Inizio | Poetare | Poesie | Licenze | Fucina | Guida | Lettura | Creazione | Autori | Biografie |
Le figure retoriche dei grandi poeti
Le figure retoriche sono accorgimenti stilistici e linguistici utilizzati dai poeti per rendere più viva ed efficace una descrizione, un’immagine, una sensazione, una emozione, ecc. Vi sono varie specie di figure retoriche: figure di contenuto o traslati, figure di parola e di pensiero, figure di sentimento. |
Figure di contenuto o traslati |
Consiste nel nascondere, dietro il senso letterale delle parole, un contenuto diverso, per lo più di carattere astratto e ideale. | |
tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi incontro, a poco a poco mi ripingeva là, dove il sol tace. ► selva del peccato (Dante, Inferno, I, 58-60) Quando mi vidi giunto in quella parte di mia etade ove ciascun dovrebbe ► la vecchiaia calar le vele e raccoglier le sarte, ciò che pria mi piacea allor m'increbbe: e pentuto e confesso mi rendei. (Dante, Inferno, XXVI, 79-83) Maledetta sie tu, antica lupa, ► l'avarizia che più che tutte l'altre bestie hai preda per la tua fame sanza fine cupa! (Dante, Purgatorio, XX, 10-13) L'oro et le perle e i fiori vermigli e i bianchi, ► bellezze di Laura che 'l verno devria far languidi et secchi, ► la vecchiaia son per me acerbi et velenosi stecchi, ch'io provo per lo petto et per li fianchi. (F. Petrarca, Canzoniere, XLVI, 1-4) Passa la nave mia colma d'oblio ► l'anima del poeta per aspro mare, a mezzanotte il verno, enfra Scilla et Caribdi; et al governo siede 'l signore, anzi 'l nimico mio. ► l'amore (F. Petrarca, Canzoniere, CLXXXIX, 1-4)
|
|
Consiste nell'adoperare un nome comune o una perifrasi invece di un nome proprio e viceversa. (Zingarelli) | |
Di voi pastor s'accorse il Vangelista, ► San Giovanni Evangelista quando colei che siede sopra l'acque puttaneggiar coi regi a lui fu vista; (Dante, Inferno, XIX, 106-108) Ché le città d'Italia tutte piene son di tiranni, e un Marcel diventa ► avversario dell'autorità imperiale ogne villan che parteggiando viene. (Dante, Purgatorio, VI, 124-126) et non già vertù d'erbe, o d'arte maga, o di pietra dal mar nostro divisa, ► Mare Mediterraneo (Francesco Petrarca, Canzoniere, LXXV, 3-4) De l'empia Babilonia, ond'è fuggita ► Curia papale ad Avignone ogni vergogna, ond'ogni bene è fori, albergo di dolor, madre d'errori, son fuggito io per allungar la vita. (Francesco Petrarca, Canzoniere, CXIV, 1-4 e fatto ch'ebbe il re di Circassia battere il volto de l'antiqua madre ► la terra traversò un bosco, e dopo il bosco un monte, (Ludovico Ariosto, Orlando furioso, II, XXXIII, 5-7)
|
|
Consiste nell'usare un senso al posto di un altro o più genericamente servirsi di un termine oltre il suo significato proprio. | |
Io venni in loco d'ogne luce muto, ► privo che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto. (Dante, Inferno, V, 28-30) Ivi fra l'erbe, già del pianger fioco, ► stanco vinto dal sonno, vidi una gran luce e dentro assai dolor con breve gioco. (F. Petrarca, Trionfo d'Amore, I, 10-12) [...] ma, poi che tornò il lume a gli occhi miei, ch'eran d'atra caligine condensi, notte mi parve ed a lo sguardo fioco ► offuscato s'offerse il vacillar d'un picciol foco. (T. Tasso, Gerusalemme liberata, VIII, 197-200) [...] Men duro è il male |
|
Consiste nell'esagerare o ridurre, oltre i limiti normali, la qualità di una persona, animale, cosa o un'idea. - O frati, - dissi, - che per centomila |
Consiste nel trasferire a un termine il significato di un altro termine con cui ha un rapporto di somiglianza. In breve, è una similitudine senza il termine di paragone: tu sei (simile a) un dio. | |
… e prego anch’io nel tuo porto quiete. ►morte (U. Foscolo, In morte del fratello Giovanni, 11) Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi ►gioventù in così verde etate! Ahi, per la via… (G. Leopardi, La sera del dì di festa, 23-24) …tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio; due volte nella polvere, ►in disgrazia due volte sull’altar. (A. Manzoni, Il Cinque Maggio, 43-48) ►in trionfo Tu fior de la mia pianta ►figlio | padre percossa e inaridita, tu de l’inutil vita estremo unico fior,… (G. Carducci, Pianto antico, 9-12) Si devono aprire le stelle ►sbocciare come i fiori nel cielo sì tenero e vivo. (G. Pascoli, La mia sera, 9 -10) Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade ►moltissime vie che si intersecano (G. Ungaretti, Natale, 1-4) Alle sponde odo l'acqua colomba, ►l'acqua mormora come una colomba che tuba Sono i tuoi puri occhi |
|
Consiste nella sostituzione di un termine con un altro, con cui è in rapporto: la causa per l’effetto, l’effetto per la causa, la materia per l’oggetto, il contenente per il contenuto, lo strumento al posto della persona, l’astratto per il concreto, il concreto per l’astratto, il simbolo per la cosa simbolizzata. | ||
… s’accendon le finestre ad una ad una ►
le finestre sono |
la causa per l’effetto
l’effetto per la causa
la materia per l’oggetto
il contenente per il contenuto
l’astratto per il concreto
il simbolo per la cosa simbolizzata |
|
Consiste nell'indicare una persona o una cosa con un giro di parole. | |
e quella parte onde prima è preso ► l'ombelico nostro alimento, all'un di lor trafisse: (Dante, Inferno, XXV, 85-86) ... |
|
Consiste nell’attribuire a cose e ad animali azioni o sentimenti umani. D’Achille i cavalli intanto, veduto il loro auriga dalla lancia di Ettore nella polvere abbattuto, lontano dalla battaglia erano là piangenti. (Omero, Iliade, Libro XVII, 426-428; trad. Lorenzo De Ninis) … e da le aurate volte a lei impietosita eco rispose… (G. Parini, Il giorno, Il mezzogiorno, 528-529) Oh quei fanali come s’inseguono accidiosi là dietro gli alberi, tra i rami stillanti di pioggia sbadigliando la luce su ‘l fango! (G. Carducci, Alla stazione in una mattina d’autunno, 3-4) Là, presso le allegre ranelle, singhiozza monotono un rivo. (G. Pascoli, La mia sera, 11-12) Da un pezzo si tacquero i gridi: là sola una casa bisbiglia. (G. Pascoli, Il gelsomino notturno, 5-6) Mentre il cipresso nella notte nera scagliasi al vento, piange alla bufera. (G. Pascoli, Fides, 7-8) Sul sentiero bruciato ho visto il buon lucertolone (goccia di coccodrillo) meditare. (F. Garcia Lorca, La lucertola vecchia, 1-4) È giù, nel cortile, la povera fontana malata; che spasimo! sentirla tossire. Tossisce, tossisce, un poco si tace… di nuovo tossisce. Mia povera fontana, il male che hai il cuore mi preme. (A. Palazzeschi, La fontana malata, 6-25)
I monti a cupo sonno |
Affine alla personificazione consiste nell’attribuire prerogative umane a cose o a concetti inanimati o astratti, facendoli parlare o rivolgendo loro la parola. Forse perché della fatal quiete tu sei l’immago a me sì cara vieni o Sera!… (U. Foscolo, Alla sera, 1-3) Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea tornare ancor per uso a contemplarvi… (G. Leopardi, Le ricordanze, 1-2) Bella Immortal! Benefica Fede ai trionfi avvezza! Scrivi ancor questo, allegrati… (A. Manzoni, Il Cinque Maggio, 97-99) I cipressi che a Bólgheri alti e schietti Van da San Guido in duplice filar, Quasi in corsa giganti giovinetti Mi balzarono incontro e mi guardâr. Mi riconobbero, e - Ben torni omai - Bisbigliaron vèr me co 'l capo chino - Perché non scendi? perché non ristai? Fresca è la sera e a te noto il cammino. Oh si èditi a le nostre ombre odorate Ove soffia dal mare il maestrale: Ira non ti serbiam de le sassate Tue d'una volta: oh, non facean già male! Nidi portiamo ancor di rusignoli: Deh perché fuggi rapido così? Le passere la sera intreccian voli A noi d'intorno ancora. Oh resta qui! - (G. Carducci, Davanti San Guido, 1-16)
Io son, Dafne, la tua greca sorella, Non temere, o uomo dagli occhi |
Consiste nel paragonare persone, animali, cose, sentimenti per associazione di idee; è introdotta da come, sembra, pare, è simile, somiglia, ecc… Nella destra scotea la spaventosa peliaca trave; come viva fiamma, o come disco di nascente Sole balenava il suo scudo… (Omero, Iliade, Libro XXII, 171-174; traduzione di V. Monti) Gli venne dunque incontro con la nutrice che aveva in braccio il bambino, il figlio amato di Ettore, simile a chiara stella. (Omero, Iliade, Libro VI, 343-345; S. Quasimodo) Se sia bella, non so. Tra le donne è ben giovane: mi sorprende, a pensarla, un ricordo remoto dell’infanzia vissuta tra queste colline, tanto è giovane. È come il mattino. Mi accenna negli occhi tutti i cieli lontani di quei mattini remoti. (C. Pavese, Incontro, 14-18) Ed io pensavo: Di tante parvenze che s’ammirano al mondo, io ben so a quali posso la mia bambina assomigliare. Certo alla schiuma, alla marina schiuma… (U. Saba, Ritratto della mia bambina, 5-8) Un tappeto di smeraldo sotto al cielo il monte par. (G. Carducci, In Carnia, 3-4) |
Affine alla metonimia (per molti studiosi non esiste differenza tra le due figure retoriche) consiste nello spostare il significato che abbia col primo un rapporto di quantità. Si ha quando si usa: la parte per il tutto, il tutto per la parte, il genere per la specie, la specie per il genere, il singolare per il plurale, il plurale per il singolare. | |
|
► nave la parte per il tutto
► gli uccellini il tutto per la parte
|
Consiste nel creare un’immagine associando termini che appartengono a sfere sensoriali diverse. | |
Non vi ster molto, ch'un lamento amaro ► sfera uditiva (lamento) + sfera gustativa (amaro) |
|
Autore dei testi: Lorenzo De Ninis
| Figure di parola | Figure di sentimento | Metrica | Sommario degli strumenti |
Poetare.it © 2002