Poesie di Giordano Montanaro


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Sono nato a Vicenza il 7 Dicembre 1964. Ultimati gli studi, entro nel mondo del lavoro iniziando un percorso che mi consente di ampliare le conoscenze non solo sull'attività svolta ma soprattutto, sulle dinamiche che determinano le regole della società, spesso controversa e non così positiva quanto da più parti si sostiene.
Frequento nel contempo, corsi di lettere per perfezionare ed ampliare le conoscenze in materia partecipando ad incontri con poeti e scrittori contemporanei.
Ho pubblicato il libro "INTERIORITA' RAZIONALI E NON" nel 2000, contenente testi scritti in adolescenza e in epoca recente, senza correggere o modificare gli insiemi di parole in esso contenuti, in quanto testimoni puri di una sensibilità fondata sull'istinto e non sulla perfezione letteraria. La totalità dei testi è stata eseguita in "scrittura spontanea".
Ora lavoro su progetti di "fusione" con la fotografia e la danza, sviluppando una sorta di dialogo visivo per esprimere quanto nel quotidiano, srotola innanzi ai nostri occhi spesso distratti e lontani.

Mail: giordano.montanaro@tin.it 

L'albero di Vincent

non ho voce per parlarti
attendo nella fredda mia nudità
l'inverno

." O relique, che foste così dolci finche
lo permettevano i Fati e un Dio: ora accogliete
quest'anima, scioglietemi da tutti i miei tormenti.

"canto quarto dell'Eneide (il suicidio di Didone)""


adesso
alla finestra
guardo lontano spegnere il giorno
alberi scuotono le cime e…
additano
l'ultimo volo degli uccelli
agli uccelli

non conoscevo la strada oltre il muro e con te, spesso, ho condiviso fragilità e paure

che senso può avere il tempo per un uomo andato in un corso d'acqua

lo zaino verde di un padre al chiodo
vent'anni nelle tasche e
un berretto di domande sulla testa


fuori la neve era alta ricordi?
imbrattata
il profumo del caffè saturava la stanza

Isabell… i suoi occhi chiari…
s'interponeva al foglio che
invano
cercavo di scolpire
tra gli affreschi del soffitto
il brusio delle serve
ma nella testa imperversava il vuoto

non avevi
la chiave tra le dita e
le tue mani ti portarono altrove

Non c'è riscatto
Non c'è remissione dei peccati…


dall'altra stanza
risate calde
scocciavano l'aria
appannando
piccoli vetri di cucina

sono ricordi lontani che affiorano dalle rughe dei miei occhiali

…questa civiltà coinvolta fino alle pieghe
di reminescenze medievali…


Giovanni camminava tra il grano futuro e i filari di salici acerbi
pensava a sua madre che…
non pensa ma
gira la polenta e canta sommessa
l'ultima sentita
alla radio la domenica prima
dopo la messa -


…controllo politico
controllo sociale…


sono certo che cambierà domani
un giorno non può ripetersi
anche quando sembra uguale
è diverso

non ha padroni
non ha regole
nasce e muore
nessuno lo può fermare
come l'uomo

i biglietti li tengo nella borsa
non rinuncio alle idee
alle voci che eccitano la coscienza
io
solo
vado e non telefono

incenso
tra omelie e riti funebri
il vagito Nazzareno
è l'inno della spenta rivoluzione sulla croce…


le nove,
nove persone attendono con il giornale
con un bambino o
un cane
il treno

bisticciano

le notizie,
le domande,
la smania di pisciare ad ogni palo

lo stesso metro
le stesse parole senza distinzione

aspetto, spero prendano il successivo
soffro per i cani
per i figli dei cani trattati da cani
confusi
nelle pagine dei giornali
tra l'indifferenza, il denaro,
il furbismo
la Play station e…
lo sport

stronzi!
salgo…

il ricordo strappa a morsi dai miserabili di questo mondo
le preghiere
tra le panche delle chiese
scappano gridate…


ridonda adesso
eterea
la giunzione della rotaia, nello stomaco

scialbo ma apocalittico
è questo andar via
questo andar via
perché vedrai
non telefono

ho creduto nel tempo
nella maturazione
nella capacità di accettazione
senza considerare la possibile consapevolezza che
IDRANTE
gli anni mi hanno dato
inondandomi

ai sfarzosi porporati
re e rei di inquisizioni sanguinarie un tempo
e cerebrali ora-


la adesso vivrei lo spaesamento,
la tortura mentale…
abbandono, sete,
voglia di amare e…
repressa passione
padre
senza coscienza
violenza mattutina di un generale senza mostrine

che senso può avere il tempo per un uomo andato in un corso d'acqua

il giorno schiude il suo mattino, tra i sospiri del prunus
la tazza che fuma,

caffè

giro il cucchiaio
vortici e…
la vita
è sciabordio timido
dissolve a velocità variabile
nel mare

Giovanni tornerà
nel tempo in cui il grano sarà alto
i salici frondosi
e ad essi appesi,
pendolini confusionari
tarme e zanzare…
mangiare.

che senso può avere il tempo per un uomo andato in un corso d'acqua

intanto selva estesa s'apre
sputata a tratti intermittenti da un fumo di treno fuori e
dentro ai polmoni boccheggianti il respiro
al fianco del finestrino
teso
con lo sguardo curioso
perso
in un morto amore
in un passato andato da poco senza rispetto per chi resta
FORESTA!

che senso può avere il tempo per un uomo andato in un corso d'acqua


scendo senza borsa
non serve
l'ho portata ma non serve
dentro, la rubrica con i numeri di tutti anche del barbiere
tanto non telefono

penso ancora alle lunghe giornate umide e calde d'estate
ai silenzi rotti
dai soli brusii idioti del solito dire
io che non so e devo capire
dove ristagna il marcio
tra i banchi e le penne
le pene e le grida di un padre
per il tempo perso
vederci piegati sui libri
fermi e muti
senza una chiave in mano

che senso può avere il tempo per un uomo andato in un corso d'acqua


in loro pulsa il deserto
e non sarebbe poi male se fosse quello vero
l'aridità
è la casa da cui scappo anche se ti ho perso
se vi ho perso
ho comunque vinto il cammino fuori
col treno

che senso può avere il tempo per un uomo andato in un corso d'acqua

ma tu non hai voluto partire
sono venuto a cercarti nei campi
tra i filari di salici ho gridato il tuo nome
ma non hai risposto

manca poco al mare adesso
perché dovrei fermare il tuo andare


che senso può avere il tempo per un uomo andato in un corso d'acqua
non arresta al moto,
avanza
verso un infinito libero perché nessuno può fermare il tempo,
il giorno
che ogni giorno cambia e non è uguale
come l'uomo-


non c'è riscatto
non c'è remissione dei peccati
per questa civiltà coinvolta fino alle pieghe
di reminescenze medievali
di controllo politico sociale dove
l'incenso vaga
tra omelie e riti funebri

il vagito Nazzareno è
l'inno della spenta rivoluzione sulla croce

il ricordo strappa a morsi
dai miserabili di questo mondo
le preghiere tra le panche delle chiese
gridate
a sfarzosi porporati
re e rei
di inquisizioni sanguinarie un tempo
e cerebrali ora-



risalgono
senza fatica
tra queste macerie di parole
di facce sparse tra i rovere

risaie lontane scialbano il confine
a scoscese vie di monti che
affondano nelle basse contrade

la pioggia
nell'andar per valle
disseta i detriti dell'umanità
tra foglie secche e terra a crepi
avanza

grida riverberano nel vento
toccano a tratti
camini logori e anneriti

fumi densi dissipano
in un inospitale inverno
ma chi sta dentro in casa
non ascolta i pianti
non raccoglie le ramaglie che sbattono sui letti delle rogge

lascia la tempesta a se
con i suoi ricordi
le sue tragedie
ma non importa
il cammino dei dimenticati prosegue e non ha sfide ne dubbi
sulla sommità dei colli
il sole scalda i ciliegi in fiore tra i fiori e le viti
le vesti stanno dolcemente deposte nell'erba -


adesso
un'aria fredda separa
con un alito di fumo
il corpo mio
da un appannato fiume

sovrasto statico
ogni passaggio

tronchi portanti acerbi figli al mare
demoliscono muri
dipinti di grida
di speranze -


ritorno spesso nel luogo
ma non con il corpo

rimango la fermo con lo sguardo della mente e annoto
ogni cosa succede

l'aroma dei fiori
…le calze rotte di Maria che si piega a raccogliere qualcosa
nell'erba …
perfetta
allineata…
alienato paesaggio umano
pratino "inglese"
senza errori si estende e tocca le pendici confuse che
sospirano lente
di quei colli silenziosi dove il tuo corpo un tempo…
una bandiera
sventolava senza drappeggio
senza rumore…
dolore
stupore circostante
sale s'inerpica e penetra i soliti passaggi dei tutti ma non i tuoi
e i suoi persi tra i muri
gli attrezzi
i ricordi e le attenzioni forti girate
dall'altra parte-

Non piangete
Non piangete nei giorni a venire
non piangete le stagioni
lasciate a terra le foglie

cogliete la vita
che ogni giorno muore
rinasce e respira

muovete nel vento
come polline senza tempo

nulla
passa e va senza lamento
ho lasciato voi
per continuare

guardatevi attorno
fiori
colline
sentieri nel bosco

l'orma mia
costante
all'ombra del bosso  

La vita scorre
scorriamo su un torrente
al centro delle sue rive
al centro del suo alveo

sulla sponda destra
abita la materia
la razionalità
sulla sinistra l'inconscio
l'arte e la sapienza

noi siamo i viandanti che navigano
i brevi giorni del respiro

il tempo è altra cosa
è lo scandire del ripetersi
del punito
                      ritornare
per imparare a cogliere  

Identità vendute
nero irrompe
in un frastuono assordante

ora grida
vagano sui dettagli di una ideologia

reminiscenze ladre
scompigliano gli anni e dei padri
i capelli

adesso lontani
guardando l'orizzonte andato
mettiamo in fila arsi steli   

Nord Est
qui
ad altri sembra
il vento soffi sempre uguale
lento

affranto nel ripetuto incanto
levo l'occhio intonso

sono un passaggio franco e
distanzio da coloro che
scindono l'ansia dello scoprire
dall'angoscia del non sapere

ridonda senza fine
un eco asperso e immerso

diffonde e non da tregua

come acqua di torrente al mare
sfocia
disperde l'anima mia
da queste terre avide   

Ascoltando Fabrizio
Rimango lieve coi passi
nel letto del bosco
stento a gestir l'equilibrio

com'è effimero il corso della carne
tra questi brevi confini
forse
davvero
dobbiamo aspettarci un bagliore

attenderò
tra gli ulivi il passaggio
prima le capre
poi gli uccelli
poi
attenderò.  

Ribaltamento
ho appena cominciato a capire
ed il sole si è spento

sfreddato i passi
dallo statico passato inverno

raggiunto le foci
di un magma vitale

sono caduto

caduto in me stesso
ingoiando la vita in un boccone

soffocato
in un inutile traguardo a metà
che mi ha portato al galleggio lento

un corpo vuoto
senza vita ne aria
che si da alla corrente
agli eventi qualsiasi

sobbalzo

sono morto
ancora

solo negli incubi rivivo la vita..  

Pensiero alla Bucowsky
Siamo
perle
racchiuse dentro un'ostrica

siamo l'abito
di un granello di sabbia

lo scarto di un organismo

il fardello del mondo

con il vestito da sera
finiremo nel pattume.  

Il mio paese, la mia donna
Un ricordo resta ora
Il tino tra la passiflora

l'infinito oltre le risaie

abbandono alle mie spalle
nel freddo lambire del vascello
l'aroma caldo del tuo corpo
la casa tra gli alberi e il fiume

le labbra tue
fruttate


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