Traduzioni di Nino Muzzi
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Le paysage dans le cadre des portières Court furieusement, et des plaines entières Avec de l'eau, des blés, des arbres et du ciel Vont s'engouffrant parmi le tourbillon cruel Où tombent les poteaux minces du télégraphe Dont les fils ont l'allure étrange d'un paraphe. Une odeur de charbon qui brûle et d'eau qui bout, Tout le bruit que feraient mille chaînes au bout Desquelles hurleraient mille géants qu'on fouette ; Et tout à coup des cris prolongés de chouette. - Que me fait tout cela, puisque j'ai dans les yeux La blanche vision qui fait mon coeur joyeux, Puisque la douce voix pour moi murmure encore, Puisque le Nom si beau, si noble et si sonore Se mêle, pur pivot de tout ce tournoiement, Au rythme du wagon brutal, suavement. (Verlaine, La bonne chanson VII)
Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
Quid dedicatum poscit Apollinem Sic te diva potens Cypri,
Mein blaues Klavier | Il paesaggio nel riquadro del finestrino scorre furiosamente ed intere pianure con stagni d'acqua, alberi, cielo e grano sono inghiottite nel turbine crudele, punteggiato da esili pali del telegrafo con fili in strana forma di paragrafo. Un odore di carbone che arde, acqua che bolle, tutto il frastuono che farebbero mille catene con mille giganti che urlano, frustati; e a un tratto lunghi gridi di civetta reiterati. - Che m'importa di ciò, se nei miei occhi dimora la candida visione che fa il mio cuore lieto, poiché la dolce voce per me sussurra ancora, poiché il Nome, sì bello, sonoro e altolocato si mischia, puro perno del chiasso sferragliante, al ritmo brutale del vagone, soavemente. (Traduzione: Nino Muzzi)
Ahimè fugaci, mio caro Postumo, Non chiederti, saperlo è sacrilegio,
[Alla nave su cui viaggia Virgilio]
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Il risveglio di Faust Il Secondo Faust si apre con il risveglio dell'eroe all'alba di una nuova vita. La vita precedente lo ha visto vittima di passioni e di tentazioni, guidato quasi sempre da Mephisto, incapace di decisione, romanticamente confuso. Di fronte allo Spirito della Terra si era sentito un verme, non potendone sopportare la vista. Adesso guarda il sole nascente e la luce lo abbaglia. Lui stesso riconosce che evocare forze sovraumane non conviene, si rischia di esserne travolti e per questo volta le spalle alla luce per poter vedere il mondo, le cui immagini appaiono come riflesso della luce stessa. Qui sta tutta la differenza fra il Primo e il Secondo Faust. Nel Secondo Faust il protagonista accetta il mondo e diventa il borghese imprenditore, figura ancora eroica all'epoca di Goethe, il quale ammirava molto il lavoro dell'Umanità teso a trasformare il mondo e renderlo più abitabile per l'Uomo. Da qui la grande ammirazione per gli olandesi che col lavoro avevano strappato la terra al mare. Ma questa accettazione del mondo non manca di poesia, non è il volgare utilizzo economico della natura che conosciamo oggi. (N. Muzzi) |
Faust
Trödelhexe. Ammiriamo la modernità di Goethe che nella Notte di Valpurga mette in bocca ad una strega una "tirata" che può essere letta come una vera e propria poesia a parte.
Der Träumende
| Faust Il polso della vita batte vivace per salutare l'alba eterea dolce, Terra, stanotte rimasta immutata, qui respiri ai miei piedi rinfrancata, già inizi a circuirmi di desideri, m'inciti e attizzi in me una voglia intensa di tender sempre a una più alta essenza. In luce d'alba il mondo è già comparso, nel bosco echeggia di mille voci il canto, a valle è un velo di nebbia qua e là sparso, il cielo terso scende fra gole intanto, fronde e rami, rinverditi, si ridestano da odorose forre, dal sonno a testa china; anche i colori dal fondo si stagliano, e fiori e foglie stillan perle di brina, da un paradiso mi sento circondato. Guarda in alto! Vette di monti giganti preannunciano il momento consacrato, d'eterno lume in anticipo esultanti, il quale poi quaggiù è riverberato. Ora sull'alpe di prati verdeggianti si versa un nuovo nitido splendore che scende in basso a passi digradanti, e l'alpe appare! Ahimè dal dolore volgo via gli occhi da luce trafitto. Quindi è così, allorché fiduciosa una speranza giunge al fine eletto e al compimento la porta è dischiusa, ecco divampa per quella causa avita un incendio eccessivo che ci colpisce; volevamo accendere la fiamma della vita e un mare di fuoco, e che fuoco! ci lambisce. È l'amore? È l'odio? che ardente ci serra, e oscilla terribile fra i piaceri e gli affanni, sicché di nuovo guardiamo alla terra per nasconderci nei più giovanili panni. Che resti il sole alle mie spalle pertanto! La cascata che scroscia fra le rocce, quella io osservo con crescente incanto. Di salto in salto in mille e mille rogge ora rotola giù diramandosi e in alto spume su spume volteggian nel sereno. Ma splendido, sale da questo tumulto e s'inarca in alterna durata l'arcobaleno, immagine or distinta, ora in aria svanita, diffonde tenui fremiti di freschezza. D'umana tensione è un'icona compita. Pensaci bene e capirai con più chiarezza: dal riflesso dei colori cogliamo la vita. (Traduzione: Nino Muzzi www.ninomuzzi.it)
Strega rigattiera
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A Victor Hugo I Andromaque, je pense à vous ! Ce petit fleuve, Pauvre et triste miroir où jadis resplendit L'immense majesté de vos douleurs de veuve, Ce Simoïs menteur qui par vos pleurs grandit, A fécondé soudain ma mémoire fertile, Comme je traversais le nouveau Carrousel. Le vieux Paris n'est plus (la forme d'une ville Change plus vite, hélas ! que le coeur d'un mortel) ; Je ne vois qu'en esprit tout ce camp de baraques, Ces tas de chapiteaux ébauchés et de fûts, Les herbes, les gros blocs verdis par l'eau des flaques, Et, brillant aux carreaux, le bric-à-brac confus. Là s'étalait jadis une ménagerie ; Là je vis, un matin, à l'heure où sous les cieux Froids et clairs le Travail s'éveille, où la voirie Pousse un sombre ouragan dans l'air silencieux, Un cygne qui s'était évadé de sa cage, Et, de ses pieds palmés frottant le pavé sec, Sur le sol raboteux traînait son blanc plumage. Près d'un ruisseau sans eau la bête ouvrant le bec Baignait nerveusement ses ailes dans la poudre, Et disait, le coeur plein de son beau lac natal : " Eau, quand donc pleuvras-tu? quand tonneras-tu, foudre? " Je vois ce malheureux, mythe étrange et fatal, Vers le ciel quelquefois, comme l'homme d'Ovide, Vers le ciel ironique et cruellement bleu, Sur son cou convulsif tendant sa tête avide Comme s'il adressait des reproches à Dieu ! II Paris change ! mais rien dans ma mélancolie N'a bougé ! palais neufs, échafaudages, blocs, Vieux faubourgs, tout pour moi devient allégorie Et mes chers souvenirs sont plus lourds que des rocs. Aussi devant ce Louvre une image m'opprime : Je pense à mon grand cygne, avec ses gestes fous, Comme les exilés, ridicule et sublime Et rongé d'un désir sans trêve ! et puis à vous, Andromaque, des bras d'un grand époux tombée, Vil bétail, sous la main du superbe Pyrrhus, Auprès d'un tombeau vide en extase courbée Veuve d'Hector, hélas ! et femme d'Hélénus ! Je pense à la négresse, amaigrie et phtisique Piétinant dans la boue, et cherchant, l'oeil hagard, Les cocotiers absents de la superbe Afrique Derrière la muraille immense du brouillard ; A quiconque a perdu ce qui ne se retrouve Jamais, jamais ! à ceux qui s'abreuvent de pleurs Et tètent la Douleur comme une bonne louve ! Aux maigres orphelins séchant comme des fleurs ! Ainsi dans la forêt où mon esprit s'exile Un vieux Souvenir sonne à plein souffle du cor ! Je pense aux matelots oubliés dans une île, Aux captifs, aux vaincus !… à bien d'autres encor ! Charles Baudelaire, Les Fleurs du Mal
| A Victor Hugo I Andromaca, penso a voi! Quel ruscello sottile, povero e triste specchio, ove rifulse un tempo la gran maestà del vostro dolore vedovile, quel falso Simoenta, gonfio del vostro pianto, ha fecondato a un tratto la mia memoria fine, appena ho attraversato il nuovo Carrousel. Muore il vecchio Parigi (le immagini cittadine cambian più svelte, ahimè! Del cuore di un mortale); solo in ricordo vedo quel campo di baracche, mucchi di capitelli sbozzati e colonnine, gran blocchi, verdi dalle pozzanghere, erbacce e confuse anticaglie luccicanti in vetrine. Era là che un tempo si stendeva un serraglio; è là che vidi, un giorno, sotto un cielo diafano e gelido, nell'ora in cui il Lavoro è al risveglio e la nettezza alza nell'aria un cupo uragano, un cigno che, scappato dalla sua voliera, raspando con i piedi palmati sul selciato, trascinava piume bianche sulla scabra terra. La bestia a becco aperto in un rivo seccato bagnava nervosamente le ali nella polvere, dicendo in cuor suo, colmo del bel lago natale: "Acqua, quando cadrai? Quando tuonerai, folgore?" Vedo quell'infelice, mito strano e fatale, come l'uomo d'Ovidio, talvolta verso il cielo, verso il cielo sarcastico, cielo di azzurro odio, tendere l'avida testa sopra il contorto collo come se rivolgesse dei rimproveri a Dio. II Parigi cambia! Ma nella mia malinconia niente muta! Ponteggi, blocchi, nuovi edifici, vecchi sobborghi, tutto diventa allegoria e i miei cari ricordi più duri delle selci. Così dinanzi al Louvre un'immagine m'opprime: penso al mio grande cigno, e ai folli gesti suoi, come ad un esiliato, ridicolo e sublime e roso senza tregua da un desiderio! E a voi, Andromaca, dal braccio di un grande marito caduta, vile bestiame, al fiero Pirro in mano, curvata in estasi sopra ad un sepolcro vuoto, vedova d'Ettore, ahimè! E maritata a Eleno! Sto pensando alla negra, dimagrita e tisica, che pesticcia nel fango e, l'occhio teso, spia le palme assenti dell'Africa magnifica al di là di un' immensa muraglia di foschia; a chiunque ha perduto quello che non ritorna mai! Giammai! A coloro, che dissetano i pianti e che il Dolore allatta come una lupa buona! Agli orfanelli magri e, come fiori, stenti! Così nella foresta ove la mente si esula il corno a pieno soffio suona una vecchia Memoria! E penso ai marinai scordati sopra un'isola, ai prigionieri, ai vinti! … e ad altri, ad altri ancora! Traduzione: Nino Muzzi
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Comme je descendais des Fleuves impassibles, Je ne me sentis plus guidé par les haleurs: Des Peaux-Rouges criards les avaient pris pour cibles, Les ayant cloués nus aux poteaux de couleurs. J'étais insoucieux de tous les équipages, Porteur de blés flamands ou de cotons anglais. Quand avec mes haleurs ont fini ces tapages, Les Fleuves m'ont laissé descendre où je voulais. Dans les clapotements furieux des marées, Moi, l'autre hiver, plus sourd que les cerveaux d'enfants, Je courus! Et les Péninsules démarrées N'ont pas subi tohu-bohus plus triomphants. La tempête a béni mes éveils maritimes. Plus léger qu'un bouchon j'ai dansé sur les flots Qu'on appelle rouleurs éternels de victimes, Dix nuits, sans regretter l'oeil niais des falots! Plus douce qu'aux enfants la chair des pommes sures, L'eau verte pénétra ma coque de sapin Et des taches de vins bleus et des vomissures Me lava, dispersant gouvernail et grappin. Et dès lors, je me suis baigné dans le Poème De la Mer, infusé d'astres, et lactescent, Dévorant les azurs verts; où, flottaison blême Et ravie, un noyé pensif parfois descend; Où, teignant tout à coup les bleuités, délires Et rythmes lents sous les rutilements du jour, Plus fortes que l'alcool, plus vastes que nos lyres, Fermentent les rousseurs amères de l'amour! Je sais les cieux crevant en éclairs, et les trombes Et les ressacs et les courants: je sais le soir, L'Aube exaltée ainsi qu'un peuple de colombes, Et j'ai vu quelquefois ce que l'homme a cru voir! J'ai vu le soleil bas, taché d'horreurs mystiques, Illuminant de longs figements violets, Pareils à des acteurs de drames très antiques Les flots roulant au loin leurs frissons de volets! J'ai rêvé la nuit verte aux neiges éblouies, Baiser montant aux yeux des mers avec lenteurs, La circulation des sèves inouïes, Et l'éveil jaune et bleu des phosphores chanteurs! J'ai suivi, des mois pleins, pareille aux vacheries Hystériques, la houle à l'assaut des récifs, Sans songer que les pieds lumineux des Maries Pussent forcer le mufle aux Océans poussifs! J'ai heurté, savez-vous, d'incroyables Florides Mêlant aux fleurs des yeux de panthères à peaux D'hommes! Des arcs-en-ciel tendus comme des brides Sous l'horizon des mers, à de glauques troupeaux! J'ai vu fermenter les marais énormes, nasses Où pourrit dans les joncs tout un Léviathan! Des écroulements d'eaux au milieu des bonaces, Et les lointains vers les gouffres cataractant! Glaciers, soleils d'argent, flots nacreux, cieux de braises! Echouages hideux au fond des golfes bruns Où les serpents géants dévorés des punaises Choient, des arbres tordus, avec de noirs parfums! J'aurais voulu montrer aux enfants ces dorades Du flot bleu, ces poissons d'or, ces poissons chantants. - Des écumes de fleurs ont bercé mes déérades Et d'ineffables vents m'ont ailé par instants. Parfois, martyr lassé des pôles et des zones, La mer dont le sanglot faisait mon roulis doux Montait vers moi ses fleurs d'ombre aux ventouses jaunes Et je restais, ainsi qu'une femme à genoux... Presque île, ballottant sur mes bords les querelles Et les fientes d'oiseaux clabaudeurs aux yeux blonds. Et je voguais, lorsqu'à travers mes liens frêles Des noyés descendaient dormir, à reculons! Or moi, bateau perdu sous les cheveux des anses, Jeté par l'ouragan dans l'éther sans oiseau, Moi dont les Monitors et les voiliers des Hanses N'auraient pas repêché la carcasse ivre d'eau; Libre, fumant, monté de brumes violettes, Moi qui trouais le ciel rougeoyant comme un mur Qui porte, confiture exquise aux bons poètes, Des lichens de soleil et des morves d'azur; Qui courais, taché de lunules électriques, Planche folle, escorté des hippocampes noirs, Quand les juillets faisaient crouler à coups de triques Les cieux ultramarins aux ardents entonnoirs; Moi qui tremblais, sentant geindre à cinquante lieues Le rut des Béhémots et les Maelstroms épais, Fileur éternel des immobilités bleues, Je regrette l'Europe aux anciens parapets! J'ai vu des archipels sidéraux! et des îles Dont les cieux délirants sont ouverts au vogueur: - Est-ce en ces nuits sans fonds que tu dors et t'exiles, Million d'oiseaux d'or, ô future Vigueur? Mais, vrai, j'ai trop pleuré! Les Aubes sont navrantes. Toute lune est atroce et tout soleil amer: L'âcre amour m'a gonflé de torpeurs enivrantes. O que ma quille éclate! O que j'aille à la mer! Si je désire une eau d'Europe, c'est la flache Noire et froide où vers le crépuscule embaumé Un enfant accroupi plein de tristesse, lâche Un bateau frêle comme un papillon de mai. Je ne puis plus, baigné de vos langueurs, ô lames, Enlever leur sillage aux porteurs de cotons, Ni traverser l'orgueil des drapeaux et des flammes, Ni nager sous les yeux horribles des pontons septembre 1871
| Mentre discendevo per Fiumi indifferenti non mi sentii più guidato dagli alatori, presi a bersaglio da pellirosse urlanti e infilzati nudi ai pali multicolori. Ero insofferente di tutti gli equipaggi, portavo grani di Fiandra o cotoni inglesi. Finiti gli alatori assieme agli schiamazzi, i Fiumi m'han fatto scendere ove volessi. Dentro i furiosi spruzzi delle mareggiate io, l'ultimo inverno, più sordo degl'infanti cervelli, ho corso! E Penisole disancorate non hanno mai subìto urla più trionfanti. La tempesta ha benedetto le albe marittime. Più leggero di un tappo ho danzato sul flutto che chiamano eterno avvolgitore di vittime, dieci notti, senza cercar fari dall'occhio fatuo! Più dolce che ai ragazzi polpa di mele agre, l'acqua verde penetrò nello scafo di faggio e le macchie di vino e di vomito violacee mi lavò via, spazzando timone e ancoraggio. E da allora mi son bagnato dentro il Cantico del Mare, infuso d'astri, lattescente, vorace di azzurri verdi; ove talvolta, natante estatico e livido, un annegato pensoso scende a foce; dove, tingendo a un tratto le bluità, deliri e ritmi lenti sotto i rutilamenti del giorno, più forti dell'alcool, più vasti delle lire, gli amari rossori dell'amore fermentano! Io so i cieli crettati di lampi e le trombe e le risacche e le correnti; io so la sera, l'Alba esaltata come un popolo di colombe e vidi a volte ciò che l'uomo ha creduto vedere! Ho visto il sole basso, sporco d'orrore mistico, irraggiante una lunga violacea filigrana, pari a degli attori di un dramma molto antico, dilatando i flutti i loro brividi da persiana! Ho sognato la notte verde dalle nevi abbagliate, bacio che sale agli occhi con lentezza dai mari, la circolazione delle linfe inaudite, e il risveglio blu e giallo dei fosfori canori! Ho seguito, a mesi pieni, pari a vaccherie isteriche, l'onda sulle scogliere all'assalto, senza pensar che i luminosi piedi delle Marie possano premere il muso di Oceani in sussulto! Ho urtato, sapete, contro Floride incredibili mischianti i fiori ad occhi di pantere a pelle d'uomo! Degli Arcobaleni tesi come redini, sotto l'orizzonte dei mari, su mandrie cerule. Ho visto fermentare paludi enormi, nasse ove marcisce nei giunchi tutt'un Leviatano! Scrosci d'acqua crollati in mezzo alle bonacce, e le lontananze che verso abissi degradano! Ghiacci, soli d'argento, flutti perlati, braci di cieli! Immondi cascami nei golfi marroni, dove serpenti giganti mangiati dalle cimici cadono dagli alberi ritorti con neri aromi! Avrei voluto mostrare ai fanciulli le orate del flutto blu, pesci d'oro, pesci cantanti. - Schiume di fiori han cullato le mie salpate e d'ineffabili venti mi hanno alato gl'istanti. Talvolta, martire stanco di poli e di zone, il mare il cui singhiozzo addolciva la beccheggiata alzava a me fiori d'ombra a ventose gialle e io restavo, simile a una donna inginocchiata … Quasi un'isola, sui miei bordi ballottavano liti e sterco d'uccelli a occhi biondi e canto iroso, e, mentre degli annegati a dormire scendevano fra i miei fragili orditi, io vogavo a ritroso! Ora io, battello sperso sotto il crine dell'anse, gettato dall'uragano nell'etere senza uccelli, io che nessun Molitor né veliero dell'Ansa avrebbe ripescato, carcassa ubriaca d'acqua; libero, fumante, gravido di bruma violetta, che il cielo rossastro foravo come un muro, che porto, confettura squisita al buon poeta, licheni di sole e mucillagine di azzurro; che correvo, screziato di elettriche lunelle, tavola folle, scortata da neri ippocampi, quando luglio scrollava a colpi di randello i cieli oltremarini dai cappucci roventi; che tremavo al gemito da cinquanta leghe di Behemot in calore e Maelstrom compatti, eterno filatore su immobilità glauche, rimpiango l'Europa dagli antichi parapetti! Ho visto arcipelaghi siderali! Ed isole con cieli deliranti aperti al vogatore: -E' in notti senza fondo che dormi e ti esuli, milione d'uccelli d'oro, o futuro Vigore? E' vero, ho pianto troppo! Le Albe son desolanti. Ogni luna è atroce ed ogni sole è amaro: l'acre amore m'ha gonfiato di torpori inebrianti. Oh che la chiglia schianti! Oh ch'io finisca in mare! Se desidero un'acqua d'Europa, è una pozza nera e fredda, ove verso il crepuscolo odoroso un fanciullo accovacciato pieno di tristezza vari un battello fragile come farfalla di maggio. Molle di vostri languori, non posso più, o lame, sottrarre i loro percorsi ai mercanti di cotoni, né traversare l'orgoglio di bandiere e di fiamme, né navigare sotto l'occhio atroce dei pontoni. settembre 1871 Traduzione: Nino Muzzi
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La chair est triste, hélas ! et j'ai lu tous les livres. Fuir ! là-bas fuir ! Je sens que des oiseaux sont ivres D'être parmi l'écume inconnue et les cieux ! Rien, ni les vieux jardins reflétés par les yeux Ne retiendra ce coeur qui dans la mer se trempe O nuits ! ni la clarté déserte de ma lampe Sur le vide papier que la blancheur défend, Et ni la jeune femme allaitant son enfant. Je partirai ! Steamer balançant ta mâture Lève l'ancre pour une exotique nature ! Un Ennui, désolé par les cruels espoirs, Croit encore à l'adieu suprême des mouchoirs ! Et, peut-être, les mâts, invitant les orages Sont-ils de ceux qu'un vent penche sur les naufrages Perdus, sans mâts, sans mâts, ni fertiles îlots... Mais, ô mon coeur, entends le chant des matelots ! Stéphane Mallarmé III L'après-midi d'un faune Le Faune Ces nymphes, je les veux perpétuer. Inerte, tout brûle dans l'heure fauve « Mon oeil, trouant le joncs, dardait chaque encolure Je t'adore, courroux des vierges, ô délice « Mon crime, c'est d'avoir, gai de vaincre ces peurs | La carne è triste, ahimè! e ho letto ogni libro. Fuggir! fuggire là! sento ogni uccello ebbro di trovarsi nel mezzo fra schiuma ignota e cieli! Né i vecchi giardini riflessi dagli occhi fedeli, niente tratterrà, o notti! questo fluttuante cuore nel mare. Né della lampada il deserto chiarore su carta vuota il cui candore per difesa lotta, né la giovane madre che il fanciullo allatta. Partirò! Vapore che dondoli l'alberatura leva l'ancora verso un'esotica natura! Una Noia, stremata dagli auspici maledetti, crede ancora all'addio supremo dei fazzoletti! E, forse, i pennoni, che invitano gli uragani, son quelli che un vento piega su spersi rottami, senz'albero, senz'albero, né isole d'incanto… Ma, cuore mio, ascolta dei marinai il canto! Traduzione: Nino Muzzi
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Erste Elegie
Ja, die Frühlinge brauchten dich wohl. Es muteten manche
Stimmen, Stimmen. Höre, mein Herz, wie sonst nur
Die zehnte Elegie . . . . Oh aber gleich darüber hinaus,
Nur die jungen Toten, im ersten Zustand
Und sie leitet ihn leicht durch die weite Landschaft der Klagen,
Nicht erfaßt es sein Blick, im Frühtod
Und höher, die Sterne. Neue. Die Sterne des Leidlands.
Doch der Tote muß fort, und schweigend bringt ihn die ältere
Stehn am Fuß des Gebirgs.
Einsam steigt er dahin, in die Berge des Ur-Leids.
Aber erweckten sie uns, die unendlich Toten, ein Gleichnis,
Und wir, die an steigendes Glück
Sonett 1
Sonett 2
Sonett 3
Kindheit | Prima duinese Sì, le primavere chiedevano te nel bisogno. Osavano Voci, voci. Odi, mio cuore, come soltanto Certo è strano non abitar più la terra,
Sonetto 1
Sonetto 2
Sonetto 3 |
Über das Frühjahr Lange bevor Wir uns stürzten auf Erdöl, Eisen und Ammoniak Gab es in jedem Jahr Die Zeit der unaufhaltsam und heftig grünenden Bäume Wir alle erinnern uns Verlängerter Tage Helleren Himmels Änderungen der Luft Des gewiß kommenden Frühjahrs. Noch lesen wir in Büchern Von dieser gefeierten Jahreszeit Und noch sind schon lange Nicht mehr gesichtet worden über unseren Städten Die berühmten Schwärme der Vögel. Am ehesten noch sitzend in Eisenbahnen Fällt dem Volk das Frühjahr auf. Die Ebenen zeigen es In aller Deutlichkeit. In großer Höhe freilich Scheinen Stürme zu gehen: Sie berühren nur mehr Unsere Antennen. Bertolt Brecht O Falladah, die du hangest |
Sulla primavera Molto prima che ci lanciassimo su petrolio, acciaio e ammoniaca tornava ogni anno il tempo degli alberi che fiorivano inarrestabili e vigorosi noi tutti ricordiamo l'allungarsi dei giorni il cielo più luminoso i cambiamenti dell'aria la primavera che stava senza dubbio arrivando. Nei libri si legge ancora di quel tempo celebrato e da tanto ormai non si sono più visti sulle nostre città i famosi stormi di uccelli. E' soprattutto seduta nei treni che la gente nota la primavera. Le pianure la mostrano in tutta chiarezza. Certo a più grandi altezze sembra che si muovano delle tempeste: toccano ormai appena le nostre antenne. Traduzione:
O Falladah, lassù appeso |
Dunkel im Weidengrund Dunkel im Weidengrund Orgelt der Wind Und weil die Mutter ruft Macht sie's geschwind... Wolken am Himmel und Orgelnder Wind: Weil es schon dunkel ist Tut sie es blind. Weil es im Gras naß und Kalt ist darin: An einem Weidenstrunk Gibt sie sich hin. Wenn rot der Neumond hängt Im Weidenwind: Schwimmt sie im Fluß schon ab: Jungfrau und Kind. Bertolt Brecht Kohlen für Mike
Kinderkreuzzug (1942) | Buio nel saliceto Nel saliceto risuona l'organo cupo del vento, siccome la madre chiama tu lo fai in un momento … Nubi nel cielo e organo del vento risuonante: siccome è buio pieno tu lo fai ciecamente. Siccome l'erba è bagnata e sopra si sta gelidi: a un salice appoggiata tu a lui ti concedi. Di luna il nuovo lume nel vento dei salici pende: tu scivoli già sul fiume, fanciulla col tuo infante. Traduzione: Carbone per Mike
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Die Individualität ist nichts Elementares, sondern ein Organismus, Elementare Dinge unterschiedlicher Art wohnen da unteilbar zusammen. Wenn man teilen wollte, stürben die Teile ab. Mein Ich ist beispielsweise ein ganzes dramatisches Ensemble, da tritt ein prophetischer Urvater auf, da brüllt ein brutaler Held. Da räsoniert ein alkoholischer Bonvivant mit einem gelehrten Professor. Da himmelt eine chronisch verliebte Lyrica. Da tritt der Papa pedantisch entgegen. Da vermittelt der nachsichtige Onkel. Da tratscht die Tante Schwätz. Da kichert die Zofe Schlüpfrig. Und ich schaue zu mit erstaunten Augen, die gespitzte Feder in der Linken. Eine schwangere Mutter will auftreten. Bscht! rufe ich, du gehörst nicht hierher. Du bist teilbar. Und sie verblasst. 1905 Paul Klee Ich kenne wohl In der Nacht vom 30. Juni auf den 1. Juli 1925 Reduktion! | L'individualità non è una cosa elementare, bensì un organismo, le cose elementari di vario genere vi abitano insieme inseparabilmente. Se si volessero separare le parti svanirebbero. Il mio Io è per esempio tutto un insieme drammatico, vi avanza un antenato profetico, vi urla un eroe brutale. Vi conversa un bonvivant alcolizzato con un elegante professore. Vi sale al cielo una lirica inguaribilmente innamorata. Vi si avanza contro il papà con pedanteria. Vi presta la sua mediazione lo zio accondiscendente. Vi spettegola la zia Chiacchiera. Vi sguscia la cameriera Scivola. E io guardo con occhi attoniti La penna appuntita nella sinistra. Una madre incinta si vuol presentare. Psch! Le grido, tu non ne fai parte. Tu sei divisibile. E lei sbianca 1905 Traduzione: Nino Muzzi So ben far suonare Nella notte fra il 30 giugno e il primo luglio 1925 Riduzione! |
Der schiffskoch,ein gefangener, singt Weh, geschieden von den Meinigen, Lieg ich hier seit vielen Wochen; Ach und denen, die mich peinigen, Muß ich Mahl- um Mahlzeit kochen. Schöne purpurflossige Fische, Die sie mir lebendig brachten, Schauen aus gebrochenen Augen, Sanfte Tiere muß ich schlachten. Stille Tiere muß ich schlachten, Schöne Früchte muß ich schälen Und für sie, die mich verachten, Feurige Gewürze wählen. Und wie ich gebeugt beim Licht in Süß- und scharfen Düften wühle, Steigen auf ins Herz der Freiheit Ungeheuere Gefühle! Weh, geschieden von den Meinigen, Lieg ich hier seit wieviel Wochen! Ach und denen, die mich peinigen, Muß ich Mahl- um Mahlzeit kochen Hugo von Hofmannsthal Ballade des äußeren Lebens | Il cuoco prigioniero su una nave canta Ahimè, lontano dai miei qui giaccio da piu` settimane; costretto da chi mi tormenta, a cucinar pranzi e cene. Bei pesci con pinne purpuree, portatimi vivi, che state con occhi sgranati a guardare, miti bestie, vi devo squartare, mute bestie, vi devo squartare, frutti splendidi devo sbucciare e sceglier per chi mi disprezza pimenti colore di fuoco. E mentre alla luce piegato rimesto fra odori agro-dolci, nel cuore della liberta` insorge un istinto spietato! Ahimè, lontano dai miei qui giaccio da piu` settimane; costretto da chi mi tormenta, a cucinar pranzi e cene. Traduzione: Nino Muzzi Ballata della vita esteriore |
Le Cimetière marin 1920 Ce toit tranquille, où marchent des colombes, Entre les pins palpite, entre les tombes ; Midi le juste y compose de feux La mer, la mer, toujours recommencée Ô récompense après une pensée Qu'un long regard sur le calme des dieux ! Quel pur travail de fins éclairs consume Maint diamant d'imperceptible écume, Et quelle paix semble se concevoir! Quand sur l'abîme un soleil se repose, Ouvrages purs d'une éternelle cause, Le Temps scintille et le Songe est savoir. Stable trésor, temple simple à Minerve, Masse de calme, et visible réserve, Eau sourcilleuse, Oeil qui gardes en toi Tant de sommeil sous un voile de flamme, Ô mon silence !… Édifice dans l'âme, Mais comble d'or aux mille tuiles, Toit ! Temple du Temps, qu'un seul soupir résume, À ce point pur je monte et m'accoutume, Tout entouré de mon regard marin ; Et comme aux dieux mon offrande suprême, La scintillation sereine sème Sur l'altitude un dédain souverain. Comme le fruit se fond en jouissance, Comme en délice il change son absence Dans une bouche où sa forme se meurt, Je hume ici ma future fumée, Et le ciel chante à l'âme consumée Le changement des rives en rumeur. Beau ciel, vrai ciel, regarde-moi qui change ! Après tant d'orgueil, après tant d'étrange Oisiveté, mais pleine de pouvoir, Je m'abandonne à ce brillant espace, Sur les maisons des morts mon ombre passe Qui m'apprivoise à son frêle mouvoir. L'âme exposée aux torches du solstice, Je te soutiens, admirable justice De la lumière aux armes sans pitié ! Je te tends pure à ta place première, Regarde-toi !… Mais rendre la lumière Suppose d'ombre une morne moitié. Ô pour moi seul, à moi seul, en moi-même, Auprès d'un coeur, aux sources du poème, Entre le vide et l'événement pur, J'attends l'écho de ma grandeur interne, Amère, sombre, et sonore citerne, Sonnant dans l'âme un creux toujours futur ! Sais-tu, fausse captive des feuillages, Golfe mangeur de ces maigres grillages, Sur mes yeux clos, secrets éblouissants, Quel corps me traîne à sa fin paresseuse, Quel front l'attire à cette terre osseuse ? Une étincelle y pense à mes absents. Fermé, sacré, plein d'un feu sans matière, Fragment terrestre offert à la lumière, Ce lieu me plaît, dominé de flambeaux, Composé d'or, de pierre et d'arbres sombres, Où tant de marbre est tremblant sur tant d'ombres ; La mer fidèle y dort sur mes tombeaux ! Chienne splendide, écarte l'idolâtre ! Quand solitaire au sourire de pâtre, Je pais longtemps, moutons mystérieux, Le blanc troupeau de mes tranquilles tombes, Éloignes-en les prudentes colombes, Les songes vains, les anges curieux ! Ici venu, l'avenir est paresse. L'insecte net gratte la sécheresse ; Tout est brûlé, défait, reçu dans l'air À je ne sais quelle sévère essence… La vie est vaste, étant ivre d'absence, Et l'amertume est douce, et l'esprit clair. Les morts cachés sont bien dans cette terre Qui les réchauffe et sèche leur mystère. Midi là-haut, Midi sans mouvement En soi se pense et convient à soi-même… Tête complète et parfait diadème, Je suis en toi le secret changement. Tu n'as que moi pour contenir tes craintes ! Mes repentirs, mes doutes, mes contraintes Sont le défaut de ton grand diamant… Mais dans leur nuit toute lourde de marbres, Un peuple vague aux racines des arbres A pris déjà ton parti lentement. Ils ont fondu dans une absence épaisse, L'argile rouge a bu la blanche espèce, Le don de vivre a passé dans les fleurs ! Où sont des morts les phrases familières, L'art personnel, les âmes singulières ? La larve file où se formaient les pleurs. Les cris aigus des filles chatouillées, Les yeux, les dents, les paupières mouillées, Le sein charmant qui joue avec le feu, Le sang qui brille aux lèvres qui se rendent, Les derniers dons, les doigts qui les défendent, Tout va sous terre et rentre dans le jeu ! Et vous, grande âme, espérez-vous un songe Qui n'aura plus ces couleurs de mensonge Qu'aux yeux de chair l'onde et l'or font ici ? Chanterez-vous quand serez vaporeuse ? Allez ! Tout fuit ! Ma présence est poreuse, La sainte impatience meurt aussi ! Maigre immortalité noire et dorée, Consolatrice affreusement laurée, Qui de la mort fais un sein maternel, Le beau mensonge et la pieuse ruse ! Qui ne connaît, et qui ne les refuse, Ce crâne vide et ce rire éternel ! Pères profonds, têtes inhabitées, Qui sous le poids de tant de pelletées, Êtes la terre et confondez nos pas, Le vrai rongeur, le ver irréfutable N'est point pour vous qui dormez sous la table, Il vit de vie, il ne me quitte pas ! Amour, peut-être, ou de moi-même haine ? Sa dent secrète est de moi si prochaine Que tous les noms lui peuvent convenir ! Qu'importe! Il voit, il veut, il songe, il touche ! Ma chair lui plaît, et jusque sur ma couche, À ce vivant je vis d'appartenir ! Zénon ! Cruel Zénon ! Zénon d'Êlée ! M'as-tu percé de cette flèche ailée Qui vibre, vole, et qui ne vole pas ! Le son m'enfante et la flèche me tue ! Ah ! le soleil… Quelle ombre de tortue Pour l'âme, Achille immobile à grands pas ! Non, non !… Debout ! Dans l'ère successive ! Brisez, mon corps, cette forme pensive ! Buvez, mon sein, la naissance du vent ! Une fraîcheur, de la mer exhalée, Me rend mon âme… Ô puissance salée ! Courons à l'onde en rejaillir vivant. Oui ! Grande mer de délires douée, Peau de panthère et chlamyde trouée, De mille et mille idoles du soleil, Hydre absolue, ivre de ta chair bleue, Qui te remords l'étincelante queue Dans un tumulte au silence pareil, Le vent se lève !… Il faut tenter de vivre ! L'air immense ouvre et referme mon livre, La vague en poudre ose jaillir des rocs ! Envolez-vous, pages tout éblouies ! Rompez, vagues ! Rompez d'eaux réjouies Ce toit tranquille où picoraient des focs ! Paul Valéry, Le Cimetière marin
| Il cimitero marino 1920 Tetto tranquillo sparso di colombe Palpita in mezzo ai pini e fra le tombe; Giusto meriggio di fuochi vi plasma Il mare, il mare, ognora risorgente Oh premio ad un pensiero conseguente Un lungo sguardo sulla divina calma! Puro lavoro in fini guizzi consuma Tanti diamanti d'invisibile schiuma, E quale pace concepirsi pare! Se sull'abisso il sole si riposa, Opera pura di un'eterna causa, Scintilla il Tempo ed il Sogno è sapere. Tesoro fermo, sobrio tempio a Minerva, Massa di calma e visibil riserva, Acqua sorgiva, Occhio che tien protetto in sé tal sonno sotto un velo di fiamma, O mio silenzio!... Edificio nell'alma, Ma colmo d'oro a mille scaglie, Tetto! Tempio del Tempo, in un soffio riassunto, Salgo e mi adeguo in un sì puro punto, Tutt'involto nel mio sguardo marino; E come mia suprema offerta al Dio, Sull'altura il sereno scintillio Va seminando un disdegno sovrano. Come il frutto si fonde in ebbrezza, Com'esso cambia l'assenza in dolcezza In una bocca in cui la forma smuore, Sento d'incenso la futura fumata, E canta il cielo all'anima stremata Il trasformarsi delle rive in rumore. Bel cielo, vero cielo, guardami mutare! Dopo tanto orgoglio, tanta singolare Pigrizia, però piena di potere, Mi dono a questo spazio abbacinante, Su case di morti l'ombra mia vagante passa e mi piega al suo fragil volere. L'anima esposta ai fuochi del solstizio, Io ti sostengo, ammirabil giustizia Della luce dalle armi senza pietà! Ti tendo pura al tuo stato in nuce, Osservati!... Ma rendere la luce Suppone d'ombra una triste metà. Oh per me solo, a me solo, in me stesso, Del poema alla fonte, a un cuore appresso, Stretto fra il vuoto e il puro accadimento, Attendo l'eco della grandezza interna, Amara, oscura, e sonora cisterna, Nell'anima vuoto futuro lamento! Lo sai, falsa prigioniera di verzure, Golfo divoratore di magre arsure, Sugli occhi chiusi, segreti abbaglianti, Che corpo mi trascina a una fine attardata, Che fronte l'attira a questa terra ossificata? Qui una scintilla pensa ai miei assenti. Concluso, sacro, d'incorporea brace Terrestre frammento offerto alla luce, Mi piace questo luogo, ove la face incombe, Composto d'oro, pietra e oscure fronde, Ove trema tanto marmo su tante ombre; Fedele il mar vi dorme sulle tombe! Splendida cagna, caccia via il pagano! Se solo, col sorriso di guardiano, Pascolo, a lungo, montoni misteriosi, Il bianco gregge delle placide tombe, Allontana le timide colombe, I sogni vani, gli angeli curiosi! Qui giunto, ormai, l'avvenire è pigrizia. L'insetto scabro gratta la secchezza; Tutto è riarso, sfatto, accolto in aria In non so quale mai severa essenza… La vita è vasta, ebbra com'è di assenza, E l'amarezza è dolce, e lo spirito chiaro. I morti nascosti godono in questa terra Che li riscalda e secca il lor mistero. Meriggio in alto, senza movimento In sé si pensa e a se stesso consente… Testa completa e diadema eccellente, Io seguo in te il segreto mutamento. Non hai che me a frenare i timori! I pentimenti, i dubbi miei, i doveri Sono il difetto del tuo gran diamante… Ma nella notte gravata di marmi Un popol vago alle radici degli alberi Per te si sta schierando lentamente. Si sono fusi in massiccia assenza, La creta rossa succhia bianca essenza, Il dono di vivere è passato in fiore! Dove sono dei morti le frasi familiari, L'arte personale, le anime singolari? La larva fila dove nasce il dolore. Acute grida di ragazze vellicate, Occhi, denti, pupille bagnate, Seno attraente che scherza col fuoco, Sangue che brilla sulla bocca arresa Gli ultimi doni, le dita a difesa Tutto è inumato e rientra nel gioco! E voi, grande anima, sperate in un sogno Che non ha più i colori della menzogna Che qui a occhi di carne fa l'onda e l'oro? Canterete quando sarete vaporosa? Via! Tutto fugge! La mia presenza è porosa, Anche la santa impazienza muore! Magra immortalità nera e dorata Consolatrice orridamente laureata, Che della Morte fa seno materno, Bella menzogna e astuzia pietosa! Chi non conosce, e rifiutar non osa, Quel cranio vuoto e quel riso eterno! Profondi padri, teste inabitate, Che sotto il peso di tante palate, Siete la terra e i miei passi ingannate, Il roditore vero, il verme ineluttabile Non è là per chi dorme sotto le tavole, Vive di vita, non mi ha mai lasciato! L'amore forse o l'odio di me stesso? Il suo dente segreto mi è sì presso Che ogni nome comunque gli conviene! Che importa! Beve, vede, pensa, dà di piglio! La mia carne gli piace e fin sul giaciglio Con tal vivente dovrò vivere assieme! Zenon! Crudo Zenon! Zenon eleata! M'hai trapassato con la freccia alata Che vibra, vola, e non riesce a staccarsi! Suono mi crei e freccia mi trafigga! Ah! Il sole…Quale ombra di tartuca Per l'alma, Achille immoto a gran passi! No, no!... Suvvia! Nell'epoca seguente! Sgretola, o corpo, questa forma pensante! Bevi, mio seno, la nascita del vento! Una freschezza, dal mare esalata, Mi rende l'anima…Oh potenza salata! Corriamo all'onda che risorge vivente. Sì! Gran marina di deliri inondata, Pelle di pantera e clamide forata, Di mille e mille idoli solari, Idra assoluta, ebbra di carne blu, Che la tua scintillante coda tu Mordi in tumulto al silenzio pari, Muove il vento!... Tentiamo di vivere! Apre e chiude il mio libro immenso l'aere, Pulvisco di onda osa sprizzar dai blocchi! Volate, voi, pagine tutte abbagliate! Onde, rompete! Rompete di acque liete Il tetto quieto ove beccavano i fiocchi! Traduzione: Nino Muzzi
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Morfin Wir warten auf ein letztes Abenteuer Was kümmert uns der Sonnenschein? Hochaufgetürmte Tage stürzen ein Unruhige Nächte - Gebet im Fegefeuer. Wir lesen auch nicht mehr die Tagespost Nur manchmal lächeln wir still in die Kissen, Weil wir alles wissen, und gerissen Fliegen wir hin und her im Fieberfrost. Mögen Menschen eilen und streben Heut fällt der Regen noch trüber Wir treiben haltlos durchs Leben Und schlafen, verwirrt, hinüber... Emmy Hennings Nach dem Cabaret Tänzerin | Morfina In attesa di un'ultima avventura Che c'interessa la luce del sole? Giorni su giorni accumulati in torri Rovinano e le notti senza tregua Sono preghiere in fondo al Purgatorio. Non leggiamo neppure più la posta Solo ogni tanto ridiamo nei cuscini Silenziosi perché tutto sappiamo, Volando al vento febbrile come stracci. Che corran pure anelando gli uomini Oggi la pioggia cade ancor più smorta Senza sosta avanziamo nella vita Attraversandola in sonno, turbati… Traduzione: Nino Muzzi Dopo il cabaret
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Morphine Groß ist die Ähnlichkeit der beiden schönen Jünglingsgestalten, ob der eine gleich Viel blässer als der andre, auch viel strenger, Fast möcht ich sagen viel vornehmer aussieht Als jener andre, welcher mich vertraulich In seine Arme schloß - Wie lieblich sanft War dann sein Lächeln und sein Blick wie selig! Dann mocht es wohl geschehn, daß seines Hauptes Mohnblumenkranz auch meine Stirn berührte Und seltsam duftend allen Schmerz verscheuchte Aus meiner Seel - Doch solche Linderung, Sie dauert kurze Zeit; genesen gänzlich Kann ich nur dann, wenn seine Fackel senkt Der andre Bruder, der so ernst und bleich. - Gut ist der Schlaf, der Tod ist besser - freilich Das beste wäre, nie geboren sein. Heinrich Heine
Zu Aachen, im alten Dome,
| Morfina Grande è la somiglianza fra le due immagini di giovinetto, anche se una molto più pallida dell'altra appare e più altera, direi quasi più nobile dell'altra, quella che più confidente mi strinse fra le braccia - Amabilmente dolce era il sorriso e beato lo sguardo! Poi poteva acceder che la corona di papavero intorno alla sua testa toccasse pure la mia stessa fronte e con intenso profumo scacciasse ogni dolore dall'anima mia -Ma tal sollievo non durava a lungo; guarir del tutto potrò solo quando rovescerà la sua torcia il fratello, quello serio e pallido. - Buono è il sonno, migliore è la morte - certo sarebbe ancor meglio non essere mai nati. Traduzione: Nino Muzzi Segreto In Aquisgrana, dentro il duomo avito,
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La fin Allons! c'est leur métier ; ils sont morts dans leurs bottes! Un grain... est-ce la mort ça ? la basse voilure - Sombrer - Sondez ce mot. Votre mort est bien pâle Noyés ? - Eh allons donc ! Les noyés sont d'eau douce. - Pas de fond de six pieds, ni rats de cimetière : - Voyez à l'horizon se soulever la houle ; - Ecoutez, écoutez la tourmente qui meugle !… .. Qu’ils roulent infinis dans les espaces vierges !…
| La fine Eh sì, questa gente di mare - marinai, capitani, dal loro grande Oceano per sempre inghiottiti... Partiti spensierati per percorsi lontani son morti - tutti interi com'erano partiti. Suvvia! È il lor mestiere, morti nei loro stivali! La borraccia a tracolla, nella cerata ancor vitali... - Morti... Grazie: la Comare non ha il piede marino; che dorma con voi: è l'esperta di rimedi alla mano... - Loro, suvvia dunque: Tutt'interi! Sollevati dall'onda o perduti in un uragano ... Un uragano... è forse la morte? La bassa velatura sbattuta fra le onde! - che si dice appesantita... Un'onda di mare a piombo, poi l'alta alberatura che sferza raso l'onda - che si dice affondata. - Affondare- sondate questa parola. La pallida morte vostra è niente a bordo, nella sferza dell'onda... Niente al confronto delle grandi risa amare del marinaio che lotta. - Suvvia, dunque, posto! - Vecchio fantasma agitato, la Morte cambia volto:il Mare!... Annegati? - Ma via! son d'acqua dolce gli annegati. -Colati a picco, corpi e beni! Fino al piccolo mozzo, la sfida negli occhi, fra i denti la bestemmiaccia! Sputando nella schiuma una cicca rantolata, bevendo senza conati la gran tazza salata... - Come hanno bevuto dalla propria borraccia. - - Macché fossa di sei piedi o topi di cimitero: loro vanno agli squali! L'anima marinara, invece di trasudare nelle vostre patate il suo siero, ad ogni ondata respira. - Vedete all'orizzonte una lama d'onda levata; la diresti il ventre innamorato di una prostituta in calore, un po' sbronzata... Loro sono là! - L'onda ha un vuoto - - Ascoltate, ascoltate la tormenta muggente!... - È il loro anniversario. - Ricorre assai sovente! O poeta, conserva per te il tuo cieco canto; - A loro il De profundis soffiato dal corno del vento, ...che rotolano infiniti negli spazi puri!... che rotolano verdi e denudati, senza chiodi, né bara, né coperchio, né ceri. - Lasciateli rotolare, voi, stirpe di arrivati! Traduzione: Nino Muzzi |
Ausgang Du hast in die Hände geklatscht. Neig' nicht deinen Kopf zu deiner Freude. Nimmer, nimmer. Und da schneidet er wieder mit dem Messer. Wieder schneidet er mit dem Messer durch. Und da rollt der Donner am Himmel. Wer führte dich tiefer ein? Im dunklen tiefen ruhigen Wasser sind die Bäume mit den Spitzen nach unten. Immer. Immer. Und da seufzt er. Ein schwerer Seufzer. Wieder seufzte er. Seufzte er. Und da schlägt der Stock auf etwas trockenes. Wer zeigt da die Tür, den Ausgang? Kandinskj, Klaenge Hymnus Lenz | Uscita Hai battuto le mani. Non piegare la testa alla tua gioia. Mai, giammai. Ed ecco che lui taglia di nuovo col coltello. Di nuovo taglia in due col coltello. Ed ecco il tuono che rotola nel cielo. Chi t'introdusse più a fondo? Nell'acqua scura, fonda e tranquilla, gli alberi stanno rovesciati con le cime in basso. Sempre, sempre. Ed ecco che lui singhiozza. Un singhiozzo profondo. Di nuovo ha singhiozzato. Ha singhiozzato. Ed ecco che il bastone batte su qualcosa di arido. Chi è qui che indica la porta, l'uscita? Kandinskj, Suoni Traduzione: Nino Muzzi Inno Primavera |
Die Launischen Hör ich ferne nur her, wenn ich für mich geklagt, Saitenspiel und Gesang, schweigt mir das Herz doch gleich; Bald auch bin ich verwandelt, Blinkst du, purpurner Wein! mich an Unter Schatten des Walds, wo die gewaltige Mittagssonne mir sanft über dem Laube glänzt; Ruhig sitz ich daselbst, wenn Zürnend schwerer Beleidigung Ich im Felde geirrt - zürnen zu gerne doch Deine Dichter, Natur! trauern und weinen leicht, Die Beglückten; wie Kinder, Die zu zärtlich die Mutter hält, Sind sie mürrisch und voll herrischen Eigensinns; Wandeln still sie des Wegs, irret Geringes doch Bald sie wieder; sie reißen Aus dem Gleise sich sträubend dir. Doch du rührest sie kaum, Liebende! freundlich an, Sind sie friedlich und fromm; fröhlich gehorchen sie; Du lenkst, Meisterin! sie mit Weichem Zügel, wohin du willst. Hölderlin, Gedichte
| I capricciosi Sento da lungi, quando mi dolgo di me, suono di cetra e canto, e tosto il cuor si tace; in breve sono pure trasformato, tu m'illumini, o purpureo vino! sotto l'ombra del bosco, ove il violento sole meridiano mi brilla dolce sopra il fogliame; là siedo tranquillo anche quando infastidito da un'offesa grave vago per i campi - s'irritano però con troppa gioia i tuoi poeti, o Natura! facili al lutto e al pianto, quei vezzeggiati: come bambini che la madre tratta con troppa tenerezza, sono scontrosi e pieni d'egoismo; deviano zitti dal sentiero, li confonde tosto un nonnulla; escono di carreggiata, resistendo a te. Eppure se tu, Amante! li tocchi appena, benigna, loro diventano calmi e pii e ti obbediscono lieti; tu li dirigi, Maestra! con lieve briglia ovunque ti aggrada. Hölderlin, Poesie Traduzione: Nino Muzzi
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Was kommt ihr, weiße Falter ... Was kommt ihr, weiße Falter, so oft zu mir? Ihr toten Seelen, was flattert ihr also oft Auf meine Hand, von euerm Flügel Haftet dann oft ein wenig Asche. Die ihr bei Urnen wohnt, dort wo die Träume ruhn In ewigen Schatten gebückt, in dem dämmrigen Raum Wie in den Grüften Fledermäuse Die nachts entschwirren mit Gelärme. Ich höre oft im Schlaf der Vampire Gebell Aus trüben Mondes Waben wie Gelächter, Und sehe tief in leere Höhlen Der heimatlosen Schatten Lichter. Was ist das Leben? Eine kurze Fackel Umgrinst von Fratzen aus dem schwarzen Dunkel Und manche kommen schon und strecken Die magren Hände nach der Flamme. Was ist das Leben? Kleines Schiff in Schluchten Vergeßner Meere. Starrer Himmel Grauen. Oder wie nachts auf kahlen Feldern Verlornes Mondlicht wandert und verschwindet. Weh dem, der jemals einen sterben sah, Da unsichtbar in Herbstes kühler Stille Der Tod trat an des Kranken feuchtes Bette Und einen scheiden ließ, da seine Gurgel Wie einer rostigen Orgel Frost und Pfeifen Die letzte Luft mit Rasseln stieß von dannen. Weh dem, der sterben sah. Er trägt für immer Die weiße Blume bleiernen Entsetzens. Wer schließt uns auf die Länder nach dem Tode, Und wer das Tor der ungeheuren Rune. Was sehn die Sterbenden, daß sie so schrecklich Verkehren ihrer Augen blinde Weiße. Georg Heym, Gedichte
| Perché venite, bianche falene… Perché venite, bianche falene, a me sovente? Voi, anime morte, perché fremete sì sovente sulla mia mano e poi come una traccia della vostra ala mi resta un po' di cenere. Voi che abitate dove i sogni riposano ripiegati in eterne ombre, nel tramonto, come nelle cripte i pipistrelli che nella notte svolazzano stridendo. Odo nel sonno sovente gli urli dei vampiri, simili a sghignazzi dai foschi crateri lunari, e vedo in fondo agli alveoli cavi del buio senza patria alcune luci. Cos'è la vita? Una esigua torcia circondata di ceffi ghignanti dal buio fondo che talvolta già avanzano tendendo le mani ossute verso la fiamma. Cos'è la vita? Piccolo vascello nei gorghi di mari dimenticati. Orrore di cieli induriti. Oppure come di notte sopra i campi deserti perso chiaro di luna che vaga e scompare. Male a colui che vide uno morire un giorno quando non vista d'autunno nel fresco silenzio la Morte si accostò all'umido letto del malato dando il commiato ad uno la cui gola come il sibilo e il fremito di un organo sfiatato lasciò esalare l'ultimo respiro rantolando. Male a colui che vide morire. Porterà sempre il pallido fiore dello spavento, greve come piombo. Chi ci schiude le terre dopo la morte e chi la porta dell'inquietante runa. Cosa vedono i morenti per rovesciare inorriditi il bianco cieco dei loro occhi. Georg Heym, Poesie Traduzione: Nino Muzzi
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Écrits sur la porte XVI Ceux qui sont vieux dans le pays le plus tôt sont levés à pousser le volet et regarder le ciel, la mer qui change de couleur et les îles, disant : la journée sera belle si l'on en juge par cette aube. Aussitôt c'est le jour ! et la tôle des toits s'allume dans la transe, et la rade est livrée au malaise, et le ciel à la verve, et le Conteur s'élance dans la veille ! La mer, entre les îles, est rose de luxure; son plaisir est matière à débattre, on l'a eu pour un lot de bracelets de cuivre ! Des enfants courent aux rivages ! des chevaux courent aux rivages !... un million d'enfants portant leurs cils comme des ombelles... et le nageur a une jambe en eau tiède mais l'autre pèse dans un courant frais ; et les gomphrènes, les ramies, l'acalyphe à fleurs vertes et ces piléas cespiteuses qui sont la barbe des vieux murs s'affolent sur les toits, au rebord des gouttières, car un vent, le plus frais de l'année, se lève, aux bassins d'îles qui bleuissent, et déferlant jusqu'à ces cayes plates, nos maisons, coule au sein du vieillard par le havre de toile jusqu'au lieu plein de crin entre les deux mamelles. Et la journée est entamée, le monde n'est pas si vieux que soudain il n'ait ri... * C'est alors que l'odeur du café remonte l'escalier. Saint-John Perse
| Scritti sulla porta
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Der Schritt der Pferde, sacht, gemessen. Laternenlicht - nicht viel. Mich fahren Fremde. Die wohl wissen, wohin, zu welchem Ziel. Ich bin umsorgt, ich bin es gerne, ich suche Schlaf, mich friert. Dem Strahl entgegen gehts, dem Sterne, sie wenden - wie es klirrt! Der Kopf, gewiegt, ich fühl ihn brennen. Die fremde Hand, ihr sanftes Eis. Der dunkle Umriß dort, die Tannen, von denen ich nichts weiß. Paul Celan
Todesfuge | Il passo dei cavalli, calmo, accorto. Luce di lanterne - non molta. Mi portan degli estranei. Che certo sanno fin dove, a quale meta. Son coccolato, e di buona voglia, cerco il sonno, sto per gelare. Andiamo incontro al raggio, alla stella, fanno una curva - che stridore! La testa, cullata, la sento bruciare. La mano estranea, il suo freddo clemente. Là un cupo profilo di abeti appare dei quali io non so niente. Paul Celan Traduzione: Nino Muzzi
Fuga di morte |
Notre-Dame de Paris NOTRE-DAME est bien vieille : on la verra peut-être Enterrer cependant Paris qu'elle a vu naître ; Mais, dans quelque mille ans, le Temps fera broncher Comme un loup fait un bœuf, cette carcasse lourde, Tordra ses nerfs de fer, et puis d'une dent sourde Rongera tristement ses vieux os de rocher ! Bien des hommes, de tous les pays de la terre Viendront, pour contempler cette ruine austère, Rêveurs, et relisant le livre de Victor : - Alors, ils croiront voir la vieille basilique, Toute ainsi qu'elle était, puissante et magnifique, Se lever devant eux comme l'ombre d'un mort ! Gérard de Nerval
| Notre-Dame de Paris Notre-Dame è stravecchia: potremo credere tuttavia che sotterri Parigi che vide nascere; ma fra migliaia d'anni il Tempo farà fremere, come fa un lupo un bue, questa carcassa greve, torcerà i suoi nervi di ferro e poi con dente lieve roderà tristemente le sue ossa di rudere! Tanta gente da tutti i Paesi della Terra verrà per contemplar questa rovina austera, sognando, e rileggendo il romanzo di Victor: - Crederanno allora veder la vecchia basilica, com'era un tempo, possente e magnifica, levarsi a lor dinanzi come l'ombra di un morto! Gérard de Nerval Traduzione: Nino Muzzi
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Ratloser abend Wie kann ich dich auf den Arm nehmen und über den Strom tragen als sei ich der heilige Christopher und es wichen die Wasser vor mir? Ich, die ich die Schwere des Abends nicht heben kann wenn die Liebe auf meinen Brüsten glänzt indiskret wie ein Schrei aus Jasmin der die Leute auf der Straße verstört. Hilde Domin
Vaterländer | Serata perplessa Come ti posso prendere in braccio e trasportare oltre la corrente quasi io fossi San Cristoforo e le acque mi si aprissero davanti? Io, io che non posso sostenere la pesantezza della sera quando l'amore sui miei seni brilla indiscreto come un grido di gelsomino che frastorna la gente per la strada. Hilde Domin Traduzione: Nino Muzzi
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There came a Wind like a Bugle - It quivered through the Grass And a Green Chill upon the Heat So ominous did pass We barred the Windows and the Doors As from an Emerald Ghost - The Doom's electric Moccasin That very instant passed - On a strange Mob of panting Trees And Fences fled away And Rivers where the Houses ran Those looked that lived - that Day - The Bell within the steeple wild The flying tidings told - How much can come And much can go, And yet abide the World! Emily Dickinson
| Giunse là un vento come suon di tromba - tremò fra l'erba e sopra la calura un verde gelo strisciò così funesto che sbarrammo le finestre e le porte come dinanzi a uno spettro di smeraldo - L'elettrico crotalo del Giudizio che via guizzava velocissimo - sopra un pauroso groviglio di alberi affannati e steccati divelti e fiumi che trascinavano le case corse l'occhio di chi visse - quel giorno- La campana di dentro al campanile pazza annunciava un turbinio di notizie - quanto può giungere e quanto può passare, e il mondo sempre resiste! Emily Dickinson Traduzione di Nino Muzzi
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Les passantes Je veux dédier ce poème A toutes les femmes qu'on aime, Pendant quelques instants secrets. A celle qu'on connait à peine Qu'un destin différent entraîne Et qu'on ne retrouve jamais. A celle qu'on voit apparaître Une seconde à sa fenêtre Et qui, preste, s'évanouit, Mais dont la svelte silhouette Est si gracieuse et fluette Qu'on en demeure épanoui. A la compagne de voyage Dont les yeux, charmant paysage Font paraître court le chemin Qu'on est seul, peut-être, à comprendre Et qu'on laisse pourtant descendre Sans avoir effleuré sa main. A la fine et souple valseuse Qui vous sembla triste et nerveuse Par une nuit de carnaval Qui voulu rester inconnue Et qui n'est jamais revenue Tournoyer dans un autre bal A celles qui sont déjà prises Et qui, vivant des heures grises Près d'un être trop différent Vous ont, inutile folie, Laissé voir la mélancolie D'un avenir désespérant. Chères images aperçues Espérances d'un jour déçues Vous serez dans l'oubli demain Pour peu que le bonheur survienne Il est rare qu'on se souvienne Des épisodes du chemin. Mais si l'on a manqué sa vie On songe avec un peu d'envie A tous ces bonheurs entrevus Aux baisers qu'on n'osa pas prendre Aux cœurs qui doivent vous attendre Aux yeux qu'on n'a jamais revus. Alors, aux soirs de lassitude Tout en peuplant sa solitude Des fantômes du souvenir On pleure les lèvres absentes De toutes ces belles passantes Que l'on n'a pas su retenir Georges Brassens
| Le passanti Io dedico questa poesia a ogni donna, quale che sia, amata in certi segreti istanti. A quella conosciuta appena che un altro destino trascina con sé e mai più non incontri. A quella che alla finestra un attimo compare e, lesta, scompare poi in un istante, ma la cui snella figurina è così graziosa e carina che ne rimani raggiante. Alla compagna di viaggio i cui occhi, intrigante paesaggio, ti rendon più breve il cammino, che sei forse il solo a capire e nondimeno la lasci partire e neppure le sfiori la mano. All'agile e fine danzatrice di valzer, inquieta e infelice, che a carnevale una sera ha voluto restare nascosta e che non hai più rivista a volteggiare una volta ancora. A quelle che sono già prese e vivon delle ore noiose con un uomo troppo differente ti hanno fatto, vana follia, intravedere la malinconia di un avvenire disperante. Voi, care immagini scorte, speranze di un giorno e poi morte, vi dovremo dimenticare. Per la poca gioia che consente è raro che ci ritorni a mente un episodio del nostro passare. Ma se la vita è un fallimento si pensa con certo rimpianto a quelle intraviste felicità, ai baci che non si osò dare ai cuori pronti ad aspettare agli occhi che mai si rivedrà. Allora nelle sere di sgomento, che popolano il tuo isolamento dei fantasmi da rievocare, rimpiangi le labbra assenti di tutte le belle passanti che tu non sapesti fermare. Georges Brassens Traduzione di Nino Muzzi
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Mientras por competir con tu cabello, oro bruñido el Sol relumbra en vano, mientras con menosprecio en medio el llano mira tu blanca frente al lilio bello; mientras a cada labio, por cogello, siguen más ojos que al clavel temprano, y mientras triunfa con desdén lozano de el lucente cristal tu gentil cuello; goza cuello, cabello, labio y frente, antes que lo que fué en tu edad dorada oro, lilio, clavel, cristal luciente no sólo en plata o víola troncada se vuelva, mas tú y ello juntamente en tierra, en humo, en polvo, en sombra, en nada. Luis de Góngora, 1582 | Mentre il sole sfidando il tuo capello, oro brunito, sta brillando invano, mentre con certo sprezzo in mezzo al piano la bianca fronte ammira il giglio bello; mentre occhi seguono, per afferrarlo, ogni tuo labbro più del primo garofano, e mentre trionfa con forte disdegno del lucente cristallo il fine collo; goda collo, capello, labbro e fronte, prima che quel che fu in età dorata oro, giglio, garofano, cristallo lucente non solo in argento o viola spezzata ma in terra e fango, e tu unitamente, in polvere, ombra, nulla sia mutata. Luis de Góngora, 1582 Traduzione di Nino Muzzi |
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Volverán las oscuras golondrinas en tu balcón sus nidos a colgar, y otra vez con el ala a sus cristales jugando llamarán. Pero aquellas que el vuelo refrenaban tu hermosura y mi dicha a contemplar, aquellas que aprendieron nuestros nombres... ésas... ¡no volverán! Volverán las tupidas madreselvas de tu jardín las tapias a escalar, y otra vez a la tarde aún más hermosas sus flores se abrirán. Pero aquellas cuajadas de rocío cuyas gotas mirábamos temblar y caer como lágrimas del día... ésas... ¡no volverán! Volverán del amor en tus oídos las palabras ardientes a sonar; tu corazón de su profundo sueño tal vez despertará. Pero mudo y absorto y de rodillas, como se adora a Dios ante su altar, como yo te he querido..., desengáñate, nadie así te amará. Gustavo Adolfo Bécquer | Torneranno le rondini scure ad appendere il nido al tuo balcone e battendo di nuovo l'ala ai vetri giocose chiameranno. Ma quelle che frenando il volo a mirar la tua bellezza e la mia felicità, quelle che hanno appreso il nostro nome … quelle…non torneranno! Torneranno i gremiti caprifogli a scalar le pareti al tuo giardino, e di nuovo la sera ancor più belli i loro fiori si apriranno. Ma quelle distese di rugiada le cui gocce guardavamo tremare e cader come lacrime del giorno… quelle … non torneranno! Torneranno a risuonare al tuo udito dell'amore le ardenti parole; il cuore dal suo sonno profondo talvolta ti si risveglierà. Ma muto e assorto e le ginocchia a terra, come si adora Dio sotto l'altare, come ti ho amato io …, non t'ingannare, nessuno così ti amerà. Gustavo Adolfo Bécquer Traduzione Nino Muzzi |
The Presumptuous They noticed that virginity was needed To trap the unicorn in every case, But not that, of those virgins who succeeded, A high percentage had an ugly face. The hero was as daring as they thought him, But his pecular boyhood missed them all; The angel of a broken leg had taught him The right precautions to avoid a fall. So in presumption they set forth alone On what, for them, was not compulsory, And stuck half-way to settle in some cave With desert lions to domesticity, Or turned aside to be absurdly brave, And met the ogre and were turned to stone. Wystan Hugh Auden | Il presuntuoso Hanno notato, per catturare l'unicorno, che ci volevano vergini in ogni caso, ma non, delle vergini che ce la fanno, che molte hanno un volto spaventoso. L'eroe era audace come l'avevano pensato, ma a tutti mancava la sua gioventù singolare; l'angelo dalla gamba rotta gli aveva insegnato le necessarie cautele per evitar di cadere. In tal presunzione da soli vollero avviarsi su quella via per cui non erano obbligati e si bloccarono a metà strada per stabilirsi in una grotta con leoni del deserto domati, o volsero, per essere assurdamente coraggiosi, lo sguardo verso l'orco, e ne furon pietrificati Wystan Hugh Auden Traduzione di Nino Muzzi |
Demain, dès l'aube Demain, dès l'aube, à l'heure où blanchit la campagne, Je partirai. Vois-tu, je sais que tu m'attends. J'irai par la forêt, j'irai par la montagne. Je ne puis demeurer loin de toi plus longtemps. Je marcherai les yeux fixés sur mes pensées, Sans rien voir au dehors, sans entendre aucun bruit, Seul, inconnu, le dos courbé, les mains croisées, Triste, et le jour pour moi sera comme la nuit. Je ne regarderai ni l'or du soir qui tombe, Ni les voiles au loin descendant vers Harfleur, Et, quand j'arriverai, je mettrai sur ta tombe Un bouquet de houx vert et de bruyère en fleur. Victor Hugo
Saison des semailles. Le soir
Oiseaux et enfants | Domani, all'alba Domani, all'ora che imbianca la campagna, all'alba, partirò. Tu mi attendi, vedi, lo so. Andrò per il bosco, andrò per la montagna. Restare via da te più a lungo non posso. Camminerò con gli occhi ai miei pensieri affisso, senza veder altro di fuori, né sentire alcun suono, solo, ignorato, a mani incrociate, curvo di dosso, triste, e per me sarà giorno e notte tutt'uno. Non guarderò né l'oro dell' incombente sera, né le vele lontane che scivolano ad Harfleur, e quando arrivo, poso sulla sepoltura un mazzo di agrifoglio e di brughiera in fiore. Victor Hugo Traduzione di Nino Muzzi
La povera gente
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À Lydie Horace. Du temps où tu m'aimais, Lydie, De ses bras nul autre que moi N'entourait ta gorge arrondie ; J'ai vécu plus heureux qu'un roi. Lydie. Du temps où j'étais ta maîtresse, Tu me préférais à Chloé ; Je m'endormais à ton côté Plus heureuse qu'une déesse Horace. Chloé me gouverne à présent, Savante au luth, habile au chant ; La douceur de sa voix m'enivre. Je suis prêt à cesser de vivre S'il fallait lui donner mon sang. Lydie. Je me consume maintenant Pour Calaïs, mon jeune amant, Qui dans mon cœur a pris ta place, Je mourrais deux fois, cher Horace, S'il fallait lui donner mon sang. Horace. Eh quoi ! si dans notre pensée L'ancien amour se ranimait Si ma blonde était délaissée ? Si demain Vénus offensée A ta porte me ramenait ? Lydie. Calaïs est jeune et fidèle, Et toi, poète, ton désir Est plus léger que l'hirondelle, Plus inconstant que le zéphyr ; Pourtant, s'il t'en prenait envie, Avec toi j'aimerais la vie ; Avec toi je voudrais mourir. Alfred de Musset | A Lidia Orazio Al tempo in cui tu, Lidia, amavi me, con le braccia non c'era nessuno che recingesse il tuo rotondo seno; ho vissuto più felice di un re. Lidia Al tempo in cui io ero il tuo amore, tu mi preferivi a Chloe; al tuo fianco mi mettevo a dormire più felice di ognuna delle dee. Orazio Chloe adesso mi sa dominare, brava col liuto, abile a cantare; m'inebria la sua voce squisita. Sarei pronto a lasciare la mia vita se il mio sangue le dovessi donare. Lidia Io adesso mi struggo nel cuore per Calis il mio giovane amore che nel mio cuore ha preso il tuo spazio, io morirei due volte, caro Orazio, se il mio sangue gli dovessi donare. Orazio Orbene! Se dentro alla nostra testa l'antico amore si rianimasse se la mia bionda fosse trascurata? Se domani Venere oltraggiata alla tua porta ancora mi spingesse? Lidia Calis è giovane e fedele, e tu, poeta, sei nel desiderio più leggero di una rondinella, più incostante dello zeffiro; eppur se te ne prendesse voglia, assieme a te la vita amerei; assieme a te morire vorrei. Alfred de Musset Traduzione di Nino Muzzi |
К добру ты или к худу, решает время пусть. Но лишь с тобой побуду, я хуже становлюсь. Ты мне звонишь нередко, но всякий раз в ответ, как я просил, соседка твердит, что дома нет. А ты меня тревожишь письмом любого дня. Ты пишешь, что не можешь ни часу без меня, что я какой-то странный, что нету больше сил, что Витька Силин пьяный твоей руки просил. Я полон весь то болью, то счастьем, то борьбой... Что делать мне с тобою? Что делать мне с собой?! Смотреть стараюсь трезво на все твои мечты. И как придумать средство, чтоб разлюбила ты? В костюме новом синем, что по заказу сшит, наверно, Витька Силин сейчас к тебе спешит. Он ревностен и стоек. В душе - любовный пыл. Он аспирант-историк и что-то там открыл. Среди весенних лужиц идет он через дождь, а ты его не любишь, а ты его не ждешь, а ты у Эрмитажа" стоишь, ко мне звоня, и знаешь - снова скажут, что дома нет меня. E. Evtuscenko | Lasciate che il tempo decida del bene e del male. Ma se con te resto solo, io divento peggiore. Tu mi telefoni spesso, ma ogni volta in risposta, come le dissi, la vicina di casa ripete: non è in casa! E tu mi tormenti con una lettera al giorno. Tu scrivi che non puoi stare un’ora senza di me, che io ho qualcosa di strano, che ti mancano le forze, che Vitka Silin ubriaco ha chiesto la tua mano. Sono pieno di tutto quel dolore, di quella felicità, di quella lotta... Ma cosa devo fare con te? Ma cosa devo fare con te?! Cerco di guardare sobrio a tutti i sogni tuoi. E come trovare un rimedio che ti possa piacere? In abito blu, nuovo, che ha ordinato dal sarto, Vitka Silin è probabile che corra ora da te. Lui è zelante e tosto. Nell'anima – polvere d’amore. È un laureando in Storia e qualcosa ha scoperto. Tra le pozzanghere di primavera lui attraversa la pioggia, e tu non lo ami, e tu non lo aspetti, e tu stai in piedi all’Ermitage e mi telefoni, e sai – che di nuovo diranno che io non sono in casa. E. Evtuscenko Traduzione Nino Muzzi |
La noche abre caminos nunca usados cuando respira a través de las estrellas o cuando distorsiona las distancias o cuando los colores ocultos en la bóveda obtusa de su no color mantienen su pasión sólo en la mente todo es más relativo más cautivo más sordo la noche se abre paso con su filo de sueños por las viejas malezas nada es real en ella todo en su fondo es distorsión sublime irisada burbuja tan sólo algún aullido lejano y cadencioso la devuelve a la vida que levanta fronteras nos empuja hacia el sitio que nos tiene acodado es la noche de extensas plumas negras la que vuela por el espacio insomne donde surcan ideas peregrinas pulsos de fantasías vivencias imposibles que ayuntan nuestra alma a alguna estrella que inflaman paraísos no vividos y los ponen muy cerca de los dedos en la noche es la mar tan sólo el ruido de su lento llegar hasta la arena oscura inmensidad que se desliza hasta la puerta abierta de la nada esa mar eres tú desconocida y cierta ¿irás a navegar en esta noche en que la mar se ofrece? ¿irás a navegar desde este escollo hasta que nazca el alba? su corazón ignoto espera la respuesta no dudes más el viento está esperando y la marea avanza ¿qué quieres encontrar detrás de sus espesas puertas de agua? caparazón flotante que adormece sus fondos Juan Carlos Gómez Rodríguez | La notte apre sentieri mai battuti quando respira attraverso le stelle o quando distorce le distanze o quando i colori nascosti nello scrigno chiuso del suo non colore conservano la loro passione solo nella mente. tutto è più relativo più costretto più sordo la notte si apre varchi col suo filo di sogni attraverso vecchi cespugli niente è reale in essa tutto nel suo fondo è distorsione sublime bolla iridescente solo qualche lontano abbaio cadenzato la fa tornare alla vita che innalza frontiere ci spinge fino al luogo che ci tiene piantati è la notte di larghe penne nere quella che vola per lo spazio insonne solcato da idee peregrine pulsar di fantasie impossibili esperienze che accoppian la nostra anima a qualche stella che accendon paradisi non vissuti e li pongono molto vicino alle dita il mare è nella notte solo il fruscio del suo lento arrivar fino alla sabbia oscura immensità che si trascina fino alla porta aperta del nulla questo mare sei tu incognito e certezza andrai a navigar in questa notte in cui il mare si offre? andrai a navigar da questo scoglio fino a che nasce l'alba? il suo cuore ignoto aspetta la risposta non dubitare il vento sta aspettando e la marea avanza che vuoi trovare oltre le sue massicce porte d'acqua? carcassa galleggiante che addormenta i suoi fondali Juan Carlos Gómez Rodríguez Traduzione Nino Muzzi |
La maison Je rêve que je suis sur un matelas pneumatique orange Qui coute en plein océan Une autre fois je rêve que je suis mort allongé au beau milieu d'un champ J'ai la tête de travers et mes yeux fouillent les environs proches avec terreur Des gosses donnent l'alerte et j'observe les gars du coin m'installer à l'arrière de leur camionnette démarrer tourner au carrefour et durant un long moment j'ai le bruit des essieux de leur véhicule dans les oreilles Une autre fois encore je rêve que je suis dans une maison et que je décroche un téléphone à travers les rosaces du rideau de la fenetre de la cuisine je regarde passer une locomotive en faisant passer le combine d'une oreille à l'autre Au bout du fil une voix de femme demande si quelqu'un est là Si quelqu'un est là et merde va enfin lui répondre. Jean-Marc Flahaut | La casa Sogno di essere sopra un materasso pneumatico arancione che sprofonda in pieno oceano un'altra volta sogno di essere morto allungato nel bel mezzo di un campo ho la testa di traverso e i miei occhi indagano i vicini paraggi con terrore dei ragazzi danno l'allerta e io osservo i ragazzi del posto mentre mi pongono sul retro del loro furgone partono svoltano all'incrocio e per un lungo momento mi resta nell'orecchio il rumore degli assali del loro veicolo Un'altra volta sogno ancora di essere in una casa e di alzare il telefono attraverso i rosoni delle tenda della finestra di cucina guardo passare una locomotiva spostando la cornetta da un orecchio all'altro all'altro capo del telefono una voce di donna domanda se c'è qualcuno se c'è qualcuno e allora merda rispondile ! Jean-Marc Flahaut Traduzione Nino Muzzi |
Je vais te dire ce qui a changé En route nous avons trouvé un chat abandonné et à force de le caresser et de l'appeler par un sobriquet de ton invention il a fini par nous suivre. Tu as haussé les épaules comme pour dire que ça n'était pas de ta faute et j'ai fait semblant de te croire. C'était il y a longtemps. Aujourd'hui tu n'es plus une petite fille et c'est toi qui suit les autres maintenant. En ronronnant pour qu'ils s'occupent de toi. Jean-Marc Flahaut | Ti dirò quello che è cambiato Per strada noi avevamo trovato un gatto abbandonato e a forza di carezzarlo e dargli dei nomignoli di tua invenzione ha finito per seguirci. Tu hai alzato le spalle come per dire che non era tua la colpa e io ho fatto finta di crederti. Fu tanto tempo fa. Oggi non sei più una bambina e sei tu a seguire gli altri adesso. Facendo le fusa perché si occupino di te. Jean-Marc Flahaut Traduzione Nino Muzzi |
Abendlied Am Abend, wenn wir auf dunklen Pfaden gehn, Erscheinen unsere bleichen Gestalten vor uns. Wenn uns dürstet, Trinken wir die weißen Wasser des Teichs, Die Süße unserer traurigen Kindheit. Erstorbene ruhen wir unterm Holundergebüsch, Schaun den grauen Möwen zu. Frühlingsgewölke steigen über die finstere Stadt, Die der Mönche edlere Zeiten schweigt. Da ich deine schmalen Hände nahm Schlugst du leise die runden Augen auf, Dieses ist lange her. Doch wenn dunkler Wohllaut die Seele heimsucht, Erscheinst du Weiße in des Freundes herbstlicher Landschaft. Georg Trakl
| Canto della sera Di sera se andiamo per oscuri sentieri, ci appaion pallide dinanzi le nostre forme. Quando ci viene sete, beviamo le bianche acque dello stagno, la dolcezza della nostra triste infanzia. Morti si giace sotto fronde di sambuco guardando verso i grigi gabbiani. Nubi di primavera si levano sulla cupa città, che tace dei tempi più puri dei monaci. Appena presi le tue esili mani tu apristi piano gli occhi rotondi, questo avvenne molto tempo fa. Però quando dolci oscuri suoni frugano l'anima, bianca tu appari nel paesaggio autunnale del tuo amico. Georg Trakl Traduzione Nino Muzzi
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Das Spiel ist aus Mein lieber Bruder, wann bauen wir uns ein Floß und fahren den Himmel hinunter? Mein lieber Bruder, bald ist die Fracht zu groß und wir gehen unter. Mein lieber Bruder, wir zeichnen aufs Papier viele Länder und Schienen. Gib acht, vor den schwarzen Linien hier fliegst du hoch mit den Minen. Mein lieber Bruder, dann will ich an den Pfahl gebunden sein und schreien. Doch du reitest schon aus dem Totental und wir fliehen zu zweien. Wach im Zigeunerlager und wach im Wüstenzelt, es rinnt uns der Sand aus den Haaren, dein und mein Alter und das Alter der Welt mißt man nicht mit den Jahren. Laß dich von listigen Raben, von klebriger Spinnenhand und der Feder im Strauch nicht betrügen, iß und trink auch nicht im Schlaraffenland, es schäumt Schein in den Pfannen und Krügen. Nur wer an der goldenen Brücke für die Karfunkelfee das Wort noch weiß, hat gewonnen. Ich muß dir sagen, es ist mit dem letzten Schnee im Garten zerronnen. Von vielen, vielen Steinen sind unsre Füße so wund. Einer heilt. Mit dem wollen wir springen, bis der Kinderkönig, mit dem Schlüssel zu seinem Reich im Mund uns holt, und wir werden singen: Es ist eine schöne Zeit, wenn der Dattelkern keimt! Jeder, der fällt, hat Flügel. Roter Fingerhut ist's, der den Armen das Leichentuch säumt, und dein Herzblatt sinkt auf mein Siegel. Wir müssen schlafen gehn, Liebster, das Spiel ist aus. Auf Zehenspitzen. Die weißen Hemden bauschen. Vater und Mutter sagen, es geistert im Haus, wenn wir den Atem tauschen. Ingeborg Bachmann
| Il gioco è finito Caro fratello, costruiamo un natante e discendiamo giù dall'altro mondo? Caro fratello, sarà troppo pesante il carico e noi coleremo a fondo. Caro fratello, disegniamo sulla carta molti Paesi con linea ferroviaria. Dinanzi alle linee nere sta' in allerta: ci son le mine e tu salti in aria. Caro fratello, vorrò essere legata al palo e inizierò a gridare. Però dei morti fuor dalla vallata cavalcherai e in due possiam scappare. Nel campo zingaro e nella tenda del deserto, al risveglio, la sabbia dai capelli defluisce, l'età nostra e l'età del mondo, certo, in termini di anni non si definisce. Da corvi astuti non farti ingannare, da mano di ragno collosa e da penna nel cespuglio, nel Paese di cuccagna guardati dal mangiare e dal bere l'apparenza esalante da brocche e padelle. Solo chi ancora sa la parola fatata al ponte dorato per la maga carbonchiolare ha vinto. Dopo l'ultima nevicata ti dirò che nel giardino si è dovuta liquefare. Per le tante e tante pietre i piedi sanguinano. Uno guarisce e con lui salteremo, finché il re dei bimbi con la chiave del regno in bocca ci accoglierà e noi canteremo: è un tempo bello quello in cui germoglia il nocciolo del dattero! Chi cade è alato. È un rosso ditale, quello che ai poveri orla il sudario, e il tuo amore sul mio sigillo è calato. Caro, dobbiamo andare a dormire, è finito il gioco. Le bianche camicie si gonfiano. Babbo e mamma dicono che gira uno spirito in casa, quando i fiati s'incontrano. Ingeborg Bachmann traduzione Nino Muzzi Ogni giorno |
Der Tod Der Tod, der in dem blassen Mädchen weinet, Der aufgerollt liegt in der Alten Haar, Der, was er bös oft trennet, besser einet, Der jauchzet ungestüm durch manche Bar, Der gell erschallt im Volkstumult furchtbar, Als Feuerschrift an schwarzer Wand erscheinet, Als Strolch mit Hund und Messer nächtlich streunet, Da werden ihn wohl viele bleich gewahr… Welch schönes Kleid hat er sich ausgesucht, Da tat er ab den Flaus aus Kot und Schimmel! Es bauschet sich in unerhörter Wucht Sein Mantel, jener zarte Lilahimmel, Der Herbstzeitlose Kelch, endlose Bucht, Aufsaugend uns und irdisches Gewimmel. Johannes Becher
| La morte La morte che piange nella pallida ragazza, che nella chioma della vecchia è intrecciata, che meglio unisce, quel che dura spezza, che per i bar va esultando sfrenata, che nel tumulto popolare strepita forte, spunta in scritte di fuoco su muri anneriti, con cane e coltello va girando di notte da birba, e la vedranno in molti impauriti… Che bel vestito è quello che si è scelta, le ha tolto ogni patina di fango e di rancido! Si gonfia con potenza inaudita il suo mantello, quel cielo viola-timido, quel calice senza autunni, baia infinita, che ci risucchia col turbinio del mondo. Johannes Becher Traduzione Nino Muzzi
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Entbietung Schmück dir das Haar mit wildem Mohn, die Nacht ist da all ihre Sterne glühen schon. All ihre Sterne glühn heut Dir! du weißt es ja: all ihre Sterne glühn in mir! Dein Haar ist schwarz, dein Haar ist wild und knistert unter meiner Glut; und wenn die schwillt, jagt sie mit Macht die roten Blüten und dein Blut hoch in die höchste Mitternacht. In deinen Augen glimmt ein Licht, so grau in grün,wie dort die Nacht den Stern umflicht. Wann kommst du?! - Meine Fackeln loh'n! laß glühn, laß glühn! schmück mir dein Haar mit wildem Mohn! Richard Dehmel | Invito Coi rosolacci la tua chioma abbella, la notte è presente già brilla ogni sua stella. Ogni sua stella arde oggi per te! E tu ne sei cosciente: ogni sua stella arde dentro a me! Hai la chioma nera, la chioma ispida che crepita sotto il mio ardore; e quando diventa turgida, scaglia su forte il tuo sangue con rosse fioriture nel culmine della mezzanotte. Nei tuoi occhi un barlume arde, grigio in verde, come la stella che la notte circonfonde. Quando vieni?! -Le mie fiamme son deste! Attizza la fiammella, la fiammella! Orna per me la chioma di papavero agreste! Richard Dehmel Traduzione di Nino Muzzi |
"La primavera ha venido. Nadie sabe cómo ha sido. La primavera ha venido. ¡Aleluyas blancas de los zarzales floridos!" "Nubes, sol, prado verde y caserío en la loma, revueltos. Primavera puso en el aire de este campo frío la gracia de sus chopos de ribera. Los caminos del valle van al río y allí, junto al agua, amor espera" "Tejidos sois de primavera, amantes, de tierra y agua y viento y sol tejidos. La sierra en vuestros ojos los campos florecidos, pasead vuestra mutua primavera, y aún bebed sin temor la dulce leche que os brida hoy la lúbrica pantera, antes que, torva, en el camino aceche." "Tú y yo, silenciosamente, trabajamos , compañera, en esta noche de marzo, hilo a hilo, letra a letra ¡con cuánto amor! mientras duerme el campo de primavera" "La primavera besaba suavemente la arboleda, y el verde nuevo brotaba como una verde humareda. Las nubes iban pasando sobre el campo juvenil..." J. Machado | "La primavera ha fatto il suo ingresso, nessuno sa come sia successo. La primavera ha fatto il suo ingresso. Alleluja di bianco colore da tutti i cespugli in fiore!" "Nubi, sole, prato verde e fattoria in collina, sconvolti. Primavera in questo campo freddo ha unito all'aria la grazia dei suoi pioppi di riviera. Scende al fiume nella valle ogni carraia e accanto all'acqua amore aspetta ancora." "Siete tessuti di primavera, amanti, di terra e acqua e vento e sol tessuti. Nei vostri occhi il monte, i campi in fiore, passate la vostra mutua primavera, e beva ognuno il dolce latte senza timore che oggi ci porge la viscida pantera, che poi, torva, il cammino ripercorre." "Tu e io, silenziosamente, lavoriamo, compagnera, in questa notte di marzo, filo a filo, lettera e lettera con quanto amore! Mentre dorme il campo di primavera" "La primavera baciava soavemente l'albereta, e il verde tenero spuntava come una verde fumata. Le nubi trascorrevano sulla campagna ringiovanita" J. Machado Traduzione di Nino Muzzi |
ich hab heut mittag mein denken gesehen, es war eine abgeweidete wiese mit buckeln. wobei, es könnten auch ausläufer bemooster bergketten sein, jener grünfilzige teppich, den rentiere fressen. nein, einfach eine rege sich wölbende landschaft jenseits der baumgrenze, und sie war definitiv geschoren. die gedanken gingen leicht schwindelnd darüber wie sichtbar gemachte luftströme, nein, eigentlich vielmehr wie eine flotte immaterieller hoovercrafts. sie nutzten die buckel als schanze. Monika Rinck
| oggi pomeriggio ho visto il mio pensiero, era un prato pascolato con rilievi. in certo senso, potrebbe anche trattarsi di muscosi contrafforti di catene montuose, quel tappeto di verde infeltrito brucato dalle renne. no, semplicemente un mosso paesaggio ondulato al di là del confine alberato, ed era completamente rasato. i pensieri vi vagavano sopra in leggera vertigine come correnti d'aria rese visibili, no, veramente molto di più come una flotta d'immateriali aeroscafi. usando i rilievi come trampolino. Monika Rinck Traduzione di Nino Muzzi
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Stadt im Gesicht du lagst im Gras. du lagst im Gras der Straßen. in einem Gras also, das weich schien, weil es rau war. in einem Gras, dessen Halme das Grün des Grases unglaublich gut berührten. du lagst in dem Gras, das ein Countdown war, der bei eins verharrte. du sahst die Touristen landen, Sachverständige für Gras. sie wischten sich Gras von den Sachen, eingeschlepptes Gras. du lagst gelassen im Gras derer, die einander berührten wie Tänzer. in einem Gras, auf dem Polizisten den Wind regulierten. in einem warmen Gras, an dessen Rand Kinder um eine warme Mahlzeit anstanden, obwohl es nicht kalt war. du presstest ein Ohr ans Gras, es übertrug Gras. abwechslungsreich monotones Gras. du lagst im Gras, weil du dich fragtest, ob man es notfalls mit Beton heilen kann. du lagst im Gras, so wie man eben im Gras liegt. in jedem Halm verhallte der Boden. an jedem Halm verhallte die Stadt, verhallte das Geräusch von Rollsplitt, den die Stadtreiniger wie Konfetti über dem nächstmöglichen Gras verteilten. das Geräusch, das beim Liegen entsteht und in Gras übergeht. das Geräusch eines ganz leisen Geräuschs. du lagst im Gras wie ein Insektenscout. wie munter vor Müdigkeit. wie immer. du lagst im Gras - einer Art Gras - zwischen Abrissrispen und frisch renovierten Halmen. aus den Augenwinkeln sahst du die Büschel des neuen Jahrtausends. im Gras, dem siebten Hinterhof der dreizehnten Stadt. du lagst im Gras der Wölfe und Bienen. du lagst im Gras, nachdem das Gras zuvor in dir gewesen war. du lagst im Gras. ich lag neben dir im Gras. Ron Winckler | Città in faccia giacevi nell'erba. giacevi nell'erba delle vie. dunque in un'erba che pareva molle perché era ruvida. in un'erba i cui steli raggiungevano incredibilmente bene il verde dell'erba. giacevi nell'erba, era un conto alla rovescia, che si fermava a uno. vedevi atterrare i turisti, intenditori d'erba. si toglievano erba dagl'indumenti, erba trascinata con sé. giacevi tranquillamente nell'erba di coloro che si toccavano l'un l'altro come ballerini. in un'erba sulla quale dei poliziotti dirigevano il vento. in un'erba calda ai cui bordi bambini stavano in coda per la mensa calda, sebbene non fosse freddo. appoggiasti un orecchio sull'erba, trasmetteva erba. erba monotona in mille variazioni. giacevi nell'erba perché ti chiedevi se non si potesse al bisogno guarire col cemento. giacevi nell'erba così come appunto si sta sdraiati nell'erba. in ogni stelo echeggiava il suolo. ad ogni stelo echeggiava la città, echeggiava il fruscio del pietrisco, sparso dagli spazzini sulla più vicina erba possibile come si fa con i coriandoli. quel fruscio che vien fuori quando ci si sdraia e trascorre nell'erba. fruscio di un leggerissimo fruscio. giacevi nell'erba come un cercatore d'insetti. quasi eccitato dalla stanchezza. come sempre. giacevi nell'erba -una specie di erba- fra steli spighiti e steli rinati. con la coda dell'occhio vedevi i cespugli del nuovo millennio. nell'erba, nel settimo cortile della tredicesima città. giacevi nell'erba dei lupi e delle api. giacevi nell'erba, che prima era stata in te. giacevi nell'erba. io giacevo nell'erba accanto a te. Ron Winckler Traduzione di Nino Muzzi |
L'Été Il brille, le sauvage Été, La poitrine pleine de roses. Il brûle tout, hommes et choses, Dans sa placide cruauté. Il met le désir effronté Sur les jeunes lèvres décloses ; Il brille, le sauvage Été, La poitrine pleine de roses. Roi superbe, il plane irrité Dans des splendeurs d'apothéoses Sur les horizons grandioses ; Fauve dans la blanche clarté, Il brille, le sauvage Été. Théodore de Banville
| L'estate Brilla, l'estate selvaggia, dal seno pieno di rose. Con la sua calma malvagia brucia tutto, uomini e cose. Sulle giovani labbra dischiuse una voglia impudica sfoggia; col seno pieno di rose, brilla, l'estate selvaggia. Plana irata, regina altera, fra splendori di apoteosi sopra orizzonti grandiosi; nel bianco calore, fiera brilla, l'estate selvaggia. Théodore de Banville Traduzione di Nino Muzzi
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Alda Merini Poète et icône italienne " Je suis née au printemps, mais je ne savais pas que j'étais née folle " C'était durant l'enfance, presque à chaque nuit, tu pénétrais dans l'enfer de Dante et l'apprenais par coeur: labyrinthes, cercles concentriques; le bestiaire a fini par avaler ton âme tout entière; ta main seule, monstre exilé, créa à partir des déchets et des meubles de l'asile, terre sainte, à l'abri des guerres, des demi-dieux et de leurs promesses; ta rage d'amour te fait poser nue : le corps d'une vieille dame, sa peau fanée à l'ombre d'un crucifix. Carole David
Sainte Lucie
Maria Goretti | Alda Merini
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Le roman de la pelouse En hommage à Richard Brautigan Depuis l'enfance, la psychologie des arbres, les tiges sur son cœur rongées par les insectes. Elle aime le sang vert de la pelouse fraîchement coupée, ses monstres chimiques liquéfiés. La noyade interdite, les pissenlits mangés par leurs racines, des paroles de condamnés lui montent à la tête. Elle boit l'eau à même le tuyau d'arrosage. Une queue de tigre, un serpent sans écaille s'enfonce dans sa gorge. Le printemps éveille tous les sens. Dans le deuxième chapitre, sa mère, corps lacéré dans son maillot de bain Jantzen, s'allonge avec ses yeux de chat. Encore le gazon, un lit d'épines, celui d'une sainte qui avorte sous le balcon sans reconnaître son enfant. La pelouse est un mal nécessaire. L'homme s'appuie sur la tondeuse, le ventre lourd sur le sac d'immondices, il respire l'essence brûlée et rêve aux jeunes filles asiatiques laissées en plan sur l'écran de veille. La tondeuse n'a pas de sexe. Elle va et vient dans le cerveau de son propriétaire. Un homme anonyme qui se croit immortel. Ses poils sont drus, ses doigts malhabiles. Si la mécanique lui échappe, il en veut au ciel et à l'éternité. Sa queue à vif dans les corolles des pâquerettes annonce l'arrivée de l'été. Le dénouement n'étonne en rien. La jeune fille fait de la pelouse un sujet étonnant. Penchée sur ses livres, elle imagine la cour avec ses cocktails servis pendant les anniversaires, tourbillons, amours naissants d'adolescents sur le mobilier de jonc; dérives nocturnes sous les arbres, herbes folles et défendues. Les dames de la pelouse la visitent en rêve. Déesses chevauchant des flamands roses sur le parterre; lièvres, mouffettes et marmottes, animaux de banlieue devenus complices de cette jeune fille en fleurs. L'harmonie règne. La conclusion émeut, la fin d'une époque. Son père met la tondeuse au rancart et fait recouvrir le sol d'un tapis vert synthétique, simulacre parfait de ce que sera la vie familiale à l'avenir. Carole David Il romanzo del prato In omaggio a Richard Brautigan Fin dall'infanzia, la psicologia degli alberi, gli steli del suo cuore rosicchiati dagli insetti. Lei ama il sangue verde del prato falciato di fresco, i suoi mostri chimici liquefatti. L'annegamento proibito, i piscialletto mangiati dalle radici, parole di condannati le montano alla testa. Beve l'acqua dal tubo per annaffiare. Una coda di tigre, un serpente senza squame affonda nella sua gola. La primavera risveglia tutti i sensi. Nel secondo capitolo, sua madre, corpo lacerato nel suo costume da bagno Jantzen, si sdraia con i suoi occhi di gatto. Ancora l'erbetta, un letto di spine, quello di una santa che abortisce sotto il balcone senza riconoscere il proprio bambino. Il prato è un male necessario. L'uomo si appoggia al tosaerba, lo stomaco pesante sul sacco della spazzatura, lui respira benzina bruciata e pensa alle giovani ragazze asiatiche lasciate sullo screen saver. Il tosaerba non ha sesso. Va e viene nel cervello del suo proprietario. Un uomo anonimo che si crede immortale. I suoi peli sono ispidi, le sue dita maldestre. Se la meccanica gli sfugge, inveisce contro il cielo e l'eternità. La sua coda a contatto delle corolle di margherite annuncia l'arrivo dell'estate. Il finale non sorprende per niente. La ragazza fa del prato un soggetto fantastico. China sui suoi libri, lei immagina il cortile con i suoi cocktail serviti durante i compleanni, gli sconvolgimenti, gli amori adolescenziali nascenti sui mobili di giunco; derive notturne sotto gli alberi, erbe folli e proibite. Le signore del prato la visitano in sogno. Dee a cavallo di fenicotteri rosa sul parterre; lepri, puzzole e marmotte, animali di banlieue diventati complici di questa giovane ragazza in fiore. L'armonia regna. La conclusione è commovente, la fine di un'epoca. Suo padre ripone il tosaerba e fa coprire il terreno con un tappeto verde sintetico, simulacro perfetto di come sarà la vita familiare in futuro. Carole David traduzione di Nino Muzzi |
Amourette Or que l'hiver roidit la glace épaisse, Réchauffons-nous, ma gentille maîtresse, Non accroupis près le foyer cendreux, Mais aux plaisirs des combats amoureux. Assisons-nous sur cette molle couche. Sus ! baisez-moi, tendez-moi votre bouche, Pressez mon col de vos bras dépliés, Et maintenant votre mère oubliez. Que de la dent votre tétin je morde, Que vos cheveux fil à fil je détorde. Il ne faut point, en si folâtres jeux, Comme au dimanche arranger ses cheveux. Approchez donc, tournez-moi votre joue. Vous rougissez ? il faut que je me joue. Vous souriez : avez-vous point ouï Quelque doux mot qui vous ait réjoui ? Je vous disais que la main j'allais mettre Sur votre sein : le voulez-vous permettre ? Ne fuyez pas sans parler : je vois bien A vos regards que vous le voulez bien. Je vous connais en voyant votre mine. Je jure Amour que vous êtes si fine, Que pour mourir, de bouche ne diriez Qu'on vous baisât, bien que le désiriez; Car toute fille, encor' qu'elle ait envie Du jeu d'aimer, désire être ravie. Témoin en est Hélène, qui suivit D'un franc vouloir Pâris, qui la ravit. Je veux user d'une douce main-forte. Hà ! vous tombez, vous faites jà la morte. Hà ! quel plaisir dans le coeur je reçois! Sans vous baiser, vous moqueriez de moi En votre lit, quand vous seriez seulette. Or sus ! c'est fait, ma gentille brunette. Recommençons afin que nos beaux ans Soient réchauffés de combats si plaisants. Quand vous serez bien vieille, au soir, à la chandelle Quand vous serez bien vieille, au soir, à la chandelle, Assise aupres du feu, devidant et filant, Direz, chantant mes vers, en vous esmerveillant: Ronsard me celebroit du temps que j'estois belle. Lors, vous n'aurez servante oyant telle nouvelle, Desja sous le labeur à demy sommeillant, Qui au bruit de mon nom ne s'aille resveillant, Benissant vostre nom de louange immortelle. Je seray sous la terre et fantaume sans os: Par les ombres myrteux je prendray mon repos: Vous serez au fouyer une vieille accroupie, Regrettant mon amour et vostre fier desdain. Vivez, si m'en croyez, n'attendez à demain: Cueillez dés aujourd'huy les roses de la vie. Pierre de Ronsard (1524-1585)
À la forêt de Gastine | Avventura d'amore Or che inverno indurisce i ghiacci spessi, noi, mia gentile amante, per scaldarsi non cerchiamo il camino ceneroso, ma i piaceri del duello amoroso. Sediamo su quel morbido giaciglio. Suvvia! Baciatemi, gettatemi al collo, a bocca tesa, le braccia abbandonate e vostra madre ora dimenticate. Che col dente io vi morda il capezzolo, che filo a filo vi torca ogni capello. Non si deve, in tal giochi pazzerelli, acconciarsi per le feste i capelli. Accostatevi dunque, la guancia porgete. Arrossite? Al gioco mi spingete. Sorridete: non avete mai udito motto gentile che vi fosse gradito? Vi dicevo che avrei messo la mia mano, se permettete, là sul vostro seno. Non mi sfuggite così senza parole: ben lo vedo, il vostro sguardo lo vuole. Ben lo leggo nella vostra espressione. Lo giuro sull'Amor che siete fine al punto da morir prima di chiederlo, d'esser baciata, pur volendo esserlo; ché ogni ragazza, sebbene invaghita del gioco d'amore, vuol esser rapita. Ne fu la prova Elena, che seguì di buon grado Paride, che la rapì. Voglio usare una dolce man forte. Ah! Voi cadete, fingete già la morte. Ah! Che gioia mi penetra il cuore! Se non vi bacio, vi potreste burlare di me, quando sarete sola a letto. Suvvia! Dolce brunetta, ecco fatto. Ricominciamo, e i nostri anni belli si scaldino al fuoco di sì dolci duelli. Quando sarete vecchia, la sera, alla candela, Quando sarete vecchia, la sera, alla candela, seduta accanto al fuoco, dipanando e filando, cantando i miei versi, direte, trasecolando: Ronsard mi celebrò al tempo in cui fui bella. Allora, senza la serva a udir notizia tale, per il lavoro ormai già mezz'addormentata, che dal suon del mio nome non venga risvegliata, che copre il vostro nome di una lode immortale. Io sarò sotto terra, un fantasma senz'ossa: che fra ombre coronate di mirto riposa: voi sarete al camino una vecchia rattrappita, che rimpiange il mio amore e gli sdegni sovrani. Vivete, credetemi, senz'attendere il domani: cogliete fin da ora le rose della vita. Pierre de Ronsard (1524-1585) Traduzione di Nino Muzzi
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Heureux qui, comme Ulysse, a fait un beau voyage Heureux qui, comme Ulysse, a fait un beau voyage, Ou comme cestuy-là qui conquit la toison, Et puis est retourné, plein d'usage et raison, Vivre entre ses parents le reste de son âge ! Quand reverrai-je, hélas, de mon petit village Fumer la cheminée, et en quelle saison Reverrai-je le clos de ma pauvre maison, Qui m'est une province, et beaucoup davantage ? Plus me plaît le séjour qu'ont bâti mes aïeux, Que des palais Romains le front audacieux, Plus que le marbre dur me plaît l'ardoise fine: Plus mon Loire gaulois, que le Tibre latin, Plus mon petit Liré, que le mont Palatin, Et plus que l'air marin la doulceur angevine. Joachim Du Bellay (1522-1560)
Je ne veux point fouiller au sein de la nature
Je ne veux point fouiller au sein de la nature | Felice chi come Ulisse fece un bel viaggio Felice chi come Ulisse fece un bel viaggio, o come colui che conquistò il vello d'oro, e tornò fra i parenti, pien d'esperienza e saggio, per vivere il resto dei suoi anni con loro! Quando rivedrò, ahimè, la piccola dimora col camino che fuma, e in quale stagione rivedrò l'uscio della mia povera magione, che per me è una regione, e molto più ancora? Amo più la dimora dai miei avi costruita dei palazzi romani dall'altera facciata, e più del duro marmo, amo l'ardesia fina: più la Loira francese del Tevere latino, più il piccolo Liré, del monte Palatino, più dell'aria marina la dolcezza angioina. Joachim Du Bellay (1522-1560) Traduzione di Nino Muzzi
Je ne veux point fouiller au sein de la nature |
Ballade de s'amie bien belle Amour, me voyant sans tristesse Et de le servir dégoûté, M'a dit que fisse une maîtresse, Et qu'il serait de mon côté. Après l'avoir bien écouté, J'en ai fait une à ma plaisance Et ne me suis point mécompté: C'est bien la plus belle de France. Elle a un oeil riant, qui blesse Mon coeur tout plein de loyauté, Et parmi sa haute noblesse Mêle une douce privauté. Grand mal serait si cruauté Faisait en elle demeurance; Car, quant à parler de beauté, C'est bien la plus belle de France. De fuir son amour qui m'oppresse Je n'ai pouvoir ni volonté, Arrêté suis en cette presse Comme l'arbre en terre planté. S'ébahit-on si j'ai plenté* De peine, tourment et souffrance ? Pour moins on est bien tourmenté C'est bien la plus belle de France. ENVOI Prince d'amours, par ta bonté Si d'elle j'avais jouissance, Onc homme ne fut mieux monté C'est bien la plus belle de France. (*) quantité Clément Marot (1497-1544) | Ballata della sua bellissima amica Amor, vedendomi senza amarezza e di servirlo disgustato, m'ha detto di trovarmi una ragazza, e lui poi mi avrebbe aiutato. Dopo averlo ben bene ascoltato, me ne son fatta a mio gusto una e non mi sono affatto sbagliato: più bella in Francia non c'è nessuna. Lei ha un occhio ridente, che ferisce il cuore mio pieno di lealtà, e una dolce privatezza che unisce assieme ad un'altera nobiltà. Gran mal sarebbe se la crudeltà nel suo cuore facesse la sua tana, perché quando si parla di beltà, più bella in Francia non c'è nessuna. Di fuggire il suo amor che mi tiene non ho potere né volontà, son trattenuto in questa prigione com'albero piantato in terra sta. Ci si stupisce se sono pieno di tormento, sofferenza e pena? Si è tormentati per molto meno, più bella in Francia non c'è nessuna. Invio Re degli amori, se per tua bontà di goderne io avessi la fortuna, nessuno avrebbe più felicità, più bella in Francia non c'è nessuna. Clément Marot Traduzione di Nino Muzzi |
Manuel Flores va a morir. Manuel Flores va a morir Eso es moneda corriente; questa è moneta corrente; Morir es una costumbre è un costume la morte Que sabe tener la gente. che sa indossare la gente. Mañana vendrá la bala Domani verrà la pallottola Y con la bala el olvido;. e sarà dall'oblio seguita; Lo dijo el sabio Merlin: lo disse il saggio Merlino Morir es haber nacido.. morire è rinascere vita. Y sin embargo me duele E senza dubbio mi duole Decirle adiós a la vida, l'addio alla vita vissuta, Esa cosa tan de siempre, questa cosa di sempre Tan dulce y tan conocida. tanto dolce e conosciuta. Miro en el alba mis manos, Guardo nell'alba la mano Miro en las manos las venas; e nella mano le vene; Con extrañeza las miro. le guardo come estraniato, Como si fueran ajenas. come se fossero aliene. ¡Cuánta cosa en su camino Quante cose nel loro cammino Estos ojos habrán visto! questi occhi avranno visto! Quién sabe lo que verán Chi sa quello che vedranno Después que me juzgue Cristo. dopo il giudizio di Cristo. Manuel Flores va a morir. Manuel Flores va a morir Eso es moneda corriente; questa è moneta corrente; Morir es una costumbre è un costume la morte Que sabe tener la gente. che sa indossare la gente. J. L. Borges J. L. Borges Traduzione di Nino Muzzi |
Al idioma alemán Mi destino es la lengua castellana, El bronce de Francisco de Quevedo, Pero en la lenta noche caminada, Me exaltan otras músicas más íntimas. Alguna me fue dada por la sangre- Oh voz de Shakespeare y de la Escritura-, Otras por el azar, que es dadivoso, Pero a ti, dulce lengua de Alemania, Te he elegido y buscado, solitario. A través de vigilias y gramáticas, De la jungla de las declinaciones, Del diccionario, que no acierta nunca Con el matiz preciso, fui acercándome. Mis noches están llenas de Virgilio, Dije una vez; también pude haber dicho de Hölderlin y de Angelus Silesius. Heine me dio sus altos ruiseñores; Goethe, la suerte de un amor tardío, A la vez indulgente y mercenario; Keller, la rosa que una mano deja En la mano de un muerto que la amaba Y que nunca sabrá si es blanca o roja. Tú, lengua de Alemania, eres tu obra Capital: el amor entrelazado de las voces compuestas, las vocales Abiertas, los sonidos que permiten El estudioso hexámetro del griego Y tu rumor de selvas y de noches. Te tuve alguna vez. Hoy, en la linde De los años cansados, te diviso Lejana como el álgebra y la luna. J. L. Borges en El oro de los tigres, 1972.
| Alla lingua tedesca Il mio destino è la lingua castigliana, il bronzo di Francisco de Quevedo, ma nella lenta notte attraversata, mi parlano altre musiche, più intime. Una mi fu trasmessa dal sangue - Oh voce di Shakespeare e della Bibbia -, altre dalla sorte che è generosa, però te, dolce lingua di Germania, io ti ho scelta e cercata, solitario. A traverso le veglie e le grammatiche, la giungla delle declinazioni, il dizionario, che non ti dà mai la sfumatura esatta, mi ci accostai. Le mie notti son piene di Virgilio, dissi una volta, ma potrei anche dire di Hölderlin e di Angelus Silesius. Heine mi dette il suoi alti usignoli; Goethe la sorte di un amor tardivo, indulgente e al contempo mercenario; Keller la rosa che una mano lascia nella mano di un morto che l'amava e che non saprà mai se è bianca o rossa. Sei tu, lingua tedesca, la tua opera capitale: l'intreccio amoroso delle parole composte, le vocali aperte, i suoni che consentono il laborioso esametro del greco e il tuo rumore di selve e di notti. Talvolta ti ho tenuta. Oggi, alla fine degli anni affaticati, t'intravvedo lontana come l'algebra e la luna. J. L. Borges Traduzione di Nino Muzzi
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Wer allein ist Wer allein ist, ist auch im Geheimnis, immer steht er in der Bilder Flut, ihrer Zeugung, ihrer Keimnis, selbst die Schatten tragen ihre Glut. Trächtig ist er jeder Schichtung denkerisch erfüllt und aufgespart, mächtig ist er der Vernichtung allem Menschlichen, das nährt und paart. Ohne Rührung sieht er, wie die Erde eine andere ward, als ihm begann, nicht mehr Stirb und nicht mehr Werde: formstill sieht ihn die Vollendung an. Gottfried Benn
| Chi è solo Chi è solo, è anche nel nascondiglio, sta sempre nelle immagini fluttuanti, nel loro parto, nel loro germoglio, le stesse ombre ne sono ardenti. È gravido di ogni stratificazione di pensiero compiuto e conservato, lui è capace della distruzione di tutto l'umano, nutrito e accoppiato. Vede la Terra, e non si sgomenta, diversa da quella per lui iniziata, non più muori e non più diventa: la perfezione lo guarda, bloccata. Gottfried Benn Traduzione di Nino Muzzi
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Conte d'hiver en vers sur un miracle parisien Par une âpre et froide grisaille de fin décembre parisien tu vas flânant vaille que vaille en la Cité… Sur ton chemin sans plus savoir où vont tes pas à la traîne de quelques foules tu supposes des cinémas où te déposerait la houle. Fieffé flâneur suis cette file histoire de voir fuir le temps un tu seras entre les mille sans doute en marche vers l'écran… Mais d'écran point ! Au lieu de salle obscure un trésor lumineux t'attendait, beauté triomphale dont s'ouvrait l'écrin fabuleux! Bel hasard en Sainte-Chapelle ce jour d'hiver t'avait mené et c'était chant de tourterelle qui du fond des siècles venait. Saint-Louis, Blanche de Castille rêvaient encor en rouge et or, les vitraux tressaient leur charmille où l'ange sait vaincre la mort. Une éternité printanière aux couleurs de ciel et de feu te redonnait la joie première des saisons d'enfance et de jeu. Tel fut au sein de la grisaille en cette fin d'an parisien où tu flânais vaille que vaille l'humble miracle en ton chemin. Georges-Emmanuel Clancier
| Fiaba d'inverno in versi su un miracolo parigino In un'aspra e fredda grisaglia di fine dicembre parigino vai passeggiando senza voglia nel centro… Sul tuo cammino non sai più dove va il tuo passo al seguito di qualche folla vedi dei cinema dove il flusso ti può depositare in qualche sala. Girovago inveterato seguo la fila tanto per ammazzare il tempo come uno che con altri diecimila sarai in marcia verso lo schermo … Ma niente schermo! Niente sale scure, bensì un tesoro luminoso ti aspettava, bellezza trionfale, di cui s'aprì lo scrigno favoloso! Felice caso alla Sainte-Chapelle quel giorno d'inverno ti portava ed era un canto di tortorelle che dal fondo dei secoli arrivava. Luigi il Santo, Bianca di Castiglia immagini in rosso e oro assorte, tessono le vetrate una ramaglia dove l'angelo vince sulla morte. Una primaverile eternità dai colori di cielo e di fuoco ti ridonava la prima felicità di stagioni d'infanzia e di gioco. Avvenne in mezzo a tale grisaglia in questo fine d'anno parigino dove tu vagavi senza voglia l'umile miracolo del tuo cammino. Georges-Emmanuel Clancier Traduzione di Nino Muzzi
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Villes réellement villes effleurées d'où tu regardes les petits bras d'Isabelle Huppert quand elle récite les mots de Sarah Kane villes effleurées où quelqu'un demande parfois si ça soulage un incendie ou peut-être aussi un tatouage villes dans l'eau jusqu'à la ceinture jusqu'à la destruction lente et molle du matin ton sourire qui remonte à si loin puis émerger sera un verbe utile et strident villes suspendues au-dessus des heures avec leurs paupières de renaissance leurs ficelles pour guérir repoussant le chien le singe dans les musées frôlant paumes et poings pour camoufler l'odeur de peur, l'instinct quotidien villes du très grand Nord où j'apprends à toucher la matière grise des bêtes leur peau sur les comptoirs à essuyer le sang sur mes mains pour saluer qui vient de l'horizon turquoise des glaciers avec une soif et un appétit qui font un lien entre la tendresse et le froid. Nicole Brossard
| Città realmente città sfiorate da cui tu guardi le braccia esili d'Isabelle Huppert quando recita le parole di Sarah Kane città sfiorate dove qualcuno chiede talvolta se un incendio è un sollievo o forse anche un tatuaggio città nell'acqua fino alla cintura fino alla distruzione lenta e molle del mattino il tuo sorriso che risale molto addietro poi emergere sarà un verbo utile e stridente città sospese al di sopra delle ore con le loro palpebre di rinascenza le loro astuzie per guarire respingendo il cane la scimmia dentro ai musei sfiorando palme e pugni per camuffare l'odore di paura, l'istinto quotidiano città dell'estremo Nord dove imparo a toccare la materia grigia delle bestie la loro pelle sui banconi ad asciugarmi il sangue sulle mani per salutare chi arriva dall'orizzonte turchese dei ghiacciai con una sete e un appetito che legano la tenerezza e il freddo. Nicole Brossard Traduzione di Nino Muzzi
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Im Park Ein ganz kleines Reh stand am ganz kleinen Baum still und verklärt wie im Traum. Das war des Nachts elf Uhr zwei. Und dann kam ich um vier morgens wieder vorbei. Und da träumte noch immer das Tier. Nun schlich im mich leise - ich atmete kaum - gegen den Wind an den Baum und gab dem Reh einen ganz kleinen Stips. Und da war es aus Gips. Joachim Ringelnatz
Der Briefmark
| Nel parco Accanto a un alberello stava in piedi, minuscolo, un cerbiatto, silenzioso, estasiato come in sogno. Eran le due di notte. Il mattino alle quattro rientrai. E là sognava, ancora, la bestiola. Allora striscio lento -respirando appena- all'albero mi accosto controvento e do al cerbiatto un piccolo colpetto. Era di gesso. Joachim Ringelnatz Traduzione di Nino Muzzi
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Heilige Nacht Geboren ward zu Bethlehem ein Kindlein aus dem Stamme Sem. Und ist es auch schon lange her, seit's in der Krippe lag, so freun sich doch die Menschen sehr bis auf den heutigen Tag. Minister und Agrarier, Bourgeois und Proletarier es feiert jeder Arier zu gleicher Zeit und überall die Christgeburt im Rindviehstall. (Das Volk allein, dem es geschah, das feiert lieber Chanukah.) Erich Mühsam
| Notte santa Fu partorito in una stalla a Bethlem un bambinello di stirpe Sem. E di anni già ne son passati tanti da quando nella culla lui giaceva, però gli uomini ne son contenti fino ad oggi nell'era a noi coeva. Ministri e agrari, borghesi e proletari, ariani dei più vari, celebrano insieme e in ogni posto quella nascita nella stalla di Cristo. (Solo il popolo presso cui accadde celebra la festa delle lampade.) Erich Mühsam Traduzione di Nino Muzzi
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Stances à Marquise Marquise, si mon visage A quelques traits un peu vieux, Souvenez-vous qu'à mon âge Vous ne vaudrez guère mieux. Le temps aux plus belles choses Se plaît à faire un affront: Et saura faner vos roses Comme il a ridé mon front. Le même cours des planètes Règle nos jours et nos nuits: On m'a vu ce que vous êtes; Vous serez ce que je suis. Cependant j'ai quelques charmes Qui sont assez éclatants Pour n'avoir pas trop d'alarmes De ces ravages du temps. Vous en avez qu'on adore; Mais ceux que vous méprisez Pourraient bien durer encore Quand ceux-là seront usés. Ils pourront sauver la gloire Des yeux qui me semblent doux, Et dans mille ans faire croire Ce qui me plaira de vous. Chez cette race nouvelle, Où j'aurai quelque crédit, Vous ne passerez pour belle Qu'autant que je l'aurai dit. Pensez-y, belle Marquise: Quoi qu'un grison fasse effroi, Il vaut bien qu'on le courtise Quand il est fait comme moi. Pierre Corneille Brassens: https://www.youtube.com/watch?v=CDG9lW8M72k | Stanze per la Marchesa Se il mio volto, Marchesa, ha un qualche vecchio tratto, alla mia età più offesa sarete nell'aspetto. Il tempo si diverte a sciupar belle cose: mi ha solcato la fronte, Vi appassirà le rose. Il corso dei pianeti regola notte e giorno; mi vide come siete; sarete come io sono. Una qualche attrazione comunque ancor mi resta da non temer l'allarme del tempo che devasta. Le Vostre le si adora: ma quelle disprezzate sopravvivranno ancora a quelle ormai sfumate. Salveremo la gloria di occhi dall'aria dolce e fra mille anni ancora sol quel che di Voi mi piace. Dalla stirpe novella, avrò qualche rispetto, passerete per bella per quanto io l'avrò detto. Bella Marchesa, pensate: benché un grigione spaventi è meglio che lo corteggiate se assume i miei sembianti. Pierre Corneille Traduzione di Nino Muzzi |
Erklär mir, Liebe Dein Hut lüftet sich leis, grüßt, schwebt im Wind, dein unbedeckter Kopf hat's Wolken angetan, dein Herz hat anderswo zu tun, dein Mund verleibt sich neue Sprachen ein, das Zittergras im Land nimmt überhand, Sternblumen bläst der Sommer an und aus, von Flocken blind erhebst du dein Gesicht, du lachst und weinst und gehst an dir zugrund, was soll dir noch geschehen - Erklär mir, Liebe! Der Pfau, in feierlichem Staunen, schlägt sein Rad, die Taube schlägt den Federkragen hoch, vom Gurren überfüllt, dehnt sich die Luft, der Entrich schreit, vom wilden Honig nimmt das ganze Land, auch im gesetzten Park hat jedes Beet ein goldner Staub umsäumt. Der Fisch errötet, überholt den Schwarm und stürzt durch Grotten ins Korallenbett. Zur Silbersandmusik tanzt scheu der Skorpion. Der Käfer riecht die Herrlichste von weit; hätt ich nur seinen Sinn, ich fühlte auch, daß Flügel unter ihrem Panzer schimmern, und nähm den Weg zum fernen Erdbeerstrauch! Erklär mir, Liebe! Wasser weiß zu reden, die Welle nimmt die Welle an der Hand, im Weinberg schwillt die Traube, springt und fällt. So arglos tritt die Schnecke aus dem Haus! Ein Stein weiß einen andern zu erweichen! Erklär mir, Liebe, was ich nicht erklären kann: sollt ich die kurze schauerliche Zeit nur mit Gedanken Umgang haben und allein nichts Liebes kennen und nichts Liebes tun? Muß einer denken? Wird er nicht vermißt? Du sagst: es zählt ein andrer Geist auf ihn ... Erklär mir nichts. Ich seh den Salamander durch jedes Feuer gehen. Kein Schauer jagt ihn, und es schmerzt ihn nichts. I. Bachmann | Spiegami, Amore Si alza leggero il tuo cappello, saluta, si libra nel vento, il tuo capo scoperto ha affascinato le nubi, il tuo cuore ha il suo daffare altrove, la tua bocca assimila nuove lingue, l'erba tremolina sul terreno prende il sopravvento, il soffio dell'estate fa volare gli aster qua e là, sollevi il volto accecato dai fiocchi, ridi e piangi e dentro te rovini, cos'altro ti può accadere - Spiegami, Amore! Il pavone, in attonita cerimonia, fa la sua ruota, la colomba solleva il suo collare, si dilata l'aria, invasa dal suo tubare, l'anatrone grida, sa di miele selvatico l'intero campo, anche nel quieto parco un pulviscolo d'oro orla ogni aiuola. Il pesce arrossa, supera la schiera e per grotte finisce nel letto dei coralli. Alla musica della sabbia d'argento danza timido lo scorpione. Il maggiolino sente da lontano la più eccellente; se solo avessi la sua sensibilità, sentirei anche che le ali sotto la sua corazza brillano, e prenderei il sentiero del lontano cespuglio di fragole! Spiegami, Amore! L'acqua sa come parlare, l'onda prende per mano l'onda, nella vigna si fa turgida l'uva, salta e cade. Così ingenua esce la lumaca dal guscio! Una pietra sa come ammorbidirne un'altra! Spiegami, Amore, quel che non so spiegare: in questo breve tempo agghiacciante devo esser sola con i miei pensieri né conoscere amore né far qualcosa di amorevole? Uno deve pensare? Non manca a nessuno? Tu dici che pesa su di lui un altro spirito… Non mi spiegare niente. Vedo la salamandra che attraversa ogni fuoco. Nessun rovescio la scaccia, nessun dolore la prende. I. Bachmann Traduzione di Nino Muzzi |
Animal que despierta Soy la gata que camina dentro de mí conmigo las leves zarpas afelpadas He bajado por el río conservando el gusto por la caza los ambiguos maullidos Cuando cierro los ojos atravieso los siglos Las arenas le dieron el color a esta piel suave que esconde una flor mojada entre las fauces el oro egipcio se ve reflejado en la pupila de esta gata que demasiadas veces recuerda su verdadera condición de fiera La Reina de Saba habría dado la mitad de sus tierras por tener estas garras Ana María Rodas La luna siempre Redonda hinchada de frotarse contra el cielo rasga mi piel con su delgada luz Cae sobre mi pelo con la levedad de una sirena que no se hubiera dado cuenta que no posee piernas Solivianta mi sangre me enciende de locura me regala una piel fosforescente y me convierte aceite hirviendo en fauna /cascos y cuernos y cabello desbocado bajo el lúbrico soplo de lo oscuro/ Ana María Rodas [Un demonio igual …] Un demonio igual al tuyo me recorre en el día y se enrosca sobre mi lado izquierdo cuando en cualquier momento mi cuerpo busca incrustarse en el sueño Es un demonio absurdo cínico violento que se tiñe de azul de verde de morado igual al tuyo Sólo que tiene pechos Ana María Rodas
[De acuerdo …] | Animale che si sveglia Sono la gatta che cammina in me con me su lievi zampe felpate Sono scesa lungo il fiume conservando il gusto per la caccia gli ambigui miagolii Quando chiudo gli occhi attraverso i secoli Le sabbie hanno dato il colore a questa pelle morbida che si nasconde un fiore molle tra le fauci l'oro egizio si vede riflesso nella pupilla di questa gatta che troppe volte ricorda la sua vera condizione di fiera La regina di Saba avrebbe dato la metà delle sue terre per avere questi artigli Ana María Rodas Traduzione di Nino Muzzi
[Un demone simile …]
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besuch das gedächtnis, wenn es eine nach der anderen erinnerung aufgibt, erblindet an seinen worten. in leeren räumen tastest du dich an der wand, die deine hände ergreift, über türen, die du nicht öffnest, ans fenster. blicke, die dunkel die hell sind, weichen den augen. an geräuschen formt sich die stimme, die nicht über das schweigen hinaus kommt. noch einmal gehst du mit bodenlosen schritten durchs haus. licht hat schatten herausgeschnitten, für die es hier keinen grund gibt. du kratzt an den rändern die finger auf. jemand folgt dir verschränkt mit den armen, dem blick. du bittest, noch länger zu bleiben. vor dem tor wartet das auto. der motor springt an. Andreas Altmann
selten genug | visita la memoria, quando uno dopo l'altro abbandona i ricordi, si ottenebra delle sue parole. fra vuote stanze cerchi a tentoni la parete, che cattura le tue mani, attraverso porte, che non apri, cerchi la finestra. viste, che scure, che chiare sono, cedono agli occhi. dai suoni si forma la voce, che non va oltre il silenzio. ancora una volta ti aggiri con aerei passi per la casa. la luce ha ritagliato ombre per le quali non c'è qui nessuno sfondo. ti stai escoriando le dita ai bordi. qualcuno ti segue a braccia conserte, segue il tuo sguardo. tu implori di restare più a lungo. dinanzi alla porta aspetta la macchina. si accende il motore. Andreas Altmann Traduzione di Nino Muzzi
abbastanza di rado |
Ende August Mit weißen Bäuchen hängen die toten Fische zwischen Entengrütze und Schilf. Die Krähen haben Flügel, dem Tod zu entrinnen. Manchmal weiß ich, daß Gott am meisten sich sorgt um das Dasein der Schnecke. Er baut ihr ein Haus. Uns aber liebt er nicht. Eine weiße Staubfahne zieht am Abend der Omnibus, wenn er die Fußballmannschaft heimfährt. Der Mond glänzt im Weidengestrüpp, vereint mit dem Abendstern. Wie nahe bist du, Unsterblichkeit, im Fledermausflügel, im Scheinwerfer-Augenpaar, das den Hügel herab sich naht. G. Eich
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Fine agosto Galleggiano i pesci morti dal ventre bianco fra lenticchie d'acqua e falasco. Le cornacchie hanno ali per scampare alla morte. Talvolta sono certo che Dio si preoccupi soprattutto dell'esistenza della chiocciola. Le costruisce una casa. Noi però non ci ama. Porta una bandiera bianca di polvere l'autobus di sera, quando riconduce a casa la squadra di calcio. La luna brilla fra le fitte chiome dei salici, assieme alla stella della sera. Come sei vicina, immortalità, nel volo del pipistrello, nella coppia di occhi-fanali, che scende dalla collina avvicinandosi. G. Eich Traduzione di Nino Muzzi
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Pluie sans fin Pluie sans fin Sur les feuilles roussies Ou jaunes qui tombent Sur la terre brûlée Ou restent prises aux branches des sapins Sur les roses fougères Le paysage se défait Tout s'emmêle et se confond La montagne rougie disparaît dans le brouillard Très haut sur la cime du grand pin nu et sec Se tient le rapace qui toujours plane Ailes noires et tête minuscule Fais-lui peur Agite ta clochette Qu'il éprouve à l'instant Le même émoi Un seul être, un seul souffle De ce côté du mur de brume Louise Bouchard
Si puissante la douceur de la brise
| Pioggia senza fine Pioggia senza fine sulle foglie rossastre o gialle che cadono sulla terra bruciata o restano prese ai rami degli abeti sulle felci rosate si disfa il paesaggio tutto si mischia e si confonde la montagna arrossata sparisce nella nebbia molto in alto sulla cima di un gran pino nudo e secco il rapace si trattiene, lui che sempre plana, ali nere e testa minuscola spaventalo agitando la campanella che lui senta all'istante la stessa emozione un unico essere, unico alito da questo lato del muro di foschia Louise Bouchard Traduzione di Nino Muzzi
Tutto il giorno al pozzo-solitudine |
A short treatise on a squid Overhead, yes, the shark hangs like a Renaissance saint, in whose eyes time falls like a sediment, and no doubt the machinations of a moray eel's jaws are more dangerous than teeth in a glass and it is not grief that makes the upward, filling mass of little bells - the jellyfish - drop again as a heart does into sorrow, but it's in the basement's deep and damp Atlantic, among the transparent skins of fish and the skeletons worn with a monstrous clarity, that the greatest exaggeration is made as Vampyroteuthis infernalis heaves into view. That name. It reminds me of Prudentius who said the corruption of language is at the root of sin. Once Satan's tongue was split, object and name slid off one another like function and form in a tumour or lovers making and remaking their union, but still remaining alone. What crosses the divide is not itself, but what has found itself in another: an ecstasy of mind where like is like is like... Dear metaphor - read 'lover' - we invented heaven, imagining sky as a fish might the land: alien, beautiful on our tongue. Jemma Borg | Breve trattato su un calamaro È sulla testa che lo squalo impende, sì, come un santo del Rinascimento, nei cui occhi si posa un sedimento, il tempo, e senza dubbio le astuzie di una mascella di murena son più malfide di denti invetriati e non c'è pena che porti giù di nuovo la massa galleggiante di campanule - la medusa -, ma è nello scantinato fondo e umido dell'Atlantico, fra trasparenti epidermidi di pesce e scheletri indossati con mostruosa chiarezza, che si compie la più grande abnormità riempiendo la vista in forma di Vampyroteuthis infernalis. È questo il nome. Mi ricorda Prudenzio che disse che il linguaggio corrotto è alla radice del peccato. Un tempo la lingua di Satana era divisa, oggetto e nome sgusciavan via l'un all'altro simili a forma e funzione in un tumore o ad amanti che si accoppiano e si accoppiano, ma restan sempre soli. Quel che supera la disunione non è lo stesso, ma quel che ha trovato lo stesso in un altro: un'estasi di pensiero dove è come è come, come… Cara metafora -leggi "amante" - noi inventammo il paradiso, immaginando il cielo come farebbe un pesce con la terra: estraneo, affascinante sulla nostra lingua. Jemma Borg Traduzione di Nino Muzzi |
Herbst im Breisgau I Drei Schritte von meinem Vaterhaus Bin ich über meinen Schatten gesprungen. Da hingen die Dächer firstab im Blau Die Linden wurzelten im Wolkenbett Die Toten flogen vom Weinberg auf Seltene Vögel. Gekleidet in die graue Wolle der Waldrebe Steigt der Herbst von der Höhe. Sitzt bei den Kindern am Wiesenfeuer. Die braten die Frösche Die knacken die Schenkel Die schlagen wenn der Abend graut Aus dem wilden schwarzen Kartoffelkraut Funken wie Sterne. Der Sog der Schwalben ist stärker als alles andre Er zieht aus der glitzernden Wiese die Zeitlose auf Und die Nebel die kommen und fliehen. Weil die Stare so hoch im Himmel schrieen Verlassen die Bienen den Efeu Und die Nebel die kommen und fliehen. Die Blätter der Linde lassen sich fallen Und die Blätter der Rosen. Ein Zug dorfaus Die riesigen Sonnenblumen voraus Die wilden schwarzen Medusen. Dem Fels im Walde steigt der Nebel zu. Begräbt am Hang die Buchen und den Wein. Wo sonst die rauhen Wurzeln sich verschlingen Hängt graues Tauwerk aus den Eisenringen. Versteinte Muscheln färben sich opal Meerüber kommen die verlornen Segelschiffe Und die Kinder gehen schlafen in der Grotte. Feine Skelette legen sich zur Ruh. Im Hohlweg zieht die kleine Prozession Jesus aus Holz geschnitzt Auf dem Esel aus Holz geschnitzt. Jesus mit rosenroten Wangen Die kleinen Räder knarren und singen Eine Krone für mich eine Krone für Dich Aus der roten Berberitze. In den Springbrunnen fällt die Nacht Wie ein Stein vom Himmel. Schlägt dem Putto ins breite Gesicht, Reißt ihm die Locken herunter. Auf der Rose dem schwankenden Lächeln Treiben die Fische tot. Im grünen Osten steht der Fürst der Welt Die Blüte in der Hand. Im roten Westen steigt mit Lilienhänden Das Fleisch gen Himmel. Mein Bett das leichte Holz Treibt auf dem versandenden Strome. Die Uhren schlagen. Keine Stunde gilt. II Ausgestreckt Das Gesicht in die Mulde gepreßt, Die Hände rechts und links Im Wald verkrallt, Den Mund voll Ackerkrume, Quellwasser im Haar, Den Atem angehalten Nußlaubatem: Alles soll bleiben, Keiner gehe fort. Denn dies ist ein Ort, Wo der Vogel im hohen Tambour, Der wundgeschlagenen, Seinen Ausweg findet. Und dies ist ein Ort, Wo der Hund mit dem goldbraunen Fell, Der im Walde lärmt, Heimkehrt am Abend. Wo die Liebe wandert Auf Schären des Untergangs Im Herzen der roten Sonne. Aber nichts bleibt, Nur die Glieder Der Kette, die glatten, runden Milchweißen, fuchsfellbraunen Spielen mit meinen Fingern. Glühender Kiesel Kühle Kastanie Ein Sommer Ein Winter Ein Sommer. Meine Inseln blühen mir auf Im grauen Verputz der Mauer. Meine Briefe schreibe ich Mit der leichten Forellengräte Über den Hügelkamm. Abends sitz ich am Feuer, Bau in die Flasche Ein Haus, einen Brunnen, acht Linden, Ein Spruchband aus Schilfgras, Kein Wort darauf. Denn die Schrift der Sterne wird klarer, Wenn die Sterne verschwinden, Der Leib, von den Schlangen erstickt, Vergißt die Schlangen, Die den Tod übergangen, Die Knöchlein Im Mörser tanzen und singen. Marie Luise Kaschnitz
| Autunno nel Breisgau I Tre passi dalla mia casa paterna Son saltata al di là della mia ombra. Là i tetti eran sospesi nell'azzurro I tigli affondavano radici nelle nubi I morti salivano volando dal vigneto Volatili strani. Vestito in grigia lana di clematidi Scende dall'alto l'autunno. Si siede al fuoco coi bimbi sul prato. Loro arrostiscono le rane Sgranocchiano le coscette Fanno uscire nel grigio della sera Da nere secche piante di patata Scintille come stelle. Il turbine delle rondini è più forte di ogni cosa Tira su dal prato luccicante la senza-tempo E le nebbie che vengono e vanno. Poiché gli storni gridano alti in cielo Le api abbandonano l'edera E le nebbie che vengono e vanno. Le foglie del tiglio si lascian cadere E anche i petali delle rose. Un treno esce dal villaggio Dinanzi gli enormi girasoli Le nere selvagge meduse. Sale la nebbia verso il dirupo nel bosco. Seppellisce faggi e vigne sul pendio. Dove si avvinghiano ruvidi tralci Ora pende grigio cordame da ferrei anelli. Conchiglie fossili si fanno opalescenti Dall' oltremare giungono spersi velieri E i bimbi vanno a dormire nella grotta. Sottili scheletri si mettono a riposo. Sulla via cava sfila la piccola processione Gesù intagliato nel legno Sull'asina intagliata nel legno. Gesù dalle rosee guance Le piccole ruote stridono e cantano Una corona per me una per te Fatta di rosso crespino. Nella fontana a zampillo cade la notte Come una pietra dal cielo. Colpisce il putto sul largo volto, gli tira giù i suoi riccioli. Sul sorriso oscillante della rosa Galleggiano cadaveri di pesci. Nel verde oriente sta il principe del mondo Col fiore in mano. Nel rosso occidente cresce la carne Con mani di giglio fino al cielo. Il mio letto legno leggero Galleggia sulla corrente sabbiosa. Battono le ore. Nessun'ora vale. II Sdraiata bocconi La faccia premuta nell'incavo, Le mani a destra e sinistra Affondate nel bosco come artigli, La bocca piena di terra di campo, Acqua di fonte nei capelli, Il fiato trattenuto Fiato di foglie di noce: Tutto deve restare, Nessuno se ne vada. Ché questo è un luogo, Dove l'uccello nell'alto tamburo, Sbrecciato, Trova la sua via di fuga. E questo è un luogo, Dove il cane col pelo marrone-dorato, Che latra nel bosco, Torna a casa la sera. Dove l'amore vaga Su schiere del tramonto Nel cuore del sole rosso. Ma niente resta, Solo le maglie Della catena, piatte, tonde, Bianche come latte, brune come pelle di volpe Giocano con le mie dita. Ghiaia rovente Castagna fresca Un'estate Un inverno. Un'estate. Le mie isole affiorano Sul grigio intonaco del muro. Le mie lettere le scrivo Con la leggera lisca di trota Sulla cresta delle colline. La sera siedo al focolare, Costruisco dentro la bottiglia Una casa, un pozzo, otto tigli, Un'insegna di falasco, Senza una parola sopra. Ché la scritta delle stelle si fa più chiara, Quando le stelle dileguano, Il corpo soffocato dai serpenti Dimentica i serpenti, Che hanno tralasciato la morte, Gli ossicini Nel pestello danzano e cantano. Marie Luise Kaschnitz Traduzione di Nino Muzzi
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Dreißig Jahre danach Pans Stunde in Berlin, die Bewohner vor der Mittsagshitze in die Wälder, an die Seen geflohn, endlich wieder Stille in der abgedunkelten Wohnung. Durch einen Spalt im Vorhang flimmert Durch die Jahre, die lauten, nach der Kindheit Ein anderer Sommer, der tiefer Die Baumschatten schwärzt. Und drüben an der Wand, wo kein Geräusch Durch das Bildglas kommt, steht ein alter Himmel Über dem Feldweg, der Wiese, die nie aufhört zu grünen, als wäre auf die Vergangenheit in jenem Januar kein Schnee gefallen, kein Schnee auf alle früheren Sommer, und die Stille nicht gebrochen von Geschützdonner. Traum hat keine Zeit. Jeder Baum im Stadtpark Ist aus dem Paradies verpflanzt, wo Jemand spielt, der vielleicht schon tot ist, ein Kind mit Greisenfalten, dessen Photo vergilbt. Richard Anders
| Trent'anni dopo L'ora di Pan a Berlino, tutti gli abitanti per il caldo meriggio, nei boschi o fuggiti sui laghi, finalmente di nuovo silenzio nella casa in penombra. Da uno spiraglio della tenda brilla a traverso gli anni, chiassosi, dopo l'infanzia un'altra estate che più profondamente iscurisce le ombre degli alberi. E di fronte alla parete, dove nessun suono affiora dal vetro del quadro, un cielo antico sovrasta il viottolo, il prato, che mai cessa di verdeggiare, come se sul passato in quel gennaio non fosse caduta la neve, nessuna neve su tutte le precedenti estati e non fosse rotto il silenzio dal rimbombo degli spari. Il sogno non ha tempo. Ogni albero nel parco cittadino è trapiantato dal paradiso, dove sta giocando qualcuno che forse è già morto, un bimbo con le rughe, la cui foto ingiallisce. Richard Anders Traduzione di Nino Muzzi
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Flaneur Schon wenn du um die nächste Ecke biegst, bist du ein anderer, eine Art Deserteur aus einem Gleichgewicht, das es noch zuvor gab. Der Himmel ist anders eingegrenzt, die Demonstranten wirken entschlossener, obwohl das Ziel genau so vag ist wie in der Straße, aus der du gerade abgebogen bist. Die Madonna spricht spanisch, und eine Dohle setzt sich auf einen verlorenen Damenschuh, als wollte sie ein Stück Einsamkeit abwenden. Die Musen sind mit Bombenanschlägen beschäftigt. Das Haarstudio heißt Salon für Haararchitektur. Begnadete Reporter fragen, ob jemand eine Reise in die Welt Wassili Kandinskys gewinnen möchte, außer einem Schwulen will das niemand. Die Erhabenheit wedelt sich Genialität zu, mit chinesischem Fächer, ein Sinnbild des freien Marktes. Nach jeder Ecke sind es stets andere Leben, in die du eintrittst und die nicht dir gehören, sondern den Gegenständen, Ereignissen, Vorgängen, deren Anblick dich verwandelt. Franz Hodjak | Passeggiatore Già quando svolti al prossimo angolo tu sei un altro, una sorta di disertore da un equilibrio che prima ancora c'era. Il cielo è altrimenti circoscritto, i dimostranti più decisi, sebbene l'obiettivo sia vago come la strada da cui ora hai curvato. La Madonna parla spagnolo e un corvo si posa su una scarpa di donna persa, come volesse distrarre un po' di solitudine. Le Muse sono tutte impegnate in attentati dinamitardi. Il parrucchiere si chiama architetto della chioma. Dotati reporter chiedono chi vuol vincere un viaggio nel mondo di Vassili Kandinsky, a parte un finocchio nessuno lo chiede. La superiorità si sventola di genialità col ventaglio cinese, un simbolo del libero mercato. Dietro ogni angolo c'è sempre un'altra vita in cui tu entri e che non ti appartiene, invece appartiene agli oggetti, agli eventi, ai processi la cui vista ti trasforma. Franz Hodjak Traduzione di Nino Muzzi |
Carnac J'avais douze ans je me trouvais en vacances chez des amis la guerre cognait à la porte suintaient menaces de partout C'était la Trinité-sur-mer et l'on nous menait visiter les grands sites des environs mégalithes criques églises Il n'y avait pas de barrière pas de ticket pas de gardien cela commençait doucement auprès des dernières maisons Ajoncs et genêts quelques vaches venaient se frotter aux menhirs bourdonnant d'odeurs et légendes entre lesquels je m'égarais Terrain de jeux incomparable nous cachant et nous poursuivant dans la brume et le miel des siècles chevaliers corsaires sorciers En restant à portée de voix des adultes qui nous laissaient muser parmi la paix des pierres puis répondaient à nos questions Confusément en nous parlant des peuples antérieurs aux Celtes sur lesquels nous ne connaissons guère plus qu'à ce moment-là Je n'y suis jamais retourné je ne l'ai jamais oublié me transformant moi-même en pierre dans mes alignements d'enfance Michel Butor
Le veau (boeuf) écorché in memoriam Marc Chagall C'est un boucher céleste qui vient de sacrifier l'animal qui s'abreuve avec son propre sang son œil rouge est ouvert comme pour nous narguer sa peau s'est déroulée pour recouvrir la nuit A travers les pignons du village transi on voit s'interroger les couples affamés les oiseaux affolés cherchent à s'échapper sur la neige des toits ou le verglas des ruelles Les larmes de sa graisse nourrissent les chandelles qui répandent leur lueur de pourpre et de savon sur les sommeils troublés dans les chambres étroites ou devant les autels des églises désertes Le martyre animal crucifié dans la nuit répand sur notre exil sa réconciliation réchauffant notre cœur dans la déréliction où nous avaient laissés prophètes et parents Nous le dévorerons pour acquérir sa force sa patience et ses cornes qui s'illumineront et les cieux s'ouvriront délivrés des couteaux pour fondre notre neige et brûler notre sang Janvier 2003 Michel Butor | Carnac Avevo dodici anni mi trovavo in vacanza presso amici la guerra batteva alla porta trasudavano minacce da ogni dove Si era a Trinité-sur-mer e ci portavano a visitare i grandi siti dei dintorni megaliti insenature chiese Non c'erano sbarramenti né biglietti né guardiani tutto iniziava poco a poco vicino alle ultime case Ulici e ginestre qualche vacca che viene a strusciarsi ai menhir nel ronzio di odori e leggende in mezzo a cui mi perdevo Terreno di giochi incomparabile ci nascondevamo e inseguivamo nella bruma e nel miele dei secoli noi cavalieri corsari stregoni Restando a portata di voce degli adulti che ci lasciavano vagare fra la pace dei macigni poi rispondevano alle domande Confusamente parlandoci dei popoli prima dei Celti di cui non sappiamo niente di più rispetto a quei tempi Non ci sono mai ritornato non l'ho mai dimenticato mi trasformavo io stesso in pietra nei miei schieramenti da bambino Michel Butor Traduzione di Nino Muzzi
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Bajo la lluvia ajena, fragmento XVIII El viento que entra en la cocina sacude el cartelón con el rostro de alguna actriz del cine mudo, Mary Pickford tal vez. Es bella, sus ojos brillan suavemente y con la boca construyen una semisonrisa tiernísima, callada. También nosotros, aquí, somos actores mudos. Tenemos brillos suaves, ternuras sucias de sangre seca como niños, mucho silencio alrededor. La platea prefiere el film sonoro. ¿Quién hizo esta película? De este lado de la pantalla, el nuestro, se oyen muertos soltando vida de a poquito como un crujir de sueños, los torturados gritan, crepita gente en la prisión, bajo el estruendo de las botas militares la injusticia es un rugido infernal. Del otro lado, parece que ven pasar fantasmas pálidos y ningún piano los anuncia. Te amo, Mary Pickford, sé que ahora me amas. Entra el viento y sacude nuestros amores de papel. Juan Gelman
| Sotto la pioggia estranea XVIII Il vento che entra in cucina fa fremere il poster con il volto di una qualche attrice del muto, forse Mary Pickford. È bella, brillan soavemente i suoi occhi e con la bocca formano un mezzo sorriso tenerissimo, tranquillo. Anche noi siamo attori del muto. Abbiamo splendori soavi, tenerezze sporche di sangue aggrumato come bimbi, molto silenzio intorno. La platea preferisce il film sonoro. Chi ha girato questa pellicola? Da questa parte dello schermo, la nostra, si sente come i morti perdendo la vita poco a poco, come un frusciar di sogni, i torturati gridano, strepita la gente nel carcere, sotto il fracasso degli stivali dei soldati l'ingiustizia è un ruggito infernale. Dall'altro lato sembra che vedano passare fantasmi pallidi e non c'è pianoforte che li annunci. Io ti amo, Mary Pickford, so che ora mi ami. Entra il vento e scuote i nostri amori di carta. Juan Gelman Traduzione di Nino Muzzi
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Brüder, Kafé Ein Jammer, dass man sich entwickelt und verändert, nur um mit Vierzig in Fallgruben zu stürzen, ausgehoben in einer Lebensphase, die man längst hinter sich gelassen hat. Da sitzen wir, vom Alter gefaltet, und rühren im Kaffee, die Haare ergrauend oder gelichtet, erwachsen und trotzdem noch Kinder, die um die Gunst der Mutter buhlen - unglaublich! Gegenüber reißt man das Geschäft ab, in dem wir früher unsere Spielzeugsoldaten gekauft haben, aber auch solche Erinnerungen helfen uns nicht weiter. Stattdessen reden wir über Unverfängliches, wissend, dass die Explosivstoffe in unserem Inneren nicht mit zündenden Worten in Berührung kommen dürfen. Ausgerechnet die gemeinsame Vergangenheit ist es, die uns einander entfremdet und den Rückweg in die Gegenwart mit so vielen Minen gespickt hat, dass wir uns lieber im Bunker von Stolz und Starrsinn verkriechen. Henning Ahrens
Wald, Vogel
| Fratelli, caffè Che pena svilupparsi e trasformarsi solo per cadere a 40 anni nella trappola, scavata in una fase della vita, lasciataci alle spalle da tempo. Là stiamo, con le rughe di vecchiaia, e giriamo il caffè, coi capelli ingrigiti o diradati, cresciuti eppure ancor bambini che si contendono la preferenza materna - incredibile! Là di fronte si smantella il negozio dove un tempo compravamo i soldatini di piombo, però anche i nostri ricordi non ci aiutano. Al loro posto parliamo di banalità, sapendo che la materia esplosiva al nostro interno non deve entrare in contatto con parole che infiammano. Proprio il comune passato è ciò che ci allontana l'uno dall'altro disseminando il ritorno al presente di così tante mine che preferiamo rannicchiarci nel bunker dell'orgoglio e dell'ostinazione. Henning Ahrens Traduzione di Nino Muzzi
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abendnachrichten massaker um eine handvoll reis, höre ich, für jeden an jedem tag eine handvoll reis: trommelfeuer auf dünnen hütten, undeutlich höre ich es, beim abendessen. auf den glasierten ziegeln höre ich reiskörner tanzen, eine handvoll, beim abendessen, reiskörner auf meinem dach: den ersten märzregen, deutlich. Hans Magnus Enzensberger
| notiziario della sera massacri per un pugno di riso, ascolto, ogni giorno per ognuno un pugno di riso: scariche di fuoco su esili capanne, confusamente le sento, la sera a cena. sui tegoli smaltati sento la danza dei chicchi di riso, un pugno di riso, la sera a cena, chicchi di riso sul mio tetto: la prima pioggia di marzo, chiaramente. Hans Magnus Enzensberger Traduzione di Nino Muzzi
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Der letzte Ball Mit dem Fuß, so weit, so weit: dort am Abend fliegt der harte Ball, dort wo es schreit und schneit, steigt er auf und schwebt, der zarte aufgepumpte angestarrte Ball rasch in die Einsamkeit. Weit am Tor vorbei, vorbei, hoch, als ob Papier es wäre, fliegt er leicht und sorgenfrei aufwärts in die wolkenschwere atemlose menschenleere Luft, hinaus aus dem Geschrei. Durch den Wind davon, davon, hoch, so hoch sieht man den weichen Ball ganz sanft und ohne Ton, angestrahlt, den mondscheinbleichen Ball fort in die Ferne streichen: Weit entfernt von allem schon. Ror Wolf
Im Zustand vergrößerter Ruhe | L'ultima palla Col piede, lontano, lontano: di sera là vola la dura palla, ove nevica e gridano, sale su e vola, la tenera gonfia palla e la vedono che in solitudine atterra. Passa di sopra alla porta vola leggera e serena su in alto, come di carta, su nell'aria di nubi piena, asfittica e disabitata, fuori dai gridi, lontana. Via nel vento a volare, su, in alto la palla tenera, morbida e senza rumore, illuminata, lunare e chiara, si vede, lontana volare: già lontana da tutto qui a terra. Ror Wolf Traduzione di Nino Muzzi
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Das ist das Land Das ist das Land von dem man sagt daß alles hier aufhört und alles anfängt das sind die Dörfer die im Schlaf über mich kriechen mit schweren Sockeln der Kirchen und bellenden Hunden das sind die Dörfer in deren Leere ich morgens stehe wenn ich erwache das ist der Tau zu dem ich den Durst noch am Abend verspürt habe. Das ist das Land der kalten Dörfer das sind die bellenden Dörfer die sagen: wie lebst du bequem während wir dreimal aufhören und einmal den Anfang nicht finden das bin ich unter der Decke der wimmernde Hund geht nachts durch die Dörfer seine Füße laufen im Schlaf auf der kalten Straße getrieben vom Gekläff der Meute das ist das leere Land das mich morgens bekniet und abends verbellt das ist im Schlaf ein Dorn und da habe ich auch die Zeit gesehen als die Dörfer sich über mich schleppten sie sah nach nichts aus aber der Zug von Nachsicht um ihre Mundwinkel zeichnete sie aus vor allen Gestalten des Traums: du bist nicht gekommen ich habe gesagt Herbst und Mahd ich habe dir einen Kirmesburschen geschickt aber du wolltest umkehren Daniela Danz
Ikon
Hier Die schnellen Züge halten kaum in unsrer Gegend wer sieht den Weg schon hier das Feld umfassen seitlich so als hielte er allein es davon ab das Korn mit einer Husche in die Furchen zu verstreuen so wie die Männer hier auf Rädern sich begrüßen es nichts bedarf als eines Nickens anerkennend um zu sagen: ich seh du lebst vom Zug aus ist das alles immer schon in rechts und links geschieden bleibt die Landschaft nur ein Anblick Waren zwei aus dieser Gegend die sich neulich an einem dieser Landschaftstage wo man sich vom Zug aus träumt wie hier ein Leben gehen könnte zwischen Leißling und dem Wehr bei Weißenfels auf die Gleise legten - kam der Zug zum Stehen war die Welt am Ziel des schnellen Zuges aus den Fugen sah ein Reisender nach langem Stehen in der mitteldeutschen Leere tatsächlich einen Unterschied im Weiß der Häuser an der Straße die zum Waldrand führt Wir standen hoch auf Goseck sahen fern den Staub der Dreschmaschinen über Eulaus Steinzeitgräber ziehen die die stark verletzten Schädel aller 13 Toten bargen den Zug den einer der das alles eher als wir verstand wie eine Gliederkette durch die Ebne zog sahen wir und wußten nicht warum er hielt hier in unsrer Gegend wo die Züge selten halten ein früher Herbsttag war das und die zwei die waren aus der Landschaft ganz heraus gerissen oder ganz in sie hinein - wir gingen weg als sie den Fahrer wechselten eines schnellen Zuges der jetzt langsam anfuhr Daniela Danz
Hab ich die Worte Wir leben. Wir sind für alles. Kaskade des Glücks | Questa è la terra Questa è la terra di cui si dice che qui tutto comincia e tutto cessa ecco i villaggi che mentre sto dormendo s'arrampicano su me coi grevi zoccoli delle chiese e dei cani abbaianti ecco i villaggi dentro al cui vuoto sto in piedi al mattino appena sveglia ecco la brina di cui ho sentito la sete perfino verso la sera. Questa è la terra dei freddi villaggi sono i villaggi che abbaiano e dicono: che vita comoda fai mentre noi tre volte cessiamo e una volta non troviamo l'inizio eccomi sotto la coperta il cane uggiolante va di notte per i villaggi i suoi piedi corrono nel sonno sulla fredda strada spinto dai latrati del branco questa è la terra vuota che al mattino s'inchina a me e la sera mi abbaia ecco nel sonno una spina e là ho visto anche il tempo in cui i villaggi mi si trascinavano addosso non somigliava a nulla ma il tratto d'indulgenza agli angoli della sua bocca li distingueva da ogni altra immagine del sogno: non sei venuto io ho detto autunno e pascolo ti ho mandato un ragazzo della fiera ma tu hai voluto tornare indietro. Daniela Danz Traduzione di Nino Muzzi
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[aussi sournoise qu'une abstraction...] aussi sournoise qu'une abstraction la vie ne renonce pas facilement à ouvrir les arbres jusqu'aux veines ni tes yeux aux torsions du ciel enfant, tu transcrivais tes devoirs sans les comprendre et tu restes une femme de peu de tête inapte à résoudre les équations les plus simples à quoi bon mentir puisque ton silence garde cette chasteté qui convient le soir sous les fenêtres Louise Dupré
| [subdola come un'astrazione...] subdola come un'astrazione la vita non rinuncia facilmente ad aprire gli alberi fino alle vene né i tuoi occhi alle torsioni del cielo bambina, trascrivevi i tuoi compiti senza capirli e resti una donna di poca testa inadatta a risolvere le equazioni più semplici a che serve mentire poiché il tuo silenzio serba questa castità che conviene di sera sotto le finestre Louise Dupré Traduzione di Nino Muzzi
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Chateau d'Angers 1 vaste masse noire qui veille sur un pays d'ardoise et de tuffeau sans fioritures empilement patient de blocs comme les vieux murs des jardins ici lignes très simples et savantes entre l'à-plat sévère des murs et la rondeur des tours comme de loin sous la main des courbes justes et le regard qui monte jusqu'au ciel bleu froid sec en ce matin de presque printemps en bas la Maine haute sous le vieux pont la ville animée calme autour son bruit loin dans le soleil on est bien Antoine Emaz La nuit la nuit ceux qui travaillent on ne les voit pas nous les gens du jour on sait seulement qu'on peut acheter le pain le matin à six heures quand l'hiver glace la rue et qu'il est bon ce pain chaud de la nuit *** on ne dort pas on trie on écrit on pétrit on assemble on veille on roule on bosse on attend qu'au bas du ciel revienne comme trembloter du blanc le poème aussi est façon de voir venir du fond du sombre les mots comme un ciel d'aube Antoine Emaz | Castello di Angers 1 vasta massa nera che veglia sopra un paese di ardesia e di tufo senza fioriture paziente impilamento di blocchi come i vecchi muri degli orti qui linee semplicissime e sapienti fra la severa piattezza dei muri e la rotondità dei torrioni come da lontano sotto la mano delle curve giuste e lo sguardo che sale fino al cielo blu freddo secco in questo mattino di quasi primavera in basso la Maine alta sotto il vecchio ponte la città animata calma tutt'attorno il suo rumore lontano nel sole si sta bene Antoine Emaz Traduzione di Nino Muzzi
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Kosmopolit Von meiner weitesten Reise zurück, anderntags Wird mir klar, ich verstehe vom Reisen nichts. Im Flugzeug eingesperrt, stundenlang unbeweglich, Unter mir Wolken, die aussehn wie Wüsten, Wüsten, die aussehn wie Meere, und Meere, Den Schneewehen gleich, durch die man streift Beim Erwachen aus der Narkose, sehe ich ein, Was es heißt, über die Längengrade zu irren. Dem Körper ist Zeit gestohlen, den Augen Ruhe. Das genaue Wort verliert seinen Ort. Der Schwindel Fliegt auf mit dem Tausch von Jenseits und Hier In verschiedenen Religionen, mehreren Sprachen. Überall sind die Rollfelder gleich grau und gleich Hell die Krankenzimmer. Dort im Transitraum, Wo Leerzeit umsonst bei Bewußtsein hält, Wird ein Sprichwort wahr aus den Bars von Atlantis. Reisen ist ein Vorgeschmack auf die Hölle. Durs Grünbein
In der Provinz 5 In der Provinz 4 | Cosmopolita Di ritorno dal mio più ampio viaggio, l'indomani mi si fa chiaro: di viaggi non capisco niente. Rinchiuso nell'aereo, immobile per ore, sotto di me le nuvole, sembrano come deserti, deserti che sembrano mari, e mari simili ai turbini di neve che uno attraversa al risveglio da una narcosi, ora capisco che significa errare oltre la longitudine. Al corpo vien sottratto il tempo, agli occhi la quiete. La parola esatta perde l'ubicazione. La vertigine si spalanca con lo scambio di qui con là in diverse religioni, in diverse lingue. Dappertutto son grigi i campi d'atterraggio e son tutte bianche le camere d'ospedale. Là in area di transito, dove tempo vuoto inutilmente resta vigile, diventa vero un proverbio dai bar di Atlantide. Viaggiare è pregustare l'inferno. Durs Grünbein Traduzione di Nino Muzzi
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Besuch in Leiden Aus Strohhalm Balken geworden, schreibt Mahler nach der Heimkehr, wohin immer (weit ist es nicht mehr bis New York) doch Freud bleibt ratlos wie nach einem unlauteren Tausch zurück als läge nun dieser Balken im Sprechzimmer und spräche von der Architektur, der er entrissen wurde. Es geht nicht um Leiden, niemand hier kann dort gewesen sein, nur die Vorstellung nehme man ein, die bändigende Haltung vor dem Graben der sich schon einstimmt. Es ist nicht weit bald ist Neujahr, bald April auf dem Atlantik tanzt der Teufel, der Teufel tanzt es mit mir, steht da am Rand von Entwürfen gelöschter Entwürfe. Leiden ist da nicht mehr von Belang, auch die Überfahrt vergebens, längst fiel das Herz der Entzündung anheim, die Vorstellung der rückkehrenden Zugvögel und wie im Krängen des Schiffs das Fieber unter die Spanten sinkt, aber glückt. Sylvia Geist | Visita a Leida Da pagliuzza diventata trave, scrive Mahler dopo il rientro, dovunque sia stato (non è più lontano neppure New York) però Freud interdetto come dopo uno scambio sleale resta indietro come se questa trave giacesse in consultorio e parlasse dell'architettura a cui venne strappata. Non si tratta di Leida, qui nessuno può esser stato là, solo l'immagine assumiamo, l'intenerimento dinanzi al golfo mistico che già si sta accordando. Non è lontano presto è capodanno, presto aprile sull'Atlantico balla il diavolo, il diavolo balla con me, sta là sul margine di abbozzi abbozzi cancellati. Qui Leida non è più rilevante, anche il traghetto inutile, da tempo il cuore cadde vittima d'incendio, il pensiero del ritorno di uccelli di passo e di come nello sbando della nave cala la febbre sotto le travi, ma porta il successo. Sylvia Geist Traduzione di Nino Muzzi |
"...sagen die Luftwurzeln" I Vielleicht ist es das Erzittern, mit dem wir beginnen und enden, während die Augen am Himmel saugen im Rhythmus einer Sprache ohne persönliche Besitzanzeige: Kupfer, Zimt, ein türkisfarbenes Fliegengewicht, sagen die Luftwurzeln, und wir zerstäuben im Lichtfächer des Kolibris, im Nonstoppflug, Jetlag: drei Gramm Flugtöne und -rausch, Variationen in Kalliopes Stimme. So bleiben wir stehen in der Luft, in einer Schleife ohne toten Umkehrpunkt, während unter uns die Landschaft weiterzieht. II Ein Fragebogen ist deine Braue, in deinen Augen das Gespräch der Leuchtkäfer: Sag, wächst uns eine andere Haut, wenn du mich so ansiehst und wir beginnen uns zu steigern, zu verdoppeln: motmot, die Schwingen des Paradieses, rotrot, die Blüten des Flammenbaums, und die Leuchtkäfer fragen: Ist der Kolibri eine Metapher für einen Schwarm um sich selbst kreisender Fische, schillernd im bunten Schlaf, ein Aufglühen der Farben unter den Lidern, wenn wir im Sprechen rotieren: Kommkomm, jeder bleibt für sich in seinem Aufwachraum halbiert. III Die Hitze, eine große Hand, gebacken aus Licht. Wir trinken Kokoswasser, hören den Durst, der gelöscht wird längs der Schweißnähte der Körper: Der eigene Name trennt sich auf unter den Luftwurzeln, ist nur ein geteiltes Wort wie Kupfer oder Zimt ohne persönliche Besitzanzeige und ein Vibrieren auf dem Zungengrund in der Rotation der Flügel. Klangschalen sind deine Lippen, an deren Enden das sichtbare Licht verschwindet, wenn nur noch die Zeit mit uns unterwegs ist. IV Der Regen bindet seine Schnüre zu einer klopfenden Wand: ein grauer Dauerton liegt über uns, dem Grün, den Dingen: eine Haut, unter der wir uns verlaufen. Betäubt, als hätte das gewaltige Alleinsein seine Schleusen geöffnet, faltet unser Atem das Restlicht wie eine Tischdecke zusammen: wir beginnen uns aus der Erinnerung zu begleiten, während wir reden vom Nonstoppflug, eine erklärbare Reihenfolge suchen, einen Handlauf ins Dunkle und niemand mit bloßem Auge die Liebe erkennt. V Terracottafliese, der Abdruck deines nassen Fußes. Die Gegenwart ist ein Verdunsten in diesem Gebäude aus Hitze und Regen: Feine Luftwege führen ins türkisfarbene Fliegengewicht, durch die Kammern der Knochen, wenn das Erzittern uns füttert jenseits der Lichtschranken. Reden wir also vom Kolibri, der tausendmal schon gesagt worden ist, vom Tisch, der tausendmal schon gesagt worden ist, von tausendmal: Nie haben wir genug Hände uns zu begreifen. VI Der Abend versammelt sich im Regenbaum. Gelb lockt zwischen Blattpaaren die Königin der Nacht wie eine verlassene Empfindung, die uns entdeckt, wenn der Schlaf uns spricht: Das Laken haben wir gespannt und uns in der Umdrehung. Kontaktschlaf, so gehen wir auf Federfühlung, gefiedert mit dem Radius der Entfernung, bis wir bei Tageslicht ermüden unter der Last der getrennten Körper. VII Ein Schwirrflug ist das Stakkato der Fristen: Tausendmal saugen die Augen am Himmel, werfen wir Luftwurzeln aus, suchen Tiefenwärme mit einem Refrain aus Gesagtem und Stille am Ende der Skala des sichtbaren Lichts. Tausendmal wischen Wolken über alles hinweg, sieht das Sterben uns zu im Spiegel, und jedes Mal noch wölbt sich dein Atem über dieses Bild hinaus, spannt deine Brust Bogen, Braue und Bucht: Kommkomm, sagt das Erzittern, lass uns balancieren auf dieser Frequenz wo wir enden. VIII Vielleicht wird uns einmal gefallen die Art, wie Ameisen aus unserem Schatten treten. Einmal, wenn deine Haut nicht mehr durchblutet ist, wird sie weiß sein wie das Papier, auf dem ich schreibe, auf dem du liest, weiß und still: Ein abgelegtes Hochzeitskleid wird sie sein, immer schon mit dir beschrieben, und wenn der Umkehrpunkt gestorben ist, das Laken in letzter Umdrehung verharrt unter einer Landschaft aus Träumen, die über uns hinwegzieht, dann frag ich dich: wieviel Belichtungszeit braucht das Glück, bevor die Augen uns schließen. Jürgen Nendza | "...dicono le radici dell'aria" I Forse è il tremore con cui si comincia e si finisce, mentre gli occhi succhiano dal cielo nel ritmo di un linguaggio senza personale indicazione di possesso: rame, cannella, un peso mosca color turchese, dicono le radici dell'aria, e noi ci nebulizziamo nel ventaglio di luce del Kolibri, nel volo senza sosta, Jet-lag: tre grammi di rumori e fruscio di volo, variazioni in voce di Calliope. Così restiamo fermi nell'aria, in una virata senza punto d'inversione, mentre sotto di noi il paesaggio scorre e scorre. II È tutt'una domanda il tuo sopracciglio, nei tuoi occhi il dialogo dei lampiridi: dimmi, ci cresce un'altra pelle, quando mi guardi così e cominciamo a crescere, a raddoppiare: momottidi, ali del paradiso, rossorosso, il fiore di Nuytsia floribunda, e i lampiridi chiedono: è il colibrì una metafora per un branco di pesci che nuotano in cerchio, scintillando nel sonno variopinto, un divampare di colori sotto le palpebre, quando parlando noi ruotiamo: vieni vieni, ciascun per sé in questa camera di risveglio condivisa. III La calura, una gran mano, cotta di luce. Noi beviamo acqua di cocco, ascoltiamo la sete che viene spenta lungo le giunture dei corpi: il proprio nome si divide sotto le radici dell'aria, è solo una parola divisa come rame o cannella senza personale indicazione di possesso e un vibrare alla base della lingua nella rotazione delle ali. Campane tibetane son le tue labbra, ai cui lati la visibile luce svanisce, quando ancora il tempo è in viaggio con noi. IV La pioggia lega le sue funi ad una parete battente; un tono grigio ripetuto ci sta sopra, al verde, alle cose: una pelle sotto cui no ci perdiamo. Storditi, come se avesse aperto le sue cateratte la possente solitudine, il nostro respiro increspa la luce restante come una tovaglia: noi cominciamo ad accompagnarci fuori dalla memoria, mentre parliamo del volo non-stop, cerchiamo una chiara filiera, una ringhiera nel buio e nessuno riconosce l'amore a colpo d'occhio. V Piastrella di terracotta, l'impronta del tuo piede bagnato. Il presente è un bagno turco in questo edificio di calura e pioggia: fini sentieri di luce conducono nel peso mosca color turchese, per le cavità delle ossa, quando il tremore ci fodera oltre le barriere della luce. Dunque parliamo del colibrì, che mille volte già è stato detto, del tavolo, che mille volte già è stato detto di mille volte: mai abbiamo abbastanza mani per afferrarci. VI La sera si raccoglie nell'albero di pioggia. Gialla spia fra le coppie di foglie la regina della notte come una abbandonata sensazione, che ci scopre, quando il sonno ci parla: abbiamo steso il lenzuolo e noi stessi in una mossa. Sonno a contatto, così ci accostiamo, piumati con il raggio della distanza, finché con la luce del giorno ci stanchiamo sotto il peso dei corpi separati. VII Un volo ronzante è lo staccato delle scadenze: mille volte succhiano gli occhi dal cielo, noi ci radichiamo nell'aria, cerchiamo calore nel profondo con un ritornello di cose dette e silenzio alla fine della scala della luce visibile. Mille volte strisciano le nubi su ogni cosa e svaniscono, la morte ci guarda nello specchio e ogni volta ancora s'inarca il tuo respiro sopra questa immagine, si tende il tuo petto arco, sopracciglio e seno: vieni vieni, dice il tremore, facciamoci cullare su questa frequenza dove terminiamo. VIII Forse un giorno ci piacerà il modo in cui le formiche escono dalla nostra ombra. Un giorno, quando la tua pelle non sarà più irrorata di sangue, sarà bianca come la carta su cui scrivo, su cui tu leggi, bianca e silente: un abito da sposa dismesso sarà, comunque descritto con te, e quando il punto di svolta sarà morto, il lenzuolo nell'ultima mossa irrigidito sotto un paesaggio fatto di sogni, che scorre sopra di noi, allora ti chiederò: di che tempo di esposizione abbisogna la felicità, prima che ci si chiudano gli occhi. Jürgen Nendza Traduzione di Nino Muzzi |
Nymphe Zeit der Zikaden, weiße Zeit, als der Junge am Wasser saß, die runde Stirn auf die Arme senkte. Wohin ist er gegangen? Wege sind durch den Wald, verborgne. Da hol ich ein blutendes Kraut. Auf die Steine leg ichs, ruf hinterm Rain den jagenden Häherschrei, hell. Und ergrünenden Blicks taucht sie im stäubenden, weichen Erlenschatten herauf. Syrinx, dein Ach, ein Geklirr, fährt durch die Büsche. J. Bobrowski
| Ninfa Tempo di cicale, tempo bianco, allorquando sedeva il fanciullo in riva all'acqua, appoggiando la fronte tonda sulle braccia. Dove sarà sparito? Ci son sentieri che traversano il bosco, nascosti. Là colgo un'erba sanguinante. Sulle pietre la pongo, richiamo dietro al ciglio il verso della ghiandaia, acuto. E lei affiora con sguardo verdeggiante nella morbida, polverosa ombra degli ontani. Siringa, il tuo gridare ahimè, un trillo, si propaga attraverso i cespugli. J. Bobrowski Traduzione di Nino Muzzi Infanzia Memoria per un pescatore di fiume |
November Tröste mich. Dir hab ich mich anvertraut. Dir hab ich meine Frauen geopfert. Und meine Kinder die kennen mich nicht. Du hast meine Gesundheit. Du hast meine Kraft. Du hast meine Freunde. Du hast vom Besten von mir alles. Tröste mich denn ich hasse dich. Literatur. Franz Xaver Kroetz | Novembre Consolami. A te mi sono Affidato. A te ho sacrificato le mie donne. E i miei figli non mi conoscono. Tu hai la mia salute. Tu hai la mia forza: Tu hai i miei amici. Tu hai tutto il meglio di me. Consolami ché io ti odio. Letteratura. Franz Xaver Kroetz Traduzione di Nino Muzzi |
Zufall Wenn statt mir jemand anderer auf die Welt gekommen wär'. Vielleicht meine Schwester oder mein Bruder oder irgendein fremdes blödes Luder - wie wär' die Welt dann, ohne mich? Und wo wäre denn dann ich? Und würd' mich irgendwer vermissen? Es tät ja keiner von mir wissen. Statt mir wäre hier ein ganz anderes Kind, würde bei meinen Eltern leben und hätte mein ganzes Spielzeug im Spind. Ja, sie hätten ihm sogar meinen Namen gegeben! Martin Auer | Il caso Se un altro al mio posto fosse venuto al mondo. Forse una mia sorella oppure un mio fratello o anche un qualche altro stupido disgraziatello - come sarebbe allora il mondo senza me? E qualcuno sentirebbe poi la mia mancanza? Qui al mio posto ci sarebbe un altro bimbo, vivrebbe dai miei genitori e avrebbe nell'armadietto tutti i miei giocattoli. Sì, gli avrebbero dato il mio nome addirittura! Martin Auer Traduzione di Nino Muzzi |
Le mauve Le crépuscule monte lentement en moi. Il prend place en chacun des membres, chacune des veines. Il occupe tout l'espace dévoué à la respiration, au battement du cœur. Il monte sans relâche, s'agrippe aux cordes vocales, fait gonfler la gorge et redresse le cou. Il atteindra bientôt les yeux qui ruisselleront en silence. Le mauve est aussi tragique qu'un abandon. Marc André Brouillette | Color malva Sale il crepuscolo in me lentamente. Occupa un posto in ciascun membro, in ciascuna vena. Occupa tutto lo spazio concesso alla respirazione, al battito del cuore, s'aggrappa alle corde vocali, fa gonfiare la gola e irrigidire il collo. Ben presto raggiungerà gli occhi che gronderanno di lacrime in silenzio. Il color malva è tragico come un abbandono. Marc André Brouillette Traduzione di Nino Muzzi |
Blick in den Hof Während es anfängt zu schneien schaukelt das Mädchen im Hof schaukelt sich tief ins wachsende weiße Dunkel Glück ist ein Sekundenschlaf Ich schaue auf, die leere Schaukel schwingt noch ein wenig nach Harald Hartung
| Sguardo nel cortile Mentre comincia a nevicare la bimba fa l'altalena nel cortine oscillando profondamente nel buio che cresce bianco felicità è dormire un secondo rialzo lo sguardo, l'altalena vuota continua ad oscillare ancora un po'. Harald Hartung Traduzione di Nino Muzzi
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Alter schulweg Verschwunden vom Dorfplan bleibt er ein Herz- und Hirnweg an Bäumen vorbei, die längst verheizt sind, Menschen, die keiner mehr kennt, nur ein Alter noch nennt. Mitten im Feld verschwand er im Bohnenwald. In muldiger Matte verschenkte Libussas Baum seine Bronzebirnen, ein Körper der Stamm, gekleidet in wehrhafte Borke, blühendes Moos, das grünte nach dem Gewitter. Föhnwind im Haar talab im Schotter verschwemmter Kurven rannte ich, quollen am Erdrand Gebirge von Wolken empor, im Schulsack hüpfte die Fibel, erzählte allwissend von Brunnen und Sonne, Waldkind und Wolf. Heimweg hinauf im Gegenlicht, wenn in der Dole am Postrain das Wasser lispelte, lockte - mein Schatten hinter mir war, im Dorf das Läuten einbrach - bestürzend und unentrinnbar. Immer wurde gestorben, schlug die Stunde, erinnerten Schläge, Erz-Stimmen, an die kurze, die lange Zeit. Zeitloses Glück, als ich erstmals den doldigen Milchstern erblickte. Ein Edelweiss! Mutter, gefunden am Hummelnestbord bei der Grube, wo die Weide ins Sumpfloch schaut. Erika Burkart
| Il vecchio sentiero della scuola Scomparso dalla planimetria del villaggio, resta come sentiero del cuore e della mente che passa accanto ad alberi, ormai da tempo legna da ardere, ad uomini, che nessuno più conosce, e solo un vecchio li rammenta. Spariva in mezzo al campo nella selva dei baccelli. In morbida stuoia donava l'albero di Libussa le sue pere di bronzo, un corpo il tronco, coperto da una corazza di corteccia e di muschio fiorito che verdeggiava dopo l'acquazzone. Col vento caldo nei capelli correvo giù sulla ghiaia delle curve, traboccavano montagne di nubi sul bordo della terra, nello zaino ballettava il sussidiario, narrava, onnisciente, di fontane e di sole, del bimbo nel bosco e del lupo. La via di casa in salita, controluce, quando nella Dole sul lungofiume l'acqua sussurrava, attraente - l'ombra mi stava alle spalle, nel villaggio scrosciava lo scampanio - sconvolgente e ineluttabile. Si moriva continuamente, l'ora suonava, i colpi di campana, voci di metallo, ricordavano la brevità, la lunghezza del tempo. Felicità senza tempo, quando scorsi la prima volta la lattea stella a ombrella. Una stella alpina! Madre, trovata al bordo del nido di bombi presso la fossa dove il salice guarda nella pozzanghera. Erika Burkart Traduzione di Nino Muzzi
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En el último invierno de mi vida he visto el sol, sus casas blancas, sus calles de luz: vidrios de mica y sal en el absorto mediodía de lo ya vivido. He visto el baile mío hecho de anillos y a Lucía llorando con sus ojos belgas suavemente estrábicos que no saben amar, desbordados por mi amor excesivo. Y he visto las acequias en el aire, los pétalos, los caballos orinando y llorando. He visto mi alma en la capilla de la Virgen que amé. En las calles del sol, llenas de cruces. Y yo estaba desnudo en la lluvia pidiendo limosna, olvidando las palabras, adivinando esta cruz en el pecho que me ahoga. Soy el ciego en el sol, en su luz que ilumina y enciende las calles de Masnou, la casa oscura, las flores amarillas, la alacena y la carbonera. Y al morir sólo quedan los recuerdos como un sol encendido o las puertas abiertas de una casa vacía. Juan Antonio Masolivier Ródenas | Nel mio ultimo inverno della vita ho visto il sole, le sue case bianche, le sue strade di luce: vetri di mica e sale nell'assorto mezzodì del già vissuto. Ho visto il ballo mio fatto di anelli e Lucia che piangeva coi suoi occhi belgi soavemente strabici che non riescono ad amare, inondati dal mio eccessivo amore. E ho visto le gore nell'aria, i petali, i cavalli orinanti e piangenti. Ho visto l'anima mia nella cappella della Vergine che amai. Nelle strade del sole, piene di croci. E io stavo nudo nella pioggia chiedendo la carità, dimentico delle parole, sentendo questa croce nel petto che mi soffoca. Sono il cieco nel sole, nella sua luce che illumina e incendia le strade di Masnou, la casa oscura, i fiori gialli, la dispensa e la carbonaia. E mentre muoio solo mi restano i ricordi come un sole fulgente o come le porte aperte di una casa vuota. Juan Antonio Masolivier Ródenas traduzione di Nino Muzzi |
schmale Schatten ich werde vom Flirren der Bäume im Licht nichts sagen, auch nicht von den Bäumen an sich. kein Wort von der Buche im Hinterhof der Ärztin deren Tochter im Schlafzimmer stirbt, kein Wort vom Blauglockenbaum im eigenen Hof, unter dem ich und du bis spät in der Nacht sitzen und so tun als sei die Tochter der Ärztin nur in den Gedichten die ich aufschreibe, echt. ich werde vom Flirren der Bäume im Licht nur die Kronen preisgeben die Kronen der Bäume im kreiselnden Wind und die Nadeln, die immer grün sind, daran. ich werde so tun, als sei nur das hitzige, flimmernde Licht eingestickt in die Kronen der Fichten, ganz echt. aber nicht ihre eng stehenden Stämme darunter, nie schmale Schatten, der Wald, die Bäume an sich. Ulrike Almut Sandig | Esili ombre Non dirò niente del fremito degli alberi nella luce, e neppure degli alberi in sé. Non una parola del faggio nella corte interna della dottoressa la cui figlia agonizza nella camera da letto, né una parola della paulownia nella nostra corte, sotto la quale tu ed io sediamo di notte fino a tardi fingendo che la figlia della dottoressa sia reale solo nelle poesie che scrivo. Del fremito degli alberi nella luce offrirò solo le chiome le chiome degli alberi nel vento che le avvolge e gli aghi, che sono sempre verdi, che le rivestono. Fingerò che solo la luce infuocata, fremente ricamata nelle chiome dei pini, sia quella autentica. Ma non i loro sottostanti tronchi fitti l'uno accosto all'altro, mai le esili ombre, il bosco, gli alberi in sé. Ulrike Almut Sandig traduzione di Nino Muzzi |
wolkiger himmel. am bildrand liegen äste aus gestreckt über dem wasser, die langen finger greifen weit hinaus und halten das meer in der bucht. beim genauen hinsehen ist der horizont nicht glatt, sondern fein geriffelt, das licht kommt immer ein wenig zu früh oder zu spät aus den wellen zurück, je nachdem wie schnell sich die augen scharf stellen sie laufen dem glanz hinterher, den ästen reicht diese zeit völlig aus, sie bleiben weich und fest in der haut, an den händen schaukelt das wasser sich auf und der dunst verwischt bald die konturen, die kleinen rillen am rand des bildes, der fingerkuppen. Nico Bleutge | cielo nuvoloso. sul bordo della immagine si stendono ramaglie sopra l'acqua, le lunghe dita si protendono a ghermire lontano e trattengono il mare nel golfo. guardando attentamente non è piatto l'orizzonte, bensì lievemente scannellato, la luce ritorna sempre un po' troppo presto o troppo tardi dalle onde, secondo come gli occhi focalizzano essi corrono dietro alla luce, ai rami basta questo tempo in assoluto, restano molli e duri nella pelle, nelle mani l'acqua ondeggia più forte e la nebbia vaporosa confonde presto i contorni, le piccole scanalature a margine dell'immagine, dei polpastrelli. Nico Bleutge Traduzione di Nino Muzzi |
80GB Les lumières de la ville s'éloignent, peu à peu, tu ne vois plus que du noir au dehors, du noir au dedans, tu cherches encore quelque clarté, une passerelle qui relierait les visages de ton passé à ceux de ce présent dont tu touches toute l'intensité à bord de cet avion qui te mène d'un bout à l'autre de toi-même, laissant couler le flot de ta conscience - comme un fleuve dénoue les glaces qui enserrent ses rivages. Tu écoutes le silence qui flotte au-dessus de ton siège, à mesure que le grondement des moteurs apaise ton âme. L'avion se redresse, tout ralentit, tu revois les images qui composent ta vie, - tu sais au retour ton cœur, au retour tu auras changé, ton regard aura dévié. Mais à l'instant, tu voudrais trouver un stylo, noter dans les pages lignées de ton cahier noir le fil de mots que déroule ta conscience, noter - la moindre particule échappée des choses - et ces nuages qui traversent ton hublot, indifférents au monde dans lequel tu vis, à cette carlingue qui le déforme, avec à son bord des centaines d'individus rivés à de petits écrans qui offrent la mort en direct de leurs héros, doucement les bercent, - bordent leurs silences, bordent leurs rêves, et jusqu'à leurs pensées. À l'instant, tu voudrais enfoncer des mots dans le silence des pages, laisser résonner ton poème parmi le fracas du monde, attendre, attendre que les oiseaux recommencent à voler - alors que le bulletin se referme sur des images touristiques de sites enchanteurs, le flot de ta conscience déroule le fil banalisé des événements : un jeune homme explose avec la charge dissimulée sous le pli d'un vêtement, la bombe, l'obus, la terre minée, les armes des kamikazes, brigades, soldats prêts à tout sacrifier, tandis que l'on recueille les corps, les âmes, le peu de vie qui reste, les noms cassés s'élancent du haut des tours, s'effondrent devant la colère des chars d'assaut qui fauchent le sol, pressent une Terre déjà chancelante. Cent fois pareilles images, cent fois les mêmes mots, mais tu ne peux pour autant les éluder, faire comme si, et t'habituer peu à peu au mensonge, peu à peu à l'illusion, - faire comme si l'indifférence, peu à peu, comme si au milieu des villes, les places abandonnées n'étaient plus que souillées par les oiseaux de passage, faire comme si tu ne pouvais mettre les doigts dans les roues de l'Histoire, faire tenir la douleur sur ce fil que déroule ton poème. Pour peu, on oublierait qu'il existe d'autres mondes, par exemple celui où t'emmènent ton stylo et ton cahier, - cet étrange duo d'encre et de papier au temps du portable et du jetable, du performant et de l'éblouissant -, pour peu, il ne resterait qu'une nuée d'objets dont on apprend le fonctionnement, des lettres assemblées - cd dvd - ledpc - ogm omc - que l'on récite pour désigner notre réelle réalité. Hélène Dorion
| 80GB Le luci della città si allontanano, poco a poco, non vedi altro che buio di fuori, buio di dentro, cerchi ancora qualche chiarore, una passerella che riunisca i volti del tuo passato a quelli di questo presente di cui tu tocchi tutta l'intensità a bordo di quest'aereo che ti porta da un capo all'altro di te stessa, lasciando scorrere il flusso di coscienza - come un fiume scioglie i ghiacci che imprigionavano le sue rive. Tu ascolti il silenzio che alita sopra il tuo sedile, al ritmo in cui il brontolio dei motori rappacifica la tua anima. Si raddrizza l'aereo, tutto rallenta, tu rivedi le immagini che compongono la tua vita, - tu sai al ritorno il tuo cuore, al ritorno tu sarai cambiata, il tuo sguardo sarà deviato. Però al momento, vorresti trovare una penna, annotare sulle pagine vergate del tuo quaderno nero il filo di parole che dipana la tua coscienza, annotare - la minima particella sfuggita dalle cose - e quelle nubi che trascorrono sul tuo oblò, indifferenti al mondo in cui tu vivi, a questa carlinga che lo deforma, con a bordo centinaia d'individui incollati a piccoli schermi che offrono la morte in diretta dei loro eroi, li cullano dolcemente, -bordano il loro silenzio, bordano i loro sogni, e perfino i loro pensieri. In quest'istante tu vorresti infilare parole nel silenzio di queste pagine, far risuonare la tua poesia in mezzo al fracasso della gente, aspettare, aspettare che gli uccelli riprendano a volare -quando il notiziario si chiude sulle immagini turistiche di siti d'incanto, il flusso della tua coscienza svolge il filo banalizzato degli avvenimenti: un giovanotto esplode con la carica esplosiva nascosta sotto una piega del vestito, la bomba, l'obice, la terra minata, le armi dei kamikaze, brigate, soldati pronti ad ogni sacrificio, mentre si raccolgono i corpi, le anime, il poco di vita che resta, i nomi spezzati si lanciano dall'alto delle torri, si frantumano dinanzi alla collera dei carri d'assalto che falciano il suolo, opprimono una Terra già traballante. Cento volte simili immagini, cento volte le stesse parole, ma tu non puoi per questo eluderli, fare come se, e abituarti poco a poco alla menzogna, poco a poco all'illusione, -fare come se l'indifferenza, poco a poco, come se al centro delle città, le piazze abbandonate non fossero più sporcate che dagli uccelli di passo, fare come se tu non potessi mettere le dita negl'ingranaggi della Storia, tenere il dolore sul filo che dipana la tua poesia. Per poco, si dimenticherebbe che esistono altri mondi, per esempio quello in cui ti conduce la tua penna e il tuo quaderno, -questo strano duo d'inchiostro e di carta nell'epoca del portatile e dell'usa e getta, del performante e dell'abbagliante-, per poco, non resterebbe che una nuvolaglia di oggetti di cui s'impara il funzionamento, delle lettere assemblate -cd dvd-ledpc-ogm omc- che si recitano per designare la nostra realtà vera. Hélène Dorion traduzione di Nino Muzzi
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Dick vermummtes Winterbild Ich spüre nichts und gehe durch stille Autokolonnen. Die Welt ist eingepackt in Goldpapier. Die Beleuchter stöhnen. Das Gehirn labt sich am gelben Neon-Geflügel der Wienerwaldstätten; eine Rolle Drops erstrahlt in feierlichem Glanz. Hier auf der U-Bahntreppe verliere ich haltlos die Tränen und wieder vergeht auch bei uns zu Hause ein Winter ohne jede Zuchtperle. Die Hauptperson liegt in ihrem kleinen Bett mein Kind, ich sehe es an, es ist Jesus. Es riecht so gut durch die Windeln - Babycreme gemischte Gerüche und Gefühle, Wollsocken eine Herberge, ein Licht dem man sich nähern kann. Ich nehm die Hände aus den Taschen. Ich bin verrückt nach diesem Babygeruch. Das grüne Badewasser läuft ab und unter der Erde schäumt ungesehen ein Wunder auf. Ich und du - wir schlagen uns heute morgen mit unendlich humanem Ausdruck ans Kreuz. Das war wieder mal das Frühstück. Meiner Frau bleibt die Milch weg von der Schufterei, ich sehe das ein. Draußen wird noch geschossen. Man packt uns an den kleinen Beinen und wirft uns in die Luft. Wir werden geschlagen und erschossen, das aber erst später. Jesus greift nach meiner Brille, aber vielleicht will er mich nur segnen. Ich will keine alten Geschichten und keine neuen Geschichten. Und ich will keine renovierten Geschichten. Ich will die Verwandlung menschlicher Energie in warme Zimmer und dampfende Abendessen. Ich hack dir dein Holz damit du es von Weihnachten bis Ostern warm hast. Vergleiche sind mir verhaßt aber einmal hat man uns in Wiesloch kein Zimmer vermietet weil wir irgendwie aussahen. Dir zuliebe besauf ich mich Weihnachten nicht. Schon seh ich dich in der Sonne auf einem Strohhalm kauen. Im Radio singt ein Quartett Engel die Seele eines Hahns fliegt auf vom Klotz und der Briefträger fliegt vorbei und gibt mir vierhundert Mark und die Reisenden fliegen in den Himmel der stumpf ist von Schnee. Ich rauche schon wieder. Die Könige müssen in der Nähe sein - es klingelt. Erleuchtete Fenster in dunklen Wolken. Du bist Jesus aber andere sind es auch. In der Brieftasche trag ich das Funkbild einer Rehfütterung im Harz durch deine Kindheit geht die russische Schlittenfahrt. Diese Engel quietschen ganz schlüpfrig. Sie haben ihr Geheimnis verloren und trudeln wie Flugzeugteile. Es riecht nach Braten, das ist so bei uns. Nie werde ich erfahren wie alt du einmal wirst Jesus von mir zu meinem Ebenbild gemacht damit kommst du nicht weit. Nicolas Born
| Volto d'inverno sotto maschera pesante Insensibile vo fra taciturne colonne d'auto. Il mondo è foderato di stagnola dorata. I candelabri gemono. La mente si ristora all'insegna al neon del pollo del Wienerwald; un rotolo di gommosette emana un luccichio festivo. Qui sui gradini del metrò mi sciolgo in lacrime ininterrottamente e di nuovo trascorre anche da noi un inverno senza nemmeno una perla coltivata. La persona più importante giace in un lettuccio il mio bambino, lo guardo, è Gesù. Odora di buono attraverso le fasce - crema per baby odori misti a sentimenti, calze di lana un alloggio, una luce a cui ti puoi accostare. Mi tolgo le mani di tasca. Mi fa impazzire quest'odore di bimbo. L'acqua verde del bagno disgorga e sotto terra spumeggia invisibile un miracolo. Io e te - ci battiamo stamani con gesto umanissimo sul dorso. Eccoci di nuovo a colazione. Mi moglie resta senza latte a forza di lavorare, me ne rendo conto. Fuori si spara ancora. Ci afferrano alle gambette e ci lanciano in aria. Veniamo battuti e fucilati, ma questo solo più tardi. Gesù mi acchiappa gli occhiali, ma forse mi vuol solo benedire. Non voglio né storie vecchie, né storie nuove. E neppure storie riadattate ai tempi. Chiedo la trasformazione dell'umana energia in stanze calde e cene fumanti. Ti spacco la legna affinché da Natale a Pasqua tu stia al caldo. I paragoni sono odiosi, però una volta a Wiesloch non ci hanno affittato una camera per il nostro aspetto particolare. Per amor tuo a Natale non mi sbronzo. Già ti vedo nel sole con in bocca un filo di paglia. Alla radio un quartetto canta Angeli l'anima di un galletto se ne vola dal ceppo e il postino passa al volo e mi allunga quattrocento marchi e i viaggiatori volano in cielo che è opaco di neve. Ho ricominciato a fumare. I magi devono essere nelle vicinanze - suonano alla porta. Finestre illuminate nelle nuvole nere. Tu sei Gesù, ma anche altri lo sono. Nel portafogli porto la foto di un foraggiamento di caprioli nello Harz il viaggio in slitta russo passa attraverso la tua infanzia. Quegli angeli cinguettano tutti lascivi. Hanno perduto il loro mistero e franano giù a vortice come frammenti di aeroplano. Si sente l'odore di arrosto, da noi è così. Io non saprò mai quanto diventerai vecchio o Gesù non sarai tento distante da me, fatto come sei a mia immagine e somiglianza. Nicolas Born traduzione di Nino Muzzi
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Ach! Ach, noch in der letzten Stunde werde ich verbindlich sein. Klopft der Tod an meine Türe, rufe ich geschwind: Herein! Woran soll es gehn? Ans Sterben? Hab ich zwar noch nie gemacht, doch wir werd'n das Kind schon schaukeln - na, das wäre ja gelacht! Interessant so eine Sanduhr! Ja, die halt ich gern mal fest. Ach - und das ist Ihre Sense? Und die gibt mir dann den Rest? Wohin soll ich mich jetzt wenden? Links? Von Ihnen aus gesehn? Ach, von mir aus! Bis zur Grube? Und wie soll es weitergehn? Ja, die Uhr ist abgelaufen. Wollen Sie die jetzt zurück? Gibts die irgendwo zu kaufen? Ein so ausgefall'nes Stück Findet man nicht alle Tage, womit ich nur sagen will - ach! Ich soll hier nichts mehr sagen? Geht in Ordnung! Bin schon Robert Gernhardt | Ah! Ah, fino all'ultima ora saremo compiacenti. Se la Morte bussa alla porta, diremo subito: avanti! Si tratta di che? Di morire? Veramente non l'ho mai fatto, comunque ci posso provare - ci sarebbe da ridere a un tratto! Interessante questa clessidra! Sì, la stringo compiaciuto. Ah - e questa sarebbe la falce? È lei che mi dà il benservito? Dove mi devo volgere adesso? A sinistra? Visto da Lei? Ah, da me! Fino alla fossa? E come andrà avanti, poi? Sì, la clessidra è svuotata. L'oggetto va restituito? Non ce ne son più da comprare? È un pezzo un po' desueto non è che si trovi ogni giorno, con ciò voglio dire soltanto -ah! Non devo qui dire più nulla? Va bene, va bene! Son pronto Robert Gernhardt traduzione di Nino Muzzi |
herbstvillanelle den tagen geht das licht aus und eine stunde dauert zehn minuten. die bäume spielten ihre letzten farben. am himmel wechselt man die bühnenbilder zu rasch für das kleine drama in jedem von uns: den tagen geht das licht aus. dein grauer mantel trennt dich von der luft, ein passepartout für einen satz wie diesen: die bäume spielten ihre letzten farben. eisblaue fenster - auf den wetterkarten der fernsehgeräte die daumenabdrücke der tiefs. den tagen geht das licht aus, dem leeren park, dem teich: die enten werden an unsichtbaren fäden aufgerollt. die bäume spielten ihre letzten farben. und einer, der sich mit drei sonnenblumen ins dunkel tastet, drei schwarzen punkten auf gelb: den tagen geht das licht aus. die bäume spielten ihre letzten farben. Jan Wagner
| villanella d'autunno ai giorni va spegnendosi la luce e un'ora dura dieci minuti. gli alberi hanno inscenato i loro ultimi colori. nel cielo mutano troppo rapide le quinte per il piccolo dramma in ognuno di noi: ai giorni va spegnendosi la luce. il tuo cappotto grigio ti separa dall'aria, un passepartout per una frase come questa: gli alberi hanno inscenato i loro ultimi colori. finestre blu-ghiaccio - sulle carte meteo dei televisori le impronte delle minime. ai giorni va spegnendosi la luce, al parco desolato, allo stagno: le anatre si arrotolano a fili invisibili. gli alberi hanno inscenato i loro ultimi colori. e uno, che con tre girasoli avanza a tentoni nel buio, tre punti neri sul giallo: ai giorni va spegnendosi la luce. gli alberi hanno inscenato i loro ultimi colori. Jan Wagner Traduzione di Nino Muzzi
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[De certains rêves] De certains rêves, nous possédions la langue. Du vide, comme d'un amour, nous épuisions l'élan extrême, puis sa désespérance. Nous avions vu la beauté (un orient au cœur des lettres exécutées), mais n'avions pu trouver de réponse au mal qui battait en nous et ce qui était resté dans nos yeux, avec le vent, montait l'éclair. Martine Audet
| [Di certi sogni] Di certi sogni possedevamo la lingua. Del vuoto, come di un amore, esaurivamo lo slancio estremo, poi la sua disperanza. Avevamo visto la bellezza (un oriente nel cuore delle lettere eseguite), ma non avevamo potuto trovare risposta al male che pulsava in noi e quel che era rimasto nei nostri occhi, con il vento, cavalcava il lampo. Martine Audet Traduzione di Nino Muzzi
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De ser posible Luego de cuatro meses de volver a casa los pájaros de la mañana siguen sonando a fresco, a plantas, a cerros de tierra fértil entre hojarasca y armadura. Diríase que los barcos siempre pasaron por aquí en días inciertos de bruma y querosene, pero nada de eso, salitre es lo que extraño con sus curaciones respiratorias y exfoliantes de la piel porque entre tanta venda y achicoria entre cortes, tajos y rebanaditas, las jeringas prominentes y las gasas vaporosas, ya mis trazos, dibujitos, no me dicen ni me hablan ni me consienten. Aguanieve sobre la ciudad, incendios provocados en los cerros mis vecinos, pulcritud y una extraña cosa nueva que aún no identifico porque aprendí a pensar que luego de cierto tiempo y en otro lugar todo lo raro vuelve y se presenta en su mejor traje de fiesta. Limpio y sin costuras. Todavía se siente la alegría de caminar el patio de la recámara hacia la cocina; el frío del comedor se cuela entre las sílabas, las letras y palabras porque es la manera de decir que es tiempo de volver como hace cuatro meses, habitar un lugar y cargar con esas dos maletas que ojalá no guarden ni miedo ni pesadillas. Espanto comprobar las cargas de cada quién, los vacíos de cada cual; la hora de la mañana parla puntual desde un reloj y pinta de oro macizo los recovecos del habla. Muchos fueron los lugares donde nunca bebí un café y pocos más fueron los sitios donde evité llegar porque me di cuenta que empecé a ser más feliz caminando y hablando sola, de ser posible en voz alta. Amaranta Caballero Prado | Possibilmente Dopo quattro mesi dal ritorno a casa gli uccelli del mattino continuano a cinguettare di frescura, di piante, di poggi di terra fertile fra fogliame e ramaglia. Si direbbe che le barche siano passate sempre per di qua in giorni torbi di bruma e kerosene, e invece niente di tutto ciò, salnitro è quello che mi manca con le sue benefiche inalazioni e con effetti esfolianti sulla pelle perché fra tante bende e cicoria, fra tagli, ferite e incisioni, le siringhe puntute e le garze vaporose, già i miei schizzi, i miei disegnetti non mi dicono, né mi parlano né mi consolano. Nevischio sopra la città, incendi dolosi nei poggi qui vicini, ordine e una strana cosa nuova che non posso ancora identificare, perché imparai a pensare che dopo un certo tempo e in altro luogo ogni cosa rara ritorna e si presenta nel suo migliore abito da festa. Pulito e inconsutile. Tuttavia si sente l'allegria di attraversare il cortile dal ripostiglio fino alla cucina; il freddo della sala da pranzo s'insinua fra le sillabe, lettere e parole perché è questo il modo di dire che è tempo di tornare come quattro mesi fa ad abitare un luogo e a partire con queste due valigie che spero non contengano né paura né incubi. Mi spavento a controllare i pesi di ciascuna, i vuoti di ciascuna; l'ora del mattino parla puntuale da un orologio e riempie di oro massiccio i meandri del linguaggio. Tanti furono i posti dove non presi mai un caffé e pochi più furono i siti dove evitai di arrivare perché mi era chiaro che cominciavo ad essere più felice camminando e parlando da sola, possibilmente a voce alta. Amaranta Caballero Prado Traduzione di Nino Muzzi |
Schnee Meinst du am Ende die Möwen, die Stiefel nachts auf der Mole, nachts in den Schnee? Triest oder Turku, Turku, Triest - wo sind die Flocken, wo die Figuren, unsere Sohlen, was treten sie fest? Meinst du den Lichtschein am Rand, die Tiefe, meinst du den Blick, die offene See? Kein Schnee, Schnee, Kot, Kaugummi, Eis, und kein Schnee - Schneefall ist alles, was ich noch weiß, blau sind die Hände, blau ist der Rest. Marcel Beyer
Schilf | Neve Pensi alla fine ai gabbiani, agli stivali di notte sul molo, di notte nella neve? Trieste oppure Turku, Turku oppure Trieste dove sono i fiocchi, dove sono le figure, cos'è che calpestano le nostre suole? Pensi al chiarore sulla riva, alla profondità, pensi allo sguardo, al mare aperto? Niente neve, neve, mota, chewing gum, il ghiaccio e niente neve - nevicata è tutto quel che ancora so, sono violacee le mani, violaceo è tutto il resto. Marcel Beyer Traduzione di Nino Muzzi
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die messbare tiefe der organisation die messbare tiefe der organisation, die uns animierte. den urmeter prüfen. die häuser bestehen aus kuchen. montagne sainte-victoire´s twenty four expiring versions per time unit. beachte das frischedatum der umgebenden dinge. die natur produziert fertiggerichte. durch öffentliche ämter mithin geht das geerntete, geht das körpergewicht bekleidet hindurch. wir lagen übereinander, in der generationszeit. auf mir befand sich ein präsident und die endlose reihe seiner lebendigsten darsteller. sagt eine erbse zur andren. die nachschublinien sind über und über mit wohngebieten bedeckt. rasen von bürgerbüros. wenn strukturen auf die straße gehen, was ist dann die straße. und das obst, am strauch sekundenlang optimal konserviert. ich zahlte in der lebensmittelabteilung und bekam das geld am automaten zurück, das an den bäumen wächst. Daniel Falb | la commensurabile profondità dell'organizzazione la commensurabile profondità dell'organizzazione che ci animava. controllo del metro originale. le case sono fatte di torta. montagne sainte-victoire´s twenty four expiring versions per time unit. osserva la data di scadenza degli oggetti circostanti. la natura produce cibi precotti. attraverso i pubblici uffici scorre il raccolto, scorre il peso corporeo lordo. si giaceva l'uno sull'altro nel tempo della generazione. sopra di me si trovava un presidente e tutta la interminabile fila dei suoi rappresentanti viventi. dice un pisello all'altro. le linee di rifornimento sono sempre più coperte da zone residenziali. prati di uffici civili. quando le strutture vanno giù per strada, cos'è allora la strada. e la frutta, al meglio conservata per qualche secondo appesa al cespuglio. io pagavo nel reparto alimentari e ricevevo il resto al distributore automatico che cresce accanto agli alberi. Daniel Falb Traduzione di Nino Muzzi |
Es ist ein Schnitter, der heißt Tod, | Si chiama Morte ed è un mietitore, |
Zwischenzeit Es ist soweit; ich gleite von dem Farnblatt Zwischen Wahn, Gedankenwedeln und Wachen aus der Urzeit stehen bereit. Es ist das Alte Halsband Angst, nicht Mensch, nicht Tier zu sein. Es ist das Privileg des braungefassten Blicks, das mich vor allen in die Demut schickt Es ist die Frage, die mir keiner stellt und doch Die Antwort fordert, mich erhält. Nun sag: Wie Erträgst du deine Einsamkeit? Es Ist die eine Wache, Hund, ist Lunge ganz, und Wind, die ein bunt bedrucktes Lachen Aus meinem Kinde bricht Und wie das Gras so silbern wie der Fuchs Zu bellen nun beginnt, stimmt: Es ist Der Umstand, dass dies das Gemüt erhellt und Freundlich sich die Welt zu uns verhält. Es Ist soweit, wir buddeln in Gemeinsamkeit, kaum Deutlicher als dies das Glück Es ist das Zeichen, sich im Gras zu drehen, die Wünsche auf dem Bauche liegend mit Achtung Zu versehen. Es ist Unsinn, den Knoten prinzipiell Und besonders einem jungen Hund… Geschickt Erklären Hände nur; und die andere Wache Trauer, halte ich Mara-Daria Cojocaru | Frattempo È giunto il momento; scivolo dalla foglia di felce Fra la follia, lo scodinzolio dei pensieri e Il risveglio da tempi remoti son là pronti. È Il vecchio collare della paura di non essere Uomo, ma bestia. È il privilegio dello sguardo Cerchiato di scuro che mi relega prima di tutti Nell'umiltà. È la domanda, che nessuno mi pone Eppur aspetta la risposta, che mi trattiene. Or dimmi: Come sopporti la tua solitudine? È Quella guardia, cane, tutto polmone, e Vento, che spezza un colorito riso stampato Sorto dal mio bambino E come l'erba argentea al pari della volpe comincia quindi ad abbaiare, è vero: È Dovuto al caso che ciò sollevi l'umore e Il mondo si comporti gentilmente con noi. È Giunto il momento, scaviamo nella solitudine, appena più chiara di questo la felicità è il segno per rotolarsi nell'erba e mostrare attenzione ai desideri sdraiati sulla pancia. È insensato ... in linea di principio il nodo E specialmente ad un cucciolo di cane. Solo le mani sono adatte a spiegare; E l'altra guardia, il dolore, io la trattengo. Mara-Daria Cojocaru Traduzione di Nino Muzzi |
Die Stunde stirbt wie in dem Wind die Frucht Es rollen die Äpfel Dir vor die Füße am Weg, Augustwind bläst mit vollen, warmen Backen, Die Ähren stehen struppig, gelb und träg, Und Wolken wandern, wie Berge mit gläsernen Zacken. Mein Haus liegt dort unter den gläsernen Bergen Und atmet Menschen ein und atmet Menschen aus. Tage wie Riesen, Tage gleich den Zwergen Trafen sich oft um Mitternacht am Haus. Des Windes Fahne rauscht am Dach vorüber, Die Sommerstund enteilt auf blauem Kahne, Die Gläserberge werden matt und trüber, Und keine Stunde, ob ich sie auch mahne, Stillt ganz der Sehnsucht ewige Lebenswunde. Die Stunde stirbt, wie in dem Wind die Frucht, Und wenn nicht Liebe sie vertraut umwirbt, Die Stunde, wie der Apfel an dem Weg, verdirbt. Max Dauthendey
| Come nel vento il frutto, l'ora perisce Ti rotolano ai piedi sul viottolo le mele, vento d'agosto sbuffa a gote gonfie di calura, le spighe stanno in piedi ispide, pigre e gialle, e vagan nubi, come monti di vitrea dentellatura. Casa mia sta lassù sotto i vitrei monti inspira uomini e uomini espira. Giorni come nani, giorni come giganti a casa s'incontrarono spesso a tarda ora. Sfiora il tetto frusciando la bandiera del vento, l'ora estiva vola via su barca azzurra, i vitrei monti si fanno opachi e smorti intanto, e, anche se l'ammonisco, non c'è ora che plachi l'eterna ferita del rimpianto. Come nel vento il frutto, l'ora perisce, e se amor confidente non le sta accanto, l'ora, come la mela sul viottolo, marcisce. Max Dauthendey Traduzione di Nino Muzzi
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Nächtliche Fahrt Jüngst im Traum ward ich getragen Über fremdes Heideland; Vor den halbverschloßnen Wagen Schien ein Trauerzug gespannt. Dann durch mondbeglänzte Wälder Ging die sonderbare Fahrt, Bis der Anblick offner Felder Endlich mir bekannter ward. Wie im lustigen Gewimmel Tanzt nun Busch und Baum vorbei! Und ein Dorf nun - guter Himmel! O mir ahnet, was es sei. Sah ich doch vor Zeiten gerne Diese Häuser oft und viel, Die am Wagen die Laterne Streift im stummen Schattenspiel. Ja, dort unterm Giebeldache Schlummerst du, vergesslich Herz! Und dass dein Getreuer wache, Sagt dir kein geheimer Schmerz. - Ferne waren schon die Hütten; Sieh, da flatterts durch den Wind! Eine Gabe zu erbitten Schien ein armes, holdes Kind. Wie vom bösen Geist getrieben, Werf ich rasch der Bettlerin Ein Geschenk von meiner Lieben, Jene goldne Kette, hin. Eduard MÖRIKE | Viaggio notturno Ultimamente un sogno mi ha portato attraverso sconosciute brughiere; procedeva quel carro scoperchiato come al seguito di un corteo funebre. Procedeva nel viaggio stravagante per boschi sotto il chiarore lunare, finché di campi aperti finalmente la vista non si aprì più familiare. Come in un esilarante brulichio albero e siepe in danza volan via! Ed ora ecco un villaggio - buon Dio! Ma io posso intuir che cosa sia. Tempo addietro ammirai con piacere di quelle case, molte e sovente, che la lanterna appesa alle vetture sfiora in un gioco d'ombre silente. Sì, sotto quel tetto appuntito stai sonnecchiando, smemorato cuore! E che rimanga sveglio il tuo devoto non te lo dice un segreto dolore. -Ero già dalle casupole distante; ecco, nel vento un fremere di volo! Una soave bambina indigente sembrava come mplorare un regalo. Quasi spinto da spirito malsano, rapido getto a quella mendicante la mia catena d'oro come dono, era un regalo della mia amante. Eduard MÖRIKE Traduzione di Nino Muzzi |
[Die Felsen in ihren Flechten] Die Felsen in ihren Flechten atmen ruhig in gemeinsamem Zug wie das für vielfältig gefältelte Felsen nicht zu erwarten ist sie haben ihren Atem an den der Sonne angeglichen ebenso Birken und Kiefern des Walds auch unser Haus ein Waldzögling Abendanbruch auf dem Hügel vor uns treibt das Getreidetal in ein wiegendes Gelb drum ist auch in uns dieses Gelb gezogen Wir haben unser Bett in der von Licht durchfächelten Veranda aufgestellt sitzen noch lange vor dem Haus und hören und schauen sind allen Reiselüsten abgestorben So nah ist D denk ich und seine Sprechsprach wie die Mutter ist sie war bei uns ist heimgefahren in mir bleibt ein verwaister Raum zurück ich halt ihn leer damit er Hallraum sein kann Über das Korntal her dann als das Licht in einer Muldendämmerung unterkriecht kommen den Donner dicht bei sich die Blitze blank grad wie von anderer Welt umstellen das Haus Dorothea Grünzweig | [Gli scogli nei loro intrecci] Gli scogli nei loro intrecci respirano tranquilli in egual ritmo come non ci si aspetta da scogli variamente raggrinziti hanno adeguato il loro respiro a quello del sole come alle betulle e ai pini del bosco anche la nostra casa è un discepolo del bosco Inizio serale sulla collina apre dinanzi a noi la valle del grano in un giallo ondeggiante per cui anche in noi si estende questo giallo Noi abbiamo sistemato il letto nella veranda striata di luce stiamo seduti ancora a lungo dinanzi a casa e ascoltiamo e guardiamo ogni smania di viaggio si è attutita È così vicina G penso e la sua parlata è come la madre ci era vicina ed è ritornata a casa sua in me resta uno spazio di orfana lo lascio vuoto perché possa riecheggiare Oltre la valle del grano poi quando la luce scivola in un incavato tramonto arrivano i lampi con appresso il tuono rischiarano a giorno la casa proprio come fosse un altro mondo Dorothea Grünzweig Traduzione di Nino Muzzi |
Bierstube Magie allemande Bierstube Magie allemande Et douces comme un lait d'amandes Mina Linda lèvres gourmandes Qui tant souhaitent d'être crues A fredonner tout bas s'obstinent L'air Ach du lieber Augustin Qu'un passant siffle dans la rue Sofienstrasse Ma mémoire Retrouve la chambre et l'armoire L'eau qui chante dans la bouilloire Les phrases des coussins brodés L'abat-jour de fausse opaline Le Toteninsel de Boecklin Et le peignoir de mousseline Qui s'ouvre en donnant des idées Au plaisir prise et toujours prête Ô Gaense-Liesel des défaites Tout à coup tu tournais la tête Et tu m'offrais comme cela La tentation de ta nuque Demoiselle de Sarrebrück Qui descendais faire le truc Pour un morceau de chocolat Et moi pour la juger que suis-je Pauvres bonheurs pauvres vertiges Il s'est tant perdu de prodiges Que je ne m'y reconnais plus Rencontres Partances hâtives Est-ce ainsi que les hommes vivent Et leurs baisers au loin les suivent Comme des soleils révolus Tout est affaire de décors Changer de lit changer de corps À quoi bon puisque c'est encore Moi qui moi-même me trahis Moi qui me traîne et m'éparpille Et mon ombre se déshabille Dans les bras semblables des filles Où j'ai cru trouver un pays Coeur léger coeur changeant coeur lourd Le temps de rêver est bien court Que faut-il faire de mes jours Que faut-il faire de mes nuits Je n'avais amour ni demeure Nulle part où je vive ou meure Je passais comme la rumeur Je m'endormais comme le bruit C'était un temps déraisonnable On avait mis les morts à table On faisait des châteaux de sable On prenait les loups pour des chiens Tout changeait de pôle et d'épaule La pièce était-elle ou non drôle Moi si j'y tenait mal mon rôle C'était de n'y comprendre rien Dans le quartier Hohenzollern Entre la Sarre et les casernes Comme les fleurs de la luzerne Fleurissaient les seins de Lola Elle avait un coeur d'hirondelle Sur le canapé du bordel Je venais m'allonger près d'elle Dans les hoquets du pianola Elle était brune et pourtant blanche Ses cheveux tombaient sur ses hanches Et la semaine et le dimanche Elle ouvrait à tous ses bras nus Elle avait des yeux de faïence Et travaillait avec vaillance Pour un artilleur de Mayence Qui n'en est jamais revenu Il est d'autres soldats en ville Et la nuit montent les civils Remets du rimmel à tes cils Lola qui t'en iras bientôt Encore un verre de liqueur Ce fut en avril à cinq heures Au petit jour que dans ton coeur Un dragon plongea son couteau Le ciel était gris de nuages Il y volait des oies sauvages Qui criaient la mort au passage Au-dessus des maisons des quais Je les voyais par la fenêtre Leur chant triste entrait dans mon être Et je croyais y reconnaître Du Rainer Maria Rilke. Louis Aragon
| Bierstube Magia tedesca Bierstube Tedeschi sortilegi E come latte di mandorle dolci Mina Linda labbra voraci Che speran tanto in orecchie attente E mugolano ostinate pian pianin L'arietta Ach du lieber Augustin Fischiettata per via da un passante. Sofienstrasse La mia memoria Ritrova l'armadio e la camera L'acqua nel bollitore che mormora Le frasi su ricamati origlieri L'abat-jour di falsa opalina La Toteninsel di Boecklin E la vestaglia di mussolina Che si apre e dà certi pensieri Presa al piacere e sempre compita O Gaense-Liesel della sconfitta Tutt'ad un tratto voltavi la testa E mi offrivi così spigliata La tentazione della tua nuca Signorina di Saarbruecken Scendevi giù a far quella cosa Per un pezzetto di cioccolata E io per giudicarla cosa sono Povere gioie povero abbandono E tanti prodigi che si perdono Sicché non riconosco più chi sono Incontri partenze tutt'affrettati È così che gli uomini vivono E i lor baci da lungi li seguono Simili a tanti soli tramontati È solo un fatto di sceneggiatura Cambiar di letto cambiar di corpo A che serve se poi sono ancora Io che uso con me il sotterfugio Io che mi trascino e dissemino E la mia ombra che si dispoglia In ogni uguale abbraccio femmineo Dove credevo trovare rifugio Cuor leggero mutevole pesante È tanto breve il tempo sognante Cosa ne devo fare dei miei giorni Cosa ne devo fare delle notti Non avevo né amori né dimore In nessun luogo ove si vive o muore Trascorrevo come passa il rumore Mi assopivo come fa il baccano Era un tempo del tutto stravolto Ci si metteva a tavola col morto Si costruivan castelli di sabbia Si prendevano i lupi per cani Tutto cambiava di spalla e di polo Era sì o no la commedia bislacca Se non ci giocavo bene il mio ruolo Era perché non ci capivo un'acca Nel quartiere Hohenzollern Fra la Saar e le caserme Come d'erba medica il fiorame Fiorivano i capezzoli di Lola Aveva un cuore di rondinella Sopra il divano del bordello Seduto con lei spalla a spalla Fra i singhiozzi della pianola Lei era bruna ma bianca di pelle I capelli cadevan dalle spalle Ai fianchi e apriva braccia spoglie Il dì festivo e il feriale ad ognuno Aveva gli occhi di porcellana E lavorava con grande lena Per un artigliere di Magonza Che non ha fatto mai più ritorno C'è in città un'altra soldataglia E la notte i civili fanno veglia Rimettiti del rimmel sulle ciglia Lola che presto ci devi lasciare Ancora un bicchierino di liquore Era un mattino d'aprile alle ore Cinque che dentro al tuo cuore Un dragone affondò il suo pugnale Il cielo era tutto nubi grigie Vi volavan le oche selvagge Che gridavan la morte al passaggio Al di sopra di case e di quais Io le vedevo dalla finestra Quel canto triste mi entrava in testa Nella memoria in cui si ridesta Un che di Rainer Maria Rilke. Louis Aragon traduzione di Nino Muzzi
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Projektion 1975 | Proiezione 1975 Dov'è il domani che ieri scorgevamo Il primo uccello canta tutta la notte Avvolto in un manto rosso va il mattino Attraverso la brina che sembra sangue al suo passo Leggo quello che scrissi tre, cinque, venti Anni fa come fosse il testo di un autore defunto, di un'epoca in cui la morte poteva ancora entrare nel verso. Gli assassini hanno smesso di scandire il nome delle loro vittime. Ricordo ancora il primo tentativo di scrivere un pezzo di teatro. Nel guazzabuglio del dopoguerra il testo andò perduto. Cominciava con il giovane eroe che si mette Allo specchio e tenta di indovinare per quali Percorsi i vermi faranno breccia nella sua carne. Finiva con lui in cantina che fa a pezzi suo padre. Nel secolo di Oreste e di Elettra che sta spuntando L'Edipo ormai non sarà che una commedia. Heiner Müller Traduzione di Nino Muzzi |
Une légère fièvre Perdre ce qui aurait pu être a laissé une trace, un mot vacant du côté du feuillage où le temps s'égoutte. L'inerte contient une vitesse que je n'atteindrai jamais. C'est notre chambre sur la rue. Je voudrais regarder ton visage à l'instant où le monde prend feu. Mais tout ce qui est souffre d'être traduit. Qui pourrait séparer les ombres pour qu'à nouveau elles connaissent l'attente? Le poème s'apprend à plat ventre dans les orties. Je sais que je dois étouffer ma voix. Jean-Baptiste Para
| Una febbre leggera Perdere ciò che avrebbe potuto essere ha lasciato una traccia una parola vacante dal lato del fogliame dove sgocciola il tempo. L'inerte possiede una sveltezza che io non raggiungerò mai. È la nostra camera sulla strada. Vorrei guardare il tuo viso nell'istante in cui il mondo s'incendia. Ma tutto quello che è soffre nell'essere tradotto. Chi potrebbe separare le ombre perché di nuovo conoscano l'attesa? La poesia s'impara a pancia in terra sulle ortiche. Lo so che devo soffocare la mia voce. Jean-Baptiste Para Traduzione di Nino Muzzi
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ici, une femme ici, une femme rit ou crie au secours puis elle danse avec l'homme qui la battait tout à l'heure et recommence, les pires injures sont des noms de code qui disent qu'on est frères et le verbe traiter est un intransitif, ici une mère hurle avance ou je te tue à l'enfant qui ne se hâte pas mais elle se tourne et couvre le petit corps avec un soin précis (...) car il fait un peu froid Florence Pazzottu | qui, una donna qui, una donna ride o grida aiuto poi balla con l'uomo che la batteva poco prima e ricomincia, le peggiori ingiurie son nomi in codice che dicono che siamo fratelli e il verbo trattare è un intransitivo, qui una madre urla muoviti o t'ammazzo al bimbo che non si sbriga ma poi si volta e copre il piccolo corpo con una cura precisa (...) perché fa un po' freddo Florence Pazzottu Traduzione di Nino Muzzi |
Baise m'encor, rebaise-moi et baise; Donne m'en un de tes plus savoureux, Donne m'en un de tes plus amoureux: Je t'en rendrai quatre plus chauds que braise. Las! te plains-tu? Çà, que ce mal j'apaise, En t'en donnant dix autres doucereux. Ainsi, mêlant nos baisers tant heureux, Jouissons-nous l'un de l'autre à notre aise. Lors double vie à chacun en suivra. Chacun en soi et son ami vivra. Permets m'Amour penser quelque folie: Toujours suis mal, vivant discrètement, Et ne me puis donner contentement Si hors de moi ne fais quelque saillie. Louise Labé | Baciami ancora, baciami e ribacia; Dammene uno dei tuoi più saporosi, Dammene uno dei tuoi più amorosi: Te ne rendo quattro più caldi della brace. Ah! Ti lamenti? Calmerò il tuo scontento, Dandotene altri dieci dolci dolci. Così, mischiando sì gioiosi baci, Godiamo l'un dell'altra a piacimento. Allora a ognuno doppia vita verrà. Ciascun per sé e per l'amico vivrà. Amor concedimi qualche idea inaudita: Sempre soffro, vivendo appartata, Né posso dire di essere appagata Se fuor di me non tento qualche uscita. Louise Labé Traduzione di Nino Muzzi |
Beaucoup de ces dieux ont péri | Di quegli dèi ne sono morti tanti |
Wolken Claude Debussy: Erste Sonate für Cello und Klavier Der Körper deiner Stimme ist schwer wie die aufgetürmten Wolken über den Alpen. Gipfel, fikiv und veränderlich, erniedrigen das Gebirge, bis es flach daliegt als Landkarte seiner selbst. Die starken Saiten, heruntergespannt und festgemacht an den Wipfeln der Fichten, lassen sich nur zupfen, nicht streichen, und das nur in genauen Momenten. Was indessen der Bogen fasst, ist flüchtig wie ein Steinschlag oder die Erinnerung daran, wie sich die zugewandte Hälfte meines Körpers neben dir erwärmte, als wären wir ein früher Morgen im Sommer. Helwig Brunner | Nuvole Claude Debussy: Prima sonata per piano e violoncello Il corpo della tua voce è greve come le nubi ammassate sulle Alpi. Guglie, finte e variabili, abbassano le montagne, fino ad appiattirle a carta geografica di se stesse. Le forti corde, allentate e fissate alle vette degli abeti, si possono solo pizzicare, non sfregare, e questo solo in precisi momenti. Quel che invece produce l'archetto è volatile come il tuffo di un sasso o come il ricordo di quando la parte del mio corpo rivolta a te si riscaldava accanto al tuo, come fossimo stati in un primo mattino d'estate. Helwig Brunner traduzione di Nino Muzzi |
Auf dem Ätna
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Sull'Etna Stavamo seduti nel bus climatizzato. Ai tornanti brillava la ginestra. Il cicerone narrava la storia di Odisseo come se fosse lui l'uomo pieno di astuzie. Il bus si torse a un tratto verso l'alto. Già si sentiva chiaro l'urlo di Polifemo. Pecore dai ventri pesanti trotterellarono fuori. Chissà come un eroe poteva star lì sotto. L'accecato, si dice, rimase a bocca asciutta. L'astuto disse che il suo nome era Nessuno. Nessuno mi ha straziato, gridava il Ciclope. Il flusso di lava era spanto sul parcheggio. Alla stazione della funivia c'era un gran pigia pigia. Lassù c'erano shuttle bus e scorie annerite che venivano ammucchiate da escavatori a cingoli. I vapori di zolfo c'invadevano le narici. Le suole delle nostre scarpe lasciavano impronte nel tappeto di cenere morbido come velluto. Torrette di scorie di lava fiancheggiavano la pista. Gli dei erano sordi ai lamenti del gigante. In marcia militare seguivamo l'uomo atletico. Lui portava gli occhiali da sole di Armani. Dagli avvallamenti saliva su fumo. Si poteva metterci la mano senza disseccarla. Una farfalla volava sull'orlo del cratere. Secondo Google è un Papilio alexanor - A strisce nere e gialle con due punti rossi alle falde della marsina, o come si chiamano. Io pensavo a Odisseo, a tutte le sue astuzie che devono essere piaciute agli Dei mattacchioni. Prima del rientro bevemmo latte macchiato. Era caldo come venisse dalle viscere della terra. Ci furono benevoli anche gli Dei inaccostabili. Ai piedi del vulcano ci attendeva l'apicoltore. Così assaggiammo anche noi della manna celeste. Il Papilio alexanor, si dice, si nutra solo di rugiada. Thomas Böhme traduzione di Nino Muzzi
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Das Grab des Odysseus Niemand wird finden das Grab des Odysseus, kein Spatenstich den krustigen Helm im Dunst versteinerter Knochen. Such nicht die Höhle, wo unter die Erde hinab ein wehender Ruß, ein Schatten nur, vom Pech der Fackel versehrt, zu seinen toten Gefährten ging, die Hände hebend waffenlos, bespritzt mit dem Blut geschlachteter Schafe, Mein ist alles, sagte der Staub, das Grab der Sonne hinter der Wüste, die Riffe voller Wassergetöse, der endlose Mittag, der immer noch warnt der Seeräubersohn aus Ithaka, das Steuerruder, schartig vom Salz, die Karten und Schiffskataloge des alten Homer. Peter Huchel
| La tomba di Ulisse Nessuno troverà la tomba di Ulisse, né una palata l'elmo incrostato fra la polvere di ossa calcinate. Non cercare la caverna, dove giù sotto terra fuliggine alitante, solo un'ombra, andò dai suoi morti compagni di viaggio, alzando le mani vuote di armi, schizzate del sangue di pecore sgozzate. Tutto è mio, diceva la polvere, il sepolcro del sole dietro il deserto, gli scogli pieni di strepito di mare, il mezzodì senza fine, che continua a minacciare il figlio del pirata di Itaca, il timone, incrostato di sale, le carte e l'elenco delle navi del vecchio Omero. Peter Huchel traduzione di Nino Muzzi
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Eins, ursprung hellblau, sphärisch konkav wasser allenthalben, dasselbe wandlose fließen im raum den nichts umschreibt überall nur das einzige unteilbare wasser das den himmel enthält die sonne die wolken über den blühenden kirschen den tau und das monotone rauschen aus dem zentrum lautbare stille, drehung Elfriede Czurda | Uno, origine blu-chiaro, sfericamente concavo acqua dappertutto, lo stesso incontenibile scorrere nello spazio che non definisce niente dovunque soltanto l'unica indivisibile acqua che in sé contiene il cielo il sole le nubi sopra i ciliegi in fiore la rugiada e il monotono frusciare dal centro ben noto silenzio, svolta Elfriede Czurda traduzione di Nino Muzzi |
Clowns pour clowns Acrobates, jongleurs, trapézistes, cracheurs de feu, dompteurs, cavaliers, magiciens, danseurs de corde sont au cirque les glorieuses métaphores d’un monde qui troque chaque jour un peu plus le goût du risque et la vie à la roulotte contre le premier principe de précaution venu et la peur sédentaire. Où s’exercent encore, loin des chapiteaux, une telle volonté, une telle bravoure, une telle superbie ? Où se livrent encore de tels corps à corps qui transfigurent l’effort, qui incarnent les rêves ? Et quand déferlent les pitreries, c’est le même ordre qui se défait sur la piste au milieu des éclats de rires. On se dit qu’avec ou sans pantalon bouffant, avec ou sans chaussures immenses, les princes, les excellences, les éminences, les présidents de tout et de n’importe quoi n’accompliront jamais rien de plus que quelques tours dans la sciure ponctués par douze coups de cymbales... Il n’a d’ailleurs pas manqués d’empereurs pour usurper le nom d’Auguste sans avoir le tact ou le scrupule de se mettre un nez rouge. André Velter | Pagliacci per pagliacci Acrobati, giocolieri, trapezisti, sputa-fuoco, domatori, cavalieri, maghi, funamboli sono al circo le gloriose metafore di un mondo che baratta ogni giorno di più il gusto del rischio e la vita in roulotte contro il primo qualsivoglia principio di cautela unito alla paura sedentaria. Dove si esercita ancora, lontano dai tendoni, tal volontà, tal coraggio, tale orgoglio? Dove si vedono ancora di siffatti corpo a corpo che trasfigurano lo sforzo, che incarnano i sogni? E quando si scatenano le pagliacciate, è l'ordine stesso che si disfa sulla pista nel bel mezzo degli scoppi di risa. Ci si dice che con o senza pantaloni gonfi, con o senza calzature immense, i prìncipi, le eccellenze, le eminenze, i presidenti di tutto e checchessia non realizzeranno niente di più che qualche giro nella segatura punteggiato da dodici colpi di piatti... Non è che sian mancati imperatori ad usurpare il nome di Augusto ma non ebbero il tatto o lo scrupolo di mettersi un naso rosso. André Velter traduzione di Nino Muzzi |
als mir die sprache abhanden kam | quando smarrii la lingua forse stavo bevendo caffè o aprivo un giornale. forse tiravo le tendine o guardavo giù in strada, quando mi abbandonò. pensai anche ma che rantolo viene dal profondo della parete, che tintinnio in questa stanza. nessun vetro della finestra si era rotto, nessuna seggiola si era rovesciata in cucina. sulle insegne delle strade si sono spenti i nomi in lettere incenerite. sopra le case fuggiva via il serbatoio di parole, massiccio, silenzioso. la mia lingua palpitava come una balena spiaggiata dentro la bocca arida. Fuggii dalla città, mi ritirai al di là della frontiera. non giunse lettera e le risposte non ci furono. dove io ero, si è aperto un vuoto. dove io sono, vaga la mia ombra nell'erba. Maja Haderlap traduzione di Nino Muzzi |
Emigrés Ils déménagent tout le ciel bleu, en chiffons dans leurs malles d’osier Les allers-retours de leurs rêves Et le gros édredon de laine, bourré comme un nuage qui va pleuvoir. Le ventre rond de la femme bouge. La terre tourne un peu dans ses yeux. Ils ne disent rien, ne vont nulle part. Ils s’asseyent ou restent debout au coin de la rue, serrés les uns contre les autres. Jean-Michel Maulpoix | Emigranti Sgomberano tutto il cielo azzurro, in stracci nei loro bauli di vimini il va e vieni dei loro pensieri e il grande coltrone di lana, zeppo come una nube che sta per piovere. Il ventre gonfio della donna si muove, la terra gira leggermente nei suoi occhi. Non dicono niente, non vanno da nessuna parte. Stanno seduti o in piedi all'angolo della via, stretti gli uni contro gli altri. Jean-Michel Maulpoix traduzione di Nino Muzzi |
Voyages Le voyage commence avant, bien avant les voyages, dans une maison grande comme une boîte d’allu-mettes, avec des odeurs de sel, d’immortelles, le carrelage brisé devant la cheminée. Rumeur au creux des coquillages. Armurier de marine, mon grand-père habitait à côté. J’entends le bruit d’un pas la nuit: le mien. Je me lève attiré par la tiédeur du terrain sableux où je creuse un tunnel pour ressortir à l’autre bout du monde. Là nous irons la tête en bas ! La nuit est pleine d’étoiles. La mer monte. La lune éclaire mes travaux. Ainsi, pendant des jours, je fouillai un sable de plus en plus humide et de plus en plus pur jusqu’à tomber sur une nappe d’eau, saumâtre, grise. Il me fallut chercher plus tard une autre voie. Plusieurs pistes s’offraient en étoile : pirate ou pèlerin ? Pirate des livres dont les pages reçoivent le vent comme des voiles ? Ou pèlerin d’encore, du plus lointain et du plus bleu ? Pierre Lartigue | Viaggi Il viaggio comincia prima, molto prima dei viaggi, in una casa grande come una scatola di fiammiferi, con odori di sale, d'immortelle, con le piastrelle sbrecciate davanti al camino. Rumori nel cavo delle conchiglie. Era armatore di marina mio nonno che abitava accanto. Odo il rumore di un passo la notte: il mio. Mi alzo attratto dal tepore di un terreno sabbioso dove scavo un tunnel per sbucare dall'altra parte del mondo. Là cammineremo a testa in giù! La notte è piena di stelle. Cresce la marea. La luna rischiara i lavori. Così, per giorni e giorni, scavai in una sabbia sempre più umida e sempre più pura fino a cadere in una pozza d'acqua salmastra, grigia. Dovetti cercare in seguito un altro percorso. Diverse piste mi si offrivano in forma di stella: pirata o pellegrino? Pirata dei libri con le pagine gonfie di vento come vele? O anche pellegrino, di lontananze più grandi e più azzurre? Pierre Lartigue traduzione di Nino Muzzi |
A Photograph of Two Brothers How old were we? Eight, ten or so? I seem the fearful one – you glow, All bounce and boyisch confidence, Which looking back now makes no sense. I haven’t changed that much – and yes, I hurt too easily I guess, Though mostly now the tears I shed Are proxy tears, for you, long dead. Dick Davis | Una foto di due fratelli Quanti anni avevamo? Otto, dieci o giù di lì? Sembravo io quello timido – tu irradiavi saltellante fiducia giovanile, che vista con gli occhi di oggi non ha senso. Io non sono cambiato molto -ma sì, faccio ancora del male a molti suppongo, anche se la maggior parte delle lacrime che verso son più o meno lacrime per te, morto da tanto. Dick Davis traduzione di Nino Muzzi |
Everyone gets lighter | Ognuno diventa più leggero La vita è un sacco di doni e ogni singolo giorno ricevi un gran mucchio di regali sotto un abete luccicante con appese infinite palle e luci colorate; pile di regali in elegante confezione, la scatola rossa con il nastro verde e quella blu col nastro argento e quella bianca col nastro oro. Non è tanto quello che avviene, quanto il modo con cui ti ci accosti. Tu sei in una bolla d'acqua, il corpo umano, in un jet privato che pare un mondo da Dio, un boccale di champagne ed una speciale luminosità e vuotezza, pelle di aria, in basso un mare silente di nuvole bianche e in alto la vasta cupola del cielo azzurro e la tua mente è un chiodo di metallo fra i due. Non è tanto quello che avviene, quanto il modo con cui ti ci accosti. Rialzati gatto morto, afferra il coltello che cade, dopo infiniti pugni nell'ombra del tuo sonno, combatti nei tuoi sogni e stendi te stesso k.o. Vedi come tutto è vuoto e appare come magico display, in natura tutti sono un gioco fra vuoto e chiarezza. Ognuno diventa più leggero ognuno diventa più leggero ognuno diventa più leggero ognuno diventa più leggero, ognuno è luce. 2002 John Giorno traduzione di Nino Muzzi |
Der Handschuh Der Spaziergang. | Il guanto Di fronte al serraglio del leone, in attesa della tenzone, stava seduto Franz, il sovrano, e intorno a lui i grandi del trono e intorno sul balcone in alto di dame uno splendido serto. E come fa cenno col dito, si apre la grata ad invito, e dentro con circospezione muove il suo passo un leone e volge intorno intorno lo sguardo taciturno con un lungo sbadiglio e scuote la criniera e le membra si stira e trova per terra il giaciglio. E di nuovo fa un cenno il re, ed ecco all'istante che si apre un'altra porta, e fuori ne corre con slancio selvaggio una tigre. Come scorge il leone, forte ruggendo, traccia con la coda un cerchio tremendo, mostra la lingua e gira guardinga intorno al leone, con volto spietato, poi brontolando si allunga per terra di lato. E il re ha di nuovo accennato, ora la gabbia dalla doppia porta sputa due leopardi in una volta, che con un balzo di lotta bramosi si avventano alla tigre, coraggiosi; essa li afferra fra zampe feroci, mentre il leone con un ruggito si solleva, e tutto torna quieto; ma tutt'attorno distesi a uccidere pronti e tesi si dispongono i felini atroci. Ecco che cade dal bordo dell'altana un guanto da una bella manina e fra la tigre e il leone in mezzo si depone. E al cavalier Delorges, beffardamente, si volge la nobil Kunigunde: "Cavaliere, se il Vostro amore è ardente, come da Voi a ogni ora si pretende, raccoglietemi allora quel guanto!" E il cavaliere con rapido salto, scende giù nel terribile serraglio con passo baldanzoso, e dal centro spaventoso prende il guanto con ardito piglio. E fra paure e stupori lo guardano dame e cavalieri, e lui tranquillo riporta il guanto. Qui la lode da ogni bocca si diffonde, ma con tenero sguardo d'amore - promessa di un imminente favore - lo riceve la nobil Kunigunde. E lui le getta in faccia quel suo pegno: "I suoi favori, o Dama, non li agogno!" E l'abbandona allo stesso istante. Friedrich Schiller (1797) traduzione di Nino Muzzi
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Mein Vater | Mio padre Chi è costui? chiedono gli amici e indicano la foto dell'uomo sulla mia scrivania fra Salvador Allende e Angela Davis. Io rispondo: Mio padre. Morto. E nessuno chiede di più. Chi è costui? chiedo io all'uomo che non sorride neppure sulla foto del passaporto, che mi schiva con lo sguardo come quando si salutano persone indesiderate. Figlio di contadini, uno dei dodici, e a undici anni via dalla scuola; aveva imparato a guardare in alto con la testa bassa. È diventato curvo come operaio alla macchina e come soldato traviato contro i rossi. E poi ancora: credere e non capire. Però continuare. Da operaio alla macchina da padre di famiglia e la domenica in chiesa per via della moglie e della gente del villaggio. Io l'ho odiato. La sera, quando rientrava a casa dalla fabbrica, gli gridavo in faccia vocaboli, dal latino, dall'inglese. A tavola con professori, quando il the dalla mano tremante mi gocciolava sulle ginocchia, ho messo insieme battute su manone che odoravano di olio da macchine. Ho smesso di credere con fatica. Ho imparato a capire e ho capito: Lo voglio amare fino alla morte di chi è colpevole della sua vita e del mio odio. Talvolta quando già una coperta gli copriva le ginocchia in sedia a rotelle, lui mi prendeva la mano, la misurava con le dita e lo sguardo e mi chiedeva cosa ci volevo fare, un nuovo mondo. Con te, gli rispondevo e serravo il mio pugno nel suo. Allora facemmo del tempo il nostro tempo, quando gli elencavo sul tavolo un quinto del mondo rosso e lui pezzo pezzo e prudente lo prendeva per oro colato e per sé. Chi è costui? chiedono gli amici e io dico: Uno di noi. Solo che il fotografo ha dimenticato che lui mi guarda e ride. Ulla Hahn traduzione di Nino Muzzi |
Ende der Welt Die Eisberge sind in Alaskas Himmel | Fine del mondo A questo punto il mondo è giunto effettivamente sui pali del telegrafo siedon le vacche e giocano a scacchi così malinconico canta il Kakadu sotto le gonne della ballerina spagnola come un trombettiere da stato maggiore e i cannoni gemono tutto il giorno questo è il paesaggio in viola di cui il signor Mayer parlava quando perse l'occhio solo con i pompieri si può scacciare l'incubo notturno dal salotto però tutte le pompe sono scoppiate sì sì Sonia qui Lei può vedere la bambola di celluloide come pelle di ricambio e gridare: God save the king tutta la lega dei Monisti si trova riunita sul battello “Meyerbeer” ma solo il timoniere ha una vaga idea dell'alto C tiro fuori l'atlante anatomico dal dito del piede inizia uno studio serio avete visto i pesci in frac in piedi di fronte all'Opera già da due notti e due giorni? Ahi ahi voi gran diavoli – ahi ahi voi apicoltori e comandanti della piazza volontà bau bau bau volontà dove dove dove chi non sa oggi cosa nostro padre Omero ha cantato io considero la guerra e la pace nella mia toga però mi decido per il Cherry-Brandy flip nessuno sa se lui domani è stato con il coperchio della bara ci si batte il ritmo se solo però qualcuno avesse il coraggio di strappare le penne della coda al tramway è un gran tempo i professori di zoologia si raccolgono sul prato scacciano l'arcobaleno col palmo della mano il gran prestigiatore si pone i pomodori sulla fronte riempi ancora cespuglio e castello fischia il cervo saltella il cavallo (chi è qui che non dovrebbe diventar scemo) Richard Huelsenbeck traduzione di Nino Muzzi
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déjà-vu | déjà-vu non togliermi la mano dai capelli e continua a carezzare il tremulo cuoio capelluto fallo piano. tranquilla. continua. non smettere. come mi rende inquieto il motivo del pavimento. racconta qualcosa. soprattutto parla con me. qui c'è un grappolo di panici momenti quello che prima era immagine ora è imploso e torna indietro come sciolto infinitamente nel tempo qui c'è il disco che salta continuamente lo conosci e non lo conosci quel maledetto pezzo non puoi uscire dalla pelle, dallo spazio mentale e ogni batter di ciglia fa spavento e ogni frase che uno dice è uno shock e un colpo e ogni parola ha la forza di gravità e il peso e mi porta giù, immagine non mi abbattere non togliermi la mano dai capelli e continua a carezzare il tremulo cuoio capelluto fallo piano. tranquilla. continua. non smettere. Norbert Hummelt traduzione di Nino Muzzi |
Einschlüsse. Vier Gespräche von selbst 1 Es nimmt zu. Von Tag zu Tag. Die Kälte. Das Gewölk. Der Schwerverkehr. Erst gestern war das Gras noch grün. Und heute? Gib es nur zu, du, mit deinem grauen und dem schwarzen Auge! - Von Schnee keine Ahnung und schon gar nicht vom Schneien. - Nimm die Finger aus den Rabatten, leg endlich die Pilze auf den Tisch und gesteh unsere Niederlage ein: Wir mit unseren Totentrompeten können nicht schneien! 2 Schwere Mäuler. Überbiss. Die Brustwarzen der Dame weisen Richtung südsüdwest: Mutter und Sohn, einander aus dem Gesicht geschnitten. Wüste Gesichter, aber ein Benehmen wie Könige, Schlossabfüllung. Sie legen ihre Grundbücher auf den Wirtshaustisch. Und gemeinden dich ein. 3 Seit Tagen liegt das Knacken der Radiatoren mir als Warnung im Ohr. Und die Tauben im Quartier sind mit Botschaften letzter Dringlichkeit unterwegs für mich. - Doch, wage ich mich einmal vor bis zum Fenster, frisst mir die Welt aus der Hand! 4 Schnee. Schnee bis in die österreichischen Herrgottswinkel unserer armen Seelen hinein: Nassschnee! Klaus Merz | Inclusioni. Quattro dialoghi nati da soli 1 Giorno dopo giorno. Aumenta. Il freddo. L'annuvolamento. Il traffico pesante. Solo ieri l'erba era ancora verde. E oggi? Ammettilo,tu, con un occhio grigio e uno nero! -Di neve neppure un'idea e figuriamoci poi del nevicare.- Via le dita dai ribassi, metti in tavola i funghi finalmente e ammetti la nostra sconfitta: noi con le nostre trombette dei morti non possiamo nevicare! 2 Bocche pesanti. Denti di sopra. I capezzoli della signora indicano verso sudsudovest: madre e figlio, l'un l'altra tagliati da un volto. Volti desertificati, ma con un portamento da re, riempimento dei castelli. Appoggiano i loro libri catastali sul tavolo della trattoria. E ti rendono cittadino. 3 Da giorni mi sta nell'orecchio i crepitio dei radiatori come un avvertimento. E i piccioni viaggiatori del quartiere sono in viaggio con dei messaggi di estrema urgenza per me. - Ma se oso affacciarmi una volta alla finestra, il mondo mi mangia dal cavo della mano! 4 Neve. Neve fino all'ultimo austriaco angolo delle nostre povere anime: neve bagnata! Klaus Merz Traduzione di Nino Muzzi |
Herr von Ribbeck auf Ribbeck im Havelland, Ein Birnbaum in seinem Garten stand, Und kam die goldene Herbsteszeit Und die Birnen leuchteten weit und breit, Da stopfte, wenn's Mittag vom Turme scholl, Der von Ribbeck sich beide Taschen voll, Und kam in Pantinen ein Junge daher, So rief er: "Junge, wiste 'ne Beer?" Und kam ein Mädel, so rief er: "Lütt Dirn, Kumm man röwer, ick hebb 'ne Birn." So ging es viel Jahre, bis lobesam Der von Ribbeck auf Ribbeck zu sterben kam. Er fühlte sein Ende. 's war Herbsteszeit, Wieder lachten die Birnen weit und breit; Da sagte von Ribbeck: "Ich scheide nun ab. Legt mir eine Birne mit ins Grab." Und drei Tage drauf, aus dem Doppeldachhaus, Trugen von Ribbeck sie hinaus, Alle Bauern und Büdner mit Feiergesicht Sangen "Jesus meine Zuversicht", Und die Kinder klagten, das Herze schwer: "He is dod nu. Wer giwt uns nu 'ne Beer?" So klagten die Kinder. Das war nicht recht, Ach, sie kannten den alten Ribbeck schlecht; Der neue freilich, der knausert und spart, Hält Park und Birnbaum strenge verwahrt. Aber der alte, vorahnend schon Und voll Milßtraun gegen den eigenen Sohn, Der wußte genau, was damals er tat, Als um eine Birn' ins Grab er bat, Und im dritten Jahr aus dem stillen Haus Ein Birnbaumsprößling sprößt heraus. Und die Jahre gingen wohl auf und ab, Längst wölbt sich ein Birnbaum über dem Grab, Und in der goldenen Herbsteszeit Leuchtet's wieder weit und breit. Und kommt ein Jung' übern Kirchhof her, So flüstert's im Baume: "Wiste 'ne Beer?" Und kommt ein Mädel, so flüstert's: "Lütt Dirn, Kumm man röwer, ick gew' di 'ne Birn." So spendet Segen noch immer die Hand Des von Ribbeck auf Ribbeck im Havelland. Theodor Fontane | A Ribbeck in Havelland di Ribbeck il signore teneva in giardino un albero di pere, e quando era il tempo dell'autunno dorato, e le pere brillavano gialle da ogni lato, mentre a mezzodì la torre batteva le ore, se ne empiva le tasche di Ribbeck il signore, passava un giovinetto in zoccoli com'era, lui gli gridava: "Giovane, la vuoi una pera?" passava una ragazza, lui diceva: "Bambina, vieni un po' qua da me che ti do una perina." Così andò per tanti anni fino a che lodato il signore di Ribbeck fu a morte destinato. Sentiva la sua fine. Era tempo d'autunno ridevano di nuovo le pere tutt'intorno; allor disse von Ribbeck: "E' giunta la mia ora. Mettete accanto a me nella fossa una pera." E tre giorni passarono, poi dall'alto maniero von Ribbeck venne portato al cimitero e tutti i contadini e massari per l'usanza cantavano "Gesù, sei la mia speranza", e i bambini tristi con un peso nel cuore dicevano: "E' morto. Chi ci darà le pere?" Piangevan così i bimbi. Però non era giusto, in quanto il vecchio Ribbeck tutto aveva disposto; certo il giovane Ribbeck, avaro e risparmino, teneva sotto chiave sia il pero che il giardino. Ma il vecchio, che era stato da tempo preveggente non fidandosi affatto del proprio discendente, lo sapeva benissimo cosa faceva allora quando chiese una pera con sé dentro la bara, e dopo tre anni dalla quieta dimora ecco che getta un piccolo germoglio la pera. E gli anni passarono e passarono ancora, e ormai si spande un pero sulla sepoltura e quando viene il tempo dell'autunno dorato brillano tante pere gialle da ogni lato. E se passa un ragazzo presso la sepoltura l'albero gli sussurra: "La vuoi una pera?" e se passa una ragazza le sussurra: "Bambina, vieni un po' qua da me che ti do una perina." Così ancora e sempre grazie va regalando la mano del signore di Ribbeck in Havelland. Theodor Fontane traduzione di Nino Muzzi |
Das Rauchgespenst Im Schornstein wohnt das Rauchgespenst seit hundertzwanzig Jahren, und immer, wenn der Ofen brennt, will es zum Himmel fahren. Das Rauchgespenst heißt Adalbert. So hieß sein Vater schon. In der Familie Rauchgespenst heißt so der erste Sohn. Adalbert ist ein Wintergeist, wird groß bei Schnee und Frost. Am größten ist er immer dann, wenn draußen Ostwind tost. Er möchte eine Wolke sein, will in die Ferne schweben. Doch was auch immer er versucht, er bleibt am Schornstein kleben. Ein festes Band, das fesselt ihn an Ofen, Schornstein, Haus. Und alles, was er kennt und weiß, denkt er sich heimlich aus. Er denkt bei Tag, er träumt bei Nacht. Er möchte alles wissen. Am allerliebsten würde er die Regenwolken küssen. Jutta Richter | Il fantasma di fumo Nel comignolo abita il fantasma di fumo da vent'anni e un secolo, e se nella stufa divampa la fiamma, lui vuole ascendere al cielo. Alberto si chiama il fantasma di fumo. E così anche il suo genitore. In questa famiglia di fantasmi il primo nato sempre così si deve chiamare. Alberto è uno spirito invernale, con la neve e col gelo ingigantisce. Prende una dimensione senza eguale quando il vento dell'est incrudelisce. Amerebbe essere una nuvola, vorrebbe aleggiare lontano. Ma per quanto lui tenti non vola, resta appiccicato al camino. Un forte legame lo asservisce alla stufa, al comignolo, alla casa. E tutto quel che pensa e conosce lo medita in maniera silenziosa. Pensa di giorno, di notte è sognante. Ogni cosa vorrebbe sapere. Però amerebbe preferibilmente baciar le nuvole del temporale. Jutta Richter traduzione di Nino Muzzi |
Kraków im Nebel in der Straße der Tauben regnete es aus den Fenstern ein Mann verkaufte seinem Hund die Freiheit ich ging hinunter ans Meer da war keins wie eins ich spürte den Wind, das Unerreichbare auf den Wellen lagen wenige Gramm der Welt während eine Frau dunkler als Trakls Schwester neben mir im Traum entschwand Tom Schulz
| Cracovia nella nebbia Nella via dei piccioni pioveva dalle finestre un uomo vendeva al suo cane la libertà andavo giù al mare non ce n'era e ce n'era uno sentivo il vento, la cosa irraggiungibile sulle onde giacevano pochi grammi di mondo mentre una donna più scura della sorella di Trakl accanto a me in sogno scompariva Tom Schulz traduzione di Nino Muzzi
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Niederrheinische Ebene Schön ist der Fluß unter der Pappelschnur Und die leuchtenden Wiesen und von den Ängsten Blieb nichts und den Stürmen die kamen über Tag In der Nacht und die Nächte zerbrachen und es Brannten die Bäume über Tag in der Nacht Und kein Webstuhl blieb hell über Tag In der Nacht Ebene vom Strom geborgen in Licht Unter dem Meerwind die heitere Sonne Und beim Distelholz der lohende Mohn und Die Schatten die Schatten an den Nachmittagen Und schon bald kommt die Nacht Geschändet die Erde geschändet der Tag Geplagt das Holz unter den hohen Firsten Wenn der Sturm kommt der Sturm in die Städte Und die Furcht kommt die Furcht und die Kähne Beladen mit Furcht und die Kähne beladen Mit Sturm und beladen mit Furcht Und schön ist der Fluß und die Pappelschnur Und der Meerwind die heitere Sonne Der lohende Mohn beim Distelholz Und die langen Schatten und die Schatten Die Schatten an den langen Nachmittagen Rolf Haufs
Bei Johannes Bobrowski
Widmung | Pianura del basso Reno Bello è il fiume sotto il filare dei pioppi e i prati lucenti e delle paure non restò niente e delle tempeste che venivano di giorno di notte e squarciavano le notti e gli alberi bruciavano di giorno di notte e nessun telaio restò chiaro di giorno di notte pianura del torrente salvata in luce al vento di mare il sole radioso e fra il legno di cardo il papavero ardente e le ombre le ombre dei pomeriggi e subito viene la notte violata la terra violato il giorno tormentato il legno sotto le alte cime quando vien la tempesta la tempesta nelle città e lo spavento arriva lo spavento e i barconi carichi di spavento e i barconi carichi di tempesta e carichi di spavento e bello è il fiume e il filare dei pioppi e il vento di mare il sole radioso il papavero ardente fra i cardi legnosi e le lunghe ombre e le ombre le ombre nei lunghi pomeriggi Rolf Haufs traduzione di Nino Muzzi
A casa di Johannes Bobrowski
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Der Vogel Schmerz Nun bin ich dreißig jahre alt und kenne Deutschland nicht: Die grenzaxt fällt in Deutschlands wald O land, das auseinanderbricht im menschen Und alle brücken treiben pfeilerlos Gedicht, steig auf, flieg himmelwärts! Steig auf, gedicht, und sei der vogel Schmerz Reiner Kunze
| L'uccello del dolore Ora ho trent'anni di età e la Germania non la conosco: la scure del confine taglia a metà il bosco tedesco. O terra che nell'uomo ti sgretoli. E i ponti son sospesi senza poggiare. Sali, poesia, vola verso i cieli! Sali, poesia, e sii l'uccello del dolore. Reiner Kunze traduzione di Nino Muzzi
Ricordo d'infanzia
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Quand je te dis Quand je te dis que je te possède, je dis que ton existence possède son espace à l'intérieur de moi. Je te dis que ton existence à l'extérieur de moi m'est parvenue et que te voilà double. Ton double ne partira pas en mer jeudi. Si tu ne reviens pas de la mer, toi, c'est ton double qui va se charger de ton existence, et pour longtemps. Suzanne Jacob | Quando ti dico |
Conozco al pájaro verdugo Conozco al pájaro verdugo. Canta y las aves acuden a sus blancas uñas. Luego, las crucifica en los espinos. Desgarra y canta a causa del amor y se alimenta de lo que crucifica. Sueña con pétalos sangrientos. No se sabe si es pájaro que llora. En otro tiempo, yo vi el alma del caballo, su dentadura en el rocío. Hay un caballo dentro de mis ojos y es el padre de los que después aprendieron a llorar. Ahora alguien pisa sobre mis sueños. Recuerdo que las serpientes pasaban suavemente sobre mi corazón. Escuchar sangre. ¿Dónde? ¿En la fístula azul o en las arterias ciegas? Allí el hierro silba, o arde, quizá: no somos más que miserable hemoglobina. Allí los huesos lloran y su música se interpone entre los cuerpos. Finalmente, purificados por el frío, somos reales en la desaparición. Mierda y amor bajo la luz terrestre. Yo abandono mis venas a la fecundidad de las semillas negras y mi corazón a los insectos. Mi corazón, esta caverna húmeda que sin fin ni causa finge la monotonía de la sístole. Antonio Gamoneda Un animal oculto... Un animal oculto en el crepúsculo me vigila y se apiada demí. Pesan las frutas corrompidas, hierven las cámaras corporales. Cansa atravesar esta enfermedad llena de espejos. Alguien silba en mi corazón. No sé quién es pero entiendo su sílaba interminable. Hay sangre en mi pensamiento, escribo solo lápidas negras. Yo mismo soy el animal extraño. Me reconozco: lame los párpados que ama, lleva en su lengua las sustancias paternales. Soy yo, no hay duda: canta sin voz y se ha sentado a contemplar la muerte, pero no ve más que lámparas y moscas y las leyendas de las cintas fúnebres. A veces, grita en tardes inmóviles. Lo invisible está dentro de la luz, pero, ¿arde algo dentro de lo invisible? La imposibilidad es nuestra iglesia. En todo caso, el animal se niega a fatigarse en la agonía. Es el que está despierto en mí cuando yo duermo. No ha nacido y, sin embargo, ha de morir. Así las cosas, ¿de qué perdida claridad venimos? ¿Quién puede recordar la inexistencia? Podría ser más dulce regresar, pero entramos indecisos en un bosque de espinos. No hay nada más allá de la última profecía. Hemos soñado que un dios lamía nuestras manos: nadie verá su máscara divina. Así las cosas, la locura es perfecta. Antonio Gamoneda | Conosco l'averla Conosco l'averla. Canta e gli uccelli accorrono sotto i suoi bianchi artigli. Quindi li crocifigge nelle spine dei rovi. Li sbrana e canta d'amore e si alimenta di quel che ha crocifisso. Sogna di petali insanguinati. Non si sa se sia un uccello che piange. In altri tempi, io vidi l'anima del cavallo, la sua dentatura nella brina. C'è un cavallo dentro ai miei occhi ed è il padre di quelli che poi impararono a piangere. Adesso qualcuno calpesta i miei sogni. Ricordo che i serpenti strisciavano soavemente sul mio cuore. Ascoltare il sangue. Dove? In una fistola azzurra o nelle arterie cieche? Lì sibila il ferro, o arde, chissà: non siamo che miserevole emoglobina. Lì piangono le ossa e la loro musica s'interpone fra i corpi. Finalmente, purificati dal freddo, siamo reali nella sparizione. Merda e amore sotto la luce terrestre. Io lascio le mie vene alla fecondità dei neri sementi e il mio cuore agl'insetti. Il mio cuore, quest'umida caverna, finge la monotonia delle sistole. Antonio Gamoneda traduzione di Nino Muzzi
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history poem in the beginning as you may have guessed the lonesome clouds casting birthmarks on the earth before long eggs crack and out struggle baby pterodactyls over the mountains mountains the water shines a clean silver water and the wet quiet sand the new world stilt-legged horse the forest horse the true horse more clouds fewer clouds bronze given time even birds grow cucumbers become musty the half-frozen field will thaw the invention of doors until suddenly an alpine goat nibbling a bad man's head both surprised the bad man returns to the city he is not even bad the goat looks at grass we spend our lives in the city together like unsettling grapes all of us peanut butter comes and goes the tides of people are endless looking fantastic on their chosen city bus a ladybird darkens on the bad man's cistern when he looks spiders dying of old age everywhere in his city city pigeons still tortured in dreams daily now sometimes even found with an emerald instead of a head in his city home while the girl is there she smells of oranges when she is awake the bad man is sick of the world revolving around him before long it is dark in a language that we don't understand our solar panels freeze and thaw grasshoppers swarm every 17 years the end of phobos the proper motion of stars waves turn white as they hit the beach Crispin Best | poema della storia agli esordi come potrai aver intuito le nubi solitarie lanciano macchie sulla terra prima che le oblunghe uova si rompano e fuori ne escano battagliando piccoli pterodactili sopra le montagne montagne l'acqua luccica un'acqua pulita d'argento e la sabbia bagnata e quieta il cavallo sui trampoli del nuovo mondo il cavallo della foresta l'autentico cavallo più nubi meno nubi bronzo col tempo anche gli uccelli crescono i cetrioli ammuffiscono il campo semigelato si scongela l'invenzione delle porte finché ad un tratto una capra alpina brucando la testa di un uomo cattivo ambedue sorpresi l'uomo cattivo ritorna in città egli non è neppure cattivo la capra cerca l'erba noi trascorriamo la vita insieme in città come grappoli inquietanti tutti noi burro d'arachidi va e viene le maree di folla sono infinite sembrano fantastiche nei loro scelti autobus urbani una coccinella si oscura sulla cisterna dell'uomo cattivo quando lui guarda ragni muoiono in tarda età dovunque nella sua città piccioni di città sempre torturati in sogno quotidianamente adesso trovati talvolta anche con uno smeraldo al posto della testa nella sua città natale mentre la ragazza è lì lei odora di arance quando è sveglia l'uomo cattivo è malato del mondo che gli gira intorno fra poco cala il buio su una lingua che non comprendiamo i nostri pannelli solari raggelano e disgelano le cavallette sciamano ogni 17 anni la fine di fobos il moto proprio delle stelle le onde diventano bianche quando colpiscono la spiaggia Crispin Best traduzione di Nino Muzzi |
Augustine's vision Many years later, while contemplating beauty as order, he would think of them: gamecocks sharpening their claws for a scrap, and how he simply had to watch them while on his way to be baptized and confess, accept the glory of God in all things, himself a creature of sin. As he stood watching, he knew he courted error, the beauty of a thing in and of itself not always the same as God's invisible plan, the gamecocks and their darting, skilful parries, the exultant crowing, bodies taut with power, soon whipping the crowd into a drunken frenzy. "For what horizon do eyes of love not scan, hoping for a hint of reason's beautiful scheme," he later wrote, thinking of colorful birds pitched in battle, pure animal action without mind - limp wings and carriage, a croak gone awry, all of it fitting nature's set way. Though this was years before he lay on his deathbed, Hippo surrounded, the Vandal hordes approaching, as Augustine lamented his sins, thinking of gamecocks, their beaks and talons bloodied, no doubt convinced a higher mind worked through them, ordering all things, as the saint continued weeping inside his narrow cell. Peter Filkins | La visione di Agostino Molti anni più tardi, meditando sulla bellezza come ordine, avrebbe pensato a loro, ai galli da combattimento che arrotavano le unghie per la baruffa e come lui li vide durante il suo cammino per ricevere il battesimo e accettare la gloria di Dio in ogni cosa, riconoscendo se stesso come una creatura del peccato. Mentre guardava si accorse che stava inseguendo l'errore, la bellezza di una cosa in sé e per sé stessa non sempre corrisponde al piano imperscrutabile di Dio, quei galli da combattimento con la loro rapidità, le parate di destrezza, gli esaltati chicchirichì, i corpi tesi di potenza, subito eccitati dalla folla verso una frenesia ubriaca. "Fino a quale orizzonte non arrivano gli occhi dell'amore, sperando in un accenno di schema razionale della bellezza" come scrisse più tardi, col pensiero a quei volatili colorati lanciati nella battaglia, pura azione animalesca senza mente - flaccide ali e trasporto, uno sbieco gracidio, e tutto questo inserito nel corso naturale delle cose. Malgrado fossero gli anni prima che giacesse sul letto di morte, con Ippona assediata e le orde dei Vandali vicine, quando Agostino si accusava dei propri peccati, pensava ai galli con li becco e gli artigli sanguinanti, convinto senza dubbio che una mente superiore vi lavorasse dentro, ordinando tutto, e il Santo continuava a piangere dentro la sua celletta. Peter Filkins traduzione di Nino Muzzi |
El amor
| L'amore Le parole son barche e si perdono così, di bocca in bocca, come di nebbia in nebbia. Portan le loro merci tramite dialoghi senza trovare un porto, la notte che le trattenga come un'ancora. Devono abituarsi a invecchiare e viver con la pazienza della materia consumata dalle onde, andar logorandosi, danneggiarsi lentamente, finché nella stiva ordinaria penetri il mare e l'affondi. Perché la vita entra nelle parole come il mar nella barca, copre di tempo il nome delle cose e porta alla radice di un aggettivo il cielo di una data, il balcone di una casa, la luce di una città riflessa in un fiume. Per questo, nebbia a nebbia, quando l'amore invade le parole, bussa alle pareti, v'incide i segni di una storia personale e lascia nel passato dei dizionari sensazioni di freddo e di calore, notti che son la notte, mari che sono il mare, passeggi solitari lunghi come una frase e treni bloccati e canzoni. Se l'amor, come tutto,è questione di parole, accostarmi al tuo corpo fu creare un idioma. Luis Garcia Montero traduzione di Nino Muzzi
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Ohne Überschrift ...
| Senza titolo… Vieni, chiuditi alle spalle la porta. Fu pesante il giorno. Non farlo entrare. Lascia la pioggia giù scendere assorta, siamo in due. Cosa ci può capitare? Che altri bramino la luce stellare. Già di un lume di lampada son lieta. - Credi dunque non possa rispettare, nessuna distanza la parola data? Ti fece male? L'autunno ci ha cambiato? Stanno sfiorendo col tempo i nostri sogni e ci appaghiamo della realtà di fatto, se onestamente avanziamo negli anni. …Che silenzio! La sveglia ticchetta soltanto se tacciamo. Alla finestra mormora piano un sol albero. E nel cortile, ascolti attento, l'eco di chi esegue Chopin sul violino. No, che sciocchezze! Mi è venuta così. (Non c'è ricaduta nel romantico, già ti sento!) È senz'altro quell'orchestra da strapazzo lì nel Grandhotel Atlantic che si trova accanto. Ah, andavi solo da parete a parete a passi nervosi. E io lì abbandonata. Se i due in me non riattaccassero una lite, ora tacerei e mi sarei riavvicinata. Così la sera ci passa ancora accanto. Un bimbo può dire:"Non voglio più farlo!" Di questa poca vita sono stanca tanto e il riposo non so come trovarlo… Mascha Kaléko traduzione di Nino Muzzi
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Histoire
Hommage | Storia Parole perdute mi attraversavano la camera. Prendevo per anima la svolta di una stagione. (Talvolta i ruscelli bruciano in fondo al sonno e tutta la vita è una foresta senza foglie). Ci furono storie, laggiù. Calloni alzati fra due mondi. Autunni di ceri, primavere di velluto. Si cantarono gl'inni sotto i lecci in riva a fiumi antichi dai nomi fuori moda. Certi fanciulli credettero che già cambiasse il secolo. Le litanie da cani, e i vicini folli. Una razza in ogni strada, ogni casa, con le loro lingue morenti che sbandieravano. O musica! Avremmo potuto impararle tendendo l'orecchio e il cuore, al di là delle vetrate e del vento divenuto nostro fratello nell'emozione, nell'esercizio di sfiorarci per vivere meglio. Pierre Nepveu Traduzione di Nino Muzzi
Omaggio |
Sachliche Romanze Als sie einander acht Jahre kannten (und man darf sagen: sie kannten sich gut), kam ihre Liebe plötzlich abhanden. Wie andern Leuten ein Stock oder Hut. Sie waren traurig, betrugen sich heiter, versuchten Küsse, als ob nichts sei, und sahen sich an und wußten nicht weiter. Da weinte sie schließlich. Und er stand dabei. Vom Fenster aus konnte man Schiffen winken. Er sagte, es wäre schon Viertel nach Vier und Zeit, irgendwo Kaffee zu trinken. Nebenan übte ein Mensch Klavier. Sie gingen ins kleinste Cafe am Ort und rührten in ihren Tassen. Am Abend saßen sie immer noch dort. Sie saßen allein, und sie sprachen kein Wort und konnten es einfach nicht fassen. Erich Kästner
| Romanza realistica Otto anni insieme avevano vissuto (e diciamo che si conoscevan bene), il loro amore l'avevano perduto. Come altri perdono cappello o bastone. Erano tristi, e si mostravan contenti, azzardavano baci, così come niente, e si guardavan senza sapere andare avanti. Lei pianse alla fine, con lui lì presente. Dalla finestra si potevan salutare le barche. Lui disse son le quattro intanto, il tempo di andare in un locale a bere. Un pianoforte suonava lì accanto. Andarono al caffè più piccolo che c'era a girare il cucchiaino nelle tazze. Stettero ancora là seduti fino a sera. Seduti soli, senza sapere cosa dire, semplicemente non riuscivano a capire. Erich Kästner Traduzione di Nino Muzzi
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Snow Story If I had one wish it would be to have been born two or three hundred years earlier in Japan. I'd adopt a new name: Banana Tree or Blue Ink Pot, or even Cup of Tea and talk to crickets and swallows knowing that the Milky Way was reflected in their eyes, too. I might take to the road, the one to the Deep North or live in seclusion complaining of too many visitors. I would study how a tree stands for itself and nothing else and try to learn from it. I'd teach important things like ideograms, meaning "polite frog" or "snail climbing Mount Fuji" and on my wanderings fix my broken sandal thongs or tears in my knapsack, listening to the small songs of the insects. At the end of my life I might find myself alone living in a grain store with snow falling through holes in the roof. Eva Bourke | Il racconto della neve Se dovessi esprimere un desiderio sarei voluta nascere due o tre secoli prima in Giappone. Adotterei un nuovo nome: Palma da banane o Calamaio Blu o addirittura Tazza da The e parlerei ai grilli e alle rondini sapendo che la via lattea si riflette anche nei loro occhi. Potrei andare in vagabondaggio verso il profondo Nord o vivere appartata lamentando le troppe visite. Potrei indagare su come un albero stia in piedi da solo e nient'altro cercando d'imparare da lui. Potrei insegnare cose importanti come gl'ideogrammi di "cortese ranocchio" o "lumache che scalano il Fujiyama" e riparare nei miei vagabondaggi i cinturini dei sandali o gli strappi del mio zaino, ascoltando il lieve brusio degl' insetti. Alla fine della vita vorrei trovarmi sola con me stessa e vivere in un granaio con la neve che cade dai buchi del tetto. Eva Bourke traduzione di Nino Muzzi |
Aimless love
I wait for the holiday crowd to clear the beach | Amore senza scopo Stamani mentre passeggiavo in riva al lago, mi sono innamorato di uno scricciolo e più tardi in giornata di un topino che il gatto aveva lasciato sotto il tavolo da pranzo. Fra le ombre di una sera d’autunno, m’innamorai di una sartina silenziosa alla macchina per cucire sotto la finestra di una sartoria e più tardi di una scodella di brodo ne saliva un vapore come fumo da una battaglia navale. Questa è la miglior forma d’amore, pensavo, senza ricompensa, senza regali, o brutte parole, senza sospetti, o silenzi al telefono. L’amore per una castagna, il berretto a sghimbescio e una mano al volante. Niente frenesie, niente porte sbattute – l’amore per un arancino bonsai, per la camicia bianca pulita o per una doccia calda la sera, per la sopraelevata che taglia la Florida. Niente attesa, niente irritazione o rancore – solo una fitta di tanto in tanto per lo scricciolo che ha fatto il nido sopra un ramo che si sporge sull’acqua e per il topolino morto sempre avvolto nel suo abitino grigio. Ma il mio cuore sta sempre posato sul cavalletto in un campo, pronto alla prossima frecciata. Dopo aver portato il topo per la codina sopra un mucchio di fronde nel bosco, mi son ritrovato in piedi al lavandino del bagno a guardare giù con affetto la saponetta, così paziente e solubile, così a casa nel suo portasapone verdolino. Avrei potuto innamorarmi di nuovo appena l’ho sentita girare fra le mie mani e ho percepito quell’odore di lavanda e di pietra. Billy Collins traduzione di Nino Muzzi
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A Saint-Lazare
| A Saint-Lazare È dalla prigione che ti scrivo, pover' Ippolito, Ieri non so cosa mi ha preso, in parlatorio; son malattie che non si vedono quando dichiari, comunque oggi mi trovo qui a Saint-Lazare! Ma in questo tempo, vecchio cane, tu che farai? Non posso mandar niente di niente, è la miseria. Qui sono tutti degli spiantati, la grana è rara; ci vuol tre mesi a fare un soldo a Saint-Lazare. Certo, a saperti così in bolletta mi vien la bile!... Saresti capace di fare un colpaccio, mi fa star male. Sei troppo fiero per raccattare cicche di sigaro per tutto il tempo che passerò qui a Saint-Lazare. Vai a trovare la gran Nanà, dì che la imploro di soldi in prestito che al mio rilascio le renderò. Ma niente chiacchiere soprattutto mentre mi spasso e bevo questi medicamenti a Saint-Lazare. E poi, lupetto, non bere troppo, sai, ti fa danno, e quando bevi un po' di sciroppo ti parte il pugno; se, una sera, in una baruffa ti fai ingabbiare, non c'è più chi viene a trovarmi a Saint-Lazare. Chiudo la lettera e t'abbraccio. Addio, mio uomo, seppur non fai tante carezze ti adoro come amavo il buon Dio come un papà, da piccoletta e a comunicarmi andavo a Saint'-Marguerite. Aristide Bruant traduzione di Nino Muzzi
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Gabriel Péri Un homme est mort qui n’avait pour défense Que ses bras ouverts à la vie Un homme est mort qui n’avait d’autre route Que celle où l’on hait les fusils Un homme est mort qui continue la lutte Contre la mort contre l’oubli Car tout ce qu’il voulait Nous le voulions aussi Nous le voulons aujourd’hui Que le bonheur soit la lumière Au fond des yeux au fond du cœur Et la justice sur la terre Il y a des mots qui font vivre Et ce sont des mots innocents Le mot chaleur le mot confiance Amour justice et le mot liberté Le mot enfant et le mot gentillesse Et certains noms de fleurs et certains noms de fruits Le mot courage et le mot découvrir Et le mot frère et le mot camarade Et certains noms de pays de villages Et certains noms de femmes et d’amies Ajoutons-y Péri Péri est mort pour ce qui nous fait vivre Tutoyons-le sa poitrine est trouée Mais grâce à lui nous nous connaissons mieux Tutoyons-nous son espoir est vivant. Paul Éluard | Gabriel Péri Un uomo è morto e aveva per difesa solo le braccia aperte alla vita un uomo è morto, non aveva altra via che quella dove si odiano i fucili un uomo è morto e continua la lotta contro la morte contro l’oblio perché quello che voleva anche noi l’abbiam voluto noi lo vogliamo oggi che la gioia sia la luce in fondo agli occhi in fondo al cuore e la giustizia sulla terra ci son parole che fanno vivere e sono parole innocenti la parola calore la parola fiducia amore giustizia e la parola libertà la parola bambino e la parola gentilezza e certi nomi di fiori e certi nomi di frutti la parola coraggio e la parola scoperta e la parola fratello e la parola compagno e certi nomi di Paesi di villaggi e certi nomi di donne e di amiche aggiungiamo a questi Péri Péri est morto per ciò che ci fa vivere diamogli del tu gli hanno forato il petto ma grazie a lui ci conosciamo meglio diamoci del tu la sua speranza è viva. Paul Éluard traduzione di Nino Muzzi |
Under der linden an der heide, dâ unser zweier bette was, dâ muget ir vinden schône beide gebrochen bluomen unde gras. Vor dem walde in einem tal, tandaradei, schône sanc diu nahtegal. Ich kam gegangen zuo der ouwe, dô was mîn friedel komen ê. Dâ wart ich enpfangen – hêre frouwe! – , daz ich bin saelic iemer mê. Kust er mich? – wol tûsentstunt! tandaradei, seht, wie rôt mir ist der munt! Dô het er gemachet alsô rîche von bluomen eine bettestat. Des wirt noch gelachet inneclîche, kumt iemen an daz selbe pfat. Bî den rôsen er wol mac, tandaradei, merken wâ mirz houbet lac. Daz er bî mir laege, wessez iemen – nu enwelle got! – sô schamt ich mich. Wes er mit mir pflaege, niemer niemen bevinde daz, wan er und ich – und ein kleinez vogellîn, tandaradei, daz mac wol getriuwe sîn. Walther von der Vogelweide | Sotto il tiglio nella brughiera dov’era il nostro doppio giaciglio là se volete potete trovare belli entrambi spezzati giori ed erbetta. Dinanzi al bosco in una valle tandaradai, dolce cantava un usignolo. Io giunsi a piedi fino a quel prato dove il mio amico era già arivato. Là venni accolta come una dama! tal che ne godo sempre di più. Se mi ha baciato? – mille e mille volte! tandaradai, guardate la mia bocca com’è rossa! Là lui aveva preparato un giaciglio tanto ricco di fiori. Riderà poi di cuore chi passa da quel sentiero. Dalle rose potrà certo notare, tandaradai, dov’era poggiata la mia testa. Che lui abbia giaciuto con me, se qualcuno lo sapesse -Dio non voglia!- me ne vergognerei. Cosa lui abbia fatto con me, nessuno lo saprà mai, se non lui ed io, ed un piccolo uccellino, tandaradai, che certamente non lo dirà. Walther von der Vogelweide traduzione di Nino Muzzi |
El eco de los astros El eco de los astros mece el mar de los sentidos. En su melado cáliz recoge el sueño del espacio la rosa del corazón. El trasluz del sonido deshace en luz su pulso mortal y despliega a los orbes su clausura en pos del instante suspenso: el vacío emboscado en el negro oleaje de la noche o el alma que sostiene el universo. Clara Janés [Las nubes ceden a estrellas] | L'eco degli astri L'eco degli astri culla il mare dei sensi. Nel suo calice di miele raccoglie il sogno dello spazio la rosa del cuore. Il traslucido suono disfa in luce il suo mortale pulsare e apre alle orbite la sua chiusura attraverso l'istante sospeso: il vuoto imboscato nel nero ondeggiar della notte o l'anima che sostiene l'universo. Clara Janés traduzione di Nino Muzzi
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El Libro, tras la duna I Ahora, en la mañana oscura del desceñido octubre, en que, umbroso y en calma, yace el mar entregado a la pura aquiescencia del cielo, al deslizarse de las nubes blancas que un gris ya casi mineral golpea, marmóreo, dilatado, ahora, mientras el tiempo gira a punto de ser siempre alumbramiento, sin dar a luz más que el instante cierto y siempre tembloroso, y damos vueltas en su vientre ciego, y entrega solamente un puñado de arena que vemos escurrirse entre las manos, mientras un niño juega, después de echar los dados, ahora, sólo ahora, el comienzo comienza. Andrés Sánchez Robayna | Il libro, oltre la duna I Adesso, nell'oscura mattinata del discinto ottobre, in cui, ombroso e calmo, il mare si distende devoto alla pura acquiescenza del cielo, allo scivolar delle nuvole bianche che urta un grigio quasi minerale, marmoreo, dilatato, adesso, mentre il tempo gira al punto di essere sempre creazione, senza dar alla luce più che l'istante certo e sempre tremulo, e ci voltiamo nel suo ventre cieco e ne sorte soltanto un pugnetto di sabbia che vediamo sfuggirci fra le mani, mentre un bambino gioca, dopo il lancio dei dadi, adesso, solo adesso, inizia l'inizio. Andrés Sánchez Robayna traduzione di Nino Muzzi |
Vitral de sombras la sombra fugitiva que en el mismo esplendor se desvanece. Sor Juana Inés de la Cruz 1 En el abandono de su sueño ¿vio la sombra aparecer la luz primaria como fosforescencia remota? 2 ¿De la fatiga de la luz por el peso incesante de su propia luz, brotó la sombra bañada de inocencia? 3 La luz es símil de la sombra sin tiempo, sin distancia en el silencio. 4 El tiempo se hace luz En su ritmo sin pausas. 5 El espacio fue la luz Sin conocer las sombras. 6 El silencio se convierte en luz desde su profundidad sin sombras. 7 Antes del soplo natural de la palabra, fue la luz grafismo y voz para la urgencia de metáforas. 8 Ausentes los versículos la música, el poema, antigüedad de un universo sin luz, la sombra fue un cuerpo sediento de miradas. 9 ¿ Dónde hallan los sentidos el infortunio total de la muerte si después de esa sombra, como el amor, la mirada ensancha su razón vibra y se hace luz? Gilberto Castellanos | Vetrata di ombra di quell'ombra fuggitiva che nell'atto di splendere svanisce. Suor Juana Inès de la Cruz 1 Nell'abbandono del suo sogno vide l'ombra apparir la prima luce come fosforescenza remota ? 2 Dalla fatica della luce per il peso incessante della sua stessa luce, sbocciò l'ombra bagnata d'innocenza? 3 La luce è simile all'ombra senza tempo, senza distanza nel silenzio. 4 Il tempo si fa luce nel suo ritmo senza pause. 5 Lo spazio fu la luce senza cognizione dell'ombra. 6 Il silenzio si converte in luce dalla sua profondità senza ombre. 7 Prima del soffio naturale delle parole, la luce fu segno e voce per l'urgenza delle metafore. 8 Assenti i versi la musica, la poesia, antichità di un universo senza luce, l'ombra era un corpo assetato di sguardi. 9 Dove trovano i sensi l'assoluta sciagura della morte se dopo quest'ombra, come l'amore, lo sguardo, allarga la sua ragione vibra e si fa luce Gilberto Castellanos traduzione di Nino Muzzi |
Ante la ausencia Divino dueño mío, si al tiempo de partirme tiene mi amante pecho alientos de quejarse, oye mis penas, mira mis males. Aliéntese el dolor, si puede lamentarse, y a la vista de perderte mi corazón exhale llanto a la tierra, quejas al aire. Apenas tus favores quisieron coronarme, dichoso más que todos, felices como nadie, cuando los gustos fueron pesares. Sin duda el ser dichoso es la culpa más grave, pues mi fortuna adversa dispone que la pague con que a mis ojos tus luces falten, ¡Ay, dura ley de ausencia! ¿quién podrá derogarte, si a donde yo no quiero me llevas, sin llevarme, con alma muerta, vivo cadáver? ¿Será de tus favores sólo el corazón cárcel por ser aun el silencio si quiero que los guarde, custodio indigno, sigilo frágil? Y puesto que me ausento, por el último vale te prometo rendido mi amor y fe constante, siempre quererte, nunca olvidarte Sor Juana Inés de la Cruz
| In assenza Divino mio signore, se all'ora dell'addio resta al mio cuore amante fiato per lamentarsi, ascolta le mie pene, volgi l'occhio ai miei mali. Prenda fiato il dolore, se posso lamentarmi, e al pensiero di perderti che dal mio cuore esali pianto sulla terra, lamento nell'aria. Subito i tuoi favori vollero coronarmi, beato più di tutti, felice come nessuno, quando i piaceri furono rimpianti. Certo l'esser beato è la colpa più grave, poi la mia avversa sorte dispone che la espii sì che ai miei occhi manchin le tue luci, Ahi! Dura legge dell'assenza! Chi potrà mai sfuggirti, se dove io non voglio mi porti, senza portarmi, con l'anima morta, io, cadavere vivo? Sarà dei tuoi favori solo il cuore custode restando anche in silenzio se voglio conservarli, indegna custodia, fragile sigillo? E posto che mi assenti per un ultimo addio ti prometto di offrirti amore e fe' costante, desiderarti sempre, mai dimenticarti. Sor Juana Inés de la Cruz traduzione di Nino Muzzi
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Meine Nachtigall Meine Mutter war einmal ein Reh Die goldbraunen Augen die Anmut blieben ihr aus der Rehzeit Hier war sie halb Engel halb Mensch- die Mitte war Mutter Als ich sie fragte was sie gern geworden wäre sagte sie: eine Nachtigall Jetzt ist sie eine Nachtigall Nacht um Nacht höre ich sie im Garten meines schlaflosen Traumes Sie singt das Zion der Ahnen sie singt das alte Österreich sie singt die Berge und Buchenwälder der Bukowina Wiegenlieder singt mir Nacht um Nacht meine Nachtigall im Garten meines schlaflosen Traumes Rose Ausländer | Il mio usignolo Una volta mia madre era una cerva gli occhi bruno-dorati l'avvenenza le rimasero da quel tempo di cerbiatta Qui lei era mezz'angelo e mezza donna - il centro era mia madre quando le chiedevo cosa avesse voluto diventare lei rispondeva: un usignolo Adesso è un usignolo notte dopo notte io la sento nel giardino del mio sogno insonne Lei canta la Sion degli avi lei canta la vecchia Austria lei canta i boschi e le faggete della Bukovina Ninne nanne mi canta notte dopo notte il mio usignolo nel giardino del mio sogno insonne Rose Ausländer traduzione di Nino Muzzi |
je préfère les poèmes il arrive que le poème m'effraie | preferisco le poesie preferisco le poesie di parole quasi mute alle chiacchiere di certi altri troppo convinti della propria e indiscutibile giustezza preferisco la poesia equilibrista malgrado la possibile caduta più o meno sicura per il funambulo pacioccone e beato perché la poesia è una fune spesso molto spesso mal tesa. Normand de Bellefeuille traduzione di Nino Muzzi
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[Si j'oublie ce que dire veut...] [Si j'avais un violon pour
vibrer...] | Se dimentico quel che voglia dire… Se dimentico quel che voglia dire se cerco di toccare senza scrivere come una doppia poesia parallela alla vita Se cerco di acchiappare delle cose invisibili ad occhio nudo mentre scrivere mi permette di amare mi manda per strada a cogliere sorrisi o a chiamar capre che non ci sono, un po' pazzerella allora sento che qualcuno si occupa di farmi accedere a un rito e che qualcosa cuoce sotto di me Dorothée Volut traduzione di Nino Muzzi
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Le soir descend, porteur de paix et d'amertume; le sang bat dans les veines au rythme ralenti De la fin de journée; les corps sont abrutis, Demain matin le ciel se couvrira de brume. Un air calme et cuivré circule entre les corps Qui se recouvrent d'huile et sourient à la mort, Programmés dans leurs gènes et dans leurs habitudes; Un cerf-volant hésite, ivre de solitude. Le soir s'immobilise, le cerf-volant retombe; L'enfant est devant lui, il contemple la tombe Dans les bâtons brisés, les restes de voilure, Dans la parfaite indifférence de la nature. L'enfant fixe le sol et son âme s'épure; Il faudrait un grand vent qui disperse le sable, L'océan redondant, l'huile et la chair minables; Il faudrait un vent fort, un vent inexorable. Michel Houellebecq
Un mélange d'humains monstrueux et sans nombre | Scende la sera e porta pace e malinconia; il sangue nelle vene pulsa a ritmi placati dal dì morente; i corpi si sono degradati, domani all'alba il cielo si coprirà di foschia. Un'aria calma e bronzea circola fra i corpi che si coprono di olio e ridono alla morte. Programmati nei geni e nell'abitudine; esita un aquilone, ebbro di solitudine. La sera resta immobile, l'aquilone strapiomba; gli sta dinanzi il bimbo, ne contempla la tomba fra i bastoni spezzati, i resti di telatura, nella perfetta indifferenza della natura. Fissa il suolo il bambino e l'anima è serena; ci vorrebbe un gran vento a disperdere rena, oceano ridondante, olio e carne sgradevole; ci vorrebbe un gran vento, un vento inesorabile. Michel Houellebecq traduzione di Nino Muzzi
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Tabla de aire Consideremos que la imaginación fuera una invención como lo es, que esta gran casa de aire llamada Tierra fuera una invención, que este espejo quebradizo y salobre ideado a nuestra imagen y semejanza llegara más lejos y fuera la invención de la invención, que mi madre muerta y sagrada fuera una invención rodeada de lirios, que cuanta agua anda en los océanos y discurre secreta desde la honda y bellísima materia vertiente fuera una invención, que la respiración más que soga y asfixia fuera una invención, que el cine y todas las estrellas, que la música, que el coraje y el martirio, que la Revolución fuera una invención, que esta misma tabla de aire en la que escribo no fuera sino invención y escribiera sola estas palabras. Gonzalo Rojas | Tavolo di luce Mettiamo che l'immaginazione sia una invenzione quale lo è, che questa gran casa di aria chiamata Terra sia un'invenzione, che questo specchio fragile e salmastro ideato a nostra immagine e somiglianza vada oltre e sia l'invenzione dell'invenzione, che mia madre morta e consacrata sia un'invenzione redimita di gigli, che tutta l'acqua che corre fino agli oceani e si libera segreta dalla profonda e bellissima materia multiforme sia un'invenzione, che la respirazione più che nodo alla gola e soffocamento sia un'invenzione, che il cinema e tutte le stelle, che la musica, che il coraggio e il martirio, che la Rivoluzione sia un'invenzione, che questo stesso tavolo di aria su cui scrivo non sia che invenzione e che scriva da solo questa parole. Gonzalo Rojas traduzione di Nino Muzzi |
Der Unnütze Schon lange sollte ich den Thujabaum vor meinem Fenster fällen alle, die von Gärten was verstehen raten mir's er ist zu schnell gewachsen seinerzeit und ragt nun alt und viel zu schütter bis zum zweiten Stock frißt Licht und Boden aber dient zu nichts. Jetzt sitzt ein Star auf einem seiner Äste putzt die Federn schlägt dann seine Flügel und singt den Morgen ein der müßte sonst woanders sitzen denk ich und es freut mich daß er ausgerechnet hier die Flügel schlägt und singt auf diesem ausgedörrten Ast der leise schwankt an einem Baum der gar nichts nützt. Franz Hohler | L'inutile È tanto ormai che avrei dovuto tagliare la tuia qui davanti alla finestra tutti quelli che se ne intendono di giardini me lo consigliano è cresciuta troppo in fretta all'epoca e ora svetta vecchia e troppo gracile fino al secondo piano mangia luce e terreno e non serve a niente ora uno storno sta posato su uno dei suoi rami si pulisce le penne poi scuote le ali e annuncia il mattino dovrebbe stare da qualche altra parte penso e mi rallegro che proprio qui lui scuota le sue ali e canti su questo ramo secco che oscilla leggero appeso a un albero che non serve proprio a niente. Franz Hohler traduzione di Nino Muzzi |
der unterschied der unterschied zwischen einem stein und einem hund scheint für menschen gewaltig zu sein. bewegung und wachstum fortpflanzung und entwicklung stoffwechsel und reizbarkeit die merkmale alles lebendigen: die ehernen sechs. in allen schulen dieser welt werden sie gelehrt. sie vollständig zu nennen, und zu begründen warum eine kerzenflamme nicht lebt obwohl sie im wind flackert wird immer belohnt. 10-jährige hören auf mit steinen zu reden zu reden, mit ihren stofftieren und stöcken. ihre gehirne verändern sich, unmerklich von komplexeren, verzweigten galaxien zu einfachen datenautobahnen die nur noch im kreis fahren. äußerlich wachsen unsere schädel einschließlich ihrer zerfurchten füllung aber es sind nur die raststätten, die wachsen nicht die straßen. nur die raststätten wachsen zu immer größeren löchern heran, um in sich tausendschaften zu versammeln. alle raststätten aller gehirne sind restlos überfüllt. in jedem quadratmillimeter lungern reisende millionen ausgewachsene müde gestalten kinderzimmerträumende krüppel. Carl-Christian Elze | la differenza la differenza fra una pietra e un cane per gli uomini sembra enorme. movimento e crescita riproduzione e sviluppo metabolismo e reattività i contrassegni di ogni vivente: i ferrei sei. in tutte le scuole del mondo vengono insegnati. vien sempre lodato chi li elenca tutti e spiega perché una fiamma di candela non vive anche se tremola nel vento. a dieci anni si cessa di dialogare con le pietre di dialogare con i propri animali di pezza e coi bastoni. i cervelli si trasformano, impercettibilmente da più complesse, ramificate galassie a semplificate autostrade di dati che viaggiano solo in cerchio. esternamente crescono i nostri crani compresi i loro riempimenti pieni di volute ma si tratta solo di posti di ristoro, non crescono le strade. crescono solo i posti di ristoro con i loro spazi vuoti sempre più grandi per raccogliere in sé le migliaia. tutti i posti di ristoro di tutti i cervelli sono pieni zeppi. In ogni millimetro quadrato oziano viaggiatori, stanche figure cresciute fino a milioni, storpi che sognano una culla. Carl-Christian Elze traduzione di Nino Muzzi |
Schulkinder Die Kriegsfackel flackerte durchs Land mit Bränden, warf Ängste in die Menschen, Soldaten löschten daran und hielten sie mit Mühe niedrig. Buchstaben sollten wir nicht lernen, -Handgranatenwurf! hörten wir Kinder. Wir sollten nicht Lieder singen zu Gärten, - im Kampfschritt gehen und schrein zum Tod der Feinde, hieß es. Wir sollten nicht für uns die Kühe hüten, sondern für die Männer an den Fronten. Wir sollten an den Füßen Leder sparen, für ihre Stiefel sei es besser und förderlicher angewendet, und kürzen sollte man den Stoff für Kleider, wir sollten schon mit sechzehn Jahren wie Zwanzigjährige an Fronten stehn, an feuernden Kanonen. So war ich Schulkind. Ich senke meinen Kopf. Johannes Kühn
| Scolaretti La fiaccola della guerra seminava incendi nel Paese, gettava la paura fra gli uomini, li venivano a spengere i soldati e li tenevano a bada con fatica. Non si doveva imparare a sillabare, -Lancio di granate! sentivamo dire noi bambini. Non dovevamo ascoltare canti nei giardini, allora si diceva: -Al passo di marcia avanziamo gridando morte al nemico. Non per noi dovevamo allevare le mucche, ma per gli uomini al fronte. Per i piedi dovevamo risparmiare il cuoio, molto meglio era usarlo per i loro stivali, era un'esigenza, e la stoffa per i vestiti si doveva accorciare e a sedici anni dovevamo stare al fronte come dei ventenni, sparando col cannone. Fu questo il mio tempo di scolaro. Abbasso la testa. Johannes Kühn traduzione di Nino Muzzi
Sui chiari stagni
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Tabula rasa
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Tabula rasa I E adesso cosa ? Niente ci aiuterà del vecchio mondo né la vecchia illusione, néppure l'antico balbettio delle preghiere: Giobbe nudo, forse, sul mucchio di letame conobbe la parola di oggi II Passati da mutismo opaco e smarrimento -decostruiti perduti gettati nell'innominabile, noi gridiamo! verso nessuno (eppure da dentro - dal culmine del disfacimento - oscura e in un vagito spunterebbe una voce verticale di una dolcezza di una violenza tali che non si sente) III Spunterebbe una voce come una mano come una foglia come un corpo di chiarità o l'abisso -verso chi? verso cosa se non verso quel che ricomincia dal culmine del disfacimento, ciò che da niente ricrea un'alba Sylviane Dupuis traduzione di Nino Muzzi
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Le chant des feuilles mortes Des matinées viendront et des après-midi on m'aura fermé des portes sous prétexte de m'en ouvrir d'autres des feuilles mortes tomberont dans mon assiette pour me tenir tête bien vivantes pourtant elles font le lien entre le vert et le sec ou plutôt entre la lumière et l'ombre on parlera de tout et de rien moi les coudes sur la table et l'on viendra nous écouter derrière la porte. Alexandre Voisard | Il canto delle foglie morte Arriveranno dei mattini e dei pomeriggi mi avranno chiuso le porte col pretesto di aprirmene altre foglie morte cadranno nel mio piatto per tenermi testa ben vive eppure son l'unione fra verde e secco o meglio fra luce e ombra si parlerà di tutto e di niente io con i gomiti sulla tavola e verranno ad ascoltarci da dietro la porta. Alexandre Voisard traduzione di Nino Muzzi |
A Calendar of Hares for Valerie Gillies 1. At the raw end of winter the mountain is half snow, half dun grass. Only when snow moves does it become a hare. 2. If you can catch a hare and look into its eye, you will see the whole world. 3. That day in March watching two hares boxing at the field's edge, she felt the child quicken. 4. It is certain Midas never saw a hare or he would not have lusted after gold. 5. When the buzzard wheels like a slow kite overhead the hare pays out the string. 6. The man who tells you he has thought of everything has forgotten the hare. 7. The hare's form, warm yet empty. Stumbling upon it, he felt his heart lurch and race beneath his ribs. 8. Beset by fears, she became the hare who hears the mowers' voices growing louder. 9. Light as the moon's path over the sea, the run of the hare over the land. 10. The birchwood a dapple of fallen gold: a carved hare lies in a Pictish hoard. 11. Waking to the cry of a hare she ran and found the child sleeping. 12. November stiffens into December: hare and grass have grown a thick coat of frost. Anna Crowe | Un calendario della lepre per Valerie Gillies 1 Verso la cruda fine dell'inverno la montagna è metà neve, metà pallida erba. Solo quando la neve si smuove si trasforma in lepre. 2 Se puoi catturare una lepre e guardarla negli occhi, vedrai l'intero mondo. 3 Quel giorno in marzo guardando boxare due lepri sul ciglio del campo, lei sentì il bimbo muoversi. 4 Una cosa è certa: Mida non vide mai una lepre sennò non avrebbe agognato l'oro. 5 Quando gira l'avvoltoio come un lento aquilone sopra la testa la lepre cede la corda. 6 L'uomo che ti racconta di aver pensato a ogni cosa ha dimenticato la lepre. 7 Il covo della lepre, caldo eppure vuoto. Incespicandoci, lui sentì il suo cuore balzare e precipitare sotto il costato. 8 Assediata da timori, lei divenne la lepre che sente le vocine del tosaerba diventare più forti. 9 Leggera come un raggio di luna sul mare, la corsa della lepre sul campo. 10 Il bosco di betulle una chiazza di foglie d'oro cadute: una lepre intagliata giace in una raccolta pittica. 11 Risvegliandosi al grido di una lepre si precipitò e trovò il bimbo addormentato. 12 Novembre s'irrigidisce nel dicembre: lepre ed erba hanno messo uno spesso manto di ghiaccio. Anna Crowe traduzione di Nino Muzzi |
Aix-en-Provence Derrière ses persiennes closes, rue Clémenceau, voilà soixante ans, Blaise Cendrars ne disait mot dans l'attente de l'aurore, écoutant la cadence du chemin de fer en gare d'Aix-en-Provence : tacatac-tacatac-tacatac-tacatac, qui haletait, sifflait, crachait, fumait, à la manière du Transsibérien, et il posait en rêve le bulbe d'or de Saint Basile sur la cathédrale où Le Buisson Ardent devenait une icône. Aux " Deux Garçons ", j'ai entendu que la ville, jadis, avait refusé le train. Galéjade sans doute marseillaise. Frédéric James Temple | Aix-en-Provence Dietro le sue persiane chiuse, in rue Clémenceau, sessant'anni fa, Blaise Cendrars non profferiva motto nell'attesa dell'aurora, ascoltando la cadenza della ferrovia nella stazione di Aix-en-Provence: tacatac-tacatac-tacatac-tacatac, che ansimava, fischiava, scaracchiava, fumava, alla maniera della Transiberiana, e lui poggiava in sogno il bulbo d'oro del San Basilio sulla cattedrale dove Il Roveto Ardente diventava icona. Ai "Deux Garçons", ho sentito dire che la città, un tempo, aveva rifiutato il treno. Fanfaronata senza dubbio alla marsigliese. Frédéric James Temple traduzione di Nino Muzzi |
Le pardon des villes enfin d'après-midi Le pardon des villes enfin d'après-midi dans l'émoi des foules recomposées l'heure est venue de cheminer ensemble sous les palmes effondrées d'un temps qui se dégage humanité recueillie dans une même poussière forêt juvénile et cependant rompue qui s'en ira sous des plafonds de banlieue dans la continuité des réverbères et des patios décrépits le sable s'accumule sur le bois dur des galeries le passé ramène son scalp battant aux fenêtres l'automne ne cessera jamais de nous reprendre avec des chevaux noirs piaffant au soleil des tanks ruisselants et des poèmes verrouillés primitive respiration d'un amour acharné Rachel Leclerc
| Il perdono delle città in fine di pomeriggio Il perdono delle città in fine pomeriggio nell'agitazione delle folle ricomposte l'ora è giunta di camminare insieme sotto le palme sciolte di un tempo che si sblocca umanità raccolta in una stessa polvere foresta giovanile e tuttavia spezzata che se n'andrà sotto tettoie di periferia nella continuità dei riverberi e dei cortili decrepiti la sabbia si accumula sul legno duro delle gallerie il passato riporta il suo scalpo battendo alle finestre l'autunno non cesserà mai di riprenderci con i cavalli neri che scalpitano al sole cisterne sgocciolanti e poesie sotto chiave respirazione primitiva di un amore spietato. Rachel Leclerc traduzione di Nino Muzzi
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Je mourrai d'un cancer de la colonne vertébrale | Morrò di un cancro alla colonna vertebrale Morrò di un cancro alla colonna vertebrale accadrà in una sera atroce chiara, calda, profumata, sensuale morrò di una cancrena a certe cellule poco note morrò di una gamba strappata da un ratto gigante uscito da una tana gigante morrò di cento fratture il cielo mi sarà caduto addosso frantumandosi come un vetro pesante morrò di uno scoppio di voce che mi lacererà i timpani morrò di ferite sorde inflittemi alle due del mattino da sicari indecisi e calvi morrò senz'accorgermi che muoio, morrò sepolto sotto le macerie secche di mille metri di cotone crollato morrò annegato nell'olio dello spurgo calpestato da bestie indifferenti e, poco dopo, da bestie differenti morrò nudo o vestito di tela rossa o cucito dentro un sacco con lame di rasoio morrò forse senza preoccuparmi dello smalto per unghie ai diti dei piedi e con le mani piene di lacrime e con le mani piene di lacrime morrò quando mi apriranno le palpebre sotto un sole feroce quando mi diranno lentamente delle cattiverie all'orecchio morrò di aver visto torturare bambini e uomini stupefatti e pallidi morrò rosicchiato vivo da vermi, morrò con le mani attaccate sotto una cascata morrò bruciato in un incendio triste morrò un poco, molto, senza passione, ma con interesse e poi quando tutto sarà finito io morrò. Boris Vian traduzione di Nino Muzzi |
The Box | La cassetta Sedevo in un giardino di fiori medievali selvaggi e lasciavo che il sole si adagiasse sul mio volto. Alle mie spalle c'era una città con una sorta di luce di scena che sapeva di smalto azzurro e cineserie, pietra calcarea scolpita in una manica, il secolare mottetto del fiume. Stavo pensando alla cassetta di argento che non avevo acquistato al mercatino, a quanto spesso l'avessi aperta là nel giardino pittoresco, facendo cadere ai miei piedi la polvere di ogni sentimento, di ogni parola. Era giugno e i due anni eran passati. Non sapevo più trovarvi un senso. La città passava da una mano all'altra le sue minuscole monete d'oro. Vona Groarke traduzione di Nino Muzzi |
Il n'y a plus rien à craindre
| Non c'è più nulla da temere Non c'è più nulla da temere. Gli uccelli sono avvinghiati nella follia del cielo. La materia non indica nessuna direzione. La notte scorre. Ti vedo soffiare sulla cenere di una sigaretta spenta. Un pensiero ti abbandona per un altrove troppo ricco di fosforo. Scuoti i fiori bianchi della notte. Scuoti i grani consunti del silenzio. Tu dormi senza me. Io ti parlo. Il fiume è buio. Élise Turcotte traduzione di Nino Muzzi
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La cajera Muriel | La cassiera Muriel Sto pensando alla cassiera seduta lei è la vera sincronia del mondo con il suo raggio laser avido di codici mi mormora compiaciuta le offerte e mentre somma le cifre spostando a metà docilmente a metà infastidita il tesoro prezioso del mio dolce integrale attraverso la macchina che computa il prezzo esatto di tutta la mia sera dice tre e mai fu questo numero più magico la cassiera straordinaria batte la somma della monotonia e dice tre e allora guarda prima che si produca il miracolo quotidiano che rende mio per sempre quel dolce integrale rapida guarda verso un'altra sera passando dalla mia a quella di un'altra le sussurra le stesse offerte le marca il tetrapak con l'occhio del laser aprendo infine la mistica cassa dell'hiper con un suo movimento da mercato i biglietti ordinati ripetono il volto di lei priva di ogni gesto e io me ne vado attraverso quelle porte che si aprono da sole all'aria e la lascio mentre il suo laser suona marcando un'altra sera. María Eloy-García traduzione di Nino Muzzi |
wie jeder tag dieselben stunden lebt lebten wir sie die stunden in der selben art wie zeiger einer uhr schritten durchschritten wir die zeit und dachten nie an stillstand nie stand die stille still sie ging mit uns im zerbrechlichen gehäuse gläsern der wind vom meer wehte als schriebe er abends eine nocturne für unseren atem und unsere hände im spiel selbstvergessen doch weckte uns das licht die zeit bewegt wie jeden tag Lisa Elsässer
sehr langsam
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come ogni giorno le stesse ore vive noi le vivemmo le ore allo stesso modo in cui le sfere di un orologio scorrevano noi trascorremmo il tempo e mai pensammo mai allo stato di quiete mai s'acquietò la quiete essa venne con noi nel frangibile vitreo alloggio il vento di mare soffiava come se scrivesse di sera un notturno per il nostro fiato e le nostre mani dimentiche di sé nel suonarlo però ci risvegliò la luce il tempo si muove come ogni giorno Lisa Elsässer traduzione di Nino Muzzi
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La mort du loup.
La maison du berger |
La morte del lupo I Sulla luna infiammata correva la nuvolaglia come sopra l'incendio il fumo si sparpaglia, e i boschi erano neri infino all'orizzonte. Marciavamo, in silenzio, nell'erba grondante, nella brughiera spessa e negli alti scopeti, quando, in mezzo alla landa, ai piedi degli abeti, abbiamo visto il segno di grandi unghie, lasciato dai lupi pellegrini che avevamo braccato. Restavamo in ascolto, col fiato rattenuto e col passo sospeso. - Né bosco né prato esalavan nell'aria un sospiro; soltanto la banderuola in lutto gridava al firmamento; perché il vento, ben più in alto delle terre, non sfiorava col piede che torri solitarie, e le querce di sotto alle rocce inclinate, parevano dormire sui gomiti appoggiate. Niente stormiva dunque, ma, la testa chinata, il più vecchio cacciatore di tutta la brigata ha scrutato carponi la rena e d'un tratto, lui che non abbiamo mai trovato in difetto, ha dichiarato piano che le impronte recenti mostravano il passo e gli artigli possenti di due gran lupi grigi e di due lupacchiotti. Quindi tutti andavamo con i pugnali estratti, nascosto dei fucili, troppo bianco, il riflesso, avanzammo spostando i rami passo passo. Tre si fermano, ed io, per scoprir quel che vedono, all'improvviso scorgo due occhi che fiammeggiano, e al di là vedo quattro immagini leggere ballare al chiar di luna, in mezzo alle brughiere, come fanno sotto gli occhi, ogni giorno, chiassosi, quando arriva il padrone, i levrieri festosi. Di forma erano simili e simili nel danzare; però i nati di Lupo giocavan senza fiatare, sapendo che a due passi, semiaddormentato, l'uomo, loro nemico, fra le mura è adagiato. Il padre stava in piedi, e più in là, ad un albero, la sua lupa posava, come quella di marmo adorata dai Romani coi fianchi dai velli fini che covava Romolo e Remo, semidivini. Viene il lupo e si siede, le due gambe diritte e le unghie adunche nella sabbia confitte. Si è sentito perduto, perché è stato scovato, privo di ritirata, col sentiero bloccato; allora ha azzannato, con la bocca rovente, del cane più ardito la gola palpitante, senza allentare mai le ferree mascelle, malgrado i nostri spari gli forassero la pelle e gli aguzzi pugnali, pari ad una tenaglia, s'incrociassero entrando nell'ampia ventraglia, fino al momento in cui il cane soffocato, morto prima di lui, ai piedi è stramazzato. Lo lascia allora il lupo, e ci scruta intanto. I pugnali piantati fino all'elsa nel fianco, lo inchiodavano al prato del suo sangue intriso, tutt'intorno i fucili in crescendo minaccioso. Ci sta guardando ancora, in seguito si accascia, sempre leccando il sangue che la bocca rilascia, e non si degna affatto di saper come muore, chiudendo i grandi occhi, senza un grido di dolore. II Ho poggiato la fronte sul fucile senza polvere, preso lì a pensare non potendomi risolvere a inseguire la lupa coi figli, che, tutti e tre, lo avevan voluto attendere, e posso immaginare, senza i due lupacchiotti, la bella e triste vedova non l'avrebbe lasciato solo a subir la prova, ma era suo dovere salvarli, al giusto fine d'insegnar loro come si sopporta la fame, di come non entrare in un patto civile che l'uomo ha stipulato con la bestia servile che caccia innanzi a lui per avere una cuccia, i primi possessori del bosco e della roccia. III Ahimè! Ho pensato, porto il nome dell'Uomo, ma ho vergogna di noi, deboli come siamo! Come si può lasciare la vita e tutti i mali, siete voi a saperlo, voi, sublimi animali! Se questo fummo in terra e se il lascito è questo, solo il silenzio è grande, debolezza tutto il resto. -Ah! Io ti ho capito bene, selvaggio viaggiatore, e il tuo ultimo sguardo mi ha trapassato il cuore! Diceva: "Cerca, se puoi, che l'anima ti arrivi, grazie ai suoi sforzi diligenti e riflessivi, fino a quel sommo grado di stoica fierezza di cui, nato nei boschi, ho raggiunto l'altezza. Gemere, piangere, pregare, è altrettanto vile. Il tuo lungo e grave dovere fallo con forza virile sulla via che la sorte ti ha voluto assegnare, poi, come me, soffri e muori senza parlare." Alfred de Vigny traduzione di Nino Muzzi
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du heller herbst
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tu chiaro autunno un tempo ti piaceva dipingermi due ali grigie di uccello e mi hai fatto sussurrare all'orecchio i miei desideri adesso il tempo ci porta a sorpresa di nuovo l'azzurro e brillano anche gli scoiattoli e i ricci che come me vanno cercando qualcosa tu chiaro autunno con le fronde di gingko in grappoli e di faggio vuoi di nuovo rompere la promessa che mi hai fatta vado di passo levato alla mia collina del parco nord prima che l'ora legale venga rimessa e confonda i sensi un pastore conduce il gregge i cani scorrazzano intorno sono ubbidienti non spingono mai sciò sciò nel covile prima del buio dalle caserme dismesse soffia un vento freddo e finalmente scende la sera a cui i bimbi chiedono la carità poi non aspetto più a lungo prendo in mano le briglie mi scelgo l'uomo più bello dal paesaggio digitale lui deve avere sguardi azzurri gli metto anche delle ali nere sto in piedi là nuda e mi ritrovo io stessa delle ferite rosse dappertutto morbide e mi vien freddo quando tu arrivi mentre mi carezza oh chiaro autunno vuoi veramente rompere la promessa che mi hai fatto Sabine Schiffner traduzione di Nino Muzzi
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Danse païenne
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Danza pagana Scoppia l'uragano e bruscamente orde di bisonti - i loro zoccoli aprono grandi nuvole di terra blu - traversano l'ocra dei loro segreti. Il tuono a spaccapietra e poi la pioggia inonda la selce. Un dio incendiava il mondo intero, danzavamo nudi nell'erba alta. E niente nelle nostre mani fermava le nostre parole. I nostri gridi sono inscritti nella memoria della pelle. Rose-Marie François Traduzione di Nino Muzzi
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Caza nocturna En el suelo mojado de la página piso los bordes alargados de una luz derramada que persigo. Es difícil, pues camino en la noche: la hilera interminable del recuerdo tachándome las calles de costumbre, sucesivas pupilas de palabras cayendo en vertical sobre este asfalto. Desoigo el verso que, vacío, cantan los rótulos en la avenida y el súbito destello de los coches que se cruzan como una estrofa en fuga. Mi cuerpo, vehemente, se aprieta contra los muros y sus sombras. Llego a casa. Un zarpazo, un golpe oscuro, que no sabe siquiera ser preciso, me derriba, casi a tientas enciende la orilla nueva de un poema. Trinidad Gan Contrafuga II Ninguna fuerza tengo para alzarte sobre tantos infiernos. Tampoco puedo dar las coordenadas que desde la oscura trastienda a que aboca la noche, escapado del fuego, han de ponerte a salvo. Laberintos te ofrezco. Laberintos que habrás de transitar sin guía, sin padrinos, desnudo, desarmado. Laberintos tan solo donde habita esa música y de ronda se cuela esa inquilina ingrata y descarada: la poesía. Trinidad Gan
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Caccia notturna Sul suolo bagnato della pagina calpesto i bordi dilatati di una luce sparsa che inseguo. È difficile, ma cammino nella notte: la filiera infinita del ricordo mi cancella i sentieri abituali, successive pupille di parole cadono a picco su questo asfalto. Non odo il verso, vuoto, che cantano le insegne luminose sul viale e il subitaneo brillare delle auto che s'intrecciano come una strofa in fuga. Il mio corpo, veemente, si addossa ai muri e alle loro ombre. Rientro a casa. Una zampata, un oscuro colpo, che neppure riesce a esser preciso, mi atterra, quasi a tentoni accende la nuova riva di un poema. Trinidad Gan Traduzione di Nino Muzzi
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der hahn |
il gallo quando il gallo si alza ogni mattina rizza vispa la cresta rossa piena di sangue e di carne io gli tiro dietro dei sassi ogni mattina al gallo nelle penne quando il gallo si alza ogni sera rizza ancora la cresta e invece dovrebbe dormire io gli avvento la sabbia negli occhi ogni sera al gallo affinché dorma Norbert Conrad Kaser Traduzione di Nino Muzzi |
Zur ursprünglichen Einsamkeit
Musik von sanften Motoren
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Verso la solitudine
originaria per e con M.D. Lei ha il whisky in valigia il sonno e il coraggio del: Non devi per forza, perché lo puoi sempre fare. Lei ha nove stanze e una è solo per la morte lenta delle sue mosche tragediali. Lei ha un amante oppure dodici. A chi interessano poi le comparse della sua estasi annoiata. Lei sa: tutto passa nella vita come nient'altro e ritorna con il vento, è nudità. Lei ha fabbricato tutto, niente ha trovato, lei scrive che ha eretto la solitudine con le proprie mani. Lei può silenziare la sua voce come silenzia il telefono nelle nove stanze in modo diverso. Lei sa che un poeta è un non-senso che tenta di non morire, lei sa tutto, temo, perché io lo so. Nancy Hünger Traduzione di Nino Muzzi
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Prolog zu dem Buch "Anatol" Hohe Gitter, Taxushecken, Wappen nimmermehr vergoldet, Sphinxe, durch das Dickicht schimmernd ... ... Knarrend öffnen sich die Tore. - Mit verschlafenen Kaskaden Und verschlafenen Tritonen, Rokoko, verstaubt und lieblich, Seht... das Wien des Canaletto, Wien von siebzehnhundertsechzig... ... Grüne, braune stille Teiche, Glatt und marmorweiß umrandet, In dem Spiegelbild der Nixen Spielen Gold- und Silberfische... Auf dem glattgeschornen Rasen Liegen zierlich gleiche Schatten Schlanker Oleanderstämme; Zweige wölben sich zur Kuppel, Zweige neigen sich zur Nische Für die steifen Liebespaare, Heroinen und Heroen... Drei Delphine gießen murmelnd Fluten in ein Muschelbecken ... Duftige Kastanienblüten Gleiten, schwirren leuchtend nieder Und ertrinken in den Becken ... ... Hinter einer Taxusmauer Tönen Geigen, Klarinetten, Und sie scheinen den graziösen Amoretten zu entströmen, Die rings auf der Rampe sitzen, Fiedelnd oder Blumen windend, Selbst von Blumen bunt umgeben, Die aus Marmorvasen strömen: Goldlack und Jasmin und Flieder... ... Auf der Rampe, zwischen ihnen Sitzen auch kokette Frauen, Violette Monsignori... Und im Gras, zu ihren Füßen Und auf Polstern, auf den Stufen: Kavaliere und Abbati... Andre heben andre Frauen Aus den parfümierten Sänften... Durch die Zweige brechen Lichter, Flimmern auf den blonden Köpfchen, Scheinen auf den bunten Polstern, Gleiten über Kies und Rasen, Gleiten über das Gerüste, Das wir flüchtig aufgeschlagen. Wein und Winde klettert aufwärts Und umhüllt die lichten Balken, Und dazwischen farbenüppig Flattert Teppich und Tapete, Schäferszenen, keck gewoben, Zierlich von Watteau entworfen ... Eine Laube statt der Bühne, Sommersonne statt der Lampen, Also spielen wir Theater, Spielen unsre eignen Stücke, Frühgereift und zart und traurig, Die Komödie unsrer Seele, Unsres Fühlens Heut und Gestern, Böser Dinge hübsche Formel, Glatte Worte, bunte Bilder, Halbes, heimliches Empfinden, Agonien, Episoden. . . Manche hören zu, nicht alle ... Manche träumen, manche lachen, Manche essen Eis ... und manche Sprechen sehr galante Dinge... ... Nelken wiegen sich im Winde, Hochgestielte weiße Nelken, Wie ein Schwarm von weißen Faltern, Und ein Bologneserhündchen Bellt verwundert einen Pfau an. Arthur Schnitzler |
Prologo al libro "Anatol" Alte sbarre, siepi di tasso, stemmi ormai non più dorati, sfingi occhieggiano nel folto… … Si apron striduli portoni. - Con cascate sonnecchianti, con assonnati tritoni, rococò, impolverati e amorevoli di aspetto, vedi… Vienna di Canaletto, millesettecentosessanta… … Verdi, bruni stagni muti, lisci, chiusi in marmo bianco, nel riflesso delle Naiadi guizzan pesci d'oro e argento… sui pratini ben rasati si proiettan ombre uguali di oleandri a tronco snello; rami a cupola incurvati, rami a nicchia ripiegati per le coppie irrigidite di eroine con eroi… Tre delfini mormorando versan flutti nelle conche… Odorose fioriture di castagni scendon chiare annegando nelle vasche… …Dietro una siepe di tasso violini e clarinetti, musica che sembra uscire da Amorini graziosetti seduti in cerchio alla rampa, che sviolinando intreccian fiori, loro stessi avvolti in fiori sciorinati dai vasi di marmo: violacciocca, gelsomino, lillà… …Sulla rampa in mezzo a loro siedon donne un po'civette, in violetto di monsignori… e nell'erba, ai loro piedi, su cuscini, su gradini: cavalieri e abatini… Altri alzano altre dame dai giacigli profumati… Lumi occhieggiano fra i rami brillano su teste bionde, appaion su vivi cuscini, scivolano su ghiaia e prato, filano su impalcature che alziamo in tutta fretta. Viti e tralci arrampicati vanno a fasciar nude travi, e nel mezzo colorati svolazzan tappeto e fondale, intessuto argutamente delle scene pastorali dagli abbozzi di Watteau… Una pergola per scena, sole estivo per le luci, così noi facciam teatro, recitando i propri pezzi, giovanili, dolci e tristi, la commedia dell'anima nostra, del nostro sentir di oggi e d'ieri, belle formule per storie crudeli, parole lisce, quadri colorati, mezzi sentimenti celati, agonie ed episodi… C'è chi ascolta, ma non tutti… C'è chi sogna, c'è chi ride, c'è chi mangia gelato… e chi dice cose molte galanti… Garofani si librano nel vento, bianchi garofani a gambo lungo, come sciame di bianche falene, e intanto un canino bolognese abbaia stupefatto a un pavone. Traduzione: Nino Muzzi |
Blätter und Schatten
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Foglie e ombra Niente può esser nuovo di quel che inizi - ché sempre prendi quel che hai già da tempo e lo ridai: come nell'amore in quanto me ne manca ogni nozione: rosso come le foglie sparse dai faggi a mucchi sul sentiero che già percorsi da tempo… e non conoscevo il suo percorso né lo conosco ancora né conosco il bimbo dell'ombra che mi precede né so niente del sole che col suo oro rosso incendia il fogliame. E neppure conosco più l'autunno che mi seguiva alle spalle e di cui ero l'ombra: un'ombra sempre di nuovo abbozzata dagli infiniti autunni. Wolfgang Hilbig Traduzione di Nino Muzzi
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Tres noches sin estrellas |
Tre notti senza stelle è un'oscurità eccessiva per chi vive giorni di luce e di anime. È come un suono perduto nel silenzio, come un deserto di acqua abitato dalla memoria del mai vissuto né conosciuto né amato. Società del nulla, palazzi estranei alla luce e al desiderio della tua presenza, che è oggi ricerca e anelito e dolore in un cielo per sempre vuoto di stelle. Juan Antonio Masoliver Ródenas Traduzione di Nino Muzzi |
Prag |
Praga giorni di marzo, giorni d'autunno stracci di pozze nel selciato screpolato della strada, in piazza venceslao si coagulano i riflessi del mio alito vuoto in una cartolina vocale. niente rimane impigliato nella nassa fangosa, campana inscatolata, lanciata indagine visiva (interrotta), io non posso interromper la mia sosta. delle torri non scrivo niente, di un punto nel tempo, il PASSAGGIO- LUCERNA p. es. (al cinema ci sono stato e ho pianto), che si accumula. tanti. tanti saluti. Marcus Roloff Traduzione di Nino Muzzi |
Der Rand der Wörter
Heatwave |
Il margine delle parole Noi sediamo sul margine del viottolo e conversiamo. La grande pena è finita da tempo, ché al margine del ghiacciaio stagionano le salme. Chi sta sul margine del campo, sul margine del Highway?- Cary Grant! Sul margine della fossa, aperta dalla vanga, una larva. Il margine della macchia sporca già sta seccando. Arriva un freddo cane e al Captain Scott inizia la ferita a suppurare dal margine. Al margine dell'esaurimento tutti noi parliamo in frasi principali. Dalle sporche tasche del morto le unghie del saccheggiatore hanno un margine. Noi sediamo sul margine del viottolo, sul margine del campo, e parliamo, parliamo. Dove dovrebbe trovarsi il margine delle parole, inizia a bruciare sul margine l'arida frasca e le parole si accartocciano su se stesse lentissimamente: "Questi margini luttuosi!" Questo margine del lutto. Peter Handke Traduzione di Nino Muzzi Città mineraria d'inverno Ogni cosa divenne invisibile sotto la neve, scheletri di volpi e grumi di carbone e bambole lasciate fuori in giardino rosse di labbra e nude. Spalammo e spazzammo i sentieri, ma nella notte sparirono di nuovo e le auto stavano sepolte e mute nella Fulton Road. Anche noi potremmo perderci così, disse lei; ma io sentivo i vicini che dormivano nel buio, e li vedevo infagottati in sciarpe e cappotti la domenica: prudenti anime dal piede leggero, divenute le creature di una luce improvvisa, stupito di quanto fossero misteriose. John Burnside Traduzione di Nino Muzzi
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jetzt, da die letzten bilder verschwunden sind,
atmen wir
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ora che le ultime
immagini sono scomparse, continuiamo semplicemente a respirare, avvolte nelle coperte le sfumature del buio e le tue e le mie parole dette sottovoce. tutto ciò che ci circonda, ha a che fare con noi. i rapporti numerici nell'universo. Arbitrarietà come segno, niente gioco: la preparazione di un movimento. un paio di animali rimasti lì raspano da qualche parte sotto le frasche. una semplice realtà. questo ti regalo. Il paesaggio a un tratto muto. la paura sparsa per terra. non chiederò nulla. non ha nessuna importanza ciò che qualcuno dice. Martina Weber traduzione di Nino Muzzi
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Tu es cible Tu es cible je suis cible nous sommes cibles cibles pour balle fanatique qui se glisse dans nos plis fracasse ma ta carcasse je suis tu es potentielle fracassée je suis tu es tu es cible cible la haine ronge l'âme dans les rues de Bruxelles un pigeon frôle le visage d'un homme nous nous sourions nos yeux se disent que nous sommes cibles oui cibles d'amour danseurs de nos peaux cibles tous nos possibles ma ville au cœur fêlé nos peaux cibles dans tes rues dansent aujourd'hui demain tous nos possibles Laurence Vielle
Traversée Le train naar ons landje a amené italiens polonais français grecs marocains espagnols et ceux de l'est et ceux du sud et ceux de l'ouest et ceux du nord a charrié forces vives petit pays klein landje depuis toujours pétri de tant de traversées ah treinen treinen train des partitions de fils où chantent les corbeaux le train avale visages et puis les rend aux quais d'une autre vie ah le train le train qui déplace la mienne d'un quai à l'autre de l'Europe d'une langue à l'autre de la Belgique de Bruxelles tu pars vers Liège et puis Luik et puis Liège de Bruxelles tu pars vers Mons et puis Bergen et puis Mons quand les bras de mon amour sont là pour m'accueillir il est bon le retour et je pense à tous ceux lâchés au quai d'ici sans bras pour les cueillir ah treinen treinen petit train électrique de mon père de mon frère traverse mon enfance montagnes de carton pâte personnages minuscules nous recréions le monde nous sommes ces petites femmes tout petits hommes réenchantons le monde encore aux rails de nos vies le train file défile enfile les paysages de nos visages qui se reflètent dans la vitre se fondent à chaque prairie chaque ciel qui effeuille toutes les formes des nuages s'y perdent nos visages train des premières ou secondes classes les vaches blanches nous regardent ou l'animal sauvage immobile en effroi train des courriers des marchandises des pauvres bêtes d'abattoir des convois noirs pas revenus train de toutes les mémoires ô treinen treinen le train parfois est en retard piétinent les passagers quai du train qui déraille de trein s'il part à l'heure est sur une ligne sans obstacle si un corps n'est pas désespéré est sur une ligne sans obstacle le train parfois est trash et quand le train à grande vitesse passe au pays d'à côté mon âme assise reste à m'attendre sur le quai de Bruxelles le train parfois s'arrête à chaque gare avant qu'elle ne s'efface face aux guichets automatiques salue l'homme au sifflet du départ un bruit presqu'un klaxon ferme les portes du wagon et si le train ne roule plus tout le pays est suspendu au chant des corbeaux sur le fil le train relie trace des lignes cliqu'tis des tricoteuses des baladeuses et des liseuses train des ordis et des rêveurs treinen des contrôleurs train des traintrains quotidiens emmène-moi au littoral emmène-moi en Hautes Fagnes ouvrons mijn vriend ouvrons le train aux sans papiers aux sans rivages et que le train tout comme les veines bleues du monde charrie ici coeurs nouveaux pour y semer entrains de vie train démocratique fenêtres claires offre-nous un ticket ouvert chaque premier dimanche du mois pour explorer tout bled où les rails filent encore que notre pays devienne labo de nos curiosités à l'étranger si près qui partage avec nous nos contrées séparées oh ooooh train trrrrein trrrrreinen trrrrrrrrrain trrrrransporte-moi trrrrravaille-moi ébrrrranle-moi entrrraîne-moi trrrrame de roulis neufs le tissu pâle de nos corps endormis et tandis que j'écris un homme face à moi en boule sur banquette voyageur sans ticket dans son silence implore l'argent pour continuer vivant le grand voyage Laurence Vielle |
Tu sei bersaglio Tu sei bersaglio io sono bersaglio noi siamo bersagli bersagli per pallottola fanatica che s'insinua nelle nostre pieghe fracassa la mia la tua carcassa io sono tu sei potenziale fracassata io sono tu sei bersaglio bersaglio l'odio rosicchia l'anima nelle vie di Bruxelles un piccione sfiora il volto di un uomo ci sorridiamo i nostri occhi dicono che siamo bersagli sì bersagli d'amore danzatori delle nostre pelli-bersaglio tutti i nostri possibili la mia città dal cuore incrinato le nostre pelli-bersaglio nelle strade danzano oggi domani tutti i nostri possibili. Laurence Vielle traduzione di Nino Muzzi
Traversata Il treno naar ons landje¹ ha portato italiani polacchi francesi greci marocchini spagnoli e quelli dell'est e quelli del sud e quelli dell'ovest e quelli del nord ha trasportato forze vive piccolo Paese klein landje da sempre impastato di gente di tante traversate ah treinen treinen treno delle partenze dei figli dove cantano i corvi il treno inghiotte volti e poi li rende ai marciapiedi di un'altra vita ah il treno il treno che sposta la mia da un marciapiede all'altro dell'Europa da una lingua all'altra del Belgio da Bruxelles vai verso Liegi e poi Luik e poi Liegi da Bruxelles vai verso Mons e poi Bergen e poi Mons quando le braccia del mio amore stanno là ad accogliermi è bello il ritorno e penso a tutti quelli lasciati sul marciapiede di qui senza braccia ad accoglierli ah treinen treinen trenino elettrico di mio padre e mio fratello attraversa la mia infanzia monti di cartapesta personaggi minuscoli noi ricreavamo il mondo noi siamo le piccole donne uomini piccolissimi ricreavamo il mondo per magia ai binari delle nostre vite il treno fila via scorre mette in fila i paesaggi dei nostri volti riflessi nel vetro dei finestrini che si uniscono ad ogni prateria ogni cielo che va sfogliando tutte le immagini delle nuvole vi si perdono i nostri volti treno delle prime e seconde classi le mucche bianche ci guardano o l'animale selvaggio immobile spaventato treno della posta delle merci delle povere bestie da macello dei convogli neri mai tornati treno di tutte le memorie ô treinen treinen il treno talvolta è in ritardo pesticciano i passeggeri sul posto marciapiede del treno che deraglia de trein se parte in orario è su una linea senza ostacolo se un corpo non è disperato è su una linea senza ostacolo il treno qualche volta è trash e quando il treno a gran velocità passa dal paese vicino la mia anima seduta resta ad attendermi sul marciapiede di Bruxelles talvolta il treno si ferma a ogni stazione prima che si cancelli di fronte agli sportelli automatici saluta l'uomo col fischietto della partenza un rumore quasi di clacson chiude le porte del vagone e se il treno non viaggia più tutto il paese è sospeso al canto dei corvi sopra il filo il treno collega traccia delle linee sferruzzare delle lavoratrici a maglia delle passeggiatrici e delle lettrici treno dei computer e dei sognatori treinen dei controllori treno dei tran-tran quotidiani portami al litorale portami sulle Hautes Fagnes apriamo mijn vriend apriamo il treno ai senza-documenti ai senza-rive e che il treno proprio come le vene azzurre del mondo porti qui cuori nuovi per seminarvi impeti di vita treno democratico finestre chiare regalaci un biglietto aperto ogni prima domenica del mese per esplorare ogni villaggio dove passano ancora i binari che il nostro paese divenga laboratorio di nostre curiosità così vicino allo straniero che con noi condivide le nostre contrade divise oh ooooh treno trrrrein trrrrreinen trrrrrrrrrrreno trrrrasportami trrravagliami scuotimi trrrrrascinami trrrrama di nuovi rollii il tessuto pallido dei nostri corpi assopiti e mentre scrivo un uomo qui di fronte arrotolato sul sedile di legno viaggiatore senza biglietto nel suo silenzio implora qualche soldo per proseguire vivo il grande viaggio Laurence Vielle traduzione di Nino Muzzi [1] In fiammingo le parole in corsivo, qui significano “nel nostro paese” (N.d.T.)
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Totengräberhochzeit |
Matrimonio fra le tombe Ehi, con questo chiasso matto? Violino e clarinetto nel bel mezzo della notte, con i morti lì a dormire nelle loro bare nere, sulla casa al cimitero veglian stelle su nel cielo? Strimpellio esilarante nella notte risonante. Violino e clarinetto - Ehi, chi danza il minuetto mentre vegliano le stelle? Come si suona e si ronza come si fruscia e si danza nella casa al cimitero nel bel mezzo della notte: qui si celebra stanotte fra le tombe il matrimonio. Suon di flauti e violini, allegrissime trombette suonan dentro forte forte! Ehilà, lasciali dormire laggiù dentro a quelle bare voi di casa al cimitero grigio di luce lunare! Dentro ballan tutt'in giro il marito con la sposa. Mezzanotte! - Morti in schiere si risveglian dalle bare, a migliaia si vanno a alzare! Battono, frusciano, fan rumore, qui si vogliono riscaldare. Fino alla casa al cimitero si avvicinano anche loro, dalla finestra qualcuno rimira, intorno alla porta ora si balla. "Com'è dolce la vita e bella!" volteggiando si sospira, "com'è fresca, com'è rossa!" Si dimenano in cerchio a ressa canticchiando la loro canzone, ceri di morto, ceri d'imene, e s'intrecciano brillando. Dentro la vita sta impazzendo fuori la morte balla intanto. Vanno in cerchio dopo il canto e volteggiano nella notte. - Ora dormono i morti in quiete con le scarpe consunte dal ballo, dalla casa al cimitero esce la fila tutta silente. Sulle fosse brilla leggero tutt'un velo di brina splendente. Robert Hammerling traduzione di Nino Muzzi |
fünfte Jahreszeit es weint der Weg in mir es grollt der Pfad es stürzt entzwei das Tier es bröckeln lautlos Trümmer ab vom Grat es glimmen paarweis Lichter durchs Revier es platzt im jähen Aufwärtsschritt die Naht die Sonnenscheibe zischt oval ins Meer die Küstenmöve kreischt: ›am Abend wird es gut‹ was plagst du dich so sehr am Brustbein hockt dir auf die Trud jetzt kommst du nahe, näher zu mir her zum letzten Schritt, allein es fehlt der Mut der Lausbub zielt zum Spaß mit dem Gewehr übern Asphalt fließt violettes Blut es schäumt im Vasenkelch das frische Bier es kleckert ölig grün aufs Tischtuch der Salat es quert das Traumschiff den Guadalquivir es singt die Schleiereule klagend von Verrat es flüstert unabweislich hinter dir es ruft chinesisch der Chines': ›es ist zu spat‹ es weint der Weg in mir es grollt der Pfad Bodo Hell |
La quinta stagione in me il sentiero piange brontola lo stradale la bestia in due si frange cadon frantumi muti dal crinale splendono lumi a coppia nell'areale un passo falso, la costura si sdruce stride nel mare il disco del sole ovale grida il gabbiano: "a sera sarà pace" cos'hai da lamentarti così tanto sullo sterno la Strega ti sta addosso ora mi vieni sempre più accanto senza il coraggio per l'ultimo passo per gioco il monello col fucile spara sull'asfalto un sangue viola si spaglia spumeggia nel calice fresca la birra l'insalata sporca di olio verde la tovaglia passa il Guadalquivir la barca sognante il barbagianni canta nenie di tradimento ti mormora dietro ineluttabilmente grida il Cinese in cinese : "non hai più un momento" in me il sentiero è piangente lo stradale è tutt'un lamento. Bodo Hell traduzione di Nino Muzzi |
Umbruch
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Trasformazione Al trotto, con zoccoli verdi, giunse, sul dorso gibboso delle morene, la stagione. E la stagione, quell'altra, sulla Terra, gridò incontro alla stagione, alla prima stagione: primavera! I montanari si trasformarono in piantaggine. Il cespuglio di ortica, nell'ombra del vecchio giardino, non lo crederà nessuno, è mio padre. Mentre ancora nei giornali si legge di trasformazioni, gli ombrelli mettono radici nell'autobus. Nelle cantine cade la neve e l'erbaccia, si sente dire, come gli onischi, esige giustizia. Mirko Bonné traduzione di Nino Muzzi
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Le retour au pays C'est un Breton qui revient au pays natal Après avoir fait plusieurs mauvais coups Il se promène devant les fabriques à Douarnenez Il ne reconnaît personne Personne ne le reconnaît Il est très triste. Il entre dans une crêperie pour manger des crêpes Mais il ne peut pas en manger Il a quelque chose qui les empêche de passer Il paye Il sort Il allume une cigarette Mais il ne peut pas la fumer. Il y a quelque chose Quelque chose dans sa tête Quelque chose de mauvais Il est de plus en plus triste Et soudain il se met à se souvenir : Quelqu'un lui a dit quand il était petit " Tu finiras sur l'échafaud " Et pendant des années Il n'a jamais osé rien faire Pas même traverser la rue Pas même partir sur la mer Rien absolument rien. Il se souvient. Celui qui avait tout prédit c'est l'oncle Grésillard L'oncle Grésillard qui portait malheur à tout le monde La vache! Et le Breton pense à sa sœur Qui travaille à Vaugirard A son frère mort à la guerre Pense à toutes les choses qu'il a vues Toutes les choses qu'il a faites. La tristesse se serre contre lui Il essaie une nouvelle fois D'allumer une cigarette Mais il n'a pas envie de fumer Alors il décide d'aller chez l'oncle Grésillard. Il y va Il ouvre la porte L'oncle ne le reconnaît pas Mais lui le reconnaît Et lui dit : " Bonjour oncle Grésillard " Et puis il lui tord le cou. Et il finit sur l'échafaud à Quimper Après avoir mangé deux douzaines de crêpes Et fumé une cigarette. Jacques Prévert |
Ritorno al paese È un bretone che ritorna al paese natale Dopo averne combinate delle belle Passeggia davanti alle fabbriche Douarnenez Non riconosce nessuno Nessuno lo riconosce È molto triste. Entra in una creperia per mangiare delle crêpes Ma non ne può mangiare C'è qualcosa che gl'impedisce d'ingoiare Paga Esce Si accende una sigaretta Ma non può fumare. C'è qualcosa Qualcosa nella sua testa Qualcosa di contrario È sempre più triste E ad un tratto si mette a ricordare: Qualcuno gli ha detto quand'era piccolo "Tu finirai sul patibolo" E per anni e anni Non ha mai osato far niente Neppure attraversare la strada Neppure mettersi in mare Niente di niente Si ricorda Chi aveva predetto tutto è lo zio Gracchiante Lo zio Gracchiante che portava sfortuna a tutti Il poliziotto! E il bretone pensa a sua sorella Che lavora a Vaugirard Al fratello morto in guerra Pensa a tutte le cose che ha visto Tutte le cose che ha fatto. La tristezza gli si stringe addosso Ancora una volta tenta Di accendersi una sigaretta Ma non ha voglia di fumare Allora decide di andare dallo zio Gracchiante. Ci va Apre la porta Lo zio non lo riconosce Ma lui sì che lo riconosce E gli dice: "Salve, zio Gracchiante" E poi gli torce il collo. E finisce sul patibolo a Quimper Dopo aver mangiato due dozzine di crêpes E fumato una sigaretta. Jacques Prévert traduzione di Nino Muzzi |
Un nido |
Un nido Felice chi parte col cuore in catene eppure mai non arretra, per sempre abiterà la sua casa. Felice chi viene e va a suo diletto e per i suoi sentieri, in cerca di sé e dei suoi profondi misteri, del suo amore, della sua chimera, del suo nulla. Tanto più quando sottomesso al sussurro della voce, attento al solo suo mormorio, si ascolta e dice: eccomi: al tempo stesso quando presta al mondo tatto, vista, udito, e lo capisce o meno, ma questo lo sovrasta, lo scuote, lo commuove, lo confonde, da pilastro a pilastro gli scuote l'anima al vibrar di radice e di coscienza. Passa la brezza su un tenero germoglio, all'aria oscillano i pioppi incurvati: felice il ramo, se felice è la foglia. Juan Carlos Friebe traduzione di Nino Muzzi |
The paradox When i am inside writing, all i can think about is how i should be outside living. When i am outside living, all i can do is notice all there is to write about. When i read about love, i think i should be out loving. When i love, i think i need to read more. I am stumbling in pursuit of grace, i hunt patience with a vengeance. On the mornings when my brother's tired muscles held to the pillow, my father used to tell him, for every moment you aren't playing basketball, someone else is on the court practicing. I spend most of my time wondering if i should be somewhere else. So i have learned to shape the words thank you with my first breath each morning, my last breath every night. When the last breath comes, at least i will know i was thankful for all the places i was so sure i was not supposed to be. All those places i made it to, all the loves i held, all the words i wrote. And even if it is just for one moment, i will be exactly where i am supposed to be. Sarah Kay |
Il paradosso Quando sto in casa a scrivere tutto ciò che immagino è come sarebbe la mia vita fuori. Quando sono fuori a vivere tutto quello che posso fare è notare quel che se ne può scrivere. Quando scrivo dell'amore, penso che dovrei esser fuori ad amare. Quando amo, penso di aver bisogno di leggere di più. Sto incespicando alla ricerca della grazia, caccio la pazienza con una vendetta. Al mattino quando i muscoli stanchi di mio fratello abbracciano il cuscino, mio padre usa dirgli, per ogni momento che stai giocando a basket, qualcun altro sta nel campo a lavorare. Passo molto del mio tempo a sognare di poter essere da qualche altra parte. Così ho imparato a dar forma alle parole thank you con il mio primo pane di mattina, il mio ultimo ogni notte. Quando verrà l'ultimo pane, voglio almeno sapere se sono riconoscente per tutti i posti in cui fui davvero con la certezza di non averli immaginati. Tutti quei posti li ho pure creati, tutti gli amori che ho conquistato, tutte le parole che ho scritto. E anche se fosse per un attimo soltanto, voglio trovarmi esattamente là dove immaginai di essere. Sarah Kay traduzione di Nino Muzzi |
Le Père |
Il padre In fondo alla sua tana, giorno dopo giorno, il Padre plasma i suoi germogli: dei bambini sordi, a forza di misteri, di silenzi. Pazientemente li addestra a tacere. Perché il Padre non risponde, no, mai: Lui comanda. Certe sere, troppo rare, Lui racconta delle storie, però sempre le stesse, mai la sua, mai quelle dei naufraghi, dei mattini chiari, né quella delle notti, cagne della mia infanzia, buia. Ché il Padre non trasmette, no, mai: Lui somma. Il Padre pone una chiusura di filo spinato intorno al terreno vago del suo passato, frontiera di una generazione senza patria, limite alla sua indagine, barriera invisibile. Perché il Padre non mente, no, mai: Lui omette. Lui ha incarcerato la sua lingua materna dietro labbra, cucite col fil di ferro, la libera solo in certe sere di festa, per orecchie assenti, che quasi non sentono. Ché il Padre non insegna, no, mai, Lui distrae. D'inverno getta ceppi di suoi ricordi nel fuoco del camino, brucia la sua memoria e riscalda i sangui sterili che circolano nel cavo delle vene della sua progenie. Ché il sangue del Padre non muore, no, mai: recede. Gioia Kayaga traduzione di Nino Muzzi |
Froment, miel, airelles On n'a plus le temps ? On n'a pas le temps… La poésie traverse le temps ! Passe à travers le temps… passe au travers du temps ! Écoutez comme, un jour, au Musée National de Copenhague, la Poésie me fait d'une MOMIE une merveilleuse AMIE : FROMENT, MIEL, AIRELLES A dix-huit ans on l'a couchée dans un chêne évidé. A portée de la main une coupe d'hydromel - froment, miel, airelles - près du squelette calciné d'un enfant en bas âge. La vitrine m'empêche de toucher tes cheveux ou le bois rugueux du couvercle suspendu à nos yeux profanateurs. Tu as bientôt quatre mille ans. Morte au matin des roses, tu n'as pas pu vieillir jusqu'à mon âge. Ai-je en outils, en légendes, en voyages, quatre mille ans de plus que toi? Ces lanières de cuir tressé, jupe arrêtée sur tes cuisses... Tu dansais au soleil... Entre, assieds-toi, que je t'écoute... Ils disent de cet enfant : " Peut-être un sacrifice rituel ? " Tu ris dans tes larmes. Que tes yeux sont vert pâle, ils ne le sauront pas. Quand on a retiré le petit du brasier où il était tombé, fasciné par la flamme, tu l'as suivi dans l'autre monde, c'est cela? (Comment s'échangent nos langues? Quel est notre parler commun?) La traversée se fait dans la tempête. Comme aux pêcheurs pour les poissons d'argent, on t'a donné un filet pour tes cheveux. Je tends la main vers eux, blondeur cendrée par les jours d'ombre ; j'ai ton âge et tu me souris. Mes doigts ne t'atteignent pas, c'est toi qui me touches. Etait-ce ton enfant, ton petit frère, celui à qui tu ne pouvais survivre? Et à quoi pensais-tu quand les haches tombaient: au chêne en sueur, à ses racines? Qu'à son tour il ne te survivrait pas? Et où rompre la chaîne de ces morts concertées? Pas encore… quatre mille ans plus tard puisque tu me tends la main. Ecoute, tu me prêteras le couvercle et nos barques jumelles s'en iront côte à côte. Nos filets dérisoires tombent au fond du temps. Qu'y a-t-il à prendre dans la tempête ultime? Tes yeux sont verts, très pâles. Ils ne les ont pas vus. Rose-Marie François |
Frumento, miele, mirtilli Non c'è più tempo? Non c'è più tempo… La poesia attraversa il tempo! Passa attraverso il tempo … attraverso del tempo! Sentite come, un giorno, al Museo Nazionale di Copenhagen, la Poesia mi trasforma una MUMMIA in un'AMICA meravigliosa: FRUMENTO, MIELE, MIRTILLI. A diciott'anni l'hanno adagiata in un tronco di quercia svuotato. A portata di mano una coppa d'idromele - frumento, miele, mirtilli - accanto allo scheletro calcinato di un bimbo in tenera età. La vetrina m'impedisce di toccarti i capelli o il legno rugoso del coperchio sospeso ai nostri occhi profanatori. Presto avrai quattromila anni. Morta sul mattino delle rose, non hai potuto raggiungere la mia età. Posseggo strumenti, leggende, viaggi quattromila volte più di te? Queste cinghie di cuoio intrecciato, gonna sollevata sulle cosce … Tu ballavi al sole … Entra, siediti, che ti ascolto … Essi dicevano di quella bambina: "Forse un sacrificio rituale?" Tu ride fra le lacrime, come son verde-pallido i tuoi occhi, non lo sapranno. Quando hanno tolto il piccino dal braciere dov'era caduto, affascinato dalla fiamma, tu l'hai seguito nell'altro mondo, è questo? (Come si scambiano le nostre lingue? Qual è il nostro parlare comune?) La traversata si fa nella tempesta. Come ai pescatori per i pesci d'argento, a te hanno dato una reticella per i capelli. Tendo la mano verso di essi, biondità Cinerina per i giorni d'ombra; ho la tua età e tu mi sorridi. Le mie dita non ti toccano, sei tu che mi tocchi, questo era tuo figlio, tuo fratello minore, quello a cui non potevi sopravvivere? E a che pensavi quando le asce si abbattevano: sulla quercia sudata, sulle sue radici? Che a sua volta non ti avrebbe sopravvissuto? E dove spezzare la catena di queste morti concertate? Non ancora … quattromila anni dopo poiché tu mi tendi la mano. Ascolta, mi presterai il tuo coperchio e le nostre barche gemelle viaggeranno fianco a fianco. Le nostre reti ridicole cadono nell'abisso del tempo. Cosa c'è mai da catturare nell'ultima tempesta? I tuoi occhi sono verdi, molto pallidi. Loro non li hanno visti. Rose-Marie François traduzione di Nino Muzzi |
Le tour des flammes |
Il giro delle fiamme A fare il giro delle fiamme quando quel che brucia non è un tizzone di foresta morta, un vecchio bouquet di rose, pagine senza storia, il cielo contrario a rivestirsi di ceneri, bensì la casa di tutte le promesse - e che fu tenuta più di un giorno, o volubile, tu che non hai mai potuto vedere una collina estasiarsi al sole senza desiderare il suo lato in ombra, toccare di colpo il suo fianco, trascinare nella sua caduta la strada del tuo corpo, la quale, dillo, la quale fu tenuta a che tu non potessi staccare la collana di fuoco che ti cinge il cuore? Guy Goffette traduzione di Nino Muzzi |
draußen geht der wind wie
fliehende gänse |
fuori fila via il vento
come le oche migranti fuori fila via il vento come le oche migranti. mi manca la pioggia per poterlo spiegare. ne ho bisogno per riempire i vuoti di respiro. mi chiedo come ordinare i denti nel sonno. cosa fare contro lo spazio vuoto, la bocca. dove posizionare la lingua. non c'è nessun ordine nell'azzurro. il tempo atmosferico è andato in confusione. busso sull'intonaco. tu non ascolti. di sera mi manca la fame. di giorno senza di essa non posso dormire. Ronya Othmann traduzione di Nino Muzzi |
I Take Away My Head
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Mi tolgo via la testa Mi tolgo via la bocca Che non ricorda nulla di ciò che dico Anche se parlo forte e spesso, Con ogni cosa nella mente. Porto via il mio cuore, Che quasi mai mi perdona, E mi tolgo le orecchie, Che non hanno orecchio per la canzone. Muovendomi tra due luci, Sopra le pietre bianche a mezzanotte, Al di là di nove frontiere buie, Porto via la mia ombra. Ecco la storia con le sue questioni roventi E la teoria con i suoi dubbi- Li dono a un uomo ridicolo Che odora di mare e danza lenta. Quanto deve essere buono per la pioggia Rotolar giù per la via E mescolarsi con ogni superficie. Il mondo non è poi molto di più - Erba e macerie e roba del genere. Lo inserirò in una fotocamera Piena di argento e di possibilità. Paul Hoover traduzione di Nino Muzzi
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nous sommes les hôtes inconnus
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siamo ospiti sconosciuti siamo ospiti sconosciuti nella casa del mondo il mare l'onda lo scoglio il navigante che scopre l'assenza di fari siamo l'occhio che vede l'occhio e la visione che ci cancella siamo quello che guardiamo in fondo agli occhi e che sa che noi siamo siamo il numero e l'unico la cosa e il suo contrario la moltiplicazione del visibile l'occhio aperto sull'invisibile siamo l'ombra dell'ombra che nell'oscura chiarità del sogno sonnecchia siamo la traccia sulla sabbia siamo ogni lettera dell'alfabeto siamo l'oracolo e l'omaggio la maschera sospesa all'albero il tempio e l'oggetto offerto alla morta luce del tempio siamo la domanda che non vuole risposta siamo la domanda e la risposta quando sono tutt'uno siamo il cerchio che si crea da solo all'infinito percorriamo nei due sensi il calendario degli uomini come una scala d'orizzonte prima di essere invitati a superare con un salto il vuoto che ci separa dalla nostra nascita oscillante fra ebbrezza e terrore siamo quello che sappiamo e quello che ignoriamo versiamo lacrime d'ambra siamo la prima e l'ultima parola la strofa e il canto e la bocca che vogliamo accostare al volto del silenzio siamo la mano indomita che traccia il segno la vertigine dinanzi all'abisso aperto dalla poesia che una parola in noi esita a dire tocchiamo la più intima solitudine siamo il passo e la marcia il cammino e il sentiero e l'ultima soglia che varcheremo siamo il luogo dove finisce il mondo quello dove comincia. Amina Saïd traduzione di Nino Muzzi
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So Augenweide Achsen Weit reicht vom Zaun aus gesehen der Weg eines Falles - so wie das Auge - und Buchsbäume erstrecken sich entlang des Beckens. In ihnen ist die Ordnung hergestellt. Von vorn bis zum Ende des Geländes die Bewegung der in Paaren aufgestellten und frisierten Büsche. Man erkennt den gemeinsamen Gedanken von Verliebten, sich küssenden Figuren, den zweier Flamingos, zweier Eier und Kugeln, den eines rechten Winkels, einer Hecke, eines Buchs. Man buchstabiere "Buchs", ohne beim Staben S zu landen, S wie Stab und Symmetrie. Sandra Burkhardt
So Augenweide Achsen [Schnäbel
kichern in Chören]
So Augenweide Achsen [Und
fragt sich unten:] |
Assi come pascolo degli occhi Lontano visto dal recinto giunge il sentiero di un caso - pari allo sguardo - e i bossi si stendono lungo il bacino. Fra loro è stato stabilito un ordine. Dall'inizio alla fine del terreno il movimento dei cespugli disposti a coppie e ben pettinati. Si riconosce il pensiero comune degl'innamorati, delle figure che si baciano, quello della coppia di fenicotteri, di due uova e due sfere, quello di quell'unico angolo retto, di una siepe, di un bosso. Si cerchi di sillabare " Buchs " senza atterrare alla lettera S, S come Sbarra e Simmetria. Sandra Burkhardt Traduzione di Nino Muzzi
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Confesión del fugitivo |
Confessione del fuggitivo Sono felice solo fuggendo. Non fra quattro pareti senza vie di fuga, bensì fra qua e là, fra una casa e l'altra, di preferenza estranee entrambi. Non posso e non voglio restar quieto. Né ora né dopo. Né qua né là. In ogni caso là, dove tu stai, chiunque tu sia, posa il tuo nome sulle mie labbra insaziabili, assetate. Io non son io, né posso aver dimora. Non dico più, perché non lo fui mai, mai la possedetti, sempre fui estraneo dentro e fuor di me. Son quello del no: l'accattone che dorme sotto il ponte che unisce le mie rive e lo attraverso senza potermi fermare, notte e giorno. Io scrivo perché cerco, perché spero. Ma cosa non lo so, l'ho già scordato. Spero scrivendo che mi torni in mente. Resisto alle intemperie. . Inquieto sto vivendo fra parentesi nello spazio vivente e il tempo morto dell'attesa di cosa, fra due qui. Mai dentro, sempre fra. Va' via da me, chiunque tu sia mai, lasciami in pace o smettila con me e con il miele amaro di restar solo a parlare da solo. Ho deciso che la mia patria sia quella di non decidere, di non stare in nessun luogo se non di passaggio, ponti, navi, treni dove io sia soltanto il passeggero dove so che io sono, se sento che la pace m'inquieta, che la quiete mi spaventa, che la sicurezza non m'interessa, son solo felice se mi so fugace. Juan Vicente Piqueras Traduzione di Nino Muzzi |
immer das gedicht gibt es nicht. es gibt immer nur dies gedicht das dich gerade liest. aber weil du in diesem gedicht siehe oben sagen kannst das gedicht gibt es nicht und es gibt immer nur dies gedicht das dich gerade liest kann auch das gedicht das du nicht liest dich lesen und es dies gedicht hier nur immer nicht geben. beide du und du lesen das und dies. duze beide denn sie lesen dich auch wenn es dich nicht nur hier gibt Oskar Pastior |
sempre la poesia non c'è. c'è sempre solo questa poesia che ti sta leggendo. ma poiché tu non puoi dir vedi sopra in questa poesia la poesia non c'è e sempre c'è soltanto questa poesia che ti sta leggendo anche la poesia che tu non leggi ti può leggere e può anche continuare a non esserci. ambedue tu e te leggono questo e quello. Da' del tu ad ambedue ché ti leggono anche quando tu qui non ci sei Oskar Pastior Traduzione di Nino Muzzi |
Ecchymose etc [tête à peine meublée] tête à peine meublée mince couche de chair sur squelette chaque matin envie d'étrangler en soi cet acte secret d'aimer encore cette hideur cette lâcheté misérable pantomime habiter de fortune les mots des autres volonté de coller à ce qu'on feint d'écrire pour s'inventer un destin alors qu'on ne possède qu'un minable permis de séjour Patrice Delbourg Ecchymose etc [il venait chaque midi] il venait chaque midi manger son museau de bœuf sur la petite table près du téléscripteur il prenait un pichet de cahors presque toujours deux desserts lisait l'équipe de très près cochait les scores des équipes du nord un jour on apprit qu'il était mort par la voix d'un joueur de loto un fric-frac qui avait mal tourné -la tête comme du sirop de framboise- précisa un quidam en allongeant sa mominette zut alors dit la buraliste alignant ses paquets mentholés je l'avais encore vu samei ça fait tout chose station arts et métiers un peu de pesanteur le byrrh est dans les verres les vétérans entrechoquent leurs dominos marie exagère sa poudre de riz mi-flanelle mi-daim il disait toujours ne plus hésiter ne plus reculer devant rien ni personne aller jusqu'au bout du chemin de toutes ses forces n'écouter que son impérialisme. Patrice Delbourg Ecchymose etc [se retrouver soudain vieux déjà] se retrouver soudain vieux déjà sans aucun lien de continuité dans une chambre aux murs blancs nue rigoureuse et pure ayant seulement souvenir imprécis d'avoir beaucoup voyagé pour inventer un horaire aux nuages dans le cœur des minerais cachés ayant seulement conscience diffuse d'un monde bouche bée corps en équerre grimaces humides comme ramassé par le rêve pour être mieux emporté il faut se souvenir écrire les traces photographier ce qui reste sur l'échelon des lassitudes bientôt d'un nénuphar naîtra tout le soleil l'univers perdra ses feuilles mousson de plomb il passera l'hiver dans la dérision de la lumière la tristesse se transformera en blatte la boue chuchotera sa patience il s'acceptera par défaut ce sera une journée pour uniquement survivre longtemps après les paysages se mettront en place Patrice Delbourg |
Ecchimosi etc [testa a pena arredata] testa a pena arredata esile strato di carne su scheletro ogni mattina voglia di strozzare in sé quest'atto segreto d'amare ancora questo schifo questa viltà miserabile pantomima abitare come alloggio di fortuna nelle parole degli altri voglia di aderire a quel che si finge di scrivere per inventarsi un destino quando appena si possiede un permesso di soggiorno. Patrice Delbourg traduzione di Nino Muzzi
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Reiseland Westfälische Hügel, der Breisgau dann Dresden ... keine Woche für Ansichtskarten und ausgeruhte Residenzen; Blätterfall, tief hängender Himmel zwischen Elbe und Rhein. Termingeschiebe, kein Abschied für länger; was suchst du im Süden? Ich dachte im Speisewagen an meinen Vater und wie er reiste in den Dreißiger Jahren ... Excelsior, Majestic. Der Junge am Fenster versteht nicht, was die Erwachsenen sagen: Marienborn, damals die Zone - Zwischen Zaunresten leeres Gelände; zwei Krähen flattern um einen stehengebliebenen Turm. Die Hand in der Herzgegend, der Griff nach dem Paß; es gibt Gewohnheiten, die der Zug mitbefördert. Sorglose Reisende lassen die Zeitungen liegen. Schau hinaus. Die Nähe der Landschaft, die du wiedergewinnen kannst. Eine Chance, die im Stundentakt sich wiederholt. Hongkong geht langsam verloren. Jürgen Becker Dein Wesen ist über alle Welt
zerstreut, |
Terra di viaggi Colli della Vestfalia, della Bresgovia, poi Dresda … non è la settimana delle cartoline e delle residenze rilassanti ; cadon le foglie, è basso il cielo che pesa fra l'Elba e il Reno. Folla di scadenze, tutti addii di breve durata ; che cerchi al Sud ? Nel vagone ristorante ho pensato a mio padre, a come viaggiava negli anni trenta … Excelsior, Majestic. Il ragazzo al finestrino non capisce cosa dicono gli adulti : Marienborn, allora DDR - Terreno vago fra resti di frontiera; due corvi svolazzano intorno a una torretta rimasta in piedi. La mano accanto al cuore ad afferrare il passaporto ; ci sono abitudini che il treno sollecita. Certi viaggiatori distratti lasciano in giro i giornali. Guarda fuori. La prossimità del paesaggio che puoi riconquistare. Un'occasione che si ripete ora dopo ora. Hongkong si perde lentamente. Jürgen Becker traduzione di Nino Muzzi La tua essenza è diffusa per il mondo, persa per tutti i cieli. Nel calice di mille fiori io ti accolgo. Allargo le mie reti nel mare aperto dei cieli notturni, costellazioni solenni, dove il tuo sguardo si eterna, nelle mie reti catturo. Mi preme andare: voglio recuperare il tuo sguardo dai quattro venti della rosa. Viaggio dietro ad ogni tuo pensiero. Io proteggo con arpe di aria tese, che ti mormorano il mio canto, o amata, il tuo udito sveglio, sveglissimo. Voglio che della tua essenza lo sfarzo pieno in un ardente bacio mi scuota: O sì, amata, restami in mano! Non svanir via dai miei orizzonti perduti! Non uscire dal quadro dorato del mio giorno tranquillo! Non dileggiare il mio possesso di te! Non aver altri Dei altro che me! Jürgen Becker traduzione di Nino Muzzi |
Sonette bei den Brombeeren
13
Sonette bei den Brombeeren 20
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Sonetto presso i
lamponi 13 La gatta c'incontrò. La chiamavamo. Lei, senza nome, era timida-avvolgente, per ben due giorni, se ci accostavamo. Poi mi si pose in braccio insinuante. "Come un dì in Paradiso", dici, "il serpente." Che eri tu a discettare l'ha sentito - e si è fatta lisciare solamente proprio da te che per lei non muovi un dito. Procuro il cibo, spalo sabbia, le coperte ed i cuscini molto in alto sistemo, lei si nasconde bene, e guarda te, la notte dalla soglia la richiamo. Lei con te giace nel sonno, serena, è una mia gioia con un resto di pena. Ralf Meyer Traduzione di Nino Muzzi
Sonetto presso i lamponi 20
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An den nachtblauen Falter Auf dich, Schmetterling, habe ich den ganzen Tag schon gewartet, deine meerblauen Schwingen. Unruhig durchlief ich die Nacht, Am frühen Morgen begann ich zu trinken, Weil: ich hielt die Erwartung nicht aus. Und nun Wieder Nacht, und mein Kopf voller Wein, Und der Schlaf kommt nicht, bevor du nicht Kommst. Weithin dein Flug, von der Baltischen See her, und immer zu mir, auf der Flucht vor den Krähen, die aus Norwegen Sind. Dein Blick - süd-skandinavisches Licht Unter der gleichmäßigen Schwinge, Wenn du in den heimischen Schlag kehrst, Nektarperlen im Pelz und Blütenstaubduft: Auf Dich habe ich den ganzen Sommer gewartet. André Schinkel [Der Milan kreist] DER MILAN KREIST, wir stehn in seinem Schimmer Aus Blut und Leben, falb und federwärts; - Sein Schrei gilt uns, wir halten immer- Fort noch Ausschau: nach dem Schmerz, Der still und roh auf den Synapsen feuert, Der Traum von unsrer Anwartschaft - Wir gehn herum in uns, der Milan steuert Den Blick von oben uns, wo schemenhaft Der Mond am Horizont nachts steht, und Fieber Sich verwirrend, tönern in die Stille streut; Und auf dem Schloßdach Raben, welk und bieder Im Morgenglänzen ihr Geschreie reut - Hier sind wir … und wir sehen in den Himmel Zur Burg hinauf, wo nun die Laudes schallt; Und im Gesträuch beginnt nun das Gewimmel - Der Milan kreist, es ist noch kalt. André Schinkel
Die Saale bei Wettin
Du bist eine Lilie
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Alla falena blu-notte
Ti ho atteso, falena, tutto il giorno, le tue ali colore del mare. Inquieto ho traversato la notte. Di prima mattina ho iniziato a bere, e perché? Non sopportavo l'attesa. E ora di nuovo notte e ho la testa sbronza, e il sonno non arriva, prima che tu arrivi. Da lontano il tuo volo, dal Mar Baltico a qui, e sempre da me, in fuga dai corvi che vengono dalla Norvegia. Il tuo sguardo - luce scandinava del sud sotto l'ala simmetrica, quando rientri nel battito abituale, perle di nettare nella peluria e odor di polline: ti ho atteso tutta l'estate. André Schinkel traduzione di Nino Muzzi
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Unsere Liebe Unsere Liebe ist wie das Wehen verlassener Spinnennetze im Hinterhofviereck: Du fürchtest, noch immer, ihre Bewohner. Wir gehen, seit Jahren, unablässig in uns herum, besorgt vor den Blicken des Andern, verzweifelt in unsere entgegengesetzten Geschlechter verhakt. Ich bin nicht schuldlos. Ich habe nur die Engelsfänge genommen, ihre rosigen, vulvischen Enden, dich nicht fortan zu verletzen. Gegen die Fenster fällt Regen, wie immer, wenn du stimmlos bist, wortlos, entleert von deinen notwendigen Lügen. Auch ich bin ein Lügner. Aber ich trinke die Lügen wüst in mich hinein, so du mich anschreist und überschüttest, mit Vorwürfen tot-schweigst. Wir gehen fort, unsere Blicke, durch unterirdische Räume, Aorten. Und gehn doch nirgendwohin. Du liegst, abgewandt, während ich sitze und dich betrachte im Flackern des Nachtlichts; Stille herrscht sonst, Schwärze, wenn du dich in den Schlaf fortgeweint hast und mich zurückläßt mit dem Geschmack unserer Schuld auf der Haut. André Schinkel Il nostro amore Il nostro amore è come l'oscillare al vento di ragnatele abbandonate nel riquadro del cortile: ti fanno ancora paura i loro abitatori. Da anni ormai ci rigiriamo in noi senza posa, preoccupati dello sguardo altrui, disperatamente impigliati nei nostri sessi a confronto. Io non sono senza colpa. Ho assunto solo gli artigli dell'angelo, con le loro punte rosa e vulvari, per non ferirti oltre. Alle finestre batte la pioggia come sempre quando sei senza voce, senza parole, svuotata delle tue bugie necessarie. Anch'io sono un bugiardo. Ma ingoio desolato le bugie dentro di me, così mi sgridi e scuoti, muta di rimproveri. Andiamo oltre, i nostri sguardi, attraverso spazi sotterranei, aorte. Eppure non andiamo da nessuna parte. Tu giaci voltandomi le spalle, mentre io sto seduto e ti contemplo nel tremulo bagliore della lampada notturna; altrimenti domina il silenzio, il buio, quando ti addentri nel sonno dopo il pianto e mi lasci alle spalle con il sapore della nostra colpa sulla pelle. André Schinkel traduzione di Nino Muzzi |
Fiesta de disfraces ¿En qué libro? ¿En qué sueño nos conocimos? Tantos bailes de disfraces que nos perdimos Déjame lamer la telaraña en tu nombre -Juana la Loca Quiero ser la blanca leche que acaricie tu espalda-Cleopatra Tu enemigo íntimo- Julieta Te robaría a un tercer reino con otros dioses más nuestros - Helena Me entrego con fortaleza a la maldición y desearía otra vida a veces Pero, porque tengo la certeza de tu amor-Penélope siempre vuelvo-Siempre Solo se necesita el amor de uno mismo-Dulcinea para enfrentar sin miedo todo aquello que se llame imposible Bajo tu hábito haría cosas que envidiaría cualquier académico de la lengua -Sor Juana Cómo no perderlo todo por vos-Misk´isimi por tus palabras y tus besos Pondría mis manos al barro por ti-Demi Moore Chuparía la última gota de tu sangre por darte la vida eterna- Winona Ryder No te dejaría sola en la puerta- Scarlett O´Hara Aunque seas lo que fueses- madame Resolvería cualquier misterio hasta encontrarte-Audrey Tautou Porque sé que tienes la fuerza para degollar cobardes con un niño en brazos- Juana Azurduy El amor por ti estuvo desde siempre condenado a ser leyenda-Lorenza Chuquiamo Aunque te arrastre de a poco a mi destino- Micaela Bastidas Aunque no pueda apagar tu dolor- Frida Khalo Siempre recordaré poemas tuyos-Idea Vilariño Y a pesar de todo esto que digo sabes muy bien que eres tú de la que hablo- La que escojo entre todas para ser mía Aunque sepa que no podré salir del infierno sin mirarte y que todo esto acabará mal porque tendré que volver solo bajo la lluvia- Catherine Barkley cavilando la suerte del joven Werther o peor aún la mía propia la de ser yo mismo sin ti Sergio Gareca Rodríguez |
Ballo in maschera In quale libro? In quale sogno ci siamo conosciuti? Così tanti balli in maschera abbiamo mancato. Fammi sfogliare il web al tuo nome - Giovanna la pazza. Voglio essere quel latte bianco che ti carezza la schiena - Cleopatra. Il tuo intimo nemico - Giulietta. Ti priverei di un terzo regno con altri dèi più nostri: Elena Con forza mi cedo alla maledizione e talvolta desidero un'altra vita ma, poiché son sicuro del tuo amore - Penelope - sempre, sempre a te faccio ritorno. Tutto ciò che serve è l'amore di sé - Dulcinea - per affrontare senza paura quel che si chiama impossibile. Dentro al tuo abito farei cose che invidierebbe qualsiasi accademico della lingua - Suor Juana. Come non perdere tutto per te - Misk´isimi - per le tue parole e i tuoi baci. Metterei le mani nel fango per te - Demi Moore. Succhierei l'ultima goccia del tuo sangue per averti dato la vita eterna - Winona Ryder. Non ti lascerei sola sulla porta - Scarlett O'Hara - anche se sei quello che sei - madame. Risolverei qualsiasi mistero finché non avessi trovato te - Audrey Tautou - perché so che hai la forza di massacrare i codardi con un bambino in braccio - Juana Azurduy. L'amore per te è stato sempre condannato ad essere una leggenda - Lorenza Chuquiamo. Anche se ti trascino a poco a poco verso la mia destinazione - Micaela Bastidas. Anche se non riesco a calmare il tuo dolore - Frida Khalo. Ricorderò sempre le tue poesie - Idea Vilariño. E nonostante tutto quel che dico sai benissimo che sei tu quella di cui parlo - quella che scelgo tra tutte per essere mia. Anche se so che non posso lasciare l'inferno senza volgermi a guardarti e che tutto questo finirà male perché dovrò tornare da solo sotto la pioggia - Catherine Barkley meditando sul destino del giovane Werther o peggio ancora sul mio proprio quello di essere me stesso privo di te. Sergio Gareca Rodríguez traduzione di Nino Muzzi |
Primavera Cercana |
Primavera vicina I colibrì vagano fra i ciliegi in fiore. Tutto viene anticipato. Forse non entrano più in letargo Non c'è da dormire sugli allori né sotto niente. Ogni giorno è un'allerta. C'è un'erba che è di plastica neve che non è neve un fiore che è pura ombra spaventapasseri che sono fantocci in carne e ossa. Elvira Hernández traduzione di Nino Muzzi |
Water a fairytale Once their mother put a dropper to their tongues Dispensing slow beads from the tiny brown bottle Just so they could taste her childhood And she could tell them again Of how it had been almost free. Gallons to drink Until her teens, when all the clouds became White, floating. The Dry became the only season Even as machines to extract liquid from air Whined and whirred, even as the sea Gave up its treasure, the Dry deepened The liquid itself was priced higher than gold Higher than oil, and even if they didn't need Water for existence anymore They longed for it as Humans long for what is lost and delicious. Kavita A. Jindal
Act of Faith
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Acqua
* Kabariwala: Hindi word for scrapdealer Kabariwala |
Strange Meetings Sometimes we run into someone just for once in our lives and our bones refuse to fit inside the skin the same way. Plans proceed as waves and recede as doubts. A fleeting joy with gnawing pangs of apprehension the stretch between experience and fear seems like the time taken by a fish to reveal and conceal itself in front of a fish hook. Sonnet Mondal
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Strani incontri Ogni tanto incontriamo qualcuno una volta sola nella vita e le nostre ossa rifiutano di adattarsi all'interno della pelle alla stessa maniera. I progetti procedono come onde e recedono come dubbi. Una gioia fugace con morsi voraci di apprensione la tensione fra l'esperienza e la paura sembra simile al tempo usato da un pesce per apparire e scomparire di fronte all'amo da pesca. Sonnet Mondal traduzione di Nino Muzzi
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[La langue est un exil aux frontières de l'instant] La langue est un exil aux frontières de l'instant qui se charge de sa forme secrète délirante et si proche aura comme accessoire les mêmes mots que le temps l'histoire et ses raisons en une forte pression de jeu donnant l'envie d'avaler toute la part du feu et j'écris ces textes librement comme un chant qui prolonge ma vie s'y inventant en une manière de dire qu'à la passion survit un désir irradiant Claude Beausoleil |
[La lingua è un esilio
ai confini dell'istante] La lingua è un esilio ai confini dell'istante chi si carica della sua forma segreta delirante e così vicina avrà come accessorio le stesse parole del tempo della storia e delle sue ragioni in una forte ansia di gioco che mette voglia d'ingoiare tutta la parte del fuoco e io scrivo questi testi liberamente come un canto che prolunga la mia vita inventandosi in un modo di dire che sopravvive alla passione in un desiderio irradiante. Claude Beausoleil traduzione di Nino Muzzi |
The Past Small light in the sky appearing suddenly between two pine boughs, their fine needles now etched onto the radiant surface and above this high, feathery heaven- Smell the air. That is the smell of the white pine, most intense when the wind blows through it and the sound it makes equally strange, like the sound of the wind in a movie- Shadows moving. The ropes making the sound they make. What you hear now will be the sound of the nightingale, Chordata, the male bird courting the female- The ropes shift. The hammock sways in the wind, tied firmly between two pine trees. Smell the air. That is the smell of the white pine. It is my mother's voice you hear or is it only the sound the trees make when the air passes through them because what sound would it make, passing through nothing? Louise Glück |
Il passato Una lama di luce sottile appare nel cielo improvvisa fra due rami di pino i cui aghi sottili s'incidono nella radiata superficie e su nell'alto cielo piumato - Odora l'aria. È l'odore del pino strobo, più intenso se il vento gli soffia fra i rami e il suono che fa è altrettanto strano, eguaglia quello del vento in un film - Ombre agitate. Le corde danno il loro suono abituale. Quello che odi adesso sarà forse il canto dell'usignolo, i Vertebrati, il canto del maschio che corteggia la femmina - Le corde scorrono. L'amaca oscilla al vento, legata stretta tra due tronchi di pino. Odora l'aria. Questo è l'odore del pino strobo. È la voce di mia madre quella che odi o è solo il suono che fanno gli alberi quando l'aria li va frugando perché poi che suono farebbe, l'aria, se frugasse nel nulla? Louise Glück traduzione di Nino Muzzi |
Pavana de Lisboa |
Pavana di Lisbona Il Tago dal fondale, azzurro e immenso, muta a ogni istante i suoi orizzonti. Il Tago, quasi un mare, un ricordo, secondo come ondeggia la luce sull'acqua. E a bordo di una sua qualche imbarcazione, va e viene incessante la parte più errabonda di mia vita. Dal castello di San Jorge, sulla collina di smerli medievali, più secoli fa di quanto si ricordi, mi vidi un dì lontano assai dal mondo, a tante leghe dalla propria vita, nella Lisbona di un'altra Galassia identica a se stessa eppure nomade, con il solito grido delle pietre sospeso grave su un occaso bianco… Questa stessa Lisbona con me all'aperto, circondata di strade scoscese e il fumo tenue delle imbarcazioni; questa stessa Lisbona, ma un Tago diverso, incapace di strapparci quel che amiamo per trasportarlo in Africa. Un Tago che sempre ritorna e ci aspetta fra l'uno e l'altro molo e mai si avvia. Eugenio Montejo traduzione di Nino Muzzi |
A SHORT STORY OF FALLING It is the story of the falling rain to turn into a leaf and fall again it is the secret of a summer shower to steal the light and hide it in a flower and every flower a tiny tributary that from the ground flows green and momentary is one of water's wishes and this tale hangs in a seed-head smaller than my thumbnail if only I a passerby could pass as clear as water through a plume of grass to find the sunlight hidden at the tip turning to seed a kind of lifting rain drip then I might know like water how to balance the weight of hope against the light of patience water which is so raw so earthy-strong and lurks in cast-iron tanks and leaks along drawn under gravity towards my tongue to cool and fill the pipe-work of this song which is the story of the falling rain that rises to the light and falls again Alice Oswald Flies This is the day the flies fall awake mid-sentence and lie stunned on the window-sill shaking with speeches only it isn't speech it is trembling sections of puzzlement which break off suddenly as if the questioner had been shot this is one of those wordy days when they drop from their winter quarters in the curtains and sizzle as they fall feeling like old cigarette butts called back to life blown from the surface of some charred world and somehow their wings which are little more than flakes of dead skin have carried them to this blackened disembodied question what dirt shall we visit today? what dirt shall we re-visit? they lift their faces to the past and walk about a bit trying out their broken thought-machines coming back with their used-up words there is such a horrible trapped buzzing wherever we fly it's going to be impossible to think clearly now until next winter what should we what dirt should we Alice Oswald |
Una breve storia della caduta Questa è la storia della pioggia che cade per mutarsi in foglia che di nuovo ricade è il segreto della pioggia che al calore d'estate ruba luce e la cela in fiore ed ogni fiore è un piccolo tributario che cresce dal suolo verde e transitorio è un desiderio dell'acqua e sta questa storia nella gemma più piccola di una miniatura se solo io potessi passare come un velo d'acqua attraverso un erbaceo stelo e trovar la luce che in punta si alloggia e ritorna seme come goccia di pioggia allora come l'acqua saprei della speranza bilanciare il peso col lume della pazienza acqua che è così rude, così terrea e dura e si cela in serbatoi di ghisa e ne ricola tratta dalla gravità giù per la mia lingua tanto da rinfrescare e invadere la canna del mio canto che è la storia della pioggia che cade che sale alla luce e di nuovo ricade. Alice Oswald traduzione di Nino Muzzi
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La chanson de Prévert Oh je voudrais tant que tu te souviennes Cette chanson était la tienne C'était ta préférée, je crois Qu'elle est de Prévert et Kosma Et chaque fois les feuilles mortes Te rappellent à mon souvenir Jour après jour, les amours mortes N'en finissent pas de mourir Avec d'autres bien sûr je m'abandonne Mais leur chanson est monotone Et peu à peu je m'indiffère À cela il n'est rien à faire Car chaque fois les feuilles mortes Te rappellent à mon souvenir Jour après jour, les amours mortes N'en finissent pas de mourir Peut-on jamais savoir par où commence Et quand finit l'indifférence Passe l'automne, vienne l'hiver Et que la chanson de Prévert Cette chanson, les feuilles mortes S'efface de mon souvenir Et ce jour là, mes amours mortes En auront fini de mourir Et ce jour là, mes amours mortes En auront fini de mourir Serge Gainsbourg |
La canzone di Prévert Come vorrei che tu ti ricordi quella canzone che era la tua, la tua preferita, che credo sia una canzone di Prévert e Kosma. E sono sempre quelle foglie morte che mi fanno di te sovvenire giorno per giorno, gli amori morti non finiscono mai di morire. Con altre mi abbandono certamente ma il loro canto non sa variare e poco a poco mi lascia indifferente e per questo non c'è nulla da fare perché ogni volta che le foglie morte è di te che mi fanno sovvenire giorno per giorno, gli amori morti non finiscono mai di morire. Si potrà mai saper dove si avvia e quando termina l'indifferenza? Che passi l'autunno e inverno sia e che quella canzone di Prévert quella canzone, le foglie morte, non mi faccia di lei sovvenire e che quel giorno gli amori morti abbiano ormai finito di morire e che quel giorno gli amori morti abbiano ormai finito di morire. Serge Gainsbourg traduzione di Nino Muzzi |
The Lake Isle of Innisfree |
L'isola sul lago
Innisfree Ora mi alzo, sul lago voglio andare, ci farò un capanno di canne e di fango; con nove file di fagioli e un alveare e vivrò nel ronzio, lieto e solingo. Qui avrò gocce di pace, poco a poco, gocce da un velo d'alba fra canti di grilli; la notte è un gran brillio e il giorno un fuoco ed è piena la sera di voli di flanelli. Voglio alzarmi e andare, starò sempre all'ascolto notte e giorno dell'acqua in sordo sciabordare; mentre sto sul viottolo o sopra il grigio asfalto, sento l'acqua nell'intimo nucleo del cuore. William Butler Yeats traduzione di Nino Muzzi |
Приходит
человек Приходит человек, его костюм измят. В его лице очки на тонких дужках. Он спорит с пустотой, он сумасшедший, ветер. Дрожат очки на тонких дужках. Его костюм измят, он быстро спорит. Приходит человек и заполняет комнату. Приходит человек, он долго шёл сюда. Его костюм измят, он спорит слишком быстро. Дрожат его очки, он идиот, он спорит. Он ветер, сумасшедший, он пришёл. Sergej Timofejew Истины | Arriva un uomo Arriva un uomo, ha il vestito stropicciato. Sul viso porta occhiali con montatura fine. Alterca con il vuoto, è pazzerello, è il vento. Tremano gli occhiali con montatura fine. Ha il vestito stropicciato, alterca veloce. Arriva un uomo e riempie la stanza. Arriva un uomo, ha camminato a lungo fino a qui. Ha il vestito stropicciato, alterca troppo svelto. Gli tremano gli occhiali, è un idiota, alterca. È il vento, è pazzerello, è arrivato. Sergej Timofejew traduzione di Nino Muzzi
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L'oubli du monde une chose ancienne me revient à l'esprit tandis que je marche sur la plage de Saco la baie hâve perdu dans l'embrun s'éloigne une chose après l'autre je reprends le trajet sans repos je suis du monde mais séparé de lui par un invisible voile je ne rattraperai pas ce souvenir il glissera sous mes pieds pour se perdre dans le sable tu ne figurais pas encore au nombre de mes connaissances mais pour m'en assurer il faudrait reprendre le fil entier d'une vie jusqu'à tes yeux qui me dévisagent ** le jour de l'enterrement de grand-papa la famille réunie sous les grands arbres du cimetière pleure l'ancêtre désormais reposant près du fleuve qu'il rêvait de rejoindre fraternel je cours entre les monuments je franchis les cloisons je vois l'eau étale jusqu'aux montagnes sur l'autre rive j'entends les murmures les impérieux propos des hommes sur les semailles le manque d'eau la sécheresse chronique quatre hommes font glisser le cercueil dans son trou puis dans les feuilles la voix somnolente de grand-papa m'appelle je sais peu du voyageur qui pose ainsi le pied hors du sillon je m'arrête en cet après-midi de juin je vois dans les yeux de l'absent un cycle qui recommence Paul Bélanger |
L'oblio del mondo Una cosa antica mi ritorna in mente mentre sto camminando sulla spiaggia di Saco la baia strinita perduta nello spruzzo delle onde s'allontana una cosa dopo l'altra io riprendo il tragitto senza riposo fo parte del mondo ma mi separa da questo un velo invisibile non riacchiapperò quel ricordo esso mi scivolerà sotto i piedi per perdersi nella sabbia tu non figuravi ancora nel novero delle mie conoscenze ma per assicurarsene bisognerebbe riprendere tutto intero il filo di una vita fino ai tuoi occhi che mi fissano ** nel giorno della sepoltura di mio nonno la famiglia riunita sotto gli alberi giganti del cimitero piange l'antenato che ormai riposa accanto al fiume che sognava di raggiungere fraterno io corro fra i monumenti funebri supero le barriere vedo l'acqua calma fino alle montagne sull'altra riva ascolto i mormorii le frasi imperiose degli uomini sulle semine la mancanza d'acqua la siccità cronica quattro uomini fanno scivolare la bara nella sua fossa poi fra le foglie la voce sonnolenta del nonno mi chiama so poco del viaggiatore che pone così il piede fuori dal solco mi fermo in questo pomeriggio di giugno vedo negli occhi dell'assente un ciclo che ricomincia. Paul Bélanger traduzione di Nino Muzzi |
ländliche Elegie das Sendegerät dieses Tages ist auf den Windkanal eingestellt. * in den Weizenfeldern gewinnen Andachtshalme an Geltung. * über dem Land Pollenverschickung, gratuit et libre. * unverblümt lagern Blüten ihre Aromen aus. * einzelne Böen animieren knorrige Sträucher zu verästelten Hymnen. * in manchen Glockenblumen schwingen Kirchenversuche. * die Katzen unverändert per Sie mit ihrer Umgebung. * die Vögel sind überstimmt. sie beschließen den Tag im silent mode. * um Mitternacht die Regionalhymne der Frösche am Teich. Ron Winkler |
elegia rurale la trasmittente di questo giorno è regolata sul canale del vento. * nei campi di grano acquistano importanza gli steli di devozione. * sulla campagna invio di polline gratuit et libre. * senza fronzoli diffondono le fioriture il loro aroma. * singole ventate spingono nodosi cespugli a inni ramificati. * in alcuni fiori a campana vibrano accenti ecclesiali. * i gatti immutati danno del Lei al loro ambiente. * gli uccelli sono coperti dal rumore. chiudono il giorno in silent mode. * a mezzanotte l'inno regionale delle ranocchie nello stagno. Ron Winkler traduzione di Nino Muzzi |
[Als ich noch hören konnte]
[Und überall können wir singen]
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[Quando potevo ancora
udire] Quando potevo ancora udire quel che mi prometteva il cardine dell'uscio e origliavo il polifonico coro delle carpe che citava dal gran libro dei pioppi la mia testa era così grande che ci entrava la luna e le mie mani crescevano nell'erba quando ancora origliavo il coro delle carpe tentavo di dirigere l'insieme delle tante voci con uno stelo d'erba acchiappai un riccio perché questi animali sotto la fronda hanno appreso cose di natura musicale righi musicali tracciati su vecchie foglie il riccio non mi diceva niente le carpe cantavano così come avevano imparato a fondo come se citassero dal gran libro dei pioppi questa almeno la conoscevo un'opera sensata piena di vibrazioni capivo comunque che la luna era troppo lontana e che io avrei dovuto piuttosto cercare maniglie di porte una buca delle lettere ferite nell'erba su cui spalmare una pomata così come in seguito sulle lacune della frase quando manca una parola che deve ancora crescere un frammento di pelle certi strati di cellule dove certamente risiede il sapere dei pioppi e fuori un'esca di luce affinché tu entri nel giorno Marie T. Martin traduzione di Nino Muzzi
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[robert & jules] La vida, breve y aun así Nos aburrimos. Pido unas tijeras que corten Una ventana que abra Una viga que sirva La cuerda que tensa no es una cuerda Es una tilde sobre la cabeza Así te enteras que fuiste una grave Y no una aguda terminada en Ese Y la gente que sufre No tiene por qué ser buena. La vida, breve Y aun así nos aburrimos. Dejar los brazos cansados de su gesto En juego obligado con la boca Y las rodillas recordando su genuflexión. Piensa luz y anota sombra: Qué es una vida si la miras Qué es un sombrero si no te queda. Yanko González
Querido Leopold lee esto muy, muy despacio Y créeme que no tengo otra forma de decirlo. Si hasta aquí has leído de prisa Te pido vuelvas a comenzar de nuevo. No me atrevo a pulsar tu número Y quemar el poco aliento que nos queda. No seré quien arriba, no seré quien parte Para quedar en la mitad y vacía. No te apresures, no te fíes de mi brevedad Porque este día pardo terminará en el mismo día pardo Que persistirá inmutable en otro día pardo. Querido mío, hoy a las cuatro y treinta de la madrugada Nuestro hijo nos dejó. Sus ojos ya no muestran ni sienten dolor. Perdóname. He perdido un cuerpo para llegar Y he perdido un cuerpo para regresar. Yanko González
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[robert & jules] La vita è breve eppure ci annoiamo. Chiedo delle forbici che taglino una finestra che si apra un trave che regga. La corda tesa non è una corda è un accento sopra la testa. Così hai capito che tu eri una parola piana e non una tronca che termina in esse e la gente che soffre non è detto che sia buona. La vita è breve eppure ci annoiamo. Calar le braccia, stanche di ogni gesto, in un gioco coatto con la bocca e le ginocchia ricordando l'inchino. Pensa luce e scrivi ombra: cos'è una vita se la guardi cos'è un cappello se non ti sta. Yanko González traduzione di Nino Muzzi
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Poems From Subway To Work […] 2. Let the subway be our greek meeting place for there is whare everybody goes especially in the morning & I can smell the thousands of caffe waves come from every seet. But here all sad faces meet & I sit silent but happy bound that all my New York family is here. I am a subway rider near you all, only I want to talk to you - but everybody is so straightfaced & mummy fixed. Standing over you my tung drops out and accidently licks the bald head of an old man reading shues. Some angry woman throws a baby into my lap. I look at the Pepsi-coala sign and drink water in my mind. Then the rush for the doors and crowded platforms. No snow or yelloo leaves in the dark iron subway. […] 1959 NYC Peter Orlovsky
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Poesie dalla metro che
ci porta al lavoro […] 2. Facciamo che la metro sia il nostro appuntamento greco per il fatto che vanno tutti là specialmente al mattino e io posso sentire le mille zaffate di caffè che salgono da ogni sedile. Però qui s'incontrano tutte le facce smorte e io siedo silenzioso ma preso dalla gioia che ci sia qui tutta New York, la mia famiglia. Io sono un viaggiatore metropolitano qui accanto, che vuol soltanto conversare con voi - però sono tutti così rigidi in volto e col pensiero fisso alla mamma. Piegato su di voi mi esce la lingua e lecca per svista la testa calva di un vecchietto che indaga le scarpe. Una qualche donna isterica mi lancia un bimbo in grembo. Io osservo la réclame della Pepsi e bevo acqua con la mente. Poi ecco l'assalto agli sportelli e le banchine affollate. Non c'è neve né foglia ingiallita nel buio ferrigno della metro. […] Peter Orlovsky traduzione di Nino Muzzi
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[Ist denn der Schoß der Schöpfung schon
steinalt?] Ist denn der Schoß der Schöpfung schon steinalt? Ihr Kind, ein Greis, kriecht da. Er kniet. Er wittert. Das ist der Herkules vom Betlèmwald, Sein Glück hat er gekeult und Gott getwittert. Ein Eulenruck, dann wie ein Luchs geduckt, Den Bart gerafft zum abgrundtiefen Rauschen, So wird es Nacht. Hinauf zum Aquädukt Der Galaxien muss der Sandstein lauschen. Das war der Mensch aus Fleisch und Bein und Laub, Der noch in Stein kratzt die gezählten Tage, Als hätte je ein Boss von Stern & Staub Sich ausgerechnet diese Menschensage. Garinus, hilf! Wir sind die Augias-Jünger, Der Stall ist voll, die ganze Welt ein Zwinger. Wilhelm Bartsch Nach Günter Eich und Immanuel Kant Bin ich ausgehöhlt nun von Termiten, Absturzschreiber nur, Black Box? Drohnen über mir und Satelliten, in mir das orakelnde Gesocks. Wilhelm Bartsch 2017 |
[È quindi ormai
decrepito il grembo del creato?] È quindi ormai decrepito il grembo del creato? Suo figlio, un vecchio, sbuca. S'inginocchia. Fiuta. È l'Ercole che nel bosco di Betlemme fu nato, e prende a colpi di clava la gioia e con Dio twitta. Un colpo da civetta, poi come lince va sotto, la barba raccolta in un profondo frusciare, così scende la notte. Su in alto all'acquedotto delle galassie l'arenaria in agguato ha da stare. Questo fu l'uomo di carne e ossa e fronda, ancor nella pietra i brevi giorni a incidere, come se ogni padrone di cosmica polvere avesse calcolato questa umana leggenda. Aiutaci, Garinus! le stalle sono piene, siam seguaci di Augia, il mondo è una prigione. Wilhelm Bartsch traduzione di Nino Muzzi
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Une guitare dans la nuit Jenin crucifiée ne rend pas les armes elle guette le jour qui percera le secret des pourquoi le secret des comment où réside l'espoir de changer l'âme du monde pour retrouver le vrai sens de la Terre Dans Jenin bâillonnée avec ses rues méconnaisables Jenin qui porte un si beau nom de femme réceptacle pourtant de toutes les vomissures de haine les fourmis devenues folles fuient la tourmente au galop Dans Jenin malgré tout nous préférons la fleur au javelot la gentiane nous sert de bouclier Jenin ô Jenin dans tes ruelles abandonnées dans les débris sous les décombres on perçoit le pouls de tes amours Et tes murs où les enfants ne tracent plus les lettres de ton nom ni celui de leur père et les toits de tes demeures qui n'abritent plus que l'usure et la tristesse tout cela ô Jenin un sang qui brame et mugit Ta vie s'est muée en grappes de raisins dans la bouche des prédateurs Et ce qui en vérité ne devrait être qu'une histoire simple d'une terre à aimer une terre belle avec ses oliviers ses fontaines la couronne de ses palmiers ses éclats de bonheur paisible ou fugace ce qui devrait planer léger tel le chant du merle et le vol du colibri est aujourd'hui sifflement de serpent sinistre et tellement strident Ainsi chantait une guitare une nuit aux abords de Jenin et Lila les ailes à peine ouvertes les ailes déjà si lourdes de toute la poussière et des décombres Lila frémissait " Le paradis mes sœurs ma mère semble bien loin mais dans ton sein déjà ô mère souviens-toi souviens-toi je rêvais d'horizon je pensais fraternité toutes frontières abolies ma chanson n'avait qu'un refrain aujourd'hui la vie " Elle disait ces mots Lila en fermant les yeux pour ne pas laisser ses larmes s'échapper tandis que les voix toujours les voix lui soufflaient qu'il faut prendre le risque de changer même les choses simples Autant de voix autant de morsures elle se découvrait Lila si impuissante face à l'âme de ces choses en réalité trop simples Était-elle simplement trop simplement femme lorsqu'elle fermait les yeux se voilait le regard pour fuir les voix et détourner les chuchotements qui vrillaient son cœur trouaient ses tympans Mais lorsqu'elle fermait les yeux elle était ce cygne dérivant sur le fleuve en crue ce cygne guetté par les oiseaux de proie qui attendaient tournoyaient le bec ouvert dans le ciel de Jenin l'enfer dans le regard prêts à lui essorer le plumage Certaines nuits les voix se faisaient clairon il y a si longtemps que nous avons mal si longtemps si longtemps nous ne comptons plus les années Lila tressaillait " Je pourrais me permettre de pleurer pensait-elle fille du Levant fille de Jenin je suis la pluie ne laissera nul sillon de tristesse sur mon visage " Pleure Lila le chant reprenait prends goût si tu veux à l'ivresse des larmes puisque ton sommeil ne peut être paisible Jamais tu n'auras pour berceau les bras d'un amant qui soit aussi ton frère les bottes les fusils et le soufre sont entrés dans Jenin et ton frère depuis ne connaît plus le nom qui fait de lui un homme Pleure donc ô Lila Pleure avant que tes larmes ne perdent leur brillance mais tisse n'oublie pas un linceul pour la tristesse et continue à chercher même dans la nuit la route dessinée jadis par tes racines Ne pas être une lampe sans lumière les voix montaient tel est le cri qui nous voit naître et nous accompagne fais tien ce credo inébranlable dans l'obscurité la plus totale poursuis la clarté " Qui peut déchiffrer dans les lignes de mes mains ô mes sœurs les traces qui annonçaient ces saisons d'errance loin de Jenin Dans ma poitrine piaffe et tressaille un cœur nomade il ne trouve d'ancrage nulle part " Elle disait cela Lila et on croyait entendre les frissons d'une guitare pleurant son dernier chagrin sur les berges de quelque fleuve S'élevait en même temps une rumeur de mots échevelés voix lancinantes laves rameutées en un flot sauvage voix pressantes exténuées pourtant tenaces elles montaient houles opiniâtres remous réclamant à grands cris que naisse enfin cet autre monde La guitare obstinément pleurait son chant polyphonique ne pas rendre les armes malgré les larmes Jenin aujourd'hui entre ton cœur et ton âme ce territoire au-dedans de toi Pareil à l'océan ton cœur Lila jamais ne se videra de la puissance d'aimer Sur les terres meurtries nous aimerons encore le dos courbé nous aimerons toujours et nous irons toujours insatiables vers l'amour au bout du chemin nous brandirons notre refus d'une humanité défroquée Au bord de quelle rivière pleurait cette guitare Elle portait le nom de tant de terres disloquées mais les pleurs ce jour-là ruisselaient dans le ciel de Jenin Chant de syllabes disjointes voix d'une guitare en enfer la nuit s'y était engouffrée Que cette voix et la nuit dans Jenin meurtrie cette voix et la danse des vautours cette voix dans ces langues égarées langues démembrées à ne plus pouvoir agencer deux syllabes juste deux ô combien brèves deux syllabes cinq lettres pour dire Jenin Là-haut les bombes rugissaient en bas les bulldozers Dans Jenin déserte une femme enlacée à son olivier son visage porte la couleur gris-verdâtre de la frondaison son arbre tel un amant mort qu'elle étreint a l'âge de la Terre ses racines flottent dans l'air gris de poussière ses racines désormais comme ton cœur nomade ô Lila ses racines guettées par les vautours comme le cygne sur le fleuve les vautours qui tournoient même autour des langues de feu les vautours qui ne craignent ni le fer ni les cris les vautours font la ronde dans ton sommeil et dans le sien les vautours sans cesse un œil allumé Jenin ô Jenin les femmes pleurent un long chant d'agonie elles pleurent aussi leurs hommes qui n'ont plus de nom et leurs enfants privés d'enfance Ô Jenin le chant ne suffit pas sur cette terre démembrée nos vies loin de l'amour se consument comme des brindilles Marie-Célie Agnant Dehors les chiens Les barques cherchent le chemin là où les jours et les nuits se rejoignent là où les eaux de l'océan les eaux des rivières se retirent apeurées Dans ces nuits compactes qui vieillissent les corps ces nuits où l'enfant même l'enfant au premier vagissement emprunte le visage de l'aïeule qui titube vers la mort les barques cherchent le chemin Toute la nuit toutes les nuits le banquet des chiens et de leur descendance les hyènes ricanent ivres se donnent de grandes tapes dans le dos l'écho des rires retentit se marie au sifflement des crotales Ceux qui refusent les coupes pleines leur enchantement les pirouettes grotesques des hyènes les mimiques pitoyables des lycaons ceux qui tremblent dans tous leurs os face à la nuit sauvage ceux à qui il répugne de s'agenouiller de renifler les culs puants des chiens et de leur descendance ceux qui déclinent les invitations au banquet des assassins ceux qui dédaignent les tutus pour danser au rythme des chacals sous l'œil torve des lunes engluées dans la peur ceux qui boudent les accouplements présentés comme irrésistibles avec les hyènes leur descendance tous ceux qui leur ressemblent et en plein jour exhibent les loups blottis dans leur giron tous ceux-là oui tous ceux-là apprennent à mordre et dévorer leurs poings Toute la nuit toutes les nuits le banquet et la veuve traque en vain les ossements de l'homme de celui qui savait de quoi était fait son combat Elle range son effroi sous une ceinture de chardons pour ne pas faire son deuil de la vérité Dans l'haleine fétide des nuits de bombance malgré les chiens et leur descendance vautrés dans la pourriture les barques cherchent la rive où chemine la veuve oubliée dans ses habits de veuve la veuve aux seins creux d'avoir trop gémi celle que l'on dit folle perdue la voici elle a faim et de dégoût vomit ses entrailles sa vomissure éclabousse les nappes du banquet le pelage déjà tellement sale des chiens dans la pénombre Elle mord et dévore ses poings et ses poings chaque nuit renaissent Elle se lacère les lèvres dénonce les trêves mensongères rompue elle marche et cherche marchera jusqu'au bout de la nuit Quelquefois elle rêve qu'elle crève les yeux des hyènes et des lycaons de tous les chiens sauvages et de leur descendance Sous ses voiles paisibles elle recense les meutes elle a appris à dormir sur sa table en bois dur pour attendre l'arrivée du jour Plus jamais les chiens sauvages Mais le jour appartient aux chiens et à leur descendance à tous ceux-là qui fuient la queue basse quand la fureur des eaux menace et qui sans état d'âme dans la puanteur vingt années plus tard reviennent Ils fuiront un jour sans retour crie la veuve Ils fuiront sans queue ni crocs Dehors les chiens Plus jamais les chacals Les chiens ricanent les chacals grincent des dents ils trinquent mais elle ne tremble plus face à la mort ses pas désormais connaissent les secrets des montagnes endormies et ses ongles affûtés sous son voile ses pupilles deux croissants de lune deux faux guettent la ronde infernale des chiens sauvages deux faux ses pupilles et elle a le cœur froid comme les vieux tigres ses mains suaves de jadis ses merveilleuses et tendres mains d'amante dans la nuit ses mains deux champs de mines piqués de noirs chardons Marie-Célie Agnant La dernière saison de désarroi Enfance (extrait) Rien de plus beau que cette maison des jours d'avant dans son jardin le vent de branche en branche se promenait démesure - folie douce Les cheveux en bataille de la vigne où les enfants jouaient à se cacher Les raisins acides sur nos lèvres avaient aussi un goût de flammes le pied de fruit à pain ses feuilles en éventail et dans le grand bassin nos rêves remorqués par la chevelure des sirènes Nos rêves pur-sang ailés dans ces nuits plus que ténèbres voyaient défiler des caravanes de mystérieux secrets Puis l'orage les arbres bruissaient leur tristesse le vent n'était plus qu'une effroyable brûlure Dans cette maison des jours d'avant je n'avais pas encore appris à avoir peur de ma propre ombre *** Marie-Célie Agnant |
Una chitarra nella
notte Jenin crocifissa non depone le armi spia il giorno che forerà il segreto dei perché il segreto dei come dove risiede la speranza di cambiar l'anima del mondo per ritrovare il vero senso della Terra A Jenin imbavagliata con le sue vie irriconoscibili Jenin che porta un sì bel nome di donna eppure è ricettacolo di tutti i rigurgiti dell'odio le formiche impazzite fuggono la tormenta al galoppo A Jenin tuttavia noi preferiamo il fiore al giavellotto la genziana ci serve da scudo Jenin oh Jenin nei tuoi vicoli abbandonati nei detriti sotto le macerie si sente il polso dei tuoi amori E i muri dove i bimbi non tracciano più le lettere del tuo nome né quello dei loro padri e i tetti delle tue dimore che non coprono più che l'usura e la tristezza tutto questo oh Jenin un sangue che bramisce e mugghia La tua vita si è mutata in grappoli d'uva nella bocca dei predatori E ciò che in verità dovrebbe solo essere una storia semplice di una terra da amare una bella terra con i suoi olivi le sue fontane la corona dei suoi palmizi i suoi lampi di gioia serena o fugace ciò che dovrebbe planare leggero come il canto del merlo o il volo del colibrì oggi è sibilo di serpente sinistro e talmente stridulo. Così cantava una chitarra una notte nei dintorni di Jenin e Lila con le ali appena aperte con le ali già pesanti di tutta la polvere e delle macerie Lila fremeva "Il paradiso le mie sorelle mia madre sembra ben lontano ma nel tuo seno già o madre ricordati ricordati io sognavo di orizzonti pensavo alla fraternità che abolisce ogni frontiera la mia canzone aveva un solo ritornello oggi la vita" Diceva queste parole Lila chiudendo gli occhi per non farsi uscire le lacrime mentre le voci sempre le voci le sussurravano che bisogna rischiare di cambiare persino le cose semplici Tante voci tante morsicature Lila si scopriva così impotente di fronte all'anima di quelle cose in realtà troppo semplici Forse lei era troppo semplicemente donna quando chiudeva gli occhi si velava lo sguardo per fuggire le voci e sviare i bisbigli che torcevano il suo cuore perforavano i suoi timpani Ma quando lei chiudeva gli occhi lei era quel cigno alla deriva sopra un fiume in piena cigno insidiato dagli uccelli di rapina che aspettavano volteggiavano col becco aperto nel cielo di Jenin con l'inferno nello sguardo pronti ad avvinghiargli il piumaggio Certe notti le voci si fanno tromba ed è da tanto tempo che stiamo male tanto tempo tanto tempo noi non contiamo più le annate Lila trasaliva "Io potrei permettermi di piangere pensava lei figlia del Levante figlia di Jenin io sono la pioggia non lascerà nessun solco di tristezza sul mio viso" Piangi o Lila il canto riprendeva prendi gusto se vuoi all'ebbrezza del pianto poiché il tuo sonno non può esser piacevole Non avrai mai per culla le braccia di un amante che ti sia anche fratello gli stivali i fucili lo zolfo sono entrati in Jenin e tuo fratello poi non conosce più il nome che fa di lui un uomo Piangi dunque o Lila Piangi prima che le lacrime non perdano di smalto ma tessi non scordare un sudario per la tristezza e continua a cercare persino nella notte la strada allora segnata dalle tue radici Non essere una lampada senza luce le voci salivano tale è il grido che ci vede nascere e che ci accompagna fa' tuo quel credo incrollabile nella più totale oscurità insegui la chiarità "Chi può decifrare nelle linee della mia mano sorelle mie le tracce che annunciavano queste stagioni di erranza lontano da Jenin Nel mio petto scalpita e sussulta un cuore nomade non trova ancoraggio da nessuna parte" Diceva questo Lila e pareva di sentire le vibrazioni di una chitarra che piangeva la sua ultima disgrazia sulle sponde di qualche fiume Saliva al contempo un rumore di parole confuse voci lancinanti lave raccolte in un fiotto selvaggio voci pressanti estenuate eppure tenaci salivano onde ostinate turbinii che a gran voce chiedevano che nasca finalmente quell'altro mondo La chitarra ostinatamente piangeva il suo polifonico canto non consegnare le armi malgrado le lacrime Jenin ora fra il tuo cuore e la tua anima questo territorio è dentro di te Simile all'oceano il tuo cuore Lila non si svuoterà mai della potenza di amare Sulle terre straziate noi ameremo ancora e andremo sempre insaziabili verso l'amore al termine del cammino noi brandiremo il nostro rifiuto di una umanità negata In riva a quale fiume piangeva questa chitarra il fiume portava il nome di tante terre dislocate ma i pianti quel giorno si scioglievano nel cielo di Jenin Canto di sillabe disgiunte voce di chitarra all'inferno la notte vi si era insinuata Questa voce e la notte a Jenin martirizzata questa voce e la danza degli avvoltoi questa voce nelle lingue sperdute lingue smembrate da non riuscir neppure a pronunciare due sillabe due soltanto oh quanto brevi due sillabe cinque lettere per pronunciare Jenin Là in alto le bombe ruggiscono qua giù sotto i bulldozer Nella Jenin deserta una donna abbracciata al suo olivo dal viso color grigio-verdastro della chioma il suo albero come un amante morto che lei stringe ha l'età della Terra le sue radici si agitano nell'aria grigia di polvere ormai soltanto le radici come il tuo cuore nomade, o Lila le sue radici spiate dagli avvoltoi come il cigno sul fiume gli avvoltoi che ruotano ormai persino attorno alle lingue di fuoco gli avvoltoi che non temono né il ferro né le grida gli avvoltoi fanno la ronda nel tuo sonno e nel suo gli avvoltoi sempre con un occhio acceso Jenin oh Jenin le donne piangono un lungo canto d'agonia piangono anche i loro uomini che non hanno più nome e i loro figli privati d'infanzia Oh Jenin il canto non basta su questa terra lacerata le nostre vite lontane dall'amore si consumano come dei fuscelli Marie-Célie Agnant traduzione di Nino Muzzi Fuori i cani
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[este cuerpo es un país] este cuerpo es un país- pensó la mujer que escribe la que por vez primera puso su estampa sobre las superficies de la tierra. este cuerpo es materia como la piedra y en él se encuentran dos sangres la que traen los hombres de la caza la que traemos las mujeres a la puerta. una sangre atrae la depredación, la otra marca los ciclos del tiempo. veintiocho lunas y la sangre resurge oscura se vuelve tinta permanente me convierte en fruta de la fruta. estas piedras que todo lo han visto conocen la historia. sabe que todas las sangres son una. Mayra Santos-Febres
(luna en Piscis) estoy de vuelta, estoy de vuelta, estoy de vuelta y ningún hombre ya jamás podrá encerrarme en sus abrazos. Estoy de vuelta a la inocencia. Regreso a la que una vez fui. ¿Será que me muero pronto? Es extraño este regreso. Es como nunca haberse ido después de una negarse, escupirse tres veces en la cara, conjurar el nombre que siempre fue el propio. No sé si me explico. No sé si alguna vez pueda volver a intentar explicarme. No vale la pena. El regreso al punto de partida es como nunca haber partido y, a la vez, caminarse por dentro; ver los pasos desandándose y una niña, una simple niña disfrazada de mujer sabia, rotundamente regresa. Mayra Santos-Febres
[a las guerreras las marca] |
questo corpo è un paese questo corpo è un paese - pensò la donna che scrive quella che per prima impresse la sua orma sulla faccia della terra. questo corpo è materia come la pietra e in esso si trovano due sangui quello che portano gli uomini dalla caccia quello che portiamo noi donne alla porta. un sangue attrae la depredazione, un altro segna i cicli del tempo. ventotto lune e il sangue risorge oscuro diventa inchiostro indelebile mi converte in frutto del frutto. queste pietre che tutto hanno visto conoscono la storia. sanno che tutti i sangui sono uno solo. Mayra Santos-Febres traduzione di Nino Muzzi
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*** [und das ist (erst) der anfang] und das ist (erst) der anfang, das chaos, das umschattete verstörte, welches den raum der vermischten praesenz aufzeigt. hier. eine lampe, ein tisch, ein stueck papier, die ganze welt in kisten, bis auf ein paar buecher. montale vor allem. die reise: ein abdruck der lautlosen folge ineinander gesprochener worte. sprach man sich zuvor an - so mit dem bedauern des geringsten. aber ja, sage ich dennoch. kleine dinge. wassergeraeusche, die nacht wird regiert und ein laut dringt durch die leerstellen der baeume, wie durch die schlaefen einer weißen entropie. Anne Seidel *** [e questo è (solo) l'inizio] e questo è (solo) l'inizio, il caos, la confusione recinta di ombre, la quale mostra lo spazio della presenza confusa. qui. una lampada, un tavolo, un pezzo di carta, tutto il mondo in bauli, salvo un paio di libri. montale soprattutto. il viaggio: una stampa della muta fila di parole intrecciate l'una nell'altra. se ci rivolgevamo prima la parola - era con il rimpianto della minimalità. ma sì, dico comunque. piccole cose. rumori d'acqua, la notte viene governata e un suono penetra attraverso gli spazi vuoti fra gli alberi, come attraverso le tempie di una pallida entropia. Anne Seidel traduzione di Nino Muzzi
Abwesenheiten x / batjuškov
zug durch belarus |
[Dans ce monde] Dans ce monde démuni de sens la langage est notre ultime refuge C'est lui qui appelle notre présent à exister J'appâte le papier pour qu'il se couche sous mon écriture Anise Koltz |
[In questo mondo] In questo mondo privo di senso il linguaggio è il nostro ultimo rifugio É lui che richiama il nostro presente all'esistenza Adesco la carta per farla stendere sotto la mia scrittura Anise Koltz traduzione di Nino Muzzi |
La fin des illusions voici que je redescends de la montagne que je comprends cette étrange chose il y a dans toute solitude crue une furie de tendresse folle que très peu peuvent soutenir elle porte en elle la conscience du zéro elle offre ses mains et le reste aux vents elle ne garde rien elle ne peut plus alors on s'échappe du béton on s'abstrait de la peur de soi-même et les trémulations des amours les magnétismes d'amitié les cordages familiaux le sang pesant des aïeux tout cela est loin et c'est bien nos ficelles s'épuisent toute image de soi est toujours falsifiée jamais dans la beauté de l'espace vide où l'on n'est qu'un frisson gratuit il n'y a plus de redevance juste la violence de cette tendresse qu'on est seul à pouvoir vivre seul sans personne à qui dire combien le langage quotidien est si loqueteux alors on sait le poids toujours veuf de ce mot liberté parfaitement synchrone avec la dispersion du je ce pronom si impersonnel qu'on ne peut plus le prononcer enfin il n'y a plus rien à attendre de soi pour que commence ce là où s'arrêtent les mots ce là qui n'est pas seulement d'ici alors oui est le seul mot désintégral il annihile les histoires les drames les temps un oui si calme qu'il ne répond plus de ce monde de quadrilatères il se tait oui ce oui alors oui l'infini est si friable si indestructible il dit aussi vrai que cet être qui ne dit plus rien ce zig qui marche seul si loin de tous si proche de tout qu'on dirait un papillon que personne n'a jamais vu José Acquelin La précision du sentiment |
La fine delle illusioni ecco che ridiscendo dalla montagna che capisco questa cosa strana presente in ogni cruda solitudine un furore di folle tenerezza che pochissimi posso sostenere esso porta in sé la coscienza dello zero offre le sue mani e tutto il resto ai venti esso non guarda niente non ne può più allora ci sottraiamo al cemento ci astraiamo dalla paura di noi stessi e dai tremori degli amori dai magnetismi dell'amicizia dai legami famigliari dal peso del sangue degli avi tutto ciò è lontano e va bene così i nostri legami si esauriscono ogni immagine di sé è sempre falsata mai nella bellezza dello spazio vuoto dove non siamo altro che un brivido gratuito non c'è più nessun obbligo solo la violenza di quella tenerezza che siamo soli a dover vivere da soli senza nessuno a cui dire quanto il linguaggio quotidiano è così lacero allora conosciamo il peso sempre vuoto della parola libertà perfettamente sincrona con la dispersione dell'io questo pronome così impersonale che non si può più pronunciare alla fine non c'è più nulla da aspettarsi da se stessi perché inizi là dove si fermano le parole quello che non è solamente di qua allora il sì è la sola parola disintegrante essa annienta le storie i drammi i tempi un sì tanto calmo che non risponde più di questo mondo di quadrilateri tace il sì questo sì allora è vero l'infinito è così fragile così indistruttibile dice il vero come questo essere che non dice più niente questo zig che cammina da solo così lontano da tutti così vicino a tutto che si direbbe una farfalla che nessuno ha mai visto José Acquelin traduzione di Nino Muzzi
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Kunde Das Doktorphantom auf der Terrasse. Wenn du jetzt deine Slipper ausziehst beschützt dich die Schlange oder greift sie dich an? Und was jetzt. Nein du hast keine Ahnung. Zahlst die Pommes und taumelst bläst in den Pan-Hals, knackst und denkst an Gregor, Saskia oder Ev mit dem dicken, sichtlich erschöpfenden Haar. Sie trägt ihr Kind wie angeboren, dazu ein Broschenaccessoire. Ihr weht eine Brise von Malven und Stepptanz und der Typ (Typ Sporttyp) hat kräftige Zehen und beißt in einen Apfel. Während du reinkriechst, mal wieder die Brüste verspielst (beheben) und zur Büste versteinst. In der ein zäher Nerv, ein - holder - ein - hohler - geräumiges Kulthaus der Abelam. Jetzt beschützt dich die Schlange oder greift sie dich an? Sonja vom Brocke |
Conoscenza Il fantasma del dottore sulla terrazza. Ora, quando ti togli le pantofole, ti protegge il serpente o ti attacca? E che succede adesso. No tu non ne hai idea. Paghi le pommes frites e barcolli ti soffi nel bavero, dormicchi e pensi a Gregor, Saskia oppure Ev con la greve chioma, visibilmente estenuante. Lei porta il suo bambino con gesto naturale e una spilla per accessorio. Le alita intorno un'aria di malve e di tip tap e il tipo (tipo sportivo) ha forti dita del piede e morde la mela. Mentre tu rientri dentro, sprechi di nuovo qua e là le tue tette (rimuovere) e le pietrifichi nel petto. In cui c'è un nervo tenace, una capiente casa di culto degli Abelam - leggiadra -, -cava-. Adesso ti protegge il serpente o ti attacca? Sonja vom Brocke Traduzione di Nino Muzzi
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[Je ne souffre] Je ne souffre qu'une Main Me touche Mon être Est pétri de la glaise Qui t'a fait Siham Bouhlal
Tu brûles mes poèmes En quelle langue sont-ils ? La langue d'amour n'a point de nom Qui brûle l'autre Ton feu ou mon poème ? Siham Bouhlal
[Tracer des courbes] [Je voyage] Je voyage Tu voyages avec moi Je me couche Ton corps enveloppe le mien Je ferme les yeux Ton souffle rafraîchit mes joues Je me réveille Tes yeux s'ouvrent dans mes yeux Tu es partout Mais quel sens à cette douleur de l'absence ? Ta présence se multiplie en moi L'éloignement frappe nos corps Quelle est cette force qui unit et déchire Tait un coeur et le fait palpiter Quel est ce vertige immobile Cette source au coeur de la soif ? Siham Bouhlal [Ce n'est pas ton coeur] Ce n'est pas ton cœur Que je cherche Je voudrais emprunter Le chemin de ton âme Siham Bouhlal [Chaque respire] Chaque respire reste suspendu A ton appel Avant de traverser ma poitrine Comme une boule de feu Siham Bouhlal [Il dit] Il dit "Ne te courbe que pour aimer" Mon échine est brisée Mon dos celui du vieillard Plus vieux que la Terre Pourquoi ne vois-je pas alors La saison d'Amour parmi les saisons ? Pourquoi le printemps ne vient-il pas ? N'a-t-il point honte de ma vieillesse ? Mes racines ont couru la Terre Planté des yeux en chaque lieu Pour surprendre ce printemps Siham Bouhlal [Je me perds dans ton silence] Je me perds dans ton silence ne sais plus guère où mène ta voix ni où doit aller s'achever mon souffle Dans notre étreinte se love ton absence dans ton regard se lève déjà le départ Ah si le monde avait l'entendement de mes soupirs tu te retires de moi comme une peau que l'on arrache me combles puis t'effaces comme l'eau du lit d'une rivière tu franchis mon être le plus secret et puis le livres à l'esseulement Tu es le cœur et l'écorce qui enveloppera mon dénuement ? J'entends se froisser les draps de notre joie mais ne vois que la transparence J'entends bruire tes doigts sur mon corps mais égare leur voie Pourquoi emportes-tu même les mots pour ton voyage et jettes-tu le désarroi sur ton chemin ? Siham Bouhlal [Je n'ai duré que trois jours] Je n'ai duré que trois jours Est-ce de l'hospitalité ? Quel souvenir de moi as-tu gardé ? Tu n'en as gardé aucun Dans quel puits As-tu terré mon souvenir ? Siham Bouhlal
[Je prendrai mon amour] |
[Non sopporto] Non sopporto che una Mano Mi tocchi Il mio essere È impastato dell'argilla Che ti ha Fatto Siham Bouhlal traduzione di Nino Muzzi
[Dimmi parole]
[Tu bruci le mie poesie]
[Mi perdo nel tuo silenzio]
[Ho durato solo tre giorni]
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À Londres ce matin dans un parc très
vert À Londres ce matin dans un parc très vert une baleine à bosse échouée respire encore des punks et des Yéménites les premiers habitants de la terre lui donnent les derniers sacrements en gravant sur sa peau des paroles obscènes tu manques d'eau nous on manque d'air sous nos masques de bois sur nos corps de misère les enfants ne rampent pas devant les miracles ils se méfient de ce qui tombe du ciel c'est Londres les branchies au soleil échangeant sa peau contre l'espérance et la nature humaine recouverte de sacs de sable marquant sur la peau du parc un nouvel âge de pierre Jean-François Poupart
À Londres l'écho des trains annonce
Faire des anges sur la neige
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A Londra questa mattina
in un parco molto verde A Londra questa mattina in un parco molto verde una megattera spiaggiata sta respirando ancora punk e yemeniti i primi abitanti della terra gli danno gli ultimi sacramenti incidendo sulla sua pelle delle parole oscene a te manca l'acqua a noi manca l'aria sotto le nostre maschere di legno sui nostri corpi di miseria i bambini non strisciano davanti ai miracoli diffidano di ciò che cade dal cielo è Londra con le branchie al sole che scambia la sua pelle contro la speranza e la natura umana ricoperta di sacchetti di sabbia incide sulla pelle del parco una nuova età della pietra Jean-François Poupart traduzione di Nino Muzzi
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Wolkenbilder Jennifer und Florian schauen sich die Wolken an. Dauernd ändert sich das Bild, das da aus dem Himmel quillt: Zuckerwatte, Sahneeis wogen luftig cremigweiß. Grauer Rauch ballt sich am Rand zur enormen Rächerhand. Riesen schlagen eine Schlacht gegen eine Geistermacht, die beim Angriff rasch verweht und in zartem Dunst vergeht. Florian, der Pflanzen liebt, sieht, dass es da Engel gibt. Rund, in wallendem Gewand knien sie vor der Wolkenwand. "Ob, wenn hier die Blumen welken, dort die Engel Wolken melken? Und ob aus den Wolkenkühen manchmal Schnee und Hagel sprühen?" Er hat Jennifer gefragt. Sie denkt nach, bevor sie sagt: "Kann schon sein. Ich seh dort drüben Elefanten Weitsprung üben. Einer ist jetzt hingefallen und zerschmilzt in lauter Quallen, wie sie sonst in Meeren treiben. Gar nicht einfach zu beschreiben." Florian sieht keine Quallen, sieht nur Wasserfälle fallen und dazwischen Krokodile, ganz vertieft in wilde Spiele. "Alles ändert sich im Nu - ich seh dies, und das siehst du. Aber es ist wunderschön, in den Wolken fernzusehn." Irmela Brender |
Immagini di nuvole Jennifer e Florian le nuvole osservano. Il quadro sembra sempre mutare e di continuo dal cielo sgorgare: Zucchero filato, gelato alla panna bianco-crema leggero si dipana. Grigio-fumo è del bordo la stretta come un'enorme mano di vendetta. Combattono battaglie dei giganti contro un'armata di spiriti erranti, che, assalita, vien spazzata via e che svanisce in tenera foschia. Florian, lui che ama le piante, un coro d'angeli vede là presente. In cerchio, di vesti fluenti ammantati sotto il muro di nubi inginocchiati. "Come se, quando i fiori appassiscono, lassù gli angeli le nubi mungessero? E se dalle nubi a mucca succedesse che a volte neve e grandine cadesse?" È questo che lui ha chiesto a Jennifer. E lei riflette prima di rispondere: "Può certo essere. Vedo lassù in alto elefanti esercitarsi nel salto. Uno adesso è caduto giù e si scioglie in tante meduse, quelle che son sulla riva del mare. Per nulla facili da raccontare". Nessuna medusa sa Florian vedere vede soltanto cascate cadere e nel bel mezzo alcuni coccodrilli, tutt'immersi in selvaggi trastulli. "Tutto cambia a un tratto bel bello - Io vedo questo e tu vedi quello. Ma che meravigliosa sensazione guardare tra le nuvole lontane!". Irmela Brender traduzione di Nino Muzzi |
À mi-chemin Ici un brise-glace chargé de pluie Plus loin un soleil sur son lit de mort Encore plus loin une larme L'agonie habitée de la tête aux pieds Une première fosse où perdre la voix L'écho croasse et s'envole Là-bas des bûcherons essaient d'abattre la nuit Mario Brassard Animaux anciens |
A metà strada Qui una rompighiaccio carica di pioggia Più in là un sole sul letto di morte E ancor più lontana una lacrima L'agonia abitata dalla testa ai piedi Una prima fossa dove perdere la voce L'eco gracchia e se ne fugge Laggiù dei boscaioli tentano di abbattere la notte Mario Brassard traduzione di Nino Muzzi Antichi animali |
Liebesrost Über Nacht Hast du oxidiert Neben mir Hast auf mich reagiert Bist rostig geworden Du sagst Golden Ich lecke an deinem Hals Du schmeckst wie der Wetterhahn Nora-Eugenie Gomringer |
Ruggine d'amore Durante la notte Ti sei ossidato Accanto a me Hai reagito a me Ti sei arrugginito Tu dici Dorato Lecco il tuo collo Hai il sapore Della banderuola Nora-Eugenie Gomringer traduzione di Nino Muzzi |
In Hamburg In Hamburg ist die Nacht nicht wie in andern Städten die sanfte blaue Frau, in Hamburg ist sie grau und hält bei denen, die nicht beten, im Regen Wacht. In Hamburg wohnt die Nacht in allen Hafenschänken und trägt die Röcke leicht, sie kuppelt, spukt und schleicht, wenn es auf schmalen Bänken sich liebt und lacht. In Hamburg kann die Nacht nicht süße Melodien summen mit Nachtigallentönen, sie weiß, daß uns das Lied der Schiffssirenen, die aus dem Hafen stadtwärtsbrummen, genau so selig macht. Wolfgang Borchert |
Ad Amburgo Ad Amburgo la notte non è come in tutte le città una donna eterea, ad Amburgo è cinerea e fa con chi non prega la veglia nella pioggia. La notte qui alloggia nel porto, alle taverne, indossa lievi gonne, infesta, striscia, accoppia gente che si ama e ride e alle panchine siede. Ad Amburgo la notte non sa cantare note da usignoli incantati, è la voce di sirene che dal porto ci viene a renderci beati. Wolfgang Borchert traduzione di Nino Muzzi |
[Tratas de percibir este silencio] Tratas de percibir este silencio Las cigarras recién han dejado de cantar Ahora caen muertas como meteoritos, una a una Hay un olor a emporio en las calles Llueve Los resumideros se tapan con hojas amarillas Que parecen cadáveres abandonados Tratas de percibir este silencio Mientras soplas levemente tus heridas Es otoño El viento mece los cables, las luces parpadean El tiempo de los arrepentimientos se asoma tímido Tras las cortinas, justo detrás de las cicatrices Los cisnes se esconden, los lagos se congelan Ahora es invierno otra vez Carlos Soto Román |
[Tu cerchi di udir
questo silenzio] Tu cerchi di udir questo silenzio Le cicale da poco hanno smesso di cantare Ora cadono morte come meteoriti, una ad una C'è un odore di mercato nelle strade Piove Gli scarichi s'intasano di foglie gialle Che sembrano cadaveri abbandonati Tu cerchi di udir questo silenzio Mentre soffi leggermente sulle tue ferite È autunno Il vento scuote i fili, le luci tremolano Timido si profila il tempo dei rimpianti Dietro le tende, proprio dietro le cicatrici I cigni si nascondono, i laghi raggelano Ora è di nuovo inverno un'altra volta Carlos Soto Román traduzione di Nino Muzzi |
Women One woman walks in a hurry sobbing, A house with faded paint on her head. One woman goes on waiting at A railway station where no train stops. One woman with a halo of glow worms Walks in the dark towards the stars One woman makes sure her wings are in place Before she launches herself into a flight One woman steps into a cornfield in drought With a raincloud on her shoulder. One woman sings a song making a fruit tree In autumn burst into blossoms One woman glints like a spark of fire in the ashes Of her little house set on fire One woman scoops up her baby and flees to the border Watching a fighter-jet swoop down One woman sharpens the letters of the alphabet And pulls out the fangs of the enveloping dark One woman closes the door of her house with a bang, Walks out and hums a medley on the street One woman looks at the image of Jesus on the cross And yells in agony, "Son, my darling son!" One woman leaves her man on the panel In Khajuraho and finds her pleasure herself. One woman, her muscles hardening as I look on, Turns into a goddess of iron and fire One woman sharpens her sickle again and again Rubbing it against a rock in a forest stream. One woman climbs up a tank and offers Flowers to soldiers with the moon's smile One woman tired of her life on earth leaves for space In a vehicle made of her own bones One man stands aghast on the roadside Too scared to cross the road. K. Satchidanandan |
Donne Una donna cammina in fretta singhiozzando, Una casa con la vernice scolorita sul tetto. Una donna continua ad aspettare ad Una stazione dove nessun treno si ferma. Una donna con un'aureola di lucciole Nel buio va ad incontrar le stelle Una donna controlla che le sue ali siano a posto Prima di lanciarsi in volo Una donna entra in un campo di grano secco Con una nuvola gonfia di pioggia sulla spalla. Una donna canta una canzone e fa fiorire un albero da frutto in autunno Una donna brilla come una favilla tra le ceneri Della sua piccola casa messa a fuoco Una donna raccoglie il suo bimbo e fugge al confine Vedendo calare giù un jet da combattimento Una donna affila le lettere dell'alfabeto E tira fuori le zanne del buio che l'avvolge Una donna chiude la porta di casa con un colpo, Esce e canticchia un misto di motivi per strada Una donna guarda l'immagine di Gesù sulla croce E urla in agonia: "Figlio, mio caro figlio!" Una donna lascia il suo uomo sul pannello scultoreo A Khajuraho e trova il piacere da sola. Una donna, i cui muscoli si induriscono mentre guardo, Si trasforma in una dea di ferro e fuoco Una donna affila la sua falce sempre di nuovo Sfregandola contro una roccia in un ruscello di foresta. Una donna si arrampica su un carro armato e offre Fiori ai soldati con un sorriso di luna Una donna stanca della sua vita sulla terra parte per lo spazio In un veicolo costruito con le sue proprie ossa Un uomo sta sbalordito sul ciglio della strada Troppo spaventato per attraversarla. K. Satchidanandan traduzione di Nino Muzzi |
An der äußersten Spitze der Landzunge lag glatt das Meer ein ruhendes Auge beobachtete uns beantwortete wenig unsere Wahrnehmungen zeichneten wir auf Platten Materialien unterwegs gefunden kratzten mit Metallecken ritzten mit Nägeln mit Nadeln Linien und Striche Widerstände machten aus Kreisen Ellipsen schlossen Fehler mit ein Als eine aus dem Takt geschlagene Partitur erschien uns diese Natur wir notierten ihren Pulsschlag ihre Fieberkurve den höchsten Ton eines Singvogels das Pianissimo von rieselndem Sand Sandra Hubinger Baupläne im Kopf das Material ausgelegt auf einer trockenen Plane unter Beachtung von Relationsregeln lag in Reihen geordnet nach Gunst nach Verführungskunst jüngst Erbeutetes Gewachsenes wie Beere Blüte Feder Gemachtes wie Strohhalm Haarband Haftel bedeckt von häkchenförmigem Moos verknotet verflochten mit Wurzeln fadendünn griffen Unsere Finger dazwischen schoben die Objekte hoben sie öffneten Zwischenräume und Gänge das Sprechen der Dinge ein visuelles Wispern. Sandra Hubinger Erste Sprünge in der Terrassenverglasung vom Aufprall kleiner Vögel und unsichtbar die Sporen in den Mauern was da spröde brüchig wurde ohne die Weichmacher ummantelte nun ein grüner Flaum Heraus gefallen die rostigen Nägel in ihren Löchern dehnte das Wasser allen voran das Wasser in Ritzen und Schnittkanten unter Türschwellen in Häuser Absackende Mauern unter dem Druck der Schwerkraft Wände sich zur Seite lehnten das Dach nicht mehr hielten Sandra Hubinger Unbehaust Ohne Bleibe die Blicke schweifend über Felder deren Ränder abflachen Im Körper ohne Bleibe dem Sein kein Fleisch kein Bein Ohne Bleibe der Gedanke, hart wie Hacke auf Stein zum Eisen laufend die Enden stumpf In den Anfängen ohne Bleibe das Glänzende dunkelt nach Ohne Bleibe im zueinander Stolpern im Verzahnen ans Herz Gelegtes ohne Bleibe Sandra Hubinger [Über Nacht] Über Nacht gefror draußen die Wäsche der Kinder junge Stiere atmeten aus Schnee blühte weiß auf Stroh die im Schlaf Vergessenen schlingerten auf der Leine mit Augen glasig darin spiegelten sich Baumstumpf, Axt und leerer Zwinger im Stall war alles wach Über Nacht gefroren draußen die Kämme der Winde junge Stiere traten heraus Schnee schmolz Wasser auf Beton die im Schlaf Verlorenen fingerten nach den Leibern mit Augen garstig darin hielten sich Raub, stumpfe Axt und leere Schlinge im Stall war alles wach Über Nacht die Gefrorenen im Schlaf vergessen Schnee glasig Augen im Zwinger leer und wach Sandra Hubinger [Im Grasmittelstreifen] Im Grasmittelstreifen zog sich eine Spur aus Eicheln als hätte sie jemand gelegt für jemand anderen zum Einsammeln wir ließen sie liegen versuchten nicht drauf zu treten Baumsamen landeten nach ihrem Propellerflug in unseren Kapuzen wir ließen sie liegen versuchten ihren Flugradius zu erweitern durch unser Schreiten über die Felder Aufgereiht am Feldrand eine Gruppe Rehe ihre Köpfe gedreht in unsere Richtung standen sie still unterbrochen ihr Äsen ließen sie uns ziehen durch ihre Felder Sandra Hubinger Weißes Album Vom Zaudern und Zupfen an welken Blättern die Enden knipsen Der Spinne Faden fällt vom Licht, schwingt die lockere Faust Im weißen Album ein Blatt sich wellt rollt ein die Enden Sandra Hubinger |
All'estrema punta del promontorio si stendeva piatto il mare un occhio riposante ci osservava con poche risposte registravamo le nostre percezioni su lastre di materiali trovati lungo il percorso graffiavamo con angoli di metallo incidevamo con chiodi e con aghi linee e trattini le resistenze dei materiali riducevano i cerchi ad ellissi includevano errori questa natura ci appariva come una partitura eseguita fuori ritmo notavamo il battito del suo polso la curva della sua febbre il tono più acuto di un uccello canoro il pianissimo della sabbia che trafila Sandra Hubinger traduzione di Nino Muzzi
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D-Zug München-Frankfurt Die Donaubrücke von Ingolstadt, Das Altmühltal, Schiefer bei Solnhofen, in Treuchtlingen Anschlußzüge - Dazwischen Wälder, worin der Herbst verbrannt wird, Landstraßen in den Schmerz, Gewölk, das an Gespräche erinnert, flüchtige Dörfer, von meinem Wunsch erbaut, in der Nähe deiner Stimme zu altern. Zwischen den Ziffern der Abfahrtszeiten breiten sich die Besitztümer unserer Liebe aus. Ungetrennt bleiben darin die Orte der Welt, nicht vermessen und unauffindbar. Der Zug aber treibt an Gunzenhausen und Ansbach und an Mondlandschaften der Erinnerung - der sommerlich gewesene Gesang der Frösche von Ornbau - vorbei. G. Eich |
Treno espresso Monaco-Francoforte Il ponte sul Danubio a Ingolstadt, la valle dell'Altmühl, gli scisti presso Solnhofen, a Treuchtlingen le coincidenze - In mezzo boschi, dove l'autunno è tutt'un incendio, strade di campagna nel dolore, nuvolaglia che ricorda le chiacchiere villaggi fuggenti edificati dal mio desiderio per invecchiare accanto alla tua voce. Fra le cifre degli orari delle partenze si allargano i possedimenti del nostro amore. Inseparati vi restano i luoghi del mondo, smisurati e introvabili. Il treno però passa accanto a Gunzenhausen e Ansbach nonché ai paesaggi lunari del ricordo -il canto estivo che fu dei ranocchi di Ornbau - G. Eich traduzione di Nino Muzzi |
[der dezember ist ein nashorn] der dezember ist ein nashorn. riesig steht er im knochenlicht der gräser und sträucher die lauscher sind aufgerichtet, der knubbelige panzer hängt herab. blinzeln, blitzen aus wulstigen lidern. kopfweiden tragen ein rotgelb das brennt in der kälte, und die zöpfe der trauerweiden hängen in die leeren, brillanten spiegel der kiesteiche. überall auf der erde liegt laub: zimtkekse. totenschädel. das blanke wasser blitzt und blinkt. eine spur gemahlenes gold in den wolken. eine wintersavanne. das nashorn steht ganz still. sein panzer hüllt das seelchen ein. verteidigt er meine neue freiheit? sucht er nach liebe? sollen wir die bäume ringsum mit lichterketten behängen? er bleibt ganz still. während er dasteht und wartet kommen tausend hellblau-rosa schmetterlinge und vögel setzen sich auf den horizont unter lichtblauen saum, licht und blau. das schilf, als leuchte es von innen und die schneebeeren fliegen wieder. es sind alte männer und frauen. sie sind das publikum. Birgit Kreipe
über die alpen I wären die alpen doch wolken geblieben! kinderspiel. weit weg. als wir aufbrachen, dachten wir: nebelbänke die der wind langsam verschiebt. doch einige wolken bewegten sich nicht. standen auf felssockeln wurzelten tief in der erde, unwirklich groß. durchsichtig - oder aus glas? je näher wir kamen, desto deutlicher machten wir steilwände aus. ich hoffte, die nacht würde uns schützen vor diesem wahn aus gestein. wasserfälle warnten uns in ihrer fremden sprache. es setzt ja auch niemand den fuß auf wolken und steigt hinauf! jetzt können wir nicht mehr zurück. zwischen uns falten sich abstürze, höhen auf, immer von neuem wären die alpen doch wolken geblieben. schwundstufen von träumen, kinderspiel. weit weg. II hätten wir nur nie die alpen überquert! wenn der mond aufging, sah man wie bekümmert die berge waren. wir stiegen von trümmerfeld zu trümmerfeld. die dunkelheit stampfte vorüber ins tal eine herde obskurer elefanten. ich fand moose, gelbe sprenkel wie schuppenflechte. stinkende kräuter. bekam dich kaum zu gesicht. waren wir auch in der gleichen schicht unterwegs so doch nicht in derselben zeit. endlich sahen wir ein dass es zwei parallele gebirge waren. eines war vielleicht hannibals route und das andere ein asteroidenfeld. wenn wir doch einmal zusammen liefen lösten die wolken sich bald wieder auf. sie rochen nach schwefel. wen kümmerte es, dass das edelweiß grün war grün, besoffen von grüner milch. wen kümmerte es in den bergen aus dem gleichen eisen und gestein wie himmelskörper, und doch von ihnen aufgegeben, ungeschlachte kolosse einer geschichte zwischen planeten. nachts träumte ich, sie würden langsam in den himmel ziehen und dort verschwinden, ohne spur einziges signal: alle paar hundert jahre ein meteor. Birgit Kreipe am morgen nach der schlacht geduldig schaust du: der auflösung meiner linien zu. ich schaffe es gerade zum wasser. pferde strampeln sandbänke, ihr warmes glitzern sind das sehstörungen? rote fische? oder das wasser selber träumt, es wär blut. blütenschirmchen, kundschafter eines langen sommers der gefallen sein muss. ich folge ihnen unter die luftwurzeln, schreibe mit der feder meiner verbündeten, einer graugans. meine linien waren kaum mehr als ideen, papier nicht zur verteidigung gedacht die pappkameraden ließen mich gleich im stich und mein bruder, der seine bauern schickte mit hacke und schaufel, machte alles nur schlimmer. froh bin ich, dass mein hinterland nicht fallen kann weil es so winzig und so vernünftig ist. froh bin ich, dass du wiederkommst schweigend, deine schwimmenden paläste holztrümmer am grund eines sees. deine legionäre ein schwarm hechte. Birgit Kreipe mon capri alles, was ich erinnere, ist blau, blau. inseln versinken in feines netz gehüllt oder rauch; das ist der herbst oder brennender müll. tausend kapseln, agaven, stehen offen. was hat sie gesagt? was hat er gesagt? meine streithähne haben nicht ausgeredet, und italien ist weg. der vesuv erschöpft. tiberius' ruine verschwindet in ihrem windimperium, eine letzte zikade, ihr einziger ton, landet vor meinen füßen. manchmal ist die zikade nur eine zikade, verdrängen nah an vergraben, versinken. sich dagegen auflehnen, tage, dass sie nur nicht zerspringen. durch die rauchenden blumen gehen. sie nur nicht berühren. Birgit Kreipe hitze gar nichts haben wir gemeistert. auch nicht die fahrt durch die stadt. das motorrad schmolz in der sonne. ölgeruch, gleißen gedanken versteppten, lösten sich auf, wurden zu angsträumen an deren rändern wüsten waren, reste von städten geisterten darin wie eigene wüsten. in einer davon traf ich dich sah, dass du ganz aus licht warst, dann schwarze schocks kolben einer maschine, die ansprang, alte wirklichkeit. wollte dich zurück, dich, die feigen, die baumwolle türkis und das meer. rannte, rannte, kam zu mir als du ebenfalls eintrafst die allee arnold-böcklin-zypressen hinunter hitzesterne hinter dir, und, haha, die nacht mit wachträumen, die an wasserleitungen klopften wie goten an die aqua virgo. Birgit Kreipe san clemente eine kirche darunter noch eine kirche darunter ein knochenharter tempel. jede schicht ein eigener traum, und sie träumen voneinander, übereinander gestapelt, in einer: das leid katharinas, erleuchtet nur vom wahn ihres heiligenscheins. vektoren, ihr goldener spin zwischen aura und byzantinischem jenseits der kuppel. folterträume, wie aus dem zauberkasten der depression. verklärung, ein paradies nur für sekunden. ein zeiger bewegt sich aus der wand brechen blumen wuchern, flüstern - sind schon zertreten. du mit dem wischmopp, dem eimer siehst du, wie sich am fuß der wand ein fluss teilt, gleich hinter den alten göttern? ja, es soll immer hoffnung sein schimmer auf wasser, dein spiegelbild. unter der kirche ist noch eine kirche und darunter ein knochenweißer tempel und darunter ein haus, alles vergessen und darunter die hölle. oder ein brunnen. Birgit Kreipe auf der suche nach dem sagenhaften kleinianischen reich grub und grub in einem moos. suchte paläste, fand einen stern roter ameisen um ein paar mörtelbrocken kein dunkles alter, kein eingeschlossenes licht. liege die ganze nacht wach in meinem versuch alles wieder zusammenzusetzen, betaste den mörtel: sand. honig, puzzolane von den phlegräischen feldern starre den brocken an: bis er flattert, pocht als wäre irgendwo leben. von einer wand zur andern ein orangenbaum, oder gehirn, orange galaxie und eine kippelige struktur, die auftaucht zwischen uns: würde tage brauchen, darauf den raum zu durchqueren; und drei leben für das reich: container neben container. übergangsstädte. ahnungen, wie sie namen, gesichter bekommen. einander verraten. umarmen. wie sie einsinken. warten, in meinem moos. Birgit Kreipe der himmel ist ein blauer hund asche ist das größte gespenst: massa confusa, pure demenz*. siehst gerade noch schemen zum hafen rennen, obwohl da kein hafen mehr ist. alle stürzen gleichzeitig los. alle stürzen gleichzeitig hin. die hunde bellen den kaiser an. weil der kaiser niemals kommt. der arme tempel, und die armen wände. myriaden teilchen, worte geistern durch fresken. gesträubtes blau, mit pfoten aus licht, einem maul aus beeren und erde bewacht die nervöse villa. der mond der mond geht im portikus auf. säulen aus widerschein/licht. teleskopohren richten sich auf: du rumpelst in einem milchwagen. deute dieses verströmen. *„Es gibt wirklich keine bessere Analogie für die Verdrängung, die etwas Seelisches zugleich unzugänglich macht und konserviert, als die Verschüttung, wie sie Pompeji zum Schicksal geworden ist und aus der die Stadt durch die Arbeit des Spatens wieder erstehen konnte.“ Sigmund Freud, 1907 Birgit Kreipe via appia stolpern auf losem pflaster, drei rote monde am knie. baumwurzeln heben die steine, darunter raues gewebe, heimat von sternen. tieren. was du nicht siehst. chamäleons klettern, jetzt in den farben von zeit. lange zungen, gras, flüstern juni! juni!, zur seite gewischt vom wind. rechts und links festungen, aus leuchten. unter grandioser verschüttung, aus stein. wo geht die heimreise eigentlich hin? chamäleonaugen rotieren, eins im uhrzeigersinn, eins zurück. müde bin ich. der weg will zum meer. lauf, bis du wasser siehst, wellen im rauen gewebe. 1000 weiße schmetterlinge, spinnen fliegen und lösen sich auf - Birgit Kreipe |
il dicembre è un rinoceronte il dicembre è un rinoceronte. sta gigante in ossea luce di erbe e cespugli i ricettori sono installati, quel panzer bitorzoluto vi sta appeso. occhi strizzati lampeggiano da palpebre gonfie. salici viminali inalberano un rosso giallastro che fiammeggia nell'aria fredda e le trecce del salice piangente pendono nel vuoto, fulgido specchio degli stagni sassosi. dappertutto sulla terra c'è strame di fronde: biscotti alla cannella. teschi di morto. l'acqua linda brilla e sbalugina. una traccia di polvere d'oro nelle nubi. una savana invernale. il rinoceronte sta tutto immobile. la sua corazza avvolge la piccola anima. difenderà la mia nuova libertà? ricerca l'amore? dobbiamo appendere a tutti gli alberi intorno ghirlande di lumini? lui rimane tutto immobile. mentre sta lì ad aspettare arrivano mille farfalle celesti e rosa e uccelli si posano sulla linea dell'orizzonte sotto un orlo di luce azzurra, chiara e azzurra. il falasco, come se rilucesse dall'interno e i caprifogli bianchi svolazzano di nuovo. si tratta di vecchi uomini e donne. sono loro il pubblico. Birgit Kreipe traduzione di Nino Muzzi
alla ricerca del favoloso regno kleiniano
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Vorrat verbraucht Schreiben heißt jetzt, etwas über sich vermögen, denn was schreiben, … wo ein, ich weiß nicht woher genommener, ungeheurer Vorrath von Leid, Verzweiflung, Opferung und Noth im Großen verbraucht wird, als gäb es irgendwo Alle im Ganzen und nirgends den Einen; nirgends mehr ist das Maaß des einzelnen Herzens anzulegen, das doch sonst die Einheit war der Erde und des Himmels und aller Weiten und Abgründe. … Wie unvordenklich ist alles geworden, Heiligendamm, Zeiten wie die Kindheit selbst, so entlegen und arglos, wer wird wieder je (so) fühlen!? Rainer Maria Rilke Die Sensen, die Sicheln, die Forken, die Axt, sie alle verrosten. Noch steht auf dem Hügel ein Manderl fürs Heu, es vermorscht. Kein Nutztier zertrampelt Getreide. Die Milchkuh, sie wurde verkauft. Von den Mandlern blieb einer, u. zwar unterm Holzkreuz am Bach. Um die Scheune steht's schlecht, denn kein Strohlicht mehr deutelt von innen die Wände, u. Brennholz im Stapel zum Kochen fehlt auch. Niemand ersucht um getrocknetes Reisig die Wälder. Inmitten von Eden stand keinem der Sinn, nach dem Vorrat an Wonne zu fragen, ob schier unerschöpflich, ob eher auf Zeit. Agafia u. Petrus sind weg. Auch Majka ist weg. Wer bespricht ihre Werte, begeht ihre Wege u. liest ihr gemeinsames Werk? Die Schmerzen des Wachstums, sie kamen verspätet, zur Nachtzeit wie Reif. Die Behauptung, des Menschensohns Lösegeld würde auf immer u. ewig uns alle von Qualen befreien, ist so was von falsch. Denn der Messie-Messias kann nicht im Entferntesten horten im heiligen Vorratsverschlag jene Arten von Schmerz, die bei drei auf den Bäumen nicht sind. Verbraucht sind die Vorratsgefühle, das Brombeergelee in den Gläsern von Mutter! Verrat an der Süße!
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Riserve consumate Scrivere oggi significa far qualcosa al di sopra delle proprie possibilità, perché cosa mai scrivere ... dove una spaventosa riserva di dolore, disperazione, sacrificio e bisogno, presa non so da dove, viene consumata, come se da qualche parte ci fossero tutti complessivamente e da nessuna parte l'uno; come non ci fosse più dove appoggiare la misura del singolo cuore, che invece rappresenta l'unità della terra e del cielo e di tutte le vastità e di tutti gli abissi ... Come tutto è diventato immemorabile, riparo sacro, tempi come la stessa infanzia, così lontani e innocenti, chi li sentirà ancora (così)? Rainer Maria Rilke Le falci fienaie, i falcetti, i forconi, le accette, tutto arrugginisce. Sulla collina si trova ancora un covone di fieno, sta marcendo. Nessun animale d'allevamento pesta il grano. La mucca da latte fu venduta. Dei covoni ne rimase uno, sul torrente sotto una croce di legno. Il fienile è in pessime condizioni, ché più nessun chiarore di paglia rischiara le pareti dall'interno e anche la legna accatastata per cuocere manca. Nessuno fruga nei boschi alla ricerca di ramaglia secca. Nel bel mezzo dell'Eden a nessuno sorgeva l'idea d'informarsi sulla riserva di beatitudine, se fosse inesauribile o a tempo. Agafia e Petrus sono andati via. Anche Majka è via. Chi discute dei loro valori, chi segue la loro strada e legge la loro opera comune? I dolori della crescita, vennero in ritardo, di notte come la brina. L'affermazione che il figlio dell'uomo, il riscatto, per sempre e in eterno ci avrebbe liberati dai dolori, è falso alla grande. Perché il disposofobico Messia non può minimamente accumulare nel sacro ripostiglio quel tipo di dolori, che in men che non si dica non siano spariti. Sono consumati i sentimenti di provvista, la gelatina di more nei barattoli di mamma! Tradimento di dolcezza! ... in memoria di Werner Hamacher, il cui saggio incompiuto "Altri dolori" prevedeva fra l'altro anche il capitolo "Riserva consumata (Rilke, 1915)". Alexandru Bulucz traduzione di Nino Muzzi
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Malditos poemas de amor Para M. Para llegar a ti tendré que cambiar mi nombre y reemplazar esta fatiga de mi vida. Yo no sé qué haré. Tampoco sé si tenga que hacer ejercicios: hace tiempo que no gozo del amor. Todo es furor y hace sol por este lado. Y tomo una pequeña copa de ron, para llegar a ti repetiré calles, medusas, estrellas. Yo sé que vives a un puñado de kilómetros y mi sonrisa es una nube lila detenida en la esquina donde bailan las peonías. Tendré que ser feliz abriendo una ventana. Para llegar a ti tengo que caminar sin demora, por el discurso de las cosas inútiles. Los autos y las nubes, enardecido viento en la ropa de algodón y la ruda en los bolsillos, esta soledad serán una dulce paloma entre mis manos. Para llegar a ti tendré que callarme a veces y morder una manzana. Para llegar a ti tiernamente dejaré de tocar un rato mi piano y compraré algunas tostadas. Y meteré dos hojitas de un girasol a mis bolsillos. Nada más simple y estúpido amo. Ahora estoy ebrio y no sé si así pueda llegar a ti. Julio Barco |
Maledette poesie
d'amore Per M. Per raggiungerti cercherò di cambiare il mio nome e reimpostare questa vita affaticata. Io non so cosa farò. E nemmeno so se debba far degli esercizi: è tanto tempo che non mi diletto dell'amore. Tutto è furore e il sole splende da questo lato. E bevo un bicchierino di rum, per giungere fino a te ripeterò strade, meduse, stelle. Lo so che vivi a una manciata di chilometri da qui e il mio sorriso è una nube viola ferma all'angolo dove ballano le peonie. Cercherò di essere felice aprendo una finestra. Per raggiungerti dovrò camminare senza sosta per far un discorso sulle cose inutili. Le auto e le nuvole, fremito di vento nella veste di cotone e la ruta nelle tasche, questa solitudine sarà una dolce colomba fra le mie mani. Per giungere fino a te dovrò tacere a tratti e mordere una mela. Per giunger fino a te teneramente smetterò di suonare un attimo il mio piano e comprerò qualche mandorla tostata. E infilerò due foglie di girasole nelle mie tasche. Non amo niente di più semplice e stupido. Adesso sono ubriaco e non so se in questo stato posso accostarmi a te. Julio Barco traduzione di Nino Muzz |
brücke über die drina auf einer fahrt ist es herbst geworden in wischegrad die häuser tragen einschüsse wie sommersprossen felder reifer kreuze am straßenrand hol die saat ein wer jetzt allein ist weckt erinnerung in gläser ein dreht wachs um isolationsdrähte an den bäumen die granatäpfel leuchtende kinderfäuste Max Czollek
mosaisches triptychon wenn ich groß bin fürchte ich mich nicht vor überlandflügen spiele ich ein lied auf der wirbelsäulenflöte meiner ersten liebe wenn ich groß bin fange ich dorftrottel mit diesen vogelhänden lasse sie eine autobahn ausrollen auf das meer für meine wolkenpanzer Max CzolleK
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ponte sulla drina in un viaggio si è fatto autunno a visegrád le case mostrano fori di proiettile come lentiggini campi di croci mature sul bordo della strada raccogli la semina chi ora è solo mette ricordi in barattoli di vetro avvolge di cera i cavi d'isolamento agli alberi le melagrane luminosi pugni di fanciulli Max Czollek traduzione di Nino Muzzi
trittico mosaico
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Je neige (2) Voix de villon On m'a souhaité cloître Mais ne crois au cercle parfait / Plus d'espoirs près du puits / du jardin ceint de colonnes / je pars toujours chercher Les noyaux des fruits flétris Et les rues ouvertes sans même d'herbe verte seuls les noyaux repoussent, dit-on! Et les fruits disparaissent, mais ils sont chair de mémoire Chacun son éphémère La langue se souvient autrement que la terre Et si l'on arrache mes feuilles Vertes reste ce qui pulse ma sève sans écorce c'est la vie sans idée Elle bouge quand même sans progrès Je suis cette artère JE VOIS TOUT POUR LA PREMIÈRE FOIS (Laure Gautier) |
Nevico (2) Voce di villon Mi hanno consigliato il chiostro Ma non credere al cerchio perfetto/ Senza più speranza accanto al pozzo/ del giardino recinto di colonne/ io parto sempre per cercare I noccioli dei frutti ammuffiti E le strade aperte senza un filo d'erba verde solo i noccioli rigermogliano, si dice! E i frutti spariscono, ma restano carne della memoria A ciascuno il suo effimero La lingua ha una memoria diversa dalla terra E se uno strappa le mie foglie Verdi resta quello che pulsa il mio midollo privo di scorza è la vita senza idea Essa si muove comunque senza progresso Sono io quell'arteria VEDO TUTTO PER LA PRIMA VOLTA (Trad. Nino Muzzi) |
Nana I La primavera penetra entre un florecimiento, un estallido y su raíz, de la que se hace depender su fronda. Ah, Ofelia. Yo prefiero quiero ser una triste primavera cortada. Jamila Medina Ríos |
ninna nanna I La primavera penetra fra una fioritura, una esplosione e la sua radice, da cui si fa dipendere la fronda. Ah, Ofelia. Preferisco desidero essere una triste primavera tagliata. Jamila Medina Ríos Traduzione Nino Muzzi |
РАССКАЗ СОЛДАТА
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IL
RACCONTO DEL SOLDATO La mamma mi consegnò il nuovo testamento un libricino in edizione tascabile noi fumammo le sue pagine da copertina a copertina All'ospedale mi apparve in sogno un ragazzo che disse: ascolta, sono Cristo, non ti preoccupare affatto di questo noi da ragazzi avremmo fatto la stessa identica cosa Sabina Brilo traduzione di Nino Muzzi |
[Al fondo del
recipiente del tiempo] Al fondo del recipiente del tiempo hay una costra [siempre] de domingo, huele al óxido de los cuchillos lanzados al mar [diana sin centro], y al de la tierra. Hace tiempo que agoté el recipiente, sorbo a sorbo me ayudó tragar tus besos, y ahora sólo queda allí abajo este continuo domingo, con su silencio mineral, sus bares cerrados, su anestesia, sólo isla, sólo hotel, sólo piedras, y sólo un hombre, que es lo mismo que decir sólo isla, sólo hotel, sólo piedras. Me siento en la escollera y supongo que el principio y fin del mundo fue y será esto, una especie de domingo. Acudo a los lugares que fueron nuestros, algo parecido a una fe o superstición me impide destruirlos, dice que con tal de mirarlos, cada día un poco, se irán desvaneciendo, mansamente, bordeando la pregunta directa, la roca desde la que te lanzabas desnuda para romper la piel del agua, de ese mar que, alguna vez lo he dicho, eras tú [diana sin centro]. Sé que el tiempo es mortal, me digo, porque lo ha inventado el hombre, que es mortal, y mientras aguardo ese destino las horas nacen peculiares, convergentes, presagiando asuntos importantes y delicados que no llegan, no, acumulan pronósticos errados, resultado de haberlo calculado todo, porque lo hermoso no se calcula, me digo [es incalculable], se pisa una sola vez y ya se gasta, aunque, eso sí, no se olvide, nunca. Agustín Fernández Mallo [Horizonte recostado] 1 Horizonte recostado, tardes de sábado, arde el sofá y lo que de materia le sobra al día. ¿Es la poesía una gangrena en la prosa que la desguaza y esparce en torno a un epicentro que no se ve? [tu Women´s Secret por ahí tirado] ¿Fue la poesía la Ecuación Unificada deshecha a los 3 minutos de nacer, y ahora sólo el tibio placer de cada cifra en tus terminaciones nerviosas? Todo está escrito y lo que llamas escribir es ir quitándole palabras. Los pájaros pasaban. Desde la ventana los mirábamos. Pasaban. La Musa come ajos en vinagre [sofisticado feísmo] y comenta que el paraíso es un lugar de lo más inhóspito, el surco que abre un pájaro no lo abre nadie más, YO: ¿Porque lo inunda el mármol? MUSA: No. Porque desaparece. 1.1 Quedan las afueras de las cosas con su masa de cielo quieto y su horizonte adulterado, [siéntate a esperar todo el día que la penumbra vaya disolviendo el día] la belleza desnuda en la bombilla que pende apagada, y nuestra cara ON/OFF y nuestra cara ON/OFF. Agustín Fernández Mallo [Yo he ganado y perdido] Yo he ganado y perdido muchas horas mirando el ascenso vertical de las burbujas del agua con gas en un vaso. Una velocidad constante que según cierto principio de relatividad equivale a decir nula. Un ascender para hundirse en la atmósfera [que según San Juan de la Cruz equivale a decir tierra]. La mano sin óxido en la que me sumerjo. Y me la das sabiendo que no hay futuro en el fondo de los vasos salvo para organismos simples, unicelulares, fango que queda tras la caída de un cosmos, el hueco que deja su propia trayectoria. No hay célula más simple que el beso aunque su fuerza invalide las distancias y el espacio [o la luz [que es el espacio]], aunque todo aquello se corrompa ahora en este ascenso de burbujas vertical y nulo, en esta sombra de la luz que es decir más luz, esta semblanza del silencio, este moteado cuántico en la pantalla del cual no se puede hablar y hay que callar como dijo el maestro en el Punto 7 y al que llamaré [es natural] pixelado nº7. Agustín Fernández Mallo [Detectan su fin] Detectan su fin, van haciéndose transparentes los cuerpos, ves cómo se funden con el paisaje -ves a través de ellos el paisaje-. Es paradójico porque más que nunca la carne reivindica en esos momentos su porqué -una flecha se clava en el aire y se hace aire y luego telón y cae y levanta un polvo sin propietario-. Ya nadie se llamará como yo, me dijo. Agustín Fernández Mallo |
[In fondo al recipiente del tempo] In fondo al recipiente del tempo si posa [sempre] una feccia di domenica che sa dell'ossido dei cucchiai lanciati in mare [bersaglio senza centro] e di quello della terra. Un po' di tempo fa svuotai il recipiente, sorso dopo sorso mi aiutò a trangugiare i tuoi baci e adesso resta in fondo solo questa eterna domenica col suo silenzio minerale, i suoi bar chiusi, la sua anestesia, solo isola, solo hotel, solo pietre, e solo un uomo che è come dire solo isola, solo hotel, solo pietre. Mi siedo sul frangiflutti e penso che l'inizio e la fine del mondo fu e sarà questo, una sorta di domenica. Mi accosto ai luoghi che furono nostri, qualcosa come una fede o una superstizione m'impedisce di distruggerli, mi dice che col fatto di osservarli un po' per giorno, svaniranno lentamente, evitando la domanda diretta, lo scoglio da cui ti lanciavi nuda per squarciare la pelle dell'acqua, di quel mare che, talvolta l'ho detto, eri tu [bersaglio senza centro]. Lo so, il tempo è mortale, mi dico, in quanto l'ha inventato l'uomo, e mentre attendo questo destino, scattano ore straordinarie, convergenti, che presagiscono questioni importanti e delicate le quali non giungono a capo, no, accumulano pronostici errati, è la conseguenza di averlo calcolato fino in fondo, perché il bello non si calcola, mi dico [è incalcolabile], basta calpestarlo una volta e già si sciupa, anche se, questo sì, non si dimentica, mai. Agustín Fernández Mallo traduzione di Nino Muzzi
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Mich liebten Könige Mich liebten Könige, sie Küssten mich in Labyrinthen Männer kreisten mich ein und Umstellten mich mit Spiegeln Von jeder Seite des Panopticons Sah ich ein bisschen anders aus Mich liebten Könige, sie Zerrten mich in große Betten Jeder überließ mir Diener und Sklaven Als Abschiedsgeschenk Auf jeder Seite des Ozeans Sahen sie ein bisschen anders aus Ich ritt Löwen Könige, Prinzen, ein paar Piraten Schrieben mir Briefe, bis sie starben Manchmal gehe ich zum Markt Kaufe Orangen und Zitronen Betrüge die Obstfrauen lächelnd Um ein bisschen Geld Denn mich liebten Könige, mich Aber nicht sie Daniela Chana |
Mi amarono i re Mi amavano i re, mi baciavano nei labirinti gli uomini mi circondavano e mi ponevano attorno degli specchi vista da ogni singola parte del panopticon avevo un aspetto un po' diverso mi amavano i re, mi trascinavano su grandi letti ognuno mi lasciò servi e schiavi come regalo di addio da ogni singola parte dell'oceano avevano un aspetto un po' diverso io cavalcavo leoni re, principi, alcuni pirati mi scrissero lettere, finché non morirono talvolta mi reco al mercato a comprare arance e limoni inganno col sorriso le fruttivendole per qualche spicciolo perchè i re mi amavano, ma loro no Daniela Chana traduzione di Nino Muzzi |
[Ich schreibe, klopfe] Ich schreibe, klopfe mit Wörtern an eine Tür, von der ich nicht weiß, ob es sie gibt, suche drinnen, draußen, nach einer Stimme für die Nacht, bevor sie eine findet für mich. Sascha Garzetti
[Wir sind kleine Gewichte]
[Unter dem nassen Lappen]
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[Scrivo, busso] Scrivo, busso con parole ad una porta, di cui non so se c'è, cerco dentro e fuori una voce per la notte, prima che lei ne trovi una per me. Sascha Garzetti traduzione di Nino Muzzi
[Siamo pesi leggeri]
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Hey, Mr. Tambourine Man, play a song for me I'm not sleepy and there is no place I'm going to Hey, Mr. Tambourine Man, play a song for me In the jingle jangle morning I'll come following you Though I know that evening's empire has returned into sand Vanished from my hand Left me blindly here to stand, but still not sleeping My weariness amazes me, I'm branded on my feet I have no one to meet And the ancient empty street's too dead for dreaming Hey, Mr. Tambourine Man, play a song for me I'm not sleepy and there is no place I'm going to Hey, Mr. Tambourine Man, play a song for me In the jingle jangle morning I'll come following you Take me on a trip upon your magic swirling ship My senses have been stripped My hands can't feel to grip My toes too numb to step Wait only for my boot heels to be wandering I'm ready to go anywhere, I'm ready for to fade Into my own parade Cast your dancing spell my way, I promise to go under it Hey, Mr. Tambourine Man, play a song for me I'm not sleepy and there is no place I'm going to Hey, Mr. Tambourine Man, play a song for me In the jingle jangle morning I'll come following you Though you might hear laughing, spinning, swinging madly across the sun It's not aimed at anyone It's just escaping on the run And but for the sky there are no fences facing And if you hear vague traces of skipping reels of rhyme To your tambourine in time It's just a ragged clown behind I wouldn't pay it any mind It's just a shadow you're seeing that he's chasing Hey, Mr. Tambourine Man, play a song for me I'm not sleepy and there is no place I'm going to Hey, Mr. Tambourine Man, play a song for me In the jingle jangle morning I'll come following you And take me disappearing through the smoke rings of my mind Down the foggy ruins of time Far past the frozen leaves The haunted frightened trees Out to the windy beach Far from the twisted reach of crazy sorrow Yes, to dance beneath the diamond sky With one hand waving free Silhouetted by the sea Circled by the circus sands With all memory and fate Driven deep beneath the waves Let me forget about today until tomorrow Hey, Mr. Tambourine Man, play a song for me I'm not sleepy and there is no place I'm going to Hey, Mr. Tambourine Man, play a song for me In the jingle jangle morning I'll come following you Bob Dylan |
Ehi, signor Tamburino, suonami una canzone Non ho sonno e non ho posto dove andare Ehi, signor Tamburino, suonami una canzone Nel mattino scampanellante ti vorrò seguire Ben lo so che si è sciolto della sera il dominio In tanta sabbia, svanita dalla mano, Mi piantò qui cieco, sempre senza dormire, La stanchezza mi sorprende, i miei piedi sono Marchiati e incontrare non devo nessuno L'antica strada vuota è troppo morta per sognare Ehi, signor Tamburino, suonami una canzone Non ho sonno e non ho posto dove andare Ehi, signor Tamburino, suonami una canzone Nel mattino scampanellante ti vorrò seguire Portami in giro sulla tua magica nave vorticosa I miei sensi sono stati denudati Le mie mani non sentono la presa I diti dei piedi son tutti anchilosati Aspettan solo che i tacchi dei miei stivali vaghino Dovunque son pronto a marciare, Nel mio passo di parata scomparire Lancia il tuo messaggio saltellante, lo seguirò in cammino Ehi, signor Tamburino, suonami una canzone Non ho sonno e non ho posto dove andare Ehi, signor Tamburino, suonami una canzone Nel mattino scampanellante ti vorrò seguire Se anche tu sentissi ridere, girare, oscillare nel sole all'impazzata Ciò non è rivolto a nessuno Sta solo fuggendo in ritirata E però, a parte il cielo, recinzioni non ci sono E se senti tracce vaghe di rime saltellanti Al ritmo del tuo tamburello È solo un pagliaccio che segue in stracci cadenti Non farei caso a quello È solo un'ombra che vedi e che ti sta inseguendo Ehi, signor Tamburino, suonami una canzone Non ho sonno e non ho posto dove andare Ehi, signor Tamburino, suonami una canzone Nel mattino scampanellante ti vorrò seguire E fammi sparire attraverso gli anelli di fumo della mia mente Sotto le rovine brumose del tempo Molto oltre le foglie ghiacciate Gli alberi stregati spaventati Fuori alla spiaggia ventosa Lontano dalla portata contorta del pazzo dolore Sì, a ballare sotto il cielo di diamanti Con una mano libera Stagliata contro il mare Circondato dalle sabbie del circo Con ogni memoria e destino Spinto nel fondo sotto le onde Fammi dimenticare l'oggi fino a domani Ehi, signor Tamburino, suonami una canzone Non ho sonno e non ho posto dove andare Ehi, signor Tamburino, suonami una canzone Nel mattino scampanellante ti vorrò seguire Bob Dylan traduzione di Nino Muzzi |
The sky speaks to me The sky speaks to me of pollen disintegrating in the wind, of sparrows whose silences chitter louder each day, of moisture that falls flatly to the ground long before the rain clouds have ripened. The sky whispers of cold fruit wrapped in paper, stealthily growing their false lusciousness. Grain rotting in silos, feeding rats and voles. The sky mutters darkly of foraging mothers, who watch the bellies of their children distend, scabby skin clinging to jointed knees. The sky warns of song-less air, of wind stepping low, waters lapping at emery shores. The sky carries tales of earth creatures whose mysteries will never be revealed, and of those that are waiting their turn with dripping fangs. The sky expands and contracts. The sky tries to clasp the eagle as it flies straight into the firmament's dark bosom. The eagle dares and dares again. And then dives down to the ground. Shikhandin Bones The smallest bones I collected, still warm and sticky from your smoldering pyre. Mother those charred bones symbolized those small pieces of your life that you had never intended anyone to see. I made sure the pot containing them sank deep into the Ganges. I watched the bubbles bob and spit as the pot receded far into the waters. Yes Mother, I did. This was one task I did sincerely. Shikhandin
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Il cielo mi parla Il cielo mi parla del polline che si disintegra nel vento, di passeri i cui silenzi cinguettano ogni giorno più forte, di umidità che cade insipida sulla terra molto prima che la pioggia gonfi le nubi. Il cielo mormora di frutta gelida avvolta nella carta, accrescendo furtivo la loro falsa sensualità. Il grano marcio nei silos nutre ratti e topolini. Il cielo brontola cupamente di madri in cerca di cibo, che guardano i ventri gonfi dei loro figli, la pelle scabbiosa sulle ginocchia dinoccolate. Il cielo annuncia aria senza canto, vento che rade la terra, acque che lambiscono rive smerigliate. Il cielo trascina con sé storie di creature terrestri i cui misteri non saranno mai rivelati, e di quelli che stanno in attesa del loro turno con le zanne grondanti. Il cielo si espande e si contrae. Il cielo cerca di ghermire l'aquila in volo diretta nel seno oscuro del firmamento. L'aquila osa e osa ancora. E poi sprofonda giù a terra. Shikhandin Traduzione di Nino Muzzi
Traversata
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No sens Acepta la brisa sobre el cuerpo cae la lluvia ahora deja la humedad de las ropas siente, lo que en la piel el reciente calor dilataba ahora el frío eriza, tus pies siguen un rastro más allá del perpetuo movimiento, un señalado rumbo el dedo, ese dedo que ves o me atribuyes (insensato) o imaginas en la decapitada Nefertiti que en Berlín te arrasó. Apenas sugerente más allá de lo cálido, lo helado, sólo una línea fina evanescente casi un dibujo que así desaparece como habré de esfumarme al compás de la huella de tus ojos atribulados, bárbaros (como todo en los hombres, si aún en este cielo.) Dones: danos, lo demasiado hermoso muere cada vez que intentamos contemplarlo. Sea ése el ser de los leños a medida que encienden. La ceniza, el destino, como la lluvia ahora precipitan. No obres, ahora es esta espera. Como la lluvia sabes. ¿Siente tu espíritu el rumor? Dos hilos claros que fluyen silenciosos justifican la fuente, sin propósito, el mundo mueve mis manos y te escribo con esta tinta transparente, de llanto bajo el agua. Inés Pereira Pandemia Cisnes y peces Delfines que regresan Al agua cristalina del canal Un ciervo majestuoso Recorre mansamente la catedral vacía Silencio de dolor Hedor de muerte El humo espeso Asciende al cielo gris Un aliento Demasiado cercano Opaca este cristal que nos separa Pretenden reflejarse: La sombra no replica más que sombras Inés Pereira |
No sens Accetta la brezza sopra il corpo ora cade la pioggia lascia l'umido dei panni senti, quello che nella pelle poco fa aumentava il calore ora lo arriccia il freddo, i tuoi piedi seguono una traccia molto al di là del perpetuo movimento, un cammino indicato il dito, questo dito che vedi o mi attribuisci (insensato) o che immagini nella decapitata Nefertiti che ti rapì a Berlino. Appena un suggerimento molto oltre il calore, il gelo, solo una linea fine quasi evanescente un disegno che scompare così come io sfumerei al ritmo dell'impronta dei tuoi occhi tribolati, barbari (come tutto negli uomini pure se in questo cielo.) Doni: dacci, il bello smisurato muore ogni volta che proviamo a contemplarlo. Sia questa l'essenza dei legni mano a mano che incendiano. La cenere, il destino, precipitano come la pioggia adesso. Non metterti all'opera, è il momento dell'attesa. Sai come la pioggia. Sente il tuo spirito il rumore? Due fili chiari che defluiscono silenziosi giustificano la fonte, senza intenzione, il mondo muove le mie mani e io ti scrivo con questo inchiostro trasparente, di pianto sotto l'acqua. Inés Pereira Traduzione di Nino Muzzi Pandemia |
Llamekan* Sangre de golondrina, sangre de mariposa tenemos. Los muchachos saben, los hombres saben y nos miran. Escondidas en los bosques nos quedamos, mojando la tierra, mojando los arrayanes y los helechos. Sangre de golondrina, sangre de cisne hembra en los juncos y los arroyos. Mujeres, niñas del sol, escóndanse de los muchachos. Mujeres, niñas del sol, escóndanse de los muchachos. * Canto antiguo de mujeres´ Jaime Luis Huenún
Puerto trakl [Fragmento #1] Como un cantante de ferias y cantinas repitiendo siempre las mismas canciones, declamo poemas al océano. El oleaje apaga el rumor de mi voz y la espuma salpica estos papeles como un escupitajo de las rocas y del agua a mi vanidad. Entonces imito el gesto del cantante cuando extiende la guitarra al público y le dice: "No quiero aplausos, solo monedas, no quiero aplausos, solo monedas" Jaime Luis Huenún En la casa de Zulema Huaiquipan Envio a Anahí Era madrugada y yo cortaba flores para ti en mis libros de poesía. Llovió largo sobre el mundo y en mi sueño se abrieron los primeros rojos brotes de poroto. Hacia el bosque volaron los güairaos y el tué tué cantó tres veces sólo para confundirme. Amanecí después: mariposa era el cielo, liebre era la tierra corriendo tras el sol. Te vi luego zumbando en las orillas de la miel, haciendo olas en la blanca placenta de tu madre. La muerte es lo que escribe el agua sobre el agua, me dije contemplando el rocío de las hojas. Lloré, entonces lloré, sólo por el delirio de respirar tu aire. Jaime Luis Huenún |
Llamekan* Sangue di colomba, sangue di farfalla abbiamo in noi. I giovani lo sanno, gli uomini lo sanno e ci rimirano. Restiamo nascoste nei boschi annaffiando la terra, annaffiando i mirti e le felci. Sangue di colomba, sangue di cigno femmina fra i giunchi e i ruscelli. Ragazze, figlie del sole, si nascondono ai giovanotti. Ragazze, figlie del sole, si nascondono ai giovanotti. *Antico canto di donne Jaime Luis Huenún traduzione di Nino Muzzi
Invio ad Anahí |
The small boat had turned ( i.m. Matthew Sweeney) The small boat had turned outward from the headland into the grey field of the Atlantic when my phone buzzed in my raincoat pocket: another death broke on the networks. The main mast swung like a metronome as we swayed and turned further into the wind. The back white wall was awash with emotion. It rolled downward, endlessly in slipstream. One gull hung in the uncrowded sky as we kept on course for the island - away beyond the last beach and the long reach of call and response and tumult, to go where the word the breaks on the steady prow is ploughed back down to the undertow. Leontia Flynn In the Municipal Pool
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L'esigua nave aveva
virato (in memoria di Matthew Sweeney) L'esigua nave aveva virato fuori dal promontorio nel grigio spazio dell'Atlantico quando il mio telefono vibrò nella tasca dell'impermeabile: un'altra morte attraversava i networks. L'albero maestro oscillò come un metronomo e noi vacillavamo continuando a girare nel vento. La bianca parete di fondo era inondata di emozione. Si arrotolò verso il basso, risucchiata senza fine. Un gabbiano stava sospeso nel cielo vuoto Mentre proseguivamo la rotta verso l'isola - via oltre l'ultima spiaggia e la lunga portata di un grido di chiamata e di risposta e di un tumulto, per andare dove la parola che si spezza sulla stabile prua viene sepolta giù nella risacca. Leontia Flynn traduzione di Nino Muzzi
Nella piscina comunale
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El lenguaje de los huesos ¿Creerías si te digo que tus huesos me habían visto antes de empezar a amarnos? 1 La marea siempre trae consigo muerte huesos y muerte lenguaje imposible pero directo. En la Tolita de los Ruano vi por primera vez los restos óseos de animales marinos traídos hasta la orilla. Mi abuelo dijo: ¿ves eso que traen las olas? Eso es el retrato de lo que fuimos porque somos muerte acumulación de huesos que gritan lengua que no podemos codificar. 6 La isla donde nacieron los vientres que me crearon estaba poblada de huesos esqueletos de seres que irrumpieron el ciclo de la vida para convertirse en calcio anillo protector del borde de la playa. Toda la muerte traída por la marea es ese lenguaje que nos perdemos 4 Mi abuelo dijo: ¿Qué acaso un cuerpo no es solo la posibilidad de unos huesos fuertemente cubiertos y erguidos? Un cuerpo acarrea consigo muertos y seres que viven dependiendo. Si lo pensamos mejor todos somos cuerpos inmersos en otros cuerpos de los cuales dependemos: esto no es vivir. Acto seguido ordenó la matanza de las reses y partió en lancha hacia la locura. A través de mis abuelos entendí la importancia de la muerte. 5 Caminando por la calle larga de Cuenca dijiste: Es extraño que nuestros huesos quepan inexplicablemente en las concavidades del otro yo me reí a carcajadas. Cantaba una canción ridícula. 9 Todos los días pienso en mis huesos modificados por el rastro de tu huida Yuliana Ortiz Ruano |
Il linguaggio delle
ossa Ci crederesti se ti dicessi che le tue ossa mi avevano visto prima di cominciare ad amarci? 1 La marea porta con sé sempre morte ossa e morte un linguaggio impossibile ma diretto. Sulla Tolita de los Ruano vidi per la prima volta gli ossei resti di animali marini trascinati fino a riva. Mio nonno diceva: vedi quello che portano le onde? È il ritratto di quello che fummo perché noi morte siamo cumulo di ossa che gridano linguaggio che non possiamo decodificare. 6 L'isola su cui nacquero i grembi che mi crearono era popolata di ossa scheletri di esseri che ruppero il ciclo della vita per trasformarsi in calcio anello protettivo del bordo della spiaggia. L'intera morte trascinata dalla marea, ecco il linguaggio che abbiamo perduto 4 Mio nonno diceva: Non è per caso un corpo la semplice possibilità di alcune ossa massicciamente coperte e poste in piedi? Un corpo reca con sé defunti ed esseri che viventi subalterni. Se si riflette meglio siam tutti corpi immersi in altri corpi dai quali dipendiamo: non è vivere questo. Ciò detto ordinò la mattanza del bestiame e partì in barca verso la follia. Grazie ai miei avi compresi l'importanza della morte 5 Camminando per la Calle Larga de Cuenca dicesti: Strano che le nostre ossa entrino inesplicabilmente nelle concavità dell'altro io ne risi a singulti. Stavo cantando una canzone buffa, 9 Ogni giorno penso alle mie ossa modificate dalla scia della tua fuga. Yuliana Ortiz Ruano traduzione di Nino Muzzi |
prinzenbad in belden richtungen weht ein aufgeregter atem über die köpfe, fegt das haar wie blätter zusammen. ich habe mich umgesehen, niemand holt anlauf wie du. die beine wie baumstämme in den boden drücken. schlaksige äste, pistazienstaub. und die wassertropfen schimmern sternen gleich auf deiner rinde. ich stelle mir vor, meine lippen der beckenrand, und ein kronprinz, der mir auf der zunge liegt. pommes mit ketchup ist das einzige, das ich der akazie im rachen zumute. drei stunden schon führt mich jedes augenzwinkern von einem hunger zum nächsten. ich habe mich umgesehen, niemand stolziert auf dem wasser wie du. den rücken wie einen planeten kreisen. mysteriöse wolken, salzregen. und die brust verirrt sich in meiner regenbogenhaut. ich stelle mir vor, dein arm die linie, die mich vom himmel trennt. im umkleideraum scheitert jeder versuch, die sanften härchen deiner schenkel aus der pupille zu entwirren. ich habe mich umgesehen, niemand verlässt das tor wie du. die luft mit dem schnurrbart wie moses das meer in zwei teilen. verlorene perlen, trauerpfütze. und der schweiß verschlingt gierig den letzten tropfen mut. ich stelle mir vor, eine welle aus schulterblättern, die mich in verschämte boxershorts zurückwirft. Ozan Zakariya Keskinkılıç |
bagno del principe in ogni direzione soffia un vento irrequieto sopra le teste, spazza i capelli ammassandoli come foglie. mi sono guardato intorno, nessuno prende la rincorsa come fai tu. piantando a terra le gambe come tronchi d'albero. rami allampanati, polvere di pistacchio. e le gocce d'acqua brillano come stelle sulla tua scorza. immagino le mie labbra come il bordo della piscina e un principe della corona che mi sta disteso sulla lingua. pommes frites con ketchup è l'unica cosa che immagino in gola all'acacia. già da tre ore mi conduce ogni ammiccamento da una fame all'altra. mi son guardato intorno, nessuno si pavoneggia in acqua come te. la schiena come un pianeta circondata da nubi misteriose, pioggia salata. e il petto si perde nella mia pelle iridescente. m'immagino il tuo braccio come linea che dal cielo mi separa. nello spogliatoio fallisce ogni tentativo di sbrogliare dalla pupilla la morbida peluria della tua coscia. mi sono guardato intorno, nessuno lascia il portone come te. tagliando l'aria in due con i baffi come mosè fece col mare. perle perdute, pozza di tristezza. e il sudore ingoia goloso l'ultima goccia di coraggio. m'immagino un'onda di scapole che mi respinge in verecondi boxer. Ozan Zakariya Keskinkılıç traduzione di Nino Muzzi |
Going back to where I'm from is to return to women who are goddesses, incense smoke and drumbeats & women who bury infant girls in the ground, into milk vats to drink until they drown; to many-armed goddesses who slay demons, and darkness, and scarcity of thought & women who are womb and vagina, never brains or mouth; to stargazers who send probes to Mars, mathematicians of cosmic poetry & women raped in temples, strung from trees, disemboweled in a dark-tinted moving bus; to Bengal and Indus Valley & Chittaranjan Park & Texas and Ohio and State Street in Chicago; to meals beginning with bitter gourd and ending in milky sweets & sweet-water fish, & mountain goat, & homemade cheese strained through muslin so fine it passes through a child's golden ring. The mind travels as a flume, belonging here, rooting nowhere; the hunger for roads packed with parched red earth; July, the monsoon cool of runny streets, clouds paused for the miracle of light on water, the sky's tandav; rains feel amniotic as the nomad breaststrokes through alien streets for electric air, even as a belligerent hunger pushes the boat away from shore; I am more than a dress or a sari, more than henna and bindi & more than skin scabbed with regrowth. Still so far to travel, so much to uncage. Dipika Mukherjee
Benign Negligence
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Tornare da dove vengo è un ritorno alle donne che sono dee, fumo d'incenso e tamburi e donne che seppelliscono le bimbe sottoterra, in vasche di latte da bere finché non annegano; un ritorno alle dee dalle molte braccia che trucidano i demoni, e il buio e la penuria di pensiero e di donne che sono grembo e vagina, mai cervello o bocca; un ritorno agli astronomi che inviano sonde su Marte, matematici della poesia cosmica e donne violentate nei templi, appese agli alberi, sventrate in un autobus oscuro in movimento; un ritorno al Bengala e alla valle dell'Indo e al CR Park e al Texas e all'Ohio e alla State Street di Chicago; un ritorno ai pasti che iniziano con la zucca amara e finiscono con i dolci al latte, coi pesci d'acqua dolce e con la capra di montagna e il formaggio fatto in casa filtrato con mussola così sottile che passa attraverso l'anello d'oro di un bambino. La mente scorre come una gora, appartenere qui, non radicarsi da nessuna parte; la fame di strade piene di arida creta rossa; luglio, il fresco monsonico di liquide strade, nuvole ferme per il miracolo della luce sull'acqua, il tandava del cielo; le piogge sembrano amniotiche come le rane che attraversano strade aliene per l'aria elettrica, anche come un belligerante la fame spinge via la barca dalla riva; io sono più di un vestito o di un sari, più dell'henné, del bindi e altro ancora più della pelle ricoperta di croste della ricrescita. Ancora così lontana dal viaggiare, così tanto da liberare. Dipika Mukherjee traduzione di Nino Muzzi
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The Dialect of Distant Harbors
Il dialetto di porti lontani ...per raggiungerti. |
[fast beiläufig, la follia] fast beiläufig, la follia höre Vivaldi und das Wenige vielleicht im Verschwinden, das Wenige, was uns umgibt, wie klein ist es geworden das Rauschen, das Rascheln der Eiche, der Edelkastanienblätter, wenn frühmorgens die Schwingen der Vögel, die Schwünge der Palmkätzchen ans Fenster dringen und irgendwie peripher, ein wenig verhalten, will wissen, wie es dir geht, woran du gerade denkst und da war etwas wie Erdbeersocken, etwas, das mich fiebern ließ und irgendwie Kusskrankheit, deine Küsse wie Dolden der Wildrose, die Dolden von Hagebutte im Haar eine Blüte, ein Haarriss an deiner Haut und ich fahre mit meinem Finger, fahre über deine wunde Wange, Céline, als wäre es heilsam, dieser Gedanke an dich und der Wahn, der mich dabei überkommt, der Wahn und die Wörter, die du ins Freie entlässt, dieses Verblassen, wenn du sagst, vielleicht ein Verschwinden im Nachdenken dein Nachgeschmack und der Geruch, der an mir haftet wie Nacht wie unsagbare Stunden, wie still ist es geworden Raoul Eisele
fast k:eine Liebe wie nahm man sich doch jede Vorstellung einer und doch entstand da diese stille, diese wortlose Berührung oder das manchmalige Gelächter aus dem Dorfcafé, das und wie man mir beibrachte im Takt des Liedes die Axt lass uns lieber wieder zurück zu
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[quasi per caso, la follia] quasi per caso, la follia ascolto Vivaldi e quel poco forse che sta scomparendo, quel poco che ci circonda, com'è diventato piccolo lo scrosciare, il frusciare della quercia, delle foglie del castagno, quando di mattina presto le ali degli uccelli, l'alitare degli amenti del salice premono alla finestra e in qualche modo a margine, un po' rattenuto, voglio sapere come stai, a cosa stai pensando ed ecco qualcosa come le calzette col motivo di fragola, qualcosa che mi dava la febbre e in qualche modo la malattia dei baci, dei tuoi baci come umbelle di rosa di macchia, le umbelle di rosa canina nei capelli una fioritura, un taglio sottile sulla tua pelle e io ci passo sopra col dito, passo sopra alla tua guancia ferita, Céline, come per guarirla, questo pensiero di te e la follia che in quell'atto mi assale, le follia e le parole che tu pronunci in libertà, quell'impallidire mentre tu lo dici, forse uno scomparire nella riflessione il tuo retrogusto e il tuo sentore che mi resta addosso come la notte come le ore indicibili, come il silenzio che è diventato. Raoul Eisele traduzione di Nino Muzzi
quasi ness : un amore che comunque però si assumesse qualsiasi idea di eppure era allora che nasceva quel silenzioso, quel muto contatto o con la risata che usciva dal caffè del villaggio, ogni tanto, e come mi veniva insegnato ad alzare l'ascia dai, ritorniamo indietro a |
Der seehund Das leere nest
Spinnen in zwischenräumen Alltägliche fragen
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La foca Fårö giace sulla risacca, bianca e gonfia tu ne osservi dentro il grasso e le costole solo le pinne si agitano avanti e indietro il piccolo cranio è rovesciato i peli della barba sciabordano ogni giorno mi reco a questo cimitero i miei occhi sono fiori, voglio sapere come il mare renda onore a questa salma una volta la pancia si riempie di sangue poi di nuovo viene dilavata, le ossa corrose dal microcosmo, dalle bisce, dalle onde sulla riva? sul mare, tavolo dissettorio, sotto la luce diffusa tu, foca Eva Christina Zeller traduzione di Nino Muzzi
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Berlin, Juli 2018 Rot die Sonne, rouge le soir, wie Tupfer die Menschen, die Netzhaut gefärbt von den Stunden. Da kommt ein Schwan daher. Auf den Federn der Abend, das Licht im Wasser der Spree, die Wolken. Heike Fiedler
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Berlino, luglio 2018 Rosso il sole, rouge le soir, gente a sprazzi, la retina colorata dalle ore. Ecco che ci viene incontro un cigno. Sulle piume la sera, la luce nell'acqua della Sprea, le nubi. Heike Fiedler traduzione di Nino Muzzi
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Bäume Die Baumlandschaft, Land in den Bäumen, Die zum Baum gewachsene Sprache, die laub- Rauschenden Silben ins Licht gerückter Blattrücken an den Zweigen Zwiegespräche dazwischen, Schattengestrüpp, In den gegabelten Ästen hängen meine gegangenen Wege, Erdachte Himmelsrichtungen, Ziele von Wind zu Wind, Und die Wolken, das Gewölk in den Kronen Christine Langer
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Alberi Paesaggio alberato, terra frammezzo ad alberi, La lingua cresciuta ad albero, le sillabe A fronde fruscianti di dorsi di foglie Esposti alla luce sui rami Dialoghi frammisti, cespuglio d'ombra, Fra i rami forcuti pendono i miei sentieri percorsi, Escogitate direzioni celesti, mete da vento a vento, E le nubi, la nuvolaglia nelle chiome Christine Langer traduzione di Nino Muzzi
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verflossene fische
die blaue reise. donau - bosporus sag mir wo beginnt verloren ich lerne wörter mit ver-
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pesci svaniti i giorni di agosto cadono dal cielo diversi dai giorni di luglio e anche i piedi inciampano diversamente sulle trappole delle ombre nei viali. siamo avvertiti. il tremolio dei cerchi di luce sui fianchi della casa galleggiante ha preso un che di respingente. anche gl'insetti sembrano indolenti immersi nei fiori dell'erba fumaria. c'è qualcosa di mutato. e la gente per le strade nelle zone pedonali? portano gli stessi abiti succinti gli stessi occhiali scuri. lo senti. oggi sei capace di qualcosa di più delle semplici frasi. eppure qualcosa ti sfugge. Udo Kawasser traduzione di Nino Muzzi
il viaggio blu. danubio-bosforo sperso imparo parole con la s-
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schlaflos als ob da im dunkeln was umkippt hinter dem brustbein, beim atmen versickert, jetzt, wo die luft so kühl und die blicke der andern so zugefenstert, als ob da was scheuert und knotet, als ob die ellbogen einwärts knicken und durch die rippen nach innen wachsen, als ob auch die hände einwärts ästeln, als ob da ein wald unter der zunge, ein blättriger störton im hals, und dann das krachen der äste hinter den augen, die zunehmende vermoosung der gedanken, bis da aussen ein wald ums bett und innen die fäuste, im rippentresor. Simone Lappert
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insonne come se qui nel buio qualcosa desse balta dietro lo sterno, respirando s'infiltrasse, ora che l'aria è così fredda e gli sguardi degli altri così sprangati, come se qui qualcosa sfregasse e aggrovigliasse, come se i gomiti si piegassero all'interno e sfondassero il costato crescendo nell'interno, come se anche le mani ramificassero a ritroso, come se qui un bosco crescesse sotto la lingua, un suono assordante di lamelle in gola, e poi lo schiantarsi dei rami dietro agli occhi, la crescente muscosità dei pensieri, fino a che qua di fuori un bosco intorno al letto e dentro i pugni, nello scrigno del costato. Simone Lappert traduzione di Nino Muzzi
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