Ah, la poesia!
Ah, la poesia!
Chissà perché non mi lascia mai solo
e mi fa sempre compagnia
parlandomi del cielo e del mare
del vento e della pioggia
del profumo della terra che germoglia
raccontandomi i segreti delle stelle e della luna
con le parole del cuore
che vanno oltre i confini
dei nostri sogni e dei nostri destini.
Ah, la poesia!
Se la senti dentro non lasciarla soffocare
ognuno di noi può poetare
basta amare il mondo e stringere tra le dite
il tempo della nostra breve vita.
Essere
In questa terra
profanata
vorrei vestire ali di rondini
per volare oltre l'infinito
dell'essere.
Il volo
Sperduto
in un cielo di perla
corro come un passero piumato
che cerca semi splendenti.
E rincorro la sua ombra
che scivola sulla terra e su paesi
sconosciuti
e m'involo su frammenti e traiettorie
del tempo
abbacinato dal suo ingannevole respiro.
E m'accartoccio con lenzuola di nuvole
tra le pareti della mia casa
scrigno di amate voci erranti
che acquietano pensieri persi.
Se cerchi giustizia
Ascolta!
Ascolta le grida dei bambini
uccisi dalla guerra
se cerchi giustizia.
Ascolta!
Ascolta il pianto degli innocenti
se credi nella giustizia.
Ascolta!
Ascolta gli uomini Giusti
se vuoi giustizia.
Ascolta!
Ascolta il tuo cuore
se ami la giustizia.
Antiche pire E attraverserò i frammenti del tempo che ancora dispiega paesaggi di antiche pire che bruciano all’orizzonte
Orizzonti impossibili Oggi vivo con le persone che amo le loro ombre e i loro sogni vestiti di polvere dorata che cavalcano mari azzurri e cieli tempestosi. E divoro frammenti colmi di luce che si scompongono nei rivoli accecanti della trascorsa lucida inconsapevolezza. Ora non ho confini da difendere ma luce da accogliere e giorno dopo giorno capovolgo lo specchio che divora il tempo e morde i ricordi che bussano per entrare nella mia stanza dagli orizzonti impossibili.
Respiro Respiro Ogni mio respiro vola nell’animo sconfinato che rimugina smarriti sogni. Ogni mio sogno respira l’immenso che mi rapisce oltre il palpito del tempo. E la mia inquietudine s’annega nell’alito della notte che m’illumina di stelle.
Buchi neri Si spegne la sera tra folate d’ombre che s’oscurano. Il vento rimescola l’aria inzuppata del bosco e corre a valle come un passero impaurito. I desideri si apprestano a danzare dietro muri di pietra e angoli capovolti. E m’inquieta il silenzio che origlia il passato incompiuto della vita e il vocio di questo giorno che affonda nei buchi neri della notte che s’avvicina. A Neftalì Ricardo Reyes Basoalto
Diafana pianura HOGUERAS pálidas revolviéndose al borde de las noches corren humos difuntos polvaredas invisibles Si inquieta il mio animo tra artificiose introspezioni della memoria inghiottita da sogni di creta. E nella bava secreta dai giorni della vita s'attorcigliano le prede che nutrono il mio cuore. Smemorato il tempo che ingoia i suoni delle campane sperduti nel cielo di vetrosi temporali che si frangono su tetti rossi e rosa. E l'aspro grido di una fuggitiva tortora zittisce il ciarlare dei passeri tra l'alito di smarriti tigli nell'inconsistenza dell'essere che brucia fotogrammi oltre l'annullarsi dell'utopica libertà e dell'anelata giustizia che turba e accheta la mia mente rapita da fuggenti voli. Erranti uccelli ritmano il muggito del mare che invano cerca di addentare una piccola barca che naviga tra muri d'acqua selvosa. Un uomo in piedi la guida con antichi gesti di seminatori di frumento e granturco attraverso incantate onde di araucarica bellezza. Ma chi mai si schiude al pianto nel guardar il sole che affonda l'orizzonte nelle viscere del mare? E come possono i poeti rubare i sogni alle stelle tra le grida di questa terra violentata e soffocata? Com'è diafana la mia pianura di pioggia e nebbia dove le radici dei platani anelano il silenzio smarrito e il cuore degli uomini si ammala senza gridare. Com'è bella la notte quando la chitarra canta sino all'alba e allontana lo sguardo della morte! E nella bava secreta dai giorni della vita s'attorcigliano le prede degli spigolatori di sogni nascosti nell'afosa brezza di questa diafana pianura dove muoiono in silenzio minacciosi temporali. tendido sobre el pasto mi corazón está triste la luna azul araña trepa inunda
Il mio canto di solitudine E poi la mente mi si scarruffa ad ogni refolo improvviso e il mio animo nomade e inquieto valica monti e guada fiumi percorre valli e pianure attraverso moltitudini di uomini che gridano senza ascoltarsi. E la mia psiche si raggruma nel guscio arrugginito della memoria e mi dispera quando m’abbandona e m’intossica di solitudine quando divento zingaro di me stesso.
Il mio canto di solitudine poetica Rincorro tra le strade smarrite dell’infanzia i suoi colori e i suoi odori e m’interrogo laddove potrò rinascere per annegare lo sguardo nei campi di grano e respirare il profumo delle radici delle piante che rotolano a valle portando l’alito del bosco e le sue fresche ombre. Vorrei parlare a donne e uomini smarriti con la leggerezza dell’abbandono con il canto del silenzio che vibra in ognuno di loro con la voce di creta degli alberi adagiati sui profili capovolti del cielo che raccoglie lungo le nuove arterie del mondo i diaframmi pulsanti del sangue degli innocenti: angoscia di un’umanità incredula annichilata dal cinismo virtuale che affama la coscienza. E nella mia solitudine intemporanea che scolora l'aria e la tempesta il mio cuore si tormenta e si ostina tra disincanti e affanni che sciorinano orizzonti sfarinanti su impossibili spazi consumati dal baluginio di dèmoni nerolucenti. E vivo spaesato e muto diseppellendo antichi e sperduti sogni che inseguono l’indomani che forse mi ha già abbandonato.
Il mio canto di solitudine politica Amavo le rondini che saettavano nel cielo e mordevano sogni di giustizia tra i profumi erranti dei ciliegi. Ma le ali si sono impigliate tra le forbici della paura e il frastuono dei tamburi della battaglia raggomitolando gli uomini dentro i fantasmi del passato. Che ne sarà delle mie città dove s'incrociano gli sguardi dell'indifferenza e si consumano parole d'odio verso uomini colpevoli d’essere disperati? Dove sono finite le speranze di chi ha seminato grano fiordalisi e i papaveri rossi solcando il cielo con le bandiere al vento contro le ingiustizie e le guerre e dire basta a chi avvelena la Terra? E noi che abbiamo incendiato la nostra giovinezza nell'ebbrezza della giustizia, della fratellanza e della libertà sessuale quali figli e nipoti abbiamo partorito se anche loro invocano catene per chi nasce nero giallo rosso o povero? E voi incapaci di assaporare l'inconsapevolezza della notte e l'incanto dell'alba e del tramonto cosa aspettate ad alzare lo sguardo al cielo per ascoltare il canto nostalgico del fratello clandestino che ha lasciato la sua casa per fuggire dalla fame o dalla guerra e viene braccato dalla vostra paura?
Il mio canto di solitudine etnica Milioni di uomini corrono nei cieli su draghi metallici che scolorano il firmamento in cerca di isole incontaminate e guardano dall'alto il mare e la terra come i figli di Dio. Altri uomini arrivano nella terra d’Ereb in cerca di una primavera che spesso non trovano con il sogno che i loro figli possano essere liberi come le rondini e ritrovare i colori struggenti della loro amata terra. In questo abisso delle coscienze dove germoglia l’inganno delle etnie voglio sentirmi uomo dalla pelle nera gialla e rossa per difendere la mia profanata identità di migrante veneto. |