Poesie di Massimo Pastore


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Aeroplani
Avrei dovuto raggiungere tutti i miei maestri all'inferno
ma ne ho scordato il nome
o forse non ho mai avuto maestri ma solo piccoli inferni
e cartoline con francobolli infuocati
che ripetevano sempre la stessa cosa:
il volere di Dio è vuoto per mille chilometri attorno...

Quando ero bambino costruivo aeroplani di carta
che non sapevano volare.
Contavo con i passi, la distanza che c'era da una parete della stanza all'altra.
Uno due tre quattro cinque. Cinque passi.
Cinque maledettissimi passi ed il mio aeroplano non sapeva volare.
Poi scrissi -benzina- sul centro del foglio e piano piano cominciò a muoversi.
Da allora ho scritto un sacco di cose
ed ho fatto il giro del mondo almeno mille volte
ho sorvolato i piccoli inferni
la zona di smistaggio delle cartoline
ed infine sono arrivato a te,
e ti ho portato dei pappagalli verdi da far friggere per i tuoi quadri buoni
ed u po di sale dai miei occhi per lavare le imperfezioni
dai margini delle tele che tu ritenevi inutili
e sei rimasta non so quanti anni nella tua stanza dei colori
a cercare il modo per uscire dai margini.
Avresti dovuto spaccare le tele.
Dipingere sui miei calzoni o sui tuoi
o su quelli delle anatre.
Avresti dovuto dimenticare le tombe dei tuoi maestri.
Avresti dovuto chiudere con tre mandate la cassetta della posta
per non ricevere più cartoline dall'inferno
ed invece hai comandato alla tua vena la morta silenziosa
degli indovini
degli stregoni
dei divi
e degli imbecilli
e mi hai costretto a scrivere sul mio piccolo aereo:
penso che passerò una notte vuota.
Questo volo lo dedico a te ed ai tuoi seni carbonizzati
il diciannove agosto 2011.

La polvere del disastro
Agglomerati di sogni densi come il sangue dei corpi celesti
abbattuti sulle autostrade del cosmo
corpi di bambini sacrificati alla malattia del cavolo
frequenze come saette sugli occhi
giovani e vecchi con lunghi coltelli da cucina
che scovano la gru dormiente
la gamba dei palazzi che trema e fugge dalla sua orma inumana
gli idioti della seconda serata che aspettano il loro turno
seduti su una sedia di bellezza
i piccioni che nonostante tutto cagano sulla testa di Vittorio Emanuele
ed i tuoi baci, come tutti gli altri baci
poveri
ma
belli
limpido rifugio dalla polvere del disastro.

Il baco da seta si abbuffa di gelso
Ristrutturami da capo...
le tue violette viola
la magia per cui quando nevica gli uccelli diventano pesci
l'ombretto che cola dalle tue palpebre nella mia gola
gli animaletti che sovraccaricano le linee telefoniche
la strana storia dell'assoluto
quando per la maggior parte del tempo dipendo da te
brindando con le tazze nei prefestivi
dolcificando la luna con due cucchiaini di estratto di mimosa
lasciando la coda bella in vista
nel tondo paralume della notte uccello di legno
che può prendere fuoco solo se mi baci.

Ristrutturami da capo, ora
che il baco da seta si abbuffa di gelso
e teneramente lavora
alla nostra posizione nel mondo.

Prospettive
Pezzi di angeli rannicchiati nei sottoscala
a dar fuoco al metallo
a flettersi bombardati da tutta la liquidità del calore
che attraversa le vene celesti
dei vecchi angeli stile anni ottanta
ed impreco ragionevolmente come un torrente
ghigliottino la mia lingua ad ogni porco ***
a domandarmi quale fu la mano,
                                                    la mano di chi avvitò il cielo
sopra questa città di bambole morte giovani in guerra?
Se non taci ti gonfio di parole sussurrate
come un pugile liberato dall'angolo
dopo milioni di gong perduti in galera
conosco la risposta, la conosco, la conosco, la conosco....

qualche giorno fa la ragazza che amo da una settimana e 99 secondi
ha comprato un collare per il suo piccione muto
e credo stesse piangendo
o imprecando come un torrente
così le dissi:
se picchietti sopra il foglio un po più forte potresti fare qualcosa di meraviglioso -
di meraviglioso? -
sì, di meraviglioso -
ma io non vedo niente -
e non senti niente? -
         tic tic tac tac/tac tac tiriti tic/taaaaa tarata tac/bum bum bum.
Suonano? -
cosa? -
le parole. -

Cosa ne stai facendo di te? E' solo un temporale. Passerà
Tu non cancelli mai la tua arte
nemmeno te lo chiedesse un cane un idiota tua madre
tu non cancelli mai la tua arte.
È straordinario! Lo capisci? È straordinario!

Credo che con i pochi soldi che mi sono rimasti
comprerò due grandi tele
forse due metri o tre o magari mezzo chilometro di tele
le sovrapporrò l'una all'altra.
Sulla prima tela infierirò con i pugni con le unghie con i morsi
e se non ti sembrerà abbastanza
                                                  con un taglierino
così da farla sembrare la pelle di un uomo
dilaniata crocifissa scarnificata
e sulla tela, seconda pelle, che apparirà di sotto
dipingerò tanti piccoli tagli,
          non userò il colore rosso
ma il castano il verde e l'arancione
come i tuoi capelli le tue scarpe il tuo rossetto
lo intitolerò:
cosa ne stai facendo di te?
È solo un temporale.
Passerà.

Il problema è che ho molto di più di ciò che mi serve
ma è come se volessi tutto tutto tutto
mi chiedi : - quando capisci di aver finito un lavoro? -
ti domando: -come si capisce di aver finito di fare l'amore?-
e concludo dicendoti che se avessi la possibilità di essere un altro
di essere chiunque io desideri
                                               vorrei essere te. Amore mio...

Ti confermo che il mondo non è cambiato
Le parole sono cose,
come ogni altra cosa.
La poca intelligenza del racconto
sta nel fatto di non aver modo
di comprimere il racconto
e spedirlo via posta
proprio nel buco del culo del mondo.
Ti allego, comunque, la foto dei miei peli
e l'odore di muschio del sottobosco.
Ah, mi son messo il rossetto
per uscire l'altra sera
ti confermo che il mondo non è cambiato.
Salutami i gatti
anche se credo che siano morti
almeno quanto te
che sei scesa in piazza a scioperare
ma non sapevi se le scarpe rosse
si intonassero
con i fiorellini
sul tuo vestito
equo
e solidale...

La lista dei profumi
La lista dei profumi non è più facoltativa,
se l'uno dovrai sapere di rose
il quindici ti forniremo di tabacco e catrame e zolfo e marmellate acide
mentre alla fine del mese sarai tu a fornirci di sangue
dagli occhi.
Le lavanderie automatiche ripuliranno il tuo viso
facendoti rotolare come una gallina prima che le venga spezzato il collo.

Prima però, amore, voglio dirti che verrò a bere dalle piccole rughe delle tue mani
dove decollano pesci volanti e tappini rossi delle penne rosse
e ti dirò che sei la figura perfetta della visione
la perforazione di una stella attraverso la vena
il sangue di cristo
l'universo in miniatura
una gabbia per uccelli
divelta
su una spiaggia occidentale.

Ma dal momento che la lista dei profumi non è più facoltativa
credo che farò di tutto per non morire prima del prossimo secolo
non posso permettere a queste stupide forze invisibili di separarci
che vengano pure a prendere dai miei occhi il sangue colorato degli dei
che mi strappino dal collo la pelle
per le loro borsette aziendali
che distribuiscano parti del mio pene dalle macchinette automatiche
che si prendano anche il mio cuore nero per far accendere le luci
dei casinò
io (se non mi avranno già strappato la lingua per farci linguette per le scarpe)
griderò che sono venuto con le peggiori intenzioni:

VENGO PER L'EUCARISTIA ED IL DISARMO!!!

Scusami amore se non sono ancora venuto tra le tue labbra di sotto
e se non fossi uno sbandato sarei una stella
credo che questi assassini della lista dei profumi
non abbiamo ancora capito
che tremo ancora quando tento di amare- e chi dovrebbero ammazzare? Me?

Siamo venuti. L'uno su l'altra.

Prima di scrivere
Prima di scrivere non penso,
prima di scrivere mi metto nudo
mi depilo l'inguine
mi sciacquo per bene
l'anima intera
spunto una matita
a rari punti topografici.
Prima di scrivere deglutisco,
scoperchio il cielo
facendomi azzurro o grigio o nero stagno
oppure stagnola
inchiodandomi alla parete opposta
che vorrei baciare.
Ma soprattutto, amica cara, prima di scrivere
tengo sempre a mente
di non essere un venditore di prodotti per la casa
che deambula porta a porta, palazzo dopo palazzo,
gridando miseramente: io, io ,io...

Preghiera dolce preghiera
Noi siamo
corona d'amore
letto di ferito
piede di porco
sangue sillabico
sparso
sulle miniature
dei fiori.
Controlliamo l'ascesa degli dei
con la dolcezza
delle conchiglie
scheggiate
rifiutate dai bambini
che mirano
alla perfezione
del guscio.
Chi verrà a raccoglierci?
Forse qualcuno si pungerà un piede
e saremo pronti
allora,
saremo forti
per essere frantumati
o lanciati
tra le acque profonde
della notte
felina
ma se tu lo vorrai amore
e lo vorrò anch'io
raccoglierò tutte le spine
dalla rosa solitaria del tuo respiro.

Ventinove loculi mille e trecento cadaveri
Bisogna pure aver pazienza a stare li
a graffiare mattoni e laterizi e pietre naturali
cercando di non cadere col cuore nelle pozzanghere nere
a far ridere tutti, a far ridere le madri di tutti,
perché, dimmi, chi poteva sapere quanto erano profonde?
Un tempo, una gallina col fascino da oca
mi aveva detto che all'interno di me
coesistevano due persone:
quella che scrive e quella che non scrive.
Mi aveva anche detto che mi voleva nudo ma questa è un altra storia.
Ora, dal momento che ho due campi di battaglia tra le rughe delle mani
farò in modo di donartene uno, per compassione,
oppure per far sì che tu la smetta di dire stronzate
o che la smetta io
o comunque che più gente possibile la smetta di dire stronzate.
Noi siamo due. Due in meno.

Lavoro al cimitero di Staglieno,
sto intonacando una cappelletta di inizio secolo.
Ventinove loculi per mille e trecento cadaveri
o pezzi di cadaveri austro ungarici.
Sconosciuti.
Con pazienza durante l'ora di pausa non mangio,
me ne sto li a graffiare mattoni e laterizi e pietre naturali
che verranno ricoperte
e sai ho visto le tombe dei ricchi sfiorite come le tombe dei poveri
e questo fa ridere. Ma ho pianto.
Quando torno a casa ti scordo quasi sempre.
Prima di dormire mi prometto che quando mi sveglierò sarò migliore.
Poi mi telefoni ricordandomi che al mondo siamo ancora in due
di troppo
a dire stronzate del tipo
-preferisco quello che scrive-
oppure (questo sono io)
-ho scritto ti odio sulla maniglia della tua macchina-
ed in tutto questo oceano di stronzate
spesso ci dimentichiamo
di tutti quelli che ci hanno messo passione
persino a morire.
Ventinove loculi, mille e trecento cadaveri.
Ci crederesti?

Questa mattina stavo bene
Questa mattina stavo bene.
Mi sono lavato i piedi con l'acqua che abbiamo raccolto
due estati fa
                  nell'isola.
Tu mi hai aiutato a lavarmi,
insomma questa mattina stavo bene.
Poi hai preso i miei piedi
reggendoti indietro i lunghi capelli
e mi hai parlato di qualcosa.
Non ricordo cosa
ma la tua voce, sì.
C'è ne sono tante di voci,
forse più carine
ma un'altra proprio come la tua, no.
Insomma è la tua voce ed io amo la tua voce.
Abbiamo giocato un po con l'acqua
poi ho giocato con i tuoi seni
e poi abbiamo fatto sul serio.
Questa mattina ero felice, stavo bene,
mi sono lavato i piedi con l'acqua che abbiamo raccolto
due estati fa
                  nell'isola.
Tu mi hai aiutato a lavarmi.
Poi hai preso i miei piedi
reggendoti indietro i lunghi capelli
e ti ho parlato di qualcosa.
Qualcosa del tipo:
“posso fare il duro con il mondo ma non posso restare senza di te.”

L'umana tenerezza
Abbasso lo sguardo sul tavolo
per creare un universo di tristezza
con tubetti di colore essiccati al sole
e particelle di monossido nel cuore...
una nave da carico mi trascina per i piedi
l'acqua spezzata dall'uomo senza pinne
sarà come un fuoco lasciato acceso
nelle notti oceaniche
per segnalare la mia fama
o la tua
che ti chiedi ostinatamente
come si può credere in un mondo minore
nel quale si può vedere Dio
solo annusando il gas
dai finestrini di una macchina sigillata...

l'umana tenerezza fugge
come un insetto vivo
nel mezzo di una strada...

Sacro
La seduzione del tuo oracolo
piccolo taglio mollusco
fatto di attente cabine
e saloni moderni
dentro l'antico guscio
di una conchiglia
sbattuta dal mare
sulla battigia
dei miei desideri
neri...
e poi,
ti sei stancata di me
e mi hai detto : -non ne ho più voglia-.
Non ne hai più voglia?
Come non si ha più voglia di un gelato
di una bibita gassata
di un battesimo
di uno stupido e noioso spettacolo scolastico?
O non hai più voglia di me
che non chiedo l'aumento
e non sono un numero!?
Il mio cuore è già in cucitura
e cosa importa se gli altri vanno nel tuo corpo
come piccoli chiodi su legni di tela
e cosa importa se sei il gradino per salire nell'indice del tempo
e cosa importa, cosa
se tutti raccontano male la storia per cui da un frammento di luce
fu creato il tuo seno sinistro.
Io malgrado tutto ero vivo
il giorno in cui iniziarono ad uccidermi
e sono vivo anche ora
che mi hai finito.
Ti chiedo scusa se ti odio così tanto
forse
ti potrai sentire
finita
fatta
esaudita
ma dico
forse :
non scordarlo!
Ed è così che mi sono steso un nastro sulle palpebre
-ti ricordi i miei occhi, il mare sulla tua spalla?-
io che avanzo più buio di tutte le ombre
tra soffitti di ghiaccio e botteghe inceppate
io che mi arrampico sull'albero
per sussurrargli all'orecchio
cose che non hanno modo di essere ripetute
o trascritte
o tramandate
io che sanguino dalle dita dei piedi
per annegare gli insetti
io, colui a cui domandasti:
-Perché spergiuri l'amore?-.
Perché è sacro
Perché è sacro
Perché è sacro
                            maledizione!

Gesù dei carruggi
Credimi,l'astio e il malcontento
Si mischian ai sorrisi,ai marinai,
e camminan a braccetto sottovento
tra i carruggi ed i vinai,

credimi ti perderesti fratello
seguendo il polline del mare
che dalla lanterna come un uccello
vola portandone odor di sale

e magari potresti incrociare
la stanza di maria,sorriso messicano
un culo tondo da baciare
ed un gemito disumano

o magari ti troveresti per mano
in una strada piccina
tra l'africa ed un napoletano:
"guagliò hascisc o cocaina."

Credimi, l'astio e il malcontento
Si mischian ai sorrisi, ai carabinieri
E camminan a braccetto sottovento
Tra i carruggi ed i negrieri

E potresti trovare tra chi muore di fame
Tra la rumenta e gli alcolizzati
Tra le briciole di pane
Ed il sorriso sdentato dei drogati

Gli occhi neri di un bambino
Profumo d'africa,elastici come caucciù,
suo padre è un assassino
e lui è dolce,lui è gesù.

I marinai salpano l'ancora e le mutande
Arrossisce il sole con mille forme
Pare proprio una festa di ghirlande
Mentre il figlio dell'assassino,gesù ora dorme.

Alcuni scioglilingua sono realizzati con l'intento di provocare
imbarazzo


Ho fatto roteare i miei amanti sotto il sole finché svenissero
o fossi io a perdere schiuma dalla bocca
vomitare carta e cartine
appendiabiti e lungimiranti addii
previsioni del tempo futuro
fallite
come a dire : -perciò se volevi andartene perché non vai?-
e tu vai ed io non vado e tu non torni e io resto e tu non crepi ed io detesto
come se una nube si fosse finalmente squarciata
(finalmente per chi?)
E ci rendesse indietro qualcosa come i miei soldatini natalizi o il kit del buon guaritore
e dopo magari i primi primissimi libri di poesie che sono poi il tuo alluce destro, credo.
Voglio dirti che ho tutto sto gran casino in testa
ma non una o due volte forse tre e probabilmente anche quattro bei bambini pasciuti
da divorare nei giorni di festa grande festa e buon appetito madre dei tuoi figli
benedetta sia la tua piccola zampetta che si chiude a cerchio
nella protezione della stirpe e della faccia
questa non è la mia arte ma è la mia parte
di te
che avresti dovuto accontentarti dei capillari che scoppiano nel cosmo del mio corpo
e degli alfabeti che alfabeto non è
o non avresti dovuto accontentarti di me che ti ho seguito come una divinità
ed ho creduto che non saremo più tornati sulla terra, almeno per un giorno,
per quell'oggi che è diventato ieri e forse mai e addirittura non so
e probabilmente avrei bisogno ancora di mangiare dal cesto dei tuoi panni sporchi
e pensare cosa assurde mentre cucini tipo :-poesia elettrica per forno-
non avrei dovuto dirtelo, non so, forse so, però, mi verrebbe da vomitare
(ripeto)
carta e cartine
appendiabiti e cravattine
e quel tuo dire:
oh! come saresti carino se solo avessi i denti bianchi
una laurea in filosofia del forunculo
ed un bel fisico da atleta di yoga party
e non tre brutti sporchi teneri libri di poesia
impraticabile!

Ciò che ho lasciato dietro di me andandomene, solo io lo conosco,
e quando le chiedo:
mi ami?
Risponde,
no.

ma voi appoggereste mai le vostre mani su un plettro tagliente che per suonare
a bisogno di mozzarvi le dita una alla volta e senza calore?
Io sì!

Andare insieme
Andare insieme d'arcoceleste sulla tua arcata d'avorio
il mio seme piuma dopo piuma si inabissa dolcemente
tra le tue costole rocciose
quando anche il nostro uccello segreto non potrà essere udito
io ti tratterrò come una bilancia
soppesando l'infinita qualità del tuo odore
di prima mattina
dopo la lunga maratona della notte imperlata
crocifissa
e risorta...
dimentica quelli che fanno propaganda per te
posso essere più guizzante di una qualsiasi vecchia cosa romantica
il tuo nido è il mio nido e le lenzuola sporche mi ricordano quando è giusto lasciarsi
alle spalle le vecchie case sui tram ed i trampolieri ubriachi
e tutte quelle altre cose come correre in tondo gridando -la luna mi segue, la luna mi
perseguita
-
Andare insieme, sinonimo di coito, sinonimo di eterno, sinonimo di lasciamo che duri
il mio seme piuma dopo piuma che poi è il tuo seme
il nostro riparo arcoceleste sulla tua arcata d'avorio mentre ti domando:
si può trovare il miele dove diventi cavità di fiotti sotterranei?
Io, cerco tra i sassi!

Insetti di giugno
Rovescio bottiglie vuote sui pavimenti e le battezzo insetti di giugno
piccoli tagli sulle piante dei piedi come morsetti di formiche atomiche
mentre balbetto qualcosa che mi fa ridere un sacco come cantare negli ascensori
credendo che all'ultimo piano ci sia il paradiso mentre all'ultimo piano
non c'è altro che il lungo reparto del tuo universo
e la mia mano da ragazzo che stringe qualcosa che diventerà due fili di pioggia densa
e due fili di pioggia sul pavimento sgrassato e mi fermo a guardare il colore di questa
solitudine...
strano ricordare qualcosa guardando un bottone che non dovrebbe essere li ed invece è proprio
li sul pavimento tra le zampette degli insetti di giugno ed è strano pensare che un bottone
sia una tappa dell'universo infinito che una camera racchiude come una scatola di latta
dove i bambini chiudono i loro soldatini per le prossime guerre stellari...

-Non dovresti fare la pipi per strada in fondo sei una donna-
-Ma cosa sei stupido? Piuttosto dammi una mano ad allacciare la cintura che il vecchio
degli hot dog ci vuole usare per i suoi schifosissimi panini gli ho pisciato sulla ruota.
-

rovescio bottiglie vuote sui pavimenti e le battezzo insetti di giugno
i piccoli tagli del giugno che mi hai lasciato proprio li sul pavimento
alle quattro del mattino che sia un bottone, o una scheggia di universo tra le fughe delle
mattonelle mentre chiudo la patta del pigiama e corro verso l'ascensore
sicuro che all'ultimo piano ci sia il paradiso e faccio avanti indietro per due ore
fino a quando non mi decido a chiamare il numero di emergenza
per fare due chiacchiere e chiedere loro dove diavolo lo hanno nascosto il paradiso.

Prosopopea
Io sono anche meglio di te anche se mi trattengono dal dirlo
legandomi i polsi sacrificando i miei versi ad un dio minore
cani violenti che mi accerchiate nella notte santa
gloria alle vostre buone facce militarizzate ai vostri figli armati dai venditori di giocattoli
e bum! Crivellate le mie sanguinolente dita di acciaio fuso
e dico che sono anche meglio di te anche se mi trattengono dal dirlo
anche se posso scrivere da un posto buio e senza luce per i bambini
anche se con i polsi legati i piedi legati la lingua legata
io posso scrivere con un movimento degli occhi e allora zac! Senza occhi e senza il resto
di cui prima ti ho parlato io posso scrivere anche da morto visto che ho vissuto
molti week-end da morto e anche se mi trattengono dal dirlo io sono meglio di te
e dei tuoi desideri intestinali e del tuo giardino di camelie impotenti e del tuo buon pranzo
domenicale e delle tue tovaglie ed anche delle tue mutande annusate dall'industria dei saponi
confezionate in albe rosse di miele rosso di sangue rosso di labbro rosso
d'amore rosso...

avevamo scoperto il collante segreto molto tempo prima dei chimici e dei biologi e dei poeti
nessuno avrebbe creduto il tuo amore incompleto nemmeno mia madre che mi telefonava
tutte le notti per dirmi: - mi sono sentita con Dio , mi ha detto che ce lo rimanda indietro-
ed io che ti dicevo se tu non credi nella mia idea del cosmo io non credo nella mia idea
del cosmo,
l'amore ha la certezza di renderci incerti!
Ma tutto quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto con le migliori intenzioni
tu hai pianto un po', io pure, anche se non ti ho mai detto come è stato bello andare a letto
con te!
Ma solo perché avevo sete.

Ed avevamo momenti di amore ingiustificato
Le tue labbra di prima mattina formavano un poligono
quando faceva freddo l'aria si condensava in minuscoli lillà
fu allora che conobbi i lillà
ed i piccoli appartamenti rustici dove ci appartavamo
come fanno i divi
per lunghi giorni senza coda
a costruire figure geometriche
e demolire drappeggi
cavalcando la lunga notte del sud
come bizzarre figure umane
distanti centimetri luce
dai drammi familiari
e dalle cordicine dei tampax
a succhiarti proprio tutto
anche quello
a recidere i quadri sui muri
-ti piaceva Fontana-
a posare nudi
per contarci i difetti
e se ci hanno colpiti non ci siamo mossi
perché certi fenomeni hanno luogo
oh, sì, certi fenomeni hanno luogo
e possiamo pure spararci sulle mani per gelosia
o farci amputare le gambe
ma non possiamo dimenticare
di avere avuto un secolo (credo)
di amore ingiustificato.

La notte mi esercito a morire
La disattenzione verso qualsiasi stile
ed i tuoi gendarmi del cuore
due soldatini di piombo davvero incazzati
che mi fan correre come un bambino
a cui manca la luce.
Oh, allelujah! Lascia stare le mutande
i soldati se ne vanno lentamente
solcando il terreno
come un volto
e ho spento finalmente la radio, per sempre!
Non ti frequento più
e la notte mi esercito a morire.

Binari morti
Il tuo amore non è il mio amore,
distribuire sintassi buone maniere regole
addormentarsi sempre alla stessa ora
detergere le lenzuola fino a farle sbiancare definitivamente.
Io vorrei poter riconoscere l'oliva matura dal tuo capezzolo
verso la fine della notte -li mi nascondo-
e non più l'odore della tua fica erba e tagliaerba e geometrie desolanti
che a strappare una stella dal cielo ci si può giocare a pallone
e tu come tutte le altre belle a provare fastidio nell'esser guardate
che non han mai provato fastidio nell'esser brutte
e perciò non guardate;
così ti ripeto per l'ennesima volta che non voglio essere buono con te
e non voglio essere buono con il mondo
e non voglio essere buono con il concetto di buono
ma un pupazzo di stoffa tra le mani di un bimbo
e respirare violentemente mentre li
                                                        mi nascondo, verso la fine della notte,
che poi è notte oceanica o viaggiare di binari morti...

Cabine a gettoni
Drammi suicidari in cortili d'amore spia
a insudiciare con mani e cazzi e getti telescopici
il severo divieto di giocare alla palla
quando avevamo quindici anni
quando andava di moda arrotolarsi la giacca sui fianchi
o piombare giù da tombini bocche del cielo
gridando -mio dio mio dio perchè mi hai lasciato-
mentre padri parenti e amici facevano la coda
per prenotare lobotomie e grazie e metadone
annuendo come cavalli sedati cavalcati da sporche porzioni di mondo
cavalli di pietra sodomizzati da fibre di cotone e filigrana
oh, i tuoi ragazzi tremano negli androni “scatafasciati”
traballando come cineprese spastiche
cascando dal sonno
fumando sigarette bagnate
singhiozzando negli eserciti
deglutendo strade nere
nello strano meccanismo della notte...

nei giorni infernali la sotto
tra fontane di immaginazione
crescevamo pasciuti e maledetti
come alberi di pere furiose
maneggiando armi cosmiche
in cortili d'amore spia
insudiciando con mani e cazzi e getti telescopici
lo stupido che al primo piano ci voleva bucare il pallone
e ti dico tutto questo mentre giro a piedi nudi il mondo
cercando una cabina a gettoni per dirti frettolosamente:
non temere per
                      me ho già passato il mese,
                                                               senza morire di fame...

Lo stampo dei tuoi denti tra le mie cosce
C'è qualcosa di misterioso nelle tue parole
quando cerco di agguantarle sembro uno stupido pesce
fuori dall'acqua
che tenta di rubare respiro al prodigio del cielo
e muoio boccheggiando...
il mondo passa in fretta come una chiacchierata di asfalti e di ritardi
le mezze cose che ti ho detto
le puoi trovare complete nell'assurdo teatro dei miei fogli:
ti ho amata
non avevo altro da fare
domani mi vestirò di luce e colore
e cose del genere.

Le foglie cadono man mano che muoiono
io ho camminato tutto il giorno prima di piangere
impaurito dalla mia triste voce
e dal trillo degli uccelli
in lusinghiere invenzioni di sogno
ma per tutto il tempo
                                 solo
                                       con lo stampo dei tuoi denti tra le mie cosce...

Assunzione
Bastoni come finestre di uffici mentre piango davanti ai numeri rossi
in catatonico amplesso
                             assoluto
                                    come l'immobile
trangugiando strani pensieri tipo
il caos prima del mondo o poesie in gelatina
a succhiare gelati dietetici e latrine e genocidi
ad osservare le femmine degli insetti che si incrociano
sulla polpa marcia del nocciolo
sotto strade straniere a chiedere uova anfetaminiche a galline sintetiche
invertendo significati balbettando generosamente scuoiando saponi e suole delle macchine
e Americhe
a giurare che non ci piace più il male in versi strepitosamente falsi
ad invocare madonnine per ritornare intatti dai nostri allucinanti viaggi su lune di eternit
a ripetersi l'uno all'altro -avevo quasi lasciato il respiro per terra ,li, dove orinano i cani-
fasciandoci in carte zuccherine raccogliendo sigarette dai marciapiedi rubando i cocktail
della notte prima roventi nel mattino insanguinato
mentre una radio suona “the song of Suzanne” noi viaggiamo ciecamente senza toccarci
ed è questo il tuo dominio, puttana, che ci costringere a tenere l'infelicità nelle mutande
scartandoci come piccoli vermi da affogare tra i silenzi delle dighe...

ero questo che accadeva nel 2006 ,
dilaniarsi la schiena all'altezza delle scapole scambiare moncherini per ali,
era questo che accadeva
-amore-
prima della tua assunzione...

Amen
Abbiamo bisogno di grandiosi accoppiamenti dorati
o perlomeno
di ottima bigiotteria...
amore invadi questa estraneità
non permettere ch'io smarrisca la disciplina visionaria
                                                          delle divinità dei sottopassi
ed alloggia nella mia anima che è larga quanto un buco di sigaretta
    custodiscimi     
                                       se è necessario
                                         tra i bottoni
                                  del tuo minuscolo seno
                                         e comprami
                                  un grammo di felicità
                                           per notte
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------                                                         
non sono mai stato pazzo come adesso tagliami l'orecchio ed inchiodalo sulle tue parti intime
lo chiameremo il dio straniero e avremo colori su tutto il letto per i nostri misfatti e dipinti
 d'amore carnale
nell'attimo in cui
si accenderanno farfalle
e bruceranno
i vermi squamosi
dei coiti
interrotti
in paradisi
vaginali
e nuvole di sperma interrotto
a fiotti
d'amore
profondo
sacro
l'ugello
sacra
la sacca
santo
il ventre che costruisce ventre
amen

Post scriptum
Quando comincio a parlare della mia anima mi pare che tu sorrida
e mi chiedi se ho abbastanza coperta o se ho lasciato le scarpe giù dal letto
o se ho acceso la sigaretta o la tv oppure se ho scritto a mia madre di non piangere più
per il cadavere di mio padre
e invece io vorrei parlarti della mia anima o che tu mi parlassi della tua anima
o comunque vorrei parlare di una qualsiasi anima purchè sia una anima
e non un panorama di vomito....
mah! Devo essere pazzo a stare qui nel vuoto a costruire pensieri d'amore
quando forse sarebbe meglio scrivere una poesia a nessuno e dire:
questo è il coraggio necessario!

Buon albero umano
Buon albero umano, dove gli uccelli vengono a riposare
disgustati da proprietà immobiliari e oggettistica in pyrex
lasciando sporche concrezioni di universo minore
tra scimmie di lipstick
e ritrovamenti lunari
di apatite,
blu..
l'amore è bestiale,
noi ne siamo il limite, noi siamo il limite,
come questo osso di cane che punta a scrivere un libro
approfittando dei tuoi seni “guaritivi”
baciandoti a spizzichi
toccandoti come un dilettante
lasciandoti sporche concrezioni di universo minore.

Buon albero umano, gli uccelli vengono a riposare vicino alla roccia dura,
l'acqua scende come da un rubinetto detritico e suppongo di non farne parte
dal momento che converto segnali elettrici in segnali acustici
come uno stupido altoparlante di merda!

Il libro che ti ho regalato è il prodotto olfattivo del caos
Installazioni pubiche e afroritmi lesionati da giovane comunità europea
in canali che mettono in comunicazione marcio paradiso di solitudine
e “sadomasographic” sulle insegne delle tangenziali
finiremo tutti in paradiso lo stesso!
finiremo tutti in paradiso lo stesso!
finiremo tutti in paradiso lo stesso!
Il libro del mondo non si libra il caos tracima
caos della dialettica caos del mondo animale caos della transumanza
il libro che ti ho regalato è il prodotto olfattivo del caos
amore che chiamavo amore come vorrei sentirti dire ancora
che l'orecchio mozzato di Van Gogh si tinge di giallo
ed immaginare Cuba stellata, fasciata dalla testa ai piedi di mojito,
e Fernanda con i suoi piccoli abiti fatti dagli ultimi americani
o gridare Ginsberg amore mio
e guarnire muri con frutta candita e prostitute viennesi
o imbalsamare il tuo sorriso
per sempre...
e per chi suona CAMPANA amore che chiamavo amore
mentre tornivo bachi da seta per i tuoi vestiti da elefante
ah, se dio sapesse che
                           finiremo tutti in paradiso lo stesso!
                           finiremo tutti in paradiso lo stesso!
                           finiremo tutti in paradiso lo stesso!

E...
i tuoi cambi di rose ed il mio guardaroba erotico
i tuoi cambi di rose e i miei cambi di posizione
i tuoi cambi di rose e la mia bocca
                                                       a sfogliarti
                                                                        l'universo di sopra
                                                                                                     e l'universo di sotto...

amore che chiamavo amore trema l'aria nella mia gola (un diamante rosa)
ma è solo aria rappresa …

Show
Strati di bel sulle mie vene corde di acciaio e bronzo
martirio dei pianeti sconosciuti suono violento
nebuloso oceano di sperma sulle soglie dell'infinito
e gocce appiccicose di minuscole malattie alias minuscole ferite del cielo
elencazione degli stati di grazia non ricevuta
ma molto meno metaforicamente noia di grucce e bibite gassate e busti e ganci
per trainare la noia del mondo all'infinito
la noia di tutti i mondi che poi sarebbe il regalo per il nostro matrimonio accidentale
strati di bel sulle grinze della luna vecchia come una vecchia palla d'argento ossidato
e jazz nelle sale d'attesa dei nosocomi cani parlanti tribù “genocidiate”
mattanza istantanea book fotografico memorie usurpate affresco di un giovane dio
                                                                                                                               capitalizzato...

tutto questo afrore di solitudine segreta
mentre alla tv lo show del sabato sera
mi ricorda che quando non ci sei mi manchi,
                                                                      maledettamente...

Io trasporto
Un terremoto di alfabeti monchi
di consonanti disadorne
di vocali affilate come lame di amore denutrito
mentre muori parafrasando arcobaleni miopi
e giumente negre...
bella, Lou, annegata nella melma dell'etica e dei narcotici
con i piedi intinti nel colore blu per lasciare tracce di cielo
sui pavimenti bianchi dello spaccia angelo bianco degli elettro fans ,
shock di paradisi ampere
shock di dormitori anoressici
shock di elettroshock eterosessuale
sperimentazione artistica
osso
per i cani...
i buchi che hai nelle braccia lasciano presagire brandelli di materiale cosmico
e detriti di occidente denuclearizzato,
oh, Lou, che passasti da monastero a bordello a portaombrello a corsia d'emergenza
in turbo barella priva di freni e sterzo e navigatore stellare
lucidando cappelle mostruose in vagoni merci del cuore
deglutendo sconfitta abbassando mutande e detergenti intimi e poeti post bellici
cantatori dei tuoi seni cannibali cresciuti tra allevamenti in gabbia
tra luce calda e scimmie di stagnola
Lou, divulgatrice delle finestre cieche e degli amplessi sottomarini
Lou, stelo bucato
trapassato remoto
trapassata
dai mille aghi muti
                                di dio.
Non ci si può liberare dal tuo odore, dalla tua biblioteca di profumi segreti,
vorrei dormire ogni notte nell'accogliente grotta della tua anima
e danzare come una bestia affamata grammo dopo grammo liberandoti le vene
e sfiorare la tua schiena,
Lou,
         dove ogni neo è il capitolo di un bacio.

Allucinazioni
Il gemito di un sax lungo la schiena...
impazzire alle due di mattina giocando a carte in una lavanderia a gettoni
gridando -anche io avrei voluto penetrarti il cuore-...
parlare a lungo di lampadari accendini e bombe atomiche
impazzire alle due di mattino bevendo birra in una lavanderia a gettoni
ricordando il giorno in cui scrissi il mio nome sul dorso della tua mano
scherzando sul fatto che in seguito l'avresti potuto cancellare...
il gemito di un sax lungo la schiena...
rabdomanti battono sul mio petto con una bacchetta biforcuta
sostengono che ho ancora bisogno di bere e di bere molto
mentre vorrei solo impazzire alle due di mattina giocando a carte in una lavanderia a gettoni
raccontando storie del tipo:
esistono tre tipi di farfalle.
Quelle diurne, le farfalle elettriche ed infine le farfalle di mare.
Maledicendo i miei fottuti codici di autodeterminazione ingialliti
come libri rimasti troppo a lungo nei cagatoi
disprezzando tutte quelle altre cose che cercano
amore e lussuria e denaro
per i loro riti domestici
gridando -anche io avrei voluto penetrarti il cuore-
e non tornare più a casa per correre a spegnere la luce
ogni volta che squilla il telefono...
il gemito di un sax lungo la schiena
il gemito di un sax lungo la schiena
il gemito di un sax lungo la schiena
mentre molti impazziscono giocando a carte nelle lavanderie a gettoni
mentre il mondo crea accendini e portaombrelli e bombe atomiche
mentre la nafta infiamma le budella degli adolescenti
mentre le macchine della polizia stridono come aquile
e muoiono cani mogli madri padri bestie allucinazioni & & &...
mi hai cancellato.

La bocca del lupo
La sporcizia è come una scogliera di smeraldi
e argento,
nelle zone di prelievo delle banche dormono al riparo dal freddo madri psicolabili
e vecchi guerrieri abbattuti,
mentre al freddo si espongono come mercedes ruggenti le bambine dell'est
scavalcando cofani impolverati, sbattendo la testa su sedili usurati, masticando chewing-gum
alla fragola o al limone...
quaggiù non fioriscono stelle e strisce sui grandi hotel
quaggiù ci si sporca
e la sporcizia da lontano luccica come una scogliera di smeraldi
e argento
ed è proprio qui che si nasconde il dio di tutti
mentre come un fotogramma violento Enzo dichiara il suo amore
per le cosce sconsacrate di Mary al New Frisco Bar.

nota: questa poesia è un omaggio alla bocca del lupo un film girato a genova

Visioni
Dovresti sottrarti dalla luce e dagli specchi,
dalla turbinosa demenza dei minimi e dei massimi,
dall'incostante febbre dell'amore carnale,
dai turbamenti degli uccelli
siccome non possiedi ne ali ne coda
ma degli artigli perfetti per scarnificare le vele
delle navi sommerse,
dei giacimenti di baci perduti sui fondali marini
con tutti gli altri tesori...

il tuo dolore è solo un chiodo conficcato tra le costole di questa città
che puoi guardare, ma solo dal mare...

abbandona la tua veste di tessuto ed i tuoi vasi sanguigni
sulla ruggine dei binari in estinzione
lascia che giunga il dopo e nient'altro che ti preceda
la nebbia ha una azione curativa
il bisogno di nemici giustifica le guerre
il tuo corpo è un tempio.

La morte può essere un ottimo travestimento per la notte affollata.
Non abbandonare mai la strada deserta per una festa in maschera.

In memoria del pittore Tal dei Tali
L'acume del pittore
evidenziò
che
amare una persona sola
vuol dire escludere tutti gli altri
così
assunse una dose letale
di erba del diavolo
e non ebbe altro
che una visione di se stesso.

Peccato non abbia potuto dipingerlo!

Requiem per mio padre
Alcuni hanno varcato la porta delle nubi gocciolando dal basso verso l'alto
senza sale d'attesa e pensioni d'oro o crociere per la terza età
la mattina in cui decisi di occuparmi di te eri entrato in coma -dicevano-
ed io tornavo da farmi riaggiustare le braccia con piede solitario e naso grosso e candeline
di compleanno appena passato a tener d'occhio i tuoi spasmi -tu eri grasso- dico eri
perché mamma ti sollevò di peso alle due e zero cinque di notte e non sembravi vuoto se non     
per gli occhi che persero la loro tinta naturale come due cristalli gettati in lavatrice
nella lavatrice del mondo agonia tutte le    
agonie del mondo lavatrice continente.
Nel millenovecentottanta foto dall'America maglietta a righe compagno Friulano
con più vino che cervello e cartoline per i piccini e madre tubercolosa a breve:
-oh, padre amato grattarsi la schiena a turni da cinque minuti con cronometro dalla tua parte
come piccoli soldati a gridare evviva New York- mentre crescevo diverso dalle tue logiche
e i tuoi suggerimenti da morirci dal ridere: -devi fargli uscire il sangue-.
Mentre il sangue usciva dalle mie vene per assestare notti stellate di là del mondo
prima canna ultimo piano scuola rubarti sigarette e soldi che a strizzarli facevano odore di
cipolla
e primo amore anche, soprattutto carnale, come quella volta che mi accompagnasti a Milano
per vederla due ore solo ed io diciassette anni e lei sedici anni a venirci sulle mani
davanti il portone mentre giravi orribile Brianza con freddo alito glaciale non potevi capire
le prime crisi di ansia, non era coraggioso e forse avevi ragione e primo fottuto amore finito
ma non ci dobbiamo amare per forza ci sono uomini che riescono a vivere con una gamba
sola
e tu non capivi e non potevi capire e non dovevi capire.
Dopo, lontano, rifugiatomi in ascensore a dividere porzioni di cervello con anfetamine
cartoni cocaina e quant'altro che tu non potevi sapere ed io sapevo ancora meno ma assumevo
quando tornasti dal lavoro e dicesti di non vederci più io ero aggrappato ad uno stupido
mappamondo stavo girando il mondo dentro la mia stanza e tu tornasti dall'ospedale
dicendomi di fare silenzio che dovevi dormire dormire e lavorare ed io allora stupido
sogghignavo come quello che la sapeva lunga a lavorare corri a lavorare che idiota e intanto
mi vestivi, mi davi da mangiare e a tua insaputa mi procuravi l'alcol e la droga;
quella volta che mi innamorai ed era bella e tu sapevi che era bella ma aveva tanti anni più di
me e sapevi che mi avrebbe fatto soffrire e che l'avrei fatta soffrire e che aveva due belle tette
pure questo sapevi, tutto sapevi e non lo volevi dire non lo potevi dire non lo dovevi dire.
Cinque anni finito grande e stupido amore, vissuto in case studenti e poi breve convivenza a
costruire casa e preparare gravidanze per il prossimo amore  finito con droghe sintetiche
ancora troppo bere e bere male o bere mare e tu padre con furgone della ditta a riprendermi
senza rimproverarmi, senza ridere o deglutire sapevo che eri felice, ed avevi ragione.
Notti senza lasciarti dormire, medicine alternative, Lexotan sul mio cuscino come deodorante
per ambienti a gridare che per farmi curare non mi sarei rivolto ad una azienda che produce
scarpe -un ciabattino datemi un ciabattino- e come facevi a capire e come ho fatto a non
capirti mai
          come quando penultimo amore tu la trovasti gentile ma io non ero più capace di amare
preferivo rimanere con una gamba sola e dopo averti fatto pitturare l'ennesimo appartamento
la lasciai con i suoi disturbi gengivali e altro di cui non posso parlare e ancora furgone
sotto portone, ed il misero bagaglio che aveva perso anche i capelli e tu che non scuotevi la
testa ma scuotevi il cuore come un triste sassofonista muto.  

Poi, l'ultimo amore che ti ho sbattuto sul muso, tu che parlavi con mamma ed annuivi
conosciuta poco amata molto, papà divo del karaoke canzoni napoletane brillantina
adesso 33 anni cominciavo a capire, papà caduto mentre cercavi funghi e ospedale maledetto
a dire non dire e poi dopo dire: tumore ai polmoni! E cosa cazzo vuoi che sia.
Sala di aspetto operazioni radioterapia come quella volta che mi sei caduto dal braccio mentre
ti accompagnavo e ti ho dato la colpa, come quando sei caduto in bagno con le feci sparse su
tutte le pareti e di nascosto a spiarti quando hai fermato mia madre e le hai chiesto scusa,
          tu papà non hai amato per forza e non avevi paura di restare con una gamba sola,
oh, non è una leggenda, e se altri lo credono lascerò che sia così,
ma domenica 29 febbraio cito testualmente tue ultime parole prima del coma:
-fate riposare la mamma!-.
Maledetto, tu sapevi, perché non mi hai detto niente, sapevi che il giorno dopo un medico mi
avrebbe spiegato come attaccarti la flebo, sapevi che avrei dovuto prendere il tuo pene tra le
mie mani per infilarti il catetere esterno, sapevi  che il due marzo alle due di notte mi sarei
alzato dal letto in cui dormivi con mamma e saresti morto ma ti ho fregato, papà, perché io
so dove sei andato, si sta bene...        
tu morto lasciato due giorni e mezzo nel letto poi necrosi istantanea sigillato e kaput fine
arrivederci e fiori e chiesa come stadio finale di coppa prete argentino e mia madre che
sbaglia la mira e il colore nel lanciarti l'ultimo fiore
oh guercia notte senza guscio in cui proteggermi a soffiare sulle stelle come per spegnere
candeline oggi 34 anni senza di te morto un anno fa due marzo 2011 io allora 33 anni età di
cristo
e credo che dovrei piangere o perlomeno strapparmi tutta la carne dal petto per trovare il
punto esatto in cui si annida il cuore umano che sia un cuore umano o un piccolo pugno
di miele acido la fine del tum tum flebile sempre più flebile tum tum e shhh!
Ma non farò tutto questo anzi credo che non farò un bel niente a parte lanciarti spartiti
dal basso verso l'alto o viceversa o o o lasciarti credere che la mamma sta bene che la tavola
è piena di cose buone da mangiare digerire e cagare che qui nessuno sta per morire
nell'imminente che prima o poi tutti avremo il nostro giorno di gloria con spruzzi di lacrime
sulle panche in legno della chiesa e detersivi profumati per le nostre necrosi e fiori da lanciare
in fossi arginosi e barattoli di vecchie lettere scritte a macchina e qualcosa di buono o di
cattivo da lasciare in questa stupida stupida terra e tante altre piccole cose
che verranno capite applaudite dimenticate baciate scarnificate deglutite incatenate liberate
verso ”l'aldila” dell' ”aldiqua” e qualcuno che dirà io so dove sei andato, si sta bene.
                                                                                        Ti chiedo: si sta bene papà?

Luce e carbone
Sulla tua tomba hanno inciso una calla,
-i fiori del matrimonio di mia sorella-
il pino che dimora al tuo fianco somiglia al tuo corpo
rugoso.
Una frase scritta dal tuo bambino alza la statura della tua mancanza
dice:
ricordatevi di tutto quello che vi ho detto come quando da bambini vi insegnai
che bastava allungare le mani per allontanare il mare.

Sì, è così,
          ciò che afferra un padre diventa luce,
ciò che lascia
                     diventa carbone...

Latifoglie d'argento
Sono qui che vivo da solo, come una bestia, mi sa...
esamino, una ad una, tutte le forcine che ho raccolto nel mio barattolo di legno
e le latifoglie d'argento.
Le migliori le userò per raccogliere i capelli della luna
quando mi renderò conto che scrivere è un altro modo per dire perdita,
per dire ho fame...

bisognerebbe fare l'amore, ma stando nell'ombra,
costruire idoli e sacrificarli con forchette sul cranio
abbattere muri e riedificare roveti
abbandonare pietanze fluorescenti
crocifiggere ingegneri architetti ed abiti nuziali
o strofinare le lenzuola con sedativi e arbusti di lavanda...

ma io sto bene qui da solo, come una bestia, mi sa,
ad esaminare, una ad una, tutte le forcine che ho raccolto nel mio barattolo di legno
e le latifoglie d'argento.
Le migliori, amore, le userò per raccogliere i tuoi capelli
ora che mi sono reso conto che scrivere è un altro modo per dire niente,
ma il migliore possibile.

Le cartoline turistiche intestale ad una bestia feroce
La luna è una bestia dal sangue coagulato
nell'attimo in cui l'ho toccata la mia purezza si è perduta
ed ho cominciato a fare tardi agli appuntamenti cosmici
e tutto questo, lo sai, uccide questa specie di amore...

le cartoline turistiche intestale ad una bestia feroce
e truccati con il sangue delle mie lacrime
tanto non avrai problemi a trafficare amori
alle dogane internazionali i poliziotti non ti faranno domande
il tuo culo è così meraviglioso...

mi hai lasciato sul comodino un biglietto straordinario,
diceva:
sei solo uno spaventoso ospite che mi sono portata a letto...

certo, non si può sopportare un uomo che si lava i denti con il sapone di marsiglia
e dorme all'impiedi nelle cabine telefoniche affilando lunghi coltelli per ogni evenienza
però risparmiami dalla tua stupida legge per cui la morte ci renderà tutti angeli
e ci darà le ali...

San Francesco
San Francesco
nominò il suo corpo
un deserto
e con le piccole bestie
divenne rosso
d’amore

Tomba d'amore
Non sei bagnata
io sono il dio della scivolina e tu
non sei bagnata
sputo
sulla mia tomba d’amore
e strofino l’aurora.

L'amore cannibale
Vorrei concepire nuovi astri e nuovi linguaggi...
l'amore cannibale strofina il mio capo sulle pareti
e distrugge le mie budella
come fossero pannolini scoppiati
eppure ti cerco il fiore tra le gambe
per fare il miele come le api.

Fa che io sia stolto
La luce non finisce mai…
Il deserto è una cosa piena di dolore…
La grazia conforta gli stolti…
Fa che io sia stolto
e metti il tuo gomito
sotto la mia testa.

Fetus
quando strisci per terra. STRISCIA!
Non permettere a nessuno di questi farabutti, di questi anonimi, di questi mostri d’amore,
non permettere loro di spacciarti paillette per ali…
e poi l’odore di tutte queste vagine non mi ha mai consacrato
ne riportato dove l’anima dimora, come un feto.

Il ritratto di lui
Assomigliamo a ciò che siamo
perciò il ritratto di lui
che guidava il tuo corpo all'uso e al tempo
che baciava le tue labbra rendendole due fiammelle accese
che strizzava i tuoi capezzoli senza provocarti dolore
che ti tingeva le ciglia di mare
leccandoti le pupille
perciò
il ritratto di lui
è ciò che assomiglia a lui
ebbene
chi ha orecchie per intendere, intenda...

Deserto rosso d'amore
Le pietre le mani le dune il curato, i sogni che bagnano d’acqua il lenzuolo disfatto,
la cura la morte il ritorno del fiato. I sogni. I sogni. Il mare agitato…

l’assetato aprì la sua bocca nel deserto rosso d’amore,
il suo corpo era una stamberga, le camere desolate.
la solitudine puzzava come una casa abbandonata.

L’assetato aprì la sua bocca nel deserto rosso d’amore
e la mia urina gli diede cinque secondi di vita ancora.

Antibiotico
Baci il mio ventre
con le tue labbra tonde.
Prendi la mira
come un antibiotico.

Le anatre
Il mio stile è un pesce morto sui banchi del mercato
la mia spiritualità una cornamusa d'argento riempita dall'alito freddo
di un dio ubriaco...
la matematica della tua anima non interagisce con i miei sogni infantili
come somigliare alle anatre ed essere belli
ma tu ancora non capisci e sbottoni la tua camicia frettolosamente
mentre mi distraggo a guardare le anatre che sono animali di terra di cielo e d'acqua
e me ne infischio dei tuoi seni
anche se i tuoi capezzoli sembrano due perle di fiume
e ancora non riesci a capire e slacci con potenza i tuoi pantaloni
-ci sono le anatre – sussulto,
ma tu vuoi fare l'amore estraendo la radice sottraendo moltiplicando dividendo
lo vedo che sei nuda, che mi concedi una visione di gallerie, che tu sola hai voglia,
una voglia matematica come la tua anima
proprio quando vorrei dirti che il mio stile è un pesce morto sui banchi del mercato
e la mia spiritualità una cornamusa d'argento riempita dall'alito freddo
di un dio ubriaco...
vuoi che benedica la tua bellezza? Lo farò, quando sarai bella come le anatre.

Il mezzo angelo
Che cosa farai per me? Amore, cosa fare di te?
Non voglio essere povero come una donna che pretende un figlio.
Non voglio essere abbandonato come un amante con la testa simile ad un posa cenere.
E poi il mezzo angelo. Con la schiena dorata. La cocaina nel taschino della giacca cinese.
Il seno duro come il parafango di un auto ed un enorme cazzo per nemico.
L’amore fatto di schiena.
Il silenzio degli avventori.
La guerra. La guerra. La guerra.
Che cosa farai per me? Amore, cosa fare di te?

Confesso
Confesso di cercare un passaggio segreto tra le tue gambe bianche
o di falsificare passaporti
o forse ti farmi crescere le ali rantolando nel buio...

mi suggerisci di manifestare nuove tolleranze
di cercare nuovi fiori
di studiare profondamente i parassiti del paradiso
di descrivere l'intero frutteto
poichè ogni albero custodisce storie di amore...

tra le pieghe dei monti ulula il lupo affamato,
la tua bellezza è solo l'infinito in soffitta
e non è da così lontano come tu credevi
che verrò a dirti addio...

Le mattine in cui spargevi mimose sul pavimento
Le lunghe sere in cui mi svuotavi
con i tuoi esperimenti acrobatici
e le mattine in cui spargevi mimose sul pavimento
per non ferire i miei piedi
le prove d'amore a cui ti ho sottoposto
lasciandoti lacrimare su lunghi autobus tristi
le poesie su tutti gli altri rapporti orali
che non hai mai voluto bruciare
i segni di stupidità che ti ho lasciato
sul tuo piccolo seno
e l'amore per tutte le altre cose
che non sapevo di avere
e forse non ho.

La folla
È una cosa così stupida che potremmo dire sì, l’abbiamo già fatto,
come passare le dita tra i capelli di qualcuno
oppure sorseggiare una bottiglia di cedro
o ancora, masturbarsi pensando alle labbra di Marilyn.
È una cosa così stupida che potremmo dire sì, l’abbiamo già fatto.
Ma poi farebbe così male !? la morte.
Perciò ho abbandonato l’idea di fare il poeta
perché questo presuppone che qualcuno lo certifichi e lo approvi
e siccome non amo essere nominato
me ne vado senza licenza e senza alcuna commissione
tra ciò che più assomiglia ad un cadavere : la folla…

Sei libera
L’eutanasia di massa è il sogno di una pecora…
ti telefono, dopo anni. Blocco la cornetta dal convenevole
-come stai?-
Ti dico di come focalizziamo i nostri poteri nell’attesa e nella gestione dell’odio.
Ti parlo dell’imminente morte della mia casa.
Dei mesi che separano mio padre dal nostro abbandono.
Della enorme utilità della morte.
Degli oggetti che non ho mai osservato e che credo osserverò per lungo tempo.
Ti parlo di un amore poco corrisposto perché i nostri poteri sono scemati nell’odio.
Tu mi saluti con un ciao ed un – coraggio. Io ti dico,
                                    sei libera…

Non avere paura di viziarmi se tagli le mie vene
ed ora ricordo di non avere amato abbastanza e di aver fatto la guerra con i grilli, le cicale e con le piccole cose…
su, non aver paura di viziarmi se tagli le mie vene, se hai ascoltato le mie grida…
il dolore te l’ho reso. Sono cambiato. Non ti ho mai amato.
Le madri attente mettono in guardia le loro figliuole dal mio catalogo di sconfitte.
Un book fotografico sul quale masturbarsi a morte!
E questi alberi timidi come spettri mi ricordano che la primavera tarda ad arrivare…

La linea
         Voi mi avete sempre detto che la linea unisce. Congiunge. Ah no! Non è così.
 La linea divide. Sempre!
Si pone di traverso, disgiunge, impedisce alle mie mani di toccare le tue mani.
Impedisce ai miei occhi spaiati di completarsi coi tuoi occhi grigi, la linea
è infelice.
Una sola dimensione, una sola lunghezza, la linea è infelice e muta
e non possiede alcuna profondità.
Perciò…

lungi da me definire poeta una pietra
e comunque dopo aver attraversato Sodoma e Gomorra da vincitore
ed aver tradito la fiducia dei passeri
qualche cosa la devo pur dire
perciò fai a meno di me questa notte
sto per reinventare il deserto.

I venti
          M. dice che da quando hanno aperto le frontiere
          non sente più lo stesso brivido di quando ha raggiunto Copenaghen o Barcellona
          con un bel po' di fumo nel fondo del bagagliaio
          e intanto ha sposato quel tipo di donna che mangia solo rose
          ed è meraviglioso vederli ballare anche se non ballano in maniera meravigliosa.

F. ha inghiottito tutti i tubetti dei colori ma non è ancora riuscita a dipingere niente
scrive cose deliziose con la punta del piede ma ho saputo che ha perso una gamba
gettandosi da una finestra.

P. e L. si svegliano raramente di notte e ancora più raramente si svegliano di giorno
ho contato i morti fino all'alba e i primi due erano loro con le loro vite segrete
con il loro mazzo di chiavi ciascuno con i loro modi troppo gentili.

R. e F. sono due persone per bene, si lavano i denti tutti i giorni, non hanno bisogno di niente
anche se R. una volta diede un colpo secco ai canali di Amsterdam
e ci fece ridere per tutto il millennio.

          D. e I. hanno sempre vini eccellenti e grappe affumicate da contorcerti le budella,
          sanno parlare di tutto ed I. è deliziosa come un furetto.
          A volte rido come un idiota con D. quando ricordiamo l'insetto gigante che ci apparve
          al posto di un palo della luce nella notte sintetica.

Per il resto non ho ancora smesso di cercare tra le pulci dei cani
ed ho scritto sulla copertina di un libro tutti i miei indirizzi
scagliandomi nudo contro il vento avverso
che è l'unico capace di insegnarmi
                                                                 -tutti i venti...

Non mi riconosci
Tutto questo rumore, questo lamentarsi, queste coperte puzzolenti, queste pentole da lavare, questo disastro domestico. Questo assassinio.
Tu vuoi che io muoia per dire : hai visto? Avevo ragione!
Ma amore mio adorato, sono morto. Come faccio a vedere.
E poi piangi. Singhiozzi. A volte grugnisci e mi fai schifo. Amore mio adorato io sono un poeta.
Io sono il miglior poeta del… Bangladesh. Ah ah! Qui, mi conosci solo tu eppure non mi riconosci.
Meriti di soffocare tra km di biancherie, stoviglie e schifosissimi mobili d’arte povera.
Per questo meriti di essere disconosciuta. Amore mio adorato io sono un genio e me ne fotto se hai le cosce più belle della nazione. Ah ah! Io ti disconosco. Io…sono il miglior poeta del Kazakistan, della Manciuria,
io sono il miglior poeta delle case popolari di tutta genova e proprio tu
non mi riconosci...

Rame
Il sordo fragore
di baci
impressi
da qualche parte
lontano
la ricerca
delirante
di nidi abissali
delle comete
celesti
la pelle
dei tuoi polsi
sonori
la tua età
che non può essere
inquinata
ne consumata
gli epigrammi
sulla tua bellezza
e le suggestioni ipnotiche
delle vocali a ed o
che pronunci
nell'amore carnale...

tutto questo mentre cambio le mie labbra ad ogni passaggio di stagione
per mantenermi morbido e pulito e strofino i marciapiedi che dovrai percorrere
custodendo i tuoi segreti in elenchi puntati inaccessibili numerando le volte che abbiamo
fatto l'amore per distinguere giugno da marzo facendo colare il rame dal mio cuore
glorificando l'antichità dell'amore in un amore solo.

Le cose di cui ho davvero bisogno
Sono convinto che dovrei occuparmi unicamente delle cose di cui ho davvero bisogno
come finire i tuoi disegni di profili sulla finestra appannata
con occhi complicati
o annusare i tuoi maglioni in naftalina
e probabilmente dovrei, con matite grezze, sfumare gli arcobaleni sulla tua lingua
e con la mia lingua controllarne i risultati...

non si possono graffiare lavagne vuote o insudiciare le cortecce degli alberi
per scardinare fortezze di sguardi chiusi,
di tanto in tanto, credimi, mi chiedo se non sia meglio baciare orecchie ed orecchini
e dire : sono pronto a concedere di più!
E dimenticare, appunto, il contenuto epico dei tuoi occhi
che un tempo furono i miei occhi e non furono mai i nostri occhi....

non ho più tempo per svegliarmi al mattino, non ho più tempo per consumare caffè
e bibite gelate e biancogrigio di stella assolata
voglio solo finire i tuoi disegni di profili sulla finestra appannata
con occhi complicati
e con matite grezze sfumare gli arcobaleni sulla tua lingua
e con la mia lingua controllarne i risultati...

Casbah
Vaghiamo nella foresta elettrica
della grande città al neon
tra miseri verbi scolastici declinati
frequentando supermarket e babilonie di cose inutili
consumandoci le mani nei gabinetti pubblici
adottando volti da pellicole scadenti
camminando come serpenti con le zampe
evitando la linea di gesso tracciata sul cemento dai maestri dell'odio...
viviamo al di qua dell'amore
lasciandoci penetrare con lunghi coltelli arrugginiti
la massa fluorescente che dimora nel nostro cranio
portando , infine , un fiore tra i denti di un teschio
sputando sui dei dell'amore e sulle tombe sacre
dissacrando l'estate.

Ti ritrovo , dopo tanto tempo , nei foglietti dispersi dietro il letto
tra i mobili che non ho mai spostato , nei portafogli distrutti
e mi inghiotti nella notte spegnendo luci artificiali
e prototipi di bambini da assembrare e da rivendere su ebay
mi parli del tuo lavoro ideale per vivere
che sarebbe poi scrutare il cielo
e del tuo nome -casbah-
(malfamata bestia di bellezza)
e tieni accese le stelle...

Cristo dalle belle armi
Cospargimi la testa di chiodi
dilatami le narici
raccoglimi come fossi una piccola conchiglia
o una pietra di vetro
amami con grazia e shock elettrico di tempesta
svuota i miei cassetti dai profilattici utilizzati
colmami d'amore rotondo
cingimi di autunni e spiagge silenziose
ricoprimi con stoffe pesanti dal ghiaccio bianco
e con cicale dalla cordialità del sole
lavami i piedi con baci d'assieme
misura la mia statura con parole segrete
rivestimi d'acquamarina
così che il mio corpo possa ospitare una incredibile varietà di colore
e purificami col fango dalla bellezza e dall'unicorno
ospitami tra i tuoi gioielli “metadonici”
i tuoi figli carbonizzati
le tue madri da salvagente colme di cattivi spumanti e avventori millesimali
accarezzami come fossi una lunga spina celeste
miele del supremo amore
visione senza vertigine
sangue metallico
barca assolata alle deriva con reti di cristallo
con nome fasullo
con delicatezza di seme
come un praticante dell'arte amorosa
accarezzami
cristo
dalle belle armi
disarma la mia infelicità
con munizioni di pietra stellare...

Blackout
Vorrei provare l'orgasmo tra le ali di un angelo
siccome non desiderare è la forma di suicidio più diffusa...

forse ti potrà sembrare stupido ma i miei occhi sudano
quando il sole cade nel mare e fa il rumore di una friggitrice
forse ti potrà sembrare stupido ma so che il mio sesso è un cavo di rame
e tu un conduttore di calore e di elettricità,
perciò facciamo scintille e provochiamo blackout
perciò lasciamo le città al buio e distruggiamo elettrodomestici
forse ti potrà sembrare stupido ma so che non ti sembrerà stupido
dal momento che tu sola raccogli la resina dal mio albero della vita
e ti muovi come una sirena di corallo e seta...

New Frisco
Le allucinazioni febbrili dei cavallucci marini
che cavalcano la miseria del sale
baciando sconosciuti angeli del peccato
inchiodando finti cristi su finti sabati sera:

New Frisco juke-box poetico

New Frisco preghiera disonesta

New Frisco signorine in menopausa

New Frisco dove si andava a ridere a declamare e bere come fontanelle arrugginite
mentre l'alito pesante della disperazione lavava i suoi denti nello sciacquone

New Frisco gentilezza di leopardo , acqua limpida di limpide sofferenze, parrucchini,
racconti, fiabe, mariti incarcerati, figli abusivi, lamette da barba, sigarette parlanti,
incontri inattesi, orchi, baciamani, inchini, poesie per i propri cani, tossicodipendenze,
disoccupazione, vecchie entreneuse trasognanti e devastate e gentili e belle di un bello vivido

New Frisco approdo di amori consumati, di navi dimenticate , lunghe sequenze improvvisate
di bellezze asessuate , tesori di alfabeti misteriosi , contenitore di corpi e di statuette ubriache
divinità dell'uomo qualunque.

E noi con le nostre febbrili allucinazioni,
come tanti cavallucci marini lasciamo il porto di Genova
il sale misero della vita , la stupidità dell'ora felice ,
e segretamente facciamo l'amore con la tua immagine.
Simulacro di bellezza e di voluttà!

New Frisco night dove tutto non è possibile
ma è vietato andare via senza prima aver baciato sulle guance Anna...

Gli idoli
La perfezione del tuo fosso che per un giorno intero ti accendo
raccogliendo dalle pareti lo stampo del tuo amore
riponendolo in vecchie e scassate scatole per biscotti
adorando gli stupidi che disinnescano le loro vene
preferendo portare il bronzo tra i denti piuttosto che un trattato di pace
e l'insensatezza di mettersi nudo davanti le insegne dei servizi editoriali
che ti stringono le palle come fossero uno studio notarile
ventunesimo secolo e nessuno ancora capace di intendere
troppi invece di volere...

negli angoli bui delle tue curve subnormali
fantastiche teste d'angelo aggrappate alla testuggine delle stelle
mentre molti raccoglievan sigarette in cellophanati dopo concerti
che spezzavano cuori tragugiando violenti rapporti orali
in stanze disossate
in appartamenti materni
in parchi troppo spogli per ripararli dagli occhi appiccicati alle foglie
che passavano la notte strofinando articolazioni ritmiche sui propri blue jeans
che staccavano manoscritti dai nidi delle nostre ciglie
riempendoci di luce e sborra e carezze di atlantico o riempendoci e basta
che attacavano i loro cuori a vecchie bombole del gas per fare esplodere
il mare intero,
la perfezione del tuo fosso che ti accendo, che tu mi accendi,
oh! lascia stare le mutande, oggi se dio vuole posso essere la tua spina christi,
il tuo santo bevitore, il tuo trafficante di nenie,
oggi se tutte queste morti lo vogliono posso essere l'idiota che spara fuoco dalle vene
il santo inchiostro battezzato dagli idoli delle bare senza fiori
i dimenticati che mi ricordano di amarti come posso...
santo santo santo , il fiore che nessuno porterà...

Vincent
Sono nato da un'altra parte , dove il tufo
diventa terra da seminare e l'eruzione
un volto...
mi piacerebbe che tu mi chiamassi Vincent
anche se il talento, il mio talento, non è altro che compresse sterili
in tessuto non tessuto...
ti lascio l'inverno dei miei occhi aprendomi
mentre reclini il capo, che è nuvoloso ,
come una micina gelosa delle vecchie poesie anche se sono poesie di addio
o al meglio carta da zucchero abbandonata nelle tasche di un pianeta lontano
mentre Theodorus scaccia le pulci dai vecchi amori
lavando le tele con detergenti intimi
e tu mi stupisci ogni volta che amo...

ed è chiaro, Chiara, che sono bello, anzi bellissimo....

Capolavoro
Oh, avrei dovuto ucciderti per tutti i falsi d'autore
che mi hai scambiato per baci,
le farfalle celesti che dicevi – i tuoi occhi – a cui hai sparato
prima che il sole tornasse a bruciarli
agonizzanti , rotondi , genuflessi...
sì, sono il tuo bambino di carta appeso alle pareti dei treni
quando come un soldato correvo alle armi, la tua chiamata d'amore...
portavi sempre mutande rosse perchè dicevi di essere comunista
ed a me non importava di essere il tuo deportato
perchè ero cieco e mi bastavano le narici...
come è stupido grattarsi la testa mentre fuori tutto muore
ma lo sapevo fare bene, era il mio talento,
e adesso che le mie farfalle celesti sono tornate dalla guerra
ho compreso il metro delle tue diciture
e sono contento di non averti uccisa per i tuoi falsi d'autore
scambiati per baci, perchè non eri tu , ma io , il tuo capolavoro...

La profondità di Dio
Ho appeso un pezzo della mia carne al vento
come le donne che stendono conchiglie sulle corde dei palazzi
aspettando che il caldo ventre della notte asciughi il guscio delle cose...
ma i veri testimoni del disordine sono gli incapaci per questioni di tempo
ad amare una qualsiasi forma che si curva ad ombrello;
questi sono gli uomini del mio tempo che vestono le loro donne con pneumatici e rifiuti
organici,
incapaci ad accettare l'eccessivo sforzo che presuppone la grazia, la grazia quando arriva è
nuda e gocciola come quando gli angeli pisciano dal cielo i loro zampilli dorati
dando un sesso alla notte, una bocca alle strade ed una vagina alle statue...
dire non è sempre voler dire, tento di chiamarti per nome, il tuo vero nome
mentre ti supplico di inginocchiarti così che io possa vedere la profondità di dio...

Le parole che ti hanno già detto
Sono chiuso in casa da una settimana, volevo scrivere, era quasi un anno che non scrivevo più.
Nulla di grave. Un anno che mio padre se ne è andato lasciandomi con i miei 33 anni
e qualche interrogativo in meno e non so cosa vorrò dire nella frase che segue o nei prossimi
cinquantaduemila anni, forse non mi interessa, forse non ne sono capace, forse non importa.
Sono chiuso in casa da una settimana, non ho bevuto nulla e mi sono lavato i denti fino alla
morte per strappare il giallo delle sigarette e delle grandi tematiche che ho sempre disprezzato
acciuffando i tuoi occhi un milligrammo alla volta perchè non c'è niente di speciale in ciò
che scrivo, sono solo parole che ti hanno già detto, non sono parole nuove, ma tu accettale
perchè le scrivo io e nessun altro.

La speranza non tace quasi mai
Ti sei fatto fiutare da tutte le micie del calzolaio
dalle pornodipendenti degli stradoni dozzinali
dalle buone maniere della figlia di non so quale uomo
dagli sgocciolatoi dei palazzi in costruzione
dalle madri , mogli ed ex mogli,
dalle squattrinate del sabato mattina o mercoledì sera,
ti sei fatto fiutare ed orinare , ti sei fatto strappare e ricucire,
ti sei fatto addolcire quel tanto da sembrare decisamente maligno,
ti sei fatto disprezzare e cercare, ti sei fatto baciare e sanguinare,
ti sei fatto, soltanto...

maaa...
sopra l'avorio sottile non muore il becco di metallo di tutti i miei se..

La bellezza di due
Uno perdeva il mare dalle sue labbra,
l'altra sognava i raggi della bicicletta...

e per l'uno e per l'altra il terrore era lo squarcio di una poesia fredda, fredda luna!

Così scelsero un nuovo linguaggio per comunicare
sono riuscito a decriptare alcune frasi
ma sono così belle che farebbero arrossire i semafori
e con una forcina di ferro si legarono pelo dopo pelo
l'uno all'altra
mentre tutti noi cercavamo uno stile tra i pisciatoi notturni
senza mare dalle labbra, senza raggi, senza bicicletta...
freddi, come la luna...

Che dopo tanto succhiare
Sarebbe ingiusto parlarti del mio restauro , ingiusto
come prendere a pugni gli oceani
per separare le gocce...
comunque ho ricevuto il tuo messaggio vocale
pare che piangessi come un tacchino
perchè hai compromesso l'amore rinchiudendolo in cassaforte...
e la tenerezza delle falangi?
Anche quelle hai portato in banca?

Sarebbe ingiusto parlarti del mio restauro, del crepuscolo
sotto l'orecchio
che dopo tanto succhiare mi sono fatto schizzare fuori il brodo delle galline
dalle mutande
perchè non ho amato l'amore, ma l'esultanza...

Per me la notte significava toccare le parti intime di una città
Per me la notte significava toccare le parti intime di una città,
il mangia e sputa fuoco dei deserti sessuali, l' abc dell'amore ed il suo prezzario...
ho lasciato entrare la notte tra la mia camicia sbottonata,
sembrava, la notte , tre capezzoli per volta ed una bocca molle e schiumosa...

i miei capricci da ragazzina,
la violenza dei miei occhi dolci, tutto , tutto appiccicato al tuo arredamento scomposto ,
siamo certi di esserci amati ?
Non commettiamo il reato di addolcire la fine con un significato ,
salutiamoci stringendoci la mano come farebbero due buoni amici ,
ami un altro uomo ?
E cosa vuoi che sia dal momento che per me la notte ha significato toccare le parti intime
di una città, il succhia e ingoia fuoco dei deserti sessuali, l'abc dell'amore ed il suo prezzario...

Danza e mimica
Chiudo tra le mie labbra la tua lingua
faccio a pezzi le vesti dei frati
raccolgo conchiglie tra i sassolini delle tombe
adesco ragazzini per comprarmi sigarette
curo la vista con perle di fiume
annuso l'aria dai crateri della luna
distribuisco pallottole ai passeri ed al beccaccino
includo i tuoi baci tra le memorie dei santi
abbandono una strada per rincorrere un filo d'aria
e ti stringo le spalle
come petali sulla gola delle rose.

E mi accontento di non morire
Due ragazzi si baciano in piedi , alle loro spalle la ruggine
dei capannoni industriali brilla come una medusa fuori dall'acqua...
e poi cos'altro? Nient'altro.
Un buon poeta (dicono) mi suggerisce che dovrei essere più chiaro
e certamente più attuale,
ma dentro ho mezzo chilometro di vino e qualche altra cosa che non saprei spiegare
perciò non voglio dire niente o nient'altro
e mi accontento di non morire, per oggi.

Beton
È quando hai fatto irruzione tu con i tuoi mastini tra le braccia
che ho spento tutte le candele ed ho cominciato a sudare...
forse ti avrei detto di più, forse ti avrei detto tutto,
mi sarei lasciato alle spalle le istruzioni per uccidere sui foglietti illustrativi
dei giocattoli per bambini
e ti avrei detto di più o forse ti avrei detto tutto...
la tua faccia spigolosa come una dogana abbatteva tutti i miei teoremi
le piccole scritte sulle pareti
il primo sonno dei bachi da seta
ma c'è qualcosa che non funziona anche nei nostri gesti
e tu , con la tua minigonna stile DDR
te ne stavi seduta a fissarmi le mani credendo che il mondo non avesse bisogno di me
quando io volevo che tu sola avessi bisogno di me...
e così per stupirti dissi che le tue mani erano dello stesso materiale del béton
e per un attimo ti vidi felice fino a quando da dietro le quinte qualcuno o qualcosa
ti suggerì che il béton non è altro che calcestruzzo...

lo vedi, c'è qualcosa che non funziona anche nei nostri gesti
e non dissi di più, anzi , non ti dissi niente!

La scoperta del nudo
E tu mio corpo, tu infatti mio solo corpo, scheggia di unicorno
dove fui sedotto , allora , nel didascalico “bestiario”
dei tuoi frammenti di conversazione mentre i miei occhi appiattiti
si trasformavano in due cocci di fiume preziosi per i bambini e le rane
così vera nel non commuoverti per i bassi fondi
quando tutti dicevano : io sono stato suo fratello, suo padre, sua madre !
Ed allora ti ricordo poco dopo il ventidue di maggio così onesta
nell'indicarmi la scoperta del nudo che raccolgo la mia saliva
da tutti gli angoli dei cerchi perchè questo lo posso fare,
raccontare quella notte no...

Villon
Villon impiccato su un ramo
il segreto dell'autunno che mi colpisce
come una foglia che tarda a cadere
tutti i versi del mondo sul collo della vita
ed io, da parte mia, che non riesco a baciarti le labbra
senza muovere la lingua...

Romantico
Un uomo che decide di amare si guasta,
come un dente...
amore, non fare caso alle bottiglie
costruiamo una nave
ed anneghiamo.
Pazzo manicomio primavera
staccati dal mio foro di uscita
ed abbevera le bestie!
Riesci a capire ciò che voglio dire?
O perlomeno, hai trovato l'universo in cortile?
Ho visto gabbie per uccelli crollare
come fili d'acqua dalle grondaie,
ho visto paralizzatori di note
incendiare le corde sottili delle loro arterie,
ho visto madri acrobate cinguettare
sopra i fili elettrici degli stendibiancherie,
ho visto mio padre, sotto un pugno di terra...
amore lascia stare le bottiglie sul pavimento
vieni qui vicino a me
costruiamo questa maledetta nave
ed anneghiamo...

Adesso...
sfila le mutande dal tuo cosmo d'argilla,
azzera le formule accertate con la punta della lingua,
sussurrami all'infinito che sei il mio contenitore di sperma
uccidi Mozart con la tua musica di ahhh ohhh,
accarezzami soltanto dopo avermi domandato :
sapresti raccontare qualcosa sull'amore? -
No. O forse sì !?
Le tue piume colorate si muovono
come si muove il vento,
avrei bisogno di chiederti ancora un po della tua carne
in questo giorno che mi ritrovo a tingere i miei occhi
con un grammo di catrame nero.

Ed è forse questo che voglio dire
e che non dovrei dire
dal momento che t'amo, e non amo...

Crittografia
Crocifisso con due ali di farfalla,
ammaestrato alla non curanza, allo sgretolamento della dialettica positiva,
alla battaglia che due corpi scaricano sul cosmo,
un uomo può e deve morire tre volte l'anno...
portami dunque l'unghia rotonda delle tue storie da ragazzina
ho per te una sorpresa che potrebbe togliere la polvere dalle tue pupille cristallizzate:
una scrittura segreta ed il motivo per cui non devo e non posso chiarire...

questo è un luogo di silenzio, di lunghi stratosferici silenzi, di piedi più che di mani,
di torti più che di abbracci, di lunghi interminabili giustificati silenzi
dal momento che per te ho inventato dapprima l'elettricità e poi il rame...

Papà
Il dono che ho perduto
delicato come il silenzio nelle tasche
e di fiammiferi mal consumati
in punta di piedi come di sapore, come un bacio tra le tasche del giubbino
talmente fine da freddare le bocche dei grilli nelle sere d'estate
quando mi promettevi guerra e mi donavi due soldini d'argento
pallido come la luna
i tuoi sogni semplici, così semplici da averci portato tutti quanti su quella maledetta luna
dove ho scambiato le mie quote con l'analfabetismo dei poeti
ed i tuoi baci con uno stronzo cristo sintetico...
un pupazzo di cartone al posto di una mano gonfia di sudore.
Riposa in pace con i farabutti del getsemani... sono il tuo talento, per questa notte.
Ed un altra notte ancora...

Quaggiù si latra e si percuote,
una fila di suonatori indisposti
bussa alla nostra porta
la canzone più o meno fa così:
ti amo violentemente come una mano che non si ritrae dopo aver tirato il sasso.
E tu che mi dicevi fuggi da questo occidente.
fai come me, vai a tinteggiare navi a new york…
fai come me, se vuoi una donna mettiti sotto la sua finestra e fatti ammazzare da un torcicollo…
fai come me, dipingi un vaso con il colore della carne e poi fatti piccolo piccolo e infilati dentro…
questa estate non potrò portarti al paese
anche se era bello sentirti dire che li le donne hanno le gonne larghe
e gli occhi tuoi…

domani leggerò questa poesia e la gente sarà commossa ed annoiata,
la mia voce sarà un crepitio di foglie secche sotto scarpe rotte
e per intonare meglio il tuo funerale
penserò a quante belle donne esistono al mondo…
saresti fiero di me papà
tu che hai cantato per quasi un secolo
la solita maledetta canzone:
noi siamo carne da macello, siamo emigranti.

Ti ricoprirò di stoffa, di carta e di legno,
poi con dei piccoli fiori dividerò le dita dei tuoi piedi
e soffiandoti sugli occhi ti mostrerò le mie parti…

un bacio inatteso come un regno di uccelli e di bambini
ti farà sorridere così lievemente
che troverò il coraggio di ancorarmi alle tue acque dorate
per farmi spuma onda ed infine risacca …

una madonna in estasi
(tolse le mani dagli occhi ci guardò un momento e ricoprì il suo viso)
ci avvolgerà le spalle
per la notte
e per le cose che sono scomparse.

I tuoi piedi sub affittati
le tue corone sdolcite dai cani
le pagine dei tuoi occhi
segnate da troppi passanti
e l'autunno serio come una fiammella
i tuoi baci
disgiunti
disuniti
disancorati

merda! Era droga non era mirra!!!!!

Triangoli d'acqua ti accarezzano la guancia
scivola dalla bocca
una stella di metallo
densa come il miele…

erano navigatori astrali balbuzienti ballerini
Le vele! Le vele! Le vele!

Mi piacciono le forme arrotondate
gli spigoli dei tuoi nei…

solo, che ho scritto un libro perché volevo essere bello, ma sono brutto,
e non è certo colpa dei tipografi, delle candeline o dei campi incolti…

per non dimenticare il tuo viso l'ho immaginato pieno di lucciole…

la pelle del mio amore
ricucita
nel deserto…

solo, che ho scritto molto, e non è certo colpa delle galline, dei diamanti o dei campi incolti…

Io ti vengo a dire che non c'è cane che dorma questa notte
Io ti vengo a dire che non c'è strada che sia percorsa questa notte
Io ti vengo a dire che non c'è corpo che si aggiunga ad altro corpo questa notte
io ti vengo a dire che non c'è vita che fugga questa notte questa notte questa notte
questa… notte…

nuda come un albero
nuda,
come la noia,
zitella dell'ottocento
preda delle foglie
dolce come una mano…

non ci sono baci che si addizionano
ne cicatrici che si sottraggono
non c'è luna
a destare le prostitute
non ci sono scarafaggi nella mia vasca da bagno
ma tu sola, tu,
nuda
come il rame
nuda
come i fili elettrici
zitella del novecento
preda degli interruttori
dolce come una mano…

e forse ti scriverò dal prossimo pianeta con un corpo nuovo.
Gli stessi fiori,
le stesse antenne
lo stesso umore
un corpo nuovo
un nuovo pianeta
e lo stesso amore…
nuda,
questa notte,
zitella del duemila
preda della velocità
dolce come una mano…

Volevo mantenermi colorito come quando mi sono svegliato in paradiso
e rimarginare i colpi di rasoio sui miei polsi e sugli avambracci,
camminarti al fianco come un atleta
decidere i tuoi abiti
decidere di che colore dovevano essere quel giorno i tuoi occhi
volevo lanciare una pietra nel mare e per una volta farla rimbalzare
così, tanto per dire - hai visto… hai visto-…….

Ma non si torna indietro da una guerra senza aver lasciato il cuore sotto una pietra qualunque.

Se io fossi un uomo
ucciderei una foglia
e la lascerei penzolare da un ramo
con il suo ultimo
        segreto
              profumo…
ma ho chiuso con donne turbate e paraventi e poesie da scopare
ed ho tagliato i fili dei miei collegamenti
lasciandovi il mio silenzio
come unico vero atto di rivolta;
odio tutte le maledette mattine, odio la politica gli istruiti gli affaccendati
e gli anarchici in tutu  ,
credo che dal 1978 ad oggi non ci sia stato poeta migliore di me,
ho avuto qualche malattia venerea
due cani
una cattiva istruzione
ed il cuore fratturato,
ho catturato gli oceani
disfatto lampioni
e abbandonato i miei figli
ma dal 1978 ad oggi non ho mai udito poeta migliore di me
o forse
che dio mi perdoni se mi sento sempre così inadeguato…

se io fossi un uomo
guarderei una foglia penzolare da un ramo
e chiederei alla mia sposa di perdonarmi
se dal 1978 ad oggi
mi sono sentito
sempre
così
inadeguato.

Ho chiuso gli occhi
perché anche le lucciole
sono esauste
di genocidi
e latrine
e gelati dietetici
ho chiuso gli occhi
sperando
che nel riaprirli
potessi trovarmi
con una foglia
per motore…

ti ho detto vieni a passeggiare nella lunga notte
chiameremo il vento per dare un viso anche agli arbusti più stupidi
poi tu mi hai chiesto:
-Mi ami?-
Certi giorni credo di sì…
-Mi ami?-
Per mesi e mesi…
-Mi ami?-
Non credo di dovertelo dire…
-Mi ami?-
Riusciresti ad immaginarlo?
-Certo, sono cieca…-

Dai, vieni a passeggiare ragazza
e chiedimi perché amo la ruggine.
Ti ricordi di quando ho deciso di chiudere gli occhi
perché anche le lucciole erano esauste
di genocidi
e latrine
e poeti dietetici?

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

Ti ricordi di quando ho chiuso con…
-che cosa è la ruggine?-
La ruggine?...
-sì, la ruggine-
……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
… credo…credo che sia la polvere delle stelle,
è troppo tempo che stanno lassù…

ti amo.
Anche io ti amo.
-Guarda, da quassù si possono vedere gli occhi del mare…-
Ma non avevi detto di esser cieca?
Lo eri anche tu. Non ricordi?...

Cerco
divoro
muto
io cerco
divoro muto…

suonami il viso
con le corde della tua saliva
raggiungimi in tondo
cercami di traverso…

e cerco
divoro
muto
io ti cerco
divoro
muto…

non puoi sparare al sole
e rendere tutti ciechi
segui la mia mano
ti farò scendere
senza allontanarmi
e mi svestirò
lentamente
come una donna
il tuo santuario
incontrerà la mia benedizione
nei giorni a venire
nei giorni
                   a venire…
e cercami divora muta
tu, nelle giostre stellari
cercami
divora
muta
con le tue cosce disunite dal vento
con le tue labbra
così simili ad un plettro
che circonda le corde
della luna
dove ci siamo arrampicati
come due
satelliti
perfetti…

ho costruito tutto questo per te
che hai saputo toccarmi
con una ciglia ed un solo dito.

Aria

resta qualcosa di non detto
tra le pagine
che formano un palmo:

il silenzio bianco del vento,
la pietà per le ballerine,
il rumore negro delle notti celesti
come quando
non volendo dipingere l'aria
l'ho trattenuta
tra le mie mani
perciò: …..
chiudere con la poesia?

…lo dicono le aquile
che toccano un filo d'a r i a

Sorridere
Ora verranno a dirmi che sorridere
non è come ridere.
Ci vuole gusto!
C'è chi sorride arrampicandosi su un vetro
c'è chi lo fa a testa in giù
c'è chi sorride sbattendo le ciglia
benedette
dalla saliva
è ridere, ridere è ridere.

E tutto mentre riconosco le tue ciabatte
dopo un milione d'anni
passati in disordine…
questo, mi fa sorridere.

La stazione
A mille anni ho dimenticato le mie poesie sul treno,
tutti sapevano che quel giorno avrei cominciato a bere…

la stazione ha il colore della ruggine
treni che partono
come nuvole,
gli addii hanno silenzi di vento
ed i baci
sono un posto senza carne,
un posto
senza
carne…

sono solo nella faccia della sera
neanche un gatto
ed il suo cuore di cristallo
nemmeno un prete
con la gonna un po' slacciata
e questi treni che non ridono
e non piangono

a mille anni

io ricordo il tuo bottino sul mio labbro
triste e spacciato
come un posto senza carne
questi baci
tutti i baci
i tuoi baci
sono un posto
senza carne
e dimenticando le mie poesie sul treno
ho saputo che era sera
e forse avevo voglia di bere
ed ho scritto il mio nome
sulla guancia di un vagone…

la stazione ha il colore della ruggine,
treni che partono
come nuvole
nella sera
sporca sera.

(piccolo omaggio a piero ciampi)


Le stelle non portano cappelli…


So quanto può essere dolce
un tallone gelido
contro il polpaccio
spoglio
quasi a dire
- Questo è il mio bacio notturno-.

Tienilo segreto
perché le stelle non portano cappelli
sono silenziose
sono nude
nude
nude…

tu hai capito,
vuoi fare l'amore
stracciando
qualsiasi struttura musicale
un giorno sparirò
come tutti gli altri giorni
e guardandoti le cosce
dirai semplicemente:

- le parole hanno le gambe storte-

Schiele e gli ultimi arrivati
Gli specchi dei pavoni,
le grida di vento dei mari del sud,
lo storpio del caseggiato,
i tossici e le panchine e le miniere d' oro
bruciate su un cucchiaio,
e i tuoi occhi, occhi di vernice…

Schiele nacque in una stazione ferroviaria a Tulnn,
dipingeva perlopiù puttane,
i barattoli di vetro che ho lasciato sul davanzale
hanno il colore che il tempo decide,
il mio cane era una puttana, le mie mani sono due puttane
che non si arrendono all'artrite
e ti scrivo da molto lontano, ti scrivo perché non ho niente da dire…

il giorno passato si è trasformato in un pastello,
peccato tu non possa vederlo…
dipingevi, e dipingevi male
ma cosa vuoi che importi allo storpio del caseggiato
e ai tossici, e alle panchine e alle miniere d'oro
bruciate su un cucchiaio…
dipingevi, e dipingevi male male male
anche se i tuoi occhi, o forse erano i miei, erano occhi di vernice,
e si accendevano quando sul tuo viso cresceva il mattino degli ultimi arrivati,
e l'ultimo arrivato prese il mio posto, il mio odore, le mie poesie
e fece con te quello che gli ubriachi fanno alla luna…

Sezione di un complesso produttivo
Sono un reparto,
guarda le mie braccia
slabbrate
sezionate
genuflesse
due arti che si inginocchiano
che camminano
che vendono…

mi piego
e non mi piego
il corpo scomposto
ad arco
celeste
mente vomito
sui disastri
sui temporali artificiali
sulle tubature di ghisa
che arrugginiscono all'acqua
l'odore del mio corpo
è una tinta
assassinata…

per accendere la luce
devi leccare il sangue
dalle mie vene.
Sono un reparto
sono un grosso temporale artificiale
sono tutte le tubature di ghisa
che arrugginiscono sotto l'acqua violenta
degli dei

e quando non saprò più cosa scrivere
raccoglierò le tue mani…

Rock end rollo
I poeti sono morti
quelli che non serve a nulla scrivere
quelli che raddrizzano le statue
quelli che si dicono ancora entusiasticamente feriti…

particella
monossido
schiera di deviati senza deviazioni
io che ammetto una ulteriore divisione
mi accatastate negli angoli bui delle cicche
dove Singapore si prostituisce
con km di fard sulle ciglia
e nessuno che le dica mai
ah! Se i poeti sapessero…
ma i poeti non sanno
sono morti
quelli che non serve a nulla scrivere
quelli che raddrizzano le statue
quelli che si dicono ancora
e ancora
entusiasticamente
suicidi…

Monica
La notte si può riprodurre,
la vertigine si può riprodurre,
persino i baci si possono riprodurre,
addizionandoli
come formiche…

e comunque, dicevo, la notte non prometteva bene:
video poetry night alla galleria 44.
I poeti non mi sono mai piaciuti,
la poesia non ha bisogno del poeta
ed allora a volte pare gentile;
due ore dopo anche io ero gentile,
troppo gentile con una sconosciuta
dal cappello nero
ed il fidanzato al seguito…
corri, via, portala lontana da me,
tu avevi capito che non mi interessava
il suo cappello.

Monica. Conoscete Monica?
No? Non importa.
Monica può fare l'amore,
e può farsi fare l'amore,
dipende da quale prospettiva la guardi,
e comunque Monica è un angelo. Piscia dal cielo.

Non c'è poesia nella vita,
una strada è una poesia
una puttana non è una poesia
una puttana, è una puttana.

Notte inoltrata, adesso siamo al night,
Monica non mi chiede da bere, lavora con gli altri,
Monica è gentile
si lascia passare le mani sui fianchi,
mi chiama per nome.
- amore devo andare con questo mio amico accompagnami-
Alessandro ha gli occhi tristi,
ci lascia entrare dentro il suo studio. È ricco,
molto ricco.
Vomito dal cornicione. Finalmente.
Monica ci prende per mano, non capisco cosa succede,
Alessandro ha gli occhi tristi,
ci slaccia i pantaloni, la sua bocca la sua mano a turno
danzano come farfalle sbilenche,
Alessandro ha gli occhi tristi, io ho il cazzo duro
e finalmente capisco il mio ruolo
e gli occhi tristi di Alessandro
che non ha il cazzo duro.
Prima lui, poi lei lui lei lui loro
Lei, che è un angelo, piscia dal cielo,
lui che ha gli occhi tristi
e il cazzo mollo.
Mi offrono da pippare,
era da tempo che non facevo più queste cose
ma accetto,
sono così vuoto che nulla mi può riempire.

Molto più tardi accompagno Monica a casa,
hotel genziana primo piano.

Alle sei del mattino mentre cerco la strada di casa
4 magrebini mi rubano il portafoglio.
Alla questura l'idiota di turno mi dice
- ma cosa ci faceva lei li a quell'ora signor patore,
non lo sa che è una brutta via. Ci sono solo stranieri e puttane-

ed eccomi allora a pensare a quali delle due categorie appartengo
anche se lo stronzo crede che sono una persona per bene.

Peccato però aver perso il numero di Monica.
Conoscete Monica?
No? Non importa.
Monica può fare l'amore,
e può farsi fare l'amore.
L'umanità non si po' riprodurre
come una notte
come una vertigine
come i baci
addizionandoli
come formiche.
E comunque Monica è un angelo. Piscia dal cielo….

Testimoniare
Un giorno ti racconterò
che ero solo una farfalla notturna
pronta a strapparsi le ali

tu mi chiamerai -il mio segnalibro nudo -

ascoltami
lo dico a te
che se mai diverrò vecchio
sarai la sola
a testimoniarlo…

un giorno ti racconterò
che ero solo una farfalla notturna
decisa
a strapparsi le ali
il tuo segnalibro nudo
il tuo idiota
il tuo occhio, il tuo solo occhio
da bombardiere
disarmato
il tuo bambino nudo
come un segnalibro bianco
e lo dico a te
che dovrai testimoniarlo.

Gli artificieri di Stato sono pronti a disinnescarvi
Sei venuta per le rime,
con un bagaglio ingombrante
ma la mia casa è fatta di spine…

dodici ore dopo il letto accusava i primi sintomi
di noia acuta,
-fare l'amore è una questione di jogging-
d'accordo posso scriverti qualcosa sul corpo
ma non negarmi il mio quotidiano trattamento con i cavi dell'alta tensione…

sei venuta per le rime
con una scatola vuota da riempire
in questa casa acuta come le spine…

attenzione:
si è smarrita una donna sulle scale
voi dell'interno uno bloccate le uscite
voi all'ultimo piano abbattete gli elicotteri
voi del civico tredici svegliate i bambini
sono pronto per le rime
                                     che sono cime
                                                            dove l'acqua si fa fine…

all'una e trentacinque non me la passo bene,
comincio a sudare nero
qualcuno ha chiamato la polizia
c'è un pazzo che fa poesia sul serio…

sul piazzale dispongono carrarmati, gli artificieri
di stato
           sono pronti a disinnescarmi…

chiudi le finestre, chiudi le luci, non gridare,
eri venuta per le rime
ma non ti sei mai accorta
di come sono sensibili le spine…

sparano il primo colpo è sono carne che filtra tra le fessure…
sparano il secondo colpo e sono fessura che muta in crepa…
sparano il terzo colpo e sono crepa che disarmonizza gli intonaci…

ma se ricordo bene eri venuta per le rime
                                                                 che sono cime
                                                                                       dove l'acqua si fa fine…

attenzione:
abbiamo disinnescato un poeta
tornate nei vostri bagagli
accendete le televisioni in modo da identificarvi
e abbandonate le rime
abbandonate gli strumenti ciclostilati
abbandonate le canzoni di Vian
gli artificieri di stato
sono pronti a disinnescarvi…

-e pensare che era venuta per delle stupide rime-

 

L'assistenza sanitaria non paga le poesie
I tuoi lunghi capelli che raffigurano rami…

E invece io
                 non posso toccarli

contengono scritture,
un antico acino di uva nera
e feste paramilitari…

 una vecchia signora
che conosce a memoria tutte le mie poesie
dice che sono una lucciola
una luce che si accende
                                     che si accende
                                                           che si accende
                                                                                  e si spegne…
                                                                                                        per sempre

la filosofia mi affascina come le unghie dei corvi,
animali notturni,
pensieri tetra articolati…

senti come sbuffano le prediche del mare
che sono rumore di pietra che perde le anche
mentre siamo stati capaci di maledire solo noi stessi…

manca di parametri vitali questo corpo di uomo…questo corpo di donna…
ma io ho una bella signora
che conosce a memoria tutte le mie poesie
-come le lucciole- dice
                                    -ti accendi e ti spegni-…
Ti accendi
Ti accendi
Ti accendi
E ti spegni
                 Per sempre ……!?!

 

La città
La città è un finestrino sporco di un auto,
strade che scorrono come fotogrammi su cosce nere
e il dio sporco dei semafori
che sputa sui piedi del tuo stupido altare…

fili celesti che adornano strade arrugginite
fili celesti di abiti sintetici
che non hanno diritto al mattino
mentre suonano i bicchieri degli idioti
in melodie "smelodiche"
in cupi ruggiti di riso appassito
di baci ordinati come file di ammalati
davanti alle asl,
e siamo giovani come l'acqua delle pozzanghere
e siamo puliti come gli schermi delle televisioni
quando assaggiamo sprechi di luna
sulle nostre labbra
come spiagge deturpate
dove si accasciano gli scarti del primo mondo
avanzi di melone
avanzi di galera
avanti con i cinema porno nei sabati sera
e marionette indisciplinate
a disancorare l'ordine dei moli abbandonati
dei moli ristrutturati
proprio quando il panettiere distribuisce il profumo
delle strade assonate
e ci mangiamo l'etilometro per non essere derubati
ed assaggiamo l'etilometro per non compiere reati
sulle diramazioni autostradali
che assomigliano alle tue vene
quando capisco che stai per venire
quando capisco che non mi guardi più
quando capisco che le tue cosce tremano
e stringono…

la città è un finestrino sporco di un auto,
cosce scure come la notte scura
ed il dio sporco dei semafori
ha un spugna di mare celeste…

Antisommossa
Molte volte hai dovuto spaventare i cani che gemevano
perché non fiutassero i tuoi perfetti polpacci
e le cartoline dalla Provenza
dove giuri di non aver visto moschee biancherie dozzinali…

nel duemila e due profumavi di lavanda
le mie poesie si facevano sporche
all'università -dicevi- non ci sono mosche
respiravi i tuoi violini con corde d'oro
mentre io gridavo che volevo scoparti sulle seggiole dei tram
e proprio in quei giorni venni a sapere
che in Argentina i lavoratori occuparono 260 fabbriche
e quando ti dissi di amarti duecento sessanta volte
tu con i tuoi seni antisommossa
sgomberasti il mio cuore come le fabbrica d'Argentina…

Boutique alternative
È necessario camminare in fretta come gli insetti morti lungo la riva
e abbandonare monete militanze e teologi sui cavi elettrici delle ferrovie
mentre da Milano il treno parte in fretta con una cornice di baci e singhiozzi
l'addio dei familiari lungo i marciapiedi, ci rivedremo presto ed alta velocità
sui cuori di cristallo…

una carezza è un prodotto,
quantifichiamone il prezzo in base ai calli sulle mani
e rivendiamolo in boutique alternative
con mobili orientali e montaggi seriali
di aspiranti buddisti
mentre la tua mano mi sveste
con lampo di giaguaro…

e i fermacapelli per uccidere lucertole per spezzare frammenti di luna
sui vetri delle finestre si arrampicano bugie come i gas delle auto che corrono veloci
per non andare da nessuna parte in particolare, per andare a lavorare
con un centimetro di sorriso e più spazio per il dolore
che ruggisce quando ti chiedono di essere felice
perché potresti perdere il tuo posto e non il tuo amore,
una vita da sballo sui canali seminauseanti
dove i topi portano i compagni a danzare…

l'odore è commerciabile,
scatolette d'aria per i bambini
scatolette d'aria per i vecchi militanti…
boutique alternative, paralumi di tela
per soli cinquanta euro
i viaggi in Bangladesh
racconti seriali di zitelle dedite allo yoga
mentre calpesto i tuoi capelli che sono vipere impazzite
ed equilibrio il mio baricentro
alla tua mezza luna che mi attende come uno squarcio nel cielo,
come uno squarcio tra le cosce,
come uno squarcio preciso
e miniere di baci per approfondire, miniere di baci
quando la tua mano mi sveste e afferra il giaguaro…

Erezioni
I pesci rossi dormono sotto la luna,
il gatto ha deturpato la sua pelliccia nell'inseguire la preda…

siamo stati adottati per deturpare il cielo,
cosa credi di poter ottenere dal mio amore
cosa credi di poter ottenere dalle mie botte sul muro…

io sono gesù cristo e gli apostoli imbecilli,
io sono il cristo degli abissi
                                            e gli apostoli imbecilli…

quella merda del barbiere mi ha parlato della tua Francia
ghigliottinata nel duemila e sei…
vorrei poter morire che abbandonare il mio primo amore
ma cosa ne sanno i gatti e i pesci rossi e il barbiere e il cristo
                                                                               e gli apostoli imbecilli
dei miei occhi dritti e assolati come un vicolo cieco…

punto
         fermo
                  una
                       parola
                                sul
                                     muro
                                             crepato…

e tra le crepe un nuovo amore rimescola i colori degli intonaci…

cristo è risorto, cristo è folle, io sono il cristo e gli apostoli imbecilli
io sono il cristo
                         e gli apostoli
                                              imbecilli;

I tuoi baci che distribuiscono munizioni
Un giorno scopriremo cosa sono i moduli lunari,
o come fanno gli acrobati nei loro vestiti dinamici a far sorridere tutti…proprio tutti…

davanti le insegne dei "compriamo oro"
pochi denti, ed un centinaio di braccia bucate
in delirio…

le farfalle sono deliziose solo quando perdono le ali,
le farfalle sono solo un ricordo
o nei migliori dei casi un oggetto per segnare i libri…

questa città è un marciapiede,
questa città occidentale è solo un marciapiede…


mia madre è un dipinto,
mi ha lasciato sul tavolo della cucina la licenza di terza elementare
ed un barattolo segreto di farfalle parlanti:
dicono che ci saranno lunghi giorni di pioggia
ma se saprò attendere, forse, potrò rivedere le stelle…

esprimere desideri nei vecchi locali abbandonati,
la linea dei binari morti come la linea delle tue labbra
la linea dei binari morti come la linea dei tuoi baci
                                                                         che distribuiscono munizioni…

Lacrimogeni
I lacrimogeni per allontanarmi
dalle insegne delle profumerie
i nostri corpi senza odore
come i cadaveri degli astronauti
la mattina presto
mentre decidono la tua morte
con uno strumento che dovrai imparare
ad adoperare…
le mosche bianche
morti bianche
i pappagalli del condominio
le soubrette multirazziali
ed i programmi culturali…
ma non conosco la notte degli animali in gabbia
e non conosco l'approvazione del capofabbrica
e non mi intendo di grammatica…

ecco vedo voglio…tentazioni
che preferisco alle mercificazioni
alla compravendita di case
ai musei del vietato toccare
all'insulto
che è sinonimo di salario…

le mosche bianche in piazza
cadaveri
con kilometri di scontrini nelle tasche…
la morte non è bianca!
La morte è rossa,
come il sangue che sfinisce le pozzanghere
da un centro popolare ad un complesso residenziale…

e mentre fotocopiano cieli sereni
per il nostro bisogno di equilibrio
a pochi centimetri dalla tua bocca
ritrovo il coraggio di gridare
-a morte l'ingegneristica autostradale-

Per la sicurezza delle stelle
ricominciamo ad abbattere le città…

e i tuoi capelli sono fili direzionale
sono dita nere che riaggiustano la notte
la notte
che so di non essere normale
senza uno sparo una cicatrice ed il tuo minuscolo seno…
senza uno sparo una cicatrice ed il tuo minuscolo seno
senza uno sparo un cicatrice ed il tuo minuscolo seno
senza uno sparo una cicatrice ed il tuo minuscolo seno
senza uno sparo una cicatrice…ed il tuo minuscolo seno…

La forza dei pochi
Si tratta di una storia ripetuta
ossessiva-mente…

fondo di luna intrappolato nel bicchiere…

la solitudine delle maggioranze…

discrepanza di gregge
pronto alla mattanza…

amo i pochi che non cambiano
amo i pochi che non cambiano
strade assolate
                        tribù dimenticate…

occhio di bestia
che supera il recinto
luce di verdi oceani
diretti agli orizzonti remoti
di bellezza e grazia
                     di bellezza e grazia…

la voluttà degli amplessi marini
mareggiare lento e dolce…lento e dolce…
la forza dei pochi che scelgono lune bianche
scure
         dune
                  di quiete
                                ossessiva-mente…
la forza dei soliloqui
la forza del solstizio
la forza dei soli e pochi…soli e pochi…

scelgo la direzione del vento e delle carovane
scelgo la mia appartenenza
minoranze
minoranze
minoranze
canto di bellezza e grazia…

Cane che abbatte palpito che batte
Vuoto
          Vuoto
                    Vuoto…

Scialle di strisce cielo sereno
mutazioni verderame
delle foglie
spirale, in amore…
cane che abbatte
palpito
           che batte….

Alterno i frontespizi
con i nomi dei tuoi
eterni capelli,
autrice in prima pagina
editrice delle mie lunghe mani bianche…

penetrante tensione
piano muto d'orizzonte
amo la periferia del tuo sorriso
come cane che abbatte
palpito
           che batte…

Vuoto
          Vuoto
                    Vuoto
                              Ciò che ci circonda.

La facoltà delle immagini
Occorre essere attenti
ai meccanismi dell'ingegno…

-Salvificare
                  Parafrasare
                                    Sprofondare-

I vecchi hanno mani di carta,
i palmi sono lettere di guerra
e mio padre è stato un mistico…

conosco la lingua dei serpenti,
conosco la lingua dei serpenti,
da oggi parlerò per simboli
o geometriche figure…visioni liquefatte…

sono pronto a non chiarire,
occhi d'uccello
appare la bellezza
con fretta da gigante…

sono pronto all'imbrunire
sono pronto a non chiarire
chiarire chiarire…

chiedimi di dire ciò che dovrei dire
con baci d'avanguardia
sorrisi lamellati
oggetti mai svelati…

la facoltà delle anime
e la facoltà delle immagini
mi appaiono nitide nitide nitide
osservo con l'unghia
la terra il seme che la parola
contiene…

chiedo ai tuoi occhi
la fiamma ed il furore
la primitività dei corpi
abbandonati al sole…

la facoltà delle anime
e la facoltà delle immagini
mi appaiono nitide nitide nitide
e non occorre più essere attenti
ai meccanismi dell'ingegno…
in baci d'avanguardia…

occhi d'uccello
ecco dove seguire la bellezza,
ti parlerò per simboli
con mani da gigante…

Vertigine che capovolge
Si alzano sotto cieli ciechi
gli occhi del viandante,
cado di vertigine mentre attraverso
la tua volontà…
sono fuggiti gli spiriti degli appesi
venuti a reclamare l'ultimo fiato
sugli stracci degli dei,
siamo nella moltitudine
nella cavità,
siamo sullo stesso tono di grigio
dove finalmente danzano le vacche
e vegliano i pastori
lo stesso identico tono di grigio
anche se non distinguo più i colori
mentre danzano i briganti
e vegliano le guardie…

Pulsione verticale
Ripetuti e assenti -io sto bene-
passi d'altri che ripercorro,
gioia che inchioda
alla sfumatura del nero,
colpo d'occhio rotondo
che riannoda funi alle mani
non esattamente di cristallo
meglio dire mani di acciaio
o mani mani mani
che stringono mani…
è vanificato -spero- il limite
delle mie pulsioni scure,
si avvicina l'estate, l'erba gialla
ed il canto sciamano del grillo…
fa caldo, mi assale
il desiderio di stenderti sull'erba
pulsione verticale,
amore astrale…

dicono che la perfezione di un bacio
stia nella grazia dell'umido
ultimo istante di lingua…

Sei l'incanto……
Sei l'incanto
Di un attimo in cui le rose
Sembrano svelarci
Il loro ultimo segreto

Scrivi un verso di nulla con le corde dei piedi
Se ti dicono che sei arrugginito dal gomito
alle dita
rispondigli che è colpa del sole,
per gli anni che ti ha puntato al mento
con la premura dell'estate…

nel dire delle dita
una parola bianca muore,
ti offriranno fiori gialli. Rifiutali!
Sotterra gli amanti con la cura di un domestico
- diranno di aver capito anche questa frase-
servi la tua curiosità per le bocche a venire
e ricordati della tua casa,
dei gatti, i clown e gli spacciatori….

Se ti dicono che sei arrugginito dal gomito
alle dita
scrivi un verso di nulla con le corde dei piedi…

La tua familiarità con le finestre
Va, e nasconditi e vergognati di essere irrilevante, solo come un osso negli
obitori ti lasci guardare da occhi senza velo, occhi di vernice senza palpebre,
occhi di avorio senza ricchezza per la bigiotteria, occhi chirurgici.
Consuma il tuo ultimo brindisi alla menzogna con le labbra asciutte
va, e nasconditi e vergognati di essere irrilevante come la mossa
che la mano compie allontanando la formica da un libro di poco conto…

in qualche luogo, dietro ai nomi
degli alberi
le mie lettere cadono come foglie
ma non sono secche
rimangono verdi…
qualcuno mi ha raccolto sulla strada.

Il servizio sociale funziona come gli ingranaggi di un orologio,
il grande maestro mantiene sempre due pile di scorta nel taschino
e cosa conta se qualcuno ha una sola manica lacera e consunta
mentre l'esattore o l'assassino si versano da bere
dichiarando guerra all'unghia della mia mano che ti ha fermato
in una notte di Aprile quando volevi dimostrare al mondo
tutta la tua familiarità con le finestre…

in qualche luogo, dietro alle zampe
delle cicale
la mia voce tramonta e come il mare
ne puoi vedere la fine.

Adesso, forse, dovrei tenerti la mano,
ma dove sono finite le tue dita,
qualcuno saprà indicarmi dove hanno sepolto il tuo amore?
Scaviamo nella terra buia,
tu con i tuoi singhiozzi da cervo…
io con la mia mano di pietra.
E non siamo che una buffa commedia
recensita da vecchie puttane
decise a farci pagare il conto
con la sottigliezza delle conchiglie
sotto i piedi del gigante…
e quanta paura ancora per quella tua strana familiarità con le finestre…

La mia geografia
Taciturno
         Sterco
              Di luna…
Obbedire regredire morire.
               Dove?
dove si contano le doti…
dove arrossiscono le gote…
dove il boia è soltanto il riflesso dentro lo specchio
del profilo migliore… il sinistro credo…

E nessuno che domandi del tuo progetto:
- un giorno mi fermerò a cercare tutti i baci del mondo,
in una piazza, sui tram, nelle discariche…-

Ecco siamo giunti nel paese dove ebbe origine il padre di mio padre,
la mappa dei miei desideri è scritta sulle braccia
ed ancora inseguo la mia geografia
raccogliendo i capelli di una donna in un continente
misterioso,
un giorno intreccerò la sottile linea che separa la luna
dal mio baricentro,
e ti dirò che ti amo, probabilmente,
ma tu non farci caso,
questa è la mia geografia, soltanto la mia geografia.

Nella mia vita segreta
Ti farò posto tra le mie gambe
il giorno che mi sarò arreso,
niente di rosso sotto il pelo della bestia
solo un maestro di solitudine
a picchiare sul ventre…

cosa ne pensi di un amore finito in lavatrice?
Le lenzuola non hanno più lo stesso profumo,
ora il sudore si mischia ad una nuova lingua
che ti circonda i capezzoli
e credo che tu muggisca muovendoti come il mare
sulla tua nuova pietra di carne…

ti spezzai il cuore perché credevo di poter trovare la parola
che mi portasse alla casa degli spiriti,
ma non si gioca con le mani di una donna
così fuori dal museo
lasciasti scritto con il tuo rossetto
-divieto di accarezzarti il capo-
e come biasimarti
dal momento che ho provato ad ucciderti
con un boccale di birra,
ma ci siamo amati e non puoi fare a meno di telefonarmi
per chiedermi dove sono finiti i tuoi figli
anche se i tuoi figli, e questo lo sai,
sono annegati nell'acqua del cesso
e tu sei più bella ancora
di quando mi guardavi con gli occhi
delle quattro stagioni…

ti farò posto tra le mie gambe,
morirò per non essermi arreso
li dove un maestro di solitudine
non troverà più ventre da picchiare…
più cuore da inquinare…
più mani da inchiodare…
ti farò posto tra le mie gambe,
stiamo ancora facendo l'amore
nella mia vita segreta…

Poveri
Mia madre è nata povera e senza scarpe,
so che ti aspettavi un uomo meno compromesso
un uomo giusto
un uomo con il sorriso da uomo.

E adesso intrecci le dita dei rami nella speranza
che la tua barca non sia fatta
di mezze ali.

Quando ti baciai la coscia, o forse
quando la tua coscia baciò le mie labbra
non era perché i ricchi sanno infilarsi nei letti dei poveri.
La tua miseria aveva il sapore delle strade di notte,
le strade dove ho mendicato i tuoi occhi
per un vestito di cera da abbandonare nel sole
e se ti dicessi che ti amo
è soltanto per affrontare la rissa dei bicchieri in amore…
due pezzenti in amore, due anarchici in calore,
e quello che ci resta non è qualcosa di nuovo,
come morire poveri,
                                               poveri e con le scarpe.

Cara questa sera per la prima volta mi chiedi se ti amo
Cara questa sera per la prima volta mi chiedi se ti amo…

Era solo una canzone ma avrei potuto cantarla con 70 lingue.

Dove si chiudono i tuoi occhi
                                               ho scritto tre sillabe…
mio padre ha sempre pensato che sono un pirata
quando accendo il tuo volto con la cenere azzurra
quando ti conto i capelli come un moro alle funi,
mia madre si chiama morgana,
                                                 non si è fatta schiava
                                                          perché doveva fare la puttana…

ma questo amore non ha testa
come le lucertole non hanno coda,
e se ci saranno guardarobieri ha parlare di noi
lasceremo i nostri abiti sul pavimento
perché siamo in guerra
i nostri 31 anni che fanno fuoco tra le lenzuola…

cara questa sera per la prima volta mi chiedi se ti amo…

uno sguardo da bambina,
ah! Avessi avuto più capelli, forse ti avrei sepolto,
credo che avrei potuto anche essere un soldato
se oggi impasto la calce…
cosa faceva la tua immagine tra i pittori dell'autunno,
davi un colore alla foglia?
Cara questa sera per la prima volta mi chiedi se ti amo,
ma il tuo cuore è troppo rosso…
siediti vicino, porterò tre sillabe per abbellire i tuoi occhi…

Come faresti per uno che ami
Siamo spacciati nella stanza dalla lunga spina,
i tuoi quadri sono come l'edera
il mio corpo un fagotto da mendicante…

ci sono giudici vestiti di nero al di là del fiume,
aspettano il nostro addio per giudicare ancora.

Siamo costretti in questo albergo di carta
ad ascoltare l'orgasmo attraverso le pareti…
la mia bocca è una distilleria clandestina
il tuo corpo, un cane poliziotto.

Siamo spacciati amore, adesso che il tempo ha invecchiato i miei occhi
e la tua veste odora di petrolio e di legno,
sono sempre stato fatto di carta…ti aspetta un uomo alla porta,
dovrò distruggere questa vecchia camera d'albergo
perché non posso ascoltare l'orgasmo attraverso le pareti…

se hai ancora un pò di saggezza, lasciami guardare attraverso le calze del nostro addio
questo pezzo d'amore che si allontana come un fiume nero e baciami
come faresti per uno che ami…

Così ti descrivo
Hai un tratto evocativo dinamico spaziale...,
come una cavalla elettrica sui volt delle antenne, come una cavalla,
una cavalla pazza sulle strisce dello specchio…

l'amore è una sequenza visiva, forse un cortometraggio,
mi strappo le vene dai polsi per scriverti adesso
addosso…
hai un tratto evocativo dinamico spaziale
hai una coscia più lunga ed una più corta
tu mi spari con le labbra la vertigine del mare
e dividi i miei occhi in due sassi rotondi…
da una parte la fermezza della pietra, dall'altra lo sconquassare del mare…

ed hai un tratto evocativo dinamico spaziale…

Dichiarazione d'amore lunga un secolo
Cosa mi piace di te?
I punti esclamativi…

Ieri mi ha chiamato un tizio da Colonia,
mi ha detto se volevo un pezzo del muro di Berlino
preso a calci da un cane
io gli ho chiesto se per caso aveva un punto
da mettere alla fine di una sola parola…

cosa mi piace di te?
Chiedilo ai muri che ho distrutto con la bocca…

eravamo in guerra 63 anni fa,
mio nonno fu disertore , io l'immagino grazioso come una vacca,
non ha smesso di amare le bestie neanche quando un toro lo infilzò
e credo sia per questo motivo che di te amo
i punti esclamativi…
non ti sei accorta che sono passati cent'anni dal duemila e sei?

Cantava addio in una vecchia strada di Lugano
il mio amore di un tempo,
si inchinavano i lampioni come fanno per le puttane
ed io che non so amare altro
ero felice di raccogliere il miele dell'ape
per leccarti come fossi un orso…

cosa mi piace di te?
L'equazione, la bestemmia, il tuo ultimo sorriso,
i panni stesi nella strada davanti casa…

Il dente di una sega come ultimo bacio
Il dente di una sega come ultimo bacio,

-hanno arrestato la mano gialla del paralume sul perimetro erotico-

Non si può dormire questa notte, la luna fatta a paletti
rincorre il cuore che ho lasciato nel porta oggetti…

cessate il fuoco, lei non si spoglia più per me…

uno stupido coltello bisbiglia nel metallo delle stelle
e questa è la duemila quattrocentesima notte di solitudine…

mi chiedono se sono pronto ad assolverti per aver aperto nuovamente le cosce,
ma loro non sanno che ho smesso di accusare quando ho pronunciato il primo vagito…

dove hai portato i miei baci? Cosa importa,
se quando mi telefoni il cavo rimane grigio
e non puoi più spogliarti per me…

il dente di una sega come ultimo bacio, sanguinano le allodole la ghiaia o i tram…

La storia di un cormorano
Cartoline in bianco e nero,
un bacio rosso indurito…
sento con il dito
il tempo trascorso a seccare
sui vagoni…
voglia di strappare le ali ad un cormorano
ho costruito un ammasso di stecchi
sarà lì, che mi fermerò a nidificare
nel silenzio che solo la pioggia
ti può far notare…

ieri all'azzurro hanno portato due sassi dalla grecia,
uno per la mia rivolta.
L'altro per la tua vendetta.
Sembravano grigi, hai presente la polvere di un uomo?
Grigi come il volto dei vivi sui tram al primo mattino,
dove ho confuso duecento volti per il tuo bacio
seccato nei vagoni…
prestissimo lascerò il mio lavoro,
dimenticherò il tuo nome,
asciugherò le lacrime con una molotov sul cuore
e dove mi diranno di sparare
io coltiverò pomodori.
Allontanandomi da un caso letterario distribuito in lattina
ti aspetterò trecento notti ancora, magari tatuandomi di miele,
troverai il tuo letto caldo, ed un cormorano
tutto intento a far l'amore con le parole…

Schiele e gli ultimi arrivati
Gli specchi dei pavoni,
le grida di vento dei mari del sud,
lo storpio del caseggiato,
i tossici e le panchine e le miniere d' oro
bruciate su un cucchiaio,
e i tuoi occhi, occhi di vernice…

Schiele nacque in una stazione ferroviaria a Tulnn,
dipingeva perlopiù puttane,
i barattoli di vetro che ho lasciato sul davanzale
hanno il colore che il tempo decide,
il mio cane era una puttana, le mie mani sono due puttane
che non si arrendono all'artrite
e ti scrivo da molto lontano, ti scrivo perché non ho niente da dire…

il giorno passato si è trasformato in un pastello,
peccato tu non possa vederlo…
dipingevi, e dipingevi male
ma cosa vuoi che importi allo storpio del caseggiato
e ai tossici, e alle panchine e alle miniere d'oro
bruciate su un cucchiaio…
dipingevi, e dipingevi male male male
anche se i tuoi occhi, o forse erano i miei, erano occhi di vernice,
e si accendevano quando sul tuo viso cresceva il mattino degli ultimi arrivati,
e l'ultimo arrivato prese il mio posto, il mio odore, le mie poesie
e fece con te quello che gli ubriachi fanno alla luna…

Uno stupido poeta senza mani
Ho saputo che ti hanno messo gli occhi,
due gazze furiose a rapinare la luce dai rami…

ed ora sai che non sono quel volatile inciso sotto al neon blu
dei bagni pubblici, 27 centimetri di solitudine,
ma soltanto uno stupido poeta senza mani
sdraiato a bivaccare sul molo, aspettando la corda
che mette a letto le navi.

L'urlo
Così,ho creduto di poterti sparare,
usando un ramo come mitra…
ed effettivamente sei morta come una foglia
sanguinante in ottobre…
e non avevo capito che eri pronta a rinascere
mentre il mio amore soffocava le pietre,
sentinelle del deserto….
Aaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhh!

Come l'amore quando era viola
Non ti rivedrò mai più…

la luna è un pavone d'argento,
il marciapiede una cascata di topi,
la strada è il mio territorio…il territorio
                                                   dei cani arrabbiati.

Proseguendo fino al mattino mi sono ritrovato davanti alla tua finestra,
tu eri viola, come l'amore, viola…
qualcuno con un po' di imbarazzo stava violando il tuo barattolo di miele
ed ho sentito le dita asciutte e ruvide sotto il colpo di una sigaretta…

non ti rivedrò mai più…

il sole è un oca rotonda,
il marciapiede una cascata di scarpe,
e tu non sei più viola, come l'amore, quando era viola…

Non mi hai permesso di amarti
Non mi hai permesso di amarti…l'amore,lucida le ciglia,
ricopre i lenzuoli di chiodi e di croci e di colline,
ti dissi quando venni che ero uno sconosciuto,che ero quel cane davanti ad una vetrina,
che ti avrei lasciato sulla carne il silenzio che non puoi attraversare…
ti dissi di quanto avresti sofferto,di quanto avrei bevuto,ti dissi del chiaro di luna
che mi attende come il portone di casa mia…
non mi hai permesso di amarti…la tua stanza delle bambole rifiutava i miei sospiri,
sono stato ad un fermo di polizia,non ho fatto il tuo nome,
ho ucciso una cattedra,ho sparato ad un talento di cristallo,
ho ucciso sei me stesso
ed al settimo non gli hai permesso di amarti….mi rimane poca carne appesa alle pareti
sono stato brutale nella tua stanza del sonno,ti ho violato tra i fiori e dove concimano,
ho ucciso i tuoi canarini blu,ho ucciso il tuo ordine di mani e di piedi,
ho distrutto le riviste che parlavano della tua nuova casa e non mi hai permesso di amarti
o non ti ho amato abbastanza…

Les Agraties
Non avrei mai voluto sparare ai tuoi occhi,

-hanno abbattuto due occhi…due occhi in meno dentro i quali specchiarsi-

Città grigia,città astuta,città magnetica,città perduta…

I panni della lavandaia hanno il profumo
dei muri in pietra,i fiori di un tempo non hanno bottega,
e nel deserto di Les Agraties ci siamo detti tutto
dal corpo al corpo…
l'odore della legna,una tenda di stelle verdeoro,
il silenzio dei piccoli animali che facevano l'amore
sui nostri corpi che facevano l'amore…
noi,due città,due continenti,due contenitori…

non avrei mai voluto sparare ai tuoi occhi,

-hanno abbattuto due occhi…due occhi in meno da accarezzare-

Formiche vento pietra deserto….Les Agraties chissà,
                                                                       se ne sentirai la mancanza…

Bambola
Ecco,vedi…questo è il mio portacenere,
no,non ho quadri appesi alle pareti solo una vecchia foto di cui non voglio parlarti…
si,c'è un tavolo,un lavandino,anche un letto e riviste di poco conto,
tutto ciò che credo sia indispensabile,ma il mio portacenere non te lo posso regalare,
perché?...perchè sono un tipo educato e non vorrei incenerire il pavimento
o raccogliere lattine di birra con un mozzicone sul fianco…
si…sono un poeta. Ti fa ridere? Non hai torto,non assomiglio ad un poeta…
piuttosto,perché non ti sfili i pantaloni? D'accordo prima io. Tutto qui?
E cosa ti aspettavi una strada di New York? Un palazzo popolare?
Dai,avvicina i tuoi piedi ai miei polpacci,queste lenzuola sono fredde e bucate,
ti va di ridere? Io ne ho una gran voglia…che ne dici se lo metto dentro piano piano?
Ah,non dici niente…allora non sei dispiaciuta,altro che transatlantico,tu hai un sommergibile tra le cosce….te l'ho detto come mi chiamo?nooo…vediamo…
ti piacerebbe se mi chiamassi…king? No aspetta forse è meglio kong?
E tu?...vediamo,umh…l'uomo che ti ha venduta mi ha detto che ti chiami Chantal…
Ma io preferisco chiamarti come da istruzioni:bambola gonfiabile multiuso…

Zitta,hanno bussato alla porta…no,non mi va di infilarti dentro l'armadio,
ti sgonfio e ne riparliamo dopo.

Grum sgrunt yo mamaio
Conclamatosi poeta morì con una sprangata di vocali sulla nuca…

Il poeta è fascinoso,ne sono certo,
la prima poesia schizzata come sperma adolescenziale sulle tende di un hotel è fascinosa,
ne sono certo…ne sono certo…ne sono certo…

ma sono per vocazione incapace di esprimere una sola parola
senza aver prima compiuto un gesto o derubato un gesto…
ecco allora che rivendico la non poesia,la pre poesia,la post poesia
come una primitiva azione fisica o gutturale o o o…

grum sgrunt yo mamaio oppure
……………………………………………………………
Infiniti spazi vuoti,volutamente lasciati vuoti,e scriveteci incideteci sputateci
ciò che vi pare,come vi pare,perché vi pare…

la parola soppiantata da un calcio nel muro,un calcio nel muro soppiantato da una nuvola di passaggio,
una nuvola di passaggio soppiantata da un filo d'aria su una tela grigia…
l'io poetico sostituito dal noi poeti…noi analfabeti…noi istruttori…noi istruiti…noi poco più che imbecilli,
imbecilli è per questo poetici…

conclamatosi poeta morì annegato in un mare cartamerda di elogi
emettendo un ich ich ich …
la migliore poesia che avesse mai scritto.

LSD e Arlecchino in lavatrice
Il marciapiede gridava miseria,
dalla parte della pioggia verdeazzurri tremori d'acqua
sul vetro raschiato dal fondo…

con unghia profonda cerco la tua terra,
la tua grotta di cosmetici abbordabili,
tu conosci il destino delle bambole tra le mie mani…
questa coda di lupo si è agghindata per il tuo basso sorriso,
per il tuo nido di rose spogliate…

per dirti della luna ti ho regalato un fondo di bicchiere,
ed ora sai che io, Massimo Pastore morirò il 9 febbraio 2012
con una parola di sughero tra le braccia
ed un ultimo errore di ortografia…

ma adesso lasciami sfasciare le reni alle stelle…
c'è un lampione a cui ancora non ho fatto visita
c'è un bacio latitante,c'è uno sguardo clandestino,
c'è un trio di pagliacci metropolitani
che mi chiamano ancora -arlecchino, arlecchino in lavatrice-

il marciapiede gridava miseria,
la notte concertista batte quattro tempi
sulla mia luna chimica…
contraddizioni poeti e puttane si azzuffavano
sotto la mia margherita sfogliata all'indietro
e scherzo, scherzo, scherzo con i cani di plastica
sotto una pioggia di pioggia sintetica…

lasciate dormire i dormienti…lasciate dormire le zitelle i cannoni gli idioti
e lasciatemi in una stazione ad osservare i treni in partenza ed i treni in arrivo…
niente di meno, molto di più.

Melarancia
C'è questo silenzio azzurro,
qualcuno tira le reti,
a Genova ci si innamora nelle strade racchiuse
in una pozza di piscio
e sul mio petto tremano i fiori
di un'altra volta ti amo, un 'altra volta non ti amo…

sarebbe così bello idealizzare questo straccio di luna
se non fosse che a morire basta una punta di inverno…

quali strane parole mi hai detto,
Valeria di melarancia cosparsa,
quando per te mi feci Cristo tra i ferra mentisti
e inchiodai il tuo unico bacio
come un ladro di legno…

alle tue ciglia,alle tue mani,al tuo prossimo amore
dagli da leggere i miei versi, dagli da custodire i miei ritratti,
stringerò forte una stella tra le mani fino a tagliarmi
perché sia per sempre l'abbraccio che termina il volo
tra le tue spalle d'argento, rossa di luna…

Amore come sei cara
amore,come sei cara
ti preoccupi di tenermi lontano da un bicchiere colmo
e mi uccidi amandomi a piccole dosi…

così,si è fatto tardi…tu mi chiedi di lavarmi,
amore, come sei cara
ti preoccupi di tenermi alla larga dalla strada
e mi uccidi in un appartamento…

io sono stato un lupo,feroce solitario
ti ho chiesto di baciarmi…
amore, come sei cara,i tuoi baci
mi hanno seppellito…
una alla volta,mi hanno accompagnato al cimitero.

Cristo, spezzato da un automobilista
mi ha chiesto del mio amore
e come è stato caro quando gli ho detto che sono morto di liquore.

Fiore
L'amore muore
dentro gli occhi
come un paesaggio
rasoterra…
lacrime
come petali
sul pavimento,
uno alla volta
li raccolgo
e scrivo qualcosa
per un maledetto
qualcuno…

so del mio cuore
la linea appassita
il freddo di pietra
la luna circolare
dei nani in amore,
eppure camminando
come un treno
sui marciapiedi
d'ottobre
ho trovato un fiore…

ecco,amore di un tempo
cosa ho deciso di fare:
fermo in una stazione
aspetto il treno migliore
per imbucare il fiore
verso la terra
che mangiammo dalle mani,
ed in quella terra
se tu stai dormendo
ricerca il mio fiore
dentro la corona dell'ape
troverai scritto

-nessuno ti ha mai baciata dietro le ginocchia,sotto la pianta del piede-

E tu conosci l'aurora grigia
dei miei occhi,
i bottoni azzurri,l'ultima ciglia
che ho rapito al tuo sguardo
perché come ti ho amato
lo sanno solo le bestie,
i muggiti,lo starnazzare il grugnire…

Particolare d'artista strafatto
Il segno dei topi sulla corona del bicchiere,
musica di mosche randagie, cornice…scarnificata.
                                                                         Particolare d'artista strafatto.

Ecco, ingoia, tutto il mio amore per le cose inutili
(sempre che sia inutile innamorarsi come i gatti…coda su coda…pelo su pelo…)
sei tu, che non hai voluto leccarmi le labbra,
un poco alla volta, un poco per volta…

I cattivi maestri
Il tuo dizionario di poeti perfetti,
la tua lingua che non vuole farsi abbracciare,
il tuo disprezzo per il sangue di cristo,
la tua ultima ruga sfondata dai piedi pesanti
                                                      di un qualunque padrone,
una canzone zoppicante che non vuoi ascoltare
aggrappata ad una buona morale
infangata di una buona morale
intristita dalla buona morale…

non credo di essere rugginoso di tristezza
se preferisco il piombo all'argento
nel territorio dei cani arrabbiati.
E non so se…-amore amore!-, lo diresti
sapendo che preferisco i cattivi maestri.

Cristo ha raggiunto Lampedusa
C'è un testimone cieco, è sulla banchina
corroso come un cristo ( perché cristo era nero!)

ciò che non ha potuto vedere ha bisogno di essere detto
e se tu credi di aver attraversato la morte
domandati cosa si prova a "campeggiare" nel mare
con uno scafista bambino.

Comprata
Farfalla tremante nella penombra,
l'ho ritrovata
in ginocchio come un portico.

Lei prega un moscerino di sposarla

veloce scivola a letto
come un gatto di pelle che si ciba d'argento

io la rigiro,
abbasso la sua schiena delicatamente
accarezzo la sua follia di animale estinto
mi sento così uomo, così tanto uomo
da domandarle il suo nome.

E poi la lascio andare con le monete che le avevo dato.

La buona novella
Ho freddato due angeli biondi,
l'immaginario è l'unica moneta di scambio,
sono pronto a darvi il mondo visto da dentro,
la vera galassia dell'amore istantaneo…

Io, quest'oggi, mi approprio del diritto di non morire,
io sono eterno, nessuno dovrà scambiare più
il proprio sangue con delle cifre sottostimate,
la lucidità da oggi la chiameremo visione,
la pietà sarà soppiantata da un concetto che non presuppone
la vocazione della superiorità, ecco dunque la dolcissima vergine Maria
sistemarsi le calze, profumarsi le cosce, come a dire:
-fuori i padroni, mai più schiavi, è più semplice dirsi… esseri umani.-

Capomartire
Il sole si sta portando in giro la mia bambina,imperlata di lacrime
sulla via Capomartire, costellata e divina…

che cos'è un uomo?
-un uomo visto da quassù è due gambette che spuntano dalle spalle-

Che cos'è un bacio?
-un bacio è un frammento di elettricità-

Il sole:
quanti anni hai, e tuo padre e tua madre,
perché porti una collana di materia lunare, i tuoi occhi bambina
sorridono spesso, sono come due chicchi d'uva sulle vigne celesti,
siamo sulla via Capomartire, e tu sei imperlata di lacrime
come una costellazione ignota e divina…

la bambina:
piango per il mio amore, simile a tutti gli amori,
tu mi chiedi di attraversare i tuoi raggi, di tenerti per mano,
ma quando andrai a spegnerti nell'orizzonte dei pesci
annegheremo risoluti e ultimativi,
tu, implorando alla luna, io intrecciando corone di lana al mio amore.

Sulla via Capomartire non ci sono generali, solo due amori
di chi muore nei giorni tutti uguali.

L'albero ed il temporale
Ecco un'altra storia da circuito alternativo,bà,si dirà così…
o forse da editori di speranza, oppure…meglio và…da tappullanti di mestiere…
piove,
la gente lascia i posti numerati
e si precipita sotto un albero,
sigarette bagnate gettate per terra, e poi ci sono gli uccelli
con i loro temi beccheggianti sui rami…
un uomo ed una donna fanno l'amore conciati sull'erba
con tutto intorno una corona di formiche a celebrare l'evento…
e c'è anche mia madre che finalmente bacia la bocca la lingua di mio padre.
I vecchi, ascoltano i bambini parlare nella loro lingua,
senza ghignare o dire: sono cose da grandi
andate a correre lontano o a cercare il cane…
le donne portano gonne chiare, fanno l'amore con chi cazzo gli pare
senza il rimorso, o l'insulto di essere chiamate puttane…
lo spettacolo comincia e non c'è nessuno,siamo tutti a cinguettare
sotto l'albero che ci ha stretti, il temporale…
il poeta,il musichiere, l'intellettuale figlio della bicamerale
rimane solo, con il suo spettacolo da celebrare,
oggi ci siamo ripresi la terra lo spazio il diritto di fare delle nostre vite
uno spettacolo geniale…

Il primo poeta
a R.M.

la prossima volta che passi da casa sua
ricorda che era solo un marinaio,
che cominciò a scrivere poesie per fare un dispetto alla luce,
che non aveva un vocabolario e nemmeno una camicia
per la domenica.

Il gatto usava i suoi fogli per rifarsi le unghie
ma a lui questo non interessava,
aveva gli occhi dentro il sole e viveva nell'indomani…

la sua storia mi ricorda il suono della prima conchiglia che ho portato all'orecchio,
di mio padre che diceva: ascolta, ci sentirai il mare…

se fosse o no un poeta è ancora da decifrare,
posso solo dire che la conchiglia che lasciai sulla riva
sparì dentro un mare verticale ed ultimativo,
con la sua voce di onda in onda…

Quando eravamo pazzi
Stretto come un cristo nel pugno di un morto
abbandono la scena, il tuo palcoscenico di delirio…
questa donna, la forma della veste sui fianchi,
questa donna di cincillà e caramelle e ricomprata
come un pezzo di osso gettato ad un cane,
questa donna…era la mia donna…la donna di tutti…

stupido come un cristo nel pugno di un morto
abbandono il tuo abbandono,ti ho vista morire sotto le stelle
contando le pecore all'azzurroblu del cielo di via martiri del turchino…

tra i tuoi mucchi di arance,di mele, di fiori di lavanda
tra i tuoi portafoto, tra i tuoi seni separati dalla mia ultima carezza,
dentro tutta la tua passione per la follia,la tua ultima ricetta di psicologia…

la mia donna era una curva…come ti amavo…immagina…

Il coraggio
Autocarri sordi e pesanti come vecchie puttane
lacrimavano devastando la tangenziale…
un nomade non fa mai l'autostop,ha denti d'acciaio,una moglie bambina,
44 figli nella notte turchese,
così mi raccontava la luna appoggiandosi alla mia spalla…

era febbraio quando sono venuto alla luce,cospiratore d'acquario
senza ruggine per le comete, avevo una mano per parlare alle stelle
e mia madre era un dipinto…
ogni uomo è una storia, una traccia nera,uno zingaro,un migrante…
così sono cresciuto tra i papaveri ed il cemento del ghetto popolare
con la mia storia dentro la mano di un giullare,e non odio e non amo
annuso l'aria il maestrale,m'innamoro di tutto prendo a calci il giornale,
così sono cresciuto imparando a non giudicare l'uomo che tenta di non rubare…

sapete,non ho scritto poesie per poter arrivare…qui,non c'era altro da fare,
solo un buco, la miseria, il coraggio di arrivare alla fine del mese senza gridare:
ho 4 figli cosa devo dargli da mangiare? Pietre?

Farfalla di un centro edile popolalare(CEP)

                                     Alle periferie del mondo,alla mia periferia,
                                     a chi muore fisicamente e a chi muore di
                                    disillusione.   

Hai così sofferto per l'immobilità delle stelle…

I tuoi occhi sono come due punti fermi tracciati a matita…

Sei un bottone, una cicala, un ospedale…

La lampada accende i fuochi della notte,
lattine di birra che sorridono ai pavimenti,
alle loro fughe,
mentre con un dito tracci solo i contorni di un gesto
su quella maledetta sigaretta che non smette di perdere la cenere…

ti stai cercando dentro le tasche!
Dove non ci sono che fiammiferi e scontrini scaduti…

Io ti dico-prova a correre in tondo e a far muovere le stelle-
ma tu sei già morta come una luce di scimmia e di pazzia…
posi la testa sul ventre, e mi dici: ancora…ancora…

hai così sofferto per l'immobilità delle stelle
che i tuoi occhi adesso hanno cinque punte…
resta un autoritratto, senza ali e senza vento,
di una farfalla dentro la stanza,
una farfalla, e non tremo, di periferia…

Cristina
Dove un'onda da poco smuove timidi sassolini assopiti
in te esplode un intero mare senza fondo,
è come un labirinto di bambole stringerti la mano più forte
quando sprofondi di quel silenzio dopo una concitata recitazione…

cos'è che ti fa soffrire? Un granello di sabbia nell'occhio,
nel tuo occhio, che percepisce macigni?!

Qui finisce la terra: imperlata di lacrime scavi con le unghie nel cuore
dove il ricordo conserva un fiore per il tuo fragile corpo,
la saliva ti copre il sorriso, ma non è niente,
ti bacio sugli occhi, lo sai che crepo che rifiorisco anche io
perché conosco la morte dei pettini abbandonati sul lavandino…
e qui ricomincia la terra: la mia poesia tra i profumi e gli stracci
dei tuoi vecchi amori sopra un comodino impolverati dai se…

Ed io vivo altrove come una luna clandestina
Io vivo altrove, dentro un foro sul muro,
in equilibrio sulla corda dei panni stesi
in esilio dai profumi delle lavandaie
ed ecco perché lascio appassire le rose,
per il mio stile il mio stile il mio stile da cigno nero
sulla moltitudine dei tram…
un letto di fortuna,una pietanza od un gesto quel che sia,
sono un gatto sporco sui perimetri della luna
che si corica sui marciapiedi della città,
non ti biasimo quando ridi, non ti odio se mi odi,
attraverso le rotaie come un gatto senza coda
il vento ha dieci corde per suonare nella notte
tutta la mia provvisorietà…
non ti biasimo se mi scansi, non ti odio perché odi,
tu hai un fucile, un bel culo, la tua utilità,
ed io vivo altrove, nell'indomani, come una luna clandestina…

Vietato camminare sui marciapiedi
Impara a coricarti nudo,ad affacciarti alla finestra nudo
con il tuo cazzo lavorato dal vento,
distruggi gli orologi,gli orologi sanno fare solo tic tac
ed innamorati degli alberi quando il silenzio lascia alle foglie il sesso delle cicale…

i miei ricordi più belli sono di un altro pianeta
dove c'era un insegna dipinta da un cane jazzista
che diceva: vietato camminare sui marciapiedi…

ed allora mi sono coricato nudo,con un solletico
di formiche ai testicoli,e tutto
mi parlava nel cuore…

Vado a sud
Una stupida bottiglia di deserto,
l'ubriaco che confonde la paccottiglia per una goccia di mare,
l'assassino che non vuole lavarsi le mani sui tram all'ora di punta,
la vecchia matrona che sogna giovani tronisti da sbocchinare,
la vena che si rifugia sotto la pianta del piede
ed una banda di cani addomesticati che saltano su abbaiandomi alle ginocchia…
vado a sud! A rubare conchiglie alla luna…

Tanto per dirti che ti ho amato
Il tuo corpo diventa chiaro come un gatto sulla strada
un gatto sulla strada un gatto sulla strada…
levatemi da questa sala degli specchi, il suo corpo diventa chiaro
come una luna di ragazze squillo
e tremo nell'angoscia di prenderle la mano e contarle le dita…
i fiori, che non erano i nostri fiori, trasudano spine celesti
e non posso testimoniare l'immenso,
le direbbero che sono pazzo, che mi hanno studiato, che mi hanno pregato di andarmene,
così… per ridere…

Scarpe sbottonate sulle spalle ti saluto attraversando vene di autostrade infinite
per dirti che ti ho amato… ieri l'altro…e domani ancora…

L'animale uomo
Tutti i peccati del mondo su una croce di legno,
ma i miei peccati sono il mio onorario,il mio compenso
la fatica di non accettare assoluzione e condanna
come atto figurativo,diarchia tra bene e male.
E allora eccomi raffigurato come un cane in una macelleria,
una piedata sul culo alla fame, ecco la pena infaticabile
di un ordine costituito per la sicurezza dei macellai.
Oh,non odio i macellai,tu sai cosa voglio dire!
Bene,voi dite di non orinare sui muri e intanto cagate
in un'intrinseca rete di tubi in viaggio per il mare,
cosa ne fate della vostra morale,ne fate un cancello un lucchetto
una carcere ideale dove idealmente voi non ne siete imprigionati,
ed è a questo che alludo quando dico che i miei peccati sono il mio onorario,
il mio compenso,la fatica di non accettare assoluzione e condanna
come eterna raffigurazione di chi conosce il bene e perpetra il male…

La solitudine
La solitudine è merda -una volta lessi di una battona messicana!?-
il mio occhio è un cortile scoperto all'ingiuria dei tuoi profili…
il lampione, il coltello, il bicchiere, la lametta da barba
sono storie da uomini sui davanzali, la solitudine la puoi trovare in vendita
come parole da passeggio, certo…hanno voce, hanno verbo, non hanno talento…

la solitudine è merda di società -una volta lo misi dentro ad una battona messicana sulle strade di
Amsterdam-
Ma quale dannata e pelosa società?
La società dei papaveri, la società per azioni, la società dei guardoni…

Ecco la solitudine, non solo labbra che si allontanano sfarfallando,
ma libri di testo, occhi di vetro, ceramiche a catena sui nostri week end pacchetto risparmio…

la solitudine dei sacramenti, la solitudine dei rituali, la solitudine delle belve,
la solitudine degli analfabeti, la solitudine dei giusti,la solitudine dei miei occhi
abbattuti dalle eliche degli aereoplani…la solitudine…

Io ti do
Io ti do il sangue delle comete,i discorsi delle bambole
i passaporti delle statue,i grammofoni delle stelle
e ti do e ti do e ti do…anche la morte!
Accessori per l'amore,parafulmine e violette
brigantaggio assoluzione sesso orale colazione
e ti do tutta la morte nella bocca,la tua bocca da civetta
la tua bocca,la tua bocca per amare…
io ti do il mio nome sul tuo naso, la violenza il pugno il caso di cambiare
il silenzio delle bambole abbandonate negli stracci di cantine agghindate
a cacciavite e vino e olio per far correre macchine ma correre dove dove dove…
io ti do tutto questo,anche l'amore…io ti do il motivo per odiare
per strappare la tua veste per sperare crepare sudare scopare per fare la puttana
senza che ti sia di peso…e ti do anche il mio odore…la salsedine il disastro l'omicidio
dei poeti,
e ti do e ti do e ti do anche la speranza dei fiammiferi in una grotta di illusioni brandite
fatte a pezzi calpestate fucilate,ti do i miei fiammiferi…e ti do…ti do…anche l'amore,
l'amore dei pianeti,l'amore delle dimensioni,l'amore dei perdenti che si accasciano
come i cani disimparando a socializzare…

*tratta da una canzone di leo ferrè

Inseguire una mosca sul prato
Voglio vivere come i cani,randagio
sull'argento dei lampioni …
sono stanco di anarchici mangiapreti trovatori,
voglio vivere come i cani,fare l'amore come i cani,
fiutare come i cani la parentela dei fiori al letame…

ora…la vita coniugale. Ora le banche il lavoro l'ora esatta per cenare.
Nessuna poesia d'amore alla donna barbuta,
solo prosa, distillato di grammatica mentre io vorrei abbaiare,
abbaiare e basta…

ecco dunque dove si può morire con gloria:
immagina due carreggiate,180 kilometriorari di acciaio bastardo,
ed un desiderio perlopiù inutile
di inseguire una mosca su un prato…

Francesca
Ho mangiato la terra con le tue labbra, nei fossi
dove il vino induce il poeta a sorridere
ho osservato per molto tempo la luna e tutto
mi conduceva a due piccole labbra che ho potuto toccare,
labbra che non sanno parlare,
crudo attracco di desideri,insenatura di interno coscia.
Nessuno amerà più i tuoi tratti, i più ignoti,
ne conoscevo il colore lo spessore e mescolavo i semi
all'unto della tua carnalità.
I poeti dovrebbero occuparsi del dolore degli altri,
ma tu capirai che non è dolore da poco
non avere una riga sulla tua schiena strappata
alle mie mani inverdite…
la follia di un dio tutto viola
mi ha inorridito la carne,
custodisco in dono una parete di marmo
su cui ho posato le labbra
sperando di baciare in bocca la morte
e non mi sono accorto della vipera
quando d'amore sono morto
più di una mela.
Dimenticammo le viole,era di marzo
e il fango tornò a sapere di fango,la mia bocca
serrata come una maniglia d'ottone marcito
sputò la sapienza del matto,massimo pastore
ripensa ad una poesia ed a un tratto
sbatte le mani sul muro,sono coriandoli
le gocce di sangue sul tuo addio ,
ma come posso dire al mondo che sono malato
se frusto il mio cuore per non poterti scordare…
di un amore di un poeta di una donna
ne avremo bisogno alla casa circondariale,
quando la mia lingua scivola sul legno
e persino un ramo somiglia ad una cella di materia seminale,
sono tutto vestito di blu come un presepe
e sono l'animale,perduta ragione,che incula l'asinello più grazioso del bue.
E dire che l'amore portava in grembo il mio orifizio,
non sono il tuo poeta,non ora,non domani e nemmeno per assurdo sui segni astrali…

ho mangiato la terra con le tue labbra,nei fossi
dove il vino induce il poeta a sorridere.

Dipingimi con un capezzolo
La sensualità dello sperma sui decori floreali,lungo la rosa
dodici spine come pioli di una scala per arrivare a schiudere
gli ultimi due petali di bellezza,non voglio dirti del dolore dei sassi,
di una giovane conchiglia che abbandona la riva per portarti il rumore del mare
sul tuo porta telefono…
perché tu non puoi capire,tu non devi capire,tu non vuoi capire.

Ecco come comunicano i mulinelli,i vermi,i segni,riattacca la cornetta te ne prego,
ed impara a disegnare,dipingimi con il tuo capezzolo,
le parole non hanno bisogno di parole,chiedilo ai gatti miagolando dai tetti…
ma tu non puoi capire,tu non devi capire,tu non vuoi capire.

Adesso che te ne vai
Adesso che te ne vai,come il caldo di luglio,i cancelli di luglio
Genova disarmata,insultata,controllata …
Una notte per la festa,una notte per la galera.

Adesso che te ne vai,come i fiori di pietra dell'amore,
così,come si disfano le trecce alla notte. Senza carezze …

adesso che te ne vai, come l'estate vomitando tempesta,
come le piazze,come le voglie dei preti al collegio maschile,
come l'ordine le sbarre i giudicanti, come un vecchio dipinto
dimenticato in cantina …

Adesso che te ne vai, come la carcassa di una farfalla sui tram.
Adesso che te ne vai, come gli imbrogli i colloqui i misfatti.
Adesso che te ne vai, come il mare carico di cadaveri paganti.

Adesso che te ne vai,amore torna…il tuo buco si fotte una stella,
d'accordo, lascerò che qualcuno mi chiami disadattato,non parlerò
ma tu non mi dire che ti sei innamorata di nuovo di nuovo di nuovo …
e allora vai, non sono fatto solo di terra, mi chiedi di crescere o di accettare?
Già, la responsabilità ...la tengo nelle mutande…

Farò di un intreccio una corona di note
Che farò in questi campi
cogliendo dai rami i nidi?
Sommo e stellato
si inchina l'ossuto mantello
che la notte posa sulle mie spalle
lasciandomi con gli occhi aperti…

i vermi,tutti,sorridono
perché ho una penna
ed una manciata di terra
vergine,come un sogno non ancora sognato…

che farò in questi campi
cogliendo dai rami i nidi?
Farò di un intreccio una corona di note,
il merlo l'allodola il falco
la corda vocale dei grilli,
un canto di tutti i canti
ed un bacio su una nuvola bianca…

Una sera scesi in un albergo triste
Una sera scesi in un albergo triste,
la madama, guanti lisi
maneggiava una stella incolore.
Il suo corpo era ancora in dissonanza,
povero di ritratti, vistosamente bugiardo
solo il nano con aria dura
ne accarezzava il mutamento
e sulla schiena con il suo dito panciuto
disegnava vagamente un nuovo nome
da donna…
questo fu allora,
oggi travestiti scuotono la carne
e restano solo rotondi passaggi notturni
sui sedili di una macchina
con la faccia sbattuta sullo schienale…

una sera scesi in un albergo triste,
-mai più!mai più!- gridava il nano
-so forse dove andranno a morire i tuoi capelli
e tu, mi hai dimenticato- 

Attacca il ciuccio dove vuole il padrone
È tutto infranto dal pianto,
umido
rugginoso
sporco nell'incavo della mano.
I sicari
imbestialiti dalla filigrana
disegnano stelle sul cielo
e sparano agli occhi
dei deliranti…
ho sentito dire che sarà permesso bere molto
solo se spinti da delusione
e che verranno allestiti spettacoli d'odio
sulla giostra in disuso di uno zingaro…
da domani
gli usurai faranno poesia
o prosa
o contabilità,
i ragazzi potranno riunirsi in enormi silenzi vuoti
aperitivi di cera
sesso viola
di cane violento
sesso di cera
che si scioglie
e cemento
di parole
dimenticate la sera.
Così a 30 anni
saremo più vecchi di una fossa comune.

Attacca il ciuccio
dove vuole il padrone

Il mendicante di sogni feroci
Pietra d'argento massiccio su un fiume di silenzio

Questa mattina
camminando
ho ucciso 5 formiche
e sotto l'oro del sole
ho addentato la mela

Le cosce sudate di una contadina
si sono offerte
come grano e poi miele
toste e bagnate
nella fatica del guado,
io
come un uomo per bene
miravo
senza bocca insanguinata
o
un peccato a portata di mano

Ssssssss
sapessi quale pietra d'argento massiccio
ho nascosto
tra i mulinelli dei fiumi in silenzio
per tacerti
che sono un assassino
che sono un bugiardo
ed un mendicante di sogni feroci.

Strano
Loro mi trovano strano
e bisbigliano

Odore di baci che salgono sulla mia schiena,
rido
sulle tue caviglie sottili
che provocano il delirio
al mio quarto occhio e mezzo

Nelle cose dischiuse
non soffro
tento di spingere
viola gonfiore
di poesia schizzata
senza fretta,
ma il tempo delle conchiglie
frantuma
il mio bisogno di mare
e
aperti gli occhi
rieccomi ad una festa qualunque
piuttosto triste
e col cazzo in mano

Tu non sai tutto questo
"sono così tristi le tue poesie
che ci si potrebbe vendere whisky
agli amanti dei cavalcavia."

Hai ragione amore,ma tu non sai tutto questo:

la mia lucciola preferita è una poesia
un litigio tra automobilisti è una poesia
una panchina divelta è una poesia
un cantiere che sbuffa attrezzi e sudore è una poesia
mia madre è una poesia
la frusta spezzata è una poesia
il pendolo dei gatti in calore è una poesia
le otto e trenta le dieci e un quarto le due di notte
sono una poesia…

ed io triste come credi tu,
ma infrattato d'infanzia e stupore
tra i seni di un capoverso
non voglio cambiare il mondo
ma soltanto abbellirlo…
per me per gli dei e per i tuoi occhi da muto.
Addio al prossimo arrivederci…

E dall'ombra ad un ramo
Forse assomigliare ad un'ombra,
e dall'ombra ad un ramo…
luna coda di miele
attraversa la mia spalla nuda
come una donna
senza che l'amore per le piccole cose
si risani…

forse assomigliare ad un'ombra,
e dall'ombra ad un ramo…
giovane dolcenero poeta
storpiare gli oceani
è la tua goccia di destino…

Dopotutto vorrei parlare d'amore
Dopotutto, vorrei parlare d'amore…

I commercianti d'acqua sono proprio un inganno,
gli assetati si leccano il dorso, e poi il colera
la varicella, la morte che ghigna
costringendo i bambini a morire per poco
a morire per niente…
e comunque vorrei parlare d'amore,
della resa la battaglia e l'inverno…

la rete per i tonni trascina coste d'africa
migranti che hanno nomi da uomini,
eppure ho bisogno di parlare d'amore
di Cristina, Francesca Marinella
del mio fragile cuore in versi
che non essendo geniale
vive di poco,
come la speranza di vendere perle al maiale…

vorrei ringraziare massimo reggiani che con la sua canzone di Gaber mi ha suscitato
enormi emozioni e questa piccola poesia…

Una donna su un fiore che chiude i suoi petali
Una donna su un fiore che chiude i suoi petali,
respirare poco a poco fino a tacere,
un bacio alla volta e la paura del proprio corpo…
dire non dire, mentre il seno urta sul petto
quando tutto grida frantumando miserie di cristallo sul cuore…

una donna su un fiore che chiude i suoi petali,
tracce di psicoanalisi sulla mano deserta
e cosce mature distanti al raccolto,
ed è molto di più di un pazzesco bisogno d'amore
della tua piccola ostrica che ha perduto la perla…

sulle linee che contorcono il sorriso è esplosa una stella,
coriandoli di chiodi sul tuo carro di zavorre infinite,
ho raccolto il tuo dolore da 5 centesimi,sul pavimento
perciò lascia stare i terrazzi,che non sai volare…

una donna su un fiore che chiude i suoi petali
mi ha dormito nel letto,
fuori il mondo non sa che di tristezza si muore e davvero.

Un grande tema
Morte per sempre,i clochard ne sanno qualcosa…
Vuoi un grande tema,la pancia gonfia della fame
due proiettili sulle ali di un corvo
oppure conigli appesi ad altre natiche selvagge…
morte per sempre,i tori sbuffano sulla terra gialla
il loro salario è una miseria di spettacolo,
gli amori possono impiccarti al ciliegio,
i poeti non dovrebbero cenare con mani sporche
o succhiarsi il dito di sabato mattina,io credo di si…
morte per sempre,ascoltiamo attraverso gli specchi
il tormento degli evirati…
vuoi un grande tema, vestito di lutto celeste
chi è che depone fiori sull'alfabeto?!!
Si già,dicevamo…vuoi un grande tema?
Apri la finestra e rimani in attesa…

La poesia è morta,lo dicono gli stolti
che non hanno cura delle foglie d'ottobre.

Ed è questa una storia da raccontare ai bambini
Le cose che se ne vanno non tornano più…

Viveva come sulle foglie più tenere dei rami
un teschio in fiore impreciso ed amaro
in un tramonto d'alfabeti:
-ho visto le stelle- sussurrava -sento tanti occhi
che mi guardano attraverso il crepuscolo-
alle 11.30 di venerdì 15 marzo giunse sulla linea
dove ha termine la nostalgia,
il poeta del SERT, timido e aguzzo
come un suicidio…
coperto di neve e di garofani sembrava strano,
lo portarono in Portogallo due rondinelle innamorate
ed è li, dicono, che inciampò su un ombra
con due gocce di caffè, per occhi…
salutò tutti i suoi versi con una lingua nuova
rimise ogni stella al proprio posto
e non lasciò alcuna briciola di pane alle sue spalle
perché l'amore, inatteso, si staccò dalle tele
con le sembianze di un fiore o forse di un gioco
di una distrazione…

ed è questa una storia da raccontare ai bambini
quando chiudono gli occhi, e si odora l'ulivo.

 Non un violino e nemmeno la viola
Tutto il mio amore per le cose futili…

Ecco, così su Parigi in cartolina, atterrita
ora c'è questa pioggia che taglia
e dodicimila addii dentro una scatola per scarpe.
Ti sto parlando dell'amore sconfitto,
di una finestra buia come un foro sul muro
dove un tempo sorrideva la tua foto,
quando distratta come una conchiglia ti presi con un "click"
inimmaginabile
e ti incollai alla parete con un bacio francese…

da questo quaderno bruciato
attraverso lo specchio dove subito avrei potuto riflettermi
e cammino senza lampada e senza lucciola
adesso che sono
non un violino e nemmeno la viola
ma un lillà tardivo.

Un romantico ammattito
Orologio pazzo che suona la carica dei venti
quando la pioggia va a morire su un vetro
ed un bacio, oppure un grido
non fanno attenzione al mio capo.
Sento le spine cadere dalla bocca
e fiorire la curva, la sbarra o l'incauto,
l'aggettivo carica il colpo, e spara!
Un buco per mano ed il desiderio
di coprirti le spalle d'incanto…

non tacere, non morire, non andare via
i tombini sono chiusi per ferie
e noi… potremmo sfogliare la luna
su questa notte imbecille.

Chiarodiluna
Guardate la terra che mette fuori i palinsesti notturni

portieri e informatori
asciugacapelli abbandonati sulla tangenziale incolta
profumo di gomma strappata all'asfalto
e creme
per lubrificare vagine

Il cane
muove la coda nel cerchio celeste
ordina da bere
il solito topo di grazia
sgraziata
e siede sul culo
ficcanaso
e lercioso

L'orizzonte corre incontro al treno
le rotaie rugginose si innamorano
perfettamente
mentre sbottono la camicia
alla strada

Come vedi ho perso nuovamente il mio lasciapassare
e me ne infischio
degli ubriachi addormentati sulle scale dei musei
è soltanto un'altra notte
fradicia di miseria

Ma ecco
entrare di corsa il chiarodiluna
a succhiarmi le ciglia.

Il netturbino
In un porto d'autunno dai rami indecisi
dove muoiono le rive
confuse dal vento
ho contato i pidocchi alle funi
una ruga di sole
ha invecchiato il mattino
e sul mio volto
niente di allora:

lunghi e umidi baci dove annegare senza posa nell'interno coscia

adesso
solo un oceano di scarpe dalla finestra
e la mia mano che saluta
sorridendo come un infisso.

In un porto d'autunno dai rami indecisi
ci siamo amati
con la presunzione dell'eterno
due foglie secche
adagiate sul viale
ed un netturbino ci ha spazzato di lato.

La tua siringa si e' arrugginita
Romanza
come una cicatrice sul collo

I tuoi seni
ti hanno preceduta
nel vederti uscire smerdata
dalla tua ombra
senza più una canzone per le sirene
ma tacita
come un orologio
che tocca il tempo
e celebra l'ora della tua vacca
mattanza.

La tua siringa si è arrugginita
dentro quell'ultima vena
che cercava riparo
-meschina-
sotto la pianta del piede.

L'amore ha le sue cose
Ho conosciuto due porte del tuo corpo
la 3°
aimè
l'avrai già data a qualcun altro.
Timidi operatori agricoli
macchinisti
braccianti
giovani inciuffettati
al caffè filosofia
o
teneri migranti
imbevuti
di calce.
La spuma dei giorni
mi ha inaridito
come un deserto schivato dai baci
e ti penso nuda
come un divano in pelle di giaguaro
mentre l'amore
ha le sue cose
e mi macchia la vita.

Quando il sambuco s'odora e si incipria
Quando il sambuco s'odora e si incipria
nessuna canzone mi ordina il tarlo che mi invecchia le mani,
i proiettili s'alzano in volo come torve passioni
ed allora irrigidisco nel collo e sbavo perdutamente
tutte le parole che mi sono state insegnate…

canto e ricanto tutt'intorno
come a farti vergognare
ma il risultato non è di buon auspicio
tu mi odi, ed ignori
come i piedi di un impiccato
fanno da ramo ad i grilli
e le cicale…

quando il sambuco s'odora e si incipria
misuro le scarpe per il mio funerale.

Guarda te cosa mi viene in mente
Ci sono parole che non sopporto
-nerboruto-
nerboruto è una parola che non sopporto.
Pancreas mi piace
suona bene
mi fa pensare ad una pallina di gomma
gusto fragola
e poi ci sono poeti
che sembrano tanti legni secchi
cambiano il loro stile in argento
lunghi
anzi no
lunghissimi trattati di grammatica
spezzata in versi.
Vaffanculo alle accademie
Vaffanculo
ai festival della poesia
qui c'è gente che si fa male sul serio
i simulacri
sono solo latrine abbellite dal piscio.

Guarda te cosa cazzo mi viene in mente

Genova muore di nuovo
Genova muore di nuovo

Mi chiedo perché
questa parte di mare
ha scelto la pietra
o la macchia
per morire di coda

Scavo
dentro le tasche
il colore dalle mie mani sgocciola
e brucia
cerco biglietti d'amore in stile moderno
i biglietti d'amore fanno sorridere
i fiori secchi
muti di profumo
dimenticati tra le pagine di un libro
mi fanno morire
come una copertina

Scrivo
su tutte le lune
che ci hanno visto simili e appiattiti
in cerca di una frase.
La ballerina di carillon
ha perduto una gamba
ma non ho pazienza
e poi
la preferisco storpia

Ho una scatola fantasma
piena di cose graziose,
una città minuta
assordante
silenziosa
sola
che agitata bene
piange pugni di neve.

Genova muore di nuovo ne testimonio il decesso con un biglietto d'auguri.

Macchiarti la schiena di poesia
Con una mano
rompere la porta dell'acqua.

Con un disegno
fissare un filo d'aria.

Ho trovato la luce della tua guancia
vicino al capello dimenticato sul cuscino
lenzuola bianche
lenzuola bianche
lenzuola bianche
e con una poesia
macchiarti la schiena
di magia.

Noi due dentro la bocca
a respirarci la voce.

Ti ho dipinta
Avevo il cuore duro
allora,
amaro di tempesta
nudo
di inchiostro e di profumo
capace
di far sparire i paesi e le città
con un silenzio
un insulto
un bacio


Ti ho dipinta con la bocca chiusa
pensavo alla mia anima
su una fotografia
una poltrona
un libro morto
il mio naso tra le tue gambe
a cercarti
dentro


Tu sai danzare
i tuoi denti dentro la luna
il cuoio
dei sandali slacciati
come una armonica
sulla caviglia
mi fan tremare
mi fan tacere
sopra le foglie secche

perdona
questo cane venuto dall'inferno
se non è capace
ad amare
senza mai sbagliare.

Chinaski a merenda
Scritta nell'unica notte di luce
una poesia
somiglia a un tombino divelto

La meretrice
conta i pidocchi all'infante
il capezzolo come acciaio
raggela le labbra dischiuse
del poeta
moccioso
giullare
che tenta
tra l'azzurro e il viola
indaco di follia
come il solo
ed unico
talento

Sto morendo punto dopo punto
la mia puttana
ha staccato i fili del telefono
lasciandomi solo
con la faccia al posto del culo
ed il cervello
che scivola lentamente
come una splendida e struggente
cagata

-Capire-
non c'è niente da capire
folle
cinico
o
masochista
crepo punto dopo punto
con un uomo butterato
sotto il braccio
che ripete ciondolando
la strofa degli appestati
scriverti?
e di cosa.
A me interessa solo la poesia.

Dottore
Lo scandalo delle sirene
finestre grigie sul soggiorno abbandonato
muto
come l'interruttore della luce
figlio di una puttana
lercio
nel prepuzio

abbattuto
controllato
governato
silenzioso come una mosca intrappolata nel bicchiere
simile
ad una nuvola di passaggio
su questa sobria
e tranquilla
vita da schiavo

Questa specie di dottore
bianco
come saliva
mi crede malato
ma come posso credere ad un uomo
che porta sul viso una smorfia
e
(cristo santo)
me lo chiama sorriso

Intanto rimango ancora sbalordito
nel vedere da una stella
cadere la polvere.

6 Frammenti di stelle per un poeta cirrotico
Il tuo è un atteggiamento creativo,
lustrascarpe sangue divo…

una donna ha masticato il tuo cuore…

le tue abitudini dismesse
come un abito rigido,
stanco di starti addosso…

la tua ultima poesia
ti è caduta dalla manica
mentre vomitavi sangue
sul soffitto di un bar…

sei stato un genio,
ma il mondo aveva altro da fare…forse…

6 frammenti di stelle per un poeta cirrotico.
 

Taglio di luna e' morta sotto un plotone
fucilata dalla buona morale

Mai una pietra di luna…

Lingua in bocca
come a prendere fiato,
la tua finestra sugli occhi
due labbra d'ottone.
Mi piace mi piace mi piace
che non hai padrone
intanto il mondo vuole-non vuole!
E cosa importa
se sei come io vorrei…
ricordo la tua abitudine
di farmi ripetere il mio nome
per poterlo scordare…

avevi ragione
la tua minuscola fica
che noi chiamavamo
taglio di luna
sarebbe diventata un bersaglio
per un plotone.


L'assistente sociale

Dovrei parlare di più,sembro così ostile…

Ma credo di non aver mai preferito la tua militanza,
l'assenza di poesia nel tinello, l'ombrello
nel porta ombrello
o i tuoi dieci comandamenti sulla barba di Marx…
DIOCRISTO!
Cosa,cosa ti turbava,
forse…passare le giornate con la testa poggiata sulla finestra
a scrivere CIAO agli aerei di passaggio
sul vetro appannato…
credo che tu cercassi altro, e sono d'accordo,
nella solitudine dei cessi sfregavo la punta del cazzo
sulle tue mutande abbandonate sul cesto dei panni sporchi,
e non ero normale neanche quando
lasciavo scritto sui tuoi fazzoletti di seta:
borghesemente,straziato…ti amo!

È stato quello che è stato,
una corda stremata
da un mare di navi…
mia dolce assistente sociale
burocratica e lunaria
io…sai…sono lo stesso morto di fame
e tremo ancora
quando tento d'amare…

Puttana
Quanto costa un rumore da poco,
restare appesa ad un chiodo
come un soprabito
quando una mano ti inginocchia, e ti inchioda!
Sei una favola ansimata
in un parcheggio di camion,
cammini nella notte cagnesca
sognando scarpe nuove o la tua siringa
mentre provi a disperarti nei silenzi di una cabina telefonica
quando la pioggia ti stacca
il rimmel dagli occhi…

Ragazza
La ragazza che più mi ha reso felice
era pazza come la corrente del mare,
beveva non mangiava era strafatta di lsd
quando faceva l'amore lottava come un toro sotto il sole
e quasi sempre vinceva…
è durata 24 giorni 12 ore e 37 secondi
        di più
            saremmo morti
                                    …..
                                         Entrambi.

Quel cencio del matto
si stava facendo tardi
ed io cercavo di essere interessante…
avrei potuto uccidere un toro con la birra
o addormentare stella per stella e per lampione
tutta la notte…tutta la luna…

ma c'era questa donna colorata di cenere
e tutti i capezzoli duri,
e allora comincia a parlare dell'ardesia,
dei gatti arrampicati sui tetti
che zampettando come d'argento
la fanno suonare con grazia di bestia…
le dissi
che conoscevo una scogliera
protetta da vivide spugne di mare
di come all'ora tarda
gli innamorati la cospargono  di sale
e parlai della morte dei poeti di spagna
parlai della bellezza della lotta armata
parlai di pragmatica  astrologia metodologia
                 fino a quando
           quel cencio del matto
       ubriaco come un cadavere
       guardandomi miseramente
                    mi disse  
             "ma glielo vuoi dire che è una bella figa"

              Finita la notte mi portai a casa questa poesia e un po' di saggezza.

Pessimo vino e non mi uccido
sapessi quante volte mi sono ubriacato di pessimo vino
cercando un solo motivo per superare la notte,
pezzo di cane, imbecille e stordito
appiattito su questa città di pietra
su queste mani di pietra
su queste voci di pietra…

I ragazzi non sanno più baciare
e cascano dal sonno,
chiamano straniero un tizio con due orecchie
due occhi due braccia due gambe
insomma con tutto il necessario
solo perché adopera più consonanti che vocali…

Il cantastorie ha barattato tutti i suoi sogni
per una consolle e due bodyguard gutturali,
ma sapessi quante volte mi sono ubriacato di pessimo vino
per strapparmi un sorriso dai denti,
comunque non demordo,perché conosco la follia delle civiltà,
tendo la mano…e non mi uccido…

Per fortuna le puttane
Per fortuna le puttane
non hanno un'idea chirurgica,
sono fatte di seni che si afflosciano
contro la risacca delle mie mani
e hanno smagliature abbondanti
come tagli che si affacciano
dall'indumento liso ed essenziale.
Questo è quello che mi piace
poi ci sono cose che van dette meglio
ma,…dopotutto…e per molti secoli ancora…
per fortuna le puttane.

Notte profilo di sguardi
Certe notti si beveva forte
e le stelle come candele
si consumavano
            e consumavano
lasciando tra le baracche
i profumi delle gonne,
assassini girovaghi solo mezzi poeti
come frammenti di bottiglie
abbandonati sull'asfalto
restavan la,la
ad aspettare che il sudore
come una stilla di lavanda
scendesse sulle caviglie strette
delle danzatrici,
e sentirne l'odore attraverso la birra
birra, compagna fedele
degli uomini soli,assottigliati
e se fosse nostro quel lampione
che ci spolvera i capelli
disco d'avorio di mille canzoni
e credere davvero di poterlo fare
solo un passo e lo puoi fare
labbra su labbra
mani che stringono altre spalle
ed altre spalle che svestono malinconie
storie di follie,di soldi amori persi e nostalgie…
come ti chiami!?
Non importa ,questa notte…
andiamo via…

Notte me ne fotto
C'è una bella nebbia disfatta dai lampioni…
l'autostrada è grigia,
l'auto…è blu.
Sono un pazzo bastardo bucaniere
che spezza le corde,
che puzza di porto di tavolo e stanze
ammobiliate, tende rosse su profili nani
dove i sogni hanno fatto spazio
a kilometri di profilattici
nel cassetto,
ed il mio vecchio saggio imbestialito
ripete stritolando i denti nel tabacco
la sua strofa eccellente:
"notte…me ne fotto…"
Come mi sarebbe caro apparire migliore,
ma…

chi di voi non è mai stato lungo i viali
a contrattare carne di pietra!?

Chi di voi non ha mai preso a calci in bocca
la spontaneità dell'arte!?

E ancora,chi non ha mai ferito
coscientemente una bestia un codardo una formica!?


Voglio essere una chiara velatura,
un pagliaccio armato di cometa
e con due gocce d'autore
imprimere sulla vanità delle tenebre:
notte…me ne fotto…

Norme d 'amore
Con un'ombra battagliera,
o un dio insanguinato
vorrei morire di parole stampate per aria
o sulle tovaglie delle osterie…

grido il tuo nome affinchè l'eco mi agiti le labbra,
potrei baciare a milioni di specchi
pensando alla tua immagine riflessa nel vetro
o scrivere lunghe lettere d'amore
nella pausa pranzo,
ma sono solo conformi norme d'amore
se non riesci a capire
che i barbari sono tali
solo perché privi di rasoio.

Lo scannatore di porci
La notte si stacca dalle foglie,
semina segni diversi come fili d'aria
sopra una tela oscura,
lo scannatore di porci
ha in sorte la sua miseria
di amare due volte la vita
lo chiamano…assassino…
ma lui,sotto le stelle
sbatte il muso sulla serranda
dell'amata,che ignora,
perché assonnata…
i colori la porpora la tempera
si mescolano in schizofrenico pianto
e vorrebbe disegnare il silenzio
mentre alla settima luna
il pataccaro crudele
gli spaccia i detriti del mare
per un crepuscolo,un altare…

La ragazza di Spagna
Traduci questo osso di cinghia,
ti ha fatto male comprare due
occhi di pesce
al banco delle cose impolverate
ed ora sei povero di stelle
e ti soffia in gola
la stoffa degli innamorati
…..
Volevi una ragazza di spagna
ma il toro ha perduto le corna
viola o lavanda o cenere
sei rimasto solo,
a brindare tristemente con il matador…

Il pornopoeta
E voi…
che ve ne state in prima fila
tutti imbellettati,
la poesia non appartiene alle accademie,
appartiene ai pazzi ai sudici ai depravati.
Volete i fiori,sempre fiori,
con i petali circoncisi dal sole
e disdegnate la benedizione del letame
dove i vermi sguazzano
nella creatività della radice.
Un poeta impacchettato,spedito premiato
sono stufo della Poesia,
della lacca che sbava sui fogli
voglio essere un pornopoeta
e fottervi,
uomini donne o bestie!

Il paese degli impiastracarta
Si staccano le tegole dai tetti
con buona pace per i morti
e rischiara alla penombra delle insegne
il vociare delle donne di vita…
conciato come una pulce
mi accomodo sugli avanzi delle osterie
bramando sulla strada
la giovane cagna,occhio di spina
da dominare nelle ossa
nel muso nel pelo.
Il silenzio non tace,essenzialmente…fischia,
sulle lame dei segnavia
il vento si misura in la minore
             …..e…..
     sorrido rido sorrido
      perché sono esatto
       al di fuori di me  

Droga
La linea delle tue labbra
ha scritto la storia…

Sei una fascinosa pezza di percalle
deviata dal tragitto delle comete
e scivoli perdutamente
come una coda di lustrini
sull'addome astrale
dell'eccesso


In molti
moriranno ancora
ai tuoi idoli fugaci
vestiti di viola o blu o lavanda
cadranno
con i profumi di ieri
azzannati
dal tanfo delle farmacie


Sei come un fiore sbagliato
e non nego d'averti amata
puttana
di essermi perduto
sul filo geniale di un rasoio
in un arco
su un ponte
nel fondo assordante
di una boccetta di metadone


Sussurrando disse
credi nel buio artificiale?
Cercami
dal chiuso delle tue tende
io sono fatta di gioia di tamburo

E di morte

Batte campana botte
Di notte
si batte la botte
si stride
si canta
si morde.
Di notte
si patta le rotte
si beve
si sputa
si dorme.
Di notte le farfalle son cotte
di notte le fave son barzotte
e batte batte batte
per gentil concessione
batte CAMPANA botte.

Il cospiratore l'anarchico il fuochista
…e tutte le cose solitarie
come le tue iniziali sui miei denti,
ti ho detto:
fermati…
come fossi una lucciola
coda di copertone sui marciapiedi
fascinosi di Maddalena
e lasciami morire tra le tue cosce
dove si sono annidati tutti i miei "forse".
Credevo di potere avere altro,altro ancora
e non solo strappare le labbra alla strada,
vuoi che ti dica ho bisogno di te
                                                        hai bisogno di me!?
No. Preferisco pisciare sui muri
che pagare l'affitto al tuo cuore
e non avere paura per i topi,
li porterò via con me
due per tasca,
così non si sentiranno soli…
e se un giorno ridendo forte
nuova, come nuovo è ogni bacio letto amore,
ti sembrerà di sentire gridare con tutta la bocca

il cospiratore l'anarchico il fuochista
l'idiota della sintassi…


ricordati che sono io,
io
che non ho niente da dire
e lo dico lo stesso.

Era un amore
Voglio la tua mutanda
che scivola giù
e rimane appesa al piede.
Sono giorni disertati,
mi accendo l'ultima sigaretta
masturbandomi
sulla tua lettera di scuse…

La luna è un fermacapelli
La luna è un fermacapelli e il mondo gira,

sulla strada
è una battaglia
di vetri

inutili rossetti
si increspano
sui volti

il vento fischia
le sue canzoni
specialmente
agli ubriachi

il mare
è una coperta
tagliata dalle prue
dei suicidi

sassi di lana
colpiscono il fuoco

divampa la notte
l'omertà delle stelle

la luna è un fermacapelli e il mondo gira
la luna è un fermacapelli e il mondo gira
sono stracci
con volti da uomini
la luna è un fermacapelli
le porte delle chiese
non hanno pietà
e il mondo gira…

filastrocche abbruttite dalla pietra avvizzita
storie di follia,di parrucchieri gesticolanti
di teste brillantinate che suonano vuote
di party con l'obbligo di ridere
ed il divieto di sudare…

la luna è un fermacapelli e il mondo gira
la luna è un fermacapelli e il mondo gira
la luna è un fermacapelli e il mondo gira
non ne hai avuto abbastanza?

Sei stata una creatura fatta di rumori minuti
Sei stata una creatura fatta di rumori minuti,
docili e mansueti,come
due piedi che gracchiano sulla sabbia gialla
o,come un corpo che ne guarda un altro
nella sua fragile interezza
lasciando cantare i vestiti inanimati sul pavimento.

Mi dicevi di avere paura dei miei chiodi di cristo
conservati nella tasca della giacca,
e ti faceva male vedermi bere come una pianta secca
ma,non ho avuto grandi progetti
e ho creduto di supplire alla vita con la birra,
e sai,non ho avuto poi torto…

tu adesso sei felice nella tua periodicità…
ebbene, io lo sono già stato
               per la bruttezza dei fiori
sui profili celesti…

sei stata una creatura fatta di rumori minuti,
sei stata una creatura
                                fatta
                                       di rumori minuti…

Suonano le carovane e i fanghi
Suonano le carovane e i fanghi
tintinnano da sotto il lenzuolo verde
i semi giovani e gagliardi
e le vecchie radici assiepate
alla formica e allo zucchero,
il canto della mano sull'albero dei
nani,
la carta con i suoi segni profondi
intarsi rossastri
nostalgici oblii.
Sorrisi che si fanno tagli sul sughero
poche parole ancora
separano il mattino dal suo gioco di
luce
sugli specchi del tempo
ma non è al buio che ho lasciato
il mio petalo più bello
sfinito come l'ultimo autunno,
sfioriranno le ali delle api
e le grida dei fiori
si faranno pietra sul polline smunto
e avrai tutto il dolore di un uomo
in poche righe
ma saprai riconoscere l'amore
quando il vento ti scuoterà l'arterie
e con le mie labbra respirerò
dalle tue labbra.

Quadro emotivo
Un colpo di fucile attraverso la pagina
il soffio del mare dentro una conchiglia
il profumo dei fiori dentro gli occhi
chiusi
all'umido morso della tua carne
che mi affonda mi affanna
mi avvolge
e mi tace.
Un colpo di remo
la nave mareggia
la tua mano mi rialza
mi desta
e mi riaffonda
tra gorghi profondi
anfratti
e meraviglie
quante ne possiede
la tua carne
che mi affonda mi affanna
mi avvolge
mi tace.

Mi avevi preso per un poeta
Sono proprio le tue mani a mancarmi,
le tue mani che tu odiavi
le tue mani rugose
le tue mani che non assomigliavano al tuo corpo,
le tue mani vecchie
le tue mani che non assomigliavano al tuo corpo….

volevo le mele verdi
non le mele rosse,
ma tu eri una conchiglia tra le lenzuola
eri un ballo in romanesco
una gonna tutta a fiori di lillà
scarpe verdi scarpe gialle scarpe rosse scarpe nere
eri tre gocce di lavanda
sul cuscino
ma le tue gocce in questo giorno
sono morte in lavatrice
e porto ancora il tuo biglietto
ingiallito nella tasca
mi avevi preso per un poeta
mentre io ti amavo e basta.

Elettroshok poesia
Freddo vento elettrico
due cavi nel cuore
sangue artificiale
lubrificante
benzina
ingranaggi
pillole
pistoni
e poi?
Raggio di neon
nero giorno
di metallo
e occhi prefabbricati
sogni prescelti
baci di duro acciaio
freddi istanti di freddi contatti
parole bioniche
concetti azzerati
sguardi vuoti
di palpebre aperte
in eterno
nessun battito
tra le ciglia ramate
nessuna mano
tra altre mani
e poi? E poi?
Una regina azteca
in un vecchio volantino
di carta
storie del passato
tra le mie labbra che ritornano carne
e allora
mi ricordo
di essere stato
        un poeta
tempo
addietro
        e molto più
umano
        porcodio
di questo sordo
sistema di cose.
Elettroshock poesia.

Intimità
La treccia dei venti,
tremare di stecchi
vociare di nuvole
trasportate ad oriente.
La treccia dei venti
si annoda e si scioglie
sui quartieri celesti
facendo sembrare
la porta che sbatte
un coro di applausi
e lusinghe.
Mia madre in cucina
odora di aglio
agita i polsi
sul tavolo in marmo
il bastardo si muove
con la coda le sfiora
le gambe
                   ed il cuore.
Ero solo un bambino
ma avevo sull'occhio
una biglia celeste,
e adesso che il vento
non sbatte le porte
ho capito quanto importante
sia stato
avere una penna sul petto
per non dimenticare
ciò che nessun altro
mai, mi potrà raccontare.

Virtù di un villano
La rosa è stanca di essere poetica,
i miei occhi per non stonare
dicono buongiorno al concime,
non so dirti t'amo
                  con la dolcezza dei rigagnoli
                  preferisco l'alito potente
                  della bestia,
                  e quand'anche la mia mano
                  coglierebbe molesta
                  la tela rissosa dei tuoi desideri
                  ricorda che ho un calamaio per cuore
                  ed una spada per trafigger
                                                            "usignole".

Tutto piange per abitudine
L'assassino svolge un ruolo sociale
il movente è trasmesso tra cosce e folklore,
intanto le foglie si sono spente nel sole
lasciando tracce di cenere sulle unghie,
cenere che corrompe il metallo
nel silenzio precario della fabbrica.
Hanno tagliato i fili del tram,
periferia è una troia budella
con i segni dello stupro sulla mascella,
i contrabbandieri di cemento baciano mani
hanno le istituzioni nel taschino destro,
sottocultura afflitta da bordelaine
è annegata in un vaso di fiori
di zucchero.
Si chiede giustizia sociale ai semafori,
l'invasore ha una spugna sintetica
acqua sporca che ferisce i sentimenti dei vetri,
Bakunin si è tagliato la barba
ha smesso di orinare sui recinti,
adesso ha una buona morale.

Tutto piange per abitudine,
la pietra la rana
la strada,
dimenticheranno le nostre grida d'inverno
tutto piange per abitudine
tutto…accettiamo…per abitudine.

Zero insolubile
Scoppiano i miei sassi
arrotolati al collo,
guidano le mie braccia sulle strade
grigio topo
piove non piove ed è subito occhio
che tace.
Dormono i pensieri i piedi l'orecchio
gli uccelli incontro al fucile
il mio corpo a dieci lire
e mi ricordo e poi fingo e poi taccio
e scrivo soltanto per battere i tasti
le mie mani hanno polpastrelli piatti
litri e litri di fughe corsare
fughe codarde,
mi rintano annodato al mio cazzo
unica salvezza morte lenta
su e giù su e giù
dal mio amore infranto
in stanze di solitudine
in orgasmi brevi nemici freddi
e dormono le bestie
pace che preannuncia la morte
sulle mie scarpe che hanno deviato il tragitto
niente è compiuto
ed aggiungo il silenzio a quest'ultimo verso
per non farti arrossire.

Fare del male
Ho sparato sugli occhi
ho aspettato che fossero aperti
e due colpi,freddi
uno per me l'altro per la bruttezza dei fiori;
ho dissacrato il mio nome
le mie tempie
rigide
mentre non amavo in amore.
La rivoluzione come una cosa zozza
mi leccava l'interno orecchio
ed ho tradito un "ti amo"
allo stesso modo in cui si spegne una lampada al neon
clik,e null'altro.
Ho fatto del male agli insetti
ho fatto del male alle pietre
ho fatto del male a dei volti
ho fatto male male male
come tutti ne fanno.

Amore rosso
Non è ancora autunno
e già perdo il colore dal viso
come foglie per una stagione
impallidisco simile al giglio.
Le delusioni nei miei occhi sempre tristi
oramai non durano più di un'ora
e siccome soffro ogni giorno
mi porto in grembo la tristezza
come un sollievo, sorella amica.
Ma non fraintendere le mie parole
sono come onde di mare
a volte impetuose a volte assenti
come i sorrisi, gli sguardi
che a più di una donna ho lanciato come dadi da casinò
ma non per te. La più lontana, la più bella
che mi hai rapito, osannato e bestemmiato
che mi hai graffiato in un silenzio di fiati
per poi stringermi nei tuoi ricordi diversi
occhi di un altro colore, braccia di un altro volume,
ma cosa importa, ti ho sentita mia.
E se incontrandoci vedi la mia lingua scivolare sulle labbra
è solo perché nei tuoi occhi rivedo il miele delle tue mattine
che ho assaggiato senza chiederti posso. Amore,
amore rosso.

Signor poeta tu sei un fiammifero e potresti essere dinamite
provate a torcere un dito
alla notte,
tra il cemento diverso
come nasi
come occhi
come volti sopraffatti.
provate a sedervi al tavolo
con un rutto
con un gatto randagio
con il tanfo
e lo scarto
di pelle di ossa di menti,
provate a chiedere ad un aborto
di mostrarvi il sorriso
o ballate come cavalli impazziti
in un night di periferia
canzoni sfiorite
tra i fumi narcotizzanti dell'insuccesso.
provate questo
e altro salino di miseria dal mare
e provate odio;più odio
del vostro stesso respirare
e forse scriverete qualcosa
che non venga ad accarezzare
ma più dolcemente
a pugnalare.
ed il poeta dimenticò il gabbiano
il mare increspato
ed il vortice azzurro del cavalluccio marino
e provocò la provocazione.

Masticare coltelli e poi parole agrodolci
Masticare, sputare
questo gusto retrocesso
agrodolce
di latte parzialmente scaduto
e poi tra i fiori
di bach
deglutire la sconfitta
così dolce,
ed un preambolo al sole
e poi cercare di capire
questo che io ora dico
forse
è solo uno sputo di sangue
dove il piede ci passa sopra
quattro volte
e rimescola la morte, forse sì
o forse
sono io che crepo quando
il tuo braccio
è poco più di uno sconosciuto.

Come la prima neve me ne andrò
Come la prima neve me ne andrò,
turbinando sull'acqua rosa
come le foglie…
il vento ha giocato coi nidi
sollevando le vesti alla quercia,
al castagno , alla roccia,
ha ammassato le stelle sotto l'arco celeste
del mio gomito
e con il fiuto di un cane indomato
io, me ne andrò con la prima neve
senza curarmi della tua sventura
toccando la spiga dal seno…

Le mie parole ti ritorneranno sul vento
Sono lontano da casa,
mi strofino le guance
sulla strada
un cane si pulisce i testicoli
proprio sotto alla mia luna
e la penombra
gioco di seta rossa
mi ricorda che dovrei
consumarti le labbra di baci.
La tua biblioteca di cicale
è bruciata sulle scale,
ci sono le tue pagine incenerite
su ogni punta delle stelle,
viene da dire che sei stata come un libro
aperta sfogliata finita…

sopravviverai all'ingiuria degli orologi
e se ti sentirai vecchia
avvicina la tua conchiglia al vento
fai silenzio, ssssssssss
sono le mie parole che fanno suonare le pietre…

Democrazia
Ciò che lo specchio conserva
nella sua opaca vivacità
si dissolverà nella processione dei tuoi giorni.

Starnazzano le luci dei primi tram,
seduti sull'osso imprecano
                               gli iniziati
                                     allo schiavismo
                                             
qui si fa la storia! E si muore…

andare…   camminare…   lavorare…

*l'ultimo verso (andare camminare lavorare) è di Piero Ciampi

Visita al manicomio
Sopra la tua testa disseccata e fredda
si inclinano i vetri , fatti di silenzi ,
sono venuto a trovarti alla casa lunare
il medico mi ha detto che non mi avresti riconosciuto
ma io , ti ho portato l'insensatezza
della mia libertà , fratello
di un mondo barriera.

Perché sono un poeta e sono un brigante
La ruggine dei raggi passa attraverso
la cella dei rami,
un uccello grida dal suo intreccio di legni
mentre sollevo bracciate di foglie
nell'autunno stinto dei primi freddori.

Ho nutrito di inchiostro e di menta
l'aratro delle stelle,
ho raccolto il latte dalle scogliere
sul mio petto denudato
ed ho cenato nei posti peggiori con gli uomini peggiori
perché sono un poeta e sono un brigante.

La primitività dell'amore
Chiedimi di quella gioia che frantuma ogni pietra,
nello stelo del tuo petto
le mie mani si ricongiungeranno
a cogliere frutti, due…di nocciolo duro
e legheremo intrecci e intessuti dolori
con mano sincera, la pagliuzza dorata.

Portami del vino, come dono di sposa
fai del mio volto una ruga di argilla
da esaminare con la dolcezza del palmo
e lasciati prendere, senza pudore,
come fanno le bestie.

Siamo stati troppo tempo a pensare,
ritempriamoci nel fuoco che si accende dalla pietra,
durano così poco i nostri corpi
rimettiamoci nell'aria…

Sergej Aleksandrovic Esenin
Si, mi piace cantare sui rami
ma adesso amo la bettola vestita d'azzurro,
stupida testa di segale ,bionda,
che amava baciare le donne
troppo presto ti sei accorto
di come l'inverno nega al polline
l'intento dei colori
e in disaccordo con tutto
hai capito che la mano non finisce sull'unghia
continua fino alla carta.
Un funzionario ti ha fotografato da morto,
dicono che nell'albergo non vi era inchiostro
perciò strappasti una vena dal polso
e lasciasti che il sangue si raggrumasse nei versi,
per un addio forse troppo originale

Stornelli versi rigetto
Impugnami l'arnese con sottofondo hard,
sono la tua sinuosa paccottiglia
e suono con la bocca gli estremi di una retta
mentre uno sguardo mi suggerisce
che è arrivata l'ora in cui gli angeli sono strafatti.
Ho appeso ad una parete una rosa storta
parte del mio cuore incarna il mito
della spada congiunta alla vena,
sono in dissolvenza
la mia strada lastricata di rapporti orali
viene,all'ora dell'aperitivo.

Mi sento stranamente imbrigliato
alla sensazione dei fiori.

Voglio dire…ho paura delle parole
quando si impastano alle budella
e rimangono li,come un cancro
a spaventarmi l'aria della bocca.
Se tu mi vorrai leccare le dita
scegli la direzione giusta
ma scrivilo sopra il tuo giorno qualunque
che queste parole non dicono niente,
puttana di una luna sbagliata
ti sei presa la mia mano intonata
non il mio sorriso.

Straziami pure nel tuo sguardo balocco,
se non capisci che ho dato al dolore anche un corpo…

E ne sentivo l'odore…
Si fa rumore nelle latrine,
l'osso della conchiglia profuma di schiuma
e, appena giunta sera
si impastano le tempere
sulle tempie distratte.
Ho provato a parlarti dei simboli
sembravi impaziente,
spesso non ho molto da dire
mi piace far suonare le parole
trovare l'immagine
discutere a lungo, entrare in calore.
Ricordi quel verso? Ero solo un bambino,
"che cosa vuol dire"
e mi tenevi la mano
mentre io tacevo , non lo sapevo
e ne sentivo l'odore…

Hai qualcosa sul viso
Hai qualcosa sul viso,
nella vita ho scritto
      un sacco
           di cose sporche
ma hai qualcosa sul viso
che non chiede permesso
sta li,come sospeso
ad un attimo dal sole.

Colpi sulla carta
Sfiorito nel piede,
come rincasando tardi,
forse in punta di lingua
si spezza il silenzio,
solo il tramonto arrugginisce
di respiro rosso…
è un fatto intimistico
ammalarsi dietro le parole
non esiste punto di incontro,
è pazzia(gioia)accoltellare la carta,
scrivere è questione da poco…

Visto che sono pazzo ti racconto un'amore
Tutta la voce,
come festosi frammenti
che si accordano
sul legno di cui son fatte le parole,
tutta la voce
nella gola si schianta
                                   sul vetro…
coraggio amore,prendiamo la mira
colpiamo le vocali con i chiodi;
perché non dici niente, tu lo sai
che ho lavato le labbra nell'ortica
e ti ho baciata li,
dove il miele incontra la foglia.
Amore,taci!
Lasciami tagliare il sughero con i denti,
e poi non hai il fischio degli uccelli,
e perché piangi mentre taglio dalla tua schiena dura
un fazzoletto di carne
per guardarmi riflesso nelle parole
che ti lascio sanguinare fino alle ginocchia?!
Dicono che sono pazzo
ma cosa ne sanno di Van Gogh
del suo orecchio che ho inchiodato alla parete
della notte in cui ho bevuto molto
ed ho gridato all'oste
di non ammazzarmi di noia.

Chiudimi nel tuo colore turchese…
nella gioia delle bestie…
ti tengo tutta dentro la mano
e ti sfoglio petalo dopo petalo
come fanno le stagioni.

La trapezista
La città vista dall'alto
sembra un coro di applausi
sembrano nasi che bucano stelle
applausi schiamazzi nuvole in parto
che non chiedono dove
può portare questo salto
questa antica altalena di fiori
la festa gitana di pregiudizi e leoni
mentre il pagliaccio si asciuga le mani
mi guarda in silenzio
il trapezio e le ali.
La mia notte finisce dove finisce la stella
sono una cicala vestita di poco
e chiedo spesso alla terra
cosa importa se trapezista, o gitana…

Gesù dei carruggi
Credimi,l'astio e il malcontento
Si mischian ai sorrisi,ai marinai,
e camminan a braccetto sottovento
tra i carruggi ed i vinai,

credimi ti perderesti fratello
seguendo il polline del mare
che dalla lanterna come un uccello
vola portandone odor di sale

e magari potresti incrociare
la stanza di maria,sorriso messicano
un culo tondo da baciare
ed un gemito disumano

o magari ti troveresti per mano
in una strada piccina
tra l'africa ed un napoletano:
"guagliò hascisc o cocaina."

Credimi, l'astio e il malcontento
Si mischian ai sorrisi, ai carabinieri
E camminan a braccetto sottovento
Tra i carruggi ed i negrieri

E potresti trovare tra chi muore di fame
Tra la rumenta e gli alcolizzati
Tra le briciole di pane
Ed il sorriso sdentato dei drogati

Gli occhi neri di un bambino
Profumo d'africa,elastici come caucciù,
suo padre è un assassino
e lui è dolce,lui è gesù.

I marinai salpano l'ancora e le mutande
Arrossisce il sole con mille forme
Pare proprio una festa di ghirlande
Mentre il figlio dell'assassino,gesù ora dorme.

* carruggi: sono chiamati così i vicoli di genova

¼ di poesia
Ho sognato una ragazza che con il suo clitoride
scriveva versi sul comodino,
e allora ho riagganciato il telefono
per non ascoltare più suggerimenti,
sono un alcolizzato
ma sono un brav'uomo.
E mentre l'atomica fa meno morti delle 6 e 30 del mattino
sotto luci violente
con strumenti chirurgici
incido un mio verso
sulle vene del vento.

Transamore
I lampioni hanno sorrisi di cera
sono fermi,non hanno profumo.
Il neon costruisce un cerchio sull'asfalto,
un palcoscenico di nylon
sull'attaccatura della luna.
Camminare di notte
è la tua parte,il tuo mestiere
i tuoi occhi si muovono come due gatti
dal pelo nero,
la musica dei tacchi è simmetrica
l'incertezza dei talloni è scomparsa,
ora sei una donna
hai i contorni del raccolto,
la fioritura dell'uva
due gocce di mimosa
sul capezzolo minuto.
Ti ho scritto una poesia sulla carta del cemento
il lavoro mi faceva male alle mani,
mi hanno detto che non stavi bene
che non potevi sopportare il rumore di un addio
        così,amarti di schiena
        non è mai stato abbastanza.

Piero Ciampi
Il suono è un insieme di pause
puoi guardare il fango abbracciare nei fiori
l'ultimo verso reciso dagli occhi
e ritrovare nello stesso bacio perduto
l'autentica nota,più volte cantata
abbattuta e tra i denti bruciata.

Erano musicanti, circensi, idioti, poeti.

I miei ricordi come foglie nella stagione
hanno il profumo degli spartiti,
e intanto piero si ammazza col vino
ha tutte le carte in regola…
la voce che trema…

Non esser banale
Lo strano gioco delle parti
confuse come luci al neon
colpiti da sassi e gabbiani in picchiata,
strade appena bagnate e asfalto, tombini
e poi fogne topi fiumi detersivi
sulle mie labbra schiuse a fiore
o a cesso pubblico
o a culo sfondato
o come la punta dell'ape nell'orgasmo caldo del nettare;
e tutto questo per dirti cosa
per dirti che t'amo naturalmente
vorrei che tu lo riuscissi a capire
e non essere banale
non guardare il mio bicchiere, o i miei occhi attraverso il
                                                                          bicchiere,
come una debolezza, una malattia, una anomalia
o una fottuta richiesta di attenzione,
se bevo, quando bevo, e per bere
ti prego non essere così banale, tanto banale
quanto il mio fiato quando ti sussurra:
-Amore, ma sei venuta?-.

Mia madre si chiama Utopia
Vai oltre l'ultima parola
oltre le mie mani
oltre i miei occhi bassi
passato il volo del gabbiano
oltre la fioritura
sulle tombe dimenticate
vai oltre quest'ultima parola
ancora oltre
il significato
il non senso
oltre questa mia disputa
coi fogli
vai oltre
e occupati del mio cuore
che sanguina
perché sente il peso
di ciò che pesa
che questa vita
è un elefante sulla testa di un rospo
ma tu vai oltre
è li che mi troverai
a succhiare il latte
dalle mammelle
di mia madre.
Mia madre si chiama Utopia.

I miei fiori
Erano i miei fiori
taciuti
appassiti
i miei fiori sulla carta
dalla mia strada
percorsi,
concime i miei palmi
fioritura la punta delle mie dita
i miei fiori soli
spesso non colti
e se colti strappati
erano i miei fiori
ora sono rimasti quasi a marcire
tra l'aver dimenticato
e un giardino di rovi spietato.
Un'altra primavera
e quel che mi resta è aspettare
aspettare?!gridare!!gridare!….
i miei fiori,soli,
i miei fiori che tanto ho amato
grumi di sangue,ali e vento e voli
di una penna che il foglio ha bucato
i miei fiori….miei….amori..

Guarda se ti è chiaro
Giuseppe aveva mani troppo grosse
per una bambina,
ed il legno piallato
gli si contorse contro
come una biscia impazzita.
Molti anni addietro
i dinosauri scomparvero
a causa dell'inquinamento
ed il ghiaccio purgò
la terra il mare e così via.
Oggi le mie mani
battono i tasti
come puttane in calore
su questo schermo
che diventerà foglio
che diventerà poesia
e mentre tu giochi
là fuori all'uomo per bene
io ti dico
che Giuseppe era un pedofilo
i dinosauri vittime del consumismo
e la poesia
un'idea esagerata di libertà.
E' chiaro?.

Come la cerniera dei miei pantaloni
Poesia come ape
come nettare come sperma
che si insinua
tra distese di corallo
e di desideri da avverare
arriva la notte
batte e poi avvolge
e riscalda e risuona
e non trema
oppure se trema
lontano dal gelo
e per corpi per occhi per mani
che stringi e strofini e mordi
e in quell'umido letto
niente anima
ma solo corpo
corpo che è quel che posseggo
e poesia come linea interrotta
tra mani e sogno e desiderio
poesia ermetica
personale
perdente
perversa
poesia ermetica
come la cerniera dei miei pantaloni
che tu sola puoi aprire.

Caterina è nello spazio
Caterina è nello spazio…
Nel sociale il metadone
è un gesto così banale
senza lei.
I satelliti muovono le lamiere
con quattro colpi di luna,
solo i trattati di psicologia
sono così stupidi,quando ne hai bisogno.
Le stelle viste da vicino
non hanno cinque punte,
sono così deformi
e muovono le code
investendo i passanti
sulle carreggiate viola della notte.
Ho quasi finito il mio romanzo erotico
lo vorrei chiamare:
"10 solo bocca"
Ma ti hanno vista mentire all'Irish bar
ed io voglio essere certo
che… caterina è nello spazio.

Vietato l'ingresso ai venditori ambulanti,ai piazzisti, ai questuanti,ecc…
Parole scritte a mano,
la notte, la notte dei cortili,il sabato
come una macchia d'olio sull'asfalto,
e poi una battuta riuscita bene e ad alta voce:
"portami da bere" ,ancora bere,
sotto le luci il gioco degli occhi
il falò dei reggiseni
gli ubriachi che portano i loro sorrisi
alle serrande,
se vuoi ti dico dove va a finire il mio nome,
e poi gli amici con le loro vocali
che squarciano le tovaglie,
brinda anarchia alla mia ultima poesia triste
musica di mosche sul polsino….

All'alba i pastelli ritornano legno
sulla linea di galleggiamento,
si sveglia il silenzio come una conchiglia sul mio
orecchio,
devo aver baciato qualcuno questa notte
riflesso nello specchio,il sorriso
ha il colore dei clown
e mentre le chiavi di casa suonano il loro ultimo grido
affisso sul mio portone un cartello sentenzia:

"vietato l'ingresso ai venditori ambulanti,ai piazzisti,ai questuanti,ecc…"

Do fuoco al portone,strazio la carta, non riuscirò a dormire.

Estate 2006.
Avevi ragione. Sono sporco,sono diverso…

Per ogni poesia c'è un poeta e un po' di malinconia
Per ogni buon bicchiere di vino
ci sono le labbra di un assassino
ogni tre onde di mare
una nave pronta a salpare
per ogni porto
un marinaio morto
dietro a sogni, una sottana
gli occhi di una puttana
per ogni cane
un padrone da salvare
un randagio da accudire
il freddo da patire
per ogni notte
qualcuno che si prende a botte
per ogni stazione
gli occhi di una barbone
ogni tre ragazzi
ci trovi quello che preferisce i cazzi
ogni due ragazzi
ci trovi quello che li prende per pazzi
e magari dell'amore preferisci gli scarti
rimandando a mai le sue più belle parti
ma per ogni poesia c'è un poeta
un cane di uomo nella notte tetra
un malinconico andare
su tutto quello che si è saputo amare.

I vinti
La pazienza del sale
che si interseca nel mare
lasciando navigare sogni
verso vascelli lontani
mi riporta la calma dei vinti
ed i loro capelli
di paglia e cemento
quelle vecchie querce vicino al mare
con le loro radici sradicate
e litri e litri
di vino nauseante sconfitte amori traditi
quegli stessi stupidi sporchi nauseanti vinti
sicuramente meno codardi
della mia profondità.

Ci piaceva spiar da dietro i cancelli
Di volta in volta più piccoli
come diamanti derubati
ci piaceva spiar da dietro i cancelli
la rosa,
mi sono perso nel tuo paese castano
sui tuoi fianchi, nemici della spina
mi sono addormentato di un sonno
giocoso
ed al mio risveglio ho scritto
"amore ti ho perso, sì sulla sabbia".

Chi ama la poesia ha una lingua in più
Spiegarti con un bacio
la circostanza di un bacio,
chiudere gli occhi alla luna
tagliare la lingua alle saracinesche
e spegnere la sigaretta
dal filtro.
Baciarti con gli occhi
con i capelli
le unghie
scoprire la bocca dai fiori
tagliare il sangue dalla china
e staccare ad una ad una
le parole,le lettere
i punti e le pause
da un foglio di carta
e lanciarle contro un cono di stelle
affinchè tu possa capire
il segreto dei versi,
come una barca in un porto
macchiato di carne
ormeggia su un onda d'acqua dolce
la mia visione perfetta:
noi che sciogliamo il sangue alla china di una poesia
abbiamo una lingua in più
per poterci parlare.

Filastocca di un brutto segaiolo
Più intimamente scoprirsi
intendo dire
farsi una bella sega
è pur sempre scommetto
un gesto alquanto nobile
ma se tu nell'urlarmi "brutto segaiolo"
intendevi ferirmi
decisamente più errata
non poteva essere
la tua scelta
seppur ponderata
mia cara
tatticamente sbagliata
quindi detto ciò
per non lasciare nulla
spiegato
al solo gesto vocale
mi calerò le braghe
e te ne darò una dimostrazione
volgare
in quanto ne' naso ne' vista
potranno mutare
ma al massimo verso il termine
una smorfia naturale
tu potrai notare
che son certo dovresti provare.

Felice come una donna
Ho svegliato il tramonto
con un colpo di revolver
toni smunti placati
e anoressici semitoni
dipinti a mano sui miei occhi
dipinti a mano sulle mie labbra
dipinti a mano sul mio corpo nudo
disteso in una palude di mediocrità.
Vorrei danzare con i polsi legati
una danza ibrida
ed esser felice certo come una cicala,
vorrei portare tra i denti nomi primordiali
antiche leggende
e poter cantare con un becco salmastro
5 temi d'amore e di morte,
vorrei chiedere a Rimbaud
quale grillo portava nella suola
e nel cuoio dei suoi anni ritrovar la parola perduta
dimmi come si fa ad esser felici come una donna
vorrei tante altre porcate nelle unghie
e ballerine seminude per le mie biglie oculari,
vorrei essere dolce e marcio e tetro scuro sorridente
vorrei poter morire prima delle mie parole
per non ritrovarmi con una scusa profonda da dover
                                                             pronunciare.
Ho sparato al tramonto
ed il sole ha fatto la ruggine
una piccola macchia scura a forma di cuore
una voglia ribelle
una nuova poesia bruna, bionda alta snella grassa
ho sparato al tramonto con i miei occhi di mare,
non era giorno di lutto,
e nemmeno vi fu funerale.

Da dove vengono le parole
Tre gocce di profumo
sui miei panni d'elefante
e peli e cicatrici
e bombe
appesi alle pareti,
l'intero sistema fognario
si riversa
esultando dal bicchiere
in luoghi cavernosi
mentre milioni di piedi
camminano intorno a me
trasportando corpi
e la musica
e le mosche
si muovono come nulla fosse
tra il gabinetto
e quei pochi metri quadrati di vita.
Cosa ci rende fragili carni
marcite puoi impararlo
…………………….
da una puttana, in un bar
all'università
o in qualche modo
ad una lettura di poesia
ma l'uomo eretto
si è spezzato centinaia di volte
ed è in questi momenti
quando l'odore vecchio
della tristezza
e della miseria
si fanno largo sbracciando
che mi assumo il diritto alla parola
più calda;
il fruscio di una mano
sui miei testicoli gonfi
o l'eterna poesia
su fogli, muri o carta igienica.

A proposito dell'amore
Quello che posso dirti a proposito dell'amore
è come sabbia di mare,stella marina,
è un walzer di parole mezze vere e mezze false
un bacio in un vetro
quello che posso dirti è poco
ma invitami a ballare al chiaro di luna
fiorellino stringiti a me
abbandoniamoci nell'abbandono
e se per ore non incrocio il tuo sguardo
non fuggire impaurita come quando eri bambina nel buio
presto si farà notte
e t'attenderò con profumi di bosco e petali sulle guance
perché non posso essere più dolce della mia mano sul tuo seno.

Un fiore tra le unghie
Sei una supposta un fiore
sei la corona del bicchiere
il mio istinto le mie miniere
sei la Corsica sui finestrini
sei la grata delle foglie
le mie molte lune sul terreno
sei nelle ossa nella frattura
sei la conchiglia il riccio aperto
sei la saliva sul cuscino
il silenzio degli intonati
la riscossa degli accampati
il fiore che cresce tra le mie unghie
strappando dalla terra
la bellezza della radice.

Sapere dove sono finite le mie parole
Belle parole,
schizzate da erezioni di nuvole
come quando (ricordi?)
avrei voluto crescerti addosso
come la carne, tra i giunti
delle tue cosce aperte
in orgasmi viola,
e invece resto
come occhio muto
a divorarti l'olfatto.

Belle parole,
-tolgo le mani dalle tasche-
alcune dovrebbero abitarti ancora dentro,
è sapere dove
                                   che mi fa paura….

Si forse be si
Se vivo in baracca
con lucciole nere su pareti bianche

Se disegno in movimento
il profilo del mare

Se per dipingere il silenzio
ordino tutti i colori del pastellaio

Se sono l'uomo sbagliato
nel tuo manuale d'amore

Se mi hai lasciato
mentre indossavo il grembiule
nella tua oca cucina
per mescolare il vino alla noce

se
non camminavo mai sui marciapiedi
se
incominciavo a bere mentre ti truccavi

e se la smettessi di fare la troia
e a dispetto di tutte le luci
che abbiamo gettato
sugli occhi incrociati
in passato
ti accorgessi dei miei
di occhi
rapiti,come due fiammiferi uniti,ben dritti
capiresti che t'amo
si
forse
be
si.

Non urinare sotto la finestra del boia
Hanno detto:
è vietato calpestare i quadri
non urinare sotto la finestra del boia
comprati un macete
ed annega le navi arrugginite
con tutto il silenzio
che ti abbiamo insegnato.

Oppure:
mio padre è stato un grande statista
i nostri cani si chiamano come te
preferisci un guinzaglio di spine
una scarica elettrica
o un calcio sul volto?

Ed io che continuo a portare
il mio cristo scuro
dentro mutande antiallergiche
mi spacco la testa
contro gli spot elettorali
e non accetto il lavoro
non accetto la pace
non accetto il silenzio
non accetto l'alcol test
e non accetto…..

In un treno d'emigranti tra un coglione e un altro
La mia strada è blu,
e al mattino al mio risveglio
cantano i becchini
appoggiati ad un ramo di mogano
mentre la periferia si fa bella
con il fard che le offro distrattamente
e cerco la carta nello sciacquone
l'inspirazione nel minestrone,
mentre si azzuffano i camposanti
io porto la mia bara a guinzaglio
ed un cappellano nel taschino,
per non far arrossire gli alberi di frutta
cerco i tuoi occhi nella strada grigia
approfittando del silenzio dei semafori rossi.

Mia madre ha un amore di casa popolare,
ha cucito le tende con i capelli che ho perso
ha camminato a piedi nudi sul rapido salerno-genova
staccando i calli alla moquette
mia madre ha scritto anche poesie
distribuendo fagioli e battipanni.

La mia strada è blu di polvere
una ciminiera staccazzurro
che porta al cielo tra residui di amianto
la mia facile periferia
dove le vecchie fan lo struscio
con il marito dal dottore,un dinosauro
e l'ammaliatore di ricette
e cerco una parola nel bicchiere
l'ispirazione dal droghiere
mentre sbottono la patta dal mio naso
per il profumo di un sorriso
lasciato steso nella notte
in cui mi sono fatto un poeta
e non di certo te.

Mio padre lavora con le mani
dipinge i saloni le rocce i palazzi gli spazi
fa la guerra con i profilattici
ed io rispondo con i sassi
a questa farsa da pezzenti
emancipati come i gatti,i gatti da appartamento
a far pipì dove ordina padrone o padre nostro
ma su quel treno di emigranti
in qualche modo c'ero anch'io.
Si ,ricordo,ad ogni sbalzo saltar da un coglione all'altro di mio padre.


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