I dispersi Nelle vene del tempo, oltre le voragini erose dalle lacrime, ricerco il collame che lega i dispersi. I papaveri fan di tutto per nascondere. Sbircio. Apostoli fedeli sfuggenti come astri, favillano mistero e fuggono, o semplicemente disgregano camicie di forza. Si tracciano le linee del buonsenso e non si brinda nei calici dei silenzi. Sia avi che vivi dispensano quei petali di fiore di un trillo di speranza che ravviva. Replica il nostro sogno e torno bimbo. Mi guardo in giro in cerca di qualcuno Perchè la nebbia sfuma le immagini? E' come prender piuma in mezzo al vento, l'idea di ritrovarvi. Provo con gli odori ma bacche velenose mi confondono gli aromi. Sara' il destino a fare da padrone e intanto, solchiamo tra le rughe sommerse dal sudore di speranza.la mostra di quadri Questi sono i quadri del tuo voler sognare. M'illudo di comprendere la forza del colore, la rabbia con l'amore il cielo con il mare. M'ispiro ai tuoi soggetti senza tempo e cerco di capirne le emozioni. Ma tu dipingi a istinto ed io lo sento L'impulso che governa la tua mente, coordina le luci . Di te capisco tutto o forse niente dalle ombre dei tuoi toni naturali. Ho visto tante ebbrezze dalla vita, tu che hai riassunto tutto in poche tele, dipingi quel che è mostra del mio cuore, quel quadro innaturale di cui non v'è colore. potevo a mio padre Forse, qual animo sensibile ai giochi del tempo, età mi diede la ragione e il sentimento. Agogno ai bisogni sfuggiti, non son pago ai miei ricordi. Bastava abbracciare con maggiore vigore un padre, che mi stringeva il cielo, esaustivo. Così ho vissuto indugi che a vederli adesso mi piango addosso, e che sanno di codardia. Polidoro Nelle sere di molto freddo, racconta le sue storie. Ogni volta una diversa, tipo quella che è a cavallo, tipo quella che si è persa. La gente ipnotizzata, ne sente le parole e suole ridere con lei. Polidoro, amore nostro, gioia fitta nel paese, non smettere i tuoi racconti. Narraci di ciò che incontri. Noi, silenziosi, tuo palco. eppur mi sfugge e la ricordo. è in mente fissa e come impressa è nebbia fitta è una sconfitta che mi si appresta e non s'arresta. è il suo rammento e il mio lamento voglia del sempre C'è una fuga di fantasmi dai tasti del pianoforte. Come contorte , escon delle strane forme. Impervia impressione al ritmo delle danze. Dalle stanze, eruttano forti odori. Fuori, profumi di viole. Così , suole apparir colui che non vuole esser dimenticato.. La verità del tempo Or so cosa significa aspettare, raccogliere i secondi in riva al mare, avere un desiderio senza fine, cercando una parvenza assai sublime. Or tu giacenza calda di emozioni, virtù elevate specchi di finzioni, mi fai sentire inutile nel dramma, mi fai morire dentro amica fiamma. Ti prego donna sacra dell'amore, di fingere di attendere le ore, di spegnere l'incendio che devasta, di cogliere la cenere rimasta. A ritroso Seguendo il corso di un fiume, come immune raccolgo le voci dei popoli. Vedo le storie senza vittorie scritte sulla sabbia, ognuna un granello di rabbia. Quante sono, incredibile! Quando colma è la sacca, arrivo a monte, tu mi aspetti stelle negli occhi. Mi tocchi ed indichi dove scaricare. E' la montagna dei dolori accumulati. Sirena Come impietrita dal rumore, sirena si blocca ad inaspettato movimento del mare. Cambia profilo il fondale. Strane forme iniziano a gioire. Nel turbinio di acque danzanti, si scioglie la millenaria solitudine. Cieca d'istinto. Senza insegnamento. Lei, comincia una danza di musica sommersa fuori dal niente Guscio di noce, vento che tace, sorriso recital di una sofferenza atroce. Cubi di ghisa, da voler migrare, fuori c'è il mondo da poter cantare. Soli rinchiusi, da mari di onde, sponde sommerse da chiuse finzioni. Informazioni, si danno battaglia di reo umano errore. Apriti a fiore su morsa che taglia, aspetta le ore su stella che abbaglia non svanisci E ancor sorprendi dopo silenti inverni. Dopo aver mostrato i denti. Dopo aver lasciato i solchi. Come il giorno del giudizio temuto, appari e ancora esisti. Tremo con il sole fuori. Cerco di svanirti ma perso ancor in te cado, come lacrima sfuggente negli abissi. la nascita Battiti, battiti, battiti. Triplici attimi. Luce, lacrime, liriche, triplici stimoli. Respiri, sospiri, sudori, triplici brividi. Applausi, sorrisi , è il mondo. E' questo che accade dopo il parto. agonie Quanti visi mi fanno visita in questa strana agonia. Nel cuore e nelle tempie c'è il fumo, poi loro che appaiono, magari solo in visita, oppure solo in recita, magari con la sciabola. Or combatto. Mi manca un movente per questa strenue difesa, ma questo limbo mi avvince e il sogno spinge ad altri limiti. Nel sonno dei miei sensi, sono il templare dei vinti, sono il messale dei pianti, la conclusione dei tempi. angelici Sono come voi,angeli dell'ovunque. Non c'è inquietudine nel mio blu per sempre. Volo di fiamma per sperarti ancora. Provo a sentirti ma non so sfiorarti e al cielo volo mio. Provo a parlarti ma non so inventarti e al vento sono io. Mai potrei fermare Il mio planare innaturale dietro ai monti sconsolati, del tuo dubbioso esistere di eterno. Il melo dei desideri Sono, i tuoi lunghi e avvinghiosi capricci, i frutti piu' belli del melo. Rami, milioni, volgono ad ogni total desiderio. A destra si inarcano di grazia assoluta E muovono a sera al culmine di ogni emozione. A sinistra, si infiammano esplose le vie dei colori E profumi di piene passioni.. Avidi all'oro, saranno i tuoi piu' convinti pudori, e questi reati,che chiamano amore, sapranno cambiare profumo e colore. Notte d'altri Sfoglio la città di notte, come carta di un giornale, ma non la vivo. La desidero forse, è vero, nel piu' intimo mio mistero, ma non posseggo le luci degli altri. Non vivo i sorrisi sinceri, ne barcollanti parole, ne gli scampi di dolci momenti, percepisco il piu' vero tra tutti gli istinti, l'istinto notturno,che al giorno fa beffa, della dea di ragione, che si perde in un mare come goccia di mera illusione. viso La piega delle tue idee si riflette sull'iride dischiusa da tante incomprensioni. Il pensiero al tuo sorriso è servo. Inizia al giorno e non desiste finchè i sogni blu cobalto lo tramutano in coraggio. Le tue fossette come catini carichi di sale raccolgono amari lacrime disilluse. Ritiro il mio sguardo da te e accarezzo le gote con il dorso delle mie emozioni sul viso tuo splendente dell'avorio della luna Ora sempre e mai Di cielo e d'altri mondi Son 'ora i miei rammenti dell'amore. Arriva forte e scappa, nei mari di un mattino. Ma non c'è riso e pianto nell'indole crudele dei ricordi. Di terra e d'altri incanti son' ora i vecchi istanti dell'amore. Ritorna forte e fugge e poi scompare, nei venti evanescenti di una notte. E manca pure il senso solare degli abbracci. Dovunque io ti pensi mio rancore e mia armonia, mi sfuggi sulla scia di una cometa, veloce incontrollata al mio destino. succede al risveglio L'alba dopo ore di attesa, dove sento ancora il ruscello fluire deciso nelle arterie di questa terra. Ho un vago ricordo dei fiori che ho vissuto, degli incantesimi di madreperla. Con facilità do saggio ai miei denigratori ed intono un canto melodioso. L'aurora scioglie tutto e lo dissolve. Immense mie parole non sortiscono. Eppure il suono è come se piovesse ed io non mi rassegno. Compongo la mia vita attorno al vento, nel mio respiro attonito e graduale. Nessuno oserà mai spezzar l'incanto, ostaggio della brezza, saluto i miei istinti e li rimando a un nuovo sogno. di nuovo , corro Obbedisco ad un istinto, senza replica alcuna,obbedisco. Sento d'aver sbagliato. Ho navigato per anni sulla nave Dell'ozio della mente e del corpo. Come una foglia di piombo scendevo dal mio albero, in autunno e giacevo verde. Ero il tappeto del dolce far niente. Le mie tinte scolorivano e Nemmeno il vento convinceva il mio cammino. E' bastato sottrarre la zavorra delle mie convinzioni E mi si muove il mondo,di nuovo. Il sudore d'oro, ricopre il volto mio che brilla festoso. Ora son pronto, non sono piu' ozio,corro e mi lancio nei miei domani, sospinto da una forza collettiva, verso il traguardo del volermi bene. sagome Ero in un maggio, la pioggia non aveva senso. Avevo un vago desiderio di dissolvermi, di divenire bianco. Volevo essere un disegno nato solitario, una sagoma del corpo, una carezza in un deserto. Il cielo grigio Non aveva volto. Poi, subentrava la paura di essere cancellati, da questa pioggia istintiva, di perdermi i colori che la chioma del cielo prometteva. Prendevo il coraggio che mancava. Ora la mia figura È un inchino ai vostri applausi, si aggrumano gli stati cromatici dei miei sensi, attorno ad una grandine fuggita, che ricordo appena. dice il tempo il motivo della vita è l'eludere il colore della morte, beffeggiando in versi. E' farsi cosmo, luce di temporale, come il giorno che entra e rovista il fato, negli armadi dismessi,nelle auto in marcia. Mille ossessioni mi navigano dentro E l'orizzonte lungo è avvolto da stracci, legati tra loro in promesse congiunte. In un velo di domande perse, lustro i miei occhi a sera. Pronto a dissipare gli addii Nelle radure arse dai timori. Cosi', studio le crepe della sabbia per cercare le sillabi del mio senso alla vita. inascoltato E' come se fosse la neve, urla che grida dal mare ovattato, diniego di verità inascoltate, false credenze disperate, vite vissute paralizzate, quasi per vincere la morte. Io la sposto la sera, la metto da parte, basta silenzi dinnanzi. Fuggo da qui, fingo d'aver conosciuto l'istinto, d'avere abboccato al suo pianto, mi copro d'allori e sorrido, la voce, trabocca, inesorabilmente cade nelle ultime ore d'ogni mia silente follia. La veglia dei sensi Veloce avverto, percorso e disincanto, umano affetto, cielo nero, verde, compianto, brucio un evento dopo che si fa sera, cerco di colpo un accento per questa mia rima prigioniera, mi brucio alle ortiche il petto, respiro la tua anima estraendone il concetto, svetto sul muro del mondo con i miei artigli, passo la notte alla luna per decifrare i consigli, chiedo al signore il motivo di tutti i miei sbagli e prego a tutti i miei sogni di rimanere svegli. la presa delle chele Se l'aria mi afferrasse la gola come questa mera solitudine, respirerei con gli occhi, rimarrei a galla attendendo l'ossigeno dalle tue parole. Amami Amami, almeno in questo giorno di sole, sollevami verso l’infinito volare, pensami. Son fiori I miei pensieri. Mi basta il brivido Del tuo calore, neve di viole che non scioglie. Pensami, lasciami l’onirica sensazione d’essere eterno in cuore tuo, guardami,negli occhi, almeno oggi. Tutto sarebbe cosi Se, svelato il mistero del susseguirsi della notte al giorno, venissi al tuo sorriso, lo bacerei e ne farei dono agli angeli, per riscrivere le leggi dell'amore assoluto. Germoglierei il mondo, di un brivido eterno. Esisterei nel tempo di tutti i tempi arpionerei i dubbi sospesi e li ancorerei alle pareti ove convergono tutti i sensi, nasconderei paure e ne farei polvere da soffiare agli abissi. Nei bagliori di un crepuscolo sarei assoluto e riderei con te nelle tracce del futuro Panoramica Spacca la notte, la luce nuova, risorge muta timidamente dal mare, dopo un bagno ristoratore. Tesse fili di chiarore tra la brina e la rugiada. Sagoma le figure, disegna gli oggetti, una finestra una macchina cento zaini pesanti, riscalda i cani infreddoliti e i bambini addormentati. Solleva morali alleggerisce i mali, mi penetra negli occhi la luce nuova, mi tiene compagnia cerco di afferrare il raggio scalciando lontana, la mia e la tua malinconia prima e dopo il buio Resiste la luce ad oltranza, il buio mi preme le tempie, ma naviga sospesa ,come una fessura.. Entro ed esco dalla porta che separa la notte dai pensieri. Amo la vita,i suoi movimenti, i colpi d'ala che illustrano la gioia di un attimo, i piccoli spostamenti di pioggia onirica, profumata. Amo il sale che porta il mare e tutti i frastuoni dagli alberi, amo la gente ed i loro odori, tra risa di denti e tutti i venti che la luna depone. Come una duna la notte si sgretola ed oltre ancora,ammiro, il nuovo congiungersi dei tempi. i campanili Dita lunghe nel cielo, unghia di croce spicca la nebbia di un mattino senza nome, le vene fluttuano sangue al ritmo cardiaco d'ogni campana, mani presenti costanti. Pecore nere tra greggi di nuvole, lembi di docili sciabole, un solo rintocco e mi desto da te, mia iride lontana e penso al mistero sacrale che faccio mio, nella lunga attesa d'una preghiera non piu' solitaria poesia Taccio, con dignità e rispetto. Ogni tuo verso è attesa, è come il destino. Interrogo il silenzio, che grava sulle mie spalle prone. In fondo, una pozza di luce porta la ragione, alla fine dei corpi le parole, al volgere dei misteri una idea. Lacero Le mie inibizioni, fuori dal tempo forse, per il terrore delle frasi non dette, oppure perché è appena passata la notte. Taccio, nell'attesa degli eventi. Ogni intuizione È presa nella mano, è retina e farfalla. Ma nella mano è sabbia E non si impugna. Guardo una rosa ancora E l'attraverso,con la brama Incerta del voler ripetere Tutti i quesiti che mi presenta il mondo Pace del mare Mare calmo palmo di vita, dorso di mano amica che ti accarezza amica. Chiedo al futuro un passato sincero e un dolce sollievo. Canti ripresi dapprima dismessi concessi dal fuoco divino. Riprende la storia di sempre. Acqua mio dolce bagnarsi di sensi, planami o mare su letto di rose, che al sol profumo mi fa rabbrividire e al cielo che chiedo una stilla armoniosa, di un senso ormai quieto pretendo una cosa, il senso soave di un suono sublime, che non ha inizio e non ha fine. Come col ghiaccio Sgusciante sortita, fuoriesco dalla presa delle chele. Si fan d'oro le fotografie. Tu cinica ed io pure. La radio a tratti che trasmette ed un acquario che sembra una fabbrica dal ciclo perenne. Non accetti nulla ed io neanche. Nemmeno le esitazioni. Sguardo basso te la prendi coi bottoni, maledette incomprensioni che salutano la notte. Un ultimo solfeggio uguale a un miraggio. Liuto di vetro attento all'urtare, prova un assolo, ma non è concerto. Lui è nato per suonare. Gli applausi scremano lontani. Sono i nostri consensi, appena passati nel riverbero delle scaglie di cielo. io dopo di te Farneticare Nei ricordi brizzolati, nelle esigue reminescenze di un giorno, volere raccontare tutto cio' che ha redatto il tempo. Sperare di essere ascoltati. Avere un orizzonte da declamare, un delirio da poter dire, un eccesso da poter confessare. Avvolgere La verità Nella carta velina E fartene dono, padre mio, io maschera del tuo essere stato. Ora posseggo La tua criniera Nella foresta delle decisioni Di ogni Primavera vissuta. la beffa degli intenti Promesse, prometto, che non mantengo. Sono il padre del mare, il custode del vaso di pandora. Rimango ferito di ferite al cuore, nei miraggi di un altruismo e del volersi bene. Mi nascondo al dio denaro, ai capricci dell'avido, all'incontentabile avere con niente. Rigetto lontano il serpente dell'eden, la parvenza allegra del jocker. Ho cento figli da schermare al male, da ungere d'olio contro ogni dolore. Rimango contuso dalle loro beffe, dai sorrisi sarcastici quando volto le spalle. Eppure, nel cupo del mattino senza sole, gli occhi imploranti di perdono d'un figlio, scintillano la mente mia, e fanno sole. Cosi' si riapre il cuore, e torna un sorriso di miele, e di nuovo la mia vita non avra' mai fine. Carta Sorrisi, tra sassi dicartone, coriandoli, che portano il tuo nome,scismi, troncati di mannaia, come potrie piu' sorridere pensando che sei un film. Mari, che toccano il fondale, mimose, che esplodono di sole, mancanze, che son carboni ardenti, come vorrei ancora udire, la voce che non hai. Palloncini La finestra dei visi sgomenti, tra alberi di ossigeno e fiumi di melassa, c'è un rio che trasporta i canti, oltre i sensi ardisco. Spengo la notte,mi privo di corde, m'appiglio all'ovunque, non temo piu' niente. Pari, i lisi volti, vorranno volare. Onde e ragione tra venti di lana, l'olfatto sostiene i fili di queste emozioni che si propagano nel profumo ostile dei capricci alati. Carta Sorrisi, tra sassi dicartone, coriandoli, che portano il tuo nome,scismi, troncati di mannaia, come potrie piu' sorridere pensando che sei un film. Mari, che toccano il fondale, mimose, che esplodono di sole, mancanze, che son carboni ardenti, come vorrei ancora udire, la voce che non hai. per il fango Sono nudo silenzio dei sensi e arranco, mi specchio e non vedo vedermi piangere. Questo fango non si afferra, mi fissa, mi esplode una voce, di magma, nella mente geme la sera, stivali oramai appesantiti affondano nella sabbia grigia senza fine ne dimensione. Anima in deriva silente osserva muta. immergo troppo futuro. I piedi e le mani grotteschi dileguano il chiaro, nei brividi convulsi della paura di scendere . Ora, alla sera, gli occhi impietriti mollicci, trafiggono al sole lontano i sogni e danzano fertili flebili sussulti. - alba nella notte Attendo una idea che mistifichi il tuo viso sgarbi subiti si interpongono ai miei pensieri al sole. Potrei ritrarre uno sguardo e premerlo contro le mani, ma è già domani e non lo tengo. La luce evidenzia le crepe del soffitto, mi mancasse l'aria sarei distrutto ma ho il mio letto e m'adagio. Pagherei per un cuscino fresco, ricorrenti rumori d'estate ammiccano alla finestre, con la tapparella bassa sono possibili tutti gli scenari, son io che canto in silenzio e ululo tra i sibillii dei sospiri nelle menti nitide d'una notte senza fiato Attendendo una idea Non spero, almeno non come vorrei che la pioggia al cuore cessi. Come un insetto bloccato ala ragnatela, le mie idee tacciano e non si muovano. Sono in attesa d'un sogno che non c'è, disperdersi di nubi che ora offuscono. Mi aggredisce feroce il vuoto implacabile, potente. Meno male che c'è il mare a lenire i bruciore delle piaghe. Apro la porta l'idea si riaffaccia,mi parla e riparto speranzoso a diradare nebbie delirium 3 Orde, capelli soffiati, stati di materia, un giorno, avviene. Coltri,apogei, risse di venti. Dimentica, ascolta la sera. Roditori nei palazzi vuoti, cantilene e pollini, il domani e mani e mani. Catapulte di parole, ardenti, evita,gambe a fuggire, incontri incontri, tu ami me nel covo dei serpenti, niente da me, nelle circospezioni della luce, un tempo che fummo. Era la guerra Tanti nomi a distanza Inseguono a memoria Le evoluzioni della voce. Deliri di fischi di bombe, dei profili di sabbia, volti indefinibili,divisi solo dal colore di una divisa, intrisa di odori acri,senza ritorno. Difficile riconoscere La luna e i tragitti della mente, troppo fango,troppo. Le mani lo afferrano, le armi lo affondano. Sguardi divisi a metà Tra cielo e terra, un cielo che appena si intuisce, tra buio e luce. Gli ultimi canali portano acqua arsa Ed erosa, ove scorrono i secondi che rimangono. Pensieri in prima linea E' nel mio silenzio che ritrovo un senso dove parlo al mondo da un cuscino di un letto. E' nell'essere nudo nell'anima avversa, nella lavagna di una vita che tutto mi ha dato, nello sfumare di un creato che mi ha assistito, che rivedo le immagini. Scenografie son stati la pioggia ed il sole, la nebbia ed il mare e la luna. La luna, che mi ha consigliato,che mi ha perdonato, ha visto che il tempo non concede spiraglio, nemmeno l'abbaglio di chiare risposte. Il mare, che mi ha cullato,coccolato e viziato, mi ha sciolto il bianco della pace di neve. La nebbia, che mi ha confuso, che mi ha fatto gioire e che poi mi ha deluso, ha ascoltato il richiamo dei vapori, ha svanito per sempre i colori. Il sole, che mi ha abbagliato, che mi ha scaldato nei freddi rimorsi, ha bruciato un istante il filo che unisce speranze. La pioggia, che ha lavato tutto, che a volte ha creato e a volte ha distrutto, stavolta ha diluito i sensi e prepara la terra ad un nuovo inizio fertile. mare agitato Cave E sanguinanti Sono le strade delle vie delle ragioni. Siamo stati inganni Dai nastri di partenza, delusi promontori invalicabili, lidi solitari, esposti alla rabbia degli elementi. Noi, senza varchi, abbiamo le nostre menti occluse, dal cielo e dal mare. Siamo stati puniti Dalla luna nascosta, dal bisogno inespresso di valutare, l'adesso delle ore, senza aspettare oltre, la fretta che mi nasconde questo cielo uggioso. Prego alla scogliera Che ci ripari Dalle onde dell'orrore, e che sbuchi dal fondo del mare, la chiave che apre, il custodir geloso il viaggio dei poeti Il poeta non viaggia nei luoghi, il poeta è gia' nei luoghi. Il viaggio lo ha gia' vissuto, il poeta in fuga ha strappato mille mondi, i dettagli li ha già ingranditi, oppure li ha ridotti a graziose miniature. E' già un qualcosa valorizzare il mondo fuori, secolarizzare i valori della vita. Il viaggio della storia si ripropone perenne, con le stesse ombre e giochi di luce, come una mattina in treno. La religione li fa attraversare Tutti gli strati fino al Dio Cuore. Il poeta cerca nei luoghi, in via d'estinzione,senza propagande alcune. Osserva le alternanze di comparse e dissolvenze, fluttuazioni del corpo oltre che della mente. La poesia è il luogo che si pensa Non arrivi, senza una meta. L'unica strada che un poeta Vuol scoprire, è quella dove si insegna il linguaggio universale dei bisogni. la libertà Chiedo semplicemente di dormire, potere scivolare sotto un ombra, giudare tutti i campi della mente, fare finta di niente, presente ai mutamenti del destino. Potrei persino girare come girasole al sole, giocare alla taverna delle gioie, brindare con un calice alle noie, alle sedie impagliate, facendo due risate con i fiori, al mondo fuori, che guarda coi suoi occhi il tango passionale degli eventi. L'orma Orma impressa sulla sabbia circoscrive il suo confine. Destini già scritti di granelli di uomo, prostrati al peso di umani dolori, compressi al sole che riscalda ricordi opalescenti, bagnati dal mare del sudore di fatiche forzate e dalle lacrime di religiose preghiere. Orma spalto e tamburi di quotidiane corride contro il nulla, eco soffocato di rancori spenti, argento di notte,stella polare riflette. Orma modellata ad un domani da sapere, ad un inizio da ricominciare. come bloccati Siamo inganni, metamorfosi di immagini intagliate nei ricordi, ferite non chiuse di un amore oscurato dall'autunno, chiodi in un muro maestro, orologi privati di un giro di ago, fermi immagine del sempre continuo incessante sperare, l'ingresso vietato per chi non sa desinare vizi e virtu' di una vita scomposta in tasselli, bloccati dal vento nelle eclissi di ogni promessa sfumata. regno purgatorio - Regno Purgatorio Un gabbiano in volo Apre nuovi orizzonti. Stupisce l'assenza dei rumori, totale. Il sole va giu' Inarrestabile. Niente rumori, una scultura in bronzo graffia il cielo. Ognuno cerca qualcuno da essere. Un'arcata due bandiere, separano i destini, sopra al fiume delle pene e delle gioie, sotto al monte delle risorse, che di umano hanno solo il nome.. Tiepidi venti leniscono Le coscienze su gocce Sospese ed incognite. Non si capisce se sono Gocce di sudore o lacrime di speranza, brillano intensamente, come coi semi siamo piante, da ergere,alimentate dal rincorrersi perpetuo degli eventi, nelle fotosintesi delle vite vissute. Leale non temo Del delirio rido, rovescio la notte,fingo di scorgere ombre vaganti. Concepisco gli istanti di sorrisi insieme, invento le luci che ci accompagnano. Niente mi chiedi, solo rispetto, solo il sapere di osservare il tempo, senza paure di tradire gli abbracci. Lingua di Luna, albeggia un momento, non temo forzare lo scrigno segreto di un tuo tradimento, evento piu' assurdo di un mare sparito. Mille i secondi per saperti amico, mille gli istanti che sono infinito. erotika Non mi sveglio dentro a un sogno erotico. Mi muovo estatico su un mondo onirico. Piaceri della carne, piaceri della vista. Stanotte è lei l'artista dell'amore. Magie di veli e rosa pelle. Sospiri ansitanti, sudori e pianti e baci. I sensi possono attraversare le mani e tra le mani i profumi e i tuoi seni. Poi i tuoi fianchi. I sensi ora stanchi abbandonano il gioco. Mi ordinano il risveglio e sento l'amaro sfumare del dolce mio abbaglio. rovine Segmenti sparsi e sparsi son pure i trucioli dal sole. L'avena come segatura abbandonata dei campi e nei campi è vietato fumare. Nessuna canzone nessuna. Nei bar di stazione c'è solo finzione che va tutto bene. Vive lune ancor sospese e risplendono nelle fessure del cielo al terreno. Quanto freddo nel gioco dello scambio dei ruoli dove tu sei me ed io nessuno. Amore che contrasta amor piu' forte, di odio e di morte silente è capace. Amor che mira drammi di amor perso, di gaudio e di vita è ormai avverso. Amore che riscopre amor nascente del niente sfumante passato ha vissuto. Brividi di dicembre Di aromi salmastri lontani un ricordo M'appare l'estate sbiadita e distante. Trapela una luce di un nuovo rammento Di un cielo pur bianco nel nero di notte. Non è stato sogno ne pargolo istinto Ma un lento svegliarsi di brividi caldi. Rivedo le immagini di nuovi colori Di quando ero bimbo aspettando i natali. Emozione dei sensi di attesa del buono Di un mondo migliore da ricominciare. Nei dono vedevo un sole nel buio Un tiepido senso schiarire un istante. Nel dolce presepe vi era il mio mondo, conforto più bello è averti qui accanto e tutto diventa magia d'atmosfera. Ora come allora aspetto quel contrasto di speranza, che sgretola dal nulla e ricompare, che genera l'amore del natale, che mi fa vivere e che mi fa morire. la destinazione Paradisi, divisi da strade. Intrisi Dai zeffiri e volatili Cremisi e visi Ed effigi di magi e santi Assisi E sorrisi di artisti e amori dai volti Lisi È in questo viaggio che trovo Il coraggio Ed affronto il salto nel vuoto. il paesaggio cerco il ricordo nel vento tra le file di ulivi così m’assopisco e qui riconosco il posto è la babele delle umani insicurezze sono le brezze che spazzano le certezze così mi desto come un addio Vento caldo ne ho bisogno per affrontare il lungo viaggio, in qualche modo mi mette coraggio. Non c'è nessuno a salutarmi, ma non aspetto nessuno. Mi tornano in mente le frasi mai pronunciate, ma presenti da sempre in me. Domande, questioni, semplici allusioni, diverbi, ammissioni, gamma di emozioni recondite. Porto con me tutto, niente escluso. Così, precluso dalla tua vita, supero un colle e mi previo della tua vista. per la luna Spegni le luci C’e’ la luna Non te ne andare. Rimani. Sei fugace. Rimani. Placa il vento della mia anima Che trasforma i paesaggi Bagna l’arido del mio essere Che prosciuga i mari. Devi andare? Non giudicare. Mi manca la guida Cerco ancora la strada |