci affogando le impronte di un passaggio lontano di un giorno d'inverno. Un istante d'eternità D'un giorno di nebbia in un autunno come tanti non resta che un'umida traccia di sogni fugati dal primo raggio di sole. Vaganti nella brughiera corrono via da me nulla faccio per fermarli sono l'unica libertà rimasta oltre il cancello della vita. Galopperanno fin su nei cieli confusi fra nubi sfrangiate andranno sempre più su là dove nemmeno c'è l'orizzonte. Ed io con loro volerò oltre spazi ristretti da mura oltre ore scandite dal tempo in un istante d'eternità. Giardino d'inverno Sterpaglie contorte imbellettate di brina l'albicocco nudo di foglie potato dei rami i moncherini protesi al cielo una preghiera per un'anticipata primavera. Tutto dorme un sonno silente senza sospiri in coperte di neve e di gelo. Sola svetta una rosa non ancora assopita un ricordo d'estate in un giardino d'inverno un canto alla vita nel grigiore del giorno un poco di luce in assenza di sole. Solitudini Una goccia lenta scivola sul filo del bucato fino a cadere sul selciato. Il silenzio a Gaza Colonne di ghiaccio nel tempio della cristianità imporporano al sorgere del pallido sole della verità. Bocche chiuse urlano mute il loro dolore mentre s'increspa l'oceano dei sogni strappati. C'è un frastuono silenzioso in questa striscia di sabbia rossa del sangue di tanti innocenti che invano attende il candore di nevi lontane. Occhi di bimbi smarriti rimpiangono i sogni gettati nel mare. Di ghiaccio è il cuore di adulti senza amore né dolore. Un tramonto sul mare Di tre quarti scendeva il sole a bagnar di rosso il mare fra le due punte della baia l'onda lenta si portava. Era quell'ora malinconica che stringe un poco il cuore che ricordi il tuo passato che rivedi altri tramonti. Cerchi invano di non pensare ma ti senti naufrago in quel mare. Sono ore di passione son istanti d'emozione. In quel sole che s'immerge provi il freddo d'una vita e nel guizzo d'un gabbiano che rincorre l'occidente resta solo il desiderio d'aver ali e voglia ancora di volare. La partita a carte Signornò, alla guerra dico no. Quei corpi putrefatti vi accusano tutti manichini impomatati ventri pieni e cuori vuoti. Seduti giocate a carte con la morte che sta a guardare una briscola d'osteria e noi tutti siam scartini. Signornò, alla guerra dico no. Una mano tira l'altra si va avanti allegramente tutte carte da gettare tutti corpi da immolare. E il tavolo da verde si tinge sempre più di rosso ma per voi non cambia finché carte rimarranno. Signornò, alla guerra dico no. Nell'attesa che finisca la partita con le vite solo lo strazio di chi combatte di cui nemmeno v'accorgete. Signorsì, solo alla pace dirò sì. Il messaggero d'amore Sussurra il vento storie raccolte per strada un amore all'improvviso sbocciato un altro finito fra lacrime amare. Mormora il vento parla di sogni affidati al cielo speranze di uomini qualunque desideri che mai s'avvereranno. Sospira il vento ricordi volati via da una finestra aperta sul cuore orfani ormai di una madre distratta. Geme il vento pianti di bimbi senza più lacrime deserti di umanità dolente anime perse vaganti senza meta. Accarezza il vento la mia pelle percorsa da un brivido di una tenerezza di madonna e si scioglie il cuore in quest'atto d'amore. Affido al vento la mia serenità affinché la porti con sé e ristori anime inquiete dia sollievo a chi soffre faccia nascere scintille di speranza e mi riporti risa di bimbi dolci parole di innamorati un immenso canto alla gioia perché il mondo sia finalmente migliore. Buon anno, umanità. Ascolta il vento e poi solo il cuore. Bianco Natale Nell'aria sospesi danzavano i fiocchi a ogni volger di vento un giro di valzer. Cadeva la neve s'adagiava sui rami dormiva sui tetti s'inebriava di gioia. Scendeva bianca a ricoprir di purezza un mondo sempre più avvezzo al dolore. Un grande lenzuolo avvolgeva ogni cosa e nelle ore senza luce in cui più lancinante è il silenzio del cuore solo splendeva la neve che una mano lassù lasciava cadere perché almeno a Natale regnasse l'amore. La montagna sacra Lunga è l'ascesa giorno dopo giorno istante dopo istante. La via è sempre salita impervia e scoscesa solo con me stesso misuro i passi mai dritti ostacoli che intralciano canti di sirene tentazioni continue la terra che m'avvinghia vento e pioggia gelo e neve la cima più lontana mai arriverò. Ma gli squarci di luce che s'aprono in me sono il premio della fatica di conoscer la vita di sapere chi sono di vedere la cima della sacra montagna. (da Il cerchio infinito - Edizioni Il Foglio, 2008) Alla sorgente Nelle notti di luna s'illumina il bosco d'una lattea luce risplende allora la vecchia sorgente che innalza il suo canto di acque sgorganti fra l'umido muschio di una roccia corrosa l'antico ricordo di un mondo fatato. Saltellano le gocce rimbalzano sui sassi si creano note d'una musica lieve d'una fresca armonia che si diffonde nel bosco. Un ritmo di vita infinita coinvolge ogni cosa e gli alberi quieti scossi dal sonno si lanciano in danze di rami e di cime propiziate dal vento che irrompe giulivo a cogliere il sogno di una notte incantata. Le piccole cose Note sparse, portate dal vento. Suoni lontani. Il fragore di una cascata il quieto gorgoglio di una fonte le mille voci di un bosco i brevi rintocchi di una chiesetta incastonata in un verde alpeggio il sibilo del vento fra le alte cime e poi il ritmico sciabordio del mare canti di bimbi all'oratorio un'ave Maria intonata tempo fa. Disteso sul letto gli occhi socchiusi li sento dentro di me ricordi di musiche carillon dell'anima. E poi prendono a scorrere le immagini ogni suono una fotografia ogni nota un'emozione. La vita è fatta solo di piccole grandi cose. Oltre la logica Corre lo sguardo a cercar l'infinito ma sempre ritrova il lontano orizzonte. Indugia il pensiero a immaginar l'eternità ma sempre ritorna a quell'ultima data. Nulla è più certo di quel che di incerto presiede a ogni cosa. Non siamo che atomi di un sistema che sfugge a ogni logica i microscopici tasselli di un ordine ignoto umili parti di un disegno troppo immenso per esser capito. (da Il cerchio infinito - Edizioni Il Foglio, 2008) La sconosciuta Ci fu forse un momento di luce un bagliore del cuore un fremito impertinente. Fu quasi un istante un'ora un giorno una vita un'emozione infinita. Fu solo quel tuo sguardo subito perso nel grigio quotidiano. Nulla dicesti bastarono gli occhi e ti vidi lontana sempre più piccola un lampo di luce un'immagine ormai sbiadita conservata nell'album dell'anima. Passati sono i giorni resta solo un ricordo un sentimento assopito un sogno subito nato e mai morto. La luna sul canneto Notte di luna riflessa nell'acqua. Danza il canneto alle melodie di una brezza che scende dal cielo e lievemente accarezza un microcosmo di notturna naturale bellezza. Tutto sembra dormire in una quiete apparente fra luci e ombre tra fruscii e sciabordii d'acque contro sponde verdeggianti. E' tempo di folletti, di eteree ninfe, di gnomi caracollanti sui sentieri che la fantasia scopre nel buio. Tutto è magia l'argento d'una prodiga luna sulla superficie appena increspata il rintocco del tempo di un cuculo canterino l'altalenante adagio di un gruppo di ranocchi. L'occhio vede ciò che il cuore vuole e la breve estasi di un muto accordo con la natura risveglia ancestrali sensi calando le palpebre alla ricerca di un sogno assopito sotto le spesse coltri della realtà. Il canto della speranza Cantava una nenia soave cullava un sogno fatto d'ali per farlo volare. Alla luce fioca della lampada giocava con il buio all'intorno vedeva ciò che la luce cela udiva ciò che il silenzio copre. Donna dalla diafana immagine senza perle né gioielli vestita di niente avvolta solo nella miseria stringeva al petto un fardello di ingiustizie l'unico frutto di un mondo senza più pietà. Eppure la speranza ancor sognava vedeva cieli azzurri udiva cori di voci gioiose mentre lenta la lampada si spegneva nel buio di un nulla che la soffocava. Nell'autunno Il cielo lento illividisce. Un sole stanco e spento sui campi appena arati semina chicchi di malinconia che le fredde nebbie di novembre faranno germogliare, distese immense di evanescenti e spente immagini della primavera e dell'estate appena trascorse nutrimento stantio per i giorni a venire. Per ora ancora la natura riluce nei rossi e negli ori di alberi che a breve scrolleranno le lunghe calde ore dell'agosto, e dalla terra smossa, scavata con il vomere, sale un profumo di vita che accompagnerà gli stormi alle partenze per le accoglienti mete conosciute non appena gli umidi venti lambiranno queste dolci pianure. Solo allora, fra foglie accartocciate e alla deriva, il cuore sì aprirà alla malinconia nel grigio più grigio in ore che scorreranno come i rintocchi di una vecchia sorda campana. Onda Lenta risacca. L'onda stanca tanto ha viaggiato da lidi lontani. All'ultima meta infine ha portato la sua vita di sale. Smeraldo e zaffiro Ghiacci s'alzano dalla tundra gigli immensi senza profumo se non quello dell'eternità. Scende la strada al mare fra acque cristalline rapide nel cercar la fine. Torrenti spumeggianti che precipitano tuonando. In fondo il verde smeraldo incassato fra lunghi e alti bastioni di roccia. Se nel fiordo guardi all'insù puoi scorger solo lo zaffiro del cielo e nell'aria che scende gelida dai ghiacciai forte è il desiderio di alzar le braccia e urlare la tua gioia a Odino. Allora vedrai nella nebbia del tempo le lunghe navi vichinghe, l'unica vela quadrata, gli scudi tondi ai bordi, volti irsuti tesi a raggiunger l'ignoto. Altre voci s'innalzano a Odino ritmico l'affondo dei remi donne e bimbi a riva che salutano e dolce è il partire verso un sogno che è sempre stato in noi. La linea di confine Dove finisce la pianura e inizia il cielo dove il blu del mare sbiadisce nell'azzurro in quella linea di confine si raccolgono i vecchi sogni portati sulle ali del tempo utopie rimaste sempre tali desideri spenti nel nulla illusioni di vite trascorse. Giacciono là alla rinfusa poveri esuli dalla realtà vagano alla disperata ricerca di chi li ospiterà, gabbiani che senza sosta inseguono un'occasione ormai persa, un amore nemmeno sbocciato, un mondo finalmente diverso un cielo che volga gli occhi in basso. Ma non c'è patria né ormai casa per ciò che non si è realizzato. Resta solo la pietà di nubi clementi che sciolgono col pianto questi inconsolabili naufraghi. Quassù C'è un'aria di vita quassù in questi boschi ombrosi in queste piane soleggiate nessun rumore in quota solo il lento incedere del vento. Come le cime silenziose le mani si protendono al cielo tanto è vicino che par di toccarlo di poter sfiorare con le dita le poche candide nubi che sonnecchiano nel meriggio. Io e questa terra io e questa amica natura nessun altro a romper l'idillio chiudo gli occhi e ascolto la voce del creato mille brusii di vita timide voci di un mondo che sfugge alla civiltà. E' un cuore pulsante un'energia infinita a cui lasciarsi andare cullato dai pensieri che rapidi s'involano silenziosi e assorti in un muto dialogo con l'eternità. Il cerchio infinito S'assopisce il giorno nel canto della natura che s'appresta al riposo. Un lontano richiamo, uccelli che tornano ai nidi, la melodia del fiume che scorre, la penombra nel sole che cala, un filo d'aria che muove le foglie. I battiti del cuore rallentano mentre l'ultima luce illumina il volto. È un giorno che muore ore che passano nei ricordi un segno sul calendario a ricordare che fra poco sarà già domani. Un cerchio infinito di albe e tramonti, di nascite e di perdite, in cui tutto mai termina. È già il buio e poi sarà la luce fra atomi erranti in un tempo senza fine, in una catena di indissolubili destini, dove resta la polvere di anime spoglie, soffi di vita ritornati nell'eternità. (da Il cerchio infinito - Edizioni Il Foglio, 2008) Musica Nel silenzio s'alza una nota e poi un'altra ancora e ancora… Musica, un suono che incanta una melodia che scende dentro fino al cuore a smuovere ricordi emozioni andate che riaffiorano d'incanto prorompono si esaltano cavalcano le note s'irradiano nel corpo e fuggono sull'ultimo tocco. Ritorna il silenzio lenta si placa la tempesta dell'animo un altro ricordo fra i ricordi un'emozione nascosta fra le pieghe del cuore. Quando muore un poeta Oggi il sole sbiadisce i colori un velo d'ombra cala lento e per un momento tutto è silenzio. Non più parole corrono sul foglio non più emozioni illuminano il grigio di un'umanità che ora muta guarda il cielo. Il tempo per un attimo si ferma quando muore un poeta la luna e le stelle piangono chi più non le canterà i tramonti invano attenderanno la mano che li sublimava. Restano solo parole ritratti di emozioni un ricordo che continuerà a scaldare i cuori di chi resta e di chi verrà. Il poeta se n'è andato in punta di piedi è scivolato via verso il lontano orizzonte dove da anime pure s'alza il canto silente all'umanità. (Dedicato a Daniela Procida) La commedia E se a primavera rincorrevo il domani, inquieto, alla ricerca di giorni sempre più radiosi, l'estate è stata solo riflessione sospeso fra passato e presente con uno sporadico sguardo al futuro. In un autunno che quasi di sorpresa m'ha colto passo le ore con gli alambicchi della memoria a distillare il tempo trascorso. Goccia a goccia di buono resterà al massimo un bicchiere un liquido annacquato di aroma un po' appassito con cui brindare nell'inverno alla fine dell'ultima stagione, così che ebbro e ancor inconscio possa chiudere il sipario sulla commedia della vita. La guerra Già il grano imbiondiva , steli piegati pronti ad accogliere la falce, l'oro del pane dei mesi a venire. La quiete dei meriggi assolati fra il frinir delle cicale, un'aria ferma, le sere appena un po' ventilate, con il canto dei cani alla luna. L'aveva detto il vate, una mattina che all'alba s'era alzato per guardare il campo. Ondeggiavano le messi all'alito di brezza, ma d'un tratto il cielo a oriente s'era fatto sangue, mentre all'orizzonte s'avanzava una nera signora, il mantello consunto, la falce che roteava e il biondo dei chicchi maturi svanito in una torba fumante. Scendevano la valle, un'orda selvaggia, le barbe irsute, gli occhi iniettati di sangue. Le messi incendiate, i villaggi distrutti, le donne violate, i loro uomini trucidati. Non era solo conquista, ma lo sfogo della bestia che è in noi. Lutti, rovine, non contano niente quando prepotente è il bisogno di unirci all'ombra che ci accompagna. E se guerra doveva essere, che lo fosse. Ci apprestammo a dar battaglia, per noi, per i figli, per le donne, Quel giorno, combattemmo nel grano. Frecce che s'alzavano a oscurare il sole, le lunghe aste appuntite ben tese, i cavalli schiumanti che mietevan le spighe, cozzi d'armi, grida selvagge, ovunque sangue a fiotti. E quando giunse la sera urlammo per la vittoria, fra corpi straziati, sguazzando nel sangue ribollente. Fu breve gloria, fu solo gioia d'esser scampati. Ritornammo alla pace, alla quiete dei meriggi, al frinir delle cicale. Ci abbandonammo esausti fra le braccia delle donne, ringraziammo gli dei per averci protetti, ricominciammo a vivere nella certezza, fallace, di un mondo senza guerre. (da Canti celtici - Edizioni Il Foglio, 2007) Una notte a Venezia Scivola silenziosa la nebbia per calli e canali nulla si vede niente si sente. Ma in questa notte di luna celata dall'acqua salgono le ombre. Colombine arlecchini dogi impaludati servi indaffarati lenta striscia una musica barocca rivive un fasto antico Venezia torna ad essere. Solo maschere sui visi parrucche imbiancate vesti di lucido broccato. Nessuno mi scorge, solo, in mezzo alla moltitudine di vecchi fantasmi. Già l'alba s'avvicina e al canto del gallo tutti si agitano levano la maschera. Non volti ridenti o torvi o melanconici ma solo il nulla. La nebbia risale la visione scompare restano solo calli e canali vestigia di una gloria emblemi di una storia sepolta nel limo di acque fangose. -Da Viaggi in poesia- L'incanto nel bosco Danza la luce nel labirinto di rami rischiara timidi bui di intricate foglie indugia lungo tronchi rugosi. E' tutto silenzio nel folto del bosco corrono senza posa indaffarate formiche api leggere si nutrono di umili fiori. Tutto è perfetto in un apparente disordine ciò che l'uomo non tocca resta di pura bellezza in un equilibrio di rara sapienza. L'incanto è nel bosco in giochi di luce in soffi di brezze in foglie cadute che nutrono tenui germogli in un ciclo di vita che, osservato, stupisce un uomo che corre veloce senza sapere il perché. La vetta C'è un aspro sentiero che porta al cielo lasciate le abetaie. S'innalza lo sguardo il fiato che manca la gamba ormai stanca ma la vetta è vicina la scorgo nel cielo fra nubi rosate e un raggio di sole che schiarisce la cima. Le forze che calano lo sperone che mai s'avvicina è un destino beffardo nella vita continuare a scalare senza mai poter arrivare. Chimere Lenta si spegne la luce in giorni senza domani albe scialbe seguono cupi tramonti ma il cuore batte, zoppo insegue un sogno. Gli occhi chiusi vedono altri giorni, un tempo che è stato nell'illusione che ritornerà. Se il cuore sogna la mente richiama alla realtà ma una consapevole chimera è quanto resta per vivere l'ultima età. Terra Di nulla e di tutto mi parla la terra, di storie calpestate di genti ospitate nell'ultima dimora, di amori sgualciti, di stagioni trascorse. Queste zolle brunite han visto il trascinarsi del tempo millenni di storia consumata dall'uomo racchiusi in un pugno di terra che sempre resta anche se tutto passa. La tempesta Marosi spumeggianti a infrangersi rabbiosi contro irti scogli. Cielo e mare avvolti in un unico abbraccio. Buio cupo come un nero sudario a tratti squarciato da lampi seguiti dal fragore dei tuoni. Oggi è tempesta sibila il vento un fischio acuto e lacerante il lamento di un mostro ferito. Scroscia violenta la pioggia ribolle il mare di un'ira lontana salita dal fondo a urlare impietosa la sua atavica carica d'odio verso i naviganti violatori del suo liquido regno. Solo all'alba giunge la quiete tace il vento ansima il mare. Sulla rena del tutto sconvolta giace il fasciame d'una barca. S'alza in volo un gabbiano verso un sole ancora lontano. Oblio Nascosto nell'ombra sepolto dalle ore stremato dal desiderio d'essere e non essere, di ricominciare dal nulla. Riprendere passi perduti affogare nell'oblio per avere una nuova definitiva opportunità con il timore a vita nuova d'esser sempre io. Vorrei infrangere gli specchi raccattare i pezzi di vetro della mia immagine riflessa ricomporre un'esistenza. Ma restano solo mani trafitte stille rosse di sangue brandelli di una vita dispersa dal tempo. La felicità del canarino Nella luce d'un giorno d'inverno limpido il cielo tepida l'aria s'alza garrulo un canto. Il vecchio canarino ingabbiato che disperava ormai la primavera incredulo gioisce al nuovo sole lui che tutta la vita rinchiuso fra le stecche di legno ammuffito ha visto a strisce le stagioni. Non cerca di sicuro una libertà che non conosce ma il calore è vita e la sua che già pareva finita ora ha uno sprazzo di felicità in un po' sole, un cielo azzurro e l'esserci ancora malgrado l'età. Dalla mia gabbia l'osservo, la luce specchiata negli occhi e con gioia m'unisco al suo canto. La ninfa del lago Sciolti i capelli, scosso il capo, in riflessi ondulati di luce lasciò cadere le vesti e rimase illuminata dalla luna. Candida pelle, baciata dalle stelle in una notte d'estate forse immaginata, fra contorni di canne lacustri, vicini e lontani richiami di civette, folletti di contorno a un sogno di un giorno caldo di fuori e freddo dentro. Con grazia felina scivolò lesta sull'erba lucente di rugiada, minuscole lacrime di un cielo estasiato da tanta bellezza. Corse all'acqua e lenta vi si immerse, fino a sparir del tutto alla mia vista. Il cuore galoppava dietro a lei, ma il corpo restava, greve, un'ancora agganciata alla realtà della vita. Le ore passavano e la ninfa del lago non tornava. Già l'alba s'annunciava con frecce di luce che cacciavano le ombre del buio. Lontano, un gallo cantò, mi richiamò dal sogno. La mente corse invano all'acqua, increspata dalla brezza del mattino, e sul fondo non vide che lo spesso strato del limo. L'ombra di un airone sorvolò i miei pensieri, trascinando con sé l'illusione di una notte. (da Canti celtici - Edizioni Il Foglio, 2007) Gente d'Irlanda Scende il vento dal mare piega il manto d'erba soffia un canto lontano, di genti che qui stavano. Un mormorio d'onde un coro di cornamuse è la parola di ciò che è stato. Freme il cuore rimbalza il suono gli occhi vedono fra greggi al pascolo una marcia solenne. Uomini e donne affiancati piangono una libertà che le genti d'albione han privato. Inutili le battaglie e di rosso il verde s'è mischiato. Oltre l'oceano sarà il futuro ma il cuore sempre qui resterà. Gente d'Irlanda soffia il vento porta dal mare il vostro grido di libertà. Vento di maggio Mi sferza, mi provoca, mi toglie il respiro mi strappa il berretto è giocoso questo vento d'un maggio più incerto fra il bello e l'uggioso del tempo. Eppure mi lascerei andare sospinto dal soffio con gli occhi ben chiusi a sognare un gran viaggio un tuffo fra nubi sornione un volo a braccia distese passando fra stormi d'uccelli migranti tornando in quel cielo che sempre m'attende per sciogliere vincoli da un mondo che stringe per provare una volta quella libertà che è sempre il mio sogno una dolce chimera un'eterna illusione io solo lassù fra la luna e le stelle fra la terra e il sole sospeso a guardare l'ombra mia che laggiù prepotente mi chiama e invoca un ritorno per farmi sentire uomo fra gli uomini costretto fuori ma sempre libero dentro. Festa C'è un'aria nuova un profumo di vita che inonda il villaggio. Il suono delle campane sembra ora un carillon con un pagliaccio che ricordo nei sogni di bimbo, incollato alla vetrina del negozio. Lui s'alzava, girava, e la musica l'accompagnava. Le campane di tanti anni fa, rintocchi gioiosi nella domenica senza la scuola e il pranzo meno parco, piccole cose per una temporanea felicità. Oggi non è domenica, ma lo squarcio di sole dopo giorni di pioggia il verde rigoglioso del prato i voli di due merli innamorati un fiore che sboccia sul balcone sono festa per il cuore. I miei ricordi Ritornano ogni tanto. Mentre ascolto musica, in attesa del sonno, durante un viaggio, con il sole che splende o la pioggia che scende, solo ad occhi chiusi o nel frastuono della folla. Appaiono d'improvviso mentre il cuore scosso prende a palpitare. A volte tristi, altre lieti ma i ricordi riemergono, sono pagine di vita stampate sul giornale di un tempo solo mio. Aprono squarci nella mente fan rivivere emozioni muovono alle lacrime. Tutto quel che io sono è stato un susseguirsi d'attimi di volti sbiaditi dagli anni di suoni ovattati di risa improvvise di pianti stremati. Sono lì, testimoni muti, angeli custodi che lenti m'accompagnano, passo dopo passo, verso altri attimi, di cui non mi sarà concesso serbare il ricordo. Sono solo loro la traccia di una vita, che lentamente affonda nel mare dell'eterno oblio. Sera S'acqueta l'aria muto è il giorno lenta e lieve scende la sera. Chiudo gli occhi e assaporo l'incanto del silenzio. L'esercito delle tenebre Risuonano passi stanchi scarpe chiodate stivali di feltro semplici calighe. Teste mozzate corpi squarciati là un tronco sventrato lì un volto scarnificato. E' il giorno del riscatto è la data che tanto hanno aspettato. Muti come solo possono essere i morti di mille battaglie sono riemersi dalle tenebre a reclamare per il torto subito. E' un fiume di ossa di sangue rinsecchito che lento avanza, un esercito di zombi la falange macedone un'intera coorte romana elmetti tedeschi piume di bersaglieri al vento nemici uniti dall'unico destino. Un solo scopo un solo desiderio ricordare al mondo che son morti invano. Il continente perduto Rari ciuffi d'erba su terra disseccata occhi senza lacrime persi nel vuoto nessuna sofferenza se non quella di essere dove muore ogni forza e domina l'inedia. Africa depredata e uccisa dall'ingordigia di pochi e dall'indifferenza dei tanti. Polvere ovunque anche sugli occhi di chi non vuol vedere. Il desiderio di vivere Un breve battito d'ali un volo improvviso un balzo di vita e subito pensi che il tempo corre che poco rimane che il corpo ormai è greve. Conti le rughe affondi il dito nel solco ti guardi allo specchio chiudi gli occhi un istante nemmeno ricordi com'eri e allora ti accorgi del tempo che è stato di giorni veloci, ora pesanti, di affanni trascorsi, ora opprimenti, d'essere un tronco senza più foglie. Lo sguardo è incerto la strada s'accorcia ti volti ancora un momento un esile filo in mezzo alla nebbia un tenue legame con il mondo dei ricordi a cui sempre t'affidi perché un sorriso illumini il grigio del volto perché il cuore abbia di nuovo una ragione per battere per ritrovare nel passato il desiderio di vivere ancora. Una storia d'amore E nel ricordo che il tempo sfuma resta solo l'emozione di un bacio un rapido inebriante contatto labbra dischiuse occhi rovesciati. Un volto che ogni giorno scolora una memoria che sfugge alla logica. Non c'è più, né mai ritornerà. Il fuoco, lento, si spegne in cenere stanca. Fame Soffuso chiarore del lume che, tremulo, dal soffitto fuga il buio sul tavolo. Intorno ombre mute nell'attesa dell'ora spettri sbilenchi dalle occhiaie vuote stomaci contratti sordi i respiri. Il paiolo sul fuoco riflessi di luce nel rame il mestolo che lento gira la polenta. Non una parola bocche dischiuse lingue sulle labbra. Silenzio, silenzio da fame. La primavera Raggio dopo raggio s'infradicia il bianco gocciolano allegre le grondaie una carezza di sole dà l'addio all'ultima neve. Nell'aria ancor fresca la primavera s'annuncia fra crochi esitanti che sporgono il capo e la gioia di vivere di rondini tornate dai caldi deserti d'oltremare. Un vecchio in panchina scalda le dolenti giunture e la bocca sdentata s'apre in un rapido sorriso. Un'altra primavera un'altra stagione rubata all'eternità. Il glicine Quasi contorto nel freddo s'aggrappa ancora alla vita tronco rugoso orbo di foglie avvinghiato all'umida ringhiera sfida il vento d'inverno sperando in un'altra primavera. Nazione indiana Scendevano possenti i crini al vento un rombo di tuono nel verde fresco di pioggia. Amici dei giorni di gioventù, cibo e vestiti più in là, questi erano i nostri tatanka. Liberi nella libertà del cielo, liberi come noi, soli a calpestare questa terra. Erano tempi sereni in cui cantare il levar del sole correre nel vento della prateria ascoltare la sera dai vecchi le saghe di epoche trascorse. Allora sentivi lo spirito sempre al tuo fianco un respiro sommesso il gorgoglio della fonte il fruscio dell'erba sotto i piedi. Questa era la felicità che ignoravamo tanto era nei nostri giorni. Il tempo non esisteva solo le stagioni davano la misura di quanto il mondo cambiasse ritornando poi sempre uguale. Ma un giorno vennero uomini con gli occhi chiari e con pallidi visi dall'immenso lago che ferma la terra e tutto non fu più quello. Nel ricordo di questi occhi stanchi sono le grida delle donne violate i pianti degli inermi fanciulli scannati i prodi guerrieri immoti nell'erba un solco di sangue vermiglio fra il nostro mondo e quello di sconosciuti barbari. Portarono la civiltà dell'orrore sterminarono i bisonti violarono anche la natura. E a noi pochi rimasti diedero un fazzoletto di terra per seppellirci con i nostri morti. Non più corse nel verde non più canti all'alba non più uomini liberi. Restò solo il sogno di un paradiso perduto di una nazione indiana che da tanto non c'è più. Ora il tempo non passa mai stranieri in patria schiavi in casa propria e solo all'imbrunire rivolto all'occidente in fiamme ritrovo nel respiro della sera che lentamente si avvicina lo spirito che ci aveva abbandonato. Ieri mi è parso di udir la sua voce nel mormorio del vento, o forse era questa mia vecchia mente che lentamente va spegnendosi in sogni che mascherano l'atroce realtà. Mi ha detto solo: è la legge del più forte e un giorno pure l'uomo bianco la conoscerà. Nulla che possa lenire il dolore per la perdita della propria identità. Il tempo corre Il tempo è passato lunghe ore veloci come il vento attimi brucianti lenti come giorni. Ma ora tutto corre e le notti rapide fuggono e il sole troppo presto s'oscura. Invano freno il calendario dimentico i mesi ignoro gli anni. Annaspo alla ricerca di ore passate, alla memoria di un tempo trascorso. Non c'è ormai più un ieri, nemmeno un oggi, un battito di ciglia edè già domani. Nebulosa Pulviscoli di eternità mondi ancora ignoti attendono linfe vitali. Agli occhi paion cerchi di luminosa bellezza astratte figure che solo la fantasia di un piccolo uomo, nulla più di un grammo di inerme materia, può indovinare. E così gli sussurrano parole che solo lui può udire gli inviano immagini che solo lui può vedere nulla è più bello di ciò che si ignora ogni cosa rientra nel nostro disegno tutto vediamo come vogliamo tutto purché non sia dove stiamo. Il resto è solo silenzio Mute distese di verde sferzate dal vento percorse da lunghe linee bianche lontano è il rumore del mare un rombo aspro, quasi rauco che si spezza contro l'alta costa. Sembrano soldati impettiti fermi in eterno sull'attenti cippi marmorei, un nome e due date tutto quel che resta di un uomo. Scende una pioggia fine da questo cielo spesso imbronciato lacrime di madri e spose lontane mesti ricordi che il tempo smorza fra echi di nuove battaglie pianti rinnovati altre distese crocefisse a sogni che mai prenderanno il volo. Soffia forte il vento brontola il mare tutto il resto è solo silenzio. Ai caduti di tutte le guerre Sette Sette, erano sette cuori pulsanti nervi tesi in carne viva bocche che ogni giorno parlavano di lavoro d'amore di realtà menti che racchiudevano come fiori preziosi i sogni. Sette, come le note a comporre un requiem alla morte di ogni speranza al trapasso di ogni umanità nell'insulto dei diritti calpestati nell'indifferenza di avide mani. Calore, ferri che battono lamine ardenti che sfrigolano un lampo di fuoco ed il tempo è già passato. Sette pire alla stoltezza di insensibili padroni all'indifferenza cupa di gelidi uomini. E alla fine solo il silenzio di un minuto, un freddo girar di lancette in cui bocche ormai chiuse urlano mute il loro dolore. Domani sarà un altro giorno ma il bianco di queste morti ha il colore di cadaverici visi dei tanti, dei troppi stuprati da uomini senz'anima. Fiori di vetro Esili steli battuti dal vento della realtà crescono ignari di un destino impietoso. Iniziano come una scintilla si sviluppano come un fuoco si sbriciolano come fiori di vetro lasciati cadere questi nostri poveri ideali. Parole scritte Parole che si rincorrono lasciano il segno sul foglio bianco. A volte si fermano davanti a un punto poi riprendono a scivolare sulla carta spesso sgusciando fra le virgole quando addirittura non s'interrogano. E poi giunte alla fine della corsa giacciono immote una fotografia di un'emozione che ingiallisce col tempo si nasconde in un cassetto pronta a rivivere quando una mano fortunata le ritrova. Il menestrello In un mondo di parole m'affanno a far udir le mie. Il senso certo è di non gridar più forte né di sovrastar la voce altrui. Il mio bisogno è solo quello di far sentire ciò che è dentro in me. Sono sensazioni che nemmeno mi riesce di spiegare sono emozioni che con voi vorrei provare. E' una gioia lieve che piano piano cresce e come un fiore sboccia e le parole sono petali profumati d'armonia. Non so se chiamarla poesia ma questi versi inanellati son quanto alberga nel mio cuore, suoni che anche voi possiate udire, immagini di un'anima che come un torrente spumeggia saltando dall'una all'altra idea. Riga dopo riga, parola dopo parola, stupito leggo alfin me stesso, scopro ciò che non conoscevo. Se questa è poesia, benedetta che lo sia, perché lo scavar dentro di me, come nel pozzo di una miniera, porta alla luce tesori nascosti, memorie celate dal tempo, una serena tranquillità che assiste questi miei giorni d'autunno or fioriti di primavera. Così l'inverno non fa più paura in un tempo che dà tutto quello che è sempre stato in me. Non son che un menestrello, un illuso che vola con la mente, un cantante della strada della vita, ma questa sarà infinita se di me qualcosa in voi rimarrà, un po' di luce tenue a rischiarare l'oscurità. Zampogne a Natale Scende dai monti s'inoltra nelle valli è un suono d'altri tempi una melodia struggente che parla di Natali passati, di fredde innevate distese, di ceppi che ardono sul fuoco, di passi che crepitano sul ghiaccio. Pastori del gregge di miseria scambiano mistica musica con l'obolo di distratti ascoltatori. La zampogna guaisce al movimento di dita intirizzite, da una finestra poche monete volano fin sulla strada, il prezzo per sopire già addomesticate coscienze. E anche in questa notte magica il suono percorre le strade festose di luci e di inutile civiltà. Ma poco a poco s'allontana e si perde nel grigio di un'impietosa indifferenza, nel buio di anime spente. Di un suono straziato di un muto lamento non resta che l'eco nascosto nel cuore di chi ancora sa che cosa sia l'amore. Sinfonia sublime Non è che una brezza, un sussurro del vento galoppa sui prati, sfiora le piante e alla sua carezza fremono le foglie. A ogni ostacolo rallenta e acquista voce può essere un sibilo lieve, oppure … E' musica per le orecchie, note incantate che ignote mani creano con le corde dell'arpa, un suono lontano che cresce di tono una melodia che s'invola, si insinua in anfratti, risale scoscesi pendii, rallenta in verdi vallate. Sul pentagramma del cielo le nubi son le note arie di dolcezze infinite che accompagnano l'immensa e sublime sinfonia della natura. L'orecchio attende a questo suono ma solo il cuore può sentire. A occhi chiusi allora si vede il lucente riflesso della fusione dell'anima con il creato e nulla più esiste, nemmeno il corpo, solo spirito che si fionda verso l'infinito. Senza cielo Mani lorde di carbone volti anneriti striati dal sudore occhi che un attimo si chiudono all'accecante luce del sole. Riemergono dopo il lavoro in file silenziose lasciano il pozzo non una parola nella bocca impastata di polvere nera che lenta entra nei polmoni toglie ogni giorno l'aria marchia indelebilmente una vita. Si muore così per vivere per il pane quotidiano per i figli che non si vuole che seguano la stessa strada. Schiavi, sepolti vivi a trarre dalle viscere della terra ricchezze per altri uomini che nemmeno immaginano l'angosciosa fatica di chi le ha procurate. E tutto nell'attesa rassegnata dell'ultima discesa. La traccia D'un sogno di sabbia non resta che un granello conficcato nella mano, nel solco della vita. Una presenza un segno di un ideale fuggito travolto dal vento della realtà. Non c'è acqua che possa farlo scorrere via, non c'è sapone che lo strappi dal velo del ricordo, minuscola infinitesimale traccia, labile conferma della mia vita. Sulle ali del vento S'alza il vento, solleva foglie, sfiora le deboli barriere della mente e con lui m'involo. Contro ogni logica, al di fuori della realtà, il pensiero s'innalza, si fionda nell'azzurro, corre per le immense praterie del tempo. Secoli che sembrano attimi, istanti senza fine, un lontano suono d'arpa, un richiamo ancestrale e il mio mondo, in un pugno racchiuso, sboccia come un fiore vermiglio, dilaga, si materializza in immagini soffuse. Canta ora il vento, gorgheggia sulle ali di un sogno, rapisce lo sguardo ad ammirare un'opalescente, sfolgorante visione di un cuore che è un mondo, un palpito continuo di una vita che è la mia. Attimi Stille di pioggia minuscole perle d'effimera vita per un istante rilucono e poi si spengono. Vite chiuse nell'arco d'un momento come gli anni dell'uomo, una folgore che si perde nell'eternità un soffio di vento in una giornata di bora la breve e tremula luce di un cerino nel profondo della notte infinita. Gocce di vita microbici segni di un tempo senza ore di uno spazio senza limiti in un giorno che come nasce muore. Dolce abbandono In questo tramonto, lento, che avvolge la mia strada con tocco delicato, quasi una carezza, in questi chiaroscuri che emergono a ricordarmi un passato mai lontano. In questo tempo, incerto, che mi trascina all'ultima meta, non c'è un'ora che desidero scorra più veloce dell'altra. Nessun progetto a distrarmi dalla soddisfazione di gustare il sapore della vita, il profumo di un tempo tutto mio. E in questo passar la mano alla serena quiete di ore senza fretta, dolce è abbandonarmi al ritmico respiro della natura, vedere finalmente dentro di me. L'autunno D'un giorno d'autunno sferzato dal vento senza sole né pioggia di grigiore diffuso freddo di fuori e di dentro non restano che foglie ai piedi dell'albero. Una sola resiste sui rami una speranza di primavera che per lei non verrà. D'un giorno d'autunno di un cuore svuotato di un sogno terminato non resta che l'ombra del buio che presto arriverà. Insieme Nell'oscurità indovino il suo volto, segnato come il mio dal passar del tempo. Anni vissuti insieme, gioie e dolori, come in ogni vita di questa nostra terra. L'emozione incontenibile la prima volta che allacciammo i nostri corpi, l'attesa del primo figlio, il seme del futuro, il vagito che ne annunciò la comparsa sul mondo. Sembra ieri, ma è accaduto lontano nel tempo, un ricordo che nell'ora del tramonto ci dà la certezza di aver vissuto. Già fuori la civetta chiama ad ore finite, gli dei ogni giorno che passa s'allontanano, e dolce è attendere l'ora segnata stringendo la sua mano senza più forza. Nel buio che ormai ci avvolge c'incamminiamo verso la luce che mai cesserà. Nota: questo canto avrebbe dovuto far parte dei Canti celtici, ma per motivi di equilibrio dell'opera ho preferito non inserirlo. Voli nell'alba Solo la risacca nella quiete dell'alba onda che corre alla riva a infrangersi nel chiarore d'oriente che fuga la notte. Lontani stridii di gabbiani aerei lamenti che uniscono cielo e mare. Migrano i sogni della notte, corrono nel limbo del giorno che nasce, artigli di realtà emergono dalle brume e li strappano via da me. Nella notte che esala l'ultimo respiro il cuore palpita, sparge lacrime di malinconia per ciò che è stato nelle ore della luna, una realtà tutta mia, un mondo che s'accende con il buio e si spegne con la luce. I miei sogni s'involano rapidi, seguono i gabbiani restano solo briciole di felice irrealtà. Un ultimo sogno Fioca la luce non c'è più olio scivola il buio lontano è il giorno prossima la notte gli occhi si chiudono un ultimo sogno chiarori accecanti sprazzi di vita tutto scolora sfuma nel nero resta solo il buio. Grigie ceneri Tutti i sogni bruciati sono volati lassù dispersi fra le nubi plumbee del temporale della vita. Restano solo miseri ricordi grigie ceneri alla rinfusa coltre sottile che ricopre la mente e cela all'animo la possibilità di generare altre illusioni. Nel cielo avvizzito di un autunno che avanza incipiente resta solo un sogno di primavera. Un fremito ancor l'accompagna e nell'immagine di un giovane rivolto con fiducia al domani meno s'avverte il freddo di un' età senza ritorni. Pioggia rossa Soffia oggi lo scirocco porta nubi gravide di pioggia fa ribollire l'asfalto rovente secca lacrime antiche. Già cupo è il fragore del tuono saette bluastre disegnano il cielo. E al fine scroscia la pioggia intrisa del rosso di tante violenze di guerre lontane oltre lo sguardo di urla di bimbi straziati di sogni annientati. E' un sangue disperato che bussa a porte rinchiuse che urla ad orecchie ormai sorde che dilaga in cuori già vuoti. Il lamento del mare Schiuma irato il mare nell'onda aspra che s'infrange alla riva. Un sordo muggito, il lamento infuriato di un Nettuno non più dio né mai mortale, dacché la superbia dell'umana specie irride il suo nome. Ci fu un tempo che i naviganti gli rivolgevan preghiere, a lui s'affidavano nei viaggi, epoche ormai dimenticate da poveri dementi che tutto e niente sanno. Sopra l'onde corre il canto di chi nei tempi è stato accolto nelle braccia di un dio che nessun più vuole. E' una melodia di risacca, di voci che vanno e vengono, un gorgoglio che sale dal fondo, una nenia accorata di umidi spiriti che sciolgono in pianto la fine del loro mondo. Nella tempesta cessata sull'onda che rallenta prende il volo un gabbiano verso orizzonte dove acqua e cielo si mischiano e un sogno continua lontano. Incomunicabilità Parole solo parole disperse dal vento pochi versi il riflesso di un tormento urla soffocate sogni cancellati solitudini d'ogni giorno tutto tace e nemmeno l'eco ritorna. Parole perse nell'infinito non c'è più voce solo un ultimo grido strozzato un rauco lamento un impercettibile soffio di vita subito disperso dal vento. Sogni Il ticchettio della sveglia ritma i sogni della notte. Il buio così si colora riluce di effimere immagini. Si scoperchia il passato dissolvenze di volti memorie di sogni rimasti tali illusioni ormai perdute nella realtà di ogni giorno. Sono candidi gabbiani che all'alba mi salutano e ritornano nel segreto dell'intimo inconscio di me. Alla poesia Non c'è silenzio non c'è rumore solo il battito del cuore. Parole nere d'inchiostro colorano il bianco del foglio, un concerto di vocali di consonanti si materializza senza che gli occhi vedano, onde cerebrali oscillando guidano la mano. Si aprono le dita scivola la penna sull'opera finita. Parole, sono parole, note dell'animo suonate col cuore. La corda spezzata Si spezzò l'ormeggio e il mare la portò con sé. Ore di sole, lunghe notti in balia delle onde in cerca di un approdo lontano. Sola e senza di me, tranne il volo di un gabbiano, un esile legame nel ricordo che ogni giorno si spegne nella certezza che il mare, cupo e indifferente, mai la riporterà da me. Si rinnovano le albe, muoiono i giorni, le onde lente giungono a riva, si spengono sulla sabbia. Resta solo una corda spezzata, marcita dall'acqua, corrosa dal sale. Il cielo Guardo il cielo nuvolette bianche in un velo azzurro sogni fuggiti alla realtà del giorno desideri evaporati al sole della delusione. Il vento dell'oblio li porterà lontano altri lidi, altre genti pronti a farli propri illusioni che tornano che muoiono che rinascono. Guardo il cielo e vedo me stesso. Grigio profondo Calava la nebbia, una serpe informe s'insinuava fra i vecchi platani, avvolgeva la vite esangue, scivolava sulle zolle che l'aratro aveva appena girate. Fradice foglie morte maceravano al grigiore di un giorno più grigio degli altri. Immobile, umido fin nelle ossa, guardavo il nulla e vedevo riflessa l'immagine di un cane azzoppato, di un somaro inutilmente bastonato. Nel greve silenzio s'alzò l'urlo, il boato dell'anima. Si perse, inutile, nella nebbia. Il lascito Onde magnetiche immutabili emozioni da raccogliere per chi sa aprire il cuore. Sogni di parole una traccia nel tempo una memoria indelebile un piccolo seme che germoglia per gli anni a venire. Molti diranno che è poco, ma questo immensamente tanto è quel che resta di un poeta, un' umile ombra nel giorno, un astro lucente nella notte infinita. Un angolo di cielo Lunga è questa strada, scoscese salite, impervie discese, affanni, dentro e fuori. E il tempo passa, corre instancabile, il ticchettio di un orologio, l'alternarsi del giorno e della notte, il mutare delle stagioni, per arrivare sempre là, all'ultimo traguardo. Appenderò le scarpe al chiodo, non potrò più volgermi all'indietro. Dove andrò, dove starò? Non chiedo molto, solo un angolo di cielo, un pezzetto di blu, da cui guardare chi è rimasto laggiù. La terra senza sogni Polvere, polvere rossa di sabbia e di sangue volteggia, copre implacabile ogni cosa come un sudario si deposita su vittime ignare, soffoca gli ultimi rantoli di vita serra gli occhi all'orrore di ogni giorno strappa gli ultimi sogni di bimbi straziati. Scivola come una serpe, silenziosa, fra le rovine di una Baghdad morente, chiude alle orecchie del mondo i fragori delle esplosioni, cela allo sguardo di Dio la tragedia di uomini già morti dentro. Il canto dell'illusione C'è stato un tempo lontano, che nemmeno quasi ricordo, di grandi speranze, in cui tutto sembrava a portata di mano. C'è stato un uomo che ha creduto che il mondo potesse cambiare, che all'egoismo subentrasse l'amore, che il futuro sarebbe stato migliore. C'è stata la sua gioventù, un sogno che non rammenta più. Quell'uomo adesso è cambiato, nulla è accaduto, solo è rimasto con la sua illusione. Nell'ora che volge al tramonto ogni speranza è cessata, resta solo il suo amore, affondato nel cuore. Giorni Ci sono giorni, ogni settimana, che vorresti non ci fossero. Ci sono appuntamenti con pietre silenziose, un'immagine sul marmo, un colloquio senza parole. Ci sono fiori che non vorresti vedere, steli che inducono alla vita, una barriera fra la luce e il buio. Ci sono memorie che vorresti ignorare, ricordi lontani e sempre vicini, in un tempo che lì si è fermato. Il fiume Lunghi filari di pioppi, le foglie frementi al vento di marzo. Scorre, lento, il fiume ignora la sua età. Un incessante fluire di acque mutanti, dalla limpida giovinezza che ne anima la fonte alla pigra lenta vecchiaia prima della sua morte in mare. Mute le sponde osservano, lontano è il canto di un gallo, la notte sta finendo, continuo è il flusso, senza riposo, infinito scorrere come il tempo. Camminarono insieme Oscuri segni del passato riaffiorano nell'ora del tramonto. Un volto, quasi dimenticato, riluce all'improvviso, una mano stretta tanto tempo fa riacquista corpo e calore. Un nonno e un nipotino a passeggio per un viale, lungo all'infinito per il piccino, breve come un istante per l'anziano. La stretta della mano che si allenta, il bimbo che fugge in avanti volgendosi all'indietro, l'immagine dell'altro che sfuma. Camminarono insieme, nel breve arco di una vita, un ricordo che non muore, per chi ormai è alla fine di quel viale. Inganni Il petto squarciato, affondo le mani, dentro di me. Ti cerco, so che ci sei, ma non so dove. Nascosta, silente, domini la mia vita, mi apri alle gioie, mi tormenti con l'angoscia. Senza di te non sarei che un manichino di carne, ossa con la polpa intorno che si consumano in una vita che solo tu mi concedi. Anima mia, fuoco che ardi senza fiamma, fatti trovare, fa che anche tu non sia uno dei tanti inganni che l'uomo crea per avere un passaggio per l'eternità. La voce del silenzio In quel verde fradicio di pioggia, sulla riva su cui batte l'onda e porta le impronte di acquatici ardimentosi per necessità di cibo. In quel cielo venato da strisce bianche, nubi della tecnica moderna del trasporto, s'alza lento il respiro della natura, un mormorio sommesso, un suono non suono. E' una nota sola, staccata, una vibrazione ferma, come un lontano gong battuto dal martello del tempo, un sospiro che sa d'infinito. Un corpo pulsante d'umori divini, un boomerang che ritorna ad ogni lancio, una voce calda che non sappiamo, né vogliamo ascoltare. Mondine al lavoro Non c'è cielo che riesca a specchiarsi nell'acqua fangosa ove affondano i piedi. Prone, in file parallele, avanzano sguazzando, le mani vescicate ad artigliar le erbacce, un unico esercito in parata, impeccabilmente misero. Nel sole che dardeggia, fra gli sciami di irritanti moscerini, ogni tanto s'alza un canto di speranza disperata, di riscatto di una dignità derisa, lordata dal sudiciume del denaro che scorre nelle mani del padrone. E nel torrido riverbero del meriggio assolato, denso di umida calura, s'assopiscono le voci nella fatica di chi meno ha, ma più dà. Colline risorgimentali Qui, colline ridenti dai ricchi vigneti, campi ordinati di bionde messi, l’aria del lago a mitigare l’arsura estiva, a lenire il freddo nebbioso dell’inverno. In altri tempi clamori d’arme, cozzi di cavalli nell’impeto dello scontro, sudore misto a sangue profuso a volontà, in nome di un’Italia che ora queta riposa. San Martino, Solferino, Custoza, nomi che s’imparano a scuola, ricordi di risorgimentali battaglie, francesi, austriaci e piemontesi a scannarsi per l’altrui gloria. Il rosso dei campi è ora solo quello dei papaveri, gli unici suoni sono quelli dei trattori, o le voci di teneri innamorati che camminano pensando solo al futuro, senza memoria di un passato lontano, di un tempo finito. Maestose steli sui colli ricordano morti senza nome, ossa senza nazionalità, poveri teschi dalle occhiaie vuote, un monito per chi ancora non sa vedere l’inutilità e la bestialità di una guerra. E nelle notti d’estate la brezza del Garda sembra portare voci sommesse di un coro, un sussurro, un anelito di vita, il rimpianto di chi qui ha lasciato per sempre la speranza nel futuro. Al figlio mai nato Nel tempo che passa, nella luce che lenta sbiadisce, invano cerco di immaginare quel viso che mai potei vedere. Ti avrei dato il mio nome, ti avrei lasciato il mio cuore, e invece lì dentro sei rimasto, in quel muscolo vecchio che palpita sempre più piano, in quell'illusione che è ormai solo il ricordo di un sogno. Animula vagula blandula ¹ (in memoria di Adriano) Rivestita di un abito consunto, con le toppe degli anni trascorsi, fra poco nuda resterai, solo spirito, essenza incorporea. Liberata dal peso della terra, fuggirai dal mondo, salirai nell'olimpo dell'universo, ritornerai nel tempo infinito. Nessun giorno, nessuna notte, né gioia, né dolore, né fame, né sete, solo luce che ritorna nell'eternità. ¹ Omonimo titolo della poesia che l'imperatore Publio Elio Traiano Adriano (24 gennaio 76 - 10 luglio 138) scrisse lo stesso giorno della sua morte. La domanda S'alza un velo di polvere, un ragno fugge disperato fra le tele mosse dal vento, la mano corre a vecchi libri, a scrigni di sapere sdruciti dal tempo. Sillabari, tabelline, un po' d'algebra, un romanzo di Salgari, un dizionario e in fondo un quadernetto nero. Fogli a righe con una bella scrittura, ingenui temi con sdolcinati finali, e nell'ultima pagina un enigma, ancora insoluto, nonostante il tempo passato. Due parole, un quesito in attesa di una risposta che mai verrà: "E poi?". Sempre quelle, con cui chiuderò il libro di una vita. Il futuro che muore Lo sguardo di un bimbo che muore di fame, quell'altro fanciullo che s'appoggia alle grucce, le gambe divelte, gli occhi sconvolti, la morte di dentro e il dolore di fuori. Lunghe file parallele di bianche steli, piccoli tumuli di sabbia dispersi dal vento, nessun fiore che solo lacrime potrebbero dissetare. E' il futuro che muore, è la speranza che fugge, in questo mondo d'orrore. Lo sguardo Un attimo, un impercettibile battito di ciglia e subito l'immagine è sparita. Invano l'ho cercata, fra le foglie mosse dal vento, tra le nubi che si rincorrevano nel cielo. Nulla, solo la visione di un momento, un ricordo emerso all'improvviso, ma quel viso era lì davanti agli occhi, così vicino da toccarlo con la mano. Anonima figura di fanciulla, il cui sorriso, tanti anni fa, si è impresso nella mente con il pudore dell'innocenza che a lungo l'ha celato. Non era che uno sguardo, ma allora fu come uno scintillio di stelle che adesso, per un istante, hanno di nuovo brillato nel buio della mente. Il silenzio Immagini che prorompono dallo schermo, volti disfatti dal dolore, senza più lacrime, inermi falciati come messi mature, e ovunque distruzione, in un orrore senza fine. Bimbi dal ventre gonfio, mosche che ricoprono visi scarniti, occhi vuoti senza più speranza, una dimensione umana che rifugge dalla logica, un mondo ogni giorno morente di nera miseria. Comparse dell'ennesima recita della civiltà, numeri senza valore, atomi dispersi nel vortice cosmico secondo un copione che la regia del potere ha così ben disegnato dall'esser sempre attuale. E su questo massacro di vivi, su questo storpiamento di fratelli, lontani da cuori troppo pingui di indifferenza, regna sovrano il silenzio, un'assenza straziante di suoni, un urlo senza voce, una disperazione infinita. Un giorno alla fontana Ella scendeva alla fontana, esile figura di giovinetta acerba ed io la rimiravo, estasiato da tanta grazia e beltà. L'acqua gorgogliava un canto antico che parlava di elfi, di gnomi, di fanciulle addormentate nel magico sogno di una gioventù libera da vincoli e da orpelli. Il sole in cielo splendeva radioso e conferiva alla scena ottici riflessi fra il verdeggiar del bosco. Si chinò, raccolse l'acqua nell'orcio antico e così facendo rispecchiò la soave immagine che impressa rimase nella superficie appena increspata, poi passò dinnanzi, senza volgermi uno sguardo e lesta ritornò alla dimora sua. Di certo non rientravo nei suoi sogni, nato servo, ma con cuore e sentimenti d'ogni uomo. Raccolsi l'acqua in cui s'era specchiata per conservarla nell'illusione di poter ancora rimirare l'immagine della sua bellezza. E continuò, così, il mio esser nel sogno d'una vita disperata, ove la realtà di quell'amore mi sarebbe stata negata, sempre restando impressa nella mente quella figura leggiadra di un giorno alla fontana. Poesia Ritmate parole che sgorgano dal cuore, immagini dell'anima che incidono il foglio, sospiri amorosi, a lungo repressi, che sgorgano impetuosi, dilagano sulla carta, s'allargano sulla scrivania. Son tormenti, ricordi d'un tempo, emozioni di un momento, sentimenti nascosti, sogni accarezzati. Senza ritegno, senza rispetto, ti prendono la mano, guidan la penna, reclamano un momento di gloria con la loro storia edè poesia. Il ritorno della primavera Lontano è ormai il sole scialbo dell'inverno e nell'aria pur fresca e cristallina del marzo s'accende di luce nuova il cielo non più opaco. Allunga l'astro le sue braccia calde a sfiorare la neve imbastardita da un tempo ormai alla sua fine e il miracolo del ritorno della primavera si rinnova. Tremuli s'affacciano alla vita dopo il lungo sonno i gialli crochi a corteggiar le primule ridenti, mentre il disgelo porta nuova voce al ruscello. In terra è tutto un fiorire, un tappeto di mille colori che s'intona con il limpido azzurro del cielo. Un suono, un altro, un altro ancora. Cantano le rondini la ritrovata gioia di vivere, una nuova gioventù che fa brillare gli occhi al vecchio che scalda le ossa al primo sole. Grida dal buio (dedicata alle piccole vittime della scuola di Beslan) In una notte buia sogno di madre lacerata dal dolore. Grida garrule, risi di bimbi in un giorno di festa. Prorompe un urlo e dall'ombra emergono piccole mani. "Ero là" Mormora un bimbo ignudo. "Ero là per imparare la vita e ho conosciuto la morte. Quanto ho gridato, quanto ho invocato il tuo nome, prima che mani crudeli spezzassero il mio esile fiore appena sbocciato." " Non ti invidio, mamma. Nel tuo mondo di odio non c'è posto per me. Ricordi quando sussurravo il mio affetto?" Occhi di madre, chiusi dal sonno, spalancati al ricordo. "Non te ne voglio, mamma, ma una sola cosa ti dico, ti grido: perché farmi nascere se sapevi che il mondo è così?" Un urlo nella notte, un risveglio affannato, il sogno finisce nell'amarezza del giorno che viene. Il palloncino Nel pianto che accompagna il palloncino sfuggito di mano c'è la delusione per un sogno svanito. Era lì, il pugno serrato, il sorriso estasiato di bimba che finalmente l'aveva trovato. Un sogno innocente, un gioco infinito. E ancor quando s'invola sempre più su, qualcosa rimane, non tutto è cessato, fino al risveglio del botto nel cielo. Tutto è finito, un incanto è sparito. Resta solo, inerte, un pezzo di spago nella manina, il ricordo amaro di un momento di sogno. Di un nuovo giorno e di uno passato Ai primi bagliori d'oriente si scosta il velo della notte, fra pieghe striate di buio. E' il canto, roco, del vecchio gallo che annuncia la tremula luce del nuovo giorno, fra stormir di foglie all'aria fresca del mattino e i variegati suoni del risveglio della natura. Non c'è più tempo per dormire, non è ormai il momento di sognare, si gira il calendario e già non è più ieri. Plenilunio Non un filo d'aria a muover le foglie del vecchio acero illuminato dalla luna. Una notte di luce riflessa a inondare di soffuso chiarore vicoli angusti, piazzette popolate solo da gatti in amore. Su una panchina due innamorati guardano le stelle e sognano giorni radiosi, volano tenui parole, mormorii impacciati, si stringono i corpi in un abbraccio improvviso, i respiri si fanno affannati. In un angolo, un vecchio barbone alza al cielo un fiasco e brinda alla luna, biascica parole che nemmeno lui sente. Tutto è quiete, in questa notte splendente. La fine di un giorno Rocce erose dal mare, sferzate dall'impeto del maestrale. Mute custodi della natura, a volte aspra, più spesso selvaggia. Volti seccati dal sole, abrasi dal sale. Reti stese ad asciugare, lucenti, in più punti strappate. La brezza porta profumi di coste lontane. Nell'incerta luce del tramonto una vela insegue gli ultimi raggi di sole. Poi le rocce, impassibili, sposano il mare al cielo, e dolce è abbandonarsi al silenzioso passo della notte. Ritorni Al primo pallido sole, alla luce che allunga il suo passo sulle tenebre della fredda notte, un lieve battito d'ali, un'ombra rapida, una fiondata fra le nubi, e già par primavera. Senza tempo Il silenzio della sera Risuona solo dei battiti del cuore. Musica che accompagna I giorni di una vita. Un'unica nota, un rintocco A volte lieve, a volte forte, Ma tante melodie. Senza tempo. Occhi solo per i tuoi, Mani appena sfiorate, Sogni che nascono per incanto E forte prorompe dal cuore Una melodia d'amore. Senza tempo. Albe accecanti di luce, Soffusi chiarori alla fine di un giorno, Lo sguardo corre oltre l'immagine, Un brivido serpeggia nell'animo Mentre il cuore si scioglie In una sinfonia di emozioni. Senza tempo. Amori disperati, soffocati, Tenuti dentro, Rimpianti per quel che non sarà. La mente corre invano a cercar l'oblio, Mentre il cuore galoppa e in un lungo gemito Il dolore stride come una corda di violino. Senza tempo. Il buio che avvolge tutta una notte, Oscurità di fuori, tenebre dentro, Gli occhi che inseguono invano la luce Nella lampada che per sempre si spegne. Un battito rado, sempre più lento, Stanco, un'ultima nota steccata. Senza tempo. Senso Antiche dimore, in mura sbrecciate l'erbaccia attecchisce. Di lontani fasti non restano che pietre, muto ricordo di un tempo che è stato. Erra invano la mente alla ricerca di un segno, di una traccia, di presenze ormai cessate, di ciò che nemmeno il sogno ormai vagheggia. E sgomento è il pensiero che un giorno anche di me non rimarrà che polvere dispersa dal tempo. Vagabondo E' lungo il cammino, polvere impalpabile che cela la vista, che penetra ovunque, anche negli anfratti del cuore. Lunghe notti con compagne solo le stelle e il canto del gallo che ti fa riprendere la strada. Una pozza d'acqua per rivedere il tuo viso, un vecchio giornale per ricoprirti dei fatti del mondo, il sorriso di un bimbo per ricordare il tempo che è andato. Neve, ghiaccio, sole opprimente, sempre imperterrito avanti, senza una meta se non la ricerca vana di te stesso. Melville Spumeggia il mare, s'inarca l'onda, mentre l'arpione vola a straziare il sogno di ogni giorno. Può essere una balena, bianca o nera non importa, può essere il desiderio di emergere dall'oceano di un' umanità tutta annaspante, protesa a un vacuo ed effimero successo. Il peggior nemico non è il vicino, non l'onnipresente ingrato fato, ma solo l'ombra che corrode il giorno, che infierisce la notte, e che allo specchio rivela lo sguardo torbido dell'insoddisfazione. (dedicata a Herman Melville 1819 - 1891) La fine e l'inizio Un altro anno è finito. Scoppi di petardi, luci che illuminano la notte, mentre s'alzano i bicchieri fra torrenti di spumante e auguri rituali senza emozioni. Poi tutto tace nell'anno nuovo, i gatti riprendono possesso della strada ormai deserta. Solo un ubriaco gira a vuoto, con la bottiglia in mano a dimenticare un anno già passato e ad annegare quello già iniziato. Nell'alba che s'avvicina di soppiatto cade l'ultima illusione che un capitolo sia chiuso e uno nuovo si sia da poco aperto. La vita è sempre quella, il mondo non è cambiato, e il lontano rutto dell'ubriaco è il degno epilogo di una notte dalle speranze ormai remote. Quando sarà primavera… Quando sarà primavera… Il primo raggio di sole scioglierà il freddo dentro di noi. Mesi di attesa nel buio disegnato da orride mani lorde di sangue innocente. Quando sarà primavera… Le tenebre dell'ignoranza saranno squarciate dalla luce imperiosa dell'amore. Si capirà di non aver mai vissuto per la ferocia di pochi e la debolezza di tanti. Canti silenziosi di anime liberate riempiranno corpi affrancati, cacceranno schiavitù primordiali. Gli occhi vedranno come mai videro, le orecchie sentiranno come mai udirono. E in un mondo nuovo di uguali con ritrovata dignità e coscienza di esistere, l'unica fame che rimarrà sarà quella del sapere il perché di tante vite gettate al vento, di tanti dolori e miserie inutilmente patiti. Quando sarà primavera, fortunato chi la vedrà. Continua, intanto, l'infinito inverno dell'umanità. L'alba Mentre alla notte si chiudono gli occhi, s'alza insonnolito il vecchio sole. Le brume, lente, s'aprono a sipario sul nuovo giorno, fra il lontano canto di un gallo e l'ultimo verso della civetta. C'è un mondo che va a dormire e un altro che s'affaccia alla luce. Cessano i sogni della lunga notte nella realtà del battito del cuore di chi è a me vicino. L'assenza In quella capanna, in quella notte di Betlemme rischiarata dalla luce calda e lieve della cometa, io c'ero. Su quel monte di dolore, spaccato dal sole, con solo l'ombra sinistra di tre croci di legno, io c'ero. Sui campi di lance spezzate, di cavalli morenti, di corpi squarciati in tante inutili battaglie, io c'ero. Fra le doline fangose del Carso, fra mani scheletriche volte a cercare una vita ormai finita, io c'ero. Fra le rovine di Hiroshima, sotto il fungo che portava in cielo esseri inermi, esistenze di colpo fermate, io c'ero. E c'ero sempre, ancora ci sono fra l'umanità derelitta, affamata, con i deboli che soccombono ai forti, fra i malati nella carne e nello spirito, nei cuori che si spengono, nella miseria di un mondo sempre uguale, di speranze deluse, di sogni spezzati. E tu, uomo, dove sei? Solo le labbra Di una spiaggia deserta serbo il ricordo, di dune grigiastre battute dal vento, di un mare irrequieto che strappava la sabbia. In un giorno d'autunno, d'un cielo corrucciato, un incontro c'è stato e il ricordo sbiadito ogni tanto riemerge dalle onde del tempo. Due sconosciuti, soli nel mondo, a calpestar la rena bagnata, senza una meta e senza uno scopo in un arenile in disarmo. Bastò una parola, quasi dispersa dal vento, e in un attimo il cielo s'aprì nell'azzurro, il mare riprese il suo sonno sornione. Fu solo un istante, un bacio improvviso, una fuga dal niente in un sogno dorato, una vita vissuta in un solo momento. Mai più la rividi, mai più la cercai, nemmeno volli sapere chi era colei dalle umide labbra intrise di sale. Un nuovo giorno Si scioglie in una lama di luce il buio della lunga notte. Fuggono le tenebre, si nascondono fra gli anfratti, s'annidano nell'intricato sottobosco. Lontano, il canto rauco del vecchio gallo. S'interrompono i sogni, lasciano solo tracce che la mente, intorpidita, invano interroga. Un'auto che si avvia, qualcuno che fischietta per strada, persiane che si aprono, profumi di caffè e un nuovo giorno comincia. Ricordi sparsi Bolle di sapone svolazzanti brevi come un battito d'ala di farfalla, irrompono all'improvviso dall'oblio del tempo, a ricordarmi che la vita è solo un susseguirsi di momenti. Armonie Scivola l'acqua sulla roccia, saltella fra i piccoli declivi, rinnova il suono della vita che ritorna a dissetare gli esili fili d'erba che svettano al sole, appena mossi dal freddo vento delle cime. Un suono lontano fra una guglia e un anfratto, un'eco di immenso che avvolge la valle, s'addentra nel bosco di pini, canne d'organo di una sonata che chiama all'eternità. Brevi rintocchi di campanacci si perdono nei pascoli, un contrappunto di serenità, in un concerto di irripetibili armonie. Dall'alba al tramonto Si sbriciola il tempo in brandelli di vita che se ne vanno. E lungo questa corsa dall'alba al tramonto risuonano i passi, che lasciano impronte cancellate dal vento. Una cartolina da Capri Ritrovata fra le vecchie cose, velata da un filo di polvere, un mare azzurro nel tramonto, con i faraglioni a guardia del paradiso. "Ricordo di Capri" porta scritto e sul retro l'inchiostro sbiadito come il ricordo di un amore lontano, abbandonato nella soffitta della mente. Quanto tempo è passato nemmeno so. Lei andò a Capri di certo non sola, ma il tormento di non esser con me si sfogò in quella cartolina: " Un ultimo saluto. Marina". Un nome e riemerge un'immagine, un contorno sfocato di donna senza volto, ma l'emozione ritorna. Un solo attimo di intensità, una luce che si accende e subito si spegne, in un ricordo di nuovo lasciato alla polvere del tempo. Silenzio, si gira Uno strillo, un acuto, un vagito e il ciakè l'inizio di un nuovo, e mai uguale, film sulla vita. Scorrono le immagini, si susseguono le scene, il ritmo galoppa come un cavallo a briglia sciolta in cerca della libertà. L'attore e gli altri, spesso semplici comparse, recitano se stessi in un copione che si scrive e si legge giorno per giorno. Incanti d'amore, delusioni profonde, si srotola tutta una vita impressa sulla pellicola del tempo. Giorni troppo corti, scene troppo rapide, in un crescendo senza intoppi, fra gioie e dolori, vittorie e sconfitte. Poi, all'improvviso, tutto sembra procedere a rallentatore, come se la pellicola faticasse a scorrere. Risalta la monotonia, a sprazzi interrotta da ricordi sempre più evanescenti, flash back che illuminano per un attimo l'opacità di stanche scene che si trascinano obbedendo a una trama già nota. E l'attore annoiato attende che compaia l'ultimo fotogramma, quel "The end" che porrà fine alla sua ormai insopportabile fatica. Illusioni e delusioni Sciacquature di piatti, parole gettate lì per riempire il vuoto di un tormento. Inutili sfoghi di un animo che non trova conforto nemmeno in un sogno degenerato in un incubo. Sono, perché respiro, vivo perché esisto. Il meschino fardello di voler esser certi che nel dopo si serberà di me il ricordo spalanca le porte del buio e nello specchio della verità vedo l'immagine contorta di un fallimento per non aver voluto essere me stesso. Nel tempo che rimane riprenderò la penna in mano per riscrivere il futuro, rimesso il logoro abito dell'umile che ero. L'istante Un battito di ciglia appena accennato, la goccia che si stacca dal rubinetto, un cuore che batte l'ultimo rintocco, edè già il dopo. (da "Nuovi percorsi espressivi") Malinconico autunno Fra la pioggia uggiosa che scende nel grigio opaco della giornata autunnale cala la malinconia per il tempo che è passato, per quell'unica primavera troppo presto trascorsa, bruciata dalla frenesia di correre inconsciamente incontro all'inverno. Tempeste del deserto A tratti si scosta il velo Sull'intimo senso di me. In un deserto freddo Di sogni smorzati, Di illusioni fugaci, S'alza la tempesta A spazzare un lontano ideale, Una fuga dal tempo Mai utilizzata, Un desiderio sempre soffocato. Un turbine improvviso, Un vortice di rifiuti di parole, Un'esplosione di rabbia repressa. Nemmeno il tempo che la luce Lasci il tempo alle tenebre E la tempesta è cessata. Nulla più resta, se non l'impalpabile Polvere dei sogni gettati. Il coraggio Brume fumanti, vorticose di accidia, urla strazianti che si perdono nel vuoto. Lontani viali ove la sera vibrano cuori in speranze d'amore spesso deluse. Stomaci vuoti che brontolano la fame, occhi spenti nell'agonia di una vita. Sul tavolo restano gli avanzi del pasto, cibo per cani, rifiuti da pattumiera. Un mondo che vive soffrendo e che della morte ha sempre il volto ogni giorno. Uomini ammalati di voracità, segni decadenti del nulla che li accompagna. Là si attende il trapasso, ultimo atto di una commedia con troppe comparse e pochi registi dietro le quinte. Folto pubblico che s'indigna, scalpita, ma poi esce desideroso della solita pizza. Ci vuole coraggio, e non per morire, perché dopo tutto è finito. Per vivere, invece sì, nell'abitudine della morte d'altri, già morti da quando son nati. Ma l'ultimo giorno sarà per tutti uguale. Fra poco il riposo Già si allungano le ombre in questo scorcio di pur tiepido autunno. Le vecchie querce s'apprestano al riposo, come le siepi di bosso, ancor più raccolte a proteggersi dall'imminente gelo. E' tutto un tripudio di tenui colori che staccano dal verde dei prati del grande parco, bello come sempre, ma ora più intimo, più naturale. Là le canne indiche svettano con gli ultimi fiori, qua rosseggiano gli aceri indomiti, più oltre gorgoglia il ruscello, fra un mare di umili, ma impavidi settembrini. E' l'ultimo canto dell'anno, è l'ultima visione di un paradiso, prima del lungo rigido sonno. Melodia dell'anima Zeffiri, carezze d'aria, profumi di terre lontane, canti di bimbi al tramonto. S'affaccia pallida la luna sulla natura avviata al riposo, sul mare che sommesso s'adagia sul letto di rena. Ultimi voli di gabbiani, impronte di passi sulla sabbia, si scioglie il giorno nella quiete della sera che lambisce il cuore. Sogni smarriti, ora ritrovati, prorompono dall'anima con la melodia di un canto lontano. Un suono sconosciuto, note vibranti, immagini impresse nella mente, ricordi, parole, emozioni passate, un'armonia struggente a cui dolce è abbandonarsi. Il quarto stato (dedicata a Giuseppe Pellizza da Volpedo - 1868 - 1907) Insieme, uomini liberi, la fronte al vento. E' una marcia ritmata dai passi sicuri Di chi più non ignora la verità. Uguali nascemmo e uguali sempre saremo. Ovunque c'è terra, ovunque splende il sole, Mai più oppressione, mai più dolore. Il mondo è di tutti e non di pochi, La ricchezza è il procedere uniti, E' percorrere questa strada verso la vita. Sogno Ombre lunghe segnano i passi Di un viaggio ignoto incontro A un sole palpitante, Che si affaccia su un mondo, Che all'incedere sicuro restituisce Un soffuso suono di cornamuse in festa. E' una moltitudine che avanza, Innalza le braccia a raccogliere Il calore di un astro nuovo, Nel sorgere di una diversa umanità. S'inebria la gente in questo cammino; Fianco a fianco, viandanti ignoti E pur così vicini, lungo la strada Che li porta all'eternità. L'umile Vestito del suo abito spoglio, sommesso nel parlare, quasi invisibile nella moltitudine, l'umile percorre in incognito l'impervia strada della vita. Mai un sobbalzo, nessun volo, sempre e solo se stesso; nulla chiede, se non di essere obliato. E quando se ne va, resta solo l'urlo muto del suo silenzio. Aeternum Scivola lenta l'onda Fino a morire sulla spiaggia. Non è un suono questo del mare Che si infrange sul basso fondale. E' un lamento, malinconico, di un eterno nascere e morire. Zitta, la luna guarda sorniona, si specchia nell'anima di queste acque che mormorano l'ultimo canto di un vecchio gabbiano dalle ali stanche. Due innamorati si rincorrono sulla spiaggia. La vita continua, come sempre. Rapito dai sogni Buio di una notte Senza luna e senza stelle, Il sonno greve mi lascia Inerme alla mercé dei sogni. Immagini confuse mi assalgono Spiano la mia mente assopita Si rincorrono senza posa Reclamano l'attenzione Che il tempo ha soffocato. Mi trascinano in un vortice Di date passate, di epoche dimenticate. Si scaricano i ricordi Nei neuronici microchips, Si confonde l'oggi con l'altro ieri, Memorie contorte, affastellate, Si liberano, traboccano, Soffocano il presente. Rapito dai sogni, Ritrovo me stesso Nella certezza del passato. (da "Nuovi percorsi espressivi") Cadeva la neve Abbracciati sotto il lampione, coperti dai larghi fiocchi, il respiro breve e affannato, fummo come un unico fiore che spuntava il freddo dell'inverno ad annunciar la primavera. Andante con brio, adagio Risacca spumeggiante a infrangersi sugli scogli. Gabbiani picchianti fra le onde. Stridii dispersi dal vento. Nella calma della sera l'albatro s'invola, le ampie ali spiegate, e dalla brezza si lascia cullare danzando fra le stelle. Il suo volto Era la mezza di una notte luminosa Come il tuo viso che mi sorrideva. Avevamo riso quella sera di cose Che non ricordo perché l'importante eri tu. Mi proponesti di uscire, di andare a cena In quel paese oltre il fiume che solo tu conoscevi. E già seduti al tavolo, fra un cameriere Con una torta spiaccicata in volto E una vecchia signora dalla veletta nera, Dovetti alzarmi per appartarmi in bagno. Ritornai ed eri sparita. Domandai e non mi fu risposto. Corsi fuori in una notte all'improvviso buia Popolata da una moltitudine vociante, Tra pianti di bimbi e risate di adulti senza volto, Fra cui invano cercavo il tuo. Il paese era diventato una città di palazzi grigi E chiese imponenti che più non riconoscevo. Correvo, correvo e l'immagine del tuo viso Lentamente sfocava fino a perdersi nel buio. Fu allora che la folla sparì, che il clamore cessò E che solo un lento rintocco di campana Mi condusse con le prime luci dell'alba All'amaro risveglio della realtà. Dal letto, coperto di sudore, nello specchio Non vidi che il mio volto incredulo, Non sentii altro che il freddo vuoto di un sogno. (dedicata ad Antonella che un giorno di ottobre ci ha lasciato per sempre) Noi Esili trame disegnate dal tempo, s'intrecciano le nostre esistenze. Ci sfioriamo, spesso ignoti, in uno spartito che ci vede note a volte dissonanti, ma nell'insieme parti, inconsapevoli, della grande sinfonia della vita. Pianto silenzioso Le voci del bosco, fra le tenebre di giorni Senza sole, senza un esile filo di speranza. Parlano le piante, verbi che non sentiamo, Pensieri profondi che non accettiamo. Sussurrano meste di tanto tempo fa, Di un mondo che par fiaba ormai dimenticata. Di quando l'armonia regnava sovrana E l'uomo parte era della natura. Di storie di ordinaria tranquillità A cui nessuno ormai presta orecchio, Né può credere che sia stata realtà. Disarmonia che ormai tanto è radicata Da passare del tutto inosservata Fra quotidiane carneficine, scempi di inermi, Indifferenza dei più, spesso solo fastidio. Piange il bosco in silenzio la fine di un sogno, Racchiuso nel palmo di una mano Che l'ha lasciato cadere, a frantumarsi Su aguzze rocce di egoismo Dissetate solo dal sangue dell'empietà. Senza speranza, senza più dolore, Dacché l'uomo ha rinunciato all'amore. (Da "Nuovi percorsi espressivi") Preghiera di un orfano libanese Mamma, perché mi hai lasciato? Non mi resta che polvere E il ricordo sono mani fredde Stese sul mio viso. Era un giorno come un altro, Nella quiete assolata del meriggio, Quando il falco della morte E' piombato sul villaggio. Mi hai stretto forte a te, Mentre il sibilo del terrore Assordava le orecchie E nemmeno si riusciva a pregare. Mamma, perché mi hai lasciato? Niente più sorrisi di fronte ai miei occhi, Solo macerie, rovine, sofferenza dilaniata In una terra senza amore, senza pietà. Il vento caldo del drago ci ha avvolto, Un urlo disperato, il tuo, Un pianto senza lacrime, il mio, Mani fredde sul mio volto. Grida all'intorno, braccia che mi avvolgono, Che mi strappano a te, carezze rudi Che invano imitano le tue. Più non ci sei, ora lo so. Mamma, perché mi hai lasciato? (dedicata agli orfani di ogni guerra) Soffio di vita Lande desolate Dentro l'animo. Desiderio d'amore Soffocato dalla solitudine. Cieli senza stelle, Notti senza sogni. Una morte lenta, Giorno dopo giorno, Da che te ne sei andata. Mai lo saprai, Ma tu della vita mia Il soffio sei stata. Era mio amico Ora che il clamore si è sopito, ora che i peana della maldicenza sono soffocati nell'oblio, rimane solo il ricordo di un animo puro, di strade percorse insieme, di sogni mai realizzati, di un amore muto e impossibile che ti ha tolto la vita. Nella mente resta il tuo sguardo assorto, la tua gioia per la mia gioia, il tuo dolore per il mio dolore. E a chi mi chiede chi eri, e non potrebbe capire, rispondo solo: era mio amico. Divina natura Nuvole d'oro nel cielo del tramonto, riflessi violacei iridescenti nella penombra che lenta s'allunga a riprendersi il mondo. S'alza una musica lieve, un sogno di violino, un'eco lontana di cornamuse che richiamano epoche passate, di pastori erranti con greggi dirette agli ovili sicuri. Piange il mio cuore,è un singhiozzo muto Che rintrona solo dentro di me, nella malinconia Che s'accompagna a ogni finir del giorno, a quel ritorno alla casa dell'anima. Stille, lacrime come goccioline di rugiada, s'asciugano leste alla brezza della sera, si spengono come ogni giorno che muore. Strano settembre Strana stagione con un sole che ritorna Dopo giorni di riposo dietro le nubi. E il caldo del mattino è la misura Per dir che l'estate ancora è qua. Sconcertati gli alberi, ormai inclini A lasciarsi andare al lungo sonno. Una lucertola fa capolino nel muro E assorbe quel calore che quasi aveva dimenticato. Hanno spento i motori, rinviato il viaggio I migratori che sempre danno il tempo. E un vecchio stanco s'invoglia a una botta di vita Prima del salto nell'oscurità. Mater dolorosa Mosche affamate, parassiti denutriti, s'aggirano fra ombre di uomini. S'affacciano vecchi con denti sgangherati, pianure sconfinate di dolore, rintocchi di campane spente. Banchettano altrove con le anime degli illusi dalla fede. Parole, solo parole per chi non ha nemmeno orecchi per ascoltare. C'è un'umanità dolente che alimenta l'opulenta società. I cannibali, mai sazi, s'ingozzano di vane promesse. E in una capanna guaisce una madre stringendo al petto il frutto troppo presto avvizzito del suo inutile amore. Lieve Una piuma portata dal vento, una parola sussurrata all'orecchio, una carezza che sfiora il viso. Quanto sa esser lieve la vita, fragile come un calice di vetro, a volte amaro, un fiele che morde dentro, altre un'ambrosia divina da suggere, lentamente, da trattenere il sapore sulle labbra. Gioie di oggi che sono il dolore di domani, minuscoli frammenti di felicità che fanno guardare avanti volgendosi all'indietro. E ricordi che affiorano, emozioni che si rinnovano, in un tempo che par lungo, ma non è che un istante, un guizzo di luce nell'immenso dell'eternità. Un giorno, forse Di fresche e limpide acque. Di calmi ruscelli che lasciavano La madre dei ghiacciai per crescere Tumultuosi come ragazzini vivaci. Di cieli tersi, di notti stellate Con il profumo della quiete. Di cime silenziose svettanti Nel blu senza mai fine. Di boschi ombrosi, Di risa gioiose di bimbi, Di cicaleccio di donne, Di gorgheggiare di ignoti cantori. Di questo, che non fu mai il mio mondo, Ma che l'alito del tempo Tramandò ai posteri, Ho il rimpianto. E se non fu, perché Non potrebbe essere? Risvegliarsi nella dolcezza dell'amore, Guardare un unico cielo, Avere un'unica anima, In un sogno diventato realtà. Così, un giorno, forse. (Da "Nuovi percorsi espressivi") Concerto all'alba Fugge il buio all'improvviso. Esplode tutto il cielo a oriente. Calde braccia di luce si protendono Sull'erba umida di rugiada, Accarezzano i fiori ancora addormentati. S'alza una brezza leggera, nulla più di un refolo di vento. Lieve s'insinua fra i rami, sfiora le foglie e quasi in punta di dita suona l'andante maestoso della natura. Sera Si stinge l'azzurro del cielo Nelle ombre che diradano la luce, Mentre lieve s'alza una brezza Di profumi muschiati. Cede il sole il suo passo A una ancor diafana luna Ed ecco arrivare la sera. Il lamento di un pagliaccio stanco Risate sorde alla vita, lazzi ubriachi di verità. E il cuore che invecchia senza che nulla cambi. Far ridere gli altri, piangendo se stessi: un magico potere che nulla può se non restituire un'immagine beffarda allo strazio del corpo. Tu fosti due e nessuno. (da "Nuovi percorsi espressivi") Goccia di mare Goccia di mare portata dal vento. Fermata sul dorso della mano. Trasparente effimera perla Racchiudi immagini di lidi lontani. Di lunghi palmeti che ombreggiano La sabbia dove distesa guardi il mare. Di bianchi gabbiani a cui affidi Il tuo messaggio d'amore. Dei tuoi occhi, malinconici Per la lontananza, Per l'insuperabile oceano Che ci unisce e ci divide. Una stilla mossa dal cuore riga il tuo viso E lenta scivola in mare. Sale su sale, amaro è quest'amore Fatto di niente, di cieli grigi, Di mani invano protese A realizzare un sogno, Mentre il vento asciuga L'ormai vinta goccia di mare. Piccoli delitti Emozioni soffocate, illusioni abortite. Giorno dopo giorno speranze tradite. Tremule fiammelle spente dal vento della realtà. Il dolore di volgersi all'indietro Vedendo solo croci spezzate. Il terrore di non riuscire più a guardare in avanti. Uno stillicidio di piccole morti, di microuccisioni, ferite che non si rimarginano e che ti fanno conoscere la morte, dentro. (da "Nuovi percorsi espressivi") Lassù Torrenti spumeggianti a precipitar in forre oscure, boschi ombrosi a risalir gli impervi pendii. E lassù torri granitiche, guglie svettanti nel cielo a raggiunger le stelle, a protendersi nell'immenso. Ovunque il silenzio, tranne il brusio del vento. Saper ascoltarlo, sentiresti il sospiro del creato, vedresti oltre il tuo animo, al tempo stesso spaventato ed estasiato da tanta bellezza. Ti sembrerà di essere al centro dell'universo, una minuscola meteora che finalmente brilla di luce propria. E per sempre lassù il tuo cuore lascerai. Metamorfosi Solo il sussurro del vento Nel vecchio bosco ombroso. Profumo di resina ambrata. Giochi di luce fra le foglie E lontano il gorgoglio di una fonte. Musica della natura, canto del creato. Note staccate per magia ricomposte. Concerto di sogni che avvolgono l'animo. E allora tutto si anima. Il vecchio larice danza ondeggiando i rami, Saltellano all'intorno funghi vermigli. Gorgheggia ora la fonte, in un crescendo di toni, Per esplodere nel fragore di una cascata. E' stato un attimo, una frazione d'istante, E la mente rapita ha udito e visto La magia del creato. Tutto tace, nessun suono. Resta solo, sempre più lieve, Il toc di una goccia che cade da un petalo, Piegato da un ultimo guizzo del vento. (Da "Nuovi percorsi espressivi") L'ultimo requiem S'alza il fetore dei morti Dai fiumi ribollenti di sangue. Fiamme, ovunque fiamme, Sotto un cielo appestato di fumo. Grida strozzate, rantoli rauchi, Corpi scossi dagli ultimi tremiti. Dimenticato è il canto degli uccelli, L'amichevole buio di una notte quiete. La chiamano guerra questo massacro Senza senso, senza scopo e pietà. Su tutto s'alza il fragore delle esplosioni Nel rosso di un cielo che piange Calde lacrime di linfa vitale smarrita, Che dimentica l'alba, senza più tempo. Lontana, soffusa come un'eco smorzata, giunge una nota, poi un'altra ancora, un pizzico di corde d'arpa, grave e dolente, un requiem dedicato a tutta l'umanità. (da "Nuovi percorsi espressivi") Polle d'acqua Polle d'acqua fresca, nel bosco di lecci, ombre di memorie. Specchiarvi il viso, veder riflessi gli occhi di un bambino fra le grinze di un adulto. Ritornare a un'epoca rimasta solo un sogno nella mente, a corse spensierate fra verdi prati e bianche strade impolverate. Il petto ansante, l'arsura delle labbra, la voce della mamma che mi chiama, tutto il mondo davanti a me. Serenità, fiducia, speranza, ormai tramontate in questa mente stanca. (da "Nuovi percorsi espressivi") Dedicata In un mondo di vile opulenza, Di ricchezze intrise di sangue, Di immoralità diffusa, Di religioni che tacitano Le coscienze dei rapaci E che lasciano alle prede Inutili parole di speranza. In questo mondo di empietà, Di vittime inermi sacrificate Sull'altare dell'odio prezzolato, Dimenticate in ghetti di sporcizia, Soffocate dai morsi della fame, Sfinite dalla sofferenza di esistere, Va il pensiero nel giorno che trapassa, In quel limbo di luce che preannuncia Le imminenti tenebre di una notte senza fine. A te, piccolo innocente fanciullo Che succhi tracce di latte dal Seno avvizzito della mamma, Conteso già dalle mosche Che pregustano il banchetto. A te inerme vittima di uno Dei tanti atti di umana follia, Sparito nel nulla, senza sapere il perché. Madri che piangono la disperazione Per ignote fini volute per la stolta Incapacità di comprendere che La perdita anche di uno è la Sconfitta di tutto,è il trionfo Della barbarie sulla civiltà. A noi, che siamo ormai usi Ad accettare il male come necessità dell'uomo, L'unico pensiero che mi passa per la mente E' che la vergogna ha il senso Di un peccato senza nessun piacere. Al vespro S'accheta il villaggio Nel sole che cala E s'appresta al riposo. Osterie assonnate Che s'aprono alla sete Di uomini stanchi del giorno. Piazzette che si riempiono Di bimbi festanti, Di mormorii di donne, Di parole sussurrate Che rapide corrono Di orecchio in orecchio. Lontano il suono di una campana. E' l'ora del vespro E nere vecchine s'affrettano. Sul sagrato s'apre la porta della chiesa Ad accogliere quel che resta del giorno. Il tempo di una preghiera e giàè sera. (da "Nuovi percorsi espressivi") Utopia Nel fitto del bosco una luce abbagliante, un impeto di vento che sfiora ogni cosa, un suono d'arpa che calma la tempesta. S'apre il fogliame a mostrare una radura, un angolo di pace chiuso agli occhi impuri degli uomini. E là, alla fonte che sgorga fresca, pura e trasparente come il cielo, una leggiadra fanciulla, di seriche vesti appena coperta, innalza un canto alla natura. Di un mondo parla, che è stato e mai sarà, di un'epoca felice in cui tanto esisteva la pietà, di quando l'esser uomini era il dolce vivere senza rancori e senza poteri. Son note leggiadre che si spandono nell'aria, una brezza di pace, di sconosciuta serenità, un sogno che non sarà mai più realtà. (Da " Nuovi percorsi espressivi") L'isola felice Nessuna burrasca, solo brezze leggere. Lenta l'acqua s'accosta alla riva, ribagna la sabbia con una carezza. Non c'è giorno senza sole, non c'è notte senza stelle. Lunghi voli di gabbiani, solo la musica della natura. E' l'isola felice, dentro di me. (da "Nuovi percorsi espressivi") Senza luce Penombra di complicità, occhi che non vedono, sensi che si accentuano. Corpi che si sfiorano, mani che dolci si stringono, nessun suono, nessuna parola. Solo i respiri a tratti affannosi. Sospiri a stento trattenuti, Dita che scivolano sui corpi. Intorno il buio, nel fresco della sera. Ombre che si intrecciano, si uniscono. Cuori che battono insieme. Giorni Giorni che passano, ore che fuggono, albe che si rinnovano. A volte i cieli sono azzurri, più spesso imbronciati in un grigio uniforme e drammaticamente piatto. Un occhio al passato, nessun pensiero al futuro, e il presente è già ieri. In questo pellegrinaggio senza una meta, senza uno scopo, scorre il tempo. Più l'alba si allontana, più vicino diventa il tramonto. Come sul mare si ravviva il blu di fiamma, tanto vorrei che il consueto grigiore rilucesse per una volta dei bagliori del sole. E la notte sarebbe meno buia, non farebbe più paura. (da "Nuovi percorsi espressivi") La sete Cielo di piombo, non una nube, non un filo d'aria. Senza pietà il sole dardeggia, ingialliscono i fili d'erba, s'aprono crepe nella terra riarsa. Calura opprimente che s'alza dal suolo, miasmi d'aria putrefatta, deserto all'intorno. Non sabbie roventi, né alberi contorti, arsure senza conforto, cuori inariditi da anni di colpevole indifferenza. Altrove deserti di sale, lande siccitose percorse da scheletri pezzenti. Qua acqua a profusione, automi imbellettati che girano senza scopo. Là un pasto è la felicità. Nel mondo dei fortunati si disprezza anche il cibo e l'unica sete è quella di un amore dimenticato, gettato troppo presto fra i rottami della civiltà. (da "Nuovi percorsi espressivi") Gocce Gocce di pioggia, lungo i vetri, sulle foglie, sui fili del bucato, sul tuo viso, fra le lacrime, su parole che furono d'amore. Chiarore in un buio lontano Il lume, che la tremula luce invano nasconde pur nel chiaroscuro della stanza, apre le porte del ricordo. Si precipitano infuocate le immagini in una turbolenza che invano cerco di frenare. Volti antichi, visi recenti, si affollano intorno, reclamano ascolto, e io, chiusi gli occhi, riapro allora il mio cuore. Erano lì e non lo sapevo, ora sono qua , voci lontane di un mondo oltre i confini, vite di altri che ho fatto mie. Di colpo s'apre la finestra. Forse il vento che entra furioso, s'avvinghia ai ricordi e lesto se li porta via. C'è freddo all'intorno, di ghiaccio è il mio cuore e la mente, vuota, s'aggrappa al presente. (da "Nuovi percorsi espressivi") Confini Reticolati contorti. Spesse mura di cemento. Un segno sulla carta geografica. Un invalicabile ostracismo. Ragioni che prevalgono sul cuore. Sottili linee d'ombra Che corrono zigzagando nella mente. Confini. Un mondo di confini. Un'umanità confinata. Una diversità voluta. Una barriera che ci ripara E che ci rinchiude. Confini anche dentro di noi. Cuori divisi, emozioni soffocate. Confini, eutanasia dell'amore. (da "Nuovi percorsi espressivi") Canto di terre lontane Questa sera si scioglie la luna In mille rivoli di lacrime stellari. Risuona l'universo di Un canto di terre lontane. S'alzano le note da ignote voci, Da genti sperdute nel cosmo, Da civiltà lontane anni luce E forse ormai scomparse. E' il rimpianto per quello Che avrebbe potuto essere e mai è stato. E' la struggente nostalgia di un mondo più umano. E' l'ultimo lamento di una civiltà morente. (da "Nuovi percorsi espressivi") O sole mio Caruso la cantava, mentre dalla miseria la gente fuggiva. Poche cose nel fagotto, stretti sottocoperta, puzze di sudore, una cosa sola cercavano: il sogno di un mondo senza fame, dove la povertà fosse solo un ricordo lontano. E i bastimenti partivano, qualcuno affondava, ma Caruso sempre cantava. Sono passati gli anni, Caruso non c'é più, son rimaste solo la canzone e tanta fame. Altri bastimenti partono da spiagge africane, altre genti, stessa fame. A terra arrivano in pochi E l'unico canto è quello del mare, un lamento sommesso, un pudore celato, per chi dalla vita ha avuto solo dolore. (da "Nuovi percorsi espressivi") Viale dei glicini Rifugio degli innamorati, passeggiata giornaliera dei cani, bambini vocianti all'ombra dei vecchi tronchi nodosi. Ristoro d'estate dalla calura, riparo dalla pioggia d'autunno. Ricordo di un viale che, come la mia gioventù, ormai non c'è più. Corrono le auto, sfrecciano fra nubi bluastre, là dove il profumo dei fiori inebriava il corpo e la mente. Sgomita il progresso, seppellisce ogni cosa, non restano che ricordi annebbiati dal tempo. Ci sono Ci sono voci lontane Soffocate dal dolore. Pianti di bimbi annichiliti Senza più disperazione. Occhi che nemmeno più Hanno lacrime. Giorni senza albe, Senza tramonti. Orecchie che più Non sentono i lamenti Di un'umanità dolente Senza ormai speranze. C'erano uomini, un tempo. Ora ci sono solo spettri Che si rotolano Nel fango della miseria E spettri che banchettano Con gli ormai inutili cuori. (Da "Nuovi percorsi espressivi") Intimità Sbiadisce il giorno, Calano le ombre, S'accende il lume. Crepitano i ciocchi Nel vecchio focolare. Assise sulle sedie, Appena rischiarate dalle fiamme, Mute figure si guardano negli occhi, Mani che si sfiorano, Tenui carezze su volti raggrinziti, Nel calore di vecchi cuori. Fuori il buio, Dentro la luce. (Da "Nuovi percorsi espressivi") Il silenzio del cuore Confini, mute pietre Poste sul cuore. Intorno il mondo Degli altri. Ossa che si seccano al sole, Pianti di bimbi affamati, Sangue che inzuppa la terra. E' il mondo degli altri. Nessuno è solo, Nessuno è un altro, In questo cupo silenzio del cuore, In questo mondo senza amore. (da "Nuovi percorsi espressivi") Ricordati di me Quando nel buio della notte Cercherai il sonno ristoratore. Quando le ore sembreranno Lunghe e interminabili. Nelle giornate di guardia Sotto il sole cocente. Nelle latrine immonde Solo con il tuo bisogno. Davanti a una bottiglia Di birra ghiacciata. Mentre sfogli l'ultima E sempre uguale rivista Pornografica. Quando ascolti il sermone Domenicale in mezzo agli altri. Quando, se ci riuscirai, Tornerai al tuo paese per dire A tutti "Io là c'ero". Ricordati di me, Di quel bimbo Disperato che urlava Il suo dolore davanti Alla madre e ai fratelli Crivellati di colpi. E tu ridevi, soldato yankee, Ridevi e guardavi. Non ho più lacrime, Non ho più dolore, Non ho più nulla. Solo, come te, Io con la memoria Di un orrore senza fine, Tu con il ricordo Di quel giorno. (Iraq - 2006) (da "Nuovi percorsi espressivi") I migranti Radici spezzate, ombre vaganti nell'ignoto, ricordi soffocati da speranze. Nel turbinio della schiuma delle onde che li sospingono a riva, incontrano altra sabbia, strade polverose, nuove schiavitù. E allora inseguono nella notte stellata la luna, i pensieri ritornano alla casa lontana, mentre le lacrime restano la loro ultima libertà. Schiavi foste e solo sarete, in un mondo senza umanità, in un cielo che non ha pietà. Nel cielo Fra le nubi che s'aggrovigliavano in cielo rincorrevo il tuo viso. E nella luce del tramonto il riflesso rosa di un nembo ricordava i tuoi capelli. Una giornata come tante, prossima a concludersi, ma con le braccia avrei voluto stringere a me il cielo, tuffare il mio viso fra quel nembo, aspirare il profumo della vita. Le mie radici Vecchie case, di mura sbrecciate, fra la gramigna che avanzava nelle crepe, pertugi di lucertole e di ragni, di un paese sconosciuto che riaffiora nella mente. E' il mio passato. Foglie d'albero avvizzite, rami contorti dagli elementi. E le mie radici che cercano invano un po' di quella terra che ora non c'è più. 2 Agosto 1980 Si frantumano i secondi, il tempo rotola lungo la china di un anfratto senza fondo, da cui il male è schizzato a ricoprire il mondo. Urla un bimbo grondante di sangue. Protende invano le braccia la mamma mentre crolla a terra con le gambe spezzate. Nella polvere che tutto annebbia s'alzano lamenti senza speranza, mentre anche il sole fugge inorridito. Sirene d'ambulanze, visi inebetiti, rotaie divelte, occhi sbarrati. Da un passeggino s'alza lo strillo lancinante dell'innocenza violata. (Dedicata alle vittime dell'attentato alla stazione di Bologna) Il vento del sud S'alza improvviso un alito caldo, soffia fra i rami, solleva la polvere. Lo scirocco è al fin giunto dopo tanta strada e seco porta lontani profumi di agrumi, aromi salmastri d'acque spumeggianti, canti di donne alle fontane. Si sporge l'orecchio ad ascoltare mormorii di voci che parlano di sole alto all'orizzonte, di piane infuocate percorse da greggi anelanti, di amori finiti o appena iniziati. E nei vortici di polvere par di vedere campi riarsi dormir sotto la luna, mentre un giovane innamorato s'abbandona alla melodia della sua serenata. Dea Ninfe di fiume Canneti vocianti Musica errante Del vento di Terre lontane. Sullo sfondo D'azzurro L'arcobaleno Contorna La nascita di Venere. Dea delle acque Dea della vita Protendi la mano Lo sguardo radioso Un invito pagano. E in questa visione M'immergo Ritorno al liquido Amniotico. Dea, nulla è Più reale del sogno. (Da "Nuovi percorsi espressivi") L'illusione Mi specchio l'anima in una pozzanghera d'acqua fangosa, a nascondere la verità che da tanto tempo conosco: la purezza è sfiorita al primo contatto con la realtà della vita. (da "Nuovi percorsi espressivi") Sorrisi Sorrisi, magici battiti di ciglia, sguardi radiosi che trafiggono il cuore ed esaltano la mente. Valgono più di mille parole, assai meglio di dolci poesie d'amore, aprono visioni di fulgida bellezza. Sorrisi, incanti di un momento, sogni ad occhi aperti, uno sprazzo di luce viva nell'opacità del giorno. La carezza Un brivido mi sovviene, una lontana carezza, la mano destra sfiorata appena dalle sue labbra. Un momento fugace, un istante impresso nella mente. Apro il palmo e fra i solchi indovino il suo viso, mentre il fremito invade anche il mio cuore. A tempo di valzer Delicate scarpine di velluto galleggiano sul pavimento di marmo rosso di Verona. Ritmano i tuoi seni con il respiro, mentre ti abbandoni alle note di questo valzer d'amore. Ad occhi chiusi volteggio con te, ti attiro, ti allontano, m'involo nel desiderio di stringerti, di farti entrare nel mio sogno. Non c'è più nulla all'intorno, ci siamo solo noi due e note lievi come candidi fiocchi di neve. Frammento di vita Il vecchio pesco sbocciò un solo piccolo fiore, si rattrappì, la chioma sfogliata , le braccia secche ormai cadenti, e al fin morì dopo questo ultimo atto d'amore. Il giorno del giudizio Era un giorno come tanti, di una primavera che sbocciava con i fiori, fra zefiri miti che soffiavano da un cielo terso di un azzurro profondo che tanto ricordava quello di mari lontani, di epoche passate in cui ancora l'uomo dialogava con la natura. D'improvviso, mille saette coprirono il sole , mentre la terra, tutta tremante, si squarciava, s'apriva a mostrar le viscere oscure, meandri contorti da cui presero a sbucare esseri informi, viscidi e squamosi, assetati di sangue. E fu lo scempio. Uomini che fuggivano con gli occhi sbarrati e le braccia troncate, teste che ruzzolavano fra i solchi rossastri, petti squarciati da cui l'aria fuggiva, corpi a brandelli, urla strozzate. Mani scheletriche uscivano dal terreno, afferravano le caviglie, bocche sdentate s'apprestavano al festino, mentre il cielo si tingeva di fuoco in un buio incipiente che tutto avvolgeva, soffocando la vita. Un sudario pietoso scese dall'alto a ricoprire il mondo e in esso mi avvolsi, le palpebre pesanti, stremato, senza più volontà, se non di chiudere l'ultimo capitolo della storia degli orrori dell'umanità. Infinito Bagliori di mondi lontani nel cielo terso della notte attraggono il mio sguardo di piccolo uomo attonito, uno schizzo di vita nell'eternità del tempo. No alla guerra Membra divelte, crani scoperchiati, cuori trafitti in petti squarciati, corpi ustionati, vite spezzate, riposano il sonno eterno del non ritorno alla realtà. Speranze, amori troncati, sogni soffocati da quell'unica tragedia che da sempre si chiama guerra. Finalmente uguali, finalmente soli, non li vediamo, non li sentiamo, ma il loro grido muto risuona nel cuore di chi ancora crede all'umanità. Mai più guerre, mai più infamie, mai più il sordido interesse di pochi, e non è retorica a dir che siam tutti fratelli, perché le roboanti parole sono solo di chi non ha pietà, di chi esalta i vuoti significati di patria e onore, comodi simulacri per rinnegare la verità. Non c'è che un popolo, non c'è che una terra, non c'è che una comune identità: la libertà d'essere tutti fratelli e uguali, e solo questa è l'umanità. Ieri (acrostico) I-l tempo vola e-passa tutto in fretta: r-estano solo ricordi, i-mmagini della nostra vita. Non c'è pace senza amore Sotto questo cielo, su questa terra, sogni che nascono, illusioni che si spengono. In questo mare, in queste acque, donde venne la vita, si sciolgono le lacrime di uomini senza più speranza. In questo fragore di guerre, in queste capanne di fango intrise di miseria, muore tutta l'umanità. Buona notte (acrostico) B-elle le ore che preludono U-n'uscita di scena di O-gnuno di noi per quest'oggi. N-essuno sarà del tutto contento di questa A-ttesa, N-essuno sarà però scontento che le O-re passino in fretta sperando in un dì T-utto diverso. T-utti bramiamo il futuro perché E-sso rappresenta ciò che non conosciamo. Colline Agghindate a primavera, come onde di mare, si perdono all'orizzonte. Lo sguardo spazia fra chiaroscuri degradanti, fra rotonde sommità, indovina il rosso antico di mura sbrecciate, coglie il lontano riflesso del sole contro un vetro di finestra, s'assopisce estasiato a sognare le curve sinuose dei seni della terra. Il violino Suonava il violino un valzer lento; abbracciati, la musica segnava il nostro respiro, scioglieva i nostri cuori. Poi lo strumento s'è zittito e l'incanto s'è involato. Tanto tempo è passato, il tuo volto s'è quasi smarrito, ma del valzer lento è rimasto il ricordo in un sogno ormai finito. L'amore del soldato Di fatti d'arme, di fragore di battaglie, di notti gelide nell'aria e nel cuore, di lunghi giorni d'odio esasperato, al finè questo il ricordo che serbo della vita. L'amore, un rapido amplesso con ancora indosso il sangue rappreso, nulla più di uno sfogo del corpo. Solo ora mi trovo e nella luce che cala sull'ultimo percorso della vita questo è il ricordo che mai avrei voluto avere. E dell'amore non resta che un sogno vagheggiato, con il rimorso cocente di non averlo mai realizzato. La mia libertà Non c'è denaro, non c'è ricchezza più grande della mia libertà. Non c'è gloria, non c'è fama che mi possa privare della libertà. Non c'è despota, non c'è carceriere che imprigioni la mia libertà, perchè questa è in me. Era d'aprile Era d'aprile e fra il rigoglio del giardino annaspava lo sguardo ad ammirare tanta bellezza. Fiori che s'aprivano al primo tepor del sole, farfalle svolazzanti e indecise da un calice all'altro, una pigra lucertola lungo il muro sbrecciato, un viavai di formiche fra i sottili fili d'erba, e nell'aria i primi bisticci di due uccelli innamorati. La primavera scendeva solenne sulla terra a riprendersi il suo trono e nell'idillio di una natura ritrovata splendeva il tuo sorriso. A me volgevi lo sguardo, per me eran le tue parole, su di me scivolavan lente le tue mani. Primavera era per tutti, risveglio di sensi, di sentimenti, di gioia di vivere, una stagione magica rivissuta insieme nell'autunno della nostra vita. All'amico di un tempo Ovunque sei ora, a te va il mio pensiero; il tempo è passato, ma ogni tanto riaffiora il ricordo di giorni di gioventù trascorsi insieme, di innocenti segreti reciprocamente svelati, di ideali comuni e mai affrontati. E' tanto che manchi, che quel filo steso fra noi si è spezzato senza sapere nemmeno il perché, ma per quanto mi volga intorno dell'amicizia ho solo il ricordo di te. Risveglio Di tante inutili ore non resta che il ricordo. Di giorni trascorsi con il freddo dentro e fuori, immersi nel bozzolo di solitudine che mi avvolgeva. Di inutili commiserazioni di me stesso, di notti insonni, di pianti senza ormai lacrime, di torpori in una vita senza scopi. Poi sei arrivata tu e il sole ha inondato la mia mente, ha scosso un corpo ormai esanime e mi ha risvegliato da un mondo senza tempo. Era un giorno qualunque Era un giorno qualunque, d'estate ardente e soffocante, fra una lontana eco di festa campestre e il monotono silenzio del meriggio assolato; era uno dei tanti, tutti uguali, ore incessanti di torpore sbiadito, di sogni appena abbozzati e subito rinchiusi nella mente inaridita; era la quotidiana follia di una solitudine senza speranza, senza più dolore, di una rassegnazione stanca, di un uomo che aveva dimenticato se stesso. I giorni dell'ozio Fra vecchi libri e mobili tarlati scende la malinconia del ricordo. Cala lenta l'immagine di un amore appena sbocciato, di un giorno d'estate che il tempo non mi ha mai scordato. Un sorriso lontano che riaffiora nella mente, un bacio di cui mi sembra ancora di sentire il sapore. Giorni troppo velocemente passati, così distanti da questi di ozio inerte, di polvere, da cui poco a poco mi lascio sommergere. (da "Percorsi espressivi") Notturno L'ultimo volo dei gabbiani al primo accendersi di stelle, mentre lenta l'onda s'affanna a raggiungere la riva e il vecchio faro lancia il suo raggio di luce a illuminare stanche strisce di mare. Scende la notte a rasserenare l'animo, inebriato dalla malinconia per un altro giorno che è passato. Ovunque Una porta che si spalanca sulla mente, un pensiero che guizza all'improvviso in una plumbea giornata autunnale. Come antiche saghe che colorano di immaginario la realtà, come un luccicante raggio di sole nel mezzo di un temporale. Nel fiore che s'apre all'alba che fuga le tenebre, nell'acqua pura di fonte che rispecchia il mio viso. Tale sei per me. Ali Ali che battono ritmicamente l'aria, folti stormi che s'involano verso il tepore di lontane mete, a segnare il passaggio di stagione. Già l'aria fresca del mattino annuncia il nebbioso autunno, le piogge incessanti e il declino della vita. L'animo si intristisce, il cuore s'acquieta, la mente invano segue il sogno di migrare. Non ci sono più ali, le mete s'allontanano, non c'è più voglia di volare. Per chi non c'è più Passeggiate lungo il fiume, vicino ai canneti gracidanti, alle ninfee bianche assediate da ingorde libellule, un passo dopo l'altro a parlar di noi, una sosta al vecchio salice a stringere i nostri corpi in improvvisi abbracci. Ricordi di un tempo passato, di giornate che mai avevano fine, di sogni ad occhi aperti, in una stagione senza tempo che solo l'improvviso gelo di una mano ossuta poté troncare. Ogni anno fioriscono le ninfee, svolazzano le libellule, ma il vecchio salice piange un ramo troppo presto spezzato. Paesaggio nella nebbia Scialbe nebbie scalano le colline rosseggianti di trifoglio in fiore, s'aprono allo sguardo piccoli borghi, chiazze di pietra vetusta nel verde umido delle valli, vecchie signore che il tempo ha segnato senza intaccare il tratto solenne e gentile. Sul sagrato del tempio, che intorno a sé tutto raccoglie, risa gioiose di bimbi s'accompagnano al rintocco della campana della prima messa. Nulla è cambiato: l'orologio dell'antica torre segna sempre la stessa ora, muto custode della sacralità di questo incanto. Dolce è la notte Un respiro accanto che mi culla, una mano che mi accarezza, un piede che sotto le coperte sfiora le mie gambe; nel buio m'accorgo che i pensieri fuggono, che le inconsce paure si zittiscono, che in un mondo anonimo c'è qualcuno accanto a me, per me. Dolce è la notte. Odissea Lenzuola di bianco cotone, che cullano il mio riposo di uomo che la burrasca ha disperso in mari lontani. Come onde mi sospingono a riva le tue mani, a quell'approdo che invano ho cercato nei giorni in cui più forte soffiava il vento delle memorie antiche. E ora una brezza, sussurrata con le tue parole, ha sospinto le bianche vele verso le chete acque del presente ritrovato. Scende la notte, non più buia, non più angosciosa: hai calato finalmente il sipario sul mio passato. Parole Parole, suoni articolati, toni concitati, persuasivi, strappi nel silenzio di ogni giorno, si rincorrono l’una dietro l’altra, si congiungono, s’acquietano fino a morire d’oblio, ma ci sono quelle che rimangono, che si scolpiscono nella mente, busti marmorei che ricordano angosce e dolori, gioie e felicità. Restano e ogni tanto par di nuovo d’udirle, come un’eco soffusa, ma talmente intensa che ricrea quelle emozioni d’un tempo lontano, ora così mai vicino. Il dono Rivedo il tuo silenzio, così espressivo, quel dolore tanto intenso che solo dagli occhi trapelava. Mi sembra ancor di udire quel lancinante urlo muto della diversità che ti opprimeva. Solo ora che ci hai lasciato ho capito quanto grande sia stato il dono che ci hai fatto: un’amicizia sincera senza l’ invidia per chi poteva vivere. Dal passato Come onde mute che si infrangono sulla riva affluiscono le immagini dal passato, fotografie che la mente sviluppa, ripropone in un disordine cosmico, sequenze ora vivide, ora artefatte. E quando la commozione stringe la gola, bruciano deformandosi come celluloide, si rifugiano negli anfratti ignoti del cervello, cenere su cenere della memoria inconscia. Silenzio Nulla, se non il battito dei cuori; ha una sua melodia questo silenzio, fatta di sguardi ammiccanti, di labbra che si dischiudono, si incontrano, si avvolgono. I sensi avvertono una musica che risuona solo dentro di noi. E intorno sempre questo magico silenzio. Sogno di una notte di fine estate Sogno di una notte di fine estate, le finestre appena accostate sbattono nel temporale che vince del tutto la calura. Il rumore del tuono s'accompagna alle visioni di mani lunghe e affusolate che m'attorniano ad accarezzare i capelli mossi dal vento. Mani ignote, unghie di rosso laccate, profumi di donna, sospiri del cuore, tutto che lasci pensare a una notte d'amore. Ma le dita diventano artigli, le unghie rostri che d'improvviso sulla pelle lasciano segni vermigli. Donne del passato, amori troncati, illusioni e delusioni si riaffacciano a darmi quei tormenti del cuore da tempo sopiti. Dalle vette silenti Dalle vette silenti scende freddo il vento dei ghiacciai, s'addentra nelle valli, penetra nei cuori, a portar purezze sconosciute. S'apre la vista su malghe fumanti, su prati cosparsi di ranuncoli, su cieli tersi animati da lunghi voli di aquile all'intorno volteggianti. Suona lontana una campana e l'eco diffonde il richiamo a una vita più umana. Stelle Gocce di luce nel buio della notte, effimeri sogni di tutti gli amori, tormenti dell’anima di un poeta, già alla luce del giorno svaniscono nella cruda realtà del vivere. Suoni Lontane carovane del deserto, zoccoli che incedono su sabbie ardenti, campane di chiese fra pascoli alpestri, il vento che soffia fra gli alberi; vive la terra, esisto anch'io con il capo poggiato sul tuo petto, cullato dal ritmico battito del tuo cuore. Nel cuore Un attimo, un ricordo e s'alza la polvere del tempo: immagini sbiadite che la mente invano cerca di focalizzare, in un turbinio di sensazioni, di battiti accelerati. Un giorno di tanti anni fa, un sorriso che ti ha rapito, un volto che appena rammenti, ma l'emozione si ripete, uguale, nitida e senza incertezze, perché quella è rimasta nel cuore. Dimmi, non dirmi Dimmi che m'ami, fammi sognare una realtà che non sia solo fantasia della mia mente. Non dirmi nulla, non svegliarmi da questo sogno, fa che si prolunghi con il tuo silenzio accanto a me, solo per me. Un sorriso Uno sguardo, un sorriso, una carezza, e dall'animo fugge ogni tristezza. Invoco il tuo nome Scende la sera e invoco il tuo nome, fra lapislazzuli di cielo della tempesta appena passata, pozzanghere fangose, panni stesi grondanti d'acqua. Un altro giorno che finisce, oscurità che cala lenta sul letto a illudere la presenza che non c'è, a far sognare improbabili amplessi, carezze d'un tempo ormai trascorso. Scende la malinconia, fredda, inerte, rimbalza fra il cuore e il cervello e io invoco il tuo nome, un suono che si perde nel deserto del mio cuore. L'angelo dormiente Nella notte oscura per un attimo ti ho visto, raccolto su te stesso, sul pavimento, accanto a me dormivi senza respiro, proseguivi il mio sogno che solo la pioggia di un temporale estivo aveva troncato. Fra bianche falesie, corrose dal mare, s'alzava il canto delle onde fino a raggiungere il cielo, imperlato di stelle. E come una lama di luce rischiaravi a me il cammino, i tuoi biondi boccoli splendenti, le ali aperte a protegger la mia via, fratello mio che da tanto mi accompagni. Incredulo ti guardavo mentre mi facevi cenno di seguirti lungo una galattica strada di astri lucenti. Ma lo scroscio di pioggia mi ha svegliato e mai potrò sapere la meta di quel viaggio iniziato un giorno di maggio di cinquantotto anni fa. Al risveglio ho pensato che fosse solo un sogno, ma nella penombra, accanto a me, una bianca piuma mi guardava. Febbre Febbre che ardi in me, bruci senza fiamma, corrodi l’animo mio, scavi solchi profondi nella mente che corre sempre là. Un solo sguardo chiedo, un battito di ciglia, il segno che non ti sono sconosciuto. Ti ho vista un giorno, ti rivedo sempre come allora, dolce, leggiadra, incanto dei miei sogni, presenza muta, immagine tanto vagheggiata da non distinguer più il giorno dalla notte. In questo turbinio di passione trascino la vita, fra torpore e realtà, tra desiderio e tormento. E la febbre cresce, divora, spezza l’esile filo di un’esistenza inutile senza te. Quando parli Quando parli, spazia la mia mente fra valli verdeggianti e cime innevate, tra laghi cristallini e marine solatie. Ai miei orecchi le tue non son parole, ma note per incanto composte; fluiscono morbide in una continuità di armonie che dolci si propagano dall’aria fino al cuore, in un crescendo di tempi, per culminare in una fuga che mi trascina all’entusiasmo di saperti mia. Ricordi? Ricordi i primi giorni del nostro amore? Quegli sguardi infiniti, quei silenzi pieni di parole; gli abbracci quasi violenti, il tocco leggero delle mani che si incontravano, la felicità che ci estraniava, la vita ogni giorno sorridente. Ecco, adesso che tutto è passato, che ogni giorno è sempre più uguale, restano solo sbiadite reminiscenze di un amore che non sembra mai esistito. Ricordi? No? Neppure io, che vedo quel tempo come la storia di due sconosciuti. Il viaggio Crepita appena il sottobosco sotto i piedi che vagano nei meandri intricati di felci e di arbusti. E’ un viaggio che ci sembra lungo, un continuo vagare nella semioscurità, ma non è nulla rispetto al tempo immutabile, una frazione d’istante, un piccolo soffio di vita dal ricordo ancor più breve. Giardino segreto Il cupo infrangersi dei marosi sugli scogli tormenta l’animo inquieto, rimbomba fra gli anfratti della mente intorpidita, spezza il filo esile della dubbiosa esistenza. Rifugiarsi è d’obbligo allora in un giardino segreto, rivedere le dolci immagini di una natura amica, farsi cullare dal lento ritmo della risacca. Fauni danzanti emergono dall’oscurità, sorrisi antichi si aprono a squarciare il velo del silenzio, gli occhi vedono oltre le immagini, suona una musica senza strumenti in questo mondo che è in noi. Toscana S’ode il respiro del mondo in questa terra che accompagna la mente oltre lo sguardo. Il maestrale sferza i pini salmastri, piega i cipressi, custodi viventi del passato; arroccato su una collina un borgo sovrasta l’immagine e par d’udire il canto di una madonna innamorata, fra echi di lazzi, risa di scherno e clamori lontani di scontri d’arme. Toscana, un quadro dipinto da mani sapienti, uno scrigno di tesori immutati nel tempo, una realtà che accompagna al sogno senza che il risveglio inaridisca l’animo. Mano nella mano Di grazia vestita m'apparisti un giorno di primavera; lieve scendesti lungo la strada dell'amore a mostrarmi per intero il cuore, senza nulla chiedere se non d'esser colta come un fiore. Estasiato ti ammirai, presi la tua mano ed insieme camminammo, ed ancora percorriamo, fra peschi in fiore e torrenti d'acque cristalline, il sereno sentiero del nostro amore. Un amore Come una rosa ti colsi un giorno di tanti anni fa; ma i tuoi aculei mi squarciarono, tanto che ti lasciai cadere. Il tempo è trascorso, le ferite si sono richiuse, ma una spina di una rosa ormai appassita punge laggiù in fondo al cuore. Lacrime Si sciolgono in lacrime le nubi a lavare le lordure del mondo; lente, quasi pavide, scendono dai miei occhi nel ricordo di un’epoca felice. Piccole gocce, di malinconia intrise, emozioni di un cuore che non sa rinunciare all’amore. Il vento che è in me L'eco di mille battaglie, il lugubre nitrito di cavalli morenti, l'assordante silenzio di corpi immoti nell'erba intrisa di sangue: questo mi porta il vento che s'alza al tramonto solo per me nel cupo bagliore del sole, fra stormir di fronde nell'aria che si rinfresca, pronta a rinnovare il domani. Ed il sonno che lento mi prende riporta ad epoche passate, a guerre combattute nello sterile deserto della gloria, ad affanni strazianti di vedove in gramaglie, a lacrime inutilmente versate, ad amori troncati, a sogni, come il mio, appena abbozzati. L'ultimo soffio Esplosione di immagini nelle tenebre al ritmo lento che smorza poco a poco il giorno che se ne va, ultimo soffio di vitalità a racchiudere in se stessi il breve tempo in quello lungo dell'eternità. Aria di primavera Ed ecco, che tra le brume mattutine, il sole abbozza un timido sorriso, s’alza lento dal lungo sonno del gelido inverno, si scuote di dosso la neve luccicante, e sbadigliando allarga le braccia sulla terra ancor dormiente. Lunghi rivoli d’acqua fredda scorrono fra l’erba avvizzita, accarezzano gli esili fili giallastri, rigenerano il vecchio spirito della natura. Soffia un’aria di primavera che addolcisce il cuore, incanta come ogni anno gli occhi, fa vibrare il corpo di una rinata voluttà di vita, di gioia, d’amore. Strade d’amore Lungo le strade che prima percorrevo senza meta le donne che incontravo mi sorridevano, ma erano senza volto. Passavano oltre e neppure mi volgevo; ombre sconosciute dal caso lì portate. Ma da quando ti ho conosciuta, nel ripercorrere le stesse strade, tutte le donne che incrocio sono uguali, perché hanno il tuo volto. L’amore Cinque lettere, una parola, una magia che nasce all’improvviso dal cuore, una luce accecante che toglie le tenebre, divampa, prorompe, esplode:è questo l’amore. Un raggio di sole Le tenebre si squarciano all’improvviso e quello che prima gli occhi non vedevano appare chiaro ed immensamente bello. E’ un raggio di sole l’amore, un sentimento più forte di ogni emozione, più nobile di ogni pensiero,è l’apoteosi dell’esistenza. Patria Sei sempre nel mio cuore, ovunque un uomo soffra, nei deserti polverosi di animi inariditi, nelle baraccopoli olezzanti di morte, nelle discariche brulicanti di affamati, laddove la dignitàè calpestata, l’umanità derisa, i sogni di un bambino spezzati all’alba; là ci sei tu ed io con te. Patria, un eterno territorio senza confini, perché tale è questo mondo, dove le uniche barriere sono feticci apposti dalla sete di potere. Notte di Natale Scende la notte e nel suo manto trapuntato di stelle tutto avvolge, scivola silenziosa su pianure di neve imbiancate, si insinua in boschi silenti di ghiaccio punteggiati, attende muta davanti alle finestre illuminate e poi, quando anche queste ultime luci si spengono, si squarcia a mezzanotte nel caldo amore di una lontana cometa. Il tuo ritorno Ore che non passano mai, assordanti di silenzio assoluto; le lancette sembrano girare all’indietro in questa attesa che dura da un’eternità. Se pur così vicino, tanto ancor lontano appare il giorno del tuo ritorno; batte forte il cuore, sovrasta la mente nel richiamo dell’amore. Una carezza Una carezza lieve, le dita che sfiorano la pelle, indugiano sul dorso della mano, trasmettono il fremito che le anima, un invisibile tremore che sale lungo il braccio e va dritto al cuore. Ah, che maestosa dolcezza è quest’atto d’amore. Il vento dell’est S’alza il vento dell’est, freddo, pungente, ma mi lascio avvolgere, aspiro a pieni polmoni l’aria gelida che mi parla di te. Lunghe attese, ricordi che riaffiorano, tutta una vita passata, gioie, dolori, nella speranza di ricominciare, di rivivere con me un tempo migliore. Soffia forte, mi scompagina i capelli, ma riesco ad udire le tue parole che porta con sé. Poche lettere, sussurrate, che provengono dal cuore e parlano d’amore. I giorni del silenzio La casa vuota risuona dell’assordante cupo rumore del silenzio. E’ un suono che non si sente, ma che si avverte con il cuore, un immobile, imperturbabile assolo di note mancanti. La mente corre a chi è lontana, mentre una fitta incruenta lacera l’anima, fa brillare gli occhi nel ricordo di chi si ama. Anche se non ci sei Mi è dolce chiudere gli occhi e ripensare al tuo sorriso, alla bocca che si apre in una tenue parentesi, a quei rossi capelli che attizzano in me il fuoco dell’amore. La mia mente spazia, va a ricordi recenti e passati, a tutto quanto mi rammenti di te. Ovunque ti vedo, sempre ti sento, la casa vuota risuona delle tue garrule risatine, emozioni, sentimenti che riverberano nel cuore, rasserenano lo spirito, addolciscono la struggente malinconia della lontananza. Serenata diurna Ecco, la pioggia è cessata e nel cielo terso si riaffaccia il sole ad asciugare il bucato della terra. S’alza intenso il profumo dell’erba bagnata, il ruscello ingrossato gorgoglia d’acqua striata da petali di fiori caduti, la lucertola si riavventura lungo il muro sbrecciato e fra due rami paziente il ragno rattoppa la tela imperlata da gocce tremolanti. Le formiche riprendono il loro frenetico cammino, il mio cuore rallenta il suo battito estasiato dal profondo mistero della natura, ove tutto si rinnova restando sempre uguale. Zampogne S’alza profondo un suono di zampogna nel freddo pomeriggio d’inverno;è una melodia antica, scritta nel cuore e non sul pentagramma; parla di case lontane, di boschi innevati, di una vita semplice e di stenti. Il messaggio viene portato all’orecchio pietoso, ma soprattutto all’animo languente del suonatore. Lunghi viaggi, transumanze della speranza, strade biancheggianti, notti passate all’addiaccio, uomini come noi, disposti ad offrire il loro cuore per scaldare il nostro, impenetrabile alla pietà. E tutto in cambio di qualche centesimo, obolo di una solidarietà ormai remota. Sensazioni Cerco i tuoi occhi, attendo il tuo sorriso, indovino i tuoi pensieri, voglio urlarti il mio amore, ma la voce mi si strozza in gola;è la gioia di saperti mia, l’emozione di appartenerti, sensazioni che traboccano dal cuore, dilagano nel mio corpo, inebriano la mia mente, zittiscono la mia voce, inumidiscono gli occhi, rischiarano il giorno di una nuova luce. Armonie Scivola lenta sull’acqua la barca ed il tenue sciabordio accompagna il silenzio all’intorno, interrotto solo dal gracidar di rane e dal richiamo del cuculo innamorato, nascosto dai canneti appena mossi dal vento. S’ode lontana la campana della Pieve che chiama i fedeli all’incontro col Supremo, lievi rintocchi che esaltano le infinite perfette armonie della natura. Quel che resta dell’anno Cadono le foglie, un vento sottile e freddo dirada le prime brume del mattino, un sole pallido vivacchia in cielo, ombreggiato da lunghi stormi di migratori. Un altro anno sta per andarsene e lento s’assopisce nelle umide ore autunnali. I colori sbiadiscono, il verde dei prati ingiallisce, l’azzurro del cielo si fa diafano. Il ritmo rallenta in un anno che non vuol sentir ragioni per finire, ma le ombre si allungano, le ore di luce si accorciano, come sempre è stato. Ineluttabile, immutabile la vita scorre regolata dal tempo, ed anche per noi è l’autunno, una serena e tranquilla stagione da vivere con il medesimo amore, la stessa volontà, l’eguale appassionata partecipazione di sempre, in quel che resta dell’anno. Serenità M’è dolce la sera ritrovarmi nel tepore della casa, nel sorriso di chi con occhi amorevoli mi guarda, nell’abbraccio fremente di una donna innamorata. Serenità, semplice parola così lieve e gradevole solo a pronunciarla; così desiderata, raramente raggiunta, ancor più difficilmente conservata. E’ la consapevolezza di essere in pace con se stesso, di non dover più sognare, di amare ed essere egualmente riamato,è l’improvvisa leggerezza del vivere quotidiano,è la certezza di essere estremamente importante per te. Scritte sulla sabbia Due parole per te scritte sulla sabbia, semplici confessioni di un ragazzo che tanto tempo fa giocò all’amore. Ridesti, ma due lacrime spuntarono dagli occhi d’improvviso gioiosi. Passarono gli anni e mai più ti rividi, ma ieri la passeggiata in spiaggia, lungo il bagnasciuga, le ha ritrovate, scritte da chissà quale mano: “Ti amo” ed un cuore trafitto. Ho sorriso e due lacrime malinconiche hanno fatto capolino fra gli occhi, quando un’onda più lunga, come un colpo di spugna, le ha cancellate. Sole nero Angosce d’ogni giorno; ovunque guerre e violenze. Un attentato qua, un eccidio là: che senso ha vivere per fare la comparsa di un massacro. Pochi ordiscono le trame, molti le realizzano, tanti ne sono le vittime designate, ignoti, uomini come noi, di carne e di sangue, all’infausto destino soccombenti. E’ un’insensata corsa alla morte, un’esaltazione della stessa, e della vita non resta che il ricordo di un tempo brevemente tranquillo in cui non la si è mai apprezzata abbastanza. Cara amica Il ricordo è una nebbia che mi avvolge, da cui emergono immagini andate, sfocate o nitide, ma parte di me. E la tua, cara amica, riluce sempre, è una lampada tenue che diffonde il suo chiarore su di me, scioglie il mio cuore, mi rammenta solo giorni sereni, perché il dolore non era in te, che troppo presto sei andata. Dal profondo del cuore Piano piano, dolce e lieve, ha attecchito; coltivato dal tuo sorriso, alimentato dalle tue carezze è cresciuto forte e certo; ed ora è finalmente sbocciato questo amore che viene dal profondo del cuore. Come un fiore spalanca i suoi petali, ti ho aperto il mio animo e tu l’hai racchiuso nel palmo della mano. Immenso Come l’onda che si infrange sulla scogliera, come il vento che spazza via le nubi, come la luce del giorno che scaccia il buio della notte, così dal cuore prorompe il mio amore, tanto grande, tanto immenso che solo se tu volessi vedere, volessi capire, ne saresti stupita ed al tempo stesso l’accoglieresti in te. Tu sei Tu sei il sole che sorge il mattino, tu sei la luna che rischiara la notte, tu sei un fiore che continua a sbocciare, tu sei la brezza leggera che muove le foglie, tu sei il vento impetuoso che piega le messi, tu sei…, tu sei il mio grande, incommensurabile amore. Il trillo Guardo l’ora; il tempo non passa mai; attendo con ansia il trillo del campanello, una nota sola, ma che per me è una sinfonia, un concerto, una toccata e fuga, perché quel suono viene da lei, viene dalla donna che amo. Ecco; rimbomba nelle mie orecchie, scende veloce al mio cuore; dietro la porta c’è l’amore. Che cos’è la vita? Che cos’è la vita? Uno squarcio di luce nel buio, poi di nuovo oscurità e silenzi siderali. A te A te, apparsa come alba radiosa nella mia oscura notte, a te, sogno meraviglioso dopo tanti incubi, a te, così dolce, così tenera, così femmina, dono l’unica, incommensurabile e vera ricchezza: l’amore. Nulla più resterà Come una lama mi hai squarciato il cuore; giorni di felicità che mai più ritorneranno; aneliti di vita, emozioni intense, palpitazioni improvvise che mai potrò ancora provare; è finito un amore, poche lettere che significano la fine di una vita, di un sogno; anche il ricordo a poco a poco si spegnerà e di quello che fu un grande amore nulla più resterà. Il buio della notte Nel buio della notte ti cerco nel letto e non ti trovo, e allora rammento e dico: non è possibile. Il sonno invano ricerco; troppo forte è il mio amore per te. Che farò nella mia vita senza la tua presenza, senza il tuo sguardo sereno e radioso; quante parole non ti ho detto e quante cose avremmo potuto fare insieme. Che egoista che sono, talmente egoista da non pensare che ora finalmente non soffri più. Buona notte, amore mio, riposa e, se puoi, veglia su di me. Se un giorno la brezza mattutina mi dovesse accarezzare, questa non potrai essere che tu, lieve,dolce e appassionata. Buona notte, amore mio; dal 4 ottobre 2002 soffro io. Come la brezza Come la brezza della sera mi avvolge la tua voce, come il sole che sorge al mattino mi illumina il tuo sorriso; mi chiedo se sei vera, se può esistere a questo mondo qualcuno in cui sperare, di cui avere fiducia, qualcuno che mai tradirà. O forse sei solo un sogno, un sogno bellissimo, dal quale non mi voglio risvegliare. Chiunque tu sia, comunque tu sia, continua così e se mi tenderai la mano troverai subito la mia. Siamo a metà del giorno della vita ed il tramonto si avvicina; sarebbe meraviglioso vederlo insieme, sereni, consci di essere un’unica entità. E se Dio lo vorrà, il giorno in cui ci richiamerà saremo orgogliosi dell’ultima parte della nostra vita. Mi manchi Nel letto mi giro, stendo un braccio a cercarti, ma non ci sei; mi manchi, mi manchi tanto; ho bisogno del tuo sorriso, di quello sguardo che mi infonde tanta serenità. Se non ci fossi mai stata, sarebbe stato diverso; da quando ti ho conosciuta la mia vita è stata solo per te. Vedo le tue labbra, un’esile e tenera parentesi; ne ricordo il sapore, lo sento ancora; quanto vorrei appoggiare le mie sulle tue, stringerti a me, sentire i battiti del tuo cuore contro il mio. Non c’è ora, minuto o secondo che non pensi a te; amore mio, tesoro mio, senza di te non è vivere, senza di te non sono nulla, senza di te mi sento inutile. Conto i giorni che mi separano da te: troppi. Ti amo, sempre di più, ti desidero accanto a me. La sera, quando mi corico, vedo l’altra metà del letto vuota ed allora mi assale la malinconia e mi dico: forse, un giorno, lei verrà e sarà per me la felicità. Profondi come l’oceano Guardo i tuoi occhi e mi perdo; quanto sono profondi, profondi come l’oceano. Quello che tu non vuoi dirmi, quello che tu non riesci a dirmi lo leggo nei tuoi occhi. Vedo fiumi azzurri, cieli stellati, universi sconosciuti, speranze, sogni, sogni di una donna che ha tanto osato e che ora cerca la serenità dell’amore. E, poi, quasi nascosto, celato al mio sguardo, vedo me stesso ed allora una commozione senza fine mi pervade, ti stringo a me, appoggio le mie labbra sulle tue, e nei tuoi occhi non vedo più nulla, se non le lacrime che si uniscono alle mie. Sonno Ho sonno, ma non riesco a dormire; accade sempre più spesso che quando spengo la luce il buio sia sempre più popolato di ricordi, di immagini, di eventi vissuti nel tempo. Volti di gente che ora non c’è più, parenti, amici, mia moglie; mi guardano muti, con gli occhi fissi, come se il mio torto fosse quello di esserci ancora. Lentamente scivolo nel passato, rivedendo la mia vita, i momenti felici, quelli tristi, le occasioni perdute, gli errori commessi. Quei volti di gesso non hanno espressione, mi fissano vuoti: sono solo la proiezione del loro ricordo che porto nel cuore. Vorrei stringerli a me, ma si allontanano, svaniscono oltre le pareti della camera. Ho cinquantasei anni edè come se fossi vissuto per niente; sono un vecchio solo che spera di tornare a vivere ora che ti ho conosciuto, donna da tanto tempo desiderata. Il passato è passato; il futuro sarà la mia vita con te. Ecco, si appesantiscono le palpebre, chiudo gli occhi, prendo sonno ed appari subito nei miei sogni. Ti guardo Da lontano sei venuta in una terra che non conoscevi, hai lasciato alle spalle la tua vita, il tuo passato, per entrare di colpo nella mia vita, io che mai avrei pensato che tu esistessi; Magadan, Ucraina, San Marino: quanto è stata lunga la tua strada, quanti ricordi, quante tristezze. Ed io, che mai mi sono mosso dal paese, non posso che inchinarmi di fronte a chi ha saputo scegliere il futuro. Ti guardo seduta con in grembo l’icona da te ricamata e mi auguro che tu possa ricamare anche la mia vita. Splende il sole E’ l’autunno, ma in cielo splende il sole; illumina le foglie avvizzite che coprono il suolo, riscalda il mio cuore che scoppia d’amore, mi mostra un mondo diverso nel quale non sono più solo perché ora ci sei tu; ed i suoi raggi provocano riflessi dorati sui tuoi capelli, rischiarano il tuo volto, accarezzano le tue labbra, baciano le tue spalle, scendono lunghi i fianchi, scivolano sul tuo seno. Come vorrei essere questo sole! Ti accarezzerei con il mio sguardo, indugerei sulle tue labbra, scioglierei il tuo cuore. Al prossimo appuntamento sarò il tuo sole, sbucherò fra le nubi, fugherò il buio, ti donerò tutto il mio calore, fermerò il tempo, ti mostrerò la bellezza di una vita in due. Ancora poco e per noi sempre splenderà il sole. E’ ritornata la primavera Ho riscoperto la gioventù,è ritornata la primavera; il mio cuore palpita, i miei sensi fremono; sogno, vagheggio, sono diventato anche un po’ geloso; penso proprio di essere innamorato di te; è una sensazione che ormai neppure ricordavo; ti penso continuamente, il tuo volto sorridente è sempre davanti ai miei occhi, la tua voce cristallina risuona nelle mie orecchie; il ricordo delle ore d’amore mi procura una gioia indicibile. Che bello a cinquant’anni ritornare ragazzino, dimenticare il passato spesso doloroso, pensare solo all’avvenire, sentire il mondo in pugno! Mi inebrio, volo con la mente e con il corpo, il tempo non esiste più. E’ come se fosse il primo amore. Le tue mani Sono delicate, lievi quando mi accarezzano, mi ricordano dei candidi fiocchi di neve. Mi piace baciarle, indugiare con le labbra sulle nocche appena pronunciate; desidero stringerle, sentire la flessione delle tue dita; amo osservarle a lungo; sono parte della mia donna, sono le tue mani. Scendono le stelle E’ notte ed alzo gli occhi al cielo; la luna mi guarda sorniona, quasi incredula della mia felicità; voglio urlare il tuo nome, desidero che anche lassù sappiano che il mio sogno meraviglioso si è realizzato. Ed ecco, in crescendo prorompe dal profondo del cuore il nome del mio amore; alzo le braccia al cielo e le stelle scendono ad accarezzarmi le dita. Il tempo non esiste più Quando sei con me mi sembra di essere in Paradiso; il tempo non esiste più,è come se le lancette dell’orologio si fossero fermate, come se il sole sempre splendesse alto in un cielo terso; la tua voce mi giunge alle orecchie ovattata e mi fa pensare a candide spiagge di mari tropicali, a vette innevate, a fiori che sbocciano in successione. Ti guardo e mi perdo nei tuoi occhi e, solo se accenni un sorriso, un brivido mi attraversa tutto il corpo. Mi dico “questa è la tua donna” e per la prima volta provo l’orgoglio di essere il tuo uomo. A volte neppure ascolto quello che dici:è troppa la gioia di stare con te, di amarti e di essere riamato. Mi sembra di toccare il cielo con le dita, ho la netta sensazione che vivere con te non sarà solo vivere, sarà un sogno stupendo calato nella realtà quotidiana. Lontani profumi di spezie In piedi sulla spiaggia guardo il mare spumeggiante ed il vento teso e secco avvolge il mio corpo. Il mio naso avverte lontani profumi di spezie, le mie orecchie odono il ritmico battito di tamburi, i miei occhi vedono isole lontane, scogliere scoscese, arenili di fine sabbia bianca, atolli corallini, un paradiso al quale forse mai potrò approdare. Due braccia, da dietro, si stringono a me; mi volto e vedo il tuo volto sorridente;è vano cercare altrove, è inutile sognare quei mondi lontani, perché il mio paradiso è qua. Si spengono le luci Si spengono le luci, la notte è ormai finita e già il chiarore dell’alba illumina le strade. Inizia un nuovo giorno; mi alzo e nella penombra ti vedo raggomitolata ed ancora addormentata. In silenzio ti guardo, attendo il tuo risveglio, quando aprendo gli occhi mi vedrai e mi sussurrerai “Buon Giorno, amore mio”. Solo allora avrò la certezza che anche questo giorno sarà meravigliosamente diverso dagli altri. Incantesimo S’alza la bruma mattutina ed appaiono i contorni sfocati di un mondo nuovo; s’odono i cinguettii degli uccelli che volano incontro ad uomini felici. Ovunque solo quiete e serenità; niente più odio, egoismo e sete di potere; tutto scorre fluido come se il tempo non esistesse. La parola pace non ha ormai più senso e l’unica forza rimasta agli umani è quella sublime dell’amore. La voce del mare La sabbia umida affonda sotto i nostri passi; il vento sibila, solleva le onde, mentre il cielo viene squarciato da saette serpeggianti. Un rumore fondo, intenso e rimbombante tutto avvolge:è la voce del mare in tempesta. Ma già all’orizzonte trapela fra le nubi la luce del sole, già si annuncia l’arcobaleno. Ci volgiamo all’indietro a cercare invano le nostre impronte che il mare ha cancellato. Ti stringo la mano ed insieme ci avviamo verso la vita. Musica Oh dolce musica che ti diffondi nell’aria, penetri nelle mie orecchie e giungi dritta al cuore. Mi evochi lontane scogliere, sferzate dal vento e dai marosi, verdi praterie punteggiate di pecore al pascolo. Immagino bianche strade serpeggianti in valli ascose, larici ombrosi che si protendono ad accogliermi. Mi vedo già ansante salire per sentieri costeggianti dirupi senza fondo e dissetarmi a ruscelli gorgoglianti. Tu entri nella stanza, mi prendi la mano, ti siedi accanto a me e nel profondo dei tuoi occhi scorgo noi due insieme cavalcare la fantasia di queste note. L’albero Ti ho visto nascere, uscire con tenacia dalla terra e protenderti verso il cielo. Quante primavere, quante nuove foglie, nidi accolti fra i tuoi rami, svolazzi di uccellini cinguettanti intorno a te. Hai visto nascere il sole, hai sospirato al suo tramonto, ti sei piegato al vento freddo dell’inverno, mi hai offerto la tua ombra nella calura dell’estate, sei stato il compagno silenzioso di una vita. Ed ora vederti rinsecchito, quasi spoglio, mi ricorda che anche per me il tempo è passato e che ormai si avvicina per entrambi il ritorno alla terra. Cari cipressi Allineati lungo la bianca strada, spruzzati di polvere, osservate l’ultimo viaggio degli umani, siete il simbolo della vita che continua; anni dopo anni indicate a noi poveri mortali il luogo dell’estremo riposo. Il vento vi piega, il sole vi accalora, piegate le vostre chiome, ma siete sempre lì, cari cipressi, estremo saluto della vita. Il trionfo dell’odio Giace abbandonato nel campo l’aratro, mentre ratti impazziti si affannano a cercare il riparo fra le zolle. Le madri volgono sgomente gli occhi al cielo, stringendo al seno i pargoli piangenti. Un vento secco e caldo percuote la pianura, sconvolge il cielo oscurato da plumbei nembi. Una colomba trafitta si avvita, mentre all’orizzonte riverbera il rosso fungo dell’apocalisse. L’alito del tempo Soffia su di noi l’alito del tempo, gli anni sono anni, ma noi, mio dolce amore, ci teniamo per mano, incamminandoci con passo sicuro e leggero verso la radiosa luce dell’eternità. Qualche cosa è cambiata Il mondo che ci circonda non è così come appare, ma come noi lo vediamo; un lungo periodo di dolore mi ha mostrato l’aspetto angosciante della vita, una realtà non dissimile all’incubo di tante notti. Ma ora che qualcuno ha voluto associare la mia vita alla sua, ora che il sorriso è riapparso nei miei occhi per tanto tempo malinconici, tutto mi sembra diverso ed il mondo che tanto ho rifiutato voglio raccogliere nel mio cuore. Eh sì, qualche cosa è cambiata: in me è ritornato l’amore. Dov’eri Dov’eri quando più avevo bisogno di te? Perché sei rimasta nascosta alla mia vista e non hai sentito la mia disperazione? Certo, tu non sapevi della mia esistenza, come io ignoravo la tua. Si vede che nel libro del tempo era scritto che solo provando un immenso dolore avrei potuto apprezzare la felicità che tu ora mi dai. Vorrei Vorrei essere un pittore per ritrarre il tuo volto, vorrei essere un musicista per dedicarti una canzone, vorrei essere la brezza per scivolare fra i tuoi capelli, vorrei essere il tempo per non farti mai invecchiare. Vorrei tante cose per te, ma sono un comune mortale che più del suo amore non può darti. Non lo so Vivo in un mondo di fantasia, ove la realtà assume i contorni che desidera il mio cuore; oppure sono nella realtà, una realtà talmente bella che mi sembra di sognare. Qualè la verità? Non lo so, e non m’importa, perché da quando sei con me non potrei desiderare una vita migliore. Che senso ha? Un verme si contorce nella polvere, poco più in là la mano fremente di un ragazzo indugia fra i seni di una giovinetta. In un letto un vecchio disfatto esala il suo ultimo respiro, mentre rompe il silenzio il primo vagito di una nuova vita. I prati si ricoprono di fiori che si piegano al vento; un frutto cade dalla pianta a marcire sulla terra. Qua sorge il sole, là tramonta; alla luce del giorno subentra il buio della notte. Serenata notturna Nel buio della stanza, ad occhi aperti, cullato dal tuo respiro, ti vedo alla luce del mio cuore. E’ uno scrigno che si apre, sono verità, desideri nascosti che prorompono e si librano nell’aria. Quello che sono stati sogni ora sono realtà, una realtà che posso toccare con mano sfiorando il tuo viso sereno, stringendoti a me, indugiando con le dita fra i tuoi rossi capelli. Ed il tuo respiro, ritmico e pacato,è musica per le mie orecchie,è la serenata notturna che solo io posso ascoltare. No No, non è possibile accettare un mondo ove la violenza impera sovrana, ove l’odio è il sentimento che prevale.
No, non è ammissibile che si muoia per droga, che i più non abbiano ideali, ma solo il desiderio sfrenato di avere tutto senza dare nulla.
No, non riesco a comprendere perché i buoni sentimenti, la coscienza debbano essere celati, quasi fossero motivo di vergogna.
No, non dico di no a questo mondo, perché ne faccio parte e perchéè possibile modificarlo, purché lo si voglia e l’amore sia in noi. Migrazioni Con i primi tepori arrivano dalle lontane terre del sud; stormi sempre più folti si stagliano nell’azzurro del cielo; li avevo salutati nelle prime brume dell’autunno, mentre s’affrettavano verso le mete da sempre conosciute. E’ tempo di migrare, mi ero detto, mentre il cuore si raffreddava al pensiero dell’imminente inverno. E’ tempo di tornare, ora sussurro, nell’aria cristallina dell’avanzante primavera, con l’entusiasmo della vita che ricomincia, non più solo, insieme a chi mi ama. Aspettando l’alba Già sono sveglio edè ancora notte; pensieri si affardellano nella mia mente: ricordi di un tempo passato che riaffiorano come d’incanto accompagnati da brividi di freddo. E’ tutta la mia vita che scorre davanti a me, immagini sfocate che reclamano di uscire dall’oblio in cui inconsciamente le ho cacciate. E’ un senso di paura che mi assale, il timore di scoprire errori e lacune ormai sepolte. Ed allora più forte emerge il ricordo delle ultime ore trascorse, degli abbracci e delle carezze scambiate. Le mie dita che si insinuano nei tuoi rossi capelli, il mio corpo stretto al tuo, la felicità di appartenerti scivolano sulle curve del tempo, riempiono la stanza, soffocano le paure. E nel momento in cui l’estasi mi pervade s’ode lontano il canto del gallo:è ormai l’alba, ma ora posso dormire, perché ho ritrovato il mio tempo. Mani Mani che si sfiorano, che si uniscono, che danzano vorticosamente; mani che premono sul petto, a ricacciare il cuore che impazzisce; mani che scivolano sui capelli, che indugiano sul collo; mani che accarezzano il viso, che si soffermano sulle labbra; mani che si chinano a raccogliere un fiore…per te. La nostra vita E’ l’unica, autentica ricchezza di cui disponiamo; non gettiamola alle ortiche, difendiamola, coltiviamola; un dono così prezioso e ineguagliabile merita di essere utilizzato, di essere speso fino in fondo, perché poi non avremo la possibilità di averne un altro. Non si potrà mai apprezzarlo veramente come quando si sta per perderlo, perché si tratta della nostra vita. Ieri, una vita E’ trascorso il tempo dei giochi, delle gioiose serate all’aria aperta, dei sogni da sveglio, del cuore che palpita, delle emozioni ripetute, delle delusioni sopite. Inutile voltarsi,è un tempo che non tornerà; lo sguardo è per il presente e al futuro è meglio non pensare. Dove comincia il giorno Là voglio andare, dove comincia il giorno, e correre veloce indietro nel tempo, riessere all’alba della mia vita. Ripercorrerei i solchi del tempo, libero da laccioli, non condizionato da questo mondo che nell’illusione di una libertà effimera ti soffoca, ti fa credere di essere felice di non esserlo. Ma è il mio mondo, di cui son parte, piccolo ingranaggio che stritola e si stritola, senza un fine, lasciata ogni speranza, nessun sentimento, nessuna pietà; mi resta solo il sogno, che al levar del sole svanisce. Nostalgia Il primo giorno di scuola a sei anni: l’emozione di entrare nella vita. Il giorno della laurea: la certezza della fine della giovinezza. Il primo bacio: un incerto ricordo soffocato da un’emozione mai provata. L’ultimo giorno di lavoro: tanti abbracci a lenire la melanconia di chi sa che non ha più nulla da dare. Il giorno che ti ho vista per la prima volta: il ricordo dell’emozione del primo bacio da giovane, la certezza che ho ancora tanto da dare. Che cos’è? Che cos’è un cuore senza un altro cuore? E’ un povero cane randagio che si trascina senza meta e senza padrone. Che cos’è un uomo senza amore? E’ un albero che invecchia più del tempo, che lascia cadere le foglie, che si contorce al caldo dell’estate ed al freddo dell’inverno, che muore prima dentro che fuori. Che cosa sarei senza di te? Un’anima persa, un relitto alla deriva, un cane randagio, un albero rinsecchito. Questo sei per me Fresche acque che scorrono intorno a me, il silenzio solenne di una verde vallata, il sole che s’affaccia sul mondo, una notte quieta piena di stelle, la felicità di vivere, la serenità di ogni giorno: questo sei per me. Una stagione morta? In quest’autunno che m’accompagna verso la notte colgo, ogni giorno che passa, le bellezze della vita. Ciò che prima mi appariva scontato e solito si colora di una luce nuova, di un’atmosfera ovattata; giungono attutiti i rumori del mondo, lenti si fanno i passi, il piacere di essere assaporo a lunghe sorsate. Una stagione morta? No, una stagione viva, dolce e solenne, dove l’amore è sensazioni lievi, dolci abbandoni, e fatti di ogni giorno, occhi che si illuminano per un istante, mani che si sfiorano, infinita pace dell’anima Infanzia rubata E’ venuto da lontano per stendere la mano agli incroci cittadini, per lavare i parabrezza delle auto, per cedere il suo corpo, per rubare nelle case, schiavo in un mondo di liberi che ignorano il valore che lui ha perso. L’innocenza con cui è nato gli è stata sottratta,è l’ultimo anello di una catena che lega tutti gli uomini. Non sarà più sé stesso, perché ha subito il furto peggiore: gli hanno rubato l’infanzia e con essa tutte le speranze di una vita. Anima persa Ci sono stati i giorni dell’angoscia; ore ed ore di rabbia, di cieco furore, e poi, e poi le calde lacrime che mi rigavano il volto, lo scoramento che mi avvolgeva dall’alba al tramonto, la solitudine in mezzo a tanta gente che viveva ed io invece mi sentivo morto dentro. Dov’eri andata, ti eri perduta anima mia in questo turbinio di emozioni? Ti ho cercata, volevo il tuo conforto, desideravo che tu trasmettessi al mio cuore inaridito quella linfa di sentimenti che hai sempre in te. Mi hai lasciato, invece, a soffrire il dolore di vedermi così, senza più amore, un albero travolto dalla bufera, piegato e dalle foglie ingiallite. Poi, un giorno ho incontrato lei e d’incanto sei riapparsa, mi hai fatto vibrare il cuore, mi hai fatto capire che in me era di nuovo sbocciato l’amore. Il brusio della natura Nella quiete del meriggio assolato s’alza il rauco gracidio delle rane che sguazzano nell’acqua melmosa dello stagno; un fenicottero, impassibile, marmoreo, sonnecchia fra i fior di loto. Non un filo d’aria, non una voce che stride, ma solo il meraviglioso brusio delle mille voci della natura. E’ un concerto dalle risonanze perfette, un adagio che invoglia ad assopirsi, a sognare volti di umani sorridenti, cieli splendenti a cornice di vette bianche di ghiaccio eterno, girotondi festosi di bambini, immagini calde di un mondo come vorremmo sempre che fosse. - Da “L’uomo e la natura” - Perché la guerra Nefasto fu il giorno in cui Caino uccise Abele; secoli di storia che non insegnano nulla all’uomo; la guerra non è una necessità,è un malessere sempre presente in noi,è la violenza che giunge dalla coscienza di non essere immortali, dal desiderio di decidere per altri il corso della vita. E questo rafforza in noi la convinzione che non ci può essere pace senza guerra, che dalla violenza è possibile sentire appagato il nostro eterno sconforto del sapere che a tutto c’è un termine. L’ultimo volo Correva sull’acqua, dispiegando le ali, poi lentamente prese quota, seguendo le onde del vento. Maestoso sorvolò il canneto, ma uno sparo all’improvviso lo fece scivolare d’ala, quell’ala spezzata che invano tentò di raddrizzare. S’avvitò, poi precipitò verso l’acqua appena increspata. Un tonfo, schizzi di gocce all’intorno, poi tutto di nuovo fu quiete. Così accadde, così senza un perché, senza una ragione, si concluse l’ultimo volo di un leggiadro airone. (da “L’uomo e la natura”) Che cosa credevi L’amore non è solo gioia, felicità, frenesia di vivere:è passione, spesso irragionevole, ed ecco che allora oscuro appare il timore di perderlo. Ti fidi di lei,è tutto per te, ma basta uno sguardo non ricambiato, una parola detta a caso che ti si contorce l’animo. E ti sale dal cuore l’angoscia, ti interroghi invano, ti aggrappi disperato al ricordo dei giorni di serenità. Che cosa credevi, che cosa pensavi; l’amore è felicità e sofferenza insieme, e fino a che queste durano mai finirà. Canzone per un amore sbocciato Nell’aria cristallina s’apre una rosa al primo sole, si schiude la tua bocca al mio bacio; la brezza leggera accarezza l’erba fresca di rugiada, la mia mano indugia sulla tua serica pelle; le prime ombre si rincorrono, si fondono; ecco, anche le nostre sono diventate una sola, mentre ti stringo forte a me e ti sussurro: la mia vita, sei la mia vita, e nulla più. C’erano giorni C’erano giorni in cui il tempo non passava mai, lunghe ore uguali, disperate, angosce a stento celate, il letto vuoto, la casa muta, la mente errante, odori di cucina indefinibili, cene frettolose senza fame, albe assonnate dopo estenuanti notti inquiete, polvere nebbiosa che tutto avvolgeva ed in cui vagavo senza uno scopo, senza una meta. Ora ci sono giorni in cui non mi accorgo del trascorrere del tempo, se non quando il mattino attendo trepidante il tuo risveglio. La lacrima Spunta nell’occhio destro, scivola lenta lungo i bordi del naso, prende forza, velocità, aggira la parentesi della bocca, si ferma un attimo sul mento, indecisa, poi si stacca, ma non giunge a terra; la raccolgo nel palmo della mano, la guardo mentre si distende, vorrei che rimanesse sempre una perla del tuo cuore, perché quella lacrima è solo per me. Sussurri e grida Spira una brezza lieve nel cielo sereno dell’anima, ma quando s’alza il vento del ricordo scroscia la pioggia di lacrime nel tumulto del cuore. Sempre tu Riflessi del sole nei tuoi capelli, le stelle che brillano nel cielo blu, fiori appena sbocciati nel silente prato dell’alpe, lontani suoni di carovane, pioggia che fugge la calura, che riporta la vita in una terra inaridita, e sempre tu dinanzi agli occhi miei. Vecchio cuore Nel tempo che passa scandisci i momenti, battiti ritmici, a volte forsennati, più spesso a rilento; scrigno di emozioni, di dolori, di gioie profonde e di strazi soffocati, testimone e protagonista di tutta una vita; e pure adesso che gli anni ti pesano hai ancora la forza di cantare di gioia quando avverti il calore della sua mano, che la notte indugia, lieve, silenziosa sul petto mio che ti racchiude. Riflessi negli occhi di un vecchio Quasi dormiente sul divano attende il lento finire del giorno, nel sole che ravviva i colori del buio che avvolge la stanza. Squilla il telefono “Papà, come stai”, e s’aprono gli occhi di fronte a scenari nascosti, a ricordi lontani ed a lungo sopiti. Tutta una vita in pochi secondi, poi il telefono tace e le palpebre stanche richiudono gli occhi nel sole che muore. Ho fatto tanta strada Eccomi, sono arrivato; ho fatto tanta strada, ma per te andrei in capo al mondo, per te fuggirei, lascerei quella che è stata la mia vita. Ora che sono davanti a te non riesco più a dire nulla; sono assetato, assetato d’amore. Calma, ti prego, questa sete; basta poco: il tuo sorriso ed un bacio, un bacio lieve sulle mie labbra ed avrò la certezza che il mio lungo viaggio è terminato. Chiuso per ferie C’è una piazza ove ciascuno può apparire e dir la sua, aprire il cuore, confessare i suoi sentimenti, raccontar le sue più intime emozioni. Ogni giorno ci si trova, ci si legge, si impara di più da questi incontri che da tutte le esperienze d’una vita. Un solo movente: la fantasia; un solo scopo: la poesia. Si attende la sera la nuova riunione per provare ogni volta la stessa emozione. Ma siamo in estate, l’agosto è ormai vicino, ed anche sulla piazza c’è appeso un cartello: chiuso per ferie. Si scuote la testa, dall’evasione brusco è il ritorno alla realtà di ogni giorno. E’ giusto il riposo di chi è padrone della piazza ed è anche giusto che il cuore ritorni dentro il corpo, anche se solo per poco, affinché compresso, in tumulto, alla riapertura senta più forte l’emozione nel leggere le dolci parole che lo riempiono d’amore. Scende la pioggia Scende lenta la pioggia ed una goccia sperduta si posa sulla mano. Riflessa in essa la mia immagine vacillante, racchiusa in un mondo ove tutto è ciò che appare. La goccia, tremula, si muove, scivola sul palmo, precipita al suolo; cerco lo specchio, guardo, ma non vedo che sogni lontani, da tempo cancellati dal mio mondo. Canto d’estate S’alza il sole sulla pianura accaldata e nel silenzio s’ode lontano il canto del gallo. S’accende un nuovo giorno sotto un cielo lindo, fra gatti tesi a spiare fra le foglie opache della siepe lucertole infreddolite ed assetate di calore. Inizia il canto delle cicale, lungo, interminabile, a rendere più acuto il silenzio. Ronzii di mosche fastidiose, frusciare di serpi fra l’erba giallastra, ragnatele semi invisibili, in cui si dibattono i primi insetti della giornata. Non un alito di vento; solo, sommesso, lieve, il tuo respiro accanto a me; una sola nota, un accordo melodioso, che spinge il mio animo a librarsi nell’aria, a sorvolare valli verdeggianti, cascate spumose, cime solo sognate; poco a poco arrivo a toccare il cielo e da là ti guardo: dormi ed il tuo volto sereno , dolce, composto riflette il mio; ecco, sono finalmente in pace con me stesso. Gloria Nella quiete della sera ritrovo il tempo andato, immagini della mia lontana gioventù e fra queste nitida emerge la tua. Ti rivedo con le treccine fermate dai fiocchetti rosa, le lentiggini intorno al nasino all’insù, gli occhialini che non amavi portare perché velavano i tuoi grandi occhi blu, la bocca sempre aperta nel sorriso innocente della prima pubertà. Gloria, dove sei? Tanto tempo è passato, non sarai più come allora, gli anni avranno sovrastato anche te, primo timido amore di un bambino che in pantaloncini corti sognava di fare l’adulto, non sapendo che l’età più bella era quella; nessuna passione, nessuna illusione, ma solo l’inconsapevole piacere di giocare all’amore dei grandi con la dolce spensieratezza ed ingenuità di chi sta per affacciarsi alla vita. Nebbia Nebbia silente che tutto avvolgi, che l’umana realtà celi allo sguardo melanconico di chi attende, apriti poco a poco e fammi scorgere l’immagine dolente del mio animo, scivola via dal cuore, fa ritornare in me la speranza e l’amore. D'azzurro D'azzurro è il cielo che ci guarda in questo pomeriggio di sensi risvegliati, di antichi ardori come per incanto riapparsi. D'azzurro è il mare che ci lambisce i piedi affondati nella sabbia bagnata, mentre abbracciati ci lasciamo accarezzare dal vento. D'azzurro sono i tuoi occhi che incantati s'incontrano con i miei, mai così vividi come in questo magico momento d'amore. D'azzurro sono i ricordi di tempo fa, di un sentimento all'improvviso nato e che continua a farci sognare. Il poeta Il poeta vede a occhi chiusi, attira su di sé tutta la polvere del mondo e la trasforma in parole scintillanti d'amore, in visioni che anche gli altri possano ammirare. Concretizza sogni che solo gli animi puri riescono a ideare, e quando ha risvegliato il cuore della gente, silenzioso ritorna nell'ombra del suo tempo. Minuetto Scoccano le ore, girano le lancette, la luce segue all'oscurità. Il tempo sembra passare in fretta, ogni istante diverso dall'altro, ma nulla cambia. Niente trascorre nell'infinito dell'immenso. Foglie Con le prime nebbie avvizziscono, si stempera il verde delle speranze dell'anno nel giallo che la pioggia opacizza. Si contorcono gli ideali di una primavera vissuta ormai solo come ricordo lontano di una stagione per sempre finita. E come le foglie inerti, che si staccano e ritornano alla terra, inutili e spezzati i sogni di gioventù lasciano l'animo e muoiono nella solitudine di un giorno che troppo veloce si spegne. Della perduta mente Anabasi dentro quel che resta di una mente che il dolore della perdita ha sconvolto. Ricordi che si affacciano improvvisi e che rivivono reali nella loro irrealtà. Ci sono giorni che muta mi guardi mentre ti parlo, sei lì con me, ma le mie braccia stringono l'aria crudele di una verità che mai vorrò ammettere. Ti sciogli i capelli, ti volti e sorridi, uno sguardo che mi ha incantato, un sogno anche ora che invano mi protendo a cercare l'illusione di un amore ormai tramontato. Adagio Spunta dal cuore, si libra leggero nell'aria, s'unisce a note lontane, ad acque spumeggianti, ad albe incandescenti. Questo è il mio desiderio d'amore, un senso di pace infinita, una musica lenta e soave che s'accompagna al battito del cuore. In cielo Nuvolette punteggianti il cielo, si rincorrono, si urtano, si uniscono in un ultimo amplesso, per sciogliersi poi in lacrime d'amore. Rapsodia Nella notte stellata un suono lontano risveglia il dormiente, musica lieve di antichi canti popolari, semplici note che accompagnano danze in una balera di periferia. S'accendono gli occhi ai ricordi di tempi passati, ad amori appena abbozzati, si scuote la testa, mentre cala nuovamente il sonno a interrompere la rapsodia di una vita. Il poeta cieco Non c'è che buio intorno a lui, tenebre fitte senza speranza, ma vede più degli altri: immagini sconosciute, vibranti d'amore, pensieri nascosti, sentimenti intensi, emozioni traboccanti; perché lui vede col cuore. L'ultimo bacio Serra la mia mano, tieniti stretta a me, non fuggire da un sogno che non è vedo il tuo volto distrutto e ricordo quel viso che tanto mi incantò, anni di vita insieme trascorsa, una felicità solo dentro di noi, il tempo che passa implacabile. Serra la mia mano, tieniti stretta a me, ma già vedo le tue lacrime, il tuo dolore, mentre ti lascio con l'ultimo desiderio di un bacio. Nel vento Ascoltai un tempo il vento che sussurrava lontane parole di un mondo passato, canti gioiosi di bimbi nel suono di mille zampogne, di una terra dove fiorivano le speranze e dove anche i sogni diventavano realtà. Nell’aria ora immobile risuonano solo le peane della menzogna, trombe squillanti che intorpidiscono la mente, cancellano il ricordo, annichiliscono il presente. Non c’è più tempo, non c’è più vita, e la speranza è una parola dal significato ormai dimenticato in questo mondo inaridito. Vele d’inverno Sull’albero, spoglio, sonnecchia un gabbiano, mentre lenta s’adagia la neve sulla tolda. Soffia freddo il vento dell’inverno fra le funi penzolanti, disarmate dalle candide vele, a riposo sottocoperta. Già passato è il ricordo della bella estate, del caldo scirocco a cui aperte si sono, ben tese ad assaporare il profumo di lidi assolati ormai lontani. Fiore di pesco Fluenti, di seta i capelli, occhi innocenti senza fondo, il nasino impertinente all’insù, ma la bocca del fiore di pesco aveva il colore, labbra morbide desiderose d’amore. E nell’autunno, che anche per te è al fin venuto, non resta che il ricordo d’un bacio lontano, di un momento di sogno affondato nel cuore. Note d'amore S'alzano soavi, escono dal cuore, sovrastano la mente, abbattono le convenzioni, ignorano la realtà, cancellano il tempo. Sempre più alte, intrepidi e ansanti, si rincorrono queste note d'amore. Il tempo Il ricordo come un vento impetuoso solleva la povere del tempo, fa emergere immagini sbiadite, scava nel profondo del cervello, riducendo il presente a un effimero istante della vita. Che sono? Sogno un mondo sereno, ricco di risa di bimbi, di mani intrecciate, di stomaci ben sazi, di giorni di pace. Che forse sono un visionario? Sogno parole che si rincorrono come note musicali, sentimenti che si stampano su un foglio, emozioni che si propagano all'infinito. Che forse sono un poeta? Sogno lo sguardo dolce di una donna che riscalda il mio cuore, parole dolci che pronuncia solo per me, mani che si appoggiano leggere sul mio petto. Che forse sono innamorato? Sogno e non sogno; e se apro gli occhi che vedrò? Il tuo sorriso, che è tutto per me. Ricordo Sogno di un’immagine riflessa nello specchio della mente; il tempo ha smussato i tuoi contorni, il ricordo diventa sempre più incerto, ma nitido resta quel sorriso che ancor oggi mi apre il cuore. Sera Come falene attratte dalla luce svolazzano i pensieri della giornata, per poi disperdersi nell’opprimente buio, soffocati dall’alito del tempo andato. Al calar della sera La mano trema nell’accarezzare il pensiero di un lontano amore, rifugiato nei ricordi del vecchio cuore. Il tempo attenua, smussa il dolore di una perdita, ma la tua immagine chiara riaffiora quando al calar della sera s’avvicina il buio dell’ultima lunga notte. Maremma Profumi di ginestre avvolgono l'animo come la brezza che s'alza al tramonto; un cavallo scalcia sulla spiaggia fra legni salmastri portati dal mare, mentre un buttero appoggiato al tronco di un pino si assopisce nell'estasi di un mondo incantato. Pomeriggi assolati Sole implacabile, terra riarsa, un lontano frinir di cicale; nel buio della camera, fra il torpore del pomeriggio e l'ansia di liberarsi dalla calura, insegue lo sguardo lontane chimere, sogni del passato che riaffiorano nell'ozio indolente dell'estate e che subito si spengono soffocati dall'arsura dell'animo da tempo avvizzito. Melodia Soave, limpida sale dal cuore, è dolce questa tua melodia d'amore. Non una nota si ode nell'aria, ma la luce che brilla nei tuoi occhi è un crescendo di emozioni che mi avviluppano, sensazioni intense che si propagano nell'aria, rimbalzano fra gli oscuri meandri della mente, illuminano di calda luce il pensiero che lento sorge per prorompere in un unico grido muto che rimbomba nel mio cuore: questo è amore! La Sirena Squame appena orlate di bianca spuma rilucono sullo scoglio bordato dall'azzurro del mare, mentre stridii di gabbiani coprono il suono melodioso della risacca. Irraggiungibile, se pur così vicina, sorride la sirena dei miei sogni, immagine eterea che al protender della mia mano scivola fra i flutti e ritorna negli abissi. Affondo con rabbia le dita nella sabbia bagnata e subito le ritraggo: sull'indice risplende una squama, ma forse è solo una piccola, amara lacrima dei miei occhi. Innamoramento Batte forte il cuore a quel sorriso che illumina il tuo volto e rischiara la mia vita. E’ una gioia intensa che dagli occhi traspare; due sguardi che si incontrano e muti parlano d’amore, onde cerebrali che si propagano, si accavallano, si uniscono, si fondono in un unico pensiero. E i battiti rallentano, sembrano assopirsi nell’incanto di un momento più lungo dell’eternità. Il primo bacio Nel caldo d’estate, un pomeriggio assolato, all’ombra delle vecchie querce, stesi sull’erba anelante di pioggia, soffocante d’arsura, le nostre labbra s’incontrarono. E una brezza leggera s’impadronì di noi, ci avvolse profumante di cime lontane, di ghiacciai silenti, di cieli tersi e d’azzurri, di sogni dolci, in un mondo sereno quale mai poi fu. Estasi Lo sguardo assorto, un fremito intenso fermato nell’istante del palpito più accentuato; raggi di luce a sprazzi guizzanti disegnano il contorno della tua immagine fissa negli occhi miei estatici; la tua mano scivola lieve sui miei radi capelli ed un brivido fugace scardina le porte del mio cuore. Parole smarrite Sono scomparse, rapite dal vento, le parole che un tempo sono sgorgate per un amore ormai finito. Disseminate nell’ignoto terreno dell’oblio, sono tante piccole croci senza nome, senza più fiori, né lacrime. La musica del mare Scivola lenta l'onda sulla superficie venata dalla polvere di luna; nella calma della notte è roca la voce di questo mare che muore e rinasce contro ogni sponda, un sommesso brusio, un rantolo sordo, cui segue il sospiro della vita. Il cielo sta a guardare e s'illumina di stelle a far sognare anche il mare. Inno all’amore Accendere le stelle a una a una, mentre si afferra una cometa per la coda e calde lacrime di gioia fecondano la terra riarsa da ignobili speculazioni dell’anima. Galoppare con il cuore nelle infinite pianure del cielo, sorvolare il quotidiano malessere dell’esistenza, lontano da ogni tempo, vicino al senso che regola ogni cosa e presiede alla vita. Sciogliere il secco ghiaccio dell’ipocrisia, lasciando da parte se stessi ed essendo tutti insieme parte di noi, sorridere all’immensa bellezza del vivere finalmente in pace. Soli Sofferenze mute, angeli con le ali strappate, soli in mezzo alla moltitudine vociante, si contorcono come i fuscelli divorati dal fuoco, cercano disperatamente una mano amica, un cuore generoso, una speranza di vita. E più il tempo passa, maggiore è la macerazione per un sogno che non diventerà mai realtà. Sabbia Vortici si accaniscono nella mente, vana ricerca della mia identità attraverso immagini del passato. E’ tutta polvere, impalpabile, che cela l’angoscia di una verità e, placata la tempesta, non resta che sabbia. Ricordo di un amore Un segno hai lasciato nel mio cuore; il tuo sorriso dolce, le tue parole che mi pare ancor di udire, la mano lieve sulla mia, l’intensa emozione di ognuno dei pochi giorni passati insieme. Soave ricordo di tanto tempo fa, sempre presente quando il trascorrer vuoto del tempo mi intristisce. Apro allora il mio cuore e riscopro il significato dell’amore. Immagini Nell’incendio del cielo nasce il tramonto, con il sole che lento scompare all’orizzonte, mentre leggera spira la brezza che annuncia la sera ed un ultimo volo di gabbiani s’innalza maestoso a cercare le imminenti stelle. Il mare indolente riluce quieto in questi ultimi bagliori di un giorno che finisce, strisce rosseggianti s’allungano sulle acque increspate, ed intanto profondo scende il silenzio ad accompagnar la commozione per questo stupendo, eterno spettacolo. Dopo la tempesta E s’alzò forte il vento, caricando di nubi il cielo, fino a quando scrosci d’acqua, accompagnati da lampi guizzanti e al rombo cupo di tuoni, percossero la terra riarsa, sollevando schizzi di polvere rappresa, in un umido profumo di elettricità condensata. Durò pochi minuti, poi lesto riapparve il sole, a fugare le tenebre del temporale. Nell’arcobaleno che annunciava il ritorno alla quiete solo io scorgevo il tuo volto a me sorridente. Era finita la tempesta ed il cuore poteva riaprirsi ad assaporare le gioie della vita. Effimera fuga E quando la realtà ti soffoca con la sua disarmante quotidianità, chiudere gli occhi è sempre possibile, fuggire lontano, volare in groppa ad un bianco cavallo, fra nuvole di desideri che bruciano dentro, correre incontro al sole, lasciarsi alle spalle ore desolate di monotonia pervase. E’ un mondo tutto tuo quello della fantasia, ove orridi ranocchi baciati da splendide principesse si trasformano in ardenti e baldi nobili che portano solo il tuo volto. Tutto è bello in questa irrealtà che si autoalimenta nel latente timore che presto finisca il sogno che è in te. E quando le immagini si dissolvono e rimetti i piedi in terra, anche il solito mondo ti appare brevemente diverso: è l’illusione che si assopisce per lasciare il posto alla realtà. Nebbia sul mare Grigio è il giorno, offuscato dalla nebbia; ovattato giunge il rumore del mare che neppure s’intravvede nella densa caligine. La morsa del gelo ha stretto ogni ramo, ha spezzato ogni stelo: ovunque perfido freddo che s’insinua in ogni corpo. Solo la mia stanza d’albergo è calda, di un tepore intenso ed interno, perché tu siedi accanto a me. Requiem Tutto ormai tace: mani febbrili scavano disperate a cercare coloro che ormai sono solo ricordi. Anche il dolore è silenzioso, è un grido soffocato che sommerge più di mille tsunami. Volti senza più lacrime fissano il vuoto, vedono senza vedere; è finita l’onda selvaggia, è terminata la speranza, resta solo la miseria di chi ha perduto il bene più grande: l’amore di chi se n’è andato. Gocce di rugiada Si stinge l’alba nel sole che sale e luccicano ovunque nell’erba come diamanti effimeri le tremule gocce di rugiada. Non fanno in tempo ad accorgersi del giorno che già scompaiono nell’incipiente calura come anime fuggevoli nel preordinato disegno di ogni cosa. Un mondo d’amore Una farfalla lenta sugge il nettare di un fiore, una mamma sorridente porge il seno al suo bimbo, nel tramonto infuocato due gabbiani s’involano, scocca improvviso un bacio fra due giovani, due caprioli bevono al fresco ruscello montano, due vecchi danzano nel ricordo di una lontana gioventù. Come sa essere bello questo mondo d’amore. Parole d’amore Volano soffici come i fiocchi di neve che cadono le parole che cantano il nostro amore. Leggiadre, tenui, dolci escono dal cuore e si rincorrono nell’aria, una dietro l’altra, a formare una frase che solo i nostri occhi possono leggere. Transumanze di cuori Scendono i pastori a valle, lunghe file di greggi belanti, sotto un tetto di stelle nella neve rischiarata dalla luna. L’aria tersa e pungente della notte fa accelerare i passi verso gli ovili del fondovalle, dove mogli e figli attendono trepidanti di rivedere coloro che amano. Non ci sono più sentieri, tanto è spessa la coltre bianca, ma li guida verso l’amore una rifulgente cometa. La meta è ancor lontana, ma il cuore sprona, gli animi s’accendono, scaldati dal più nobile dei sentimenti, che solo la gente semplice può interamente provare. Un sospiro d’amore E’ un attimo che dura un’eternità, tanto non lo potrai mai scordare. Si blocca il respiro, ti senti quasi mancare, ti assale una vertigine dei sensi, gli occhi spalancati non vedono più nulla ed ecco che prorompe, sale lungo tutto il corpo in un fremito che ti sovrasta, ti avvolge, ti scioglie. E’ un refolo d’aria questo sospiro d’amore, nulla che faccia pensare alla tempesta che l’ha generato. Un altro giorno è passato Il pallido sole già s’appresta a dormire, s’accendono i primi lampioni, un altro giorno è passato. Anche questa sera mi saranno mute compagne le stelle; le guarderò come sempre con la speranza che anche tu volga gli occhi al cielo, sì da essermi vicina se pur così lontana. Uno squarcio di luce Nel grigio della nebbia di una vita improvviso è spuntato il sole, uno squarcio di luce che mi ha riscaldato il cuore. Lentamente mi hai accompagnato verso la strada dell’amore; un passo dopo l’altro, giorno per giorno mi hai fatto conoscere una ricchezza infinita, la serenità di un animo finalmente in pace con se stesso. Dolce e salato Le tue mani che sfiorano le mie, un contatto che mi fa vibrare come una corda di violino. Il tuo volto che si illumina nel sorriso; il mio cuore che si scioglie come l’ultima neve di primavera. Lunghi istanti in cui i nostri occhi si incontrano, si parlano, mentre le nostre labbra combaciano. La tristezza che mi prende quando non sei con me, la profonda solitudine di un animo dimezzato. I giorni della lontananza, lo struggente desiderio di riaverti, il silenzio nella casa troppo vuota. L’approssimarsi del ritorno, lo sperare che l’oggi sia già il domani; dolce e salato è questo nostro amore. Festa campestre Un violino, una fisarmonica, un mandolino, s’alzano le note di una mazurca e accompagnano la danza sull’aia di giovani coppiette. Ai bordi, in attesa, stanno i vecchi ad osservare; fra i pampini qualcuno si rincorre, grida gioiose, baci abbozzati, schioccar di labbra di fronte ad un bicchier di vino, sogni che nascono, cuori che palpitano in questa festa campestre. Così era tanti anni fa, quando ancora il progresso era il pane tutti i giorni e l’amore era quel sentimento così immenso che rappresentava la sola ricchezza di una vita. Tanto tempo fa…. S’alza lento dal camino un filo di fumo nella giornata uggiosa di pioggia. Crepita il fuoco sotto il paiolo, mentre la donna paziente rimesta la polenta. Sapori di cose passate, aromi di legna umida, profumo di mosto di uva selvatica. Tanto tempo fa, ed i ricordi riverberano nella mente, di quando poco si aveva, ma l’amore sempre presente era nei nostri cuori, sentimenti che non si possono scordare, anche se così lontani che sembrano mai esser esistiti. Poesia Come una musica dolce, nota dopo nota, parola dopo parola, sgorghi dal cuore, ti espandi dentro di me, accompagni le mie dita sulla tastiera, poco a poco ti componi sullo schermo, e mentre l’animo freme d’emozione, sei già tutta lì che mi guardi ed aspetti d’esser letta. Poesia, poche parole assemblate dall’estro, il frutto dei miei reconditi pensieri, il sogno dolce di un momento, l’estasi dei miei sentimenti. In una notte d’estate Nella quiete silente di una notte d’estate s’alzò una brezza leggera; nulla di più di un sommesso fruscio che appena mosse le foglie dell’albicocco. Lesta tutto m’avvolse ed alle orecchie arrivò il lontano mormorio di un ruscello alpestre, gorgoglio d’acqua pura e limpida che poco a poco intesi come parole di un canto lontano, levato alle stelle. Di una donna parlava che sola come me scandiva il tempo lento dell’esistenza ed invocava l’affetto che tanto le mancava. Malinconica canzone che mi scese fino al cuore, mi riempì di calore, di nuova speranza. In questo mondo c’era qualcuna che mi aspettava ed allora corsi nei prati, valicai montagne, boschi intricati, fino al mare lucente; illuminata dalla luna emergesti dalle acque e mi tendesti la mano. La brezza d’incanto cessò, il ruscello divenne un torrente impetuoso, un inno alla gioia. Se solo Se solo tu sapessi, se solo tu capissi che questo cuore vive e palpita per te. Non c’è giorno, non c’è ora che io non sia con te che pur sei così lontana. Se solo tu vedessi, se solo tu potessi ascoltare, sentiresti un’onda di luce avvolgere e stringere il tuo corpo, penetrare dentro a te fino al fondo del tuo animo. Ecco, questo volevo dirti, di quest’amore che cresce ogni giorno, prepotente ed impetuoso come il mare in burrasca che si infrange sugli scogli e che invoca disperatamente il tuo ritorno. Tramonto Nel sole che rosso tramonta scorgo l’immagine evanescente di me stesso, di un uomo che arranca su questo mondo che si ripete nei secoli, con sogni spezzati, vacue illusioni, memorie di gioventù che fan sorridere amaramente. Sentimenti, sensazioni, amori passati e presenti sono quanto mi resta e non è poco: sì, perché ho amato ed amo ancora, edè questo che rende vera e irripetibile la mia vita. Il resto non conta, rimane solo un ricordo che giorno dopo giorno si cancella. L’attesa L’orecchio al cellulare, la mente là dove sei tu; sono pochi giorni che sei partita, ma mi sembra un eternità. La sera mi giro nel letto vuoto, indugio con le mani sulla tua parte e mi addormento stringendo l’aria. La lontananza è la condanna di chi l’amore prova ogni istante; lancette che girano troppo lente, il sole che impigrisce in cielo, le stelle che indugiano oltre la notte. Con le prime nebbie tornerai alla tua casa, a chi si strugge in questa attesa. Cosìè la vita Il sole che sorge nella brezza mattutina, il vagito di un neonato, il riso di un bambino, un battito d’ali, il planare di un airone, un ghiacciaio luccicante nell’azzurro del cielo, il gracidio di una rana, lo sfiorarsi di due mani, l’angoscia e la gioia di un amore, due labbra che si incontrano, il riverbero del sole d’estate a mezzodì, il rincorrersi delle note di una canzone, un abito bianco in chiesa, lo stormire delle fronde in un bosco, un litigio, poi un lungo abbraccio, la felicità per un dono inaspettato, uno sguardo dolce e sereno nella luce del tramonto, il luccichio delle stelle nella sera, lo sbocciare di un anemone vicino ad una croce, una breve e tremula luce nel buio della notte, cosìè la vita…. Il sole di notte Bastano un sorriso, uno sguardo dolce, una parola gentile, un sussurro lieve, l’incrociarsi di due mani e di due cuori, un abbraccio forte e fremente, l’incontro di due labbra, l’infinita sensazione di esistere non casualmente, edè come se il sole splendesse anche di notte. La fontana nel bosco Prima una goccia, poi una polla, infine un ruscello, per crescere a torrente, fiume, mare, oceano. Con l’ultimo sole del giorno la piccola goccia, insieme alle altre, sale fino in cielo a formare le nubi. Indi, altre gocce cadranno, nasceranno altre fontane nel bosco e la storia si ripeterà all’infinito. Di ognuna non rimarrà che il ricordo, la flebile immagine di una vita come tante altre. Insieme Un unico cuore, un’unica anima,è questo stare insieme; confrontarsi, solo per migliorare, camminare uniti nel lungo viale della vita, attraverso le stagioni dell’anima, attendere sereni ed abbracciati l’ultimo tramonto, è anche questo stare insieme. Nulla Nulla, più del nulla vorrei essere; esistere senza amore non è vivere; passare i giorni senza una carezza, senza un sorriso, senza uno sguardo, non è vivere; non avere accanto chi mi ascolta, chi mi risponde, chi mi ama, non è vivere; la notte, girarmi e non trovare nessuno accanto a me, non è vivere; ma se esisti, ovunque ti trovi, dammi una voce ed il nulla non sarà più che un ricordo, un incubo che tu “sogno meraviglioso” hai fugato. Corri nel bosco Corri nel bosco, fra le brume del mattino, fra i rami grondanti di rugiada, fra il cinguettio degli uccelli. Corri per me, corri incontro a me, corri verso l’amore. Sul sentiero per il Paradiso Tanta strada ho percorso, infiniti paesi ho visitato, invano ho cercato quello che più mi sta a cuore: un animo semplice, un volto umano, un sorriso dolce e sereno, il calore di una donna. Eppure era vicino a me, nella casa sulla collina; ho terminato il mio viaggio, ma ho ancora un percorso da fare;è l’ultimo e poi avrò trovato la pace e la serenità. Non sento più la fatica, i miei piedi non si trascinano, ma volano. E’ così che mi incammino sul sentiero per il Paradiso. Adagio Nell’oscurità ti avvicini, ti infili nel letto accanto a me, ti giri e sento il tuo corpo contro il mio;è una sensazione strana per chi da tanto è abituato a giacere solo. Sì, sei tornata da me da quel buio ove fino ad ora sei stata; mi tocchi, mi accarezzi, sento le tue mani sulle mie, poi mi sussurri:”ritornerò”. E’ ormai l’alba ed adagio ti allontani da me, volgi lo sguardo e sul palmo della mano fai scivolare un bacio. Ormai non sei che un’immagine sfocata che invano i miei occhi cercano di seguire. Il sole illumina la stanza e guardo il calendario: oggi è il 4 ottobre, giusto un anno che mi hai lasciato. Il primo amore E’ un attimo, uno sguardo, un sorriso, ed ecco che ti batte forte il cuore. Ti sembra di impazzire, angoscia e felicità insieme, il mondo è in una mano, ora lo sai: non sei più solo. Tanto tempo fa E’ stato tanto tempo fa, ma sembra ieri; sei nato una sera di maggio, sei nato da un atto d’amore, dalla volontà di due essere umani di coronare il loro profondo affetto. Sei cresciuto nell’amore e quello hai sempre cercato; una volta l’hai trovato, ma poi il destino ha voluto togliertelo. Ora, dopo una lunga ricerca, dopo illusioni e delusioni, è apparsa davanti ai tuoi occhi, bella, dolce, sensibile. I giorni che ti separano da lei sono assai più angosciosi di quando eri solo; hai un solo desiderio: vederla. E più l’angoscia cresce, più prorompe l’amore, quell’amore tenuto in serbo nascosto, quasi timido. E’ il momento,è l’attimo fuggente: non esitare, ma gridale con quanta forza hai in corpo quanto l’ami. E’ l’urlo del tuo cuore che veloce si propaga nell’aria, supera strade, montagne, travalica il normale sentimento, è un impeto,è l’immensa gioia di dare il proprio amore. Alla ricerca Ho tanto camminato, la mia vita è stato un lungo viaggio alla ricerca della pace, della serenità. In un mondo dove la violenza, la guerra, la sopraffazione imperano sovrane non ho mai trovato da sostare. Ho sbagliato tutto perché la pace e la serenità non si cercano al di fuori, ma dentro di noi, e ci vuol poco per trovarli. E’ l’incontro con una persona che si ama, con una donna che ti sorride dolce e gentile mentre ricama una bellissima icona. Quella fitta al cuore che allora provi, quell’anelito di vita che avverti, quella confusione nella mente che ti avvolge sono la prova tangibile che le hai trovate. Non rifiutare l’amore, farlo sarebbe rifiutare se stessi. Ora che il tempo è passato Quello che non hai voluto provare, ti mancherà; quello che non hai voluto essere, ti rammaricherà; la vita che non hai voluto fare, sarà un rimorso per te; l’amore che non hai voluto dare, non tornerà mai più. Ora che il tempo è passato senza che tu te ne sia accorto, quello che ti rimane sembra sempre troppo poco. Nasce la fretta di riparare, di rifare, ma ogni cosa ha il suo tempo e questo è il tempo dei bilanci. Non troverai mai nessuno completamente soddisfatto della sua vita e solo chi ha amato veramente potrà guardare al breve futuro con serenità e dire “ Ho vissuto”. La felicità Che cos’è la felicità? E’ una carezza, uno sguardo intenso ed appassionato,è la voce rotta dall’emozione di una donna dall’altra parte del filo del telefono quando le sussurro che l’amo. Solo tu Non volgerti intorno, non cercare altrove, non pensare ai se, non lasciarti sopraffare dai ma, lasciati guidare dal tuo istinto, ascolta il tuo cuore, accetta il mio amore. Vedi con gli occhi e non con la mente, respira profondamente il profumo di questa primavera, ritorna a vivere, perché solo tu sei nel mio cuore. La mia donna Starei delle ore a guardarti, ad ascoltare la tua voce, le tue parole, musica per le mie orecchie, nettare per la mia mente. Mi sorprendo a pensare di averti sempre amato, quando ancora non ti conoscevo; quel tuo carattere fermo, ma dolce, quella tua femminilità sommessa, ma sempre presente, sono sempre state nei miei sogni. Ed ora sei davanti a me e stento ancora a crederlo; allungo la mano ed accarezzo i tuoi capelli rossi; un fremito percorre tutto il mio corpo, poi le labbra che si avvicinano e leggermente si dischiudono per incontrare le mie mi confermano che sei reale, che tu sei la mia donna. Non siamo più soli Nel silenzio s’ode solo il tuo respiro; dormi, amore mio, accanto a me; forse sogni e nella tua mente spero di esserci io, e forse è così, perché allunghi una mano, quasi a volerti sincerare che ci sono ancora. Non sai, né puoi sapere la gioia che provo, l’emozione che mi pervade ad aver preso coscienza che sei mia;è come ritrovare la luce dopo tanto buio, è come inebriarsi all’aria della primavera,è come tornare a vivere. Sì, non sono più solo, non siamo più soli, siamo due cuori che battono con lo stesso tempo. Fino a ieri c’era il ricordo del passato e la tristezza del presente; da oggi c’è la speranza del futuro. Senza te Senza te, il giorno non ha più sole e la notte non termina mai. Mi aggiro per l’appartamento, sono assalito dall’angoscia, ti cerco, ti vedo nel letto accanto a me, ma se allungo la mano l’immagine sparisce. Senza te non sono più io, sono un naufrago alla ricerca disperata di un relitto a cui aggrapparsi. So che sono nel tuo cuore ed avverto i tuoi pensieri che parlano di me, ma quello che non c’èè la tua presenza, il tuo sorriso dolce e rasserenante. Senza te non vivo, non esisto, con te mi sento di affrontare anche l’ignoto. Rintocchi di campane Si alza la nebbia e si odono lontani rintocchi di campane; si intravede a poco a poco il paesaggio;è tardi, ma non ho voglia di alzarmi, ho voglia di giacere sul letto accanto a te, che ancora dormi. Ti guardo, ti rimiro: quanto è bella la mia donna anche adesso che, coricata su un fianco,è assopita. Mi sembra di sognare, ma sono sveglio e, soprattutto, sono immensamente felice. E’ come se avessi tutto il mondo in questa stanza, perché adesso ho te. Fuori piove Fuori piove in quest’autunno grigio e ventoso che intristisce tutti i cuori, tranne il mio che invece è colmo di felicità. A breve la mia donna, il mio sogno meraviglioso sarà con me e non esisteranno più stagioni opache, ma solo una serena, splendente primavera. Dovunque sarai Ti guardo e vedo alte cime inviolate, cascate spumeggianti, praterie sconfinate, lunghe spiagge di sabbia bianca, tramonti fiammeggianti, notti stellate, mondi sconosciuti. Ti ascolto e sento la melodia della brezza che sfiora gli alberi del bosco, le note divine di un organo che risuonano in una cattedrale, il canto della natura che a primavera si risveglia. Dovunque sarai, anche lontano da me, questo vedranno sempre i miei occhi e sentiranno le mie orecchie, questo sarà quanto il mio cuore sempre conserverà, perché tu sei il mio grande, infinito amore. Il nuovo anno Come sarà il nuovo anno? Tutti ne parlano, qualcuno profetizza, oroscopi a profusione; in verità nessuno lo sa, perchéè l’ignoranza del futuro che ci permette di vivere. Di una cosa sono certo: il tempo continuerà a scorrere indifferente, insensibile alle nostre gioie, ai nostri dolori, alle nostre speranze, alle nostre delusioni. Sarebbe invece opportuno che facessimo tesoro delle esperienze degli anni passati, troppo presto dimenticati nelle ansanti aspettative di un futuro che invece non conosciamo. Aria Mi libro nell’aria, stendo le braccia e sfioro con le mani le nubi che, bianche, chiazzano il cielo azzurro. La terra è laggiù, verdi praterie, montagne aguzze, fiumi placidi, boschi fitti, città in fermento. Il vento mi accarezza il viso, stormi di uccelli mi sfiorano, sono leggero come una piuma, ovunque intorno l’infinito. L’aria mi culla, mi fa sognare nel sogno, mentre dormo abbracciato a te. Sinfonia Scendono i raggi del sole a lambire la mia pelle, l’aria fresca del mattino scompiglia i tuoi capelli, l’azzurro del cielo si riflette nello stagno, gli uccellini si rincorrono amorosi; ti guardo e tu mi sorridi, mi tendi la mano ed insieme corriamo sul prato verde della nostra primavera. Tu sei il mio sole Anche oggi sorgerà, risvegliando il mondo assopito. La sua luce evidenzierà le ombre, come il tuo sguardo ha messo a nudo la mia anima, ha rischiarato i lati oscuri, mi ha fatto uscire dalle tenebre. Tu sei il mio sole che ha fugato il freddo che c’era in me, che mi ha fatto meno avvertire l’approssimarsi della notte. Guardati allo specchio Guardati allo specchio, cerca di riconoscere te stesso in quell’immagine riflessa, vai oltre, scruta dentro di te, ripercorri con la mente la tua vita, rivedi il tuo passato con spirito critico, cerca di sentire quello che avresti voluto udire, sforzati di vedere quello che tanto avresti desiderato avvenisse. Se alla fine di questa prova ti sentirai esausto è perché nulla hai realizzato dei tuoi sogni di gioventù e se invece ti sentirai completamente soddisfatto l’unico motivo sarà dato dal fatto che non hai mai avuto ideali. Ed in quest’ultimo caso non preoccuparti: tu vivi bene, poiché non conosci l’atroce sofferenza del rimpianto. Visioni Nel buio della notte scorgo sprazzi guizzanti di luce, immagini immateriali che popolano la mia mente, mentre ad occhi chiusi dormo. Prima evanescenti, gradualmente prendono forma e sono ricordi del passato che prepotentemente salgono alla ribalta, come spezzoni di una proiezione cinematografica. Scene liete, quadri tristi, ecco i miei ricordi, il mio patrimonio che non mi potrà mai lasciare. Più vivide le immagini recenti, più sfumate quelle lontane nel tempo, ma su tutte emerge, sovrasta, quella di un uomo che tanto sognava ed a cui la realtà ha poi negato anche il sogno, tranne uno, quello più importante: la ricerca dell’amore, quell’amore ora finalmente trovato e che pertanto non popola più le sue notti, perché ora riposa accanto a lui. La valle della pace Esiste, non è un miraggio,non è una favola; è un luogo ove trova rifugio chi si sente tormentato dalla quotidianità:è la valle della pace. Non prati verdeggianti, non cime maestose, non ruscelli cristallini, né placidi eremi; non cercarla sull’atlante, non chiedere dove essa sia, perché la troverai solo in te. Scruta il tuo animo, dimentica il mondo che ti circonda, lasciati cullare dalle note di una canzone, pensa a chi ami di più, per una volta sogna in positivo ed eccola apparirti piano piano, avvolgerti fino ad entrare in te. Là troverai una tranquillità serena, potrai riposare il tuo spirito, vedrai un mondo come non l’hai mai neppure immaginato e quasi all’improvviso prenderanno corpo, si materializzeranno i versi della poesia che era dentro in te, ma che neppure pensavi di avere. Commozione e gioia ti prenderanno mentre scriverai quello che la tua mente vede, perché quelle parole sono lo specchio di te stesso di cui vuoi far partecipe gli altri, affinché possano conoscerti come sei veramente, quell’identità che anche tu ignoravi e che ora ti sorprende, ti fa sentire più lieve e ti fa sembrare più bella la vita. Memento Ogni giorno che passa, ogni ora, ogni minuto, sono una traccia indelebile della mia vita; eventi, lieti e tristi, costituiscono la mia storia e mi danno la certezza di esistere. Ed ogni fatto ha una sua ragione, uno scopo forse recondito, ma la cui spiegazione si trova nel seguito degli avvenimenti. Proprio per questo non intendo dimenticare il dolore passato ora che ho incontrato la felicità; senza gli anni bui, apparentemente senza speranza, non avrei mai potuto apprezzare la gioia di una vita finalmente serena accanto a colei che mi ama. Sei un sogno, o sei vera? Ti guardo aperta ai miei occhi, mentre allarghi le braccia per cingerle al mio corpo.
Aspiro il tuo dolce profumo di donna, mentre il tuo volto s’appoggia morbido al mio.
Le mie dita scivolano fra i tuoi capelli, mentre sussurri al mio orecchio tenere parole d’amore.
E mi chiedo: sei un sogno, o sei vera? San Valentino E’ appena passato e già mi sembra anche oggi, e senz’altro lo sarà domani, e dopodomani; e così per tutti i giorni a venire. E’ una fiamma inestinguibile,è una muta consapevolezza dell’indissolubilità dei nostri destini questo amore che ci unisce, questo sentimento sempre presente che fa sì che ogni giorno sia per noi San Valentino. Bella venivi incontro a me Bella venivi incontro a me, i capelli mossi dal vento, gli occhi illuminati dal sorriso, le braccia aperte, il petto ansante. Correvi nel prato, l’erba si apriva dinanzi a te, una farfalla si posava su una spalla, il sole illuminava il tuo volto. Così eri nel sogno e così ora sei. Ora che sei con me Ora che sei con me il buio non mi fa più paura, le notti insonni sono diventate un lontano ricordo, questa casa a lungo vuota sembra perfino diversa. Dove prima tutto mi appariva scialbo, adesso assume una luce nuova, un chiarore che scalda il mio cuore, abbraccia il mio corpo, si diffonde nel mio animo. Ora che sei con me è arrivato l’amore,è ritornata la vita. Un raggio di sole Hai placato la tempesta nel mio animo, hai spento le fiamme che mi divoravano, come un raggio di sole hai fugato il buio in me, dolce sei scesa fino al mio cuore nonostante il tuo dolore. E tutto questo unicamente per amore. Il flauto S’alza un suono lontano fra le brume del mattino; è di un flauto che chiama il mondo al nuovo giorno. Le note corrono, valicano montagne, scendono nei profondi abissi, invadono il mio animo, mi librano nello spazio della camera. E’ dolce il mio risveglio, accanto a te, e quel flauto altri non è che la tua voce, melodica e lieve, che mi sussurra il buon giorno. Solo per amore Nella nebbia del giorno che volge al termine sei apparsa dal sogno che portavo in me. Immagine senza volto che sempre rischiaravi le mie lunghe notti ti sei di colpo materializzata, tendendomi la mano. Ed in un attimo ti ho aperto il mio cuore, solo per amore. Civiltà Un battito d’ali nella rugiada del mattino nascosto dai fumi delle ciminiere; lontano risuona lo zufolo del pastore che avvia al pascolo le sue greggi. Rincorro quel suono fra il fragore del traffico, ma è sempre più lieve, e presto non ne resterà che il ricordo, il rimpianto di un mondo sereno. Gente di paese Sono lì ogni giorno, emblemi di una vita che scorre lenta, nel chiacchierio al bar o all’angolo della piazza. Nulla sfugge loro di ciò che accade, notizie di poco conto che passano di labbra in labbra, giornali delle piccole cose, radio di quartiere, megafoni di un paese che sonnecchia. Tutti li conoscono, molti li ascoltano, qualcuno li teme. Quando ci lasciano,è il silenzio che rimane; nessun ricordo, neppure di quella voce che sommessamente sbalordiva; parole, parole al vento, ed anche questa è gente di paese. La luce del giorno Si spengono le luci nella strada, qualcuno avvia il motore di un’automobile, mentre la luna si fa diafana e scompare dal cielo. Suoni di un mondo che si risveglia, che comincia a correre nell’affanno quotidiano con il pensiero rivolto alle liberatorie ombre della sera. E’ tempo di alzarsi, di lasciare i sogni di una notte, di una vita:è tornata la luce del giorno, e con essa la realtà, avara e senza pietà. E se… E se un giorno mi lascerai, che ne sarà di me? Come una pecora lontana dal gregge piangerò le mie paure, invocherò il tuo nome, ti cercherò negli anfratti del mio cuore. E se il mio grido di disperazione non ti farà tornare, mi rifugerò nel ricordo dei giorni felici con te. Mondo senza pace Nubi rosse si addensano nel cielo, un vento impetuoso sferza la terra, sradica alberi, strappa il cuore agli uomini, spezza tre croci su un colle. Il sole è oscurato e nel buio brancolano uomini disperati, in ginocchio implorano pietà, invocano Dio, ma tutto ormai tace in un mondo senza pace. Questo mi basta Coricato sull’erba guardo il cielo: nuvolette bianche si rincorrono, si riuniscono, si separano, scompaiono all’orizzonte. Intorno a me corre convulsa una varia umanità, si urta, si congiunge, si divide, si spegne. Sarà una legge di natura per cui si nasce e poi si muore, ma non m’importa: allungo una mano e trovo la tua; questo mi basta. Quando Quando il tempo che inesorabile passa ti peserà; quando, guardandoti allo specchio, vedrai solo l’immagine sfocata di quella che aveva creduto di essere un’eterna fanciulla; quando la solitudine regnerà nel tuo cuore; quando capirai l’inutilità della tua vita; quando i sogni non esisteranno più, ricordati di me. Ma non cercarmi, io non ci sarò e la mia sofferenza sarà già da molto terminata, quella sofferenza che proverai anche tu, disperatamente senza possibilità di essere lenita, perché per te il tempo di cambiare sarà passato. Nella vita bisogna saper cogliere quello che ci viene offerto, e la serenità di un affetto sincero è il dono più bello, ma che tu hai rifiutato. L’angelo del male Gambe lunghe e sinuose, a slanciare un corpo minuto, ma aggraziato; sotto la maglietta, appena abbozzati, i seni; un visino regolare, con incastonati due intriganti occhi nocciola in sintonia con i sottili capelli castani, ravvivati da una ciocca bionda. La bocca: un’esile fessura, pronta ad aprirsi rivelando i bianchi denti nel corso di una risata argentina. Il corpo di una femmina come tante, con il segno degli anni che cominciano ad avanzare; la sensualità di una gitana, il cervello di una donna con esperienze inutili di una vita altrettanto inutile; l’animo corroso da un malessere contagioso ed inquieto. Era un angelo precipitato dal cielo, risalito dagli inferi a corrompere il mondo; sotto le sembianze di essere inerme ed indifeso celava l’infamia dell’amoralità. Così la ricordo in una memoria nitida, senza più rimpianti, senza più dolore, perché altri non era che l’angelo del male. Il tempo delle fragole Ricordo le corse nei prati rosseggianti di papaveri, il sereno riposo all’ombra delle vecchie querce, l’ansia felice per uno sguardo dolce della ragazza della porta accanto, i mille progetti che affollavano la mente, l’infinita gioia di vivere e di partecipare alla vita. Tempi passati che riaffiorano a sprazzi nella mente, immagini di un’età che è stata e mai più ritornerà. L’incanto del lago Una dolce brezza scende dai monti, scivola nelle valli, increspa appena le acque del lago; una barca si dondola sotto la luna nel silenzio rotto solo dallo sciabordio delle onde contro il molo. S’alza lontano un suono di violini, note che dolcemente si rincorrono, s’innalzano, tutto permeano. Riflessa nell’acqua un’immagine che protende le sue braccia verso di me, appoggia le mani sul mio capo. Ed io lentamente mi lascio andare, fondendo la mia figura con la tua. Danziamo sull’acqua, così, in punta di piedi, sommessi, ma felici, il valzer della nostra vita. I due mondi L’airone cinerino plana sull’acqua, mentre dal canneto s’alza in volo, minuto, fragile il tarabusino. La penombra si colora di riflessi rossastri al calar del sole; spira la brezza dell’imminente sera e volgo la prua della barca alla via del ritorno nel mondo di ogni giorno. Mi volto e mi sfugge un sospiro: è proprio vero che la natura è per gli uomini, ma non è vero il contrario. Il molo s’avvicina e la barca scivola su bottigliette di plastica, in un liquido sempre più scuro e maleodorante. Ecco, sono di nuovo nel mondo degli uomini. (Da “L’uomo e la natura”) In bicicletta In bicicletta andiamo per strade di campagna, fra prati di trifoglio dai fiori bianchi e rosa, lungo fossati di acqua ferma, appena mossa da bianche anitre e dai tuffi delle rane. Il grano, ormai biondo, attende la sua mietitura; ogni tanto un casolare, un cane che abbaia, due galline che s’affacciano. Più in là, imponente il grande argine, verso il quale arranchiamo; in cima, oltre i filari di pioppi, s’intravede maestoso il fiume. Due gazze ci sorvolano, s’odono lontani muggiti di mucche al pascolo. Ci guardiamo negli occhi: non una parola, non un gesto, perché leggiamo in noi la grande felicità di essere insieme in questo mondo. - Da “L’uomo e la natura” - Nel miracolo dell’amore Stalattiti di ghiaccio che ti trafiggono il cuore, tramontana impetuosa che ti gela l’animo, mentre l’attesa si fa disperata. Ricordi, sensazioni, incubi di un periodo della vita che lentamente sto dimenticando. Sono stati giorni senza amore, senza speranza, con il buio nella mente, l’angoscia di sentirsi solo. Poi ti sei affacciata sul mio angolo di mondo, mi hai fatto il dono più grande che potessi mai desiderare, mi hai porto il tuo cuore con tutta te stessa. E benché fosse autunno gli alberi sono tornati a fiorire, il sole ha fugato la nebbia, il mio animo ha ripreso a vibrare nel miracolo dell’amore. Nel sole Come un raggio di sole il tuo sguardo è penetrato nel mio cuore e subito ha acceso l’amore; ha steso intorno a me verdi prati punteggiati da rossi papaveri, lidi sabbiosi lambiti da acque cristalline, cieli tersi percorsi da stormi di gabbiani, torrenti saltellanti fra sponde ornate da pini svettanti. E quando arrivi da me sembri emergere dal disco infuocato, immagine in controluce che poco a poco si avvicina ad illuminare la mia vita. Il canto della terra Le bionde messi si piegano sotto la pioggia; rumoreggia il temporale mentre in cielo si rincorrono le nubi spinte dal vento che sferza gli alberi, strappa le foglie, sibila su per i camini, sconvolge la vita di ogni giorno. Ma già lontano appare l’arcobaleno, ritorna la quiete, s’alza di nuovo il canto delle rane, mentre sale dagli alberi il frinire delle cicale. Nel fosso, gonfio d’acqua, galleggia un fiore spezzato, raggiunge la sponda, s’aggroviglia ad una felce, si radica nel suolo umido: ricomincia la vita. Il sogno di un poeta Ecco: si squarcia il cielo, le nubi si ritraggono ed appare il cielo d’un blu profondo. S’alza soave il suono di un organo lontano, le note si rincorrono, saltellano nell’aria tersa, percuotono il cuore, concertano la mente; lo spirito poco a poco lascia il corpo e si libra nell’etere, rincorre la fantasia che galoppa, trascina nell’estasi infinita della visione poetica di ogni cosa, così diversa, sebbene uguale, così irreale, se pur concreta. Sogno E’ notte; tutto tace, le vie sono deserte, solo la luna ed i lampioni rischiarano la città. Mi sveglio affannato, il respiro corto, la sensazione di freddo dentro. Nella penombra ti scorgo dormiente accanto a me; è stato solo un incubo: nel sogno tu ti allontanavi ed io ti rincorrevo invano, mentre poco a poco la tua immagine si confondeva con l’oscurità di una notte senza luci, lasciandomi disperatamente solo, inutile, anima persa senza speranze. Ancora un’occhiata, ti giri nel tuo sonno e sembri guardarmi, ma gli occhi restano chiusi. Mi sfugge un sorriso, il cuore si riscalda, la vista si appanna e di nuovo sereno ritorno a dormire. Tempo fa Rami spezzati, fiori piegati, l’albero che più non cresce e s’avvizzisce. Il ricordo di giorni che furono felici, le notti insonni, poi una sera la lacerazione dell’anima, la solitudine glaciale del mio cuore. La luna Di luce riflessa schiarisce la notte; con l’eterno sogghigno d’inesplicabile senso inonda il mondo ed i cuori di sensazioni astrali, ispira gli innamorati, scandisce i sospiri, le ore più lunghe, si cala nei sogni, sussurra i nostri più reconditi pensieri. Poi, all’alba si sfoca nel cielo, lasciando agli umani la realtà del giorno. È ritornato il sereno Lunghi giorni di pioggia, stille del mio sangue, crepe nel mio cuore, del sole neppure il ricordo; solo in mezzo a tanta gente, sorrisi forzati, la voglia di urlare il mio dolore, sguardi di commiserazione, l’assordante rumore del silenzio; poi, un giorno ti ho incontrata; era ottobre e sul mare soffiava già il vento dell’inverno, ma il grigio del cielo si è colorato dell’arcobaleno, mentre la pioggia si è fatta rada e poco a poco è ritornato il sereno. L’ultimo abbraccio Sentivo il suo cuore palpitante premuto contro il mio, il respiro soffocato che invano chiedeva la vita. Il cervello mi impazziva, mille ricordi che affioravano, immagini scarlatte che prorompevano inerti. Poi un muto silenzio nella vita che fuggiva, un solo battito, il mio, l’angoscia nella mente e nel cuore, l’attonita disperazione di chi sa, ma non vuol credere. Due vite Nell’aria fresca del mattino osservo i pochi fiori del giardino; s’aprono timidi al primo sole, per loro e per me un altro giorno. Conduciamo due vite, parallele, quasi ignorandoci, ma per entrambi c’è un inizio e purtroppo una fine. Appassiranno nel giro di un giorno, sfiorirò nel volgere di qualche anno, ma di una cosa entrambi siam certi: la vita è semplicemente meravigliosa. Solitudine Solitudine, che così a lungo mi sei stata compagna, hai sopito i rumori del mondo, hai nascosto la mia immagine perfino a me stesso, mi hai fatto ascoltare il respiro dell’anima, mi hai forzato l’incontro con la fantasia, hai fatto conoscere i miei limiti, hai scoperto le mie latenti volontà di vivere. Ora che sei un lontano ricordo ti ringrazio, perché senza averti conosciuta non potrei apprezzare gli occhi dolci che mi sorridono, le mani lievi che mi accarezzano, il suono di parole pronunciate solo per me. L’isola che non c’è Nascono perché ne sentiamo il bisogno, crescono in noi per come li alleviamo, danno una luce nel buio della notte di ogni giorno; ci accompagnano sempre, si rinnovano i nostri sogni, avanzano incerti nel tempo che passa e quando il tramonto ci annuncia la sera vanno ad infrangersi contro la scogliera infinita dell’isola che non c’è. Le ore della notte Ore che non passano mai, tormento della mente che invoca gli eventi remoti a cui invano rimediare; rimpianti, timori per il futuro, ombre che si agitano e che solo gli occhi chiusi riescono a vedere. Insonnia nella notte, la pendola implacabile scandisce il tempo; non sono ore, ma il nostro passato che interminabile riaffiora , ci travolge, ci soffoca edè con ansia che si attende la luce purificatrice del giorno. Mezzo agosto Riposti i gessetti si alza dal suolo: l’opera è completa. La madonna con il bimbo guarda il cielo appena velato; la gente s’accalca all’intorno, mentre le campane del santuario chiamano alla prima funzione. Il sole impietoso dardeggia questi effimeri quadretti, la pioggia che verrà , il gelo dell’inverno poco a poco cancelleranno le immagini, sempre più sbiadite e sfocate, fino al prossimo appuntamento, sempre a metà di agosto, fra chioschi vocianti, abbuffate di carni stracotte, olezzi maleodoranti di fritti tignosi, in questa sagra del sacro e del profano. Maternità Apriva gli occhi alla vita, sentiva il cuore palpitare al primo sguardo d’amore, nascondeva il rossore del sentimento che prorompeva nonostante il timido riserbo. Giorni di felicità, emozioni intense mai provate, la fanciulla sbocciava come un fiore. Poi il mondo crollò e quel che credeva un amore altri non era che menzogna e viltà. Ora, di quel periodo porta in grembo il frutto dell’inganno, ma nel ricordo di quel che credeva attende come madre amorosa. Non avrà quel pargolo il papà, ma una mamma ancor bambina, troppo presto divenuta donna. Sempre ti penso Sempre ti penso, cerco di cogliere con la mente il ricordo di giorni passati insieme, le gioie di intensi momenti, quegli abbandoni così silenti che solo si udiva il nostro respiro, il battito dei cuori. Fuori il freddo dell’inverno, dentro il calore del nostro amore. Suona lontana la musica della nostalgia, fremo e ti penso, e mi accorgo, ora che non ci sei, di quanto sia grande il mio sentimento. Tu sorridi dalla fotografia sul comodino ed io ricambio, ma s’inumidiscono gli occhi, scende una lacrima, si perde sul lenzuolo, mentre stringo il cuscino. Sempre ti penso…. La ballata di un vecchio stanco Quando i miei occhi stanchi più non sorrideranno e le membra saranno orpelli inutili; quando la mia mente vacillerà fra passato e presente senza scorgere i segni del futuro; quando di quello che ero non resterà che una carcassa inanimata, il logoro vestito dell’uomo che tu hai tanto amato; quando non avvertirò più la tua presenza, né l’angoscia che proverai per me; quando non sarò più io ed i rintocchi del tempo scandiranno la fine del giorno, stringimi forte la mano, dammi un ultimo bacio ed allontanati senza rimpianti, a che il ricordo che avrai di me sia quello dell’uomo felice di averti avuto accanto. |