Poesie di S. Pietrosanti


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Dal mare
Corro
su infiniti spazi
di buio
e guardo
la muta danza difforme
che muove le onde
alla luce bianca
del sale e del suono
sul mare.
Sento
un soffio nell’aria
e un crosciare
di seta e colori
nel palpito
tenebra solida e lampo
che lancina il nero
e si spegne.
Ascolto
un frusciare
nel cuore
di sogni che ancora non sogno
di aria che ancora non bevo
e di sole
tacita morbida fiamma
che nel rosso orizzonte s’arrende.

Ed è giorno
Cade
lenta cade
tiepida notte
nel fuoco
nell’infinito rogo
e porta vita
fuggita
in un doloroso bacio
all’amore.
Tremante nasce
un virgulto
di sogno
tra pallida luce
vibrante
e fremente
s’infrange
su antiche scogliere
un ricordo
…ed è giorno.

Ricorda il legno
Soffia la vita nella trave
ricorda quand’era tronco
tra mani lente di falegname.
Respira il vento tra i nodi del legno
ricorda quand’era abete, larice, pino
nelle notti sotto la Luna.
Si ricorda rupe la pietra
rimembra il bacio del lampo.
Si ricorda lava la roccia
nata di turgida fiamma.
Narrano i vetri di sabbia
sotto l’affannosa carezza del mare
e ricorda la zolla il canto dei lupi
il passo pesante degli orsi
il sangue pulsante dei cervi.
Se tanto possono serbare
- infiniti tesori -
così piccole cose
di cosa canterebbe
l’acqua del mare Oceano
l’aria del cielo
una sola goccia d’arcobaleno?
Forse d’un unico sussurro
d’abbagliante chiarore
d’un perduto canto
che solo ricorda il cuore.

Carica
Dalla balza
di tumida terra
che ricopre rugiada
un fiorire di petali
d’acciaio.
Cimieri
come nuvole
e il calore del sangue
e nomi da urlare
petali di sogno
recisi
sparsi al freddo
del vento.
Stasi
un attimo
silenzio
un battito
di cuori tamburi cannoni
su carne pulsante
cruenta follia
ammaliante piacere
pazzia…
Ruggito
nelle orecchie
di rogo
che canta
furore terrore ardore
e lampi
di sciabole
e schiocchi
fucili, fontane
di terra
al cielo
esplosa
di ferro e rabbia
su corpi
carne e pensiero.
Carica
che onda
si spezza
su sangue
su fango
e i nomi
quei nomi
che cadono
crollano
scoppiano
in lampi
momenti,
da volti contratti
fuggono
urlati
fuggono
sparsi
ne colsi sol uno…
…SILENZIO…

Poesia
Sono l’attimo freddo che precede l’alba
e l’armonia gloriosa della linea,
sono il morso, sulla carne, della spada.
Sono lacrima negli occhi del sole
e ultimo dei flagelli d’un dio.
Sono bellezza nel volto di donna
e fuoco di candido acciaio,
sono l’ultimo, vano, disperato sforzo
verso la luce.
Vano…
ma splendido e furioso,
risonante tramonto,
ultimo battito di cuore umano.

Canta, oh Musa!
Canta, oh Musa, la furia.
Canta, oh Musa,
le mille navi
e il rogo di Troia.
Canta, oh Musa, il fragore,
scintilla tra spada e spada,
canta, oh Musa, gli eroi.
Canta, oh Musa, canta!
Ché cinque furono le armate
sconfitte da Orlando
e nella gloria si spense
il barbaglio di Durlindana;
Canta, oh Musa,
ché un milione furono
a passar’ l’Ellesponto
tra flauti e metalli sonori
e cento le lacrime
degli occhi di Serse,
prima che calasse il sole.
Canta, oh Musa,
ché in trecento caddero
alle Porte di fuoco,
scudo su scudo.
Canta, oh Musa, canta!
Canta, ché meglio è la guerra
di un freddo languore,
canta, ché la realtà
non macchierà il sogno
e la prima guerra
la combattemmo per amore.

Sera sulla Semprevisa
Oscure
note pendenti sui rami.
Nere
di sogni e tempeste dal mare.
Verde
crosciare di fronde silvane.
Rosso
il cielo sui vecchi sentieri.
Bianchi
di freddo serale.
Gialli
I fiori e le luci lontane.

Sofia
Non t’amò,
Sofia,
colui sul cui petto soffocasti baci,
non t’amò.
Non amò capelli di rame,
o azzurri,
profondi mari.
Non amasti,
oh Sofia,
la forza,
l’orgoglio,
o un bianco sorriso.
Non amaste,
nel cuore,
voi stessi,
amaste respiri d’Estate,
amaste,
nei vostri occhi,
un soffio d’eterno.
Non t’amò,
Sofia,
l’ussaro che spirò la sua vita in battaglia
con in bocca il tuo nome di donna,
poiché non amò una donna,
amò amore.

Il sonno
Cadendo luce
in gocce tremule
che bagnano, fievoli,
foglie
di colori d'Autunno
di sapori d'addio
al ritmo dei cuori
dei sogni
nel petto degli uomini
ubriachi di sonno.

Notte
Fuggi da me giorno,
che mia è la notte
e il nascosto silenzio
dove nasce il più bianco dei fiori.

Oh notte, veloce notte,
su ali di sogno
e zampe di chimera,
sfuggita a un ordine freddo.

Tu viva, tu fragile, eterna,
rinasci in un fosco turgore,
tu goccia, aria, respiro.

Fuggi da me giorno,
che aspetto notte,
in lei è vita.

Vita
Bianca mano che sei, di neve,
barbaglio degli occhi d'un Dio.

Luce che fredda brucia,
che rompe concave volte d'Inferno,
che esplode nel più alto Cielo.

Silenzio che sa di rumore,
di notti in giorni che fuggono,
in mari di cristallo infranto.

Braci, pire che ardono,
rose che baciano nebbia,
che si schiudono,
eterni momenti,

oh Vita.

Notturno
Strade illuminate a notte
ed un silenzio fragile
che cade di goccia
in goccia
e goccia
che disegna di nomi perduti
scordati
a tratti, nel freddo
cose che cantano
gocciole e foglie
splendenti di buio
fragranti di sogno
ardenti nel cielo
di giorni
che fuggono
nuvole
e sono solo
innumerevoli
strade.

In tenebra
Domenica
che investe d'odori
colori di fiori
di mare
del sale.

Sere
che cadono foglie
che si risvegliano calde
al calore
del fuoco
del sole.

Bianche
notti
di silenzio bianche
di bianco silenzio
soffici.

Notti
di sogni di madri
di padri.

Bianco
odor' freddo
che sa di calore
ed una luce
che vita prende
fulgente
in tenebra.

Ultimo il tramonto.
Non potrò sentire,
nel freddo,
quel bianco fuoco di sale
che morde la pelle,
in silenzio,
al crosciare fragile
di cristalli infranti
sulla sabbia nera.
Né il sogno verde
che dura un istante
di tiepida luce
e subito cade.
Né il ronzare folle,
alla notte,
d'amore dei grilli.
E dovrò capire
che quel calore
non è la vita,
ma un fuoco di paglia
che si accende e si spegne
nel buio,
nel dubbio;
che non è la vita,
ma l'attimo per cui viviamo,
speriamo,
amiamo,
cadiamo;
dovrò capire
che è l'eterno istante,
il respiro fuggente
di una veloce ombra abbagliante
che sa di sogni scomparsi
e del trionfo effimero
che precede la notte
nel fuoco;
che sa dell'acqua che arde
e dell'ultimo sole;
che porterò in me,
poiché ultimo viene il tramonto,
quando ritorna Inverno.

Rincorrendo luce
Rincorrere la luce,
cercare il momento,
catturare l’attimo,
rubando colori al tempo.

Strozzare la voce
nel ruggito del cuore,
nel fischio del vento,
rubando colori al tempo.

Lavare la mente,
sotto scrosci di gocce,
fuggendo la notte,
rubando colori al tempo.

Cantare la vita,
cercare l’amore,
trovar l’Occidente,
rubando ricordi al tempo.

Vita
Bianca mano che sei, di neve,
barbaglio degli occhi d’un Dio.

Luce che fredda brucia,
che rompe concave volte d’Inferno,
che esplode nel più alto Cielo.

Silenzio che sa di rumore,
di notti in giorni che fuggono,
in mari di cristallo infranto.

Braci, pire che ardono,
rose che baciano nebbia,
che si schiudono,
eterni momenti,

oh Vita.

Sunset
Sera,
c’è più alba in te
che nel mezzogiorno radioso.

Sera,
sapore di soffocata salvezza,
lampo che precede il tuono.

Sera,
petalo caduto alle mani del cielo,
canto dell’ultimo cigno.

Sera,
sogno in milioni di baci,
che vedi ricordi e taci.

Sera,
goccia di rossa rugiada,
carezza, palpito lieve,
lampo che risveglia il cuore…

Sera.

La canzone della Tempesta
Fulgore,
bianco furore
in vapor' d'aria mobile;
fulgente,
scoccato tremor' di tuono,
esploso di furia vermiglia,
su torri di nubi e rabbia.

Di rabbia imponenti,
possenti mura,
armate in stridente fragore,
bagnate da lampi d'odio
in una luce violenta,
che sa del più antico amore.

Amore che non ha silenzi,
che brucia di rose e cuori,
gridato da voci d'angelo,
in notti più antiche dei soli,
in fumi e scintille d'Oriente,
in fughe di cembali e ori,
contro l'estremo buio,
contro il più freddo terrore.

Tremenda, furente bellezza,
che nasce e già cerca il sole,
che si nutre,
che vive di vita,
terribile, solenne e funesta,
m'inchino a te,
oh grande tempesta!


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