Poesie di Silvia Trabanelli


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Perché amo il fiume
perché amo il fiume
Non per il riflesso tremulo
dei pioppi
nell'acqua smorta

non per la quiete
dei campanili a specchio

c'è qualcosa di me
nel suo andar silenzioso
ineluttabile

c'è qualcosa di me
in quel suo brividire
ad ogni ala
di vento
per comporsi
più innanzi

c'è qualcosa di me
in quell'ansia del mare lontano

Ritornerà
Ritornerà il bel tempo.
Nell'aria, primizie di foglie.
Odori di fili d'erba
nudi piedi sulla terra
e i fiori rifioriti.
Ci libereremo dei mali
la mitezza sorvolerà rancori.
Ogni giorno sarà pieno
il sibillante disincanto
non renderà vana
ogni prova di
tornare a vita nuova.
Torni la primavera
a ridare speranze
noi, della bellezza trascorsa
in silenzio osserveremo
il grande cielo
e rideremo ancora.
Come fragili pianticelle
alzeremo le spalle curve
per immaginare ali
libranti oltre
la morte
la guerra
il ruggito della belva umana.
st. 17 nov.2009 ore 8
 

Monologo
Il colle dell'infinito
è ora fruscìo sommesso
dell'invisibile lontana galassia
il cavo d'un orecchio enorme
d'un radiotelescopio.
Al di là, torna il silenzio
immenso .
Tu sei sul pianeta
coi piedi
con le mani,con gli occhi
con l'anima.
Guardi, lo sfiori a volte con mani rapaci
per stringere inutilmente
una manciata d'acqua d'un mare immenso.
T'impasti nel moto incessante.
Corri i rischi dell'acqua
del fuoco,delle lame
delle punte dei bacilli
che levigano,mùtilano
dilaniano gratificano,
ma....dove sei tu?
Nelle idee
nel pensiero forse?
Nei momenti del cuore
nell'inesprimibile
senza parole
dentro ?
Ma dove ?
Nel cervello.
Nella rete meravigliosa
dei neuroni che si richiamano
fremendo come polipi
con infiniti filamenti di braccia
a raccontarsi e a mettere insieme
come mosaico correttamente ricomposto
variate sensazione di una vita intera.
Ma quale vita, se non la tua
del tuo corpo sul tuo pianeta.
nel punto dove ti posi
dove ti muovi ,tessi i giorni e le notti ?
Come una stella nell'infinito
ha il suo motto
come un asteroide
il suo giro
come un sole la sua ruota
come il tutto insieme...
Tu sei...il tutto.

( senza titolo 3)
Sulla strada pochi
rumori
foglie cadono
danzando

farfalle immobili
ascoltano la danza
sguardi languidi

nell'ombra dell'autunno
volti attoniti fissi
prima di cadere

Senza voglia
Senza voglia registro
il vuoto degli spazi
cerco rifugio e scampo
inutilmente

in fondo alla strada
gesticola il vuoto.
Riflessa nello specchio
guardo e fisso i

miei occhi senza paura
o peccati da scontare

Più struggente
Più struggente d'un assolo di violino
d'un pianto di bambino
struggente come un sogno perduto
ogni istante,ogni minuto
lo stare consapevole dei restanti spiccioli di vita.
Angoscia s'intreccia nella notte
dei pensieri.
Vivo, com'è bello vivere.
Ripudio la morte dimora senza luce
dove raggi di sole
non lambiscono i respiri
Un dolore umano sgorga dal cuore
un'abitudine senza tempo.
Notti infinite baceranno
questa terra.
Io sarò musica, abbracciata alla mente dell'Universo
alcun Dio sarà ad attendermi
poichè in cielo come in terra,
i poeti non sono amati.
Godo d'un privilegio tremendo
per questi tempi bui.
Ora, voglio sentire ancora cantare gli uccelli
poi, dormire,
dimentica del dolore trasformato in spine.

Un'aria fresca
Un'aria fresca galleggia in un mare di silenzio
tra alture brune e verdeggianti boschi .
L'occhio spalancato sull'azzurro del cielo
riflette a specchio il profilo dei monti
riscontro perfetto
l'aereo abbraccio si perde
tra suoni di campanelle.
Invisibili fauni nell'ombra
intenti
a sorvegliare le greggi.
Un'aria fresca
accarezza la mia fronte
mentre distesa sto
nella semplicità della terra.

Le case grandi
La mia padana
infanzia,
è seminata di case grandi
solitarie
nella pianura
e grigie
torno le volte scure.

Vi giungono sentieri
di cielo lontano
e d'acque morte
rossi nel tramonto
e chiari nell'alba
sottili
come un taglio netto
nella terra scura.

Vi giungono in turbine di vento
echi di campane
misteriose
oltre i pioppi
in fila
agli orizzonti violetti.

Cigola una porta e sbatte
forte
senza una parola d'uomo
senza un muggito.

Parole
Nella valle lontano,s'apre
il verde cupo del bosco
sogna la molle chiarità del prato
porta come fiore , piccola casa bianca
col tetto grande di rosso vivo.
Parlo parole morte
ad una ad una
farfalle bianche chiamate dalla luce
a vibrare un momento ed uccise.
A piedi nudi cammino sulla coltre
morbida della terra;
gioia lontana di quando ero bambina.
Cerco l'orme affannoso sul lido del vento
che leviga le cose
rinvergina la terra antica
in primizia selvaggia
quasi un libro di fiaba
caduto riverso sull'erba.

Futuro
Entrando nella vita dove incominciò il respiro
mi trovai sola, così negl'anni a venire.
Futuro ha bilanciato la mia esistenza
tra foreste minacciose.
Invano cercai tane sicure,inciampai in caverne
prive di ripari.
Schianti, rami spezzati e sopra di me
il cielo privo d'azzurro.
Continuai il mio pellegrinare bevendo acqua gelata
tremai di freddo vicino a ruscelli
come un passerotto gettato dal nido.
Gorgheggiai un pochino per non sentire
il rumore del silenzio.
Futuro aspettava in ogni angolo del bosco
non mi lasciava parlare;
sordo mi guardava
io vedevo il divenire deserto.
Tentai un timido gorgheggio
ma in terra d'argilla sprofondai
mentre ascoltavo come in un sogno
il cinguettìo d'un passero.
L'ascolto a lungo prima di sparire

Italia mia
Italia, patria mia
percorsa da brividi e gocce di sangue
maltrattata fin dentro le viscere
da imbecillità cieche
sorde di uomini vili ed ingordi di potere.
I tuo poveri figli svuotati smembrati
gridano senza più voce.
Sulla tomba dei tuoi eroi
aspri rovi e fantasmi di gloria.
Solo un dolore terreno di madre
con la medaglia tra le mani.
Le vene della tua terra antica
percorsa dai solchi e fili d'erba
travolti dal vomere.

Settembre
dorme il vento in cespugli di sangue
fruscianti
dolce un canto
di malinconia
sulle trecce sciolte
della terra
che s'è data
a un bacio violento di sole
inebriante di rose incarnate
vago di promesse
sul labbro dischiuso
dei frutti maturi.
Caligine ambigua di sensi
vanisce
e una luce diffusa
di trasparenze che sanno
ritaglia il profilo
dei tetti
sotto un cielo sereno.
Odore forte
di tutte le cose disfatte.
Una stilla di lagrima
freme
in nere pupille di grappoli

Il tempo- 2
Passa il tempo uguale
come la prora d'una nave immensa
per acque morte
con appena un fluir di spume grigie
sulle tue tempie di madre.
Nel mio cuore
come il fianco del monte
che par morsicato
da un mostro rabbioso
nel vento notturno,
c'è una frana
di cose innocenti
perdute per sempre

Verrà il tempo
Verrà il tempo in cui potrò riposare
senz'affanno.
Cos'è rimasto da dire all'amore
allo scioglersi dei ghiacci
invernali
al mattino senza luce
alla primavera senza gemme,
al vento, alla pioggia sferzati
dal raggio di sole ;
cosa dire ad un cuore
che ha messo a tacere la gioia....
Quanto pesa un mattino
senza schegge d'azzurro !...

Gabbiani
uno stormo di gabbiani s'innalzarono
quella sera
leggeri quasi aerei sospesi fra cielo e cielo
come i sogni
una danza, che li portava lontano.
La linea azzurra dell'orrizzonte
sembrava indicar loro la via.
I miei piedi affondati nella sabbia
lo sguardo perduto nella vitrea sera.
Riflessi dorati nell'ora del tramonto,
parean frantumarsi in briciole
laggiù
dove il mare fa l'occhiolino alla luna.
Ricordi riversavano il loro peso
sulla sabbia in una brevità protratta
senza voci.
Gabbiani, perchè non mi portaste
con voi quella sera?

Incide
incide su noi la patina del tempo
infelici maschere costrette dalla beffa
delle genti
un'ombra lontana si confonde col silenzio
noi
nell'autunno della vita
ascoltiamo irose Moire
in attesa

Com'è stonato
com'è stonato e nero il vento stasera
odore di foglie appassite,
la luna nascosta dalla tempesta
la spiaggia dalla sabbia pallida
fa d'alcova alla risacca
e lambisce una carezza
ad una barca abbandonata.
Si staglia all'imbrunire una silhouette
rapita dal sogno.
Bisbiglia la notte tra veli di brume
canzoni d'amore.
Labbra vermiglie socchiuse
sussurrano una prece
alla luna svanita tra il vorticar
del vento,in un cielo alto
infinitamente distante dalla terra

L a s c i a t e m i g u a r d a r e
lasciatemi guardare
la magnifica notte
tra fronde e alti pioppi
ascolto il vento
e un'antica melodia
agli scalini dell'amore

Prigioniera
prigioniera del sonno dell'anima
da quanto non vedo
boschi incantati
profumati e pieni di colori?
Guardiano del sonno
perchè non m'hai svegliata
la notte durevole offusca la mia mente.
Non so più se è giorno o notte.
Vedo ombre danzare minacciose.
Il mio delirio al culmine della pena;
vedo riccioli neri che un tempo
ornavano il tuo viso bruno.
Le corse nel bosco
quando tu mi rincorrevi
io fingevo in un gioco erotico
di cadere.
Segreti piaceri d'un tempo tiranno.
Ora
ho freddo, ed è piena estate.
Nel cuore un verde sentiero solitario
quando il mio sguardo rapito
inseguiva nubi e alberi frondosi.
Tu alitavi dentro me linfa d'amore.
Noi esuli erranti su prati verdi
sotto un cielo blu cobalto.
Ora è tempo
di contemplare la solitudine del bosco.

Ho fretta
ho fretta d'amore
ho fretta d'ascoltare canzoni
ho fretta di sentire sulla pelle
la carezza del vento
ho fretta d'odorarti
ho fretta d' accarezzarti
di guardare un tramonto
ammirare i suoi colori
ho fretta, fretta di sentirti,
le tue mani su di me,
mentre il tempo s'ostina a passare
senza tener conto di quale
torto può recare

Fugge
Fugge il mio spirito
librandosi oltre le onde
piange un amore
ma un sorriso appare
in un vorticoso danzare
tra procella e irti rovi ;
un'onda di ritorno
porta un barlume di gioia
un ricordo, un'immagine
una speme, al calar della sera

Promessa
il mio occhio sognatore
racchiude la tavolozza dei colori
dipinge un'immagine di sogno,
una promessa

Piano piano
Piano piano dimmi
parole buone; dimmi
che domani io
vivrò senza più paura;
benedetta sia la terra
dove tu hai tratto linfa
stringo tra le dita
il tesoro della giovinezza,
quando questa è trascorsa,
e arriva la stanchezza
dell'età matura.
Dimmi piano che udrò
i tuoi passi vicino alla
mia porta, così avrò
conforto; il dolore
stenderà le ali, volerà
via, non solo domani
ma per sempre

Che ne sarà
in solitudine dove nessuno
legge i miei pensieri
mi sovviene un ritorno
di parola leggera,
dove coraggio e verità
di un cuore generoso
mutava il dolore in piccoli cieli;
guato con ansia il fiume
che trascina il pianto verso
aridi deserti.
Che ne sara' di questo amore?

Ti ho
ti ho sempre cercato in tutti i respiri
vagando nel tempo
frugando
ogni angolo del mondo
respiri che m'hanno sempre guidata
al paese dell'arcano
dei sorrisi e dei piaceri.
Ora è sera,dove sono approdata?

Stordita
stordita dal forte boato
che sconvolge la mia vita
il cielo guarda il mio corpo
esanime tra i flutti
il mio corpo gira attorno al gorgo
del risucchio.
Attorno sembra tutto calmo.
Il boato ora è più forte
io annaspo
il rumore dell'acqua assordante:
acqua
pesante come il piombo
mi trascina nel vortice
Io pilota d'una nave che s'inabissa
nel centro del mare
mentre la terra resta ostinatamente
lontana

senza mai appoggiare
il capo su un morbido cuscino
senza mai che un refolo fresco
accarezzi la fronte corrugata

senza mai una carezza nella sera..
Bevvi gocce d'amore dal sapore
di veleno
senza mai affondare la bocca
nell'acqua fresca del ruscello
senza che alcuno s'accorgesse
d'.invisibili lacrime.

Vento caldo della sera
senza più alcuna pena
senza ignorare il dolore
porta una carezza
allora.

un malessere, una nausea
prende lo stomaco
stringendolo in un dolore ancorato.
Dimora costante lo stiletto lancinante.
Odio la luna innamorata
il cielo le appartiene;
ma questa è la terra
dolce e amara
l'ombra della felicità
vaga,non trova dimora.
E' una strana notte la mia.
Luna che stai nel cielo aperto
o, mia amata luna
dal pallido colore; hai veduto
questo letto così mesto?!
Vieni, dì al vento di non far rumore
di librarsi sopra la volta scura
poichè così
noi staremo insieme ancora...

Com'è
Com'è insistente
il battere della pioggia
sui ciottoli grigi
lontano amore mio il tempo

più il canto del vento
ascolteremo
scèvro
d' un lontano cadenzato rintocco
la speme sarà
travolta da cirri di ghiaccio
vaganti

M'affascina il bosco nella notte
nasconde amori taciuti
presta l'udito ai sospiri d'amore
scossa è la terra
dai corpi affondati
dove l'amor graffiato dai rovi
si bea di piccole perle di sangue
tempi lontani di notti dedicate
all'amore ai sogni fioriti
come giardini

 Come
come l'ombra d'un uccello sull'acqua
che subito sparisce
così
l'eco delle mie parole d'amore
fuggono dalla mia immagine sfocata
tocco l'invisibile incanto
abbagliata del colore della luce
del tempo che verrà.
Accerchiata da note senza più suono
vibra il mio canto, quasi attonito
nel disordine di vita
quando arriva la luce de giorno

La mia ombra
seduta
senza spostare la mia ombra
un filo invisibile
separa me dall'altra
ogni inizio e fine del giorno
ciò accade
m'illudo d'essere importante
per chi ascolta le mie
parole
Ho poche cose di cui sono certa,
ma le osservo con sospetto.
M'accade di parlare
ed accarezzare gli stipiti
della mia casa vuota,
mentre l'anima piange di pietà.
Prigioniera
del mio cuore antico e sepolto. 

Sera sul Po
sprofonda
in abissi di luce
la nuvola che sale
alta nel cielo
stupore di case
alle rive
con grida di bimbi
sull'acqua canòra
come rondini
a petto radente

dorme il fiume
un sonno
di luce grigia
di perla
e la bocca
socchiusa
sussurra appena
un fruscìo
ai salici bassi del greto

Tu
Tu mi lascerai a nulla
varranno i pianti miei
il mio canto d'amore
non si riempirà più di te
dove sei in quale stella
ti nascondi
silenzi trasportati
su ali di gabbiani
il tuo cuore più non ode
il mio lamento
ascolto la notte che da te fluisce
odio la morte che ti rapisce

Se tu
se tu ci fossi
questa sera ti direi
guarda il tramonto
che impazzisce per noi

Vorrei incatenare
Vorrei incatenare il rumore
del vento mentre la terra respira
assieme a me e non trova pace,
fendo le fitte nebbie
e al chiaror del primo mattino
si quieta il vento, il respiro e anche
il pianto

Nuvole e nuvole
ai
miei piedi
spazi infiniti

attorno a me
un
selvaggio vento
mi trascina

gettata l’ancora
al
porto sicuro
non c’è posto per

lacrime e paure

una
felicità d’argilla
m’induce
a
spogliarmi della
veste dorata

Giorni e giorni di pioggia
giorni inverni e primavere
ho colto frutti
giorni e giorni, estati
autunni ho colto la
rosa selvatica
frantumi di vita spezzata
all’imbrunire

Pioggia
Bagni la terra
ristori calmi plachi
la sua sete
perchè lacrime che
solcate il mio volto
non placate la mia
sete di giustizia
d'amore di pace di
sogni
il vento soffia forte
la pioggia impregna
la terra
mi giunge l'eco
d'una soave sconosciuta
canzone
ristora la mia mente
placa desideri in
un abbraccio
soffocante d'emozioni

La guerra impasta gli uomini di cose.
Hanno sofferto nella carne
lo strazio dei tronchi divelti
dalla granata.

L'anima diventa triste e pesante
nelle rotaie del fango
della retrovia.
I cuori sussultano premuti
contro la terra scavata di fresco
nel fragore della rabbia metallica.
Abbarbicati alla terra
al macigno
alla vita
colle mani artigliate dei morti.
La mano amica
che nell'inferno ha teso
da bere in silenzio
è tutt'uno col ramo d'ombra
nell'ora di sosta.
Nel ricordo s'affacciano sempre
uomini taciturni
fra cose eloquenti
 

Trama
Trama la notte sognando
il giorno di luce e di vento
chiome da spettinare
e fanciulle dalle gote vermiglie
bramose
rose rosso fuoco e cuori da infiammare.
Ho amato un sogno stanco
io e te perennemente insieme
giorni ore e anni vissuti
si riempiono di noi..
Io mi perdo come stella cadente
tra palpiti e onde di te
La notte trama tagliando il velo sottile
che separa l'alba
piegata dal vento vibrante,scivolo
lungo i fianchi della vita
ora , perduta dietro una lacrima

Solitudine
Profumi di verde
nel velo sottile dell’aria
un grido infinito come l’azzurro
si spande nel cielo
bisbiglìo di voci di foglie
danza pietrificata di tronchi
d’intorno
fervore intimo d’erbe
sommesso
una foglia caduta è
come il vanire d’un sogno
l’anima esulta nella pace:
io son come l’alga
tortile folle verdastra nel
seno dell’onda che levita
appena un sospiro..

Non piangere se
me n’ andrò
la gioia se n’ è andata

desideri
assopiti fa freddo
nel cuore che

non ha più sogni
sfavillanti
lo spirito
si ribella al dolore del mondo

non piangere se me n'andrò

non voglio più
essere pasto per cani

Calabria
Brulla terra di Calabria
adagiata su aspre colline
arse dal sole
terra antica come il tuo mare;
come il ventre rotondo delle
donne native che
orgogliose camminano ondeggiando
i larghi fianchi.
Statici secolari ulivi riposano
su un suolo a loro ospitale.
Colline dallo sguardo altezzoso
fiancheggiano strade assetate;
fiori selvatici ardono nei boschi;
s'apre la montagna dando vita
a freschi ruscelli
il sole splende sul giorno
in un cielo blu profondo
sopra una terra chiusa,
in solitudine
Silvia Trabanelli
(sono emiliana non calabrese...la Calabra mi ha mi ha ispirato questi versi)

Voglio tener lontana
la notte,
canto per
alleggerire l’attesa


il mio sguardo
osserva desolato

le briciole di vita
che un piccolo tordo
librandosi trasporta
lontano

Baciami
Baciami la bocca
e rendi folle il tuo sapore
un furore ardente pièga
il mio fiore palpitante al volere
d'amore
Ebra di te, annego nei tuoi occhi
sento tangibili le tue mani
che mi trascinano in un'onda azzurra
morendo nell'estasi in un idioma
alle origini 

Vittima sacrificale
aggrappata
a un soffio a un
lembo colorato
faticoso andante
prima di finire

Amore
coprimi di baci e io rapita
profumerò di gelsomino
amore rendimi per sempre
il tuo odore che silente
s'adagia come fresco tulipano
sul mio ventre di spuma leggiadra.
Esplode la terra miriadi di coriandoli
linfa preziosa vibra così di vita,
generando semi vittoriosi sulla morte

ti sento dentro ogni poro della mia pelle
dentro ogni anfratto della mia anima;
ti muovi dentro di me e mi lasci stordita.
Instancabili le tue mani e la bocca
cercano la mia pelle
raccolgono rivoli di sudore
e il nettare di Venere.
A te avvinghiata la mia anima
si muove in una danza senza tempo

Voci
odo voci d'incanto
nel mio pellegrinare notturno
Soavi armonie e soffio di Zefiro
accompagna l'arcana melodia.

E nella notte splendente di stelle
fantastiche creature m'accompagnano
mentre intorno vibra la natura,
scossa d'assordante silenzio ad ascoltare.
Il cielo urla disperato
d'improvvise nubi ottenebrato
sulla mia fronte un rivolo di sudore
fà capolino: è il risveglio
davanti a me l'alba che tinge di chiara
luce la mia stanza

La mia voce non è
oggi quella di ieri
e domani sarà un'altra
e sempre un'altra
ancora

come il fiume che
scivola lento abbracciando
il mare
trascinando sterpi
corrodendo il labbro
terroso della sponda
gonfiando la vena
del fosso; trascinerò
ricordi ad ogni tramonto
fino a quando il mare
sarà calmo il silenzio
avvolgerà la terra
sotto l'immensa
fissità del cielo   

Tempo
Quando arriva la sera
e l'ultimo sole bacia
la terra, pietre antiche
e luminose s'accasciano

nel tiepido languore.
Il tempo trascorre
pulsano le emozioni

nelle ondate dei ricordi
e quieto riposa

                    Fuoco
                    Brucia   il fuoco nella
                   casa  deserta
                 il buio fitto lo sorprende,  
                 leggeri i miei passi verso
                nulla    
   
                s'addensa la bruma sul
                sogno orrendo.
               P rovo a non cadere per il
               tormento
              talamo cattedrale
             distrutta,
             la battaglia è finita
            spento  il fuoco

           Fugge desolato il vento
           è  troppo fredda questa chiesa
          grido in silenzio al vento
          con il petto in tumulto

         -apri il chiavistello  della casa,
          squarcia la tenebra …con un sussurro

S'ode il canto
dell'allodola appollaiata
sui rami

libere si spiegano
le foglie in ogni ramo,
cantano di gioia

i ruscelli; s'aprono
i fiori al dolce
vibrare delle api

l'aria odora,
mentre nel cielo
alto, l'azzurro

inneggia maestoso
alla vita
inebriando la

terra intera ;
resto muta innanzi
allo sconvolgente splendore,

in una beatitudine
che nutre il cuore

Dolori
costanti come
il lento battere dei
rintocchi
rabbiosa l'anima
vibra negli occhi
di pianto
risponde il cuore
stanco
sento il vanire
dei sogni
stretti in un abbraccio

Nel cielo dell'alba le nuvole bigie
che scendono basse sull'ala del vento
con lembi disfatti,somigliano a vele
d'antichi naufragi nel mare del tempo

uno dorme, uno veglia

Nell'aspro del sasso due sacchi di cencio
due macchie di sporco, di grigio pastrano

uno dorme, uno veglia

La gota scarnita
rischiuma la barba nel mentre che trita
nuvole e pane
Si ferma !
La mano ripalpa la canna gelata....
riprende....
e il cuore rimastica nuvole e pane:
la morte, la vita la morte, la vita.

Lo scoppio rosseggia violento,feroce
e sibila sassi, brandelli sterpaglia....

non mastica più

s'accascia pian piano sull'altro che dorme
'''già l'ora del cambio?!''

Silenzio...
''Perbacco che sonno!...s'è già addormentato !''

uno dorme uno veglia

Appena tu chiedi alla morte
in silenzio di scavarti una buca ove sia
colla mano scarnita e grifagna
di buttarti un pugno di terra
in bocca per non dir parole
cattive
sugli occhi, per non veder più
miseria e dolore
nel buio del cuore si leva il
cantare d’un grillo d’un
niente e tu speri

Lasciatemi guardare
la magnifica notte
tra fronde e alti pioppi
ascolto il vento
e un'antica melodia
agli scalini dell'amore

Profumi di verde
nel velo sottile dell’aria
un grido infinito come l’azzurro
si spande nel cielo
bisbiglìo di voci di foglie
danza pietrificata di tronchi
d’intorno
fervore intimo d’erbe
sommesso
una foglia caduta è
come il vanire d’un sogno
l’anima esulta nella pace:
io son come l’alga
tortile folle verdastra nel
seno dell’onda che levita
appena un sospiro.. 

riflessioni
Relegata nel mio limbo
sviluppo ancestrali memorie
plagio la memoria
malessere che penetra toccando
le radici nel disgelo dei
pensieri,bolle inespresse
di parole vaganti

Respiro
L'anima mia vola
alta nello spazio
infinito

cercando con giri
perigliosi Zèfiri dal
soffio leggero a cui

fare la mia preghiera;
ho pregato il sole la luna
le stelle

ho cercato nel buio profondo
ho cercato tra mille appuntite
spade; ho cercato Dio

ho cercato, cercato

in un attesa che stringe
il cuore ho trovato solo
silenzio che aumenta

il dolore per dover
lasciare per sempre

il respiro

Angeli,angeli perdono
per i sogni infranti
per i giochi interrotti

perdono angeli dal cuore
dilaniato dal sorriso
strappato

della non vergogna
d’immonde mani;
perdono innocenza violata

piango lacrime lenitrici
di tanto orrendo
scempio

Oh pianto coprente terra
matrigna
perdono

più fiore sboccerà
più usignolo canterà
il sole sorgerà
malato
finchè l’oblio
regnerà
Oh angeli dall’innocente pianto
mondate questa terra
scèvra di giuste carezze

di calde amorevoli braccia.
Oh angeli perdono

perchè amo il fiume?
Non pel riflesso tremulo dei pioppi
nell'acqua smorta

non per la quiete
dei campanili a specchio

c'è qualcosa di me
nel suo andar silenzioso
ineluttabile

c'è qualcosa di me
in quel suo brividire
ad ogni ala
di vento
per comporsi
più innanzi

c'è qualcosa di me
in quell'ansia del mare lontano 

infanzia nella mia padana
seminata di case grandi
solitarie nella pianura
e grigie torno le volte scure

Vi giungono sentieri
di cielo lontano e d'acque morte
rossi nel tramonto e chiari
nell'alba ,sottili
come un taglio netto
nella terra scura.

Vi giungono in turbine
di vento echi di campane
misteriose oltre i pioppi
in fila
agli orizzonti violetti.

Cigola una porta e sbatte
forte
senza una parola d'uomo
senza un muggito

Quanto
quanto pesano le gocce di pioggia
sulle foglie cariche d'acqua
quanto pesa l'anima mia
dentro un cuore solitario
lento trascorre il giorno
mentre la giovinezza
scorre veloce il tempo
della maturità
 

Memento
Sulla tomba aspri rovi
selve di bandiere
e fantasmi
di gloria
un dolore terreno di madre
colla medaglia tra le mani.
Le vene della terra antica
coi solchi e fili d'erba
travolti dal vomere

Un sogno
Tocco il tuo cuscino vuoto
socchiudo gli occhi
il vento fischia

per ricordare
non restare lontano
ragazzo

tocca le corde con
le tue sapienti mani
desta in me

quelle emozioni
lontani dalle luci,
dalla folla

voglio soffocare

Macerie
Accanto alla casa sventrata
le travi imploranti nel cielo
pietà.
Dorme in un sonno pesante
di ruggine e morte
il carro ferrigno.
La testa pesante gli pende di lato.
Un ramo pietoso del vecchio rosaio
l'abbraccia col tralcio bruciato
ma amico.
Un vecchio paiolo riverso
su un mucchio di braccia.
Un vaso di coccio, slabbrato
in una ferita rossigna
che pare che dolga
e ciuffi qua e là di gramigna.
Nel grande silenzio c'è come
un urlo, un crosciare di schianti
un fumido afror di calcina
alle nari
un inferno di spari.
Eppure c'è appena sommesso
un vento leggero
che passa dappresso
e ti sibila appena all'orecchio
una qualche parola maligna
repressa:
vendetta!
A morte vigliacchi:
innocenti!....
e si perde lontano
laggiù tra quegli alberi stenti
con ciuffi sparuti di foglie
sui rami annaspanti nel cielo
stracci di nubi violette.
Intorno è deserto.
Tra le rotaie di fango
insecchite
è nata l'ortica.
Da un mucchio di pietre
lievita come un sospiro profondo...
Nel cuore c'è un risucchio
e un freddo....
è l'acqua laggiù
del fiume deviato
che specchia una lama di luce gelata
nel giorno che muore 

Sentinella
Nel cielo dell'alba le nuvole bigie
che scendono basse sull'ala del vento
con lembi disfatti,somigliano a vele
d'antichi naufragi nel mare del tempo

uno dorme, uno veglia

Nell'aspro del sasso due sacchi di cencio
due macchie di sporco, di grigio pastrano

uno dorme, uno veglia

La gota scarnita
rischiuma la barba nel mentre che trita
nuvole e pane
Si ferma !
La mano ripalpa la canna gelata....
riprende....
e il cuore rimastica nuvole e pane:
la morte, la vita la morte, la vita.

Lo scoppio rosseggia violento,feroce
e sibila sassi, brandelli sterpaglia....

non mastica più

s'accascia pian piano sull'altro che dorme
'''già l'ora del cambio?!''

Silenzio...
''Perbacco che sonno!...s'è già addormentato !''

uno dorme uno veglia

Dimmi piano
Dimmi piano
una parola di pace;
sento ululare nel vento
le mille bocche degli uomini
abbarbicati alla terra
con radici di sangue.
Crosciano i fiumi
tra i macigni ribelli;
s'aggrappano ai monti
affannose le strade,
guatano le lucerne sospettose,
la tenebra.
Tende nella notte i muscoli
il cane alla guardia
ed aspetta.
Mi brucia nel petto la sete
d'una parola di pace d'amore
serena,sommessa
come il respiro stanotte
nel tuo sonno riverso
di riccioli neri.

Nuoto nuoto
ma sono immobile
e lì davanti alla porta
dell'inferno chiedo
di poter respirare
in questo momento
mentre annaspo
per non annegare
vedo
l'orizzonte che chiede
la mia mano

Lasciatemi guardare
Lasciatemi guardare
la magnifica notte
tra fronde e alti pioppi
ascolto il vento
e un'antica melodia
agli scalini dell'amore

Un canovaccio s'annoda.
Io giro e vago senza meta
mentre il sole illude
la terra

Le ondate dei percorsi
si frangono sulla mia dimora
musica che mi culla,
nel fragore della tempesta

Sogno in solitudine
nelle notti d'inverno
delle speranze,
delle corse nei prati
dei miei giovani anni

Addio bambina lasciata.
Più voglio vedere
i grandi occhi a grappoli
intristire.
Addio

Ora son felice
non strapparmi
dal sogno notte;
ritarda il venire del giorno

Guardami amami
mentre la notte
nel silenzio d'abbracci
complice, fa l'occhiolino 

Non vedo
non vedo
la chioma bruna
balenare nel vento
baci di sole
risa d'acqua crosciante
inconsulta gioia
d'istinti
non più
una mano leggera
sana
una piaga dolente
di solitudine

abbarbicata alle radici, ai rami secchi fragili
...perduta in un tramonto viola..
sento l'avanzare della notte coi suoi silenzi scevra di doni
La mia esistenza devastata bruciata dalla sete..
Ho bisogno di bere alla fonte della speranza...ho bisogno di bere
il nettare della conoscenza....della vita
Concettuoso desiderio .....illusione che nutre i miei respiri e i
miei passi incerti..
Le mie mani si tendono ancora una volta....il freddo il nulla
pronti m' accarezzano.....
Indosserò il vestito più bello e mi griderò dentro cose che
nessuno udrà
Spasimo di vita...desiderio di percorrere ancora mille
e mille strade sconosciute....

Io sono
io sono il torrente in tumulto
vedo il volo di rondini felici
migrare in cieli d'eterno
per sempre
verso la spiaggia deserta
del sogno abbacinata di luce
che attende, in silenzio,
il dolore sommesso d'un onda.
A piedi nudi corro nella
gioia dei ricordi
cerco l'orme affannoso
sul lido del vento
che leviga scogli
rinvigorisce la terra antica
Il mio cuore cigola di brezza,
lampada fumida
alla taverna del porto
che brancola cerchi di luce giallastra
sui ciottoli triti
del vicolo buio

Anima vagabonda
Lascia ch'io beva fonte,
nel cavo delle mani
ho fretta e già domani
sarò di là del monte

Fonte: " Perché non vieni coll'anfora antica
Come le donne giù dalla collina?
Perché non resti nella valle amica
almeno un poco ?' Forse domattina
per la tua sete, non troverai niente.
Di là dal monte è brulla la contrada
nei campi non germoglia la semente
e sarai solo tu, il sole e la strada.
Ti sovverrai di me e sarò lontana.
Se tu mi avrai raccolta nell'orciòlo
allora proverai la virtù arcana
della mia linfa,allora, allora solo"

Amica ho già bevuto a cento fonti
in riva al mare azzurro, sorridente
di spume bianche… vuoi che ti racconti?
C'eran nuvole rosse giù a ponente
e vele esili,aguzze,verso il cielo
e son partita.Bevvi in mezzo al bosco
ed era un'acqua fresca come il gelo.
Eran ville e paesi.Non conosco
Il loro nome.So che c'era un alto
cipresso cupo, un casolare antico
un cielo terso del color di smalto,
un viale ombroso, un poggio aulente aprico.

Lascia ch'io beva fonte
nel cavo delle mani
ho fretta, e già domani
sarò di là dal monte.

Ricordi
In ricordo lontano
d'acque stagnanti
dorme lo stupore verdastro
d'un ponte.
Gelida pace di canne
appena fruscianti
tra i calami vuoti.
La rete deserta,sospesa
agli archi nodosi nel nulla.
Cose morte, lontane
io vedo soltanto
in pallida luce d'acque stagnanti
e cieca mi aggiro
tentando il buio d'intorno
con mani
disperate
d'alberi
nella bufera


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