Pellegrini
Sono venuto da Bari, Pavia, di Venezia,
Sono venuto dalla Spagna, Frank furt, Germania,
In mare, il mare
Diffondere le borse dei miei nonni
Ed eccomi qui
Qui ho
In una terza classe della nave
Sono ancora un terzo
Ma onestamente
Ripreso anche la nave
E il modo in cui è venuto
E il mio modo di
Io vado per mare, come ho fatto io
I viaggi che sono in viaggio
Le orme di mio nonno
Le orme di mio padre
Le orme dei miei figli
De Bari, Colle, Pavia, Spagna.
Figli della contraddizione
C`era una volta Donna Maria,
Buona madre di tre bambini,
Ognuno, seguendo un cammino.
Parti d´uno unico destino.
Frutti della propria miseria.
I tre formano un ciclo.
Antonio era l`operaio,
Pietro era il ladrone.
Giovvanni era il soldato.
Tutti i tre erano Fratelli.
Andavano delle stesse vie,
Abitavano nello stesso quartieri.
La disgrazia della miseria
É la propria contraddizione
Tiro che esce dalla culatta,
Mano che ferisce l`altra mano,
Uno eterno suicidio.
Una eterna autofecondazione.
É la miseria della miseria,
É un fratello che uccide l´altro
Ella a se stesso governa
Come il ciclo della alimentazione,
Baco che mangia baco,
E della terra é mangiato.
Terra che fa nascere la miseria,
Foresta di interrogazione,
La madre che partorisce l´operaio,
Partorisce la contraddizione,
Partorisce anche il soldato,
Partorisce anche il ladrone.
Giovanni reprime Antonio,
I due reprimono il ladrone,
Antonio da Pietro é rubato,
Ambedue sono uccisi da Giovanni
Uscirono i tre dello stesso ventre,
Figli della contraddizione.
Giardiniere Mio cuore è un fiore nella mano d´uno guerrigliero che passa il tempo camuffato per dare un tiro sicuro per te attingere con amorevolezza per te attingere in pieno Mio cuore è un fiore nella mano d´uno guerrigliero Mio cuore é un fiore nella mano d´uno giardiniere Che passa il tempo badando e conservando l´aiuola che se mescola con la terra e se malia con l´odore mio cuore è un fiore e della io faccio segreto.
Uguali, tanto differenti. Viene con me a vedere i colori della foresta, Un albero riunisce molti toni, Nella quercia le felci sono capelli, Loro coprono il suo tronco fatto peli, Chi percepisce vede i colori differenti, Ogni specie con il suo verde, Come la gente ! Amico mio, la notte é come una foresta, Con buon tempo il cielo sembra essere in festa, Nel trarre d´una stella cadente, La Via Lattea è sempre più risplendente, Chi percepisce vede che tutte le stelle, Come la gente, sono uguali, Tanto differenti!
Il tocco Il tocco bello delle mani é quello che tocca, incanta, affonda le dita, che entra, addentra nella pelle, nel corpo, nella mente e non mente, é certo chi sente. Il tocco, il tocco, il tocco della gente addentra il frutto fino alla semente. Passeggia nel corpo e sale allo capo, e scende nei piedi, sotto dei piedi, e bagna le dita nella fonte della gente, passeggia del lato, dietro e davanti. Il tocco che tocco e tocco solamente é il tocco che muta il sangue della gente. Chi tocca l’altro con il tocco che tocco addolcisca l’anima e si fa contento, rizza i peli e fa con la gente bello diritto, bello nel rovescio. Sono pochi che toccano il tocco che tocco che quando io inciampo mio corpo presente. Il tocco bello delle mani é quello che tocca nella lingua, nelle labbra, nei denti, che tocca la pancia, che tocca per dentro, che tocca negli occhi, che tocca nel petto, che tocca il cammino, che tocca il vento, che lancia la gente in un nuovo tempo.
Il fiore che non muore É sbocciato così fra altri selvaggi Ha steso suo caule tra il verde dei rustici É venuto così alla superficie in questo infinito di foglie E si è dato in fiore ai miei occhi Di tanti petali rossicci ha formato un mazzo, soave, vellutato, quasi realizzando, (dai desideri che mi ha espresso con la sua bellezza), la copula animale-vegetale. Egli fiore, io una donna. E solo gli mancano i movimenti. Mutano le stagioni, egli si affatica, ma non pare. Colorisce la natura rompendo la uniformità del verde, la monotonia. Rinasce in se stesso, si rivivifica. Fissa a me della distanza che separa le specie. Innamorati, in uno incanto mutuo rompe la barriera fisica e me feconda con il polline della poesia.
La più lontana via Andando Andando Andando Miei antecessori ... Miei bisnonni andando Miei nonni andando Miei padri andando Io ritornando. Ah ! Europa mamma mia Che a tanti facesti partire Poco più di cento anni Che io sono qui.
Colle Umberto Da molto che ascolto parlare di te, che ti cerco, in vecchi documenti, certificati, lettere, ricordi, nel vento Mia memoria atavica ha ti cercato in accenni e segni, miei occhi ti vedendo in traslati di cortili, in ricordi architettonici di abitazioni di emigrati C'é momenti in che ti sento vicina, nella pelle mia, nei miei peli, nel formato della mia faccia In altre volte lontano, che bisogno viaggiare per valli, campagne, costiere, mari ed oceano In tuo incalzo In tua direzione Immagino me in te, toccando la tua terra, sostenuto per tuo terreno, andando per tue vie, raggiungendo montagne, salendo antiche scale, guardando pareti, mobili, aprendo finestre per ammirare tue case, ogni dettaglio del tuo orizzonte, tue bambini, tuo cimitero, Tutti i tuoi abitanti Colle Umberto di andate e venute, di partenze e ritorni, divagazioni e sogni Come se in te io potesse ancora trovare una parte di me un pezzo della anima mia ancora che nel silenzio nella solitudine dell´alba. |