Verrà la città di vetro
Verrà la città di vetro
con architetture trasparenti
forme di cristallo
e guglie luminose di cattedrali
ardite verso il cielo
come una terra promessa
carica di sogni,
ma in toni d’apocalisse
già ne vociferano
i fedeli custodi del culto
bibbie e vangeli
al macero
profeti e messia
perderanno il loro mestiere
i misteri della fede
perderanno sussistenza
annullati come saranno
dalla trasparenza.
L’oltretomba non sarà
più una minaccia e inviso
ai più poveri della Terra,
i ricchi non pagheranno
più per conquistare il Paradiso.
E angeli di luce
saranno i custodi
di noi comuni mortali
pronti a soccorrere
i nostri peccati veniali.
E noi tutti saremo
visibili anche nell’anima
intelligibili i nostri pensieri
faremo a meno degli sciamani
per curare i nostri mali,
inutile sarà l’inferno
e le pene corporali
i peccati decadranno
torneremo virginali
al giardino dell’Eden
da cui fummo cacciati.
Volterra, 1 settembre 2006
Cielo limpido diamantino
si posa sulla tua anima
di pietra antica e bastioni
e mura, maschi, torrioni
palazzi e chiese sull'altura
d'argilla il nobile profilo
etrusco gli occhi sorprende
mai stanchi d'accarezzare
un tesoro di tal fattura.
All' "ombra della sera" pende
dai tetti una falce di luna
e corre nei tuoi vicoli
e nelle tue piazze di storia
a occhieggiare insieme ai gatti
e dalle balze, settembrino
ai notturni poggi tranquilli,
sale un tardo concerto di grilli.
Al canto del bardo
L'alba nasce a tinte cupe e grevi
sulla turrita cittade ghibellina
nobile e alta sul terso colle
stretta d'assedio da poderoso
esercito, e alti battifolle…
garriscono leggeri gli stendardi
di colori accesi.. al canto de' bardi..
Riverberi di prima luce in punta..
d'alabarde e di corazze lucenti e armi. ..
I neri corvi volan guardinghi dalle pievi
alle bertesche…in raminghi voli.. ..
Si chiudono nello stridore dei cardini..
le inviolate porte a doppia mandata…..
chiaman a raccolta nelle piazze..
la martinella e stridule ocarine… ..
corron i presbiteri, contro il mendace.. ..
agli altari solerti a invocar pace.. ..
Sui ballatoi della rocca, alle terrazze..
corrono veloci impavidi gli arcieri, ..
son le balestre pronte sui bastioni. ..
la scarica di strali trapassa le guarnigioni..
cadon l'avanguardie degli assalitori. ..
ventri squarciati, divelte teste..
e sangue a fiotti schizza a furor di mazze..
..
grida di dolore alto trasale come peste..
nitriscon pavidi i furiosi destrieri..
muggiscon le vacche entro le mura, ..
tutti gli animali treman di paura..
e sferragliar di spade, d'armi e cimieri..
la ferrea falce della morte…sibilante..
non s'arresta,.. e ferro e fuoco s'accende..
e divampa dentro e fuori le mura…...
corre a fiumi il sangue alla pianura…
L'impero della
pace
Le truppe si muovevano
secondo i piani dei militari
in ampie manovre a tenaglia
per porre sotto assedio
la capitale dell'impero della Pace.
Come fa una città,
un 'impero a vivere
in Pace? commentavano
i cronisti di guerra
al seguito delle truppe
d'assalto dei media
di tutto il mondo.
Chi sono mai questi
barbari , questi incivili
questi esseri disumani
che non sentono dentro
la loro anima, dentro
le loro vene pulsare
il seme della violenza
dell'odio, della guerra,
della ribellione, del dominio?
Certamente dobbiamo
eliminarli dalla faccia
della terra commentavano
i politici…..
dobbiamo imporre
la guerra, l'odio, la sopraffazione
lo sfruttamento, la corruzione
con le armi della democrazia…
che mondo mai è questo?
pieno di colombe…
tracimante di buonisti…
di gente bella onesta e di fede..
via via per carità ….
possono essere di cattivo
esempio alla società
civilizzata, alla nostra società
dei consumi….
Sono teste calde, indomite
potrebbero inquinare
con le loro idee, le loro leggi
basate sulla giustizia,
sul rispetto i nostri ordinamenti
giuridici cosi cavillosi
dove la giustizia è uguale
ma non per tutti…..
Dio ce ne scampi e liberi…
Soldati preparatevi
all'assalto!!!!!
Parole
Le parole
si riempiono
di noi:
ci accolgono
con tutti
i nostri
sentimenti,
le nostre gioie
i nostri difetti
i nostri dolori
ci rispecchiano
e con grazia
ci sopportano.
Poesia in tre parole
La nebbia copre
il paesaggio del cuore,
ma poi spunta il sole
e rinasce la poesia!
Epidramma di famiglia (riservato agli addetti
aeroportuali)
Presto ci alziamo e parte l'andazzo
di farci fare subito il mazzo,
e per l'onore, senza vantaggio
si sgobba dal check fino al centraggio,
e chi lavora in biglietteria
si cucca pure la "cancelleria"
Un saluto a tutta la rampa
caldo freddo e buona zampa!!
Nel bosco
Dentro il bosco
m'immergo
e annaspo
dentro un pettine
verde d'arbusti
che or mi accarezza
e ora mi punge
Un anelito
intenso mi spinge
dentro la fustaia
cattedrale verde,
e ardite guglie
di ramaglia
trafiggono
il cielo
in giochi
di luce e controluce
disegnando
arabeschi di foglie
ora verdi, ora cupi,
orifiamma.
Sento il suo
intenso respiro,
e un suadente profumo
salire
dal manto di velluto
dei muschi,
e gorgheggi d'uccelli
riempire di mille voci
canore, la cupola
aerea di foglie,
e sprofondo
nella corona di verde
alzando il calice
dell'armonia,
e occhi di fiaba
sognanti.
Prescrizione inutile
Mi sono prescritto
una bella dose
di volontaria solitudine,
per godere il silenzio.
Ho costruito
il mio rifugio
con la migliore
tecnologia possibile.
Nonostante
tutta la mia buona volontà
e il mio impegno,
mi sento sconfitto:
come sono chiassose
le mille voci
del silenzio,
che passano
attraverso
tutti i muri!
La casa delle parole
A sera passa attraverso la città il poeta,
sente addosso i fasci multicolori
d’ una foresta luminosa
di luci, di neon e mille occhi, mille
occhi che incrocia,
che guardano, guardano senza vedere,
e vedono senza guardare.
Passa il poeta e capta un brusio di voci,
brandelli di parole che parlano di commerci,
di saluto, di disperazione,di appuntamenti
di gioia, di speranza, di lotta, suonerie
di telefonini per un urgente comunicare
spesso vacuo e inutile.
Allunga il passo il poeta,
attraverso il ventre dell’urbe
perduto nello stordimento
delle sue mille voci, rumori, frastuoni,
getta un ultimo sguardo furtivo
al cuore monumentale della città
scrigno e “substanzia” vitale
e secolare dell’arte e della bellezza.
Passa il poeta, e cammina,
cammina verso la sua meta,
la sua cara e silenziosa “casa delle parole”
che l’aspettano trepidanti sulla porta,
come vecchie amiche!
La Pieve di Coiano
(Muore un momento storico-artistico
sulla via Francigena)
Angeli, angeli oranti
intorno a te
millenaria Pieve,
in trono
sulla collina,
piangono
sul tuo venturo
e prossimo
destino
di reliquia.
Il tuo corpo
di pietra
trafitto
dalle offese
del tempo,
e dell’incuria
dove fiorì
la preghiera,
nei secoli
dei secoli,
muore
ogni giorno
che passa.
Chissà
chi ti curerà,
antica Pieve,
se perfino
Dio
ti ha abbandonato!
Il dio PIL
Esigente e tremendo è il dio PIL,
un dio terra terra, un dio molto terreno
un dio perbenista : giacca e cravatta!
Ha solo tre comandamenti per l’uomo:
Produrre, consumare, crescere.
Parla per bocca dei suoi profeti,
e ministri di culto:
finanzieri, business men, petrolieri, industriali,
economisti, investitori,uomini di governo del G8
e fa dire all’uomo e alla donna:
voi siete nati per far crescere l’economia,
e perciò dovete farla crescere e moltiplicare,
altrimenti patirete la recessione, l’inflazione,
la stagnazione economica che saranno le vostre
pene d’inferno su questa terra!
Ma se l’economia crescerà e ci sarà sviluppo
vi darò supermercati più grandi, tante merci,
tanti nuovi prodotti, nuovi telefonini,
nuove palestre e beauty centers,
tante automobili, tante strade, tante barche
tanti porti, tanti nuovi aerei e nuovi aeroporti ,
tante badanti per i vostri bimbi e anziani,
per la vostra e solo per la vostra unica felicità!
Oh che gravi minacce, mio dio!, che gravi minacce!
E allora spinti da tutte queste previsioni nefaste,
uomini e donne di tutti i paesi industrializzati,
giù a correre, a lavorare sempre più intensamente,
per far crescere sempre più vertiginosamente
le loro economie, che porteranno tanti prodotti
per la loro felicità, per la loro unica felicità!
Dobbiamo crescere, dobbiamo crescere
ripetevano all’unisono tutti gli adepti,
in tutti i paesi industrializzati, dai vertici
fino alle classi più basse dei lavoratori.
Il crescere, il crescere era diventato
l’unico credo e nessuno sapeva più dire
come e quando fermarsi almeno un attimo.
Pagina bianca A te di virginea purezza si apre il cuore del poeta e luci e ombre e sole e nembi accogli. Su te si scioglie il suo canto, il miele dell'anima, l'amarezza e l'incanto della vita!
Il bosco Dentro il bosco. Luce ricamata di foglie verdi e autunnali mi copre. Filtrano netti pochi raggi di sole nei profumi del sottobosco. La mia fantasia corre e riscopre il sapore di fiabe e favole antiche, di quand’ero bambino. Piccino, piccino quante paure, quante fatine si celavan nel bosco! Ora che più cose conosco, so che gli orchi, e altri esseri malvagi e strani hanno messo casa in città, fra gli umani, e per me quanto è lieto vivere nella tua viva tranquillità, amato bosco! Il bosco autunnale Foglie, foglie, foglie gialle, vermiglie, ingiallite, incartapecorite, volano volano via al soffio del vento come fiocchi di neve colorate di fantasia. Tutto il bosco è una macchia di colore stupendo che l’autunno pittore di melanconia regala ai nostri occhi come fosse il suo ultimo quadro “macchiaiolo”, di tenui colori e poesia. Dovunque nel sottobosco s’avverte l’umore e il marciscescente odore della foglia che muore senza dolore, lasciando povera figlia, al sonno dell’inverno il bosco, con la sua nuda ramaglia. L’arduo mestiere del poeta Com’è duro fare il poeta, (ammesso che io lo sia), -perdonatemi in questa occasione, la mia immodestia, e la mia presunzione!- Com’è duro fare il poeta, confidando e affidando alle parole, il compito di fissare per l’eternità l’intensità d’una vibrante emozione, la folgorante felicità di un amore, la gioia e la tristezza la sobrietà e l’ebbrezza e altri mille pensieri dispersi un po’ alla rinfusa nella sua mente e nel suo cuore, e condensati in versi ispirato dalla sua Musa. Scusatelo il poeta, se talvolta il suo sermo è un po’ ridondante claudicante o malfermo, se è un po’ sbiadito, se non è danzante e spedito, o leggermente incolore, se non manda d’acchito un certo calore, come le calde primavere, ma dovete capire, non è facile il suo mestiere!!! Il lettore ideale di poesia Il lettore ideale destinatario della poesia non può essere chicchessia, ma per poterne apprezzare la grazia e il piacere e l’armonia deve avere nell’animo la solitudine dell’asceta e le corde del poeta. La poesia del poeta medio amatoriale Il poeta medio amatoriale è un artista un po’ speciale ed anche se non ha un suo stile originale, lo prende a prestito in generale dalla poetica nazionale. Se vive un’emozione dai toni diversi, verga giù dei versi. Se vive una storia d’amore, ha la fantasia di scrivere un’antologia . Lo emoziona come è normale che sia da quando esiste la poesia, l’avvento radioso di un’alba, un rosso tramonto, il canto notturno dell’usignolo, la luna d’argento, la voce del vento, il sorriso d’un bambino, gli occhi tristi d’un nonnino. Ma in fondo, in fondo lo dico senza infingimento, tutti dovrebbero farti un monumento, perché in un mondo regno della sciatteria, sei l’unico che tiene alta e viva la fiaccola della poesia! Oltre… Nel rosso rosso tramonto si tuffan il mio sguardo, e i miei avversi pensieri, il disappunto di oggi, di ieri. Con ali pronte mi soccorre la speranza, e con la sua intatta innocenza lava la mia mente e mi porta oltre il baluardo dell’orizzonte a cogliere l’ultimo dardo luminescente, per ritornare a credere nel quotidiano e illusorio vivere immanente. Peregrinatio Come pellegrini, partiamo verso ignoti cammini, col nostro fardello di dolore e di speranza in un’alternanza di monti e di valli, per rupestri tratturi, stretti calli. Nella nostra deambulatio poche volte ci orizzontiamo con la bussola del cuore, e vaga e oscura è la divinatio della nostra destinatio. Il giardino del poeta E’ un giardino il cuore del poeta dove ogni giorno sbocciano le parole, fiori eterni dell’anima, recisi con amore e regalati all’umanità! XXXX Sogno erotico appena sbocciato, germoglio di desiderio nato dalla pianta che la carne ha generato con tanta esuberanza, per farti quel corpo così mozzafiato, non dirmi con quanta baldanza e con quanta carnale indecenza seguo il tuo divino ancheggiare e passo passo ogni tua movenza!!! Pensieri dipinti Ti penso, e nel labirinto neuronico di cui io solo conosco la via t’invento a mio piacimento con la fantasia: di virtuoso pittore assumo le orme disegno le tue sinuose forme tratteggio con sublimi intenti i tuoi lineamenti pervasi da una luce che mi conduce ai tuoi reconditi bisogni d’amore, al mondo dei tuoi sogni; ti metto fra le mani un fiore, e non sazio mi strazio della tua beltà e mi chiedo se sei un sogno o la realtà. - Dal Pensatoio - Come povere foglie morte Siamo attaccati alla vita, e con le unghie e con i denti vogliamo viverla ad ogni costo interamente, con le sue gioie e i suoi patimenti, vigili e pronti a cogliere l’attimo fuggente; ma quando arriverà il nostro autunno una folata di vento, con o senza il nostro tormento, ci spazzerà via come povere foglie morte. - Dal Pensatoio - Un gelato ai gusti dell’Amore poesia, magia del cuore. Colore. Ti gusto con la mente, col cuore, mentre ancora t’aspetto, nel ricordo al solito posto di quel giorno d’agosto. Eri davvero bella. piccola stella! goccia di cielo. Eri in ritardo ma ricordo il mio sguardo accarezzava la tua pelle come un dardo all’aurora. Ancora sento come brezza di vento vibrare in me un sentimento che forse era amore, forse magia incanto, poesia! Tutto era colore tutto mi dava calore armonia. Non ho dubbi tu eri Amore!! Voglio bere alla fontana dell’eterno amore. Come un paladino combatterò sopporterò il dolore. Tu sei la mia Angelica bionda che sfonda e abbatte le porte del mio cuore! Per te son pronto alle sfide, alle pene come si conviene a chi irriducibilmente crede nell’ Amore!! Torna la mia mente e il mio cuore a quelle ore vissute con te. Un fioco ricordo, quel giuoco: tu Regina, io Re. Il nostro castello era lassù, fra le nubi e il blu. Un sogno troppo bello ospitò quel castello. I cavalieri dell’ Amore ti resero onore e lasciarono il re solo con te. Con te piccola stella a vivere la favola bella che ci offrì l’Amore!! Nel deserto dell’anima ci sei tu di luna vestita che brilli nel deserto infinito con la tua luce d’argento e dai colore ai miei sogni. Innamorato Sono così innamorato che non m’accorgo d’esser un po’ stralunato. Mi metto a far bolle di sapone davanti al portone di casa. Lo so, è l’amor che mi sfasa! La gente lo vede, e me lo concede. Chissà, sembra dire… chi lo farà impazzire? Fantasie Su una nube viviamo, leggeri come tristi o soavi pensieri. Veleggiamo seguendo le correnti della rosa dei venti. Navighiamo sulle corsie delle aerovie dove sfrecciano leggeri, aerei passeggeri. Vediamo il mondo laggiù che ci guarda col naso all’insù. Talvolta ci sentiamo sgomenti d’esser sempre in balìa dei venti, a seconda dei bisogni ci pare d’esser nel mondo dei sogni. Non abbiamo disegni, impegni, o altri fini, nello spazio senza confini, siamo vacui e divini!! Sogno Isola deserta, inesplorata sperduta nel grande oceano dei sogni miei tu sei. Come un pirata salperò da segreti lidi, navigherò per mari infidi e burrascosi sulle rotte dei bucanieri, sull’isola di ieri: alla filibusta in una lotta angusta per sognarti ancor! Con la fantasia costruisco luoghi adatti all’anima mia. Il mio habitat naturale è un po’ virtuale ed umorale perché mi rispecchia tale e quale. In fondo non faccio del male, perché poi ritorno coi piedi per terra con tutto il mio peso reale. Flessibilità in entrata in uscita: una strada tutta in salita. Ormai il lavoro è talmente precario che ci si scorda di dargli un salario. Fra co.co.co., interinali ed altre amenità, il lavoratore non ha più un’identità Il Cipputi è ormai una leggenda perché è scomparso da ogni azienda. Adotta una poesia e custodiscila nel ripostiglio del cuore nell’angolo della tua fantasia, non abbandonarla a chicchessia! Ogni tanto tirala fuori dal tuo intimo segreto cassetto con rispetto con fervore ma senza fare rumore. Adotta una poesia: non lasciarla alla periferia della tua mente, non essere insolente. Nei giorni rosa, nei giorni neri accarezzerà i tuoi pensieri. Nei tormenti potrà lenire i sentimenti. Adotta una poesia tienila a bada non abbandonarla come un cane ad un casello dell’autostrada! Ho trovato per la via una poesia. Era scritto su un foglietto a cui mancava un bel versetto; da chissà quale blocchetto si sarà staccata ? Forse qualcuno l’ha gettata via senza troppa galanteria? Qualche poeta un po’ osé l’avrà buttata sul pavé senza scrupolo morale perché gli pareva nata male? Ma chissà per qual destino me la trovo nel taschino! Or seppure trovatella la consider figlia mia del mio cuor e della fantasia. e la trovo tanto bella! Non conosco l’autore, ma questo non mi dà dolore perché come si sa non è un ben di proprietà ma appartiene all’umanità. Homo Poeticus Rifletto -per diletto- che fin dall’antichità la poesia è fiorita nelle più grandi civiltà. Tutt'oggi, prevale nella società avanzata, e industriale, che pur affonda nel consumismo più sfrenato, afflitta dalle dure leggi del mercato, dal tarlo esistenziale, da patologie nevrotiche da crisi di valori e altri terreni dolori. Per fortuna, nell’inquieto vivere si riesce ancora a sorridere, a trepidar d’amore, ad ammirare un fiore, un’alba, un tramonto, a gustare il volo leggero di un gabbiano, e il canto d’un usignolo, ad avere risorse di fantasia e fermenti di poesia. Purtroppo c’è ancora una vasta umanità che ha bisogni primari, corporali, altre esigenze vitali da soddisfare e la poesia non la può coltivare. Lì, la gente ha altre necessità, occhi lavati da lacrime, e larve di sogni, a volontà! Anche i poeti non possono esimersi dai loro oneri, devono concretamente aiutare questa massa di poveri! Il paese della fantasia Il libero paese della fantasia è fondato sull’arte e la poesia, e si trova ai confini della follia. E’ un paese a statuto speciale, riconosciuto a livello mondiale, ed ha in progetto una legge ad hoc per dare all’inventiva un marchio d.o.c. Ha un gonfalone dal colore vivace, con la bandiera della pace. La vita scorre in fratellanza e la cittadinanza viene data a richiesta senza carta bollata. E’ un paese senza case chiuse, e devoto al culto delle Muse. Ha il quartiere dei pittori che han dipinto le case di tutti i colori. Ha il quartiere dei poeti che per non essere diversi han riempito i muri di versi. I musici invece, sono in periferia perché fan fracasso con la batteria. C’è pure la contrada degli artisti di strada, che sembra non abbian pensieri… in quanto son tutti dei giocolieri Ha una fiorente industria pensante e un’economia di qualità basata sulla produzione e trasformazione della creatività. E’ pure un paese a bassa inflazione, perché non ha cicli di recessione. Alti livelli d’ispirazione tengono bassa anche la disoccupazione. Non ci sono pensionati, né cassaintegrati, pochi invalidi e mutuati, tanto che per questa situazione speciale, è invidiato dal governo centrale. In questo paese immaginario, però…,quanta fatica sbarcare il lunario!!! Chiuso per ferie Ormai è tempo di vacanza e anche il poeta lascia la sua stanza perché dopo un anno faticoso ha bisogno d’un po’ di riposo. Lascia l’amata scrivania quaderni, blocchetti, scampoli di fantasia parole vergate, rime sfasate qua e là su foglietti, sillabe carucce senza armonia appese a delle grucce, quasi fossero in astenteria. A presto dunque distici cari, sogni visionari, sospiri solitari, e dolenti brame indecenti rime pressanti e invadenti, Muse adoranti. Andiamo, andiamo a rosolare quasi coatti a diventar scarlatti agl’ infrarossi come gamberi rossi per poi tornare a poetare…. concesso che lo si possa fare!!! Riflessioni sul risi & bisi Il pisello è un legume, e in cucina a mio avviso lega bene col riso. Viceversa, quello inteso coll’accezione allusiva e licenziosa lega bene con la sposa, se consumato a iosa, ma se ciò non avviene, povero legume…. si rompe il tegame, addio legame, e sono pene!!! Pinocchio Molti di testa dura non sanno che Pinocchio l’ha fatto la Natura. Mastro Ciliegia trovò un pezzo di legno che aveva già un disegno nativo approssimativo e lo regalò a Geppetto falegname di concetto dotato di una buona vena artigiana che vi scorse una figura umana. Questi con sgorbia e scalpello liberò il legno da ogni orpello e quasi in un batter d’occhio tirò fuori Pinocchio. Geppetto a sua volta amico del Collodi all’epoca uno scrittore senza molte lodi un po’ a caso appiccicò a quel naso tutta la sua fantasia, e nacque la favola con tutta la poesia. Inversione a U Non è più un’opinione: la marcia del benessere ha fatto un’ inversione! Ai nostri figli non è assicurato quello che i padri hanno conquistato. Finora s’è pensato che questo modello economico e sociale fosse adeguato a garantire il futuro generazionale. Tutti i nostri sforzi e i nostri ideali bruciati dalle multinazionali. Or che si naviga in queste acque nigre e siamo negli artigli della tigre, invano disquisire se sia colpa dei padri o dei figli, o dare buoni consigli. Speriamo d’imboccare una nuova via dove l’uomo non sia fagocitato dalle voraci leggi del mercato, e l’economia sia mitigata dalla legge del cuore e della poesia!! La nascita di Venere Al “mare nostrum” culla di antichi miti e leggende, spinta dalla brezza dei venti e della fantasia approda Venere dea dell’Amore e della Bellezza. Il Botticelli sublime artista della pittura, in leggiadra effigie sulla tela imprime d’una giovinetta le fattezze e i lineamenti, di tanta beltà mai vista in Natura. Tanta armonia pervade quella tela e agli occhi e al cuor disvela l’unica legge e il sentimento che regge il mondo e la civiltà. Il giardino delle delizie (pannello centrale) di Hieronymus Bosch Entriamo, sguazziamo nel corrusco mondo di Geronimo Bosco, pictor immaginifico unico, forse alchemico. Fra le sue primizie, il Giardino delle delizie, opera straripante di fantasia spalmata su una simbologia indecifrabile, forse decrittabile solo in chiave esoterica o allegorica. Nude creature, orgiastiche cavalcature, unicorni, liocorni, cavalli aironi, zooformi e vitree invenzioni mescolanze di manifatture immerse in floride verzure dove scorrono i quattro fiumi che alimentano la fontana dell’amore o del disamore, chissà? E ancora nudi maschili femminili di contorsionisti equilibristi funamboli pervasi di sensualità, licenziose oscenità, mostruosità, ma tutto ricomposto con maestria in un’eterea armonia, di avvincente poesia. Primavera I campi e le colline, di primavera sono come un mare verde di tenerezza che si allarga fino all’orizzonte e accarezza l’anima e la vista Una geometria di felicità campestre tratteggiata dal giallo delle ginestre, sulle rupi ardite, dalle primule, dalle margherite. dei prati. dai ciclamini dalle violette che spuntano fra le tenere erbette al limitare del bosco. Dovunque, per ogni strada della campagna s’apprezza la fragranza della rugiada, l’aroma della Natura. Sotto nuove emozioni, fresche sensazioni vibrano le corde del cuore, alle melodie canore degli uccellini che cantano alla nuova stagione e all’amore! Madre Madre, i delicati lineamenti di madonna rinascimentale del tuo sembiante, che i miei occhi accarezzarono fanciullo, come una rosa, indelebile ricordo, mai cangiante, gelosamente nel cuore serbo come un’icona preziosa. Madre mia generosa, su questa antica terra etrusca, devota all’arte, all’ingegno, di gente operosa e d’ altre virtù mai doma, sei nata. Madre virtuosa, lo schietto e nobile idioma, che dalle tue gentili labbra con amore appresi, sempre userò per cantare grato tutto il materno amor che sempre mi hai dato. Forte ed amorosa donna, donna pia, segnata dalle fatiche della vita e del lavoro, tu che per il decoro della famiglia, mai ti sei risparmiata. Tu che dell’amore sei la più nobile essenza, ti giunga dai tuoi figli, il mai reciso fiore dell’amore, e della riconoscenza! Bandiere di pace Bandiere di pace, ammainate esangui quanti rumori, quali atroci grida, quanto sangue, quanti frastuoni coprono la vostra voce che il vento disperde nella tempesta di fuoco. Poco resta di voi, se non voce silente, inerme, disattesa nello scoppiettar delle armi dell’offesa? Orsù tornate a parlare, a gridare con uguale portento sospinte dal vento, dai cuori, dal sogno, di quelli che su questa terra amano la fratellanza, l’uguaglianza, la pacifica convivenza. E l’arcobaleno, che ha colorato le nostre città i nostri paesi, per mesi non rimanga l’utopia di sognatori soli e indifesi! Guerra Ogni giorno a ferro e a fuoco interi quartieri, sobborghi, mercati, dove la gente non ha più niente da scambiare: né una speranza, né un sogno, forse neppure un avvenire. Dappertutto morte, distruzione bambini, anziani, donne gettati nella tribolazione. Questa è la guerra che vediamo in lontananza e a cui partecipiamo con un imbarazzata sofferenza, che appena smuove Rosa (quartina) Tu sei del giardino, l’amata regina sbocci all’alba bagnata di brina, e d’ogni amore sacro e profano tu sei l’emblema nobil e sovrano. Casa natìa Non riesco a dimenticarti mia casa natìa, lassù nel fiorito casolare in cima al poggio, fra due cipressi e la rigogliosa acacia, vecchi compagni di solitudine e d’innocenti svaghi. Appena spuntano i raggi del sole corrono subito a baciarti e i venti fischiano ancora dentro i tuoi neri camini, come nelle cupe notti senza luna, dei ricordi. Fra le tue mura ho denudato la mia anima di ragazzo. Fra le tue mura sono stato coccolato negli affetti, nei bisogni, ho cesellato giovanili e impossibili sogni. Ogni volta che ti rivedo, riapro la porta delle rimembranze, e d’immutato aspetto intravedo care lontananze. Vibrano le corde del cuore come al cospetto d’un amore ritrovato! Il prato dei sentimenti Camminando in mezzo a un prato ho trovato scritta, vicino a una rosa su una carta preziosa, in bella grafia questa poesia: “I sentimenti non hanno colore, ma quando ci sono, sono come l’arcobaleno, rendono la nostra vita meno grigia I sentimenti non hanno peso, ma se usiamo la bilancia del cuore possiamo soppesare tutto il loro spessore e la loro gravità. I sentimenti non hanno odore, ma sono come le rose: si gioisce quando siamo inebriati dal loro profumo. I sentimenti sono come i venti che fanno girare le pale dei mulini che macinano granaglie, alimento della vita. I sentimenti sono la forza motrice, la spinta delle energie vitali, cosmiche interiori che sono il latte dell’anima!” Amore (sonetto N.2) Intenso d’azzurro il ciel rinasce di tue pupille specchio di luce, sfioran le dita sognate vette fino alle stelle gioia mi conduce. sei oro, primo raggio dell’alba, lavi i miei sogni della sera tu sei leggera come brina e calda fior del giardino, goccia di chimera. Portami con te, lungo i sentieri degli eletti d’Afrodite, in fiore, là, dove i passi si muovon leggeri Conosco dell’amor, rese e sconfitte e dolce vorrei patir ancor delirio, d’Eros le frecce, nel cuor confitte! 1.000.000 (super-ato) Mi fa piacere pensare, quando scende la sera su questo nostro paese e s’accendono le finestre come occhi luminosi, ci sia tanta gente a cui piace ancora sognare sognare sulle parole, (forse un po’ curiosi). Mi fa piacere sapere che dietro ognuna di quelle finestre accese c’è gente che legge i versi on line di Poetare: mi pare di vederli tutti vicini, come quando leggono le favole ai loro piccini. Mi fa piacere volare, volare nei cieli infiniti della fantasia e vedere bussare ad ogni porta di casa, un ispirato poeta (dalle maniere discrete), per lasciare alla gente la sua poesia -in rete- Mi fa piacere vedere che ogni poeta (o sedicente tale, come me, e un po’ vanesio) scrive quello che vuole: tutto dipende dall’ispirazione e dalla fantasia che trovare suole. Io personalmente, cari lettori mi scuso se della vostra bontà abuso, perché alla mia manca il potassio e il magnesio dell’alta poesia! Il poeta Il poeta è carmi(co) e se non è criptico o antartico è termico Trans-venusiana Sulla trans-venusiana Venere venerando. Son sul fil di lana, per amor mi sto svenando. Poesia Sorge dall’anima l’ineffabile verso del poeta e disseta con parole di seta l’universo. Lo spiedino ( in salsa poetica) Lo spiedino, (allo spietato) chiedeva pietà. Già un po’ rosolato cercava di non esser saltato: con il piedino tentava di saltare al di là. (della padella) Colesterolomachìa Il colesterolo cattivo si sentiva forte: aveva intere legioni di trigliceridi pronti a entrare in azione, a formare placche, bastioni, altre fortificazioni lungo le arterie,vasi e altri canaloni . Disponeva di kamikaze addestrati ad azioni suicida, alla guerriglia, e a tendere imboscate a quello buono. Faceva inoltre affidamento sulle ricche libagioni, sul rifornimento che gli arrivava dai grassi bocconi. Confidava nel cattivo funzionamento del fegato, di altri enzimi e ormoni. Il colesterolo buono invece era troppo leale: combatteva neanche con un terzo delle truppe, una guerra tradizionale. Il signor Rossi mangiava, mangiava, saliva di tono, e continuava a lievitare: inutilmente sperava che accadesse come nella favole, dove vince sempre il più buono! Le magre soddisfazioni di una lametta da barba. Fuori si diffonde il profumo dell’aria fresca del mattino. Ricomincia il movimento nel villaggio. Ogni vivente riprende a tessere la tela come il ragno. Davanti allo specchio nel bagno canticchio il solito motivetto d’un operetta. Mi sento soddisfatto come la lametta da barba che sguazza nella soffice schiuma e spacca tagliente forbice il pelo in due: leggiadra come una piuma! Vera Crux Una croce tre chiodi e Gesù nel dolor languendo Di umana malvagità lavacro orrendo. Sdoganar il Paradiso all’uomo per amor, morendo. Oh Dio tremendo! meditando…. Poem-Crossing Il book-crossing è la moda lanciata (senza pressing) in qualche paese, ( credo anglosassone), e consiste nell’abbandonare (senza ossessione) un libro in qualche posto: (es: un giardino, una stazione), affinché una persona lo raccolga, lo legga, e possibilmente lo apprezzi, eppoi lo rimetta con educazione, in circolo, a disposizione del successivo e anonimo lettore. Alla stregua del book-crossing, si potrebbe praticare distintamente, o in parallelo il poem-crossing, ovvero abbandonare una poesia, un libro, o una raccolta di poesie in qualche luogo a disposizione del casuale lettore o estimatore. Magari alla fine del suo destino o della turnazione, prima della macerazione farebbe piacere trovare un bigliettino con un pensierino che consoli, con una sola parola: -Grazie- Teatro delle parole S’alza il sipario! Le parole sono lì, tutte sulla scena qualcuna si emoziona qualcuna si dimena, qualcuna si vergogna qualcuna già sogna. Alcune sono brillanti vestite con colori sgargianti, altre più dimesse e senza calze, nel ruolo di comparse. Qualcuna è in agitazione perché deve fare solo la parte della congiunzione. Tutte però sono col batticuore, in cerca d’autore! Pensieri rosa, autorizzati all’atterraggio! La mia mente è come un aeroporto dove atterrano e decollano pensieri: a loro nessuno chiede il passaporto, né controlli doganali, o altre formalità, vanno e vengono in libertà, con la levità d’un refolo di vento, ma se non sono rosa pesano da far spavento. La forma dei sentimenti Forse non ci avete mai pensato ma io credo che anche i sentimenti abbiano una forma ed una tangibile fisicità: anche a naso, se ci fate caso, si capisce, quando ci si innamora, che tutto il mondo si colora e tutto ci appare di colori smaglianti; il nostro corpo e la nostra anima ormai incontinenti non danno più peso ai dolori, ai nostri turbamenti, anzi li gettano, li depositano, fuori di noi per lasciare spazio a volontà all’amore, al sogno, e alla felicità! Notte di mezza estate Le colline di messi dorate dormono sognanti sul morbido cuscino di luce del plenilunio, avvolte da un’aura di morbida seta che le rende stregate, quasi eleganti signore, habillèes per mondane serate. Sognano, sognano insieme ai miei occhi , insieme ai miei sogni e par sognare le stelle e le loro mani fatate tessere nel firmamento storie di miti, di eroi, di dei, storie incantate! Trillano e si spandono nei silenzi notturni e nell’ombre ora chiare ora scure che scendono e salgono dalle vallate ondate di canti di grilli, compagni di altre canore esuberanti sorelle, le gracidanti, innamorate raganelle a pelo d’acqua di freschi stagni. Immersi nella culla dorata del sogno, fermo il passo del tempo e le ore ignoto a noi , ogni altro bisogno che morir d’amore!!! L’Accademia del Mandarino Ho letto che fra cinquant’anni la lingua più parlata dall’umanità sarà il cinese, seguite a ruota dall’hindi e il malese, e via via dall’arabo e l’inglese. Continuando di questo passo immaginatevi il sorpasso, e quale fine brusca toccherà alla nostra amata Accademia della Crusca? Certo direte che queste son bazzecole, quisquilie, pinzillacchere, come diceva Totò compianto, e non mi fascio la testa più di tanto. Vi confesso che non ho niente da obbiettare contro l’immigrazione se tiene di conto di leggi e popolazione, ma quando è selvaggia estrema e dura può scardinare il nostro idioma e la nostra cultura. Capisco amici, che al mondo ci sono ben altre urgenze e altri drammi, ma non vi nascondo che sarebbe per me un gran dolore, come avere una spina nel cuore, se al posto delle nostra bella lingua gentile e musicale ci fossero tanti ideogrammi. Dolomiti A due passi da Dio, nell’imperfettibile armonia del Creato, e al cospetto delle vostre superbe e turrite cattedrali, di roccia, sulle vostre ardite cime, travolto dalla maestosità della bellezza e della beatitudine con tutta la forza dell’anima mi sento beato e felice d’esistere! Il Cristo del Rasciesa Arrivato alla vetta del Rasciesa dove c’è una piccola e soletta chiesa, ho trovato una sorpresa : Il Cristo che sulla Croce, due anni fa lassù avevo lasciato a rimirar le bellezze del Creato, non l’ho più trovato! Un po’ depresso, ho pensato fra me stesso: -anche Cristo non è più lo stesso! Subito non ho capito cos’era successo, e pensavo, chissà quale fine atroce avesse fatto lassù in cima al mondo quella Croce! Al suo posto ma sempre esposto ai quattro venti, c’era un altro crocefisso con un’effigie più dolente, con uno sguardo tanto sofferente, direi, con rispetto filiale, davvero conciato male! Pareva proprio portare addosso, in croce appeso di tutta l’umanità il dolore e il peso. Poveretto, mani pietose, l’avevano sostituito perché le tormente l’avevano troppo consunto e rattrappito! Prima di lasciarlo, col cuore greve, di nuovo a tutte le intemperie e alla neve mi sono detto: -chissà in quali condizioni lo rivedrò quando più avanti nel tempo lo ritroverò!! Riflessioni semiserie sull’aldilà Leggo che, su una lapide di un cimitero di Bilbao, in Spagna sono incise le seguenti parole: “ Sebbene siamo trasformati in polvere/ in te, Signore, riposa la nostra speranza/ di tornare a vivere vestiti/ con la carne e la pelle che ci copriva”. Ebbene io dico e aggiungo, spero che in quel lontano e radioso giorno, voglia DomineIddio che anche nel cuore e nell’anima rifioriscano gli stessi sentimenti, gli stessi affetti, le stesse gioie di quelli che erano stati i nostri giorni più felici e ridenti della nostra vita, prima della dipartita. Ma immagino anche, quanto sarà laborioso e pieno di cavilli per DomineIddio, riportarci tutti in piedi come birilli….. Ve lo immaginate voi…. a chi darà la priorità? Ai Barbari, agli Ittiti, ai Vandali, agli Ostrogoti, ai Bianchi, ai Gialli, ai Neri o solo ai volti noti…? O lascerà tutti depressi, perché in barba al conflitto d’interessi tratterà coi guanti bianchi solo i timorati di Dio e i Santi? Beh, non vorrei essere nei suoi panni… e pur nella sua infinita bontà… non vorrei che mettesse in agitazione anche l’aldilà…… Sensazionalismi Un giornale locale della mia zona titola: “ Operaio morto, chiesto il rito abbreviato” Subito ho pensato che in mondo così frenetico in cui la vita ha un ritmo accelerato, anche il curato avesse adeguato il rito funebre ad un cerimonia breve e dimessa ad un requiem essenziale e basta, visto che il defunto, oltretutto apparteneva ad una bassa casta. Poi leggendo l’articolo scopro che il titolo si riferiva al rito del tribunale di giustizia perché il poveretto con decoro era morto accidentalmente sul lavoro. Meno male mi dico: -aveva pensato male!-, e scompare anche la mia mestizia; ma il giornale con quel titolo equivoco e sensazionale era riuscito a far notizia per vendere qualche copia in più, in barba ai bischeri come me e forse tu. E’ autunno Ingialliscono le foglie e anche lo spirito con l’accorciarsi del giorno freme per la mancanza della briosità e della solarità estiva. Si torna a vivere dentro casa: si riaprono le porte dell’anima, e ci rintaniamo nell’intimità domestica con i nostri cari ricordi della bella stagione passata, quasi unici amici a farci compagnia fino alla prossima primavera.
Verso l'isola che non c'è
Amici, accompagnatemi al porto,
sento che s'è alzato il buon vento,
il vento buono dei marinai.
E là che ci attende una barca
che ci porterà attraverso mari
burrascosi verso i lidi di sogno
dove vive la Musa della Poesia
Le vele sono issate , salpiamo!
Lasciati gli ormeggi, ci prende
in consegna un nugolo di bianchi gabbiani.
Navighiamo sottocosta,
è troppo periglioso spingersi al largo!
Ecco all'orizzonte si vede qualcosa,
sarà forse l'isola che cerchiamo?
Chiedo al timoniere di far rotta,
verso quell'isola sconosciuta.
Ci avviciniamo, e gettiamo gli ormeggi.
No, no, l'isola è di scarsa bellezza,
non ha vedute, nè panorami da sogno,
la Musa non può vivere qui!
Questa non è l'isola che cerchiamo!
Ripartiamo e riprendiamo il largo
verso il mare aperto, navighiamo
navighiamo per infiniti giorni e notti
fino a quando non avvistiamo all'orizzonte
le sagoma di un gruppo di terre.
Terra!, terra!, grida qualcuno di noi.
All'arrembaggio!, all'arrembaggio!
La prua punta dritto verso quella meta.
Sono davvero belle e incantate!
ricoperte d'una lussureggiante vegetazione.
Sono proprio l'isole che cerchiamo!
La Musa abiterà sicuramente in questo
paradiso, dice qualcuno di noi.
Gli isolani sono gentilissimi e sono
incuriositi per il nostro cercare.
Finalmente arriviamo ad una capanna
sommersa da un boschetto di palme
che si piegano fino sulla candida spiaggia.
Li c'è un vecchietto con un bel volto sereno,
naufrago da chissà quanto tempo e
da quali terre lontane. Gli chiediamo
se sa indicarci dove abita la Musa della Poesia.
Il vecchietto ci guarda stupito e ci confessa
che anche lui è finito là per cercare la Musa.
No, no, amici miei! pure voi com' è successo
a me un tempo, confondete l'esteriore
con l'interiore, il paradiso con l'inferno
La Musa è sempre con voi, in ogni luogo
e in ogni momento su questa nostra Terra
non cercatela, non inseguitela, aspettate
semplicemente la sua discreta e impercettibile
presenza che vi sfiori come il soffio leggero
del vento. Vi giuro che non c'è bisogno di cercarla
c'è solo bisogno di saperla ascoltare!
Felicità
Italo e Franca, sono due nonnini.
Lui ex guardiacaccia delle tenute
di una nobile famiglia fiorentina,
lei casalinga, donna semplice e di cuore.
Vivono in una vecchia colonica
alle soglie del bosco in cima a un poggio.
Non hanno paura a vivere soli:
la strada maestra gli passa davanti
casa, anche se poco più il là inizia il bosco.
Italo si sveglia all’alba, tutte le stagioni ,
accudisce tutte le mattine i loro animali
da cortile. Hanno galline, galletti, galli
faraone, oche e qualche papero.
Quando vengono a trovarli
i figli e le nuore con i nipotini
i piccoli si divertono a giocare con tutti
gli animali: a loro dice Italo
sembra proprio di essere
nella fattoria dello zio Tobia.
La Franca mi invita e prendere un caffè.
Entro. La cucina come quelle di una volta
è molta calda ed è inebriata dall’aroma
del caffè. Mi parlano un po’ della loro vita,
ed io li ascolto. Mi sembrano felici.
Sento che sono davvero felici!
Il tempio del dio Quattrino
Ogni giorno in Occidente
nel ricco e grasso Occidente
milioni di fedeli genuflessi
si rivolgono e si posizionano
in direzione della Borsa,
il Grande Tempio d'Oro,
il grande stupa dalle volte
e dai votivi altari d'oro:
il Tempio del dio Quattrino.
Qui gli officianti del rito
gli gnometti dei Grandi Gnomi
unici depositari dell'universale
ortodossia del dio Quattrino
che un tempo seguivano un codificato
e liturgico linguaggio dei gesti,
ora abbandonato e superato
con l'introduzione della telematica,
decidono i destini di molte, moltissime
anime di questo pianeta.
E il dio Quattrino nonostante
abbia tantissimi ed ossequianti fedeli
è un dio diffidente e subdolo:
basta avverta un leggero cambiamento
d'umore, un recondito ed insano
pensiero d'un potente della Terra,
basta registri i non proficui
risultati di bilancio, trends di sviluppo
d'una multinazionale, di un gruppo industriale,
senza parlare di cose più scandalose,
accresce o decresce il mercato dei Titoli.
E' un dio stanziale il dio Quattrino:
fissa sempre le sue dimore
sul grasso ventre dell'Occidente,
non mostra mai grande interesse
ad aprire templi o sedi apostoliche
nell' Africa Nera,nell'America Latina, nell'Oriente
più povero, e se l'apre sono ininfluenti.
E' un dio immenso e crudele, il dio Quattrino,
mette tante persone sul lastrico,
quante d'altra parte ne mette nell'oro.
e per questo è sempre e comunque osannato
in ogni momento e in ogni luogo
lui decida d'agire!
Uragano
Soffia, gonfia e si rinforza
sulla nostra inarrestabile,
rovinosa e folle corsa.
che si misura
su pil, rialzi di borsa,
sull’andamento
delle potenze economiche,
dove basta lo starnuto
del potente di turno
a stabilire il menù,
e la lista degli invitati
alla “Tavola del Mondo”
Soffia, e urla l’uragano
sul nostro delirio
d’onnipotenza,
sulla nostra incoscienza,
sulla scienza servile
a politiche tribali e imperiali,
soffia sulle ingiustizie globali.
Imperversa l’uragano,
e cresce cresce ferace
come un mostro vorace,
allevato nell’iperuranei
spazi del nostro benessere,
al cospetto e al trono
dei buchi dell’ozono.
Ma ormai è tardi
non bastano i petardi
di segnalazione:
inutile restare fermi
ad attendere i soccorsi,
ci sentiamo spazzati via
come formichine inermi.
Meraviglia
Nasce un nuovo giorno.
Spunta dal primo raggio
di luce e incrina le tenebre
della notte, come sereno
pensiero che sgorga
dalla mente,
riemersa dai sogni
La luce d’oriente
apre con una magica
danza nel cielo, il suo divenire.
Luce piena, esplode
in riverberi d’oro.
Assaporo
la gioia che mi piglia
al primo caffè espresso
e al suo intenso aroma,
la meraviglia
di questo nuovo giorno
che viver m’è concesso!
Tsunami La terra tremò e squarciò le profondità degli abissi del Mare d’Oriente. Dalle sue viscere vomitò magma incandescente, come fiotti di sangue, freddandosi nel mare profondo. Cozzarono i continenti, sobbalzò la Terra , e parve salire un boato. Urlo di dolore s’elevò, e singulti alzarono onde mostruose che percossero a raggiera come orche assassine i lontani mari del Sud. Il cielo si tuffò nel mare e il mare minaccioso si tuffò nel cielo, in un abbraccio sconvolto, in un afflato di vita e di morte. Parve oscurarsi il rosso sole d’Oriente, che pur aveva baciato di raggi primevi le sorgenti della vita. Tutto fu travolto dall’apocalisse. Litorali di sabbie bianche, barriere coralline, villaggi, palafitte, tante terre costiere, paradisi terrestri, spazzati via, travolti e inghiottiti dal mare tremante, dal Mare di Morte. Della Morte che arrivò a cavallo delle onde, improvvida e improvvisa, Cavaliere del Male e dell’Apocalisse, blandendo la sua falce tagliente di acqua, di lama luciferina, e strappò alla vita tante genti, tanta povera gente che viveva di poche risorse. Portò via pescatori intenti alla pesca con primitive nasse, portò via fanciulli dagli occhi languidi e sinceri della miseria con sorrisi dolci, portò via madri graziose, vecchi sopravvissuti agli stenti, uomini intenti a miseri ed antichi mestieri. Portò via paradisi di sogno, a ricchi vacanzieri, e la vita di qualcuno di loro. Portò via quelle terre di paradiso ai poveri, loro unico bene prezioso e speranza di vita e li ha lasciati soli in un mare di lacrime, di silenzio a piangere i loro poveri morti.
AuGuRi!!!! aUgUri AuGurI auGuRi ååå a TuTti i PoeTI, a tUtti gli aUtOrI, On liNE, BoRdErLine. !?! BuOn NaTaLe!?!YYY !!!!BuOne FeStE!!!! aUguRI di cUoRe!!!YYY Nebbia In un mare di nebbia sommersi. Dispersi, anche noi nelle ombre. Folate di lattescente respiro, giro e rigiro nell’invadente ingombrante, leggero leggero delirante, fumante onirico sentiero. Pensiero obnubilato è la realtà, e le cose nuotano nell’immobile staticità presente, nell’assente legge di gravità del Creato Autunno Grigio cielo autunnale, santuario di tristezza, a te devoti corrono i miei pensieri, in questo equinoziale tempo d’amarezza. Spettrale è il sembiante della Natura, che tanto somiglia a umana sorte: spoglie le piante, e le foglie morte; ma sento nel mio cuore dischiudersi le porte ad una speranza certa e vera: il grigiore svanirà, e una nuova stagione, con fresca baldanza ci riporterà la primavera! Il Tartufo di San Miniato Spunta dalle nebbioline autunnali sparso su dolci crinali San Miniato al Tedesco e appresta ai gourmets su un regale desco, appena uscito dalle argille e dal tufo il nobile fungo ipogeo, delizia del buongustaio: il re Tartufo! Il luogo della memoria Nel cimitero, filari di croci segnano le culle del silenzio perenne del sonno della morte. Ci parlano da questi filari, i ricordi più belli, le amate voci dei nostri estinti più cari. Nella foresta di tombe di pietra, di marmo, di monumenti funebri, di cappelle, epitomi lapidarie compendiano ai posteri in virtuose parole d’onoranza le cedue tracce di un’esistenza, l’essenza, l’alfa e l’omega di una vita, passata come scheggia fugace, e rimessa in seno al silenzio e alla pace dell’eternità; ritornata polvere nella polvere in seno alla terra, dove spunta portato da una mano pietosa, un fiore di rosa come un pensiero in ricordo d’amore, d’un affetto passato e sincero. Parole morte Come accade agli esseri viventi creati dalla mano del buon Dio, succede alle parole, parimenti, di nascere, morire, cadere nell’oblìo. Amavo una parola con devozione che aveva un suono melodioso, dipingeva da sola un’emozione, ma è stata messa pure lei a riposo, o forse se n’è andata chissà… in pensione. Ad un’altra è successo anche di peggio, è caduta rovinosamente in disuso dopo aver rischiato pure il dileggio, gli hanno fatto subir tale sopruso! Mie care parole, parole mie care parole del mio amato immaginario, come vorrei tirarvi fuori dalle bare per riportarvi in vita nel vocabolario! Prozac. Nelle vaste e affollate metropoli delle sofferenze dell’anima, in cui, fino a poco tempo fa, eravamo abituati a vivere, s’aprivano gli ampi boulevards, delle psicopatie, i ben noti skylines di nevrosi conosciute, vissute e sofferte; disagi esistenziali, morbosità, portate e sviscerate dentro gli studi degli psicanalisti. Il nostro “male di vivere”, il nostro passato veniva analizzato, scandagliato e selettivamente rimosso: ma ora che le vicende della storia e della barbarie ci hanno portato via il “futuro” , e il dolore, e la nostra “valle di lacrime”, più che “interiore” è diventata tragicamente fisica ed esteriore, come possiamo rimuovere il passato? E tu uomo, senza passato e senza futuro che uomo sei? Un uomo che sguazza nell’immobile acqua stagnante del presente? Valdorcia Nitidi paesaggi ancestrali, d’atavica e liturgica opera agreste, terra “promessa”, terra degli dei, ai miei occhi in estasi, materna terra, oggi ti offri. Lo sguardo accarezza or desolati or fertili spazi, diruti colli, fortificate mura, rinascimentali “città ideali”, ove si scrisse la storia col sangue, e nobil gesta. Dovunque al cuore, la tua alma “forte e gentile” sacra resta. Divino il gregoriano “canto di pietra”, nell’Abbazia di San Antimo in volute d’incenso al Cielo s’eleva e risuona ai salmodianti cori de’ clerici in festa. S.P.M. (Short Poetic Message) Con amichevoli intenti faccio i miei complimenti a chi sa vivere con forti passioni ed entusiasmi una vita tanto copiosamente e intensamente scandita da divini orgasmi! Pudori Tu che hai preso il mio cuore con un furto, Tu che sei una specialista delle cosiddette “terapie d’urto”, di chiara fama conclamata, mi sai dire perché non ti sei applicata alla mia patologia tanto sofferta infilandoti come Dio t’ha creata sotto la mia coperta? Vestimi Vestimi del tuo desiderio pudìco che meraviglia dona ai miei sommessi sensi e li risveglia come aria fresca mattutina portandoli nell’empireo di cieli immensi. Vestimi con la tua gioia di vita che indossi con femminile essenza da cui pudicamente ma infinita, la fantasia, le tue grazie accoglie in trasparenza. Il giardino delle delizie Rendimi partecipe della tua sensualità concedimi di sorseggiare al calice che nello scrigno forte della tua carnalità racchiudi, tu che sei di Venere l’ancella e nel notturno cielo della passione brilli più luminosa d’una stella, dischiudimi il segreto giardino delle delizie dove io possa gustare le tue meravigliose grazie!! Sguardi Io ti guardo, ti sento vicina sento il calore della tua carne, le tue brame scottanti, desiderio di perder l’innocenza bambina. Mi guardi con gli occhi sognanti che invitano a ceder al peccato, sono quegli sguardi ammiccanti che rendono l’uomo infuocato E piove, piove una pioggia di sensi che tutto pervade allaga e rinnova di brividi forti profondi e intensi che rara è concessa all’anima la prova. Pensieri nudi Nuda vivi nella mia mente e rapisci i miei pensieri, poi mi porti nei sentieri di giardini ancora in fiore dove batte forte il cuore, come quando adolescenti si correva ai quattro venti per un palpito d’Amore. Nuda sei e solamente, sei un sogno o forse niente, ma per te io colgo un fiore e lo dedico all’Amore che il tuo cuor impenitente di sospir ancor mi dà. La luna brilla piena tra le stelle, accarezza la tua pelle. Il tuo volto di Venere specchio di tenerezza. Una brezza di vento increspa i tuoi capelli. Un sentimento sfiora il cuore, quasi fiore che sboccia, come una goccia di pioggia che disseta le mia labbra, sono i tuoi baci. Audaci vibrano i sensi, uniti gustiamo gli intensi profumi del giardino dell’Amore. Tu sola sei l’unico Tesoro nascosto nel bosco custodito da fate da gnomi che io solo conosco. Io sono ammaliato da questo posto incantato dove l’Amore è un sentimento fatato che vive leggiadro. come un soffio di vento. Stento a credere che per magia intraprendo la via che conduce all’ Amore. La notte coccola i miei sogni. Tu sei il mio sogno! Bisogno di te ha il mio cuore. Fiore appena sbocciato tu sei. Il sole che s’è da poco levato ti porta via insieme al mio dolce sogno. Abiti nella mia fantasia. Ti seguo nella tua via. Mia, ti voglio come tu fossi il mio quadrifoglio. Se le orme dei nostri passi lasciassero indelebile traccia sulla terra avremmo già da tempo scoperto come fossimo destinati a incontrarsi per proseguire insieme il nostro cammino sulla strada che porta all’amore eterno! Se tu fossi una bionda spiga di grano, d’un campo di mèssi, vorrei essere il papavero rosso fuoco, che ti sta vicino. Se tu fossi una nube, vorrei essere il vento per spingerti verso di me. Se tu fossi acqua azzurra di mare vorrei essere lo scoglio che lambisce i tuoi flutti. Se tu fossi un sogno, e siccome lo sei, vorrei essere il sonno che a notte scende sugli occhi tuoi! Idillio Uccelli dai colorati piumaggi affollano i rami della foresta. E’ una festa di verde e colori, di canti, e gorgheggi sonori. Sotto i raggi d’un sole splendente sfuman i miraggi gli incanti di giorni felici, fugaci. Opprimente dire addio, a un amore morente! Miraggi Ho percorso i sentieri del cuore scalato inviolate vette, tra fulmini e saette con fatiche e dolore per Amore. Ho attraversato il deserto dei sentimenti sotto tempeste di sabbie e di venti, abbacinato dai raggi di sole, da sublimi miraggi, per Amore. Ho trafitto la mia anima con la mia spada di cavaliere errante, invitto perdente, con sudore riprenderò la strada che mi porta a te Amore. Parole Amore & Poesia Le parole saltano come saltimbanchi sui pensieri stanchi. Gli danno colore, e talvolta ne cambian l’umore. Poi senza lasciar tracce o miasmi volan via come fantasmi. Lasciano di nuovo i pensieri soli ad ascoltar il canto di grilli e di assioli. Balle, balle, chi crede che i nostri destini dipendano dalle stelle. Volenti o nolenti diciamo a tutti i “credenti” che siamo nelle mani di otto potenti che fanno succedere un quarantotto quando s’incontrano per un G8. Perché nonostante lotte e conquiste il mondo si divide ancora in due caste. I poveri crescono e restan perdenti perché hanno poco da metter fra i denti. mentre ai benestanti crescono a dismisura i conti correnti. Così va il mondo e sempre andrà se non cresce la giustizia e l’equità. ?????? Mi sento perso nell’universo, sommerso da mille domande a cui la mia mente non risponde. Donde è una cosa seria capire chi siamo, la materia l’antimateria, se il nostro destino è nelle mani d’un Esser Divino, o se l’evoluzione della specie umana è la progressione biologica di alcuni primati come dicono gli scienziati. Mi sento piccino piccino quasi un neutrino. Un poco meschino vado avanti nel mio cammino come un pulcino La vera poesia nasce aerea virginale diamantina nella testa ma se vuole vestirsi a festa deve fare un tuffo nel cuore per prendere calore sapore e toccare come un’aura di vento le corde del sentimento e dell’anima altrimenti rimane un ‘anonima costruzione di parole e fantasia che vagamente si può dire poesia. (come la mia!) Anche il poeta di lauro cinto ne scrive cento ma se ne salva un quinto!!!! Una bella fanciulla, una giovin mammina aveva nella culla una dolce bambina dalle trecce bionde e un vestitino a fantasia a cui aveva dato il nome Poesia . La trovai in un prato fra fiori e canti d’uccelli che pareva dipinto dal Botticelli. Rimasi cosi stordito di tanta grazia in natur profusa che per me rimase per sempre un sogno e la mia Musa! L’amour fou L’AMORE ne combina sempre delle belle. Passa senza dolore attraverso la pelle, e con spudorata indecenza invade il cuore con virulenza. Poi con focosa baldanza gli fa’ fare una danza, lo mette in tensione, lo porta in fibrillazione. Da qui passa alla testa e ti conquista. Ti fa’ scattare tutte le molle e ti rende folle. A questo punto, ne gode il cuore, ma sei pazzo d’amore!!! Al bazar dei poeti Su uno dei tanti pianeti lassù fra le stelle si tiene un mercato per solo poeti. Le bancarelle, mettono in mostra merce pregiata sia di moda sia un po’ passata, dosi e ingredienti per migliorare i talenti, antichi strumenti, qualche buona lima per fare baciare la rima. Quand’ero giovane anch’io ci sono stato, ma ora alla mia età preferisco la comodità e vado al più vicino supermercato. La poetica del cucchiaino Pensate quale destino, essere un cucchiaino! Tuffarsi in un cappuccino o come un bignè in una tazzina di caffè. Girare lo zucchero in una tazza di tè d’una pregiata varietà indiana, mescolare una tisana. E come non bastasse pensate alla differenza di classe che c’è, tra quello comune e quello d’argento tra quello che finisce in borgata e quello con cliché che finisce nella reggia d’un re. Roba da far intorcinar le budella: in ogni caso non toglietemi il cucchiaino con cui m’intrufolo in un barattolo di nutella!!! Rivelazione Pescando nel cuore, e nella memoria voglio raccontarvi la storia un po’ bizzarra e futurista di un uomo che si scoprì artista trovandosi fra le mani un pezzo di legno di fico. Questo amico assestando dei colpi con sgorbia e martello ad un brandello di legno a cui già la Natura aveva dato forma e disegno, dopo un certo impegno d’estro e lavoro si trovò fra le mani un capolavoro; e da quel dì con mano sicura si dedica alla scultura Nonostante fosse in là con gli anni si meravigliò lì per lì, ma poi capì una grande verità : quando l’arte c’è si può far viva a qualsiasi età. Elegia dell’allùce L’alluce, il pollice del piede, non è una panzana ha un’importanza indicibile nella vita umana. L’homo erectus sovrasta il cactus, e grazie a questa articolazione ebbe origine la deambulazione, e l’evoluzione. Pensiamo ora, quale destino e quale cammino avrebbe fatto l’umanità, in altre condizioni e se avesse dovuto camminar carponi!!! La luna nel pozzo Sulle colline in una notte stellata una piccola folla s’era adunata sull’aia d’un casolare per vedere uno spettacolo particolare. Era stato notato più in là, in cima ad un colle qualcosa di folle. Una scaletta quasi fatata era appoggiata al firmamento, in allineamento col celeste astro terrestre e pareva che in ogni momento da quello scale dovesse scendere qualcosa di speciale. Infatti ad una cert’ora videro dall’Eridano, le stelle prender per mano Selene e aiutarla come a una regina si conviene, con modi divini scender gli scalini, per tuffarsi nel pozzo perché aveva il singhiozzo! Cammino sui sentimenti stringo i denti tra i gaudenti mi spingo ramingo ai quattro venti busso ai battenti in balia degli eventi La poesia Parafrasando il concetto che le idee buone o strambe viaggiano sulle gambe della gente, si può dire in senso stretto che la poesia seria o faceta, viaggia sulle gambe del poeta . Ma dipende tutto da un certo fattore, se questi riesce a farla viaggiare anche col cuore. La primavera del Botticelli (emotional version) Solazia, tanta grazia! volo nella meraviglia che mi piglia e m’attanaglia del Rinascimento. Zefiro il vento amato da Clori arriccia Flora (imago speculare) solare, che si propizia a spargere dal fertile grembo con grazia, di fiori semenze, con regali movenze. Venere vera regina (come una velina) troneggia e incede e col suo nudo piede par sfiorare il prato trapunto di colori. Eros bendato, fanciullo alato dell’Amor emblema senza tema, incendiarie frecce verso le auree trecce e al cuor delle tre Grazie mira Ermes nella sua elegante clamide rossa come la regale veste increspata e scossa dell’amante, alle tre Grazie danzanti, sul vergineo prato il regno d’Afrodite addita Intraversati E’ bastato un po’ di maltempo di stagione per paralizzare le vie di comunicazione. Ma quel che è peggio, è dover udire dai media, parole che fanno inorridire: Mezzi pesanti intraversati, lungo le carreggiate, code di auto bloccate. Intervenga la Crusca come istituzione a salvaguardare il nostro udito da tanta aberrazione! Carminaterapia A tutti voglio dire che c’e un metodo naturale per ridare l’armonia al cuore e curare ogni patologia dell’animo umano. C’è la poesia! Presa in pillole o macrodosi cura i nostri mali e le nostre nevrosi. La mia terra Una strada bianca sale su una verde collina primaverile. Fiorile conquista. D’incanto alla vista spunta un casale, dall’aspetto medievale. Gemme rosate occhieggiano sui rami del pesco. Fiabesco angolo di terra toscana. Gli uccelli, dai tiepidi raggi di sole aspersi, cantano in versi. alla natura. Francescana partitura! Più in là ancora un mare di colline trafitte da scuri e solitari cipressi, a perdita d’occhio fino all’ultimo orizzonte. Vibrante erra nel cuore uno stato di grazia che benedice e ringrazia questa mia terra. www.poetare La poesia nasce dovunque: in officina, in cucina, nella fucina del sito poetare, on line, dove Lorenzo internettiano amico, con passione che non vi dico, si sforza di forgiare di suscitare di accendere negli esseri umani la scintilla della poesia. A tutti i poeti “naviganti” dai patentati, agli aspiranti, dà consigli, dritte, indica la via senza divieti, lasciando alla nostra fantasia, l’estro di fare poesia. Accoglie tutti, con sensibilità dai più stralunati ai più discreti, dai più romantici ai più lirici, dai più prosaici ai più ermetici lasciando a tutti la propria liberta! Padre Ora che i tuoi capelli sono bianchi come candide piume, e il tuo amabile volto d’antico patriarca rivela i segni inesorabili del tempo; ora che la vita m’appare nella sua più scarna essenza, e con più discernimento, soppeso l’effimero e i valori, voglio dirti, con tutto il sentimento, quanto immensa, seppur tardiva, sia per te la mia riconoscenza. Ammetto, ti ho dato molte pene. Da ragazzo, avevo molti grilli per la testa, d’idoli, d’utopie, le tasche piene. Capivo che tu eri il faro nella notte, ma rifiutavo, per spirito di ribellione. l’approdo alle tue rive sicure, certo di avere ragione. Detestavo la tua filosofia di vita spicciola, genuina, concreta, che forgia quelli come te, che hanno lavorato duro e condotto una vita onesta e quieta. I tuoi saggi consigli, da me, puntualmente disattesi. Solo più avanti con l’età compresi che non erano menzogneri. Intuivo che in cuor tuo, e nei tuoi pensieri, di uomo maturo, custodivi segrete speranze sul futuro di questo tuo figlio sognatore e ribelle, nel pieno degli ardori giovanili, paladino di rivoluzioni gentili. Ora che anch’io, ho preso sulle spalle la mia croce, voglio dirti piano piano, sottovoce tutti i miei errori, i miei fallimenti, dopo un cammino sulle ceneri ardenti, di molti miei sogni bruciati. Ma il passato è passato. I tuoi occhi non più rassegnati, mi parlano senza parole, d’una lacrima di gioia sono velati , sereni guardano verso i raggi del sole. Vita L’aurora fiorisce al primo raggio di sole. Per noi figli della luce, nasce un nuovo giorno. Riversati nel grande fiume della vita, fra secche, rapide, esondazioni, tentiamo talvolta di risalire la corrente, come fanno i salmoni. Ma non è nel nostro destino: rimettiamo sulle spalle la nostra croce, riprendiamo la direzione dell’abituale cammino, e lentamente galleggiamo verso le brume e l’immensità della foce! No alla guerra!!! Fiume di sangue, di lacrime che scorri gravido sulle nostre coscienze, e bagni con l’acqua del dolore i nostri occhi, ti prego rallenta la tua folle corsa verso la barbarie. Nessuna croce, sul Golgota, ora si potrà piantare e arduo sarà per qualsiasi dio, il riscatto dell’offesa, del pesante piede dell’ esercito che invade un suolo straniero, sotto le bandiere della menzogna. Soldato che armi il cannone, col piombo dell’odio e della morte, non straziare ancora un popolo oppresso, nato sotto il giogo tiranno perché la guerra, l’odio mai potranno imporre con la forza i valori, aprire la via, a modelli di governo e di democrazia!!! Torture democratiche Un popolo civile e libertario dichiarò una guerra preventiva a un sàtrapo tanto sanguinario sospetto d’aver chimica l’ogiva. In spregio a tutte le risoluzioni agli inviti di essere prudenti, divisa la Società delle Nazioni fu data voce agli armamenti. In un mese di bombardamenti soccombe la feroce dittatura, il popolo soffre duri patimenti, non si pone fine all’avventura. Si doveva portare la democrazia liberar la gente dalla schiavitù, s’è imposto torture e malvagìa in barba a democratiche virtù! La tua voce Affiora dalle profondità perenni dei silenzi, la tua voce. Timido barlume di gioia che mi è concesso, riflessa dentro l’anima come un’eco. Sfiora i pensieri, del mio dimesso vivere, come autunnale bruma che sale vaporosa fino alle alte cime dei miei più cari affetti, riposti come tesoro dentro il petto. Voce amica, tremula presenza timbro canoro di una storia; ora di memoria, solitaria essenza. Il falegname “Chiodo” Conosco un vecchietto dall’aria sana e rubizza, falegname, da una vita. Tutti quanti dentro il paese, con grande stima e affetto lo conoscon come Chiodo. Un soprannome perfetto per un falegname,direte! La sua bottega, se la vedete, ha l’aria un po’ trasandata e si trova sulla strada maestra che attraversa il paese, però appartata. E’ piena di tanti trucioli, di segatura, pezzi di legni, di tavole e tavolette di varie forme e caratura; di chiodi, bulloni, chiodini di pialle, piallette , raspe, altri arnesi e girabecchini Dappertutto ci sono seghetti saracchi, di tante foggie martelli, tenaglie, morsetti sgorbie delle miglior leghe. Eppoi c’è lui, vulcanico, solingo, bizzoso vecchietto che per antonomasia, ricorda Mastro Geppetto . Ormai alla sua bella età più che a buon lavorare si diverte tanto a giocare e inventa, crea cose, utili e un po’ curiose, giochi, belle marionette, macchine quasi perfette, originali, uniche, ricche di bell’ingegno e fantasia. E’ davvero un re e un artista e la bottega tutto il suo regno. A tutti dice senza ritegno con una punta di civetteria: “ datemi un legno e un chiodo e vi farò vedere la poesia!” Come dargli poi torto! A vederlo tutto così preso intento a segare, a limare a inchiodare, col volto terso di sudore come un atleta, sembra davvero un poeta alle prese con un verso! Amore Tu sei come l’augusto ciliegio che al cielo mostra le sue grazie: ricco fogliame d’intenso verde, e bei di miele vermigli frutti. Sei tiepido sol che or di maggio consola, e gioia ha per tutti, cantan sui tuoi rami gli usignoli a notte sotto il luccicar di stelle Protendi il tuo innocente volto, i tuoi perfetti di Venere lineamenti, le tue tiepide labbra d’amor vestite. Dolce è gustar il tuo tenero frutto come grazia in dono ricevuta attimo fuggente che indora il tutto. L’aeroporto degli innamorati Nella sala Partenze, ovattata atmosfera di luci soffuse, caldamente profuse sulle nostre indifferenze. Insegne luminose, affascinanti divise delle hostess del check/in indossate su smaglianti sorrisi con glamour di mannequin. Brusio di voci, e tanti idiomi di diverse etnie, annunci a ripetizione di voci femminili e sensuali scandiscono le tappe di controlli e cerimoniali, di immancabili rituali. Una foresta di segnaletica di variopinti pittogrammi, segna l’obbligato cammino verso la felicità e la speranza o verso le lacrime o i drammi. Più in là c’è l’angolo ambìto di Cupido, con il suo altare sempre fiorito. C’è la colonna degli addii. Qui le labbra degli amanti, di focosi spasimanti con slancio e trasporto si cercano, s’incollano, si fondono, non si staccano, non trovano sazietà, circondati da un ceduo bosco di varia umanità. E’ l’ultima ricarica di sensualità, dei poveri innamorati. Chi parte, ripone il cuore nel proprio bagaglio, chi resta nel proprio travaglio, ambedue trafitti dal dolore di placide pene d’amore. Rullano sulla pista i motori…. palpitano e decollano i cuori! Poes-of-ia Un poesofeta è un profeta o forse un esteta, oppure un atleta della parola che consola senza la stola, ma sola scrivendo una fola? Poeso-fante Poeso-fante è un fante poeta che ante scrive le poesie su un tornante dell’Antermoia ante-cedendo la fantasia all’istant- noia assillante? Incanti bevo Mi bevo un tramonto marino divino e rosso come un bicchiere di vino chianti. D’incanti, ammiro i tuffi frementi della luna, da una duna coperta di ciuffi di sparto pungente, in questa notte bollente ebbra di canti di melliflue baccanti. Pensiero Brado Selvaggio e libero come un cavallo brado, impetuoso come un bradisisma, irriverente e tranchant come uno scisma, geneticamente disancorato da ogni retaggio, amerei il mio pensiero fosse. (più color rosa, meno nero). Crisi di coscienza di una mosca bianca Una mosca bianca era da tempo torturata da un pervicace dubbio, che le obnubilava la mente, in quanto si chiedeva continuamente: se lo sporco è la mia vita è il mio destino. che senso ha continuare a vivere così….., mi piacerebbe tanto sporcarmi almeno un pochino…… Amorealla radicequadrata Amorefolleamore batticuorebatti fiordamorefiore mattidamorematti Caroamoreamorecaro Caro amore, amore caro, amore, reame re-amo, amo-re (e) Roma, Roma (e). Chissà perché, l’amore se anagrammato, o è nobile o è capitale o è prezzato, m in quanto tale mai disprezzato! Poesia O.G.M. free Nel villaggio globale, la scienza e la tecnologia sono ormai le maliarde signore della vita e insidiano le gioie del talamo nuziale. Le multinazionali in nome di stringenti leggi di mercato detengono i brevetti di troppi alimenti il cui organismo è geneticamente modificato. Si dice che anche la musica (la cosa più amata) dai giovani, sia inquinata. Si sospetta che gruppi musicali idoli e miti d’intere generazioni abbiano infarcito le loro canzoni di messaggi subliminali e senza tanto formalismo accusati di apologia al satanismo. Mi domando: è possibile che in tutta questa sciatteria non si salvi neppure la poesia? Io mi auguro davvero che la poesia resti e rimanga per sempre un fior sincero. Non vi nascondo che la mia anima sarebbe addolorata se prima di leggere una poesia dovessi avere questa garanzia: “Liricamente d’origine protetta e controllata”. Carminapolis All’ufficio anagrafe. Stato civile: -poeta!- abita: -in via della libera fantasia, traversa della rima, interno esterno, scala prima, numero da dividere, da sommare, quello che le pare…. segni particolari: -versi!- L’amnesia del poeta Il poeta ideale dovrebbe soffrire di amnesie, perché questa patologia gli permetterebbe di non entrare nelle stanze della memoria, ed essere originale? Certo sarebbe tutta un’altra storia, trovarsi a non dover lavorare su metafore antiquate, rispolverate, o se volete riscaldate alla maldestra come la solita minestra! Il poeta ideale dovrebbe essere un anacoreta, o uno stilita? No, neppure quella sarebbe vita!… Dovrebbe vivere in un ambiente asettico, ma non asfittico, decontaminato dal poetico operato vivente e del passato? Dovrebbe parlare(cantare) della quintessenza dell’anima, dell’amore, dell’umana sofferenza, degli ideali, della vita, dell’incoerenza di noi mortali, con l’inesprimibile ancora non espresso, in un verso perfetto, da sembrare un po’ sospetto? Dovrebbe sciorinare una lirica originale, aderente, pregnante, suadente, un po’ marziana… o al dente, come l’amatriciana?… A voi amici, colleghi, cari lettori e posteri, con tutta la pazienza e la delicatezza del caso, l’ardua sentenza! Emoticons Astrid, goccia di stella, grazia di femminilità scesa dal cielo per donarmi l’amore, sbocciato fiore d’altre primavere, della mia giovane età, com’era bello vedere fiorire sulle tue guance quel pudico rossore ai miei sguardi d’amore! Ora invece le giovin donzelle sono in maggioranze belle e carine come ammiccanti veline. Il cuore dei nostri adolescenti, quando sboccia l’amore o affini sentimenti non conosce più il batticuore. Tutto cambia con disinvoltura, da far paura, e di questi tempi è diventata difficile la lettura dei sentimenti. Il corpo si modella si costruisce in palestra con pesistica , dieta e duri allenamenti ma è diventato analfabeta, analfabeta dei più nobili sentimenti. La quercia La grande e poderosa quercia, che troneggia alta e sicura sulla via dell’altura e dal cocente sole ci ristora, sembra una matura signora e la sua robusta ramaglia ricoperta di verdi foglie, la copre come una vestaglia. Sulle robuste fronde di fattezza secolare, che il vento increspa e piega come onde di mare, tanti, tanti uccellini senza altro pertugio vi trovan casa e generoso rifugio. Loro piccole creature, ringrazian felici l’amica e verde signora del magico incanto, ad ogni buon'ora con festosi gorgheggi in guisa di canto. Grazie, grazie cara quercia che ristori tanti esseri con la tua chioma preziosa. Grazie, nobile amica per la tua fronda che le antiche virtù de' forti e di eroi impalma, ristora, ti prego la mia povera alma e i miei pensieri che a iosa giorno dopo giorno affondano neri in una vita sempre più noiosa!. Volontariato verbale Il poeta è un volontario che opera nel campo dell’assistenza (verbale), nonché sociale lavorando senza orario con dispendio di energie di fantasia di forza emotiva, di inventiva, al centro di terapia intensiva specializzato nel ridare vita alle parole. Gli angeli di Beslan Ancora una volta settembre, il mese che dovrebbe chiudere con la mitezza del suo clima i giorni della gioia estiva, bagna di sangue la nostra vita, per colpa della barbarie dell’uomo, e riporta le nostri menti e i nostri cuori , sui sentieri ancora freschi di sangue, di dolore e di morte. E’ accaduto. La storia dell’orrore, la triste storia del terrore si ripete, armando di nuovo con la falce, le lugubri braccia della Morte. E’ accaduto ancora in terre lontane, per molti di noi sconosciute fino a ieri, sperdute nell’arcipelago di stati e popoli disegnate dal nuovo corso della Storia, ma potrebbe accadere vicino a noi in ogni momento. Ora purtroppo, tutto il mondo conosce lo sgomento, conosce dove avete vissuto per un soffio, per un momento, la vostra tenera vita, piccoli e candidi angeli di Beslan. Ora tutti di noi sappiamo dove il vostro sangue ha bagnato i vostri bellissimi libri di fiabe, che avevate sui banchi di classe, nel primo giorno d’apertura del nuovo anno di scuola, e mai potremo dimenticarvi. Ora tutto il mondo sa dove si trova l’Ossezia, il paese dove gli angeli vivevano in una povera terra, che non era certo un paradiso, come potrebbe esserlo dalle nostre parti, ma che pure erano egualmente felici, senza avere tutte le nostre comodità e le nostre ricchezze. Angeli che erano la gioia e l’orgoglio di tante famiglie, l’avvenire e la speranza di un popolo che li aveva portati felici a scuola e festeggiava il loro primo giorno di lezione. Ora tutto il mondo sa dove sono morti gli angeli di Beslan stringendo fra le mani i libri di fiabe; barbaramente uccisi mentre imparavano a sillabare per la prima volta le parole papà, mamma, amore, fiore. E un mondo che conosce ciò, non può essere altro che un mondo preda della barbarie! Omaggio all' Amore Sensualità dipinta sul tuo scultoreo corpo di Venere i miei occhi ammirano. Estasi è l'innocente candore della tua pelle, il tuo profumo, le sciolte seriche ciocche dei tuoi capelli accarezzate dai venti. Tu che vivi nel verde e fiorito "horto concluso" in cui Amor è uso giocar con Te, e ove sotto lo stesso cielo, Sole e Luna abitano gaudenti, prenditi la felicità piena dei tuoi freschi e luminosi anni più belli!!! I miliziani del cuore Lo ha spiegato molto bene Ilvo Diamanti (noto editorialista, a mio parere dall'animo di poeta), di un grande giornale a tiratura nazionale, alcuni giorni fa in un suo editoriale dal significativo titolo " Le multinazionali del cuore", che le organizzazioni non governative sono: " Attori di una sorta di umanitarismo libertario e globale che mobilita il sentimento sociale contro le ingiustizie e le disuguaglianze del mondo e coltiva la pietà come fonte di risorse, per intervenire in modo attivo, concreto di persona". Ebbene quali parole migliori si potrebbero spendere per questo esercito determinato e sicuro delle istanze del cuore e dell'altruismo, per questi intrepidi angeli custodi che volano con le loro ali leggere carichi solo di uno stracolmo e pesante bagaglio d'AMORE, fino negli angoli più lontani e sfortunati del mondo, con spirito di sacrificio e abnegazione e un'indescrivibile carica di umanità ad asciugare le lacrime di dolore, a curare i malati, i feriti di guerra, a portare parole di conforto, un sorriso ai bambini orfani, e una mano calorosa agli anziani e ai vecchi, con la dimessa uniforme di "Combattenti del Cuore ", dotate del solo armamentario del sorriso, della Fratellanza della PACE della Solidarietà, dell'AMORE e che hanno il volto ormai diventato tristemente noto di Simona Pari e Simona Torretta, che sono state sottratte alle loro opere di bene, e per le quali preghiamo affinché chi li tiene in ostaggio le restituisca sane e salve a coloro che hanno bisogno del loro " lavoro" di angeli. |