Prendo vita
Prendo vita
da un'acqua materna,
raccolta in tralci
di sangue sapiente
e destino che matura.
Il cielo crea
la mia impronta
e mi immerge
in equilibri di luce,
fiducioso
delle mie chiare fondamenta.
Dialogo di 2 anime
" DIMMI se tutto un orizzonte
ci regge entrambi
per salvarci la pelle
d'azzurro.
Un buon trionfo di luce
mi ricalca l'anima
come sonorità maschile
d'aurore.
Cogli dal mio esistere
la formula
di un credo fiducioso.
Possiamo rifugiarci
nelle stanze di un silenzio...
ed aprire
parole come confini.
Il nostro incontro si perse,
con tracce d'anima...
che disposi nel mio io.
Legai le corde di un aquilone...
lo feci volare...
come pensiero
che sa attraversarci.
VEDEMMO NASCERE...
AL SOLE...
IMPARAMMO VIA.
(poesia a 4 mani di Michela Zanarella e Vincenzo Cinanni)
Il rumore della polvere
Non c'è che il rumore della polvere
in questa strada bianca
decorata da croci accecate
da polline astratto, rosso scarlatto.
Poco il sole che si concede
agli occhi danzanti del destino.
E' l'azzurro a storcere le labbra
e a stringere a sé il vuoto.
Questa terra porta l'amaro
di docili fiati d'ebrei che si svuotano
tra capricci d'arie spinate,
questa terra somiglia
alle vene di un tramonto
costretto a brindare col male
e a tingersi il volto di nebbia.
Rastrellano carni e ghiaie
i gas alle baracche,
numeri in stoffe zebrate
si abituano in fretta
a profili di lager.
Salive adulte e bambine
inciampano rapide in uno sparo.
Non c'è più tempo per esistere.
Nudi orrori dormono in fila
accanto alla neve.
Natale a Monteverde
Palpita di celeste il quartiere.
Ai vetri un dicembre impaziente
penetra tutto,
gente, asfalto, una ragione che non esiste.
Io mi potrei perdere
in carnagioni di luce,
nelle fibre di voce di un gelo
in attesa di sacralità.
Una fermezza antica
mi perlustra il petto di candore,
chiama in vita il Natale,
un ardere di pace e giochi alberati.
Sull'uscio degli occhi
un calore rosso
si stacca e va ad infrangere
l'ortica
che lontana ha il mio intimo
odore di casa.
Alla città dei sensi
C'è pelle che prega
carezze vestite d'amore
e nei sentieri rosa
incide il suo destino.
Viene un vagare dolce
di sospiri senza stagione,
effervescente l'istante
si fa luce tra fianchi
e vapori.
Nell'acqua più antica
del piacere,
tra filari di brividi
e piramidi di voce,
io corro alla città dei sensi.
Tu dici vado in mare
nei miei baci,
ti muovi in me
con le pupille ebbre d'esistenza.
Teneramente esploro
gli scogli del tuo fiato,
la città vive
ed io penso a morire
negli angoli delle tue labbra.
Io nell' amore
Io nell'amore,
in mezzo ad orti di fiato
rivelo agli istinti umiltà.
Sempre un brivido senza vento
rincorre pianerottoli di voce
dove la notte insegna un chiudersi
di labbra agli orizzonti.
Mi chiami il torrente
al mistero sacro del piacere
contro il fusto d'occhi e gelsi,
mentre le pelli giocano in grido
alla verità dei bambini
come aromi innocenti al primo
passo in sogno.
Ciò che le ciglia attendono
è l'incantesimo di un seno in agguato,
assorto tra metallici riflessi
di una schiena che cade aggredita
dal vapore d'ignoto.
Ho sceso i destini tanto simili
all'irrequietezza del tempo
e nell' affrontare la luce
ho impedito che il fuoco
uscisse dalle nostre unghie,
dal nostro palato.
La casa degli istinti
La linea del cielo
risciacqua una poesia
nella tua voce.
Io sto in ascolto.
Con il cuore da bambina
soffio l'infinito che si specchia
nell'aria
e rinasco nel sughero della tua bocca.
La casa degli istinti è vicina,
sotto la buona pioggia di un tremore,
dentro l'onda giovane di uno sguardo
senza misura.
Le mie labbra nascondono fulmini,
una sequenza di baci illuminati,
l'ossessione paziente
di un amore che copre intere stagioni,
zolle, orizzonti.
Cade passione su tutte le vene
e così vivo e ferisco di gioia
il fondo della memoria.
Ti vengo a cercare nella capigliatura
dell'anima e
ti trovo rugiada che veglia
piacere eterno sul pavimento
degli occhi.
I pazzi ridono di notte
Intorno a me follie bellissime
rovesciano la mente
e mi schiantano nel buio
ad imparare l'assurdo.
I pazzi ridono di notte
e non importa il gioco di una rima
o la croce di un mondo
che condanna.
Più ridono del rumore
del loro orizzonte,
mentre abbracciano ghiaccio
e confuse lacrime,
più intrecciano libertà
ad alberi e saggezza.
Pure il mio spirito
è gola e bocca
per carestie di ragione.
Noi, maledetti nel sangue
e nel midollo,
sappiamo rotolare tra gli abissi
e ritardare il grido della morte,
stringendo tra i denti altri cieli.
Nel tempo della luna
Mi sfiora ogni notte la tua anima
e nel tempo della luna
il silenzio cerca tra le lenzuola
le acque di un amore in fiamme.
Mi sveglia una luce di ciglia
assetata della mia carne.
La passione vive quando ancora
il cielo tace.
E quel frugare tra le labbra
eternità,
quel gridare all'alba il volto del piacere
è eco di paradiso sul cuore.
Vado per il tuo corpo
a vivere l'amore, che già grida
a piedi scalzi.
Dalla tua fronte bevo
gocce salate di notte in cielo.
Una passione ignota prende le ghiaie
di nudo tremare.
Lunga la strada al piacere
mette esilio nei tuoi occhi.
Vado per il tuo corpo
a spingere in cuore dolcezza,
a rompere l'onda precoce
d'istante.
L'eco bianco delle stelle
E' notte,
un rincorrersi buio di sogni
sotto l'eco bianco delle stelle.
Cerco il rumore chiaro della luce
tra le gonne di una luna in equilibrio.
Aquiloni neri confondono
le gerarchie del cielo.
Vorrei capire,
capire e sentire il passo veloce
delle distanze,
aggrappandomi alle labbra
di un silenzio quasi perfetto.
Al contatto con i miei occhi
le allegrie di una cometa
annusano le lenzuola del confine.
E fuggo con la pelle
a godere
il naufragare lento di un nettare
d'estate.
Fiato impuro
Come un inverno in guerra
continuo a masticare
gelidi precipizi.
Dal seno buio del silenzio
raccolgo le febbri
di un temporale.
Non so come nasce
tutta questa ferocia,
si spalancano pupille
arrossate da suoni nervosi.
Tenebre solitarie
si riproducono in fretta.
Ciò significa
che il mio fiato impuro
è schiavo
d' atroci inganni.
Tenerezze di carta
E' inganno il vento,
strappa il ventre colorato
di ciglia ondulate,
non ascolta il fiato
di mani bambine.
Fatiche arancioni
si spogliano veloci
tra le nuvole.
Ridono le rondini.
Intanto la luce
ingoia tenerezze di carta,
forse piange il tatto
l'ombra timida che si allontana.
Oltre il cielo,
un silenzio immobile
affamato di giochi.
Inferno a Viareggio
Fuoco.
E la stazione
un lenzuolo di fiamme.
Ciuffi di carne
già croce tagliente.
Battaglie di rosso
ad ogni respiro,
il calore ignora le rughe
e la paura dei lampioni.
La notte è gelido cielo
di cenere,
urla sonnolente
l'incubo al resto del mondo.
Muore lo stormo
di occhi e di mani.
L'istante sembra
un inferno troppo eterno.
Un' antica promessa
Forse la vita è nel mio sfidare
le correnti,
sopra le voci esili della luce,
nell'ultimo canto di una stagione
confusa.
Passano ombre dentro i miei giorni
come mani affamate di speranza.
Cerco di non abbandonarmi
tra le pareti di un silenzio ingombrante
e raccolgo tutto il bene
che la terra mi offre.
Attraverso lo specchio dell'anima
riconosco il mio umile respiro,
sono ad un passo dal destino.
Ecco la luna che mi cammina
accanto, ecco le ali di un fratello
candido.
Tornano i miei cari a cullare
il mio pianto,
ricomincio a giocare con il ventre
del tempo.
Scopro che l'esistere assomiglia
ad una lunga strada di nuvole,
è un'antica promessa che non
si può fermare.
Luce bambina
Provo amore per la vita.
Toccando l'aria
tocco il piacere
di un cielo indifeso,
senza confini.
Non posso ignorare
che Dio ha preteso
la mia immagine,
ha voluto ch'io fossi
una luce bambina
con le sue debolezze.
Ogni mia lacrima
ogni mio dolce sorriso
sono testimonianza
che non fingo di esistere.
Quando nasce il giorno
ed il sole sfiora le mie guance,
so che accanto ho una forza
divina
che mi risveglia,
che mi aiuta a crescere.
E' meravigliosa
la terra che mi guarda
respirare il mare
e che mi porta i suoi colori
fra le labbra.
Voglio vivere qualcosa
che non sia perfezione,
tremando nel cercare
la mia libertà,
voglio sentire la gioia
delle nuvole
e stringere alleanza
con l'infinito.
La migliore immagine di me
Saranno i figli
a guardare con orgoglio
la mia terra.
Porterà sempre
il mio silenzio
l'alba
che sosta sul mare.
Avranno la mia stessa allegria
le sabbie,
che si addormenteranno
nei sogni inventati dal sale.
La migliore immagine di me
resterà tra gli scogli,
come limpida atmosfera
che affida il suo abbraccio
alle nuvole.
Le acque non crederanno
ad un addio,
la vita continuerà a cercarmi
nei paradisi verdi,
dove forse avrò radici
e speranza di non invecchiare
in solitudine.
Ogni onda,
ogni alga lascerà ch' io doni
il mio spirito
alla luce,
proteggendo il sangue
del mio sangue
con il ricordo della mia dignità.
Istante
Posso sperare
nel cielo
quando apre il suo silenzio
alla luce,
posso credere
alla luna
quando ghiaccia
le polveri
e bussa alle impronte
della notte.
Mi scopro istante
che si specchia
nel vento,
ho la voce di sogni
lontani.
Incrocio il mio destino
al sapore caldo della terra,
so resistere alle piogge
alle nebbie
ai precipizi.
Vivo in un soffio,
il mio corpo è sciolto
tra i confini,
sfugge.
Avvicinarmi al sole,
al rosso di una guancia
mi libera al mio fruscio.
Lontano dall'orizzonte
Se la terra sapesse
quanto desidero la sua profondità,
l'umidità e l'aridità
del suo silenzio,
forse mi lascerebbe
cadere assieme alla pioggia
fino a farmi diventare
l'ultimo sorso di luce
di un sogno.
Sono certa che esiste
un mondo nascosto
dove sono sepolte
le lacrime dei tramonti,
le speranze della notte,
i segreti di paradisi incompleti.
Non temo di incontrare
nel vuoto un mare di fango che non sa
guardare le nuvole.
Pur di raggiungere
il mio destino
respirerei tutte le polveri
del tempo,
mi farei inebriare
dall'amaro delle radici.
Basteranno le rugiade
e le pietre
a farmi sentire viva
lontano dall'orizzonte.
Il tango delle nuvole
Seguendo le labbra
del destino
ho scoperto che il tempo
si specchia
nella mia pelle che invecchia.
Forse la mia anima
riuscirà
ad allontanare i secoli
a giocare coi miracoli
a stendersi sopra l'erba
fresca del paradiso.
Mentre le mie mani
chiedono con insistenza
il tango delle nuvole
ed il fiato caldo di un angelo,
c'è una vita che sfugge
tra le acque del mare,
che s'infila tra le linfe
e diventa pioggia,
umido silenzio
da ascoltare.
Un angolo solo per noi
Scegliere il cielo
per guardarti dall'alto
lasciandoti andare nel silenzio
del vento.
Far cadere un aquilone
dalle nuvole
solo per farti alzare lo sguardo
verso il mio mondo.
Come un angelo
ti aspetterei per ricominciare
l'amore
o forse solo per coprire
il rumore
di un battito sospeso
nel cuore.
Se ci fosse un modo
per poterti spiegare
quanto sogno di poter restare
accanto a te all'infinito
guarderei negli occhi il destino
lo obbligherei a tenerti vicino
alle mie ali che sanno di pace
alle mie mani che respirano luce.
Esiste un angolo solo per noi
come un raggio di sole
come un segreto sul fondo del mare,
milioni di volte lo abbiamo rincorso
e forse senza volerlo
l' abbiamo nascosto
in un paradiso sommerso.
Il mio volo
Vita che piangi amore
nelle vene
agli angoli del silenzio
in disparte dal vento
corri a salvare
le ombre del mio cuore.
Non passare senza
lasciarmi il guscio
del cielo,
toccami con le tue croci
scottami con le tue piogge
sorvolami con i vulcani
del tempo.
Trattieni il mio respiro
in questa terra
fammi riflettere nei vetri
del destino
rendimi forte contro
ogni fulmine che invecchia
sceglimi per amare
il confine e le acque.
Ad ogni scalino d'ignoto
ad ogni strappo di luce
difendimi dall'invisibile
oltre lo spazio,
dalle linfe oscure che cercano
il mio fiato.
Vita che disegni
il mare nei miei occhi
respingi gli abissi
e scopri nel sereno
di un orizzonte
il mio volo.
Il profumo delle nuvole
Voglio vivere
l'ora del mio cielo
sognare il profumo
delle nuvole
forzare la voce
dell'alba.
Perchè l'anima
la gola e gli occhi
pretendono l'orizzonte,
il prima e il dopo
dell'universo
la storia e la strada
del destino.
Come una catena
che si snoda
il tempo s'incontra
con le mie rondini,
in volo tra i segreti
del Paradiso.
Voglio vivere
l'istante del mio sempre,
cercando Dio
dentro una bolla di sapone
in una sfera di luce
tra altalene di scogli.
All'ombra di un confine
il mio respiro nascosto,
un cuore che ama
il deserto
gli oceani
il fuoco dei papaveri.
E a terra la mia resina.
Viaggio azzurro
Ritorna il cielo
ai suoi confini
e mi parla di salvezza,
di un patto tra libertà
e destino.
Nel limbo dell'esistenza
il mio cuore attende,
reclama segreti e gioie
fugaci,
l'alito dei tempi
un'onda di memorie.
Finchè il sole
dirama le sue lanterne
e mi stringe in un ritornello
di calore,
la tempesta dolce
che vive incappucciata
al mio battito
è forse un viaggio azzurro
in faccia all'orizzonte.
La mia ricchezza
si compie nel silenzio,
sul basso concerto
di un riflesso
tra gli schianti muti
di un tramonto
che taglia la tenebra.
Nella tana ancora piombo
Dagli urti del silenzio
avversario il tuono
follia che stringi
le mie iridi come biglie.
Vaneggiano le tempie
punge il cielo sulla frangia
indifesi i sensi
annebbiate le piume
di nero parallelo il fiato.
In fuga nello strazio
luce vittima di notte troppo
sorda
gonfia la vendemmia
d'ombre e grigia nuvola
nella tana ancora piombo
brilla al buio
la mia voce estinta.
Solo ali di vetro infranto
inferriate allo sguardo
un lampo
coincidenza il ghiaccio
cripta l'anima e l'assurdo
felice galleggio oscuro
universale assenza
piove mancanza
la realtà non regge
nel fuoco m'immergo
un battimani l'incendio
occorrono altri occhi
tra la mia mente e la sua cenere.
In un lampo mare aperto
Traiettorie di fuoco
l'amore è un gioco
vibrazioni emozioni
aquilone il cuore
assente il tempo
scotta l'energia
sfreccia il corpo
con la follia.
Non tace lo sguardo
luna e sole a contatto
il cielo un letto sfatto
la fiamma l'universo
l'istinto un viaggio perso.
Fonte di coraggio
una carezza dolce
e lenta
la voce che rallenta
in un lampo mare aperto
il fiato il mio concerto.
Liberazione un sospiro
l'abbraccio un mondo
di calore
l'istante luce che sfugge
incrocio di paradisi
il battito insistente
nettare d'anima e mente.
Il pianto del manichino
Una giacca rossa, come un cuore
estraneo, mi soffoca
con dura eleganza.
In vetrina vivo all'ombra delle luci
di strada,
stranito dallo sguardo violento
e confuso di qualche esteta.
Lo scandalo è che disprezzo
il mio splendore,
mi tormenta la mia condizione.
Muto, tra i miei panni
inghiotto lacrime come capricci
di plastica,
mentre la gente non crede
alla mia anima.
La sensualità si consuma
nel vuoto della sera,
quando il mio corpo
si rintana dietro una vecchia
saracinesca.
Intorno a me gli inutili angoli
di una parete
e la stanchezza.
Svuotata la rabbia
tra i piedistalli
mi abbandono al silenzio
che mi fa quasi vergognare
d'essere così nudo
e solo.
Il mio tempo
Accecante sbadiglio
nero lo sbaglio
fuoco il tempo
suicidio di un sogno
parlanti silenzi
escogitano il mondo.
Rosse le primavere
l' Africa è neve
l'egoismo ridicola voce
l'odio una croce.
Miliardi di viventi
natura che appare
solitudine alle spalle
metallo come feto
ancora caldo
sull'asfalto.
Nelle vene paura
d'amare
pioggia di nevrosi
tramonti esplosi
senza luce l'ignoto
nell'anima il vuoto
come cielo il deserto
di cera il destino.
Proibita l'identità
nell'atmosfera il disordine
amaro senza gioia
il testamento della libertà.
Tramonto settentrionale
Così rosso, del rosso di una vendemmia
di verità
alla soglia delle campagne
imbevute di nebbia
perduto nel fondo di una lite
di confine
un sole nudo e pazzo
salta sulle braci della sera
stringendosi al freddo padano.
Viene dall'ignoto il suo esercito
carminio
che aspetta dalla paglia
e dal fango la lucidità
per riprendere il sonno
tra le pianure.
Se ne vanno le schiene
di montagna come fuochi abbandonati
in sogni lontani,
mentre dalle polveri di strada
una goffa luce dall'aria veneta
porta con sè un tramonto
interminabile.
D'alghe e orizzonti
Di un mare che arrotola le acque
con dura eleganza
ascolto gli umili silenzi
come quieti incarnate all'eterno.
L' atmosfera dolce d'alghe
e orizzonti
mi ricorda imponenti umidità
del cuore e diurne malinconie.
Non sono che bibliche
immensità le correnti,
destinate a mostrare le labbra
al vento.
Nobili le sabbie
riposano sopra mondi estranei,
ancore di antichità mai scomparse.
Tra le profondità
c'è la mia voce adolescente,
tutto il profumo della vita
e la cenere più inquieta
dei miei giorni da affondare.
Nella luce marina
vedo i miei paradisi ideali,
smeraldi trasportati dalle onde.
Cielo in frantumi
Ancora una volta
la polvere della solitudine
ha affollato la mia anima.
Le tristezze
sempre più vicine
al suono della neve,
vagano nel gonfiore
dei miei occhi
come l'ombra di un sole
irregolare.
A sventolare tra i bucati
del silenzio
il biancore delle lacrime
ed un onesto singhiozzo
trascinato da un dolore immutato.
Io, rannicchiata in un angolo
di confusione,
mi lascio spaventare
dalle mie stesse mani
e torno bambina
quando il buio ride
al mio fianco.
Mi fanno davvero paura
i deserti e le angosce.
Alienandomi dal mondo,
sento l'odore della mia pelle
tra gli avanzi di un cielo
in frantumi.
In esilio dalla gioia
Già si sentono i vuoti dell'anima
che impuramente ridono
di me nella penombra.
Centinaia di silenzi come
bianchi deserti
e intorno un grande nulla
che cade a pezzi tra le mie mani.
Nell'aria l'odore di malinconia
mi accompagna verso le facciate
del cuore,
che suda passioni misere
come un sole lontano dal cielo.
Affondate nella periferia
di un tempo invecchiato,
le mie emozioni si nutrono
di spettri d'amore
e piogge nervose.
Mi distruggono i rimpianti,
l'eco inesperto della vita,
la fede mezza vuota.
Perchè dentro di me
ogni equilibrio si trasforma
in una notte spenta?
Insieme al buio non so
che destino scegliere
e mi riduco ad essere
un'oscura figura in esilio
dalla gioia.
Un po' d'amore
Un pò d'amore
consuma le vecchie tristezze,
chiude le ferite dell'anima
addormenta le basse vergogne.
Quasi senza paura
il cuore si lascia afferrare
da battiti testardi,
addolcito da improvviso calore.
Le ore sembrano confuse
le stanchezze abbandonano
le menti
e la vita riappare come l'impronta
di una nuova gioventù.
In un qualunque istante
il piacere ancora ignoto
invade occhi palpitanti,
getta luce agli angoli
delle labbra
e sulle strade della fronte
ingenui istinti si spingono
con generosità dentro al pudore.
Vengono all'assalto
sussurri disordinati
e pelli investite da vivaci
incendi.
Umano, dimenticare
il tempo per ricalcare un brivido
nel petto.
Frammenti di un uomo
Chiedendo la tua storia
mi tornò negli occhi
quel sentiero selvaggio nella montagna.
Coprivano la schiena delle pietre
i grandi abeti invecchiati con la tua stessa pelle.
Nel silenzio di un'aria gelida
parlavi alle tenere luci della campagna,
solamente per sentire l'astratta presenza
di una figlia lontana.
In realtà ti tremava il cuore ogni volta
che vedevi una bambina confortare il padre
con un sorriso.
Potevano risponderti le vigne ed il ciliegio,
mentre finivi le tue nostalgie
con un innocente bicchiere di vino.
Venivano i mattini in cui uscivi svelto
di casa per un fresco appuntamento
con l'alba.
Stringevi il corpo dentro un cappotto
scuro e ti allontanavi con la tua sigaretta
tra le dita,
rosso del freddo di gennaio.
Nel bianco colore delle cime
la quiete ti riscaldava l'anima,
consolando le tue enormi fatiche.
E la dolcezza che si stendeva
sulle tue lacrime agli odori di bosco,
nascondeva i frammenti di un uomo
che faceva d'ogni filo di fieno
la sua vita.
Invidia
Si smarriscono lacrime
confusi brividi nell'acqua
come parole spezzate
da inutili addii.
Non sono sbadigli
ma grovigli d'invidia
gli sguardi impazziti
di un orizzonte freddo e lontano.
Rimangono frammenti
di collera
un fuoco nero
che imbratta le nuvole
di assordanti silenzi.
Immobile
la luna rischia di calpestare
se stessa
tra le schegge d'ambra
d'un istante eterno.
Solo per infrangere
ogni morbida trasparenza
il buio sceglie di macchiare
il mattino con un tenero sorriso.
Chiare sembianze
Il cielo che amo
ascolta la mia voce
come luce e anima
di una saggia innocenza.
Un filo d'azzurro
è l'unica certezza
del mio vivere.
Cammina tra le altezze
il mio destino
in bilico tra la polvere
e l'arancio del mattino.
E ciò che vedo
sopra le nuvole
è un antico infinito
che non aspetta altro
che il mio minuscolo respiro
per sussurrare alla terra
silenzi e speranze.
So che in un angolo nascosto
mi attendono le mie chiare
sembianze,
una vita diversa
un tempo misterioso.
La mia esistenza
come omaggio all'eterno
che s'affaccia.
Il mare quando sogna
M'accorgo che il mare
quando sogna
parla alle sue acque.
Nel tremore candido
della schiuma
nasconde le miserie
di antiche burrasche
e cerca la musica
di altre immensità.
Lontano brillano
sussurri dal cielo,
l'incedere leggero
delle nuvole
l'ignaro sguardo del confine.
Sulle spalle chiare
della corrente
s'incontrano i venti
e le mani d'uno scudo rosso.
Le onde diventano un bagaglio
per le grida della profondità
ed io, senza paura,
respiro ogni liquida eresia.
Nei sepolcri
L'inferno quello che ci spaventa
dalle pareti confuse
dalle follie di fuoco
lo nascondono gli abissi
dietro rupi oscure
che ritraggono inganni.
S'alzano le fiamme
e i demoni trascinano
le anime, lasciate al buio,
in una guerra di agonie.
Come insetti avvelenati
i cieli scendono nel nulla
il sole non compare
le nuvole feriscono il vento
il mondo rotola
tra i piedi di una notte eterna.
Prima che un cesto
di ossa s'incendi e che
le memorie s'inginocchino
sulla cenere
nei sepolcri una folla di peccati
attende la luce di un breve
perdono.
La notte nel buio
M'è toccato
di perdere il fiato
dentro un cielo senza termine.
Il tramonto ancora m'affascina.
Di tutto il tempo amo
il rosso allo specchio.
Velocemente cambiano
occhi e orizzonti.
Interrotto dal silenzio
il sole sceglie la fuga.
E dal labirinto di nuvole
si muove un paradiso di sogni.
Non ci sono segreti
chiamo la sera
l' odore di luna
è una fitta nebbia
che mi abbaglia.
Sciolgo oscuri traguardi
sotto un'aria che muta.
La notte nel buio
è definitiva.
Un bene segreto
Forse la vita fu starsene nascosti
in un tempo senza volto
in mezzo ad un mondo che lasciò
la pace dietro grovigli d'inganni.
Fossero alberi o fiumi le speranze
il nostro attendere non giunse
allo specchio della realtà.
Milioni di albe allontanarono il destino
nelle acque del vento
le cicale furono voce
nelle chiacchiere d'erba al tramonto.
Fino ai confini del cielo
spiarono le pietre l'invisibile gesto
del sole.
Andarono i nostri pensieri
per sentieri d'ambra
tra luci fioche e giuramenti divini.
Parlammo con l'ignoto
nelle braccia di un bene segreto,
come ultimo appiglio
tentammo tutte le stagioni
svaniti i respiri, i passi, i battiti
trovammo polvere,
soltanto polvere a mimare l'arrivederci.
Nei labirinti del cielo
Pare che il Paradiso
abbia tramonti di vetro
e tutto un mare bianco
che pronuncia silenzi trasparenti.
Vengono anime alate
a raccogliere nuovi destini
nei labirinti del cielo.
L' eternità si svela
al di là di un'onda,
mentre la vita dorme
indifferente.
Io come una cieca
non vedo l'evento
di una pace che nasce.
Sono sospesa al timore
di un non ritorno
e rimango chiusa nella paura
di obbedire allo sconforto.
Vengo da un'esistenza
di tentazioni e privilegi,
dal via vai di speranze e illusioni.
Ma mi avvicino allo specchio
che porta il mio nome
e senza opporre resistenza
alla mia immagine riflessa,
mi confondo nella luce
che abbaglia.
Gioco oscuro
Corre, spinge, urla,
ogni confine annienta
e promette di ripetere
l'istante.
Notte
voce di gufo
gioco oscuro di sospiri
nella pupilla incubi
nell'infinito svuotare
segreti in ginocchio.
Demoni e silenzi
da una folla di tenebre
piovono.
Tutti i baci estremi
dell'abisso
sono una recita per non svegliare
la pazzia.
Vento di vuoto
fantasmi inutili che ridono
infedeli linfe che mentono
ai veleni.
Buio.
Piacere alla paura
branchi di stelle atterrite
il solito addio
l'attimo del nulla.
Segrete allegrie
Amarmi in questo tempo
di memorie sconvolte,
in una terra che attinge
respiri dagli inferni,
mi svuota il cuore.
Stanno immobili
i miei occhi
davanti allo sbarco
di nuvole sterminate
da nebbie assetate.
Non restano che strade
dipinte sulla tela
della vergogna
e fragili uomini
che cercano nell'aria
delusa
un regno per piangere
tranquilli.
Come una luna
che dondola dalle palpebre
della notte
voglio entrare nelle segrete
allegrie
di un cielo che sogna.
Io che penso all'amore
anche nel buio più
assurdo,
mi consolo del misero
fiato del destino.
In cerchio nel cielo
Viola e nero, una giostra di orizzonti
una raffica d'ombre che corre
in cerchio nel cielo.
Sono dentro la notte.
Non ho voce, nè anima
ma una pelle intrecciata alle tenebre.
Quando respiro, il buio
risucchia nel vuoto ogni silenzio.
Tutte le nuvole
si riempiono di cenere
finchè l'infinito non s'azzarda
a fuggire nel mare.
Coperta di salsedine
cerco la mia oscurità
come un affetto.
Mi appoggio sulle acque
e ascolto le presenze
del vento.
Traspare la mia immagine
attraverso un cedere della sabbia.
Mi accorgo che nel sorriso
mezzo assonnato di una stella
c'è il mio embrione,
una luce immaginaria
che vive d'eterno.
Racconto di Natale
Sentii la neve sotto i piedi.
Feci un passo per avvicinarmi
agli abeti.
L'eco del Natale s'infilava
tra le mie scarpe, invisibile.
Irrigidita dal freddo, aspettavo.
Le luci decoravano la notte
e mentre il mio sguardo
dimenticava il gelo,
il buio ispezionava le strade vuote.
Non c'era nessuno.
Le uniche capaci di distrarre
il mio pensiero delle foglie
bianche.
Mi spinsi con loro nel viale
e una luce tremante
venne verso di me.
E allora pregai di sognare
come se temessi che accanto
a me ci fosse una presenza
ignota.
Chiusi gli occhi per paura
che il silenzio mi vedesse stringere
i denti.
La terra profumava di quiete.
Là dove avevo lasciato le mie
impronte,
un bambino portava l'amore.
Il silenzio ed io
Qui riposa il silenzio ed io
che non viaggio più nella mia anima,
lo sento.
Una sola ombra mi ricorda
le stagioni dove ho addestrato
le mie gole a tacere.
Alle palpebre di una terra dormiente
ho promesso di scavalcare
la frontiera
per stringere il gioco del tempo.
E' lo sgomento dei cieli,
la fame delle strade
che ha tolto ai timpani
l'ultimo nido di vergine quiete.
Oppure è solo avarizia
di una voce che non vuole
tentare eleganti racconti.
Le parole precipitano
nella saliva come per distrazione.
E in un muto istante
si rifugia l' aria che colora
alfabeti con le mie labbra.
Negli angoli del vento
Mi tentano i cieli
ed il sorriso solitario
di una collina.
Sapermi il verde contagioso
che recita con la polvere
l'odore di una stagione,
mi lascia tremante lungo
le campagne.
Una goccia di me corre
dentro le linfe
e si mescola al turchese
di un destino.
Nella forza di un prato
trovo il mio respiro,
nelle strisce d'erba
vive il mio esile silenzio.
Stretta al corpo
di una foglia
tento di scoprire
la mia origine.
E solco il vuoto
affondando gli occhi
negli angoli del vento.
Quel che vedo
Quel che vedo
sono notti sopravvissute
al pasto dei silenzi,
nuvole chiuse a chiave
dal giallo dell'alba,
sogni che agitano il tempo
saltellando di cielo in cielo.
Sono le stelle a togliersi
le calze d'oro
e a cercare i miei occhi
ogni sera.
Così mi asciugo il buio
della pelle
nell'immortalità della luna.
Lascio andare la mia anima
nell'immenso.
E per un attimo
la verità di un orizzonte
corre via.
Vita, infinito e paradisi
Non avrò più bisogno
dell'incertezza.
La notte è la notte
e una luna qualunque
partorirà i miei silenzi.
Un primo muto incontro
tra la mia anima
e la mia mente
richiamerà il buio all'ordine.
Faticheranno le civette
a scegliere il respiro
tra le polveri,
precipiteranno gli incubi
nel disprezzo dell'aria.
La folla dei miei singhiozzi
si ritirerà
tra i diamanti sfarzosi
d'una stella
e nessuno potrà mormorare
abbastanza per consumare
l'orizzonte.
Vita, infinito e paradisi
resisteranno alla fame
delle follie.
Ed io potrò bere eterni
sorsi d'ignoto
come se avessi una fonte
d'albe dentro al petto.
Nella falsa quiete
Nel silenzio del mare
il mio cuore si consola.
Di rame è la sabbia
e gli scogli sembrano discrete
speranze intorno alle acque.
Come un coro di gabbiani
il vento cinguetta sopra le barche
e si lamenta con la mia tristezza.
Lo direbbero le nuvole
che vanno a morire tra le onde
quanto temo lo schiaffo
della solitudine.
Ecco che in un battito d'ali
dietro ad un salotto di sale
lascio le lacrime giocare
con le conchiglie.
Rido senza ragione.
Intuisco, attraverso la schiuma
che bisbiglia,
il rumore del vuoto
che profuma di salsedine.
Mi stanco d' impazzire.
E nella falsa quiete della profondità
lentamente mi vesto d'abisso.
Prima di appassire
Spero che il tempo porti la mia vita
a riposare nel grembo di una terra
senza rimpianti.
Toccando le sponde del paradiso
voglio imparare a volare
tra le albe bianche
facendo delle mie vecchie lacrime
luce per le nuvole.
Che sia io la bambina
che rincorre scalza gli angeli
e che guarda indifesa le solitudini
nelle case!
Non voglio stancarmi della voce
del vento
o della pioggia che va a finire
sulle caviglie dell'erba.
Sento che il cielo mi offre
la sua libertà,
mi offre di tenere l'anima accanto
alla luna
ed io mi lascio guardare
prima di appassire fra le dita
di un giorno qualsiasi.
Odore di delirio
Ride il mio sguardo
come dondolano i pioppi lungo
la strada:
ma cos'è quest'aria nera
che mi fa brillare le ciglia di solitudine?
Oh, tremare alla dolcezza del
silenzio,
per me, che adoro il lusso del nulla
nella sua veste sporca
di noia incerta!
Nell'interminabile ombra degli alberi
annegano i miei occhi.
Sembra quasi che il cielo
s'insanguini della mia follia.
Sotto il segreto di pallidi rami
le mie iridi vagano senza meta
dentro ad un lampo troppo tenero.
Temo sempre che tra i miei denti
si senta l'odore di delirio
e non voglio.
Nell'orizzonte lontano
vanno i miei sorrisi.
Ed il sole confuso,
grida.
Il riflesso sfocato dell'ignoto
Sento che l'alba s'appoggia in silenzio
sulla mia pelle
e che ogni attimo di luce più intenso
è un sorriso freddo ad un buio
incipriato d'addio.
Si fanno specchio dentro di me
i sogni inventati tra le nuvole
e mentre il primo sole s'infila
tra le viti e gli orti,
lo sguardo spaventato della luna
affoga tra le geometrie
delle strade.
Vedo il mio volto sospeso
nelle sfumature del cielo.
Le rughe scalano tramonti
sconfitti
e dalle antiche radici di un orizzonte
penzolano stagioni chiuse
in valigia.
Anche l'infinito ha bisogno
del mio respiro.
Ed io che ho una vita
da lasciare alle stelle,
mi lascio incidere nell'anima
il riflesso sfocato
dell'ignoto.
Tra le suppliche del tempo (A Luciano Pavarotti)
E continua
la tua voce nelle strade,
la forte melodia
dei fiati
e vive il tuo volto
sopra un cielo tinto d'azzurro.
E' qui tra le fatiche
della gente,
tra le suppliche del tempo
che rimane il tuo canto
libero.
La musica aspetta che tu
continui a rincorrere
le note nel vuoto
di un palcoscenico.
Così, dove il mondo ti ha visto
meravigliare le platee,
ora trionfa la tua ombra.
Poter sentire ancora
quell'acuto inimitabile,
è accendere di luce la memoria,
amarti per l'eternità.
Tutte le alleanze del destino
In equilibrio
tra il silenzio delle strade
ed il respiro di cieli inchiodati
alla pioggia,
la mia mente ripete
l'eco di un freddo vivere,
dove l'erba ha il profumo del ghiaccio
e la luce assorbe tutte le alleanze
con il destino.
Attrae e spaventa l'urlo del vento
che falcia innocenti fatiche
della terra.
Dove incontenibili speranze
aspettano il richiamo di Dio,
si sentono orizzonti riascoltare
il passato
e stringere intimità negli angoli
più oscuri dell'infinito.
Poi si fondono atmosfere
ed aquiloni,
come metalli segreti
sciolti nell' alabastro del tempo.
Palpita piano l'anima.
Passano gelidi istanti
e crudeli tracce d'amore dimenticato.
Il mio volto sembra aver perso
il suo confine
ed il cielo ora ha le mie labbra.
Incubi gemelli
Tra le lenzuola, di notte, la mia anima
cercava la follia per cadere nel petto caldo
di un sogno.
Sentivo il sudore sbottonare i silenzi
e spargersi a macchia d'olio sulla mia fronte.
Rispuntavano volti sfiniti dal tempo
e mucchi di tramonti sdraiati a terra,
che avevo amato in qualche strascico di quiete.
Nessuno poteva capire quante volte
avevo dormito con la paura di un inferno alle spalle
senza sapere cos'era uno sguardo d'angelo.
L'aspetto triste di questo strano curiosare
tra i languori
era toccare con mano i peccati aguzzi
irritando i deliri dell' aria.
Il cielo era una torcia senza luce
che scambiava gli azzurri con incubi gemelli.
Così rimbalzavano mete e speranze
orribili nella mia mente,
lasciando all'ironia di un grido tutto il suo
nero splendore.
Grandi strade
Vi sento, grandi strade, quando sotto un cielo
addormentato, sfilate echi e respiri di polvere
prigioniera.
Sembrate specchi di cemento che senza pudore
inghiottono la terra.
Ingombrante è il popolo che vive sopra e sotto di voi.
Com'è amaro il fiato nero degli anni e quel grido
insonne del vento che come un fantasma affumicato
vuole un giaciglio tra i semafori.
Invidio le piogge che vi possono sfiorare
ad ogni temporale
ed il buio che vi penetra l'anima,
lasciandovi come matti a saltare nel silenzio.
Lungo i vicoli più nascosti, mostrate la fiera
delle carni e crudeli azzardi.
Date asilo all'esercito dei poveri,
che tra un cartone e l'altro, sognano che voi siate
un lenzuolo di velluto.
.Traboccano di segreti le pietre ai piedi
d'un'osteria
e voi nel convulso delle pozzanghere
mi trascinate nelle vene del fango
ad abbeverare gli alberi inesistenti.
Poveri in riva al mare (omaggio a Picasso)
Sia qualcuno tra di voi
a chiudere gli occhi
sulla riva del mare,
dimenticando la furia
della povertà.
Non accogliete la disperazione
nei vostri volti,
fuggite, fuggite tra le onde
prima che la follia
vi devasti l'anima!
I bei giorni vi hanno abbandonato
nei vostri stracci
e tutto è stato sommerso dal nulla.
Oh, così malvagia è la miseria
che discreta e leggera
ruba le bontà della vita.
Prendete ogni granello di sabbia
e riempitevi il cuore
di tutta la quiete
che guizza tra gli scogli.
La maschera del mio confine
Non è diverso dal cielo, lui.
In sè ha lo stesso infinito,
una sorgente d'azzurro
fedele alle origini.
Mare. Mare.
Dove vivono gli abissi
e in un recinto si allineano
le onde.
L'alba è per entrambi.
L'acqua è musica
per i miei respiri
un sandalo d'argento
per i miei occhi.
La linea d'orizzonte
mi confonde.
Nelle vele distanti
vedo una guancia di nuvola
nel volo di gabbiani
vedo lo spettro d'uno scoglio.
E muto per un attimo
immagini che sembrano identiche,
strappando la maschera
del mio confine.
Mio caro Verlaine
Ho visto la luna camminare
a piedi scalzi sulla mia mente
- come un discreto lampo bianco
sul mare -
ed ho sognato te, mio caro,
che ridevi dell'amore vecchio
come un pazzo rinchiuso nella sua disperazione.
Oh, io soffro, soffro accanto
alla tua anima indignata
da fastidiosi malefici.
Così, dei tuoi neri convulsi
ascolto ogni melodia
e con rispetto lodo i grigiori lontani
che brillano nel cielo.
Amo la malinconia orgogliosa
dei tuoi occhi ribelli,
vagabondi nemici di un cuore
in fiamme.
Immaginate ch'io sia il vento
che incide un rosso tramonto
in omaggio alla poesia.
Voi ed io, vittime di un perfido
gioco di follie.
Un mondo disperso
Io voglio bere un sorso d'infinito.
Non l'acqua che dorme
o che tocca il cristallo con tiepida
eleganza.
Voglio bere la luce e la sua voce.
Che sapore hanno le albe?
Piovono mosaici di vita,
una polvere folle di ombre fantasma.
E' forse l'anima di un sole sconosciuto
che respira incendiando le nuvole?
Mi è parso di sentire l'argento
sulle labbra,
il silenzio sbriciolarsi sulla lingua.
Non riesco a staccarmi dalla forza
dell'azzurro.
Penso al mistero di uno specchio
all'energia che emerge dal giallo
di un mattino.
Io voglio bere tutto questo.
Cercando la trasparenza
di un mondo disperso.
L' umile dono dell' alba
Sull'onda nera
volano i gabbiani.
Il mare fischia.
Sotto la sabbia
un orizzonte di metallo.
Il cielo è senza fine
al suo fianco la notte
è un segreto tutto scuro
che riunisce la luna e le stelle
sopra i paesi.
Chi ride?
Piccole foglie scherzano
con il vento
e gridano la fuga tra le rampe.
Cos'è quella mezza luce
che siede monotona tra gli scogli?
L' umile dono dell' alba.
Ecco acque, rami e strade
che rinascono al primo tocco di rugiada.
Sull'onda bianca
volano i gabbiani.
Il mare tace.
Il volto dell'aria
In alto, sopra i fili d'erba
e tra il destino confuso
di un foglio di giornale,
aria, tu sfiori le fronti
dei rami e dentro l'ironia
di una sciarpa t'infili,
sciolta.
E' oltre il silenzio
che io mi perdo a cercare
il tuo volto.
Ti sento nascere
nei boschi
ti specchi nella quiete
del grano e del cielo,
al tuo passo il fogliame
si muove strano.
Ma cosa me ne importa
se mi spettini lo sguardo
e se la tua voce mormora
piano alle mie spalle,
se ti mischi ai rumori
e agli odori della terra?
Brilla lieta tra le spighe
mature,
corri, corri nel tuo paradiso,
perchè io ti chiamo,
t'imploro, tremando, di farmi
respirare tra le rugiade
ed i rossori del tempo.
Dolce assurdo
Andiamo, mia fragile mente,
andiamo ad accompagnare le ragioni
al precipizio.
Le follie infantili ridono di noi
ci offrono baci e smorfie
come calici di vino rosso.
Io mi gusto l'aspro ritratto
di un volto che sposa l'assenza
e con voi mi nascondo
sotto gli artigli di un dove
senza senso.
La realtà ci punzecchia
con le arie d'acciaio
fino a spostare le nostre ombre
con una scossa di silenzio pallido.
Ci scivolano addosso
i singhiozzi del cielo
e vecchi canti di rane nere.
Tutto ci soffoca,
i giorni, i cespugli,
l'orizzonte.
Andiamo.
Andiamo a chiudere le porte
del nostro dolce assurdo.
In ogni sillaba della mia mente
Veglio la mia anima
in silenzio
ed in silenzio accolgo
l'aria sporca di destino.
I miei peccati sono rime
tra terra e cielo
verità di un inizio e di una fine.
Una luce di anni
mi fissa negli occhi
come un paradiso
che cresce velocissimo
in ogni sillaba della mia mente.
La terra che mi regge
è diventata un altare
per i miei sguardi.
Non è più mia la strada
ed il sole che batte al muro
del tempo.
La mia immagine è scomparsa.
Non devo attendere uno specchio
per gettarmi addosso un addio.
Io fui.
Per altri e per me,
un brevissimo tramonto.
L' affresco di un respiro
Inciampavo con lo sguardo
nei cieli scalpitanti
(un'allegria di azzurri m'incantava
come l'affresco di un respiro).
Avevo la certezza che sopra
il bianco delle nuvole
vivessero le mie memorie,
invisibili collane di perle.
Sentivo spesso la voce
di qualche luce
rovesciare attimi tra le nebbie.
Mi bastava poco per capire
quanto avevo amato
gli incensi della terra
ed i suoi figli buffi.
No, non potevo ridurmi
ad ascoltare il silenzio.
Frugai allora nella mia anima
la annusai, la sbriciolai
finchè non fu un goffo
raggio di follia tra assordanti
sospiri d'immenso.
Non faccio altro che sognare
Non faccio altro che sognare.
Dentro una notte
numero le stelle
e parlo con le mie ossa.
Con l'aria di una tenebra distante
mi spalmo sulle colline stanche.
Sono solo una luna fragile
ed il mormorio del cielo
mi uccide.
Sembra un sogno, ma la voce
rauca del nero
porta l'impronta chiara
del giorno.
Non è mancanza di sapore
il colore nudo che lacrima
tra le mie guance.
Così mi cambio le dita
con una distesa di vento
e con gioiosa rabbia
scrivo l'alba all'orizzonte.
Ora posso scegliere
un lembo di terra su cui
giacere,
non è questa mente mia
che muore.
Non faccio altro che sognare.
E mi faccio divorare
dalla vita.
Lo splendore tra le distanze
Adesso parlano.
Venti arrossati
dall'inverno
ripetono il viola
di una bellissima bufera.
E il cielo sfoglia
le pioggie come pagine
d'ombra pronte a precipitare.
Sono come sempre
in mezzo,
tra il grigiore del tempo
e lo sbadiglio di una nuvola.
Potrei giurare di conoscere
a memoria le voci di ogni stagione,
il commovente suono
delle nevi
l'umile rimbombo del sole
il boccheggiare pallido della nebbia.
Ma mi disfo delle mie certezze
appena un pò di brina si abbandona
tra le foglie cercando una vecchia quiete.
Lo so, gli anni non sono mai gli stessi
e tutto può cambiare.
Certo, se ora il vento
dice la propria tristezza
anche alle siepi,
mi sento senza privilegi,
una lenza buttata a caso
tra le acque.
Potevo essere lo splendore
tra le distanze,
uno sfrenato silenzio che ancora
continua.
Fantasticheria
Era felice il vento.
Felice di battezzare
la mia pelle, la mia ombra.
Sussurrava e respirava
tutto il brivido dell'inverno
come un coro di voci
dell'inferno.
Direi che somigliava
alla mia mente,
tendeva ad amare
le fiamme del vuoto,
l'oscurità imbronciata
del cielo.
Ma piuttosto lo penserei
una fantasticheria
di una stagione impaziente,
una tenebra gioiosa
che cerca i miei occhi.
Sembrava uno specchio
il vento.
E le mie mani di muschio
tremavano riflettendosi.
Dal silenzio di un cortile
Di un cielo chiaro
che scalpita al sole
mi ricordo il profumo,
l'odore di strada
che s'infila nelle tasche
nel primo mattino.
Mi piace ancora
mordere le nuvole
con lo sguardo assonnato
e abbandonare il fiato
tra i rami di fico.
Anche se vivo
in una terra lontana
la mia mente attraversa
ogni istante la fredda pianura
e fissa muta la gente
che rincorre il tempo.
Guardo l'aria bussare
al seno della terra
e l'azzurro bruciare le ciglia
di una nebbia sottile.
Sembra che l'inverno
sieda luminoso tra i cipressi
e che le pietre si dipingano
le mani con la brina.
E dal silenzio di un cortile
non riesco a trattenere
le lacrime,
per la mia assenza.
Fango e radici
Affoghiamo le nostre miserie
con le lacrime.
Siamo spiriti di un secolo
che divora le memorie.
Giochiamo con il destino
come fosse una palla
da infilare nella rete.
Cerchiamo il giudizio
di Dio,
la Sua voce affascinante
per una rivelazione
di vita eterna.
L'amore è la pioggia
che non aspettiamo.
Accettiamo il dolore
e ci completiamo
col sollievo di altri.
Ci vediamo acque
di mari diversi,
figli di burrasca.
Ci incontriamo
nel petto della stessa terra,
fango e radici
per un nuovo germoglio.
Veloce corri
(a Marco Pantani)
Sento i pedali della tua bicicletta
spingere lontano la fatica
nella salita.
Come un gigante
tra le montagne,
veloce corri.
Ora che il cielo
ti porta con sè
guardo l'orizzonte
per vederti ancora
sudare tra le nuvole.
Ti immagino
con le braccia alzate
in un traguardo senza fine
col sorriso sulle labbra,
potente e gentile.
E veloce corri
senza che il tempo
riesca a fermarti,
nel cuore mio,
nel cuore di tutti.
Ghiaccio
Nel bianco del mattino
con la brina tra i capelli
vedo gli abeti tremare
e la strada cercare il sole
come un diamante caldo.
Sono ghiaccio.
Sto immobile e stringo a me
ogni cosa.
Sui campi l'erba si regge
in piedi a fatica
mentre il sale si incolla
al cemento urlando.
Perchè mi aggrappo alla terra
come se fosse solo mia?
Lascio che una timida pioggia
liberi le polveri
e che il mio corpo respiri
il suono del cielo.
Il gelo è silenzio
io lo conosco, lo amo.
Sento il battito degli insetti
nelle tempie,
impronte opache scivolare.
Immagino che quasi nessuno
mi aspetta.
Forse mi detestano, mi odiano.
Ma io vivo, soffocato
dal mio destino,
ovunque.
Io senza di lei (a mia madre)
Il silenzio è breve,
l'istante di quiete
si interrompe quando
le bandiere della terra
ripetono in coro che è
l' ora di andare.
Esco.
Nasco.
Vivo.
Amo la luce che cade
sul mio corpo
il profumo di cielo
che subito mi disseta.
Mi viene naturale urlare.
Sento voci ripetere
all'infinito il mio nome
e in lontananza un orizzonte
pronto a proteggermi.
Non so il perchè,
ma nello sguardo di una donna
ho trovato calore.
Mi chiedo come mai
ha le mie stesse labbra
il mio stesso viso.
Mi aggrappo al suo seno
riconoscente,
rannicchiata nel suo cuore
che batte.
Sento qualcosa di unico,
un legame forte spinto da un amore
senza limiti.
Io senza di lei, non sono più.
Sognare, sognare
Sognare,
sognare,
ritrovarsi accovacciati
nel passato
a consumare ricordi lasciati
intatti.
Nascondere per un momento
le parole
e respirare vecchi silenzi
come promesse inaspettate.
Custodire negli occhi
la magia del vento
la quiete della notte
il rintocco di un campanile,
l'ombra della gente
di sempre.
Lassù,
dove una nuvola
sa a memoria la mia vita,
succhio le stagioni antiche
l'amaro di una pioggia
e mi lascio vestire da bambina
da un tramonto che non conosco.
Per non morire mai
In questo tempo
dove i dubbi si rincorrono
e le strade esplodono
di polvere
la vita continua.
Con la disperazione
negli occhi
con la pazzia tra le tempie
l'aria sporca
violenta le pelli
radendo anime e cuori.
Sanno di inverno
le lacrime
che balzano via
con i volti nel fuoco.
Finestre chiuse,
portoni che aspettano
una falsa pace
e di nuovo mine
che strappano sguardi felici.
Solo la memoria
soffia sulle carni spente
urlando il disprezzo
per la guerra,
una preghiera per non
morire mai.
Il primo fumo (l'autunno)
Quando il cielo
faticherà a far nascere
il giorno
e l'aria sarà una spina
sulla pelle
io mi lascerò amare
dalla malinconia.
Guarderò l'autunno
colorare di giallo
la mia anima e le piante,
mi porterò addosso
il primo fumo delle case
come un fazzoletto ricamato
dal tempo.
Davanti a me
avrò una terra fradicia
di nuvole,
una terra orfana di calore
che stenterà a respirare
il gelido sapore
di una nuova stagione.
Allora il mio silenzio
si abbandonerà ai ghigni
rossastri delle foglie,
diventando respiro
e sudore di un'attesa.
Le immagini della mia vita
Le immagini della mia vita
si aggrappano veloci
al cuore,
come onde che cercano
uno scoglio.
E mi ritrovo scalza
a svuotare l'innocenza
nei prati
con gli occhi bagnati
di felicità
per aver scoperto in un fiore
un sorriso amico.
Mi affaccio timida
sui binari dell'amore
e mi perdo nel fascino
di un cielo vagabondo
che mi lascia cullare
l' anima sotto le sue lenzuola.
Intanto m'accorgo
che i giorni si consumano
l'inverno scappa e poi ritorna
come i sogni
che sembrano impauriti
dalla fretta del tempo.
Il pensiero di invecchiare
non mi angoscia
la mia ombra è sempre
la mia ombra,
che misera si inchina
all' eterno
per scendere a giocare
con il silenzio.
Lirica d' amore
Tutto cominciò quando
mi sforzai di mutare
il mio sguardo in un leggero
dormiveglia tra le tue braccia.
Non sapevo perchè scuotendo
le palpebre ti sentivo combattere
con il mio respiro invisibile.
Erano le tue labbra, fuse e confuse
ad una promessa,
a contendersi la mia fronte
prima ancora che una frangia
d' amore sfollasse dal viso
la mia timidezza di sempre.
Lo capivi: ogni sospiro raccoglieva
un grido,
in te io trovavo la luce,
un ventaglio bianco da sventolare
al cuore.
Certo non bastava esserti accanto
immersa nel tuo corpo
di poeta assassinato dal fuoco
dei miei sensi,
dovevo sporgermi da questa vita
e riconoscerti in un angelo
che in silenzio cullava
il mio spirito.
Seconda lirica d'amore
Tu forse non ricordi
che ti feci straripare l'anima
con una sola carezza.
Dalla notte raccolsi qualche attimo
per spingermi nel tuo stupore.
Ah, fu troppo breve il canto
delle nostre pelli sgombre di pudore,
ci avvolgemmo nel sonno della luna
cadendo ai suoi piedi come due corpi
dorati in penitenza.
La nostra natura terrestre e celeste
faticava a separarci dal buio,
intorno alle stelle noi portavamo
il fascino dell'amore.
Cerchi di luce cercavano
di mettere radice nei nostri occhi,
volevano addolcire le nostre pupille
annunciando l'alba.
Rimanemmo immobili a sepellire
il midollo oscuro
alzando le fronti al fondo luminoso
che ci trovò esausti.
Terza lirica d'amore
La tua mano passò sulle mie labbra
si abbandonò al calore della pelle
poi si liberò di una ciocca di capelli
e venne a salutare le mie ciglia.
Iniziasti a calpestare le spine
di un tardo sorriso
impazzivi a sperare in un dopo
sempre più eterno.
Morivi d'amore sapendo che
anche il mio cuore balzava
al pensiero di te,
messaggero di sospiri.
Perchè appartenevamo
entrambi ad uno sciame
di pensieri folli,
irrequiete magie da tentare
per riordinare una realtà in fuga.
Ci eravamo spinti in dimensioni
sempre più pregne d'incessante
silenzio.
Tutto sembrava ricominciare
in un altro orizzonte,
dove noi eravamo solo voci
complici di un sogno.
Na piova de ricordi
So drio pensar al me paese
a e vècie che fa marcà
fora in strada de sera.
Vedo i campi de fen
e panocie
i pomi che cresse
el profumo de vin.
So drio viver de campagna.
Vardo e foto de na volta
de quando me mama
me meteva e scarpe
par portarme in bicicleta.
No me so desmentegà
i omeni col capèo
che fumava e sigarette
sentai so na mureta,
le vosi le sento
go tegnuo tuto in mente,
na piova de ricordi
par sempre.
Dietro di te
Vivendo sopra i passi
di altri
coi volti smessi dal tempo
respirando vuoto e catrame
nella solitudine più gelida.
Partono da ieri le tempeste
di attimi
i fuochi caldi della paura
e solo gli immortali
capiscono il bisogno
di strappare le vecchie vesti
per un lembo di verità.
E' questo che ci manca, Dio,
la verità da impugnare
davanti alla croce
prima di sparire
in un fulmine di piena estate.
Ma troveremo la strada
per avere un sogno da stringere
in silenzio,
dietro di te, Eterno.
Riepilogo
Sono nata nella pianura padana
sono cresciuta tra le montagne
ho amato Venezia ed il mare
i miei nonni sono gli angeli
che vegliano sulla mia esistenza.
Conosco a memoria il dolore
e so che ogni uomo nella vita
ha sofferto in qualche modo.
Ho mangiato il pane della mia casa
e quello di altri
ho assaggiato il cous-cous
e lasciato sul piatto il pesce
della Senna.
Non conosco l'odio
ma molti mi hanno odiato
non conosco l'invidia
ma molti mi hanno invidiato.
Ho provato ad essere me stessa
scrivendo poesie
ho letto l'arte e la storia
nei libri
sono sfuggita alla morte
ascoltando la parola di Dio
ho conosciuto uomini troppo
orgogliosi e gelosi
ho sudato la felicità al loro
fianco
ho mentito e ingannato
per non deludere i miei cari
ho pochi amici
e quei pochi hanno sparlato
in mia assenza.
Non ho nulla se non un cuore
da donare a chi mi amerà
in eterno.
Per un' origine
Mente la storia
alla porta del tempo.
Racconta immagini
di lotte eterne
nascoste ai piedi
della vergogna.
Quante braccia
hanno spinto fuoco
e bandiere
verso una libertà
irraggiungibile.
Sognarono gli eroi
atmosfere da conquistare
pietre da strofinare
col proprio sangue
chiudendo gli occhi
per una dose d'onore.
Tutti stregati dal fascino
delle meteore universali,
ognuno perso tra destini
e ideali,
per un'origine da portare
via con l'anima
nell'umido ignoto.
Un paradiso nell'anima
Benchè io non conosca il sapore
della mia pelle
sento il tuo cuore impaziente
d'imprimermi addosso il fuoco.
E' in fiamme la tua mano
che sgombra la timidezza
dai miei occhi.
Sollevata da un cenno
gentile
mi lascio incidere un paradiso
nell'anima,
con stupende luci che palpitano
assieme al mio vivace respiro.
Come negare che amo
disobbedire alla mente
giocando a perdermi
nel tuo mondo!
Ch'io sia imprigionata
nelle tue calde torri
finchè la luce non diventa
un grembiule per nascondere
l'amore.
Sento l'azzurro
Il cielo mi fissa
si sdraia sui miei occhi
salta sulla pelle
colora un'alba bellissima
tra i capelli.
Sento l'azzurro graffiarmi
le labbra
ansimare
desiderare
la mia mente
impotente
ad un istinto
abbandonato
agli arpeggi di luce.
Non vorrei guardare
ma voglio il suo confine
addosso
un inchino di colore
nell'anima
per soffocare nel sereno
ogni brivido
che spinge gli albatros
al di là delle nuvole.
Capriola vermiglia
E' mio il traboccare di luna
e l'urto d'amaranto verso
la notte.
Posso unirmi al canto
delle rane
o crollare accanto
alle stelle,
disfandomi del brusio
del tempo.
Non serbo rancore
per il cielo che tenta
di confondermi con le vecchie
impronte dell'alba.
Ho sconvolto i capelli
dei pioppi
ho strappato il sonno
alle nuvole
infarinando di rosso
le sciarpe polverose
ed ogni nido di specchi.
Come un cuore
in attesa tra le cime,
ho inghiottito vertigini
vincendo una pioggia di luci
ed ho distratto il lampo
incollandomi addosso
una capriola vermiglia di sienzio.
Se un giorno mia madre
Se un giorno mia madre
s'affacciasse nei miei occhi,
con un sorriso che calpesta le ombre
vedrebbe le sue montagne
con i ciliegi e le more
ribellarsi al sole,
le case in fila una dopo l'altra
tra le pecore e le capre,
il vento in fiamme
con l'azzurro arrabbiato
e le antiche voci
nel bianco delle nubi.
D'improvviso
ci incontreremo
oltre il fuggirsi,
non servirà parlare.
Saremo dentro gli orizzonti,
colore nel colore.
Clochard
Ad un angolo di marciapiede
stringevi l'anima agli stracci
in rissa col freddo di gennaio
i denti color ruggine.
Ti inseguiva qualche cane
randagio
che ti credeva padrone,
la notte era il salotto
della tua vita
sotto la pelle delle stelle.
Dormivi coperto dai giornali
sfrattati dalla mira dei topi
tra polveri d'asfalto
e mediocri speranze.
Ti svegliava l'eco dell'alba
ed il primo chiasso delle nuvole,
nei tuoi occhi un mosaico
di vergogna
si trasformava in un inferno
di lacrime.
Nell'indifferenza degli sguardi
ti sentivi un uomo senza patria
un'ombra tra le tante della strada.
La tua mano tremante
imprecava pietà in silenzio,
mentre milioni di piedi
ti confondevano con un lampione
spento.
perle di dolcezza
E quando noi ci abbracciavamo
e incendiavamo le anime
col palpitio della notte
l'amore si trascinava
nelle nostre mani
come un'onda prepotente,
che sbriciolava i suoi seni azzurri
sulla sabbia.
Era caduto nel nulla
il pudore
e scoprire il mondo
tremando di piacere
sapeva di brace in pieno inverno
di ginestra dal profumo eterno.
Ingenui e maledetti
con occhi di bambino
continuavamo a nascere
nel petto delle acque
gridando che il mare
era il nostro istinto
da attraversare senza paure.
Nuotavano le voci
nelle perle di dolcezza,
strette in uno scoglio
di colore.
Nuvola
Mi vesto d'istinto
nuda corro
nel calore della terra
che grida
battiti alla rinfusa,
intorno a stupore
e fughe di colore.
Si riflette
il mio volto
in un bagno di luci
mi vedo chiusa
nelle dita di una strada
a cercare l'umido
del mio esistere.
Sfregio le foglie
stringo le zolle
mi schiaffeggia l'uva.
Mi assento per un attimo
poi rovescio musica
ovunque,
pazza di cielo.
Un'assurda magia
Apri gli occhi,
c'è la vita.
Senti la sua voce?
Si strofina nella
tua pelle,
nelle tue ossa
come un'assurda magia.
Ha l'odore di mare
agitato
di erba nuova
di neve bollente.
Ascolta il suo canto
segui la scia
avvicinati
e continua a guardare
il suo bel viso,
la luce ora è per te.
Mondo azzurro
Vivo dentro ad un'onda
eterna
nel mio mondo azzurro
acqua e luce
luce e sole
tra castagne di sabbia
e alghe che borbottano.
Mi lascio solcare
da emozioni
e vento coraggioso.
M'esplode il tempo
in viso
al delirio del confine.
Suona il mare.
Dei miei battiti
il tango stonato della sera.
Il ritmo di te
Ancora t'amo.
Con le labbra spazzolo
le tracce del rosso
timore
scappo
e mi rinchiudo nei
tuoi occhi,
le mie braccia
sfrecciano nel battito
d'un lampo,
eterno.
Porto il ritmo di te
sulla pelle
il rogo d'una pioggia
dannata
e respiro
respiro più che posso
il tuo silenzio
un confine sbriciolato
a file di polvere.
Salto nel capriccio
d'uno sguardo
e mi nascondo
nel tramonto che dolce
si emoziona con noi.
Un salotto di arie calde
Com'è dolce nei giorni d'estate
il sole che fuma e respira le nostre
anime
come una madre zoppicante
che culla le sue rughe nelle
gote dei figli.
Ho dentro il pastello del cielo
e i lunghi fiumi assetati di poesia.
Il mio cuore ama ingombrare
le ciocche di luce
e i grovigli di verde
con i suoi lunghi sospiri.
Un salotto di arie calde
si posa sulle mie timide pelli
facendo singhiozzare
il nudo, che muto canta
il suo odore sopra
le poche nubi confuse
a lingue celesti.
Vacilla l'oro chiaro,
s'è fatto tardi
ed un fiume di carbone
offre la sua bellezza
ai calzari della sera.
Le montagne dai mille volti
Mi dicevo, guardando le montagne
dai mille volti,
che mai avrei dimenticato
le nubi abbracciate alle strade
e l'abbaiare dei boschi.
Il fresco smalto delle sere,
il dominio delle minuscole contrade
l'accoppiarsi delle vipere,
erano l'incanto ed il pianto
delle mie vecchie estati.
Ho amato le aquile
ed il profumo di terra rimossa,
il sole in marcia tra i pini
il tranello dei burroni.
Mi sentivo nel cuore
la dolcezza della polvere
ed il vocio dei lupi
dagli occhi di velluto.
E cosi fu, io rimasi
in quelle sacre lenzuola
di vento e ciclamini
a specchiarmi nel ricordo
di quel cielo.
Tra i segreti del cielo
Scolpiva l'alba
attentamente il giorno
ranicchiato tra i segreti
del cielo.
Nel dimenarsi la terra
regalava assoli ad un mare paffuto
sopravvissuto alle abili mani
del vento.
Al broncio curioso
di una sabbia fragile
la riva sfamava le barche
come una montagna
che svelava tramonti incompiuti.
Tra le reti un pescatore
ritrovava i suoi affetti,
ombre che sorridevano
solo ad uno specchio blu.
Dalle acque un sole scalzo
reggeva volti mai visti
frugando nell'illusione
di una lacrima sprecata.
Così, mentre la corrente
addobbava i confini,
l'orizzonte arrugginiva immobile
come una statua devota al silenzio.
Versi tra le pietre
E' già vecchio
il tempo che scolpisce
l'eterno sulle montagne.
Ci sono piogge
che possiedono le rocce
e le rendono sentiero
per la polvere.
Anche il vento
pittura i suoi versi
tra le pietre.
Sembianze di uomini
nascono da incastri
geometrici di natura e silenzio.
Essenze di bosco
e limpide acque
dormono tra specchi di storia
prima di trasformarsi
in un gioco di età perdute.
Un tempo indimenticabile
Ho raccolto attimi di te
stagioni colorate d'azzurro.
Ombrati di luce i tuoi occhi
hanno soffiato sulla mia vita
come un eroe che sconfigge
la morte.
Odorano di pane le notti
che hanno sentito scavare il tuo cuore.
Fanno agitare le stelle
sulla pelle,
che dondola in aria
cercando l'amore.
Ho capito perchè la luna
è immobile.
Ci guarda inseguire
un tempo indimenticabile.
Il volto della libertà
(ad un detenuto in carcere)
Non saranno delle pareti grigie
nè il tempo che grida alle spalle
a calpestare quel poco di felicità
che ci spetta.
Il cielo non ha più nome
ci separano silenzi eterni
e fragili mondi da capire.
Prima eravamo certi delle nostre
impronte
e dell'aria che respiravamo.
Bastava un bicchiere di buon vino
e qualche minuto solo per noi.
Ora gli attimi sono secoli
da attraversare in catene,
buio, un orizzonte sempre
più cieco.
E si transita nella vita
chiedendo permesso alle sbarre,
lasciandosi indietro il volto
di chi ci ama e l'odore
della libertà che finge
di essere nebbia che piange.
Le mie rime sono catene che desidero
Ho frugato nel ventre
della vita
poesie.
Arancione e silenzio
un fuoco
un violino macchiato
sensibilità
profondità.
Poco m'importano la morte
e le lacrime di dolore.
Che le parole si nutrano con me
e di me!
Le mie rime sono catene
che desidero.
Del profumo della pioggia
del colore della terra
della luce che parla
io ho bisogno.
La mente emette suoni
come il vento in mezzo alle case
e si perde in una vertigine
senza fine.
Il silenzio delle more
Viola d'inverno
come fronte di bugiardi
s' aprono sentieri dove un alito
storpia la pelle ed il cuore
un urlo muto cade e
si ciba di volontà sdrucita.
Dal seno di bambina
esplode un canto d'orrore.
Il silenzio delle more fa paura.
Come un guscio di colore
Guardo cadere la pioggia,
macchie d'inverno
mi sporcano gli occhi.
Vedo le mura bere a sorsi
acqua e vento
e nuvole nere calpestare il cielo.
Cadono foglie affamate di luce
sopra le erbe stropicciate.
Si spaventano le tegole al muto
sguardo di un orizzonte
che si oscura le guance
per disfarsi del delirio di un tempo
straniero.
C'è il saluto di ombre
che cercano di galleggiare sopra
l'azzurro
truccando le strade di sorrisi malvagi.
Ed io sono qui
ad aspettare che nasca il sole
come un guscio di colore
che apre il suo cuore all'arcobaleno.
Dell' amore e del nulla
Ah, se non fosse il tuo sguardo
a bussare nel cuore ogni giorno,
dove andrei, chi sarei?
Sarei un'anima scarsa
che dorme all'ombra dell'amore.
Se non fosse per le tue mani
che mi sollevano come fossi una foglia
e che mi accarezzano tuffandosi
nella mia intimità,
non mi sentirei la tua unica luce!
Così la mia vita non parlerebbe
di baci e canzoni,
camminerei abbracciata alla tristezza
senza sognare
mi lascerei trascinare dal desiderio
di decadenza
impaziente di svanire nel nulla.
Cuori randagi
Trema e suda la città.
Non ha più gambe per correre
il fiume
e le strade non conoscono
le impronte sotto i colpi di mortaio.
Ci sono palazzi storditi
dal fuoco
e corpi travestiti da cadavere
abbandonati agli occhi increduli
del mondo.
Avanzi di giocattolo
sui marciapiedi hanno domande
da porre al fumo che sorride alla notte.
E pezzi di vita
fiiscono per diventare cuori randagi
da lanciare nei cassonetti
in quel che resta
di una terra senza luce.
La linfa acerba del tempo
Il mare se ne stava in silenzio a leggere
impronte stese al buio
con gli occhi fissi nel becco
di un gabbiano pronto ad ingoiare salsedine.
Lontano il suo respiro
si perdeva in un incerto confine
lasciando sabbie e scogli
in attesa di destino.
Si colorava di ombre
il suo volto
avvolto nelle onde scure.
Curvo al peso delle carezze
del cielo
pescava al fondo dei suoi abissi
la linfa acerba del tempo
scoprendo le mani fredde
di tanta vita rubata.
E le acque già sembravano
infedeli lenzuola sporche di vuoto
chiuse tra le sue dita, nere,
come il pianto di una luna violata.
a baudelaire
Il tuo cervello
si disseta di noia
ed ossessione.
La musica ti culla
di tormento
sotto gli occhi di gufi in fila.
Fumi l'anima fantasma
con la voce di morte
zoppichi la vita
in un mondo indifferrente
al tuo cantare.
Scavi la tua tomba
negli scheletri precoci
ti senti un giovane vecchissimo
temi le nature,
gli oceani
potresti amare la notte
ma i suoi tamburi
ti bucano il cranio
e vivi la furia
d'un cielo senza pace.
Destino delirante
Non fu la pazzia
a schizzare fiere liti
dentro la mia mente.
Quel volto che mutava
in sepolcro arzillo
mi concedeva qualche larva
di ricordo.
Il mio vagabondare
cercava la quiete
in un bicchiere di luce.
La voce
aspettava conforto
da uno sguardo stupito
al mio toccare l'assurdo.
Strinsi in un pugno
malinconia e dolcezza
lanciandole in gola
con piacere estraneo.
E' destino che io
parli nel vuoto
dietro una lacrima
che fatica a scavare
un sorriso.
Maschere di follia
Ho l'anima sciolta
sul fondo degli oceani,
dove la notte raduna le sue forze
per rimembrare un pò di vita.
I battiti delle acque
hanno il sapore di corde tese
all'infinito
in un labirinto cieco.
Pensavo di saper fuggire
al sorriso buio
delle sabbie lontane.
Ho assaggiato le chiacchere
confuse delle onde.
Lunghissime maschere di sale
pronte a coprirmi gli occhi
prima che la follia
mi mordesse le labbra
per farmi annegare
dentro gli abissi.
In lotta con un sogno
Conto i passi delle nuvole
nel cielo
come se fossero gocce
di luminoso silenzio.
Inciampo nelle braccia
di un sole distratto
e cammino sul suo calore
in punta di respiro.
Mi esce luce dalle narici.
Una sfera di rossore
m'incendia il volto
fino a schiacciarmi gli occhi.
Mi fanno paura i raggi
che suonano alla mia pelle.
Ascolto le ossa palpitare
al colore
come un cuore bisognoso
di vita.
Ed in lotta con un sogno
tocco lo specchio,
spettinandomi la carne
col giallo d'una luna indifferente.
Un buio senza vergogna
Bacio il silenzio
e mi sorprendo
di avere mostrato le labbra
agli abissi.
Cerco di allontanarmi
dal vuoto
perdendomi come una lacrima
in un viso mai visto.
Sgrondano cristalli
ed aromi amari
insieme al ghiaccio
dei miei occhi.
E' la solitudine
che mi offre riflessi di follia.
Chiudo il tempo
in una goccia di veleno
e mi lascio naufragare
nel mio mondo,
un buio senza vergogna.
Diario di sconfitte
Un cielo più vecchio del tempo
mi fissa rabbioso.
Mi chiedo perchè
anche un amico mi lascia sola.
Sotto l'azzurro
esplode il mio silenzio.
Ho perso il canto del mattino
tra manichini di luce
e confini riscaldati dal sole.
Certo le ombre
inganneranno le pagine
del mio diario
ignorando le parole che scrivo.
Ho perso il segreto
dei colori nel vento
macchiandomi gli occhi
di dure sconfitte.
Giocando d'assurdo
L'ultimo annegare
del silenzio
s'è fermato alla porta
mentre la notte
dettava sogni senza fine.
Ed ho immerso gli occhi
in un tondo di luna
per lasciare che le stelle
fossero lavagne
su cui cancellare solitudine.
Ho scritto alla mente
lunghe lettere d'addio.
Ho dedicato il tempo
a coltivare follie nuove,
volontà ereditate da grida
riflesse alla memoria.
Oltre i confini dell'ordinario
ho smosso l'odore
d'orizzonti straordinari,
al di là dei cieli
al di là dei mari,
profumandomi le ossa
di vita sconosciuta.
Giocando d'assurdo.
Dopo l'estasi d'un sogno
Da qualche casa uscivano rauchi passi
occhi sfondati dalla stanchezza
mentre l'alba alitava sui volti
prima di scrivere il giorno.
Battevano i denti tra i convulsi di nebbia
ed il fumo di sigaretta aggravava il
viola sulle labbra.
Per strada le auto partorivano i primi
rumori
e gli animali singhiozzavano al freddo
stropicciandosi il pelo sulla ghiaia
rintoccata dalla brina.
Era l'ora che la campana soffiava
le prime luci nel cielo
facendo tremare le scale di corse
gigantesche.
Capricci di bambino, giubbe abbottonate
in fretta.
Uno strascico di fiati in delirio
regalati al tempo,
un bersaglio da centrare dopo l'estasi
d'un sogno.
Al tempo dei giochi
Perdersi nell'onda molle
dei campi era un gioco
folle tra la terra e le ortiche.
Affondavo i piedi nelle buche
tra lombrichi stanchi di remare
sotto le foglie.
Era lo sparo del sole
negli occhi
a rompere il salto nelle erbe
selvatiche.
Gettavo le braccia ai rami
del cielo
spaventando il volo di fanciulli
alati.
Alte erano le mura
in cui salivo per affacciarmi
alle nuvole.
Leggevo le facce del mondo
nelle corteccie della strada
fischiando alle ombre,
come un domatore di specchi
sdraiato sulla polvere.
Gli invisibili (a tutti i pazzi)
Cervelli perduti nella fossa del vuoto,
ruderi strani destinati a pensare invano.
Simili a statue senza occhi
siedono immobili in stanze cupe.
Il silenzio eterno si accoppia
al loro sbraitare eresie.
E così si abbandonano alle pareti
d'inferno
saltellando sbronzi nella pazzia.
Vergognosi d'esistere, tremano
alla luce e alla vita.
Cercano le palpebre di non ricamare
assurdi indovinelli
nella culla del pianto.
Schiavi d' ombre che strisciano
al freddo d'una carezza
mai conosciuta, invisibili,
uomini dimenticati.
Qualche moneta (ai mendicanti)
C'è un mondo abitato
da uomini distesi su vecchie ossa
condannati a dormire in caverne di cartone.
Invitano i corvi ed i piccioni
al banchetto di sporcizie della sera
e sprofondano insieme sulle panchine
assaggiando il cimitero nella nebbia.
In una stazione piena di lupi
scavano l'ultima carità
affannandosi tra i vagoni.
Cercano il silenzio e l'odore
del buio
orgogliosi del miagolio dei gatti
sulle loro teste.
Sbirciano tra le stelle
qualche spicciolo di luce
per sognare anche domani
qualche moneta ed un sorriso.
L'eco fra le nuvole
Silenzio troppe strade
lasci vuote alle mie labbra.
Sono qui e attendo
una pioggia di voci
che rompa gli argini
del mio finto dialogo
col cielo.
Sono allora i raggi di sole
a ripetere coraggiosi
l'eco fra le nuvole
e il soffio di luce
tra gli alberi ad
invocare il mattino.
Ascolta. Il rosa scorre
sulle schiene dei monti
e illumina le sagome
d'uccelli nottambuli.
Esiste un suono
che t'ingoia tutto,
fino a sciogliere la terra
in un ventaglio,
il mio cuore che si
spoglia alle lentiggini d'azzurro.
Un'altra Cina
Occhi a mandorla
in ogni angolo di strada
avanti e indietro nel mio sguardo,
come raggi di sole che giocano
a sciogliere il pallore del cielo.
Sembra quasi un'altra Cina
dalle bettole di seta
e dalle fiabe di dragoni.
Incensi e colori
rivestono le porte
dove si specchia l'oriente,
un grande violino
che suona bizzarri
silenzi,
nascosto ai confini del mondo.
Camminando, i vicoli
si perdono nelle luci odoranti
di vecchia storia, trascinando
i vapori e le polveri
nei segreti di ceramica
di quella che era casa mia.
Il gioco folle
Un mormorio tra la mente
ed il silenzio
non è vento che esplora
l'estro e la luce.
Sono i sensi a vivermi
accanto stupidamente
come semafori addormentati
al centro della strada.
Sembra che il corpo
non conosca le prigioni
che freddamente abitano
la mia anima.
Sa di marcio il mucchio
di neve che dorme
negli occhi.
C'è qualcosa di strano
che scava gli atomi
e li chiama al disordine.
E il mio cervello ride
come un cieco che vede
per la prima volta il suo volto,
promettendo alla follia
di sfamare mille verità.
Primavere per noi
Plana sulle tue labbra
come intorno ad una rosa, l'aroma
della mia bocca, e, petali caldi
e chiari respirano l'amore
che si sdraia sulle spine.
S'innamora il tuo sorriso
dei miei occhi.
Fai ballare anche le guance
che calpestano d'un morbido
rossore la pelle vergine
alle fiamme.
Odora di muschio e di vulcano
la mia e la tua carne,
un' altalena tra i boschi
del piacere.
E ci ascoltiamo sfogare
gli istinti lungo un sentiero
di carezze e baci,
l'anima traboccante
di gioia.
I lupi
Sopra le punte d'abissi in neve
i lupi stanno in gruppo, affilando
bianchi coltelli nel vento. Ululando.
Consumeranno la notte dei loro
fiati infiniti,
spingendo gli occhi oltre la luna.
Il petto in avanti, come la vela
d'un battello, il pelo incenerito
dal buio che infiamma il gelo.
D'un camoscio che passa ubriaco
fumeranno le carni,
imboscati nel riflesso d'un
precipizio che nel sonno
tace l'orrore.
Scordando d'essere sale
Mi par di mangiare
la fronte d'un ghiacciaio
quando s'alza il vento
tra le onde.
Se guardo il corpo
del mare
sbiadisce l'immenso
e le acque diventano
un sogno per un bambino
da cullare.
Dagli scogli il sole
spia la mia mente,
sa che mi abbandonerei
alle curve della corrente.
Più d'un bacio
avrei dato a quell'azzurro
spargendo il mio inchiostro
sulla sabbia.
Ah si, t'avrei amato
palpando ogni profondità
scordando d'essere sale
ai tuoi piedi.
Le chant du noir
Finirà così.
Il buio, le chant du noir, mi rapirà dalla seggiola
mentre raffino la solitudine
con la mente.
Sbucherò dagli occhi
d'un cielo scuro e la mia carne sarà cibo
per pipistrelli cadaverici.
Mi strapperanno le membra
con un soffio
e la mia tela di donna
si moltiplicherà in mille pietre
da scagliare nel vuoto.
Sembrerò come sabbia
morta sotto il letto del mare
nel temporale degli abissi.
Sarò l'orrenda bestemmia
d'un giocatore incallito,
più folle d'uno sparo
senza mira.
Sei un bel cielo
Metto a dormire la voce
e ti cerco negli occhi dolci
della notte.
Vedo l'aria scuotere le vesti
della luna
e il tuo sorriso dipingersi
sul seno d'una stella.
Ti dirò quanto t'amo
appena il mio cuore
cadrà dalle nuvole
e non avrà più paura
di mischiare il suo odore
alla tua pelle.
Sei un bel cielo
dai colori d'estate
dentro di te il mio silenzio,
un piccolo sole
inchiodato al tuo respiro.
Il sapore della pioggia
Piace anche a me
il sapore della pioggia.
Di quel tenace sparpagliare
le acque
vedo la bellezza di mille
nubi pronte a dormire
sotto calde lenzuola.
Quanti capricci nel vuoto!
Alla grande pianura
rubo l'inverno
per succhiare coi miei occhi
tutto l'oceano del cielo.
Spio le reliquie di burrasca
e dalle febbri del vento
elemosino gocce
da offrire alle pozzanghere.
Le donne della notte
Per le strade un formicaio
di carne e sudore.
Donne ,come operai
curvi sulle fronti, a sbattere
piaceri nelle vene.
S'agitano i lampioni
alle cosce nude che non
si danno pace,
si raduna la notte ruffiana
tra le braccia di leoni infuocati.
Abbaiano i corpi
tra misteriosi sentieri
mentre si spalancano
fotocopie d'amore.
Si svestono le colpe
e i sospiri peggiorano.
Un gioco sporco
su occhi truccati
che preferirebbero
la morte
ad uno sguardo freddo,
impolverato di fango.
Come un tramonto (agli angoli dello specchio)
E così si arrossa il cielo
nell'ora che mi sfiori le labbra.
Ti ho visto svegliare l'eroe
dentro a quel petto sbronzo di paure
fino a versare l'anima
sulla mia al ritmo d'amore.
Ma io assaporo il piacere
come un tramonto che affonda
nella meraviglia.
Penso al domani che sarà
mentre ci sanguina il cuore
al distacco,
ci trascineremo come animali
spaventati
nella nostra follia,
sbirciando agli angoli
dello specchio l'addio.
Nel lago dorato
Mi sembra che il vento
strappi gli orizzonti
ingrassando il petto della morte.
Io tremo se il cielo
inciampa sulle trappole di dolcezza
del silenzio.
Chi ha il coraggio di spaventare
le brezze predilette?
Io tradirei la paura
con l'ombra abbondante d'un divino
bacio di quiete.
Di rosso tingerei il piacere
e sulla bocca mischierei l' alba
al tramonto.
Cercando la vergine notte
nel piatto d' eretiche mete,
gonfia d'inferni,
berrò l'ultimo sorso di rame
prima di immergermi
nel lago dorato.
Comme l'ambre et le musc
Amo il canto della nuda gioventù
le cui voci lanciano luci dorate.
Innocenti, senza vergogna
giocavamo l'amore
come il cielo accarezza
le schiene d'erba.
Ci sfamavamo con l'incenso
delle labbra- comme l'ambre et le musc-
e le pelli s'univano agli specchi
delle emozioni.
Per guardarci scagliavamo
le lingue nelle braci
mostrando il seno
alle viscere gelide.
Entrambi ingenui
e viaggiatori: nessuno
intorno ai nostri cuori,
nessuno che conoscesse
il nostro intimo timore.
Ecco, eravamo primavere
profumate di carne,
trionfante ricordo
della soffocata libertà.
La preghiera del giorno
Com'è gelido il miele
nel sole che sorge.
Abbiamo visto
l'orizzonte frustarsi le mani
e il cielo rimbalzare
come l'aria sulle maree.
C'è chi fruga nei piccoli
sipari d'infinito
cercando di mutare l'inverno
in una donna.
C'è chi prende lo strascico
di neve
e se ne infischia
del bel tempo,
rotolando negli abissi.
Per spegnere l'inferno
dobbiamo amare
e trasformare il tremore
in febbre
nascondendo i sudori
di travaglio
al giorno appena nato.
Nelle tenebre
Nella fossa segreta
dormono i destini
di mille fantasmi.
Mai più si vedranno
gli astri sparare follie
mai un sospiro
che provochi piacere.
Dormirò abbracciando
la notte,
che mi dipingerà nell'anima
il suo ghigno eterno.
Mi spegnerò piano
nei pesanti incubi del nulla,
di quanto buio
non so s'inquinerà il mio cuore.
Maledico quel buco profondo
simile a una fraterna fiamma
è sciocco ch'io abbia visto
luce
in un sole più nero del nero.
E' il tempo delle macerie
delle candele cadavere
e della morte che miagola
appena gli occhi
cercano il placido trionfo.
Ad un grillo, le sue estati
Sfumature di diamante
grappoli di sole d'ambra
lungo le file di spighe
russa il grano
perchè poco ha riposato
il suo argento.
Lo portava il vento
tra le sue labbra carnose
- e tu l'hai visto- mordere:
(nelle ombre chiare dell'erba
singhiozzavano frammenti di cielo).
Un vecchio veliero c'era
poco lontano
e lunghe onde coperte di fiori
- io ti piangevo- mentre sparivi
con gli occhi arrossati di luce.
Ti nascondevi sotto le paglie
e ti fermavi a cantare le tue estati.
Attaccato alla terra,
agli odori di campo, cieco,
gridavi legato al fiato
il tuo palpitare, verde,
verde di strada.
Ora tocca a me
Il silenzio può uccidere
e poi le paure
diventano fiumi per l'oceano.
Scappare non serve
e sedersi al buio
inganna.
La voce in trappola
deve fuggire,
o rimarrà inutile scheggia
nel vuoto.
Nessuno saprà mai
cosa sei e chi sei
se non gridi almeno una volta.
Urla anche il vento
il grillo nella notte
il lupo tra le montagne.
Ora tocca a me,
nuvola, fare temporale.
Al cuore d'un inverno
Salì verso la notte
il gelo sulle candide foglie
e nel palazzo era la neve
a fare luce nel buio.
Si svuotò la strada nelle mani
gonfie di freddo
come le rose impiccate alla rete.
Il respiro volò in alto
s'attaccò al cielo umido,
si sentì il vento rubare le lacrime
al cuore d' un inverno pesante.
Ci vide, il ghiaccio, tremare
fin dal mattino
ma non placò la sua voce.
Come grida, le gocce di brina
incontrarono la sorte,
un deserto immobile ricoperto
di pietre rozze,
tra le acque impolverate di
cenere bianca.
Occhi di bambino
Non ci sono onde, ombre o colori
ammucchiati nel fango.
Il mare è vuoto, spaventato.
Tace, si, tace.
Se lo guardo mi perdo
oltre gli scogli
e vedo occhi di bambino
sognare l'azzurro
e gabbiani cercare l'infinito.
Non mi basta.
Devo chiedere di tagliare
il silenzio
di svuotare le alghe
e cucire il vento
al destino dei pesci.
Non posso fare altro
che nuotare
la terra assetata
farmi strada tra le orme
sfiorando il sale
tra le pietre.
Carezze
Quale fiero azzurro tra i cieli
spinge lontano le nuvole?
Per chi la bella luna
elegante s'avvicina?
Ah,quante stelle
danzeranno alla notte
sopra le montagne
e le acque innocenti
loro che nel buio
non sanno piangere
e che sperano
in qualche sogno avverato!
Beati gli abeti
che alti e nobili
si bagnano di luce
senza riconoscersi
nelle carezze del vento,
nudi all'alba.
Accanto alle lacrime
Guardo le navi, gli uccelli
e dal grembo della vita
tante altre voci respirare.
Sento il sole morire
negli occhi infranti
di mille fanciulli.
Non c'è luce per tutti
fuochi e catene ingannano
la polvere scura acceca le pelli
si alzano orrori
pianti trafiggono l'aria
il cielo si spegne.
Cerco Dio
nella miseria
nelle convulse immagini
del tempo
lo trovo qui,
tra le rovine
sul marciapiede
a chiedere pietà
accanto alle lacrime
che hanno paura di esistere.
Remoto
Fuggì il silenzio
nel remoto scarno delle onde.
Un insulto al crudo mordere
le labbra nella sabbia.
Spezzò un soffio
l'ombra immortale del vento
custode delle stanze d'oblio.
Un fuoco nell'acqua
ancòra sparsa sugli schianti
giù nel fondale demente
l'inquieto bavaglio d'astri
raccolse avide trasparenze
discese nel nulla.
Fu la morte a sfiorare
mute apparenze
nelle lampade di metallo
d'abisso.
E per un attimo
parola
amò le tenebre
nell'incendio del vuoto.
Falco guerriero
C'era la neve
l'ultima volta che t'incontrai.
Il ciliegio abbandonava le sue foglie
nel sepolcro d'inverno.
Il vento di gennaio
bussava alle finestre,
una lotta feroce di polvere
ferita dal silenzio.
Non parlavi.
Ascoltavi il vocìo del tempo,
avresti voluto uscire tra le tue montagne
respirare il tragitto dei tuoi boschi
raccogliere le pietre inzuppate di ghiaccio
e scagliarle nel vuoto.
Capivo i tuoi occhi.
Eri un falco guerriero
incatenato alla fine,
sapevi che avrei letto il tuo sguardo.
E promisi a Dio
che t'avrei accompagnato
nella tua terra
ogni giorno
scrivendo al mondo la tua storia.
Diario segreto
Sulla sottile linea
del tramonto
un sole ammaestrato a cadere
tra gli scogli.
Con le mani tra i capelli
sfrangio il domani
interrompendo la metamorfosi del cielo.
Vedo il mare
dimenticare se stesso
a ripetizione,
onda dopo onda,
sento il vento
divincolarsi dai limti
spingendosi nell'intimo
della velocità,
parlo con il silenzio
sussurrandogli l'amore
dentro fessure di conchiglia.
Granelli di vita
m'esplodono in viso,
solleticando l'istinto di fuga.
Vorrei nuotare
nel tempo
rovesciare le stagioni
consumando le pagine
del diario segreto
nascosto sotto la sabbia.
Idiozia
Dietro ai miei passi
il tempo che muta
nei cieli deceduti all'eterno.
Fiumi di sentiero
spenti nel naufragio d'ombra
trasparenze impassibili
all'ordine d'erranti pietre.
Odori soffocano
nel delirio d'orizzonti
radici taglienti
ronzano sulla cecità del suolo.
Cammino incontro
all'ebbro vapore d'erba
nelle macerie di campo
scheletri di pino
coprono il rumore
del mio corpo che passa.
Il silenzio si ripete
ha un colore lucido
cade nelle viscere
sotto i portici di terra.
Solo lunatici astri
m'accompagnano
cantando ai miei piedi
l'idiozia.
Eclissi
Rosicchiando il mondo
alzo la polvere della sorte
preparo il campo alla morte
una fossa a cielo aperto
di spine e terra dura
un sepolcro improvvisato
dietro angoli di vento
una croce su misura
da portare già nel cuore
all'inizio della vita.
Siamo eclissi senza senso
abbiamo sogni innocenti
ambizioni pungenti
perdiamo orientamento
al primo appuntamento
col dolore
temiamo il fato
preghiamo al limite del fiato
invochiamo Dio
al momento dell'oblio
quando vediamo che la luce sviene
e dopo qualche attimo
siamo ossa ubriache d'urla
fine che parla d'estremo.
Battiti primordiali
Sinfonia d’onde azzurre
ombre violacee di pescherecci lontani.
L’odore di mare
sale nell’aria
un’esplosione di sabbia e sale
brucia gli sguardi.
Il cielo affonda nell’acqua
s’aggrappa agli scogli
fino all’ultimo sfondo
quando anche il sole
si posa adagio al ventre della sera
e rimane solo la luce del faro
ad indicare vie di fortuna.
Pontili deserti,
cocci di vetri aguzzi
lasciati a riva
tra conchiglie schive di rarità.
Musica soave d’abissi
battiti primordiali di silenzi sopravissuti
al vuoto,
alla profondità del nulla,
alla bellezza dell’ignoto
senza fine.
Ogni estate
Quanti tuffi tra paglia e fieno
in quel fienile accanto alla stalla
su e giù dalla vecchia scala di legno
ogni estate finita la scuola
correvo lì
mi sedevo su quei freddi gradini di pietra
ad ascoltare il muggito
delle vacche
finché l’ultima goccia di latte non era munta
annusavo foglie di menta
confuse tra le ortiche
aspettavo che qualche prugna
cadesse dai rami
o che l’uva spina fosse già matura
poi scendevo per strada
a raccogliere sassi colorati
coi ragazzetti di stagione
non temevo nulla
se non le serpi che d’improvviso
attraversavano il bosco
impaurite dalle voci e dai passi.
Rincorrevo le nuvole
così vicine alla montagna
aspettavo che la nonna mi chiamasse per cena
per tornare ancora giù
tra i prati ad inseguire
grilli , lucciole
e qualche maggiolino sperduto.
Ogni estate piangevo al ritorno verso casa
perché lasciavo tutto,
amicizia, affetto,
natura e libertà
Strana
sensazione
Averti qui
che strana sensazione!
Mi trema la voce
il corpo immobile
a stento trattiene l'istinto d'un
bacio spontaneo
ti guardo e non riesco a non
arrossire
già conosci quella piccola grande
timidezza
che m'appartiene
hai in pugno le mie verità
quell'amore che è diventato forte
col passare dei giorni
Averti qui
è solo una certezza
che sei corpo nel mio corpo
respiro nel mio respiro
vita nella mia vita.
Il colore dei
giorni
Cosa vedono i tuoi occhi!
Tu che non sai cos’è la luce,
che non conosci nemmeno le ombre
quale forma ha il mio volto
lo sfiori, lo accarezzi
ne custodisci i tratti
preziosamente
quasi fuggissero dalle mani.
Ah le mani!
Con loro insegui i sorrisi
afferri la felicità
stringi la vita e l’amore.
Non piangere se
non saprai mai com’è il cielo
la luna , le stelle
o la semplice aurora,
se non saprai distinguere le foglie d’autunno
dai petali d’un fiore sbocciato a primavera
se non saprai com’è la strada fuori casa
o l’abete innevato in cortile.
Sognerai ogni cosa
come vorrai
e sceglierai il colore
dei tuoi giorni.
Alla
quiete
Docile nenia di silenzio
lieve respiro di vento notturno
goccia di rugiada tra una rosa
e le sue fragili spine
eccoti meravigliosa quiete
ignuda solitudine
arresa alla bellezza di taciturna natura
scendi a trovar dimora
nell'ultima luce della sera
giaci tra le ceneri
d'un fuoco ormai spento
e fuggi nell'onda
d'un mare immenso.
Semplicemente
Ti cerco,
alla prima luce del giorno
tra le lenzuola ancora calde
ti sveglio piano
aspetto che tu apra gli occhi
ti fisso,
perdutamente innamorata
ti copro la fronte di baci
fino a farti piangere di gioia
ti stringo tra le braccia
voglio che tu rimanga
che tu ti perda nel mio piacere
un attimo ancora
senza riconoscere il tempo
senza aspettare sera
voglio che tu sia
semplicemente mio. |