Poesie di Silvano Notari


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Silvano Notari

Nato il giorno 15 luglio 1950, in una casa colonica nel comune di Monteveglio (BO), figlio unico, di famiglia contadina, è cresciuto all'ombra della natura meravigliosa che la campagna regala ai puri di cuore e di mente. Ha poi trascorso un'infanzia e un'adolescenza serene. Ma, il seme della fantasia e di una prorompente curiosità erano già dentro il suo animo, sensibilmente e profondamente. Fantasia e curiosità che si sono poi rivelate in maniera forte e concreta circa quarant'anni dopo. Da quel momento Silvano Notari si è perfettamente reso conto d'avere un forte bisogno di esternare e raccontare ad altri i suoi sogni e le sue fantasiose allegorie e metafore costruite con le parole.  I compiti gravosi del peso di una famiglia, con moglie e figlio (si è sposato in giovane età), che lo hanno impegnato per lunghi anni, non gli hanno mai permesso di dare sfogo al richiamo interiore e non gli hanno consentito di percepire in modo concreto e definitivo il dono che madre natura aveva voluto regalargli. Tuttavia, anche se in età avanzata, Silvano Notari, finalmente, si è scoperto poeta. I sentimenti che covano nel suo animo sono certamente tracce di una memoria primordiale che si manifestano attraverso la sua penna. Ora, quindi, è giunto il momento per Silvano Notari, come lo stesso poeta ama ricordare: "... di dare sfogo a quel mare di parole che da sempre ho represso...". Il collocamento a riposo dopo 38 anni di intenso lavoro gli consente, oggi, di potersi accostare al paradisiaco mondo della poesia. "La mia speranza - egli afferma - è che qualcuno mi voglia ascoltare. Ma per questo mio ardire, non me ne vogliano i veri Poeti!"


La sera
Non so da dove arriva la sera,
quando le sue ombre, grigio bluastre
velano i miei pensieri più gracili!
Sento tutto il suo insistente
fruscio, minacciar la mia anima.
“Ma il cantico dei tuoi sentimenti”
accende d’incanto le stelle...
Le ombre diventano rosa,
dipinte dal sole che sta
per andare a dormire.
La notte diventa una culla
che raccoglie tutti
i miei sogni più belli
e assopisce le angosce!

Romanzo d'arpa
Piovono torrenti di parole
sulle tante pagine bianche
del nostro romanzo.

Il capitolo, del verde
dei tuoi occhi
per ora è il più bello.

L'inchiostro è ancora tanto
voglio essere la tua stilografica.

Gocciolano sciami di note
sul tuo volto a forma d'arpa
arrivo da foreste di venti indecisi
se compongo nuove liriche
è perchè sei fonte di zampillo.

Basta così
Camminiamo su onde
di acque disincantate
fino alla linea sottile
che cielo e mare divide.

Sospiri di tempo, dividono labbra

Camminiamo leggeri
come un libero canto
cangianti sul manto blu
verso remoti orizzonti.

Sospiri parlano, sognano, pensano

Come se fossimo nuvole
come se fossimo vento
o lieve madida brezza
migriamo in altri mondi.

Sospiri di giorni e giorni da vivere

Dove nessuno sa di noi
dimentichi del passato
in grembo alla libertà
vestiti del nostro futuro.

Ancora, ancora sentire sospiri.

Colorami l'immaginario
Volare nel tuo pensiero
come farebbe:
un passero che cerca il nido
una colomba intenta a tubare
un cigno che onora lo stagno.

Planare nel tuo esistere
così:
delicatamente, come un fratello
timidamente, come un corteggiatore
passionalmente, come un amante.

Passeggiare nella tua anima
come :
un bambino ai primi passi
un adolescente che si dichiara
un giovane sposo nella promessa.

Piccole o grandi follie
divagano negli sguardi
per asciugare le lacrime
per rimarginare ferite.

Il divario anagrafico, lede
scenari, ristagnano utopie.
La tua immensità: propone
affascina, ammalia, stordisce.

Colorami l'immaginario
abbraccia le mie sensazioni
disseta le forti emozioni
fluirà l'inchiostro, sarà poesia!

Autunno
Angeli aggrappati
a rami rattrappiti
radici immerse
in un cielo stanco.

Foglie gialle, aureola
di pensieri fragili
tiepide resurrezioni
speranza di futuro.

Cuore pesante

Dimenticata la remota età sbarazzina
immagino un trascinarmi stanco,
fuori da presente o futuro che sia
prigioniero di questo destino.

Non basta la sensibilità del poeta
per stare vicino al tuo cuore pesante,
un desiderio, seppur possente,
muore subito dopo il primo respiro.

Un vento di pietra scalfisce
sogni, idee e parole non dette
quelle che il buon senso zittisce,
l'attrattiva è ormai fuori dal tempo.

Libero energie del pensiero
confidando in magnetismi
telepatie e forti percezioni
per poterti emozionare ancora.

Cerco Asilo
Cerco asilo nei tuoi occhi
nello sguardo penetrante
nelle lacrime emozionate
nei miraggi del tuo osservare.

Cerco asilo nel tuo sorriso
nelle cornici delle espressioni
nelle onde delle gote pronunciate
nell’inchino delle tue labbra.

Cerco asilo nel tuo pensiero
nelle vertigini degli abbracci
nella tenerezza delle carezze
nella leggiadria del tuo corpo esile.

Cerco asilo nella tua anima
dove posare il tempo smarrito
dove arrestare le corse folli
per alleggerire le disperazioni.

Cerco asilo in una gestualità
che faccia volare le speranze
che dia forma alle illusioni
che cancelli le tante utopie.

Mi arrampico…
Quando morde
tutto si pietrifica
poi fragile si sbriciola
come
non essere vissuto.

Mi arrampico
sul dorso della margherita
mi rifugio
nel ventre della rosa
sopraffatto
dalla virilità del crisantemo.

Ma l'imbrunimento
resta indelebile
nessuna catarsi
nelle sinapsi
solo il vuoto.

Anna
Con gli artigli dello stupore
erpico il mio male oscuro
piccole zolle col ventre al vento
invocano futuri ammansiti.
Semino bulbi di poesia per te.

Apostrofo esile, di vello corvino
adorna graziosamente la fronte
altri boccoli ondeggianti danzano
e incorniciano graffiti di sorriso
adagiandosi poi, sul collo, sulle spalle.

Introversioni remote mai spente
soffocano il mio pur umile poetare
così, l'inchiostro diventa acqua
non oso declamare oltremodo
l'ammaliante tua immagine.

Vorrei, ma non posso baciarti
non riuscirei ad arginare il fluire
delle colate di lava a valle del battito.
Mi lascio solo sfuggire una carezza
che il pensiero ricama e nasconde.

Raccolgo brandelli di sogni
nelle periferie del risveglio
ai margini di solitudini ataviche
sprofondo nei miei crateri
abbarbicato all'ultima illusione.

Sandra
(due lacrime d'emozione)

Boccioli di sorriso
petali di cielo riflesso
lembi di cammino fatato
ricamano l'inimitabile grazia.

Seta corvina adagiata
alle appendici della bellezza
che ha disegnato il viso
di eterna dolce bambina.

Non guardare mai dietro
perché il tuo splendore
sarà sempre oltre l'età
oltre i giorni oltre l'infinito.

Il labiale del cuore
un rintocco a festa
della campana del sogno
sul campanile della poesia.

Il poeta trascina la stilografica
lungo sentieri sospesi sui cirri
ci sono due lacrime d'emozione
grigia d'inchiostro, bianca d'iride.

Il fiume
Arido attingi linfa dal cielo
ma quando le tue vene rinsecchite
eruttano melma e pesci morti
allora ti aggrappi al tuo seno.

E si, che noi, anime ingiallite
speravamo di rivivere con te,
nel tuo battito al ritmo dei fruscii
che la natura ormai ti nega.

Al tuo capezzale, noi disillusi
siamo l'ombra di noi stessi, privi
di lacrime e fili di respiro
in quel sangue ormai evaporato.

Noi fantasmi di questa lunga storia
ci illudiamo di tenerti per mano,
ma la vita non consente inversioni
Affogherai in mare…come sempre!!

Beatrice
Vello a caschetto vellutata cornice
di volto melograno, occhi verdi
propinano impossibili sogni.
Labbra di bucaneve, mento tulipano
l'inchiostro piange desiderio sul collo.
Esili spalle, corona di corpo bambino
mormorio di seni pronuncia dei sensi.
Brusio di mani fatate su onde leggere
di fianchi modellati all'incanto, ruba
il poeta l'infinita bellezza, e la penna
eccitata segue la mente smarrita.
Lo sguardo raccoglie devoto e silente
festosi pensieri che chimere rimangono.

Elena
Arpeggio cashmere
del tuo vello corvino
danza lungo le spalle
disegnando ondeggi
di eleganza ficcante.

Briglia sciolta, miro
profonda l'eleganza
del cammino lieve
accarezzi il percorso
che assapora il passo.

Penetro la cosmicità
che abbraccia cauta
l'armoniosa sensualità
aura leggera avvolge
l'aggraziato tuo corpo.

Smarrita la mia mente
il tuo profumo rapisce
lo sguardo sconvolto
fugge impazzito, solo.

Fiordo di poesia -tu- Elena.

Turbamenti
Manto lussurioso avvolgi
mi rapisci spoglio, ebbro
sbigottimenti libidinosi
furiosi invadono cavità.

Flussi ematici preponderanti
confluiscono in ceppi fallici
si infiamma la foresta arteriosa
un pulsare incontrollato arde.

Mi immergo nelle tue carnosità
turgide e madide d'essenza pura
ansimanti spasimiamo arguti
esplodono edaci i nostri amplessi.

(.......)
Pupilla di cuore ovattata
sedotta da una piuma
resuscitata verve di nicchia
colori brillanti di fiaccole
mietitura di parole vergini
virgolettati emisferi.

Sotto la lanterna dell'esistere
un crepuscolo sorride
alle vele stropicciate
è la nostra regata d'emozioni
ombre al vento
danzano al suono dell'onda.

Il canto del mare
Un do di petto, l'onda impetuosa
occhi di donna allo specchio
battigia tremante, intimidita
immagine d'anima fragile.
Un'arpa che piange ferita
orma di gabbiano planato
scoglio, cattedrale dimessa
iride, blu vibrato di schiuma.
Solfeggio di corpo riflesso
dipingo i tuoi lineamenti
sei corda del mio violino
sei sirena che affiora divina.

Autunno remoto
Un autunno remoto
in altre angosce
mio malgrado
stavo in braccio
al vento frivolo.
Sfioravo il fondo
sopra l'arida terra
confusa in poca
erba pallida, stanca.
Pungente foschia
in questo deserto
all'ultimo fruscio
giu a rinsecchire.
Poesia, divinità
che afferri trascini
a passo lento
oltre il dolore.
Candida immagine
ridipinge la vita
oltre la notte
lontano dal gelo
della paura d'amare.

Oggi...
non mi vedo in nessun dove
non mi sento in nessuna eco,
un vento fiacco smuove appena
un respiro trasparente pallido.

Vendemmio le mie malinconie,
poi verrà la potatura dei giorni
corrosi da silenzi incolmabili
da angoscie appese alle domande.

Versi scalzi assonanze spoglie
non è poesia, è singhiozzo,
non ci sei tu ad arginare
questo mio precipitare giù.

Cavalierato
Monca marionetta, sbranata
nel dileggio quotidiano,
il tuo cavalierato?
Carta igienica, poi sterco,
la tua dipartita?
Infinite resurrezioni
celebrate con fasti, feste
e carnevali, odio cruento
invoca la divina mannaia.
Sarai boia di te stesso.

Vento indeciso
Vento indeciso turba l'anima
rincorro un abbraccio.
Gocce di tempo come eternità
lontano dalle tue labbra.
Custodisco gelosamente
il verde dei tuoi occhi
nel ventre dell'imbrunire,
perché sia ancora luce.

Fragile... inviolabile.
L'avarizia del tempo
esalta crudele
le primavere sepolte.

Giardini vergini
sono solo cornice
di vissuti remoti.

Appari fragile, inviolabile,
il candore si può sfiorare
solo col canto della poesia.

Le anime non contano i giorni,
il proibito alle menti confuse,
a loro è concesso.

Gli occhi dell'ispirazione
sfuggono al pudore,
l'inchiostro non ha catene.

Al tramonto delle sillabe
mi acquieto
in una pioggia dolce.

Smarrito nel vento, canto
l'incanto della bellezza
che colora la tua luce.

Parole stupite
Cantarti, purifica l'anima,
solfeggio parole stupite
e quel sorriso di cigno
regala metafore kashmir.

Dipingo i tuoi giorni
su pergamene di raso,
nel cammino del rivo
si specchia il viso bambino.

Verrà un'anima candida
a sfiorare l'onda del crine,
le labbra tue incantate
in dono a gioie future.

Poemetto
In un tempo imperfetto
sembrava la fine di tutto
invece era solo l'inizio.

Prima mi appoggiavo
a tronchi di speranza,
aspettando il tuo arrivo...

...ora ci sei, mi adagio cauto
nell'azzuro che è in te,
se rimarrai, vivrò nel tuo sguardo.

Sugli altari del nostro poetare
sarà passione incandescente
lontani da temporali di colpe.

Il tuo respiro d'Aurora sarà
la brezza dei miei risvegli
rugiada per le mie radic i.

Ricettori sensoriali accesi
magnetismi a lunga distanza
onde incontenibili telepatiche.

Cosi la vita ci ha fatto dono
di lampi invisibili, ma magici
e tuoni dolci come sospiri.

Favole
L'asfalto per una volta è rosa
l'hai dipinto tu cucciolo verde,
il barattolo grigio corre, corre
due nuvole racchiuse volano.

E tu universo in me, osservi
le fantasticherie ondeggianti
ed io meteora nei tuoi sogni
osservo specularità di sorrisi.

Mare blu, ruffiano ci avvolgi
mani unite legate, intrecciate
labbra bollenti si attraggono
si allontanano trascorsi infelici.

Mi riporti a te, nel tuo paradiso
di parole semplici, gesti onirici
fiocchi di sussurrii, brividi fusi
sensualità di amalgamati corpi.

Alla fine... mi perdoni.
Alla fine di ogni respiro
c'è sempre un palpitio,
poi un fragile sospiro
fino al verde dei tuoi occhi.

Alla fine del mio sognarti
c'è sempre nostalgia forte,
poi un acquerello d'autore
fino alla tua pelle rosea.

Alla fine delle mie pazzie
c'è la tua voglia d'amare,
poi un bagno nel tuo candore
fino alla luce che hai nell'anima.

L'educazione
Onesto, quindi perdente
di educazione contadina,
non di egemonia truffaldina,
come certi parassiti acclarati.

Senza accuse di falso in bilancio
sono educato a non fare bilanci
illuso, ho vissuto di solo lavoro
lontano dai velluti di certe poltrone.

Sono fuori dalle coalizioni
fatte da stolidi inciucioni,
educato al comune rispetto
civile, di tutte le altrui dignità.

Dopo una vita di dure fatiche
sono considerato un parassita,
sono stato educato a sopportare
tutte le accuse, le umiliazioni.

I furbi prelati ci hanno fregati
inneggiando ad una famiglia
da loro mai concepita o formata,
mi hanno educato, a credere e basta.

Non ho conflitto di interessi
non ho neppure gli interessi
l'educazione mi dice: tira e taci
e non pensare al vampiro fiscale.

Sono educato, ma sodomizzato
i nanetti onorevoli beceri e infetti
imbalsamati in corazze mediatiche
sogghignano sulla mia educazione.

Un uomo ridicolo
I disillusi amori virtuali
riversi in fiumi di parole
muoiono derisi nell'etere
soffocati dal loro respiro.

Sangue rosa lungo le vene
il fuoco di grandi passioni
travolto da altrui seduzioni
mi sento un uomo ridicolo.

Grazie ...
Grazie... oh!!
meteora di carezze virtuali
vestita dagli affanni poetici
di un'anima mite e vereconda.

Grazie...oh!!
folata di sussurri incarnati
iceberg di celebrate bellezze
fiocco di muschio silvestre.

Grazie... oh!!
miracolo di divinità sapienti
fonte di vereconde passioni
scintilla di desideri infuocati.

Grazie...
a colei che ti diede la luce
per il tuo esistere, profumato
da intensi miraggi e lusinghe.

Ti dipingerò
Ti dipingerò, dentro
gli spazi minuscoli
di un rigo musicale,
dove la tua bellezza
è arpeggio e armonia.

Ti dipingerò passionario
su uno spicchio di luna,
dove l'oro dei tuoi capelli
è già presente sulla tela
di uno spazio cosmico.

Ti dipingerò in un futuro
dove le nostre anime
si terranno per mano
lungo un cammino terso
di eterni amori platonici.

Fulgida immagine
All'alba, tenebre in fuga,
raggi apicali le inseguono,
il sogno si ritrae in nicchie
di luminosi spazi mentali.

Il pensiero apre il sipario
tu sul proscenio, già danzi,
fringuelli intonano liriche,
sulle punte, volteggi gioiosa.

Le risa di una limpida fonte
ridonano ai miei occhi spenti
tutti i colori del giorno risorto,
fulgida, ora, è la tua immagine .

Fluttuosi sospiri ci avvolgono,
ci accarezza un'aria sorniona
ti cingo ai fianchi aggraziati
ci abbandoniamo a note di tango.

Impossibilità
Cammino sul velo
di profumi di fresia,
poso l'immaginario
nello scrigno ocra
dell'impossibile...

Coccole cucciole
fatte da mani di fata,
tue movenze sinuose
dentro di me, protese
verso l'impossibile...

Mastico il gusto agro
delle occasioni perse,
onirico, rubo speranze
a illusioni diaboliche
cedo all'impossibile...

Libellula impaurita
Incauto, mi sono arrampicato
lungo la dorsale di precipizi,
mi sono apparse cime candide
ho scorto bouquet di stelle alpine.

Poi artigli di rapaci, conficcati
nel ventre di sogni irrazionali,
l'ombra spalanca le sue fauci,
scompaio nel mio disincanto.

Sarai immensa anche nel silenzio
del mio dietro le quinte oscuro,
il poeta è una libellula impaurita
basta un soffio di nulla e scompare.

Il denaro
Utopico tintinnio,
chimerica filigrana
nelle tasche povere,
compenso pulito
per mani incallite.

Cotillon con le ali
nella grande babele
di finte beneficenze,
intercessore pernicoso
gonfia le tasche avare.

Miele, marmellate, conserve
in fusi contenitori d'acciaio
delle usuraie fortezze bancarie,
spesso travolte dal botulismo,
Untori: spregiudicati faccendieri.

Fetida vernice blue
nel sangue di lor signori,
cartapesta, viscida informe,
gene di odio e corruzione.

Falcidia di principi e valori
mostro gravido di orrori e guerre;
ti ripudio serpe dello strapotere,
implodi nel tuo putridume turpe.

Refolo d'acquerello
Refolo d'acquerello
di una sera d'aprile
pergamena di pensieri
pennellati nella mente.

Iridati sospiri struggenti
sorgente di sentimenti,
ossimoro, felicità e dolore
eruzione di emozioni.

Cascatella sorgiva, ruscello
dissetante, bouquet di albe,
dopo il sonno inquieto
alla fine di un turbamento.

Rivi limpidi
Rivi limpidi scendono
lungo crinali collinosi,
fluiscono stille radiose
dei miei nuovi giorni.

Levigate perle di roccia
adagiate, in braccio
ad argillose sponde,
purificano il pensiero.

Ad ogni piccola onda
tremula, vedo riflesso
il tuo viso ricamato,
e coralli rifluiti in te.

Resto sbalordito, ebbro
ad ascoltar la nenia dolce
dello scorrere di note garrule;
adagiato su timide composite.

Puzzle
La poesia è un puzzle,
una circospezione
di virtuosismi, misti
a fantasmi colorati.

Si scompone l'infinito
dentro i tuoi respiri,
ed espiri brezza pura,
decanti, lusinghe vergini.

Il mio puzzle si completa
con costrutto lento, fine,
con perseveranza muta
fino al miracolo compiuto.

Immagino il labiale dolce
quando lo sguardo libero
scorre suoi i versi melici;
si ricompone l'infinito ...
forse, sogni estasiata!!

Silvy e Francy... anime inquiete
Correre, per sentire la brezza
modellare il crine argentato,
l'onda azzurra irrora inquieta
accarezzando la cute assolata.

Correre, per rincorrere lei, una fata,
donarle una rosa a gambo spoglio;
ricevendo quel profumo di rovo
il suo vivere fragile si pungerà.

Correre solo, scalzo, a notte fonda
lungo una infreddolita battigia,
portando nei ruscelli sanguinei
il tremore del respiro del mare.

Correre ad un appuntamento
mai ottenuto, illudendomi irriso,
di trovarvi la donna desiderata
poi, cadere nel vuoto... deluso.

Rincasare in preda all'affanno
dopo aver inseguito un'utopia,
la felicità non è raggiungibile,
sarà lei a possederci, quando vorrà!

Notti bianche
La notte trascina le sue malinconie,
il mio guanciale d'ali di gabbiano
accoglie il mio sonno di piume bianche,
ti vedo gazzella mitica e leggiadra
attraversare tutti i brividi emozionali.

Un trapezio di arpeggi solfeggia
fra le onde del tuo crine
biondo, levigato dal vento.
Con un filo di voce sussurro timido
il tempo che incornicia il tuo esistere.

Esistenza, negli alveoli del mio pensarti
nella chiave di -Sol- del mio cantarti
nei giorni che ci sei, a dettarmi il verbo
nelle aurore fuoco, dove rinasci candida
dentro una riserva di frutti di bosco.

Forte la speranza...
di camminare lieve dentro i tuoi occhi,
di accoccolarmi negli oceani del tuo pensiero,
nei sentieri del tuo dolce stupore, mentre
ti lasci accarezzare da più di un futuro!

Figure di danza
Poso il mio sogno rosa
sulle tue mani a culla,
non posso immaginare
il tuo volto, spogliato
dei tuoi sorrisi più belli.
Se aleggiano malinconie
nei nidi della tua mente
provo a comporre per te,
mi affaccio alle tue favole,
non posso vederle sgualcite.
Seguo i tuoi giorni futuri
per riaccendere solarità,
la dove la cruda tristezza
furtiva l' aveva rubata.
Le tue labbra si esibiranno
in tenere figure di danza
inneggianti alla felicità,
e sarai di nuovo te stessa.

La resa
La poesia domina
la mia mente arida,
molto più, di quanto,
io domini entrambi.

Una fuga infinita
dai giorni, dalla vita,
mi rifugio in metafore
e in anfratti di resa.

Il limite
(mente sgualcita)

Sonecchia il mio comporre
nel riciclo di incipit dimenticati,
l'ultima sillaba amara,
racchiusa in un settenario.

Ho spogliato i tuoi versi
di tutto il loro splendore,
accecato da ipocondriache
follie dell'immaginario.

Nuove passioni amputate
hanno scatenato il mio ferire,
oltre il limite di ogni buon senso
ho crocifisso il tuo sentimento.

La notte
La sera, timida e pallida,
mostra tutta la mestizia
del giorno che sfuma.
Il buio ha la meglio,
col suo grigionero copre
gli obbrobri del mondo...
Cosi, nella mia apatia
perdo il verde degli occhi
di creature, che amo.
La notte ottenebra
i colori della terra
che triste, scurisce.
All'alba, la notte si corica,
con dentro al cuore
ventagli di rugiada.
E' un pianto di pentimento
per aver imprigionato
metà dell'universo
in una morte apparente.

Amica
Amica, che cammini
negli enigmi
delle mie solitudini
nelle penombre
delle mie paure
nei pigmenti
dei miei smarrimenti

Amica, che ridipingi
il volo dei miei desideri
i veli delle mie speranze
il buio delle mie fobie
l'essenza dei miei rimpianti
la linfa del mio poetare...

Amica, plana dentro di me
sfiora i miei turbamenti
argina il mio straripare
ingentilisci i sussulti
della mia vulnerabilità
nell'armistizio dei sensi.

Meryll
(Grazie Dottore)

Meryll affiora sbocciando
in un infinito, dove i laghi
non straripano mai.
Favoleggiando, vola leggera
sulle onde di chi si smarrisce
nella fanghiglia dei propri deliri.
Meryll ti prende per mano
cammina scalza con te
su aghi di pino
fra rovi di biancospino,
ricolora giorni bruciati
da aurore nate già morte,
ti aiuta a superare la cruna
alla fine del tunnel.
Meryll sorride mentre ti vede
fuggire da ammuffiti crepuscoli,
un muschio emozionato
piange rugiada, ti accarezza
lo sguardo, profuma il futuro.

In quell'arco di cielo...
In quell'arco di cielo
dove ostinato cammino
alla ricerca di Dio,
spesso incontro un sipario
di inquietudini e incertezze.
La fede, questo mistero
imperscrutabile,
dove non sempre
mi sento preso per mano.
Che lingua parla il mio malessere?
A volte provo a tradurre,
ma l'alfabeto del mio coraggio
spesso è lontano dai caratteri
e dai geroglifici dell'anima.
Vivo di briciole di poesia
di frammenti d'arte umile
dove intrevvedo lembi d'azzurro.

La paura
La paura è un sogno muto
che di tenta sfuggire all'incubo

Un lampo che acceca il pensiero
un tuono che esplode nel respiro

Il sangue ingiallisce nelle vene
per straripare nel nulla cosmico

Il vuoto di un precipizio franoso
dove la mente rotola, si sgretola

Corvi neri impazzano in cielo
e divorano avidi gli arcobaleni

Cirri neri adombrano la luce
i giorni diventano daltonici

Nell'uggioso baratro del buio
una pioggia di briciole di morte.

Tortoreto... cielo
(Tortoreto alto)

Peregrinare verso il cielo
come aprire uno scrigno,
la fortezza appare maestosa
fra le braccia del fulgore.
Mura, dal volto olivastro,
come divinità orientali
colorano di fuoco la sera.
Il respiro ansante del vento
lungo coriacee scalee,
carpisce mantelli di sole
che restano accesi ed acuti,
su selciati orgogliosi.
Audace, danza la storia,
fra vicoli e luoghi sacri,
su ìncliti affreschi risorti;
tremante il viandante, assorto
accarezza il fascino nobile
di secoli e secoli, che superba
ci mostri nel tempio dei tempi.
E' amore al primo sguardo
la poesia plana umilmente
in qualche tuo anfratto segreto...
specchiata nella tua anima azzurra.

(Testo classificatosi al secondo posto al concorso
"Tortoreto alla cultura" Tortoreto - TE-)

In attesa di nuove attese
Ero finito fra le erbacce
di un binario morto,
poi sei apparsa tu; ora
un universo genuflesso
intarsia lo splendore
alabastrino dei tuoi occhi.
Si sgretolano le rocce
intiepidiscono i vulcani
i tornadi sono sospiri
brezze le mareggiate.
Sosto sull'arenile della sera
in attesa di nuove attese
o di arcobaleni notturni
che la tua luce immensa
dipinge nel blu ramato.
L'amore cinge la galassia
la, dove lacrime e sorrisi
si fondono costellati.

Anima nuda
Mi abbandono spesso
al tremolio di un'incertezza
ai margini di un'ultimo pensiero
aggrappato ad una lacrima
vedo scorrere le immagini
delle sfide lanciate al destino.

Conto le ferite inferte
alla mia anima nuda
dalle lame dei ricordi,
la mente una discarica
dove lasciare sperse
le illusioni di salvezza.

Respiri gelidi sul non cammino
schiacciato dal non risorgere
resto li impietrito
ad aspettare il castigo divino
e la sentenza di condanna
non sarà certo all'ultimo respiro.

Uragano
Lapilli intagliati
nei trapezi del cuore,
noi due sempre in fuga
dai fulgori di lampi
che ci hanno carpito.
Eruzioni incontrollate
a inghiottire folate
granitiche di desideri,
infiamma il futuro
il pianto dei giorni
sprecati esitando.
Le viscere dell'incertezza
effondono altre paure
che falciano il volo
verso il ventre del dopo;
tremanti ci aggrappiamo
ai vortici della speranza,
invocando un uragano
che ci purifichi il pensiero.

Il testamento biologico
Mentre mordo le zolle
che mi hanno partorito,
una radice di ribellione
s'incunea nella mente.

In quel lembo di terra
dove ha preso forma
questa sbiadita vita,
scorgo nefasti futuri.

Dovessi scivolare
nel cerchio grigio
della vita non vita,
deciderà il despota!

Potrei meritare pene
per giudizio supremo
del Dio in cui credo,
ma non da un lodo .

La prima luce limpida
giunta nella mia mente,
non recava la condanna
del legislatore aguzzino.

Solo l'onnipotente
può prendersi cura
del passaggio estremo,
non i colletti bianchi.

Lontani dal mio corpo
luminari impostori,
voglio andare da solo
lungo il viale della fine...
.... o dell'inizio!!

Gesù è nato...
Gesù è nato fra i fumi d'alcol
e le polveri bianche di una discoteca.
Gesù è nato nei verbali d'incidente
della benemerita o della polstrada.
Gesù è nato nei camerini dei network
di proprietà dei proprietari del mondo.
Gesù è nato all'isola dei famosi
e nella capanna del grande fratello.
Gesù è nato sulla panchina
dell'ultimo clochard dato alle fiamme.
Gesù è nato nel giardino sotto casa
dove si è consumato l'ultimo stupro.
Gesù è nato nelle discariche abusive
nei luoghi di corruzione e malaffare.
Gesù è nato fra le fiamme della tyssen
o sul ponteggio di un mostro abusivo
là, dove le morti bianche giocano
a fare i tuffi sulle colate
o sul sottostante selciato.
Gesù è nato a Lampedusa, anzi,
sulla carretta in balia delle onde.
Gesù è nato nei campi nomadi
e nelle favelas di tutto il mondo.
Gesù... è nato morto, nella striscia di Gaza!

Sono in fuga
Sono in fuga dalla mia ideologia
che mi insegue
come un maledetto squadrista;
tricolore e stivale a brandelli.

Sono in fuga dal lunario
che si ferma alla terza,
aria fritta; riforme? Menzogne!
alla quarta sbadiglio affamato.

Sono in fuga dall' ignoranza
inciampo nel nuovo regime,
la dottoressa “egìda” trionfa
fetida, stolta, ghigna sul tonfo.

Sono in fuga dai nuovi fasci
frattaglie di prima repubblica,
figli di questioni d'onore
e rispettabili sacre famiglie.

Sono in fuga dai condannati
concussi inquisiti rifugiati
dai ministri capestro, o veline
dai sottopancia incalliti, beoti.

Sono in fuga dalla finanza creativa
dal tasso variabile dai crak della borsa
dagli usurai, dai piromani del mercato
dai millantatori di evasione fiscale.

Sono in fuga dalle morti bianche
dai neroverdi razzisti xenofobi
dalla monnezza sotto il tappeto
dalla Cai dai petrolieri dai banchieri

Sono... sono precipitato affogato
fallito affamato cassointegrato
cococo, precario disoccupato,
assassinato dalla democrazia italiana.
Aiutatemi vi prego!!

Sussulto
Il presente è già futuro
se colgo le sillabe del respiro,
o se cavalco l'onda bionda
del sorgere di un sussulto.

La mia ombra si fa carne
mentre navigo nel sogno,
graffiato da mille brividi
trovo rifugio nelle parole.

Amplesso passionale
eruzioni di frustrazioni,
eiaculazione di deliri
nel coito con la poesia.

Il dio degli dei
Autocrate di paglia,
che firmi i tuoi editti
sul burro o sulla neve
con una penna a petrolio.

I cancelli di carta
delle patrie galere
sono solo coriandoli,
come le banconote
che ti danzano in tasca.

La carta igienica
abbonda sulle lingue
dei tuoi galoppini:
in aula ed in video.

Il popolo stolido
ti acclama come divinità,
mentre si masturba i glutei
felice d'esser sodomizzato.

Intanto il vero supremo
con un fato scampato,
ti ha inviato un accenno
del tuo fetore finale.

Davanti a Lucifero, peto il denaro;
affogherai nella tua sozzura,
nessuno dei tuoi sottopancia
ti salverà dall'eterno castigo.

Sei cremato, caro despota,
schiacciato dalla fanghiglia
del tuo populismo imbrattato;
l'odio ti stritolerà la trachea.

Quel giorno...
Se un giorno,
l'umiltà mi lascerà
se non avrò più incertezze,
o le inquietudini si placheranno,
se la coscienza impallidita
adombrerà i rimorsi,
e l'apatia spegnerà
gli orizzonti di fede...
...quel giorno
si chiuderà il sipario,
sarà il tramonto dei miei giorni.
Con me moriranno i miei occhi
e il mio futuro, ma spero rimanga
traccia del mio vissuto di poesia.

Simona, sorgente di poesia.
Tenerezze aleggiano nei tuoi sorrisi,
dondolo sull'amaca dei tuoi pensieri,
i giorni albeggiano nella luce verde
dei tuoi occhi profondamente limpidi.

Adagio il mio presente sul guanciale
di velluto dei tuoi sguardi sconfinati,
tu culli coi colori della tua voce calda
tutte le mie fantasie sopite o smarrite.

Il disegno della tua immagine tersa
è il solfeggio di una melodia sognata,
mai musicata, scrivo utopiche nenie
e pavide liriche, su astratti spartiti.

Futuri fragili si immergono muti
negli anfratti di passioni recondite,
le mani, come ali di airone bianco
accarezzano illusioni e disincanti.

Ti siedo miracolosamente accanto
in occasioni insperate e magiche,
il mio poetare entra dentro di te
ci unisce in brevi attimi trasparenti!

Il ruggito del coniglio
Tuoni annunciati da fulmini
altri, son cechi e ridondanti;
le tempeste, il sudore di Dio,
insulsi presagi, moniti falsi.

La superbia, una grandine,
sul velo dell'amor proprio,
ridicole piccosità convulse
figlie di frustrazioni fosche.

Emerge il bisbetico e fatuo,
fluttua spavaldo, arrogante,
striscia dentro questo turbinio
per poi scomparire nel nulla.

Riappare un fascio di luce
sul volto di menti, a morte ferite;
ampie lingue di fuoco rovente
avvolgono forti malignità.

Ruggisce il coniglio,
finisce per belare il leone,
si odono le fusa della tigre,
la pecora sbrana il melenso.

Ossessioni
La mente fragile
è una foglia vergine
turbata dal suo verde,
impaurita da quel refolo
cha la farà precipitare
in un autunno eterno.

Nemmeno il ramo
che l'ha germogliata
potrà salvarla,
misera, appassirà
nel suo silenzio.

Ritorno alla fede
Durante l'avvento, il cielo contemplo;
cammina nel tremolio del firmamento
una Cometa, destinazione Betlemme,
è ambasciatrice di buona novella.

Anche Maria e il fedele Giuseppe
sono in cammino verso l'eterno,
lei porta in grembo il figlio di Dio,
li accompagna l'Onnipotente.

La terra Santa mesta e raccolta
veste di cristalli e veli bianchi
avvolta in un azzurro orizzonte,
trepida attende e accoglie l'evento.

Da adolescente ho smarrito la fede,
ma Gesù nel suo secolare peregrinare
entra in silenzio in tutte le anime
e i miracoli avvengono ancora.

La preghiera disegna il cammino,
apro la mente alla carità del Padre,
rinasco in seno al suo farsi uomo,
nella speranza d'esser salvato.

Una luce nascosta viveva in me;
era la fiamma del cuore di Cristo
prima ombre, ora forti emozioni,
questo Natale consacra il ritorno
nella sconfinata santa famiglia.

Grazie… Don Matteo
Un minuto o cento anni
con le piogge o i sereni
sorridendo o imprecando
seduto o di corsa
inseguendo un sorriso
elemosinando una moina,
con i facili ti amo
con i " per sempre." infiniti.
Con le guance ambrate
sul palmo della mano,
le labbra sulle labbra
e i corpi amalgamati,
e i domani già passati
a detestare i vendifumo
e i favolisti imbroglioni;
intrecci di improbabili futuri
dentro lo zaino della speranza…
ma ora basta, si, ora basta,
ora torno da capo,
ora ho trovato il coraggio
di guardare Dio negli occhi
ed entrare nella sua casa
senza rughe nella mente;
ora il dolore è neve al sole
è sempre ieri, sempre oggi,
già domani, nella nuova luce
non sarò mai più solo;
finalmente riesco vedere
occhi sinceri anche al buio,
e sento vivere la vita.
E alzo le braccia al cielo
come ad invocare la purezza
che non avevo mai avuto
e la mia anima si dipinge
di verde e immenso azzurro.!

Segni indelebili
(Dedicata a Simona)

Ammutolisce il teatro
dopo l'ultimo applauso,
riecheggiano alcune voci
dalla scena ormai spenta.

Gli attori si spogliano
dei lori costumi di fumo,
ma la festa forse continua
e si cerca un'ultima luce.

In quel rettangolo imbandito
il calice riassume il copione,
un tintinnio di fredde posate
nasconde gesti affettuosi.

Il matusa e la fanciulla,
accanto seduti, sorridono
in preda a teneri torpori,
si emozionano le emozioni.

Quella guancia sulla spalla,
la mia guancia sulla seta
di capelli biondo pallido,
chimerici istanti fuggitivi.

Poi l'indifferenza tua
la sensazione mia, forte,
il cammino prosegue
come un attimo prima.

Neonata terza età
che innalzi barriere
fra angeliche presenze
e amori impossibili;
spegni le illusioni,
il poeta è di nuovo cenere.

La pace
Per il guru guerraiolo,
è un freddo nemico
che iberna gli eroi
da inviare al macello

Per i poveri diavoli
è una mera utopia,
una speranza persa
negli abissi del dolore.

La pace, un miraggio
rincorso dagli umili,
un cancro per l'invasore
che si nutre di sangue.

Il medio tempo terreno
non basta al pacifista,
forse, per avere la pace
si deve cercar l'infinito.

Confessioni
Strizzo nuvole sulla tinozza
di malinconici pomeriggi,
lacrime grigie di solitudine
puerili, rimbalzano pallide.

Evito luci e cristalli di vento
che trascinano fredde meteore,
la vita è solo speranza muta
dentro il sudore del tempo.

Sorseggio pavido e debole
il sangue dei nuovi giorni;
l'inchiostro servo dei sommi
rifugge dalla mia stilografica.

Nuda, la mia realtà cammina
immersa in spartiti di liriche,
cruda e acerba dentro di me
la melodia della parola poetica.

Sono morto…
… durante il telegiornale:
in una sciagura elettorale,
nel bilancio di una cosca,
sabato notte all'ultima curva,
nella pece miseria africana,
precipitato da un'impalcatura.

Sono morto in medio oriente,
in Irak o a Guantanamo,
mi ha travolto lo tsunami
di un'improbabile domani.
Il poeta muore, ogni volta
che la vita non è poesia.!

Luglio
Luglio rosso torrido,
la balera bugiarda,
lo sguardo smarrito
nel cubetto di ghiaccio
del cuba libre, sul tavolo.

Luglio scontroso,
sciogli il ghiaccio,
non il ricordo gelido
di diavoli che vestono
finte tuniche bianche.

All'improvviso lei appare,
in accorta esplorazione,
fra penombre e luci soffuse
dove sostano menti confuse,
afflitte da passioni recondite.

Il suo sorriso brillantante
ravviva il mio brizzolato,
poi, l'inchiostro pingitore
sulla seta pergamena,
a pettinare il poetare.

Nido d'amore...
... al centro del mondo
accarezzato dal verde,
baciato dal vento.
Dal moro camino
pecorelle di fumo
sorrisi di tegole.

Spalancati occhi
senza inferriate,
dentro c'è vita.
Il tuo respiro,
aperta
porta d'ingresso.

Un focolare canuto
dove arde il futuro,
le nostre effusioni
la fonte energetica,
nessuna scala
possiamo volare.

Rondini al nido
nel sottotetto
cantano in coro
il profumo di te.

Sobria dimora,
scarsa mobilia,
solo al centro
s'eleva il tuo trono.

Maree di menti
Nei giorni crudi
il mare si fa terra,
cammino sull'onda
e lascio l'impronta
di passi pesanti
e grevi apatie.

Il blu cobalto
sulla battima
sfuma virulenze
e a riva trova
il riposo delle
mie solitudini.

Poi, Dio pettina
salate schiume,
sgretola l'oblio,
placa le dolenze;
rifiorisce la vita
fra maree di menti.

Smarrimento
L'albero del mio poetare
ha rami gualciti e curvi,
foglie pallide macilenti
su radici d'ispirazioni.

Ristagnano idee logore
in falde poetiche aride,
il cammino alla ricerca
di poesia scava invano.

La melodia delle parole
echeggia in altre menti;
solo, intorpidito, ozioso,
annaffio allori bruciati.

Pallido foglio, afflitto
da frigido mutismo,
una lacrima di china
sfugge alla stilografica.

Triste resto in attesa...

Le tue fanghiglie
Rantolano lungo calli romiti
illusioni decrepite, logorate
da rimbombi franati e sordi
di eclatanti sberleffi in volto.

Trituri vergini germogli tu,
con stolti sconvolgimenti,
obbrobriosità di pensiero
falcidiano intenti sinceri.

Trasformi carezze in graffi
confondi vecchie ferite tue
con corteggiamenti timidi
crei cortecce all'egoismo.

Quello sguardo bugiardo,
trae in inganno l'ingenuo,
il prostrarsi alle paranoie
rende stupido il desiderio.

Lasciarti nelle tue fanghiglie,
è, il minimo verso la salvezza,
lontano dal tuo vivere opaco
di visionaria delirante e sola.

Vecchio grammofono
Vecchio grammofono,
regalavi alle coppie,
un soffio sgualcito
di stridule note.
Si sprecavano,
nella penombra,
inani promesse
d'amore eterno.
Braccia cinte
agli incantesimi,
un brivido lieve
pareva infinito.
Dell'età in bocciolo,
rimane a ricordo
il fruscio del vinile.
E ti bacio piano
piccola mia,
ballando al buio
nel tempo trascorso.

Ricordi di infanzia
Ritorno al tempo
dei tricicli di legno,
quando selvaggio e gaio
spettinavo margherite,
sbucciavo sterminati sorrisi
nelle carezze di mia madre.

Scanzonato, davo baciotti
a un'armonica stonata,
note incredule volavano
verso tramonti assetati,
confuse con arpeggi
di vecchi campanili.

I cuccioli domestici
saltellavano gioiosi
sui miei futuri amori;
nelle minuscole praterie
germogliava la speranza
di un'anima appena nata.

Domenica mattina
Domenica mattina, dal balcone
guardo la gente di fede,
che con espressione gioviale
cammina, verso la Santa casa.

Un pastore vestito di stuoia,
parlerà loro di una speranza,
onnipotente e cristiana,
lontana dalla mia mente.

Remoto mistero la fede,
il mio pensiero, ora percorso
da una creatura bellissima;
verdi stelle i suoi occhi.

Senza astratte promesse,
solfeggia con pargola voce
canti di carezzevoli amori,
all'imbrunire illumina aurore.

Lontano da incaute preghiere
intingo il mio esistere azzurro
nella sua estrema purezza
di vergine terrena bellezza.

Simy ricama
(dedicata alla poetessa Simonetta Bumbi)

Simy cammina
con scarpette di raso
sul blue verde rame
e sul velluto fucsia
del suo poetare.

Simy ricama
idee coi pennelli,
dalle piccole lacrime
cadono colori e rugiade
sulle menti in lettura.

Simy danza sui versi,
il ritmo la metrica
stelle filanti di liriche,
la sua penna non scrive
sussurra le immagini.

Simy ha gocce di specchi
per dissetare l'amore
che canta in poesia
e noi menestrelli
amiamo rapiti i merletti.

La clessidra
(caduca sabbia)

Vibrato respiro di sabbia
in congiunti calici smessi,
breve viaggio del tempo
lungo l'anima di una cruna.
Forfora di rocce sfinite
poi esili granuli, ora
prigionieri a scandire
futuri nei precipizi
della loro caducità.
Un vuoto di vita
in cristalli coesi
nell'entità minuscola
di uno spazio breve,
dove la sabbia corre
verso orizzonti ciechi.
Semi cerchio di sfere
la clessidra rovescia,
una speranza turchese
plana nella luce muta
di un'eternità effimera.

Davanti allo specchio
Esplode il forte disincanto
lo specchio appannato opaco
mostra bieche immagini,
espressioni di malinconia
in seno al solstizio uggioso.
Il mio orgoglio stropicciato
esce malconcio dai riflessi
di quel cristallo beffardo,
il giocattolo si sbriciola
dentro la fredda fragilità
della tue esternazioni.
Hai spalancato e sprangato
le tue stanze d'amore
fino al mero sconforto
delle mie stupide illusioni
- un vorrei ... non vorrei -
che si sgretola nell'attesa.
Crollano i templi del cuore
e nello specchio profano
si delinea un altare di cartone
dove si celebra con mestizia
l'oblio di un desiderio inane.

Vergini aurore
Sguardi su briciole di parole
mi racconto alle tue pupille,
adagiandoti nei miei desideri
domani ruberò futuri non miei,
lungo altri destini clandestini
ove donarti nuove panacee.
Piccoli balzi sul mio respiro
danzano nel tuo sospirare,
parabole di morbide labbra
recitano favole propositive.
Incanti silenziosi planano
su occasi in estasi di sogno;
accogliamo ansimanti
infinite vergini aurore.

Vola Welby ... vola
(nella notte di Natale)

Abbandonato il martoriato corpo
vola anima libera, via dal tormento,
lontano dal torturatore scientifico.
Il Vangelo non predica tecnologie,
Adamo non aveva respiratori,
il tuo andare avanti in cielo
Dio lo aveva già disegnato.
Sali nel regno dell'unico giudice
nella notte della venuta Cristo,
egli, celebrerà il sacro rito per te
perdonando un debole servo
che sembra, non seguirne le orme.

La bellezza
La bellezza è un abito
di raso ricamato a mano,
una preghiera mistica
abbarbicata ad un rosario.
La bellezza si specchia
nei sorrisi del pensiero
nel plenilunio delle selve,
è il seme dell'amore
nel ventre gravido
del futuro incerto.
Persevera il dolore
nei grigiori sterili,
il fascino di un'alba
ricolora la speranza.
Negli occhi di una madre
si può rivedere Cristo,
il paradiso è senza mura...
la bellezza della fede
beatifica l'esistenza.

Sei bellissima
Se il cielo osa guardarti,
i suoi colori sbiadiscono
dentro il pianto di un cirro.

Se la luna desidera tremula
illuminare i tuoi sogni,
si affida alla cometa.

un sole da nubi accecato
ruba luce ai tuoi occhi
per risplendere ancora.

Amori smarriti in oblii
cercano l'orsa maggiore
nella tua immagine angelica.

Perché tu... sei bellissima!

L'astratto
L'astratto ha dimora
nella veste cinerea
di focolari sfiniti.
Il respiro del tempo
denuda il braciere;
a volte riscalda
o brucia la mente:
"riaffiora l'angoscia"

Dubbi e ... dubbi
Abbraccio la battigia, immerso nell'aurora
un mare in pigiama assopito sotto l'onda,
ancora fulvo dopo l'amplesso con la luna
lascia intravedere sparsi specchi salati.

Rallento il passo ai primi bagliori
vergini raggi cristallizzano l'acqua
immagini astratte proiettate crude
focalizzano nell'obbiettivo d'avorio.

Le vele contro vento, cantano
il vento contro le vele paffute,
al largo graffiata la tavola blue
l'acqua coagula, ma il dubbio resta.

L'esplosione delle visioni continua,
volo di gabbiano ridisegna ricordi
dove ho lasciato qualcosa di me:
solchi profondi in cuore di donna.

Solfeggia l'onda, mi inonda l'udito,
pigmentate alghe su grandi segreti,
tremanti labbra di fatuo contegno
qualche rimorso tende a sfuggire.

L'incertezza: una foglia che danza
illusioni grembo materno di delusioni,
l'amore e il dolore non si fanno vedere
appassionati o crudeli si fanno sentire.

S'arrampica ai cirri il leone di fuoco
intrepido il mare bacia il nuovo giorno,
il proiettore dei sogni ora si spegne
ripiombo di nuovo in un mare di dubbi...

Grigie memorie
Al capezzale del tempo
lo sfumare del presente
riesuma il tempo andato.
Memorie di vita redivive
fra cicatrici senescenti
tutto è immoto, remoto.
Torpore evanescenza,
s'accorcia il domani
vile risorge il passato
imbracciando il fardello
d'un futile bagaglio,
di sue memorie grigie.
I trascorsi negativi
spudorati combattivi
coalizzati col dolore
deturpano l'amore.
Alita il fiato grosso
della speranza vana;
ostinata mi rincorri
per le vie desertiche
di un utopico futuro.

Nudo
Se fossi una goccia del tuo sangue
farei di tutto per evitare il mestruo,
fuggirei dalle ferite lievi sul velluto;
mai e poi mai vorrei uscire nudo
da quella mia estasiante esistenza
nel vascolarizzato flusso dorato
che negli anfratti intimi della fonte
dentro il tuo amarmi intenso, giunge.

Gocciole
(torno a casa)

Il via vai dei piccoli gorgheggi,
il tempo passeggia placido
sul viale del neo disincanto.
Anche le scorrerie siedono
sull'arenile della ragione,
risorgo, rivivo, riscopro
i diamanti delle tue gocciole
dentro infinite particelle
di una ritrovata saggezza.
Sradico scelleratezze
mi invento nuove brezze
nella dolce fusione ludica
del nostro essere bambini.

Sei libera... per me!
Sei libera come un'aquila,
in un tuo volo maestoso
mi hai rapito il cuore.
Artigli, come sguardi intensi,
ficcanti, pieni di vita, penetrati
nel lembo delle mie passioni

Libera come un gabbiano,
è nel candore delle piume
la purezza della tua anima.
Un giorno, come d'incanto,
sei planata morbidamente
sull'azzurro dei miei desideri.

Gitana come una rondine,
anche se migri col corpo
resta quel nido nel pensiero
e voli, voli disinvolta: io so
a chi regali il tuo cinguettio.

Come te, non sopporto le gabbie,
resto estasiato ad ammirare il volo
di qualsiasi uccello; mai e poi mai
ti tarperei le virtuose ali,
ti guardo disincantato e solo,
allontanati, libera di amare.

Il vero e il falso
Falso
e impostore, dall'alto scranno
sniffi nera polvere da sparo
vomiti false democrazie.
Narici colano sangue
sulla bocca da fuoco
infestata di bossoli.
Lager: tuo unico giardino
con brandelli di vite arse.
Smorfia di ghigno assassino
dell'intero pianeta ti senti
indomito e falso dominatore.
Vero !!
Orrore sotto lo scalpo,
putrida grigia materia
figlia del tuo sangue
che scorre nelle serpi
dell'ammasso pestifero
dentro la tetra carcassa.
Semini odio in ogni anfratto
galantuomo di Satana...
L'Umanità risorge solo
dopo il tuo vero trapasso.

Legami d'Amore
(- amore - non sarà mai una parola logora)

Le nostre parole respirano
sussurrano i nostri sospiri,
forti emozioni che pulsano
le braci laviche di passioni.
Corolle labiate, quei sorrisi,
il cuore: un solfeggio d'arpa,
spartito specchiato la mente
apertura d'ali il mio pensarti.
Un planar di gabbiani le mani
vela al vento labbra su labbra,
solfeggiare in chiave di walzer,
il gemito solitario di un violino
ricama i petali di nuovi fremiti,
legami d'amore vivace cornice.

Timori
Il rantolare di un sole
ad oggi ancora malato,
vocifera nei pressi
di un alveolo di paure
accovacciate grigie
in un anfratto lieve
di una mente gracile.
La vita disegna
il viso di altrui ferite,
e i toni risentiti
annunciano futuri
di abbandono.
A volte temo,
d'essere respinto
assieme al mio pensare.
Però Ti Amo
anche nei giorni di silenzio...

Silvano
Silvano: un crepuscolo
specchiato sulle labbra
di ignare verdi conifere,
camminamenti fra i rovi
e sterpaglie del sottobosco
tracciano la tua immagine
a somiglianza silvestre.
Silvano: volto campestre,
aghi di gioia quelle spade
appuntite di luce solare
che ti pungono le vene,
la tua possanza di fusti
respira la brezza rosa
e trae sostento di vita.
Silvano: ami la foresta
tua madre, stessa madre
di alberi secolari, che,
con le loro lacrime verdi
gagliardi poggian sull'erto
a braccia tese, verso cirri
sornioni, e azzurri silvani.

Penne mozze
Chi si prenderà i cuori
delle giovani penne mozze
che hanno lasciato i corpi
su fronti insulsi e fantasma.

Forse le loro anime ascese
verranno risarcite da pochi
barili di becero nero petrolio
alla fine delle crude invasioni.

(la fine è incolore...
...nessuno la vede)

Per fortuna che la pace
non è assassina, perché
altrimenti si berrebbe
il sangue dei mandanti.

Dall'aurora al tramonto
Il ticchettio del tempo lento
sorriso di bimbo, luce di vita,
in braccio alle ore, vivere
mite nell'ombelico del giorno.

Pomeriggio furtivo che ruba
pensiero e parola, scialando
incenerite scintille d'esistenza,
la TV brucia l'ultima illusione.

Tramonto sipario: cala la notte,
l'inconscio sprofonda nel sogno,
il sonno cammina sul precipizio
di prematuri mancati risvegli.

Alba pittrice intingi i pennelli
nei bagliori del giorno vergine,
dipingi coraggio e saggezza
sulla tela della speranza... oggi!

Io proprio non so...
Osservo cupo il boccale, la rabbia
la malinconia prepotente, arrogante,
mi prende per mano, impaurito
mi assale una sensazione di panico.

Corpo tremulo avvolge l'anima,
che zingara inquieta scivola via;
idea ribelle in preda all'ardore
non accetta l'imbrunire del cuore.

Ceppi d'umore sgretolati cinerei,
attendono inquieti sembianze di fata;
vergini bagliori di vita, embrioni
di futuro, oasi di buoni momenti.

Una persona che mi scavi dentro,
magari con labbra mielose, rosee;
una tenerezza ombelico di brezza,
sulle polveri dei miei sentimenti.

Smarrita foresta di sensazioni,
davvero non so: io non so più;
sola la rugiada di occhi sinceri
può riportami sul sentiero del sole.

Donna che sgualcisci l'inchiostro
dei miei deliri, leggendomi pensa:
il sorriso del tuo pensiero, riesce
a celebrare dei miei sogni la pasqua.

Aurore Coralline
Gracili aurore coralline
risorgono rosa, sonnolenti,
sulle culle di cirri inquieti.
Profili d'esistenze ombra
vivono dentro le tue libertà,
senti il mio spirito umile
camminarti a fianco
nei momenti morbidi
del pensarmi intenso.
L'alito del cielo inebria
le tue fragilità perlate,
le tue braccia cingono
le mie sensazioni virili,
mi abbracci tremula
col desiderio di vivermi
in tutta la mia passione
verso il tuo splendore.

Insetti vampiro
(untori assassini)

L'insetto repellente,
cammina insicuro
sul bordo del boccale.
Non innocua bevanda
scivola verso il fondo,
ma vergine plasma
di vite sradicate,tronche.
In questo inerme residuo
affogano tutti gli orgasmi
delle speranze di pace.
Altri insetti vampiro,
verranno per dissetare
l'ingordigia del potere.
Questi untori assassini
si professano esportatori
di grandi democrazie!

L'orrore e il terrore
non hanno bandiera...
e il sangue è petrolio!

Lacrime di pioggia
Mille gocce, vestono la pioggia
che caduca si esprime in lacrime,
perle rapite al ventre materno
di nubi imbronciate e gitane.
Abbandonate nude e tremule
ai capricci di venti nomadi,
planano nei precipizi grigi
di arcobaleni sfuocati.
Nel tonfo sulle voragini
di aride terre assetate
trovano la loro fine.
La pioggia muore, ingenua,
nell'aneurisma del suo risorgere,
quando lieve e incredula, torna
nel ventre sterile di un cirro.

Blues e poesia
Prendi la mia anima fragile
posala sul rigo del tuo solfeggio
accompagnala oltre i cirri
del tuo cielo amaranto.
Il mio poetare umile, sorriderà
alla luce del tuo sguardo profondo,
e nella mia mente danzeranno
le carezzevoli note del tuo blues!
-A Irene... magnifica cantante di Blues
e mia cara amica!
-  

Biglietto di sola andata
Divinità in marsina e plantare,
sei statuario, nelle discariche
polverose di macerie imperiali.
Diffondi un ciarlatano ciarlare
sferzando la baionetta mediatica,
corazza delle tue debolezze.
Mutilati da urne implacabili,
stolidi servi si affannano
alla ricerca di brogli fantasma.
Da fetori inani, deluso, riesumi
soltanto un biglietto di andata,
obliterato da editto capestro.
Misero, riesplori tutti i misfatti,
scorgi l'immagine del vilipendio
inferto alla stuprata democrazia.  

Zingaro cuore
Zingaro cuore t'involi
ostinato, incontenibile.
Conosco la rotta, la meta,
vai a planare infuocato
dentro al tuo fervore.
Implodi nelle tempeste
di tuoi futuri remoti,
tormente di vento
ti spingono in vortici
di eruzioni vulcaniche.
Sfuocata l'incandescenza
gronda una grandine
di gelida lava pietrificata
sulle sanguinanti ferite.
Con ali tarpate ritorni
dolente nei tuoi anfratti,
trepido attendi il coagulo
del tuo orgoglio scalfito.
Non sempre verrai respinto,
questo ti spinge caparbio
a nuovi avventurosi decolli.

Labirinto...
Immagini di vita,
in anelli di fumo
nel volo di libellule
su ali di coriandoli
in lacrime di sogni.

Labbra di poesia,
grande sipario crespo
sul proscenio del sorriso
fra le braccia della scena,
vibra, l'arte della parola!

Ventre d'egoismo pavido
sopra vanità emergenti,
avida, corre la bramosia
su percorsi accidentati
di futuri nati sgualciti.

L'uscita già alle spalle,
temo d'essere entrato
nel cunicolo contorto
delle incertezze rauche
di un labirinto infinito!  

Haiku delle democrazie occidentali

Auschwitz come
orrore Guantanamo
obbrobriosità  

A luci spente
(la mia prima da attore)

Dopo l'inchino, sfuma la scena,
mesto il teatro a luci spente,
le colonne perdono il loro granito,
quinte prima impettite, ora retratte.

Il drappo rosso gigante
incrocia le braccia silente,
rattristato si abbandona
in braccio al proscenio.

In ottocenteschi palchetti
ora ciechi e solinghi,
riecheggia armonioso
degli applausi lo scroscio.

La platea stringe le mano
al velluto delle poltrone,
lungo la scalinata a lume
di torcia, s'attarda la maschera.

Gli attori usciti già dal copione
melanconici lasciano i camerini,
si appisola il palcoscenico:
attende una nuova ribalta...
Dedicata a Piera Codazzi  

Remote radici
Luglio afoso: sonnecchio
dentro la balera bugiarda,
i miei occhi smarriti
nel cubetto di ghiaccio
del cuba libre, sul tavolo.
Corrugata e pallida fronte,
argento spento oltre la tempia
ceppaia di remote radici...
... quella sera ti appare.
Sensibilità delicata invii
in cauta esplorazione,
fra penombre e luci soffuse
dove sostano menti confuse,
afflitte da passioni recondite.
Intravedi speranze sgualcite
in volti di striminziti futuri
che nel fumo boccheggiano.
Una tua mano docile e tesa
chiede per un ballo orfano:
- accetto con fare scondito -
Luglio scontroso bollente,
squagli il cubetto di ghiaccio,
non il mio gelido approccio
col nuovo futuro percorso.
------------------------
Brillantante il tuo sorriso
ravviva il mio brizzolato,
il ghiaccio, prima sangue
poi inchiostro pingitore
sulla seta pergamena,
a pettinare il poetare
della tua intera vita
nelle mie ispirazioni.
Cantarti è il mio vivere,
nei miei piccoli olimpi
contemplo azzurrato
il sovrano tuo amore.  

Vulcani
Immaginazione fluente
dentro impronte di vita,
il postare in un presente
fatto di tutto e di niente.
Pulsa forte il poetare,
con astratti pennelli
dipinge il mio respiro
nel faticare meningeo.
La mente partorisce
cantici, liriche di lava
da vulcani passionali
s'inalberano eccelse.
Sono i miei giorni
vestiti dalle colate
di parole inventate.
Mestruazioni lunari
scandiscono i tempi
nomadi della poesia.
Calendari sfumati
nel fumo vulcanico
di una vita trascorsa.
Rosso fiume di liriche
quel dopo che resta
dell'arte sia una festa.
Silenziosa esplosione
di vitali, emozionali,
illusorie espressioni.  

Volevo incontrarti
Volevo incontrarti...
in frutti in fiore o mele verdi,
in aurore vestite coi nostri sorrisi,
nelle ali di farfalle dal volo lento,
nel chiacchierio canterino di grilli,
nelle lacrime accese delle lucciole.

Ti avrei corteggiata ...
con le cinque braccia delle stelle
poetando la sera con le lampare
avvolgendoti nell'azzurro lunare,
con la vela del vento: tua chioma
e fiocchi di rugiada: tuo specchio.

Per amarti...
col solfeggio di vecchie cicale
con le liriche di bizzarri poeti
dentro il vibrare di corde vocali
accanto ad arpeggi di nobili archi
negli amplessi di eterne passioni
sopra al lungo cammino del sole

Ora ...
come arpa solfeggi gaia leggera
grappoli di note il tuo sillabare,
ti respiro a labbra socchiuse
ti venero come la dea delle muse,
esistenza, ti canta e impazzisce
... ora viviamo di noi!

La baita
(fuori dal mondo)

Rumoreggia la carraia
che sempre mi distoglie,
la TV chiacchiericcia
adombra l'ispirazione;
l'ultra decibel infetta
l'amore per la poesia
e i suoi sapori caldi.
Il silenzio io l'ho amato
solo alla sua sorgente,
a pochi passi dal cielo,
dove si lascia cullare
dalla mandre dal mantello
candido, a volte perenne.
Sogno una baita per rifugio,
dove potrei dimorare
in paradisiaca solitudine,
avvolto dal calore lauto
di un nerboruto ceppo
vivo d'ardente fiamma.
Il poetare, unico scintillio
oltre il crepitio del fuoco,
l'anima aggomitolata sopra
una sedia di vimini incallite.
Fuori dal mondo la poesia
innalza i suoi grandi templi,
io minuscolo servo dei versi
nell'estasi possente, semino
chicchi della mia fantasia
nei meandri dell'ispirazione.
Nell' eremitaggio invocherei
una germogliazione lirica!

L'etichetta: "Natale"
(consumismo)

Cattedrali del consumismo:
contornate da strascichi
bituminosi, con tinteggiati
spazi riquadri antirissa,
dove confluiscono tutti
i cavalli rullanti a petrolio.
Squallidi templi moderni
ornati da luci ingannevoli,
da scritte imbroglia fessi
e petulanti tapis rouland,
che inghiottono gabbiette
dove i consumo-dipendenti
conficcano i loro sudori
per regalarli ai sanguisuga,
smarrendosi nel labirinto
di sirene abbindolanti.
Ad incetta consumata
la cassiera incravattata
sorridendo fa un prelievo
dalle già rinsecchite vene.
Nell'androne, sfarzose vetrine
sputano sui pochi spiccioli,
che malinconici tintinnano
nelle bucherellate tasche.
Mentre lucifero degusta
tutto il sangue succhiato,
mette l'etichetta - Natale -
sulle lacrime di Cristo,
che appena nato, vedrà
una razza umana persa;
che nemmeno la sua croce
potrà più salvare dall'abisso.   

Il cirro e la tavola blu
Graffiato dalla tramontana
infreddolito, li sulla battigia,
osservo caduche brice di cirro.
Un lagrimare brinato svolazza,
muto plana sull'onda dolce
per poi sfumare, respirato
dalla gigantesca tavola blu.
Non imbianca mai il mare,
i candidi fiocchi azzurrandosi
scompaiono nelle sue viscere.
Timido candore che rigeneri
il verde e l'assetata terra,
non puoi dipingere il mare
col tuo incantato silenzio.
Illuso cirro, arrenditi mesto,
davanti all'immensa potenza
della sconfinata tavola blu.

Crape pelate
Non avrò il perdono di Dio!
troppo ho peccato e ripudiato la fede;
però non temo Lucifero...
forse un po' gli somiglio.
Ma se agl'inferi rincontrerò
nani e ciccioni con crape calve
nasi rampino sputacchianti labbra
allora sarà veramente l'inferno.

Lacrima di bimbo africano
(le brice sprecate)

Dopo il frugale sostento serale
robotico gesto a rigovernare,
sdrucciola la mano strofina
sul ruvido lembo imbandito,
trascina residui minuscoli
aggrappati a falangi, alla mente;
una bricia:-lacrima di bimbo
africano- in preda allo stento.
Si beve il rospo alla gola
il soffio di bacco rimasto
nel calice dell'avarizia,
la pallida guancia rugata
s'inumidisce d'amara rugiada,
... solo e colpevole piango!

L'imperatore codardo
L'imperatore codardo
insensibile al sangue
di pura umana natura
diventa un fantasma.
Invia in quella terra
bruciata dal sacrilegio
un buffone di corte,
per provare a salvare
una dignità scomparsa
o forse mai esistita.
Lasciando imperterrito
un popolo insanguinato,
in bocca ad un terrore
perpetrato da vecchie
e nuove bianche lupare.

Onestà assassinata
Reazionari postumi, come
integralisti di neoregimi,
dispotici in marsina
con colletto bianco
al posto del manganello,
rimpianto da ognun di loro.
E quella bretella elastica
con molleggiata fatuità
sta a sostegno forzato
di aerofagie stagnanti;
quel petto pancia in fuori
è simbolo o bandiera
di nostalgici blasfemi.
E quella pista (crapa) lucida
a proteggere la materia
che elabora imperterrita
gl'ignobili e stabili pensieri
che dipingono l'assassinio
di qualsiasi dignità o valore.

L'onestà, da lor signori decapitata!

Problemi insoluti, gridano
all'enorme torta ingollata
da poche avide bocche,
e il popolino sbadiglia
all'ombra di briciole
scivolate giù, schizzate
dal retto-colon del regno.
Intanto nei loghi alti
si brinda ferocemente
all'ultima vigliaccata
inflitta all'inerme nemico...
"tutte le genti perbene",
ma la plebe continuerà a tacere?
L'urna resta l'unica speme, di liberazione!

Tristi le orme
(speranza)

Tristi le orme che il tuo cammino,
inermi, lascia alle tue spalle,
divorate dal suolo implacabile
non avranno futuro alcuno.
La tua ombra fedele e sorniona
tenuta per mano dalla tua luce
le guarda svanire nel tuo passato.
Altre orme verranno dipinte
dai tuoi passi di regina di cuori,
avranno sempre la stessa sorte.
La mia anima, non è orma ne ombra
e il tuo cuore le regala altra sorte...
... mai svanirà alle tue spalle!

Diniego
(... o fuga)

E’ caduta anche l’ultima luna
che schiariva la mia bruma,
è zompata nella pozzanghera
degl’ultimi avanzi di lacrime;
ora sarà un tonfo nel pianto
strozzato del non ritorno
e la mia solitudine, lo so,
di me farà un sol boccone.
Avevo colorato il vento
che culla i tuoi pensieri
alla disperata ricerca
d’una tua carezza dolce,
assaporo triste, l’amaro
del tuo ostinato diniego.

Pazzi crociati
(Ramadi 12 08 05)

Ecco gli eroi del petrolio
con le loro viscide facce
abbronzate, impomatate.
Da metalliche pompe
laide di guerra e odio,
erogando, trasuda sangue
di civili vecchi e bambini,
morte cammina fra inermi.
Quei grugni di bronzo
da dentro gli schermi
a noi ridono in faccia,
spudorati negano tutto.
E le tute mimetiche
empiono i bossoli
d'un olio rosso - sangue -
una brutale carneficina
solo per uno insulso
rincular di folli pistoni.
Il pianto non può avere
d'oro nero le lacrime,
quella melma putrida
soffocherà il ghigno
dei pazzi crociati.
... PACE ... PACE ...
... PACE ...

Voce d'inchiostro
L'Amore non corrisposto
è fitta sterpaglia di rovi,
un'esplosione di tenebre
dove la luna va a morire.
Sangue amaro pulsato,
un dolore dalla risacca
di dimensioni uraganose.
Su braci mente cammina,
suicida, una labile psiche.
Cecità alla speranza
di futuri crepuscoli,
sbiadisce il singulto,
oltre l'eco solingo
una voce d'inchiostro
... amara si spenge!

Voglio morire.....
Voglio morire perché sono un perdente
sono un perdente perché sono onesto
sono onesto per educazione ed estrazione
estrazione contadina e non truffaldina,
truffaldino è il furbetto del quartierino.

Voglio morire perché sono senza falso in bilancio
non mi sbilancio a fare un bilancio dell’onestà
un’onestà nemica dei falsi in bilancio, cio è povertà
povertà figlia dei fessi che per mangiare lavorano
lavorano anche per i fenomeni del transatlantico.

Voglio morire perché sono fuori dalle coalizioni
coalizioni fatte quasi sempre da giocherelloni
giocherelloni o vitelloni che hanno per biada
il sudore dei minchioni che pagano ancora le tasse
e non c’è mai un euro per finanziare la finanziaria

Voglio morire perché dopo una vita di duro lavoro
nessuno vuole chiamarmi eccellenza o onorevole
niente onorevole ma colpevole d’aver rispettato
le leggi le regole il prossimo e persino il padrone
che non è onorevole, ma sfruttatore e sanguisuga.

Voglio morire perché sono considerato un parassita
dai parassiti onorevoli, che non hanno mai lavorato
ma sempre solo parlato sbraitato promettendo fumo
fumo negli occhi e nel cistifelleo incazzometro
del fessacchione che crede ancora nella democrazia.

Voglio morire perché non capisco i furbi prelati
che ci hanno fregati inneggiando alla sana famiglia
quella famiglia che tutti loro, mai hanno formata,
i San Tommaso del ventunesimo secolo predicano
ai babbei il fai quel che dico e non quel che faccio.

Voglio morire perché non ho conflitto d’interessi
anzi non ho neppure gli interessi, avrei la salute
ma con la finanza creativa mi sono indebitato
se mi ammalo m’attacco al tram e boccheggiando penso,
non posso guarire con la ventilazione forzata della stangata

Voglio morire perché non ho la riforma (truffa) elettorale
che mandi il politico finalmente in miniera a lavorare
in modo che quando viene la sera ench’egli voglia morire
morire per l’amputazione della poltrona da paraculato
Lucifero accogli il transatlantico che arriva sul cingolato...
... reduce afghano o irakeno!!!     

Messi biondeggianti
Fecondato suolo da minuscolo seme
parto verdegaio di nascituri steli,
infante natura, sostento di vita,
fogliame sottile come esili braccia,
vostre cibarie: rugiade e raggi dorati.
Cariosside come placenta di chicco,
il tuo fusto è attratto da ciel’azzurro.
Il leone di fuoco t’imbionda, o frutto
di florida e munifica terra matrìa.
Gli umani sudori raccolgono, ligi
e fedeli agli onnipotenti poteri,
che pane olio e vino ad essi donò
in cambio soltanto di gesta d’amore!        

Volgarità
Seduto sullo stomaco del futuro
defeco sugli gnomi dai tacchi interni
vomito su bastardi guerrafondai
sputo in faccia a tutte le guerre
a chi le dichiara e attendo ritorsioni
per queste mie blasfeme affermazioni
... regimi mai morti o reincarnati
sopprimono le grida della verità.    

Incerto cammino
I piedi sanno dove mettere i piedi
se sono lasciati liberamente nudi,
impervi terreni e infette siringhe
costringono l’uomo alle vestigia.
Claustrofobi bendati asfissiati
riluttano la sera al suo denudare
tutto l’angosciante mero fetore,
rifilando il lezzo alle umane narici.
Di piedi...
incerto cammino d’irto domani
del pensiero trattiene il lembo,
lo scheletro di questo futuro
renda credibile l’inverosimile.  

Inseguire l’incipit
(dedicato a Tiziana)

Ogni istante vano, trascorso
in ombra della propria ombra,
lontano da carta e penna,
tutte le parole non scritte
che fuggitive sciamano
sono versi lasciati morire
nell’ovocita crepuscolare.
Il poeta è solo una cicala
se smarrisce l’ispirazione
in un silenzio straccione,
anche solo una terzina
oppure un umile distico
magari un unico verso...
ma il poeta deve poetare,
per imparare a donare
per spogliare il dolore
per vestire l’amore...
mettere a nudo se stesso,
e gridare alla nera apatia
il bisogno di fare Poesia   

Vecchie catene
(in silenzio soffro)

Lacrima che sgorga
da solingo desiderio,
fiammella tremula
di miseranda candela
esposta ad un alito.
Il tutto fragilissimo!
Proprio come l’audacia
di dichiarare un amore...
visto abortire sul muro
del perbenismo stoico.
Forse un battito d’ali
ci potrebbe bastare,
ma con una sola ala
non ci si alza in volo!
Viva e umile speranza
tronca, striscia a terra,
in attesa dell’altra ala.
Inanellato al peso
di vecchie catene,
in silenzio... soffro!     

Il giorno del dottorato
(alloro in famiglia)

Il sapere e la cultura
acquisizioni paragonabili
a un bene della natura.
Lo studio come l’acqua,
da fresca sorgente pura
all’oceano azzurro acqua.
Gaia fonte eterna
è la scuola materna.
Un torrente di vallata
è la scuola obbligata.
Ampliamento fluviale
il quinquennio liceale.
Un grande fiume alla foce
alla maturità vien data voce.
Poi l’oceano dell’ateneo
lettere miti e Pegaseo.
Sulla zattera dell’intelligenza,
Miki, ora navighi nella sapienza.
Perdonaci il misero poetare
noi ti vogliamo solo elogiare.
In famiglia grande onore
hai portato con fervore.
Tieni alto il nostro casato
col tuo nobile dottorato.
L’attestato, la toga e l’alloro
auspici per un futuro tutto d’oro    

Diego Armando Maradona
(storia di un numero 10)

Il calcio e la strada:
meandri di misertà,
abbozzo di pedatori.
I figli della povertà,
prendono a calci la vita;
mentre tu Diego Armando
fin dalla tua adolescenza
colpisci come di fioretto
palle di arrotolati stracci.
Poi mercenario ti scopre,
offre un lunario dorato
con fumi di polveri bianche
e balocchi rossi fiammanti.
Non più sfere di stracci
strette con miseri lacci,
ma morbide toppe cucite
da schiavizzati infanti,
tuoi gemelli d’infanzia.
Azzurri i colori indossati
tantissime le reti percosse,
danza classica i dribbling.
Poi il serpente piumato
ti ha avvelenato le vene,
offuscato la debole mente.
Finite le funambole corse
oltrepassi il bordo campo
archiviando coppe e trofei.
Lontano dai manti verdi,
-pieno di soldi- resti solo
con la tua inquietudine
madre delle tue radici.
Con occhio di pianto
ti aggrappi a una vita
che mai, è stata tua!
Grazie comunque d’esistere
Diego Armando carissimo,
l’ammirazione che serbo
per un mito del calcio
potrebbe ancora far Goal!

A Gio
Serico cirro veleggi
fra azzurri argentati
tra verdi di muschio.
Il leone di fuoco
ti bacia caparbio,
profilo pieno seleno
un arco d’iride e luci.
Tu invogli le aurore
e consoli i tramonti.
Il poeta ti guarda
ti dipinge ti canta,
sorridi...

Pioggerellina
Venticello arlecchino
danzi madreperlaceo,
pioggerella svolazzante
tua dama iridescente.
Libellulatiche coreografie
s’intravedono nelle cime
di superstiti raggi solari,
che esclusi dalla danza
planano fra le braccia
di erbacei multiformi.
A balletto concluso
riesplode il tepore
...fresca rugiada
natura disseta...
- torna il sereno -

Stupido struzzo
(Rammarico!)

La sabbia bollente,
dello stupido struzzo,
avida, ingoia la testa.
In un mondo morto
e sepolto dall'ego,
soltanto io, beota,
ho tanto pensato
che oltre i cirri
ci fosse il sereno.
Ventunesimo secolo
orfano della purezza,
voler regalare amicizia
è voler volare senz'ali.
Gazza ladra che rubi
il luccichio del pensiero
di uno stolido gracile,
lasciando dietro te
aridità e amarezza.
Tacitato l'approccio,
preconcetto pavido
il gitano cammino
in un cuore sincero.
C'è un alveolo sculto
nell'anfratto del mio dolore,
dove annidare il rammarico,
per evitare il disincanto!

Floricidio
Di certo la rosa non ama
chi sfiorando il petalo
non s’accorge d’aver inferto
un livido greve sul velluto.
Se poi il gambo trancia
commette un floricidio,
e quella goccia caduca
- lagrima premonitrice -
che fuoriesce dalla ferita,
declama un declino amaro...
a capo chino la rosa morirà!

Eternamente luce
Quando materia stanca abdicherà,
certo so, diverrò ancor cenere.
Alle multiformi fiamme deluse
che si berranno le mie carni spente,
rimarrà l’arsura incolmabile
del gorgheggiare lieve mio pensare
e dell’anima che si fa gabbiano
in volo, verso momenti d’altre menti.
Spegnendomi io avrò una speranza
... rimanere eternamente luce.

A volte
A volte appendo slavati stracci
frantumati frammenti d’anima.
Rimpianti come appendiabiti
trattengono brandelli d’intuiti.
Reminiscenze d’occasioni perdute
feriti pensieri appesi e sospesi
al filo sottile del male del vivere.
La mente si trascina a ritroso
inutilmente disperatamente tenta
un seppur parziale recupero.

In questi giorni d’Aprile
(nuovi amori)

In questi giorni d’aprile,
abbraccerò il cielo bambino
perché stringerò te... bambina.

Nell’embrione dell’estate,
bacerò la vergine pioggia
perché sfiorerò la tua rugiada.

Ruzzoloni infantili sulla via lattea
o capriole lungo le capezzagne,
avvinghiato al tuo tenero corpo.

Nuoterò nel tuo oceano d’amore
cancellando il passato sprecato,
sarà vela al vento il mio cuore!

Mai sarò poeta.
L’arte per l’arte,
ma non sono artista.
Nella selva dell’ignoranza
uccel di bosco o gazza ladra,
svolazzo fra i rami del sapere
attratto dal luccichio della poesia.
Ai sognatori come me
regalo fantasticherie,
non promesse inani.
Illudo qualche romantico
innamorato dell’amore,
senza plagiar gli stolidi.
Scribacchio finte liriche,
per provare a silenziare
lo sputacchiar dei Media.
Canto tutti i profumi
del mio piccolo universo,
per alleggerir le fronde
dall’afrore dello strapotere.
Fecondo le fantasie
col seme di speranze lievi,
per tentar di contrastare
il millantar dell’odio.
-----------------------------
Sono solo un clochard
della letteratura post moderna,
affetto da persistente ritrosia
per falsi eruditi e politicanti eretici.
Non sarò mai letterato,
nemmanco, un pencolante galoppino.
Mai sarò poeta, men che meno
un giullare imbrigliato e leccapiedi.
Sarò sempre solo io... cio è nessuno!
Senza scorta ne gorilla, senza nemico alcuno,
con le mie scartoffie magiche, scalfite con l’inchiostro.

Disincanto
Muta la speranza
cieca l’illusione
mentre urla la passione,
la tua indifferenza
spegne la mia voce,
disilluso resto in ascolto
del silente tuo presente,
implorando un futuro già remoto.

Beatrice
(beatitudine)

Ondeggiamento ritmico, stormir
di forti ali, sgarze e marangoni
si tuffano, in un fiordaliso cielo;
fremito di un’utopia poetica
che dipinge nella mia mente
un fitto battito di mani, falangi
ammantate di serico velluto,
o l’arpeggiar d’un coro d’angeli,
parvenza che preconizza... Beatrice.

Focolari
(abbandono)

Singulto sommesso di tanti ricordi
mite solleva l’eco di dolci momenti,
s’ode fra mura di dimenticate città
quivi sospinto da un vento caparbio.
Smarriti in biechi vicoli ciechi
reciproci manicaretti d’amore.
I nostri pathos romantici, arsi
in fuligginosi pianti e rimpianti,
fioche fiammelle di umidi ceppi
in focolari di casolari imbruniti
da stenti e inceneriti fumacchi.
Dal fumaiolo del nostro trascorso
mai più s’alzeranno, bianche fumate.

Transumanza
Il fragile bianco mantello
ha iniziato lento e pigro
la sua transumanza.
La primavera smeraldo
suo secolare pastore
disegnerà il percorso.
Cammineranno uniti,
prima sui colli ondulati
poi sulle vette imponenti,
attraversando conifere
e irti sentieri rocciosi.
L'estate leone, ibernerà
la neve in un ghiacciaio.
--------------------------
Immancabilmente faranno
ritorno, autunno e inverno,
risveglieranno la neve
dal suo letargo incantato,
riaccompagnandola lieve
sugl'ingialliti mesti colli
e sulle disilluse pianure.
Ancora sarà transumanza...

Nel mio "dopo"
Passaggio a miglior vita,
scissione fra anima e corpo
volo eterno e cremazione.
Nel mio "dopo" il mio "io"
sarà di certo rinnegato.
L'anima non farà ritorno
in luoghi remoti e tristi,
dove vide la mia mente
vile e gracile contorcersi;
dove sopportò paziente
una coscienza, demente.
Inoltre non troverebbe
una probità mai esistita,
troverebbe un uomo
afflitto da infantilismo
e da egoismo perenne.
Mia anima sii magnanima
ti prego accompagnami,
fino a quando gl'inferi
il mio corpo ruberanno.

Il mio sguardo
Osservo il mio sguardo rientrare
da un suo solito peregrinare,
sospinto dall'inquietudine
all'estremo lembo dell'infinito.
Mesto ritorno da una battuta
di caccia all'immaginario.
Alata, la mente, ha tentato
di volare al suo fianco;
mentre il cuore impazzito
s'è rifugiato in un alito lieve;
infimo, il pensiero s'è vilmente
mimetizzato nella sua codardia.
Oh! mio sguardo solo e stanco
ti adagi leggero sul cristallino
cercando un'alcova segreta
dove poter riposare.

Primavera in arrivo
(auspicio)

Lungo incolta campagna
cammino per calli solitari,
calpesto chiazze sparse
di muschio barbuto,
evidente anche se incerta
l'attesa del rifiorire
di pratoline ridenti.
Già il bucaneve
il gelo derise,
invitando i cespi
ad ergersi lieti,
per preparare il travaglio
alle nasciture Composite
dalle ali bianche a raggiera
dal viso giallognolo
con un'aureola fucsia;
gemme apicali che intessono
la nuova primavera in arrivo.

Comunità
(dedicata a Don Mario
che cambia parrocchia)

Verde isoletta che ospiti sculta
l’immagine sacra di Maria e Gesù,
tua rugiada il lacrimare nostalgico
della Vergine e del bambinello.

Immemori, il verde e le piante
in preghiera ancora con brezze
e venti leggeri, faranno volare
nell’aere l’eco delle sue omelie.

Le sue virtù teologali, musica
per le anime di credenti praticanti
sentiero per le menti di laici redenti;
orfana la nostra comunità senza di lui.

Umili viuzze a siepi e merletti,
straripanti nella sobria campagna,
non sarete più onorate, d’ospitare
il suo camminare brioso e veloce.

Affaccendati ma attratti e affascinati
dallo sventolio delle sue bianche camicie,
dal fervore dei suoi rossi maglioni;
triste immagine la sua lontananza.

Piccolo campanile grandi armonie,
senza Don Mario, in futuro malinconie;
in attesa di un nuovo Pastore, la gente
prepara la strada, per un’immensa eredità!

Interpunzione emotiva
Lacrima: - apostrofo
fra sillogismo e metafora
di liriche astruse.-

Lacrima: - virgola
fra greve melanconia
e doloroso pensiero-

Lacrime: - punto e virgola,
fra le nostre amarezze
e l’altrui indifferenza-

Umido iride: - pigmento
gocciolante... sospensione
fra emozione e sgomento-

Salate lacrime: - voragine,
poi l’onda, punto interrogativo
fra piacere e tragedia-

Rigagnolo roseo, solco
di lacrima aderente alla gota,
camuso naso, punto esclamativo.

Anno nuovo... vita vecchia!
Magistratura muta, sottomessa,
tacitata da politica e potere.
Costituzione italiana,
inezia del passato.
La giustizia calpestata,
malvivenza millantata.
Onesti beffeggiati,
truffaldini sull’olimpo.
Poveri e umili nel fango,
oppressori in carrozza.
Contribuenti derisi e svenati,
evasori altezzosi e spavaldi.
Onorevoli inquisiti poi prescritti,
pensionato ruba agrumi in manette.
Immigrati mangia sterco,
defecato da razzisti polentoni.
Ruspe e betoniere a piacere,
c’è il condono risolutore.
Il mafioso gran nemico,
ci si allea e rischio zero.
Pinocchio in depressione,
di gran lunga superato.
Il petrolio vino dolce,
per invasori imperialisti.
Le bombe sui bambini
insabbiate in TV: “coi sorrisini”.
Legiferatore forsennato,
prossimo decreto:
- fuori Dio dal Paradiso!-

Il cibo delle anime
Sillabe come briciole, lemmi,
sostantivi, granitura sparsa
lungo il sentiero della vita;
versi come fioriti rovi
ai bordi del pensiero.
Liriche alle spalle,
non segnalano il ritorno:
- la vita è solo andata-
ma per lasciare una scia
come cibo, per le anime
che rimangono terrene.

Autoritratto
Menestrello umile
dal linguaggio povero,
come sconosciuto pittore
rincorri le esili aurore
per carpire ispiratori colori.
Ogni tuo risveglio
un fulgido bagliore
chiamato poesia.
Scrivi in preda a leggera follia,
brevi e leggere le gioie,
qualcosa sembra sempre sfuggirti;
qualcuno che spesso non vedi
empie d’inchiostro rosso sangue
il poetare che natura ti diede.
Accarezzi liriche che scandiscono
il tiepido vivere, sposi l’anonimato
prima che un clamore improbabile
travolga la tua esistenza.

La nostra chiesina
Sontuosa la nostra Chiesina
dedicata a Maria Bambina:
“sei eletta a cattedrale
per i tuoi sette secoli
che memoria umana ricorda.”
T’ingigantisce la storia Tua,
dei secoli addietro
conservi le immagini.
Volto secolare, parlante,
la Tua facciata anteriore,
un sorriso di viso dolce
sopravissuto alle tante
rughe inflitte dal tempo
e dall’uomo a volte infedele.
Mani grandi le due finestrelle
perché braccia aperte son le ante
di quella tua porta che porta a Dio.
Piccola sacrestia ti affianca,
dove Mario, nostro amato pastore,
veste le vesta di celebrante.
La campanella come voce di bimbi,
gioiosa ci invita ai rosari
e alla preghiera devota.
Dal finestrone là in alto
esce un immenso fascio di luce
che da vita alla vita e alla gioia
di chi ha la fortuna d’avere la fede.
Il menestrello che scrive di Te,
ha la dimora al tuo confine,
cosi può sentire tutti i profumi
che la tua santità all’aere regala.

Scarpette color della porpora
Età scolare, magica infanzia,
calzettoni sotto al ginocchio
pantaloncino sopra il ginocchio,
maglietta col numero dieci,
scarpette con i tacchetti
color della porpora
immerse nel verde
di un campo di calcio.
Interno esterno e collo piede,
colpo di testa, colpo di tacco,
tu per gioco, papà per rivincita;
la società per sfruttare
le tue qualità: -se le hai-.
Rotola la palla, tu fai capriole
felice e gioioso, inconsapevole,
sarai usato o scartato,
in balia di un ritorno economico.
O sei un campione, o sarai spettatore
l’entusiasmo trasformato in dolore.
Sport? o sfruttamento minorile;
gioioso bambino, forse è meglio
se resti a giocare in cortile.

Gerarchia calcistica
Mette i soldi in anticipo, il presidente,
ma di calcio, spesso non ne sa niente.
Mercante di lottatori dai piedi d’oro è il di- esse ,
manipola milioni di euro, anche per false promesse .
Il Mister:- professore in tecniche e geometrie -
spesso si perde, in una foresta di strategie.
Pesi, spinte, pulsioni, velocità, preparazione
atletica, forse l’unico che fa vera professione.
Articolazioni, legamenti, muscoli adduttori
strappi, contratture e lesioni: pane per i Dottori.
Il portiere: - attore guardiano, ballerino tuffatore –
ha riposto nelle mani, dell’ingaggio il suo valore.
Difensori: - strategico avamposto, muro fragile -
contrasto all’attaccante, spesso assai più agile.
Centrocampisti: - gruppo misto piedi buoni a filtrare -
raccogliere suggerire, interrompere intercettare.
Attaccanti: fantasisti, potenti, agili nel contempo
pedate micidiali in goal, pronte in ogni momento.
Panchinari tristi, trepidanti, scalpitano irrequieti
sperano in un incerto ingresso che li allieti.
Gioco del calcio in grande agonia, diverso da ieri
oggi multicolore multirazziale, troppi stranieri.
Gioco del calcio divorato dal denaro dal potere
sta per morire, gli assassini fan finta di non vedere.

Comunicazione: la televisione
(effetti e sensazioni, anche pesanti)

Racconti di guerra
Racconti di guerra in TV
cruenti parole a ricordo,
angoscia padrona
della mia debole mente,
il pelo allo stomaco
tarda a venire.
Malinconico vetro d’infisso
ti guardo, inerme subisci
schegge di pioggia
di novembrina natura,
gelide gocce che lente
calano nella profondità
umbratile del mio intelletto.
Il divulgatore continua a parlare
la pioggia continua a cadere,
il dolore dentro di me
continua ad aumentare,
il demente guerrafondaio
continua a godere, sorridente,
semina odio... e morte!

Semaforo
Colonna verde scuro a tre occhi
che vigili l’intersecarsi di strade:
giallo, imbarazzante incertezza;
rosso, fastidiosa tarpatura di ali;
verde, gioiosa finestra(...)riprende il cammino.

Sfondo verde
Sfondo verde che emani bagliori,
dove riflessa compare
l’immagine della mia anima,
lo stesso verde degli occhi
della donna che amo.
dove disseto il mio vivere.

Giardini Naxos (Etna)
Onda trasparente, evanescente... t’innalzi,
lanci temeraria una sfida
al gigante dal bianco cappuccio,
che nell’empireo, s’erge maestoso.

La risacca, con fare materno,
frena il tuo ardore schiumoso;
ti rituffi fragile e caduca
dentro te stessa... a gomitolo.

La sfida è sfumata, mestamente,
la tua virilità è così frantumata;
il vulcano ride di te
mostrandoti le sue lingue di fuoco.

Onda... prima impetuosa e poi caduca,
sarai nuovamente sospinta dal vento,
per rimodellare i merletti del mare
all’interno della sua frastagliata cornice.  

Quando sei triste
Il tuo viso, si spoglia
dei tuoi sorrisi più belli
che volano via:”quando sei triste”.
Li vedo aleggiare leggeri e smarriti;
alle tue spalle rimane la scia
di quella tua luce... che a volte non hai!
Attrazione fatale per me quel chiarore;
nonostante qualche istante di buio,
lo seguirò... mi chinerò come tuo servo,
coglierò quei merletti dorati
che non voglio vedere sgualciti.
Quando io poserò dolcemente, e teneramente
il sorriso, dove la tristezza lo aveva rubato,
rifioriranno quegli incantevoli piccoli solchi,
che fan da cornice alle tue stelle comete!
Le tue gote rotonde, riprenderanno per mano
le labbra che volteggianti si esibiranno
in figure di danza, inneggianti la felicità:
e sarai di nuovo te stessa!!

Grazie
Grazie, angelo tenero,
perché mi fai camminare,
sull’acqua del profondo mare.

Grazie, mio sogno infinito,
perché mi fai sognare, appisolato
sull’erba morbida di rugiada.

Grazie, mio futuro gioioso,
perché le tue carezze sembrano,
cuscini di fresco muschio.

Grazie, mia natura incarnata,
perché germogli, con tutti i tuoi fiori,
dentro di me, nei miei prati del cuore!

Se raccolgo un fiore….
Se raccolgo un fiore,
ti accarezzo le mani.

Se ammiro le stelle,
ti guardo negli occhi.

Se guardo la luna piena,
tengo fra le mani il tuo viso dolce.

Se sfioro con le dita la seta,
ti accarezzo i capelli.

Se assaporo le fragole,
ti bacio le labbra.

Se osservo un rosso tramonto,
cammino dentro la tua anima!

Opera d’arte
Musicista è… la tua bellezza,
Perché scrive canzoni d’amore
Nella mia mente

Pittore è… il tuo fascino,
Perché dipinge tutti i miei sogni
Coi colori più belli!

Stilista è… la tua grazia
Perché veste di fiori, i pochi sorrisi
Che mi sono rimasti!

Ferite
All’amputar del ramo,
rispondo, con un lamento tacito.
Già di anzi vidi, malinconica la foglia,
precipitar nel vuoto!
Alle radici del ferito albero,
il mio lagrimar regalo,
misto a pioggerella fine;
così che la sacra terra,
abbia a rigenerare il ramo
e a ripartorir le gemme.
Come fior le foglie, possan riveder
un giorno, il loro amato sole!

L’arcobaleno della vita
Il colore del vento di una sera d’aprile,
il colore dei tanti pensieri
che sempre affollano la mente di ognuno.

Il colore dei respiri e dei sospiri
che riempiono i cuori e le anime.
Il colore delle anime e dei sentimenti.

Il colore della felicità e del dolore.
Il colore delle emozioni.
Quello puro dell’amore!

Un infinito arcobaleno,
adagiato morbidamente nella volta
del grande orizzonte celeste della vita.

Vestire la propria vita
di questo fascio di luce e colori,
prima che il grigio dell’ultima età
oscuri l’arcobaleno!

Al tuo passaggio
Al tuo passaggio s’inchinan le rose,
La tua bellezza le fa arrossire!
Ed ogni fiore è inodore
Se non ci sei a donargli profumo
E’ in quel giardino, che il mio cuore cammina
E quei profumi per me son sorrisi!!

Occhi lucidi
Le rose profuman l’amore,
Le azalee lo vestono
Di gioiosi colori.

Un vento leggero di brezza,
Invola la gioia
Nella tua anima fragile.

Gocce di rugiada, i tuoi occhi lucidi;
La tua tenerezza?... un prato di viole!
Il loro profumo?… la mia ispirazione!

Il risveglio è azzurro
Il risveglio è azzurro,
la colazione è dolce
e canto al mattino con l’usignolo:
“Perché ti amo”

Le tortore mi fanno il coro,
il passero cinguetta sul davanzale
e gioco col cane felicemente:
“Perché ti amo”

Per strada sorrido a tutti,
bacio i fiori sul mio cammino
e danzo con le foglie verdi:
“Perché ti amo”

Abbraccio le nuvole bianche,
mi vien voglia di parlare con Dio
e mi lascio accarezzare i capelli dal vento:
“Perché ti amo”

Prendo per mano il rosso di sera,
mi assopisco su un guanciale di stelle
e la luna è la mia coperta candida:
“Perché ti amo”

Dal tuo amore mi faccio cullare,
riposo serenamente sognando di tè
e al mattino ritorno al primo verso:
“Perché ti amo!... perché mi ami!...perché ci amiamo!!

Nudi i giardini
Nudi i giardini
dove non sbocciasti tu
tenero fiore.
Ed io, stordito
dal tuo inebriante profumo,
sogno di accarezzare
i tuoi morbidi petali
che vedo schiusi al sole!

Dagli occhi al mare
Tutte le lacrime versate,
sugli spazi immensi e nebulosi
dei miei tempi tristi,
si son raccolte ora, in rivi limpidi,
adagiati sui crinali collinosi,
delle mie fievoli speranze.
Fluiti poi a valle, lungo letti
di fiumi tiepidi, fino a sgorgare
nell’insperato mare della felicità.
Oh! Tu... mio mare della felicità!
Sui fondali delle tue distese
d'azzurro blue, giacciono inermi
ormai, tutte le mie malinconie.
Barriere coralline i tuoi sentimenti;
le mie tristezze sono affogate,
fra alghe putride e divoratrici
di devastanti angosce.
Da quei coralli, riemergeranno
tutti i nostri sogni, presi per mano
dai raggi di un sole rosso
che, dal tuo cuore immenso,
spunta radioso e prende il colore.
E le mie lacrime?
Tutte di gioia in questo futuro
di cieli sereni e di mari puliti,
che tanto somigliano, ai tuoi sorrisi!

Come di allodole il canto
Come di allodole il canto
la tua voce al telefono!
Quando poi reciti i nostri pensieri,
ascoltandoti, mi sento avvolto
da un forte torpore, il tempo s’arresta,
a forte emozione soffoca
il già tremante respiro.
Mi ritiro a cullarmi leggero,
su di una nuvola bianca!
Qual luogo migliore, della volta celeste,
per sognare di te che, dolcemente
e in punta di piedi, stai entrando
nella mia vita.
Al risveglio, torno alle mie realtà;
andrò per roseti
a rubar petali di rosa,
per ornar tutti i sentieri,
del tuo maestoso cammino!

Fantasie
Il fruscio delle foglie al cespuglio
è il tuo respiro, sottile, leggero!

Il cinguettio del passero al ramo,
è la tua voce candida, dolce!

Il canto dell’usignolo al prato verde,
è la grazia delle tue affascinati movenze!

L’ape operosa maestosa, si posa su tè,
portando polline alla mia fantasia!

La tua bellezza mi incanta il pensiero,
il tuo fascino mi guida la mano e la penna!

Gazza ladra son io, al luccichio dei tuoi occhi,
rubo per intèr lo splendor, che ti circonda!!

Di giorno la notte
Di giorno: il sole beffardo
continua a inondarci, d’un calore
che non è in fondo al cuore!
La notte: il bagliore delle bombe
brucia anche l’ultima delle speranze;
la pace è finita, la morte è fra noi.
All’alba: le anime,
si ritrovano attorno a un crepuscolo,
Per attendere ancora il calore bugiardo del sole:
- Gelida è la morte!-

Il mio cavallo bianco
Alla ventesima ora, del mio lungo cammino,
mi adagio sul pagliericcio del mio giaciglio;
col forte soffio, di un ampio respiro,
mando al riposo la vecchia lampara
che, sta appesa al rustico muro.
Cala la palpebra, la realtà con me si assopisce;
posso dormire scoperto, ci pensa il mio angelo riscaldarmi.
Il calore del suo grande spirito
è sempre con me, mi fa l’effetto piumone.
Lei è poco lontana, e mi manda una luce
soffusa, per colorare il mio sogno.
Prende vita il mio sogno, mi vedo calare
nelle scuderie della mia fantasia,
son lì ad imbrigliare il mio bianco cavallo,
per portarla lungo il sentiero dove regna l’amore.
Dopo un tratto di selva boschiva,
ci appare una fontana, fatta d’oro e d’argento,
dove sgorga uno sciroppo stregato:
- E’ L’ESSENZA DELL’AMORE -
Se porgo da buon cavaliere il calice colmo,
ardentemente io spero che, come me
anche lei sia molto assetata!- Angelo mio-
Almeno nei sogni ti posso parlare d’Amore!
Ma se vuoi?!.... Io potrei…. Va bé….
Ti aspetto con ansia nel prossimo sogno.

La Tua Anima
La tua anima: - Il giardino più bello che ci sia -.
Ammiro d’ogni specie i fiori,
di profumi intensi si inebria la mente mia,
Così riesplodono nuovi ardori!

La tua anima: - Un viale di bouganville a un lato -.
Sull’altro lato, rose rampicanti,
sono un po’ disorientato,
il mio cuore si empie di odi e canti

La tua anima: - Un grande prato verde -.
Dove camminare scalzi,
Dove un cuore tenero si perde,
E batte forte forte, a sobbalzi.

La tua anima: - Un caldo focolare -.
Musica, il scintillio dell’ardente zoccolo,
i miei giorni freddi può scaldare;
in mille illusioni mi coccolo.

La tua anima vicino al tuo cuore: - Un nido -.
Dove io fragile, potrei volare;
tu sai ascoltare , di tè mi fido
e ti sussurro: - Mi fai sognare -.
La tua anima ha le porte del paradiso,
dietro le porte tu: - Un angelo -.
Sul tuo volto regna il sorriso;
Cerco con passione, nel tuo cuore un angolo

La fiamma
Il sole quando muore la sera
non è mai triste, perché è sicuro
che vinta la notte, risorgerà.

Ma se un’anima si spegne,
la mente non sa se risorgerà
e il cuore rimane solo!

La luna, regina della notte,
con la sua corona di stelle,
vuol gettare un gancio di speranza.

Il tremolio delle foglie; la brezza
di una sera di primavera
soffia sul braciere della vita!

Chissà, forse si può risorgere,
forse il sole, la luna e le stelle tutte.
possono riaccendere la fiamma della speranza!!

La foglia
Vorrei seguire la scia
di una foglia che cade,
per capire fino a che punto,
la vita è appesa ad un filo!
Guardo il letto del fiume,
come l’acqua, la vita scorre.
La foglia: dall’onda sbattuta!
La vita: in balia del destino!
Un soffio di vento, l’amore ci sfiora;
le foglie poi cadono, ecco l’autunno.
Torneranno a germogliare le foglie…….
E sarà PRIMAVERA!

La vita
La VITA…… una particella di eternità
che all’improvviso, in un giorno grigio,
silenziosa sfuma e se ne va.

Poi, per chi crede, sarà vita eterna.
Per noi senza la fede,
è stato un regalo che sbiadisce, svanisce.

Chi rimane affronta legato all’amore,
l’arduo camino tra fiori e dolori:
- Ma è pur sempre la VITA!-

Errore in amore
Cosa può fare il mio cuore
lontano dal tuo?
Può cavalcare le nuvole grigie
della mia tristezza,
per perdersi in un infinito
senza ritorno!
Perché l’errore in amore,
diventa crudeltà del cuore!

Identità
A volte mi sono perso
E non sapevo
dove andarmi a cercare

Ora se mi perdo
Mi cerco nella tua mente
E sono certo di ritrovarmi!

Cuore selvaggio
Zingaro il mio cuore, quando s’invola
non so trattenerlo, mi tocca inseguirlo.
Mi costa poca fatica trovarlo,
so benissimo dove andrà a planare.
Una breve corsa, quasi senza affanno,
e lo ritrovo nel tuo sorriso.
Poi lo vedo adagiato, lì sul tuo petto
ad ascoltare il tuo cuore che batte.
Lo so busserà alle porte dei tuoi sentimenti,
lui vorrebbe disperatamente entrare.
Si rifiuta di comprendere,
che le porte son chiuse e il tuo cuore è già occupato!
Sconsolato ritorna da me, sanguinante,
per il dolore… ma non vuole arrendersi mai.
Prenderà per mano me e la mia anima:
-Ci alzeremo ancora per un’altro volo,
poi un altro…poi un altro ancora… all’infinito!-

Ti penso sempre
E’ l’alba!! Affondo le mani nel mio giaciglio,
allungo la gamba oltre la sponda,
il piede ancor non calza
e tu sei già nella mia mente!

Intanto il sole spegne le stelle,
porto i miei occhi alla fresca fontana,
pura l’acqua, mi toglie ogni ombra,
la tua immagine è sempre più limpida!

Scendo le scale, là oltre il portone
l’aria vergine mi accarezza le gote e i capelli;
s’alza in volo uno stormo d’allodole
e in testa le guida una colomba!

Se le allodole sono i miei sentimenti,
ora il mio cuore vola per altri orizzonti;
non so chi placherà la mia anima in piena tempesta:
<<Spero sia un angelo con l’immagine di una colomba!>>

La donna è musica
La “ Donna” è come una “Canzone
carina a prima vista:- L’una –
orecchiabile al primo ascolto: - L’altra-
Cosi però piacere e gradimento sfumano!

L’aspetto attraente di una donna,
non determina la sua bellezza.
L’effetto piacevole immediato di una canzone,
non è una concreta ragione di gradimento!

La donna prende bellezza dall’intelligenza,
la canzone prende bellezza dai contenuti.
Cosi la donna si fa amare,
cosi la canzone si fa ascoltare!

La donna esterna tutta la sua bellezza,
con la comprensione e la tenerezza.
La canzone piace e dura nel tempo
quando scava un solco, dentro la mente!

Ottobre 1999…
OTTOBRE, eccoti qua, coi tuoi colori si belli,
coll’inebriante profumo del mosto;
cadon le foglie ed emigran gli uccelli,
ma nelle mie vene rimane la stagione d’agosto.

Quest’anno per me, le cose sono cambiate
perché ho ricevuto un dono dal cielo,
scopro che le rondini non sono emigrate,
non verrà l’inverno a portare il suo gelo.

Saranno ancora aurore piene di luce e di vita!
E se vorrai regalarmi altre serate,
se potrò sfiorarti ballando le mani, le dita,
mai e poi mai per me morirà l’estate.

Non sfioriranno ne le rosa ne l’orchidea,
non verrà il tempo dei crisantemi.
Merito tuo, giovane DEA,
e la mia anima non avrà paterni.

Potranno gioire ancora i passeri e le cicale,
il mare conserverà il suo raggiante colore,
come un paesaggio tropicale.
In me la speranza, che risorga il mio cuore!

Il mio sguardo prende il volo
Il mio sguardo prende il volo:
fino a planare in un fruttuoso campo
di ciliegio nano, carico ancora
di sì bel fogliame color arancio scarlatto,
uno dei tanti ritratti della natura,
unicamente il ritratto di te!

Il mio sguardo prende il volo:
oltre le cime d’alberi nudi, spogliati
dall’inverno alle porte, ma il gelo non
potrà mai denudare il tuo splendore,
lo ammiro dipinto sulla rugiada cristallina
che dai sempreverdi vedo lacrimar di gioia!

Il mio sguardo prende il volo:
attratto dal profumo delle stelle alpine,
dal candore delle nuvole bianche
e dal fascino di una pioggerella leggera,
socchiude le ali, fra le braccia della montagna,
morbosamente fra le tue braccia!

Il mio sguardo prende il volo:
verso la meta più alta - i tuoi occhi!-
Immense porte aperte, abbellite da un’incisione
dove si legge: “ Sentiero che porta
al centro dell’anima”; qui il mio sguardo
è nel suo vero nido, sotto il tetto del cuore!

Giornate uggiose
Carta e penna… amici miei,
mai, vi siete rifiutati d’ascoltare
quel velo di pianto,
che divido con voi.
Voi oggetti senz’anima!

Strumenti degli sfoghi miei;
quando si appannano forza e coraggio,
voi lasciate che io usi la penna,
per graffiare con rabbia la carta.
Il morale a contatto con l’anima!

Già:- l’inchiostro mai velenoso, quanto
il tracciato di certi pensieri!-
Quelli si, che a volte mi piegano;
Certi giorni non ci sono fiammelle.
Come piatta la vita in quei giorni!

Giorni vicini alla morte del sole,
giorni vicini ad una luna, affogata nel mare.
Non un filo di verde…
non uno spiraglio di luce!
Buia la vita: - In quei giorni –

Se poi guardo la pioggia
battere al vetro, m’angoscio.
Vedo lo scrosciar di stagnanti
lacrime, in fondo al mio cuore!
Spero tanto in una forza CELESTE!!

Malinconia
Malinconia è…
Un sentimento agrodolce,
che ti spalma un velo di pianto
fine, al cuore e alla gola!
Malinconia… pallida, incolore compagna,
che rendi gracili le menti
delle anime fragili e le trascini con te
nei tuoi lunghi viaggi!

Malinconia mia costante compagna,
ti chiedo qualche attimo di tregua:
- Perch’io possa sorridere, qualche volta ancora
alla vita e a qualche brandello di gioia! -

Il dolore del mare
Violenta è la tempesta che infuria;
l’onda sbatte impetuosa
là sullo scoglio, è un graffio profondo
nel cuore di chi come me,
ode il lamento straziante
del dolore del mare ….. INQUINATO!

Dove regna l’amore
Dove regna l’amore,
le aurore sono tutte rosa
Dove regna l’amore,
splende sempre il sole
Dove regna l’amore
I tramonti sono sempre rossi
Dove regna l’amore
Il cielo è sempre stellato
Dove regna l’amore
La luna è sempre piena
Dove regna l’amore
I sogni sono tutti d’oro
Dove regna l’amore
Le lacrime sono solo di gioia
Dove regna l’amore
È maggio tutto l’anno
Dove regna l’amore
Le rondini non partono mai
Dove regna l’amore
La malinconia diventa allegria
Dove regna l’amore
Anche gli umili diventano principi.
Le nostre aurore,sono tutte rosa
Nel nostro cielo, splende sempre il sole
I nostri tramonti,sono tutti rossi
Il nostro cielo è sempre stellato
La nostra luna è sempre piena
I nostri sogni sono tutti d’oro
Le nostre lacrime sono solo di gioia
Per noi è maggio tutto l’anno
Dai nostri tetti le rondini, non partono mai
Le nostre malinconie diventano allegrie
Noi siamo i principi della nostra favola d’amore

Vestito da sposa
Madre terra, genitrice
di tutte le creature alle quali
hai dato la vita, continui
ogni giorno instancabile
il tuo girotondo infinito.
Mentre ad ogni aurora ti lasci
baciare dal sole, rammenta
i tanti animali, che dai tuoi frutti
traggono sostento per vivere.
Non tutti ti portan rispetto!
Qualcuno, in preda a funesta viltà,
calpesta il tuo ventre!
Tutte le tue creature sono sorelle fra loro,
solo “l’uomo” è bastardo e pensa
di fare di te ciò che vuole!
A volte tu ti ribelli scatenando
la natura che ti circonda;
ma quella bestia, quasi sempre
trova riparo nella sua intelligenza.
Il cielo è il tuo grande alleato...
Manda tuoni e lampi in segno di rabbia...
manda il vento in segno d’angoscia...
manda la pioggia in segno di pianto!
Ma quando anche il gelo
non riesce a placare,
della serpe umana la cattiveria,
tu ti vesti di un bianco candore,
trovi rifugio in quel candido vestito da sposa;
sognando un altare di nuovi orizzonti,
vai alla disperata ricerca di remoti splendori:
“quando ancora eri pura.”
Poi la neve si scioglie, con l’aiuto del sole,
ti vesti di nuovi colori e delicati profumi.
Ma ciò nonostante, l’uomo
imperterrito, continua la marcia
verso la tua distruzione.
A quel tempo laggiù io sarò,
nel profondo delle viscere tue!
Ma ti prego, non me lo dire,
quando sarai vicina a morire!!

Sensazioni forti
I nostri lucidi occhi,
si son presi per mano.

I nostri capelli morbidi,
si sono abbracciati.

Le nostre guance bollenti,
si sono baciate.

Le nostre mani tremanti,
smarrite, nella foresta dell’imbarazzo.

I nostri corpi vicini,
in preda ad una tempesta.

Le nostre menti, in alto
là, oltre le nuvole bianche.

I nostri pensieri sognanti,
nel paradiso degli amanti.

Tutto questo, in una grande cornice:
- Le mille luci della natura!-

Senza di te
Senza di te…
Sono un’isola senza il suo mare!
Senza di te…
Sono una stella senza il suo cielo!
Senza di te…
Sono un fiore senza il suo prato!
Senza di te…
Sono una foglia senza il suo albero!
Senza di te…
Sono un’ape senza il suo alveare!
Senza di te…
Sono un cucciolo senza la madre!
Senza di te…
Sono una casa senza le fondamenta!
Senza di te…
Sono un presepe senza Gesù !
Senza di te…
Sono un respiro senza i suoi polmoni!
Senza di te…
Sono sangue senza le sue vene!
Senza di te…
Sono un’aurora senza il suo sole!
Senza di te…
Sono una lacrima senza il suo occhio!
Senza di te…
Sono un sorriso senza il suo viso!
Senza di te…
Sono un sogno lontano da tutte le realtà!
Senza di te…
Sono la vita… senza la voglia di vivere!

Rugiada di lacrime
Dovrò fare in modo,
che il silenzio smetta
di urlare, perché potrebbe
graffiare l'anima tua di velluto!
In tal caso il mio cuore,
si velerebbe della rugiada
di lacrime che verserei,
per il dolore!

Natura viva
Il verde ciuffo giace inerme,
afflitto dal nostro incauto calpestio.
L’impronta del tuo passo lieve...
un filo d’erba alza lo sguardo
e scorgendo la tua immagine
erge al cielo il suo esile stelo.
Prendendo per mano, tutti i fratelli,
rianima così l’intero ciuffo; tutti
rinverdiscono estasiati, specchiandosi
nella tua bellezza profumata.
All’imbrunire, i fili d’erba
ricoperti di rugiada, mostreranno
tutto il luccichio
che han carpito dai tuoi occhi.
Un pigro sole di febbraio ruberà
all’indomani, questi cristalli lucidi
per ricolorar se stesso e specchiarsi
poi, nel tuo sorriso splendido.
Il verde ciuffo resuscitato, ringrazia te
per non esser stato calpestato,
ma solamente accarezzato
dal tuo cammin leggero.

Era...
Questa mattina una piuma d’uccello
si è posata sui miei capelli!
Era... una carezza in volo
verso il mio cuore.
Era... un delicato pensiero d’amore
posatosi sui miei fili argentati.
oh!... uccello che al vento
regali le piume, ora
la mia fantasia ruberà
le tue ali per volare da lei

Tempo tiranno
Divori i giorni e le notti
oh tempo tiranno!
Gigante voragine
quel tuo ventre inumano.
Trascini con te:
guerre, tragedie e disastri,
lasciandoci immersi in grandi ferite.
L’uomo: -dimesso, scarnito ed esausto-
si arrende al tuo scorrere;
con la tua spietatezza,
anch’egli tu addenti annientandolo!
La nostra fine,
è un teschio dipinto
sul rovescio della tua medaglia
che fortunatamente nascondi.
Oh! tempo implacabile,
avrai le mie carni,
sotto forma di cenere...
ma la mia mente, oramai
ha radici profonde
dentro due anime,
che si sono sposate.
A loro, ho regalato
tutti i miei sogni,
le eterne fantasie del pensiero;
vivi rimarranno i ricordi più belli.
Sono immortali le anime!
San preservare
dell’ amore, gli intensi
e sgargianti colori
che mai moriranno.
Sacralità infinite
che non puoi inghiottire
oh tempo crudele!

Pensiero
Pensiero nomade, che dalla mia mente
migri irrequieto, alla ricerca
di verdi distese che tanto ti mancano,
sorvoli dimore ammuffite da un inverno
uggioso e tedioso, che ancora alimenta
ad aprile, fumanti camini malati di silicosi.
Pensiero girovago, ti adagi planando su rami
a festa vestiti di vergini foglie, merletti di fiori
color bianco rosa, splendori in attesa che muoia l'inverno
Pensiero gitano, vagando nell'aria
porti conforto ai sempreverde ora tristi,
la natura non gli regala alcun fiore
perché nei giorni del gelo
si son presi gioco dei loro nudi fratelli.
Pensiero romantico che nei prati ritrovi poesia,
cammini in punta di piedi per non calpestare
le margherite che vestono i miei sogni d'amore.
Pensiero allegro, melodico, ubriaco di tanto creato,
intoni l'ugola tua al coro dei passeri e degli usignoli
e gorgheggi soave un inno di primavera.
Pensiero a volte immenso e lucente,
passeggi sui raggi di un sole ridente che
col suo primaverile tepore, sconfigge i grigiori
esalta i profumi e richiama l'estate.

Sogno proibito
Giovane donna, il tuo pensiero
è un sentiero dorato
che io non posso percorrere;
il tuo cuore è un oceano d’amore,
dove ne io ne i miei sogni
potremo mai navigare.

Prorompente il desiderio
di aleggiare nelle sfumature
del tuo dolce sognare;
smarrirmi nel mistero di un’onda,
rapito dal canto delle sirene.

Abbandonare il mio corpo
nell’immenso tepore del tuo calore,
per oscurare ogni dolore;
poi risorgere ed esplodere nella tua gioia,
immerso in un turbine di fantasie.

Liberare per un istante la mente
dai doveri di uomo fedele,
immaginare di tenerti anche solo la mano
per adorare un tuo sguardo ficcante,
poi svanire dentro un tuo dolce sorriso

Io... e il mio Capitano
Io... e il mio zaino affardellato,
che dalla vita mia è modellato.
Io... e il mio ciuffo argentato, sparuto,
che mai pettinare ho saputo.
Io... e i miei occhi piccioli,
disincantati, gioiosi spiccioli.
Io... sempre abbracciato alla mia fantasia,
voglia iddio che diventi poesia.
Io... che trascorro gran parte del tempo,
ad ascoltare le canzoni del vento.
Io... e le mie liriche d'amore e di fiori,
velate a volte da alcuni dolori.
Io... per una volta voglio poetare
del bel tempo del militare.
Io... lì incontrai un uomo speciale,
un gentiluomo, con i galloni da Ufficiale.
Non assimilai strategie di fucili e cannoni,
ma la grande filosofia dei grossi scarponi.
Grossi scarponi calzati da fini cervelli,
con una penna d'aquila sui cappelli.
Strumento ad inchiostro fra le mie dita
traccia il ricordo di una scuola di vita.
Il mio grande maestro? Un uomo alla mano
nella persona del mio Capitano.
Grandi tesori i suoi insegnamenti
valori essenziali negli anni seguenti.
Fino al maturar della mia ispirazione
A lui del poeta devo la mia consacrazione
"Ora sei il mio amico prezioso, caro Antonio,
grazie perché, del grande valor della vita,
ancor mi regali il Tuo patrimonio!!"
Tuo Silvano

Tacite passioni
Irto cammino
di adombrate passioni,
qualsiasi domani
sembra sfumare.
Gli amanti danzano
su minuscoli spazi
di tremule foglie,
in preda al timore
di una fine imminente.
Tacite passioni... immortali!

Le mani
Compagne fedeli di vita,
umili serve del corpo...
... piante robuste
con corteccia callosa,
impronta profonda di duro lavoro.

Le mani, coi loro sentieri parlanti,
immensi percorsi per chiromanti.

Il mutar delle cellule in superficie
un regalo dell’ozio ora raggiunto;
la corteccia muta il pigmento.

Oh! ex mani rudi, mutatevi
in piume leggere, per adagiarvi
sulla seta di morbide chiome, modellate
il palmo su sorrisi d’incanto.

Mani bollenti, infiammate dal fremito
del scintillio di altrui turbamenti.

Gioite mie mani risorte... fatevi culla
per coccolare sensazioni d’amore,
provenienti dal pianeta dei sensi.

San Lorenzo
Un monello san Lorenzo...
... giochicchia con stelle bambine,
poi le lascia cader nell'universo
davanti agli occhi lunghi degli inquieti.

La nuda luna d'agosto, sorniona,
indifferente, osserva il lor precipitare
e ride degli umani a muso in su,
aggrappati ai loro desideri astratti.

Il mare apre le braccia,
per accogliere questi infiniti voli
che spesso sfumano nel galattico blu...
...i fondali piangono per l'ennesima illusione!

Le nubi
Sole adirato, adombrato,
da grigie nubi invadenti;
s’addensano formando un sipario
relegandoti dietro le quinte.
Sancisci patti con fulmini e tuoni,
chiedi aiuto a libecci e a maestrali,
le costringi ad un pianto dirotto;
riversano lacrime argentee, sulle gote
della terra impaurita da tanto fragore.
Poi la tempesta s’acquieta,
sullo sfondo immenso d’azzurro
ricompari, gagliardo e leonino!  

Il fondo del calice
(fobie)

Sorseggio un bianco fermo
mentre danza nel suo calice,
il palato bacia il nettare
s’inebria timido l’odorato,
immerso in fruttuosità corpose
il timore scruta il fondo
e vedo nitide certezze.

Se a danzare fosse un rosso
fondo umbratile enigmatico,
fantasmagoria di ipotesi
dove potrei ritrovar fobie
dimenticate in apparenza,
rivisitate all’ultimo sorso
sul fondo dell’amaro calice
... o nelle viscere dell’alcol.   

La porta dell'esistenza
(ringraziamento a chemisette
che nel suo commento ha
fotografato la mia anima)

Quando colei che non risparmia
neppure onnipotenti e autocrati
chiuderà la porta della mia vita,
spero che la porta della mente
sia ancora spalancata alla vita.
Presa dall'estremo passaggio,
l'anima apra la grande porta
del luminoso iride planetario,
celebrando tutti quei luoghi
dove la mia comparsa terrena
attinse ad aurorali rinascenze,
ripiegò su crepuscolari occasi;
là, dove ho pianto rugiade amare
dove ho riso magnificando sogni
e ho amato senza riserva alcuna,
senza mai perder di vista la vita!   

La Solitudine
Cerco istantanee desertiche
dove poter scorgere
spiragli di verosimiglianza,
nell'intento di percepire
le sensazioni della solitudine
quando viene lasciata sola.
Prigioniera dei suoi tentacoli,
questa nera piovra gigante,
prepotentemente cerca rifugio
dentro interiorità introspettive
dei suoi molteplici sosia.
Mai sono stato afferrato
dalle sue enormi braccia,
però l'ho vista nuotare
negli oceani del dolore,
negli abissi della depressione,
l'ho vista strisciare
sui fondali dell'abbandono.
Il suo inseguire spasmodico
l'ha sospinta in un arenile,
e lì, gli ho proferito parola,
l'ho timidamente invitata
a spogliarsi della sua maschera
e del suo grigio mantello.
Lei si è totalmente negata
alla mia richiesta sensata,
ed ergendosi su quegli arti
di repellente spungia ventosa
ha ripreso il suo interminabile
viaggio, nelle gelide acque
della disperazione e ... solitudine   

La coscienza
(conflittualità interiori)

Eterna insonne la coscienza;
vegliano anche, anima e cuore,
il cervello s'appisola appena.
Durante il sonno, il cuore
si concede un certo relax,
ma vigila su ciò che dorme.
La coscienza resta accesa,
imperterrita, istiga i rimorsi,
che reagiscono puntuali,
importunando la serenità.
Anche l'anima resta sveglia
e benevola fa da paciere
tentando di placare l'ansia
e il brusio dei ricordi tristi.   

Illusione
Tu, bagliore improvviso,
mi fai rincontrare l'oblio,
tanto, da riviver l'incanto.
Vita apatica, fino
ad un attimo prima.
Ora, dilaniati gli spettri
riaccesi astri e comete,
risorge il mio desiderio
dentro un tuo sguardo
penetrante e radioso.
Turchine campanule
profumano gaie
inariditi trascorsi.
-----------------
Docile viso, ornato
da seriche chiome
dal vento cullate,
sembrano avvolgere
complicità innocenti.
Smarrisco estasiato
in tuoi arcani sorrisi.
Quel corpo sculto
da natura sapiente,
ricama altri mondi
dentro i miei occhi.
Ma le mie passioni,
s' infrangono contro
a realtà a me lontane
e a te molto vicine!
-------------------
Illusione...    

La tua mano pargola
Riprender versi tuoi,
oh! divina Ninfa Egeria,
mio disperato tentativo
per un poetare vacuo,
davanti alle tue liriche
si prostra la mia umiltà.
Ispirazione incatenante
tormenta la mia mente,
troppo forte l'emozione
tarpati i versi in gola.
Amputa il mio comporre
cultura generale povera,
la tastiera imbarazzata
sembra essere bloccata.
La tua immagine incantevole
luce riflessa nella tua mente,
sorgente e poi fresca fonte
della tua mirabile poetica,
sgorga cosi la tua poesia
sulla carta che accarezzi
con la tua mano pargola,
mentre con maestria, scrivi.   

A mio Padre
In vita, hai scolpito
graffiti nella mia anima
ora intensi ricordi,
altari di pensiero
dove si celebra
solo l'amore.
Il tuo volo eterno
mia unica luce.
------------------
Ci rivedremo...
Ciao pa.    

I soldi
Soldi: fragili petali di margherita
se sono atti ad onesto compenso,
spunti aghi di pino sulle falangi
quando sciamano in pagamenti.
Nelle tasche di milioni di poveri
il denaro non riesce ad accasarsi.

Soldi: cotillon con fiocchi argentati
nella babele della beneficenza,
mani fatate di controllori sfrontati
al denaro magicamente innestano ali.
Oh! soldo benefico che prendi il volo,
mai non sai dove andrai a planare.

Soldi: miele marmellate o conserve
in sottovuoto, nei contenitori d'acciaio
delle usuraie fortezze bancarie,
sempre più spesso travolte dal botulino.
Untori: - Parmalat, Cirio bond Argentina-
nessuno vedrà mai più un quattrino.

Soldi: corpo estraneo viscido informe,
falcidia di principi onore e valori,
linfa vitale di corruttori e corrotti,
geno di odio e di secolari conflitti.
Nelle arterie di lor signori
il denaro dipinge il sangue di blue.

Soldi: per mia grande fortuna
smisuratamente vi odio,
al di là del sopravvivere, dove siete,
con grande statura morale vi lascio.
Mio motto: -pane cipolla e serenità-
Grazie tante: mi tengo la mia onestà.  

Riflessioni
(Propensione alla fede)

La fede: un riverbero, un mistero;
grande lato oscuro del mio pensiero.
Perdita del padre: - fomentata cecità-
costernazione, ingigantita laicità.
Il sentimento col suo fecondo polline
insemina le anime pervase dal dolore,
iridando l’eredità morale ricevuta.
Una fiammella tenue indica il percorso,
ramoscello d’ulivo la rassegnazione,
rasserenarsi, montando il cavallo pegaseo.
Conversione: limpida fontana zampillante
un potente anelito alimenta il turbamento
dubbio martellante, orientamento nuovo.
La mia origine ateistica: lo specchio
di un cammino erto; dolore: - punto di partenza-
per un futuro azzurro e verde di speranza.
Compagni irrinunciabili di viaggio:
“meraviglie del creato, liriche ispirate
dai meandri di una saggezza vereconda.  

Il Passato
Andatura giovane e veloce
giorni mesi anni muoiono,
lo sfumare del presente
il passato costruisce.

Astratto il tempo andato,
immagini di vita scolorite
ferite forse appannate,
tutto immoto e remoto.

Andatura intorpidita, rallentata,
passo breve e inconsistente,
s’accorcia il presente,
il passato si rincammina .

Imbraccia il suo fardello
ricordi tristi, il suo bagaglio,
l’inseguimento è l’obbiettivo
il fiato suo hai sul collo.

I trascorsi negativi
sono molto combattivi,
stringono alleanza col dolore
avanzando fan rumore.

Il presente intimorito,
cede al tremolio di gambe,
il futuro prende il largo,
il passato è al tuo fianco.

Minaccioso ti ha raggiunto,
attraverso il tuo sguardo
punta dritto alla mente
schiaffeggiando il presente.

Il futuro in grande affanno
nulla lascia intravedere,
mettiti a sedere
senza più guardare dietro

La speranza non ha tempi
se ci credi la intravedi,
prendila per mano
e il passato morirà.   

Fra carta... e inchiostro.
Stilo vascolarizzato in un’unica arteria
contenente sangue nero, o multicolore
che con fluire emorragico attraverso
una sfera o un pennino, preannuncia
grafìa, atta a suoni e melodie linguistiche.

Su falde sottili di fibre cellulosiche
il sangue si trasforma in lemmi;
all’occhio umano sembra fondersi,
un tutt’uno: - carta inchiostro - il poeta
non s’arresta all’umile effetto ottico.

C’è una nicchia fra carta e inchiostro,
rifugio di sentimenti timidi, riverenti
a un’eco: - è la voce dei segreti - che timorosa
alimenta ispirazioni nuove, assemblando
matasse di sogni, sbrogliate dalla scrittura.

Fra inchiostro e carta, un’intercapedine
dove imprigionare il mal del vivere,
dove archiviare i trascorsi logori
disseminando cammini impervi:
spazio permettendo... dimenticare.   

Tira e taci
Operaio, non ti sei fatto da solo
non hai costruito un impero,
null’altro appari che nullità:
- Allora tira e taci-

Operaio, non puoi aver orgoglio,
non ti sei certo arricchito
con l’avvallo del potere:
- Allora tira e taci-

Operaio, non ridere sereno
non possiedi una barca
o una villa in Sardegna:
- Allora tira e taci –

Operaio, non hai nulla da vantare
sei pulito incensurato
proprio non fai notizia:
- Allora tira e taci –

Operaio, non puoi parlare
sei sincero e trasparente,
la bugia, clona l’uomo ricco:
- Allora tira e taci –

Operaio ingrato, non ti astenere
dal lavoro contro il benefattore,
che benevolo, il pane ti elargisce.
- Allora tira e taci –

Operaio, non devi far studiare
i tuoi figli, sai benissimo
che poi, saran disoccupati.
- Allora tira e taci –

Operaio, non orientarti
a sinistra, sai, a destra
ci sono i miracolisti libertari.
- Allora tira e taci –
-----------------------
Operaio tira e taci
annusati le feci,
nauseabondo il tuo futuro
ti devi rassegnare
e il regime sopportare!   

Duemilacinque
Anno nuovo nato vecchio,
col dolore primo attore.
Cieca l’onda assassina,
inveisce contro i miseri
imitando gli invasori.
Ipocrisia, salvagente del potente,
sempre a galla i falsi dei:
- Le loro coscienze laveranno
con le lacrime dei sopravissuti.-
Capodanno, festeggiamenti,
esplodono ugualmente i botti;
questa la dimensione
dell’umana compassione.
Forse l’onda si placherà,
ma la macchina bellica
della belva umana,
lo specchio rimarrà.   

Identikit
Sognatore identificato
a mezzo poesia,
impronta digitale
della fantasia.
Versi come pesci
nuotano nell’inchiostro
poi si tuffano sulla carta,
loro bianco mare
apparentemente in secca,
ma habitat naturale.
Tastiere collaboratrici
transfert per altri lidi.
Versi, null’altro che umili versi,
ma letti con emozione
saranno ugualmente eterni.   

Strizzo l’occhio
Seduco il tempo io...
con la mia fantasia;
ore fuggitive, inarrestabili,
senza pausa, nemmeno la notte:
“strizzate l’occhio al giorno
con la complicità dell’aurora.”

Inganno l’età io...
con la mia fantasia;
anagrafe implacabile
aggrappata ad una data:
“strizzi l’occhio all’ultima età
complice il calendario”

Torno a sposare la vita io...
con la mia fantasia;
frantumato passato
polverizzati guai:
“strizzo l’occhio al futuro
grazie alla voglia di vivere”  

L’oppio dei poveri
Recinto rettangolo da reti o da mura;
fondo erboso spesso sintetico,
odore di gesso, invalicabile limite,
pena l’arresto del gioco.
Sei pali ovali, quattro corti, due lunghi,
una rete a forma di stupido sacco,
percosso da una sfera di cuoio.
Terra mattone, una pista d’atletica,
molto più usata per spot e folclore
che non per lo scopo per cui eri nata:
-“vigilantes” in totale assetto di guerra.-
Rettangolo che contiene muli scalcianti,
un dittatore che spezzo è di parte,
più ai lati due manichini, ornati
di bastone con drappo, a dare manforte.
Aree di rigore (...) zona rossa,
inferno per chi si difende,
paradiso per cascatori imbroglioni.
“GOAL!” incandescente momento:
“i presidenti raggiungon l’orgasmo,
le folle plebee vanno in delirio.”
Fumogeni, spari di mortaretti, tamburi
assordanti, striscioni a vestir le transenne;
qualche eroe ogni tanto ci lascia le penne
precipitando nel fossato, che divide
i corridori dopati dalla guerra dei poveri.
Oppio dei miseri, droga dei ricchi,
ti chiamano calcio, ma sei solo fumo
che annebbia le menti di tanti fissati;
la domenica ruggiscono come leoni,
il lunedì, comunque sconfitti, sono coglioni.   

Silenzio
Silenzio, sempre ti manifesti con un ronzio,
dentro timpani logori delle menti stanche.
Come ronzio di calabrone, minaccioso
con quel pungiglione velenoso.
Silenzio, sembri muto e puro
fino a sopraffare te stesso.
Svanisci nelle viscere
della mia solitudine.
Resto in silenzio,
e ti ascolto:
-silenzio-
“Zzzz...”   

Ballerina rugiada
Ballerina rugiada, adagiata
in precario equilibrio,
sull’alta erba verde;
così io pendo dalle tue labbra,
scivolerei sulla terra melmosa
se il tuo amore migrasse
verso altro cuore!   

Acqua di lago
Invincibile verde di prigioniere acque
arginate e rinchiuse da verdi clivi;
oh! acque di lago color speranza,
anche l’azzurro di un caduco cielo
che in voi osa specchiarsi
si dipinge di verde,
rinnegando se stesso.   

Delirio Massmediologico
La televisione,
sterco di capitalismo feroce
defecato a mezzo catodico,
ora anche digitale.

Escrementi come esplosioni,
nei laceri timpani
di ingenui, creduloni, ignari
vecchi e inermi infanti.

Delirio di mente offuscata,
ferita, infine bacata... la mia;
fiumi di immagini e sangue,
sorrisi maligni di ignobili ometti.

Noi tutti, schiavi e impotenti,
non tentiamo neppure
di oscurare col rosso pulsante;
troviamo rifugio in un stupido zapping!   

Onde d’Amore
Onde d’amore lambiscono le sponde del rivo,
tu... la sorgente di quello scorrere limpido,
le nostre anime... il letto del minuscolo corso;
i nostri cuori... piccoli scogli adagiati
ad increspare deliziosamente le acque;
io... alla foce m’inebrio di trasparenza,
di fluttuante e travolgente passione!  

Rose di muschio
Camminerò nei roseti
del tuo pensiero, a piedi nudi
col cuore spoglio e l’anima candida!
Solo il tuo grande amore,
potrà carpire, la semplicità,
la felicità, che il mio passo esprime.
Mai come ora: << mano nella mano>>
le parti migliori di me, erano fuggite
per sì bella meta, dentro di te!
Sai, quelle due comete,
che ti ritrovi, sopra le gote
sono il bagliore guida,
di tutte le mie intenzioni!
Quel: << mano nella mano>> si disgiungerà,
solo ad un tuo cenno, di tenero consenso,
a raccoglier boccioli di quel roseto;
ma avverrà con fare discreto!
Quando quei boccioli, si schiuderanno,
i miei piedi calzeranno muschio ,
il mio cuore vestirà i petali, delle tue rose,
la mia anima in questo giardino,
tu vedrai risorta, sopra uno stelo d’amore!!

Pensiero per un’amica
Universo e natura
eternamente insieme.
Dalla loro unione
tutto è stato concepito!

E tu, dolce creatura
col tuo incantevole sorriso,
spogli le anime
da ogni velo malinconico!

L’universo, ha di certo sfogliato
un lembo di limpido cielo,
per modellare il tuo corpo aggraziato,
vestendolo di una nuvola bianca!

La natura, amante dei colori dell’aurora,
ha rubato un arcobaleno,
per poter dipingere il tuo viso
con lineamenti sempre sereni!

Ancor l’universo ha sfiorato
un cespuglio di stelle,
due di loro, con volo leggero,
han dato luce ai tuoi occhi!

Il vento amico dell’universo,
ha fatto un sospiro,
dando forma ai tuoi capelli;
nel colore somigliano
ad un tramonto di maggio!

Ti guardo e vedo nella mia fantasia,
un giardino di biancospino.
Tutt’intorno solo fiori,
ma le tue labbra sono il fiore più bello.

Farfalle che muoiono
Il vento cammina anche sulle ali delle farfalle.
“Non voglio chiamarle insetti”
sento per loro, tenerezza e fervore.
La loro vita non dura che un soffio,
infatti, basta un soffio di vento
per vederle sfumare.
Quando il telefono cigola stridulo,
e le parole, a volte, piangono in gola,
sento: <<Che tutti si prendono tutto,
anche quello che non gli appartiene>>.
Non so se è proprio quel tutto
che noi a loro vorremmo donare!
Intanto, l’autunno inghiotte
tutte le luci del bel sognare;
a parte quel poco di rosso
nei giardini di bacco, traspare tutto
il grigiore della stagione invernale.
Le farfalle, sono un lontano ricordo;
nella mia ventiquattrore
ristagna sempre una lieve paura...

Come vedo l’amore
AMARE non è prendere
non è possedere
non è opprimere
AMARE non è dubitare
non è condizionare
non è limitare
AMARE non è esigere
non è mentire
non è ferire
AMARE non è recar dolore
non è portar rancore
non è perpetrar mutismo
AMARE non è ferire l’anima
non è graffiare il cuore
non è inveir sul corpo
AMARE non è lamentare gelosia
Non è esternar morbosità
Non è tradir la fedeltà
AMARE… AMARE E’
Dare senza chiedere
portare gioia, serenità, calore.
rendere felici.
Baciare, coccolare, eccitare
spontaneamente,
anche in cambio di niente!
Portare in volo la persona amata
in tutti i cieli,
che abbiamo dentro l’anima.
Fare gesti teneri,come fossero fiori,
perché la persona amata
assomiglia sempre a un fiore .
La persona amata,
arriva sempre da una primavera,
porta con sé tutti i suoi profumi.
AMARE è adorare
tutti i colori, tutti i profumi
di questa primavera!
Portare nel cuore dell’amata
tutto il calore del sole d’estate,
accompagnato dai suoi arcobaleni.
Dipingere nell’anima dell’amata,
il grande romanticismo
dei ritratti e dei panorami dell’autunno!
AMARE è estrarre
la culla, che abbiamo in fondo al cuore
per proteggerla, dal gelido inverno,
e regalargli il desiderio, di una nuova primavera!!

Periferie
Dei grandi amori
e dei suoi splendori,
ho visto solo:” periferie!”
Nella nuova mappa
del mio cuore, ora ci sei tu;
vivo al centro del bello
della vita, non più aghi di pino
sul mio cammino.
Ora canto quando parlo,
parlo quando canto,
pensando a te, che pensi a me.
Delle grandi passioni
e le sue stagioni,
ho visto solo:” periferie!”
Oh!. Primavera della mia anima,
ora sono nel rosso del fuoco d’amore,
che c’è nel tuo cuore: “per me!”
Ora sorrido quando mi sveglio,
mi sveglio per sorridere a te
che, con grande passione ami me.
Dell’intensa felicità
e della sua immensità
ho visto solo:” periferie.”
Nei miei nuovi giorni, non più
spine di rovo, nuove fantasie
colorano lo scandir delle ore.
Aurore dorate e tramonti di fuoco,
i sipari delle mie giornate.
L’imbrunire apre scenari dolci,
nell’immenso mio mondo dei sogni,
sogno di te, parlo di te, scrivo per te,
il lontano ricordo delle mie PERIFERIE!

Correre ... correre
Correre, per sentire il vento fra i capelli,
inebriarsi, quando delicatamente l’aria,
ti sfiora la pelle accarezzandoti il viso.

Correre, dopo aver rubato una rosa, poi rincorrere lei,
una fatina sconosciuta, dolce e gentile: che ricevendo
quel dono si pungerà l’esistenza.

Correre solo, scalzo di notte lungo la spiaggia,
portando nel cuore, un leggero timore
di sentir la gelida onda, graffiar l’alma tua.

Correre ad un appuntamento mai dato, illudendosi
di trovarvi qualcuno, poi sentirsi sperso nel deserto;
fuggire, lasciando alle spalle la delusione.

Correre verso casa, dopo un tuffo profondo nella dolcezza,
riemergere, sulla riva rude dove ristagna l’angoscia,
pensando che quell’acqua limpida,ora è rimasta sola!

Correre anche nei sogni, per tendere una mano
a qualcuno che sta cadendo nel vuoto;
destarsi d’improvviso e sentire una profonda amarezza.

Correre, per inseguire la felicità;
mai la potremo raggiungere noi:
- Sarà lei a prenderci quando vorrà-.

Smettiamo con queste folli corse,
attendiamo che ci raggiunga la felicità;
lei mai non corre, perché è nascosta
nei nostri cuori!!

La poesia è un fiore stupendo
La poesia è un fiore stupendo
che non può sbocciare ovunque;
la poesia, è come una voragine
dove scivolano valanghe di sensazioni.

Per moderare i picchi di gioia infinita…
per alleggerire le pene dell’anima…
per placare vampate di irrompenti desideri….
per dar sfogo, ad istintivi slanci d’amore!

Grandi maestri gli avi di quest’arte,
che fa grande la dimensione umana,
mi guardano dal cielo e sorridono…..
sovrana la loro sapienza, gli scritti parlano!

Ridicolo, il mio tentativo
di capirne, o appena afferrarne la genialità
quei grandi mostri del sapere
che han vestito ogni cosa, di bellezza e d’amore

In qualche angolo sconosciuto,
della mia umile mente, io disperatamente
cerco quell’immensità del pensiero
che mi regali un minimo d’ispirazione

Il dolore
Il dolore è fratello della disperazione,
entrambi spengono la fiamma della serenità;
intanto, la vita diventa buia
come un inverno polare.

Mentre sei alla ricerca di un raggio di luce,
anche l’aspetto imbruttisce,
nuovi fili argentati ti inondano il capo,
gli zigomi si segnano di nuovi piccoli solchi.

Lontano il disgelo; ed in cuor tuo
coltivi forti timori, prende corpo
la sensazione che la voglia di vivere,
stia scivolando via….via….. via!

Le tue incantevoli espressioni
Finita l’estate, sulla spiaggia deserta,
in compagnia di un pallido sole
e di gabbiani fedeli che mai se ne vanno,
socchiudo lo sguardo a un cielo assonnato.
Dolomiti in miniatura-gli scogli-
graffiati, o forse coccolati dall’onde
sospinte da un andirivieni continuo.
All’impatto, i cristalli d’argento
schizzano alti: cadendo lasciano lacrime
gocciolanti su quelle piccole rocce ferite.
La mia mente prova timore
al cospetto di un pur naturale succedere.
I miei occhi, confusi, ridestandosi fuggono
dalla quiete della sabbia fredda,
verso un orizzonte che porta il tuo nome.
In quell’orizzonte ci sono i tuoi sguardi,
immensi, a fare da filtro magico alle mie paure.
In quell’orizzonte c’è il tuo udire sapiente,
a correggere il mio mormorio balbuziente.
Quanto è grande la tua anima, se riesce
a raccogliere in se questo turbine di sensazioni?
Come sono grandi le mani della tua anima
che riescono ad adagiare nel tuo cuore
tutte le mie emozioni?
La mia anima è troppo fragile
per contenere l’immensità della tua!
Il mio cuore è troppo gracile e piccolo
per contenere tutto l’amore e la tenerezza del tuo!
Posso solo rifugiarmi timidamente
nella grande soavità delle tue incantevoli espressioni!

Colgo la mela
Se smarrisco le mie dita,
nella seta morbida
ed eccitante, dei tuoi capelli:
“Colgo la mela…”

Se la mia bocca bramosa
e socchiusa, si posa
su quei dolcetti, che son le tue labbra:
“Colgo la mela…..”

Se assaporo il nettare,
da quei due calici cristallini
che, modellano il tuo seno armonioso:
“Colgo la mela…..”

Se quel che resta del mio senso virile,
si incammina in un viaggio
dentro il tuo incantevole corpo:
“Colgo la mela… e avrò peccato”

Ritratto
Due fari i tuoi occhi, di luce abbagliante,
mi ipnotizza questo bagliore.

Un soffio di vento leggero, il tuo respiro;
mi treman le gambe, come gracile foglia mi sento cadere.

Onde del mare i tuoi capelli,
potrei naufragare pur sapendo nuotare.

Dolcetti fragranti le labbra tue,
beato chi può assaporare.

Una poesia, il tuo sorriso,
vorrei tanto riuscire a cantarne le rime.

Di cristallo due calici, quel tuo seno perfetto,
dove poter sorseggiare il frutto del mosto.

Le mani, le tue braccia,
sono gli argini, il letto di un fresco ruscello,
dove scorre il mio sangue, come limpida acqua!

Cosa c’è…
Cosa c’è... alla fine delle nostre dita?
C’e e ci sarà sempre una penna
che scrive, parole d’amore per noi!

Cosa c’è... nella luce della nostra mente?
C’è e ci sarà sempre l’arcobaleno, con i colori
delle nostre immagini, che ci han fatto innamorare!

Cosa c’è... nell’angolo più azzurro del nostro cuore?
C’è e ci sarà sempre una travolgente passione,
che renderà sconvolgente il nostro cammino!

Cosa c’è... nelle grandi praterie delle nostre anime?
C’è e ci sarà sempre un’immensità fiorita,
dove i nostri pensieri d’amore prenderanno profumo!

Cosa c’è... in tutte le effusioni d’amore che ci scambiamo?
C’è e ci sarà sempre l’espressione di un vulcano,
dove la lava non diventa pietra, ma gemme di fiori!

Cosa c’è... alla fine della nostra storia d’amore?
c’è e ci sarà sempre la vita eterna,
perché le nostre anime grandi, terranno in vita
la passione d’amore nei nostri cuori!!

Cenerentola
La notte scura mi prende l’anima,
adagiandola in un mondo di sogni.
La luce immensa, degli occhi tuoi marroni,
mi prende il cuore e stordito s’infiamma.

Da sempre invisibile, la stella
cometa al mese di maggio!
Io la posso ammirare, se mi perdo
nell’onda dei tuoi capelli amaranto.

Le azalee, sono lo specchio
delle profumate tue labbra:
-mi assale l’inebriante pensiero
di poterle sfiorare, per un solo istante.-

Quel fiorir di gardenie
che invade la mia fantasia,
quando estasiato contemplo,
quel tuo viso puro e solare!

Ah!! Ora ricordo, sei tu:- CENERENTOLA-
Colei che trascina i cuori in una girandola.
I cuori di principi e re,
sono impazziti per te... cosi come me!

Immagina
Immagina l’amore a fior di petali,
a sfiorar di labbra,
ad accarezzar di capelli,
ad ammirar di occhi,
a batter d’ali!
Immagina l’amore pelle a pelle
sotto le stelle,
noi, ricoperti di morbida schiuma,
sotto la luna,
Immagina l’amore profumato e tremulo
vestito solamente d’acqua e di vento...
- è cosi che ti sento -
in tutti i petali dei miei fiori,
adagiata sulle mie labbra,
smarrita nei miei capelli,
sbalordita nella luce dei miei occhi,
annidata nelle piume delle mie ali,
rifugiata nei pori della mia pelle.
Immagina un mantello di piume,
che abbraccia due cuori, due anime...
- è così che ti vedo -
come le piume volare leggera,
sospinta dai miei sospiri d’amore,
trasparente, vagante fra veli di raso,
di velluto e di seta, immaginario
sipario, che attutisce l’arrembante
furore, del tuo esistere in me!
Immagina... immagina... immagina!

Gesù Bambino (Natale senza la fede)
Pomeriggio breve, di un limpido giorno
di indesiderato inverno; tra poco
inesorabilmente, l’oscurità vestirà
il sole col solito pigiama color della notte.
Io uccello senz’ali vorrei volare,
in un cielo davanti al quale
anche l’onnipotente potrebbe stupirsi...
prima del calar delle tenebre.
Ma liberando il pensiero, mi accorgo
che anche oggi non sono riuscito
a trovare la pace e nemmeno la fede,
solamente perché l’occhio non vede.
La mia anima continua a piangere,
il mio pensiero continua a correre;
ripongo speranza nella cometa
e in quel bambino che l’accompagna.
Mi si schiuda la mente alla sua parola,
per aprire il cuore ai doni che porta,
un pastore mi prenda la mano
e come sua pecora, mi avvicini
alla casa di Dio!

Lo specchio
Nei giorni grigi, di angoscia folle,
resto fermo inerme io:- Codardo!-
Prevale meschina, la viscida invidia
per ogni essere vivente, che magari vegeta,
ma mai pensa e rigetta il dolore.
E l’amore grande, l’amore vero,
è ormai fuori dalle mie vene;
non so più amare, ma so rubare
tutto il calore, di cuori in fiamme,
che inseguono dei sentimenti.
Tutti fantasmi… davanti allo specchio!
E quelle poche rose d’inverno,
subito sfiorite, han lasciato dentro di lei,
tutta l’essenza del loro profumo!
Nella mia mente, resta la malinconia
per loro fine precoce!
Poi… poi giro le spalle allo specchio.

La carta
E’ notte fonda,
io resto lì coi gomiti
appoggiato al vecchio tavolo.
E, lontano da un qualunque sogno,
stampiglio incredibili patacche;
tracciando ferite solcate
su quel che resta
di uno sventrato pioppo:
“Ah!! la carta”
Tacita lei, consenziente,
un po’ stupida
e un po’ puttana:
“Proprio da tutti,
si lascia scrivere!”
Alla fine dello sfogo,
lei ne uscirà sudicia
e d’inchiostro sbronza;
io rimarrò li inerme
ed ubriaco di idee bruciate,
dal furore e dalla bramosia
per una mancata ispirazione,
soffocata anche dal gelo e dalla notte!

Pensieri sogni e...
Terra assetata senza la pioggia,
fiori appassiti, senza sole e rugiada.
Senza fiori, l’ape dove si posa?

Strilla il neonato, quando affamato non trova,
il frutto di chi gli ha dato la luce.

Assai misera e triste è la sorte,
per certe creature del mare,
quando l’onda s’accorcia, per la bassa marea.

Fedele compagna, la nostra ombra
talvolta scompare, quando dietro le nuvole il sole riposa!

A mille usi la carta si presta,
ed al meglio si sposa,
quando su di lei l’inchiostro si posa.

Così, in preda a questi pensieri,
non so immaginare un futuro
senza far parte della tua vita.
Così scrivo di te, scrivo per te.

La mia casa
Casa mia
Casa mia, al centro del mondo!
Perimetro accarezzato dal verde;
muri esterni baciati dal vento;
il tetto sorride all’azzurro del cielo;
il camino invia messaggi alle nuvole;
ha per finestre i tuoi occhi di sole;
non ci sono inferriate, dentro c’è solo amore;
per porta d’ingresso, l’immensità della tua intelligenza;
c’è un gran focolare, dove arde la tua voglia di vivere;
non c’è energia, ti abbraccio e tutto s’illumina.
Casa mia senza cantina, son già ubriaco di te.
non ci sono scale, tu mi hai messo le ali.
il sottotetto è affollato da nidi d’uccelli,
cantano in coro il profumo di te;
sobria dimora, pochi mobili,
al centro di un’unica stanza
giganteggia un trono per te.
Casa mia casa tua casa nostra!

Dove possiamo andare noi
Dove possiamo andare noi?
...senza i nostri sogni,
...senza il nostro amore ,
...senza la nostra poesia.

Cosa sarebbero i nostri giorni?
...senza l’incanto dei tuoi dipinti,
...senza le nostre lune piene,
...senza i nostri grappoli di stelle.

Cosa sarebbe la nostra vita?
...senza i sorrisi che ci regaliamo,
...senza le nostre lacrime di passione,
...senza gli abbracci, dove ci perdiamo.

Cosa sarebbe il nostro futuro?
...senza le nostre morbide carezze
...senza i nostri dolcissimi baci
...senza quegli attimi che sembrano secoli.

Questo amore è un eden...
dove la dolcezza delle nostre anime,
avvolge i nostri teneri cuori:
“In una favola infinta... da raccontare”.

Più d’ogni cosa
Quando ti vesti della tua dolcezza,
la mia anima mette il vestito a festa.
Quando ricami il tuo viso,
col tuo sorriso, perdo la testa.

Quando ti profumi l’alito, con l’essenza
delle tue armoniose parole,
vivo d’immenso; anche in tua assenza
il cuor non mi duole.

Quando ti rendi liete le ore, mi pensi
intensamente,
mi catapulti nel pozzo dei sensi,
mi sciolgo in te teneramente.

Quando cammini, dentro gli allori
del tuo futuro, sembra che danzi gioiosa;
ti grido ti AMO lo giuro:
“più della vita, più d'ogni cosa!”

Incontri sbagliati!
Incontri sbagliati...
Piccole (o grandi) voragini; segmenti
di solchi profondi, lungo il sentiero dei sentimenti.
Sdrucciolevoli buche, lungo un percorso ghiaioso,
... dopo aver sperato, che fosse erboso.

Aiutami tu, oh! spirito guida del mio pensiero.
Quanti sassi appuntiti, sul tuo sentiero,
han graffiato il tuo cuore? -Ovvia-
di un rosso sangue... è rimasta la scia!

Attorcigliamoci gli indici, in un patto d’amore.
Perché possa, non sanguinare più il tuo cuore.
I miei ricordi?: - Un rantolio fragoroso alle mie spalle-
Spero divenga solo un leggero fruscio di foglie gialle.

Quel grido che esplode, nei silenzi e nei vuoti
della mia mente, sia un grande bagliore
che da luce a un’aurora serena, in un limpido cielo,
per far risplendere, questa nuova luce d‘amore.

Mia cara vecchia Zola
Mia cara vecchia Zola, mi hai accolto fra le tue braccia
quando, avevo ancora l’impronta del latte sul mento!
Venire a vivere in te è stato
come entrare in un grande cuore:
un cuore dove vivono felicemente, migliaia di anime.
Ti scorgo adagiata lì sotto la collina
e dal tuo splendore sgorga ogni giorno
l’odore del fieno e del grano
Nonostante le tante ferite, da cemento ed asfalto,
nelle tue aurore ci sono ancora
tutti i colori dell’arcobaleno.
Vivo il ricordo di quand’ero bambino
e come allora, attraversandoti, sento
il profumo del pane del vino e del miele.
Lasciarti è impossibile, tu sei il mio focolare.
E anche dopo il mio ultimo giorno
sarò avvolto dal calore della tua terra!
E le mie ceneri potranno volare
nella brezza leggera, dei tuoi freschi mattini
E sarà eterno amore
Tuo per sempre
Silvano

Neve e fuoco
L'more, a volte è fuoco,
a volte è neve.
Se i nostri sguardi si incontrano,
spunta un nuovo fiore
nel giardino della tenerezza:
"E l'amore sarà passione!"

Sarai regina
Eccomi qui, in un grande giardino,
in una serra, bene dove non so;
so soltanto che ruberò
i petali di milioni di fiori!
Ne farò un profumato tappeto;
correrò per poterlo adagiare,
lungo il tuo fatato cammino.

Nessuno mi crederà
se dico, che posso anche volare,
lassù nel blu, so che tornerò a rubare!
Porterò sulla terra un cesto di stelle,
poi, come mastro orafo
ne farò una corona,
E sarai eletta:" Regina della mia vita"

Un anno fa
Un anno fa....
.....assieme ad altre foglie gialle,
mio malgrado, stavo a svolazzar
in braccio al vento frivolo!!
Quasi sfioravo sul fondo,
l'ormai arida e spelacchiata terra,
confusa in poca erba pallida e stanca.
Ma ecco, lo sbocciar di un nuovo fiore,
in questa specie di deserto..... Tu mia oasi!
Tu, con le mani a culla,
ad afferrarmi, proprio al mio ultimo fruscio
prima della prigionia..... della malinconia.
Tu, a ricolorar l'autunno, di colori rosso fuoco,
al fin che l'alma mia, non avesse a rinsecchire!
Tu e il tuo pullular d'intenso amore;
proprio come, un germogliar di nuove vite;
verde e viva ora la foglia al ramo.
Resuscitata l'alma mia,
succhiando linfa, dalle tue radici.

Primavera
Una margherita da profumo
e colore alla “primavera;”
una farfalla nel suo volo gioioso
ne disegna i contorni;
l’ape ne esalta i suoi frutti!
In questo ritratto si colgono
tutte le sfumature
della gioia di vivere
e tutto l’amore che vi è
nella mano di Dio

Stradelli muti.
Stradelli muti, ricoperti
da catramose vesti, con bordi cigliati
da nerborute siepi, si immergono
in capezzagne verdi, d’erba vergine.
Poi, pratoline, viole, primule
e giunchiglie, come pizzi ricamati
ad abbellire la madre terra,
dopo che il bianco candor s’è sperso
in cristalline gocciole, penetrate
a dissetar radici, bulbi e nuovi semi.
Quivi odo, un chiacchierio di petali,
sento i sospiri lievi dell’erbetta morbida,
scorgo danzar in magica armonia
gli steli, tutti stretti in un grande abbraccio,
sospinti dal solletico dell’aura.
È li che il mio nobile pensier cammina
sul suo altrettanto esile stelo;
vorrei esserci al mattino,
quando il sole illumina l’aurora
e toglie la benda notturna alla magica natura,
per osservar per primo, quest’incredibile miracolo.
È li che il mio canto umile apre le sue brevi ali
di passero smarrito; una melodia si libra
a sbalzi, radendo il verde e il fiorito incanto.
Sogno da sveglio impollinato ardore,
in boccioli che aprendosi spanderanno
mirabili profumi, somiglianti in tutto
al nostro incontenibile... impeto d’amore!

La Morte
Morte… che ci cammini alle spalle per tutta la vita,
porti sempre sul tuo viso il ghigno degli implacabili;
non dai scampo a nessuno, nemmeno ai potenti.
In fondo dopo Dio sei l’unica saggezza che esista.
Prenditi pure il mio corpo quando lo riterrai opportuno,
ma la mia anima no... lei è zingara, lasciala libera.
Lasciala immersa negli sconfinati e profumati
doni dell’universo, vorrei tanto poterla incontrare
di nuovo nella prossima vita...
là lungo i luminosi ed eterni sentieri

Dopo il raccolto
Lama lucente, tagliente… d’aratro,
nel ventre della terra ti immergi,
purificandola da erbe selvatiche;
fecondo questo suolo risorto
dedito ai concepimenti della natura,
Dio ne guida le gesta e il miracolo!

Un erpice operoso pianifica
le aride zolle, ridonando alla terra
il suo naturale sorriso di madre,
il caldo terreno attrae ed accarezza
un seme, accoglie l’ embrione
amorevolmente nelle sue vene.

Timido autunno, coi tuoi tepori
curi amorevolmente la gestazione;
pazientemente nutrirai il germoglio,
la natura farà da sacra placenta,
un feto di verdi speranze si formerà,
mentre il Signore, protegge e sorride.

Tutte le foglie andranno in letargo
sviluppando un effetto concime
naturale processo, dalle radici alle cime;
candite, immense, fresche distese di bianco
nutriranno radici e istinti naturali di vita,
fino alla tenera dilatazione del suolo.

Tenero germoglio che appari alla luce del sole:
e mi dici che esiste la vita eterna,
e mi fai ammirare il sorriso di Dio,
vorrei tu crescessi nella mia umile anima;
la terra è il giardino dell’Onnipotente,
ed è lì che matura il nuovo raccolto.

Il poeta è...
La farfalla abbassa le ali,
quando impallidisce il sole,
ingialliscono le foglie
e l’autunno ingoia l’estate!
Il poeta tace e intristisce,
quando l’ispirazione svanisce,
il freddo inverno bussa alla porta
della sua anima inquieta!
Il poeta è come una farfalla…
…dopo il volo reclina le ali!

Tu come...
Tu, come immacolata creatura,
immenso pensiero d’amore
radicato in tutte le mie bramosie;
tu passione, tu desiderio, tu miraggio:
io piccolo... piccolo, cammino mesto
al tuo fianco, in preda ad un anelito!

Tu, come dea di tutti gli olimpi,
mio passato mancato
oh! presente incandescente,
tu futuro sognato e sperato:
io piccolo... piccolo, cammino frale
al tuo fianco, in trepida speme

Tu, come statuaria divinità
celeste, fonte di meditazioni amorose,
riverbero di gregge stellato,
tu paradiso di passioni focose:
io piccolo... piccolo cammino timido
al tuo fianco, in devoto raccoglimento!

Tu, come cattedrale del sogno infinito,
linfa vitale di vite sentimentali eterne,
spiritualità sacrale di meditativa immagine,
tu oltre l’umano del mio immaginario:
io piccolo... piccolo cammino misero
al tuo fianco, in atteggiamento voluttuoso!
.................................................
in attesa d’un sol battito delle tue grandi ali!!

Ombre
Il grande albero della vita,
la sua ombra immota.

Il tuo grande amore,
la sua ombra immensa.

Ombre congiunte
di corpi fusi fra loro.

Anime solari sopra le ombre
vite legate... come terra e cielo.

Gli alberi
Impettiti alberi immobili,
adorni di verde fogliame, attendono
della brezza il respiro leggero,
per poter esternare i loro sorrisi
di gioia e armonia... lontano
dalle ire di venti tiranni.

Il giorno... dopo!
Il giorno, non è mai in ritardo,
padrone assoluto d’un passo spedito
cammina sicuro, con sottobraccio
il nostro destino.
Il buio, coi suoi tanti tranelli,
non gli incute timori,
gli basta superare la notte...puntualmente
e immancabilmente vi riesce.
Nell’oscurità, incurante e furtivo,
cancella luci e grigiori del giorno prima.
All’alba, il sole prende per mano
il nuovo giorno, dandogli in pasto
i minuti, le ore e la nostra vita.
Stanco e sazio per il lauto pàscere,
la sera, và a rifugiarsi
nei chiaroscuri dell’imbrunire.
Rubando sfumature a varie costellazioni,
ricolora se stesso... tornerà il giorno dopo.
Un giorno si nasce,
un giorno si muore.
Il tuo cuor cesserà il suo cammino,
il giorno tornerà puntualmente...senza di te!
Tu misero, puoi sperar solamente
in un giorno eterno, nell’alto dei cieli...
e non è poca cosa!!

 
Al calar della sera
Non è sempre la scienza,
A stabilire, i mali del cuore;
Non è sempre, il signore dei cieli a sapere,
Di milioni di cuori, che rincorrono un amore.

Non sono sol le chiromanti ,
A saper di cuori da pianto infranti;
Forse la luna assiste inerme, al calvario delle anime inferme:
- Impotente e timida lei, spesso nasconde parte di sé -

I cieli azzurri , a volte si adombrano
Le nuvole ruffiane li nascondono, anche i cieli son come i cuori,
S’innamorano delle stelle ed arrossiscono:
- Al calar della sera -

Al primo crepuscolo poi, le stelle,
Se ne vanno e i cieli allora sbiancano;
Mostrano della delusion tutto il pallore
Ed inseguono le stelle fino: - Al calar della sera -

Quaggiù, in tutto quel che si muove, c’è un cuore!
I petali di rosa amano le gocce di rugiada,
Le api amano i fiori, la terra ama il sole;
Tanti cuori, che inseguono altri cuori

Cuori addolorati, per amori finiti,
Nostalgie e desideri per nuovi amori;
Speranze per nuovi sogni, nel rosso di sera
Al calar della sera -

Il mare
Ohh!.. il mormorio delle onde,
par di sentir sussurrare dolci parole.

Senti la sabbia a contatto col corpo,
sembra una sensazione di dolci carezze.

La brezza marina, smuove lievemente
la seta fine dei dorati capelli.

Guardando a volte, il mare infuriato,
si scorge l’impeto di un cuore ferito.

Osservando la sera la luna, amoreggiare con l’onda,
trepidamente prende volo il pensiero.

Maestosi gli scogli, immobili e un poco gagliardi…
Infrangono l’onda nella parte più cristallina.

Spesso a riva il mare però, sospinge il peggio di sé
ricordando all’uomo, il suo soffocante dolore.

Se il pensiero si alzerà oltre gli scogli,
oltre le onde, forse riusciremo a sognare!

Poi la notte ci porta quell’immensa tavola blu
e fa diventare brillanti tutte le stelle che si specchian nel mare.

Poi al primo bagliore, troveremo la sabbia umida e infreddolita,
solo l’immenso calore del sole la potrà riscaldare

Quell’immenso tepore, placherà la leggera sensazione d’angoscia
della quale, spesso non si conosce l’origine.

Difficile cosi immaginare quali sentimenti
possa far nascere il mare, durante la deprimente stagione invernale.

La montagna
A forza di camminare
nella luce dei tuoi occhi;
a forza di lasciarmi andare
nella melodia della tua voce;
a forza di provare a volare
nell’azzurro dei tuoi pensieri,
sono riuscito a ricordare
i luoghi dove ti avevo gia incontrata.
Eri in me anche prima.
Non m’ero accorto della tua presenza.

Ti avevo gia vista nello zampillo,
là in montagna in quella sorgente.
Ti avevo gia seguito durante il volo grazioso
di un pettirosso in pineta.
Ho cosi finalmente visto il corpo tuo marmoreo
al fianco di una maestosa montagna.
Ho accarezzato la morbidezza della tua pelle
nel velluto d’una stella alpina.
Dal ghiaccio dei monti innevati,
ho visto cadere una goccia:- era forse una lacrima tua di gioia?-
forse la stessa lacrima
che poi mi son lasciato sfuggire
per la forte emozione,
quando, come una stella cadente
hai solcato il cielo, per riportarmi il sole
che avevo smarrito!

Donne come petali di rosa
Ma li vedi quei petali rosa,
vellutati e leggeri e sospinti dal vento,
a volte si posano per infiniti attimi,
poi, con maliziosa aria canzoniera si involano?

Ed io re dei sognatori intimidito
mi ritiro velatamente preso dal turbamento;
cosi dalle mie dita scivola via ancora
un alveare di dolcissimi momenti!

Là sul vostro stelo di spine
fate capricci, mezzi sorrisi, sottili provocazioni,
poi girate le spalle con presunzione e spavalderia!
Cruccio o sentimento non so; ma il desiderio mi assale

Ma quando mai un papavero può crescere in un giardino di rose?
Può un crisantemo, prendere per mano una margherita?
Vorrei possedere una collina di soli fiori,
cosi da poter sognare chissà quali amori!

Alla fine di ogni mia favola
abbandono la mia anima, ad una foresta di note;
e il delicato sapore del miele
mi aiuta a sognarvi… oh! vellutati PETALI DI ROSE

Il perché dei perché
Camminar sulla spiaggia, immerso nell’aurora;
il mare infreddolito è ancor rannicchiato,
andando a dormire, ha lasciato qua e la acquitrini:
sprazzi di specchi, dove prende corpo la mia fantasia!

Rallento il passo, ai primi bagliori
la luce rende trasparente l’acqua;
si accende il proiettore della mia anima,
immagini astratte camminano dentro ai miei occhi.

Al largo ammiro quella tavola blue
e confuso mi sovvien di pensare:
“son le vele contro vento, o il vento contro le vele!”
Ma di tanti perché, non so il perché!

L’esplosione delle visioni continua…
nel volo del gabbiano, vedo certi ricordi
dove ho lasciato qualcosa di me:
“solchi profondi, in cuori di donna.”

Dolce la canzone dell’onda, mi inonda l’udito,
stende un velo sui miei pochi ma grandi segreti;
mi fa tremare l’idea tenebrosa,
che le mie labbra, possan lasciarsi sfuggire parola!

Come foglia mossa dal vento è l’incertezza e penso:
“Che le delusioni, son figlie delle illusioni,
l’amore e il dolore non si fanno vedere,
ma appassionanti o crudeli che siano, sempre si fanno sentire!!”

Sole ormai alto in cielo, il mare è sveglio,
l’acqua cresce verso la riva, sfuman le immagini,
sprazzi di specchi ormai inghiottiti.
Ma restano i tanti perché,
a cui non riesco a trovare un Perché!

Nodo in gola
Chi sei tu... nodo in gola tagliente,
che affondi le tue feroci lame, nella mia mente?
Quando sei qui, ripercorro tutti quanti i miei guai,
anche se te ne vai, son certo che tornerai!

Lacrima amara che spandi il tuo sale,
lungo la mia consumata impronta facciale,
ti adagi sul labbro screpolato e sfiorito
e cancelli un mio vecchio sorriso sgualcito.

Mi rammenti...
il rumoroso bisbiglio, d’ometti piccolissimi,
che accendono fuochi pericolosissimi,
al posto di melodie d’archi e trombe,
preferiscono il frastuono delle bombe.

Sarà forse...
per le anime bruciate, trafitte da aghi insanguinati,
menti distrutte, malamente aggrappate a corpi drogati,
vittime di crudeli bastardi che vendono morte,
e nessuna legge terrena, li condanna a stessa sorte.

Sarà forse...
per quelle adolescenti: “opere pur belle di madre natura”
costrette ai margini di una lacerante avventura;
come me, piangono i grigi marciapiedi atterriti,
perché calpestati da questi corpi smarriti.

Sarà forse...
a causa dei carnevali di mosche assatanate, vaganti
su volti scarniti di bambini, con bocche bramanti,
piccole ossa ricoperte solamente, di pelle nera e screpolata,
creature partorite, da una terra arida, dai potenti dimenticata.

Sarà forse...
la fede svanita, in anime perse come la mia,
che a suon di delusioni, ha lasciato il buon Dio lungo la via,
non più pecorelle magari smarrite, ma finti leoni a morte feriti,
ridotti così da spazzatura TV, politici ingrati e ipotetici miti.

Comincio a pensare...
oh nodo in gola, che i tuoi contorni si fanno materia;
mi stai dicendo che la morale è scivolata in miseria
ora capisco da dove arrivi e dove andrai!
Rubo un po’ di serenità alla mente, fino a quando non tornerai.

Farneticare sull’autosole
L’asfalto, mi si sbatte sul muso,
vado: - Vado veloce si, tanto son fuso.-
Una valanga di note mi inonda l’udito,
reggo confuso, il volante con un dito.

La lunga scia tratteggiata, mi da il capogiro,
se penso d’esser sereno, mi prendo in giro.
Mi lascio cosi alle spalle, balenotteri di milleruote;
Lascio dietro di me, chilometri di idee vuote.

Intanto, fra un bagliore e un nuvolone,
spunta leggera, ma invadente l’ispirazione.
La prorompente voglia, lascio che sia,
per un nuovo tentativo di poesia!

Ehi voi:- che mi state accanto non leggetemi l’anima frivola-
non scrutatemi il pensiero, che tagliente in malinconia mi scivola!
Lasciatemi immerso, nella mia leggera follia,
se mi manca il talento che volete che sia!

Oddio ecco il casello, il pedaggio;
socchiudo gli occhi:- Fine di un altro miraggio-
la fantasia ingenua, si sforzava di regalarmi;
Dio con le sue grandi mani, potrà mai salvarmi?

Bisbetico e solo
Senza mai afferrare nessun passato … presente … né futuro
baldanzoso, con fare assente, uomo solo, vaghi
nelle selve dell’amore con aria annoiata.

Con ironia sorridi, di qualsiasi sogno;
scivoli via da favole che ridicole ti appaiono,
solo per ipocrisia e stupido realismo.

Non ti accorgi che la tua mente,
ha spazi vuoti e diversi;
praticità e pigrizia ti legano alle convenzioni.

Silenziosamente il nuovo intorno a te, si fa più grande;
quali forze potranno arginar la noia?
Sai… esistono tuo malgrado magnetismi inesorabili.

Intanto gazzelle in semilibertà apparente,
disegnano ai tuoi occhi, con grande furbizia,
deliziosi atteggiamenti, un po’ maliziosi.

Furberie dei tempi nostri… istintivamente pensi;
continuando a mani smorte alle tasche,
l’abitual cammino lungo la strada dell’indifferenza.

Oddio però, ti assale uno sentore e sei turbato!
Ma dai… che vuoi che sia!! Normale desiderio di evasione,
però ti rode un lieve dolcissimo tormento!

Proseguono intanto, spontanee ma piccanti le sfrecciatine,
l’ironia sui ma, sui forse e sui perché
fai spallucce, ma con insicurezza ormai.

E lentamente scivoli nella culla del vento,
quel tuo pensiero sempre più invadente, che non molla
e il tempo, non aiuta a correggerti.

Poi prevale il desiderio incandescente,
di voler camminare, per i cieli della sua mente:
- Totalmente ignara lei !-

Con spontanea dolcezza lei, ti regala
disinvolta, sorrisi celestiali!
Sono tantissimi frammenti di brucianti sensazioni.

Hai ironizzato per anni, ora invece soffri
e ormai domo, ti arrendi ad un sentimento invincibile!
Balbettando confessi: - E’ AMORE-

Libero cammino
Morire... può essere un terrore insensato?
Puoi spogliare la morte del suo nero mantello
e vestirla col bianco velo di raso della tua dignità?
Certamente!
Quando parti con lei non devi portare valige,
non devi portar documenti o carte di credito;
vai via nudo così com'eri al tuo arrivo
il giorno che ti sei affacciato alla vita.
Quando parti con lei non devi prenotare
il treno, l'aereo, l'albergo, vai via a piedi nudi,
sotto il sole o sotto le stelle, così com'eri
nei primi passi lungo il sentiero del tuo futuro di uomo.
Quando parti con lei, non porti con te la forte ansia
delle grandi catene, che per tutta la vita ti hanno legato
ai dolori, alle pene, ai doveri a volte umilianti.
Quando parti con lei, non senti i rumori
dei tanti motori che urlano impazziti nel vuoto asfaltato;
senti soltanto la voce dell'eterno silenzio e il canto degli angeli.
Quando parti con lei ti alzi in un volo lieve, sorridendo
guardi in basso e scorgi i tuoi cari che portano
su di una mano le lacrime, sull'altra il fiore della rassegnazione.
Nelle loro menti rimangono i tuoi sorrisi più belli
il ricordo del meglio di te, poi tutto sfuma su di una tua foto
appesa a una costosissima lastra di marmo o granito... e nulla più
 

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