Racconti di Ben Tartamo 


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"Fuoco!"
Un giorno, ai piedi d'un saggio e maestoso albero secolare, si incontrarono a dialogare una laboriosa formica, una variopinta farfalla ed una giovane leonessa.
- "Il bosco corre un grave pericolo, mie care sorelle" - esordi con la sua voce profonda e armoniosa, l'immenso albero - nascondendo agli sguardi indiscreti ed alla proverbiale curiosità degli altri abitanti della radura, i tre astanti. "Voi sapete" proseguì, "come per rispetto della fraternità tra le creature dell'Eterno e Sommo Spirito, io, con i miei consanguinei, ho offerto sempre la mia ospitalità, il mio riparo e il fabbisogno per le vostre piccole o grandi fauci." Il vento sembrò approvare le parole del solido legno, gonfiando le fronde e portando con sé i profumi e le voci dei mille abitanti rimasti in disparte, attoniti e in trepidante attesa per quel riservato e inusuale consulto.
"Per molti secoli ho vissuto" continuò, agitando dolcemente i rami - e di cose ne ho viste. Ho sopportato tormente, i gelidi abbracci delle nevi e del ghiaccio. I guizzi balenanti dei fulmini, i buffetti dispettosi dei chicchi di grandine e persino l'arsura che toglie ossigeno e scolora i miei mille e mille gioielli di verde smeraldo. Nulla più temo, voi sapete, nulla mi fa paura fuorché, il sapervi in pericolo, amici miei, tra i tanti, voi, i più cari."
Una goccia di rugiada iridescente sgorgó timida dal fiero sguardo della fulvea leonessa. Ad essa fece eco la musica del silenzio dell'intera Natura. I tre fraterni amici si osservarono cogitabondi, poi, facendosi coraggio e riprendendosi da quel velo di tristezza che, improvviso, era calato tra loro, si sentì un leggero, quasi impercettibile suono. Un fruscîo di carezzevole voce che, anziché nell'aere, si propagava insinuante nei pensieri di tutti.
Era la leggiadra regina dai cangianti colori che, ondeggiando le sue ali dai disegni stupendi, stava parlando:
"Maestà, tutti noi vi siamo debitori" - disse rivolgendosi al sacro legno - "e sappia che, può e deve contare sulla nostra immarcescibile fedeltà. Sento però, che qualcosa di ben più grave la turba. Coraggio, non ci faccia angosciare oltremodo, quale reale pericolo corriamo? Chi è questo traditore che impunemente osa oltraggiarvi. Orsú, ce lo dica, e vi promettiamo che, metteremo le nostre vite nelle vostre fronde e con audacia lo affronteremo. Chiunque esso sia!"
La leonessa, gonfiando il petto sospirò, e fiutando l'aria con fare attento sancì: "Che sia nostro consimile o subdolo spirito, anch'io, lo giuro, contro di esso lottero. Il vostro nemico è mio nemico, come ogni vostra creatura amica a me è sorella e, se dovrò perire per difendere anche la più umile di esse, ebbene, me ne glorieró."
Non tardò la parola del più infaticabile e disciplinato tra gli insetti che, con gesto marziale e severo anch'egli, con sobrietà ed umiltà recitò: "Vale anche per me ed ogni piccola o anziana sorella. Lo giuro!"
Il verde manto si allungò umilmente con i suoi rami e il saggio Re del bosco, commosso, i suoi fedeli amici a sé abbracció.
Ancora una volta, la Natura tutta partecipe, attonita e fremente, sospirò il suo tremulo silenzio.
Anche il sole, pareva perplesso, e tardava incredulo all'orizzonte. La luna lo attendeva timida e sognante per cullarlo, ancora una volta, sull'argentee onde del mare.
Di lontano, in una calma apparente ed irreale, presero forma ombre nere e fluttuanti. Portavano con sé scure bandiere di pece che, con merletti di sangue urlavano folli: "FUOCO! MORTE!"

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