Racconti di Peter Pepato
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Consenso e/o non senso Io me ne sto per i casi miei come sovente, dondolando davanti alla luce azzurrina, intento a disincagliarmi da folli amori e dubbi esistenziali quando il direttore fascista, guardando dritto dentro la telecamera, con fare arcigno e tono eccessivamente alterato dice, quasi urla: “perché gli italiani non sono mica stupidi…”. Subito assente la ministra spiritata spalancando oltremodo gli occhi pallati. Assente anche la subrettina di regime, mostrando un’altra fetta di carne. Assente, anche se c’è, pure il famoso giornalista-scrittore-storico exdisinistra ma che ha avuto l’immenso coraggio di scrivere cose scomode, forse false ma scomode, quasi sicuramente false ma oltremodo scomode che hanno permesso di squarciare il velo di ipocrisia che durava da circa, più o meno, tre quattromila anni, velo più insidioso di quello di maya. Onore a lui! E come potrebbe non assentire la nota conduttrice “sono leggermente di sinistra ma non sono certo una zecca, basta guardare le scarpe che indosso”? Lei lo fa con un quasi impercettibile e molto chic cenno del capo, un po’ irritata per non averlo detto lei. Io, dal canto mio, legittimato dal fatto che l’aggeggio da cui parlano è di mia propria proprietà, pagato, sia detto senza la minima retorica, col sudato frutto del mio duro lavoro, in nome del libero mercato e della democrazia prima li insulto un po’ tutti, facce di qua, pezzi di là, per aver interrotto il filo dei miei pensieri, poi provo a fare mente locale : “perché gli italiani non sono mica stupidi”… Che vuol dire? In confronto a cosa? Qual è il termine di paragone? Forse la media europea di stupidità? O quella mondiale? O quella di Tonga? Calmati, mi dico. Così non è corretto, mi dico. Non puoi estrapolare una frase dal proprio contesto, è chiaro che diventa fragile, attaccabile da ogni punto di vista. Il direttore fascista, con la sua solita professionalità, col suo consueto aplomb da scherano, avrà voluto dire, per la milionesima volta, che gli italiani non sono stupidi perché(o perciò?) non si fanno influenzare dalla televisione, ergo è facilmente deducibile che la proprietà dei mezzi di comunicazione di massa è un falso problema, in quanto i suddetti mezzi non contribuiscono a formare l’opinione pubblica, non influenzano il popolo, che è fatto di persone libere, sagge, dotate di indubbia intelligenza critica. Non per niente domani, di sicuro, il mio fruttivendolo, il Sor Patacca, che saluto, mi dirà, magari in versi, che gli italiani non sono per niente stupidi e che non si fanno influenzare dalla televisione. Brutta storia |