Poesie di quantummechanics


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Il branco
Son 7,
meticci, o randagi, o bastardi
come li chiama l'Uomo.
Son branco, casa, famiglia.
Son vita e vitalità.
Son strada, corse, annusate.
Vite da strada,
da zuffe notturne.
Sempre guardinghi,
all'erta, scattanti.
Conoscono il calcio dell'Uomo,
la sua cattiveria,
ma anche le ciotole
lasciate qua e là
da quelli più buoni.
Già, l'Uomo.
Quel bipede strano,
invasivo, potente.
Ha macchine grandi,
rombanti, veloci,
pericolose,
e vive dovunque.
Ma loro son cani,
son vita e vitalità.
Il più grosso, il capo,
grintoso, potente
è sempre la guida,
"lui sa" e non si discute.
Poi c'è la femmina,
bella, grande, altezzosa.
E poi la docile, la signorina,
poi il magro scattante e furbetto
e i due cuccioloni non ancora cresciuti.
infine i due glabri un po' macilenti,
conoscono il morso degli altri,
sono furbi anche loro,
ma gregari comunque.
Son branco,
son casa,
famiglia,
son la Libertà
di anda-tu-re
sghembe
o corse sfrenate.
Il cibo ora c'è,
avanzi, sacchetti di spazzatura,
poi non si sa.
Vivon per se.
Vite collaterali,
precarie ed incerte
in un mondo non grato.
Non hanno un futuro,
un domani non c'è.
Forse per strada,
un'auto li prenderà.
Ma son branco,
son casa, famiglia
e la Libertà.
Son quel che sarà.

Filastrocca per te
Ti mangio le tue unghie.
Ti arriccio i tuoi capelli.
Di lacrime gioiose
ti rigo le guancette.
Ti saltello intorno
e faccio marameo.
Consolo anche i tuoi ex.
Sopporto il tuo papino.
Soddisfo i tuoi capricci.
Sto attento io per te
se sei distratta te.
Ti studio anche l'esame.
Ti lavo pure il cane.
E poi mangio pur'io
anche se non hai fame.
E ti sostengo uguale
anche se puoi far male.
Ti toccherò il pancino
quando starai un po' male.
Ti toccherò il pancino,
sarà spettacolare.
Mi accoccolo.
Ti stringo.
Ti metto in braccio a me.
Sarò il tuo giullarino
anche all'ora del the.
Farò anche capriole
e tu starai con me.

Marine
Luna mattutina
nel velo della bruma
osservi la marina.
Sperduto un gabbiano
vola querulo sfiorando
immoti flutti indifferenti
e ad essi consegna
il suo dolente grido.
Muto osservo
quel veleggiar d'ali
compassato ed agile
pensando al mio volo
che mai seppi
spiccare alto.

La solitudine
La notte è la caccia,
come antica affezione
non dorme non tace.
È la solitudine.
Annusando le orme,
m'insegue,
mi bracca,
allunga scheletriche braccia.
Inquietudine antica,
nutrita di sangue,
belva vagante
con denti pugnali,
alla porta,
ogni notte,
mai ferma, mai doma,
sogghignando ride.
Sin da bambino...
nel letto dei miei
per poco tornava la pace.
Ma oggi s'insinua
nei gorghi dei sogni,
ascolta i timori,
promuove paure.
È vendetta marcita.
È amore mancato
o deluso
o scartato.
Con fauci grignanti
prosegue la caccia.
Le notti il suo regno.
Sudori e carcasse di sogni
son sempre sue armi.
Ma io resto immobile,
trattengo respiri,
che tanto lo so,
col primo mattino
si stanca e poi vola
per cercar altrove,
più comode alcove,
ove ricominciar
a grignare
a ringhiare.
Ma tanto lo so.
A notte rinnova la caccia.

Matrimoni, specchi e Loops
Iniziò come al solito.
Conoscenza, simpatia, Amore (A?).
E furono abbracci, baci,
un inciuffarsi di capelli biondi-lunghi e corti-neri
e soliti trum-tram.
Cerimonia cerimoniosa,
pianti di mamme e convitati.
E tram-trum,trum-tram.
E due virgultini.
Femmina, maschio per far piacere ai demografi.
Riccioluta-bionda lei,
liscio castano lui,
per far piacere ai coiffeurs.
E poi...anni.
Virgulti aggirantisi tra
scuole,università,lavori.
Partiti al Mondo.
Qualche capello grigio,
qualche salto di tram-trum.
Ma quando uno specchio s'incrina
non se ne accorge.
Ma gli altri si.
Un matrimonio ?
Uguale.
Incrinatura qui, incrinatura là.
L'incrinato/a non lo vede,
ma l'altra/o si.
Occhi sovrapposti,
nasi spostati,
bocca a prugna secca.
Tanti oggetti e situazioni
si sistemano.
Ma specchi e matrimoni no.
Le incrinature restano,
anzi s'allargano.
E allora niente più
ingrupparsi insieme,
senza scopo (a?).
Freddo, distacco.
Lei in disillusione-delusione,
lui in rabbia-nostalgia.
No, gli specchi non si riparano.
I matrimoni pure.
Altri specchi ? Si, nuovi.
Altri "amori" ? Forse.
Ma non così nuovi,
da ingrupparsi e inciuffarsi.
Va così, con nuove albe
ed altri tramonti
ed altri : "visto che bello ?"
sempre più scontati.
E infine altri non-più-virgulti
a ripetere il loop.

Lei e lui
Lei arrivò in silenzio,
senza un scalpiccio, virtualmente.
Come uno stringersi
le mani in un'attimo.
Piegata ogni difesa.
Si aiutarono a rimuovere
le macerie della Vita.
Si accettarono.
Lui le si pose tra la mente
e il cuore,
proprio a metà tragitto,
ove sempre l'amicizia
pone le sue radici.
E fu tregua.
Tregua nelle loro vite
un po' sconclusionate,
un po' vuote di senso.
Un vincere gli assilli
muovendosi in pariglia.
Senza surclassare,
disilludere,
ghermire.
Andò così,
compagni di strada
e di Vita,
per un po'.
Senza promettersi mai
un "per sempre" inesistente,
vuoto,
assurdo,
impossibile.
Così, insieme,
stazione dopo stazione,
emozioni e sentimenti (?),
senza un capolinea.
E soprattutto
senza promesse,
che, si sa,
le porta via il vento.
Andò così.
E non rimase
nessuno
a ricordare.

Morto ?
Io sono morto già tante volte.
Ogni sera, quando mi distendo a riposare,
la mia coscienza si spegne.
Non provo nulla fino a quando
non mi sveglio nel mio corpo addormentato
in un sogno avulso dal mondo esterno.
Mondo di sogni e sogni di Mondi.
Al risveglio la mia coscienza riemerge
ed un piccolo dolce pensiero
si apre in quell'attimo di solitudine
e, lentamente,
andrà a giocare con i miei ricordi.

Soul sister
Silenziosamente
Ondivago
(nell')Universo
Lontano
Scatenando
Innamoramenti
Specialmente
Tra
Ego
Remoti-simili.

(acrostico)

Immagini e sogni
Ti vidi.
Ero affacciato
a balaustra di nuvole bianche,
bianche e senza pioggia.
Di quelle che mettono allegria e fanno apprezzare
l'azzurro del cielo.
Eri composta,
intenta alle tue cianfruse.
Confusa con alberi, tetti, strade e paesaggi.
Eri germoglio e fiore a un tempo.
Di impegno e tranquilla operosità circonfusa.
Non sapevo se chiamarti e dirti..."ehi laggiù! pezzo di Universo disceso in terra!".
Ma eri da rimirare, tu gioiosa di gioia composta, come la tua terra.
E poi scorsi il tuo corpo.
Flessuoso, eburneo, in proporzioni esatte disegnato.
Immaginai sognando
che fossi tutta lì, corpo e viso amici.
Pronta, scattante, dall'umorismo scoppiettante e vero.
Pochi i lati oscuri.
Confinati in notti solitarie,
ove il sole non raggiunge i meandri della mente
di fantasie intricate e tue, solo tue.
E allora restai lì,
a rimirare cotanto splendore
a se stesso ignoto.
Finché non venne Sorella Notte col suo drappo a ricoprir di stelle altra inconsapevole stella terrena.

La solitudine
La solitudine è una compagna che mi sta attaccata addosso anche in mezzo agli altri.
La solitudine è quando chi mi sta vicino non parla il mio stesso linguaggio.
È solitudine anche quando sono lì dove devo esserci a farmi in quattro per far felici gli altri, sperando che non provino il mio stesso dolore.
Consapevole che la felicità non è per me, la solitudine è anche amare senza contraccambio, senza contropartite,
mi svuota ma per riempire gli altri.
Nelle persone cerco briciole di affetto e sorrisi che mi riempiono momentaneamente senza saziare, lasciando un vuoto ancora più grande.
Un giorno, di sicuro, sarò riempito da un Amore Assoluto ma che ora non riesco a immaginare e forse allora capirò il mio "tempo perduto".

Portami un fiore
Portami un girasole impazzito di luce !
Fiore gratuito, stereotipato.
Sigilla la mente surclassata da canoni comportamentali, annichilisci il libero arbitrio.
Estirpa inutili e futili emozioni
inibendo nel gaudio
pensieri molesti
e parassiti...
ma fammi sognare
portandomi con te.

La mia Casa
...io sono la mia casa,
io sono stanze, corridoi, disimpegni, ingressi, anticamere, sale, bagni,
ma tutti bui.
Solo una fiammella tremula brilla da qualche parte dentro di me.
Non so dov'è ma io sono quella fiammella.
Essa è la coscienza di me.
Vaga nella mia casa ma non illumina tutto. Non può.
Troppo grandi gli ambienti,
troppo il buio.
Ma la fiammella c'è, sono io,
io che penso, ascolto, guardo, parlo, interagisco con l'esterno, con gli altri.
Ma il resto della casa buia è lì, ha suoi pensieri, pulsioni, paure, sogni.
È lì e mi parla all'orecchio
e, a volte, mi fa agire, mi sorprende, mi stimola.
La casa buia non la conosco. Ma è _me_ , lo so, lo sento.
È il mio inconscio.
Dovrò esplorarlo, capirlo, accettarlo. Forse guidarlo.
Ma riconoscerlo e farlo mio, mio per sempre. Farci i conti.
Perché Lui è parte di me.

Enigmatico Tempo
Nel labirinto intricato della mia mente
corrono veloci i pensieri,
si aggrovigliano,
si dipanano,
si perdono,
si ritrovano in un vorticoso rincorrersi nel Tempo.
Poi ecco all'improvviso un'idea, luminosa,
a sbrogliare la matassa misteriosa e affascinante del fluire dei miei pensieri che si perdono
nel Cervello enigmatico del Tempo, che tutto inghiotte e tutto dimentica.
Sole e stelle sono necessari.

Specchi e fantasmi
Di notte non dormo,
mi alzo,
mi aggiro per stanze,
apro cassetti ed ante.
Dall'anta aperta con specchio
si vede la casa di fronte:
balconi, gerani, finestre.
Ma lo so
tra un po' scorgerò
ragazzini fantasmi,
che giocano,
s'inseguono,
si accoccolano
e si raccontano storie.
Bambini non nati,
speranze finite,
possibili vite
da amare e perdute.
Alcuni lo sanno che guardo.
Salutano, ridono, piangono.
San di essere state soltanto possibili-probabilità.
Andate perdute
e forse dimenticate.
Ma spesso s'accigliano
e smorfiano
e vanno:
è notte,
hanno altro da fare !

Il mio bambino
Il mio bambino non nato
è un sogno freddo.
È dentro il mio Cuore.
Vive nell'ombra.
Senza sole né tigli,
senza ossigeno né affetto,
senza orizzonte né vista.
Il mio bambino non nato,
uno sbaglio,
un tempo perso,
uno stormo di amori
volati,
estinti,
dimenticati.
Ed oggi qui, respiro sabbia,
solitario il mio Inverno.
Silenzi urlati,
delusi,
incompresi.
Vuota la notte.
Vuoto il senso di me.

Antropocene ed Egosauri
Iniziò per alcuni con l'Era Industriale, per altri col '900.
Ma prima ci fu altro...
E scontri di rocce,
E fusioni,
E vulcani,
E comete portatrici d'acqua a trilioni,
E i primi procarioti,
Ed eucarioti,
E piante con l'ossigeno,
E animali, prima mastodontici poi più piccoli e pelosi.
E poi...uno di loro cominciò ad usare solo due zampe.
E tutto cambiò.
Sappiamo, sappiamo tutto anche troppo bene.
Un brulichio di bipedi invase ogni angolo della sfera blu alla deriva...
Ed ora : ricchezze e fame, creature "selvatiche" in aree sempre più ristrette ed altre coccolate e viziate, ed un clima che cambia veloce, e veleni nell'ambiente.
E quei bipedi oggi sempre più dimentichi della storia e della loro umiltà e finitezza, sempre più chiuse in scatole-case, scatole artificiali.
Chiusi in mille solitudini, attaccati a macchine collegate ad altre solitudini.
Non più passato e storia, non più futuro e ideali.
Solo un presente fatto di cronaca ed un solo Dio : io !
Secoli e millenni passeranno, ma questa Era è l'Antropocene ovvero il regno degli Egosauri...
io,io,io,io,io,io,io,io,io,io,io.
Senza più Storia e senza Futuro.
Senza un "allora",
Senza un "sarà".

Riscopriti
Riscopri te stesso, nelle cose che non facevi più.
Nelle sfide di ogni giorno.
Nei sorrisi dati.
Nelle carezze ricevute.
Ci sei , o si che ci sei...e sai che le situazioni possono cambiare e cambiarti.
E sarà
Amore,
Musica,
Odori,
Ricordi,
Emozioni,
ma anche
Colore,
Ardore,
Risa,
Ornamenti,
Mimose,
Imprudenza,
Osare.
ed infine, Amore Caro Mio:
Tu
Imparerai
A
Mormorar
Ognor, Ti Amo.

(acrostici)

Uno qualunque
Sono uno qualunque che passava
dalla tua vita...
virtuale...
forse sono nuvola, pensiero, soffio di vento...
forse non esisto, o forse solo nelle tue proiezioni inconsce...
Chissà se esiste il Tempo,
per capire,
per sentire,
per essere.

Attese
Il mio libro è il finestrino.
È il posto che occupo.
È lo spazio che mi circonda.
È la gente che guardo.
Siedo sempre solo, se posso.
Osservo.
In assoluto silenzio.
Questo è il mio libro, i miei libri.
La mia solitudine.

Parole e vita
La Vita fatica, patemi,sudore.
La Morte riposo,oblio e poi il nulla.
Sol 98 mattoni per tutto.
Anche la Vita.
Solo matti e scienziati
lo sanno:
tutto è chimica,fisica ma alcuni la chiamano
bio...
Essa si muove,saltella,svolazza,ulula,morde,canta,frinisce,si lecca,si nutre.
Ma è chimica, fisica
ma tutti la chiamano
bio...
Pietre
Gocce
zanzare
elefanti
vulcani
ed umani,
sol 98 mattoni
purché condensati
a far tutto perfetto.
Siam tutti divisi in belle squadrette:
otarde,ghepardi,cince ed umani, soltanto chimica e fisica e ancora la chiamano bio...
Un giorno io vidi una lei d'altra squadretta.
Le dissi: proviamo ?
Mi disse: vediamo...
Non fu solo incontro.
Ma furon parole,sussurri, carezze...
Parole ? _cum munio_,
dicevan gli antichi dell'Urbe.
Era chimica, fisica ma dicevano bio...
Gioia per pochi,
tormento per tanti.
Ma forse Natura non ebbe altre scelte per poter programmare che chimica,fisica diventassero nient'altro che Bio...
È tutta in quel lasso di tempo finito che Chimica,Fisica
fornirono i pezzi
che poi diventarono anche un po' Bio.
Storie del Mondo.
Storie del Tutto.
Ma si sa:
solo matti e scienziati
san bene che Chimica e Fisica diventarono Bio.

Bipedi
Chi ci ha definito bipedi scherzava.
Era solo per confonderci.
Per non farci capire il nostro eterno _bilico_.
L'essere sempre in equilibrio instabile, che ogni passo è caduta in avanti.
Per non parlare di salti e corse.
Dopo il nostro _gattonare_ tutto il barcollare inizia intorno ai 10-12 mesi
e andiamo avanti così tutta una vita, a guardar cieli, nuvole e stelle.
Poi si torna a tre zampe (come diceva Edipo), schiena curva, a guardar terra e sassi...
e forse a guardarci dentro...che è il più difficile esercizio della nostra avventura-Vita.

Chissà
Chissà, si chissà se 600 milioni di anni fa...
Chissà se quando il primo
occhio di un animaletto insulso e ignoto,
marino o non marino,
anfibio o terricolo,
si aprì fece un rumore...
Un pop da popcorn,
un tac di scatola che s'apre
o un bum da fuoco pirotecnico.
Si aprì.
E "vide".
E basta.
600 milioni di anni fa, si, nel Cambriano.
Un anniversario.
Quel giorno morì
l'Immaginazione.
Ma lui o lei non lo seppe mai.

Pertugi
Tutto passa da pertugi.
Veniamo al mondo da pertugi.
Ogni bivio,
ogni emozione,
ogni atto eroico od insulso,
ogni verità vera o presunta,
ogni bugia benevola o maligna
passa da un pertugio.
Ad ogni passo,
scelta,
deviazione,
pensiero,
si passa da un pertugio.
Una brana, una stringa
si tende,
si gonfia,
si lacera e blop,
ecco il pertugio che s'apre.
E tutto il rumor della Terra ?
Uno stormir di foglie,
un trillo di cardellino,
un tuono lontano ?
Tutto per quell'invitto pertugio dello spazio-tempo
che è lì a guardarci beffardo
e a dirci:
io sono voi no.

Remota antica casa
Remota antica casa
Vecchio portone
Fatto di ferro a fiori e stelle
Vecchie travi nere
Ricordi di fuliggini e vite
Riecheggiano schegge di suoni,
bricchi, piatti, risa, pianti.
Illuminano il buio e velano
di mistero il vissuto
nelle trame lignee.
Preludio notturno
da malia lunare a tratti cancellata
da raminghi bendaggi di nuvole.
Riavvolgo il tuo destino.
Potessi rivedere il tuo
Antico fulgore.

Rincorro
Rincorro emozioni,
inciampo negli sguardi,
ho fantasie,
inseguo storie
immagino possibili voli…
e colleziono cicatrici.
Ecco la mia Vita.

Sei qui
Sei qui.
Lo so.
Perché quando il mare
mi si riversa dentro
e non ascolto più
la forza dei miei battiti
posso sentirti.

Son fiero
Son fiero
degli errori,
degli inganni,
dei pensieri parassiti
che non fan dormire
che distraggono
esportano ad altre piagge
lontane, travagliate ed arse.
Ed io son fiero,
del mio sognare astratto,
vacuo,
ma forse fertile...
e di questo mio eterno
incespicare.

Autunno
Sensazione sfuggente di Autunno,
prime foglie ingiallite volteggiano
in un vento che sa di mare e vacanze ormai sbiadite,
voglia di Primavera nel Cuore e nella Mente,
ma l’animo resta muto in attesa
del prossimo guizzo di vitalità.

Felicità inconsapevoli
Eravamo tanti, casa affollata,
eravamo famiglia.
La lavatrice piena e lo scolapiatti pure
e 7 piattini, 7 forchettine, 7 cucchiaini…
Fatti più in là che aggiungiamo un posto.
E c’era chi era ammalato ma sarebbe guarito, e chi era sano e lo sarebbe rimasto.
E la mattina le colazioni veloci, e cartelle e zaini
da preparare per scuole e università.
E poi i natali, i sansilvestri, le pasque…sempre in tanti.
La felicità è un momento inconsapevole.
Sempre.
Sotto ogni cielo.
E la sera il sopravvissuto diceva alla sopravvivente:
“ ‘notte, a domani ”.
Click.
E i nostri occhi si chiudevano col loro sonno
e i nostri sogni e bisogni.

Chissà
Chissà se 600 milioni di anni fa...
si chissà se e quando il primo
occhio di un animaletto insulso e ignoto,
marino o non marino,
anfibio o terricolo,
si aprì fece rumore...
Un pop da pocorn,
un tac da scatola che s'apre
o un bum da fuoco pirotecnico.
Si aprì.
E "vide".
E basta.
600 milioni di anni fa, si, nel Cambriano.
Un anniversario.
Quel giorno morì
l' Immaginazione.
Ma lui o lei, non lo seppe mai.

Ti cercai
Ti cercai nel profilo di montagne da me lontane, vagheggiate, sognate,
Ti cercai annusando la risacca sugli scogli,
nei colori del vento di maestrale,
nel tannico di cortecce d’alberi a cui lasciai il passo.
Eri di origine accertata.
Il nome? Medieval-germanico, da principessa longobarda.
Bella la tua mente scattante come scoiattolo inseguito.
Altero il viso ma sempre pronto ad un sorriso inclusivo.
Rare le tue doti: colta, sportiva, viaggiatrice che anela al viaggio più che alla meta.
Eri un sogno ?
Eri chimera ?
Eri immagine della mente ?
L’esperto direbbe “proiezione”.
Ma esistevi, tra università, case editrici, archivi polverosi sparsi per l’Europa.
Misteriosa e scaltra come faina or non ci sei.
Vuote le mie orbite, inaridita la mente.
Sarai e andrai dove è giusto tu sia.
Ciao.

Ti sedurrò
...ti sedurrò in un modo così tremendo e avvolgente
che non farai altro che desiderarmi,
sognare il mio corpo,
sentire il profumo della mia pelle,
il sapore delle mie labbra...
sarò la tua ossessione,
la tua voglia più grande...
il tuo sogno più audace.

Ti ho guardata , ti guardai
Ti ho guardata, ieri, dal mio marciapiede con vista
eri sicura, giornale e borsa e tablet, gli occhi diritti davanti a te
a mostrare-difendere cipiglio e dignità e orgoglio,
eri tu, non sembravi tu.
Ti guardai piangere, insicura, sconfitta, delusa, ferita,
eri tu, non sembravi tu.
Passato è quel tempo.
Ora veleggi sicura, donna del tuo tempo,
inscritta nel tuo tempo.
Il Tempo ha capito, io dopo.

Sorprendila
Come i bambini, quando si nascondono dietro le mani e poi fanno cucù. Lascia che rida. E che lo faccia fino alle lacrime. Come l'allegria di un fatto molto buffo, quando credevi non sarebbe mai tornata, e che mai più niente, avresti trovato divertente.
Guardala mangiare. Ma non fissarla.
Il rapporto che una donna ha col cibo è lo specchio del suo rapporto con un uomo.
Guardala struccata. Ma non dirle che è più bella con la faccia d'acqua e di sapone. Se è una donna risolta, lo sa già. Se ancora non lo è, non ti crederebbe in nessun caso. Portala in un posto in cui non è mai stata, un posto in cui non sei mai stato neanche tu: le prime volte sono importanti, nulla ci innamora più della certezza di poter costruire nuovi ricordi. Insegnale una cosa nuova, lascia che ti insegni una cosa che non sai.
Imparare è un atto rivoluzionario.
Parti per un viaggio e prendile un regalo, una cosa piccola e che abbia cuore: tutto ciò che una donna cerca in un presente è la sensazione che parli di lei. Non accontentarla sempre: la prenderebbe per mollezza di carattere, e non è mai una buona cosa. E non dirle che quelle come lei fanno paura: si impegnerebbe a fartene di più. Non è una buona cosa neanche quella.
Falla arrabbiare seriamente, ma non esagerare. Gestire i conflitti è una capacità che si sviluppa insieme. Se le metti in testa una corona, sii un re. Se le metti in testa una promessa, sii un uomo di parola. Non provare a girare la frittata: sa come vincerti sul tempo.
Chiamala.
I messaggi vanno bene fino a un certo punto. Non bluffare: se ne accorgerebbe. Andate insieme ad un concerto: cantare a squarciagola e perdere il controllo, ci libera dalle pose e ci rende umani. Aspetta che abbia effettivamente varcato la soglia di casa, prima di mettere in moto e prendere la strada del ritorno. Se devi dirle una cosa importante, guardala negli occhi.
Io non conosco il linguaggio del corpo, ma so che gli occhi non mentono. Perciò, non abbassarli. Mai.

Tu
Sempre dritto come un treno andai.
Due stele da smussare.
Con minuzia.
Con dovizia.
I giorni e le notti testimoni del tempo.
Un attimo mi voltai quando, nell'acqua guata della vita,
scivolarono via i sentimenti.
Fu solo un istante.
Bastò!
La fucina non esisteva già più.
La sua nuvola di polvere mi raggiunse.
Mi avvolse, mi celò.
Diventò corto il respiro, scesi da quel treno.
Arrancavamo, a tentoni,
solo noi: io e la mia dimenticata voglia di vivere.
E mi smarrii.
Niente più navigatore per una destinazione puntuale,
niente più tabelle di marcia a sostenere il passo.
sensazioni ormai sopite,
unico faro in quella oscurità.
Passai così di recesso in recesso.
Di pertugio in pertugio.
Ed ecco
da lontano
un flebile chiarore,
speranza nuova,
nuovo alito.
Ammiccai a quel raggio misterioso, non accecante, atteso da tempo immoto.
Ad un passo dal possibile c'eri tu !

Pungi
Tu, o giovinetta, pungi.
Pungi come mora di macchina,
tu scaltra, ardita, e acuta,
nulla ti sfugge,
cogli dettagli con occhi e orecchi puntati.
Difficile da prendere,
sfuggente come leprotta a Primavera.
Ma ai miei nerissimi occhi d'incanto.
Incantamento voluttuoso sublime
che delle nostre anime una ne fanno.
Non conta il tempo con te,
vario il parlare,
vari i sentimenti che susciti.
E se l'età è oceano mare tra noi,
le nostre menti legate sognano...
Ma come è piccolo e leggero il Mondo
nelle tue mani !

Tu solo tu
Tu che adesso mi sei voce e canto,
non indulgere, fermati.
Tu corolla capovolta
a mo' di radice che scava i perché
di queste nostre Vite
casuali,
impreviste,
caduche,
ma sempre uniche.
Si, fermati.
Il Sole arriverà anche domani.



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