La sera Non so da dove arriva la sera, quando le sue ombre, grigio bluastre velano i miei pensieri più gracili! Sento tutto il suo insistente fruscio, minacciar la mia anima. “Ma il cantico dei tuoi sentimenti” accende d’incanto le stelle... Le ombre diventano rosa, dipinte dal sole che sta per andare a dormire. La notte diventa una culla che raccoglie tutti i miei sogni più belli e assopisce le angosce! Romanzo d'arpa Piovono torrenti di parole sulle tante pagine bianche del nostro romanzo. Il capitolo, del verde dei tuoi occhi per ora è il più bello. L'inchiostro è ancora tanto voglio essere la tua stilografica. Gocciolano sciami di note sul tuo volto a forma d'arpa arrivo da foreste di venti indecisi se compongo nuove liriche è perchè sei fonte di zampillo. Basta così Camminiamo su onde di acque disincantate fino alla linea sottile che cielo e mare divide. Sospiri di tempo, dividono labbra Camminiamo leggeri come un libero canto cangianti sul manto blu verso remoti orizzonti. Sospiri parlano, sognano, pensano Come se fossimo nuvole come se fossimo vento o lieve madida brezza migriamo in altri mondi. Sospiri di giorni e giorni da vivere Dove nessuno sa di noi dimentichi del passato in grembo alla libertà vestiti del nostro futuro. Ancora, ancora sentire sospiri. Colorami l'immaginario Volare nel tuo pensiero come farebbe: un passero che cerca il nido una colomba intenta a tubare un cigno che onora lo stagno. Planare nel tuo esistere così: delicatamente, come un fratello timidamente, come un corteggiatore passionalmente, come un amante. Passeggiare nella tua anima come : un bambino ai primi passi un adolescente che si dichiara un giovane sposo nella promessa. Piccole o grandi follie divagano negli sguardi per asciugare le lacrime per rimarginare ferite. Il divario anagrafico, lede scenari, ristagnano utopie. La tua immensità: propone affascina, ammalia, stordisce. Colorami l'immaginario abbraccia le mie sensazioni disseta le forti emozioni fluirà l'inchiostro, sarà poesia! Autunno Angeli aggrappati a rami rattrappiti radici immerse in un cielo stanco. Foglie gialle, aureola di pensieri fragili tiepide resurrezioni speranza di futuro. Cuore pesante Dimenticata la remota età sbarazzina immagino un trascinarmi stanco, fuori da presente o futuro che sia prigioniero di questo destino. Non basta la sensibilità del poeta per stare vicino al tuo cuore pesante, un desiderio, seppur possente, muore subito dopo il primo respiro. Un vento di pietra scalfisce sogni, idee e parole non dette quelle che il buon senso zittisce, l'attrattiva è ormai fuori dal tempo. Libero energie del pensiero confidando in magnetismi telepatie e forti percezioni per poterti emozionare ancora. Cerco Asilo Cerco asilo nei tuoi occhi nello sguardo penetrante nelle lacrime emozionate nei miraggi del tuo osservare. Cerco asilo nel tuo sorriso nelle cornici delle espressioni nelle onde delle gote pronunciate nell’inchino delle tue labbra. Cerco asilo nel tuo pensiero nelle vertigini degli abbracci nella tenerezza delle carezze nella leggiadria del tuo corpo esile. Cerco asilo nella tua anima dove posare il tempo smarrito dove arrestare le corse folli per alleggerire le disperazioni. Cerco asilo in una gestualità che faccia volare le speranze che dia forma alle illusioni che cancelli le tante utopie. Mi arrampico… Quando morde tutto si pietrifica poi fragile si sbriciola come non essere vissuto. Mi arrampico sul dorso della margherita mi rifugio nel ventre della rosa sopraffatto dalla virilità del crisantemo. Ma l'imbrunimento resta indelebile nessuna catarsi nelle sinapsi solo il vuoto. Anna Con gli artigli dello stupore erpico il mio male oscuro piccole zolle col ventre al vento invocano futuri ammansiti. Semino bulbi di poesia per te. Apostrofo esile, di vello corvino adorna graziosamente la fronte altri boccoli ondeggianti danzano e incorniciano graffiti di sorriso adagiandosi poi, sul collo, sulle spalle. Introversioni remote mai spente soffocano il mio pur umile poetare così, l'inchiostro diventa acqua non oso declamare oltremodo l'ammaliante tua immagine. Vorrei, ma non posso baciarti non riuscirei ad arginare il fluire delle colate di lava a valle del battito. Mi lascio solo sfuggire una carezza che il pensiero ricama e nasconde. Raccolgo brandelli di sogni nelle periferie del risveglio ai margini di solitudini ataviche sprofondo nei miei crateri abbarbicato all'ultima illusione. Sandra (due lacrime d'emozione) Boccioli di sorriso petali di cielo riflesso lembi di cammino fatato ricamano l'inimitabile grazia. Seta corvina adagiata alle appendici della bellezza che ha disegnato il viso di eterna dolce bambina. Non guardare mai dietro perché il tuo splendore sarà sempre oltre l'età oltre i giorni oltre l'infinito. Il labiale del cuore un rintocco a festa della campana del sogno sul campanile della poesia. Il poeta trascina la stilografica lungo sentieri sospesi sui cirri ci sono due lacrime d'emozione grigia d'inchiostro, bianca d'iride. Il fiume Arido attingi linfa dal cielo ma quando le tue vene rinsecchite eruttano melma e pesci morti allora ti aggrappi al tuo seno. E si, che noi, anime ingiallite speravamo di rivivere con te, nel tuo battito al ritmo dei fruscii che la natura ormai ti nega. Al tuo capezzale, noi disillusi siamo l'ombra di noi stessi, privi di lacrime e fili di respiro in quel sangue ormai evaporato. Noi fantasmi di questa lunga storia ci illudiamo di tenerti per mano, ma la vita non consente inversioni Affogherai in mare…come sempre!! Beatrice Vello a caschetto vellutata cornice di volto melograno, occhi verdi propinano impossibili sogni. Labbra di bucaneve, mento tulipano l'inchiostro piange desiderio sul collo. Esili spalle, corona di corpo bambino mormorio di seni pronuncia dei sensi. Brusio di mani fatate su onde leggere di fianchi modellati all'incanto, ruba il poeta l'infinita bellezza, e la penna eccitata segue la mente smarrita. Lo sguardo raccoglie devoto e silente festosi pensieri che chimere rimangono. Elena Arpeggio cashmere del tuo vello corvino danza lungo le spalle disegnando ondeggi di eleganza ficcante. Briglia sciolta, miro profonda l'eleganza del cammino lieve accarezzi il percorso che assapora il passo. Penetro la cosmicità che abbraccia cauta l'armoniosa sensualità aura leggera avvolge l'aggraziato tuo corpo. Smarrita la mia mente il tuo profumo rapisce lo sguardo sconvolto fugge impazzito, solo. Fiordo di poesia -tu- Elena. Turbamenti Manto lussurioso avvolgi mi rapisci spoglio, ebbro sbigottimenti libidinosi furiosi invadono cavità. Flussi ematici preponderanti confluiscono in ceppi fallici si infiamma la foresta arteriosa un pulsare incontrollato arde. Mi immergo nelle tue carnosità turgide e madide d'essenza pura ansimanti spasimiamo arguti esplodono edaci i nostri amplessi. (.......) Pupilla di cuore ovattata sedotta da una piuma resuscitata verve di nicchia colori brillanti di fiaccole mietitura di parole vergini virgolettati emisferi. Sotto la lanterna dell'esistere un crepuscolo sorride alle vele stropicciate è la nostra regata d'emozioni ombre al vento danzano al suono dell'onda. Il canto del mare Un do di petto, l'onda impetuosa occhi di donna allo specchio battigia tremante, intimidita immagine d'anima fragile. Un'arpa che piange ferita orma di gabbiano planato scoglio, cattedrale dimessa iride, blu vibrato di schiuma. Solfeggio di corpo riflesso dipingo i tuoi lineamenti sei corda del mio violino sei sirena che affiora divina. Autunno remoto Un autunno remoto in altre angosce mio malgrado stavo in braccio al vento frivolo. Sfioravo il fondo sopra l'arida terra confusa in poca erba pallida, stanca. Pungente foschia in questo deserto all'ultimo fruscio giu a rinsecchire. Poesia, divinità che afferri trascini a passo lento oltre il dolore. Candida immagine ridipinge la vita oltre la notte lontano dal gelo della paura d'amare. Oggi... non mi vedo in nessun dove non mi sento in nessuna eco, un vento fiacco smuove appena un respiro trasparente pallido. Vendemmio le mie malinconie, poi verrà la potatura dei giorni corrosi da silenzi incolmabili da angoscie appese alle domande. Versi scalzi assonanze spoglie non è poesia, è singhiozzo, non ci sei tu ad arginare questo mio precipitare giù. Cavalierato Monca marionetta, sbranata nel dileggio quotidiano, il tuo cavalierato? Carta igienica, poi sterco, la tua dipartita? Infinite resurrezioni celebrate con fasti, feste e carnevali, odio cruento invoca la divina mannaia. Sarai boia di te stesso. Vento indeciso Vento indeciso turba l'anima rincorro un abbraccio. Gocce di tempo come eternità lontano dalle tue labbra. Custodisco gelosamente il verde dei tuoi occhi nel ventre dell'imbrunire, perché sia ancora luce. Fragile... inviolabile. L'avarizia del tempo esalta crudele le primavere sepolte. Giardini vergini sono solo cornice di vissuti remoti. Appari fragile, inviolabile, il candore si può sfiorare solo col canto della poesia. Le anime non contano i giorni, il proibito alle menti confuse, a loro è concesso. Gli occhi dell'ispirazione sfuggono al pudore, l'inchiostro non ha catene. Al tramonto delle sillabe mi acquieto in una pioggia dolce. Smarrito nel vento, canto l'incanto della bellezza che colora la tua luce. Parole stupite Cantarti, purifica l'anima, solfeggio parole stupite e quel sorriso di cigno regala metafore kashmir. Dipingo i tuoi giorni su pergamene di raso, nel cammino del rivo si specchia il viso bambino. Verrà un'anima candida a sfiorare l'onda del crine, le labbra tue incantate in dono a gioie future. Poemetto In un tempo imperfetto sembrava la fine di tutto invece era solo l'inizio. Prima mi appoggiavo a tronchi di speranza, aspettando il tuo arrivo... ...ora ci sei, mi adagio cauto nell'azzuro che è in te, se rimarrai, vivrò nel tuo sguardo. Sugli altari del nostro poetare sarà passione incandescente lontani da temporali di colpe. Il tuo respiro d'Aurora sarà la brezza dei miei risvegli rugiada per le mie radic i. Ricettori sensoriali accesi magnetismi a lunga distanza onde incontenibili telepatiche. Cosi la vita ci ha fatto dono di lampi invisibili, ma magici e tuoni dolci come sospiri. Favole L'asfalto per una volta è rosa l'hai dipinto tu cucciolo verde, il barattolo grigio corre, corre due nuvole racchiuse volano. E tu universo in me, osservi le fantasticherie ondeggianti ed io meteora nei tuoi sogni osservo specularità di sorrisi. Mare blu, ruffiano ci avvolgi mani unite legate, intrecciate labbra bollenti si attraggono si allontanano trascorsi infelici. Mi riporti a te, nel tuo paradiso di parole semplici, gesti onirici fiocchi di sussurrii, brividi fusi sensualità di amalgamati corpi. Alla fine... mi perdoni. Alla fine di ogni respiro c'è sempre un palpitio, poi un fragile sospiro fino al verde dei tuoi occhi. Alla fine del mio sognarti c'è sempre nostalgia forte, poi un acquerello d'autore fino alla tua pelle rosea. Alla fine delle mie pazzie c'è la tua voglia d'amare, poi un bagno nel tuo candore fino alla luce che hai nell'anima. L'educazione Onesto, quindi perdente di educazione contadina, non di egemonia truffaldina, come certi parassiti acclarati. Senza accuse di falso in bilancio sono educato a non fare bilanci illuso, ho vissuto di solo lavoro lontano dai velluti di certe poltrone. Sono fuori dalle coalizioni fatte da stolidi inciucioni, educato al comune rispetto civile, di tutte le altrui dignità. Dopo una vita di dure fatiche sono considerato un parassita, sono stato educato a sopportare tutte le accuse, le umiliazioni. I furbi prelati ci hanno fregati inneggiando ad una famiglia da loro mai concepita o formata, mi hanno educato, a credere e basta. Non ho conflitto di interessi non ho neppure gli interessi l'educazione mi dice: tira e taci e non pensare al vampiro fiscale. Sono educato, ma sodomizzato i nanetti onorevoli beceri e infetti imbalsamati in corazze mediatiche sogghignano sulla mia educazione. Un uomo ridicolo I disillusi amori virtuali riversi in fiumi di parole muoiono derisi nell'etere soffocati dal loro respiro. Sangue rosa lungo le vene il fuoco di grandi passioni travolto da altrui seduzioni mi sento un uomo ridicolo. Grazie ... Grazie... oh!! meteora di carezze virtuali vestita dagli affanni poetici di un'anima mite e vereconda. Grazie...oh!! folata di sussurri incarnati iceberg di celebrate bellezze fiocco di muschio silvestre. Grazie... oh!! miracolo di divinità sapienti fonte di vereconde passioni scintilla di desideri infuocati. Grazie... a colei che ti diede la luce per il tuo esistere, profumato da intensi miraggi e lusinghe. Ti dipingerò Ti dipingerò, dentro gli spazi minuscoli di un rigo musicale, dove la tua bellezza è arpeggio e armonia. Ti dipingerò passionario su uno spicchio di luna, dove l'oro dei tuoi capelli è già presente sulla tela di uno spazio cosmico. Ti dipingerò in un futuro dove le nostre anime si terranno per mano lungo un cammino terso di eterni amori platonici. Fulgida immagine All'alba, tenebre in fuga, raggi apicali le inseguono, il sogno si ritrae in nicchie di luminosi spazi mentali. Il pensiero apre il sipario tu sul proscenio, già danzi, fringuelli intonano liriche, sulle punte, volteggi gioiosa. Le risa di una limpida fonte ridonano ai miei occhi spenti tutti i colori del giorno risorto, fulgida, ora, è la tua immagine . Fluttuosi sospiri ci avvolgono, ci accarezza un'aria sorniona ti cingo ai fianchi aggraziati ci abbandoniamo a note di tango. Impossibilità Cammino sul velo di profumi di fresia, poso l'immaginario nello scrigno ocra dell'impossibile... Coccole cucciole fatte da mani di fata, tue movenze sinuose dentro di me, protese verso l'impossibile... Mastico il gusto agro delle occasioni perse, onirico, rubo speranze a illusioni diaboliche cedo all'impossibile... Libellula impaurita Incauto, mi sono arrampicato lungo la dorsale di precipizi, mi sono apparse cime candide ho scorto bouquet di stelle alpine. Poi artigli di rapaci, conficcati nel ventre di sogni irrazionali, l'ombra spalanca le sue fauci, scompaio nel mio disincanto. Sarai immensa anche nel silenzio del mio dietro le quinte oscuro, il poeta è una libellula impaurita basta un soffio di nulla e scompare. Il denaro Utopico tintinnio, chimerica filigrana nelle tasche povere, compenso pulito per mani incallite. Cotillon con le ali nella grande babele di finte beneficenze, intercessore pernicoso gonfia le tasche avare. Miele, marmellate, conserve in fusi contenitori d'acciaio delle usuraie fortezze bancarie, spesso travolte dal botulismo, Untori: spregiudicati faccendieri. Fetida vernice blue nel sangue di lor signori, cartapesta, viscida informe, gene di odio e corruzione. Falcidia di principi e valori mostro gravido di orrori e guerre; ti ripudio serpe dello strapotere, implodi nel tuo putridume turpe. Refolo d'acquerello Refolo d'acquerello di una sera d'aprile pergamena di pensieri pennellati nella mente. Iridati sospiri struggenti sorgente di sentimenti, ossimoro, felicità e dolore eruzione di emozioni. Cascatella sorgiva, ruscello dissetante, bouquet di albe, dopo il sonno inquieto alla fine di un turbamento. Rivi limpidi Rivi limpidi scendono lungo crinali collinosi, fluiscono stille radiose dei miei nuovi giorni. Levigate perle di roccia adagiate, in braccio ad argillose sponde, purificano il pensiero. Ad ogni piccola onda tremula, vedo riflesso il tuo viso ricamato, e coralli rifluiti in te. Resto sbalordito, ebbro ad ascoltar la nenia dolce dello scorrere di note garrule; adagiato su timide composite. Puzzle La poesia è un puzzle, una circospezione di virtuosismi, misti a fantasmi colorati. Si scompone l'infinito dentro i tuoi respiri, ed espiri brezza pura, decanti, lusinghe vergini. Il mio puzzle si completa con costrutto lento, fine, con perseveranza muta fino al miracolo compiuto. Immagino il labiale dolce quando lo sguardo libero scorre suoi i versi melici; si ricompone l'infinito ... forse, sogni estasiata!! Silvy e Francy... anime inquiete Correre, per sentire la brezza modellare il crine argentato, l'onda azzurra irrora inquieta accarezzando la cute assolata. Correre, per rincorrere lei, una fata, donarle una rosa a gambo spoglio; ricevendo quel profumo di rovo il suo vivere fragile si pungerà. Correre solo, scalzo, a notte fonda lungo una infreddolita battigia, portando nei ruscelli sanguinei il tremore del respiro del mare. Correre ad un appuntamento mai ottenuto, illudendomi irriso, di trovarvi la donna desiderata poi, cadere nel vuoto... deluso. Rincasare in preda all'affanno dopo aver inseguito un'utopia, la felicità non è raggiungibile, sarà lei a possederci, quando vorrà! Notti bianche La notte trascina le sue malinconie, il mio guanciale d'ali di gabbiano accoglie il mio sonno di piume bianche, ti vedo gazzella mitica e leggiadra attraversare tutti i brividi emozionali. Un trapezio di arpeggi solfeggia fra le onde del tuo crine biondo, levigato dal vento. Con un filo di voce sussurro timido il tempo che incornicia il tuo esistere. Esistenza, negli alveoli del mio pensarti nella chiave di -Sol- del mio cantarti nei giorni che ci sei, a dettarmi il verbo nelle aurore fuoco, dove rinasci candida dentro una riserva di frutti di bosco. Forte la speranza... di camminare lieve dentro i tuoi occhi, di accoccolarmi negli oceani del tuo pensiero, nei sentieri del tuo dolce stupore, mentre ti lasci accarezzare da più di un futuro! Figure di danza Poso il mio sogno rosa sulle tue mani a culla, non posso immaginare il tuo volto, spogliato dei tuoi sorrisi più belli. Se aleggiano malinconie nei nidi della tua mente provo a comporre per te, mi affaccio alle tue favole, non posso vederle sgualcite. Seguo i tuoi giorni futuri per riaccendere solarità, la dove la cruda tristezza furtiva l' aveva rubata. Le tue labbra si esibiranno in tenere figure di danza inneggianti alla felicità, e sarai di nuovo te stessa. La resa La poesia domina la mia mente arida, molto più, di quanto, io domini entrambi. Una fuga infinita dai giorni, dalla vita, mi rifugio in metafore e in anfratti di resa. Il limite (mente sgualcita) Sonecchia il mio comporre nel riciclo di incipit dimenticati, l'ultima sillaba amara, racchiusa in un settenario. Ho spogliato i tuoi versi di tutto il loro splendore, accecato da ipocondriache follie dell'immaginario. Nuove passioni amputate hanno scatenato il mio ferire, oltre il limite di ogni buon senso ho crocifisso il tuo sentimento. La notte La sera, timida e pallida, mostra tutta la mestizia del giorno che sfuma. Il buio ha la meglio, col suo grigionero copre gli obbrobri del mondo... Cosi, nella mia apatia perdo il verde degli occhi di creature, che amo. La notte ottenebra i colori della terra che triste, scurisce. All'alba, la notte si corica, con dentro al cuore ventagli di rugiada. E' un pianto di pentimento per aver imprigionato metà dell'universo in una morte apparente. Amica Amica, che cammini negli enigmi delle mie solitudini nelle penombre delle mie paure nei pigmenti dei miei smarrimenti Amica, che ridipingi il volo dei miei desideri i veli delle mie speranze il buio delle mie fobie l'essenza dei miei rimpianti la linfa del mio poetare... Amica, plana dentro di me sfiora i miei turbamenti argina il mio straripare ingentilisci i sussulti della mia vulnerabilità nell'armistizio dei sensi. Meryll (Grazie Dottore) Meryll affiora sbocciando in un infinito, dove i laghi non straripano mai. Favoleggiando, vola leggera sulle onde di chi si smarrisce nella fanghiglia dei propri deliri. Meryll ti prende per mano cammina scalza con te su aghi di pino fra rovi di biancospino, ricolora giorni bruciati da aurore nate già morte, ti aiuta a superare la cruna alla fine del tunnel. Meryll sorride mentre ti vede fuggire da ammuffiti crepuscoli, un muschio emozionato piange rugiada, ti accarezza lo sguardo, profuma il futuro. In quell'arco di cielo... In quell'arco di cielo dove ostinato cammino alla ricerca di Dio, spesso incontro un sipario di inquietudini e incertezze. La fede, questo mistero imperscrutabile, dove non sempre mi sento preso per mano. Che lingua parla il mio malessere? A volte provo a tradurre, ma l'alfabeto del mio coraggio spesso è lontano dai caratteri e dai geroglifici dell'anima. Vivo di briciole di poesia di frammenti d'arte umile dove intrevvedo lembi d'azzurro. La paura La paura è un sogno muto che di tenta sfuggire all'incubo Un lampo che acceca il pensiero un tuono che esplode nel respiro Il sangue ingiallisce nelle vene per straripare nel nulla cosmico Il vuoto di un precipizio franoso dove la mente rotola, si sgretola Corvi neri impazzano in cielo e divorano avidi gli arcobaleni Cirri neri adombrano la luce i giorni diventano daltonici Nell'uggioso baratro del buio una pioggia di briciole di morte. Tortoreto... cielo (Tortoreto alto) Peregrinare verso il cielo come aprire uno scrigno, la fortezza appare maestosa fra le braccia del fulgore. Mura, dal volto olivastro, come divinità orientali colorano di fuoco la sera. Il respiro ansante del vento lungo coriacee scalee, carpisce mantelli di sole che restano accesi ed acuti, su selciati orgogliosi. Audace, danza la storia, fra vicoli e luoghi sacri, su ìncliti affreschi risorti; tremante il viandante, assorto accarezza il fascino nobile di secoli e secoli, che superba ci mostri nel tempio dei tempi. E' amore al primo sguardo la poesia plana umilmente in qualche tuo anfratto segreto... specchiata nella tua anima azzurra. (Testo classificatosi al secondo posto al concorso "Tortoreto alla cultura" Tortoreto - TE-) In attesa di nuove attese Ero finito fra le erbacce di un binario morto, poi sei apparsa tu; ora un universo genuflesso intarsia lo splendore alabastrino dei tuoi occhi. Si sgretolano le rocce intiepidiscono i vulcani i tornadi sono sospiri brezze le mareggiate. Sosto sull'arenile della sera in attesa di nuove attese o di arcobaleni notturni che la tua luce immensa dipinge nel blu ramato. L'amore cinge la galassia la, dove lacrime e sorrisi si fondono costellati. Anima nuda Mi abbandono spesso al tremolio di un'incertezza ai margini di un'ultimo pensiero aggrappato ad una lacrima vedo scorrere le immagini delle sfide lanciate al destino. Conto le ferite inferte alla mia anima nuda dalle lame dei ricordi, la mente una discarica dove lasciare sperse le illusioni di salvezza. Respiri gelidi sul non cammino schiacciato dal non risorgere resto li impietrito ad aspettare il castigo divino e la sentenza di condanna non sarà certo all'ultimo respiro. Uragano Lapilli intagliati nei trapezi del cuore, noi due sempre in fuga dai fulgori di lampi che ci hanno carpito. Eruzioni incontrollate a inghiottire folate granitiche di desideri, infiamma il futuro il pianto dei giorni sprecati esitando. Le viscere dell'incertezza effondono altre paure che falciano il volo verso il ventre del dopo; tremanti ci aggrappiamo ai vortici della speranza, invocando un uragano che ci purifichi il pensiero. Il testamento biologico Mentre mordo le zolle che mi hanno partorito, una radice di ribellione s'incunea nella mente. In quel lembo di terra dove ha preso forma questa sbiadita vita, scorgo nefasti futuri. Dovessi scivolare nel cerchio grigio della vita non vita, deciderà il despota! Potrei meritare pene per giudizio supremo del Dio in cui credo, ma non da un lodo . La prima luce limpida giunta nella mia mente, non recava la condanna del legislatore aguzzino. Solo l'onnipotente può prendersi cura del passaggio estremo, non i colletti bianchi. Lontani dal mio corpo luminari impostori, voglio andare da solo lungo il viale della fine... .... o dell'inizio!! Gesù è nato... Gesù è nato fra i fumi d'alcol e le polveri bianche di una discoteca. Gesù è nato nei verbali d'incidente della benemerita o della polstrada. Gesù è nato nei camerini dei network di proprietà dei proprietari del mondo. Gesù è nato all'isola dei famosi e nella capanna del grande fratello. Gesù è nato sulla panchina dell'ultimo clochard dato alle fiamme. Gesù è nato nel giardino sotto casa dove si è consumato l'ultimo stupro. Gesù è nato nelle discariche abusive nei luoghi di corruzione e malaffare. Gesù è nato fra le fiamme della tyssen o sul ponteggio di un mostro abusivo là, dove le morti bianche giocano a fare i tuffi sulle colate o sul sottostante selciato. Gesù è nato a Lampedusa, anzi, sulla carretta in balia delle onde. Gesù è nato nei campi nomadi e nelle favelas di tutto il mondo. Gesù... è nato morto, nella striscia di Gaza! Sono in fuga Sono in fuga dalla mia ideologia che mi insegue come un maledetto squadrista; tricolore e stivale a brandelli. Sono in fuga dal lunario che si ferma alla terza, aria fritta; riforme? Menzogne! alla quarta sbadiglio affamato. Sono in fuga dall' ignoranza inciampo nel nuovo regime, la dottoressa “egìda” trionfa fetida, stolta, ghigna sul tonfo. Sono in fuga dai nuovi fasci frattaglie di prima repubblica, figli di questioni d'onore e rispettabili sacre famiglie. Sono in fuga dai condannati concussi inquisiti rifugiati dai ministri capestro, o veline dai sottopancia incalliti, beoti. Sono in fuga dalla finanza creativa dal tasso variabile dai crak della borsa dagli usurai, dai piromani del mercato dai millantatori di evasione fiscale. Sono in fuga dalle morti bianche dai neroverdi razzisti xenofobi dalla monnezza sotto il tappeto dalla Cai dai petrolieri dai banchieri Sono... sono precipitato affogato fallito affamato cassointegrato cococo, precario disoccupato, assassinato dalla democrazia italiana. Aiutatemi vi prego!! Sussulto Il presente è già futuro se colgo le sillabe del respiro, o se cavalco l'onda bionda del sorgere di un sussulto. La mia ombra si fa carne mentre navigo nel sogno, graffiato da mille brividi trovo rifugio nelle parole. Amplesso passionale eruzioni di frustrazioni, eiaculazione di deliri nel coito con la poesia. Il dio degli dei Autocrate di paglia, che firmi i tuoi editti sul burro o sulla neve con una penna a petrolio. I cancelli di carta delle patrie galere sono solo coriandoli, come le banconote che ti danzano in tasca. La carta igienica abbonda sulle lingue dei tuoi galoppini: in aula ed in video. Il popolo stolido ti acclama come divinità, mentre si masturba i glutei felice d'esser sodomizzato. Intanto il vero supremo con un fato scampato, ti ha inviato un accenno del tuo fetore finale. Davanti a Lucifero, peto il denaro; affogherai nella tua sozzura, nessuno dei tuoi sottopancia ti salverà dall'eterno castigo. Sei cremato, caro despota, schiacciato dalla fanghiglia del tuo populismo imbrattato; l'odio ti stritolerà la trachea. Quel giorno... Se un giorno, l'umiltà mi lascerà se non avrò più incertezze, o le inquietudini si placheranno, se la coscienza impallidita adombrerà i rimorsi, e l'apatia spegnerà gli orizzonti di fede... ...quel giorno si chiuderà il sipario, sarà il tramonto dei miei giorni. Con me moriranno i miei occhi e il mio futuro, ma spero rimanga traccia del mio vissuto di poesia. Simona, sorgente di poesia. Tenerezze aleggiano nei tuoi sorrisi, dondolo sull'amaca dei tuoi pensieri, i giorni albeggiano nella luce verde dei tuoi occhi profondamente limpidi. Adagio il mio presente sul guanciale di velluto dei tuoi sguardi sconfinati, tu culli coi colori della tua voce calda tutte le mie fantasie sopite o smarrite. Il disegno della tua immagine tersa è il solfeggio di una melodia sognata, mai musicata, scrivo utopiche nenie e pavide liriche, su astratti spartiti. Futuri fragili si immergono muti negli anfratti di passioni recondite, le mani, come ali di airone bianco accarezzano illusioni e disincanti. Ti siedo miracolosamente accanto in occasioni insperate e magiche, il mio poetare entra dentro di te ci unisce in brevi attimi trasparenti! Il ruggito del coniglio Tuoni annunciati da fulmini altri, son cechi e ridondanti; le tempeste, il sudore di Dio, insulsi presagi, moniti falsi. La superbia, una grandine, sul velo dell'amor proprio, ridicole piccosità convulse figlie di frustrazioni fosche. Emerge il bisbetico e fatuo, fluttua spavaldo, arrogante, striscia dentro questo turbinio per poi scomparire nel nulla. Riappare un fascio di luce sul volto di menti, a morte ferite; ampie lingue di fuoco rovente avvolgono forti malignità. Ruggisce il coniglio, finisce per belare il leone, si odono le fusa della tigre, la pecora sbrana il melenso. Ossessioni La mente fragile è una foglia vergine turbata dal suo verde, impaurita da quel refolo cha la farà precipitare in un autunno eterno. Nemmeno il ramo che l'ha germogliata potrà salvarla, misera, appassirà nel suo silenzio. Ritorno alla fede Durante l'avvento, il cielo contemplo; cammina nel tremolio del firmamento una Cometa, destinazione Betlemme, è ambasciatrice di buona novella. Anche Maria e il fedele Giuseppe sono in cammino verso l'eterno, lei porta in grembo il figlio di Dio, li accompagna l'Onnipotente. La terra Santa mesta e raccolta veste di cristalli e veli bianchi avvolta in un azzurro orizzonte, trepida attende e accoglie l'evento. Da adolescente ho smarrito la fede, ma Gesù nel suo secolare peregrinare entra in silenzio in tutte le anime e i miracoli avvengono ancora. La preghiera disegna il cammino, apro la mente alla carità del Padre, rinasco in seno al suo farsi uomo, nella speranza d'esser salvato. Una luce nascosta viveva in me; era la fiamma del cuore di Cristo prima ombre, ora forti emozioni, questo Natale consacra il ritorno nella sconfinata santa famiglia. Grazie… Don Matteo Un minuto o cento anni con le piogge o i sereni sorridendo o imprecando seduto o di corsa inseguendo un sorriso elemosinando una moina, con i facili ti amo con i " per sempre." infiniti. Con le guance ambrate sul palmo della mano, le labbra sulle labbra e i corpi amalgamati, e i domani già passati a detestare i vendifumo e i favolisti imbroglioni; intrecci di improbabili futuri dentro lo zaino della speranza… … ma ora basta, si, ora basta, ora torno da capo, ora ho trovato il coraggio di guardare Dio negli occhi ed entrare nella sua casa senza rughe nella mente; ora il dolore è neve al sole è sempre ieri, sempre oggi, già domani, nella nuova luce non sarò mai più solo; finalmente riesco vedere occhi sinceri anche al buio, e sento vivere la vita. E alzo le braccia al cielo come ad invocare la purezza che non avevo mai avuto e la mia anima si dipinge di verde e immenso azzurro.! Segni indelebili (Dedicata a Simona) Ammutolisce il teatro dopo l'ultimo applauso, riecheggiano alcune voci dalla scena ormai spenta. Gli attori si spogliano dei lori costumi di fumo, ma la festa forse continua e si cerca un'ultima luce. In quel rettangolo imbandito il calice riassume il copione, un tintinnio di fredde posate nasconde gesti affettuosi. Il matusa e la fanciulla, accanto seduti, sorridono in preda a teneri torpori, si emozionano le emozioni. Quella guancia sulla spalla, la mia guancia sulla seta di capelli biondo pallido, chimerici istanti fuggitivi. Poi l'indifferenza tua la sensazione mia, forte, il cammino prosegue come un attimo prima. Neonata terza età che innalzi barriere fra angeliche presenze e amori impossibili; spegni le illusioni, il poeta è di nuovo cenere. La pace Per il guru guerraiolo, è un freddo nemico che iberna gli eroi da inviare al macello Per i poveri diavoli è una mera utopia, una speranza persa negli abissi del dolore. La pace, un miraggio rincorso dagli umili, un cancro per l'invasore che si nutre di sangue. Il medio tempo terreno non basta al pacifista, forse, per avere la pace si deve cercar l'infinito. Confessioni Strizzo nuvole sulla tinozza di malinconici pomeriggi, lacrime grigie di solitudine puerili, rimbalzano pallide. Evito luci e cristalli di vento che trascinano fredde meteore, la vita è solo speranza muta dentro il sudore del tempo. Sorseggio pavido e debole il sangue dei nuovi giorni; l'inchiostro servo dei sommi rifugge dalla mia stilografica. Nuda, la mia realtà cammina immersa in spartiti di liriche, cruda e acerba dentro di me la melodia della parola poetica. Sono morto… … durante il telegiornale: in una sciagura elettorale, nel bilancio di una cosca, sabato notte all'ultima curva, nella pece miseria africana, precipitato da un'impalcatura. Sono morto in medio oriente, in Irak o a Guantanamo, mi ha travolto lo tsunami di un'improbabile domani. Il poeta muore, ogni volta che la vita non è poesia.! Luglio Luglio rosso torrido, la balera bugiarda, lo sguardo smarrito nel cubetto di ghiaccio del cuba libre, sul tavolo. Luglio scontroso, sciogli il ghiaccio, non il ricordo gelido di diavoli che vestono finte tuniche bianche. All'improvviso lei appare, in accorta esplorazione, fra penombre e luci soffuse dove sostano menti confuse, afflitte da passioni recondite. Il suo sorriso brillantante ravviva il mio brizzolato, poi, l'inchiostro pingitore sulla seta pergamena, a pettinare il poetare. Nido d'amore... ... al centro del mondo accarezzato dal verde, baciato dal vento. Dal moro camino pecorelle di fumo sorrisi di tegole. Spalancati occhi senza inferriate, dentro c'è vita. Il tuo respiro, aperta porta d'ingresso. Un focolare canuto dove arde il futuro, le nostre effusioni la fonte energetica, nessuna scala possiamo volare. Rondini al nido nel sottotetto cantano in coro il profumo di te. Sobria dimora, scarsa mobilia, solo al centro s'eleva il tuo trono. Maree di menti Nei giorni crudi il mare si fa terra, cammino sull'onda e lascio l'impronta di passi pesanti e grevi apatie. Il blu cobalto sulla battima sfuma virulenze e a riva trova il riposo delle mie solitudini. Poi, Dio pettina salate schiume, sgretola l'oblio, placa le dolenze; rifiorisce la vita fra maree di menti. Smarrimento L'albero del mio poetare ha rami gualciti e curvi, foglie pallide macilenti su radici d'ispirazioni. Ristagnano idee logore in falde poetiche aride, il cammino alla ricerca di poesia scava invano. La melodia delle parole echeggia in altre menti; solo, intorpidito, ozioso, annaffio allori bruciati. Pallido foglio, afflitto da frigido mutismo, una lacrima di china sfugge alla stilografica. Triste resto in attesa... Le tue fanghiglie Rantolano lungo calli romiti illusioni decrepite, logorate da rimbombi franati e sordi di eclatanti sberleffi in volto. Trituri vergini germogli tu, con stolti sconvolgimenti, obbrobriosità di pensiero falcidiano intenti sinceri. Trasformi carezze in graffi confondi vecchie ferite tue con corteggiamenti timidi crei cortecce all'egoismo. Quello sguardo bugiardo, trae in inganno l'ingenuo, il prostrarsi alle paranoie rende stupido il desiderio. Lasciarti nelle tue fanghiglie, è, il minimo verso la salvezza, lontano dal tuo vivere opaco di visionaria delirante e sola. Vecchio grammofono Vecchio grammofono, regalavi alle coppie, un soffio sgualcito di stridule note. Si sprecavano, nella penombra, inani promesse d'amore eterno. Braccia cinte agli incantesimi, un brivido lieve pareva infinito. Dell'età in bocciolo, rimane a ricordo il fruscio del vinile. E ti bacio piano piccola mia, ballando al buio nel tempo trascorso. Ricordi di infanzia Ritorno al tempo dei tricicli di legno, quando selvaggio e gaio spettinavo margherite, sbucciavo sterminati sorrisi nelle carezze di mia madre. Scanzonato, davo baciotti a un'armonica stonata, note incredule volavano verso tramonti assetati, confuse con arpeggi di vecchi campanili. I cuccioli domestici saltellavano gioiosi sui miei futuri amori; nelle minuscole praterie germogliava la speranza di un'anima appena nata. Domenica mattina Domenica mattina, dal balcone guardo la gente di fede, che con espressione gioviale cammina, verso la Santa casa. Un pastore vestito di stuoia, parlerà loro di una speranza, onnipotente e cristiana, lontana dalla mia mente. Remoto mistero la fede, il mio pensiero, ora percorso da una creatura bellissima; verdi stelle i suoi occhi. Senza astratte promesse, solfeggia con pargola voce canti di carezzevoli amori, all'imbrunire illumina aurore. Lontano da incaute preghiere intingo il mio esistere azzurro nella sua estrema purezza di vergine terrena bellezza. Simy ricama (dedicata alla poetessa Simonetta Bumbi) Simy cammina con scarpette di raso sul blue verde rame e sul velluto fucsia del suo poetare. Simy ricama idee coi pennelli, dalle piccole lacrime cadono colori e rugiade sulle menti in lettura. Simy danza sui versi, il ritmo la metrica stelle filanti di liriche, la sua penna non scrive sussurra le immagini. Simy ha gocce di specchi per dissetare l'amore che canta in poesia e noi menestrelli amiamo rapiti i merletti. La clessidra (caduca sabbia) Vibrato respiro di sabbia in congiunti calici smessi, breve viaggio del tempo lungo l'anima di una cruna. Forfora di rocce sfinite poi esili granuli, ora prigionieri a scandire futuri nei precipizi della loro caducità. Un vuoto di vita in cristalli coesi nell'entità minuscola di uno spazio breve, dove la sabbia corre verso orizzonti ciechi. Semi cerchio di sfere la clessidra rovescia, una speranza turchese plana nella luce muta di un'eternità effimera. Davanti allo specchio Esplode il forte disincanto lo specchio appannato opaco mostra bieche immagini, espressioni di malinconia in seno al solstizio uggioso. Il mio orgoglio stropicciato esce malconcio dai riflessi di quel cristallo beffardo, il giocattolo si sbriciola dentro la fredda fragilità della tue esternazioni. Hai spalancato e sprangato le tue stanze d'amore fino al mero sconforto delle mie stupide illusioni - un vorrei ... non vorrei - che si sgretola nell'attesa. Crollano i templi del cuore e nello specchio profano si delinea un altare di cartone dove si celebra con mestizia l'oblio di un desiderio inane. Vergini aurore Sguardi su briciole di parole mi racconto alle tue pupille, adagiandoti nei miei desideri domani ruberò futuri non miei, lungo altri destini clandestini ove donarti nuove panacee. Piccoli balzi sul mio respiro danzano nel tuo sospirare, parabole di morbide labbra recitano favole propositive. Incanti silenziosi planano su occasi in estasi di sogno; accogliamo ansimanti infinite vergini aurore. Vola Welby ... vola (nella notte di Natale) Abbandonato il martoriato corpo vola anima libera, via dal tormento, lontano dal torturatore scientifico. Il Vangelo non predica tecnologie, Adamo non aveva respiratori, il tuo andare avanti in cielo Dio lo aveva già disegnato. Sali nel regno dell'unico giudice nella notte della venuta Cristo, egli, celebrerà il sacro rito per te perdonando un debole servo che sembra, non seguirne le orme. La bellezza La bellezza è un abito di raso ricamato a mano, una preghiera mistica abbarbicata ad un rosario. La bellezza si specchia nei sorrisi del pensiero nel plenilunio delle selve, è il seme dell'amore nel ventre gravido del futuro incerto. Persevera il dolore nei grigiori sterili, il fascino di un'alba ricolora la speranza. Negli occhi di una madre si può rivedere Cristo, il paradiso è senza mura... la bellezza della fede beatifica l'esistenza. Sei bellissima Se il cielo osa guardarti, i suoi colori sbiadiscono dentro il pianto di un cirro. Se la luna desidera tremula illuminare i tuoi sogni, si affida alla cometa. un sole da nubi accecato ruba luce ai tuoi occhi per risplendere ancora. Amori smarriti in oblii cercano l'orsa maggiore nella tua immagine angelica. Perché tu... sei bellissima! L'astratto L'astratto ha dimora nella veste cinerea di focolari sfiniti. Il respiro del tempo denuda il braciere; a volte riscalda o brucia la mente: "riaffiora l'angoscia" Dubbi e ... dubbi Abbraccio la battigia, immerso nell'aurora un mare in pigiama assopito sotto l'onda, ancora fulvo dopo l'amplesso con la luna lascia intravedere sparsi specchi salati. Rallento il passo ai primi bagliori vergini raggi cristallizzano l'acqua immagini astratte proiettate crude focalizzano nell'obbiettivo d'avorio. Le vele contro vento, cantano il vento contro le vele paffute, al largo graffiata la tavola blue l'acqua coagula, ma il dubbio resta. L'esplosione delle visioni continua, volo di gabbiano ridisegna ricordi dove ho lasciato qualcosa di me: solchi profondi in cuore di donna. Solfeggia l'onda, mi inonda l'udito, pigmentate alghe su grandi segreti, tremanti labbra di fatuo contegno qualche rimorso tende a sfuggire. L'incertezza: una foglia che danza illusioni grembo materno di delusioni, l'amore e il dolore non si fanno vedere appassionati o crudeli si fanno sentire. S'arrampica ai cirri il leone di fuoco intrepido il mare bacia il nuovo giorno, il proiettore dei sogni ora si spegne ripiombo di nuovo in un mare di dubbi... Grigie memorie Al capezzale del tempo lo sfumare del presente riesuma il tempo andato. Memorie di vita redivive fra cicatrici senescenti tutto è immoto, remoto. Torpore evanescenza, s'accorcia il domani vile risorge il passato imbracciando il fardello d'un futile bagaglio, di sue memorie grigie. I trascorsi negativi spudorati combattivi coalizzati col dolore deturpano l'amore. Alita il fiato grosso della speranza vana; ostinata mi rincorri per le vie desertiche di un utopico futuro. Nudo Se fossi una goccia del tuo sangue farei di tutto per evitare il mestruo, fuggirei dalle ferite lievi sul velluto; mai e poi mai vorrei uscire nudo da quella mia estasiante esistenza nel vascolarizzato flusso dorato che negli anfratti intimi della fonte dentro il tuo amarmi intenso, giunge. Gocciole (torno a casa) Il via vai dei piccoli gorgheggi, il tempo passeggia placido sul viale del neo disincanto. Anche le scorrerie siedono sull'arenile della ragione, risorgo, rivivo, riscopro i diamanti delle tue gocciole dentro infinite particelle di una ritrovata saggezza. Sradico scelleratezze mi invento nuove brezze nella dolce fusione ludica del nostro essere bambini. Sei libera... per me! Sei libera come un'aquila, in un tuo volo maestoso mi hai rapito il cuore. Artigli, come sguardi intensi, ficcanti, pieni di vita, penetrati nel lembo delle mie passioni Libera come un gabbiano, è nel candore delle piume la purezza della tua anima. Un giorno, come d'incanto, sei planata morbidamente sull'azzurro dei miei desideri. Gitana come una rondine, anche se migri col corpo resta quel nido nel pensiero e voli, voli disinvolta: io so a chi regali il tuo cinguettio. Come te, non sopporto le gabbie, resto estasiato ad ammirare il volo di qualsiasi uccello; mai e poi mai ti tarperei le virtuose ali, ti guardo disincantato e solo, allontanati, libera di amare. Il vero e il falso Falso e impostore, dall'alto scranno sniffi nera polvere da sparo vomiti false democrazie. Narici colano sangue sulla bocca da fuoco infestata di bossoli. Lager: tuo unico giardino con brandelli di vite arse. Smorfia di ghigno assassino dell'intero pianeta ti senti indomito e falso dominatore. Vero !! Orrore sotto lo scalpo, putrida grigia materia figlia del tuo sangue che scorre nelle serpi dell'ammasso pestifero dentro la tetra carcassa. Semini odio in ogni anfratto galantuomo di Satana... L'Umanità risorge solo dopo il tuo vero trapasso. Legami d'Amore (- amore - non sarà mai una parola logora) Le nostre parole respirano sussurrano i nostri sospiri, forti emozioni che pulsano le braci laviche di passioni. Corolle labiate, quei sorrisi, il cuore: un solfeggio d'arpa, spartito specchiato la mente apertura d'ali il mio pensarti. Un planar di gabbiani le mani vela al vento labbra su labbra, solfeggiare in chiave di walzer, il gemito solitario di un violino ricama i petali di nuovi fremiti, legami d'amore vivace cornice. Timori Il rantolare di un sole ad oggi ancora malato, vocifera nei pressi di un alveolo di paure accovacciate grigie in un anfratto lieve di una mente gracile. La vita disegna il viso di altrui ferite, e i toni risentiti annunciano futuri di abbandono. A volte temo, d'essere respinto assieme al mio pensare. Però Ti Amo anche nei giorni di silenzio... Silvano Silvano: un crepuscolo specchiato sulle labbra di ignare verdi conifere, camminamenti fra i rovi e sterpaglie del sottobosco tracciano la tua immagine a somiglianza silvestre. Silvano: volto campestre, aghi di gioia quelle spade appuntite di luce solare che ti pungono le vene, la tua possanza di fusti respira la brezza rosa e trae sostento di vita. Silvano: ami la foresta tua madre, stessa madre di alberi secolari, che, con le loro lacrime verdi gagliardi poggian sull'erto a braccia tese, verso cirri sornioni, e azzurri silvani. Penne mozze Chi si prenderà i cuori delle giovani penne mozze che hanno lasciato i corpi su fronti insulsi e fantasma. Forse le loro anime ascese verranno risarcite da pochi barili di becero nero petrolio alla fine delle crude invasioni. (la fine è incolore... ...nessuno la vede) Per fortuna che la pace non è assassina, perché altrimenti si berrebbe il sangue dei mandanti. Dall'aurora al tramonto Il ticchettio del tempo lento sorriso di bimbo, luce di vita, in braccio alle ore, vivere mite nell'ombelico del giorno. Pomeriggio furtivo che ruba pensiero e parola, scialando incenerite scintille d'esistenza, la TV brucia l'ultima illusione. Tramonto sipario: cala la notte, l'inconscio sprofonda nel sogno, il sonno cammina sul precipizio di prematuri mancati risvegli. Alba pittrice intingi i pennelli nei bagliori del giorno vergine, dipingi coraggio e saggezza sulla tela della speranza... oggi! Io proprio non so... Osservo cupo il boccale, la rabbia la malinconia prepotente, arrogante, mi prende per mano, impaurito mi assale una sensazione di panico. Corpo tremulo avvolge l'anima, che zingara inquieta scivola via; idea ribelle in preda all'ardore non accetta l'imbrunire del cuore. Ceppi d'umore sgretolati cinerei, attendono inquieti sembianze di fata; vergini bagliori di vita, embrioni di futuro, oasi di buoni momenti. Una persona che mi scavi dentro, magari con labbra mielose, rosee; una tenerezza ombelico di brezza, sulle polveri dei miei sentimenti. Smarrita foresta di sensazioni, davvero non so: io non so più; sola la rugiada di occhi sinceri può riportami sul sentiero del sole. Donna che sgualcisci l'inchiostro dei miei deliri, leggendomi pensa: il sorriso del tuo pensiero, riesce a celebrare dei miei sogni la pasqua. Aurore Coralline Gracili aurore coralline risorgono rosa, sonnolenti, sulle culle di cirri inquieti. Profili d'esistenze ombra vivono dentro le tue libertà, senti il mio spirito umile camminarti a fianco nei momenti morbidi del pensarmi intenso. L'alito del cielo inebria le tue fragilità perlate, le tue braccia cingono le mie sensazioni virili, mi abbracci tremula col desiderio di vivermi in tutta la mia passione verso il tuo splendore. Insetti vampiro (untori assassini) L'insetto repellente, cammina insicuro sul bordo del boccale. Non innocua bevanda scivola verso il fondo, ma vergine plasma di vite sradicate,tronche. In questo inerme residuo affogano tutti gli orgasmi delle speranze di pace. Altri insetti vampiro, verranno per dissetare l'ingordigia del potere. Questi untori assassini si professano esportatori di grandi democrazie! L'orrore e il terrore non hanno bandiera... e il sangue è petrolio! Lacrime di pioggia Mille gocce, vestono la pioggia che caduca si esprime in lacrime, perle rapite al ventre materno di nubi imbronciate e gitane. Abbandonate nude e tremule ai capricci di venti nomadi, planano nei precipizi grigi di arcobaleni sfuocati. Nel tonfo sulle voragini di aride terre assetate trovano la loro fine. La pioggia muore, ingenua, nell'aneurisma del suo risorgere, quando lieve e incredula, torna nel ventre sterile di un cirro. Blues e poesia Prendi la mia anima fragile posala sul rigo del tuo solfeggio accompagnala oltre i cirri del tuo cielo amaranto. Il mio poetare umile, sorriderà alla luce del tuo sguardo profondo, e nella mia mente danzeranno le carezzevoli note del tuo blues! -A Irene... magnifica cantante di Blues e mia cara amica!- Biglietto di sola andata Divinità in marsina e plantare, sei statuario, nelle discariche polverose di macerie imperiali. Diffondi un ciarlatano ciarlare sferzando la baionetta mediatica, corazza delle tue debolezze. Mutilati da urne implacabili, stolidi servi si affannano alla ricerca di brogli fantasma. Da fetori inani, deluso, riesumi soltanto un biglietto di andata, obliterato da editto capestro. Misero, riesplori tutti i misfatti, scorgi l'immagine del vilipendio inferto alla stuprata democrazia. Zingaro cuore Zingaro cuore t'involi ostinato, incontenibile. Conosco la rotta, la meta, vai a planare infuocato dentro al tuo fervore. Implodi nelle tempeste di tuoi futuri remoti, tormente di vento ti spingono in vortici di eruzioni vulcaniche. Sfuocata l'incandescenza gronda una grandine di gelida lava pietrificata sulle sanguinanti ferite. Con ali tarpate ritorni dolente nei tuoi anfratti, trepido attendi il coagulo del tuo orgoglio scalfito. Non sempre verrai respinto, questo ti spinge caparbio a nuovi avventurosi decolli. Labirinto... Immagini di vita, in anelli di fumo nel volo di libellule su ali di coriandoli in lacrime di sogni. Labbra di poesia, grande sipario crespo sul proscenio del sorriso fra le braccia della scena, vibra, l'arte della parola! Ventre d'egoismo pavido sopra vanità emergenti, avida, corre la bramosia su percorsi accidentati di futuri nati sgualciti. L'uscita già alle spalle, temo d'essere entrato nel cunicolo contorto delle incertezze rauche di un labirinto infinito! Haiku delle democrazie occidentali Auschwitz come orrore Guantanamo obbrobriosità A luci spente (la mia prima da attore) Dopo l'inchino, sfuma la scena, mesto il teatro a luci spente, le colonne perdono il loro granito, quinte prima impettite, ora retratte. Il drappo rosso gigante incrocia le braccia silente, rattristato si abbandona in braccio al proscenio. In ottocenteschi palchetti ora ciechi e solinghi, riecheggia armonioso degli applausi lo scroscio. La platea stringe le mano al velluto delle poltrone, lungo la scalinata a lume di torcia, s'attarda la maschera. Gli attori usciti già dal copione melanconici lasciano i camerini, si appisola il palcoscenico: attende una nuova ribalta... Dedicata a Piera Codazzi Remote radici Luglio afoso: sonnecchio dentro la balera bugiarda, i miei occhi smarriti nel cubetto di ghiaccio del cuba libre, sul tavolo. Corrugata e pallida fronte, argento spento oltre la tempia ceppaia di remote radici... ... quella sera ti appare. Sensibilità delicata invii in cauta esplorazione, fra penombre e luci soffuse dove sostano menti confuse, afflitte da passioni recondite. Intravedi speranze sgualcite in volti di striminziti futuri che nel fumo boccheggiano. Una tua mano docile e tesa chiede per un ballo orfano: - accetto con fare scondito - Luglio scontroso bollente, squagli il cubetto di ghiaccio, non il mio gelido approccio col nuovo futuro percorso. ------------------------ Brillantante il tuo sorriso ravviva il mio brizzolato, il ghiaccio, prima sangue poi inchiostro pingitore sulla seta pergamena, a pettinare il poetare della tua intera vita nelle mie ispirazioni. Cantarti è il mio vivere, nei miei piccoli olimpi contemplo azzurrato il sovrano tuo amore. Vulcani Immaginazione fluente dentro impronte di vita, il postare in un presente fatto di tutto e di niente. Pulsa forte il poetare, con astratti pennelli dipinge il mio respiro nel faticare meningeo. La mente partorisce cantici, liriche di lava da vulcani passionali s'inalberano eccelse. Sono i miei giorni vestiti dalle colate di parole inventate. Mestruazioni lunari scandiscono i tempi nomadi della poesia. Calendari sfumati nel fumo vulcanico di una vita trascorsa. Rosso fiume di liriche quel dopo che resta dell'arte sia una festa. Silenziosa esplosione di vitali, emozionali, illusorie espressioni. Volevo incontrarti Volevo incontrarti... in frutti in fiore o mele verdi, in aurore vestite coi nostri sorrisi, nelle ali di farfalle dal volo lento, nel chiacchierio canterino di grilli, nelle lacrime accese delle lucciole. Ti avrei corteggiata ... con le cinque braccia delle stelle poetando la sera con le lampare avvolgendoti nell'azzurro lunare, con la vela del vento: tua chioma e fiocchi di rugiada: tuo specchio. Per amarti... col solfeggio di vecchie cicale con le liriche di bizzarri poeti dentro il vibrare di corde vocali accanto ad arpeggi di nobili archi negli amplessi di eterne passioni sopra al lungo cammino del sole Ora ... come arpa solfeggi gaia leggera grappoli di note il tuo sillabare, ti respiro a labbra socchiuse ti venero come la dea delle muse, esistenza, ti canta e impazzisce ... ora viviamo di noi! La baita (fuori dal mondo) Rumoreggia la carraia che sempre mi distoglie, la TV chiacchiericcia adombra l'ispirazione; l'ultra decibel infetta l'amore per la poesia e i suoi sapori caldi. Il silenzio io l'ho amato solo alla sua sorgente, a pochi passi dal cielo, dove si lascia cullare dalla mandre dal mantello candido, a volte perenne. Sogno una baita per rifugio, dove potrei dimorare in paradisiaca solitudine, avvolto dal calore lauto di un nerboruto ceppo vivo d'ardente fiamma. Il poetare, unico scintillio oltre il crepitio del fuoco, l'anima aggomitolata sopra una sedia di vimini incallite. Fuori dal mondo la poesia innalza i suoi grandi templi, io minuscolo servo dei versi nell'estasi possente, semino chicchi della mia fantasia nei meandri dell'ispirazione. Nell' eremitaggio invocherei una germogliazione lirica! L'etichetta: "Natale" (consumismo) Cattedrali del consumismo: contornate da strascichi bituminosi, con tinteggiati spazi riquadri antirissa, dove confluiscono tutti i cavalli rullanti a petrolio. Squallidi templi moderni ornati da luci ingannevoli, da scritte imbroglia fessi e petulanti tapis rouland, che inghiottono gabbiette dove i consumo-dipendenti conficcano i loro sudori per regalarli ai sanguisuga, smarrendosi nel labirinto di sirene abbindolanti. Ad incetta consumata la cassiera incravattata sorridendo fa un prelievo dalle già rinsecchite vene. Nell'androne, sfarzose vetrine sputano sui pochi spiccioli, che malinconici tintinnano nelle bucherellate tasche. Mentre lucifero degusta tutto il sangue succhiato, mette l'etichetta - Natale - sulle lacrime di Cristo, che appena nato, vedrà una razza umana persa; che nemmeno la sua croce potrà più salvare dall'abisso. Il cirro e la tavola blu Graffiato dalla tramontana infreddolito, li sulla battigia, osservo caduche brice di cirro. Un lagrimare brinato svolazza, muto plana sull'onda dolce per poi sfumare, respirato dalla gigantesca tavola blu. Non imbianca mai il mare, i candidi fiocchi azzurrandosi scompaiono nelle sue viscere. Timido candore che rigeneri il verde e l'assetata terra, non puoi dipingere il mare col tuo incantato silenzio. Illuso cirro, arrenditi mesto, davanti all'immensa potenza della sconfinata tavola blu. Crape pelate Non avrò il perdono di Dio! troppo ho peccato e ripudiato la fede; però non temo Lucifero... forse un po' gli somiglio. Ma se agl'inferi rincontrerò nani e ciccioni con crape calve nasi rampino sputacchianti labbra allora sarà veramente l'inferno. Lacrima di bimbo africano (le brice sprecate) Dopo il frugale sostento serale robotico gesto a rigovernare, sdrucciola la mano strofina sul ruvido lembo imbandito, trascina residui minuscoli aggrappati a falangi, alla mente; una bricia:-lacrima di bimbo africano- in preda allo stento. Si beve il rospo alla gola il soffio di bacco rimasto nel calice dell'avarizia, la pallida guancia rugata s'inumidisce d'amara rugiada, ... solo e colpevole piango! L'imperatore codardo L'imperatore codardo insensibile al sangue di pura umana natura diventa un fantasma. Invia in quella terra bruciata dal sacrilegio un buffone di corte, per provare a salvare una dignità scomparsa o forse mai esistita. Lasciando imperterrito un popolo insanguinato, in bocca ad un terrore perpetrato da vecchie e nuove bianche lupare. Onestà assassinata Reazionari postumi, come integralisti di neoregimi, dispotici in marsina con colletto bianco al posto del manganello, rimpianto da ognun di loro. E quella bretella elastica con molleggiata fatuità sta a sostegno forzato di aerofagie stagnanti; quel petto pancia in fuori è simbolo o bandiera di nostalgici blasfemi. E quella pista (crapa) lucida a proteggere la materia che elabora imperterrita gl'ignobili e stabili pensieri che dipingono l'assassinio di qualsiasi dignità o valore. L'onestà, da lor signori decapitata! Problemi insoluti, gridano all'enorme torta ingollata da poche avide bocche, e il popolino sbadiglia all'ombra di briciole scivolate giù, schizzate dal retto-colon del regno. Intanto nei loghi alti si brinda ferocemente all'ultima vigliaccata inflitta all'inerme nemico... "tutte le genti perbene", ma la plebe continuerà a tacere? L'urna resta l'unica speme, di liberazione! Tristi le orme (speranza) Tristi le orme che il tuo cammino, inermi, lascia alle tue spalle, divorate dal suolo implacabile non avranno futuro alcuno. La tua ombra fedele e sorniona tenuta per mano dalla tua luce le guarda svanire nel tuo passato. Altre orme verranno dipinte dai tuoi passi di regina di cuori, avranno sempre la stessa sorte. La mia anima, non è orma ne ombra e il tuo cuore le regala altra sorte... ... mai svanirà alle tue spalle! Diniego (... o fuga) E’ caduta anche l’ultima luna che schiariva la mia bruma, è zompata nella pozzanghera degl’ultimi avanzi di lacrime; ora sarà un tonfo nel pianto strozzato del non ritorno e la mia solitudine, lo so, di me farà un sol boccone. Avevo colorato il vento che culla i tuoi pensieri alla disperata ricerca d’una tua carezza dolce, assaporo triste, l’amaro del tuo ostinato diniego. Pazzi crociati (Ramadi 12 08 05) Ecco gli eroi del petrolio con le loro viscide facce abbronzate, impomatate. Da metalliche pompe laide di guerra e odio, erogando, trasuda sangue di civili vecchi e bambini, morte cammina fra inermi. Quei grugni di bronzo da dentro gli schermi a noi ridono in faccia, spudorati negano tutto. E le tute mimetiche empiono i bossoli d'un olio rosso - sangue - una brutale carneficina solo per uno insulso rincular di folli pistoni. Il pianto non può avere d'oro nero le lacrime, quella melma putrida soffocherà il ghigno dei pazzi crociati. ... PACE ... PACE ... ... PACE ... Voce d'inchiostro L'Amore non corrisposto è fitta sterpaglia di rovi, un'esplosione di tenebre dove la luna va a morire. Sangue amaro pulsato, un dolore dalla risacca di dimensioni uraganose. Su braci mente cammina, suicida, una labile psiche. Cecità alla speranza di futuri crepuscoli, sbiadisce il singulto, oltre l'eco solingo una voce d'inchiostro ... amara si spenge! Voglio morire..... Voglio morire perché sono un perdente sono un perdente perché sono onesto sono onesto per educazione ed estrazione estrazione contadina e non truffaldina, truffaldino è il furbetto del quartierino. Voglio morire perché sono senza falso in bilancio non mi sbilancio a fare un bilancio dell’onestà un’onestà nemica dei falsi in bilancio, cio è povertà povertà figlia dei fessi che per mangiare lavorano lavorano anche per i fenomeni del transatlantico. Voglio morire perché sono fuori dalle coalizioni coalizioni fatte quasi sempre da giocherelloni giocherelloni o vitelloni che hanno per biada il sudore dei minchioni che pagano ancora le tasse e non c’è mai un euro per finanziare la finanziaria Voglio morire perché dopo una vita di duro lavoro nessuno vuole chiamarmi eccellenza o onorevole niente onorevole ma colpevole d’aver rispettato le leggi le regole il prossimo e persino il padrone che non è onorevole, ma sfruttatore e sanguisuga. Voglio morire perché sono considerato un parassita dai parassiti onorevoli, che non hanno mai lavorato ma sempre solo parlato sbraitato promettendo fumo fumo negli occhi e nel cistifelleo incazzometro del fessacchione che crede ancora nella democrazia. Voglio morire perché non capisco i furbi prelati che ci hanno fregati inneggiando alla sana famiglia quella famiglia che tutti loro, mai hanno formata, i San Tommaso del ventunesimo secolo predicano ai babbei il fai quel che dico e non quel che faccio. Voglio morire perché non ho conflitto d’interessi anzi non ho neppure gli interessi, avrei la salute ma con la finanza creativa mi sono indebitato se mi ammalo m’attacco al tram e boccheggiando penso, non posso guarire con la ventilazione forzata della stangata Voglio morire perché non ho la riforma (truffa) elettorale che mandi il politico finalmente in miniera a lavorare in modo che quando viene la sera ench’egli voglia morire morire per l’amputazione della poltrona da paraculato Lucifero accogli il transatlantico che arriva sul cingolato... ... reduce afghano o irakeno!!! Messi biondeggianti Fecondato suolo da minuscolo seme parto verdegaio di nascituri steli, infante natura, sostento di vita, fogliame sottile come esili braccia, vostre cibarie: rugiade e raggi dorati. Cariosside come placenta di chicco, il tuo fusto è attratto da ciel’azzurro. Il leone di fuoco t’imbionda, o frutto di florida e munifica terra matrìa. Gli umani sudori raccolgono, ligi e fedeli agli onnipotenti poteri, che pane olio e vino ad essi donò in cambio soltanto di gesta d’amore! Volgarità Seduto sullo stomaco del futuro defeco sugli gnomi dai tacchi interni vomito su bastardi guerrafondai sputo in faccia a tutte le guerre a chi le dichiara e attendo ritorsioni per queste mie blasfeme affermazioni ... regimi mai morti o reincarnati sopprimono le grida della verità. Incerto cammino I piedi sanno dove mettere i piedi se sono lasciati liberamente nudi, impervi terreni e infette siringhe costringono l’uomo alle vestigia. Claustrofobi bendati asfissiati riluttano la sera al suo denudare tutto l’angosciante mero fetore, rifilando il lezzo alle umane narici. Di piedi... incerto cammino d’irto domani del pensiero trattiene il lembo, lo scheletro di questo futuro renda credibile l’inverosimile. Inseguire l’incipit (dedicato a Tiziana) Ogni istante vano, trascorso in ombra della propria ombra, lontano da carta e penna, tutte le parole non scritte che fuggitive sciamano sono versi lasciati morire nell’ovocita crepuscolare. Il poeta è solo una cicala se smarrisce l’ispirazione in un silenzio straccione, anche solo una terzina oppure un umile distico magari un unico verso... ma il poeta deve poetare, per imparare a donare per spogliare il dolore per vestire l’amore... mettere a nudo se stesso, e gridare alla nera apatia il bisogno di fare Poesia Vecchie catene (in silenzio soffro) Lacrima che sgorga da solingo desiderio, fiammella tremula di miseranda candela esposta ad un alito. Il tutto fragilissimo! Proprio come l’audacia di dichiarare un amore... visto abortire sul muro del perbenismo stoico. Forse un battito d’ali ci potrebbe bastare, ma con una sola ala non ci si alza in volo! Viva e umile speranza tronca, striscia a terra, in attesa dell’altra ala. Inanellato al peso di vecchie catene, in silenzio... soffro! Il giorno del dottorato (alloro in famiglia) Il sapere e la cultura acquisizioni paragonabili a un bene della natura. Lo studio come l’acqua, da fresca sorgente pura all’oceano azzurro acqua. Gaia fonte eterna è la scuola materna. Un torrente di vallata è la scuola obbligata. Ampliamento fluviale il quinquennio liceale. Un grande fiume alla foce alla maturità vien data voce. Poi l’oceano dell’ateneo lettere miti e Pegaseo. Sulla zattera dell’intelligenza, Miki, ora navighi nella sapienza. Perdonaci il misero poetare noi ti vogliamo solo elogiare. In famiglia grande onore hai portato con fervore. Tieni alto il nostro casato col tuo nobile dottorato. L’attestato, la toga e l’alloro auspici per un futuro tutto d’oro Diego Armando Maradona (storia di un numero 10) Il calcio e la strada: meandri di misertà, abbozzo di pedatori. I figli della povertà, prendono a calci la vita; mentre tu Diego Armando fin dalla tua adolescenza colpisci come di fioretto palle di arrotolati stracci. Poi mercenario ti scopre, offre un lunario dorato con fumi di polveri bianche e balocchi rossi fiammanti. Non più sfere di stracci strette con miseri lacci, ma morbide toppe cucite da schiavizzati infanti, tuoi gemelli d’infanzia. Azzurri i colori indossati tantissime le reti percosse, danza classica i dribbling. Poi il serpente piumato ti ha avvelenato le vene, offuscato la debole mente. Finite le funambole corse oltrepassi il bordo campo archiviando coppe e trofei. Lontano dai manti verdi, -pieno di soldi- resti solo con la tua inquietudine madre delle tue radici. Con occhio di pianto ti aggrappi a una vita che mai, è stata tua! Grazie comunque d’esistere Diego Armando carissimo, l’ammirazione che serbo per un mito del calcio potrebbe ancora far Goal! A Gio Serico cirro veleggi fra azzurri argentati tra verdi di muschio. Il leone di fuoco ti bacia caparbio, profilo pieno seleno un arco d’iride e luci. Tu invogli le aurore e consoli i tramonti. Il poeta ti guarda ti dipinge ti canta, sorridi... Pioggerellina Venticello arlecchino danzi madreperlaceo, pioggerella svolazzante tua dama iridescente. Libellulatiche coreografie s’intravedono nelle cime di superstiti raggi solari, che esclusi dalla danza planano fra le braccia di erbacei multiformi. A balletto concluso riesplode il tepore ...fresca rugiada natura disseta... - torna il sereno - Stupido struzzo (Rammarico!) La sabbia bollente, dello stupido struzzo, avida, ingoia la testa. In un mondo morto e sepolto dall'ego, soltanto io, beota, ho tanto pensato che oltre i cirri ci fosse il sereno. Ventunesimo secolo orfano della purezza, voler regalare amicizia è voler volare senz'ali. Gazza ladra che rubi il luccichio del pensiero di uno stolido gracile, lasciando dietro te aridità e amarezza. Tacitato l'approccio, preconcetto pavido il gitano cammino in un cuore sincero. C'è un alveolo sculto nell'anfratto del mio dolore, dove annidare il rammarico, per evitare il disincanto! Floricidio Di certo la rosa non ama chi sfiorando il petalo non s’accorge d’aver inferto un livido greve sul velluto. Se poi il gambo trancia commette un floricidio, e quella goccia caduca - lagrima premonitrice - che fuoriesce dalla ferita, declama un declino amaro... a capo chino la rosa morirà! Eternamente luce Quando materia stanca abdicherà, certo so, diverrò ancor cenere. Alle multiformi fiamme deluse che si berranno le mie carni spente, rimarrà l’arsura incolmabile del gorgheggiare lieve mio pensare e dell’anima che si fa gabbiano in volo, verso momenti d’altre menti. Spegnendomi io avrò una speranza ... rimanere eternamente luce. A volte A volte appendo slavati stracci frantumati frammenti d’anima. Rimpianti come appendiabiti trattengono brandelli d’intuiti. Reminiscenze d’occasioni perdute feriti pensieri appesi e sospesi al filo sottile del male del vivere. La mente si trascina a ritroso inutilmente disperatamente tenta un seppur parziale recupero. In questi giorni d’Aprile (nuovi amori) In questi giorni d’aprile, abbraccerò il cielo bambino perché stringerò te... bambina. Nell’embrione dell’estate, bacerò la vergine pioggia perché sfiorerò la tua rugiada. Ruzzoloni infantili sulla via lattea o capriole lungo le capezzagne, avvinghiato al tuo tenero corpo. Nuoterò nel tuo oceano d’amore cancellando il passato sprecato, sarà vela al vento il mio cuore! Mai sarò poeta. L’arte per l’arte, ma non sono artista. Nella selva dell’ignoranza uccel di bosco o gazza ladra, svolazzo fra i rami del sapere attratto dal luccichio della poesia. Ai sognatori come me regalo fantasticherie, non promesse inani. Illudo qualche romantico innamorato dell’amore, senza plagiar gli stolidi. Scribacchio finte liriche, per provare a silenziare lo sputacchiar dei Media. Canto tutti i profumi del mio piccolo universo, per alleggerir le fronde dall’afrore dello strapotere. Fecondo le fantasie col seme di speranze lievi, per tentar di contrastare il millantar dell’odio. ----------------------------- Sono solo un clochard della letteratura post moderna, affetto da persistente ritrosia per falsi eruditi e politicanti eretici. Non sarò mai letterato, nemmanco, un pencolante galoppino. Mai sarò poeta, men che meno un giullare imbrigliato e leccapiedi. Sarò sempre solo io... cio è nessuno! Senza scorta ne gorilla, senza nemico alcuno, con le mie scartoffie magiche, scalfite con l’inchiostro. Disincanto Muta la speranza cieca l’illusione mentre urla la passione, la tua indifferenza spegne la mia voce, disilluso resto in ascolto del silente tuo presente, implorando un futuro già remoto. Beatrice (beatitudine) Ondeggiamento ritmico, stormir di forti ali, sgarze e marangoni si tuffano, in un fiordaliso cielo; fremito di un’utopia poetica che dipinge nella mia mente un fitto battito di mani, falangi ammantate di serico velluto, o l’arpeggiar d’un coro d’angeli, parvenza che preconizza... Beatrice. Focolari (abbandono) Singulto sommesso di tanti ricordi mite solleva l’eco di dolci momenti, s’ode fra mura di dimenticate città quivi sospinto da un vento caparbio. Smarriti in biechi vicoli ciechi reciproci manicaretti d’amore. I nostri pathos romantici, arsi in fuligginosi pianti e rimpianti, fioche fiammelle di umidi ceppi in focolari di casolari imbruniti da stenti e inceneriti fumacchi. Dal fumaiolo del nostro trascorso mai più s’alzeranno, bianche fumate. Transumanza Il fragile bianco mantello ha iniziato lento e pigro la sua transumanza. La primavera smeraldo suo secolare pastore disegnerà il percorso. Cammineranno uniti, prima sui colli ondulati poi sulle vette imponenti, attraversando conifere e irti sentieri rocciosi. L'estate leone, ibernerà la neve in un ghiacciaio. -------------------------- Immancabilmente faranno ritorno, autunno e inverno, risveglieranno la neve dal suo letargo incantato, riaccompagnandola lieve sugl'ingialliti mesti colli e sulle disilluse pianure. Ancora sarà transumanza... Nel mio "dopo" Passaggio a miglior vita, scissione fra anima e corpo volo eterno e cremazione. Nel mio "dopo" il mio "io" sarà di certo rinnegato. L'anima non farà ritorno in luoghi remoti e tristi, dove vide la mia mente vile e gracile contorcersi; dove sopportò paziente una coscienza, demente. Inoltre non troverebbe una probità mai esistita, troverebbe un uomo afflitto da infantilismo e da egoismo perenne. Mia anima sii magnanima ti prego accompagnami, fino a quando gl'inferi il mio corpo ruberanno. Il mio sguardo Osservo il mio sguardo rientrare da un suo solito peregrinare, sospinto dall'inquietudine all'estremo lembo dell'infinito. Mesto ritorno da una battuta di caccia all'immaginario. Alata, la mente, ha tentato di volare al suo fianco; mentre il cuore impazzito s'è rifugiato in un alito lieve; infimo, il pensiero s'è vilmente mimetizzato nella sua codardia. Oh! mio sguardo solo e stanco ti adagi leggero sul cristallino cercando un'alcova segreta dove poter riposare. Primavera in arrivo (auspicio) Lungo incolta campagna cammino per calli solitari, calpesto chiazze sparse di muschio barbuto, evidente anche se incerta l'attesa del rifiorire di pratoline ridenti. Già il bucaneve il gelo derise, invitando i cespi ad ergersi lieti, per preparare il travaglio alle nasciture Composite dalle ali bianche a raggiera dal viso giallognolo con un'aureola fucsia; gemme apicali che intessono la nuova primavera in arrivo. Comunità (dedicata a Don Mario che cambia parrocchia) Verde isoletta che ospiti sculta l’immagine sacra di Maria e Gesù, tua rugiada il lacrimare nostalgico della Vergine e del bambinello. Immemori, il verde e le piante in preghiera ancora con brezze e venti leggeri, faranno volare nell’aere l’eco delle sue omelie. Le sue virtù teologali, musica per le anime di credenti praticanti sentiero per le menti di laici redenti; orfana la nostra comunità senza di lui. Umili viuzze a siepi e merletti, straripanti nella sobria campagna, non sarete più onorate, d’ospitare il suo camminare brioso e veloce. Affaccendati ma attratti e affascinati dallo sventolio delle sue bianche camicie, dal fervore dei suoi rossi maglioni; triste immagine la sua lontananza. Piccolo campanile grandi armonie, senza Don Mario, in futuro malinconie; in attesa di un nuovo Pastore, la gente prepara la strada, per un’immensa eredità! Interpunzione emotiva Lacrima: - apostrofo fra sillogismo e metafora di liriche astruse.- Lacrima: - virgola fra greve melanconia e doloroso pensiero- Lacrime: - punto e virgola, fra le nostre amarezze e l’altrui indifferenza- Umido iride: - pigmento gocciolante... sospensione fra emozione e sgomento- Salate lacrime: - voragine, poi l’onda, punto interrogativo fra piacere e tragedia- Rigagnolo roseo, solco di lacrima aderente alla gota, camuso naso, punto esclamativo. Anno nuovo... vita vecchia! Magistratura muta, sottomessa, tacitata da politica e potere. Costituzione italiana, inezia del passato. La giustizia calpestata, malvivenza millantata. Onesti beffeggiati, truffaldini sull’olimpo. Poveri e umili nel fango, oppressori in carrozza. Contribuenti derisi e svenati, evasori altezzosi e spavaldi. Onorevoli inquisiti poi prescritti, pensionato ruba agrumi in manette. Immigrati mangia sterco, defecato da razzisti polentoni. Ruspe e betoniere a piacere, c’è il condono risolutore. Il mafioso gran nemico, ci si allea e rischio zero. Pinocchio in depressione, di gran lunga superato. Il petrolio vino dolce, per invasori imperialisti. Le bombe sui bambini insabbiate in TV: “coi sorrisini”. Legiferatore forsennato, prossimo decreto: - fuori Dio dal Paradiso!- Il cibo delle anime Sillabe come briciole, lemmi, sostantivi, granitura sparsa lungo il sentiero della vita; versi come fioriti rovi ai bordi del pensiero. Liriche alle spalle, non segnalano il ritorno: - la vita è solo andata- ma per lasciare una scia come cibo, per le anime che rimangono terrene. Autoritratto Menestrello umile dal linguaggio povero, come sconosciuto pittore rincorri le esili aurore per carpire ispiratori colori. Ogni tuo risveglio un fulgido bagliore chiamato poesia. Scrivi in preda a leggera follia, brevi e leggere le gioie, qualcosa sembra sempre sfuggirti; qualcuno che spesso non vedi empie d’inchiostro rosso sangue il poetare che natura ti diede. Accarezzi liriche che scandiscono il tiepido vivere, sposi l’anonimato prima che un clamore improbabile travolga la tua esistenza. La nostra chiesina Sontuosa la nostra Chiesina dedicata a Maria Bambina: “sei eletta a cattedrale per i tuoi sette secoli che memoria umana ricorda.” T’ingigantisce la storia Tua, dei secoli addietro conservi le immagini. Volto secolare, parlante, la Tua facciata anteriore, un sorriso di viso dolce sopravissuto alle tante rughe inflitte dal tempo e dall’uomo a volte infedele. Mani grandi le due finestrelle perché braccia aperte son le ante di quella tua porta che porta a Dio. Piccola sacrestia ti affianca, dove Mario, nostro amato pastore, veste le vesta di celebrante. La campanella come voce di bimbi, gioiosa ci invita ai rosari e alla preghiera devota. Dal finestrone là in alto esce un immenso fascio di luce che da vita alla vita e alla gioia di chi ha la fortuna d’avere la fede. Il menestrello che scrive di Te, ha la dimora al tuo confine, cosi può sentire tutti i profumi che la tua santità all’aere regala. Scarpette color della porpora Età scolare, magica infanzia, calzettoni sotto al ginocchio pantaloncino sopra il ginocchio, maglietta col numero dieci, scarpette con i tacchetti color della porpora immerse nel verde di un campo di calcio. Interno esterno e collo piede, colpo di testa, colpo di tacco, tu per gioco, papà per rivincita; la società per sfruttare le tue qualità: -se le hai-. Rotola la palla, tu fai capriole felice e gioioso, inconsapevole, sarai usato o scartato, in balia di un ritorno economico. O sei un campione, o sarai spettatore l’entusiasmo trasformato in dolore. Sport? o sfruttamento minorile; gioioso bambino, forse è meglio se resti a giocare in cortile. Gerarchia calcistica Mette i soldi in anticipo, il presidente, ma di calcio, spesso non ne sa niente. Mercante di lottatori dai piedi d’oro è il di- esse , manipola milioni di euro, anche per false promesse . Il Mister:- professore in tecniche e geometrie - spesso si perde, in una foresta di strategie. Pesi, spinte, pulsioni, velocità, preparazione atletica, forse l’unico che fa vera professione. Articolazioni, legamenti, muscoli adduttori strappi, contratture e lesioni: pane per i Dottori. Il portiere: - attore guardiano, ballerino tuffatore – ha riposto nelle mani, dell’ingaggio il suo valore. Difensori: - strategico avamposto, muro fragile - contrasto all’attaccante, spesso assai più agile. Centrocampisti: - gruppo misto piedi buoni a filtrare - raccogliere suggerire, interrompere intercettare. Attaccanti: fantasisti, potenti, agili nel contempo pedate micidiali in goal, pronte in ogni momento. Panchinari tristi, trepidanti, scalpitano irrequieti sperano in un incerto ingresso che li allieti. Gioco del calcio in grande agonia, diverso da ieri oggi multicolore multirazziale, troppi stranieri. Gioco del calcio divorato dal denaro dal potere sta per morire, gli assassini fan finta di non vedere. Comunicazione: la televisione (effetti e sensazioni, anche pesanti) Racconti di guerra Racconti di guerra in TV cruenti parole a ricordo, angoscia padrona della mia debole mente, il pelo allo stomaco tarda a venire. Malinconico vetro d’infisso ti guardo, inerme subisci schegge di pioggia di novembrina natura, gelide gocce che lente calano nella profondità umbratile del mio intelletto. Il divulgatore continua a parlare la pioggia continua a cadere, il dolore dentro di me continua ad aumentare, il demente guerrafondaio continua a godere, sorridente, semina odio... e morte! Semaforo Colonna verde scuro a tre occhi che vigili l’intersecarsi di strade: giallo, imbarazzante incertezza; rosso, fastidiosa tarpatura di ali; verde, gioiosa finestra(...)riprende il cammino. Sfondo verde Sfondo verde che emani bagliori, dove riflessa compare l’immagine della mia anima, lo stesso verde degli occhi della donna che amo. dove disseto il mio vivere. Giardini Naxos (Etna) Onda trasparente, evanescente... t’innalzi, lanci temeraria una sfida al gigante dal bianco cappuccio, che nell’empireo, s’erge maestoso. La risacca, con fare materno, frena il tuo ardore schiumoso; ti rituffi fragile e caduca dentro te stessa... a gomitolo. La sfida è sfumata, mestamente, la tua virilità è così frantumata; il vulcano ride di te mostrandoti le sue lingue di fuoco. Onda... prima impetuosa e poi caduca, sarai nuovamente sospinta dal vento, per rimodellare i merletti del mare all’interno della sua frastagliata cornice. Quando sei triste Il tuo viso, si spoglia dei tuoi sorrisi più belli che volano via:”quando sei triste”. Li vedo aleggiare leggeri e smarriti; alle tue spalle rimane la scia di quella tua luce... che a volte non hai! Attrazione fatale per me quel chiarore; nonostante qualche istante di buio, lo seguirò... mi chinerò come tuo servo, coglierò quei merletti dorati che non voglio vedere sgualciti. Quando io poserò dolcemente, e teneramente il sorriso, dove la tristezza lo aveva rubato, rifioriranno quegli incantevoli piccoli solchi, che fan da cornice alle tue stelle comete! Le tue gote rotonde, riprenderanno per mano le labbra che volteggianti si esibiranno in figure di danza, inneggianti la felicità: e sarai di nuovo te stessa!! Grazie Grazie, angelo tenero, perché mi fai camminare, sull’acqua del profondo mare. Grazie, mio sogno infinito, perché mi fai sognare, appisolato sull’erba morbida di rugiada. Grazie, mio futuro gioioso, perché le tue carezze sembrano, cuscini di fresco muschio. Grazie, mia natura incarnata, perché germogli, con tutti i tuoi fiori, dentro di me, nei miei prati del cuore! Se raccolgo un fiore…. Se raccolgo un fiore, ti accarezzo le mani. Se ammiro le stelle, ti guardo negli occhi. Se guardo la luna piena, tengo fra le mani il tuo viso dolce. Se sfioro con le dita la seta, ti accarezzo i capelli. Se assaporo le fragole, ti bacio le labbra. Se osservo un rosso tramonto, cammino dentro la tua anima! Opera d’arte Musicista è… la tua bellezza, Perché scrive canzoni d’amore Nella mia mente Pittore è… il tuo fascino, Perché dipinge tutti i miei sogni Coi colori più belli! Stilista è… la tua grazia Perché veste di fiori, i pochi sorrisi Che mi sono rimasti! Ferite All’amputar del ramo, rispondo, con un lamento tacito. Già di anzi vidi, malinconica la foglia, precipitar nel vuoto! Alle radici del ferito albero, il mio lagrimar regalo, misto a pioggerella fine; così che la sacra terra, abbia a rigenerare il ramo e a ripartorir le gemme. Come fior le foglie, possan riveder un giorno, il loro amato sole! L’arcobaleno della vita Il colore del vento di una sera d’aprile, il colore dei tanti pensieri che sempre affollano la mente di ognuno. Il colore dei respiri e dei sospiri che riempiono i cuori e le anime. Il colore delle anime e dei sentimenti. Il colore della felicità e del dolore. Il colore delle emozioni. Quello puro dell’amore! Un infinito arcobaleno, adagiato morbidamente nella volta del grande orizzonte celeste della vita. Vestire la propria vita di questo fascio di luce e colori, prima che il grigio dell’ultima età oscuri l’arcobaleno! Al tuo passaggio Al tuo passaggio s’inchinan le rose, La tua bellezza le fa arrossire! Ed ogni fiore è inodore Se non ci sei a donargli profumo E’ in quel giardino, che il mio cuore cammina E quei profumi per me son sorrisi!! Occhi lucidi Le rose profuman l’amore, Le azalee lo vestono Di gioiosi colori. Un vento leggero di brezza, Invola la gioia Nella tua anima fragile. Gocce di rugiada, i tuoi occhi lucidi; La tua tenerezza?... un prato di viole! Il loro profumo?… la mia ispirazione! Il risveglio è azzurro Il risveglio è azzurro, la colazione è dolce e canto al mattino con l’usignolo: “Perché ti amo” Le tortore mi fanno il coro, il passero cinguetta sul davanzale e gioco col cane felicemente: “Perché ti amo” Per strada sorrido a tutti, bacio i fiori sul mio cammino e danzo con le foglie verdi: “Perché ti amo” Abbraccio le nuvole bianche, mi vien voglia di parlare con Dio e mi lascio accarezzare i capelli dal vento: “Perché ti amo” Prendo per mano il rosso di sera, mi assopisco su un guanciale di stelle e la luna è la mia coperta candida: “Perché ti amo” Dal tuo amore mi faccio cullare, riposo serenamente sognando di tè e al mattino ritorno al primo verso: “Perché ti amo!... perché mi ami!...perché ci amiamo!! Nudi i giardini Nudi i giardini dove non sbocciasti tu tenero fiore. Ed io, stordito dal tuo inebriante profumo, sogno di accarezzare i tuoi morbidi petali che vedo schiusi al sole! Dagli occhi al mare Tutte le lacrime versate, sugli spazi immensi e nebulosi dei miei tempi tristi, si son raccolte ora, in rivi limpidi, adagiati sui crinali collinosi, delle mie fievoli speranze. Fluiti poi a valle, lungo letti di fiumi tiepidi, fino a sgorgare nell’insperato mare della felicità. Oh! Tu... mio mare della felicità! Sui fondali delle tue distese d'azzurro blue, giacciono inermi ormai, tutte le mie malinconie. Barriere coralline i tuoi sentimenti; le mie tristezze sono affogate, fra alghe putride e divoratrici di devastanti angosce. Da quei coralli, riemergeranno tutti i nostri sogni, presi per mano dai raggi di un sole rosso che, dal tuo cuore immenso, spunta radioso e prende il colore. E le mie lacrime? Tutte di gioia in questo futuro di cieli sereni e di mari puliti, che tanto somigliano, ai tuoi sorrisi! Come di allodole il canto Come di allodole il canto la tua voce al telefono! Quando poi reciti i nostri pensieri, ascoltandoti, mi sento avvolto da un forte torpore, il tempo s’arresta, a forte emozione soffoca il già tremante respiro. Mi ritiro a cullarmi leggero, su di una nuvola bianca! Qual luogo migliore, della volta celeste, per sognare di te che, dolcemente e in punta di piedi, stai entrando nella mia vita. Al risveglio, torno alle mie realtà; andrò per roseti a rubar petali di rosa, per ornar tutti i sentieri, del tuo maestoso cammino! Fantasie Il fruscio delle foglie al cespuglio è il tuo respiro, sottile, leggero! Il cinguettio del passero al ramo, è la tua voce candida, dolce! Il canto dell’usignolo al prato verde, è la grazia delle tue affascinati movenze! L’ape operosa maestosa, si posa su tè, portando polline alla mia fantasia! La tua bellezza mi incanta il pensiero, il tuo fascino mi guida la mano e la penna! Gazza ladra son io, al luccichio dei tuoi occhi, rubo per intèr lo splendor, che ti circonda!! Di giorno la notte Di giorno: il sole beffardo continua a inondarci, d’un calore che non è in fondo al cuore! La notte: il bagliore delle bombe brucia anche l’ultima delle speranze; la pace è finita, la morte è fra noi. All’alba: le anime, si ritrovano attorno a un crepuscolo, Per attendere ancora il calore bugiardo del sole: - Gelida è la morte!- Il mio cavallo bianco Alla ventesima ora, del mio lungo cammino, mi adagio sul pagliericcio del mio giaciglio; col forte soffio, di un ampio respiro, mando al riposo la vecchia lampara che, sta appesa al rustico muro. Cala la palpebra, la realtà con me si assopisce; posso dormire scoperto, ci pensa il mio angelo riscaldarmi. Il calore del suo grande spirito è sempre con me, mi fa l’effetto piumone. Lei è poco lontana, e mi manda una luce soffusa, per colorare il mio sogno. Prende vita il mio sogno, mi vedo calare nelle scuderie della mia fantasia, son lì ad imbrigliare il mio bianco cavallo, per portarla lungo il sentiero dove regna l’amore. Dopo un tratto di selva boschiva, ci appare una fontana, fatta d’oro e d’argento, dove sgorga uno sciroppo stregato: - E’ L’ESSENZA DELL’AMORE - Se porgo da buon cavaliere il calice colmo, ardentemente io spero che, come me anche lei sia molto assetata!- Angelo mio- Almeno nei sogni ti posso parlare d’Amore! Ma se vuoi?!.... Io potrei…. Va bé…. Ti aspetto con ansia nel prossimo sogno. La Tua Anima La tua anima: - Il giardino più bello che ci sia -. Ammiro d’ogni specie i fiori, di profumi intensi si inebria la mente mia, Così riesplodono nuovi ardori! La tua anima: - Un viale di bouganville a un lato -. Sull’altro lato, rose rampicanti, sono un po’ disorientato, il mio cuore si empie di odi e canti La tua anima: - Un grande prato verde -. Dove camminare scalzi, Dove un cuore tenero si perde, E batte forte forte, a sobbalzi. La tua anima: - Un caldo focolare -. Musica, il scintillio dell’ardente zoccolo, i miei giorni freddi può scaldare; in mille illusioni mi coccolo. La tua anima vicino al tuo cuore: - Un nido -. Dove io fragile, potrei volare; tu sai ascoltare , di tè mi fido e ti sussurro: - Mi fai sognare -. La tua anima ha le porte del paradiso, dietro le porte tu: - Un angelo -. Sul tuo volto regna il sorriso; Cerco con passione, nel tuo cuore un angolo La fiamma Il sole quando muore la sera non è mai triste, perché è sicuro che vinta la notte, risorgerà. Ma se un’anima si spegne, la mente non sa se risorgerà e il cuore rimane solo! La luna, regina della notte, con la sua corona di stelle, vuol gettare un gancio di speranza. Il tremolio delle foglie; la brezza di una sera di primavera soffia sul braciere della vita! Chissà, forse si può risorgere, forse il sole, la luna e le stelle tutte. possono riaccendere la fiamma della speranza!! La foglia Vorrei seguire la scia di una foglia che cade, per capire fino a che punto, la vita è appesa ad un filo! Guardo il letto del fiume, come l’acqua, la vita scorre. La foglia: dall’onda sbattuta! La vita: in balia del destino! Un soffio di vento, l’amore ci sfiora; le foglie poi cadono, ecco l’autunno. Torneranno a germogliare le foglie……. E sarà PRIMAVERA! La vita La VITA…… una particella di eternità che all’improvviso, in un giorno grigio, silenziosa sfuma e se ne va. Poi, per chi crede, sarà vita eterna. Per noi senza la fede, è stato un regalo che sbiadisce, svanisce. Chi rimane affronta legato all’amore, l’arduo camino tra fiori e dolori: - Ma è pur sempre la VITA!- Errore in amore Cosa può fare il mio cuore lontano dal tuo? Può cavalcare le nuvole grigie della mia tristezza, per perdersi in un infinito senza ritorno! Perché l’errore in amore, diventa crudeltà del cuore! Identità A volte mi sono perso E non sapevo dove andarmi a cercare Ora se mi perdo Mi cerco nella tua mente E sono certo di ritrovarmi! Cuore selvaggio Zingaro il mio cuore, quando s’invola non so trattenerlo, mi tocca inseguirlo. Mi costa poca fatica trovarlo, so benissimo dove andrà a planare. Una breve corsa, quasi senza affanno, e lo ritrovo nel tuo sorriso. Poi lo vedo adagiato, lì sul tuo petto ad ascoltare il tuo cuore che batte. Lo so busserà alle porte dei tuoi sentimenti, lui vorrebbe disperatamente entrare. Si rifiuta di comprendere, che le porte son chiuse e il tuo cuore è già occupato! Sconsolato ritorna da me, sanguinante, per il dolore… ma non vuole arrendersi mai. Prenderà per mano me e la mia anima: -Ci alzeremo ancora per un’altro volo, poi un altro…poi un altro ancora… all’infinito!- Ti penso sempre E’ l’alba!! Affondo le mani nel mio giaciglio, allungo la gamba oltre la sponda, il piede ancor non calza e tu sei già nella mia mente! Intanto il sole spegne le stelle, porto i miei occhi alla fresca fontana, pura l’acqua, mi toglie ogni ombra, la tua immagine è sempre più limpida! Scendo le scale, là oltre il portone l’aria vergine mi accarezza le gote e i capelli; s’alza in volo uno stormo d’allodole e in testa le guida una colomba! Se le allodole sono i miei sentimenti, ora il mio cuore vola per altri orizzonti; non so chi placherà la mia anima in piena tempesta: <<Spero sia un angelo con l’immagine di una colomba!>> La donna è musica La “ Donna” è come una “Canzone” carina a prima vista:- L’una – orecchiabile al primo ascolto: - L’altra- Cosi però piacere e gradimento sfumano! L’aspetto attraente di una donna, non determina la sua bellezza. L’effetto piacevole immediato di una canzone, non è una concreta ragione di gradimento! La donna prende bellezza dall’intelligenza, la canzone prende bellezza dai contenuti. Cosi la donna si fa amare, cosi la canzone si fa ascoltare! La donna esterna tutta la sua bellezza, con la comprensione e la tenerezza. La canzone piace e dura nel tempo quando scava un solco, dentro la mente! Ottobre 1999… OTTOBRE, eccoti qua, coi tuoi colori si belli, coll’inebriante profumo del mosto; cadon le foglie ed emigran gli uccelli, ma nelle mie vene rimane la stagione d’agosto. Quest’anno per me, le cose sono cambiate perché ho ricevuto un dono dal cielo, scopro che le rondini non sono emigrate, non verrà l’inverno a portare il suo gelo. Saranno ancora aurore piene di luce e di vita! E se vorrai regalarmi altre serate, se potrò sfiorarti ballando le mani, le dita, mai e poi mai per me morirà l’estate. Non sfioriranno ne le rosa ne l’orchidea, non verrà il tempo dei crisantemi. Merito tuo, giovane DEA, e la mia anima non avrà paterni. Potranno gioire ancora i passeri e le cicale, il mare conserverà il suo raggiante colore, come un paesaggio tropicale. In me la speranza, che risorga il mio cuore! Il mio sguardo prende il volo Il mio sguardo prende il volo: fino a planare in un fruttuoso campo di ciliegio nano, carico ancora di sì bel fogliame color arancio scarlatto, uno dei tanti ritratti della natura, unicamente il ritratto di te! Il mio sguardo prende il volo: oltre le cime d’alberi nudi, spogliati dall’inverno alle porte, ma il gelo non potrà mai denudare il tuo splendore, lo ammiro dipinto sulla rugiada cristallina che dai sempreverdi vedo lacrimar di gioia! Il mio sguardo prende il volo: attratto dal profumo delle stelle alpine, dal candore delle nuvole bianche e dal fascino di una pioggerella leggera, socchiude le ali, fra le braccia della montagna, morbosamente fra le tue braccia! Il mio sguardo prende il volo: verso la meta più alta - i tuoi occhi!- Immense porte aperte, abbellite da un’incisione dove si legge: “ Sentiero che porta al centro dell’anima”; qui il mio sguardo è nel suo vero nido, sotto il tetto del cuore! Giornate uggiose Carta e penna… amici miei, mai, vi siete rifiutati d’ascoltare quel velo di pianto, che divido con voi. Voi oggetti senz’anima! Strumenti degli sfoghi miei; quando si appannano forza e coraggio, voi lasciate che io usi la penna, per graffiare con rabbia la carta. Il morale a contatto con l’anima! Già:- l’inchiostro mai velenoso, quanto il tracciato di certi pensieri!- Quelli si, che a volte mi piegano; Certi giorni non ci sono fiammelle. Come piatta la vita in quei giorni! Giorni vicini alla morte del sole, giorni vicini ad una luna, affogata nel mare. Non un filo di verde… non uno spiraglio di luce! Buia la vita: - In quei giorni – Se poi guardo la pioggia battere al vetro, m’angoscio. Vedo lo scrosciar di stagnanti lacrime, in fondo al mio cuore! Spero tanto in una forza CELESTE!! Malinconia Malinconia è… Un sentimento agrodolce, che ti spalma un velo di pianto fine, al cuore e alla gola! Malinconia… pallida, incolore compagna, che rendi gracili le menti delle anime fragili e le trascini con te nei tuoi lunghi viaggi! Malinconia mia costante compagna, ti chiedo qualche attimo di tregua: - Perch’io possa sorridere, qualche volta ancora alla vita e a qualche brandello di gioia! - Il dolore del mare Violenta è la tempesta che infuria; l’onda sbatte impetuosa là sullo scoglio, è un graffio profondo nel cuore di chi come me, ode il lamento straziante del dolore del mare ….. INQUINATO! Dove regna l’amore Dove regna l’amore, le aurore sono tutte rosa Dove regna l’amore, splende sempre il sole Dove regna l’amore I tramonti sono sempre rossi Dove regna l’amore Il cielo è sempre stellato Dove regna l’amore La luna è sempre piena Dove regna l’amore I sogni sono tutti d’oro Dove regna l’amore Le lacrime sono solo di gioia Dove regna l’amore È maggio tutto l’anno Dove regna l’amore Le rondini non partono mai Dove regna l’amore La malinconia diventa allegria Dove regna l’amore Anche gli umili diventano principi. Le nostre aurore,sono tutte rosa Nel nostro cielo, splende sempre il sole I nostri tramonti,sono tutti rossi Il nostro cielo è sempre stellato La nostra luna è sempre piena I nostri sogni sono tutti d’oro Le nostre lacrime sono solo di gioia Per noi è maggio tutto l’anno Dai nostri tetti le rondini, non partono mai Le nostre malinconie diventano allegrie Noi siamo i principi della nostra favola d’amore Vestito da sposa Madre terra, genitrice di tutte le creature alle quali hai dato la vita, continui ogni giorno instancabile il tuo girotondo infinito. Mentre ad ogni aurora ti lasci baciare dal sole, rammenta i tanti animali, che dai tuoi frutti traggono sostento per vivere. Non tutti ti portan rispetto! Qualcuno, in preda a funesta viltà, calpesta il tuo ventre! Tutte le tue creature sono sorelle fra loro, solo “l’uomo” è bastardo e pensa di fare di te ciò che vuole! A volte tu ti ribelli scatenando la natura che ti circonda; ma quella bestia, quasi sempre trova riparo nella sua intelligenza. Il cielo è il tuo grande alleato... Manda tuoni e lampi in segno di rabbia... manda il vento in segno d’angoscia... manda la pioggia in segno di pianto! Ma quando anche il gelo non riesce a placare, della serpe umana la cattiveria, tu ti vesti di un bianco candore, trovi rifugio in quel candido vestito da sposa; sognando un altare di nuovi orizzonti, vai alla disperata ricerca di remoti splendori: “quando ancora eri pura.” Poi la neve si scioglie, con l’aiuto del sole, ti vesti di nuovi colori e delicati profumi. Ma ciò nonostante, l’uomo imperterrito, continua la marcia verso la tua distruzione. A quel tempo laggiù io sarò, nel profondo delle viscere tue! Ma ti prego, non me lo dire, quando sarai vicina a morire!! Sensazioni forti I nostri lucidi occhi, si son presi per mano. I nostri capelli morbidi, si sono abbracciati. Le nostre guance bollenti, si sono baciate. Le nostre mani tremanti, smarrite, nella foresta dell’imbarazzo. I nostri corpi vicini, in preda ad una tempesta. Le nostre menti, in alto là, oltre le nuvole bianche. I nostri pensieri sognanti, nel paradiso degli amanti. Tutto questo, in una grande cornice: - Le mille luci della natura!- Senza di te Senza di te… Sono un’isola senza il suo mare! Senza di te… Sono una stella senza il suo cielo! Senza di te… Sono un fiore senza il suo prato! Senza di te… Sono una foglia senza il suo albero! Senza di te… Sono un’ape senza il suo alveare! Senza di te… Sono un cucciolo senza la madre! Senza di te… Sono una casa senza le fondamenta! Senza di te… Sono un presepe senza Gesù ! Senza di te… Sono un respiro senza i suoi polmoni! Senza di te… Sono sangue senza le sue vene! Senza di te… Sono un’aurora senza il suo sole! Senza di te… Sono una lacrima senza il suo occhio! Senza di te… Sono un sorriso senza il suo viso! Senza di te… Sono un sogno lontano da tutte le realtà! Senza di te… Sono la vita… senza la voglia di vivere! Rugiada di lacrime Dovrò fare in modo, che il silenzio smetta di urlare, perché potrebbe graffiare l'anima tua di velluto! In tal caso il mio cuore, si velerebbe della rugiada di lacrime che verserei, per il dolore! Natura viva Il verde ciuffo giace inerme, afflitto dal nostro incauto calpestio. L’impronta del tuo passo lieve... un filo d’erba alza lo sguardo e scorgendo la tua immagine erge al cielo il suo esile stelo. Prendendo per mano, tutti i fratelli, rianima così l’intero ciuffo; tutti rinverdiscono estasiati, specchiandosi nella tua bellezza profumata. All’imbrunire, i fili d’erba ricoperti di rugiada, mostreranno tutto il luccichio che han carpito dai tuoi occhi. Un pigro sole di febbraio ruberà all’indomani, questi cristalli lucidi per ricolorar se stesso e specchiarsi poi, nel tuo sorriso splendido. Il verde ciuffo resuscitato, ringrazia te per non esser stato calpestato, ma solamente accarezzato dal tuo cammin leggero. Era... Questa mattina una piuma d’uccello si è posata sui miei capelli! Era... una carezza in volo verso il mio cuore. Era... un delicato pensiero d’amore posatosi sui miei fili argentati. oh!... uccello che al vento regali le piume, ora la mia fantasia ruberà le tue ali per volare da lei Tempo tiranno Divori i giorni e le notti oh tempo tiranno! Gigante voragine quel tuo ventre inumano. Trascini con te: guerre, tragedie e disastri, lasciandoci immersi in grandi ferite. L’uomo: -dimesso, scarnito ed esausto- si arrende al tuo scorrere; con la tua spietatezza, anch’egli tu addenti annientandolo! La nostra fine, è un teschio dipinto sul rovescio della tua medaglia che fortunatamente nascondi. Oh! tempo implacabile, avrai le mie carni, sotto forma di cenere... ma la mia mente, oramai ha radici profonde dentro due anime, che si sono sposate. A loro, ho regalato tutti i miei sogni, le eterne fantasie del pensiero; vivi rimarranno i ricordi più belli. Sono immortali le anime! San preservare dell’ amore, gli intensi e sgargianti colori che mai moriranno. Sacralità infinite che non puoi inghiottire oh tempo crudele! Pensiero Pensiero nomade, che dalla mia mente migri irrequieto, alla ricerca di verdi distese che tanto ti mancano, sorvoli dimore ammuffite da un inverno uggioso e tedioso, che ancora alimenta ad aprile, fumanti camini malati di silicosi. Pensiero girovago, ti adagi planando su rami a festa vestiti di vergini foglie, merletti di fiori color bianco rosa, splendori in attesa che muoia l'inverno Pensiero gitano, vagando nell'aria porti conforto ai sempreverde ora tristi, la natura non gli regala alcun fiore perché nei giorni del gelo si son presi gioco dei loro nudi fratelli. Pensiero romantico che nei prati ritrovi poesia, cammini in punta di piedi per non calpestare le margherite che vestono i miei sogni d'amore. Pensiero allegro, melodico, ubriaco di tanto creato, intoni l'ugola tua al coro dei passeri e degli usignoli e gorgheggi soave un inno di primavera. Pensiero a volte immenso e lucente, passeggi sui raggi di un sole ridente che col suo primaverile tepore, sconfigge i grigiori esalta i profumi e richiama l'estate. Sogno proibito Giovane donna, il tuo pensiero è un sentiero dorato che io non posso percorrere; il tuo cuore è un oceano d’amore, dove ne io ne i miei sogni potremo mai navigare. Prorompente il desiderio di aleggiare nelle sfumature del tuo dolce sognare; smarrirmi nel mistero di un’onda, rapito dal canto delle sirene. Abbandonare il mio corpo nell’immenso tepore del tuo calore, per oscurare ogni dolore; poi risorgere ed esplodere nella tua gioia, immerso in un turbine di fantasie. Liberare per un istante la mente dai doveri di uomo fedele, immaginare di tenerti anche solo la mano per adorare un tuo sguardo ficcante, poi svanire dentro un tuo dolce sorriso Io... e il mio Capitano Io... e il mio zaino affardellato, che dalla vita mia è modellato. Io... e il mio ciuffo argentato, sparuto, che mai pettinare ho saputo. Io... e i miei occhi piccioli, disincantati, gioiosi spiccioli. Io... sempre abbracciato alla mia fantasia, voglia iddio che diventi poesia. Io... che trascorro gran parte del tempo, ad ascoltare le canzoni del vento. Io... e le mie liriche d'amore e di fiori, velate a volte da alcuni dolori. Io... per una volta voglio poetare del bel tempo del militare. Io... lì incontrai un uomo speciale, un gentiluomo, con i galloni da Ufficiale. Non assimilai strategie di fucili e cannoni, ma la grande filosofia dei grossi scarponi. Grossi scarponi calzati da fini cervelli, con una penna d'aquila sui cappelli. Strumento ad inchiostro fra le mie dita traccia il ricordo di una scuola di vita. Il mio grande maestro? Un uomo alla mano nella persona del mio Capitano. Grandi tesori i suoi insegnamenti valori essenziali negli anni seguenti. Fino al maturar della mia ispirazione A lui del poeta devo la mia consacrazione "Ora sei il mio amico prezioso, caro Antonio, grazie perché, del grande valor della vita, ancor mi regali il Tuo patrimonio!!" Tuo Silvano Tacite passioni Irto cammino di adombrate passioni, qualsiasi domani sembra sfumare. Gli amanti danzano su minuscoli spazi di tremule foglie, in preda al timore di una fine imminente. Tacite passioni... immortali! Le mani Compagne fedeli di vita, umili serve del corpo... ... piante robuste con corteccia callosa, impronta profonda di duro lavoro. Le mani, coi loro sentieri parlanti, immensi percorsi per chiromanti. Il mutar delle cellule in superficie un regalo dell’ozio ora raggiunto; la corteccia muta il pigmento. Oh! ex mani rudi, mutatevi in piume leggere, per adagiarvi sulla seta di morbide chiome, modellate il palmo su sorrisi d’incanto. Mani bollenti, infiammate dal fremito del scintillio di altrui turbamenti. Gioite mie mani risorte... fatevi culla per coccolare sensazioni d’amore, provenienti dal pianeta dei sensi. San Lorenzo Un monello san Lorenzo... ... giochicchia con stelle bambine, poi le lascia cader nell'universo davanti agli occhi lunghi degli inquieti. La nuda luna d'agosto, sorniona, indifferente, osserva il lor precipitare e ride degli umani a muso in su, aggrappati ai loro desideri astratti. Il mare apre le braccia, per accogliere questi infiniti voli che spesso sfumano nel galattico blu... ...i fondali piangono per l'ennesima illusione! Le nubi Sole adirato, adombrato, da grigie nubi invadenti; s’addensano formando un sipario relegandoti dietro le quinte. Sancisci patti con fulmini e tuoni, chiedi aiuto a libecci e a maestrali, le costringi ad un pianto dirotto; riversano lacrime argentee, sulle gote della terra impaurita da tanto fragore. Poi la tempesta s’acquieta, sullo sfondo immenso d’azzurro ricompari, gagliardo e leonino! Il fondo del calice (fobie) Sorseggio un bianco fermo mentre danza nel suo calice, il palato bacia il nettare s’inebria timido l’odorato, immerso in fruttuosità corpose il timore scruta il fondo e vedo nitide certezze. Se a danzare fosse un rosso fondo umbratile enigmatico, fantasmagoria di ipotesi dove potrei ritrovar fobie dimenticate in apparenza, rivisitate all’ultimo sorso sul fondo dell’amaro calice ... o nelle viscere dell’alcol. La porta dell'esistenza (ringraziamento a chemisette che nel suo commento ha fotografato la mia anima) Quando colei che non risparmia neppure onnipotenti e autocrati chiuderà la porta della mia vita, spero che la porta della mente sia ancora spalancata alla vita. Presa dall'estremo passaggio, l'anima apra la grande porta del luminoso iride planetario, celebrando tutti quei luoghi dove la mia comparsa terrena attinse ad aurorali rinascenze, ripiegò su crepuscolari occasi; là, dove ho pianto rugiade amare dove ho riso magnificando sogni e ho amato senza riserva alcuna, senza mai perder di vista la vita! La Solitudine Cerco istantanee desertiche dove poter scorgere spiragli di verosimiglianza, nell'intento di percepire le sensazioni della solitudine quando viene lasciata sola. Prigioniera dei suoi tentacoli, questa nera piovra gigante, prepotentemente cerca rifugio dentro interiorità introspettive dei suoi molteplici sosia. Mai sono stato afferrato dalle sue enormi braccia, però l'ho vista nuotare negli oceani del dolore, negli abissi della depressione, l'ho vista strisciare sui fondali dell'abbandono. Il suo inseguire spasmodico l'ha sospinta in un arenile, e lì, gli ho proferito parola, l'ho timidamente invitata a spogliarsi della sua maschera e del suo grigio mantello. Lei si è totalmente negata alla mia richiesta sensata, ed ergendosi su quegli arti di repellente spungia ventosa ha ripreso il suo interminabile viaggio, nelle gelide acque della disperazione e ... solitudine La coscienza (conflittualità interiori) Eterna insonne la coscienza; vegliano anche, anima e cuore, il cervello s'appisola appena. Durante il sonno, il cuore si concede un certo relax, ma vigila su ciò che dorme. La coscienza resta accesa, imperterrita, istiga i rimorsi, che reagiscono puntuali, importunando la serenità. Anche l'anima resta sveglia e benevola fa da paciere tentando di placare l'ansia e il brusio dei ricordi tristi. Illusione Tu, bagliore improvviso, mi fai rincontrare l'oblio, tanto, da riviver l'incanto. Vita apatica, fino ad un attimo prima. Ora, dilaniati gli spettri riaccesi astri e comete, risorge il mio desiderio dentro un tuo sguardo penetrante e radioso. Turchine campanule profumano gaie inariditi trascorsi. ----------------- Docile viso, ornato da seriche chiome dal vento cullate, sembrano avvolgere complicità innocenti. Smarrisco estasiato in tuoi arcani sorrisi. Quel corpo sculto da natura sapiente, ricama altri mondi dentro i miei occhi. Ma le mie passioni, s' infrangono contro a realtà a me lontane e a te molto vicine! ------------------- Illusione... La tua mano pargola Riprender versi tuoi, oh! divina Ninfa Egeria, mio disperato tentativo per un poetare vacuo, davanti alle tue liriche si prostra la mia umiltà. Ispirazione incatenante tormenta la mia mente, troppo forte l'emozione tarpati i versi in gola. Amputa il mio comporre cultura generale povera, la tastiera imbarazzata sembra essere bloccata. La tua immagine incantevole luce riflessa nella tua mente, sorgente e poi fresca fonte della tua mirabile poetica, sgorga cosi la tua poesia sulla carta che accarezzi con la tua mano pargola, mentre con maestria, scrivi. A mio Padre In vita, hai scolpito graffiti nella mia anima ora intensi ricordi, altari di pensiero dove si celebra solo l'amore. Il tuo volo eterno mia unica luce. ------------------ Ci rivedremo... Ciao pa. I soldi Soldi: fragili petali di margherita se sono atti ad onesto compenso, spunti aghi di pino sulle falangi quando sciamano in pagamenti. Nelle tasche di milioni di poveri il denaro non riesce ad accasarsi. Soldi: cotillon con fiocchi argentati nella babele della beneficenza, mani fatate di controllori sfrontati al denaro magicamente innestano ali. Oh! soldo benefico che prendi il volo, mai non sai dove andrai a planare. Soldi: miele marmellate o conserve in sottovuoto, nei contenitori d'acciaio delle usuraie fortezze bancarie, sempre più spesso travolte dal botulino. Untori: - Parmalat, Cirio bond Argentina- nessuno vedrà mai più un quattrino. Soldi: corpo estraneo viscido informe, falcidia di principi onore e valori, linfa vitale di corruttori e corrotti, geno di odio e di secolari conflitti. Nelle arterie di lor signori il denaro dipinge il sangue di blue. Soldi: per mia grande fortuna smisuratamente vi odio, al di là del sopravvivere, dove siete, con grande statura morale vi lascio. Mio motto: -pane cipolla e serenità- Grazie tante: mi tengo la mia onestà. Riflessioni (Propensione alla fede) La fede: un riverbero, un mistero; grande lato oscuro del mio pensiero. Perdita del padre: - fomentata cecità- costernazione, ingigantita laicità. Il sentimento col suo fecondo polline insemina le anime pervase dal dolore, iridando l’eredità morale ricevuta. Una fiammella tenue indica il percorso, ramoscello d’ulivo la rassegnazione, rasserenarsi, montando il cavallo pegaseo. Conversione: limpida fontana zampillante un potente anelito alimenta il turbamento dubbio martellante, orientamento nuovo. La mia origine ateistica: lo specchio di un cammino erto; dolore: - punto di partenza- per un futuro azzurro e verde di speranza. Compagni irrinunciabili di viaggio: “meraviglie del creato, liriche ispirate dai meandri di una saggezza vereconda. Il Passato Andatura giovane e veloce giorni mesi anni muoiono, lo sfumare del presente il passato costruisce. Astratto il tempo andato, immagini di vita scolorite ferite forse appannate, tutto immoto e remoto. Andatura intorpidita, rallentata, passo breve e inconsistente, s’accorcia il presente, il passato si rincammina . Imbraccia il suo fardello ricordi tristi, il suo bagaglio, l’inseguimento è l’obbiettivo il fiato suo hai sul collo. I trascorsi negativi sono molto combattivi, stringono alleanza col dolore avanzando fan rumore. Il presente intimorito, cede al tremolio di gambe, il futuro prende il largo, il passato è al tuo fianco. Minaccioso ti ha raggiunto, attraverso il tuo sguardo punta dritto alla mente schiaffeggiando il presente. Il futuro in grande affanno nulla lascia intravedere, mettiti a sedere senza più guardare dietro La speranza non ha tempi se ci credi la intravedi, prendila per mano e il passato morirà. Fra carta... e inchiostro. Stilo vascolarizzato in un’unica arteria contenente sangue nero, o multicolore che con fluire emorragico attraverso una sfera o un pennino, preannuncia grafìa, atta a suoni e melodie linguistiche. Su falde sottili di fibre cellulosiche il sangue si trasforma in lemmi; all’occhio umano sembra fondersi, un tutt’uno: - carta inchiostro - il poeta non s’arresta all’umile effetto ottico. C’è una nicchia fra carta e inchiostro, rifugio di sentimenti timidi, riverenti a un’eco: - è la voce dei segreti - che timorosa alimenta ispirazioni nuove, assemblando matasse di sogni, sbrogliate dalla scrittura. Fra inchiostro e carta, un’intercapedine dove imprigionare il mal del vivere, dove archiviare i trascorsi logori disseminando cammini impervi: spazio permettendo... dimenticare. Tira e taci Operaio, non ti sei fatto da solo non hai costruito un impero, null’altro appari che nullità: - Allora tira e taci- Operaio, non puoi aver orgoglio, non ti sei certo arricchito con l’avvallo del potere: - Allora tira e taci- Operaio, non ridere sereno non possiedi una barca o una villa in Sardegna: - Allora tira e taci – Operaio, non hai nulla da vantare sei pulito incensurato proprio non fai notizia: - Allora tira e taci – Operaio, non puoi parlare sei sincero e trasparente, la bugia, clona l’uomo ricco: - Allora tira e taci – Operaio ingrato, non ti astenere dal lavoro contro il benefattore, che benevolo, il pane ti elargisce. - Allora tira e taci – Operaio, non devi far studiare i tuoi figli, sai benissimo che poi, saran disoccupati. - Allora tira e taci – Operaio, non orientarti a sinistra, sai, a destra ci sono i miracolisti libertari. - Allora tira e taci – ----------------------- Operaio tira e taci annusati le feci, nauseabondo il tuo futuro ti devi rassegnare e il regime sopportare! Duemilacinque Anno nuovo nato vecchio, col dolore primo attore. Cieca l’onda assassina, inveisce contro i miseri imitando gli invasori. Ipocrisia, salvagente del potente, sempre a galla i falsi dei: - Le loro coscienze laveranno con le lacrime dei sopravissuti.- Capodanno, festeggiamenti, esplodono ugualmente i botti; questa la dimensione dell’umana compassione. Forse l’onda si placherà, ma la macchina bellica della belva umana, lo specchio rimarrà. Identikit Sognatore identificato a mezzo poesia, impronta digitale della fantasia. Versi come pesci nuotano nell’inchiostro poi si tuffano sulla carta, loro bianco mare apparentemente in secca, ma habitat naturale. Tastiere collaboratrici transfert per altri lidi. Versi, null’altro che umili versi, ma letti con emozione saranno ugualmente eterni. Strizzo l’occhio Seduco il tempo io... con la mia fantasia; ore fuggitive, inarrestabili, senza pausa, nemmeno la notte: “strizzate l’occhio al giorno con la complicità dell’aurora.” Inganno l’età io... con la mia fantasia; anagrafe implacabile aggrappata ad una data: “strizzi l’occhio all’ultima età complice il calendario” Torno a sposare la vita io... con la mia fantasia; frantumato passato polverizzati guai: “strizzo l’occhio al futuro grazie alla voglia di vivere” L’oppio dei poveri Recinto rettangolo da reti o da mura; fondo erboso spesso sintetico, odore di gesso, invalicabile limite, pena l’arresto del gioco. Sei pali ovali, quattro corti, due lunghi, una rete a forma di stupido sacco, percosso da una sfera di cuoio. Terra mattone, una pista d’atletica, molto più usata per spot e folclore che non per lo scopo per cui eri nata: -“vigilantes” in totale assetto di guerra.- Rettangolo che contiene muli scalcianti, un dittatore che spezzo è di parte, più ai lati due manichini, ornati di bastone con drappo, a dare manforte. Aree di rigore (...) zona rossa, inferno per chi si difende, paradiso per cascatori imbroglioni. “GOAL!” incandescente momento: “i presidenti raggiungon l’orgasmo, le folle plebee vanno in delirio.” Fumogeni, spari di mortaretti, tamburi assordanti, striscioni a vestir le transenne; qualche eroe ogni tanto ci lascia le penne precipitando nel fossato, che divide i corridori dopati dalla guerra dei poveri. Oppio dei miseri, droga dei ricchi, ti chiamano calcio, ma sei solo fumo che annebbia le menti di tanti fissati; la domenica ruggiscono come leoni, il lunedì, comunque sconfitti, sono coglioni. Silenzio Silenzio, sempre ti manifesti con un ronzio, dentro timpani logori delle menti stanche. Come ronzio di calabrone, minaccioso con quel pungiglione velenoso. Silenzio, sembri muto e puro fino a sopraffare te stesso. Svanisci nelle viscere della mia solitudine. Resto in silenzio, e ti ascolto: -silenzio- “Zzzz...” Ballerina rugiada Ballerina rugiada, adagiata in precario equilibrio, sull’alta erba verde; così io pendo dalle tue labbra, scivolerei sulla terra melmosa se il tuo amore migrasse verso altro cuore! Acqua di lago Invincibile verde di prigioniere acque arginate e rinchiuse da verdi clivi; oh! acque di lago color speranza, anche l’azzurro di un caduco cielo che in voi osa specchiarsi si dipinge di verde, rinnegando se stesso. Delirio Massmediologico La televisione, sterco di capitalismo feroce defecato a mezzo catodico, ora anche digitale. Escrementi come esplosioni, nei laceri timpani di ingenui, creduloni, ignari vecchi e inermi infanti. Delirio di mente offuscata, ferita, infine bacata... la mia; fiumi di immagini e sangue, sorrisi maligni di ignobili ometti. Noi tutti, schiavi e impotenti, non tentiamo neppure di oscurare col rosso pulsante; troviamo rifugio in un stupido zapping! Onde d’Amore Onde d’amore lambiscono le sponde del rivo, tu... la sorgente di quello scorrere limpido, le nostre anime... il letto del minuscolo corso; i nostri cuori... piccoli scogli adagiati ad increspare deliziosamente le acque; io... alla foce m’inebrio di trasparenza, di fluttuante e travolgente passione! Rose di muschio Camminerò nei roseti del tuo pensiero, a piedi nudi col cuore spoglio e l’anima candida! Solo il tuo grande amore, potrà carpire, la semplicità, la felicità, che il mio passo esprime. Mai come ora: << mano nella mano>> le parti migliori di me, erano fuggite per sì bella meta, dentro di te! Sai, quelle due comete, che ti ritrovi, sopra le gote sono il bagliore guida, di tutte le mie intenzioni! Quel: << mano nella mano>> si disgiungerà, solo ad un tuo cenno, di tenero consenso, a raccoglier boccioli di quel roseto; ma avverrà con fare discreto! Quando quei boccioli, si schiuderanno, i miei piedi calzeranno muschio , il mio cuore vestirà i petali, delle tue rose, la mia anima in questo giardino, tu vedrai risorta, sopra uno stelo d’amore!! Pensiero per un’amica Universo e natura eternamente insieme. Dalla loro unione tutto è stato concepito! E tu, dolce creatura col tuo incantevole sorriso, spogli le anime da ogni velo malinconico! L’universo, ha di certo sfogliato un lembo di limpido cielo, per modellare il tuo corpo aggraziato, vestendolo di una nuvola bianca! La natura, amante dei colori dell’aurora, ha rubato un arcobaleno, per poter dipingere il tuo viso con lineamenti sempre sereni! Ancor l’universo ha sfiorato un cespuglio di stelle, due di loro, con volo leggero, han dato luce ai tuoi occhi! Il vento amico dell’universo, ha fatto un sospiro, dando forma ai tuoi capelli; nel colore somigliano ad un tramonto di maggio! Ti guardo e vedo nella mia fantasia, un giardino di biancospino. Tutt’intorno solo fiori, ma le tue labbra sono il fiore più bello. Farfalle che muoiono Il vento cammina anche sulle ali delle farfalle. “Non voglio chiamarle insetti” sento per loro, tenerezza e fervore. La loro vita non dura che un soffio, infatti, basta un soffio di vento per vederle sfumare. Quando il telefono cigola stridulo, e le parole, a volte, piangono in gola, sento: <<Che tutti si prendono tutto, anche quello che non gli appartiene>>. Non so se è proprio quel tutto che noi a loro vorremmo donare! Intanto, l’autunno inghiotte tutte le luci del bel sognare; a parte quel poco di rosso nei giardini di bacco, traspare tutto il grigiore della stagione invernale. Le farfalle, sono un lontano ricordo; nella mia ventiquattrore ristagna sempre una lieve paura... Come vedo l’amore AMARE non è prendere non è possedere non è opprimere AMARE non è dubitare non è condizionare non è limitare AMARE non è esigere non è mentire non è ferire AMARE non è recar dolore non è portar rancore non è perpetrar mutismo AMARE non è ferire l’anima non è graffiare il cuore non è inveir sul corpo AMARE non è lamentare gelosia Non è esternar morbosità Non è tradir la fedeltà AMARE… AMARE E’ Dare senza chiedere portare gioia, serenità, calore. rendere felici. Baciare, coccolare, eccitare spontaneamente, anche in cambio di niente! Portare in volo la persona amata in tutti i cieli, che abbiamo dentro l’anima. Fare gesti teneri,come fossero fiori, perché la persona amata assomiglia sempre a un fiore . La persona amata, arriva sempre da una primavera, porta con sé tutti i suoi profumi. AMARE è adorare tutti i colori, tutti i profumi di questa primavera! Portare nel cuore dell’amata tutto il calore del sole d’estate, accompagnato dai suoi arcobaleni. Dipingere nell’anima dell’amata, il grande romanticismo dei ritratti e dei panorami dell’autunno! AMARE è estrarre la culla, che abbiamo in fondo al cuore per proteggerla, dal gelido inverno, e regalargli il desiderio, di una nuova primavera!! Periferie Dei grandi amori e dei suoi splendori, ho visto solo:” periferie!” Nella nuova mappa del mio cuore, ora ci sei tu; vivo al centro del bello della vita, non più aghi di pino sul mio cammino. Ora canto quando parlo, parlo quando canto, pensando a te, che pensi a me. Delle grandi passioni e le sue stagioni, ho visto solo:” periferie!” Oh!. Primavera della mia anima, ora sono nel rosso del fuoco d’amore, che c’è nel tuo cuore: “per me!” Ora sorrido quando mi sveglio, mi sveglio per sorridere a te che, con grande passione ami me. Dell’intensa felicità e della sua immensità ho visto solo:” periferie.” Nei miei nuovi giorni, non più spine di rovo, nuove fantasie colorano lo scandir delle ore. Aurore dorate e tramonti di fuoco, i sipari delle mie giornate. L’imbrunire apre scenari dolci, nell’immenso mio mondo dei sogni, sogno di te, parlo di te, scrivo per te, il lontano ricordo delle mie PERIFERIE! Correre ... correre Correre, per sentire il vento fra i capelli, inebriarsi, quando delicatamente l’aria, ti sfiora la pelle accarezzandoti il viso. Correre, dopo aver rubato una rosa, poi rincorrere lei, una fatina sconosciuta, dolce e gentile: che ricevendo quel dono si pungerà l’esistenza. Correre solo, scalzo di notte lungo la spiaggia, portando nel cuore, un leggero timore di sentir la gelida onda, graffiar l’alma tua. Correre ad un appuntamento mai dato, illudendosi di trovarvi qualcuno, poi sentirsi sperso nel deserto; fuggire, lasciando alle spalle la delusione. Correre verso casa, dopo un tuffo profondo nella dolcezza, riemergere, sulla riva rude dove ristagna l’angoscia, pensando che quell’acqua limpida,ora è rimasta sola! Correre anche nei sogni, per tendere una mano a qualcuno che sta cadendo nel vuoto; destarsi d’improvviso e sentire una profonda amarezza. Correre, per inseguire la felicità; mai la potremo raggiungere noi: - Sarà lei a prenderci quando vorrà-. Smettiamo con queste folli corse, attendiamo che ci raggiunga la felicità; lei mai non corre, perché è nascosta nei nostri cuori!! La poesia è un fiore stupendo La poesia è un fiore stupendo che non può sbocciare ovunque; la poesia, è come una voragine dove scivolano valanghe di sensazioni. Per moderare i picchi di gioia infinita… per alleggerire le pene dell’anima… per placare vampate di irrompenti desideri…. per dar sfogo, ad istintivi slanci d’amore! Grandi maestri gli avi di quest’arte, che fa grande la dimensione umana, mi guardano dal cielo e sorridono….. sovrana la loro sapienza, gli scritti parlano! Ridicolo, il mio tentativo di capirne, o appena afferrarne la genialità quei grandi mostri del sapere che han vestito ogni cosa, di bellezza e d’amore In qualche angolo sconosciuto, della mia umile mente, io disperatamente cerco quell’immensità del pensiero che mi regali un minimo d’ispirazione Il dolore Il dolore è fratello della disperazione, entrambi spengono la fiamma della serenità; intanto, la vita diventa buia come un inverno polare. Mentre sei alla ricerca di un raggio di luce, anche l’aspetto imbruttisce, nuovi fili argentati ti inondano il capo, gli zigomi si segnano di nuovi piccoli solchi. Lontano il disgelo; ed in cuor tuo coltivi forti timori, prende corpo la sensazione che la voglia di vivere, stia scivolando via….via….. via! Le tue incantevoli espressioni Finita l’estate, sulla spiaggia deserta, in compagnia di un pallido sole e di gabbiani fedeli che mai se ne vanno, socchiudo lo sguardo a un cielo assonnato. Dolomiti in miniatura-gli scogli- graffiati, o forse coccolati dall’onde sospinte da un andirivieni continuo. All’impatto, i cristalli d’argento schizzano alti: cadendo lasciano lacrime gocciolanti su quelle piccole rocce ferite. La mia mente prova timore al cospetto di un pur naturale succedere. I miei occhi, confusi, ridestandosi fuggono dalla quiete della sabbia fredda, verso un orizzonte che porta il tuo nome. In quell’orizzonte ci sono i tuoi sguardi, immensi, a fare da filtro magico alle mie paure. In quell’orizzonte c’è il tuo udire sapiente, a correggere il mio mormorio balbuziente. Quanto è grande la tua anima, se riesce a raccogliere in se questo turbine di sensazioni? Come sono grandi le mani della tua anima che riescono ad adagiare nel tuo cuore tutte le mie emozioni? La mia anima è troppo fragile per contenere l’immensità della tua! Il mio cuore è troppo gracile e piccolo per contenere tutto l’amore e la tenerezza del tuo! Posso solo rifugiarmi timidamente nella grande soavità delle tue incantevoli espressioni! Colgo la mela Se smarrisco le mie dita, nella seta morbida ed eccitante, dei tuoi capelli: “Colgo la mela…” Se la mia bocca bramosa e socchiusa, si posa su quei dolcetti, che son le tue labbra: “Colgo la mela…..” Se assaporo il nettare, da quei due calici cristallini che, modellano il tuo seno armonioso: “Colgo la mela…..” Se quel che resta del mio senso virile, si incammina in un viaggio dentro il tuo incantevole corpo: “Colgo la mela… e avrò peccato” Ritratto Due fari i tuoi occhi, di luce abbagliante, mi ipnotizza questo bagliore. Un soffio di vento leggero, il tuo respiro; mi treman le gambe, come gracile foglia mi sento cadere. Onde del mare i tuoi capelli, potrei naufragare pur sapendo nuotare. Dolcetti fragranti le labbra tue, beato chi può assaporare. Una poesia, il tuo sorriso, vorrei tanto riuscire a cantarne le rime. Di cristallo due calici, quel tuo seno perfetto, dove poter sorseggiare il frutto del mosto. Le mani, le tue braccia, sono gli argini, il letto di un fresco ruscello, dove scorre il mio sangue, come limpida acqua! Cosa c’è… Cosa c’è... alla fine delle nostre dita? C’e e ci sarà sempre una penna che scrive, parole d’amore per noi! Cosa c’è... nella luce della nostra mente? C’è e ci sarà sempre l’arcobaleno, con i colori delle nostre immagini, che ci han fatto innamorare! Cosa c’è... nell’angolo più azzurro del nostro cuore? C’è e ci sarà sempre una travolgente passione, che renderà sconvolgente il nostro cammino! Cosa c’è... nelle grandi praterie delle nostre anime? C’è e ci sarà sempre un’immensità fiorita, dove i nostri pensieri d’amore prenderanno profumo! Cosa c’è... in tutte le effusioni d’amore che ci scambiamo? C’è e ci sarà sempre l’espressione di un vulcano, dove la lava non diventa pietra, ma gemme di fiori! Cosa c’è... alla fine della nostra storia d’amore? c’è e ci sarà sempre la vita eterna, perché le nostre anime grandi, terranno in vita la passione d’amore nei nostri cuori!! Cenerentola La notte scura mi prende l’anima, adagiandola in un mondo di sogni. La luce immensa, degli occhi tuoi marroni, mi prende il cuore e stordito s’infiamma. Da sempre invisibile, la stella cometa al mese di maggio! Io la posso ammirare, se mi perdo nell’onda dei tuoi capelli amaranto. Le azalee, sono lo specchio delle profumate tue labbra: -mi assale l’inebriante pensiero di poterle sfiorare, per un solo istante.- Quel fiorir di gardenie che invade la mia fantasia, quando estasiato contemplo, quel tuo viso puro e solare! Ah!! Ora ricordo, sei tu:- CENERENTOLA- Colei che trascina i cuori in una girandola. I cuori di principi e re, sono impazziti per te... cosi come me! Immagina Immagina l’amore a fior di petali, a sfiorar di labbra, ad accarezzar di capelli, ad ammirar di occhi, a batter d’ali! Immagina l’amore pelle a pelle sotto le stelle, noi, ricoperti di morbida schiuma, sotto la luna, Immagina l’amore profumato e tremulo vestito solamente d’acqua e di vento... - è cosi che ti sento - in tutti i petali dei miei fiori, adagiata sulle mie labbra, smarrita nei miei capelli, sbalordita nella luce dei miei occhi, annidata nelle piume delle mie ali, rifugiata nei pori della mia pelle. Immagina un mantello di piume, che abbraccia due cuori, due anime... - è così che ti vedo - come le piume volare leggera, sospinta dai miei sospiri d’amore, trasparente, vagante fra veli di raso, di velluto e di seta, immaginario sipario, che attutisce l’arrembante furore, del tuo esistere in me! Immagina... immagina... immagina! Gesù Bambino (Natale senza la fede) Pomeriggio breve, di un limpido giorno di indesiderato inverno; tra poco inesorabilmente, l’oscurità vestirà il sole col solito pigiama color della notte. Io uccello senz’ali vorrei volare, in un cielo davanti al quale anche l’onnipotente potrebbe stupirsi... prima del calar delle tenebre. Ma liberando il pensiero, mi accorgo che anche oggi non sono riuscito a trovare la pace e nemmeno la fede, solamente perché l’occhio non vede. La mia anima continua a piangere, il mio pensiero continua a correre; ripongo speranza nella cometa e in quel bambino che l’accompagna. Mi si schiuda la mente alla sua parola, per aprire il cuore ai doni che porta, un pastore mi prenda la mano e come sua pecora, mi avvicini alla casa di Dio! Lo specchio Nei giorni grigi, di angoscia folle, resto fermo inerme io:- Codardo!- Prevale meschina, la viscida invidia per ogni essere vivente, che magari vegeta, ma mai pensa e rigetta il dolore. E l’amore grande, l’amore vero, è ormai fuori dalle mie vene; non so più amare, ma so rubare tutto il calore, di cuori in fiamme, che inseguono dei sentimenti. Tutti fantasmi… davanti allo specchio! E quelle poche rose d’inverno, subito sfiorite, han lasciato dentro di lei, tutta l’essenza del loro profumo! Nella mia mente, resta la malinconia per loro fine precoce! Poi… poi giro le spalle allo specchio. La carta E’ notte fonda, io resto lì coi gomiti appoggiato al vecchio tavolo. E, lontano da un qualunque sogno, stampiglio incredibili patacche; tracciando ferite solcate su quel che resta di uno sventrato pioppo: “Ah!! la carta” Tacita lei, consenziente, un po’ stupida e un po’ puttana: “Proprio da tutti, si lascia scrivere!” Alla fine dello sfogo, lei ne uscirà sudicia e d’inchiostro sbronza; io rimarrò li inerme ed ubriaco di idee bruciate, dal furore e dalla bramosia per una mancata ispirazione, soffocata anche dal gelo e dalla notte! Pensieri sogni e... Terra assetata senza la pioggia, fiori appassiti, senza sole e rugiada. Senza fiori, l’ape dove si posa? Strilla il neonato, quando affamato non trova, il frutto di chi gli ha dato la luce. Assai misera e triste è la sorte, per certe creature del mare, quando l’onda s’accorcia, per la bassa marea. Fedele compagna, la nostra ombra talvolta scompare, quando dietro le nuvole il sole riposa! A mille usi la carta si presta, ed al meglio si sposa, quando su di lei l’inchiostro si posa. Così, in preda a questi pensieri, non so immaginare un futuro senza far parte della tua vita. Così scrivo di te, scrivo per te. La mia casa Casa mia Casa mia, al centro del mondo! Perimetro accarezzato dal verde; muri esterni baciati dal vento; il tetto sorride all’azzurro del cielo; il camino invia messaggi alle nuvole; ha per finestre i tuoi occhi di sole; non ci sono inferriate, dentro c’è solo amore; per porta d’ingresso, l’immensità della tua intelligenza; c’è un gran focolare, dove arde la tua voglia di vivere; non c’è energia, ti abbraccio e tutto s’illumina. Casa mia senza cantina, son già ubriaco di te. non ci sono scale, tu mi hai messo le ali. il sottotetto è affollato da nidi d’uccelli, cantano in coro il profumo di te; sobria dimora, pochi mobili, al centro di un’unica stanza giganteggia un trono per te. Casa mia casa tua casa nostra! Dove possiamo andare noi Dove possiamo andare noi? ...senza i nostri sogni, ...senza il nostro amore , ...senza la nostra poesia. Cosa sarebbero i nostri giorni? ...senza l’incanto dei tuoi dipinti, ...senza le nostre lune piene, ...senza i nostri grappoli di stelle. Cosa sarebbe la nostra vita? ...senza i sorrisi che ci regaliamo, ...senza le nostre lacrime di passione, ...senza gli abbracci, dove ci perdiamo. Cosa sarebbe il nostro futuro? ...senza le nostre morbide carezze ...senza i nostri dolcissimi baci ...senza quegli attimi che sembrano secoli. Questo amore è un eden... dove la dolcezza delle nostre anime, avvolge i nostri teneri cuori: “In una favola infinta... da raccontare”. Più d’ogni cosa Quando ti vesti della tua dolcezza, la mia anima mette il vestito a festa. Quando ricami il tuo viso, col tuo sorriso, perdo la testa. Quando ti profumi l’alito, con l’essenza delle tue armoniose parole, vivo d’immenso; anche in tua assenza il cuor non mi duole. Quando ti rendi liete le ore, mi pensi intensamente, mi catapulti nel pozzo dei sensi, mi sciolgo in te teneramente. Quando cammini, dentro gli allori del tuo futuro, sembra che danzi gioiosa; ti grido ti AMO lo giuro: “più della vita, più d'ogni cosa!” Incontri sbagliati! Incontri sbagliati... Piccole (o grandi) voragini; segmenti di solchi profondi, lungo il sentiero dei sentimenti. Sdrucciolevoli buche, lungo un percorso ghiaioso, ... dopo aver sperato, che fosse erboso. Aiutami tu, oh! spirito guida del mio pensiero. Quanti sassi appuntiti, sul tuo sentiero, han graffiato il tuo cuore? -Ovvia- di un rosso sangue... è rimasta la scia! Attorcigliamoci gli indici, in un patto d’amore. Perché possa, non sanguinare più il tuo cuore. I miei ricordi?: - Un rantolio fragoroso alle mie spalle- Spero divenga solo un leggero fruscio di foglie gialle. Quel grido che esplode, nei silenzi e nei vuoti della mia mente, sia un grande bagliore che da luce a un’aurora serena, in un limpido cielo, per far risplendere, questa nuova luce d‘amore. Mia cara vecchia Zola Mia cara vecchia Zola, mi hai accolto fra le tue braccia quando, avevo ancora l’impronta del latte sul mento! Venire a vivere in te è stato come entrare in un grande cuore: un cuore dove vivono felicemente, migliaia di anime. Ti scorgo adagiata lì sotto la collina e dal tuo splendore sgorga ogni giorno l’odore del fieno e del grano Nonostante le tante ferite, da cemento ed asfalto, nelle tue aurore ci sono ancora tutti i colori dell’arcobaleno. Vivo il ricordo di quand’ero bambino e come allora, attraversandoti, sento il profumo del pane del vino e del miele. Lasciarti è impossibile, tu sei il mio focolare. E anche dopo il mio ultimo giorno sarò avvolto dal calore della tua terra! E le mie ceneri potranno volare nella brezza leggera, dei tuoi freschi mattini E sarà eterno amore Tuo per sempre Silvano Neve e fuoco L'more, a volte è fuoco, a volte è neve. Se i nostri sguardi si incontrano, spunta un nuovo fiore nel giardino della tenerezza: "E l'amore sarà passione!" Sarai regina Eccomi qui, in un grande giardino, in una serra, bene dove non so; so soltanto che ruberò i petali di milioni di fiori! Ne farò un profumato tappeto; correrò per poterlo adagiare, lungo il tuo fatato cammino. Nessuno mi crederà se dico, che posso anche volare, lassù nel blu, so che tornerò a rubare! Porterò sulla terra un cesto di stelle, poi, come mastro orafo ne farò una corona, E sarai eletta:" Regina della mia vita" Un anno fa Un anno fa.... .....assieme ad altre foglie gialle, mio malgrado, stavo a svolazzar in braccio al vento frivolo!! Quasi sfioravo sul fondo, l'ormai arida e spelacchiata terra, confusa in poca erba pallida e stanca. Ma ecco, lo sbocciar di un nuovo fiore, in questa specie di deserto..... Tu mia oasi! Tu, con le mani a culla, ad afferrarmi, proprio al mio ultimo fruscio prima della prigionia..... della malinconia. Tu, a ricolorar l'autunno, di colori rosso fuoco, al fin che l'alma mia, non avesse a rinsecchire! Tu e il tuo pullular d'intenso amore; proprio come, un germogliar di nuove vite; verde e viva ora la foglia al ramo. Resuscitata l'alma mia, succhiando linfa, dalle tue radici. Primavera Una margherita da profumo e colore alla “primavera;” una farfalla nel suo volo gioioso ne disegna i contorni; l’ape ne esalta i suoi frutti! In questo ritratto si colgono tutte le sfumature della gioia di vivere e tutto l’amore che vi è nella mano di Dio Stradelli muti. Stradelli muti, ricoperti da catramose vesti, con bordi cigliati da nerborute siepi, si immergono in capezzagne verdi, d’erba vergine. Poi, pratoline, viole, primule e giunchiglie, come pizzi ricamati ad abbellire la madre terra, dopo che il bianco candor s’è sperso in cristalline gocciole, penetrate a dissetar radici, bulbi e nuovi semi. Quivi odo, un chiacchierio di petali, sento i sospiri lievi dell’erbetta morbida, scorgo danzar in magica armonia gli steli, tutti stretti in un grande abbraccio, sospinti dal solletico dell’aura. È li che il mio nobile pensier cammina sul suo altrettanto esile stelo; vorrei esserci al mattino, quando il sole illumina l’aurora e toglie la benda notturna alla magica natura, per osservar per primo, quest’incredibile miracolo. È li che il mio canto umile apre le sue brevi ali di passero smarrito; una melodia si libra a sbalzi, radendo il verde e il fiorito incanto. Sogno da sveglio impollinato ardore, in boccioli che aprendosi spanderanno mirabili profumi, somiglianti in tutto al nostro incontenibile... impeto d’amore! La Morte Morte… che ci cammini alle spalle per tutta la vita, porti sempre sul tuo viso il ghigno degli implacabili; non dai scampo a nessuno, nemmeno ai potenti. In fondo dopo Dio sei l’unica saggezza che esista. Prenditi pure il mio corpo quando lo riterrai opportuno, ma la mia anima no... lei è zingara, lasciala libera. Lasciala immersa negli sconfinati e profumati doni dell’universo, vorrei tanto poterla incontrare di nuovo nella prossima vita... là lungo i luminosi ed eterni sentieri Dopo il raccolto Lama lucente, tagliente… d’aratro, nel ventre della terra ti immergi, purificandola da erbe selvatiche; fecondo questo suolo risorto dedito ai concepimenti della natura, Dio ne guida le gesta e il miracolo! Un erpice operoso pianifica le aride zolle, ridonando alla terra il suo naturale sorriso di madre, il caldo terreno attrae ed accarezza un seme, accoglie l’ embrione amorevolmente nelle sue vene. Timido autunno, coi tuoi tepori curi amorevolmente la gestazione; pazientemente nutrirai il germoglio, la natura farà da sacra placenta, un feto di verdi speranze si formerà, mentre il Signore, protegge e sorride. Tutte le foglie andranno in letargo sviluppando un effetto concime naturale processo, dalle radici alle cime; candite, immense, fresche distese di bianco nutriranno radici e istinti naturali di vita, fino alla tenera dilatazione del suolo. Tenero germoglio che appari alla luce del sole: e mi dici che esiste la vita eterna, e mi fai ammirare il sorriso di Dio, vorrei tu crescessi nella mia umile anima; la terra è il giardino dell’Onnipotente, ed è lì che matura il nuovo raccolto. Il poeta è... La farfalla abbassa le ali, quando impallidisce il sole, ingialliscono le foglie e l’autunno ingoia l’estate! Il poeta tace e intristisce, quando l’ispirazione svanisce, il freddo inverno bussa alla porta della sua anima inquieta! Il poeta è come una farfalla… …dopo il volo reclina le ali! Tu come... Tu, come immacolata creatura, immenso pensiero d’amore radicato in tutte le mie bramosie; tu passione, tu desiderio, tu miraggio: io piccolo... piccolo, cammino mesto al tuo fianco, in preda ad un anelito! Tu, come dea di tutti gli olimpi, mio passato mancato oh! presente incandescente, tu futuro sognato e sperato: io piccolo... piccolo, cammino frale al tuo fianco, in trepida speme Tu, come statuaria divinità celeste, fonte di meditazioni amorose, riverbero di gregge stellato, tu paradiso di passioni focose: io piccolo... piccolo cammino timido al tuo fianco, in devoto raccoglimento! Tu, come cattedrale del sogno infinito, linfa vitale di vite sentimentali eterne, spiritualità sacrale di meditativa immagine, tu oltre l’umano del mio immaginario: io piccolo... piccolo cammino misero al tuo fianco, in atteggiamento voluttuoso! ................................................. in attesa d’un sol battito delle tue grandi ali!! Ombre Il grande albero della vita, la sua ombra immota. Il tuo grande amore, la sua ombra immensa. Ombre congiunte di corpi fusi fra loro. Anime solari sopra le ombre vite legate... come terra e cielo. Gli alberi Impettiti alberi immobili, adorni di verde fogliame, attendono della brezza il respiro leggero, per poter esternare i loro sorrisi di gioia e armonia... lontano dalle ire di venti tiranni. Il giorno... dopo! Il giorno, non è mai in ritardo, padrone assoluto d’un passo spedito cammina sicuro, con sottobraccio il nostro destino. Il buio, coi suoi tanti tranelli, non gli incute timori, gli basta superare la notte...puntualmente e immancabilmente vi riesce. Nell’oscurità, incurante e furtivo, cancella luci e grigiori del giorno prima. All’alba, il sole prende per mano il nuovo giorno, dandogli in pasto i minuti, le ore e la nostra vita. Stanco e sazio per il lauto pàscere, la sera, và a rifugiarsi nei chiaroscuri dell’imbrunire. Rubando sfumature a varie costellazioni, ricolora se stesso... tornerà il giorno dopo. Un giorno si nasce, un giorno si muore. Il tuo cuor cesserà il suo cammino, il giorno tornerà puntualmente...senza di te! Tu misero, puoi sperar solamente in un giorno eterno, nell’alto dei cieli... e non è poca cosa!! |