Poesie di Angelo Alfredo Taraschi


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Ai lettori che per avventura dovessero imbattersi in questa pagina.
Le raccolte hanno caratteristiche molto diverse per tematica e stile.
"Caramelle" sono semplici pensieri, dolci o amari, sul nostro vivere.
Le poesie de "Le strade della vita" e "Le strade dell'inconscio" sono quelle che sento più mie, che affrontano il tema dell'esistere.
"Imprevisti" è un puro esercizio della mente. Contiene componimenti scritti per divertimento che sono la trasposizione poetica in rima di racconti miei non pubblicati. Ma vi sono anche poesie non in rima scaturite da situazioni particolari e varie che la vita offre.
"Satironica" tratta di argomenti d'attualità e di problematiche sociali.
In queste due ultime raccolte ho scelto di usare quasi sempre la rima, perché penso sia una delle forme d'espressione più efficaci per fare ironia e satira scherzosa.

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Le strade della vita  

È Natale, ma per poco
Un Natale dietro l'altro,
neve e ghiaccio,
valli e colline,
fredde pianure
hanno disegnato la mia vita.
Oramai sono stanco
di camminare,
ma non di vivere.
Rinasce la mia vita
ogni mattino
al fioco bagliore
dell'alba eterna.
Feste e luci,
i soliti auguri
passano come vento.
Sol rimane la certezza
della fine che s'avvicina.
È Natale, ma per poco.

Chi è, Chi non è
Certo che
si diverte un mondo
a crearti.
Prima ti fa nascere,
poi ti fa soffrire
-pare che agli eletti
tocchi una maggiore sofferenza
e ai reprobi vivere nella ricchezza-
infine ti fa morire.
Chi sia non si sa
con precisione.
Da remotissimo tempo
gli uomini cercano d'appurarlo
senza risultati apprezzabili.
Lo scopriremo un giorno?
Forse. Speriamo intanto.

La speranza
La speranza è in fondo al sentiero della mia vita,
come un alberello spoglio.
Un tempo l'avevo afferrata
e stretta al petto.
Poi, all'improvviso,
si è sciolta dall'abbraccio,
svanita nella realtà.
Ora riappare nella radura
degli alberi inariditi
dal gelo inclemente.

Arcano
Si è aperto l'arcano del cielo
nella profondità azzurra dell'immenso.
Sospira rigenerata l'utopia
assopita della mia vita.
Filamenti di cirri danzano lenti
nel pulviscolo dorato della mia esistenza.
Tace il vento ardito della passione,
veleggiano come veloci velieri sull'onde
i rinnovati desideri dell'eterna illusione.

Ali
Sulla collina
vissi l'infanzia
col cielo.
Dall'alto
con le ali
fresche di vento
volavo sulle querce
fruscianti
dolcissime nenie
e su ulivi pensosi.
Ora son qui
lontano
nella gialla pianura
di spighe ondulanti
con le ali tarpate,
gli occhi al cielo
e i desideri
che non mi sorreggono più.

Sirene
Mi tappo le orecchie
con le mani tremanti.
Non voglio sentirmi,
non voglio sentire
i richiami flautati
delle dolci sirene
tra nebbie profumate
di salse onde.
Il mio cuore mi porta,
barca sgangherata,
nel mare dell'illusione
alla ricerca di qualcosa
-che cosa?-
che forse avevo
ed ora non ho più.
E navigo
nel mare della vita
con le orecchie tappate.

Se tu non ci fossi più
Lente si sciolgono in agonia
le sere ottenebrate dal dolore
nella fitta nebbia della tristezza.
La tua mano non c'è più
a fugare il nugolo di pensieri
sul prima e sul dopo,
sull'essere e sul non essere.
Il sorriso che rischiarava il buio
atavico della mia inquietudine
s'è spento in un mattino di sole.
Oh le carezze, le tue carezze
rassicuranti nelle fredde notti
e nelle aspre battaglie del giorno!
Non più, non ci saranno più.
Proiettate nel nulla ingannevole.
Il truce Destino ti ha strappato a me
per donarti alla stupida Morte,
ma non sa che sei sempre più viva
nel mio cuore, amore mio infinito,
che riposi serena nel cielo
insieme con le altre fulgide stelle.

Insondabile
Insondabili fatti
la vita ci offre.
Stranezze mostruose,
scherzi del Caso,
varianti imperfette
della perfezione di Dio.
Ingiustizia casuale,
abisso del cielo:
Perché a me? e non a lui?
Variante in agguato.
Unico rimedio
per l'uomo indifeso:
credere
sperare
amare
pregare.
Pregare?
Chi mi ha conciato così?
Chi sa quanti vorrebbero
essere morti
piuttosto che pregare.
Inutile atto dell'uomo
che teme, ora, sempre
che il filo si spezzi
che vi sia una ragione
dietro il caos
delle probabilità,
venti impazziti,
risucchio ancestrale,
distruzione totale.
Ed ecco la pace,
finalmente ottenuta:
il contatto con la Terra,
culla dell'uomo,
primigenio grembo materno
nido d'affetto e d'amore
dove il male s'insinua.

Volare
Volare
sul fiume tortuoso
tra anfratti e rocce scoscese
dalla fresca polla
montana gorgogliante
festoso
allo scorrere lento
fluente nella piana
fertile d'alberi e di viti
fino alla vasta
melmosa foce
che disfatta teme
il mare sconosciuto.
Volare
sulla vita ormai stanca
preda del corpo
giunta alla fine
per scoprire
iridescente goccia d'acqua
l'abbraccio misterioso
dell'eterno cosmo infinito.

Col tempo che va
A volte svegliato
dalla mano dell'alba,
ripercorro il passato
a ricostruire momenti,
lampi di vita,
felici e lontani
col sorriso nell'anima
e con la pena nel cuore.

Penso la sera al futuro
ove nulla è sicuro;
qualche luce sfavilla
nel buio delle incognite,
vacilla e si spegne
come fievole stella.

Ed il presente incalza
ostinato e veloce
col tempo che va,
e mai più ritorna.

Domande esistenziali
Se non fossi nato,
dove sarei?
Perché son nato?
Chi ha stabilito
che fossi io e non un altro
me stesso a nascere?
C'è chi dice
che è opera di Dio,
chi della natura,
chi della materia…
Non sono risposte
convincenti.
Mi ritrovo qui,
sulla Terra, a vivere
senza sapere perché,
scelto tra innumerevoli
probabili esseri
o per puro caso?
Chi mi ha dato
la vita attraverso
i miei genitori?
C'è chi dice Dio,
chi la natura,
chi la materia…
Tornerò un giorno
senza corpo là
da dove provengo?
Vivrò puro spirito
tra miliardi e miliardi
di esseri nati e non nati?
di probabili improbabili
vite non vissute?
Vorrò proprio vedere,
sempre che sia possibile!

L'uomo è nato
L'uomo è nato frutto del bene,
ma senza il male non può vivere.
Dalla gioia passa al dolore
in rapido tempo incalzante.
L'innocenza fugge via
portandosi dietro giorni sereni
e seminando vaghi ricordi.
Ed ecco la vita gli prepara gli ami,
gli tende la sua vischiosa rete
in un susseguirsi di ansie.
Si dimena fino alla fine
annaspando inutilmente.
Solo l'amore lo può salvare,
ma deve sconfiggere il male,
che da sempre è in agguato
nella sua mente
ed a volte s'insinua
nel suo cuore.

La terra trema
Trema ancora la terra.
Si frantumano i desideri
e si inabissano le speranze
con il boato dell'angoscia.
Il sudore della vita si è seccato
ed è solo rimasto
l'odore del dolore
della fatica
nel buio dell'imprevisto.
Ma ora non piove
ed il sole brilla
più che mai umano.

La ruota della vita
Un altro amico
ha lasciato il mondo
con i sogni e le speranze.
Siamo denti inseriti
nella ruota della vita
che gira gira impazzita,
perni provvisori e logorati
dall'ingranaggio del Caso.
Ogni tanto
se ne rompe uno,
ma la ruota funziona
sempre, stridendo
nel suo movimento,
voluto -si dice-
da chi ci ama
e ci aspetta impaziente
non si sa dove.
Anch'io cadrò,
sganciato o triturato,
polvere d'osso,
mescolata a polvere di legno.
Ma non mi lamento,
perché questo
è il destino dell'uomo.

Compleanno
Eccomi tra voi.
Nell'immensa grotta celeste dov'ero
con milioni d'anime vaganti
nell'infinito spazio
delle essenze invisibili
sono stato casualmente
scelto a farmi carne
per venire tra voi.
M'hanno detto
che vivere non è facile,
che dovrò soffrire,
che sarà sempre più difficile
man mano che crescerò,
e che un giorno
mi riabbracceranno.

La profezia s'è rivelata esatta,
ma, strano, alla vita
mi ci sono affezionato.
Ho amato me stesso,
la mia donna,
il mio fiore,
i miei cari
e tanti
tanti altri.
Mi dispiace andarmene,
ma quegli spiriti
m'aspettano ansiosi,
vogliono sapere com'è
la vita dell'uomo!
La loro speranza è
scendere sulla Terra.
Provare la vita è il più bel
desiderio del cielo.

Origini
Ho appoggiato la testa
su una soffice nuvola
bianca ed ho sognato
di volare tra le stelle
a ritroso nel tempo
senza fine
per ricercare me stesso
e le mie remote origini.
Ho esplorato universi
su universi, galassie
polverose, pianeti
e soli, buchi neri
e voragini profondissime
nel buio trasparente,
ma non ho trovato nulla,
se non la sensazione
d'essere immerso
in un Pensiero rarefatto
immobile insondabile
che invisibile alita
l'eterna vita
dei singoli e del tutto.

Strada chiusa
Non si passa.
Qui ti fermi
sofferente.
Volano nuvole
nel cielo azzurro
della vita
che passa
come vento
primaverile.
Qui ti fermi
stanco
a ripensare al tempo
dell'eterna giovinezza.
Qui ti fermi
con il tempo dell'allegria.
Il vento soffia
sulle foglie secche
del tempo smarrito.
Qui ti fermi:
strada chiusa.

Vagola la mente
Vagola la mente
con i suoi compagni,
gli assidui pensieri indaffarati,
dietro i gabbiani
volteggianti
su motonavi generose
che arrancano farfugliando
lente nel basso mare.
Laggiù c'è l'isola
dove la mente
finalmente si ferma.
I pensieri stanchi
s'accompagnano ai desideri
perduti,
in silenzio;
soltanto il vento parla
e la sua voce dice
che tutto finisce
mentre tutto si crea.
Il rombo dei motori
dilania il candore
delle vele vibranti
echeggianti
il canto delle onde
che inseguono
la pace della riva
e sempre
i nuovi pensieri
come fragili onde
cantano monotoni
la nenia della vita.

Certezze
Momenti d'apatia
frenano la frenesia
dei miei pensieri
cavalieri erranti
nella foresta incantata
delle umane illusioni
alla ricerca di certezze,
tesoro trafugato
dal voracissimo Tempo.
Dietro ogni albero
si nasconde un Attimo,
mostriciattolo sbeffeggiante
della Sua sterminata schiera,
che appare come un lampo,
e scompare per sempre,
lanciando una ragnatela grigia
che vischiosa ti avvolge
e i movimenti diventano
lenti sempre più lenti,
fino a quando giunge l'ora
della certezza irrisolta.

Solo un istante
Stanotte ho sognato
un istante solitario
della mia vita
su un sentiero di terra battuta
che finiva in un dolce pendio
tra luci ed ombre…
Fior di loto
Oblio
Profumo di vita
che passa.

Cambiare vita
Oblungo desiderio
sale verso il cielo
come fumo asmatico
da comignolo nero
sotto gli occhi delle nuvole
ghignanti.
È un filamento disfatto
del pensiero in apnea
emerso dal fondo del lago
dell'impossibilità.

Il mio destino
O chiocciola,
umile e saggia,
che lenta trascini
il tuo destino
protetta dalla tua casa,
contenta d'un filo d'erba,
fermati e svelami
il mistero della vita.
Anch'io mi porto sulle spalle
il destino assegnatomi dalle Stelle,
ma sono protetto da sogni irreali
che lastricano il sentiero
della mia vita
di falsi desideri
e di impossibili risposte
alle incessanti mie domande
rivolte alle Stelle lontane,
disinteressate alla mia esistenza.
Spiegami dove tu vai
dopo la morte;
io non lo so,
ma vorrei saperlo.
Forse tu serberai il segreto:
così ti hanno imposto
le Stelle dall'eterno
apparente sorriso.

La strada
Quando son nato
mi hanno messo
su questa strada.
-Ecco la tua strada!-
m'hanno detto
-Seguila sempre!-
All'inizio era in leggera
discesa, cosparsa di fiori,
protetta da ombrose siepi
ove gli uccelli più belli
del mondo cantavano per me.
Poi a mano a mano
è diventata pietrosa,
piena di spine, affiancata
da aspri rovi ove
velenosi serpenti
di scatto
volevano mordermi.
Più avanti s'è inerpicata
tra burroni, rocce scoscese
e massi cadenti nella pietraia.
Perdevo le scarpe,
a piedi nudi salivo
aggrappandomi a secchi
pungenti cespugli.
Quando arrivavo
in qualche raro pianoro,
una pioggia di massi
mi faceva correre a perdifiato
col rischio di cadere sfracellato.
Alla fine ho trovato
un bosco fresco.
Protetto dagli alberi
mi sono riposato,
ho asciugato piaghe
e lacrime
e poi mi sono addormentato
per sempre.

La signora Tristezza
Torna all'improvviso la signora Tristezza
dal suo breve viaggio
ad abbracciarmi.
- Credevi che fossi svanita?
Illuso! Non sai che la mia
casa è il tuo cuore?
Se ogni tanto me ne allontano
è per andare a visitare
l'amico Affanno o l'amico Rimpianto
che mi regalano ninnoli ed oggettini
per il tuo tenero cuore. Voglio rendere
la mia casetta più comoda. Voglio viverci
per sempre insieme con le mie
figlie: l'Illusione e l'Angoscia.
Dovunque tu andrai, sarò con te:
si sta così bene al caldo
tra dolorosi affetti e gioie spezzate. -
Così mi dice la grigia signora
che un tempo, per sfortuna, sfiorai.
Poi fu lei, con inganno, a baciarmi,
a scacciare da me la dolce Gioia.
Da quel momento vive nel mio
cuore. Aspetto con ansia che esca
qualche volta. Ma ritorna, ritorna
sempre più grigia, sempre più forte.

La mia vita
Ieri sera sono andato a teatro.
Comode poltrone vellutate,
luci soffuse, acustica perfetta,
scenografia reale.
Si rappresentava "La mia vita",
atto unico e irripetibile.
Mi son seduto in prima fila.
Solo.

Gli attori hanno recitato
con scioltezza e disinvoltura,
con passione, senza finzione.
Fatti lontani, noti e dimenticati
si snodavano incalzanti.
Nascite, gioie, tristezze, morti
si alternavano incessanti.
Mi son commosso.
Tra un sospiro e l'altro
ho pianto e riso
a rivedere quei volti cari,
a riprovare quegli affetti.

È toccato recitare anche a me,
e per la prima volta l'ho fatto
senza impaccio, senza suggeritore,
ricordavo tutto con facilità,
perché non c'erano esigenti spettatori
e crudeli indagatori.
Alla fine, mentre Mani ignote
chiudevano il sipario e spegnevano
le luci, mi sono addormentato
nel silenzio della Notte.

La vita continua
Raggomitolato sotto le coperte
alla fredda luce
dell'alba lattiginosa
penso.
Gli anni come nuvole sfrangiate
inseguite da un vento violento
si dissolvono nel cielo della vita.
Le cose fatte e non fatte
come fragili fuscelli
mulinano fra le gorgoglianti
acque fluviali dei ricordi.
Penso agli affetti, all'amore,
ai valori, alle cose in cui credo.
Ma c'è qualcosa in cui credo?
Cos' è che mi sospinge irrequieto?
La forza della vita?
Vorrei andare avanti,
proiettato dalla speranza;
vorrei tornare indietro,
frenato dai se e dai ma;
vorrei fermare il tempo,
eterna impronta del non essere.
Intanto il profumo amaro
della vita mi inebria.
Forse è meglio che mi alzi:
s'è fatto tardi.
La vita continua.

Il viale
Cammino per il viale deserto,
solo cammino nell’ombra.
In fondo una speranza di luce:
un raggio di sole
fa danzare
le foglie plananti
tristi leggere
a riposare
accartocciate
per terra.

Ad uno ad uno si staccano gli anni
dall’albero della mia vita nel viale deserto,
screziato d'ombre e luci,
e, come certezze fluttuanti,
rinsecchiti cadono
su marciapiedi dissestati,
coperti di polvere e foglie,
di gioia e dolore.

La vita
La vita è come la balena
di Giona.
Ti ingoia e ti porta via.
Il viaggio - non si sa quanto dura -
può essere breve
o lungo, ma finisce
su una proda desolata
dove sarai risputato.
Tu credi d'essere libero,
invece sei nel suo ventre
a patire tra i miasmi
delle sue viscere puzzolenti.
Tuoi compagni inseparabili saranno
il dolore, la solitudine, la tristezza
e qualche gioia occasionale.
Alla fine sarai libero
- si dice - di librarti leggero
puro spirito
verso un altro mondo luminoso
sconosciuto, o forse
solo immaginato.

O mio cuore
Cantami una canzone
che non sia triste,
o mio cuore.
Palpiti ancora d'amore
sulle onde dei desideri
che via si portano
la nave della mia vita.
Perduta è la rotta;
guidami alla ricerca del porto
della pace con il tuo fuoco
che disperde le tenebre.
Canta un'allegra canzone
con me e con le sirene
non più giovani.
Che sia una nenia d'addio
verso il porto della pace.
Che sia un canto d'addio
verso il porto della pace.
Là,
fra le nebbie,
brilla una fioca luce.

Strada che vai
Strada che vai,
dove mi porti?
Strada tortuosa
bucherellata
del mio cuore
t'inerpichi arida
verso la vetta
del sogno umano.
Striscia d'asfalto
della mia mente
che fumighi dubbi
dipingi di nero
i miei pensieri
che non sanno
più nemmeno sognare.
Strada che vai,
dove mi porti?
Non vedo l'inizio,
non vedo la fine.
Dolore e mistero,
dubbio e certezza.
Quale?
Nera d'addii,
strada che vai,
dove mi porti?

Ultimo dell'anno
Ho brindato agli anni che mi rimangono.
Ho ballato un lento valzer con gli anni
pesanti sulle spalle. Non è più
tempo di rock and roll. Questo potrebbe essere
l'ultimo anno dalla vita concessomi.
Tra tintinnii di bicchieri ed auguri
generose scoppiano le risate.
Sigillo annuale d'un pezzo di vita
che se ne va per sempre. Meglio bere,
affogare in un calice spezzoni
d'esistenza, aspettare il prossimo anno.
Ho brindato e ballato all'anno nuovo,
mentre le bollicine per un attimo
solleticavano i miei desideri.
Poi è rimasto in bocca il gusto amarognolo
della delusione e della certezza
d'una vita appesa a un esile filo.

Un altro anno
Un altro anno s'è dissolto
tra le braccia dell'avido Tempo.
Sol rimane la polvere dei ricordi
a danzar lieve al sole
al soffio tenue
della vita che vorticosa
sprofonda
tra lacerazioni esistenziali
e musiche interrotte
nel baratro delle ineluttabilità quotidiane.
Giungerà presto al fondo,
alla porta spalancata
del Cosmo rovesciato.

Soffice
Soffice la neve
pesa
sull'animo,
fresca
imbianca
gli anni che vanno
via
a ritroso nel tempo,
sigillo d'un tempo.
Soffice protegge
i ricordi lontani,
calma scende
sul futuro
che m'attende.

Illusioni
Ho nuotato
nel fresco mare
delle illusioni.
Onde felici
mi accarezzavano,
spruzzi ridenti
mi solleticavano,
brezze soavi
mi estasiavano.

Poi di repente
un maroso inarcato
su se stesso,
minaccioso,
avido,
mi ha strappato via
con le sue fauci
liquide
sbattendomi contro
le nude rocce taglienti
di questa vita che
passa sempre,
di questa vita che
non passa mai,
col presente che diventa
futuro e col passato
che ride delle mie speranze.

Ero solo
I lamenti del vento
per tre giorni e tre notti
accompagnarono
la mia solitudine.

Ero solo.

Finalmente potevo
parlare con me.
E mentre la neve premurosa
spargeva i suoi fiocchi
su tetti e alberi,
parlavo con me stesso
di me stesso.
Mi addentravo nei tortuosi
meandri della mente e del cuore;
risalivo il turbolento fiume dei desideri
fino alla sua fresca sorgente,
percorrevo le sue erte rive
fino all'ampia limacciosa foce,
dove finiva nell'abbraccio del mare.

Ritrovavo la perduta pace.

Ma quel fiume impetuoso
spesso ha cambiato corso.
Credevo di averlo conosciuto a fondo.
Sbagliavo.
Ho capito che non è immutabile,
fino a quando il monte
da cui nasce non si sbriciolerà
e scomparirà.

La casa in collina
Una piccola casa
sulla collina, in alto,
sotto la neve riposa.
Un filo di fumo
esile s'attorciglia
sul comignolo bianco.
Due querce mormorano,
centenarie custodi,
tristi nenie al vento.
Una donna è seduta
davanti al focolare
avvolta nel suo scialle
nero di dolore.
Zampilla la fiamma
ricordi lontani,
un fremito freddo
bussa alla porta.
Ronfa il gatto
al dolce tepore.
La donna ascolta
soltanto se stessa.
Una tremula luce
dipinge di gocce
gli umidi vetri.
L'amato è perduto,
il figlio lontano.
Dorme la donna
avvolta nel suo scialle.
Sogna la donna
sogni di mari
e spighe di grano.
Scende la neve
sulla casa in collina.

Sotto la neve
Scontri d'ombrelli
nelle vie sotto la neve.
S'accorcia la vita,
davanti al camino sonnecchia.
Stride la fiamma,
scricchiola il ghiaccio.
S'addormenta la vita
in un bicchiere di vino.

Le strade della vita
Ecco, è arrivata
la gelida pioggia
battente, sottile, penetrante.
Non si vedono uccelli.
Il cielo come un torvo
brigante avvolto
nel suo nero mantello
scarica colpi di vento
col suo trombone nerastro
dall'alto delle nuvole fitte
sugli alberi intirizziti
che stringono i rami a difesa.
Non passano uomini,
non le operose massaie,
non giocano i bimbi festosi
dietro le siepi di verde alloro.
Solo il ticchettio
uggioso e monotono
delle gocce pungenti
e dell'orologio che segna
lo scorrere irreparabile del tempo.

In questi momenti ripercorro
le strade della vita che inesorabile
è passata sotto cieli grigi e cupi,
e sotto plaghe azzurre,
agghindate di benefiche nuvole,
fresche ancelle della pioggia ristoratrice.
I raggi luminosi del sole
hanno squarciato le barriere
minacciose della tetra nuvolaglia
come gli affetti e l'amore
hanno dipanato il groviglio
delle ansie e delle inquietudini.

Ho avuto ed ho la fortuna
di provare tristezza e gioia,
di far parte di questo mondo
pieno di vizi e virtù,
d'amore e odio.
Oggi sono qui, sotto il cielo opaco,
domani, forse, mi scalderò al sole radioso.

Notte Santa
Scende placida la neve
e suonano le campane,
mentre nasce il Bambinello.
Intirizzito e rannicchiato
me ne sto sul marciapiedi
tra i miei stracci e il cartone.
Prego Dio che non m'ha aiutato.
Sono brividi gli auguri,
aghi di ghiaccio nel mio corpo.
Son lontani di mia madre
i caldi baci e gli abbracci.
Uno sbaglio m'è costato caro.
Avidità ed incomprensione
m'hanno buttato sulla strada.
Sono solo, il freddo aumenta,
meno male che ho un po' di vino.
Scende placida la neve
sul mio corpo rattrappito.

… e il fiume va…
…si muovono le cime
ondeggianti dei pioppi
con danza riflessa
d'ottusa inquietudine
scorre il fiume
gorgogliante di pene
verso il mare
mormorante
canti d'illusa
malinconia
più tristi si fanno le sere
i giorni più brevi
le notti di sogni premonitori
vestite m'invitano
all' eterno banchetto
e il fiume va…

Ancora
Chissà quante cose ancora
non sappiamo,
quanti misteri ancora
agiteranno l'animo umano,
quanto ancora dovremo soffrire
per finalmente scoprire
che nulla siamo
(ma già lo sappiamo)
che polvere siamo
dell'Universo sconosciuto.
E forse mai sapremo
cos'è l'Universo.
Numeri, idee, ipotesi
ancora ancora ancora
fino alla notte dei secoli.
Godiamoci la luce
ora
ché il buio inerte
ci attende.

Alle mie sorelle
Sorelle foglie,
come ogni anno,
da tanto tempo
ormai,
parlo con voi
in questa stagione,
mentre partite
per la vostra dimora
nelle viscere della terra.
Parlo con voi
calpestandovi,
mentre accartocciate
vi rattrappite
nelle vostre autunnali vesti.
E voi mi rispondete
con voce scricchiolante,
ora lamentosa
se il vento tace,
ora festosa
se il vento vi accarezza.
Mi salutate
e sembra mi diciate:
-Perché non vieni con noi?-

È tutto
Tutto finisce.
Da sempre lo si sa.
La corrosione del tempo
ti segue momento per momento.
E nulla puoi fare,
mentre il sereno si abbuia
e la vita scivola via
verso la fine
compagna senza fine.
Sperare vano in un po' di pace
nei giorni che ti rimangono
è tutto.

Il pianto del vento
Sento le onde del mare
ruggire, sferzate
dal pazzo scirocco
grigio-vestito.
Vedo le creste
bianche furenti,
Menadi danzanti
urlare strazianti
minacce di morte.
Piange il vento
amare lacrime
di terre lontane
arse da guerre insane
sul mio volto
in questo spento
umido mattino.

Sotto il cielo d'ottobre
Passeri volano veloci
ammaliati dalle bacche rosse e gialle
sotto il cielo luminoso,
foglie vestite d'ambra e ocra
cadono lievi
danzando dolcemente
il ballo dell'addio,
aghi di pino
d'oro ramato
riposano finalmente
su soffice tappeto.

Frulli di pensiero,
fruscii di ansie,
sospiri di pace
alitano verso la luce
dell'Immenso.

Foglie, addio!
Foglie,
voi che vi fate così belle
prima di morire,
ditemi,
indossate l'abito vostro
più lussuoso e variopinto
per andare incontro
alla signora Morte?
Forse siete stanche di vivere,
forse vi piace morire,
forse sperate di rinascere.
Anch'io, non so quando,
incontrerò quella Signora.
Forse mi metteranno un vestito nero,
forse reciteranno per me una preghiera;
mi adageranno tra quattro assi, è certo,
mi seppelliranno sotto l'erba fresca, è certo.
Addio, foglie care!
Chissà se un giorno
potremo stringerci in un abbraccio,
polvere nella polvere,
vicino ai cumuli di terra
delle laboriose formiche,
mentre il cielo sorriderà di luce.

Immortalità

Se la vita e la morte
degli esseri viventi
e delle cose tutte
sono la linfa sempre fresca
della creazione e dell'evoluzione,

se anche la Terra
con i compagni Pianeti
e con il fulgido Sole
un giorno sparirà
risucchiata da un buco nero,

se tutto finirà
nell'immenso gorgo del Cosmo,
perché l'uomo si ostina
a desiderare l'immortalità?

So che questo desiderio
è irrealizzabile,
eppure in me inestinguibile.
Ma, se fossi immortale, novello Titone,
vivrei invecchiando, decrepita ruga,
senza amore e gioia.
Non sarei forse un dio senza vita?
Forse desidererei morire.
Meglio far parte, qui sulla Terra,
del gioco incessante della vita e della morte,
tassello infinitesimale, ma necessario,
del quadro cosmico.

L'ottobre della vita
Tornano le nuvole
con la loro irrequieta
e varia ambiguità
ad abitare il cielo.
Ora sorridenti
ora minacciose
ora lievi
ora pesanti
come pensieri,
i lieti o angosciosi
soffi dell'io.
Irridono il sole
che languido bacia
le stanche foglie
in balia del vento,
presaghe e timorose
per l'imminente fine.

L'ottobre della vita
dilania il passato
tormenta il futuro
martella il presente.

Il nostro noce
Quando il fulmine colpì
il grosso frondoso noce
piansi.
Smembrato,
coi rami bruciacchiati,
giaceva a terra,
insieme coi nidi delle capinere,
ferito a morte,
il nonno dell'orto.
Lo chiamavamo nonno Peppe,
perché come lui
severo, ma buono
e premuroso.
Protettore dell'orto
e degli uccelli,
amico dei nostri giochi,
ci regalava frutti da gustare,
strumenti creativi
nelle nostre mani.
Le battaglie con le noci
i torroni con le noci
i taralli con le noci
i carri armati con le noci…
Nonno Peppe ci scaldò
per un inverno intero,
fin oltre la morte
generoso.

Orologi
Ho tanti orologi in casa,
uno o due o più in ogni stanza,
che mi controllano
che m'inseguono
che mi segnano la vita
con il loro frenetico
ticchettio
o con le loro luci
ammiccanti.
Scherani di Cronos
fagocìta delle mie ore,
ladro di speranze e d'illusioni?
Forse solo amici annoiati
che ripetono sempre
la stessa cosa:
-Il tempo passa!-

Il mio preferito è una vecchia sveglia
rotonda
col bordo rosso e quadrante bianco,
ore in blu chiaro,
sferette nere con punte fosforescenti,
due campanelli rossi sulla sommità.
Ogni tanto si ferma
finalmente!
È a carica manuale.
Il suo affannato battito
mi riporta a quando ero fanciullo,
a quando non guardavo le ore fuggenti.
Cronos dormiva lontano,
il suo ansito non m'incalzava
ansioso, non lo sentivo,
non sentivo la sua ticchettante
cantilena, proteso ad altro.
Ora mi perseguita.

Visita
Son tornato al mio paese
a far visita ai miei genitori,
in cimitero.
Pace e silenzio.
Mio padre e mia madre
sono ancora vicini
come allora in vita.
Sorridono sereni
sotto i cipressi profumati
tra due mazzi di fiori.
Ho parlato con loro,
essi tra di loro e con me.
Alla fine mia madre
mi ha come al solito
premurosa raccomandato:
-Fa il bravo ragazzo!-
-Sì, mamma.-
E mio padre ironico:
-Che bugiardo!-
Abbiamo riso insieme
al ricordo delle battute
eterne.
Poi li ho salutati
con un bacio e un arrivederci,
e me ne sono andato;
arrivava gente.

Anni
Quanti anni ho sulle spalle!
Uno sull'altro,
una catasta.
Ma non mi pesano,
sono leggeri,
palpiti del tempo;
mi sollevano in alto
e mi fanno tornare piccolo
nel corpo e nell'anima.

Torno bambino.
Il sole è diverso,
è più luminoso;
la pioggia è fresca
come la mano della mamma,
dolce carezza.
E le nuvole
e le stelle
e le ombre
e la notte
mi fanno vivere
una nuova vita.

Il dolore
Sei nato per soffrire.
Non piangere:
così è scritto
nel codice genetico
dell'umana avventura.
Quando la Sorte
disattenta ti concederà
una piccola gioia,
fanne tesoro,
nascondila nello scrigno
segreto delle illusioni,
che aprirai nei momenti
tuoi più neri.
È la gioia
un lasciapassare
a brevissima scadenza,
controllato con minuzia
persecutoria dal dolore,
sbirro odiato,
che ti traccia il percorso
della vita come a lui piace.
Combattilo senza piangere,
apri il tuo scrigno,
libera le tue gioie,
che almeno per un momento
lo facciano tramortire,
perché non muore,
è immortale.
Ma anche tu lo diverrai,
se riuscirai a contrastarlo,
a ribattere colpo su colpo,
anche nell'ultima agonia,
quando crederà di aver vinto.

Gioco e sogno
Una collina dolce
rotolava il mio corpo
fanciullo sul suo tappeto
d'alte erbe fresche.

Il cuore sorrideva
tra i rossi ciliegi
al tepore carezzevole
del sole annuente.

La mente proiettava
illusioni e sogni
alle maliziose nuvole vaganti
nel cielo di maggio.

Poi tutto è svanito.

Sembra
Sembra che la mia vita
abbia fretta di finire.
Fugge via come un baleno.
Ad una ad una perde le sue dame
di compagnia, le graziose illusioni.
Ora l'accompagnano torme di desideri,
cavalieri senza pace, guidati dal cuore
in tumulto e dalla mente frastornata.
Precipita la mia vita
nel baratro della realtà.
L'uomo è nato per morire.
Muore forse per rinascere?
Intanto è destino che in quel momento
rimanga solo davanti all'ignoto,
nudo come quando nacque.
Lascia la bella vita, gli affetti
e le cose care rattrappendo i suoi nervi.
Questa è legge immobile nel tempo.
Quel momento s'avvicina
rapido come aquila
che punta la sua preda.
Lascerò tutto e tutti mi lasceranno,
ghermito dall'inafferrabile,
presente nelle cose tutte.

Gioiello d'amore
Raccoglier avrei voluto
una lacrima dal tuo viso
per farne una gioia
da incastonare nel mio cuore.
Ma dissolta fu dal tuo
sorriso. E dai tuoi occhi
fuggirono le nuvole.

Post mortem

Cosa diranno di me?
Che dicano quel che vogliono.
Basta che parlino.
Se no, vorrà dire che son vissuto
invano.
Là, dove andrò a finire,
- se ci sarà un Là -
vedrò il cielo, il sole, le nuvole, le stelle?
Ci saranno zone d'ombra e di luce?
Non vorrei che tutto fosse
uniforme, monotono, grigio.
Ma forse non ci sarà nulla,
e allora che senso
dare alla mia vita?

"Affettuoso, onesto, impegnato"
Elogio che vien rivolto a tutti,
quando si arriva al momento finale.
"Disgraziato, farabutto, parassita"
Non si usa. Non è adatto alla circostanza,
e poi non è lecito dire la verità.
In quel momento siamo tutti uguali.
Il cuore non batte più
e la pioggia non dà più fastidio
e i soldi, dove sono i soldi?

Mi vien da pensare
che qualcuno si ricorderà di me,
perché non ho rimorsi di coscienza.

Desiderio irrealizzabile
Quando giungerà l'ora della pace
e spariranno tutte le incognite,
spero,
e brillerà la desiata certezza,
vorrei raggomitolarmi
come quando ero
nel ventre di mia madre
e così adagiarmi a contatto
della molle terra
come i nostri lontani antenati;
vorrei non essere posto
come una tavola tarlata
steso a guardare
ciò che non c'è
ed essere guardato
da occhi lacrimevoli
e sentire il brusio
d'affettuose parole di conforto
e d'approvazione di circostanza
del mio operato e della mia vita onesta.
Le belle parole che me le dicano prima!

Per me
Se pensi d'esser nato
per soffrire, sbagli.
Se pensi d'esser nato
per scelta, sbagli.
Sei nato per una fortunata
e meravigliosa
combinazione del caso.
Sarebbe bastata una piccola
delle innumerevoli possibili varianti
e al tuo posto
ci sarebbe un altro.
Ringrazia i tuoi Genitori
e il Maestro della vita
che si è servito di loro
per farti godere la luce.
È stato un dono.
Del Caso? di Dio? della Natura? dell'Amore?
Non importa.
O pensa quello che vuoi.
Ma non mugugnare,
non piagnucolare.
Vivi la tua vita
coraggiosamente,
liberamente.
Ce n'è una sola ed è soltanto tua
e non la puoi scambiare
con il denaro o le chiacchiere,
con l'intelligenza o la furberia.

Monotonia
del tempo che scorre
nell'immobilità
degli attimi vissuti.
Corrono i desideri,
coda di cometa,
dietro il tempo,
muto testimone
della tua vita.
Alla nascita
hai firmato un contratto
che lui può strappare
quando vuole.
Anno dopo anno
ti rosicchia un po'
di vita.
Una volta all'anno
ti ricordi della sua presenza.
Sempre uguale,
sempre monotono,
fino a quando sarai libero.

Onde

Danza anapestica
di spruzzi festosi
di onde ridenti
del possente mare
sugli aspri scogli
e sulla renosa riva.
Onde, ondine,
che siete sì leggiadre,
or non è molto
avete spazzato
via le opere dell'uomo
con immane cruda violenza,
avete tra le braccia
impietose risucchiato
uomini e cose
nel vostro gorgo,
vertigine d'abisso.
Onde, vi mostrate sì belle
per meglio colpire noi incauti?
Ingenuo è l'uomo
che non teme inganni.
Anche voi siete infide,
come tutto nel Creato.

Viaggio notturno
Lo sferragliare del treno
m'accompagna questa notte
nel ricordo di altri viaggi.
Viaggi per amore, viaggi per lavoro,
viaggi tra montagne e mari,
viaggi tra pianure e colline.
Ho sonno, ma non dormo.
Quest'è un viaggio speciale.
È il treno della mia vita
che corre sempre più forte
nel buio sempre più fitto
con destinazione ignota.
Il macchinista è il Caso.
Non si sa quando il treno
cesserà
la sua oscura folle corsa
con stridio e scintille
davanti all'ultima stazione,
o forse, deragliando,
in un precipizio senza fondo.
È l'estremo viaggio,
popolato di ricordi;
barlumi e bagliori alle spalle,
ansie e inquietudini davanti
nella notte cieca senza fine.
C'è una Signora che m'attende
più nera della notte senza stelle,
vestita d'atro mantello,
nascosta dietro ogni istante
della mia vita,
invisibile padrona delle tenebre
e della fine dell'uomo.

Così il pensiero
Un grigiore immobile
permea cielo e terra.
Anche il vento s'è fermato
sotto gli alberi intirizziti.
Ascolta il respiro delle cose viventi
e spia guardingo
che dall'alto qualcosa si muova.
Qui sulla nuda terra
che scricchiola rugosa
anche lui ha freddo
e s'avvolge sibilando attorno a se stesso.
Così il pensiero, quando la mente
empie le aride crepe di dubbi
nella grigia attesa dell'inspiegabile.

Tramonto d'amore
Rimanesti in silenzio
mentre dalle mie labbra scorreva un fiume di calde parole
che riempiva il nostro lago d'amore,
svuotato.
Il sole tramontava
e scendeva il freddo
sul tuo sorriso vermiglio.

Inverno
L'anima si corrode
di tristezza stantia.
L'inverno appende
i suoi rigidi ghiaccioli
sulla grondaia della vita.

Cos'è che avanza, nera,
tra la gelida neve bianca?

Folla sola
Questo vento violento ci fa compagnia
nelle fredde giornate della vita.
Siamo insieme, tanta gente,
eppure soli, sempre più soli,
sbandati, folla anonima,
mucchio di teste e cuori discordanti.
È l'arido vento che ci separa,
la gelida incomprensione;
coperti da cappucci e avvolti da sciarpe
-interessi, egoismi, affari-
vediamo e sentiamo soltanto noi stessi.
Indaffarati, preoccupati, ansiosi
annaspiamo come ciechi
nella landa della solitudine affollata,
senza il caldo appoggio
degli affetti e dell'amore,
della solidarietà e del rispetto.

Galaverna
di diamanti
sul mio cuore
brilla ai raggi
del gelido sole.

Stagioni
S'avvicina l'estate
fremo
s'avvicina l'inverno
tremo
s'avvicina la morte
fuggo
inseguito dai colori
della primavera fervente
e del languido autunno.

All'improvviso
Stamattina il cielo è pallido
come un volto sciupato,
l'aria è greve
in un silenzio di ghiaccio,
gli alberi attendono immobili
il ruvido vento,
le case tristi si stringono
come minacciate
da una forza oscura,
le strade deserte
mostrano indifferenti
il loro sporco grigiore.

All'improvviso,
un fiocco
bianco
volteggiando
come farfalla
scende,
e poi
un altro
un altro
un altro…
e tutto è bianco.

Bacche rosse
Bacche autunnali rosse
illuminano ricordi
sparpagliati sotto le siepi
del tempo fuggente.
E lontano lontano
ascolto in silenzio
il sospiro fremente
delle onde danzanti
spumose
nel glauco mare.
E soffia il vento pensieri
a ritroso nella memoria:
desideroso correvo
bambino curioso
di ghiande, d'insetti,
di pettirossi nascosti
tra i rami ignudi
degli alberi amici.
E il sorriso di mia madre
e di mio padre,
ormai lassù,
riporta la quiete
in questa vita frenetica.

Sapevo…
(Allo specchio)

Tu vuoi ch'io
faccia prediche
lanci messaggi
filosofici
teosofici
teologici
logici.
Non ne sono capace.
Sapevo lanciare le canne
-quando giocavo-
come fossero giavellotti,
sapevo lanciare
-anche se perdevo-
i dadi,
sapevo lanciare la sfida
-di notte-
all'ignoto,
ma non sapevo e non so
fare prediche
né lanciare messaggi.
Tutto quello che so fare
è esprimere ciò che penso.
Se bene o male
non m'interessa.
Sono libero
di dire ciò che provo;
se poi agli altri non piace,
pazienza!

Il mio orto
Con la vanga dell'illusione
ho rivoltato le nere zolle
della mia vita.
Il mio orto è fiorito.
Gli uccelli vi cantano
melodie di dolore e d'addio
tra le rigogliose erbacce.
Poi volano via
insieme col vento taciturno,
mentre i fiori si chiudono
tristi.

Pregate, se volete
Non parlatemi di Dio,
quando sento queste cose;
parlatemi di voi.
Non spiegatemi misteri
incomprensibili:
la mia mente è piccola.
Ho bisogno di vivere
qui sulla Terra,
fatto di carne
e forse di spirito.
Ho bisogno di certezze logiche,
non di misteri
non di dogmi
non di prediche.
Devo vivere soffrendo
e qualche volta tribolando,
e voi volete che io preghi.
Pregare è confermare
l'illusione e l'impotenza
dell'uomo inane.
Quante guerre avete evitato
pregando?
Quanti mali avete sconfitto?
Quanti giovani avete liberato
dalla droga?
Quanti bimbi avete salvato
dai pedofili (che forse pregano)?
Pregate, se volete,
ma non fate quelle facce
ipocrite,
atteggiate a falsa contrizione!

Ora che s'è fatto tardi
e la luna se n'infischia di noi
posso dire addio
alle lacrime dolciastre
e alle lagnanze della vita
impossibile e monotona.
Da tempo medito
sulle stanchezze delle vacue
certezze dolose
propinate dalla mente
incauta e inopportuna.
Il pensiero si restringe
e s'incunea tra rovi
e sassi di dubbi pervicaci
come sentiero
che s'inerpica intricato
su se stesso.

Era di notte
Era di notte
quando vidi le stelle
ridere di noi
abbracciati sul davanzale
della felicità.
Era di notte
quando sentii le rane
gracidare frasi
d'amore eterno.
Era di notte
quando pensai di possedere
il mondo.
Era di notte
quando mi svegliai
ai dolci vagiti
del frutto d'amore.
Era di notte
quando sognai
d'amarti sempre.
Ora che è giorno
fammi sognare ancora.

Coma vegetativo
Oggi ieri domani
nulla è cambiato,
se non la mia precarietà.
Oggi sono così
non sapendo d'essere,
ieri non credevo d'essere,
esistendo,
domani sarò me stesso
forse quando sarò morto.

Se solo sapessi
come vorrei essere
te lo direi.
Il fatto è che non lo so
e nemmeno m'importa
saperlo.
Sono come sono
e m'accetto così
pieno di difetti.
Ad altri la perfezione,
a me l'eterna imperfezione.

24 novembre
Mi ricordo di te,
Madre,
nel gelido fulgore
della luce rarefatta
di questo giorno
che disegna trame filiformi
tra le foglie degli alberi
pendule appassite
dal vento derise.
Ciò che è vita
diventa morte
in attesa
di promesse disattese
e di speranze mai dome.
Mi ricordo di te;
sei lontana eppur vicina,
dentro di me.
E mi sorridi ancora
da quel cielo diafano
incombente sul dolore
di chi resta.

Passeri
Passeri a frotte
volano
di albero in albero.
Mi riportano
indietro nel tempo
ad altri mesi d'ottobre,
quando i pensieri
frullavano veloci
tra le foglie multicolori
dell'albero della vita.

Passeri
si buttano
sulle siepi
a beccare bacche
rosse e gustose,
come un tempo
i miei desideri
fremevano dall'alba al tramonto.

Le foglie del mio albero
sono appassite,
ma i passeri della mia anima
le cercano ancora.
Nelle siepi le spine
rubano
piume ai passeri
che volano ancora,
ancora.

E il sonno scende
Il silenzio avvolge
il desiderio di te,
il vento ha paura
di far rumore
e freme sospirando
alle foglie stanche
che si chiudono,
e il sonno scende
sui tuoi occhi.

Sarò libero
Mi sono avvolto
nelle catene del mio sapere
e mi sono accorto
che sono arrugginite.
L'ossigeno della curiosità
le ha corrose.
Ancora per un po'
mi legheranno, mi annoieranno
con legami stantii.
Un piccolo sforzo, uno strappo
alla risaputa monotonia delle idee,
e sarò libero.

Foce
Ludibrio ascendente
del pensiero
nella luce rarefatta
dei limiti del reale.
Vagolano palpiti di cuore
disillusi
dall'acida illusione
sotto il sole stanco di maggio.
Il mare non smette
di contorcersi agli sbuffi
dileggianti dell'appiccicoso
scirocco
ed il fiume indomito cocciuto
fa fatica a buttarglisi
tra le braccia,
rigurgitante d'onde
come pensieri traditori.

Galoppa, galoppa
Galoppa, galoppa
nella prateria dei sogni,
cuore sfrenato,
fino a sfinirti.
Le erbe son secche,
la terra giallo ocra.
Polvere sollevi
di desideri infranti
sotto i cupi colpi
degli zoccoli battenti.
Galoppa, galoppa;
laggiù troverai
fresca sorgente,
criniera fluente,
amore furente,
e infine la morte.

Foglia sola
È rimasta una foglia
sola
sul ramo rattrappito
a succhiare lenta
linfa.
Ha resistito all'inverno
combattendo per la vita.
Ora freme e soffre.
Basterà un soffio
di vento meno leggero
per farla planare
tra le braccia della madre terra
sull'erba fresca,
compagna delle margherite
e delle viole
che timide spuntano
al sole della vita.

Alberi alberi alberi
Fiume che scendi
a braccia aperte
fraterno
tra sole e ombre,
disteso vicino a te
ascolto la tua voce
sole sole sole
e nella quiete della notte
ombre ombre ombre
culli i miei desideri
perduti tra i tuoi gorgoglii.
Portami con te
fino alla foce
a trovare il mare
che mi darà pace.
Fiume che scendi,
abbracciami.
Alberi alberi alberi

Non ho voglia
Non ho voglia di scrivere
poesie
con l'animo sempre in subbuglio.
Non ho voglia di piangere
le mie pene
con il cuore vuoto di desideri.
Non ho voglia di vedere
le stelle
con gli occhi stanchi della sera.
Non ho voglia di starmi
a sentire
con i pensieri in lotta.
Non ho voglia di rinascere
nella speranza
della luminosa vita eterna.
Ho voglia d'essere
uomo
che sfida se stesso
nelle tempeste del vivere
quotidiano.

Ormai è tardi
Il cielo s'è fatto nero.
Rullano cupi
i tamburi delle grasse nuvole
tra bagliori ferrigni
e fulmini zigzaganti
all'orizzonte che avanza
trascinato
dal vento maligno.
Riparati, cuore,
dalla tempesta incombente
imminente;
fuggi verso est,
dove ancora
un barlume di luce
ti chiama
per donarti pace.
Ma ormai è tardi:
la pioggia sferzante
delle illusioni dilaganti
s'abbatte violenta
su di te, inerme
compagno di vita.
Ormai è tardi:
svanita è la luce,
solo la speranza
può salvarti.

Un istante di luce
Questa luce abbagliante
m'ingloba nel suo mondo
irreale
abbacinante
e per un lungo istante
m'inebria di sereno
sognante.

In attesa
Distesa di rauchi gabbiani
in attesa
che s'alzi il vento,
sole violento
abbacinante
la sabbia inerte
in attesa
che s'alzi il vento,
pace forzata
delle bianche vele
in attesa
che s'alzi il vento,
pensieri sulfurei
ribollenti
in attesa
che s'alzi il vento,
quotidiano arrancare
nella landa della vita
in attesa
che s'alzi il vento,
sincronia dell'inspiegabile
in attesa
dell'ultima illusione.

Ora che gli uomini
Ora che gli uomini
muoiono
a grappoli,
le donne
più non partoriscono,
i bambini
più non sorridono,
nemmeno la terra
li riconosce
con le membra
sparpagliate tra i crateri
delle bombe intelligenti
e tra l'orrido sfasciume
delle autobombe.
E da questo Mondo
s'elevano canti
trepidanti
crepitanti
a Dio e ad Allah,
presi a testimoni
del proprio crudele
fanatismo,
dell'odio liberticida,
del rancore accarezzato,
così i misfatti s'ammantano
di giustizia e amore
in un'orgia di sangue
innocente.
Colpa dell'uomo, certo;
ma Dio ed Allah
che tutto hanno creato,
cosa ci fanno lassù?

Istantanea
Sono le 16 e 10,
dimmi che mi ami.
Sono le 16 e 10,
il cielo s'oscura.
La pentola a pressione
fischia la sua pena,
l'afa opprime
i passeri sulla grondaia.
Rumori di cancelli
e di autobus sferraglianti.
La mente si sfilaccia.
Piombano nuvole
sul campanile.
Trasecola il cuore
gravato da pena.
Sono le 16 e 10,
dimmi che mi ami.

Libero finalmente
Quando le stelle
non brilleranno più,
mi vestirò di luce
e attraverserò le nebbie
dell'incognito, pelago
fluttuante di brame
e desideri disfatti,
gioie tradite,
illusioni suadenti,
insulso dolore.
Libero finalmente
di volare etereo
oltre le bianche
nuvole vaganti
verso l'ignoto monte
sovrastante la foresta
dell'inconoscibile
angoscia del vivere.

Sogno reale
Il sorriso scendeva
con la pioggia leggera
sulle foglie assetate
della mia anima.
Il sole non c'era,
ma la luce d'amore
illuminava il mio cuore.
Ora piovono lacrime
sul ricordo
nel sogno
infranto
della disillusione
e stille d'amarezza
placano
la mia sete.

Estremo ricordo
Madre,
ricordo
quando,
mente lucida,
volevi morire
stanca di medicine
immobile nel letto,
bambina di novantadue anni.
Il tuo spirito vitale
era più forte dei tuoi desideri.
Hai dovuto attendere,
senza rantoli
ma con uno sbadiglio,
di spegnerti piano piano,
umile candela.
E intorno a noi è sceso il buio.

Le palpebre della vita
Le palpebre della vita
si chiudono stanche
nell'ora dell'eterno
riposo.
S'apriranno forse
domani alla luce
della speranza
sotto il mantello
delle stelle
silenziose sentinelle
delle anime in pena.
La fede
compagna incredula
non segue il mio destino.
Che la terra m'accolga
minuta materia
dell'infinito Universo.

Alla Donna
Donna,
madre e sposa,
figlia e sorella,
amica e amante,
dolce certezza,
tenero rifugio,
perché gli uomini
t'hanno creato
una festa?
Con un rametto giallo
di mimosa odorosa
vogliono forse coprire
tutti i soprusi
e passati e presenti?
Tu,
che dai la vita,
che da sempre guidi l'uomo,
che con l'amore lo sorreggi
e gli dai una speranza,
accetti col sorriso
questa festa da te lontana?
Con una data
vogliono dimenticare
millenni d'ingiustizie,
mentre nel mondo
soffri ancora?
Donna,
sposa universale,
credi ancora
alla mimosa?

Pensi

Pensi al futuro
sicuro mistero,
pensi al passato
svuotato ricordo,
pensi al presente
sfuggente pensiero.
Vanno l'onde nel mare,
desideri increspati,
gocce spruzzando
al vento della vita.
E pensi al futuro
e pensi al passato
e pensi al presente
ora svanito.

La gazza mia amica
È tornata
la regina del pino.
Ecco che ondeggia sull'albero,
agile saltella
becca le pigne
ciarla spavalda
col becco imperioso.
Sarà lei? O una sua figlia?
Si lustra le piume lucenti
si guarda in giro,
spicca il volo verso la mia terrazza
e rapida ruba
una luccicante molletta gialla.
È lei!

Il fiore giallo

Un fiore giallo è fiorito
tra due lastre di cemento.
Uno schizzo di fango
gli ha dato la vita.
Ora colora il marciapiedi grigiastro
e vacilla sul tenero gambo
come un bambino ai primi passi.
Dono dell'Ignoto,
sorriso della natura,
pausa della tristezza,
accettazione della sofferenza.

Dialogo con sé stesso
-Eh, caro mio, la vita ti gira
come vuole.
Ti porta a spasso
lungo erti sentieri
che ti conducono
alla vita eterna,
lassù, laggiù,
chi sa!
Tu speri di credere
o credi di sperare
che vi sia un Qualcuno
buono e misericordioso
che t'accolga nel suo Regno
(è proprio un Re!).
Oppure temi di finire
sbattuto
nella Geenna, fuoco perenne
che brucia senza essere visto.
Ma intanto qui devi stare
ad aspettare quel giorno,
a meno che non voglia farla finita
prima del tempo assegnato.-
-Invece di pensare, muoviti!
Sei in ritardo, in ufficio t'aspettano.-

Scende la sera
Scende la sera
col suo manto di nebbia
su lacrime e risa
di bimbi voluti
di bimbi amati
di bimbi perduti.

Scende la sera
col suo manto d'addio
su amori e dolori
di vita voluta
di vita amata
di vita perduta.

Scende la sera
col manto d'Orfeo
sull'eterno mistero
del mondo e dell'uomo.

Civiltà
Sono stato colpito in fronte,
mentre pregavo Nostro Signore
che mi salvasse dalla furia
dell'odio costruito
dall'uomo stesso.
Pregavo…
Non è bastato.
Sono rimasto sepolto nella sabbia
infuocata dell'odio e della vendetta.
Fra tremila anni forse mi troveranno,
mummia,
e parleranno di me, guerriero,
e della nostra grande civiltà.

Tenebre
Il passaggio delle tenebre
allieta l'anima mia,
quando il cielo è tempestato
di sorrisi luminosi
e gli alberi sospirano
alle carezze della brezza.
Placido scorre il fiume silente
e solo si sente qualche cane lontano.

Chi sei? Chi sono?
Chi sei tu che mi guardi
riflesso nel vetro,
sconosciuto?
Chi sono io che non conosco
questo volto?
La sera m'avvolge
col suo velo d'incertezze,
l'alba m'illumina
con l'avida luce ignota.
E questo volto diventa
sempre più sconosciuto.

L'amore
è una ferita
che non si rimargina
mai.
Chi ama
vive anche nel dolore.
Se la ferita si chiude,
se ne apre un'altra,
senza vita.
E la strada è lunga.

La pasticca
Io sono per la pasticca.
Quando l'uomo non è più
Uomo,
quando vive soltanto
per soffrire senza cuore,
privo della luce
della ragione,
pezzo di legno contorto
senza vita,
senza scelte
senza amore,
disturbo per sé
e per gli altri,
allora è meglio
morire,
come lui vuole,
in dignitosa pace.
Io sono per la pasticca.

Ecco

Ecco! È arrivata la mia ora.

Mi immergo in una nebbia scura.

Odo le onde ruggire,
i dolori sparire;
mi avvicino al porto
che m'invita alla pace
della sua luce ocra,
dove le onde placide
si dondolano nell'arcana
certezza del rifugio
eterno.

Un giorno
La vita che cos'è?
Mangiare
e defecare.
Siamo animali infelici,
uomini dal cervello rovinato.
Scherzo
o sbaglio della Natura
che ci irride
dalla nascita alla morte.
È per questo che ci siamo creati un Dio?
Per dare un valore alla nostra infelicità?
Un giorno,
vorrei essere smentito.  

Ispirazione
Mi sono svegliato ora.
Ho dormito molto
e sono riposato.
Ho sognato
che non scrivevo più
poesie.
Finalmente -dicevo-
senza crucci
le giornate passerò!
Non avrò più
l'assillo
che tranquillo non mi fa
stare.
Vivrò le mie giornate
senza stare a scavare
nell'orto del mio cuore.
Finalmente -gioivo-
sono libero
dalle angosce
che mi fanno tribolare.
Senza poesia
l'anima sorride
al sole al vento
alla pioggia alla nebbia.
Finalmente -esultavo-
più non ho l'ingrato
compito dettato dal mio
io, padrone assoluto
dell'anima mia:
scrivere poesie.
Ma, svanito il sogno,
e svegliatomi,
come sopra ho detto,
ispirato
ho preso carta e penna
e giù ho buttato
questa poesia.
S'è liberata l'anima mia?  

Verso la fine
Di colpo il tempo
come un masso pesante
è rotolato sulla china
della vita, abbattendo
i teneri alberelli,
i cespugli intricati,
i giovani fiori
di un futuro immanente.
Tra poco giungerà
irrefrenabile
al fondo della scarpata,
un po' sbriciolato,
avvolto da erbe tenaci,
soffice tappeto dei sogni
che lo hanno contrastato
vanamente.  

Prece
Va' via, pensiero triste,
incontrastato signore
delle mie inquietudini;
annidato non so dove
nella mia mente
improvviso colpisci
rapido come baleno.
Va' via, non voglio la pena
nel cuore senza sapere perché!
S'odono fuori grida festose
di bimbi nel tepore dorato del sole.
Anch'io un tempo fui felice.
O forse già m'eri compagno?
Va' via, ti prego,
non farmi soffrire
senza sapere perché.  

Nido
Volano nel sole nascente,
ali spalancate,
nella dorata luce
i gabbiani
in cerca di cibo.
Vola il mio cuore
verso il tuo nido
nascosto tra mare e cielo,
forse dietro una nuvola,
in cerca d'amore.
Là, dove il tepore
del corpo scioglie
le tristezze dell'anima
e le mani diventano
guida nel turbinio
della passione a tracciare
il sentiero della vita.  

La vita mia
Sono attaccato alla vita
come colla che non molla
la presa vischiosa.
Soffro al pensiero
che un giorno
mi sfuggirà dall'abbraccio
e solo rimarrò
ancora per poco
colla arida
ridotta in polvere
senza più presa.
Ma intanto ora
la ricopro e penetro
in ogni suo momento
fino a plasmarmi
in lei
e diventare un tutt'uno
con lei.

Idillio giovanile
Brillio d'ali nel cielo terso
Suono di campane lontane
lento di colle in colle vanisce
Brusio di fiori campestri
sulla dolce aprica china
S'inebria il cuore di verde profumo
Sono solo al sole disteso nell'erba
Sono solo al sole lontano da tutti
Mi accende la luce speranze senza fine
Si specchiano in me le diafane illusioni
La vita è mia, io sono la vita  

Un sorriso
Quando il cuore è gonfio di aspra pena
e lacrime non scendono sulle gote stanche
e la mente persa batte aride contrade,
mentre freddi effimeri fiocchi
frenetici danzano nell'aria bigia,
come in questa gelida ora,
allora
ripensa ad un sorriso.
Ti inonderà una calda luce
e la tristezza si scioglierà
come neve al sole.  

Un raggio di sole
Sono due giorni
di pioggia fitta
e sottile
che penetra
coi suoi aghi
di ghiaccio
nell'anima.
Se solo un raggio
di sole
volesse squarciare
la tenebra grigia
e svelasse i cristalli
delle vette lontane!
Gli uccelli canterebbero
nuove melodie d'amore
e gli alberi donerebbero
freschi profumi di vita.
E l'anima risorgerebbe
dalla melmosa palude
dell'inquietudine.                 

Vorrei scrivere una poesia 2
Vorrei scrivere una poesia
piena d'allegria
che scacciasse la tristezza
e donasse gioia a tutti.
Vorrei che lieta aleggiasse
quando scende la malinconia
col suo viso mesto e liso
col suo manto grigio e scuro,
che per incanto si mostrasse
col sorriso sulle labbra
avvolta da un velo
di seta pura variopinta.
Vorrei che magica fugasse
l'avvilente egoismo
e diffondesse l'altruismo,
che gli animi pervadesse
di nobile sentire.
Vorrei che generosa emanasse
amore travolgente
che intenerisse il ricco ed il potente
e radiosa donasse
luce e calore
al povero e all'indifeso,
a tutti quanti gli uomini
per fare un mondo
più giusto e migliore.         

Inutilità
I momenti e le cose inutili
sono la linfa della vita.
Se non ci fossero, saremmo
capsule chiuse nel barattolo
dell'ansia ad aspettare
che qualcuno ci ingoi.
Un tempo mi piaceva fare
cose inutili: lanciare
aerei di carta, rincorrere
farfalle, arrampicarmi
su alberi nodosi.
Ora mi piace camminare
a zonzo, ascoltare
la voce degli uccelli,
del mare, del vento;
fantasticare come a dieci anni,
stare a parlare con i miei cari.
La mia casa è piena di cose inutili.
Se dovessi buttarle,
sarebbe quasi vuota
e sicuramente fredda.
Anche i versi che sto scrivendo
sono inutili.
-Il tempo è denaro-
recita il proverbio.
Meno male che non l'ho seguito.
Non ho sprecato il tempo
ad accumulare ricchezze.
Quando verrà il momento
tanto temuto, ti accorgerai
che tutto è inutile.
Rimarranno solo le carezze
che hai fatto ai tuoi cari.

Un altro giorno
I raggi del sole
come fari nella notte
perforano a raggiera
il molle ventre nero
della montagna di nuvole
incombente sulla città.

Si ridesta la vita.

Il mare accoglie fremendo
il mantello di luce, intessuto
di innumerevoli diamanti
danzanti sulle sue fluttuanti onde.
Qualche gabbiano, ad ali aperte,
penetra tra raggi e nuvole.
Il vento freddo di novembre
carezza le poche foglie rimaste
appese tenaci alle braccia
tese in alto degli alberi oranti.
Bambini, a gruppetti, con gli zainetti
in spalla passano vocianti,
donne in bicicletta pedalano lente,
auto frettolose sfrecciano veloci,
rumori prorompono da vie e case.

Inizia un altro giorno.
Un altro della interminabile
schiera del Tempo imparziale e tiranno
che, sempre immanente con la sua ombra,
non perdona quando giunge la tua ora;
è famelico di vite, implacabile le straccia
all'improvviso come carta velina;
da millenni e millenni offre al sole
la sua trama sempre nuova
di attimi incalzanti l'eternità.

Vi sarà per me un altro giorno?

Concerto serale
In Via del Bosco
c'è un pino quarantenne,
alto più di venti metri;
dritto sul robusto tronco svetta
con un'ampia maestosa chioma
sui compagni più giovani
schierati come suoi paggi
ai fianchi della via a spargere
gocce odorose di resina.
È lui che al tramonto
accoglie sotto il suo profumato
e fresco ombrello centinaia d'uccelli.
Ed inizia il concerto.
Gli uccelli prima parlano
a voce alta, fittamente,
della giornata, dei figli, del cibo,
dei pericoli scampati.
Poi cantano melodie indimenticabili
che diffondono nel cielo rosato
la pace della sera imminente.
Al concerto partecipa anche chi è lontano:
le tortore e le colombe, appollaiate
sulle antenne, tubano felici;
i merli solitari, nei momenti di pausa,
si scambiano virtuosi assolo canori,
e le gazze accompagnano le musiche
oscillando con le lunghe code nere.
Infine arriva la sera e il canto
s'affievolisce fra il frullo degli uccelli
volanti verso il proprio nido.

La gazza
La gazza mia amica
sta costruendo il nido
sul pino di fronte alla terrazza
di casa mia.
Porta fuscelli lunghi
anche mezzo metro,
si infila tra i rami
e col becco tuttofare
li piega, li adatta,
li intreccia sapiente
e veloce. Spicca voli
rapidi e poco dopo
eccola che torna
spavalda con un altro ceppo
tenuto a metà.
Mentre lavora
non ciancia e balla,
intenta all'opera;
solo di tanto in tanto
guarda verso la terrazza,
dove viene a prendere
qualche piccola ghiottoneria.
Perché ha scelto proprio quel pino?
Sa che sulla terrazza
potrà trovare sempre
oggettini luccicanti,
da rubare sveltamente,
pezzetti di pane e leccornie.
I suoi piccoli non avranno fame.

Davanti allo specchio
Stamani
volutamente
mi sono specchiato
con trepidazione.
Quante rughe incise
a strisce
sulla fronte
solo ieri liscia!
E gli occhi che s'incrociavano
casualmente
dietro dialoghi
caduti a metà,
ora sono fissi
quasi perduti
nel riconoscere un se stesso
che varia sempre
e non è più lo stesso.

Dietro quel sorriso
appena accennato
ti riconosco, infine.
Eh, caro mio,
cosa guardi e sogghigni?
La verità non mi fa più male
da quando mi piace
sentire scricchiolare
i colori delle foglie secche,
accartocciate
in tappeti autunnali;
da quando mi soffermo
ad ammirare le sapienti
architetture dei ragni
maestri sospesi
su biancastri fili
sospesi nel vuoto;
da quando il tempo
ha moltiplicato la sua forza centrifuga
e gli anni vengono scagliati in giro
con rapidissimo moto.
Chi sa quando, un'altra volta,
potrò guardarti
e parlare con te.

I tarli
Sentivo di notte
i tarli rodere il legno
della vecchia cassapanca.
Sentivo i battiti
del cuore in ansia
segnare i minuti
interminabili.
Sentivo il desiderio
d'amore permeare
tutto me stesso.

Ero giovane,
ma non sapevo di esserlo.

Sento i tarli del dubbio
scavare cunicoli nella mente
e lasciare tracce di segatura
nei pensieri ondivaghi.
Sento il cuore
battere pacato,
mentre l'anima freme.
Sento il desiderio
di pace serena avvolgere
tutto me stesso.

Non sono più giovane,
e so di non esserlo.

Gioia e tristezza
Il sole è già alto
con la sua aureola
calda e gioiosa.
Ma nuvole nere
gonfie di lampi
e fulmini sono
all'orizzonte,
in agguato.
Aspettano il vento
della gelida tristezza
per oscurarlo.
Tra poco il buio
prevarrà sulla luce.

Foglie
L'aria è tersa, frizzante.
Il sole asciuga le lacrime
della nebbia svanita.
Le foglie dai caldi
tenui colori,
belle nella loro sofferenza,
si distaccano dai rami paterni.
Volteggiano lievi
verso l'umida terra
fremendo
come a cercare nuova vita.

Anche noi siamo foglie
frali in balia della vita.
Anche a noi toccherà
staccarci dai nostri cari
e, sofferenti,
desiderosi di pace e d'amore,
trovare eterno affetto
tra le braccia della madre terra.

Nel tempo
Passeggio sulla riva
e lo sciabordio dell'onde
- la culla lenta dondola -
mi pervade mente e cuore.
Il sospiro delle onde
è come una carezza
dolce di mia madre.
Si chiudono gli occhi,
si apre un altro mondo
attraversato da arcobaleni
in luminosi cieli cristallini,
profumato da soavi brezze
su estesi prati smeraldini.
Sussurra quieto il mare
le sue parole eterne
or di pace non di tempesta.
Cammino e sogno.
Il mondo d'oggi
si confonde con quell'antico.
Terre lontane lontane
dondolano lievi;
su sabbie increspate
dal vento amico
solitario
si posa il sole.
Bisbigli sento,
pace, affetto provo
nella culla della vita.
Lo strido d'un gabbiano
al presente mi riporta
- stanca scricchiola la barca della vita -
Urla sento,
angoscia, dolore provo
nella barca della vita.

Noia
Oggi mi sento vuoto,
malinconico e strano.
I pensieri vanno a rilento
dietro le nuvole occhieggianti
al pallido sole, mesto anche lui,
fiacco. Non vibrano saette
di dubbi, domande, ipotesi.
Sono ovattati, chiusi in una nebbia
grigiastra che va e viene.
È il momento della noia.
Giunge fluttuante
e monotona ti avvolge.
Non pensi, non fai: stai
fermo nella palude
della solitudine.
Sguazzi un po' nelle sue acque
limacciose, ti insozzi
di tristezza, e non sai cosa fare.
Basterebbe un raggio di sole
caldo e ridente, che penetrasse
tra le fessure della finestra socchiusa
del tuo cuore. Basterebbe un raggio
d'amore per tornare alla luce
vivida della vita vissuta.

Ecco, ho trovato l'antidoto
alla noia: l'amore per la vita.
D'ora in poi non sarò più annoiato,
perché ho capito d'amare la vita.

Desideri
Il nostro cuore è colmo di desideri.
È come un immenso mare
che nasconde nei suoi abissi
tesori inestimabili.
Quando è in tempesta
scaglia al vento spruzzi
di perle e gemme. Solo
qualcuna si salva mescolata
alla sabbia sulla riva.
Se sei fortunato e ne trovi una,
devi pulirla dalle incrostazioni
per poterla incastonare
nell'anello della vita.

Il nostro cuore è un mare di desideri,
pietre preziose della vita.
Senza di loro come faremmo a sognare?
Sarebbe la vita bella senza illusioni?

Desiderio d'immortalità
Se il Fato mi desse la possibilità
di tornare indietro
per rivivere la mia vita,
non accetterei.
Sceglierei caso mai
di trascorrere un'altra vita
cosparsa di illusioni e sogni
per chissà quanto tempo,
(vorrei essere un castagno,
almeno vivrei duemila anni),
piuttosto che ripercorrere una strada
già battuta, disseminata
di sassi e irti spini.
Meglio il sogno
che la dura realtà.
Si dice che vivi la vita
che ti costruisci,
percorri il sentiero
che tu scegli
per giungere alla fine
nel mondo dell'eterna felicità.
Quante false promesse ci propina
il desiderio d'immortalità!
È il Caso che ti impone la via.
Puoi solo sperare
che sia la meno pericolosa e dolorosa.
È come trovarsi al buio,
brancolare in cerca di un appoggio,
vedere di rado una fievole luce,
una stella che presto scompare
dietro una nera nuvola invisibile.
Così è l'uomo in balia dell'Ignoto,
manovrato dalla mutevole Sorte,
un granello di misera polvere
nel fitto pulviscolo dell'infinito Universo.

E conosci la pace eterna
Stamattina, appena sveglio,
ho ripercorso la mia vita.
Il sentiero, stretto ed erto,
mi ha portato tra burroni
e boschi, crepacci e rocce
fin quassù. Laggiù
si stava bene nella valle
della pace, dell'ingenua
felice infanzia. Poi
ho dovuto inerpicarmi
con l'angoscia che mi ha spinto
come assillo incessante.
Sali sali con le scarpe rotte,
tra la nebbia grigia e scura,
per arrivare senza forze
sulla cima della montagna.
Nel frattempo perdi amici,
i tuoi cari genitori,
i fratelli vecchi e stanchi,
forse anche la dolce moglie.
Sali sali, non si torna indietro.
Dietro il cocuzzolo
ti aspetta un gran pianoro
con intorno una voragine.
Un altro passo e vai giù,
e conosci la pace eterna.

Serate d'inverno
Quando fuori infuriava
la bufera e cadeva
neve su neve,
nostro padre ci radunava
intorno al focolare.
Schioppettava allegro il fuoco
e scaldava la pignatta.
Mio zio col fiasco in mano
si mesceva vino cotto,
mio padre con la sua pipa
sullo scranno troneggiava.
I miei cugini e noi fratelli
aspettavamo impazienti.
Finalmente mio padre
"C'era una volta…" cominciava.
Ed entravamo in un mondo
di eroi, mostri, bestie e belle donne,
in foreste minacciose,
in vallate ridenti e amene,
in borgate scure e fredde,
in paesi dal mar baciati.
Ascoltavamo trascinati
inseguendo le faville
e stringendoci le mani.
Mia madre e mia zia
ci portavano i tarallucci,
dolci e caldi come il fuoco.
Com'era buona la zuppetta
con il mosto e la neve fresca,
com'era buono il torrone
con le mandorle e le noci!
Ho ancora quel sapore
qui, nel cuore; sento
ancora i pizzicotti
che per scherzo ci davamo.
Fuori intanto fischiava il vento
e i fiocchi impazzivano.

Nella notte burrascosa,
tra le coperte rannicchiato,
felice io sognavo
eroi, mostri, bestie e belle donne.

Così è la vita
Seduto in riva al fiume
vedo onde passare veloci,
rapide trasportano
fuscelli foglie rami;
ogni tanto un mulinello
li scaglia lontano;
nell'ansa è fermo un tronco
impigliato tra i rami
dei salici e dei rovi
sotto lo sguardo degli ontani
e degli alti pioppi pallidi.
Così è la vita:
un fiume che ti trascina
ti sbatte ti inabissa,
misera pagliuzza,
tra angosce e dolori.
Fortunato se riesci
ad aggrapparti ad un cespuglio
di pruni spinosi.
Sanguinerai,
ma almeno non sarai risucchiato
dal gorgo della disperazione.

Sono io un poeta?
E se la mia poesia
fosse tutta una bugia?
Esprimo sentimenti
preso da euforia
o sono in compagnia
di una brutta signora
che la gioia mi porta via?
Provo vere emozioni
o sono solo illusioni?
E' reale o metafisico
quell'impulso a scavare
nel mio animo segreto?
Sono triste, tutto è buio;
sono allegro, tutto è luce:
vorrei avere delle notti illuminate
e dei giorni crepuscolari;
non essere aggredito
da improvvise sensazioni
che mi fanno male al cuore.
Vorrei essere più tranquillo:
è per questo che mi sfogo
infilando qualche verso
nella catena della poesia
che a lei mi tiene avvinto?
E' un dubbio che mi assale
ed arrovella la mia mente.
Sono io un poeta?

Vorrei scrivere una poesia
Vorrei scrivere una poesia
che fosse originale, diversa
da tutte le altre. Una poesia
che racchiudesse tutto
l'amore dai primordi dell'universo
fino ai giorni nostri. Una poesia
che donasse vera e sincera
gioia al mondo intero.
Vorrei che fosse un canto
di pace e coprisse col manto
della bontà i miserevoli
misfatti dell'uomo. Un canto
di gioia per tutte le mamme,
sacri anelli della vita. Un canto
di pietà per gli uomini sofferenti.
Vorrei che fosse una sfida
all'ingiustizia, una lotta al sopruso,
uno smacco alla ricchezza.

Vorrei… Lo so che sto sognando.
I desideri penetrano rapidi
nel mio cuore, lo cullano,
e poi silenziosi svaniscono
non si sa dove, forse in un altro mondo,
quello vero, la mia patria futura.

In certi momenti
In certi momenti mi sento
come un gabbiano affamato
che lascia la burrascosa distesa
del mare e vola nell'entroterra
alla ricerca di cibo
su zolle fumanti
arate di fresco.
Dura è la lotta
per afferrare un verme
tra centinaia di becchi
che si chiudono a scatto.
Finalmente si libra in alto
con rauchi gridi di vittoria
remigando solenne nel cielo
verso ignote acque.

In altri momenti mi sento
come un gabbiano innamorato,
appollaiato maestoso su un palo
che immobile osserva
il gioco delle placide onde
e respira l'inebriante odore salmastro
del mare, invito all'amore.
Un rauco richiamo.
Ecco due vellutate ali bianche
ed un becco delicato.
Spicca il volo il gabbiano
insieme con la compagna,
su su, in alto, tra le nuvole.

Il Presente
Il Presente è una lunga ripida scalinata
che scende sospesa verso il fondo della vita.
Ogni attimo, un gradino.
Tu scendi, non ti puoi fermare.
Scendi, scendi
col cuore pieno d'amore di speranze di sogni.
Se guardi indietro,
la scala ti incombe minacciosa
con i suoi gradini sgretolati dei tristi ricordi.
Scendi, scendi
spinto dall'angoscioso dolore.
Se guardi avanti,
non vedi nulla, se non incertezze e dubbi.
Scendi, scendi
accompagnato dal monotono ticchettio della noia.
Ogni tanto, all'improvviso, la scala si spezza,
ogni tanto finisce con un gradino scivoloso
nel buio della notte eterna.

Il Passato
Il Passato è un abito logoro messo da parte
che indossi ogni tanto in casa per star comodo.
Ti senti più libero nei movimenti,
ma ti vergogneresti se dovessi uscire vestito così.
Oppure lo conservi chiuso in un cassetto
profumato con lavanda, tutto intatto, come nuovo.
Non lo adoperi, ti va stretto,
ti rende fastidioso ogni movimento,
e poi ti dispiace rovinare le sue pieghe perfette.
Meglio lasciarlo lì ed ogni tanto prenderlo,
stando molto attento a non spiegazzarlo,
ammirarlo, togliere con colpetti d'unghia
quei pochi caparbi peluzzi invadenti.
Potrebbe renderti triste, ricordarti momenti spiacevoli,
farti rimpiangere quando eri giovane, scattante,
proiettato nel futuro, immemore del presente.
In un modo o in un altro tienitelo stretto,
bello o brutto che sia, buono o da buttare.
Fin quando c'è lui, ci sei tu.
Quando ti sarà portato via,
non esisterai più.

Il Futuro
Chi sa
che cosa mi riserba
il Futuro:
un tormentato Presente
o un deluso Passato?
Affacciato alla finestra
del mio mondo, vedo
un'arida sterminata pianura grigia,
coperta da nuvole nere,
aperta ai gelidi venti,
ai turbinii della rugginosa terra.
Ma, laggiù, all'orizzonte, laggiù,
un raggio di sole
vibra caldo e dorato
e squarcia l'angoscioso velo opaco
che fa lacrimare gli occhi e l'anima.
Ecco il mio Futuro:
incognito, ma presente
che illumina il passato
tra tenebre e luci
tra gioie e tristezze,
ed impaziente attende
il mio arrivo.




Le strade dell'inconscio

Dormiva la notte
chiusa nel buio
della sua infinita stanza.
E sognava le stelle
la luna la luce.
Aveva creduto
che il nulla fosse luce,
il vuoto pienezza,
l'infinito finito.
Ora piangeva
solitaria
le sue illuse certezze.

Ossidiana
Nera lucente ossidiana
lacera
i propositi di chiarezza
del sapere inconosciuto.
Dubbio tagliente
incide le certezze
bubboniche incongrue
della realtà visibile
e l'ombra dell'irrealtà
appare e scompare
tra sole e buio,
notte e giorno,
brevi istanti
d'inutile saggezza
o di saggia follia.
E l'ossidiana riluce
nella mente opaca.

Segni premonitori
Da qualche tempo
particolari insignificanti
della mia vita riemergono
come lampi dal buio
del passato.
Situazioni disparate, belle e brutte che,
al ricordo,
mi fanno sorridere di me stesso
e della mia disinteressata ingenuità.

Quei bagliori sono un segno?
Mi avvicino forse alla meta finale?
Quella città, che mi ospiterà,
sospesa tra fede e speranza,
dove c'è tutto e nulla,
buio e luce,
dolore e gioia,
ha un teatro dove si proietterà
il film dei miei innumerevoli perché,
finalmente risolti.
Ci sarà qualcuno che riavvolgerà il film della mia vita?
Nessuno.
L'ultima visione è unica, riservata, definitiva.

Inaccessibile
Inaccessibile anfratto
della mente camaleontica
incide, sfregio di roccia,
la maestosa montagna
del disutile sapere.
Miniera di dubbi
neri ma lucidi
del buio che ingloba
il pensiero e lo dilania.
La verità è laggiù,
nel ventre del monte
impenetrabile alla ragione.
E il cuore ansima.

A volte
A volte dimentico
d'esser nato
e viaggio
in un mondo sconosciuto
dove aleggia
lo spirito dell'illusione
e si apre la non certezza
di qualsiasi atto.
Non mi resta
che un'inutile speranza
che faccia da letto
ai miei desideri.

La spiaggia rossa
L'onda dei pensieri
e delle vaghe aspirazioni
s'è fermata su questa spiaggia
d'ossa rosse frantumate,
polverizzate dal quotidiano
rodere sotto il sole della vita.
È la spiaggia delle Sirene,
dolci amanti
le nostre carni pregustanti
dall'alba al tramonto,
dalla nascita alla morte.
Che la lunga notte riscatti
le nostre anime perdute
dal rosso bagliore
delle brame
e dal canto fallace
dei richiami.

Barlumi di speranze
Barlumi di speranze
illuminano questa nuova alba
di questa mia vecchia vita
che scorre come fiume
lento e melmoso
alle porte della foce.
Il mare, immagine riflessa
dell'universo e dei suoi misteri,
con le sue fresche onde
mi aspetta
mi invita
a tuffarmi
nel suo eterno moto.
Ma ora non è il momento,
non dipende da me.
Verrà, verrà,
soltanto lei lo sa.

Passeggio
Sono andato a spasso
con i miei amati pensieri,
ma non mi sono divertito.
La mente e il cuore combattevano;
la mente parlava di molecole e atomi,
il cuore d'amore e affetto.
Alla fine ero confuso e triste,
mentre il cielo si dilatava
e il viale si restringeva
a imbuto, lontano lontano.
Chissà dove mi avrebbe portato
se avessi seguito il suadente fruscio
delle nuove foglie, carezze dell'anima.

Accadde di giorno
Accadde di giorno
in pieno sole
dentro il rauco fiume
tra fruscii di canne
e ronzii di libellule.
Ero fuggito dall'anima.
Vidi il mio viso
ondeggiare deforme
nella luce riflessa
dell'acqua fluente.
Nuotando leggero
nel murmure fresco
compresi finalmente
d'essere vivo.
Piangevo e ridevo
ai rovi spinosi
ai pioppi pensosi.

Accadde di notte
Accadde di notte
in un sogno sperduto
durante una bufera di luci blu.
Mi innamorai di te
che ridevi di me
sulle vette nevose
dell'abisso infinito.
Le luci m'inseguono,
ancora e sempre,
quando sorridi
agghindata di nuvole
ed io sento il mio cuore
ansare nel nulla.

Strepito
Strepito nell'universo
dilatato:
le stelle
friggono
esplodono
scompaiono
nella nera vita della materia.
Chi lancia il Dado?

I ricordi
Come onde s'accavallano
le vicende della vita,
rodono le rive dell'anima,
i misteri dell'io rovesciano,
sgretolano rocciose certezze.
Allora, quando giunge
l'ora della calma,
nel momento della riflessione,
sulla sabbia dell'essere
rimangono solo conchiglie
che brillano al sole.
Ne raccolgo qualcuna
per arricchire la lunga
catena della mia
vita interiore.
Al fruscio dell'anima,
al palpito del cuore
inanello ricordi,
bianche conchiglie
sparse sulla fina
rena dell'esistenza.

I pensieri
I pensieri sono ragnatele sfilacciate
abbandonate al vento dei ricordi.
Oscillano in cerca d'appoggio
di sera sempre, di rado la mattina,
sospesi nel vuoto della mente.
I ragni, tessitori di certezze
precarie, sono fuggiti
sulle loro otto zampe
inseguiti dagli scorpioni
dai velenosi aculei,
i dubbi della quotidiana esistenza.
Ed ora i loro fili d'argento,
frutto serico della loro arte,
pencolano senza vita, grigi,
inutili addobbi
della sapienza dell'uomo.

Marciapiede dissestato
Marciapiede dissestato,
emblema funesto
dei giorni di cemento
incrinati da radici
serpeggianti invisibili virulente
vampiri di sogni e pene
che danno linfa a mostruosi alberi
irti di caligine
che ti fiancheggiano segnando il cammino
attraverso un tenebroso viale
diretto verso il buio
delle cose belle,
dimmi:
-Chi ti ha costruito?
Dove mi porti?-

Immagine d'amore
Immagine frantumata
dal sasso della vita.
Impossibile ricostruirla.
Anche il ricordo s'è spezzato
in mille frastagliati bagliori
come
specchio
scivolato
dalle
mani
e
caduto
per
terra.
Chiederò al Sogno
di ricompormi quel viso,
di riaprire quel sorriso,
di far brillare quegli occhi.
Soltanto allora per sempre svanirà
l'immagine,
e forse non avrò più voglia
di ricordare,
o forse sì.

La nave dei ricordi
Sento gemere il mare
sferzato dal ruvido vento
in questa notte senza stelle.
È il vento delle tempeste
che stride minaccioso
e, mano invisibile e cruda,
sospinge la nave dei ricordi
col suo carico prezioso e inutile
sulle onde infuriate della vita
contro pericoli infidi e temuti.
Come un coltello che sventra
un agnello, lacera lo scoglio
la chiglia e squarta la stiva.
Come viscere calde e frementi,
ricordi lontani - perle gemme
oro seta spezie pozioni velenose -
si sparpagliano sull'acqua che ruggisce.
Qualche lacrima, molti sospiri,
qualche sorriso, poi tutto finisce
nel gorgo dell'oblio.

Momenti di noia
Momenti di noia
sorvolano i tetti con il volo
asimmetrico dei gabbiani,
si soffermano ondeggianti
sulle cime degli alberi
con il riposo degli uccelli,
scivolano sulle strade bagnate
dalla recente pioggia,
osservano le nuvole grigie
dalle pesanti ali nere
ammassate tra squarci
cinerei di luce,
ascoltano cani abbaiare,
frigo e caldaia ronzare sommessi,
auto sferragliare lontano,
il mare brontolare vicino.
Palude della pace interiore
il mondo svelano dell'atarassia.

Piovono i pensieri
Piovono i pensieri
fitti e freddi
nel lago dell'io
tra i monti della coscienza.
S'ingrossa il lago.
Vanno le onde ad infrangersi
contro le sponde rocciose
dei dubbi indubbi,
delle certezze incerte,
del bene, del male.
A sera scende la nebbia
ad oscurare il visibile,
ed allora è rischioso
navigare nell'ignoto
con una barchetta
già lisa dalle acque del passato,
corrosa istante per istante
dalle onde del presente.

Imperturbabile volto
disfatto
ti affacci dalla siepe
rifinita d'alloro.
Gli uccelli non ti volano attorno,
il vento ti scompiglia i capelli,
gatti e cani scappano via;
i bimbi felici non ti vedono,
le mamme avvertono la tua presenza,
temono un tuo cenno casuale.
E tu sei lì,
impassibile,
a sancire la profondità
del viale della vita.

Palle da biliardo
Numeri incisi
su sfere colorate
dell'assurdo inconscio
come numerate palle
da biliardo in noce massello,
collocate con precisione
su soffice velluto verde,
catapultate in buche
da mano esperta e ignota.
Bilie variopinte noi siamo,
cozzanti per il piacere
del Gran Giocatore;
rotolanti e rumorose
schizziamo verso la nostra buca
con forza o levità,
direttamente
o con traiettorie d'effetto,
e là finiamo.
Non possiamo rifiutare
questo destino, voluto
da un incommensurabile
tiranno che illusi
immaginiamo saggio
e che ci governa
a colpi di stecca.

I sogni
I sogni - si dice - muoiono all'alba.
Per me non è così.
Appena sveglio,
comincio a sognare
mondi sconfinati
cieli profondissimi
colline apriche
verdi vallate amene
placidi lenti fiumi
mari sussurranti.
Tante cose vorrei fare,
tante cose avrei voluto fare.
È una continua scorribanda
in quel mondo di pace serena
che termina sempre
sul far della sera,
quando i fiori stanchi
chinano le teste,
col vano assalto
al castello dei Desideri.
Amore, Pace, Gioia,
Bellezza, Piacere,
Successo, Ricchezza,
Immortalità
si mostrano avvolti
nelle loro vesti
d'oro e zaffiro;
dall'alto dei merli
dispensano a piene mani
i loro preziosi tesori,
fatti d'aria e vento,
illusioni vaganti,
che danzano lievi volando,
e scoppiano come iridescenti
bolle di sapone.
Svaniscono infine
i sognati Desideri
nella notte bruna
e lasciano il posto
ai Cavalieri di Morfeo
che si avventureranno nelle foreste
inesplorate dell'Inconscio
della mia Anima.

Aspetto
Aspetto che la tristezza
se ne vada
per rimanere un po' da solo.
I ricordi si vestono di se,
fiori smorti sulla tomba
del passato.
Assaporo i momenti
nulli del tempo
che si ferma nell'indifferenza
della mente inerte.
Trilla il telefono
la sua voce inutile
come pianto di picchio
solitario.
S'apre la porta del vuoto
ove aleggia l'immagine di me,
subito dissolta
dal vento dell'inconsistenza
che gelido sibila
verso il lontano fragile orizzonte
della mia vita.

Movimento e inerzia
Riflusso istantaneo
di noia mielosa
nel canto monotono
di lontane cicale.
Sfilacciate nubi,
ragnatele del vento,
a passo di danza
regalano visioni
di noia implodente.
Pigolano i piccoli
della rondine frenetica,
la lucertola ferma
ascolta il suo respiro.
Movimento e inerzia,
altalena dell'anima
intrisa di noia.

Un'altra vita
A volte mi sorprendo
come possa la mia mente
elaborare questi sogni.
Sono fatti accaduti,
son messaggi subliminali,
sono vie di città,
son paesaggi meravigliosi.
Son ricordi trasformati,
sono scene di un'altra vita?
Creazioni della mente?
In quel luogo mai sono stato,
quella donna è sconosciuta.
Chi mi insegue chi mai sarà?
Non rammento questo viso
sorridente e indeciso,
mai provato questo profumo
che m'inebria con dolcezza.
Sarà finzione o realtà?
È reale la finzione,
o è finta la realtà?
So che vivo un'altra vita
in un mondo parallelo,
sono immerso nell'Inconscio
che mi guida in questa vita,
nuova, rapida, umana.
Alla fine nell'azzurro mio mondo
tornerò dove regna sol la pace,
dove spirito senza corpo
felice aleggerò.

L'occhio
L'occhio del silenzio
si aprì all'improvviso
rosso di sangue
nella notte vestita di nero.
Tutto tacque
nel buio più fitto.
Ed il cuore,
eco lontana,
soffrendo lento
gemeva.

Oblio

Talora
uno strano desiderio
s'impadronisce di me
e mi porta
nel suo regno:
il gorgo dell'oblio
di tutto e di tutti.
Trascinato da lento
alito carezzevole
sprofondo nell'annullamento
delle passioni e dei pensieri
fino a raggiungere
la pace completa,
dimentico d'ogni cosa
e dimenticato.
Dura pochi attimi.
Altri desideri
mi fanno salire
sulle loro groppe
e, cavalli bradi,
galoppano liberi
irrefrenabili
nelle vaste praterie
del cuore e dell'anima.
Ritornano le tensioni della vita,
le pulsioni d'amore,
la coscienza di vivere.
Ritorno uomo,
terrena creatura
fragile e indifesa
in balia di ciò che non è.

Questa sera
Questa sera non canto
le tremule stelle
né la luna tra nuvole
sorniona.
Questa sera non canto
l'amore che tutto perdona
né il dolore nascosto
nell'ombra.
Questa sera sono solo
con me stesso
e succhio foglie di loto.

Il ricordo
Il ricordo è come un serpente velenoso,
annidato nella tua mente.
Dorme sulle sue tortuose spire,
nascosto tra sassi e foglie.
Dorme, o sembra che dorma,
o fa finta di dormire.
Basta che lo sfiori
e la sua testa scatta.
Un morso e cadi
in preda del veleno
- quel fatto doloroso che avresti voluto
eliminare dalla tua mente e dal cuore -
Poi, sazio del male,
scivola in un segreto anfratto,
e di nuovo aspetta
che tu, incauto, gli ripassi vicino.
Il pericolo è altissimo,
perché non è solo.
È lì con la sua innumerevole
famiglia, groviglio inestricabile
di lingue e code.
Guai a smuovere una foglia
o a calpestare un rametto.
I ricordi ti assaltano,
fanno scempio della tua mente
e del tuo cuore,
loro cibo preferito.

Mente e cuore
La mente mia perversa
escogita
giorni felici
per l'Io
concavo.

La mente mia nascosta
architetta
dolci sogni
per l'Io
convesso.

Il cuore non pensa,
va per conto suo,
balbettando.

Ho litigato con i miei pensieri
Ho litigato
con i miei pensieri
fino a sera.
Non li sopportavo più.
Tornavano con insistenza
su fatti e momenti
del passato. Quel passato
che ho sepolto
nel fondo della mente,
ma che la coscienza
a volte inavvedutamente
con la sua vanga
tenace e casuale
dissotterra e rimescola.
Ed i pensieri pronti
sono lì a germogliare.
Quando finalmente
li scaccio dalla mente,
rimango in pace
per il breve tempo
prima di addormentarmi.
Ma con dolo e sotterfugio
s'insinuano nei sogni
e continuano
come ragni malati
a tessere ragnatele sfilacciate
che m'avvolgono
con le loro grigie braccia.
Ma la Notte come uno scorpione
vigila…

Mistero
Ora che tutto tace
è bello sentire la voce
dell'arcano.
Mi sussurra richiami
di pace
con il profumo di fiore
che si chiude
alla sera.
Mi sommerge nei suoi flutti
e lontano
dondolando
mi trasporta forse
nel regno
da dove provengo.

Policrome visioni
Policrome visioni
d'acidi occhi
sbarrati nel buio,
teneri singulti
cadenzano lenti
le ore del fruscio
invisibile
di sospiri d'amore
fuggito col vento
nel regno del Tempo
impassibile
impietoso
che t'impietrisce,
Medusa del Cosmo,
senza far nulla.

Visione ipnotica
Volti sfuggenti tra nuvole d'oro.
Santi danzanti nell'eterea luce.
Pensieri materializzati
in un nugolo di moscerini azzurri
impazziti su pozzanghere blu
che danzano furiosi verso l'occaso
rosso immanente.
Due tramonti di soli incrociati
arrossano i cieli capovolti
trafitti da ali d'avvoltoi
bianchi, attesi da cadaveri
d'animali e d'uomini
nell'abisso della nera luce.
Ed io sono al centro,
cervello pulsante insetti
nel tempo che s'è fermato
attonito e spezzato.
Il Natale è alle porte
pronto come ogni anno
a tessere inganni,
a donare illusioni
d'amore e di pace.

Chimere
Viaggio incauto
tra le pieghe
nascoste dell'anima.
Freddo deserto
piagato s'offre
alla vista
dell'ineffabile
che avvolge e nutre
le chimere,
unici esseri
sopravvissuti
al gelo,
mentre dal cielo
scende ancora
manna ingannatrice
che subito svanisce.

E se fosse il cuore a pensare?
Non penso a nulla
e penso a tutto.
Una gazza mi osserva
e due passeri bisticciano
per una mollica di pane.
Non voglio pensare,
ma gli occhi vedono,
tradiscono il mio desiderio.
La gazza mi osserva.
Perché?
I passeri bisticciano.
Perché?
Ecco, al posto della mente
pensano gli occhi;
l'irreale diventa reale,
il reale diventa irreale.
Sono veramente io?
O la mente mi mente
infingarda?…
La gazza vola via,
i passeri fanno pace.
E se fosse il cuore a pensare?
Forse capirebbe quel perché.



Caramelle

I dubbi
Se hai dei dubbi, sii contento,
vuol dire che pensi.

Delusione
Esaudire un desiderio
a volte, se non spesso,
costa più
che non esaudirlo.

L'arricchito come (!) non si sa

Ami il denaro, ne hai tanto,
ma ti manca sempre qualcosa.
Prova a guadagnarlo onestamente.

Situazioni

O Dio, come ti amo!
O Dio, mi si è slacciata la scarpa!

L'arte del pensionato

Stai bene in pensione?
Certo! Mi pagano
-dicono-
per fare niente!

Chi l'ha detto?
Cura le cose semplici,
se vuoi vivere felice.

Pensiero vagante
Parla, ridi, scherza senza offendere.
Tutti sono liberi di pensare
cose diverse dalle tue.

A rovescio
Importante è non come tu sei,
ma come dimostri
agli altri d'essere.

Accusa
Hai ucciso un ragno mentre tesseva
la sua opera d'arte.
E se ci fosse un tribunale dei Ragni?

I sogni
-I sogni finiscono all'alba!-
Magari!
Io ho il turno di notte.

Pensatori
Grandi menti hanno creduto in Dio,
grandi menti non hanno creduto.
La mia piccola mente non sa
se credere o non credere.

Non lamentarti, sii contento!
Perché ti lamenti dei dolori?
Non sai che ti fanno compagnia?

Rimpianto filosofico
Non rimpiangere il tempo perduto,
ne hai sempre del nuovo a disposizione.

Desideri
Se vuoi avere successo,
non desiderarlo.
Se vuoi essere amato,
desidera.

Vita
La vita è un delitto non consumato.

Domanda doppia
Se ami la pace,
perché fai la guerra?
E se ami la guerra,
perché inneggi alla pace?

Scontenti sempre
Se scendessero dal cielo fiori,
ci lamenteremmo perché non piove.

Al disoccupato
Tutti quelli che lavorano, si lamentano.
E tu che non lavori, perché ti lamenti?

L'amore
C'era la neve, ma non avevo freddo;
c'era il sole, ma non avevo caldo.
C'era l'amore.

L'amore 2
Che cos'è l'amore,
se non una variante del dolore?

Bugie
-Ti ho sempre amato
con tutto il cuore!-
-Non me ne sono accorto!-

Dittatura
Vietato calpestare le aiuole!
Gli uomini, no.


 

Imprevisti

L'amico ritrovato
Me ne vado quest'oggi per diletto
con il mio caro e vecchio macinino
lungo le anse del fiume prediletto,
lontano dal frastuono cittadino.

Raggi di sole accarezzano le onde,
squarci di verde si slanciano in alto,
fiori ridenti coprono le sponde,
vibrano ali nel cielo di cobalto.

Insegue le farfalle il dolce vento
sul filo delle fresche acque fluttuanti;
si sente il respiro del fiume lento
ch'esce dalle sue labbra mormoranti

a donare pace alle creature
senza mai richiedere in cambio nulla.
S'aprono riposanti le radure,
dondola una barca simile a culla.

Mi soffermo in uno slargo, incantato,
per meglio assaporare la bellezza
di questo soave luogo fatato,
libero da ogni insinuante tristezza.

Arriva una macchina blu e parcheggia.
Mi sembra di conoscere l'autista.
Mi colpisce il suo viso come scheggia:
assomiglia all'amico musicista.

-È lui o non è lui?- dubbioso mi chiedo.
Lo riconosco ora, è lui certamente.
Ma sì, è l'amico carissimo Alfredo
che mi fissa con sguardo persistente.

Mi riconosce. -Angelo!- grida forte.
Ci abbracciamo emozionati e felici.
È l'imprevedibile buona sorte
che fa ritrovare dei vecchi amici.

Sono tanti anni che non ci vediamo.
Amici d'infanzia e d'adolescenza,
finalmente insieme ci ritroviamo
a raccontare la nostra esperienza.

Ripercorriamo impazienti il passato;
gli scherzi, la scuola ed i primi amori
scorrono vivi come in un filmato
ricco di luci, d'ombre e di colori.

Riaffiorano vivide le illusioni,
a mano a mano nel tempo perdute;
rivivono emozioni e sensazioni
nel profondo del cuore mantenute.

Ricordi s'accavallano incalzanti,
sempre più pressante si fa il racconto.
Trascorriamo molte ore trepidanti
fin quando giunge l'antico tramonto

a gettare su noi luce dorata
come quella che dipingeva il colle
su cui fuggì la nostra infanzia amata
fra il profumo intenso delle corolle.

Non vogliamo più perdere i contatti;
di vederci spesso siamo d'accordo
e di mantenere i rapporti intatti
per non fermarci soltanto al ricordo.

Vogliamo incontrarci con le famiglie
e rendere più salda l'amicizia,
essere veri amici senza briglie,
gustare della vita la delizia.

Lettore amico, ciò ti posso dire:

non sempre l'imprevisto è pernicioso;
a volte, quando meno te l'aspetti,
un gioiello ti regala prezioso,
da porre nello scrigno degli affetti.

Piango
Mi preparo il sugo.
Penso alla mia vita,
alle brutture del mondo,
a te lontana.
Sono solo,
ma non mi dispiace.
Affiorano particolari,
belli, brutti;
momenti felici,
momenti tristi.
Ricordo con esattezza
l'ultimo inevitabile litigio,
quando ci siamo mandati
finalmente a quel paese.
E così piango...
mentre taglio la cipolla

Il rumore
Eravamo nel nuovo appartamento,
che per molti anni avevamo sognato,
da qualche giorno, ed iniziò il tormento.

L'inquilino di sotto, assai adirato,
-non so da che magagna fosse preso-
bestemmiava ed urlava qual dannato.

- Ce l'ha forse col genero incompreso?-
dicevo tra me e me quasi ridendo;
invece non avevo bene inteso.

E mentre me ne stavo l'indomani
ansioso che portassero il divano,
percosso udivo come da villani

il campanello; apro e appare il baggiano,
che m'ordinava: -Non fate rumore!-
-Rumore? Il suo dire mi pare strano!-

-Adesso vo dall'amministratore!-
-Ci vada pure se questo le piace!-
- Sempre rumore fate a tutte le ore!-

-Ma che rumore! Ci lasci un po' in pace.
Restiamo tutta la giornata fuori
e ciò che lei dice non è verace!-

-Mia moglie dice che fate rumori!-
-L'afferma sua moglie, ma mi sa tanto,
che solo degli altri sente i rumori!-

Ecco, mi portano il divano intanto,
per forza un po' di rumore ti fanno;
di nuovo si sente dell'ira il canto

apportando alle mie orecchie gran danno.
E scompariva la buona creanza.
Vivere avrei voluto in un capanno!

Continuò dopo con intemperanza
ad accusarci di far chiasso apposta,
fin quando s'abbassò la sua baldanza

e il momento arrivò della batosta.
Sentii un giorno il citofono gracchiare.
-Siamo i vigili Dàvoli e Dacosta.

Vogliamo qualche parola scambiare-
Li feci accomodare sul divano.
-Delle risposte lei ci deve dare:

Ci son proteste che fate baccano-
Un tremendo rumore in quel momento
di sedie smosse e un urlo disumano

echeggiò forte da fare spavento.
Bestemmie si sentirono e risate,
alta caciara e scurrile concento.

-Da dove vengono queste chiassate?-
Mi chiesero i due vigili, stupiti.
-Da sotto, prima e dopo le mangiate-

Dicevano i loro occhi: che impuniti!
Alla fine uno sbattere di porta
e per le scale schiamazzi e grugniti

da far bollire il sangue nell'aorta.
Dissero i due: -Grazie, abbiamo finito.
Sappiamo adesso quello che c'importa.-

Il Caso quel giorno aveva chiarito
che lui governa tutti gli imprevisti
e che son guai se ti punta il dito.
Non sempre i malvisti sono dei tristi!

Addio
Mi ti ero affezionato,
anzi ti ho quasi amato.
Mi portavi con te,
ti portavo con me.
Insieme siamo stati
nella pioggia e nel vento,
con sole e con tempesta
per paesi fatati
senza aver un tormento
con la tua bella cesta.
Il color verde giada
spiccava per la strada;
e quando tu passavi
t'ammiravano gli avi,
i giovani e i bambini
ed anche gli sposini.
Purtroppo sei invecchiata,
sei stata ritoccata,
fai fatica in salita
e più non fai una gita.
Dobbiamo separarci,
l'addio dobbiamo darci
presso l'autosalone
della ditta Rondone,
oggidì alle diciotto
col cuore tutto rotto.

Più non riderai
Giovincella sbruffoncella,
per non dir puttanella,
che ti credi tanto bella,
hai visto ed irriso hai
i capelli d'argento
e il fisico non più aitante
d'un anziano asciutto e magro,
mentre passeggiava
sovrappensiero per i fatti suoi,
ridacchiando ranocchietta
con le fatue amichette.
Sciocchina, tutta liscia,
abbronzata , bruciacchiata
da lampade coi raggi blu,
con il viso pien di crema
e le labbra di rossetto colme,
il vecchietto ha destato
il tuo scherno di battona.
Pensa un po' a tuo padre,
se ce l'hai, forse forse
più non riderai.

Unico
M'avevi invitato,
m'ero tutto profumato,
m'ero a te presentato
con un bouquet
di scelti fiori.
M'avevi accolto sorridente
spigliata
con occhi dolci
(mi pareva)
-Mettiti comodo sul divano,
scusa per il disordine.
Che pensiero squisito,
che meravigliosi fiori.
Grazie!-
Mi offrivi pasticcini e caffè,
ti sedevi;
accavallavi le gambe
sensualmente,
parlavi sciolta,
riavviando ogni tanto
i lunghi capelli castani.
-Sei unico- a tratti mi dicevi.
Fremevo di gioia
nascosta
e il desiderio
saliva.
Ad un tratto ti alzasti
-Scusami un momento
devo farti vedere una cosa-
e tornasti con la cartellina rosa,
odor di lavanda.
-Guarda qui, ho un dubbio
che m'arrovella:
come si compila questa voce?-
E tirasti fuori
l'Unico,
il modello 740 delle tasse!

Benedetto fu quell'errore
Parcheggio l'auto
davanti al Regina,
questa mattina.
Oggi fa fresco.
Entro prenoto esco.
Cinque minuti
con i saluti.
Vedo il foglietto giallo
come quello del pappagallo
rifilato con destrezza
sul parabrezza.
Che velocità! È opera
dei figli di Nembo Kid
venuti da Madrid?
No, dei vigili di Multario,
Comune leggendario,
spuntati fuori
bicolori
chissà da quale nuvola.
-Cavolo, mi dico,
non sarà mica…-
Apro il foglietto
maledetto
sull'adirato andante.
Scritto pedante:
infrazione al codice
stradale…
È proprio formale!
Mi si commina l'ammenda
(qual reprimenda!)
"per aver sostato sul d'osso"
(d apostrofo osso).

Quando dico al Comandante
dei super vigilantes,
in modo disarmante,
che non potevo
aver parcheggiato sull'osso,
come un molosso,
si mette a ridere
e, meno male,
strappa la multa
demenziale.

E poi parlano male
degli errori d'ortografia.
Pignoli, andate via!

Preludio d'amore
Che pace in questo giardinetto!
Cantano melodie gli uccelli,
freschi spruzzi regala
armoniosa la fontana,
sussurrano frasi d'amore
gli alberi frondosi,
al delicato soffio del venticello
soave profumo agreste
emanano tenere le erbette,
scherzano le farfalle
con i fiori delle curate aiuole,
il sole ti abbraccia
con la sua calda luce sorridendo.
Il cuore si riempie di pace
e di gioiosa attesa.
Preludio d'amore…
-Ma son tre ore almeno,
caro amore mio,
che t'aspetto seduto
su questa stramaledetta
panchina verde!-

Che meraviglia!

Disteso sulla poltrona
vedo un computer funzionante,
ascolto musica rilassante
sotto la luce iridescente.
Con voce suadente
vestito di verde oliva
Goffredo mi racconta
storie avvincenti.
Parla e m'invita
insistendo a dargli ascolto.
Racconta certe cose
sensazionali:
-Sa, per un incidente,
accaduto qui davanti,
quel signore imprudente
ha perso sei denti!-
-Apra bene, chiuda forte.
Apra ora, alzi la mano
se per caso sente male -
-Sa, essere sorridente
senza avere sei denti
è proprio deludente-
E continua con la nenia
sussurrata flebilmente;
quasi quasi m'assopisco
al ronzio della sua voce
e dell'autoclave catarrosa.
-È venuto da me. Gli ho fatto
un lavoro eccezionale,
veramente professionale.
Guardi le foto.
Che denti splendenti!-
Accenno con la mano
e col capo condiscendente
a quel sorriso sorprendente.
Ma sento un che di mordente,
accidenti! Alzo la mano intraprendente.
Ora ordini mi dà:
-Apra bene e tenga aperto!-
Quasi sia una bottega.
Quante storie meravigliose!
M'ha fatto rimanere
per un'ora a bocca aperta.
Che bravo il mio dentista!

Esame di Stato
-Mi parli di Marziale-
Così pose la domanda
il professore di latino.
Cominciai dagli Epigrammi,
ma a lui non andava bene.
Voleva sapere della vita del poeta.
Che fregatura! Non ricordavo nulla.
-Passiamo a Catullo-
(Mio poeta preferito)
Partii di slancio
con Odi et amo,
ma a lui non andava bene.
Voleva sapere quanti anni
aveva avuto, quand'era morto...
Farfugliai qualcosa.
-Non ha studiato molto, lei!
E dire che nello scritto
ha fatto bene-
(A mente gli dicevo: vaffanculo stronzo!)
-Le posso parlare dei Canti-
-No, no, mi parli piuttosto
di Pomponio Mela.-
E chi è? Per poco mi scappava.
L'avevo sentito qualche volta.
Ci divertivamo con quel nome
altisonante abbinato al frutto
che mi piace tanto.
Ma non sapevo cosa dire.
-Mi chieda, per favore, che so,
di Persio, Lucano, Giovenale
(sapevo tutto sulla sesta satira),
Pomponio non l'abbiamo studiato-
-Meno male, almeno non dice
che non c'è sul libro!-
(Fetentello, il professore).
Le cose si mettevano male.
Per fortuna s'avvicinò
il presidente di commissione.
Parlottarono… e dopo…
-Ci esponga un argomento a piacere-
San Giovenale era a portata di mano.
Partii a razzo con la sesta satira…
Insomma, me la cavai
per il rotto della cuffia.
In compenso non so ancora molto
della vita di Marziale e di Catullo,
ma leggo volentieri le loro poesie.
Di Pomponio Mela poi posso dire
che forse aveva la faccia
come quella del prof di latino.

L'amico mio
Mi ci ero affezionato,
per me quasi un fratello,
due amici inseparabili.
Lo accudivo
parlavo con lui
lo portavo con me
gli confidavo
i miei segreti
lo nutrivo
con diete speciali
e lui m'intratteneva
con programmi culturali
giochi mozzafiato
ricerche approfondite,
non mi lasciava
mai solo.
Poi un brutto giorno
sparì…
-Bastardo figlio d'un cane,
bianco nero o giallo tu sia,
ridammi il portatile
che m'hai rubato!-

Incontro con sorpresa
Passeggio in riva al mare.
Grande folla, schizzi d'acqua,
palloni e tamburelli.
Chi t'incontro?
Loredana l'impiegata!
Bella ragazza e simpatica.
Parliamo un po' con i soliti
come va, come stai, che fai.
Tutti quelli che passano
guardano,
fanno pochi passi
riguardano.
Specialmente gli uomini.
Che cosa hanno da guardare!
Ma che cosa pensano? Mi chiedo.
Mica pensano ch'io sia
un marpione disonesto?
Sono una persona seria, io!
Terminati gli scambi di routine
con il duplice bacetto,
proseguiamo chi da una parte
e chi dall'altra.
Dopo alcuni passi mi volto.
Ora capisco.
Ha un tanga
vertiginosamente
ridotto!

Te lo ricorderai!
Ricordo ancora
qualche volta
quando il prof
(non si diceva allora)
con beffardo viso
e deciso indice
imperò solenne:
-Imparate a memoria
una poesia a piacere!-
Due giorni dopo
tutti a ripetere
tra grattate di testa
e risatine Carducci
Foscolo Leopardi
Pascoli D'Annunzio
con qualche Arturo Graf
e Vittoria Aganoor Pompilj.
Quando toccò a me,
recitai gioioso
"Mattina" d'Ungaretti:
-M'illumino
d'immenso-
Mamma mia,
come ci rimase male!
Non ebbi più
sette in italiano.

Che notte!
È stata una notte
di fuoco e passione.
Mi giravo e rigiravo nel letto,
insopportabili le lenzuola.
Un dolore di stomaco
atroce mi pervadeva bruciante
con le sue fiamme acide.
Ho chiamato il medico di guardia
che, oltre a farmi vomitare
e ad incassare la tariffa,
ha saputo solo dirmi
che i fritti fanno male.

Sognavo
Sognavo di sognare che sognavo,
ma tutto era reale, vero.
Mi trovavo nell'ufficio
delle tasse,
scambiato per un evasore.
Credevo di sognare che sognavo,
ma quello insisteva
sui miei lauti guadagni
di pensionato.
Alla fine gli ho detto:
mi lasci sognare
soltanto di notte.

In gommone con Berto
Vogliamo stamani goderci il sole,
il mare c'invita con le fresche onde.
Le nuvole formano bianche aiuole
intorno all'astro che il calore effonde.

Mentre attenti prepariamo il gommone
ecco un tale che si mette a sbraitare
forti urli nella nostra direzione,
perché, dice, lo stiamo a disturbare.

Non so che gusto abbia quest'insolente
dei fatti altrui così presto impicciarsi,
fatto sta che sta svegliando molta gente
che risentita l'invita a calmarsi.

-Adesso vi chiamo la polizia.
Questi due sono certo dei drogati!-
Noi la prendiamo con filosofia,
molti invece lo fischiano scocciati.

E certuni soltanto per burletta
cominciano, facendo il collo torto,
a sfotterci: -Che, vi piace l'erbetta?-
-E sì! volete vedere il nostro orto?-

Però ci muoviamo velocemente,
perché molti adesso mettono in moto,
e subito s'è formato un serpente
di barche che rimane quasi immoto.

Cresce intanto in darsena il movimento:
dietro di noi che andiamo piano piano
segue di barche a vela un corteo lento
sì come accade nel traffico urbano.

E comincia di sirene un concerto
che c'invita tosto ad accelerare.
-Vai più forte- dico all'amico Berto-
se no questi ci fanno rovesciare-

Ma gira il motore in modo strano.
Berto dà gas più volte innervosito
e quello si spegne sfiatando piano.
Lesto indietro mi volto alzando il dito

per dire che il motore è bello rotto,
ma quel tale intende ch'io glielo voglia
ficcare dritto nel grasso culotto.
Allora agitato da atroce doglia

urlando s'avvicina minaccioso,
con la brutta intenzion di speronarci.
E poi dicono che tu sei nervoso!
Guarda cosa mai deve capitarci!

Berto tira e tira la funicella;
dai e ridai, riparte infine il motore.
Viriamo con la gaia ridarella
che ci restituisce il buon umore

verso la bassa e placida laguna
dov'è sempre rischioso avventurarsi
con la barca da pozzo della luna,
perché può colà facile insabbiarsi.

Proseguiamo lenti, con attenzione,
e, navigando tra le due isolette,
al largo fermiamo il rosso gommone,
dove ora non si vedono barchette.

Buttata l'ancora ora ci godiamo
il sole a occhi chiusi per abbronzarci
e del dio Morfeo cedendo al richiamo
finiamo infine per addormentarci.

Siam di botto svegliati da un rumore
tremendo; un agile panfilo vola
inseguito con stridulo fragore
da una lancia che piangendo si sgola.

È questa la lancia della Dogana
che incalza ansiosa il superbo natante:
impari sfida tra gigante e nana.
Si forma un cavallone impressionante

che sui nostri capi scroscia violento
e rovescia in un attimo il gommone;
e finiamo sott'acqua con sgomento.
Risaliamo aiutati dal cordone

dell'ancora ch'è ben salda rimasta.
Era da tanto che non mi facevo
un bagnetto da perfetto ginnasta!
Respiriamo alla fine con sollievo.

Non tardano a giungere i finanzieri
che ci danno una mano a ribaltare
il gommone. Dopo, malvolentieri
dobbiam loro i documenti mostrare,

quasi che esperti siam contrabbandieri
alleati della perfida barca
e non baldi giovani vacanzieri
senza lussuosi vestiti di marca.

Pretendono di portarci in Dogana
per far su noi un controllo approfondito.
Non ci manca che questa nuova grana
per rendere il giorno ancor più sgradito.

Ma per fortuna arriva il tenente Oro
che conosce bene da parecchi anni
delle nostre due famiglie il decoro.
Così finiscono i nostri malanni.

Caro Berto, non saprei se ci sia
stata mai una tanto nera sfortuna.
Un'altra volta una preghiera pia
ai santi reciteremo opportuna,

quando vorremo fare un bel giretto
a pieno sole tra mare e laguna,
lontano dal chiasso stramaledetto
e senza aver scocciatura veruna.

Truffa
La patente ho da trent'anni,
sempre in tasca l'ho tenuta
e di sera e di mattina,
sia di giorno sia di notte.

Esco un giorno con Giovanni
per gustare una spremuta.
Sale lui sulla Bianchina
che tutta piena è di botte,
ma procede senza danni
e perciò non l'ho venduta.
Percorriamo la stradina
dove sono le mignotte.
Tra due piante son nascosti
i due della Benemerita:
immancabile paletta.
-Altolà!-, naturalmente.

-Favorisca la patente!-
-Certamente, maresciallo!-
-Io non sono maresciallo!-
-Certamente, brigadiere!-
-E non sono brigadiere!-
dice un po' sull'incazzato.
Tiro fuori il portafogli
spesso vuoto di soldini,
ma con dentro la patente.
Cerco invano la patente.
Frugo e frugo, innervosito.
Dove mai l'avrò ficcata?
-Guardi, dico all'appuntato,
porto sempre la patente.
Può qui lui testimoniarlo
(che ti ridi, sciagurato!),
ma quest'oggi non la trovo.
Se volesse un occhio chiudere…
o sennò la vado a prendere…-
-Forse lei vuol corrompermi?-
dice in puro siciliano.
-Non sia mai, non sia mai, capo.
Abitiamo qui vicino
ed in breve tempo posso
qui portarle la patente-
S'avvicina l'altro milite
e parlottano tra loro.
-Abitiamo qui vicino,
la patente, di sicuro,
ce l'ho in casa, glielo giuro!-
-Il verbale non facciamo,
se lei, è meglio, ora concilia.
Il sequestro non facciamo.
Ritenersi può contento.
Ma stia da oggi ben attento.
Sono lire centomila -
-Centomila? Ma chi le ha!-
-Gliele può prestar l'amico-
E Giovanni a malincuore
centomila lire scuce.
-Ecco qui, la multa è assolta?-
-Certo, sì. Vada tranquillo-

Imprecando alla sfortuna
e al denaro andato in fumo,
arriviamo al bar davanti.
Finalmente parla Gianni:
-Ma la copia l'hai tu presa?
Non te l'hanno mica data!-
-Porco can, m'hanno fregato!-

Non infatti erano veri
carabinieri, ma ladri,
farabutti e delinquenti,
imbroglioni travestiti
che truffavano la gente
poveraccia come me.
Meno male che la macchina
era pien d'ammaccature,
piccolina e vecchia assai!

State attenti alle stradine,
cari amici buontemponi!

Lo scippo
Vanno teneri a passeggio i vecchietti
stretti stretti lungo il viale alberato.
Avanzano col viso innamorato:
stan parlando dei loro figlioletti.

Da quarantaquattro anni son sposati.
Quanti sacrifici fin da sposini!
Sono quattro i figli già sistemati
ed hanno pure bravi nipotini.

Regge la signora una borsa nera
con mano ancora robusta e sicura.
S'è trattata sempre con molta cura.
Ha saputo degli scippi ieri sera.

Ed allora stanno guardinghi e attenti
temendo che accader possa anche a loro.
Ah! Come si era un tempo più contenti
ed un pezzo di pane pareva oro.

Sorridono ricordando il passato
e come volata la vita sia,
affrontata con tanta gagliardia
per dare un valore al loro operato.

Ragionando con calma e pacatezza
ogni tanto si fermano a guardare
i palazzi che svettano in altezza
e impediscono la vista del mare.

Ecco all'improvviso un forte rumore.
Non fanno in tempo a voltare la testa
che un'ombra nera porta la tempesta:
sente la donna alla mano un bruciore;

reagisce al brusco strappo d'istinto
tenendosi per non cadere a terra
al marito che s'appoggia al recinto
della siepe; forte a lui lei s'afferra.

E con tenacia la borsetta stringe
e non cede, ma anzi tira e ritira.
Sconcertato lo scooterista spinge
il motore al massimo e quindi vira

verso destra contro il palo slittando.
È violento l'urto e va a gambe all'aria
prosegue la corsa il mezzo rombando,
lui ricade dopo un volo a mezz'aria.

Una contrazione e rimane immoto,
non dà segni di vita, arriva gente;
l'anziana trema confusa e dolente,
a parecchi il giovane sembra noto.

Sì, perché molti scippi lui ha compiuto,
ragazzo molte volte denunciato,
cui il lavoro non è giammai piaciuto,
ed altrettante volte rilasciato.

Ma questa volta il destino ha voluto
provvedere in maniera assai impietosa
a porre fine alla vita fallosa
di uno che al crimine s'era venduto.

Adesso ridete a quel che vi dico
oppure piangete che fa lo stesso,
tanto rimarrò sempre vostro amico,
visto che riguarda l'altrui decesso.

Volevano accusare la vecchietta
d'omicidio preterintenzionale,
perché teneva stretta la borsetta
con una forza fuori del normale.  

Le tasse
"Oh! le tasse, maledette le tasse!
Lo Stato mi ruba i soldi sudati
per darli a fannulloni e puttanasse.

Io mi faccio il mazzo col mio lavoro,
mentre essi se la spassano beati
e vogliono anche che sia come loro.

Sono degli incalliti sfaticati
senza voglia alcuna di lavorare,
appoggiati dai loschi sindacati.

Pago poco o niente i miei dipendenti.
Embè? Lavoro per farmi fregare?
I guadagni sono soddisfacenti;

vanno a finire in un conto segreto,
lontano dagli occhi della Finanza,
dal quale attingo il denaro consueto

da regalare alle persone giuste
che ammorbidiscono la sorveglianza
in base al contenuto delle buste.

Dovrei essere pagato io dallo Stato,
perché distribuisco la ricchezza
a chi lavora e a chi è disoccupato,

ed invece mi sta come un cagnaccio
ai polpacci; ma con fine accortezza
io bene mi difendo, accidentaccio!

Non per nulla una schiera ho d'avvocati
da me pagati profumatamente
per rendere veri i dati truccati

e per contrastare le accuse varie
piovute su di me malignamente
che mi hanno inficiato le coronarie.

Maledizione! Sono sfortunato.
Sono stato accusato d'evasione
fiscale; un piccolo errore è bastato

ed in quindici sono qui venuti
ad ispezionare ogni capannone
ed a spremere gli operai pasciuti.

Mi hanno fatto venire il mal di cuore
quei burocrati senza alcun rispetto
per chi si è mostrato uomo di valore

ed ha lottato per la libertà.
Potrò rifare il solito giochetto?
Tutto questo quanto mi costerà?"

Lui si preoccupa, non i legali
che già pensano a sfruttare il condono
ideato da governi geniali

per venire incontro ai ricchi evasori
bisognosi d'un provvido perdono
per aver fottuto Stato ed esattori.

Forse stavolta salverà la tasca,
non il cuore che è tutto una burrasca.

Così ha deciso il Dio degli imprevisti
che non si fa impietosire dai tristi.  

In treno
Da molto tempo far volevo un viaggio:
andare ad abbracciare la famiglia,
rivedere le case del villaggio,
gustare i dolci buoni alla vaniglia,

scherzare con gli amici come un tempo,
sentire in faccia il vento di collina,
parlando passeggiare nottetempo,
assaporare la fresca mattina.

Ieri l'altro son salito su un treno
in ritardo tanto per cominciare.
Come quarant'anni fa era strapieno,
nel corridoio m'è toccato stare.

Ma perché mai rilasciano i biglietti
se disponibili non sono i posti?
Siam per loro dei bravi cretinetti
a sopportare tutto predisposti?

Sono in piedi vicino al finestrino.
Si sente il fischio infine, parte il treno.
Accanto a me una mamma col bambino
mi dice: -Fosse gratis perlomeno!-

Presto comincia il via vai per il cesso.
Passo il tempo schiacciato alla parete.
Ora arriva il controllore indefesso.
Sbotta alle rimostranze: -Che volete,

se insieme decidete di partire?-
-Lei dice questo per scherzo o sul serio?-
Un forte scossone ci fa finire
quasi abbracciati come in adulterio.

Stridendo il treno si ferma di botto.
La gente si domanda: -Che succede?-
Pare che il locomotore sia rotto.
Chiede il bambino: -Mamma, che succede?-

Succede che siamo fermi, di notte,
in mezzo alla campagna senza luce
e riscaldamento con le ossa rotte,
mentre qualcuno strilla in modo truce.

Che bel viaggio! Ne farò un altro presto.
Cosa si perdono quelli che vanno
nello Yemen di beduini infesto!
Che rischi noi qui godiamo non sanno.

Siamo rimasti lì per alcune ore
tra preghiere ed urli, bestemmie e pianti.
Poi finalmente con strano rumore
il treno s'è mosso pian piano avanti

fino ad arrivare ad una stazione,
piena d'ambulanze, tassì e corriere.
C'era perfino la televisione!
Ci spiegavano come riavere

indietro i soldi del biglietto spesi.
Ma non ce ne fregava proprio niente,
volevamo solo essere difesi
da tutta quella interessata gente,

volevamo andare dai nostri cari
che ci aspettavano preoccupati.
Adesso ci offrivano cibi vari,
coperte, caffè, mentre incavolati

chiedevamo che presto si partisse.
Ci fecero finalmente salire
sulle corriere e come tanti Ulisse
il temerario viaggio proseguire.

Almeno adesso eravamo seduti.
A destinazione stanchi arriviamo.
Nei pressi della stazione sparuti,
assonnati, silenziosi scendiamo.

Ognuno se ne va per la sua strada.
Telefono a casa di mio fratello.
L'erbetta dell'aiuola ha la rugiada.
Rivedere il proprio paese è bello!

Negli ultimi cinque anni in ogni viaggio
è successo, normale, un imprevisto:
son forse della sfortuna appannaggio?
Meglio raccomandarmi a Gesù Cristo.  

In riva al mare
Passeggiando me ne vo lungo il mare.
Sussurrano le onde dolci parole,
scherzano le nuvole sotto il sole
e cielo e terra invitano ad amare.

In pace medito sulle mie cose.
Mentre calpesto la dorata rena,
più non sento d'avere il cuore in pena.
Ore come queste son deliziose.

Per poco tempo da solo cammino.
Ora lontano intravedo un donnone
che lancia al suo cane un corto bastone.
Attento e guardingo ai due m'avvicino.

In acqua felice il cane si butta
raccogliendo pronto il dono scagliato,
festante a riva ritorna inzuppato,
si rotola poi nella sabbia asciutta,

piroetta attorno alla sua padrona
inzaccherato, saltandole addosso.
Ma di botto, come s'io fossi un osso,
si blocca e guarda con aria sorniona

i miei lindi e puliti pantaloni
che solletico gli fanno alle zampe
e, come acceso da infuocate vampe,
mugola socchiudendo i dolci occhioni.

Si getta poi sul mio vestito nuovo,
mentre come una scema la padrona
s'affanna con risolini tardona
a richiamare il suo amore. Ma io provo

ira a vedere le canine impronte,
ed urlo: -Cane cretino, va' via!
Sennò ti cambio la fisionomia
a calci spaccandoti culo e fronte-

Interviene la donna inviperita.
-Maleducato! -strilla- Non rispetta
gli animali? Lasci stare Polpetta,
il compagno fido della mia vita!

-Signora, forse a lei piace scherzare,
a me no! M'ha sporcato, veh, il vestito
l'amato suo compagno scimunito.
Tutt'e due in malora dovete andare!-

-Io la denuncio per maltrattamenti.
Sono della Protezione Animali!-
Mi vorticano a mille i genitali,
a questa romperei di gusto i denti.

-E chi se ne frega! Bella accoppiata.
Ha la faccia uguale a quella del cane.
Non faccia stupide minacce insane.
Piuttosto ripari a questa porcata-

-Io non devo proprio pagare niente,
perché Polpetta non l'ha fatto apposta.
La sua reazione è stata scomposta
ad un atto d'amicizia innocente-

La grassona si stringe al cuore il bene
adorato ed io di buon senso armato
vado via, ché ragionar non è dato
con chi ribollire ti fa le vene.

A casa l'ho sentite da mia moglie.
Avrei dovuto farmi risarcire,
secondo lei, e passivo non subire
l'arroganza di chi ha canine voglie.

Disavventura
Ieri sera navigavo
per la Rete.
In un sito m'imbattevo
ammiccante;
là gustavo le donnine
tutte nude,
più di Sharon conturbanti
e vogliose,
quando il mouse, quel bastardo,
s'è bloccato
e lo schermo è diventato
tutto nero.
-Che disdetta- mi son detto-
proprio adesso
che la cosa si faceva
promettente.
Mi sa tanto che il computer
è vecchiotto-
Così l'ho spento di brutto,
incazzato,
minacciando di spaccarlo
con due calci.
Al riavvio la sorpresa
maledetta.
L'antivirus, ch'era andato
in vacanza,
m'ammoniva che dei file
di sistema
eran mancanti e toccava
provvedere
alla lor sostituzione
all'istante.
Il Pc ho formattato
con dolore
perdendo le poesie,
le mie care
spirituali poesie.
Tutta colpa
di un virus pericoloso
che in quel sito
dimorava tra le gambe
delle belle
maliziose puttanone. 

Dal medico
Oggi è una bella giornata.
Il sole scioglie la brina,
l'aria invita al passeggio,
ma io mi trovo dal medico
in questo ambulatorio
ad annoiarmi
tra gente muta e pensierosa.
Meno male che c'è musica
anni settanta ottanta
pop e disco
orecchiabile.
Il pensiero svaria
di argomento in argomento,
mentre l'attesa si fa sempre
più lunga
e snervante.
Squilli vanitosi dei telefonini.
Piedi che si muovono
al ritmo della musica.
Fruscio di vecchie riviste.
Ora cominciano i colpi di tosse,
gli starnuti, i raschi alterni.
Vuoi vedere che m'ammalo,
io che sono qui per una ricetta!
È passata un'ora e mezza,
i piedi e le gambe si raffreddano.
Quest'ambulatorio d'estate è un forno,
d'inverno una ghiacciaia.
Fortuna che ci vengo raramente.  


                      
                                             Satironica

Mannequin
Manichini ambulanti
robot della moda
anoressiche eleganze
costosissime
e molto fatue
disumane speranze
per chi sogna
una vita dignitosa.

Tormentone elettorale:
Non mi candido, mi candido.

Mi ricandido a sorpresa.
Non temete, cari amici,
non è giunta la mia resa,
me li pappo come ceci.

Pur credevano ch'io fossi
uno scemo da casino.
Poveracci questi rossi!
Darò loro il ricordino.

E non sanno come sono;
non l'infilzo per pietà,
ma se rompono il mio corno,
li spedisco all'aldilà.

Mi ricandido senz'altro
e non vado su pei monti,
perché sono molto scaltro
e ben so fare i miei conti.

Che credete, beccaccioni,
ch'io lavori per la gloria?
Non s'addice a berlusconi
il mangiare la cicoria.

Il poeta a secco
Oggi non mi va di scrivere.
S'è inceppata la macchinetta
del brillante mio estro.
Cosa mai sarà successo?
Ecco: a furia di poetare
mi sarò rimbambito.
Ma ho in serbo un trucchetto:
quando manca l'ispirazione
agli altrui penso problemi.
E comincia la mia mano
a correre come un fiume
rapido e impetuoso
che trasporta le sue acque
verso il mare suo amico
per avere il suo abbraccio.
E così la pace ottengo.

Nulla sfugge all'animo
mio sensibile e soave.
Scuote il mondo un terremoto?
Io soffro con la penna.
Scoppia lì una guerra?
Io combatto per la pace.
Due treni si son scontrati?
Io canto la tragedia.
Mezza Italia è bloccata
sotto un manto di neve e gelo?
Io piango i bei giorni,
e condanno l'imprudenza.
Ho visto ieri una bella donna?
Il mio cuore fa pum pum
ed esprimo il mio amore
con fraseggio manierato.
Il mio cane non sta bene?
Vi racconto le sue pene.

Se non scrivo io sto male.
È per me una droghina,
quasi come una tazzina di caffè.
Preoccupato, sono andato
da un emerito psicologo
che m'ha detto: - Scriva, scriva
che le passa! - E s'è beccato
duecento euro. Maledetto!

Quando vedo certe cose
- arricchirsi, impoverirsi -
scrivo scrivo ancor di più.
Il mondo è pieno d'ingiustizia.
C'è chi disse un lontano giorno:
- È più facile che un cammello
passi per la cruna di un ago
che un ricco entri nel regno di Dio! -
Non mi risulta, mi dispiace.
Questo proprio non si sa. So soltanto
che se la spassano alle tue spalle,
imbrogliandoti sorridenti
quando proprio ti va bene.
Altrimenti devi soffrire,
faticare e morir di fame.

Detto questo, ora chiudo.
Vi prometto che mai più
vi scoccerò con le mie lagne,
anche se cascasse il mondo.

S'avvicina Natale
S'avvicina Natale
ed io divento buono.
È una festa geniale,
il compendio del dono.

Tutto l'anno cattivo,
mi sciolgo nell'amore
pel prossimo nocivo,
e bandisco il rancore.

Addobbo la mia casa
di luci e varie stelle
di falsa gioia invasa,
e offro alle miserelle

dolci dell'anno scorso,
panettoni scaduti,
e senza alcun rimorso
porgo cari saluti.

Mi pento dei miei mali
alla fine d'ogni anno,
e ricevo regali
perché ch'io sia non sanno.

Vado in chiesa a pregare
il dolce Bambinello
che tanti faccia fare
affari al mio orticello.

Stringo la mano a questo
finora mio nemico,
che da sempre detesto
molto più d'un lombrico.

Basta una Santa Sera
per ripulire bene
la mia coscienza nera
di persona perbene.

Passata la gran Festa,
io ritorno a pensare
di spaccare la testa
a chi mi vuol fregare.

Ipse dixit
Ci fu chi disse:
<<Questo è un Paese di merda.>>
In coro gli risposero:
<<Per questo ci mangi!>>

Il salotto dei poeti
Diceva il poeta filosofo,
guru del circolo
delle anime ardenti
e combattute,
alle donne estasiate:
-Il mio passato
è avvolto dalla nebbia
della vita disillusa,
adesso guardo
speranzoso al futuro.-
-E che vedi, vate?-
-Nulla. Ma con qualcosa
mi trastullo. Penso
soltanto al presente.
Seguo convinto il motto
"Godi l'attimo",
ma non faccio mai
in tempo, perché
mi sfugge sempre!-

Io sono uomo…
-Io sono uomo di mondo,
non faccio il vagabondo.

Io sono uomo di mare,
m'è permesso sbagliare.

Io sono uomo d'onore,
m'affido al posteriore.

Io sono uomo di scienza,
sfioro l'onnipotenza.

Io sono uomo straricco,
zitto! sennò t'impicco.

Io sono uomo di chiesa,
fregare non mi pesa.

Io sono uomo di pace,
carcere a chi non tace.

Io sono uomo di guerra,
vi sbatto sottoterra.

Io sono uomo politico,
le leggi mi modifico.

Io sono uomo vincente,
tu senz'altro perdente.

Sapete chi sono Io?
Sono figlio di Dio.-

-Allora sei fratello
di tutti noi, che bello!-

-Fratello? Ma io scherzavo!
Un po' d'arie mi davo.

State da me lontani
senza pensieri strani.-

Il conformista
Se sono triste, rido;
se sono allegro, piango.
Sembro un po' matto, vero?
Ma che ci posso fare!
Così la mamma mi creò,
tanto tanto tempo fa.
Ho urlato allora apertamente,
urlo ancora, ma in silenzio,
e nessuno se ne accorge,
perché sono tutto compassato,
conformista senza appello
con in mano il cappello
quando incontro il signor Venali
a cui pulisco gli stivali,
spazzolando alacremente
per avere in cambio niente:
solo un sorrisetto di compassione
ed un puffetto di consolazione.
Ora capite perché
sono allegro
quando piango,
e sono triste
quando rido?
Nell'inchino, poi, sono un portento.
Mi riesce proprio bene.
Esercizi su esercizi curvato hanno
la mia schiena a sufficienza
per essere il primo dei lecchini.
Non vi dico il mio nome,
tanto voi già lo sapete;
mi vedete tutti i giorni
sul lavoro, a passeggio, in TV.
Dappertutto io sono.

Requiem aeternam…
Oggi sono stato ad un funerale
- non al mio, né al tuo, ma al suo -
Camminando piano piano
dietro l'auto respiravo
sbuffi e scarichi di nafta.
(Io una carrozza vorrò con cavalli!
Almeno non tossiranno o per forza
piangeranno i cari amici, i parenti
tutti, i conoscenti e curiosi vari)

C'era il prete col microfono in mano
(viva, viva la tecnologia)
che avanzando recitava il rosario:
Ave Maria, piena di grazia…
- Madonna mia, che bel radicchio!
Guarda lì! - esclama la moglie
del fido amico, accennando
a un orto tutto pieno d'insalate.

Si snodava il corteo con la nenia
delle preghiere: Ave, Pater e Gloria
fino al viale dei Cipressi
costeggiante il cimitero.
Il prete che del duomo sul sagrato
gaudiosamente col sagrestano
se la rideva, ora, arrivati lì,
triste e cupo biascicava
officiando: volontà del Signore,
opere buone e paradiso.

Data l'ultima benedizione,
incomincia il ritornello
dei baci a questo e quello,
degli abbracci generosi,
delle strette vigorose.
Scure facce di circostanza:
- Condoglianze! - … anze, … anze.
C'è la folle baciatrice
che se il giro non completa
dei parenti tutti quanti le vien meno
il respiro. Tira fuori il fazzoletto,
soffia, piange, ride, abbraccia.
Devi tu, addolorato, consolarla
stringendo forte forte la sua mano,
profumatissima per l'occasione.
E guai a chi porta gli occhiali!
Quei due si son scontrati
con metallico rumore
di stanghette mezze storte
e di lenti appannate.

- Requiem aeternam dona ei, Domine… -
- Meno male ch'è finita!
Mi stringono le scarpe
e i piedi mi dolgono.
Con questo freddo poi
son tutta irrigidita -
dice l'annoiata all'amica
- et lux perpetua luceat ei
et requiescat in pace - Amen.

Se ne vanno a gruppetti passeggiando,
parlottando tra le tombe, elogiando
il defunto. Si svuota il camposanto.
Torna il silenzio, pregano i lumini.

- Finalmente posso ora stare in pace! -
dice il morto, grattandosi l'orecchio,
stiracchiandosi, e gli occhi spenti aprendo.

L'automobile
Sono la tua regina.
Non del focolare domestico,
ma della strada asfaltata.
Hai tanta cura di me,
mi cospargi di creme,
mi accarezzi con spazzole,
mi profumi i sedili,
mi fai sempre più bella.
Sono la tua padrona.
Mi ami e mi porti
sempre con te,
vessillo della tua grandezza.
Ti piace lanciarmi
a folle velocità.
Vuoi essere sempre primo.
Superi questo, superi quello.
Sono in ansia per te.
Ho paura che farai
una morte stupida.
Ti sfracellerai insieme con me
contro qualche camion.
Non morirai, no, colpito
da una pallottola, da un ictus,
stroncato da un infarto,
abbrancato dal subdolo cancro,
disfatto dal nefasto AIDS,
stritolato da una pressa,
steso sul letto a novant'anni.
No, morirai stupidamente,
senza motivo, mentre acceleri,
di morte violenta, mescolato
a me, nell'urto finale,
apoteosi di plastica e ferraglia.

Il buon Educatore
Cari professori, non educate!
Se venite da me, ve l'insegno io.
A criticare soltanto pensate
senza alcun riguardo verso il buon Dio.
Le nuove leve voi mi rovinate!
Certamente ne pagherete il fio:
disgrazia nerissima vi raggiunga,
mentre io mi diverto col bunga bunga.

Tormentone
-Di Destra o di Sinistra?
-Che domanda è mai questa?
-Serve bene a capire
  le vicende d'Italia.
-Ah, sì? Son di Sinistra!
-Orrore! Giammai fia.
-E tu di chi  fai parte?
-Son di Destra, normale.
-Squallore! Giammai fia.
 (Eccetto Mussolini)
-La Sinistra fa danni.
-La Destra trama inganni.
-Il Mondo gira a Destra.
-Il progresso è a Sinistra.
- A Sinistra i coglioni!
 (Chi l'ha detto non ricordo)
-Risulta che n'abbiamo
  a Sinistra e a Destra uno.

Il cuore sta a sinistra,
qualcuno ce l'ha a destra.
Dove ce l'aveva Hitler?
Dove ce l'ebbe Stalin?
Hitler fu di Sinistra
a Destra camuffato?
Stalin era di Destra
camuffato a Sinistra?

Non sappia la Sinistra
quel che fa la Destra!
Era Gesù di Destra
oppure di Sinistra?

La Sinistra è funesta,
e furbastra è la Destra.

Destra Sinistra
Sinistra Destra,
Sinistra Destra
Destra Sinistra.

E girala a sinistra,
e, se ti pare, a destra:
il risultato è tale
da tempo centennale.

Il vento d'Africa soffia sull'Italia
E stanno perdendo la trebisonda
e non sanno più che pesci pigliare.
Sfugge il potere come anguilla in onda,
paura hanno di non poter rubare.
La tracotanza però sempre abbonda
come anche il loro lercio malaffare.
E tentano di coprire il mal fatto,
accusando chi li ha colti sul fatto.

Il teatrino delle meraviglie
Sulla scena chini state,
sorridendo a destra e a manca;
strane idee  non abbiate,
altrimenti: niente banca!

C'è chi scalcia come un mulo,
c'è chi va con minorenni,
c'è chi disse "ce l'ho duro",
c'è chi segue il grande Insonne.

C'è colei che sempre strilla
l'innocenza del padrone,
alza il medio la balilla,
screanzata dà lezione.

Ecco qui la maestrina
che vuol far la nuova scuola,
in passato birichina
da Nord a Sud fece spola.

Ecco giunge capa tosta:
molto dura è la sua testa,
sempre usata senza sosta;
con la lingua or fa festa.

State zitti: giusto arriva
giustiziere di Giustizia,
la Giustizia a lui sì schiva
necar vuole con furbizia.

L'avvocato difensore,
più corrotto del corrotto,
è devoto al trombatore:
"Io ti salvo" è il suo gran motto.

Poi c'è quello più fedele,
giornalista da strapazzo,
prosseneta lattemiele,
al padrino regge il mazzo.

Il fascista grassottello
porta donne allo sbavone,
impresario da bordello
ha la faccia da pappone.

Il mutanda mutandone
ha cambiato due bandiere,
e difende porcellone
per salvarsi le due sfere.

E telefona, perbacco,
lo statista, addirittura;
di dileggi ha colmo il sacco,
tutti offende a dismisura.

E gli esperti di fanghiglia?
Sono qui: non dubitare.
Certi vizi di famiglia
sanno ben falsificare.

Manca alcun? Chi manca mai?
Il papal rappresentante,
cardinale para guai
del mandrillo festeggiante?

Manca l'Arabo: ha da fare,
manca il Russo: ha molti impegni;
anche Lui, ma al lupanare,
così pargli che si regni.

Una bella compagnia
per fregare l'Italiano,
la migliore che ci sia
per lisciargli il deretano.

Lui
Mi sto vergognando
per chi non si vergogna.
Lui ci sta portando
tutti quanti alla gogna.
Lui sta sbeffeggiando
se stesso e gli Italiani.
Lui sta rovinando
i bimbi di domani.

Insomma, si diverte
a veder gambe aperte.
E il popolo sovrano
sembra sia suo ruffiano.

Fidanzato
Mi sono fidanzato!
Ah, sì? E con chi?
È una cosa tanto segreta
che per ora nemmeno io so.
Ma domani, state incerti,
furbescamente ve lo dirò.

È un'anima eletta,
solo a lei io do retta.
L'ho conquistata
con il fascino profumato
della mia gloriosa testa.

Nessuno nel Bel Paese
pensa ai fattacci propri,
e tutti vogliono sapere
quanto ce l'ho lungo
e quanto viagra prendo.
Gente perditempo
che non sa fare niente,
nemmeno andare a letto:
la mia specialità.

Il furbo moderno

A me piace non vedere,
e, se vedo, non sentire.
Se poi sento, so tacere.
Preferisco non morire.

Quando indosso i paraocchi,
finalmente vedo bene,
me la rido con gli gnocchi
che non sanno dir sebbene.

E sebbene io veda bene
dico che non vedo niente,
perché ciò non mi conviene,
sebben tutto sia evidente.

Faccio finta o sono tocco?
Forse l'una e l'altra cosa.
Son sensibile al rintocco
di campana danarosa.

Ma non ditemi mafioso
e nemmeno moralista.
Al partito lussurioso
faccio sempre l'apripista.

Dell'amor porto il vessillo
ed avverso quei contrari
che non seguono il suo trillo,
quegli odiosi velleitari.

Io soltanto dico il vero,
io soltanto dico il falso.
Per me il vero non è vero,
per me il falso non è falso.

Non mi dimetto
Cari miei, non mi dimetto.
Chi lo vuole è in mala fede.
A me piace andare a letto
ed il mio cuor nessun lede.

Maledetto chi l'ha detto!
Non poteva stare zitto?
Ora al varco, sì, l'aspetto
quel citrullo falso guitto.

Tanti affari, tanti impegni,
ogni tanto riposini
d'un gran re di certo degni;
ed invece, ecco i casini!

Che volete, non son santo,
vado pazzo per le donne;
le proteggo sotto il manto,
e per loro sono insonne.

State certi, il sottoscritto
non ha mai secondi fini.
E sappiate: sono un dritto
e mai vo fuori i confini.

Fate tanto i moralisti,
perché, ricco, faccio festa,
e poi come gesucristi
siete contro le mie gesta.

Or vi svelo ch'io son io
e non cedo a chicchessia;
quando voglio so esser pio,
e mai dico una bugia.

Mi dimetto? No, perbacco!
Come faccio ad infilare
le procure dentro il sacco
come tanti rossi gatti?

Noblesse oblige
La fa¹ il principe Harry, l'intestino funziona.
La fai tu, sei un maleducato.
¹La puzzetta in pubblico

Pompei
(crollo dell'Armeria dei Gladiatori)

Pompei per duemila anni ha resistito.
Poi, da quasi vent'anni,
sono arrivati questi…
Ed è iniziato il disfacimento.
Come si spiega?
Per qualcuno si tratta del crollo
d'un tetto qualsiasi.
Vecchio e di scarso valore?
Come si rispiega?

Il rimprovero del Poeta

-Perché canti
nuvole mare fiume
e non guerre ingiustizie
atrocità lutti
che affliggono il mondo tutto?
Sei vuoto
come sacco inerte,
afflosciata è la tua anima,
s'emoziona per sciocchezze
il cuor tuo.-
-Non mettermi in imbarazzo,
non so risponderti, o Poeta.
Sono un piccolo uomo
che sente forse troppo
la natura,
che sempre è sincera,
non t'inganna,
ed ha un cuore per tutti.
Parlo di cose a me vicine,
amo le persone a me care.
Scusami se non canto
le tristezze degli altri,
ma ne ho abbastanza
delle mie,
e se semplicistiche son
le mie poesie,
e se metafore dilanianti non uso
come bombe d'espressione,
rumore e luci, abbaglianti,
o se le immagini fuggo
parnassiane,
vuotaggini insulse
perfettissime.
Dico le cose che vedo
e che sento.
Ammiro la tua
virtuale fantasia
e il tuo cuore
che piange sempre.
Tu fai parte dei Grandi Poeti,
e allora
canta come ti pare,
fallo tutte le volte che vuoi,
liberamente,
il diritto è soltanto tuo,
ma rispetta
il mio misero per te punto di vista!-

Che cos'è la Fede?
Se saper tu vuoi che cos'è la Fede,
non c'è bisogno d'andar tanto in giro.
Ti basta chiederlo ad Emilio Fede
che del Capo ingoierebbe la biro.

Il Poeta
Sono un poeta.
Anzi, il Poeta.
Mi piace scrivere poesie,
dialogare in compagnia,
fare elogi se ne ricevo,
scambiare idee costruttive
(meglio se prevalgono le mie),
essere al centro dell'attenzione.
Son sincero:
quel ch'esprimo proviene
dall'abisso del mio cuore.
Uso immagini frizzanti
ed agli errori non faccio caso.
Sono libero di dire
ciò che mi pare,
sono aperto a qualsiasi critica
per migliorare…
Non dico parolacce,
buone per le cartacce.
Però succede che…

-Ma che vuole questo villanzone,
come si permette ignorantone
fare a me quell'appunto?
M'ha proprio rotto
il viril membro!
(non dico parolacce)-

Leggendo gli autori di Poetare.it
Giuste le argomentazioni poetiche
e narrative degli autori di Poetare.
Su tutto primeggiano la ragione
ed il rispetto verso gli altri.

Ma se ci guardiamo attorno…
In questo Bel (ancora?) Paese
molti, sfuggendo alla realtà dei fatti
con incredibile fantasia
ed evanescente astrattismo,
purtroppo hanno perso il senno
ed il buon senso
insieme col sentimento.
Credono che tutto sia facile,
un gioco per divertirsi.
Belle parole, battute e sorrisetti;
frasi volgari, offese e piagnistei.
Si aspettano che Obama
risolva i problemi
con la bacchetta magica
come già fa da noi… Berlusconi.
Illusione, forse intima speranza
di un cambiamento radicale,
sognato, desiderato da noi (Italiani).
Ma intanto quest'Italia è diventata
terra di tutti
e di nessuno.

-Sei sempre il solito disfattista!-.
-Ma no, sono ottimista,
e spero nelle virtù italiche-
-Non fare lo spiritoso,
non sei e non sai niente-
-Sì, hai ragione, il sapere è di pochi,
ed è ciò che volete;
so solo che vedo un popolo
allo sbando…-

2009
Quest'è il mio anno fortunato.
L'hanno previsto Branko e Paolo Fox,
Luis Velasco e il mago Egitto.
Con quei quattro soldi
che mi son rimasti
giocherò al lotto e all'enalotto;
alla Lotteria Italia,
carramba! che fortuna,
finora è andata male,
al Gratta e Vinci peggio che peggio.
E di che vivrò? Non lo so.
Ho moglie e figli
e son disoccupato.
L'unica speranza è il gioco.
E lo Stato che fa?
Questo Stato biscazziere accetta
che le fabbriche siano spostate
chi sa dove...
E noi rimaniamo poveracci
in un mondo di nastrini e telefonini.
I miei figli hanno fame
non solo di cibo...
La crisi finanziaria…
Ma quando i Governi del mondo ricco
la smetteranno di farci imbrogliare?
Viviamo di sogni che sfumano,
di illusioni che sprizzano via
come bollicine di spumante.
Ho pregato Sant'Antonio,
la Madonna e Gesù Cristo,
ma il lavoro non s'è visto.
Ridatemi il lavoro
che m'è stato tolto
ingiustamente.
Sennò che faccio...
Un furto? Una rapina?
Mi ammazzo? Vi ammazzo?
Quest'è il mio anno fortunato!

Assolutamente sì

Ritorna la moda
cicisbea dei salotti
dei cervelli cotti.
Assolutamente sì,
adesso si dice così.
-Ed attimino è superato?-
-No, è obsoleto!
Non si usa più,
come un vecchio tutù.-
-Ma non vi dà fastidio
ripetere da bravi pappagalli
espressioni d'insulsa smanceria?-
-Assolutamente no!
Siam moderni,
acculturati,
fantasiosi creatori
di speciali neologismi
e fruitori
di isole dei famosi
e... quant'altro.
Noi backuppiamo
con grazia e leggerezza
la bellezza della vita.-
-Backucché? Questa è buona.
È l'ultima dei bacucchi!-

Purtroppo
Purtroppo sono stanco
di sentire, di vedere
fatti e cose che non vorrei
conoscere.
Mi preoccupo?
E di che?
Pensate un po':
c'è chi si lamenta
della crisi finanziaria,
chi piange il caro morto,
chi protesta contro
la riforma della scuola,
chi fa all'amore,
chi maltratta le donne,
chi uccide,
chi muore di fame,
chi ruba,
chi si buca,
chi gioca a nascondino,
chi muore a scuola,
chi è contento,
chi?
chi
chi.
Ed io son qui
che penso, penso
e ripenso.
Sento, vedo
e mi preoccupo!
È possibile?
Vi sembro normale?

I pianisti
Io voto per te,
tu voti per me.

Facciamo così:
usciamo di qui.
Ci siamo stufati
di star inchiodati
in questo Palazzo
che è proprio uno scazzo.

Noi siamo pianisti.
Dei gran musicisti?
No, noi non suoniamo,
per gli altri votiamo.
Col dito siam presti
allora che al bar
oppure al bazar
gli amici van lesti.

Siam noi stati eletti
pel nostro valore,
e l'esser perfetti
è sol del Signore.
Se dite a Brunetta
che noi siamo assenti
siet'una robetta
o sciocchi dementi.

Noi siamo chi siamo,
voi siete chi siete.
Quel che noi possiamo,
giammai voi potete.

L'eterno smentitore
Smentisce tutto e tutti
e se stesso.
Scommetto
che quando morirà,
dirà che non è morto.

Non so più
Non so più cosa pensare.
Non so più cosa cantare.
C'è la Destra che pontifica,
la Sinistra che vanifica.

Quelli là son dappertutto
a narrar le belle fole,
questi qua son soprattutto
a limar belle parole.

Ed intanto c'è chi pena,
la miseria s'avvicina.
-Lavorar devi con lena:
ecco qui la medicina.-

-Santo Dio, dammi il lavoro
che mi ruba l'immigrato.-
Tutti quanti a dire in coro
come ingiusto sia lo Stato.

-Cari amici, pazientate;
voi sarete accontentati.
A seguirci voi imparate,
grandi esempi vi son dati.

Rispettate pur la regola
del Paese un dì felice,
e non datevi la fregola
che agli onesti non s'addice.

Noi non siamo moralisti:
fate soldi a gran palate!-
-State attenti ai gesù cristi
mentre col boccaglio andate

nel bel mare di Toscana
a vedere il pesciolino
con cert'aria puritana
che t'incanta il popolino;

e non manca la bresciana,
ch'in furbizia in alto svetta,
quella santa giovanetta
che la scuola vuole sana;

coi docenti se la prende,
ma non quando l'han promossa.
Ora dura li riprende;
quella cerca una sommossa.-

Grandi esempi, non c'è dubbio,
ciò ch'è falso diventa vero.
Meglio andare in quel di Gubbio
a trovare il lupo nero

che di certo non ti finge
ed il falso non dipinge;
non racconta barzellette,
non s'infiamma per le tette.

E che dir dell'Ali-taglia?
È la corsa al magna magna.
-Vada fuori la plebaglia
non adatta alla cuccagna!-

Sempre loro a far man bassa
sul denaro di noi tutti;
si riempiono la cassa,
rubacchiando agli altri i frutti.

-E non è finita qui!
Aspettate, e poi vedrete,
e direte: signorsì!
Sol così vi salverete.-

Buona vacanza
A furia di sentirmi dire:
-Buona vacanza!-,
ho chiesto alla banca un prestito
ad un tasso non proprio conveniente.
Adesso anch'io me ne andrò
in vacanza -che bello!-
tanto per dimostrare che non sono
l'ultimo degli ultimi, ma quasi;
tanto per poi dire:
-Chi me lo ha fatto fare!-
Vacanza, vacanza,
che cos'è la vacanza?
Non stavi bene a casa tua
al fresco degli alberi?
Ma sì, però adesso sono abbronzato
e con un debito in più da saldare.

Amor
"Amor ch'a nullo amato amar perdona" [1]
suona nell'aria e sempre più risuona,
e sospiri e gemiti e piagnistei
ti perseguitano dovunque sei.

All'Amor -dicesi- non si comanda:
è della vita soave vivanda.
Però il troppo stroppia come ognun sa
e l'amor s'ammanta di vacuità.
"Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende"[2]
a farti soffrire giammai s'arrende,
ed illuso dai suoi dolci richiami
ti fa credere che soltanto tu ami,
che per l'eternità tu l'amerai
e che per sempre nel suo cuor sarai.

Infatti tu dici da Amor rapito
tali cose da parer rimbambito:
"Amor, che nel mio cor sempre dimora"[3]
mi fa piangere e gioire ad ogni ora;
"e tanto piango, che tutto m'immollo"[4]
e molte volte perfino barcollo;
"Amor ogni tristeza a l'alma toglie",[5]
mi fa salire del cielo le soglie;
"Dolce parole e dolce lacrimare"[6]
fuori dal mondo voi mi fate stare!

(Ne so qualcosa anch'io che ebbi l'assaggio
del sorriso d'amor sublime raggio.
"Se da colei che tal quasi m'ha fatto" [7]
cioè d'amor matto, ch'è rimasto intatto,
mi sarà d'amarla sempre concesso,
sempre restare vorrò in suo possesso.)

Talora l'amor è brutal passione
che ti fa perdere ogni cognizione.
"Lussuria entrò ne' petti, e quel furore
che la meschina gente chiama Amore." [8]
Quante false illusioni ti propina,
mentre del decoro scendi la china!
T'è piaciuta l'avventura galante,
pensavi che eterno fosse un istante.
"Le pene mie lunghissime son tante" [9],
tu sempre dici in modo estenuante.
Adesso altamente tu te ne lagni
e di lacrime il bel viso ti bagni.

Quell'altro pieno di passione ardente
non ragiona più, offuscata ha la mente.
"Viver non può sanza pensier d'amore" [10]
anche quando si reca dal dottore.
"Ahi! tanto amò la non amante amata" [11]
ed urla minacce contro l'ingrata.
Vorrebbe amarla come tigre fiera,
averla in braccio da mattina a sera.
E se ne va gridando a più non posso
con gli occhi furenti ed il viso rosso:
-"Questo d'ignoto amante inno ricevi", [12]
donna, che te la ridi e su ci bevi.-
E c'è chi preso da dolore atroce
con le sue lagne mette tutti in croce:
"Io vivrò sempre in pene,
io non avrò più bene." [13]

"Chi ama non riconosce, non ricorda," [14]
allora è meglio non tirar la corda.
Se davvero l'ami , non minacciare,
i suoi baci in giro non raccontare!
L'amore non è un'offerta speciale
di merce in svendita su uno scaffale.
È un sentimento molto delicato
come fiorellino appena sbocciato.
Ha bisogno di cure ed attenzioni
non di deliqui, non di paroloni.
"Al cor gentil rempaira sempre Amore" [15]
che più è segreto e più acquista valore.

C'è chi si diletta a cantar gli amori
pecorili; son dei moderni autori
squassanti le educande paolotte
che non sanno cosa son le mignotte.
Son bravi educatori sessuali,
dotti poeti di scienze morali.
Si tengano le loro descrizioni,
tutti sanno a che servano gli ormoni.

E non può mancar l'amor virulento
dal linguaggio forte d'un malcontento
abbandonato, ohimè, dalla sua bella,
colei ch'era del cuore suo la stella.
Si scatena a descrivere in dettaglio
dei baci e carezze tutto il bagaglio.
Che si fermasse sarebbe opportuno,
ché ben gli farebbe un po' di digiuno;
ma imperterrito continua a narrare
suonando dell'amore le fanfare.
Tra i poeti erotici lui si pone
con il rischio d'apparire un guardone.
Ci vorrebbe una dose di bromuro
per placare il suo desio imperituro.

Ed ecco lo svenevole e lezioso
che dalle smancerie è tutto corroso.
"O del mio cor dolcissimo martiro" [16]
il mio amor è puro come zaffiro;
"ahi di misero amante van desiri" [17]
è una pompa il mio cuore di sospiri;
"Luce degli occhi miei chi mi t'asconde?" [18]
mentre annaspo d'Amor tra le irate onde?
"Amatemi, ben mio,
perché sdegna il mio core
ogni altro cibo e vive sol d'amore.
V'amerò, se m'amate,
né men de la mia vita
l'amor fia lungo e fia con lui finita.
Ma s'amarmi negate,
morirò disperato
per non amarvi non essendo amato." [19]
"Oh, piaccia a la mia sorte
che dolce teco impallidisca anch'io,
pallidetto amor mio." [20]

Esagerare in amor non è male,
ma mettiamoci un pizzico di sale,
se no l'amore diventa scipito
ed a cantarlo appari rammollito.
Con l'amore, caro mio, non si scherza,
quando meno te l'aspetti, ti sferza.
Non fare come Petrarca e Catullo
e nemmeno come Tasso e Tibullo,
ché ai grandi poeti tutto è permesso,
ché sono del grande Amore riflesso.
E se proprio non ce la fai a tacere,
il tuo operato prova a rivedere.
Fa pensare l'amor non corrisposto:
forse tu le rotelle non hai a posto.
Amor sovrano non ha colpa alcuna,
se avere tu vuoi nel pozzo la luna.

Ma a tutto, se si vuole, c'è un rimedio,
ché Amor, quello vero, detesta il tedio
delle lagnanze ripetute al vento
con grottesco e ridicolo tormento.
La morte s'arriva a desiderare
(Sarà vero? È tutto da dimostrare!)
"Non posso più, o mia speme fallace!
altro che lei o morte non mi piace." [21]

"L'amor pacifico" del nostro Giusti
propone il primo dei rimedi giusti:
"Tu patisci, io non godo, e mi rincresce:
riformiamoci un po' se ci riesce." [22]
Se l'amor , pacifico non è, guai!
non saremo nella vita mai gai:
"E noi col nostro amore agro e indigesto
invecchieremo, creperemo, e presto!" [23]

E come cantò il grande Ludovico
adesso sincero a voi tutti dico:
"Dunque Amor sempre rio non si ritrova:
se spesso nuoce, anco talvolta giova". [24]
E il cantor di Laura sapeva bene
come fare a porre fine alle pene.
Vi riporto integrale il suo "pensero",
vi saluto e vi auguro un amor vero:
"Canzon, s'uom trovi in suo amor viver queto
dì': Muor mentre se' lieto,
ché Morte, al tempo, è non duol ma refugio
e chi ben po morir non cerchi indugio." [25]

[1] Dante, Inferno, V, 103
[2] Dante, Inferno, V, 100
[3] Lorenzo De' Medici, Rime, I miei vaghi pensieri ad ora ad ora, 5
[4] Cecco Angiolieri, Rime, XLIX, 7
[5] Matteo Maria Boiardo, Amorum libri, Libro I, XXVIII, 12
[6] Matteo Maria Boiardo, Amorum libri, Libro III, CLXVIII, 9
[7] Ludovico Ariosto, Orlando furioso, I, II, 5
[8] Angelo Poliziano, Stanze, I, XXI, 7-8
[9] Vittorio Alfieri, Rime, Sonetti, CVIII, 1
[10] Lorenzo De' Medici, Selve d'Amore, Selva II, CXXIII, 7
[11] Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata, II, XXVIII, 8
[12] Giacomo Leopardi, Canti, Alla sua donna, 55
[13] Metastasio, Canzonette, La partenza, 5-6
[14] Leonardo Sinisgalli, Tre poesie d'amore, I, 1
[15] Guido Guinizzelli, Rime, V, 1
[16] Giovan Battista Marino, Adone, VIII, 98
[17] Galeazzo di Tarsia, Canzoniere, Vidi vil pastorel…, 12
[18] Ugo Foscolo, Sonetti, V, 14
[19] Torquato Tasso, Rime, 288
[20] Giovan Battista Marino, Pallore di bella donna, 8-10
[21] Lorenzo De' Medici, Selve d'Amore, Selva II, VIII, 7-8
[22] Giuseppe Giusti, L'amor pacifico, 17-18
[23] Giuseppe Giusti, L'amor pacifico, 155-156
[24] Ludovico Ariosto, Orlando furioso, XXV, II, 7-8
[25] Francesco Petrarca, Canzoniere, CCCXXXI, 61-64

Vado in Italia
"Vado in Italia, ché posso ballare
Vado in Italia, ché posso mangiare
Vado in Italia, ché posso rubare
Vado in Italia, ché posso stuprare
Vado in Italia, ché posso scappare."

Eccovi la danza dei clandestini
che si riversano nel Bel Paese;
togliamo servizi ai nostri bambini
per foraggiare chi ha solo pretese.

Non sono razzista, badate bene,
e nemmeno leghista, né crociato,
ma mi s'ingrossano irate le vene
a veder come il dono è ricambiato.

Non ammetto che a casa nostra vengano
a far la loro sozza porcheria
e non capisco quelli che s'avventano
contro chi li vuole cacciare via.

"Son qui venuto solo per godere,
per me non esiste nessun dovere;
e mi faccio financo mantenere,
e me dovete, conigli, temere,
ché le vostre leggi non son severe."

Sanno che la Giustizia non funziona
e se la ridono alla nostra faccia,
anche perché chi è seduto in poltrona
pensa solo a riempir la bisaccia.

Se n'infischia dei problemi reali,
s'ingrassa di soldi e belle promesse,
mentre camminar non puoi pei viali
alla faccia del pubblico interesse.

"Vado in Italia ove posso aggredire
e tanti regali farmi elargire.
È facile là le leggi svilire
e la loro religione schernire.
Vado in Italia, il Sol dell'avvenire."

Quest'è la storia d'Italia moderna
che ha figli generosi e creduloni;
non hanno essi protezione materna
governati da grandi chiacchieroni.

Dopo il voto
Ora s'è visto che stufa è la gente
d'andare continuamente a votare.
Ha scelto di nuovo l'uomo piacente
che esorta gli Italiani a lavorare.
La medicina che non costa niente
è quella di continuare a sperare,
anche se -si sa- è poco divertente
essere di panzane il recipiente.

Io le penso e poi le sparo
Io le penso e poi le sparo,
tutto quanto m'è concesso.
E non sono affatto ignaro
d'ottenere gran successo.

Questi giudici -che matti!-
se la prendono con me
per alcuni onesti fatti,
e preparano il carnet

per volermi rovinare.
Ma tra poco li sistemo:
un esame dovran dare
(strilleranno molto temo)

per testare la lor mente
per veder se son normali
che non rompano la gente
con accuse maniacali.

Questa storia che si studia
ha stufato tutti quanti.
Il mio amico la ripudia
anche quando prega i santi.

Tanti sono i nostri eroi
che in galera se ne stanno;
vendicati prima o poi
dalla storia essi saranno.

Quella storia ch'è già scritta
nel programma di governo,
saggio frutto della ditta
che farà Stato moderno.

Non ridete se sentite
fatterelli divertenti,
ché vi viene la colite
se voi siete impertinenti.

Beh, c'era uno che diceva
"Non faremo prigionieri";
e l'occhietto mi faceva
molto spesso e volentieri.

Ed un altro col fucile
minacciava il Gran Palazzo.
Ed urlava pien di bile,
forsennato come un pazzo.

Poi si seppe che in prigione
proprio il primo ci finiva;
fummo presi da magone,
la rivincita ora arriva.

Il secondo fé cilecca
col moschetto arrugginito.
Ogni tanto ancora stecca,
pur se fa sempre l'ardito.

Ma timore non abbiate:
sono in buona compagnia;
che siam pochi non crediate,
pieni siamo d'energia.

Gente nuova è scesa in campo
che vuol fare cambiamenti;
i ladroni senza scampo
perderanno i lor proventi.

Non vi fate abbindolare
da meschini detrattori;
a me piace anche scherzare,
perché sono un rubacuori.

Io le penso e poi le sparo,
posso fare quel che voglio.
E se sono a volte amaro
è che bado al portafoglio.

Messaggio elettorale
Andiamo a votare, fratelli!
Stavolta faremo sfracelli.

Lo dico e ridico da tempo
il voto non date ai magnoni,
io sono con voi da gran tempo
e certo darò dei bei doni

a tutti coloro che sanno
stimare la nostra bravura.
Non siamo persone d'inganno
con mani lordate d'usura

di quelle che mettono tasse
ai ricchi che vivono male,
ché sono bersaglio di basse
manovre d'oscuro sleale

vampiro che succhia il denaro
sudato con duro lavoro.
Ricchezza daremo, non baro;
agli egri daremo ristoro:

per loro c'è sempre il pandoro
donato dal nostro buon cuore;
in banca porremo il nostro oro
per fare agli amici un favore.

Pensate al lavoro, fratelli,
e i prodi barboni temete
che tendono tristi tranelli;
e ricchi senz'altro sarete!

L'Italia, miei cari, s'è desta,
onesta diventa di botto;
cantate le mie grandi gesta,
sennò non mangiate il biscotto.

Venite, venite, fringuelli,
noi siamo e saremo più belli.

La potenza del sorriso

Ehi, ragazzi, che cosa vi credete!
Per scherzare ci vuole la patente.
Ma non tutti, cari miei, ce l'avete.
Ce l'ha soltanto chi di Dio è parente.

Un giorno d'esser come Gesù Cristo,
saggio ed umile profeta paziente,
disse chi combatte contro mefisto
(l'odierna ideologia comunista)
e s'allea col partito ex fascista.
S'assomigliò perfino al grande Còrso,
sparando fole senza alcun rimorso.
Con il sorriso accumula denaro,
ed invita te a non essere avaro.
Per la tua patria spendere bisogna,
e sennò grattati pure la rogna.
Lavorare fa bene alla salute,
è della ricchezza il paracadute.
Se non trovi lavoro, dacci sotto,
eccoti qui pronto il salvacondotto.
Col sorriso risolvi il tuo problema!
ma per ora giù con la schiena, e rema.
Il sorriso dev'essere speciale:
per pochissimi amici solo vale,
meglio ancor se d'una simpatizzante
che vuol far carriera politicante
con i seguaci del vecchio Almirante.

Se celiar volete senza patente,
al Bar dello Sport andare dovete;
là potete dire ciò che volete,
anche cose ch'offendono la mente.

Il venditore
È questo a lamentarsi sempre pronto:
ora Caio lo spaventa con orrore;
copiandolo, Tizio gli fa un affronto;
Sempronio lo accusa senza pudore.
Su tutto vorrebbe avere lo sconto.
Da sagace ed esperto venditore
infine fa vecchie e nuove promesse:
sotto non c'è mica qualche interesse?

Il Programma delle tasse
Le tasse cosa sono?
Non certamente un dono!
Non le vuoi tu pagare?
Gli altri tu non votare!

Già le banche coi tassi
ti fanno dei salassi.
Col TAEG, il TUS, il TAN
tu non balli il cancan.

Col pagare la TASCO
nulla rimane in tasca.
È l'ISTAT che lo dice
e Draghi lo ridice.

C'era l'INVIM odiosa
e ve l'abbiamo tolta!
C'era l'ILOR esosa,
non c'è più. C'è la svolta!

Dateci il vostro voto,
caso mai poi l'ex voto;
ma il nostro impegno è noto,
sarà dato a voi in toto.

Tutto risolveremo,
non sarà come prima;
ecco cosa faremo
se di noi avete stima.

Aboliremo l'ICI
e sarete felici!
La TARSU aumenteremo,
e mai più puzzeremo.

Sarà bandita l'IVA
e l'IRPEF annullata;
potrete dire: -Evviva,
mi segno questa data!

Abbasso l'IRPEG, l'ISI,
la TASCAP e l'ICIAP!
Distendete i bei visi,
ballate con noi il rap:

e l'INGIC cancelliamo
e il bollo non paghiamo
e l'IC al mar buttiamo
e il canone tagliamo!

E tutte le altre imposte
saranno messe al bando,
ché sempre senza soste
ci succhiano, rubando.

Al posto delle tasse,
numerose e asfissianti,
vi sarà l'UNA TANTUM
da pagare alla nascita
per poter poi morire
ognuno in santa pace
senza pagar la tassa
per entrar nella cassa.

I commedianti
Ricomincia il teatrino,
sia lontano sia vicino;
si ripetono le scene
dei litigi e delle mene.

Sono illustri personaggi,
recitanti la lor parte,
che l'Italia crede saggi,
degni della sublime arte.

La politica, vi dico,
che li rende molto lieti,
quando su c'è il caro amico
che gli toglie tutti i veti.

Sono tutti consiglieri,
qualcheduno consigliori.
Democratici avantieri,
gran codini a posteriori.

C'è chi dice fai così,
c'è chi dice fai cosà.
E poi lui non fa così
e nemmeno fa cosà.

E t'imbroglia, caro mio,
con il suo forbito verbo,
con il suo contegno pio
mentre in cuore mette in serbo

di carpirti la fiducia
per andare in Parlamento
a veder come s'inciucia
anche chi ti vende il vento.

C'è quell'altro assai sapiente
che rimbrotta a destra, a manca;
per lui sei grand'insipiente,
del saper lui dotta banca.

Di Voltaire tien la posa,
Robespierre non detesta.
E se idea diversa un osa,
rotolar gli fa la testa.

Ma ecco viene il buon paciere:
è contrario ad ogni guerra;
e parlandoti ore intere,
porta pace in ogni terra.

Contraddirlo tu non devi,
se no sei un poco di buono
che nel petto l'odio allevi,
dell'amor aborri il suono.

Ecco l'ateo religioso
che ti fa il Savonarola;
incazzato e permaloso
quasi sempre ha mal di gola.

Non c'è più Papa Alessandro
che ti manda sulla pira;
togli il tuo vecchio scafandro,
frena pure la nera ira.

Ora arriva qui il credente:
è dogmatico e melenso,
sfegatato ed impaziente
sparge in giro il fido incenso.

È filosofo cresciuto
sotto il nostro buttiglione;
con il viso suo barbuto
andar può in televisione.

Or s'affaccia l'affarista:
strizza l'occhio, ti sorride,
ti presenta la sua lista
di favori, mentre stride

l'onestà con le promesse
di sonanti bei soldoni;
le virtù son idee lesse,
buone solo pei coglioni.

E non manca il comunista
che combatte i rei collusi;
pensa intanto alla provvista,
l'occhio chiude sugli abusi.

Ha lottato giorni e mesi,
finalmente è deputato;
ora vuole gli sian resi
tutti i soldi che ha sganciato.

Il fanatico leghista
gli immigrati vuol cacciare;
s'accompagna a lui il fascista
suonatore di fanfare.

Vanno insieme litigando,
e facendosi dispetti;
hanno un piano miserando:
riempirsi di confetti.

Alla fine un disertore
ci promette mari e monti;
da buon transfuga il signore
vuol mandarci sotto i ponti.

Sembra un prete missionario
che promette forti sconti;
par contrito il visionario,
ma non è il signor tremonti.

È sì bello il teatrino!
Qui c'è il guelfo, il ghibellino
che s'azzuffano ogni giorno
per avere un buon contorno.
-Da Satironica-

Il Bel Paese
Chi viene più in Italia!

Stupri
Assassinii
Disonestà
Furbizia
Porcate
Poltrone
Spazzatura.

Ridatemi il Bel Paese!
Quello povero, ma dignitoso,
civile e sicuro,
onesto e fantasioso,
di speranze pieno.
Oggi sembra più ricco,
perché vive con i soldi
degli altri Stati.
Siam capaci soltanto
di dirci ad ogni momento
vicendevolmente:
-Vergogna!-

Il ritorno
Siam tornati finalmente!
La spallata non c'è stata.
La mia spalla si slogava,
la mia spalla sì regale!
È bastato un accorduccio
con un puffo molto buffo
e così facciamo festa
dappertutto nel Paese.

Sono due anni che non fanno
niente per la nostra gente;
e noi invece in cinque annetti
meno di niente, perbacco.
Che volete farci, cari,
non cediamo a compromessi.
Tutto nostro è il Bel Paese,
e per questo via alle spese!

In un mese noi faremo
leggi giuste di sicuro,
ve lo dice chi è il più puro
dell'intero parlamento.
E per prima sistemiamo
il conflitto d'interessi,
dato che non siamo fessi.
Dopo noi governeremo.

A votare andiamo presto,
c'è già tutto nel gran cesto:
una legge elettorale,
veramente assai speciale
(l'affidiamo ai calderoli).
Toglieremo a tutti l'ICI;
in compenso con la legge
"l'una tantum la più giusta",
tasseremo l'aria fritta
(cosa mai finora fatto)
e dei nuclei familiari
e di scapoli e zitelle
(ai Comuni così nulla
verrà tolto ingiustamente).
Per risparmio d'energia,
al lavoro s'andrà in bici,
specialmente i pendolari,
e così sistemeremo
anche i pubblici trasporti.
Nel contempo vieteremo
l'uso improprio del telefono;
(chi vi pare intercettate,
ma gli onesti rispettate!)
Ed andranno i magistrati
indagando non sui retti
ma su quelli senza soldi,
per scoprire come facciano
a campare così bene.
Le pensioni aumenteremo
state certi, pensionati;
un centesimo andrà bene,
tanto voi mangiate poco.
Gli industriali poveretti
sposteranno le lor fabbriche
nei Paesi dell'Oriente
(E mai più qui vi saranno
morti e morti sul lavoro.
Che geniale la mia mente!).
Quel ch'è nostro riavremo
alla faccia dei bersani.
Anche ai giovani diremo:
al lavoro andate tutti,
protestare non conviene,
se no arriva l'orientale.
A pagar tasse siano altri,
non chi tanto ti lavora,
ma color che stanno a spasso.
Ci sarà la spazzatura?
In Campania, no di certo;
li porremo tutti a dieta,
altrimenti che concerto
con il suon dei manganelli!

E così sia, gente mia!
Andrò poi da Ras Putin
e da Bush il gran Cowboy
per aver tanti consigli
per trattarvi come figli.
Lavorare vi farò
anche dopo novant'anni,
e sarò sempre a voi accanto.
Sempre giovane io sarò:
col trapianto di capelli,
col trapianto dello stomaco,
col trapianto del mio cuore,
col trapianto dei due reni,
col trapianto della pancia,
col trapianto dell'uretra,
col trapianto infin del retto.

-La coscienza, mio signore?-
-Il trapianto non occorre.
La coscienza mi protegge,
corazzata e in più piombata
per bloccare i perniciosi
perbenisti rimorsetti
che per sbaglio Lui mi lancia.-

Senatore Tal dei Tali
Senatore Tal dei Tali,
al mondò sei senza eguali,
lo spumante vuoi stappare,
la sconcezza celebrare?
Stai per caso in osteria
a brindare in compagnia?

Senatore Tal dei Tali,
al mondò senza rivali,
perché sputi forsennato
nella Camera d'Italia
di magnoni grande balia?
Sputa tu senza ritegno,
non ci vuole molto ingegno.

Senatore Tal dei Tali,
quanto strilli tanto vali!
Vuoi far tu rivoluzioni?
Falle pure immantinente,
aizza pure la tua gente.
Di sicuro vincerai
la battaglia dei pollai.

Senatore Tal dei Tali,
trasformista senza eguali,
la morale non è cosa
che si mangia senza posa.
Chiamerei per te madama,
ma farei una fine grama.
Ha le spine anche la rosa.

"Siamo noi persone serie":
ho sentito questa nenia,
degna assai di tal progenie.
Senatori, cosa fate?
In bordello mica state!

-Zitto stai, morto di fame,
miserabil qualunquista,
protettore del ciclista,
pidocchioso comunista!-
Parla adesso l'ex fascista,
rinnovato moralista
che nasconde il manganello
nelle pieghe del cervello.

Male fa sentire il vero,
o Senato cabotiero,
noto assai nel mondo intero
per la sua moralità.

Lo scrittore 2
(Dialogo con un cavallo selvaggio)

-Sono il cavallo brado
del sentimento e delle emozioni.
Galoppo sfrenato nella prateria
libero da vincoli e da staccionate.
Con la criniera al vento
nitrisco felice e protervo
alle erbe, ai monti, al sole.
Non ho zoccoli ferrati
come quei poveracci
bellimbusti da sfilata
o quei disgraziati
che tirano carretti
o corrono a perdifiato
frustati sulle piste
per avere uno zuccherino.
Annuso fiori,
bevo acqua fresca,
assaporo sensazioni genuine.
Alla minima ombra, scalcio.
Non ho regole,
sono il re della prateria.

-Ed io sono lo scrittore naïf,
e mi comporto come te,
mio bel cavallo,
simbolo dell'arte mia poetica
e dell'espressione mia estemporanea.
Odio le regole,
buone per chi ha tempo.
Libero m'esprimo
come a me pare,
e guai se qualcuno s'intromette.
Che si faccia i fatti suoi!
Se no mi comporto come te:
m'imbizzarrisco
e sferro calci,
se non apprezzano i miei scritti.-

Conseguenze
M'hanno fatto almeno novanta prediche
da lamentose accompagnate prefiche,
che pene m'hanno promesso malefiche.
M'attendeva un futuro catastrofico:
m'invitavano a diventar teosofico,
tralasciando il filone filosofico.
Più d'una volta me la feci addosso,
dalla maledizion dei fans percosso;
ecco perché divenni eterodosso.

Guerra e pace
La pace! La pace! La pace!
Urlano inferociti
minacciosi t'assalgono:
t'ammazzerebbero volentieri
pur d'ottenere la pace degli altri.
La pace! La pace! La pace!
Vuota, ornata parola
assordante il mondo intero;
atavico desiderio dell'uomo
che è nato per la guerra.
La pace! La pace! La pace!
Sfilano cortei inneggianti.
La pace vogliono,
ma anche il petrolio;
la pace vogliono,
ma anche il danaro.
La pace sorrida
ai buoni ed ai cattivi;
salviamo i bambini,
affamati, senza genitori,
eliminati dai dittatori.
La pace! La pace! La pace!
Vogliamo la pace!
Vogliamo star comodi:
avere più macchine,
vestire alla moda,
lavorare poco,
guadagnare molto.
La pace! La pace! La pace!
Libertà vogliamo, animali non siamo;
pretendiamo rispetto, siamo tutti uguali.
E intanto odiano il vicino;
vorrebbero vederlo morto
perché non la pensa come loro.
La pace! La pace! La pace!
Si riempiono la bocca di pace
e la tasca di soldi
- A proposito, da dove arrivano? -
Da mamma e papà?
Sono sempre in giro,
lavoro non hanno,
la protesta è il loro mestiere.
La pace! La pace! La pace!
Vendiamo le armi,
pace gridiamo.
Arricchiamoci con la tecnologia
e per mano prendiamoci.
La guerra scateniamo
dell'interesse e del benessere,
e poi insieme balliamo cantando:
La pace! La pace! La pace!

Intercettazioni telefoniche
Le telefoniche intercettazioni
ci fanno scoprire come va il mondo.
Vediamo tanti nobili papponi
senza maschera star nel bassofondo.

Evviva, evviva le intercettazioni,
anche se il gran signore furibondo
difende a spada tratta i faccendoni
che hanno partecipato al girotondo.

Risulta che il più pulito ha la rogna.
Ora non parliamo di teorema
e nemmeno di mediatica gogna.

Da sempre c'è chi si lustra il diadema
e lieto si rotola nella fogna,
stimando che ciò sia il miglior sistema

di lucrar senza téma;
poi piangono se sono pizzicati,
prendendosela con i magistrati.

O tempora, o mores!
Indegna prepotenza
sugli uomini s'abbatte
quando solo il danaro
anima la coscienza
e l'avido potere
la cieca mente ottunde.

Calpestato il decoro
da guitti pervicaci,
osannanti l'Insonne
(sulla Terra è tornato?)
per un pezzo di pane.

Tutti in fila schierati,
i bei beneficiati
inchinano le schiene,
come servi devoti,
all'astuto padrone
che approvare fa leggi
per i perseguitati
(lui stesso è in prima fila)
dall'ingiusta Giustizia
quando non dementizia.

Si tolgono le regole,
se ne inventan di nuove,
pur di restare assisi
sulle calde poltrone.

Il popolo lo invoca
(così lui sempre dice)
per rimettere a posto
il Paese infelice.

È il re delle promesse,
e mago perspicace:
muovendo la bacchetta
trasforma tutto in oro,
e tu sei sulla brace;
se l'Italia non va,
è colpa di quegli altri,
miseri fannulloni,
nemmeno laureati,
perditempo incalliti,
tenuti dai partiti.

Ha bisogno di tempo
per l'opera finire,
per questo ride sempre
come se uno scherzetto
farti lieto volesse.
A lui piace scherzare,
ma ben attento stai,
lui solo può scherzare.
Perché se reagisci
tu manchi d'ironia,
anzi l'offendi pure,
e i suoi botoli lancia
tristi, irosi, ringhiosi.

Consiglio spassionato:
non farti infinocchiare.
Una volta va bene,
due volte è da scemo.  

Per essere libero
Nella rete dell'ombra scura
inutilmente mi dimeno.
Erompe l'urlo di terrore
dalla bocca sanguinolenta.
Schizza il sangue sulle pareti
sotto i colpi dell'uomo nero.
Ride stridulo mentre picchia
con il martello insanguinato.
Irrefrenabile dolore
mi fa perdere conoscenza
e mi porta in un caldo letto
color di rosa profumato
di sangue azzurro raggrumato.
Ma dura poco questa pace
ed il martirio ricomincia.
È tanto grave la mia colpa?
Ho lottato contro il tiranno!

Dialogo con se stesso sull'amore
-Che mi racconti di bello?-
-Non so, non ho voglia
di tristezze e lamenti egoistici.-
-Allora parliamo un po' d'amore;
cantami del tuo primo amore.-
-Non ricordo molto,
avevo dieci anni.-
-Parlami di altri amori.-
-Ma sempre con quest'amore!
Cambia argomento per favore.
Non vedi che a furia
di parlar d'amore, s'è perso
il vero senso dell'amore?
Amore, amore! Come se ci fosse
solo amore in questa vita.-
-Che cosa c'è di più importante?-
-Nulla! Ma io parlo del "vero" amore,
trascurato e maltrattato in favore
delle abusate retoriche lamentele
e degli artefatti sospiri esagerati.
Se uno ama veramente,
non lo sbandiera tanto in giro
per avere ovazioni
e confortevoli approvazioni.-
-Ma chi ama non può fare
a meno di cantare!-
-Sì, però non s'accorge
d'essere stonato! e di stancare.
"Amore mio, amore mio,
tu sei tutto per me!"
cantano inebetiti e vuoti.
A chi può interessare
il loro amore sbattuto?-
-Esageri. E Petrarca, allora?-
-Il caro Francesco non aveva nulla
da fare, e si divertiva a raccontarla…
Ma di Petrarca ce n'è uno solo!
Questi cicisbei adolescenziali
se non fanno ridere, irritano
con i loro rigurgiti pseudo passionali.-
-Sei troppo presuntuoso
nel tuo giudizio categorico.
Per farti un dispetto, ti recito
una poesia d'amore di… Scegli tu…
Quanti sono i poeti
che non hanno cantato l'amore?-
-In un momento di follia
si può scrivere d'amore.
Ma ripeterlo all'infinito
diventa una grigia monotonia!-   

Amore in voga
Sono rotto da quest'amore
cotto ricotto e scotto,
cantato e ricantato,
esasperato e sdolcinato.
È l'amore frenesia?
È l'amore solo passione?
È l'amore solo amplesso?
Aspettate la prima prova
prima di cantare tanto.
Vediamo che succede
quando stufi siamo,
quando malati siamo,
quando ci colpisce
la vita con sventure.

È l'affetto disinteressato
il vero Amore,
non quello affettato,
epidermico, camuffato,
fatto solo per godere un minuto.
Il vero Amore è accettare
i difetti l'un dell'altra,
soffrire insieme,
godere insieme
per correre il sentiero
che il destino ci ha tracciato.

È passato appena un anno
e l'amore è volato via;
al posto della passione
rimane il disinganno.
Dov'è andato il mio amore
così bello, così perfetto?
È fuggito con un'altra donna,
è fuggito con un altro uomo.
E la storia ricomincia.

Non sopporto chi mi canta
le sessuali sue virtù.
È l'Amore un sentimento
che ha bisogno di rispetto,
è prezioso, delicato
come coppa di cristallo
da curare con attenzione.
Non è oggetto da vetrina
dimenticato e impolverato
sotto luci e nastrini
da comprare in saldo annuale.
È una persona con cui vivi
nella buona e cattiva sorte.
È un'anima con due occhi,
un sorriso da spartire
con i figli, con i nostri cari,
con coloro che amiamo
nei momenti brutti e aspri,
nei momenti dolci e belli.

Lo scrittore
Quando non ho nulla da fare,
e questo succede spesso,
scrivo, mi siedo, scrivo
tutto quello che mi passa
per la testa. Poi mi metto
sul balcone e guardo in giro.
Ho negli occhi una telecamera
incorporata che registra tutto quanto.
La mia mente è un computer
con un magico disco rigido
contenente i miei scritti.
L'estro non mi manca.
Io esploro i sentimenti,
suscito emozioni,
sprigiono sensazioni.
Sono un frullatore di idee
originali e portentose.
Ho un cassetto pieno zeppo
di poesie e romanzi già finiti.
Ho inviato delle copie ad emeriti editori
senza avere alcun riscontro.
Incoscienti ed ignoranti:
non sanno ciò che si perdono.
Uno solo, con sfacciataggine
mai vista, mi ha consigliato
di correggere i numerosi errori
di ortografia. Mica siamo a scuola, dico io!
Io creo, scrivo d'impeto
e non bado a pedanti sciocchezzuole.
Quando mi leggo, sudo d'emozione;
quando mi recito, davanti allo specchio,
fremo tutto e mi commuovo.
Non leggo molto gli altri:
dicono sempre le stesse cose!
Partecipo a tutti gli incontri
d'autore, due - tre volte alla settimana.
Si discute di cultura: poesia, filosofia,
letteratura, architettura, e così via.
Per gli invidiosi sono chiacchiere
di fannulloni (che a far niente sono buoni).
Che abbiano ragione? Forse per gli altri,
ma non per me. Vi confesso:
ho un piccolo difetto.
Mi piace apparire, partecipare
come giurato ai concorsi letterari
per scroccare qualche pranzetto
o qualche bottiglia di liquore.
A parte questo sono un eclettico
scrittore, per ora snobbato autore,
che hanno reso un po' nervoso.
Mi consolo. Un giorno sarò famoso.


 
Ricettario goloso

Ricetta sperimentale
Sono consigliati ingredienti
teutonici, genuini di natura.

Procuratevi quattro uova
freschissime e due etti
di prosciutto doc
alla diossina tedesca.
Sgusciate le uova sode,
tagliatele a cubetti;
riducete il prosciutto a listarelle
e mescolate tutto.
Aggiungete tre mozzarelle
blu, meglio se bavaresi,
spezzettate a mano
(con guanto, non si sa mai…).
Insaporite con pepe nero e maionese,
d'origine ignota,
olio supervergine di semi ogm,
aceto d'aceto di mele.
Assaggiate e gustate,
ma non vi lamentate
per qualche lieve
controindicazione,
sennò i medici che ci stanno a fare?

Pietanza tricolore

Ecco la pietanza patriottica
d' Italia, Maestra dell'arte culinaria.
Tagliare a fette due pomodori
rotondi freschi di serra olandese,
due mozzarelle bianche
-che diventano blu-
dei lattai bavaresi,
cetriolini agrodolci del Cilento
in vitro con rospetto bufo viridis.
Disporre a raggiera al centro i pomodori,
intorno le mozzarelle
-meglio se rimangono bianche-
e sopra i cetriolini tagliati a fettine.
Condire con olio, sale e origano.
Naturalmente il massimo della ghiottoneria
si raggiunge eliminando il bufo viridis.

Macedonia
Pezzetti di pesche,
albicocche, prugne,
mele, pere
superbiologiche,
ricche di vitamine
antistress ed antietà.
Mescolare bene
con limoncello di Sorrento.
Prima di servire
guarnire con panna liofilizzata
di mucche nostrane.
-Attenti alla melamina!-

Pesce
Filetti di orata
dorata, aromatizzata
al mercurio del Mar del Giappone.
Friggere in olio
extravergine cinese
e servire freddo.
Raccomandarsi l'anima a Dio
(se basta).

Latte speciale
Latte di mucca clonata,
alimentata con mais
coltivato con antiparassitari
di ultima generazione,
privo di batteri,
rivitalizzante.
-Via tutti gli altri cibi,
ne basta un bicchiere al giorno!
Si assicura vita sana e lunga.
Garantito a vita!-
?

Pollo al cloro
Pollo al cloro
cotto allo spiedo,
forgiato con nuova lega d'amianto,
non cancerogeno,
antiaderente, duraturo.
Mentre gira,
spalmare con maionese disinfettante,
nuovo ritrovato della scienza culinaria.
Chi mangia il pollo al cloro
campa mille anni!

Polpette e polpettoni
Adagiare le polpette ecologiche campane
al profumo di plastica bruciata
e i polpettoni di pollo cinese,
rigirati in sugo transgenico,
in un tegame rigorosamente
made in China.
Cuocere a fuoco vivo.
Lasciare riposare
e assaggiare col telefono a portata di mano.

Crêpes
Crêpes strafatte alla pizzaiola stanca,
prosciutto bigotto e formaggio parlamentare
surgelate con legge ad personam.
Mettere in forno a microonde
e poi… si salvi chi può!

Pop-corn
Chicchi di mais ogm
fritti in olio sintetico
(quello della Formula Uno)
con aggiunta d'olio speciale
estratto da arachidi africane.
Togliere dal fuoco
prima che esplodano.
Buoni per chi sta morendo
di fame.

 

Cose così

Son fregato
Ciao, bella.
Ho la testa
che mi ronza
e il cuore
non sta zitto.
Sono i guai
che m'attirano,
e non riesco
a sfuggirli.
Forse tu, se volessi,
con un cenno
potresti farli
scomparire.

Ciao, bella.
Non dici niente?
Forse hai capito
ch'è colpa tua.
Mi hai preso
di sorpresa,
e i guai sono giunti.
Solo tu puoi
mandarli via
per incanto e magia.
Lo sai bene,
ma non t'interessa.
Son fregato, bella mia,
non può aiutarmi
nemmeno mamma mia.

O lumachina,
adesso con la tua bava
fanno le creme
per la pelle
delle belle donne
rugose e grinzose,
dimmi, non sei più
protetta?

Sei chiamata viscida
anche da quelle che dovrebbero
star zitte.
Proprio quelle che vedendoti
ignuda e vischiosa
gridano schifate:
-Che schifo!-
Proprio quelle che sognano
una pelle liscia e vellutata
come la tua, creatura indifesa.

Forse non sai
che quando ero fanciullo
giocavo con le tue antenate,
adagiandole nell'erba.
Mi piaceva vederle strisciare,
mentre rosicchiavano fili d'erba.

Mia madre,
quando prendevo una scottatura,
me le appoggiava sulla pelle
e il bruciore passava.
Ma poi delicatamente
le rimetteva sull'erba.
Le lasciava vivere.

Ma al giorno d'oggi
non è così.
Quante di voi ammazzano
per un po' di bava?
Nasconditi, ti prego,
che non ti scorgano.
Potresti finire,
anche se tu mai l'avessi voluto,
sul viso di qualche puttana.

L'Angelo del Male
Ho occhi azzurri
capelli biondi
labbra rosse
un sorriso devastante.
Sono l'Angelo del Male.

Ho un corpo flessuoso
attraente e seducente
calamita del sesso.
Sono l'Angelo del Male.

Ho ricchezze da donare
desideri da appagare
cuori da spezzare.
Sono l'Angelo del Male.

Ho anime a me avvinte
da perfido contratto.
Immenso è il mio potere.
Chi mi segue sarà perduto.
Sono l'Angelo del Male.

Regina dell'assassinio,
quando siedo sul mio trono,
mi appoggio sulla coda
lunga quanto la tua vita.
Sono l'Angelo del Male.

Ho provato e riprovato
Ho provato a farmi
un bagno nella vita,
ma l'acqua era gelata.

Ho provato a cambiar vita,
ma i pezzi di ricambio
erano finiti.

Ho provato a pensare,
e da molto penso ancora.

Ho provato, provato, provato.

Mi rimane soltanto una prova.
Ma quella non potrò raccontarla.

Questo giorno l'è speciale
(8 marzo)

Questo giorno l'è speciale:
della donna ricordiamo
solo il bene e non il male,
che scopristi, padre Adamo,

in quel giorno del misfatto
a tue spese, caro mio,
quando tu compisti l'atto
di sfidare il santo Dio.

Dar volevi alla tua sposa,
passeggiando nel Giardino,
un rametto di mimosa,
ma sbagliasti, gran meschino.

Non vedesti l'alma pianta,
caro mio progenitore!
È la Terra ancora affranta
per il tuo marchiano errore.

Se l'avessi tu trovata,
forse su staresti ancora
a far tu vita beata
con la fida tua signora,

che voleva il fiore giallo;
ma il serpente farabutto
te la fé cadere in fallo
rovinando così tutto.

Quel che poi successe sai,
e per gli uomini viventi
fin d'allora sono guai,
anche quando sono spénti.

Ecco dunque perché voglio
regalare alla mia sposa,
fresca più d'un bel germoglio,
un rametto di mimosa:

non avvenga un'altra volta,
per azione alquanto stolta,
di finire in cattive acque
come a Lui più volte piacque.

La mia donna mi vuol bene,
non le piacciono le mele;
m'incatena con catene
d'amor gonfie come vele.

Come sempre vi sarà
il sigillo dell'amore:
dolce bacio scoccherà
ricevendo il giallo fiore.

A San Valentino
San Valentino,
beviamo insieme il vino,
ché l'Amore se n'è ito,
perché stanco, a dormire,
e me non ha colpito.
Più non ne vuol sapere
d'abbracci e frecce ardenti.

San Valentino,
l'Amore più non tira
dardi al mio vecchio cuore.
L'arco gli si è spezzato
da un bel pezzo, perbacco!
Ascolta la mia voce,
benché molto occupato.

San Valentino,
ancora voglio amare,
ho bisogno d' aiuto:
all'Amore ripara
l'arco che non funziona.
Tu che sei un grande santo,
protettore dei cuori,
fammi l'attesa grazia!

San Valentino,
se Tu m'esaudirai,
questo, pio, ti prometto:
Ti pregherò ogni sera,
e quando sarò vecchio
vecchio, soltanto allora
liberò vino d'Eros.
Adesso fammi amare
la mia soave amata;
regalerò anche a Te
una rosa odorosa
e in più T'accenderò
un cero profumato.

Zac!
Quando morirò
morirò
-chi se ne frega!-
e adesso non farmici pensare.
Te l'ho detto mille volte:
la morte è una cosa naturale.
Per averla non devi fare niente.
Ti basta aspettarla.
Ed ecco che all'improvviso
zac!
manco te ne accorgi
e sei fregato!
Tu che hai accumulato
tutti quei soldi…
Tu che hai imbrogliato
tutti e te stesso…
Tu che hai pregato
tutti i giorni…
Ecco, non ci siete più!
Vermi e terra,
ossa e polvere.

Tocca a tutti
Ogni tanto sono preso
dallo sconforto:
dovrò morire.
Ma poi subito
mi passa
e me la rido:
tanto tocca a tutti!

Venere mancata
Se mi guardi, mi vedi?
Ho sempre un dubbio:
i tuoi occhi a sghimbescio
guardano sempre gli altri.

Luna storta
La luna stasera ha le traveggole
e fa dispetti agli innamorati
scambiandoli per ladri.
Si nasconde dietro le nuvole,
non vuole proprio farsi vedere,
e, quando per un attimo si affaccia,
sogghigna e non strizza l'occhio.
E anche delle stelle se ne infischia.
Un alone grigiastro la fa apparire
dolorante. Ha mal di testa,
e non aspetta altro che finisca
la notte per andare a riposare.

Una poesia al giorno
Una poesia al giorno
t'allevia i grattacapi
tutto il giorno.

Fa viver la giornata
dal sorriso allietata
d'una fata.

Dipinge di celeste
il cuore nero e gonfio
di tempeste.

Ti empie di pace arcana
quando la sera squilla
la campana.

Ti calma la tristezza
della vita, colmandoti
di dolcezza.

Ti avvolge col suo manto,
ti protegge affettuosa
dal rimpianto.

Amar ti fa di cuore
la donna dei tuoi sogni:
il tuo amore.

 

Varie

Ai poeti del sito Poetare
Da molto tempo spesso e volentieri
passo lieto piacevoli momenti
nel leggere le poesie piene
di pathos sul bel sito Poetare.
Con gioiosa gratitudine noto
che il vero sentimento non è morto.
Invidio voi poeti che aprite il cuore
alle gioie, alle speranze ed ai dolori
con tanta semplice ricchezza interiore.
Beati voi! Io do di matto se devo
soltanto scrivere un verso estemporaneo
e pensare e ripensare se fa rima
o se si snoda con ritmo fluente,
cantilenante, dolce, intermittente.
Invidio voi poeti, sissignore,
che non parlate soltanto d'amore,
ma della vita in tutti i vari aspetti,
fantastici, reali, surreali,
e volate in alto con le bianche ali.
Mi sono perso dentro i vostri affetti
e mi sono accorto che sono schietti.
Ammiro tutti quanti voi poeti:
ognuno ha svelato un po' di se stesso,
ognuno ha poetato senza eccesso.
Tutti avete regalato un riflesso
della luce che illumina la vita
e che a procedere avanti ci invita.


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