Di questa trafila di giorni non rimarrà niente: luci ed ombre dell'animo, pieni e vuoti della mente.Un tempo ai turisti stranieri, al primo colpo d'occhio dalle stazioni, l'Italia appariva come il paese degli aranci e dei limoni. Un tempo, poi cambiarono i colori. Miracolo di parole come ponte sospeso sul vuoto, miracolo di parole che prolungano la vita di chi è sommerso dalle macerie del terremoto. Firenze, né madre, né amante, né sposa, piuttosto una signora altera e sdegnosa; non più la Firenze di anemoni e gigli, ma quella sempre più lasciata a se stessa dai suoi figli. "E' inutile - lo sai o non lo sai- cercare la felicità senza trovarla, perché sarà lei a trovarci senza cercarci e si poserà su di noi brevemente". Poi l'amico sbronzo si accasciò al suolo e guai a chi cercava di rialzarlo dalla polvere e dall'odore di asfalto bagnato. Nel dormiveglia della corriera un susseguirsi di immagini, un andirivieni di fotogrammi: un riassunto di questo viaggio di andata e ritorno tra l'io ed il mondo. Un cimitero in riva al mare, sovrastato da un arcobaleno dopo un temporale. Chi vede l'alba malata è morto dentro. Dopo essere stato in casa per migliaia e migliaia di attimi tremò come una foglia al vento, mentre prendeva un caffè, di fronte a sguardi estranei. Così estraniato che si sentì uno straniero. Pensieri, un tempo ritenuti immortali, ora seppelliti in un viale alberato di pini. Speranza ed attesa, nostre uniche consolazioni, mentre cerchi concentrici si dissolvono nell'acqua. Tu porgi il tuo sorriso sull'ombra di quel piatto e sull'orlo della tazza e di quel che eri, io scaccio dalla mente le parole facili. Io sì che sputerò sangue e mangerò fiele ma tu stai attento che sono una brutta bestia, che non puoi ingabbiare in una cella del tuo alveare. Tu sì che sei bravo e sicuro, ma ricordati che è facile essere tali quando la discussione non è democratica... quando la gerarchia e le regole stanno dalla tua parte, mentre invece la logica dalla mia. E ricordati: puoi anche dire che non sono equilibrato, ma se sai che me ne faccio di un equilibrio di superficie ? Sono un poveretto con delle smanie di grandezza forse perché non credo all'arroganza della tua pseudoscienza? Un giorno smetterò di scrivere queste cretinate e forse sarò una persona seria. Adesso non mi occupo di niente, mentre sento sferrare calci da mulo- quale sei- nella parete della stanza accanto. Ricordati: quando si fa una guerra vince uno solo, ma ci rimettono entrambe le controparti. Catturare la vita? No. Fermare ogni tanto un pensiero e fare in modo che non diventi un'idea fissa. Quanto e quale rumore di fogli appallottolati nel cestino perché se ne venga fuori all'improvviso l'onda d'urto di un maledetto simbolo. Il mondo - mi dicevo- deve essere un panottico, il cui grande carceriere deve essere Dio o il caos. Il sole già alto era solo un gioco di sponda tra l'alba ed il tramonto. Un lapsus uccise il potere subdolo degli oroscopi e dei sondaggi. Un raptus e l'ultimo pazzo in un mondo di sani fece una strage di televisioni. Bambino di silicio, uccidi anche tu la tua televisione!!!! Bastarda sera inghirlandata a grande festa e tu smettila di giocare con quei ninnoli e non riprendere quel discorso interrotto che è un vicolo cieco, perché la mente umana per me frantuma le cose. Ritorniamo alle cose semplici. Vuoi forse andare oltre le formalità e le ipocrisie ed i sorrisini falsi o di circostanza e delle mani sudaticce che stringono altre mani per convenienza ? Vuoi forse fregartene della tracotanza e dell'apparenza ? Vuoi forse andare alla sostanza? Sei un pazzo!!! Fai come la maggioranza: non ricercare l'autenticità!!! Quante persone che conosci pensi che siano disposte ad intraprendere un viaggio che così difficile, ma che porta così lontano? Me ne sto da solo e non ho voglia nemmeno di alzare la cornetta del telefono per sentire una voce amica. Me ne sto da solo e non cerco un senso alle luci smorzate di case lontane, e non conto i pensieri sul cuscino e non cerco inutilmente i confini dell'anima. Me ne sto da solo e non voglio nemmeno che lame di luce filtrino dalle imposte delle persiane. Vai da loro che hanno macchina e lavoro e non cercano di descrivere con formule vuote il mondo. Io non ho ancora la luna nel pozzo e penso di avere le mie carte da giocare; ma se non ho niente, imparerò a bluffare in questo gioco dalle regole assurde. Dobbiamo muoverci, dobbiamo viaggiare, non ci si può fermare, possiamo stare nel vortice e non stare mai male, possiamo andare in alto e no non avere vertigini, possiamo andare nel fondo più fondo di questa bolgia infernale e non avere nessuna paura della voragine dell'anima. Dobbiamo muoverci, dobbiamo viaggiare, dobbiamo parlare senza stare a guardare da quale bocca esca una scheggia impazzita di verità. Membrana impermeabile, frattura insanabile, corpuscolo del cosmo, filamento sparpagliato nel tempo, energia incatenata in materia, energia sprigionata in materia, di passaggio sul pianeta Terra. Libertà senza giustizia, giustizia senza libertà, religione senza scienza, scienza sena religione: queste le conclusioni della mia ragione. A volte si ha bisogno di starsene soli, ma starsene soli troppo a lungo, è un peso opprimente, un'ombra sul cuore. E le spire diafane della mia sigarette si alzano lente ad incontrare l'ultima luce. Rimanere inespressi o esprimersi in clandestinità... Cacciare un urlo da pazzi o lasciarlo dentro fino al punto di rottura, che è diverso da individuo ad individuo. Aprire la porta dell'abisso, ma fermarsi sull'orlo del precipizio... ed esprimersi... e se tutto è già stato detto noi no non ci stancheremo di ripeterlo. Che cosa cerchi in quel che chiamano amore? Un'esperienza totalizzante? Un porto sicuro, che ti ripari dalle mareggiate? Un talismano, che scacci la paura della solitudine? O sei solo legata alla catena indissolubile dell'abitudine? Dalla culla alla tomba questa luce, questo cielo, che ti rimane dentro ovunque vai. Questo cielo, così vicino agli occhi, a colline e pianure, a questa terra di poggio. Questi tramonti, queste sfumature accese dei tramonti, che sulle rive dell'Adriatico non vedi e non vedrai mai. Questa luce che spiove da chissà quale pertugio. Questa luce che spiove... non si sa da dove. Me ne vado anonimo e solo sotto la luminaria delle stelle.. e se meteora o cometa, tutto ad un tratto, trafigge il cielo, anche i vecchi agli ospizi si sorprendono, anche le ragazze superbe affacciate al balcone alzano gli occhi al cielo e scompigliano le loro chiome. Ma io me ne vado anonimo e solo e indifferente e no non mi curo di niente. Andiamo, andiamo a ballare che fasci di luce ci insegnano il locale. Andiamo, andiamo a ballare che ci saranno orli di gonne da sfiorare. Andiamo, andiamo a ballare che qualcuna si farà approcciare... e se ci andrà male i baci altrui staremo a battezzare. Andiamo, andiamo a ballare che lo scirocco porterà via le nuvole e stanotte la luna si sposerà col mare. Se qualcuno si mette a sedere sul capitello del terrapieno dell'argine per pensare... se poi si incammina e si sporge troppo sulla sponda del fiume tu non lo puoi condannare. Chi non ha mai chiesto al fiume l'oblio ? Chi non ha mai chiesto un'evocazione ? Se qualcuno se ne sta in disparte a pensare tu non lo puoi condannare e non gli puoi augurare galera, manicomio od ospedale. Con te non si deve assolutamente giustificare... tu no che non lo puoi condannare. I cani latrano nel canile e ringhiano con la bava alla bocca ed abbaiano alla luna e alle ombre dei rami mosse da quel matto del vento, ma non si strozzano mai alle catene come i loro padroni. E se l'uomo è un manichino? Se è un automa? Se è un ingranaggio di un meccanismo senza senso? E se la natura è morta? In fondo a te Signorina Giovinezza, baciata dalla bellezza, se la natura è morta... che te ne importa? Comari sbirciano indiscrete tra le tapparelle abbassate. Se sia per ignoranza, noia o curiosità morbosa questo non lo so. Ma un giorno taglierò radici e me ne andrò. E oltre questi filari, questi tralci di viti, danza macabra di foglie riarse e calpestate e cadaveri di fiori di campo e di colombe. E oltre mille volte morte di rose non colte e di steli senza rose. Il canto del motore e il sillabario indecifrabile di insegne al neon e le sigarette sul cruscotto e il finestrino aperto e la brezza in faccia che è una ruvida carezza che ti fa sentire vivo. Se vado fuori vedo solo scheletri che camminano e ridono invece che uomini in carne ed ossa invece che esseri viventi di nervi e viscere. Le tue parole nella mia mente risuonano distanti, trasportate da un'eco smorzata. E non c'è un alibi e nemmeno colpa. La tua fortezza è inespugnabile. Non sono né vittima, né carnefice. Tutto è accaduto involontariamente, inconsapevolmente. Tra l'etica e l'estetica scelgo di ascoltare la radio di notte. Non sono io che scelgo queste parole, sono queste parole che scelgono me. Vorrei che questa terra e questo cielo e questo mare e questo sole fossero per un attimo la mia terra ed il mio cielo ed il mio mare ed il mio sole. Non voglio saper scrivere. Ma vorrei che questo mio scrivere fosse tutto intriso di me. Non sono io che scelgo queste parole, sono queste parole che scelgono me. Le scie traslucide di lumaca non sono che tracce labili tra i prati e le radici aggrovigliolate. Notti bianche all'ora del lupo, notti insonni, notti dell'anima. Ascolta la notte con i tuoi soliti abituali rumori... resisti a tutto se riesci a covare le tue notti insonni.. ascolta la tua notte. E' l'apice della civiltà e dell'inciviltà dell'immagine. E' l'apice dell'evoluzione e dell'involuzione dei costumi. E' l'epoca dei chirurghi estetici, dei personal trainer, dei dietologi che sconfiggono le maniglie dell'amore. E' l'epoca dei d.j e dei p.r, l'epoca dei calciatori miliardari e di oche rifatte. Che sia la lente deformante della mia ciclotimia? Che sia un mio disturbo dell'umore o la stupidità regna sovrana ed incontrastata? Come una capocchia di cerino ormai consumata. Come una capocchia di cerino ormai bagnata. Nelle notti d'Inverno i pescatori vanno a pescare le cee nell'Arno. Le anguille dal mare ritornano al fiume per depositare le loro uova . Le cee devono essere protette, però mangiamo tutti le cee. Le cee devono essere mangiate, però tutti vogliono proteggere le cee. Povero mare, povero fiume, povere cee. Io non so se rivoluzione o rivolta, se labirinto o deserto, se artefici del proprio destino o gocce nel mare. E forse quel che manca attorno a tutti è il mistero e il mito e l'ozio. Perché dimmi se ci sono più i poeti a braccio, i cantastorie e le veglie ? Non ti meravigliare se ti crescono le macchie sulla pelle. Se esco e vado da solo al cinema da scongiurare è l'intervallo tra il primo ed il secondo tempo, se esco e vado da solo in vacanza da scongiurare sono quegli alberghi e quelle pensioni che fanno sconti alle famigliole ed alle comitive. e maledetti loro non hanno mai una stanza singola... E allora... che fai ... dormi sotto i ponti o accetti una stanza singola adibita a doppia ? Se esco e vado da solo, mi sento libero e non soffro mai la solitudine. Tutto questo saliscendi di tornanti, questa sinusoide di umori altalenanti, questi picchi repentini ed improvvisi di alti e bassi, queste vaghe reminiscenze di serenità. Ma tutto sommato preferisco il labirinto del mio mondo al deserto del nulla. Io non conosco che un solo guado: quello del ponte alla ferrovia... in questa conca. in questo entroterra... che trasuda di umidità e noi a ridosso dell'Era che si getta in Arno, e noi a ridosso di questa torbida acqua di affluente, che vuole sposare e sporcare il mare. La mia purtroppo è una ninfa senza nicchia che dorme nei cassonetti della spazzatura, è una musa ostile senza museruola e di tanto in tanto, si perde ubriaca e fumata nell'alcova. E inutilmente al tabernacolo del rimorso si pulisce le suola e poi strafottente chissà dove si invola. Ah !! La mia musa senza museruola!!! Ma chi l'ha detto che la carnalità sporca l'anima? C'è scritto forse nei Vangeli? Ma l'Italia è il paese dei falsi preti e di conseguenza anche dei figli dei preti. Che la chiesa ci lasci almeno il sonno e l'orgasmo, a noi che assaporiamo la morte solo nel sonno e nell'orgasmo. Nel sonno assaporiamo brevemente lo stato, l'immobilità. Nell'orgasmo assaporiamo la piccola morte, l'atto del morire. Un vecchio barbone non faceva che sussurrare agli orecchi dei passanti: " l'università della vita è la strada". Io non sapevo se piangere o ridere come un matto di fronte a tanta saggezza. E i passanti noncuranti andavano, andavano, andavano... ma verso dove (mi chiedo io)? Ma il vento e l'acqua scavano ancora tra le rocce con sibili taglienti e radenti gocce. E rose selvatiche fioriscono ancora tra aride pietre. |