Poesie di Gianmario Scalvinelli


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In hora nostrae mortis
Sono appena morto
Incidente, uno schianto senza speranza
Le suore dell'ospedale mi hanno vestito
Pregano
Grazie
Ecco arriva mia madre
Si strappa i capelli
Grida
Povera donna
Mi sento in colpa d'essere morto cosi'
senza avvisare
Senza preparare il terreno
E la ex moglie silenziosa in disparte
Un poco annoiata e seccata
Avra' dovuto lasciare un affare
E gli zii…..i cugini…..
Ahi ecco che arriva
la nuova compagna
Povera cara
Timida
deve celare il dolore
E' sincera
Si presenta come collega di lavoro
Tesoro
Chi puo' crederla?
Mi guarda
Oh cara non guardarmi cosi'
Non volevo lasciarti in questo modo
Mio padre non parla
Il silenzio dei vecchi
Ecco gli amici
Un brusio insopportabile
Ma saranno stati veri amici?
Una voce dall'Alto:
Poeta!
Ora incominciano i guai….
Devo andare
Che mai potro' dire lassu'?

Citta’ desolata
Qui non e’ brezza di mare
ne’ freddo puro
Certe cose possono accadere
solo dove l’aria ristagna
tra muffe di case
sprangate
Tra cantine abitate dal fumo
Qui sono i passi inutili
Qui il piano inerte che non accoglie
luce ne’ canti
Gli alberi non sono vivi
nel legame impuro tra bitume
e selciato sconnesso
Citta’ desolata
Immemore degli orizzonti antichi
Pietre che non sentono il soffio del sole
I giusti mormorano preghiere
disarmati delle spade di fuoco
Quali giusti salgono alla collina per mostrarsi alla citta’ desolata?
Nell’aria immobile tutto si confonde
grumo informe di noia e di violenza
Non basta qualche repertorio
di putrefatte accademie
per essere vivi

Giulia
Ricordo i tuoi zoccoli
politici e simbolici
Gridavi la rabbia e le formule
assolute
della protesta
Attorno alla scuola
Per le vie del centro
Dietro un megafono rauco
Si, io ricordo il tuo scialle rosso
e il tuo sicuro approdo borghese
E a quindici anni un’altra ragazza
sola
accompagnava compratori di case
nell’afa di luglio
Non noi
intenti a giocare
rossi contro neri
E a quindici anni un’altra ragazza
faceva da madre
a una sorella bambina
Non noi
inconsapevoli servi futuri
gia’ servi allora

I giorni del male oscuro
Venne il male
silenzioso come neve
Gli uccelli immobili
muti
Alberi neri
come pietra dura
scolpita in un attimo di
di dolore stupito
Aria e cielo rappresi
in un fiume gelato
La tua voce mi giungeva
da un luogo lontano…

Ascoltammo nel buio
il richiamo della volpe
O di un uccello notturno
Un suono cadenzato
lontano
Scivolava tra gli abeti
immobili
Mutava col vento
Che dice?
Un saluto
Un lamento
Una preghiera
Ascoltammo
senza capire il prodigio
Un limite invisibile
ci separa per sempre
da quella voce

Bandiere
Bandiere svanite
Io vi ricordo
Una per una
Nel vento
Nel sole
Mute o sussurranti
Intrise di pioggia
A capo chino
nella dilacerazione
di un dolore
Spavalde
nella festa
e vive
Ora i vostri brandelli dimenticati
sono come i nostri cuori
svaniti
silenti

Quante volte hai guardato
le travi alte sul muro
nelle folate di calura
soffiate dai campi
Fuori non si ascolta suono di vita
sotto il cielo velato
informe
del pomeriggio riarso
Ma le cose
anche in quest'ora
non sentono la vertigine del vuoto
il mancare....
Non attendono il riaversi del mondo
nella frescura della sera
Tu solo devi aspettare
che lenta
passi
questa tortura

Luce a Sirmione
Scendemmo al Lago
tra le siepi di Luglio
in mezzo a cascate di colori
fioriti da balconi ebbri di sole

Aprimmo l'acqua
che ci accolse leggeri
Non una parola ci chiese il Lago
ne' disse
Solo corrente lieve
e sassi levigati

Oh Luce abbagliante riflessa alla riva
in Te mi sono abbandonato
senza paura

Acqua e Luce in un abbraccio di vita
non sono una evanescenza umana

Voi accettaste la mia carezza
e non lasciaste la mano

Specchio di Paradiso
dove l'istante e' per sempre

In questa radura luminosa
finisce e origina il Tempo

Esservi immerso
dissolve quell'ombra
smarrita
lungo un sentiero
al nebbioso crepuscolo

Normalità
Come un lampo di cenere sono passati
questi giorni di guerra
Ho cercato
esausto
la terra solida
l'approdo finalmente sicuro
In un 'ansia di normalita'
Poter rientrare nello stormo
come uccello gregario
felice al suo posto
Questa fu l'illusione
Questa la lotta invincibile
Ah poter essere quella foglia
che cade immemore
quel ramo che indifferente
si piega


Da una amica ammalata e inguaribile al suo amico fidato
e a tutti quelli che vogliono decidere al posto loro, a Eluana, che il sonno le sia finalmente lieve


Non potevo parlare
Tu non volevi vedermi
Mi guardavi soltanto
pauroso
per ore
Per te solo prolunghi la mia agonia
per il tuo egoismo di bonta'
per la tua pieta' malvagia
Non potevo chiederti nulla
con le labbra sigillate
gli occhi spalancati
sull'abisso
Ma ti avevo parlato un giorno
E tu avevi promesso
Oggi mi lasci prigioniera
senza colpa
Vince un ignoto sapere
violento
Ecco trionfa la violenza
dei buoni
I farisei non passano mai
Giardini sereni mi attendono
o una notte infinita
Ma tu lasciami andare
Non gettare nel vento le mie parole
Questo letto
non e' piu' mio

in morte di Vanessa
l'amica farfalla


Vanessa
hai respirato le rose
di un giorno
Per un giorno soltanto
sei stata compagna dell'arcobaleno
che si specchiava nell'erba
Fu uno schianto dell'aria
ad annerire i fiori
a stendere un velo improvviso
sul cielo?
Ora tace per un attimo
il prato
Si prende il vento
la polvere
delle tue ali

Ricordi
Ora Tu senti la vertigine
dell'atto compiuto
o incompiuto
Ma ricorda: e' uguale fare
o non fare
Senti il vento di Marzo che soffia
le strade lucide di pioggia
il Maggio inebriante di siepi
la promessa di sole
Respiro ancora l'asfalto piovoso
e bruciato
Lei viene? Non viene?
Non importa il suo nome
se il ricordo e' caldo come latte
che ha profumo di miele
C'erano sere che le voci non tacevano mai
nei cortili
Le notti lunghe di Luglio rubavano al sonno
giochi infiniti
Erba rorida e verde ove ora non e' piu' terra
Erba che si lasciava calpestare felice
alle corse pazze di ignari bambini
Passato presente futuro
Parole ignote ai lumi allegri della Estate notturna
Avevamo uguali scarpe cariche di terra
e camicie sporche
Non mogli ne' mariti ne' amanti o figli
Non una origine
Eravamo un grumo indifferenziato
di felicita' senza cuore
Ombre non scuotevano i nervi
La notte non faceva paura
Ieri oggi domani uguali
nella cantilena buona di una Maestra
Io fui un pezzo di quel grumo che la vita ha disciolto
Separa le carni unite la vita
e le getta lontano con occhi bendati
Ora Tu non mi riconosci
Eppure per Te una notte ho vegliato
sperando che il vento ti portasse
il mio canto

Viaggio nauseante
Quando finisce il volo illuso
dalla terra informe,
melmosa
al Cielo?
Sogno
di parole tremanti
e occhi dilatati
Balbettio di pensiero
Ragione perduta
Follia veloce
Pericolo, pericolo di un buio
infinito
Apriti terra
mostra finalmente il tuo seme
maligno o la tua salvezza
Evento sconosciuto
trasceso
e trascendente
Nemmeno le parole si fanno
pane o pietre
per le mani
Terra impura
stravolta da un ghigno
Fermati Follia
non dire oltre
perche' nessuno
puo' vedere Dio
o l'Angelo della Notte
e restare vivo

Quando finisce un Amore
Avevo portato due pani
per offrirli al mio Amore
Glieli porsi
ma Lei non li prese
Erano solo due pani
Erano poco
Ma dentro quei pani
avevo nascosto due diamanti
Ora continuo il mio viaggio
travestito da povero
Porto quei diamanti
nascosti con me
per il mio prossimo Amore

Sera
E' una luce stanca
che si curva
poco a poco
questo tramonto

E' come le foglie
secche
che il buio si porta con se'
con un lieve
mormorio

Anche io sono
una foglia stanca
di questa sera
che viene

Impressioni di una sera
Immobili i rami
verde cupo
avvinghiati a questo cielo
che lentamente scolora
e con esso
l'anima

Improvviso mugghia
l'abisso
di una illusione
sempre rincorsa
sempre perduta

Prima di Te
Prima di Te
questi fiori non avevano colori
ne' profumi

Prima di Te
questo pane era solo
pane
il cielo solo
lo specchio
di queste strade opache

Prima di Te gli occhi
erano solo palpebre
di carne

E prima di Te
che erano mare
e stelle?

Tutto il mondo e' nato
con Te

Ora anche un filo d'erba
e' una Sacra Divinita'
Il Cielo ha mille voci
Il bosco danza
e il mio cuore li comprende
Tutti

Il Canto perduto della Terra
Ascolta
La Terra piu' non canta
Il vento e' passato
tra le colonne di marmo
che sembravano invincibili
Ha sollevato polvere bianca
e grigia
indifferente alla nostra preghiera
Anche le fonti
non mormorano piu'
alla luce dei fuochi
ai falo' della vita
Deserto e' restato
di pioggia rossa
riarsa
questa radura
che credevamo
inviolabile


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