Perché amo il fiume perché amo il fiume Non per il riflesso tremulo dei pioppi nell'acqua smorta non per la quiete dei campanili a specchio c'è qualcosa di me nel suo andar silenzioso ineluttabile c'è qualcosa di me in quel suo brividire ad ogni ala di vento per comporsi più innanzi c'è qualcosa di me in quell'ansia del mare lontano Ritornerà Ritornerà il bel tempo. Nell'aria, primizie di foglie. Odori di fili d'erba nudi piedi sulla terra e i fiori rifioriti. Ci libereremo dei mali la mitezza sorvolerà rancori. Ogni giorno sarà pieno il sibillante disincanto non renderà vana ogni prova di tornare a vita nuova. Torni la primavera a ridare speranze noi, della bellezza trascorsa in silenzio osserveremo il grande cielo e rideremo ancora. Come fragili pianticelle alzeremo le spalle curve per immaginare ali libranti oltre la morte la guerra il ruggito della belva umana. st. 17 nov.2009 ore 8 Monologo Il colle dell'infinito è ora fruscìo sommesso dell'invisibile lontana galassia il cavo d'un orecchio enorme d'un radiotelescopio. Al di là, torna il silenzio immenso . Tu sei sul pianeta coi piedi con le mani,con gli occhi con l'anima. Guardi, lo sfiori a volte con mani rapaci per stringere inutilmente una manciata d'acqua d'un mare immenso. T'impasti nel moto incessante. Corri i rischi dell'acqua del fuoco,delle lame delle punte dei bacilli che levigano,mùtilano dilaniano gratificano, ma....dove sei tu? Nelle idee nel pensiero forse? Nei momenti del cuore nell'inesprimibile senza parole dentro ? Ma dove ? Nel cervello. Nella rete meravigliosa dei neuroni che si richiamano fremendo come polipi con infiniti filamenti di braccia a raccontarsi e a mettere insieme come mosaico correttamente ricomposto variate sensazione di una vita intera. Ma quale vita, se non la tua del tuo corpo sul tuo pianeta. nel punto dove ti posi dove ti muovi ,tessi i giorni e le notti ? Come una stella nell'infinito ha il suo motto come un asteroide il suo giro come un sole la sua ruota come il tutto insieme... Tu sei...il tutto. ( senza titolo 3) Sulla strada pochi rumori foglie cadono danzando farfalle immobili ascoltano la danza sguardi languidi nell'ombra dell'autunno volti attoniti fissi prima di cadere Senza voglia Senza voglia registro il vuoto degli spazi cerco rifugio e scampo inutilmente in fondo alla strada gesticola il vuoto. Riflessa nello specchio guardo e fisso i miei occhi senza paura o peccati da scontare Più struggente Più struggente d'un assolo di violino d'un pianto di bambino struggente come un sogno perduto ogni istante,ogni minuto lo stare consapevole dei restanti spiccioli di vita. Angoscia s'intreccia nella notte dei pensieri. Vivo, com'è bello vivere. Ripudio la morte dimora senza luce dove raggi di sole non lambiscono i respiri Un dolore umano sgorga dal cuore un'abitudine senza tempo. Notti infinite baceranno questa terra. Io sarò musica, abbracciata alla mente dell'Universo alcun Dio sarà ad attendermi poichè in cielo come in terra, i poeti non sono amati. Godo d'un privilegio tremendo per questi tempi bui. Ora, voglio sentire ancora cantare gli uccelli poi, dormire, dimentica del dolore trasformato in spine. Un'aria fresca Un'aria fresca galleggia in un mare di silenzio tra alture brune e verdeggianti boschi . L'occhio spalancato sull'azzurro del cielo riflette a specchio il profilo dei monti riscontro perfetto l'aereo abbraccio si perde tra suoni di campanelle. Invisibili fauni nell'ombra intenti a sorvegliare le greggi. Un'aria fresca accarezza la mia fronte mentre distesa sto nella semplicità della terra. Le case grandi La mia padana infanzia, è seminata di case grandi solitarie nella pianura e grigie torno le volte scure. Vi giungono sentieri di cielo lontano e d'acque morte rossi nel tramonto e chiari nell'alba sottili come un taglio netto nella terra scura. Vi giungono in turbine di vento echi di campane misteriose oltre i pioppi in fila agli orizzonti violetti. Cigola una porta e sbatte forte senza una parola d'uomo senza un muggito. Parole Nella valle lontano,s'apre il verde cupo del bosco sogna la molle chiarità del prato porta come fiore , piccola casa bianca col tetto grande di rosso vivo. Parlo parole morte ad una ad una farfalle bianche chiamate dalla luce a vibrare un momento ed uccise. A piedi nudi cammino sulla coltre morbida della terra; gioia lontana di quando ero bambina. Cerco l'orme affannoso sul lido del vento che leviga le cose rinvergina la terra antica in primizia selvaggia quasi un libro di fiaba caduto riverso sull'erba. Futuro Entrando nella vita dove incominciò il respiro mi trovai sola, così negl'anni a venire. Futuro ha bilanciato la mia esistenza tra foreste minacciose. Invano cercai tane sicure,inciampai in caverne prive di ripari. Schianti, rami spezzati e sopra di me il cielo privo d'azzurro. Continuai il mio pellegrinare bevendo acqua gelata tremai di freddo vicino a ruscelli come un passerotto gettato dal nido. Gorgheggiai un pochino per non sentire il rumore del silenzio. Futuro aspettava in ogni angolo del bosco non mi lasciava parlare; sordo mi guardava io vedevo il divenire deserto. Tentai un timido gorgheggio ma in terra d'argilla sprofondai mentre ascoltavo come in un sogno il cinguettìo d'un passero. L'ascolto a lungo prima di sparire Italia mia Italia, patria mia percorsa da brividi e gocce di sangue maltrattata fin dentro le viscere da imbecillità cieche sorde di uomini vili ed ingordi di potere. I tuo poveri figli svuotati smembrati gridano senza più voce. Sulla tomba dei tuoi eroi aspri rovi e fantasmi di gloria. Solo un dolore terreno di madre con la medaglia tra le mani. Le vene della tua terra antica percorsa dai solchi e fili d'erba travolti dal vomere. Settembre dorme il vento in cespugli di sangue fruscianti dolce un canto di malinconia sulle trecce sciolte della terra che s'è data a un bacio violento di sole inebriante di rose incarnate vago di promesse sul labbro dischiuso dei frutti maturi. Caligine ambigua di sensi vanisce e una luce diffusa di trasparenze che sanno ritaglia il profilo dei tetti sotto un cielo sereno. Odore forte di tutte le cose disfatte. Una stilla di lagrima freme in nere pupille di grappoli Il tempo- 2 Passa il tempo uguale come la prora d'una nave immensa per acque morte con appena un fluir di spume grigie sulle tue tempie di madre. Nel mio cuore come il fianco del monte che par morsicato da un mostro rabbioso nel vento notturno, c'è una frana di cose innocenti perdute per sempre Verrà il tempo Verrà il tempo in cui potrò riposare senz'affanno. Cos'è rimasto da dire all'amore allo scioglersi dei ghiacci invernali al mattino senza luce alla primavera senza gemme, al vento, alla pioggia sferzati dal raggio di sole ; cosa dire ad un cuore che ha messo a tacere la gioia.... Quanto pesa un mattino senza schegge d'azzurro !... Gabbiani uno stormo di gabbiani s'innalzarono quella sera leggeri quasi aerei sospesi fra cielo e cielo come i sogni una danza, che li portava lontano. La linea azzurra dell'orrizzonte sembrava indicar loro la via. I miei piedi affondati nella sabbia lo sguardo perduto nella vitrea sera. Riflessi dorati nell'ora del tramonto, parean frantumarsi in briciole laggiù dove il mare fa l'occhiolino alla luna. Ricordi riversavano il loro peso sulla sabbia in una brevità protratta senza voci. Gabbiani, perchè non mi portaste con voi quella sera? Incide incide su noi la patina del tempo infelici maschere costrette dalla beffa delle genti un'ombra lontana si confonde col silenzio noi nell'autunno della vita ascoltiamo irose Moire in attesa Com'è stonato com'è stonato e nero il vento stasera odore di foglie appassite, la luna nascosta dalla tempesta la spiaggia dalla sabbia pallida fa d'alcova alla risacca e lambisce una carezza ad una barca abbandonata. Si staglia all'imbrunire una silhouette rapita dal sogno. Bisbiglia la notte tra veli di brume canzoni d'amore. Labbra vermiglie socchiuse sussurrano una prece alla luna svanita tra il vorticar del vento,in un cielo alto infinitamente distante dalla terra L a s c i a t e m i g u a r d a r e lasciatemi guardare la magnifica notte tra fronde e alti pioppi ascolto il vento e un'antica melodia agli scalini dell'amore Prigioniera prigioniera del sonno dell'anima da quanto non vedo boschi incantati profumati e pieni di colori? Guardiano del sonno perchè non m'hai svegliata la notte durevole offusca la mia mente. Non so più se è giorno o notte. Vedo ombre danzare minacciose. Il mio delirio al culmine della pena; vedo riccioli neri che un tempo ornavano il tuo viso bruno. Le corse nel bosco quando tu mi rincorrevi io fingevo in un gioco erotico di cadere. Segreti piaceri d'un tempo tiranno. Ora ho freddo, ed è piena estate. Nel cuore un verde sentiero solitario quando il mio sguardo rapito inseguiva nubi e alberi frondosi. Tu alitavi dentro me linfa d'amore. Noi esuli erranti su prati verdi sotto un cielo blu cobalto. Ora è tempo di contemplare la solitudine del bosco. Ho fretta ho fretta d'amore ho fretta d'ascoltare canzoni ho fretta di sentire sulla pelle la carezza del vento ho fretta d'odorarti ho fretta d' accarezzarti di guardare un tramonto ammirare i suoi colori ho fretta, fretta di sentirti, le tue mani su di me, mentre il tempo s'ostina a passare senza tener conto di quale torto può recare Fugge Fugge il mio spirito librandosi oltre le onde piange un amore ma un sorriso appare in un vorticoso danzare tra procella e irti rovi ; un'onda di ritorno porta un barlume di gioia un ricordo, un'immagine una speme, al calar della sera Promessa il mio occhio sognatore racchiude la tavolozza dei colori dipinge un'immagine di sogno, una promessa Piano piano Piano piano dimmi parole buone; dimmi che domani io vivrò senza più paura; benedetta sia la terra dove tu hai tratto linfa stringo tra le dita il tesoro della giovinezza, quando questa è trascorsa, e arriva la stanchezza dell'età matura. Dimmi piano che udrò i tuoi passi vicino alla mia porta, così avrò conforto; il dolore stenderà le ali, volerà via, non solo domani ma per sempre Che ne sarà in solitudine dove nessuno legge i miei pensieri mi sovviene un ritorno di parola leggera, dove coraggio e verità di un cuore generoso mutava il dolore in piccoli cieli; guato con ansia il fiume che trascina il pianto verso aridi deserti. Che ne sara' di questo amore? Ti ho ti ho sempre cercato in tutti i respiri vagando nel tempo frugando ogni angolo del mondo respiri che m'hanno sempre guidata al paese dell'arcano dei sorrisi e dei piaceri. Ora è sera,dove sono approdata? Stordita stordita dal forte boato che sconvolge la mia vita il cielo guarda il mio corpo esanime tra i flutti il mio corpo gira attorno al gorgo del risucchio. Attorno sembra tutto calmo. Il boato ora è più forte io annaspo il rumore dell'acqua assordante: acqua pesante come il piombo mi trascina nel vortice Io pilota d'una nave che s'inabissa nel centro del mare mentre la terra resta ostinatamente lontana senza mai appoggiare il capo su un morbido cuscino senza mai che un refolo fresco accarezzi la fronte corrugata senza mai una carezza nella sera.. Bevvi gocce d'amore dal sapore di veleno senza mai affondare la bocca nell'acqua fresca del ruscello senza che alcuno s'accorgesse d'.invisibili lacrime. Vento caldo della sera senza più alcuna pena senza ignorare il dolore porta una carezza allora. un malessere, una nausea prende lo stomaco stringendolo in un dolore ancorato. Dimora costante lo stiletto lancinante. Odio la luna innamorata il cielo le appartiene; ma questa è la terra dolce e amara l'ombra della felicità vaga,non trova dimora. E' una strana notte la mia. Luna che stai nel cielo aperto o, mia amata luna dal pallido colore; hai veduto questo letto così mesto?! Vieni, dì al vento di non far rumore di librarsi sopra la volta scura poichè così noi staremo insieme ancora... Com'è Com'è insistente il battere della pioggia sui ciottoli grigi lontano amore mio il tempo più il canto del vento ascolteremo scèvro d' un lontano cadenzato rintocco la speme sarà travolta da cirri di ghiaccio vaganti M'affascina il bosco nella notte nasconde amori taciuti presta l'udito ai sospiri d'amore scossa è la terra dai corpi affondati dove l'amor graffiato dai rovi si bea di piccole perle di sangue tempi lontani di notti dedicate all'amore ai sogni fioriti come giardini Come come l'ombra d'un uccello sull'acqua che subito sparisce così l'eco delle mie parole d'amore fuggono dalla mia immagine sfocata tocco l'invisibile incanto abbagliata del colore della luce del tempo che verrà. Accerchiata da note senza più suono vibra il mio canto, quasi attonito nel disordine di vita quando arriva la luce de giorno La mia ombra seduta senza spostare la mia ombra un filo invisibile separa me dall'altra ogni inizio e fine del giorno ciò accade m'illudo d'essere importante per chi ascolta le mie parole Ho poche cose di cui sono certa, ma le osservo con sospetto. M'accade di parlare ed accarezzare gli stipiti della mia casa vuota, mentre l'anima piange di pietà. Prigioniera del mio cuore antico e sepolto. Sera sul Po sprofonda in abissi di luce la nuvola che sale alta nel cielo stupore di case alle rive con grida di bimbi sull'acqua canòra come rondini a petto radente dorme il fiume un sonno di luce grigia di perla e la bocca socchiusa sussurra appena un fruscìo ai salici bassi del greto Tu Tu mi lascerai a nulla varranno i pianti miei il mio canto d'amore non si riempirà più di te dove sei in quale stella ti nascondi silenzi trasportati su ali di gabbiani il tuo cuore più non ode il mio lamento ascolto la notte che da te fluisce odio la morte che ti rapisce Se tu se tu ci fossi questa sera ti direi guarda il tramonto che impazzisce per noi Vorrei incatenare Vorrei incatenare il rumore del vento mentre la terra respira assieme a me e non trova pace, fendo le fitte nebbie e al chiaror del primo mattino si quieta il vento, il respiro e anche il pianto Nuvole e nuvole ai miei piedi spazi infiniti attorno a me un selvaggio vento mi trascina gettata l’ancora al porto sicuro non c’è posto per lacrime e paure una felicità d’argilla m’induce a spogliarmi della veste dorata Giorni e giorni di pioggia giorni inverni e primavere ho colto frutti giorni e giorni, estati autunni ho colto la rosa selvatica frantumi di vita spezzata all’imbrunire Pioggia Bagni la terra ristori calmi plachi la sua sete perchè lacrime che solcate il mio volto non placate la mia sete di giustizia d'amore di pace di sogni il vento soffia forte la pioggia impregna la terra mi giunge l'eco d'una soave sconosciuta canzone ristora la mia mente placa desideri in un abbraccio soffocante d'emozioni La guerra impasta gli uomini di cose. Hanno sofferto nella carne lo strazio dei tronchi divelti dalla granata. L'anima diventa triste e pesante nelle rotaie del fango della retrovia. I cuori sussultano premuti contro la terra scavata di fresco nel fragore della rabbia metallica. Abbarbicati alla terra al macigno alla vita colle mani artigliate dei morti. La mano amica che nell'inferno ha teso da bere in silenzio è tutt'uno col ramo d'ombra nell'ora di sosta. Nel ricordo s'affacciano sempre uomini taciturni fra cose eloquenti Trama Trama la notte sognando il giorno di luce e di vento chiome da spettinare e fanciulle dalle gote vermiglie bramose rose rosso fuoco e cuori da infiammare. Ho amato un sogno stanco io e te perennemente insieme giorni ore e anni vissuti si riempiono di noi.. Io mi perdo come stella cadente tra palpiti e onde di te La notte trama tagliando il velo sottile che separa l'alba piegata dal vento vibrante,scivolo lungo i fianchi della vita ora , perduta dietro una lacrima Solitudine Profumi di verde nel velo sottile dell’aria un grido infinito come l’azzurro si spande nel cielo bisbiglìo di voci di foglie danza pietrificata di tronchi d’intorno fervore intimo d’erbe sommesso una foglia caduta è come il vanire d’un sogno l’anima esulta nella pace: io son come l’alga tortile folle verdastra nel seno dell’onda che levita appena un sospiro.. Non piangere se me n’ andrò la gioia se n’ è andata desideri assopiti fa freddo nel cuore che non ha più sogni sfavillanti lo spirito si ribella al dolore del mondo non piangere se me n'andrò non voglio più essere pasto per cani Calabria Brulla terra di Calabria adagiata su aspre colline arse dal sole terra antica come il tuo mare; come il ventre rotondo delle donne native che orgogliose camminano ondeggiando i larghi fianchi. Statici secolari ulivi riposano su un suolo a loro ospitale. Colline dallo sguardo altezzoso fiancheggiano strade assetate; fiori selvatici ardono nei boschi; s'apre la montagna dando vita a freschi ruscelli il sole splende sul giorno in un cielo blu profondo sopra una terra chiusa, in solitudine Silvia Trabanelli (sono emiliana non calabrese...la Calabra mi ha mi ha ispirato questi versi) Voglio tener lontana la notte, canto per alleggerire l’attesa il mio sguardo osserva desolato le briciole di vita che un piccolo tordo librandosi trasporta lontano Baciami Baciami la bocca e rendi folle il tuo sapore un furore ardente pièga il mio fiore palpitante al volere d'amore Ebra di te, annego nei tuoi occhi sento tangibili le tue mani che mi trascinano in un'onda azzurra morendo nell'estasi in un idioma alle origini Vittima sacrificale aggrappata a un soffio a un lembo colorato faticoso andante prima di finire Amore coprimi di baci e io rapita profumerò di gelsomino amore rendimi per sempre il tuo odore che silente s'adagia come fresco tulipano sul mio ventre di spuma leggiadra. Esplode la terra miriadi di coriandoli linfa preziosa vibra così di vita, generando semi vittoriosi sulla morte ti sento dentro ogni poro della mia pelle dentro ogni anfratto della mia anima; ti muovi dentro di me e mi lasci stordita. Instancabili le tue mani e la bocca cercano la mia pelle raccolgono rivoli di sudore e il nettare di Venere. A te avvinghiata la mia anima si muove in una danza senza tempo Voci odo voci d'incanto nel mio pellegrinare notturno Soavi armonie e soffio di Zefiro accompagna l'arcana melodia. E nella notte splendente di stelle fantastiche creature m'accompagnano mentre intorno vibra la natura, scossa d'assordante silenzio ad ascoltare. Il cielo urla disperato d'improvvise nubi ottenebrato sulla mia fronte un rivolo di sudore fà capolino: è il risveglio davanti a me l'alba che tinge di chiara luce la mia stanza La mia voce non è oggi quella di ieri e domani sarà un'altra e sempre un'altra ancora come il fiume che scivola lento abbracciando il mare trascinando sterpi corrodendo il labbro terroso della sponda gonfiando la vena del fosso; trascinerò ricordi ad ogni tramonto fino a quando il mare sarà calmo il silenzio avvolgerà la terra sotto l'immensa fissità del cielo Tempo Quando arriva la sera e l'ultimo sole bacia la terra, pietre antiche e luminose s'accasciano nel tiepido languore. Il tempo trascorre pulsano le emozioni nelle ondate dei ricordi e quieto riposa Fuoco Brucia il fuoco nella casa deserta il buio fitto lo sorprende, leggeri i miei passi verso nulla s'addensa la bruma sul sogno orrendo. P rovo a non cadere per il tormento talamo cattedrale distrutta, la battaglia è finita spento il fuoco Fugge desolato il vento è troppo fredda questa chiesa grido in silenzio al vento con il petto in tumulto -apri il chiavistello della casa, squarcia la tenebra …con un sussurro S'ode il canto dell'allodola appollaiata sui rami libere si spiegano le foglie in ogni ramo, cantano di gioia i ruscelli; s'aprono i fiori al dolce vibrare delle api l'aria odora, mentre nel cielo alto, l'azzurro inneggia maestoso alla vita inebriando la terra intera ; resto muta innanzi allo sconvolgente splendore, in una beatitudine che nutre il cuore Dolori costanti come il lento battere dei rintocchi rabbiosa l'anima vibra negli occhi di pianto risponde il cuore stanco sento il vanire dei sogni stretti in un abbraccio Nel cielo dell'alba le nuvole bigie che scendono basse sull'ala del vento con lembi disfatti,somigliano a vele d'antichi naufragi nel mare del tempo uno dorme, uno veglia Nell'aspro del sasso due sacchi di cencio due macchie di sporco, di grigio pastrano uno dorme, uno veglia La gota scarnita rischiuma la barba nel mentre che trita nuvole e pane Si ferma ! La mano ripalpa la canna gelata.... riprende.... e il cuore rimastica nuvole e pane: la morte, la vita la morte, la vita. Lo scoppio rosseggia violento,feroce e sibila sassi, brandelli sterpaglia.... non mastica più s'accascia pian piano sull'altro che dorme '''già l'ora del cambio?!'' Silenzio... ''Perbacco che sonno!...s'è già addormentato !'' uno dorme uno veglia Appena tu chiedi alla morte in silenzio di scavarti una buca ove sia colla mano scarnita e grifagna di buttarti un pugno di terra in bocca per non dir parole cattive sugli occhi, per non veder più miseria e dolore nel buio del cuore si leva il cantare d’un grillo d’un niente e tu speri Lasciatemi guardare la magnifica notte tra fronde e alti pioppi ascolto il vento e un'antica melodia agli scalini dell'amore Profumi di verde nel velo sottile dell’aria un grido infinito come l’azzurro si spande nel cielo bisbiglìo di voci di foglie danza pietrificata di tronchi d’intorno fervore intimo d’erbe sommesso una foglia caduta è come il vanire d’un sogno l’anima esulta nella pace: io son come l’alga tortile folle verdastra nel seno dell’onda che levita appena un sospiro.. riflessioni Relegata nel mio limbo sviluppo ancestrali memorie plagio la memoria malessere che penetra toccando le radici nel disgelo dei pensieri,bolle inespresse di parole vaganti Respiro L'anima mia vola alta nello spazio infinito cercando con giri perigliosi Zèfiri dal soffio leggero a cui fare la mia preghiera; ho pregato il sole la luna le stelle ho cercato nel buio profondo ho cercato tra mille appuntite spade; ho cercato Dio ho cercato, cercato in un attesa che stringe il cuore ho trovato solo silenzio che aumenta il dolore per dover lasciare per sempre il respiro Angeli,angeli perdono per i sogni infranti per i giochi interrotti perdono angeli dal cuore dilaniato dal sorriso strappato della non vergogna d’immonde mani; perdono innocenza violata piango lacrime lenitrici di tanto orrendo scempio Oh pianto coprente terra matrigna perdono più fiore sboccerà più usignolo canterà il sole sorgerà malato finchè l’oblio regnerà Oh angeli dall’innocente pianto mondate questa terra scèvra di giuste carezze di calde amorevoli braccia. Oh angeli perdono perchè amo il fiume? Non pel riflesso tremulo dei pioppi nell'acqua smorta non per la quiete dei campanili a specchio c'è qualcosa di me nel suo andar silenzioso ineluttabile c'è qualcosa di me in quel suo brividire ad ogni ala di vento per comporsi più innanzi c'è qualcosa di me in quell'ansia del mare lontano infanzia nella mia padana seminata di case grandi solitarie nella pianura e grigie torno le volte scure Vi giungono sentieri di cielo lontano e d'acque morte rossi nel tramonto e chiari nell'alba ,sottili come un taglio netto nella terra scura. Vi giungono in turbine di vento echi di campane misteriose oltre i pioppi in fila agli orizzonti violetti. Cigola una porta e sbatte forte senza una parola d'uomo senza un muggito Quanto quanto pesano le gocce di pioggia sulle foglie cariche d'acqua quanto pesa l'anima mia dentro un cuore solitario lento trascorre il giorno mentre la giovinezza scorre veloce il tempo della maturità Memento Sulla tomba aspri rovi selve di bandiere e fantasmi di gloria un dolore terreno di madre colla medaglia tra le mani. Le vene della terra antica coi solchi e fili d'erba travolti dal vomere Un sogno Tocco il tuo cuscino vuoto socchiudo gli occhi il vento fischia per ricordare non restare lontano ragazzo tocca le corde con le tue sapienti mani desta in me quelle emozioni lontani dalle luci, dalla folla voglio soffocare Macerie Accanto alla casa sventrata le travi imploranti nel cielo pietà. Dorme in un sonno pesante di ruggine e morte il carro ferrigno. La testa pesante gli pende di lato. Un ramo pietoso del vecchio rosaio l'abbraccia col tralcio bruciato ma amico. Un vecchio paiolo riverso su un mucchio di braccia. Un vaso di coccio, slabbrato in una ferita rossigna che pare che dolga e ciuffi qua e là di gramigna. Nel grande silenzio c'è come un urlo, un crosciare di schianti un fumido afror di calcina alle nari un inferno di spari. Eppure c'è appena sommesso un vento leggero che passa dappresso e ti sibila appena all'orecchio una qualche parola maligna repressa: vendetta! A morte vigliacchi: innocenti!.... e si perde lontano laggiù tra quegli alberi stenti con ciuffi sparuti di foglie sui rami annaspanti nel cielo stracci di nubi violette. Intorno è deserto. Tra le rotaie di fango insecchite è nata l'ortica. Da un mucchio di pietre lievita come un sospiro profondo... Nel cuore c'è un risucchio e un freddo.... è l'acqua laggiù del fiume deviato che specchia una lama di luce gelata nel giorno che muore Sentinella Nel cielo dell'alba le nuvole bigie che scendono basse sull'ala del vento con lembi disfatti,somigliano a vele d'antichi naufragi nel mare del tempo uno dorme, uno veglia Nell'aspro del sasso due sacchi di cencio due macchie di sporco, di grigio pastrano uno dorme, uno veglia La gota scarnita rischiuma la barba nel mentre che trita nuvole e pane Si ferma ! La mano ripalpa la canna gelata.... riprende.... e il cuore rimastica nuvole e pane: la morte, la vita la morte, la vita. Lo scoppio rosseggia violento,feroce e sibila sassi, brandelli sterpaglia.... non mastica più s'accascia pian piano sull'altro che dorme '''già l'ora del cambio?!'' Silenzio... ''Perbacco che sonno!...s'è già addormentato !'' uno dorme uno veglia Dimmi piano Dimmi piano una parola di pace; sento ululare nel vento le mille bocche degli uomini abbarbicati alla terra con radici di sangue. Crosciano i fiumi tra i macigni ribelli; s'aggrappano ai monti affannose le strade, guatano le lucerne sospettose, la tenebra. Tende nella notte i muscoli il cane alla guardia ed aspetta. Mi brucia nel petto la sete d'una parola di pace d'amore serena,sommessa come il respiro stanotte nel tuo sonno riverso di riccioli neri. Nuoto nuoto ma sono immobile e lì davanti alla porta dell'inferno chiedo di poter respirare in questo momento mentre annaspo per non annegare vedo l'orizzonte che chiede la mia mano Lasciatemi guardare Lasciatemi guardare la magnifica notte tra fronde e alti pioppi ascolto il vento e un'antica melodia agli scalini dell'amore Un canovaccio s'annoda. Io giro e vago senza meta mentre il sole illude la terra Le ondate dei percorsi si frangono sulla mia dimora musica che mi culla, nel fragore della tempesta Sogno in solitudine nelle notti d'inverno delle speranze, delle corse nei prati dei miei giovani anni Addio bambina lasciata. Più voglio vedere i grandi occhi a grappoli intristire. Addio Ora son felice non strapparmi dal sogno notte; ritarda il venire del giorno Guardami amami mentre la notte nel silenzio d'abbracci complice, fa l'occhiolino Non vedo non vedo la chioma bruna balenare nel vento baci di sole risa d'acqua crosciante inconsulta gioia d'istinti non più una mano leggera sana una piaga dolente di solitudine abbarbicata alle radici, ai rami secchi fragili ...perduta in un tramonto viola.. sento l'avanzare della notte coi suoi silenzi scevra di doni La mia esistenza devastata bruciata dalla sete.. Ho bisogno di bere alla fonte della speranza...ho bisogno di bere il nettare della conoscenza....della vita Concettuoso desiderio .....illusione che nutre i miei respiri e i miei passi incerti.. Le mie mani si tendono ancora una volta....il freddo il nulla pronti m' accarezzano..... Indosserò il vestito più bello e mi griderò dentro cose che nessuno udrà Spasimo di vita...desiderio di percorrere ancora mille e mille strade sconosciute.... Io sono io sono il torrente in tumulto vedo il volo di rondini felici migrare in cieli d'eterno per sempre verso la spiaggia deserta del sogno abbacinata di luce che attende, in silenzio, il dolore sommesso d'un onda. A piedi nudi corro nella gioia dei ricordi cerco l'orme affannoso sul lido del vento che leviga scogli rinvigorisce la terra antica Il mio cuore cigola di brezza, lampada fumida alla taverna del porto che brancola cerchi di luce giallastra sui ciottoli triti del vicolo buio Anima vagabonda Lascia ch'io beva fonte, nel cavo delle mani ho fretta e già domani sarò di là del monte Fonte: " Perché non vieni coll'anfora antica Come le donne giù dalla collina? Perché non resti nella valle amica almeno un poco ?' Forse domattina per la tua sete, non troverai niente. Di là dal monte è brulla la contrada nei campi non germoglia la semente e sarai solo tu, il sole e la strada. Ti sovverrai di me e sarò lontana. Se tu mi avrai raccolta nell'orciòlo allora proverai la virtù arcana della mia linfa,allora, allora solo" Amica ho già bevuto a cento fonti in riva al mare azzurro, sorridente di spume bianche… vuoi che ti racconti? C'eran nuvole rosse giù a ponente e vele esili,aguzze,verso il cielo e son partita.Bevvi in mezzo al bosco ed era un'acqua fresca come il gelo. Eran ville e paesi.Non conosco Il loro nome.So che c'era un alto cipresso cupo, un casolare antico un cielo terso del color di smalto, un viale ombroso, un poggio aulente aprico. Lascia ch'io beva fonte nel cavo delle mani ho fretta, e già domani sarò di là dal monte. Ricordi In ricordo lontano d'acque stagnanti dorme lo stupore verdastro d'un ponte. Gelida pace di canne appena fruscianti tra i calami vuoti. La rete deserta,sospesa agli archi nodosi nel nulla. Cose morte,
lontane io vedo soltanto in pallida luce d'acque stagnanti e cieca mi aggiro tentando il buio d'intorno con mani disperate d'alberi nella bufera |