Poesie di Carla Persico


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Pietà
Sola per vicoli bui.
Sola per viali ombrosi
Sola in mezzo alla folla.

Scruto, osservo, inseguo,
rincorro negli sguardi,
un soffio di Pietà.

Mi hai detto: -cerca
qualcuno… dimesso,
povero, triste, affannato,

il suo vivere sarà pregno
di compassione, di carità,
di comprensione-.

Ho visto te:
Brandelli per abiti
il male ha offeso il tuo corpo
lo sguardo è divenuto trasparente.

Ti chiamo: Pietà, abbi
pietà.
Ti neghi.

Ho visto te che
stendevi la mano,
la povertà ha offeso
la tua dignità.

Ti chiamo: Pietà, abbi
pietà.
Ti volti,.ti neghi.

Ti ho visto
seduto ai margini,
col terrore di essere
preso e asservito.

Ti chiamo: Pietà, abbi
pietà.
Ti volti, ti neghi, deridi con scherno.

Stanca non cerco più.
Non ho trovato
quello che tu mi indicavi.

Solo allora, un cenno
confuso, uno sguardo distratto
un frac prezioso.
Non ho bisogno di chiamarti
sei tu che ti avvicini
e mi sussurri con chiarezza:

Povera te, appoggiati a me.
Non cercare, non indagare.
Accetta quello che ognuno
ti può dare.

Misera la vita.

Suonatori di flauto riempiono
di magia le fosse vuote.
Cercatori di oro, di potere
finto imitano gioia raggiunta.

Non credere.
E' questa la vita.
E' questo il viaggio che ognuno
incatenato deve concludere.

Gemme di pietà.
Raccoglile, donale
senza indugio.

L'esultanza di una mano
che nascosta ti chiede
aiuto.

Accettala con amore.
Pietà, abbi pietà.

Soratte
Ho visto volando
una montagna grande,solenne
a tre punte.
Il corpo vestito di verde,
tinto di scuro , con
qua e là macchie di ombre
bagnate di grigia rugiada.
Il cielo intimidito mi
protegge, una nube
solitaria mi invita a volare
ancora più in alto.

Tu sei là.
Invano mi mostro.
Invano ti chiamo.
Le mie lacrime di sudore
non ti giungono.

Smisurato l'amore che provo
per quel monte a tre punte.
Perché solo tramite lui
arrivo al tuo cuore.
Non cammino nel bosco pietroso.
Lo guardo, lo accetto
per non svelare
il vostro mistero.

Mi cimento per entrare
nella tua umana avventura,
combatto, lotto, ma la prova
che consegno al tuo cuore
sta nell'attesa che il vento
asciughi le mie lacrime .

Chi sono
Semplice ritmare
quattro parole per
far nascere una persona.

I suoi colori, i suoi sorrisi,
le sue idee, le sue debolezze
per poter dire:
è lei.

No, ho vissuto ho amato
ho urlato, ho ucciso
e poi
spaventata

della forza delle mie
passioni, che senza di me,
seguitavano a
colpire

ho pianto sangue senza vita.
Ed allora la fede di un mistero
smisurato ha
compiuto

la sua tragica avventura.
Con un alito d'amore
nascosto nelle
pieghe

dell'animo ho indicato
a te più povero di me
la strada per
vivere.

Sono parte dell'immenso
creato che partorisce
piccole grandiose
azioni.

Sono viva e sono.

Che imbroglio
Che imbroglio sono i poeti.
Ridicole cose sempre distinte dalla realtà,
sempre annegate in figure già note, già spente.
Troppo retoriche.
Ogni volta che sento parlare di estate,
già odo le rime cercate col verde dei prati
e con i fiori appena sbocciati.

Che imbroglio sono i poeti.

Donna col cuore stordito.

Io l'estate l'ho vista stamane.

Ferma col piede teso sull'acceleratore
della mia super vecchia quattroruote,
attenta a non esser superata
dal vicino più pronto,
ho visto colori diversi,
che si univano affannati
e si rincorrevano l'un l'altro,
schivandosi, evitandosi,
allontanandosi per
poi ritrovarsi.

Macchè prati, vedo solo l'asfalto.

I verdi, i gialli, i celesti, i bianchi, i rosa
sono gli abiti di tutta questa gente
che frenetica corre.
Il nero piumino,
il nero giaccone giù via.
Magari un jeans scolorito
con sopra un giallo vigoroso.
Anche se piove, anche se ritorna un freddo
da cani,
ma sì il colore dei miei vestiti è stato rubato
a fiori lontani.

Non sono un poeta ma solo una che si turba
all'eterno viaggio delle stagioni.

Uomo
Con le spalle al muro
allargo le braccia, chino il capo,
ti chiedo implorante
di sorridere e cercarmi con gli occhi.

Il tuo amato passato vissuto,
da me tante volte ascoltato,
forse non tanto inteso e non condiviso
l’ho afferrato con mano amorosa.

Ti prendo tra le braccia e ti cullo
e cerco di darti quello che altri
ti han dato in trascorsi amorevoli
attimi…. dove tu non c’eri.

Ulisse invaghito dell’arte.

Un mondo di incerte farfalle
accarezza il tuo ingegno
che si affanna e rincorre
sogni assopiti sempre presenti

Le tue idee.
I tuoi amici.
I tuoi ricordi.
I tuoi successi.

Penelope dolce e sicura.

Rallegrati.
Oggi qualcuno asciuga
e raccoglie le tue lacrime.
Sarà forse il vento.

Un raggio di sole
colpisce anche te.
Riscalda il tuo cuore.
I voli della mente sono
diretti alla conquista di
mondi d’eroi.

Ulisse valoroso.

Non colpire con mano
mortale il nostro futuro
per generare un passato
che urla e ride beffardo.

Un'altra vita
Un romanzo la mia vita.
Un romanzo da bancarella,
impolverato e sporco
di mani allungate
a carpire una parola
una frase che rimbalzi.

Nessuno lo ha letto.
Nessuno lo ha rubato.
Frasi mozze, pensieri logori,
impudichi desideri
farfalle scolorite.

Solo il titolo è rimbalzato
agli occhi avidi dei passanti.
"amore ".
Che ne sai te dell'amore?
Che ne sai te dei miei sbagli,
dei miei sogni, dei miei fantasmi?

Scappa. Fuggi. Corri.
Voglio un altro romanzo,
con copertina dorata
e lettere colore della seppia.

Soltanto allora le parole
saranno ben dette,
i ricordi quelli di tutti,
innalzeranno il loro calore.

Giorni, anni, mesi,
vagabondo il mio cammino.
Prendimi tra le tue braccia
e dammi un'altra vita.

Nero
Nati nel silenzio
urlante della notte,
abbiamo pianto con le stesse
lacrime e i medesimi gemiti.
Un sorriso ci ha di sicuro
Riscaldato insieme.
Un sogno il nostro sogno
si è lacerato nel respiro della vita.

Il velo del non essere eterno
avrebbe difeso lo spirito immane.

Amore, violenza, incoscienza.

Come i rami dello stesso albero
protesi verso lo stesso cielo
non si riconoscono fratelli e
succhiano linfa energica
a danno dell’altro.

Creature mutate viviamo.

La tua mano bianca non conosce
la mia nera.
I tuoi ricordi non si aggiungono
ai miei sogni.
Il tuo vivere incalza
la mia fine.

Padre
Vorrei, padre, vederti.

I tuoi occhi sempre attenti
ai miei gesti, alle mie parole.
Parla ancora al mio cuore.


Non bramo i tuoi abbracci,
Non i tuoi sorrisi
velati di dolore.

Vorrei, padre, parlarti.

Parole confuse,
o pianti sommessi,
sogni nascosti.

Con rabbia e dolore ti cerco.

Neanche la morte invadente
ha impedito i nostri incontri.

Vorrei, padre, vederti.

Estate
Già la senti vicina,
col suo andare pacato,
ardito, inesorabile.

La luce inonda muri stinti,
i colori sgargianti di risa impreviste
asciugano lacrime nascoste.

Nel roseo tramonto neanche
i passeri vogliono dormire, gridano
danzano finta allegria.

Passi abbandonati sulle strade
lavate di sole.
Non desìderi, non vuoi l’estate.

Disperazione
Disperazione nascosta che sale dall’intimo.
Angoscia contenuta che trabocca come lava nera.
Ingorghi di pensieri mal concepiti.

Una logica incerta appannata dalla collera di vivere.
Sono aggrappata ad una fune sottile e liscia.
Un anello di fumo avvolge la mia stanca mano.

Non trovo le radici del mio albero vitale.
Semino solo fiori stagionali, coltivo solo campi sterili.
Rimuovo le zolle del dolore senza sollevare il capo.

Chi ha costruito la mia vita era forse già confuso
già stanco del tanto creare,
come un vagante che incerto cammina e non sa
scegliere la strada sicura e serena.

D’improvviso raccolgo un pensiero
dolce e tranquillo, accetto il ramo
che tu mi porgi.
Mi aggrappo, urlo, piango, prego:

Dio mio

Sorrido. E’ questo il senso della mia vita.

Era tutta rosa.
Era tutta rosa.
La carta da parati a piccoli fiori
e a righe accordate,
come quella che avvolgeva
le caramelle tanti anni fa.
Dieci quadretti sparsi qua e là
a coprire quel finto praticello gemmato.
Uno specchio con pretenziosa cornice dorata
rimandava l'immagine di un fiocco appeso
ad un ninnolo gentile.
Nastri, nastrini, boccioli,
colori tutti tenuamente e vezzosamente
rosa.
Un letto rivestito di stoffa tenera e tenue,
cinque cuscini con volants capricciosi,
appoggiati con amore,
gingilli da poco, ma cari all'animo,
che con cautela e pudore
avanzano teneri su mensole dipinte.
A poco a poco quel rosa si è stinto,
si è scolorato, quella ingenua
fanciulla si è accorta che il grigio
è un colore più elegante,
più intonato all'aria che si respira oggi
nelle case raffinate, un po' demodè.
Che noia la vita di chi si sente
ancora giovane ed invece
lo specchio rimanda l'immagine
già vista nelle foto ingiallite,
serbate con cura nelle vecchie
e squinternate scatole di scarpe,
riposte in cantine polverose.
Vogliamo forse sostituire i nastri,
i fiori , i ninnoli e le cornici dorate
Signora mia?
Giammai.
Ognuno di noi porterà sempre un colore dipinto
nel cuore che solo la morte potrà rimuovere.
Confesso anche quel giorno socchiuderò
gli occhi e timorosa cercherò tra pochi fiori
quella rosa superba che sorriderà alla
mia nuova vita , dove eternamente
resterò fanciulla e sarò libera di colorare
le nuvole del colore da me sempre amato.

Tavola
Cerco sempre sogni impossibili.
Il mio studio è rivolto alla creazione
di momenti inventati.

Una tavola coperta da tovaglia
ruvida e quadrettata.
Quattro, sei, otto o più
bicchieri di vetro poco brillanti,
Un pane ben cotto in mezzo e.. poco
altro.

Sono sguardi tranquilli,
sono bocconi voraci:
ognuno è attratto da
quella fetta di pane .

Mentre sbriciola, mangia.
Sazio e sorridente.
Sì sorride:
Agli altri che dividono
con lui la povertà e la miseria.

Bicchieri colmi che vibrano
chiassosamente nell'incontro
con l'altro.
Un raggio di sole o di luna approva
la magìa del momento.

Sono ricordi lontani che si perdono
nel vagheggiare della mia mente.
Sono desideri che devo realizzare:
che un pezzo di pane persuada i miei
amici a sorridere e guardarsi
con trasparente tranquillità.

Il mio segreto
Limpida, chiara, accecante
la mia vita.
Buia e colma di luce.
Non ho nascosto niente.
Tutto di me è riprodotto sui
manifesti della normalità.
Urla, risate, pianti.
Gioie, delusioni,dolori.
Sono tutti stampati sul
mio viso.
Una rete di rughe
li ha catturati tentando
di nasconderli, ma con più
forza, li ha esibiti ad un
pubblico implacabile.
Soltanto la sera,
stringo le mani,
conto dieci "ave" sulle dite
già quasi slacciate,
mi segno con la croce
e piano piano con cura,
con pazienza, con estasi
prendo il mio segreto.
Lo guardo, lo rimiro
lo accarezzo, lo cullo,
lo imploro. A nessuno
consento di prenderlo.
Nessuno potrà mai
vederlo e rubarlo.
Il sogno costruito
tanto tempo fa.
Il sogno di una donna
che sperava di non morire mai
nel cuore di chi ama.
E allora sorrido:
chiamo ad uno ad uno
i miei figli mai nati,
rivolgo loro parole mai dette,
accarezzo le morbide guance,
arruffo capelli sottili,
asciugo lacrime capricciose,
canto favole mute,
sorrido e coinvolgo
l'uomo che mi tiene per mano
e che partecipa al mio gioco
eroico e farsesco.
Sono loro i protagonisti
nobili del mio eterno segreto:

Il sogno di cogliere un fiore
prima che i petali cadano a terra.

Ispirazione
Soffro il foglio bianco.
Piango.
Sole, nuvole, amore
non riempiono più
la pagina vuota.
Scorrevano le idee,
sorridevano le parole.
Il carico di ardore
stava tutto lì in quei
pochi versi tortuosi
che davano pace
al mio difficile vivere.

Asfalto.

Sassi.

Una mano nascosta
ha imposto silenzio,
uno sguardo malvagio
ha distrutto lo slancio.
Forse un giorno
saprò ripararmi meglio
dall'asfalto maligno
e dai sassi dolorosi.Orgoglio
L’ orgoglio accusatore
punta il funesto dito contro il mondo.
Superbo e fiero conta i peccati
gli sbagli altrui.

Porgi la mano al fratello caduto.
offri una parola pulita e serena.
Una lacrima di cristallo trasparente
laverà il male compiuto.

La tua assenza ucciderà
il bene e la luce di una stella
che si vergogna di brillare nel cielo.

Passato
Il passato non vive nel tuo cuore.

Non è rimpianto
di un odore sfumato,
di un sorriso fulmineo,
di un bacio non dato,
di una parola non detta,
di una mano non stretta.

Non sono ricordi.

Oggi è collera,
è sdegno
per il giorno già scorso
che non hai vissuto,
fuggito senza indugio.

Il vecchio pastore
guarda ancora il tramonto
che indora le timide,
scarmigliate pecore
che un’altra mano ora conduce.

Ricordi.

Vivi il tuo giorno,
sorridi, parla, ama.
Nonostante tutto.
Una, due, cento, mille
lorde pecore attendono la tua mano.

Non negarti.

Solo così avrai anche tu
un ragionevole passato.
La casa della vita non è completa.
Aggiungo ogni giorno un mattone
ad un piano che non so contare.
Dall’alto del tetto volgerò
lo sguardo stanco ad un Dio
sempre vivo nel mio passato
ed eterno nel mio futuro.

Profumi
Il profumo del pane cotto
sulla legna
penetra nei vicoli
umidi, spruzzati di sole,
riempie il cuore di
antiche memorie.

Dove?

Il mio primo viaggio.
Un vecchio trenino,
da Roma ad Albano.
Il naso schiacciato sul vetro
per meglio carpire gli
alberi in corsa
con le chiome scomposte.

Dove?

Odore di semplice gioia,
stupore di cogliere il mondo
fuori di me, anche nel tratto
di cielo che entrava nel lento trenino.

Lo stesso stupore smarrito
che provo ogni volta che
sento l’odore del pane cotto
sulla legna.

Lo stesso stupore smarrito
che trovo nelle parole
non dette, nel sorriso mesto
di un vecchio sapiente
che rincorre, con occhi languidi,
le chiome fuggenti,
remote, degli alberi antichi.

Ridere
Al mondo si ride.
Al mondo si piange.
Il sole, la luna
vivono nel cielo.
L’amore, la bontà
solo nelle favole.
Le parole sono scritte
solo nei libri non sfogliati.
Marionette le persone.
Uomini donne
non si conoscono.
Solo le ombre
danno luce al caos.
Il bagliore non smette
di illuminare la guerra.

Credo nella mia fantasia.

A volte basta niente
A volte basta niente
per distruggere il mondo.

Il mio mondo.

Una parola non detta,
un sorriso appena accennato
uno sguardo distratto:
Il crollo di un credo.

Il mio credo.

Quando avrò occhi solo per me
Quando canterò soltanto
le mie canzoni,
quando cercherò di camminare
senza guardare intorno,
senza cercare applausi,
senza chiedere consensi,
senza schivare le buche,
diventerò grande
senza timore.

A volte basta niente.

Nebbia
Un passero canta su un ramo,
l’onda percuote la terra,
uno scarto di sole colpisce la roccia.
Fumi di nebbia mi avvolgono.

Cammino serena nella mia irregolare gioia.

Avverto una pace colma
del pensiero unico di me.
Ogni ora celebra
il mio essere libera.

Un solo rifugio
per tutta me stessa,
dove conservo ricordi, amori,
persone.

Sono sciolta ,
nuda,
nella nebbia.
Volerò incontro
a sguardi,
parole, suoni.

Anche per me
qualcuno intonerà
una melodia da un ramo
nascosto.

L’attesa
Quando l’attesa si fa lacerante,
quando il cuore non contiene più
la confusione che la mente genera,
e il respiro frenato,
rintrona con furore,
allora, figlio mio, guarda in alto.

Anche la natura è in attesa ,
anche la terra si squarcia,
anche il sole attende
quella nube solitaria che
da lontano si mostra appena.

Il domani non serberà memoria
dell’oggi travagliato,
le pietre diverranno morbide
nella mano che con forza
chiudeva un sogno appena finito.

Risveglio
Un soffio la vita.
senza sembrare,
fugge la mia eternità.

Nessuno mi ha chiesto se
Ero pronta a partire.

Un grido nella notte.

Sento la mia voce che chiama
Il fratello già andato.

Piano, piano ritorno
ad essere.
Non più infinita, non più eterna
Ma con tanto da dire,
con tanto da amare.

Notte d’amore
Questa notte mi ha riscaldato un tiepido raggio di luna.
Il sorriso ironico di una stella ha colpito i mie occhi.
Con forza li ho aperti.
Ho sognato gocce di cristalli colorati.

Hai bussato alla mia porta.
Ho aperto. Ti ho cercato.
I tuoi mille pensieri hanno impedito
le nostre vecchie risate.

Una ninna nanna d'amore ho inventato
da sola per me.

Pioggia
Attendo la pioggia.
Il colore dell’aria sporca
penetra nella pelle e riveste
il mio corpo con abiti laceri.

Gli occhi pigramente
sostano su cose presunte,
indegne di essere vissute,
assurdamente già morte.

Facile è non sentire,
facile non toccare
il rumore del vento.
Si addentra ringhiando.

Stringo le braccia,
frantumo le dita.
Ascolto il tuo lamento
silenzioso,confuso.

Prendo le mie ali e
concludo distruggendo
una vita, un passato
vissuto, senza sapere
che non c’era futuro.

Cuore
La luce inonda il mio cuore,
un palpito sommesso
vibra tenero e sconosciuto.

Il barlume tanto sognato
ha squarciato il grigio
di noia e di timore confuso.

Ieri incombeva
la paura, l’ ansia
per un’alba mai vista.

I sogni e i ricordi
come elfi stridenti
nel bosco più scuro.

Ho vinto una gara.
Ho vinto la guerra.
Ho chiesto la pace.

Quel raggio di sole
è stato il compagno
vicino e più complice.

Già vedo una strada
più ampia, con ciottoli
lisci e sconnessi.

Corro, volo, grido
sembra il fardello
gioioso indicarmi
la vita.

Bolle di sapone
Ho voglia di giocare.

All’aria tutto il mondo,
quattro panni, un sorriso,
una lacrima e..
tante bolle di sapone.

Si fa teatro stasera a casa mia.

Venite tutti.
Il prodigio si realizza,
d’un tratto canto, ballo e
guardo voi.

Piccoli, irriverenti,
con grida e giochi
intorno ad un vecchio
freddo tavolo di cucina.

Una radio complice ed
insolente strimpella
poche note incaute
e misteriose.

Il tintinnio dei ferri
guidati da una mano
familiare,
un gomitolo di lana che
scorre con ritmo veloce.

Venite amici,
venite fratelli,
venite povera gente.

Ammirate il colore del
sapone vaporoso
che culla, deride
i disegni di una vita
già vissuta.

Vecchio pianino
Il suono di un vecchio pianino,
guidato da uno stanco cantore,
accompagna, con serena
letizia, il mio passo sicuro.
Vado incontro alle solite cose.
I pensieri camminano solitari,
in un incerto addensarsi di nubi,
dove l’incontro e l’abbandono son
simulati in uno spicchio di cielo.

Le note strimpellate
più stanche e lontane
d’un tratto composte
si alzano in un
concerto d’armonia.
In quel pezzo di cielo
un aquilone impazzito
rincorre muto
il sogno da me soffocato.
Accarezzo
con mano esitante
quel filo sospeso che annaspa
nell’aria più muta.
Il sogno di un vecchio che
bambino si sente.
Il mistero di una vita che nasce
nel mistero di una vita che muore.

Canto solitario
Canti una nota antica,
guardi sgomenta l’oceano
implacabile.

Un gabbiano ostinato
stende le ali rincorrendo
un sogno mai nato.

Inesorabile svanisce il miraggio.
Solitaria una lacrima
piange un amore finito.

Soltanto l’oceano
raccoglie i lamenti
appena mormorati.

Fontana
Ho inteso nel cuore
un canto straordinario.
Note alte, simboli melodiosi
rincorrersi,
l'un l'altro ammirando,
l'un l'altro soffocando.

Fontana, amica mia.

Hai celebrato i miei sogni,
interpretato le mie lotte,
chiarito i miei dubbi.

Parole dapprima urlate
per scomporre le lotte ,
cascate di gemme solitarie
per illuminare l'intelletto.

Fontana, sorella mia.

Vorrei prendere tutto il bagliore ,
vorrei carpire tutto il vigore
che sgorga in ogni zampillo
per farlo mio, per far sì che
il tuo canto diventi la mia voce.

Fontana, alleata mia.

Che giammai nessuno inaridisca
la nostra vita.

Mare
Di fronte al mare.

Gli occhi chiusi
per non guardare lo strepitìo di colori,
le voci che irridono il silenzio.

Di fronte al sole.

Non vedere e non udire
neanche le onde che
con fragore colpiscono
l'esibizione dei corpi bagnati.

Mano nella mano
il capo chino, lo sguardo velato,
due anziani incerti si lasciano
accompagnare da suoni e da colori.

Non hanno bisogno di silenzio
per parlare, la pelle vissuta,
le rughe fiorite insieme
sono i loro ricordi, le loro certezze,
le loro parole.

Sorridono all'onda burlona
che li accarezza.
Persone, cose, affetti, dolori
sono tutti raccolti in quello sfiorarsi
distratti e svagati.

Di fronte alla vita.

Piccola madre. (Natale 2006)
Un tempo lontano, gioiosa, intimorita
ti avventurasti verso l’ignoto.
Al tuo fianco un grande Uomo.
Un enorme ed incerto ideale.

Paura, coraggio.
Risa. pianti.
Preghiere, pensieri.

Ti vestisti di valore.

Un grande sgomento:
nasceva tuo figlio.
Lini, merletti e trine.


Grande e povero figlio.

Già lui volava per spazi infiniti
troppo pericolosi ed incerti.
non aveva ancorale le ali.
Povera piccola madre,
non avevi tessuto
un corpetto.di tenera lana.
Il piccolo ti chiamava.
Urlava muto.
Voleva sorrisi, cercava
le tue mani che con fatica,
invece, dovevano aiutare
ed accompagnare il tuo fragile
Uomo.

Scrivevi, leggevi, sospiravi.
Crescevi.
Tuo figlio è piccolo non ha voce.
Porta già la sua croce.

Paura, coraggio
Risa e pianti.
Preghiere e soltanto
preghiere.

Ora sei sola, disperata.
Accanto al tuo vecchio Uomo.
Lo cerchi, lo vuoi tuo figlio.
Da solo si è vestito di acciaio.
Le sue tenere mani
ora impugnano armi:

Colpiscono, colpiscono,
uccidono coloro che l’amano.
La sua vita è una bolla di sapone.
E’ vittima di di se stesso.
Non sente ora come allora
il nostro amore.
Non correre da lui, ma
prega.
Solo tu sai come è
difficile parlare con chi tanto
bene sa parlare.

Grazie piccola grande madre.

Settembre
Un sole glaciale rifrangeva
I suoi raggi sul mio corpo martoriato.
Un bersaglio già tutto colpito.
Seguitavo inutilmente a parlarti.
Frecce più ardite. Ferite profonde.
Torture più strazianti.
Il sorriso, una smorfia.
Un ghigno penoso.
Tentavo, pregavo, supplicavo.
Lacrime senza fine
Una mano non mia
mi ha guidato,
ha centrato.
Scoperto che altre vite si erano
arditamente infiltrate,
sfrenatamente in attesa
del mio pianto.

Un settembre di morte.

Giorni, date, calendari.
Una mano non nostra
un messaggio traditore
mi ha dato la vita.
Ho scrollato di dosso
l’armatura nella quale
nascondevo il dolore, la pena,
la morte.

Un settembre di vita.

Una mente finalmente libera.
Uno sguardo finalmente pulito:
Volare nel sole.
Camminare nelle nuvole.
Ridere, ridere, ridere.
Quella mano ha vinto.

Tavola
Cerco sempre sogni impossibili.
Il mio studio è rivolto alla creazione
di momenti inventati.

Una tavola coperta da tavoglia
ruvida e quadrettata.
Quattro, sei, otto o più
bicchieri di vetro poco brillanti,
Un pane ben cotto in mezzo e.. poco
altro.

Sono sguardi tranquilli,
sono bocconi voraci:
ognuno è attratto da
quella fetta di pane .

Mentra sbriciola, mangia.
Sazio e sorridente.
Sì sorride:
Agli altri che dividono
con lui la povertà e la miseria.

Bicchieri colmi che vibrano
chiassosamente nell'incontro
con l'altro.
Un raggio di sole o di luna approva
la magìa del momento.

Sono ricordi lontani che si perdono
nel vagheggiare della mia mente.
Sono desideri che devo realizzare:
che un pezzo di pane persuada i miei
amici a sorridere e guardarsi
con trasparente tranquillità.   

Scuola
Che ne so di quella che sono.
Diversa , incredibile, crudele,
talvolta malvagia agli occhi
del grande Artista.
Non studio, non creo, non invento.
Lavoro, lavo, stiro.
Per chi?
Per una originalità alla quale non credo.
Brava. Insensata. Nervosa.
Talvolta buona e quasi sufficiente.
La dura scuola dell'obbligo
per me non è finita.
Grembiule bianco, fiocco azzurro,
occhi spalancati e smarriti
a guardare e ad assistere.
Una musichetta canticchiata
in sordina mi ripete: ascolta!
Quando squillerà la campanella
per avvertirmi che la lezione
è finita?
Quando, grande Maestro, dirai
che sono diligentemente studiosa
e rigorosamente volenterosa?
Quando stringerai la mia mano
fredda e preoccupata?
Rido e lancio aeroplanini di carta.
Che strana scuola
di… giovani vecchi
e di… vecchi bambini.
Dieci con la lode,
ho afferrato: cosa "tu sei".  

Una vita          A mio fratello Corrado
Secoli, millenni
potranno sorvolare
la mia vita,
ma quella sera di novembre
fredda, piovosa , lugubre
quando tu ci hai lasciato
è viva in me.

Uno strappo lancinante
ha colpito la tua gioventù.
Perché ricordo solo
i tuoi occhi sereni e un po' tristi?
Già sapevi forse che ci avresti
lasciati.
Perché ricordo solo
quelle tue parole
troppo sagge per l' età?
Gia sapevi che ci avresti
lasciati.

Come una stella cadente che prima
brilla forte forte
e poi piano piano scende
nel cielo quasi con rimpianto
di aver abbandonato
il suo posto sicuro,
così te, fratello mio,
sei volato verso un mondo
ancora a me sconosciuto.

E' sdegno, è dolore, è sconforto
per la tua morte ingiusta,
ma sommessamente
è gioia per esserti
risparmiato le sofferenze
a noi lasciate.

A Paola
Una tavolozza di colori
dal rosa al giallo,
dal verde al blu.

La tua vita.

Tutti ansiosi,
mi prendono per mano,
sporcano il mio volto,
ridono, si mischiano
si allargano si stringono.

Il tuo futuro.

Cambiano, ritornano
m’imbrattano.
Ricordi gioiosi.
Io ignara scrivana
guardo in ogni colore
i tuoi occhi ridenti, ironici
e dolci.
La mia voce stonata
canta armoniosa con te.

Mi chiedi di ridere,
scherzare e giocare.
Solo la tua piccola mano
che con forza stringe la mia
mi fa tornare bambina
in un prato di mille colori.

Il nostro passato.

Incontro
Tra mille volti, tra mille cuori
ho sentito il mio battere ardito.

Credevo che l’eternità
avesse distrutto il nostro andare.
E’ bastato sentire la tua voce,
il tono profondo che sapeva
bene carezzare il mio volto.
In un baleno il passato
è diventato presente.

Cari, teneri ricordi.

Mano nella mano
sognare grandi avventure.
Risate lievi che finivano
con baci intrepidi.

Correre su tappeti d’erba,
calpestare corolle schiuse,
vortici di pensieri,
urlare al mondo col coraggio
che oggi non trovo più.

Sogni di cristallo
fragili ma luminosi.
Tremo sentendo la tua voce.
Chi sei? Uomo ancora ragazzo.
Un soffio di grigio, una ruga
appena, una solidità marcata.

Cari, teneri ricordi.

La notte iniziava al tramonto,
le parole sussurrate
accendevano la fantasia.
Camminare sulla luna,
consapevoli del nostro vivere.

Non posso chiamarti.
Lo sguardo non sarebbe
per me, ma per quella che ero,
che ormai non conosco più,
e che davvero è stanca.
Non so perché le nostre risate
divennero pianto,
i nostri sogni furono rubati
da barbari distruttori.
Un campo di calcio,
un arbitro sconsiderato
ha chiuso la partita
prima del tempo.

Altri amori ho vissuto e vivo
con forza ed orgoglio.
Ho comprato sicurezza,
serenità, prudenza, pace.

Sono rimasta in fondo
come tu sai
una “tranquilla vagabonda”.

21 giugno 2004
Umby
Un giorno, poco fa,
il sole occhieggiava
tra le nubi ridenti di Osimo,
gli spari rimbombavano
nei vicoli allarmati.
Un’azione di commandos:
Sei arrivato.

Con curiosità ti sei mostrato,
al buio,
per una scintillante vita.
Ti sei nutrito
di gioia, ironia e
soprattutto sapienza.

Resisti a tutti gli spari,
ai vortici dell’Adriatico natìo,
al terremoto improvviso

che oscura la terra amata.

La vita ti sorride
perché sei tu che ridi a lei.
L’amore ti circonda
perché sei tu che lo dai.

Sei forte, uomo del 2000.

Gli anni per te son poca cosa,
ancora tanti da vivere con tutti
noi, al suono di un inno,
magari inglese, americano o
russo,
non importa.

Cantiamo la vita insieme a te.

Nebbia
Un passero canta su un ramo,
l’onda percuote la terra,
uno scarto di sole colpisce la roccia.
Fumi di nebbia mi avvolgono.

Cammino serena nella mia irregolare gioia.

Avverto una pace colma
del pensiero unico di me.
Ogni ora celebra
il mio essere libera.

Un solo rifugio
per tutta me stessa,
dove conservo ricordi, amori,
persone.

Sono sciolta ,
nuda,
nella nebbia.
Volerò incontro
a sguardi,
parole, suoni.

Anche per me
qualcuno intonerà
una melodia da un ramo
nascosto.

Canto solitario
Canti una nota antica,
guardi sgomenta l’oceano
implacabile.

Un gabbiano ostinato
stende le ali rincorrendo
un sogno mai nato.

Inesorabile svanisce il miraggio.
Solitaria una lacrima
piange un amore finito.

Soltanto l’oceano
raccoglie i lamenti
appena mormorati.  

Mamma
Con voce sommessa
timorosa ed impaurita
per la prima volta
ti scrivo da quanto te ne sei andata.
Col dolce sorriso
velato da una lacrima per me versata.
Il tuo passo lento ed incerto
con rabbia ed amore ho vissuto.
Le mie mani, i miei piedi
avrei voluto donarti
per farti correre,
per farmi abbracciare.
Con rabbia ed amore ti ho rassicurato,
ti ho vestito, ti ho curato.
Il tuo sguardo pietoso
ed implorante mi chiedeva
scusa del tanto mio fare.
Perché ti ho urlato soltanto la rabbia
e non ti ho cantato il mio amore?
Guardavo e coltivavo il mio dolore,
la mia impotenza di fronte
al male che ti avvolgeva,
senza cullare, senza sfiorare
quello sguardo che mi chiedeva
quasi scusa del mio tanto soffrire.
Non ti occorrono più mani operose,
non più gambe veloci,
con amore ti piango e ti chiamo:
Mamma.

Orgoglio
L’ orgoglio accusatore
punta il funesto dito contro il mondo.
Superbo e fiero conta i peccati
gli sbagli altrui.

Porgi la mano al fratello caduto.
offri una parola pulita e serena.
Una lacrima di cristallo trasparente
laverà il male compiuto.

La tua assenza ucciderà
il bene e la luce di una stella
che si vergogna di brillare nel cielo.

21 marzo 2001
a tutti voi


Stasera non voglio vedere cose passate,
sarebbe facile sfornare ricordi,
basta guardare lì, dietro quella porta,
poco più in là della mia, e
potrei ripetere le stesse parole,
potrei ridere per le stesse piccole cose,
potrei sentire la stessa pioggia che
bagnava i vetri un po’ sporchi
della nostra stanza a tre o più letti.

Neanche i miei ricordi sono più certi:
Chi ha detto che ieri ridevo, piangevo,
cantavo, sognavo ?

I giornali, la televisione, straripano,
vomitano false assicurazioni,
esibiscono mostri che oggi, come allora,
mi tengono sveglia, rimbalzano
notizie anonime, misteriose, paurose.

Che pazzia, quest’anno, negarmi pure le rondini!!!!!
Anche loro sono diventate protagoniste
di una falsa cronaca spietata
che uccide e rinnega addirittura…
le vecchie e sicure stagioni.

Ma scusate, quei versi che nostro padre,
vostro nonno, scrisse
un 21 marzo di qualche, o forse, parecchi anni fa,
su una pretenziosa paginetta fiorita,
ve li ricordate, che volevano dire?

Ma si, diciamolo forte,
basta guardarci intorno ,
è questa la mia unica granitica certezza:
abbiamo rispettato quel patto,
che lui ci invitò a stringere.

Siamo tutti, dico tutti, anche stasera,
insieme, vicini, smarriti, felici, assurdi
dentro il nostro ridicolo mondo.
Un mondo aperto a chiunque capisca e creda
che le stagioni siamo noi, colorate o grigie,
non fa differenza.

Chiamatemi Carrot, chiamatemi Charlie, chiamatemi Carla
io vi assicuro sono certa, certissima di essere
oggi, come allora, una vera ridicola matta ragazza,

…. felice di essere nata a Primavera!  


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