Poesie di Alessia Sanna


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Note notti
Quanto costa liberare una
schiena densa delle tue
mani
quanto occorre per trasudare
lettere insinuanti
e infine espellere uno
sguardo dagli occhi?

17 settembre 2020
Qual è il sentiero
che si continua a battere?
Il cammino da lento
va a ritroso,
calpestando foglie
di facce raggrinzite
dalla troppa pioggia e dal fango.
E il cielo si ferma
a dei passeri lontani,
baciati dal sole,
quel cielo denso
di grosse funi nodose
dove uno spiraglio è
come un eco,
o una discreta fantasia.
E le mani nella terra
piene di terra
a stringere umori
e riempirsi di niente.

A Te
Lasciare che
il soffio invada,
che il Verbo fluisca.
Arrendere la terra,
le piantagioni,
arrendere il fluire
del sangue,
coi palmi al suolo
e gli occhi all'Infinito.
Un soffio, uno spazio
colmo di Eterno, a
rigenerare linfa, a
riverdeggiare desolate
foglie.
E pioggia cade,
cade ricca a dissetare,
cade ricca a nutrire.
E sto qui,
con le braccia aperte
bagnate di Grazia,
ad arrendermi,
ad annullare ogni resistenza,
a riemergere dal fragore
dei vecchi passi.
Io mi arrendo

Abitudine
Cammino
sugli spettri
cammino
senza fiato
per incontrare
uno sguardo
per dimenticare
il tuo viso

Sostenendo il mare
Incauto, ossessivo…
Naufragare di voci
Nel ritmo elevato
Sanguigno

Sonno alla deriva del tempo
Altresì la più incantevole
Luce

E gli occhi son diversi
E altri non sono più miei.

Mi colmo di Luna
Mi colmo di Luna
e del suo respiro
raggomitolato
tra le coperte
mi colmo di baci
dischiusi al nuovo
giorno
e fiducia assoluta
dipinta in fondo
alle tremule ciglia

Mi colmo di Luna
in una sera che
vira alla notte
discostandomi
da domani
e da ieri

Mi colmo di Luna

Semitono
Inguaiava
se stessa
scontrandosi
negli istanti.
Lui, inseguiva
distintamente
inverno.

Verso
Cent'anni
e rimasi al silenzio
secondo le perle
riparando le
mattine

Sempre
senza cambiar
nome
retrocedo alle tue
forme
nel tempo perduto.

Tutto il resto
Memore invano
come d'ogni sera
a cielo aperto

Sotto l'eleganza
Do le risposte
alla quieta insistenza
dei venti fa

quanti pozzi
hanno già taciuto
allo scoccare
delle onde!

Eppure il grano
acerbo
di dure scorze
ha cercato
e annaffiato
la ruggine

Babele
Come raccolti
senza nascite
come rumori
inondati di
silenzio

Astenia
Oramai sopraggiunge
stanchezza
a pelo d'acqua ritrovo
quei mai sospesi
d'immaginazione

L'una calante
Salir
come note
comuni
ai Paesi
alle mescolanze
lievitanti
nei torpidi
piedi ricamati
ai solstizi

Perché
di nuovo
perdo i
sentieri
al suol maturo

e son certa
dei limitanti
caseggiati
all'imbrunir
che non si
spera

Elefante irreale
non ci vuole
poi tanto
perchè l'inchiostro
sgorghi
dalle fondamenta
del terreno
dall'aria
che sussulta
da una pelle
che trasuda
languore

un cuore
che si stringe
un viso
che si offusca
un tempo scandito
sul niente
sul mezzo
sul folto irreale

è il santuario
che si fonde
con l'intenso
maremoto
che sussurra
la più pura
indecenza

40 scarpe
Paura di non
sentirsi all'altezza
di bisogni insistenti
paura di un
fiore che marcisce
nell'ozio incauto
la meraviglia
di una notte
senza tempo
la consapevolezza
di aver bisogno
di remare

3 ottobre 2011
Non c'è più
vanità ne civetteria
nello scontroso
rincorrersi di
verbi altisonanti

l'animo mio
rifiuta le
frivolezze
di una penna
acida

7 settembre 2011
Non posso
dipingere
acquerelli disinvolti
con un pennello
spezzato

Lembranca
Piange la luna
su panchine brillanti

Rubami
Finestre chiuse
è notte
respiro fondo
bisbigli superflui
fruscio di
lenzuola
pausa...
si riavvolge
il tempo
Suona il
violino stonato
tra i lampi
tra volti di
opressori
volti indigeni
luoghi lucidi
sudore magnetico
fertile
negli spezzoni
del film
nei bui incoscienti
nell'ancor fresco
tramonto

Agape
Sillabe distanti
un eco
un lamento
un rintocco
scivola
nel tempo
romanzo perpetuo
una voce
poesia solitaria
canto scolpito
nel volo
sulla chiave
nel fondale
sulla porta
senza serratura
sulle sbarre
congelate
nelle mani
vuote
nello stomaco
pulsante
in riva
al mondo
in riva
al cemento
in ginocchio
negli spazi
aperti
nel mio sole
nella calma
luna

campane
quattro stili
quattro punti
a nord
una panchina
a sud
la sabbia
a ovest
sui muri
a est
sulle strade
Deja-vu
domanda tranello
ritmo veloce
maschere sogghignanti
è un circo
clown equilibristi
mondi perduti

cieli a pezzi
striscia di luna
frastuono
tamburi
percussioni
i cieli
sono a pezzi

Strada asfaltata
di vapore
o dilemma
terreno

Angoli
bimbe bianche
rane sui bivi
nasi sudati
braccia spezzate

Venti passi
Formiche
su una bussola
cantano
si sciolgono
tacciono
urlano
raccontano di
mille fogli
e scatti
di olio puro
e chewin-gum
spigoli
montagne
venti passi

la bellezza delle
onde.

rovi, ne guardia
maestrale
su quadranti schietti
perla effimera
su biancori ondeggianti

stella
nei freddi fondali

l'umano errore
sonagli vibranti
ora vivida luce
ma impazienza ancora

di pazzie e timori
si colora il cielo

persi tra la polvere
viaggiare in corti spazi
e perdersi tra la polvere
del mare
nell'abisso delle schegge
di parole
di occhi invisibili

volare su porte aperte
di vie cieche
nel pavimento di rose
velate
e gli inferi attendono...
ancora un saluto

il poeta e il calamaio
fortezza
è un assalto
si stringono gli occhi

lampi rinchiusi
è pronta tempesta

ululati, singhiozzi
bimbe nell'angolo
il ragazzo volante
rifiuta le rughe

Cambia pelle
confusione
mille volti
mille squarci

batte rabbioso

luna maligna
porti fantasmi
sussurrano
costantemente
loro fiabe

preme
preme
è pesante

mille gocce
e cade

succhia linfa
e rigenera
e parla ai venti
in lingue sconosciute
non si stanca
corre
con forza divina
e nega
ancora

la rugiada
continua a formarsi
dalle innumerevoli crepe
di una foglia
sgraziata

fluttua
sul vento sconosciuto
non la fa fermare
è insaziabile
di lei

a terra profondi
laghi
e sbavati
quadri

ancora
e ancora
aspetta...


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