Poesie di Salvatore Quagnano
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Mi chiamo Salvatore Quagnano,
"Totò" per i più. Quarantasettenne corpulento, curioso come una scimmia e
combattivo. Figlio primogenito d'incerti emigranti e della loro certa
tenacia, compartecipe del loro profondo amore&odio per la mia bellissima
terra, il Salento, madre arcigna e, come loro, in croce fra lavoro e
disoccupazione;; perennemente accompagnato da una sana rabbia da "figli di
un dio minore". Scrivo sin dalle elementari per raccontare e raccontarmi, umile artigiano del verso. Devo tecnica e passione ai miei quattro indiscussi "Maestri": Pina Cretì, maestra e mamma in seconda, infaticabile nel correggermi grafia e grammatica e nell'incoraggiarmi a scrivere e leggere. Anna Citelli, professoressa d'italiano che ne ha proseguito, determinata e affettuosa, l'arduo compito iniziandomi, al contempo, alla gioiosa disciplina del canto, al fragrante gusto della parodia ben riuscita e al piacevole godimento procurato della piena risata a suggello di una ironia andata a segno. Fabrizio De Andrè monumentale istigatore di versi rimati e "direzioni ostinate e contrarie". Francesco Guccini robusto e abilissimo “maestrone” del sapido, feroce e schietto “toccar di penna” con meravigliosi affondi d'ironia. Non ambisco "gocce di splendore": condivido il mio tumultuoso esistere sballottato in un torrente d'emozioni scrivendo scrivendo. "Finché ci sarò, vivo, sento quindi scrivo!!!". |
Della Morte e della Vita TRITTICO SULLA MORTE (Grato a Vecchioni per la sua "Samarcanda", a Branduardi per "Ballo in Fa diesis minore" e a Guccini per "L'albero ed io".) Samarcanda (a me un cavallo!) Dove sei, mia Samarcanda? Lo vorrei tanto sapere… Dove il sol più non comanda o giusto qui, sotto al sedere; Sei lontana o in braccio al vento, forse a un palmo dal mio naso, sei ben ferma o in movimento: cerco attento o vado a caso?!? Ch'io lo so, al fin s'arriva volente, a te, o ahimé, nolente: Samacanda è aperta riva per chi fugge, quella gente che ad ingannar la morte gli spalanca sol le porte! Thule (a me un legno!) Hoka hey! Hoka hey! Ch'è un bel giorno per morire! Caldo è il sol ed io vorrei mi sia compagno nel partire. Soffia brezza d'erba e mare e la mia terra nenia un canto… Dolce, sia, l'ultimo andare senza duol, rimorso o pianto. Tashunka Witko sta' al mio fianco cavallo o barca, poco importa, lanciàti a pelo o stretti a banco è già lì, Thule, ci apre la porta… Di ghiaccio o fiamme, lo ignoro io, per pena eterna o in braccio a Dio! L'albero (a me la tua ombra) C'è un albero grande che ha contato i miei anni che fu, pari mio, ghianda e poi quercia. Sfidammo assiem vento ed affanni nel vivo del mondo ad aprir una breccia. Che a crescer crescemmo, e di gran prepotenza, con salde radici, in rami, chiome e parole… Poche Fedi e il Dubbio a linfa e veemenza: quest'osar esser ombra interposta a agni sole. Poi, compagno, sei andato, per tuo conto e misura che ben altro è il tuo passo, ben più dura la scorza io son fragile arbusto il cui tronco men dura, io già subito vecchio, spoglio in foglie e forza… Sol vorrei, proprio e tanto, s'è il momento d'andare saper l'ombra tua forte le mie ossa a vegliare! La Morte è un rispettoso pensiero che relego in carta e versi! Mi scuserà se le manco del dovuto rispetto: son troppo occupato a vivere male da non veder, oltre, il peggio! E in ogni caso ha lei la falce dalla parte del manico! Stia tranquilla! (3 febbraio 2015)
Buonanotte!!!
A un sol passo ancora
Tra l'alba e l'aurora
Chiamami Totò?
Per Francesco Ho un mondo nel cuore |