Poesie di Alessandro Caparesi


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Quiete
È sullo stallo della nebbia
che si fonda
della quiete l’idea
tradita
dall’incedere del giorno.

Impiegati
Stiamo stipati per decenni
entro settimane da due giorni.
Ci sfugge,
pure del tempo,
il maramaldo ordito.

Senza titolo 1
Sempre schifate le domeniche pomeriggio
domeniche ancelle dei sabati
e la fine delle vacanze
gli ammazzacaffè dopo i caffè
la fine della fine della fiera.
All’epoca dei mercati e delle fiere domenicali
sempre il primo a schizzar via
per coltivare l’impressione
di averlo deciso - il modo, il tempo -
di averlo potuto decidere,
meglio anticipare che attendere
i broda longa riscaldati
e godere, magari, del peso felice
delle scatole mezze vuote
dell’illusione che in fondo
oggi è andata bene,
ma meglio non dirlo.

Nero
Non lo so se l’anima mia è davvero
Un bulimico buco nero però
So che il nero mi piace
S’abbina bene, tiene lo sporco
E di profilo sfina un sacco.

Il tempo delle rondini
Non sono tanto la risate – risatine in verità –
che è anche peggio – né il bancomat
poggiato sul tornello, dai che fa ridere
il riso fa bene, fa bene all’animo, mater
anche al tuo sepolto da quando sei rimasta sepolta
stringendo in braccio tuo fratello -
né il tuo cristallino vacuo
né la seconda e ultima puntata (mannaggia, addormentato sul più bello)
né la coda delle rondini involatesi – adieu adieu
all’anno prossimo forse. Non è questo
è ‘sto forse che m’ammazza
lo svolazzo suo smarrito nei titoli di coda.

Rette parallele

Capiamo, c’invidiate,
siete un soffio
un alito di stenti,
v’affannate e tribolate,
malanni e sofferenze
poi per cosa?
La mia compagna ed io
siamo diversi:
sempre vicini, fedeli,
puntati all’obiettivo
e distratti mai,
neanche a rivolgervi un desio.
Sì, ci è sconosciuta una carezza
o una celata intersezione,
un bacio di sfuggita l’abbiam visto
solo alla TV,
difetta anche
una trigonometrica eccezione
e l’opposto v’è di vanto,
ma al luogo illimitato,
dove è tutto e non,
dove il limite smette il suo nome,
dove voi non avete accesso,
o difettosi,
ne avremo da recuperare il tempo andato.
C’è poco da sorridere.

Tanto basta
Mi parli di complementarietà e destino
di due metà della stessa mela
di cuori che battono all’unisono…
tutto molto commovente, tesoro mio,
ma distante dal vero,
siamo l’incontro casuale di due imperfezioni:
il quando – avrei voluto incontrarti prima,
il dove – può anche star bene,
il cosa – le affinità che ci attirano,
il perché – le nostre differenze più o meno sottili,
somma e moltiplicazione di difetti,
incrocio esatto/errato di qualità presunte o potenziali,
ma figurati: non sappiamo neanche
quel che vorremmo da noi stessi!
Guarda: ci piacciamo e ci critichiamo,
ci attiriamo e ci allontaniamo avviluppati dall’elastico
del nostro dilettevole meraviglioso amore.
E’ tanto e tanto ci basta.



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