Haiku – Pace
Giorno di luglio -
la pace tra i castagni
di verde vivo.
(8 Luglio 2020 – h.20:43)
Fantasmi
Fantasmi son sortiti dai quei vetri,
ombre fugaci di bambini e vecchi
e li rivedo, tra i tabacchi secchi,
allineati sul campo in pochi metri.
Non parlano, ma hanno il volto triste,
la loro terra ad altri abbiamo ceduto,
la terra dove un dì hanno vissuto
che in due vasetti ancor per me resiste.
A volte provo a farla respirare,
la giro con le dita e m’infarino.
Indietro penso allora di tornare
ma non si può: così volle il destino
che nessuno potrà giammai mutare
neppure se a provar sarà il divino.
(Boccheggiano 13.7.2020 – 00:41)
Tracce
Resta sempre di te in cuore traccia
resta un vibrar di vento
resta del sole il suo calore in faccia.
E non mi importa se l'amore è spento
tocco la cenere,
la sento sempre calda
anche se ti disprezzo
provo nel cuore gioia e son contento.
Tu più non provi niente,
che sfortuna che hai,
anche se a me rimane sofferenza,
resta la traccia dolce che hai lasciato.
A te cosa rimane?
Ormai sei corpo morto, inesistente,
resta solo il ricordo nella mente
di chi tanto t'ha amata inutilmente.
(Boccheggiano 3.7.2020 - 9:32)
Come onda di mare
Sto sorridendo mentre penso al mare,
alla risacca che colpisce i massi
al frigolar dell’onda sulla sabbia
che sotto i piedi il suo risucchio scava.
E la mia mente dai pensieri lava
con se inghiotte anche la mia rabbia
il cuor vorrebbe che il livore passi
poterti come un tempo ancora amare.
Ma c’è l’inferno adesso nella mente,
la delusione è stata grande e tanta
non trova più l’accordo con il cuore
ed il ricordo lentamente muore
come l’onda che sulla roccia schianta
e in mare defluisce lentamente.
Lo strillo ascolto in volo d’un gabbiano
sembra la voce afflitta di un umano.
(Boccheggiano 5.7.2020 – 9:52)
Turbamenti
Nel dipinto di Ciro Ferri: Gesù e la Maddalena
Ci son momenti nella nostra vita
che non sappiamo quello che facciamo
e il nostro amore allora regaliamo
a chi col sesso al letto suo ci invita.
E il vero amor ci sfugge dalle dita
perché con lo squallore lo scambiamo
ma tanto dopo poi ci vergogniamo
d’aver la nostra vita immiserita.
L’amore vero l’abbiam buttato via
per una donna rozza e dozzinale
che, sì, ci ha dato un poco d’allegria
ma l’amor suo era un canto di cicale
che ha lasciato un senso di asfissia
in chi l’aveva inteso celestiale.
- Sonetto
(Boccheggiano 22.7.2020 – 13:18)
Una madre
La foto è tratta dal portale:
https://spiraglidiluceorg111659.r.worldssl.net/wp-content/uploads/2019/03/mamma-e-bambino.jpg?x62930
Lei non vedeva il figlio adulto e sposo
sempre lo ricordava piccolino
quando a lei s’attaccava pauroso
era per lei ancor oggi il suo piccino.
E gli negai finanche una carezza,
alla barba mi dava un gran tormento,
ma in quel gesto c’era la dolcezza
dei tempi in cui addolciva un mio lamento.
Ma lei probabilmente non capiva
che di fronte adesso aveva un uomo
di certo dentro il cuore un po’ soffriva,
non m’accorgevo ch’ero un poveruomo.
Non ricordavo quando ad un balcone
piangendo la chiamavo disperato
ma lei cercava in giro nel rione
del cibo anche per me ch’ero affamato.
E adesso provo male a ricordare
quella carezza a cui mi son sottratto
che oggi m’opprime e mi fa tormentare
anche se lei sorride da un ritratto.
(Boccheggiano 30.04.2010 – 13:35)
Un tenero amore
In mente ancor torni ragazzina
un poco birichina
una ragazza da poco sviluppata
con gli ormoni in fermento
oh, che tormento.
Ed io t’ho stuzzicata al punto giusto
e ci provavi gusto
alle carezze sul seno tuo procace
ridevi e non dicevi niente
al buio lo palpeggiavo indifferente.
A me poi ti stringevi sul tratturo
quando il cielo diventava scuro
complice quella luna
che a tratti poi spariva dietro un fico
che il tempo sia passato maledico.
E le parole tue ancor tutte ricordo
neppur la tua promessa scordo
ancor son nel tuo cuore
anche se adesso non vuoi ricordare,
ma chi l’amore potrà mai scordare?
(Boccheggiano 07.04.2020 – 15:01)
Un rapporto tossico
La foto è tratta dal potale:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/33/Inferno_Canto_18_verse_38.jpg
E fu un rapporto tossico,
un veleno, di cui ha provato il gusto,
d’altronde era lei che lo diceva
non so chi a letto a turno si portava,
ma un dì anche sparò questa stronzata.
E scrisse in rete di una trasgressione,
di chi la droga anche le ha passato
di certo l’ha cercata e gliela han data
ammise lei che un giorno l’ha provata.
Povera fuor di testa e pervertita
tutto hai assaggiato già da ragazzina
non serve oggi presentarti mesta
foste sincera e tutte le hai provate
erano forse per te solo strullate.
Ma io ti ho accontentata
in tante fantasie che hai costruite:
Se è piaciuto anche a me?
Certo che m’è piaciuto
ma all’inferno con te son poi caduto.
E non c’era Virgilio insieme a noi,
che Dante tolse da trappole e da guai,
con me c’era un diavolo in gonnella
che mi ha soffritto nella sua padella.
(Boccheggiano 12.04.2020 – 22:35)
Tramonti
Sono questi tramonti che mi fan sognare
che disegnano la notte dentro il cuore
lo so che che sono umano e non uccello
questi tramonti però mi fan volare.
Gli occhi chiudo e vo’ come i gabbiani
plano su un mare dal vento accarezzato
con il pennello mischio bei colori
spalmo la tela, pennello anche le mani.
All’orizzonte l’ultimo sole cala
dietro una nube gioca a nascondino
striscia sull’onda, si stende sulla sabbia,
ultimo volo è come un frullar d’ala.
(Boccheggiano 03.04.2020 – 23:33)
Tenerezze
In mente ancor torni ragazzina
un poco birichina
una ragazza da poco sviluppata
con gli ormoni in fermento
oh, che tormento.
Ed io t’ho stuzzicata al punto giusto
e ci provavi gusto
alle carezze sul seno tuo procace
ridevi e non dicevi niente
al buio lo palpeggiavo indifferente.
A me poi ti stringevi sul tratturo
quando il cielo diventava scuro
complice quella luna
che a tratti poi spariva dietro un fico
che il tempo sia passato maledico.
E le parole tue ancor tutte ricordo
neppur la tua promessa scordo
ancor son nel tuo cuore
anche se adesso non vuoi ricordare,
ma chi l’amore potrà mai scordare?
(Boccheggiano 07.04.2020 – 15:01)
Storie complicate
L'immagine è di Levi Pira Fabbro di Dorgali (g.c.)
Vorrei poterle dare un po’ d’amore
l’hanno pestata e son pestato anch’io
ma so lo specchio quello che regala
l’immagine usurata ormai immortala.
Ma un mantice c’è acceso dentro il petto
che pompa un soffio che di rosso accende
quel fuoco che riprende a fiammeggiare
non appena d’amor gli sto a parlare.
Sono le storie nate complicate
che attizzano la fiamma sotto brace
vorrei allor donare un po’ d’affetto,
se non gradito soffrirei l’ammetto.
Allor lascio morire il nuovo sogno
che nella notte i miei pensier ravviva,
ma la vado a trovar mentre riposa
sul suo cuscino lascerò una rosa.
(Boccheggiano 19.04.2020 – 22:52)
Sora Maria
Nella foto: La Sora Maria sul balcone di casa nella zona della Tiburtina
di Roma ripresa dal balcone dell'amica Sabrina Balbinetti.
Mi fa un certo effetto
posso dire che forse è commozione
l’ho vista già due volte
andare avanti e indietro sul balcone
anche lei prigioniera
in questa via che oggi allieta una canzone.
Forse anche lei si perde nei pensieri
e insegue primavere andate
la gioventù ricorda
le lunghe e tranquille camminate
le corse a piedi scalzi
sull’erba in mezzo ai prati.
Ed ascoltava forse altre canzoni
inseguendo i sogni dell’età
pensando forse al primo filarino
che gli frullava in testa
e cinguettava come un uccellino.
Tristi sono i ricordi in questi giorni
piaghe scavano nel cuore
riportano pensieri ormai archiviati
magari ci ridi anche sopra
pensando ai tempi andati.
E ti regali vecchie felicità
forse anche qualche lieve affanno
lo paragoni a quelli d’oggi
e ti chiedi del perché il tempo passa
e nuovi affanni in cuore sempre ammassa.
(Boccheggiano 22.04.2020 – 18:33)
Se sbracci il virus non scacci
La foto è presa dal portale:
https://www.scienzainrete.it/taxonomy/term/1681
Anche se alcuno tacci
qui con nessuno ciacci
ed anche se ti slacci
o se fuori t’affacci
è meglio che t’allacci
mettiti dei filacci
in bocca vecchi stracci
o meglio strofinacci.
Lo so che danno impacci
ma non puoi nulla farci
non serve che minacci
son duri ‘sti tempacci
A chi poi li rinfacci?
A quattro ragazzacci?
Ma son dei poveracci
che vivono di abbracci
ed anche se minacci
ti fanno dei gestacci.
Sarai come i pagliacci
stringi quei quattro lacci
se scappi e ti sfilacci
è meglio che riallacci
sul viso quei legacci.
Non servono gli urlacci
la rabbia tu non schiacci
ed anche se tu sbracci
il virus non scacci.
Boccheggiano 15.04.2020 – 18:13)
Pensieri sparsi
L'immagine di Alessio di Leo è tratta dal portale:
https://www.naturamediterraneo.com/Public/data7/aledielle/Pettirosso-002.jpg_2008122819421_Pettirosso-002.jpg
Una manciata di versi ho sparso al vento
in un campo seminati alla rinfusa
il seme ha preso e grano ha regalato,
un chicco ha reso, farina mi ha donato.
Ed è sbocciato anche un gelsomino
ed una rosa con tante, tante spine,
rose ho raccolto, profumate a sera,
ho colto anche ginestre di brughiera.
Nel sacco dei semi la mano sprofondavo,
e non sapevo cosa avrei trovato,
ma la terra non sa cosa mai coglie
un seme prende e poi da fiori e foglie.
Anche i versi che spargo notte e giorno
non so se un giorno fiori mi daranno
ma so che al fiore seguirà una foglia
al verde seguirà una pianta spoglia.
(Boccheggiano 08.04.2020 – 12:08)
Resurrezione 2020
Da solo volerò sul mio Vereto
quand’è finita questa pandemia
tra quei silenzi andrò nell’oliveto
a pompare nel cuor nuova euforia.
Le bianche case al piano vedrò lieto
i tratturi e quella stretta via
che nella notte percorrevo inquieto
quando assalito fui dalla follia.
Lo Jonio abbraccerò dalla collina
che ancor m’ispira sentimenti e versi
mentre una gazza gracida vicina
sembra stia canzonando i giorni persi
ricchi però di sogni e adrenalina
che come avaro in cuor tutti ho sommersi.
- Sonetto
(Boccheggiano 14.04.2020 – 19,06)
Pasqua di Resurrezione
https://blog.giallozafferano.it/lemilleunapassione/cudduraci/
Mi sono svegliato col suono di campane
ed ho pensato agli anni spensierati
con l’uovo in mano tutti sulla strada
bambini sparsi come una masnada.
Poi ho capito che non era Pasqua,
quella dei cudduraci* fatti in casa,
la Pasqua dei salumi e degli ovini
delle lasagne, dei buoni pecorini.
Questa è Pasqua solitari in casa
prigionieri di un male non cercato
le strade vuote, svolazzano gli insetti
ed i rondoni tornati sotto i tetti.
Solo loro regalano la vita,
chi potrebbe ancora regalarla
è chiusa in casa o gira nel giardino
ma oramai non è più a me vicino.
Allora ho alzato un muro sulla strada
non voglio più sentirla, né ascoltarla,
troppa è durata questa sofferenza
anche il Cristo ha perso la pazienza.
Finalmente sarà libera e felice
e non dovrà più favole contare
senza nessuno che le blocchi il volo
finalmente ora è sola, ed anch’io solo!
*Cudduraci, dolci pasquali tipici della zona di Reggio Calabria
(Boccheggiano 12.04.2020 – 14:12)
L’amore è dei matti
La foto è tratta dal portale:
https://www.frasi-celebri.net/images/bulk/48/48f7170b9b4bc029d38adcc2d157027a.jpg
È l’alba e non ho sonno
mi faccio un po' di male
e me ne sto a pensare
chi non potrò più amare.
L’amor dal cuore è andato
non so dove è finito
a volte penso, infatti,
che sia roba da matti.
Sto male, ma anche bene,
ma ricordar non serve
indietro non si torna
la mente ti frastorna.
Eppure sulla Croce
un disilluso implora
ancor ricorda amore
ma sol per poche ore.
Il tempo passa e rode
l’anima fa soffrire
che serve poi pensare
a chi non sa più amare?
Il cuore ormai è asciutto
come un bicchiere vuoto
ormai tutto hai bevuto
chi ha avuto, avuto, avuto.
(Boccheggiano 12.04.2020 – 05:56)
La fontana di Postiglione
Sento ancora il tuo scrosciare
acqua persa, chissà dove mai andata,
acqua che la gola ha accarezzato
l’arsura cancellata.
E avverto ancora gli schizzi
sulla mia pelle, e la frescura
del viale e di quell’acqua
che ancora dentro dura.
E mi ritrovo seduto sulla vasca
e si cantava nella notte buia
chissà la voce dove s’è nascosta
ancora il cuor rabbuia.
Forse vaga sopra le montagne
da dove sorge l’acqua della fonte
forse è rimasta solo l’illusione
del tempo impressa in fronte.
Ma lascia in cuore tanta commozione
che ad altri non puoi comunicare
e non riesci manco più a capire
perché io Postiglione debba amare.
(Boccheggiano 05.04.2020 – 12:54)
Insipido pane
La foto è presa dalla rete.
Callose e dure erano le mani
le rughe ricamavano il suo viso
da tempo aveva perso il suo sorriso
come l’oro teneva quei tre pani.
E già pensava forse al suo domani
tante lacrime nuove e poco riso
nel dramma della vita ancor più intriso
e sangue rosso come i melograni.
Di terra tanta per anni ne ha zappato
scarso era il grano e parte del raccolto
la grandine ed il freddo gli han gelato:
Chi governava il resto poi gli ha tolto
la guerra i figli tutti ha massacrato
or solo il pianto gli accarezza il volto.
- Sonetto
(Boccheggiano 13.04.2’20 – 20:01)
Indeterminato
“Primavera dintorno brilla nell’aria
e per li campi esulta”*
dice il poeta dalla voce triste,
e non esulta neppure a Boccheggiano
il poeta che del paese intesse lodi
strappa dai muri le brutture e i chiodi.
Ché questa primavera non appare
la stufa ancor legna consuma
ingorda il fumo aspira nel camino
sul tetto spinge, con rabbia lo confonde
alla nebbia che dal piano sale
disegna un borgo opaco e autunnale.
E chiudo la finestra e cerco il sole,
lo inseguo nelle immagine archiviate
nei bei tramonti sopra la Maremma
socchiudo gli occhi e al sonno mi abbandono
cerco una fuga dalla mia prigione
in cielo volo come un aquilone.
* Giacomo Leopardi
(Boccheggiano 28.4.2020 – 8:37)
Le puttane
La foto è tratta da un dipinto di Henri de Toulouse-Lautrec: “Il sofà”,
1894-’96
(New York, Metropolitan Museum of Art)
Le puttane non hanno mai cuore
cercano sempre e solo il piacere
quando a volte si fanno pagare
con una fava ancor da piantare
due piccioni san catturare.
Le puttane le vedi dal culo
bisogna soltanto saper osservare
se ce l’han largo lo muovono intorno
se tanto indugi o sei indifferente
né dietro e né avanti poi pigli più niente.
Le puttane cambiano spesso
hanno gli ormoni sempre in fermento
quand’è ottobre ed hai fatto vendemmia
come il mosto il vino fermenta
se non rimesti poi l’oste bestemmia.
Le puttane sono donne un po’ strane
sembrano tutte sante vestali
sia dietro che avanti c’è chi scende e chi sale
ma dopo giurano tra lacrime e pianti
che li han raggirate dei diavoli santi.
Le puttane, solo solo puttane,
nascono tali e ancor non son nate
a tutti fanno la serenata
ma dopo dicon che le hanno sfruttate
perché qualcuno non le ha poi pagate.
Per questo spesso non sono fedeli
e ti ripetono che sei duro a capire
forse era vero ed oggi lo dico
va sempre pagato chi mangia quel fico
che loro dicono sia dolce e pudìco
ma restano male se a fondo non spingi
perché tutti sanno che le puttane
nascono male e sono malsane
e se c’è poi chi sostien ch’è cambiata,
cambiata è di letto dove poi s’è infilata.
Morale di questa allegra storiella
è sempre la stessa sarà sempre quella
se dice è cambiata sei stato fottuto
se dice ch’è t’ama sei becco e cornuto
a meno che gratis non hai sempre fottuto.
Boccheggiano 16.04.2020 – 1:34)
Il tempo delle nespole
La foto è di Rocco Castrignano di Brindisi (g.c.)
Era il tempo delle dolci nespole
e le guardavo a Leuca maturare
mentre fioriva già l’acetosella
ma già era morta la mia dolce stella.
Quante parole vuote sparse al vento
quanti messaggi pieni di dolcezza
parole che mi davano vigore
oggi tramonti d’un bel di che muore.
E m’incantavo a Ristola a sognare
su una panchina immobile e guardare
le vele bianche in mare scivolare
ed una bianca scia dietro lasciare.
Una scia che sfumava come i sogni
mentre schizzava il sole raggi ardenti
li rifrangeva poi una lieve brezza
sull’onda il vento come una carezza.
Erano i giorni ultimi d’Aprile
e già mi preparavo alla partenza
mi regalò il Creatore un nuovo affetto
di certo non fu un dono ma un dispetto.
(Boccheggiano 20.04.2020 – 15,50)
Infezioni
Tanto questo seme sul muro non germoglierà,
se foglie darà al mattino
di sicuro il verde non vedrà la sera
si ripiegherà sul proprio dolore
la mascherina non sarà servita
non l’ha riparato dalla infezione dell’aridità.
È inutile cantare dai balconi
non si sveglierà quel dormiente altruismo
che riposa sul cuscino dell’egoismo.
Il lenzuolo è troppo corto
confezionato da un avaro
che è stato attento alle spese,
anche a tirarlo lascia scoperti i piedi
ed anche la fragilità umana.
Finito l’allarme
ognuno ritornerà nel proprio guscio
e conterà i morti allineati nei cimiteri
dicendo: “Io non ci sono”!
Solo la tartaruga non avrà tentennato:
lei il suo guscio l’ha sempre trascinato dietro
e non lo ha mai abbandonato.
Nessuno gli chiederà l’affitto arretrato.
Ma io ho già messo in conto il canone non pagato
ed anche il costo della mascherina mi sarà conteggiato.
(Boccheggiano 22.04.2020 – 12:21)
La foto di Gianni Morandi è tratta dal portale:
https://www.repubblica.it/spettacoli/people/2020/04/09/news/gianni_morandi-253580616/
Il folletto dei boschi
(La favola del mattino)
“Suvvia”, sentì esclamare dentro il bosco
un bimbo con la sua cuffietta rossa,
“ormai gli umani non li riconosco
e tutta questa angoscia va rimossa”.
“Con questo atteggiamento teso e fosco
l’uomo si sta scavando già la fossa
e si comporta in modo ambiguo e losco
penso sia il tempo di darsi una mossa”
Guardava il bimbo tra le nuove foglie
e vide in fondo un piccolo folletto
saltare tra le siepi di aghifoglie
agile come un giovane capretto
che la bellezza della vita coglie
in questo mondo arido e imperfetto.
Apprese il bimbo il senso della vita
resa dall’uomo misera e abbruttita.
Capì che rispettando la natura
l’umanità il futuro si assicura.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 29.4.2020 – 10:04)
Haiku – Koronavirus
L'immagine è tratta dal portale:
https://n-land.de/lokales/unspektakulaer-aber-echt-nervig
restiamo insieme -
uniti vinceremo
Non stanno in casa.
(Boccheggiano 08.04.2020 – 22:25)
Fuoco, fuocherello
Non era né figlia o nipote
ma tale poteva sembrare
raccolse dei rami e li accese
lo fece per farmi bruciare.
E borbottava la fiamma
parole che non intendevo
che lei ripeteva invasata
parole d’amore credevo.
Tornai indietro negli anni
al tempo in cui s’era sognanti
mi illusi dal fuoco scaldato
che brucia nei teneri amanti.
E furono giorni di gioia
frammisti a qualche rimpianto
teneva lei viva la fiamma
bruciava d’ardore soltanto.
Ma dopo il fuoco si spense
purtroppo era verde la legna
l’amore cessò nel suo cuore,
del mio non era più degna.
(Boccheggiano 13.04.2020 – 19:29)
Dietro quelle finestre
La foto è di Paolo Lotto (g.c.)
Dietro quelle finestre
un dì lontano, rose
dei cesti di ginestre
gardenie vaporose!
E zinne e fresie
fior d'angelo innevati
petali sparsi al vento
chissà dove son andati
....... Rimangono dei fiori
in vecchi vasi antichi
segni di dolci amori
or casa di lombrichi..…
(Boccheggiano 16.04:2020 -10,29)
Come ogni sera
(A Liana)
Nella mia foto del 2019 - Tramonto sulle Colline Metallifere da Massa
Marittima.
Come ogni sera m’arriva il tuo saluto
con una frase dolce ed un pensiero
con un dipinto o una fotografia
eppure tu non sei la donna mia.
Mi sei vicina, da sincera amica
cerchi di addolcir la mia nottata
questa sera m’hai dato anche un abbraccio
questa sera che son come uno straccio.
E tu lo sai a chi penso, ma ho gradito
questo pensiero che giunge da distante
ti sto sciogliendo quella treccia piano
la schiena t’accarezzo con la mano.
E dormirò sereno questa notte
mi girerò a dormir volto a sinistra
mi illuderò d’averti nel mio letto
penso che avvertirai forte il mio affetto.
(Boccheggiano 03.04.2020 – 22:14)
Aspettava la notte
La foto è tratta dal portale:
https://www.ditroppoamore.it/wp-content/uploads/2013/05/amore-virtuale.jpg
Aspettava la notte
per ascoltar la voce degli ormoni
che adesso son ridotti
a misere abluzioni.
E si scopriva in chat senza pudore
raccontava di un amor che non amava
lui la seguiva, lei era anche eccitata
gli ripetevi ognor la serenata.
“Ti voglio bene, anzi è una cosa grande,
non devi vergognarti di svelarlo
tu sei maturo ed hai tanta esperienza
dammi il tuo amor, non posso stare senza”.
La storia ripeteva come un tarlo
e lui cedette alle lusinghe alfine
ed alle sue promesse truffaldine,
affetto gli ha donato
doveva per forza ricambiarlo.
Adesso non c’è più, c’è una svedese
che nella notte appare e lo consola
anche lei dice d’esser triste e sola
ma almeno sembra d’essere leale.
Sa cosa vuole e non ci gira intorno
non gli racconta favole e novelle
regala qualche semplice illusione
allenta l’ansia e abbassa la tensione.
Boccheggiano 13.04.2020 – 16:49)
Arida e volgare
Arida e volgare ancor lo sei
cerchi di celar le tue sembianze
sotto il mantello d’un falso perbenismo
simuli d’esser casta,
oh non l’hai a noia?
Io preferivo ricordarti troia.
E quella trasgressione che esibivi?
Quei tuoi programmi arditi
d’inventar situazioni piccanti e stuzzicanti,
tutto è permesso costi quel costi,
mi dici in quale casa li hai nascosti?
A Nardò, a Gallipoli o a Gagliano?
A Monteroni, a Lecce o sul Vereto?
Tra gli ulivi o tra i mirti a San Gregorio?
In Chiesa più non preghi e all’offertorio
non infili una misera moneta,
non si paga con quella il purgatorio.
Ora non sei più dolce,
mai lo sei stata,
forse eri soltanto sdolcinata,
e, scusa il linguaggio che non mi appartiene,
forse eri già prima una puttana nata
che fingeva l’amor pulito dare
ma invece eri arida e volgare.
(Boccheggiano 09.04.2020 – 11:34)
Dettagli
La foto è di Rossella Ricciardi di Aosta (g.c.)
E sto cercando ancora dei dettagli
spigoli nudi come questo cuore
eppur dicevi ch’era ardente amore
erano invece puerili abbagli.
Ora mi dici: “Perché tu non sbagli?
Non hai anche tu mai fatto qualche errore?
Sbagliare non sarà un gran disonore
perché una pietra sul mio viso scagli?”
Di errori se ne fanno in vita tanti,
ma se fai danni a chi presenti il conto
e se sbagliando un’altra vita schianti?
Nasce la vita e poi s’avvia al tramonto
pochi sono i sorrisi e molti i pianti
al male che si fa non c’è mai sconto
- Sonetto
(Boccheggiano 09-.04.2020 – 16:20)
Ansietà
Nella foto il dipinto "Campo di grano" di Van Gogh.
Nell’ansia sto vivendo questi giorni
la maschera, tenere la distanza,
poi noto di ignoranti un’abbondanza,
tanti incoscienti, senza, nei dintorni.
Di fiori siepi e poggi sono adorni
la primavera pur se tardi avanza
di rondini nel ciel vedo una danza
fischiano i merli come i filicorni.
E la natura va per la sua strada
solo nel cuore umano c’è il tormento
come sui prati all’alba la rugiada
che spesso non asciuga manco il vento.
Forse sorgendo il sole la dirada
e porrà fine al nostro patimento.
- Sonetto
(Boccheggiano 30.04.2020 – 14:36)
Albe e tramonti
Nella mia foto: Tramonto a Leuca Aprile 2014
Ci son donne che cercano l’amore
quello che hanno in cuor tutto lo danno
ma infine sono prese dall’affanno,
le sfiora ma son colme di terrore.
Come un virus indugia a lor vicino,
ma non l’infetta più, son vaccinate,
credono d’esser sole e sfortunate
ed hanno in mente l’ultimo aguzzino.
Eppur l’amore vive e non è morto
svolazza nella mente chissà a quanti
a dare amore ancora sono in tanti
dal Cristo in croce amor nuovo è risorto.
Non ti stancare a coltivarlo in cuore
anche il tramonto è solo un dì che muore.
(Boccheggiano 10.04.2020 – 9:11)
Inciuci
La foto è tratta dal portale:
http://www.talepiano.it/rubrica-canzoni-stonate-si-puo-linciu/inciucio/
È giunta l’ora di vuotare il sacco,
l’otre che il dio donò ad Ulisse
scoprir d’un colpo,
disperdere sul mare tutti i venti
scoprire i miseri tuoi inciuci,
scoprir tutti i filmati coi tuoi ardori.
Che sghignazzate poi che ci faremo
a vedere quelle puppe ormai allentate,
le chiappe flaccide e cadenti,
la ciccia sulla pancia
stretta intorno ai jeans conformati,
racconteremo dei tuoi tradimenti,
la smetterai di dire:”Ho storti i denti”!
Neppur ripeterai: “Ho il naso grosso”
di certo non badavo a quel difetto,
quello che a me e agli altri interessava
era di trarci un poco di diletto.
Penso che tanti t’hanno raggirata,
eri convinta della tua tagliola
ma male l’hai postata
solo te ha poi afferrato per la gola.
Ogni tanto ora appari con un allocco
un povero citrullo che incornici
vedrai che anche lui, stanne sicura,
ben presto scoprirà i tuoi altarini.
Di certo soffrirà, e sarà dura,
come ha sofferto qualche poveretto
che con la benda ti portavi a letto.
(Boccheggiano 00.03.2020 – 00:05)
Una donna e una barca
Una donna su una barca con un cane
sullo sfondo un mare che si agita arrabbiato
la pace ch’è offuscata dalla guerra
eppur parliam di pace tanto in terra.
E sembra di star fuori dai conflitti
quello che è dietro è tutto surreale
in fondo a noi del mar poco interessa
guardiam la donna in pace con se stessa.
Ed anche se il dubbio oscura il volto
se aleggia intorno a noi tanta incertezza
in fondo i nostri piedi son all’asciutto
ma può sempre bagnarci qualche flutto.
Sì, l’incertezza regna ma a ragione
siamo tranquilli ma ci inganna il viso
in fondo al volto manca un bel sorriso
e la paura annega ogni passione.
(Boccheggiano 21.3.2020 – 11:22)
Amor senile
La foto è tratta dal portale:
https://mangiare.moondo.info/files/2019/02/cibo-salva-cuore.jpg
L’amore mi confonde e mi stordisce
non serve ricordarmi la mia età
ché non s’accorge mai chi tanto n’ha
anzi il tempo, passando, istupidisce.
Ed anche se lo specchio rinsavisce,
quel che riflette guardare non si sta
e si galleggia su nuova voluttà
ma di illusione anche si perisce.
Ma il cuor riceve nuovo carburante
e avvia brillantemente il suo motore
che gira bene pur se riaggiustato
e ci ricorda quel che un tempo è stato
fornendogli la forza e nuovo ardore
per ricercare ancora un nuovo amante.
- Sonetto
(Boccheggiano 9.3.2010 – 10:01)
Sguardi
La foto del pastello è di Simonetta Fontani di Firenze (g.c.)
Quegli occhi
mi danno da pensare
mi scrutano
traguardano
scavano nel cuore.
Quegli occhi
mi fanno anche sognare
ad una ingenuità svanita
rigenerata da un tratto di matita.
(Boccheggiano 25.3.2020 – 18:58)
Un pesco in fiore
Ed era primavera, e ti ho pensato
mentre sul campo il pesco rifioriva,
il tuo ricordo ancora è riaffiorato
e la tristezza sul mio cuore è scesa.
Ero nel poggio dove mi fermavo
quando uscivo fuori dal paese
allor la linea ancora ritrovavo
e mi stordivi con i tuoi pensieri.
Che stupido poeta d’altri tempi
che ancor coltivo in petto la passione
che ancor ricamo versi sugli scempi
che dov’è buio ci vedo sempre il sole.
Ma quella pennellata color rosa
mi ha ricordato quella primavera
allor la vita era gaia e ariosa
intorno a noi aleggia ora la morte.
E siamo adesso entrambi indifferenti
abbiamo sotterrato le emozioni
anche gli affetti in cuore ormai son spenti
non ci interessa se si vive o muore.
Sì, meglio pensare ora a noi stessi,
tanto cosa potremmo adesso fare?
Fra l’altro noi non siamo più gli stessi
da un pezzo abbiamo smesso anche d’amare.
(Boccheggiano 17.03.2020 – 19:28)
Profumo di donna
In fondo ha vinto lei,
lei che un po’ mi ha amato
e la sua vita un giorno ha regalato
ad un amore che ha costruito in mente
che ha inseguito puntigliosamente.
Non ero cieco, neppure dipendente,
mai avevo incrociato amori uguali
ma corto è stato il mio battere d’ali
tardi arrivò l’amore e l’ho accettai
a un altro disgraziato lo rubai.
Al furto segue sempre la prigione
forse fu Dio che emise la sentenza
molto evidente fu la mia imprudenza
ad un amore acerbo un dì ho ceduto
sulla via di Damasco anch’io caduto.
Ed oggi pago ancora la pigione
la porta del suo cuor per sempre ha chiuso
ma il suo modo d’agire mi ha deluso
di quel che m’ha donato poco resta
ed ora penso fosse vuota in testa.
(Boccheggiano 21.3.2020 – 19:38)
Fuoco di paglia
La foto è tratta dal portale:
https://www.vvox.it/2020/01/12/cansiglio-incendi-mafia-unesco-testimoni/
Gran fiamma generò la poca paglia
che come neve al sol dopo si squaglia
ma lei ci mise impegno a fare fuoco
si sa che con la paglia dura poco
e dato che calore poco dava
per riscaldarlo tutta si spogliava
poi invocava Gesù Cristo e i Santi
a cascare nel fuoco sono in tanti.
Lui le ha donato quello che poteva
solo di un grande amore disponeva
lei ripeteva: “io non cerco sesso
anche senza per me sarà lo stesso”.
Si disperava lui per tanto amore
che gli debilitò la mente e il cuore.
Soffrire per amore è un gran malanno
si sa che al cuore spesso crea l’affanno
lei ripeteva: “Cogli ora gli istanti
goditi l’oggi e non guardare avanti”.
Si conosceva, forse, e anticipava
il giorno di partenza che arrivava.
Ed arrivò l’estate e lei rideva
quel dolce amore già si riduceva.
Lui se ne accorse, era già rassegnato
fu dalla paglia il fuoco generato.
Ancor la pensa, questo è regolare,
ma lei poi diventò anche volgare
e infine lui capì che quella pasta
era un impasto di farina guasta
ma a volte torna a quell’amore antico
fiorito tra gli ulivi e sotto un fico.
(Boccheggiano 22.03.2020 – 11:50)
Haiku – Canne
brezza di sera
Scompigliano i pensieri
tremule canne
(Boccheggiano 11.3.2020 – 14:48)
Monologo
L'immagine è tratta dal portale:
https://it.pixword.net/image-PUPPET_136.jpg
Lo so, un giorno non mi sveglierò
il sole non vedrò spuntare
neppur vedrò morir la luna
solo sarò nel buio a brancolare.
E m’accompagnerà il silenzio
anche il soffrire più non proverò
le lacrime negli occhi?
Neppure quelle avrò.
E non vedrò le rose rifiorire
i peschi colorarsi nel giardino
più non t’ascolterò suonare
più non sarò il tuo burattino.
I fili non potrai tirare
penzolerò in silenzio
inutile giocattolo consunto
anche l’amor licenzio.
Licenzio i miei rancori
tutte le mie illusioni
vi lascerò dei versi
strapieni di emozioni.
(Boccheggiano 24.03.2010 – 11:00)
Haiku - bucaneve
Neve di marzo
un bucaneve piange
giorno che muore
(Boccheggiano 9.3.2020 – 13,28)
L’ultima carezza
Viver felici a volte è cosa dura
amor donò e volle essere amata
con me lei si sentì realizzata
tutta si diede come donna impura.
Si perse poi con me tra la calura
sotto gli ulivi nuda e abbandonata
con la sua pelle giovane e sudata
ma ero già profeta di sventura.
Lei non capiva la mia commozione
ma doloroso era ogni distacco
e prevedevo già la delusione.
Di giorno in casa come in un bivacco
pensavo al lento calo di passione
ero impotente come un gran vigliacco.
E poi arrivò lo stacco
fermo su una piazzola a Corigliano
a ricordar quel dito stretto in mano.
- Sonetto caudato
(Boccheggiano 30.03.2020 – 00:10)
Fine della giovinezza
Finirà, lo so un giorno finirà,
anche per te la giovinezza andrà
e tu starai in giardino a ricordare
ed io in una fossa a fermentare.
Tutti i tuoi amanti allegri sfileranno
e mi ricorderai con qualche affanno
tu lo sai bene che mi hai maltrattato
l’unico che davvero t’abbia amato.
E t’eri accorta del mio grande amore
per avermi hai scocciato anche il Signore
dicevi: “di questo amor voglio saziarmi
fin quando ci sarai ubriacarmi”.
Ma eri già ubriaca dal mattino
poi hai incrociato un povero cretino
gli hai fischiettato come fosse un merlo
ma eri già partita di cervello.
Ora sei sulla sdraio nel tuo giardino
e cerchi invano in volo l’uccellino
intorno osservi ma lo sguardo è assente
il cuore hai vuoto e in mano non hai niente.
(Boccheggiano 22.3.2020 – 15:41)
Dannato all’inferno
Nella foto: Dipinto di Paola e Francesca di Gustave Dorè
Sentire il suo respiro a me vicino
sembra tornare indietro ad un passato
che ancor rivivo, lieto e spensierato,
con quel fugace amore salentino.
Ora è silente il mio telefonino
quel suo trillare ormai s’è addormentato
lei mi ripete quel che è stato è stato,
ed io mi sento un logoro zerbino.
Mi illudo a volte d’avvertir lo squillo
ma ormai anche la pila è scaricata
e provo dentro il cuor forte uno spillo
quando mi scrive e sembra ritornata
ma lei più non ascolta ed il mio strillo
è come un urlo d’anima dannata.
- Sonetto
(Boccheggiano 27.03.2020 – 00:55)
Controcorrente
Uno solo nel mucchio
controcorrente
nessuno mi ascolta
mi sente
ma il vero io succhio
mi riempio la mente
intorno candore raccolgo
come concime disperdo
m’incanto a guardare una siepe
tra i rovi risplende
da solo un bianco vilucchio.
(Boccheggiano 15.3.2020 – 10,44)
Uno strillo nella notte
Stanotte uno strillo m’ha svegliato
mi sentivo nel letto un po’ a disagio
credevo anche d’essere bagnato
e di nuotare in uno stretto raggio.
Era uno strillo che nel buio s’infrange
d’un bimbo che iniziava il suo viaggio
piangeva perché sempre un bimbo piange
forse perché morì quel dì la pace
e Gandy il corpo non bagnò nel Gange.
Finì il clamore e adesso tutto tace
e chi è al potere il gran silenzio piace.
(Boccheggiano 10.03.2020 - 16,38)
Dormite sereni
La foto è tratta dal portale: https://artedirussare.it/
https://www.youtube.com/watch?v=8MwxeYnyrRs&list=RD8MwxeYnyrRs&start_radio=1
Dormite sereni!
Il tempo passa
passeranno questi giorni
passeranno i nostri affanni
per me si stan sfogliando gli anni.
Guardo alla mie spalle
sfoglio i miei ricordi
sfilano i miei amori, che son stati tanti,
ma tutti li conservo in cuore
anche l'ultimo, il più bello,
che m'ha affogato nel dolore.
(Boccheggiano 13.3.2020 – 23:13)
Compleanno 2020
Nella foto Sant'Agostino e la sua lettera sull'ipocrisia
Solo tu, oh madre pia,
da qualche ora mi volteggi in mente,
ed or mi sogno inconsapevolmente,
rotolarmi nel liquido indecente.
Sui rami già spuntavano le foglie
a te nella tua casa spasmi e doglie.
E m’agitavo ansioso nel tuo ventre
mentre un nuovo mondo fuori mi aspettava
la gente nel rione già si domandava
sul sesso del bebè ch’ora arrivava
se fosse stato un bimbo o una bambina
un matto o sottomessa signorina.
E venne fuori un matto
che non si stanca mai d’amare il mondo
che sogna mentre fuor c’è il finimondo
che scrive versi e spesso da l’affondo
ai tanti incantatori di serpenti
che parlano d’amore e son fetenti.
(Boccheggiano 10.03.2020 12,08)
Come un tarlo
Mai un amore fu così profondo
mi chiedo come faccia a non notarlo
ci gira e ci rigira sempre in tondo
non c’è morbo che possa un po’ fermarlo.
A volte fa un sussulto e poi un affondo
lui reagisce ma peggio è di un tarlo
che scava dentro il legno furibondo
neppure un repellente può bloccarlo.
Sì, lo stordisce poi con qualche insulto
ma dopo un poco ancor gli gira intorno
lui sempre cede non si sente adulto
ai giorni dell’amore fa ritorno
quando era ancora verde quel virgulto
di fiori rosa e di colori adorno.
Non vede adesso più che il ramo è spoglio
neppure i fiori in mezzo all’agrifoglio.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 28.03.2020 – 21:38)
Come farfalla
La foto è tratta dal portale:
https://www.parcodolomitifriulane.it
Come farfalla andò di fiore in fiore
e non guardava dimensione e odore
solo l’istinto sempre la guidava
quale che fosse il fiore non badava.
Quello che l’attirava era il colore
scambiò lui la passione per amore
ma lei era farfalla e svolazzava
all’amore non so se mai pensava.
Vinse l’istinto, vinsero gli umori,
ormai aveva perso la speranza
ogni incontro finiva in libagione.
Ma in lui prevalse sempre la ragione
già avvertiva la fine della danza
e la farfalla andò su nuovi fiori.
Ma il fiore che ormai era seccato
quel che credeva amor non ha scordato.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 30.03.2020 – 9:17)
Arida come mai
Nella mia foto: La collina di San Gregorio di Patù (7.8.2010)
Arida come mai
arida sei
sabbia dal sole non baciata mai
l’onda è lontana, neppure t'ha sfiorata,
e certamente non ricorderai
l’ultima mia carezza
che alla tua pelle fredda regalai.
Resta il ricordo ancor tra le mie mani,
una passione che ormai s’è rinsecchita
non so più nulla ormai della tua vita
ed io galleggio e il sole m’accarezza
un altr’anno adesso sta passando
non so neppur chi adesso stai abbracciando
rimane l’urlo in volo dei gabbiani
tremule canne volteggianti in cielo
spero felice che ti sia il domani.
In fondo amor t’ho dato
anche se falso amore ho ricevuto
l’ultimo giorno che poi t’ho baciato
con un sorriso m’hai dimenticato.
(Boccheggiano 11 Marzo 2020 – 15:39)
In cerca della pace
La foto è presa dalla rete.
In cima a questo colle
“dove soffia dal mare il maestrale”
a tratti ancor ci assale
una foschia biancastra ed umidiccia.
E su, dal piano, sale
questo mantello sbiadito e trasparente,
che copre questo mio borgo silente.
Non fosse per l’abbaiar d’un cane,
stancante ed ululante tutto il giorno,
non fosse per le chiacchiere incostanti
(che grazie al cielo poi non sono tante),
non fosse per il tocco smorzato di campana,
per qualche raro volo di colombo,
la pace ci sarebbe fino in fondo!
Solo a giorni questo silenzio è rotto
dal volo rapido e assordante
di apparecchi sui cieli di Maremma.
“Maremma troia” direbbe l’indecente
che lo spreco di soldi a questo mondo
alimenta solo mezzi di morte
per questo è ancora più indecente e immondo.
Ma oggi è tregua ed il silenzio impera
rotto solo da questo stupido abbaiare
che toglie la voglia finanche al verseggiare.
(Boccheggiano 12.03.2020 – h. 10,35)
Bussate e vi sarà aperto
L’immagine è tratta dal portale:
https://www.amrp.it/blog/?p=6117
Non capirò,
non capirai giammai
ma a me pensare tu tanto mi fai
a volte ascolto e do,
ma tu che dai?
A discutere a vuoto anche mi fai.
Eppure se ci pensi
forse capir potresti e capirai,
ci son passato anch’io da tanti guai
nata non eri
per questo non hai visto e non lo sai
sforzati un po’ a capire
forse ci arriverai.
Scappano dalla guerra,
dalla miseria nera,
scappano dalle violenze anche subite
cercan la pace che tu godi ed hai
certi momenti tu provati hai mai?
Per cui non puoi capir quei disperati
che coi vecchi e bambini son scappati.
Ora stiamo provando qualche affanno,
qualcuno dice è Dio che ci punisce,
io penso invece sia l’arido che sale
è l’egoismo il principale male
che affoga dell’uomo la coscienza
ed il Poeta più volte ce l’ha detto:
“nati non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"*.
*versi 119-120 del canto XXVI dell'Inferno di Dante
(Boccheggiano 15.03.2010 – 4:02)
Agnostico
M’ero confuso in mezzo alla natura
ne ascoltavo i suoni suoi lontani
il sibilo del vento
il suo frusciar tra i rami
lo scrosciare dell’acqua sopra i sassi
il cinguettio dei passeri loquaci.
Ed affondavo i piedi sopra l’erba
soffrivo per un fiore calpestato
scansavo qualche insetto
che tra il verde del prato era spuntato.
E mi chiedevo del perché la vita
avesse tante forme e dimensioni
perché scorresse in fretta il tempo mio
e dentro il cuor fiorivano incostanti
mille tremori e e tenere emozioni
da agnostico indagavo nei pensieri
sui dubbi umani che son sempre tanti
e mi chiedevo dove fosse Dio.
(Boccheggiano 14.03.2020 – 16,05)
Tracce
La foto del dipinto è di mio cugino Santoro Enrico di Cutrofiano (g.c.)
Tracce d’un passaggio antico
ombre di luci e chiaroscuri
rampicanti che s’aggrappano alla vita
felicità nascenti
tra vetri di finestre inesistenti
e muri fatiscenti.
Colori vivi riaccendono la mente
ridanno nuovo fulgore
alle serenità da tempo spente
voci lontane fan tornar la vita
in stanze ormai silenti
dove è sparito il canto
il lieto rumor di tanta gente.
E l’allegria ravviva ancora i cuori
la stasi riporta in movimento
ed è bastato l’estro d’un artista
e poche pennellate di colori
per ridonar fulgore a quello che era spento.
(Boccheggiano 13.02.2020 – 11:48)
Smarrimenti
Nella mia foto: il Vereto qualche anno indietro.
In quel tuo bel giardino mi son perso
per quanto tempo dopo lo sognai?
Verde il Vereto sotto un cielo terso
da te ad amar quel luogo anche imparai.
A toglierlo dal cuore non c’è verso
ogni tanto riappar, ma non lo sai
insieme a te per me fu l’universo
ma per la strada adesso sola vai.
E tutti inganni, inganni anche te stessa
quando riappari con un nuovo amore
sei triste e in volto ancora più depressa,
più non borbotti come un bollitore,
sembri vecchia ed anche più diversa
da quando ero di luce portatore.
Nel tuo giardino adesso regna il gelo
e qualche pianta triste di asfodelo.
(Boccheggiano 01.02.2020 – 14:09)
San Gregorio
Nella mia foto del 19.9.2013 l'insenatura di San Gregorio a Patù (Lecce)
Ricordo ancor del mare la carezza
e l’onda che stancante muore
sulla scogliera nera
di questa insenatura a San Gregorio.
Ricordo anche il profumo della pelle
di chi tenero amore m’ha donato
ma poi se n’è scordato
ma ho sempre in mente questo territorio.
E tra le mani scivola quel corpo
che tante volte a letto ho accarezzato
la gioia che ho provato:
la delusione che misero regalo.
Ma ancor m’illudo di quei dì passati
non si cancella mai dal cuor l’amore
rimane ora il dolore
e il suo profumo che ancor’oggi inalo.
(Boccheggiano 12.02.2020 – 15:13)
Povero di spirito
La foto è tratta dal portale:
https://paginesparsesite.files.wordpress.com/2017/01/povertc3a0-638x425.jpg
Il mio pensar lo so a te non serve,
ed anche a meditare è tempo perso
allor compongo a volte qualche verso
che nella mente mia matura e ferve.
Spesso nel mio parlar non ho riserve
e rischio d’apparir anche estroverso
ma il mio pensiero è come un cielo terso
ed a guidarmi è solo cuore e verve.
Ma ormai non puoi capire ed anche è tardi
quello che tu m’hai dato l’ho perduto
anche ho tagliato gli ultimi traguardi,
non certo primo e né da uomo astuto,
ma pur se sveglio come i gattopardi
meglio fossi rimasto sordo e muto.
- Sonetto
(Boccheggiano 17.02.2020 – 20:20)
Piange la luna
La foto è tratta dal portale:
https://www.repubblica.it
Piange la luna
e già sul mar distende
il suo abbraccio lucente
tremula sfiora l’onda
leggermente!
Scivola nella notte
una carretta in mare
con disperati in ansia
che cullano innocenti,
scappano dagli stenti.
Ed il gabbiano posa,
sulla scogliera ripida,
splendente,
la testa sotto l’ala
indifferente.
(Boccheggiano 26.05.2020 – 10:39)
Odor di antichi pozzi
Oh, terra mia che ancor gli effluvi effondi
delle acque stagnanti lunghi i fossi
tra gli ulivi giganti della Piana
in mezzo alla calura verdeggianti.
Sgradevole saliva il denso odore
fino al piano, l’olfatto mi colpiva,
eppure a volte il viso ho rinfrescato
l’arsura ho spento e l’acqua vi ho bevuto.
Ma resta nella mente l’acre odore
che ammorbava l’aria e mi disgustava
tra l’alghe verdi e viscide dei fossi
il passo a volte anche vacillava.
Ed avvertivo il sibilo nocivo
delle zanzare in volo sulla pelle,
mio padre afflitto da febbre quartane
disteso lamentoso tra gli ulivi.
Oh qual ricordo dei miei dì giulivi
di strade bianche ancor distese in mente
da Polistena fino a Melicucco
tra siepi di rovi e bianche campanelle.
Le cerco e a volte desidero un ritorno
ma tempi duri in cuore vi ho archiviato
eppur si sogna ancora quel passato
per ritrovare amici e affetti intorno.
(Boccheggiano 22.02.2020 – 20:54)
Vecchi tratturi
E son tornato ancora tra i tratturi
nel sogno da Orfeo accompagnato
lei sorrideva e forte mi ha abbracciato
come la parietaria lungo i muri.
E tutti i giorni miei son sempre duri
la notte sfoglio i sogni che ho archiviato
l’alba poi aspetto con il ciel rosato
che il passo guidi sui sentier sicuri.
Mi perderò sul colle tra gli ulivi
riguarderò la chiesa rinnovata
e sfoglierò i momenti trasgressivi
la scritta sopra un tronco un dì lasciata
coi miei pensieri ancora incisi e vivi
che un giorno hai con un chiodo cancellata.
- Sonetto
(Boccheggiano 3.02.2020 – 9:09)
Pensieri
Tu dormi ed io ti penso
io veglio e non ci pensi
ma questo amore intenso
più non stordisce i sensi.
È morto il sentimento
tu amor più non dispensi
affetto e amore hai spento
e già nel cuore io spensi.
Tutto l’affetto dato
inutili melensi
ormai l’hai cancellato
ed altri adesso incensi.
(Boccheggiano 6.02.2020 – 4:35)
Partenze
La foto è tratta dal portale:
https://www.picclickimg.com/d/l400/pict/273861134589_/cartolina-REGGIO-CALABRIA-LO-STRETTO.jpg
Cruda mia terra
che un giorno ho abbandonato
che ho amato e tanto odiato,
ricca di gente allegra e rumorosa
che nel pensier sol rabbia m’hai donato
eppure sempre t’ho cercata,
distesa e abbandonata fra due mari,
fra due differenti territori,
inseguendo dei geni
persi tra razze antiche e tra persone
ricche di estro e fantasia
che poi il destino ha sparso per la via.
Ti cerco oggi,
mi manchi,
ma ti sogno ancora in bianco e nero
con i tramonti traguardati con un filtro giallo
che un mondo fa sognare ormai scomparso
ma che nel cuore mio sempre ricerco
e penso sia lo stesso
disteso sullo Stretto ad aspettare
splendente in una terra rossa
che nel Salento nessuno più vuol coltivare.
Vi cerco amici miei dì un tempo,
ricerco i miei parenti,
le vostre voci mi pare di sentire
piene di amore,
colme di rancore
per un dissidio che non può guarire,
per una gioia che non può tornare.
Giorni di festa andate
bimbi ridenti e lunghe tavolate
pasti frugali in casa preparati
ed allegrie fuggenti d’altri tempi
quando bastava poco per gioire
vi cerco oggi
scavo tra i pensieri
ma vedo solo croci e dei lumini
e allor m’affretto a cogliere i ricordi
insieme ammucchio gli ultimi miei affetti
che chiudo in cuore prima di partire.
(Boccheggiano 16.02.2020 – 8:34)
Lu suli, lu mari, lu jentu
- Nella mia foto: Mareggiata a Punta Ristola di Leuca
Mi svegliava nel cuore della notte
ora m’appare in sogno e mi tormenta
triste la vedo e senza prospettiva
sotto la pioggia con la voce spenta.
L’acqua scende dal cielo inaspettata
lucidi i suoi capelli ed inzuppati
ma lei sorride con gli occhi lucenti
quanti sorrisi che m’ha regalati.
Ed io felice tutto ho conservato
quante parole ha seminato al vento
anche le lacrime adesso sto contando
mentre volteggio allegro sul Salento.
Il sole ancora al vento s’accompagna
che urlando spazza a Ristola la costa
e avverto ancora un volo di colombe
sono i marosi che lo fanno apposta.
Anche il sole brucia la mia pelle
e m’accarezza ancor mente e pensieri
il tempo passa, lei dice ch’è cambiata
per me è ancor la stessa e sembra ieri.
Solo che la sua voce or se confusa
con l’eco nelle grotte di Melisso
bugie racconta ancor, ha raccontato,
ma ormai sta sprofondando nell’abisso.
(Boccheggiano 4.02.2010 – 6,15)
Vi sono notti
Vi sono notti che tu mi svegli
avverto il suono del mio cellulare
e vi leggo un messaggio:
vecchi messaggi
lasciati in archivio a torturarmi
a interrogarmi su un amore ormai spento.
Come può una piccola fiamma
distruggere un bosco di larici?
Come può la sua brace covare
tra tanta cenere che sembra spenta
e riaccendere sempre quel fuoco
che non vuole morire?
Ah, l’amore, che malattia contagiosa
e non esiste ancora un vaccino
che possa immunizzarci?
Eppure sono certo che il prodotto
sarebbe davvero venduto.
Io lo cerco sui banchi del supermercato
ma odo la tua voce maledetta
che urla una frase sconcia al viva voce
e che fa girare i clienti.
Qualcuno sorride guardando i miei capelli
qualcuno sembra inquietarsi
solo io son felice per essere tornato giovane.
(Boccheggiano 14.02.2020 : 12:28)
Leggendo i tuoi versi
Ho letto quei versi d’amore
(che incanto!)
e ci ho intravisto una grande emozione
sembravano versi un po tristi di pianto
ma mi han colpito
sembravano musica e canto.
E m’ha sconvolto la tanta passione
che tra le righe hai detto e nascosto
ma son poeta e leggo il pensiero
forse ad amare son frivolo è vero.
Non sono costante, e spesso saltello,
ed amo più donne con gran devozione
e tutte tradisco, non sono costante,
ma tante ne amo che gran mascalzone.
E soffro in silenzio ma dono l’amore
illudo e m’illudo con grande imbarazzo
m’incendio ed attizzo trasporto e furore
e poi mi commuovo ed archivio disagio.
Ma leggo i tuoi versi dolci e dolenti
soffri per tutto l’amor che hai donato
ho letto i tuoi versi e mi hai coinvolto
hai perso tutto, amore sprecato.
(Boccheggiano 13.02.2020 : 1:11)
Haiku – Opaco raggio
La foto è tratta dalla rete (Livio Gec)
Opaco raggio -
tra rami secchi filtra
luna di notte
(Boccheggiano 15.02.2020 – 9:35)
La verità fa male
Mi ripetevi: “Tu non hai capito”,
l’hai detto tante volte e non son sordo
al fine ho inteso, è vero ho inteso, eccome,
bastava utilizzare il giusto nome.
Eppure nel vocabolario esiste,
c’è la parola giusta e universale
ed una notte in macchina l’hai detta
ti riportavo a casa e avevi fretta.
C’era un blocco notturno là a Gagliano
tu eri in sottoveste e sotto ignuda
neppure avevi dietro un documento
io rallentai viaggiando un po’ più lento.
Tu mi dicesti allor di non temere
nel caso che ci avessero fermati
e la risposta mi sembrò assai strana
avresti detto: “sono una puttana”!
Ancor ci penso dopo tanto tempo
finsi di non capire e allontanai
il vero che avvolgeva i miei pensieri
per una volta bugiarda non lo eri.
(Boccheggiano 04.02.2020 – 15:31)
Gemma
Io ti trasmetto un verso
e lo ricamo con le mie passioni
tu forse non lo sai
certo diverse sono le emozioni,
giovanili le tue
forse un poco appassite son le mie.
Non mi hai stupito nel leggere i tuoi versi
sono frizzanti e certo alla tua età appropriati.
Quelli che scrivo io
son frutto di emozioni d’altri tempi.
L’età? Sì, contano gli anni e l’esperienza,
per questo i miei pensier son differenti.
Ma la passione ci lega in qualche verso,
ed anche quel vibrar forte del cuore
quando si prova intenso un gran dolore,
ci unisce, però, forte l’amore
per quel che ci circonda e che ci abbraccia
e a scriver non è mai del tempo perso.
Poi tutto orniamo con il sentimento
che nel cuore dei puri non è spento,
ci basta intorno lo sguardo far girare
e di emozioni un foglio colorare.
(Boccheggiano 14.02.2020 – 11:02)
Cicli
La foto e di Maria Recupero (g.c.)
In quella antica casa di campagna
cigolano finestre e porte consumate
battito d’ali in tane impolverate.
Ed il silenzio zitto s’accompagna
in quelle stanze con ancor gli strilli
di bambini urlanti insieme ai grilli.
E un albero fiorito ora disegna
l’arrivo d’una nuova primavera
e pare d’ascoltare una preghiera
in quella pace che d’intorno regna
mentre il suono del vespero lontano
insegue il buio che copre il colle e il piano.
(Boccheggiano 15.02.2020 – 00:39)
Fischia il vento
Il vento fischia e scuote la mia porta
gelido s’aggira per un borgo
che spesso sol silenzio mi regala
a tratti rotto dal grido d’un passante;
la gara di Sanremo è già finita
ma lui l’ignora pensa sia un cantante.
Un foschia leggera cela il mare
pioviggina incostante sui lastroni
di questa strada in parte rinnovata
chiudo la porta e nella stufa getto
un ciocco d’acero o quercia stagionato
poi sul PC dei nuovi versi immetto.
Parlo di sole, di mare, anche di passioni,
che ormai da anni ho dimenticate,
parlo di qualche donna che s’infiamma
a leggere i miei versi disperati,
con me lei si commuove e mi consola
ma i veri amori li ho dimenticati.
Rimane sempre in mente il bel ricordo
dei tanti sentimenti seminati,
e mi diletto di narrare in versi
un bacio, una carezza che ho donato,
una pelle lucente che vibrava al tocco
che ancor ricordo, che m’ha emozionato.
(Boccheggiano 10.02.2020 – 10:23)
Carezza
Brucia ancor la mia pelle
ed è la mano tua che l’accarezza
la fonte del calor
che sento ancor
che i sensi tiene svegli,
come il gusto solletica i papilli
e tu sempre tremante
piena d’amore t’agiti e fibrilli.
Freddo è il mio letto adesso
tolto ho l’asciugamano rosso,
è spento il tuo brucior
che mi scaldava allor,
ed anche è spenta la tua voce
più non sussurra le tue frasi oscene
che m’eccitava i sensi
che sangue pompava intenso nelle vene.
Tace anche quel lento cigolio
delle molle di un talamo dormiente
e tardi ormai, e adesso più non posso
per riattizzare il fuoco,
neppur bruciare quell’asciugamano rosso.
(Boccheggiano 12.02.2020 – 20:43)
Santi
L'immagine è tratta dal portale:
http://www.sarnotelling.com/2019/06/07/le-incantatrici-del-sarno-da-sirene-a-figliole/
Nella mia mente sempre tu ci sei
il tuo squallore l’ho dimenticato
ed ho oscurato tutti i neri nei
sol pelle bianca ho sempre accarezzato.
Non ti ho mai tolta dai pensieri miei
col tuo squallore hai sempre galleggiato
quando apparivi e mi dicevi “Ehi”
in quelle chat che ho tutte conservato.
Adesso hai ben lavato il tuo cervello,
ma hai solo pulito le apparenze
in fondo sei rimasta un gran budello
hai sol represso alcune ambivalenze
le hai pennellate con un acquerello,
vive son sempre in te le incongruenze.
Invano vuoi apparire come i santi
solo te inganni, me più non incanti.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 31.01.2020 – 9:37)
Mareggiata
La foto è tratta da:
https://it.wikipedia.org/wiki/Tiresia
Leuca ricordo con il cuor contento
l’onda bianca che sfiora la falesia
il volo dei gabbiani contro vento
per il destino mio ci va Tiresia*.
Tra queste rocce del color d’ardesia
Enea approdò con il suo cuor sgomento
forse di lui narrò anche Milesia**
dopo che Ilio, Ulisse, aveva spento.
Rimane nel mio cuore una gran pena
tanti ricordi, la mente mia turbata,
ma un poco di sollievo infonde Atena***.
che l’anima alla tua ha incatenata
ma spezzerò un dì questa catena
che a te la dea mi lega da ostinata.
- Sonetto
* Tiresia – Indovino della mitologia greca
**Fabula Milesia – raccolta novelle mitologiche greche
*** Atena (Minerva) – Dea protettrice di Enea il cui tempio sorgeva a
Castro (LE) dove Enea, in fuga da Troia, sbarcò.
(Boccheggiano 17.01.2019 - 12,23)
Si riparte da uno
La foto è stata condivisa da FB:
https://www.facebook.com/122069682521347/photos/a.149677369760578/153787199349595/?type=3&theater
Mi regalò la vita, un dì, l’amore,
ed io ancora ne ricordo tanti,
non li ho scordati e li conservo in cuore,
di alcuni son rimasti sol rimpianti.
Altri ricordo con un gran calore
perché son stati cari ed importanti
son quelli che ancor oggi fan rumore
e nella mente mia stan sempre avanti.
Gli altri sono candele quasi spente,
non li ho scordati ma mi danno pena
ma a volte sono come un salvagente,
una tisana a base di verbena
che l’ansia scioglie e libera la mente
che qualche donna di passione ha piena.
L’anno che passa si porta via gli affanni
quello arrivato indossa nuovi panni
porta in regalo un senso di sereno
e un verso nuovo già germoglia in seno.
Regala fiori anche l’asfodelo
meravigliosi sul suo scarno stelo.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 1.1.2020 – 13,07)
Qual fosse, qual ero
L'immagine è tratta dal portale:
https://ilfastidioso.myblog.it/tag/gesu/
Qual fossi di certo lei forse ha capito
sicuro dormiente per niente assopito
di certo lei era di molto più sveglia
nata in Salento non certo ad Oneglia.
Mi illuse, da uomo immaturo m’illusi
ma dopo lei ammise con te mi confusi
anch’io alle volte confuso chiedevo,
qual’ero e qual sono assai bene vedevo.
Ma lei non vedeva o si era invaghita
dopo ho capito, forse era impazzita.
Non proprio pazza ma fusa di testa
forse assonnata comunque non desta.
Ora analizzo, mi chiedo qual fosse
“del senno di poi sono piene le fosse”
esamino adesso tra arguto e severo
mi chiedo anch’io quel fesso che ero.
(Boccheggiano 22.01.2019 – 14:37)
Scavando tra i ricordi
- La foto è di Massimo Pisa (g.c.)
Ed è la giovinezza che va via
che ci riporta nel bel tempo andato
a chi ha avuto e a chi qualcosa ha dato
e a me ha lasciato tanta nostalgia.
Il cuor tra questi Alburni ancora spia
una traccia che un tempo ci ho lasciato
e spesso poi ritorno a quel passato
per ritrovar passione e frenesia.
E il vento suona ancora tra i castagni
tra quei silenzi vado a ripararmi
ricerco un volto caro o i miei compagni.
Ma quel che provo non può consolarmi
sembra che un suon di fonte mi accompagni
tra quelle vecchie case ritrovarmi.
- Sonetto
(Boccheggiano 12.01.2020 – 6:30)
Un nido per la luna
La foto condivisa da FB è di Lina Monte (g.c.)
La luna è un po’ assonnata questa sera
tra i rami sta cercando un posticino
e si comporta come un uccellino
per riposare in mezzo alla brughiera.
Dei vecchi non ascolta la preghiera
ma a loro rende lucido il cammino
perché è compagna d’ogni pellegrino
che nei suoi raggi luminosi spera.
Ma è troppo vecchia ed anche troppo stanca
è dura scavalcar fiumi e colline
di strada in cielo ormai ne ha fatta tanta
e un posto cerca in mezzo a scrasce e spine
poi abbassa un poco la sua luce bianca
lasciando accese poche candeline.
- Sonetto
(Boccheggiano 10-1-2020 – 3,13)
Verrà giorno, verrà
La foto è tratta dal portale:https://www.liberacittadinanza.it/posta-dei-lettori/verra-il-giorno
Verrà giorno, verrà,
già lo prevedo
e tu ricorderai gli anni passati
i tuoi pupazzi in fila metterai
un voto, più o meno, mi darai.
Forse a letto mi ricorderai
felice il giorno che m’hai conosciuto
quel dì m’hai detto che non t’ho deluso
e tanto amor m’hai dato
forse poco capito e immeritato.
Ricorderai i miei capelli bianchi
le lucciole splendenti dentro gli occhi
la tenerezza che t’ho regalato
ma ormai anche i tuoi occhi saran stanchi.
Agitare vedrai i tuoi pupazzi
al vento sventolare, e voterai
quello che è stato più di me potente,
lo squallido e il fetente,
ricorderai dei nostri giorni pazzi
delle fughe notturne nel Salento
forse un rimpianto rinfrescherà la mente
e tu rincorrerai la giovinezza
velata tra una nube di tristezza.
Soltanto me, però, ricorderai
rifiorirà l’affetto mio e il mio amore
troppo tardi per regalarmi un bacio
gesto tardivo nel donarmi un fiore.
(Boccheggiano 26.01.2020 – 9:40)
Quando arriverà il giorno
L'immagine è tratta dal portale:
http://www.medioevo.org/artemedievale/…/Subiaco/DSCN0679.JPG
Quando arriverà quel giorno
che Lei senza bussare apparirà,
abito nero un poco spiegazzato
immagine spettrale
la mano avrà allungato
ed io afferrato.
Ti chiederai perché del tuo silenzio,
perché ancor d’un giorno hai rimandato
adesso è tardi e via Lei mi ha portato
a vuoto busserai, ed anche la tua voce è corta,
anche tu urlassi ormai più non ti ascolto
a doppia chiave ha chiuso Lei la porta.
Perché non m’hai chiamato ieri?
Avevi detto che l’avresti fatto
ma tu sei corsa al centro a declamare
hai parlato d’affetto, dell’amore dato,
di quello che alla gente dovrai dare,
ma il sentimento l’hai dimenticato.
Anche volendo or non potrò ascoltarti
ti stai scusando convinta che ti senta
non mi interessa che parli dei tuoi versi
ieri t’avrei ascoltata, adesso parli a un’anima dispersa
quel che rimane è sol cenere spenta
in un’anfora col tappo sigillata.
(Boccheggiano 19.01.2020 – 22:46)
Pinocchio
La foto è tratta dal pagina:
https://www.linkuaggio.com/2018/08/frasi-per-le-persone-bugiarde-aforismi-citazioni.html
Non sento alcuno intorno a me
quando a te penso,
né mi distrae tramonto,
neppure voce nuova che m’alletta,
sfarfalla intorno a me l’Amore
e non l’avverto,
più non sento il rumore
neppure l’affannarsi della gente,
a te penso, indolente,
bugiarda e intransigente,
Pinocchio
che un dì al cuore mio hai bussato
seduttrice e insistente.
(Boccheggiano 14.01.2020 – 10,25)
Mangiavamo carrube
Mangiavamo carrube e castagne
fichi secchi, patate bollite,
certamente oggi poco capite
nel sughetto annegate lasagne.
Non bevevo di certo champagne
ma acqua fresca in brocche sparite
le carrube son tutte finite
già scordate le fave terragne.
Oggi è facile tutto trovare
surgelati e frutta importata
col carrello ora basta cercare
non ti chiedi da chi è coltivata
si sta sempre poco a pensare
tanta povera gente sfruttata.
E la guerra chi più la ricorda?
Eppure si sente se apri la porta.
Si pensa che sia sempre lontana
nel sacco era della befana.
- sonetto ritornellato
(Boccheggiano 15.01.2020 – 7:51)
Il treno della befana
La foto è tratta dalla pagina di Pino Strati di FB
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/81038175_2224110237882636_3005625492494614528_n.jpg?_nc_cat=109&_nc_ohc=roB6UI_ah3sAQmlw-7zIW0kDVTds4B-B8y4rV9O4XJ1xYf7NiOkVIHnzg&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=1eaac4e8e7514671a29008ed2edf2afe&oe=5EABAB12
Arrivava un dì dai tetti la befana
posava la sua scopa sul camino
scendeva in casa con un lumicino
lasciava qualche dolce o una collana.
Al mattino suonava la campana
ognuno controllava il suo calzino
gioiva per due fichi ed un dolcino
o un trancio di provola silana.
Or la befana arriva con il treno
il vecchio sacco non è sufficiente
a trasportare tutto il magazzeno
della merce che arriva dall’oriente,
ma questo treno che di doni è pieno
lascia sempre infelice tanta gente.
-Sonetto
(Boccheggiano-GR 2.1.2020 – 10:32)
Haiku – Natale
la foto è tratta dal portale:
https://www.accademiajeshuaeuropa.it/capaci/images/grotta_stalla.jpg
Angelo in cielo -
Erode cerca invano
cade la neve
(Boccheggiano 30.01.2020 – 3:03)
La voce del bosco
La foto è tratta dal portale:
http://www.turismofriuliveneziagiulia.it/img_appuntamenti/8704283b67256522_2317391335020957_6994912385421017088_o.jpg
La voce del bosco conosco
silenzio
e poi il fischiare del vento
stormire di foglie
frusciare di acque tra gore
dopo ancora silenzio
il bramito di un cervo
e un canto di uccelli in amore.
(Boccheggiano 26.01.2020 – 22:59)
Luci nella brughiera
Luci nella brughiera e all’orizzonte
da questo poggio spazio fino al mare
godo gli spazi che mi stan di fronte
come un assiuolo proverei a volare.
M’annaffierei nel fresco d’una fonte
che in questi boschi è facile trovare
acqua che ancora scende giù dal monte
che aiuta bestie e gente a dissetare.
Ed il silenzio questo borgo affoga
infonde in cuore un senso di sereno
or non mi serve praticar lo yoga
in questa pace l’animo incateno
degli affanni lo spirito si sfoga
senza ascoltare chiacchiere e veleno.
Mi illudo che finita sia ogni guerra
presto ritorno con i piedi in terra
ché un volo cupo su nel ciel rimbomba
e il frullar d’ali non è d’una colomba.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 22.01.2019 – 13,12)
La bestia rossa
Ora che tu le gambe hai accavallato
nel nido più non vola l’uccellino
l’ingresso della tana hai tu celato
e non si sente il suono del violino.
A voglia che si sforza il cardellino
a batter l’ali e smuovere la fronda
neppure il compressor dell’arrotino
quella barriera rossa ormai più sfonda.
Ed io ormai non ho l’antica forza
il mio martello ha ormai poca risorsa
ma ancor m’incanto ad osservar l’ingresso
a un paradiso che non mi è permesso.
(Boccheggiano 17.01.2019 – 14,38)
Illusioni
la foto Sasso di Costaldo è di Teo Nigro (tratta dal portale
https://www.ilmeteo.net/notizie/attualita/il-centro-sud-nella-morsa-del-maltempo-con-nevicate-e-piogge-intense.html)
Neve sui miei pensieri
sepolcri imbiancati
lungo la strada del ricordo,
uniformità di linguaggio,
apparenze sommerse,
illusioni.
E poi un sole nascente
che scioglie il colore
riscopre l’esistente:
precarietà della natura umana,
immodificabile realtà.
Boccheggiano 10.1.2020 – 9,36)
Guerra e pace
- La foto è di Gregorio Costa tratta da FB
Due rose incatenate nel presente
guerra e pace s’affacciano al mattino
ma è scritto degli umani ormai il destino
solo il rancore insegue ognor la gente.
E si palesa folle un Presidente
che agisce come fosse un assassino
prima utilizza e muove un burattino
poi se ne disfa s’è disubbidiente.
Ancor così è l’amor che accende il cuore
concima e fa sbocciar rose e rosai
se la trascuri quella pianta muore
dietro un filo spinato nei vivai
appassirà senza più dar colore
anche il profumo più non sentirai.
- Sonetto
(Boccheggiano 10.01.2010 – 20:05)
I sogni dei poeti
La foto è tratta dal portale:
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=41191
I grandi poeti profumano di mare
lasciano spuma bianca passando
i loro versi scavano nel cuore
come i marosi colpiscono le mente
la inondano di clamori musicali.
I grandi poeti celebrano gli amori
spesso incrociano donnette impudiche e volgari
i loro versi sublimano quei corpi
ne fanno figure celestiali
le rivestono di virtù e di santità.
I grandi poeti poi si svegliano perché
aprono gli occhi, smettono di sognare,
vedono davanti a se quell’anima qual è
una donnetta squallida e volgare.
(Boccheggiano 2.1.2020 – 00:25)
Gli entusiasmi
Gli entusiasmi sono fascine di asfodeli
da secchi alimentano la fiamma
innescano la brace
ma poi ci vuol la legna
un ceppo grosso che dia forza e ardore
ed al fuoco vigore.
Ci va sempre un innesco adatto
che fornisca la spinta alla partenza
serve fuoco adeguato per potere i pasti cucinare
soltanto l’entusiasmo non sempre può bastare.
Anche in amor ci va tanto fervore
la fiamma dell’affetto va sorretta
accesa va tenuta senza fretta
solo così sviluppa un grande amore.
Si sa che una leggera pioggerella
spegne della passione la fiammella.
(Boccheggiano 1.1.2020 – 17:15)
Consuntivi
La foto è di Antonio Fino di Leuca (g.c.)
Furono giorni di tenero amore
furono giorni di gioia e di festa
di notte s’andava a correre a mare
anche con pioggia, con la tempesta.
Furono giorni di grande passione
il cuore era chiuso ad ogni tristezza
parole dolci e tanta attenzione
bastava un bacio e una lieve carezza.
Poi venne il buio abbiam perso la meta
al vento urlavo ma tu non sentivi
io m’ero perso tra sassi e scogliere
un tempo il dolore per prima avvertivi
e mi chiamavi di notte, di giorno,
con lui vicino fremeva il tuo cuore
andavi in bagno per dir sottovoce:
“volevo ascoltare un po’ la tua voce”.
Eri un tormento perché ero lontano
e tu ripetevi che io ti mancavo
a me bastava una stretta di mano
a far del sesso neppure pensavo.
Mi stuzzicavi in tutti i momenti
non ti stancavi a ripetermi “amore”
e mi dicevi: “ho in corpo un tremore,
e un languorino che stuzzica il cuore”.
Poi all’improvviso finì la passione
cosa che già avevo messo nel conto
la dolce stella era ormai quasi spenta
ed anche la luna era giunta al tramonto.
(Boccheggiano 30.01.2020 . 18,15)
Giuggiola
(Ad Anna)
La foto è tratta dal portale:
https://www.oggi.it/cucina/wp-content/uploads/sites/19/2014/07/giuggiole-slide-610x339.jpg
Nei miei silenzi ci sei
ti vedo seduta, stordita,
sei stanca, invecchiata,
ma sempre al tuo piano legata
sui tasti fai scivolare le dita
e musica s’alza, m’avvolge,
mi turba, stordisce, sconvolge.
Non parli, rimani in silenzio,
il tuo sguardo si perde lontano
anch’io scruto ma non so cosa guardi
forse una spiaggia pietrosa traguardi
anche tu, mi stringi la mano,
tra vecchie baracche di legno
oh, sì, era il nostro povero regno.
E vedo i tuoi capelli imbiancati
le rughe che scavano il volto,
sorridi, io vedo il tuo viso d’allora
ma un altro giorno già muore, scolora,
su quella spiaggia l’amore ho sepolto
chiedo un poco di luce al Dio che governa
lui spegne sprezzante la vecchia lanterna.
Nel buio inseguo i vecchi giochi di mare
mi sembra di udire una voce lontana
che mi rinfresca i ricordi e la mente
quel complimento ritorna sovente
ma un tocco m’opprime di tetra campana
allungo la mano il tuo volto accarezzo
un gesto usurato che più non ha prezzo.
(Boccheggiano 8.1.2020 – 23,48)
Canne al vento
Nella mia foto: Tramonto a Punto Ristola (Leuca)
Canne al vento s’agitano nel cuore
dolci ricordi ondeggiano di mare
mi incanto a volte ancora ricordare
un rosso sole che agonizza e muore.
E mi confondo a quel pigro tremore
di quei pennacchi stesi a colorare
un cielo che di notte vuol parlare
ma ancor regala un ultimo chiarore.
In questo mare il mio pensier s’affoga
mi ritrasporta ai giorni dell’incanto
momenti lieti mi rinnova, invoca,
ed io avevo solo lei d’accanto
che tanta linfa diede e nuova foga
ad un amor che ancora in versi canto.
- Sonetto
(Boccheggiano 28.01.2020 – 12:48)
Ed arrivò la notte
Ed arrivò la notte che aspettavo
tutto il giorno dalla finestra il mar guardando
disteso sopra il letto a te pensando.
Disfatte le lenzuola le ho lasciate
il tuo cuscino con l’orma della testa modellata
a fianco a me distesa t’ho sognata.
Neppure un suono, morto il cellulare,
rispetto agli anni andati che gran disperazione
neppure una spontanea esternazione.
E sì, stavi già cambiando allora,
neppure immaginavi il mio soffrir silente
ma a te ormai importava poco o niente.
Questo l’avevo messo già sul conto
ecco perché soffrivo, chiaro ti è adesso ed or lo sai
l’apatia stava arrivando che aspettai.
È vero poi arrivavi di corsa trafelata
leggevi nel mio cuor la delusione, e tanta sofferenza,
dietro un sorriso celavi tu l’indifferenza.
Ora penso a quel letto disfatto,
alla lenzuola in quella casa con vista sul mare
ma adesso tace muto il cellulare.
(Boccheggiano 19.01.2020 – 15:35)
Albe e tramonti
Nella mia foto: Tramonto a Felloniche di Patù (Lecce)
Con un sorriso inizia e si gioisce
Purtroppo poi finisce e si patisce
Si idolatra qualcosa che blandisce
Che come rosa estiva poi avvizzisce
Non so cosa all’inizio ci colpisce
Ma come il fiume lento defluisce
Eppure inizialmente ci addolcisce
Solo che la passione illanguidisce
Chissà cosa ci attira incuriosisce
Ma dopo poco tempo infastidisce
Di gran fervore l’animo imbottisce
L’autunno poi alla fine l’oscurisce
Le foglie secca tutto affievolisce
Anche l’amor promesso poi finisce
Nel cuore langue più non attecchisce
Ed anche il sentimento si insecchisce
Il verde sopra i rami si ingiallisce
L’affetto smorza il bigio lo ghermisce
E l’entusiasmo in petto deperisce
Il suo sorriso più non ti rapisce
Come un tramonto infine scolorisce
Il cuore più non canta e si zittisce
(Boccheggiano 09.05.2020 – 06:22)
Alba sul Salento
La foto "Alba sull'Adriatico" è di Salvatore De Giorgi (g.c.)
Questo silenzio ancora mi stordisce
bussa nel ciel rosato
pennellato
scivola dentro il mare illuminato
di un giallino che colora i sensi.
Nel cuore mio si sciolgono i dissensi
una pace m’avvolge
mi sconvolge
ed il pensiero a quelle sponde volge
mentre la nuda roccia mi sorregge.
Contro tante brutture lotta e regge
questa mia stanca mente
dolcemente
ritorna al tempo andato, adolescente,
ricco di sogni e facili progetti.
Ritorna anche ai miei perduti affetti
che coloro di inutili versetti.
(Boccheggiano 29.01.2020 – 15:40)
Tempesta
La foto con licenza Creative Commons è presa dal portale:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/17/Lightning_cloud_to_cloud_%28aka%29.jpg
Luce abbagliante illuminò l’istante
poi cadde il tuono rintronò la sera
il bosco apparve e poi sparì distante
nuvole nere e un salice piangente
finestre chiuse e le lanterne spente.
E un luccichio tra i rami delle piante
gocciolio lento come di preghiera
e quel frusciar di quercia tremolante
canto di capinera spento o assente
scrosciare di fiumara, urlo di gente.
Infine un borbottio in lontananza
e ancora un lampo illuminò la stanza.
(Boccheggiano 10.12.2019 – 1:19)
Sgualdrina
La foto è tratta dal portale:
https://melogrande.wordpress.com/2014/02/15/un-educata-ipocrisia/
Volgare e irriverente
povera ed immorale
mi fai restare male
saperti tra la gente.
Eppure a chi ti sente
appari celestiale
sei docile e clemente
ma dentro un animale.
Non vali proprio niente
sboccata e dozzinale.
Povera e fuor di mente
eppur sembri innocente
invece sei un maiale
sgualdrina ed indecente
professionale a letto
ma priva di intelletto.
(Boccheggiano 21.12.2019 – 6:08)
Pensiero decembrino
Amar non serve mai, stammi a sentire,
al cuor darai sol guai, potrai morire,
a questo mondo sai, meglio non dire
un di tanto t’amai, mai non scandire.
Eppur d’amore vivo, e lo rammento,
e l’animo è giulivo, no, non mento,
d’affetto non mi privo e ogni momento
l’amore non lo schivo, in cuor lo sento.
E son felice anche di soffrire
ma il cuor patisce e si potrà morire.
Morir d’amor non è più conveniente
se dai l’amore a chi non vale niente.
(Boccheggiano 1.12.2019 – 9,37)
Natività
La foto è tratta dal portale:
https://www.mimmorapisarda.it/NataleZampogne.htm
Oh, dove è andato quel tuo grande amore?
Tutti così li cerchi, mamma mia,
io penso sia la solita follia
un improvviso e inutile tremore.
Bello non è, di belli mai ne hai avuti,
questo mi sembra il peggio della lista,
ma basta poco per portarlo in pista
sarà a ballar tra i meno sprovveduti.
Ma tu li fai ballare, anche sperare,
peccato che a vivere sperando
è facile morire defecando
e in questo modo li fai scoraggiare.
E ti vedevo già con il pancino
ma a quel che sembra tarda la cicogna
pensavo di sentire una zampogna
per le feste gracchiare col bambino.
Forse è meglio così, non fai del male
penso che sia una buona soluzione
difficile è impartire la lezione
soprattutto nel tempo del Natale.
È meglio quindi andarsene in vacanza
c’è sempre tempo a far gonfiar la “panza”!
(Boccheggiano 3.12.2019 – 01,47)
Sermoneggiando
La foto è tratta dal portale:
https://antipodeonline.org/tag/vucjak-refugee-camp/
Quest’uomo ha il cuore troppo tenero
non penso sia di questo mondo
quest’uomo vive altrove
lo voglio a voi mostrar non lo nascondo.
Quest’uomo non sol guarda, vede
quello che tanti non vogliono vedere
ha gli occhi aperti
vuole alla cecità di tanti provvedere.
Osserva le miserie in questo mondo
e mostra tanta gente spesso assente,
tengon la mano chiusa,
han tutto ma non danno proprio niente.
E poi li senti urlare infervorati,
seduti al caldo anche in Parlamento,
son tutti sordi?
Eppur s’avverte dei miseri il lamento.
Ma s’aspetta impazienti che qualcuno
le maniche rimbocchi e dia qualcosa
ed anche ci si scalda
di tanta indifferenza disgustosa.
Ci si scalda, ma sempre indifferenti,
pronti a dire ciò che c’è da fare,
facile è dire
difficile è poi spesso il fare e il dare.
(Boccheggiano 6.12.2019 – 12,31)
Pensieri tardivi
Tardi per me capire che scherzavi
non lo capisco poi perché l’hai fatto
di certo non hai avuto gusto e tatto
hai finto che di me ti innamoravi.
Per farlo Cristo e i santi utilizzavi,
per un credente questo è un gran misfatto,
ti sei messa con chi forse inadatto
a soddisfarti mentre ti spogliavi.
Ora ti vedo ancora dondolarti
in quel giardino dove, sì l’ammetto,
affetto di donai, dissi d’amarti,
in quella casa mi portasti a letto
forse l’hai fatto solo per distrarti
vuota eri e sei e priva di intelletto.
Lo fai ancor per dispetto
perché tu vuota sei di mente e cuore
non so perché tradivi quel tuo amore
mancandogli rispetto.
Penso tradivi per gusto e vocazione
perché tu priva sei d’ogni emozione.
(Boccheggiano 8.12.2019 – 00:50)
Mondane e mondine
La foto del dipinto di L.Galedi è tratta dal blog:
http://quandofacevolamondina.blogspot.com/2006/
Purtroppo sei mondana e non mondina
e poco incanti col tuo Cristo in croce
ed anche se il mio sangue al tuo hai mischiato
sei figlia di mondana più di prima.
Non serve più cambiare la sottana
sempre la stessa sei non cambi mai
sotto la nuova veste sei mondana
a tutti tu regali solo guai.
La rete è vasta ed offre un nascondiglio
ma ci son oggi dei navigatori
che scovano imbroglioni e truffatori
e a commerciare in chiaro ti consiglio.
Ormai puoi far stampare la targhetta:
“Quello che vuoi si dà senza aver fretta”
(Boccheggiano 12.12.2019 – 12,00)
Soffia il vento
Nella mia foto: Boccheggiano oggi.
Soffia il vento come un forsennato
Boccheggiano mai così era stato
soffiava il vento ma solo il maestrale
oggi c’è vento ed anche un temporale.
Ed urla come i matti forsennati
corre tra questi vicoli invecchiati
anche il tuono adesso si accompagna
non è giornata da andarsene in campagna.
Anzi sapete cosa io vi dico?
Infilo ancora un ceppo nella stufa
chiudo persiane e porte
mi infilo dentro il letto e buona notte.
(Boccheggiano 13.12.2019 – 15:42)
Sogno mattutino
Nella foto: Via Trieste oggi a Reggio Calabria
Mi son svegliato con un peso al cuore
d’un colpo, all’improvviso da un bel sogno,
sognavo per la mia città vagare
salir le scale della Via Trieste,
“tu sogni sempre” forse mi direste.
Dalla cima della gradinata
spingevo lo sguardo sopra la città,
il Castello vedevo e dei palazzi
c’era il silenzio, non c’erano schiamazzi.
E mi chiedevo davvero dove fossi
perché da quella vecchia scalinata
solo palazzi sempre ci son stati
e dei pezzenti al sole accovacciati.
E ci passavo tutti i santi giorni
quando uscivo bambino dalla scuola
ma allora ero nel fiore dei miei anni
oggi ci son gli acciacchi e un po’ di affanni.
Mi son trovato dopo all’improvviso
nella mia vecchia casa al Trabocchetto
un’ombra si muoveva là in cucina
insieme ad una tenera bambina.
“Quanti anni hai?” - ho chiesto all’improvviso
alla bambina dalla treccia nera?
Lei mi rispose: “Son del quarantuno”;
sì, era un sogno, io ne ho ottantuno.
E mi svegliai, d’un colpo: eran le nove
d’un nuovo giorno ed oggi splende il sole
ma forte avverto ancor l’agitazione
e dentro il cuore un poco di emozione.
(Boccheggiano 3.12.2019 – 9,57)
Metafore
La foto è tratta dal portale:
https://www.unoetre.it/radici/libri-e-racconti/item/2444-qual-e-la-metafora-della-vostra-vita.html
Scrivere versi partendo dalla fine
non è una pratica tra i poeti usuale
vai a piedi per scendere le scale
per il ritorno un paio di ragazzine.
E t’alimenti con le vitamine
non puoi alla tua età farti del male
se abiti su un poggio anche si sale
e servono bevande zuccherine.
Ma cosa c’entra con la poesia,
cosa c’entra, direte, col finale?
C’entra perché chi va, lungo la via,
incontrare può a volta un animale
che ti devasta vita e fantasia
t’offre da bere succhi con il sale.
Bischero chi quel giorno l’ha creduto
pensava fosse dolce e l’ ha bevuto.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 18.12.2019 – 13:04)
Risveglio
La foto è tratta dal portale:
https://www.google.it/imgres?imgurl=https://live.staticflickr.com/412/18965308800_f9475f0915_b.jpg&imgrefurl=
https://www.flickr.com/photos/antosti47/18965308800/&docid=q1ktix0o3nNEiM&tbnid=tX5Jsi9S0XkD5M:&vet=1&w=
1024&h=681&itg=1&source=sh/x/im
S’accese un fiore sul ramo,
poi si spense
ed una foglia accarezzò quel tralcio
la linfa inturgidì il virgulto
diede forza
nuova vita spuntò dov’era sonno.
Poi un volo d’insetti animò quel ramo
e una farfalla sopra il fiore plana
un’ape arriva e dopo s’allontana
ma dopo un poco un gran ronzio s’avverte
sopra l’albero l’ape danza e chiama.
E quel segnale sollecita la linfa
nuovi germogli ricamano quel ramo
corolle colorate il sol riscalda
lontane sono ormai le nevicate
il primo frutto dondola pian piano
maturerà la pesca e il melograno.
(Boccheggiano 28.11.2019 – 16:04)
La spianata di San Gregorio
Sei stata tu a bussare forte un giorno,
m’hai risvegliato mentre ormai dormivo
poi m’hai disteso ai piedi d’un ulivo
con il pensiero ancora a volte torno.
Ripenso a quel terrazzo disadorno
tra tante pietre ma col cuor giulivo
e mi sentivo ancor giovane e vivo
perso nel mare che brillava intorno.
Rivedo te e la tua pelle bianca
distesa su un asciugamano rosso
quel giorno eri assonnata ed anche stanca.
Oggi l’amor dal petto hai tu rimosso
ed anche in me il sentimento or manca
ma il bene avuto ancor non l’ho rimosso.
Scalda un sole sbiadito a San Gregorio
le fredde pietre su quel territorio.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 5.12.2019 – 18,09)
Maestrale in Maremma
La foto è tratta dal portale:
https://terrauomocielo.net/2012/03/20/maremma-ventilata/
Ruggisce questa notte il maestrale
sento che spinge l’uscio e vuole entrare
a farmi compagnia qui alla tastiera
è quasi l’alba, andata è ormai la sera.
Non prendo sonno e conto alcune gocce
lunga è la conta ho voglia di dormire
con il pensiero a te sta ancor correndo
quest’anno è quasi andato e non mi arrendo.
Giuro e spergiuro, più non m’interessi,
ma poi scorro le pagine e ti leggo
penso alle tue parole, ai tuoi silenzi,
con i tuoi pessimismi mi influenzi.
Cerco di interpretar qualche pensiero,
di capire questo o quello assillo,
ti sento insoddisfatta ed io vorrei
darti quel po’ di amor che ancora avrei.
Ma dopo mi vergogno di me stesso
di questo mio tornare a quel ch’è andato
e so che ormai mi resta poco e allora
un po’ di affetto ancor la mente implora.
Soffia sotto la porta il maestrale,
afferro qualche sillaba ondeggiante
mi insulta per quel che penso e dico,
d’averti conosciuta maledico.
(Boccheggiano 17.12.2019 – 5:34)
La solitudine
Nella mia foto: Il fiume Reno a Pracchia.
Solo il brusio del vento
ed acque chiare
che scrosciano tra gore mormorando,
le rive secche lieve accarezzando
e si riflette il ciel di quando in quando
nel fiume senza voli di zanzare.
Il sibilo che ascolti in lontananza
sarà del falco
che volteggiando la sua preda adocchia,
non fa girar la vecchia la conocchia
né i grani del rosario più sgranocchia
e il mantice ha ormai spento il maniscalco.
Anche il fischio del cuculo è più rado
nella radura;
più non lancia quel verseggiar stancante
che d’estate echeggiava tra le piante;
ora vicino sembra, ma è distante,
solo il frusciar del vento a lungo dura .
Ed il silenzio avvolge il mio pensare
regala pace.
Quel gorgoglio m’infonde dentro il petto
il suono d’armonia d’un ruscelletto
pari a un violino sfiorato dall’archetto:
poi anche il fiume si addormenta e tace.
(Boccheggiano 5.12.2019 – 1:28)
Giocoliere della parola
La foto è tratta dal portale:
http://www.portfoliopoetico.com/poesia.php?poesia=278166
Non ditemi poeta, non lo sono
sono un uccello che nel cielo vola
io la parola intreccio ed impersono
son solo un giocolier della parola.
Da esperto un bel tessuto confeziono,
colori stendo su una bianca stola
ai sogni di parole mi abbandono
dipingo in mezzo all’erba una viola.
Un sol ricamo sopra ad un tramonto,
un sol che affonda lentamente in mare
le sillabe ad una ad una conto
ché l’armonia non devo abbandonare.
Infine un po’ di sentimento monto
perché la mente devo emozionare.
- Sonetto
(Boccheggiano 2.12.2019 – 13,18)
La mia Rosa
La mia Rosa
donna che un giorno amai,
amor non ricambiato,
donna che diede troppo
ma poco aveva amato
che amor non conosceva,
mai provato.
Rosa con molte spine
che la raccolta ha sempre scoraggiato
e dopo sono scappato
è sciocco dare amor non ricambiato.
Al posto suo arrivò una farfallina
che amor mi diede
amor però ammalato
poco è durato
ma dopo anima e corpo ha rovinato.
Ora sogno ancora l’amore
ma ormai è tardi
al capolinea ormai sono arrivato
tutto l’affetto il sole ha prosciugato.
Resta la Rosa nel giardino,
circondata da spine
ma anche lei s’appresta ad appassire
muore il corpo
resiste il sentimento
diviso tra le spine ed una pazza:
La Rosa splende sempre nel giardino
mentre chi è fuor di testa
resterà sola perché pessima è la razza.
(Boccheggiano 31.12.2019)
Fumogeni
La foto è tratta dal portale: Anime fumose:
https://www.smartstartinc.com/wp-content/uploads/2017/07/stockvault-smoke115490-1030x686.jpg
Quando arriverà quel giorno,
che adesso attendo con rassegnazione,
forse starò scrivendo una poesia,
o forse ne starò leggendo una già scritta in passato,
forse mi starò commuovendo per un ricordo
per un pensiero che vola ad inseguire altri ricordi,
per situazioni che rivivo guardando una vecchia foto
cercando un sasso che ho fatto rotolare lungo un muro,
una scritta lasciata sulla facciata di una casa sgretolata
dove la sera fantasticavo storie mai vissute con gli amici.
Quando arriverà quel giorno
spero di stare solo rileggendo quello che ho scritto
l’ultima emozione che ho lasciato alla lettura futura
magari osservando un tramonto sullo Stretto
un sole morente dietro i Monti Peloritani,
o qui, dalla Maremma, oltre l’Isola d’Elba.
Non tocca a me decidere
ne scegliere il posto adeguato per farlo,
la nera signora decide lei il giorno del raccolto,
ha solo dietro un leggero contenitore
ché le anime non hanno peso,
neppure mi è consentito di conoscere il contenuto.
Magari troverò una persona antipatica in vita,
che mi ha annoiato per la sua stupidità,
ma ormai essenza fumogena senza più memoria
senza più voce.
In fondo che m’importa di conoscere il contenuto della scatoletta?
Buoni e cattivi saremo tutti confusi
ammucchiati nella nostra diversità
ed il bianco ed il nero più non ci farà discutere e litigare
anche perché i colori non li potremo più vedere.
(Boccheggiano 7.12.2019 – 16,37)
Fine anno in Piazza Italia
Immagine tratta dalla rete per il capo d'anno in Piazza a Reggio Calabria
In silenzio
sognando
rumori lontani
(Boccheggiano-GR - 31.12.2019 – 23,59)
Fredde pietre a San Gregorio
Nella foto la pietraia di San Gregorio di Patù.
Sei stata tu a bussare forte un giorno,
m’hai risvegliato mentre ormai dormivo
poi m’hai disteso ai piedi d’un ulivo
con il pensiero ancora ci ritorno.
Ripenso a quel terrazzo disadorno
tra tante pietre ma col cuor giulivo
e mi sentivo ancor giovane e vivo
perso nel mare che brillava intorno.
Rivedo te e la tua pelle bianca
distesa su un asciugamano rosso
quel giorno eri assonnata e un poco stanca,
oggi l’amor dal petto hai tutto scosso
ed anche in me il sentimento or manca
ma il bene avuto ancor non l’ho rimosso.
Scalda un sole sbiadito a San Gregorio
le fredde pietre di quel territorio
mentre un gabbiano urla e forte chiama
la gabbianella che più ormai non ama.
Anche il vento borbotta mentre spazza
il mirto che adorna la terrazza.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 5.12.2019 – 18,37)
Fantasmi
M’aggiro tra i fantasmi
immagini diafane, trasparenti,
ormai gli affetti veri sono spenti
quello che in mente bolle ormai non serve
quello che un cuore prova, altro non sente.
Non si riesce mai di abbandonare
un tratturo che non è più amico
un ulivo in mente torna, a volte un fico,
un sentiero in mezzo alla tempesta o illuminato
una chiesetta che adesso han rinnovato.
Vedi anche una immagine fugace
di una donna che un di t’ha amato,
a cui tu pensi ancora disperato
poi i fatti analizzi, nel suo cervello scavi,
come Pilato le tue mani lavi.
Non giudichi, ormai è indifferente farlo,
certe persone non le puoi cambiare
è inutile, da solo puoi parlare,
quando il cervello è vuoto e irrazionale
solo a te stesso infin farai del male.
E allora chiudi in fretta quella porta
non lasciare aperto lo spiraglio
dell’asino ti resta solo un raglio
non puoi neppure lavare a lui la testa
acqua e sapone sprechi e nulla resta.
Così ho provveduto anche stavolta
a chiudere del cuor finestra e porta
meglio ignorare di parlare al muro,
ad un cervello ancor più vuoto e duro.
(Boccheggiano 20.12.2019 – 6:25)
Pagliare e tratturi
Cercai amore vero
con convinzione un giorno lo cercai
tra zolle rosse ed alberi di ulivi
tra le pagliare ed i muretti eretti
con pietre bianche dai poderi tolte
che le emozioni in petto ormai han sepolte.
Ho seminato un giorno,
in quel tuo cuore arido, dei semi,
rossi papaveri e margherite bianche
ma tutte le ha bruciate poi il grecale
tardi è arrivato un soffio di scirocco
salvò la rosa nata dentro un ciocco.
Com’eri allora dolce
semplice nel parlare e verseggiare
pensavo fossi un angelo del cielo
a quello che dicevi allor credevo.
Mi illusi: ma mi sconvolse dopo la tempesta
eri diversa ed anche vuota in testa.
Ma nel mio cuore resta
quella ragazza tenera e bizzarra
che mi scioglieva in cuore ogni tristezza
che una lacrima sovente m’asciugava,
quella ragazza che filava in fretta
per i tratturi con la motoretta.
(Boccheggiano 10.12.2019 – 16:43)
Insonnia
La foto è tratta dal portale:
https://www.istitutobeck.com/wp-content/uploads/2017/04/insonnia-e-disturbo-borderline-di-personalita.jpg
La notte dormo poco ma ti penso
sbiadita poi un’alba nuova arriva
apro la porta e do un’occhiata fuori
c’è tanto vento e nuvole nel cielo.
E nel mio cuor s’aggira sempre il gelo
si son calmati in petto ormai i bollori
ma a te io penso ancor, donnetta infida,
che mi regali ancora affanno intenso.
Poi vado a controllar qualche tuo scritto,
le tue insoddisfazioni ricorrenti,
non ti capisco con chi a volte parli
mi illudo ancora che mi stai pensando.
Tra i messaggini a volte vo’ scavando,
nella mia testa sembrano dei tarli,
pensavo un tempo fossero innocenti
nell’olio caldo invece tu mi hai fritto.
Domande pongo sull’ipocrisia,
perché mi chiedo sia morto l’affetto
poi mi rassegno, è stata una pazzia,
e con un dolce verso mi diletto.
(Boccheggiano 17.12.2019 – 17,43)
Cerco un’amica
Cerco un’amica che mi capisca
cerco un’amica che me lo dica
cerco un’amica senza la lisca
un po’ moderna e un poco antica.
Cerco un’amica che sia sincera
che ancora creda nella famiglia
quella che un tempo unita c’era
che non aveva sciolta la briglia.
Cerco un’amica tradizionale
che accetta i ruoli ben definiti
nel bene uniti ed anche nel male,
fatta di mogli, figli e mariti.
Cerco un’amica con dei valori
che condivida anche il piacere
cerco un’amica senza bollori
con tanta testa e poco sedere.
(Boccheggiano 13.12.2019 – 15:14)
Una rondine non fa primavera
La foto è tratta dal blog:
http://www.veronasera.it/speciale/blog/rondine-alcenago.html
Le diedi amore come ad un gattino
in braccio la cullavo notte e giorno
non mi stancavo mai, le stavo intorno,
e ci giocavo come fa un bambino.
E ci soffrivo anche ad ogni addio
negli occhi qualche lacrima scendeva
a volte anche lei si commuoveva
ma a soffrire di più ero sol io.
Lei mi chiedeva del perché soffrivo,
capivo la stranezza del rapporto
senz’altro Dio m’aveva fatto un torto
che fosse un amor breve già intuivo.
E come tutte le cose più belle
cerchi il più a lungo di farle durare,
al meglio li vorreste conservare
ma polvere anche resta dalle stelle.
Ma quello che donava amor non era,
forse non lo saprà neppure Iddio,
ma un proverbio lo ricordo anch’io:
una rondine non fa mai primavera.
(Boccheggiano 1.12.2019 – 10,59)
Carteddrate e porceddruzzi
La foto è presa dal portale:
https://i0.wp.com/www.lavocedimaruggio.it/wp/wp-content/uploads/2017/12/maxresdefault-1.jpg
Era il nostro dolce di Natale
da preparare in casa
povero di ingredienti,
farina, lievito, un pizzico di sale,
l’impasto messo al caldo a lievitare
la pasta a stendere e poi confezionare
in padella infine rosolare,
nel miele riscaldare
in un vassoio poi stendere e adagiare
con confetti guarnire e decorare.
Occhi lucenti, attese di bambini,
semplicità di un povero Natale
di tempi andati in cui si stava male
senza televisione o cellulare.
Oggi rincorro quei giorni d’allegria,
rivedo quegli occhi limpidi e lucenti
e quell’impasto di poveri ingredienti
che davano però il senso del Natale
che oggi s’è perduto nella gente
che sfoggia un’abbondanza inesistente
perché il vuoto oggi inonda il cuore
ricco sol d’egoismo e povero d’amore.
(Boccheggiano 23.12.2019 – 9,16)
Cade la neve
La prima neve cade
poggi e viali imbianca
colora la collina
e tutta l’infarina.
Imbianca anche i pensieri
e già Natale arriva
arrivano i barconi
non sono più terroni.
Sopra vi sono distese
persone disperate
scappano dalla guerra
cercano pace in terra.
Ma noi chiudiamo i porti
degli altri non ci importa
muri e barriere alziamo
Natale festeggiamo.
Ma in fondo che possiamo
da soli ancora fare?
Possiamo aprire il cuore
e una carezza dare.
(Boccheggiano 16.12.2019 – 12,21)
Attrici e comparse
Lei era quel che era e lo sapeva
più volte me l’aveva pure detto
a me fra l’altro comodo faceva
nulla spendevo e la portavo a letto.
Solo che m’ero un poco innamorato
e lei poi recitava il teatrino
s’era convinta che amor gli ho dato
rinforzava la dose col filmino.
Filmini rosa tutti artigianali,
girati in casa, ed uno in compagnia,
sembravano davvero originali
che ho conservato e non buttato via.
Vuol far la pura invece è una gran scrofa
s’ispira al Cristo, lei dice che ci ama,
e coglie in giro tutto quel che trova
ma poi c’è chi anche parla e la sputtana.
E intanto passa il tempo e si diletta,
un nuovo merlo ancor si porta a letto
un poveraccio che l’amore aspetta
a cui regala, simulando, affetto.
(Boccheggiano 8.12.2019 – 11:04)
Vagando per Leucasia
- Nella foto, l’interno del Ristorante Costa di Ponente di Leuca
Un giorno leggerai il nome mio
nero inciso su un biancheggiante marmo
ma anche tu ormai sarai in disarmo
e non ricorderai l’ultimo addio
che mi donasti in mezzo al luccichio
intermittente che arrivava scarno
da Leucasia che nel cuore incarno,
ch’oggi mi manca ma che non oblio.
E ti ricorderò bugiarda e infìda
mentre si pranza al Costa di Ponente
dove rinnoverai l’ultima sfida
d’un amore consunto e deludente
che s’è disperso tra le opache grida
d’un gabbiano dal volo intermittente.
Può darsi allor farai un consuntivo
e forse mi vorresti ancora vivo
ma la rete che in mare hai tu distesa
ormai è consunta e in molte parti lesa
la preda ormai dai fori è già scappata
ma tu ricorderai quanto t’ho amata.
Ricorderai quel che detto avevi:
“l’ultima goccia di un amor suggevi”.
(Boccheggiano 12.12.2019 – 10,47)
Tracce
La foto del cervino è tratta dal portale:
https://www.teatrofrancoparenti.it/spettacolo/viaggio-nelle-alpi/
Spesso ritorno al mio tratturo antico
alle albe antiche bagnate di salino
seduto sopra tavole sconnesse
di quella spiaggia vuota del reggino.
E ascolto ancora l’onda sopra i sassi
viscidi, scivolare pigramente,
con la sirena delle navi in porto
e l’urlo d’un gabbiano intermittente.
Lo scintillio dell’acqua ancor ricordo,
le case addormentate di Messina
ed i riflessi tremuli sul mare;
triste studiare Augusto e Messalina.
Ma a scuola ero sempre esuberante
poco incline ad ascoltare le lezioni
fantasticavo, ad altro anche pensavo,
e poi costretto alle ripetizioni.
A settembre però recuperavo
ma quel mare sereno e luccicante
mi trasportava in giro coi miei sogni,
di strade nuove poi ne ho fatte tante.
Dalla marina sono andato all’Alpe
in mezzo allo splendore dei ghiacciai
un panorama senz’altro differente
ma oggi fo’ l’elenco dei miei guai.
Sono guai che il cuore ha generato
figli di tanta antica esuberanza
li curo con un paio di pastigliette
ma il tempo passa ed anche la speranza.
La speranza che tanto fa sognare
Che l’uomo poi sospinge alle avventure
ma dopo il tempo ti presenta il conto
ti elenca tante stupide bravure.
Quando infine dal sonno ci svegliamo
anche l’amore perso ricerchiamo.
(Boccheggiano 22.11.2019 – 9,48)
Tappeti di foglie
La foto è tratta dalla rete (sulla pagina di Silvana La Penna
E cascano le foglie tutte intorno,
le conto ed a qualcuna affibbio un nome,
son certo meno delle donne amate,
ormai il mio tempo è corto come il giorno.
Già le ombre si abbracciano ai querceti
e il sol tramonta presto dietro l’Elba
sul mare i raggi stende come foglie
l’onde colora, simili ai tappeti
che d’autunno colorano i sentieri
sui quali un dì rincorsi una ragazza
che ancor volteggia e a terra poi si stende,
e dal suo nuovo amor coglie i piaceri.
Più non mi vede, a me più ormai non pensa,
lieve quel tremolare mi accarezza,
quel volteggiare ancor di più m’affoga
più delle foglie che l’autunno addensa.
E guardo il nuovo autunno che regala
l’ultimo fiore è un lieve batter d’ala.
(Boccheggiano 1.11.2019 – 21:41)
Semine
La foto è tratta dal portale:
http://www.nondisolopane.it/wp-content/uploads/2015/07/parabola-seminatore.jpg
Volevo toglierti dal fango
ma a te piace star fresca nel limo
non ero stato l’ultimo
non sarei certo stato il primo
ma amor mi dichiaravi
sincera allor sembravi.
Pura non eri,
non lo sei mai stata,
ho perso il conto a quanti l’hai già data,
lo vedo negli elenchi degli amici
e ve ne sono anche stagionati
son come il pecorino
pronti con le pere ad essere gustati.
Ma a te piace la mediocrità,
a volte hai detto ch’eri missionaria
in fondo quel che hai fatto non è male
qualche illusione l’hai distribuita
con l’amore di Cristo anche farcita,
hai seminato solidarietà.
Un angelo non sei
e l’hai voluto anche dimostrare
l’hai ricamato a tutti sul profilo
ma sul rasoio è un rischio scivolare
il rischio di tagliarsi è assai frequente
ma un po’ di sangue in fondo è necessario
serve per poi mischiarlo allegramente
per certe sceneggiate squallide e indecenti.
Va bene, ormai la strada tua l’hai scelta,
la mia è già segnata dal destino,
io non mi drogo, neppure bevo vino,
le mie illusioni ormai han vita breve
nulla ti devo, nulla tu mi devi,
quello che ho nel cuor non è banale
l’amor che si coltiva mai fa male.
(Boccheggiano 19.11.2019 – 8,23)
Un grillo sul mare
- Nella mia foto: particolare delle rocce sul mare
Perché tra queste rocce stai a cantare,
mossa non fo’ per ascoltare il trillo
ma proprio in spiaggia qui vicino al mare
la tua tana hai creato, oh sciocco grillo?
Là quelle rocce resteran per poco
sulla rena le hanno accatastate
ma dopo finiranno in altro loco,
tra i flutti saran tutte inabissate.
E tu ci fai tranquillo la tua tana?
E te ne stai a frinire allegramente?
Io già lo so ma avrai una vita breve
e questo tuo trillare è cosa vana.
Ma il grillo non lo sa, neppur mi sente,
che se non scappa via poi l’acqua beve.
- Sonetto
(Boccheggiano 11.11.2019 – 22:12)
Rossi papaveri
Rossi papaveri brillavano sui prati
rossa la terra, rosso lo splendore,
rosso anche il sangue nel circolo del cuore
in mente li ho tutt’ora conservati.
Ma tu solo per poco li hai apprezzati
dura poco la vita al rosso fiore
accende la passione e dopo muore
ma io li annaffio e vivi li ho lasciati.
Che vuoi che sia? Ancor pensi agli umori
che io lo so tu semini abbondanti
come brina risplendono sui fiori
ma si sciolgono ai raggi luccicanti;
rimane lo squallore dei tuoi amori
di vecchi disgustosi e declinanti.
- Sonetto a versi semiliberi
(Boccheggiano 20.11.2019 – 8,30)
Fuoribordo
La foto è tratta dal pagina:
https://collinadeiciliegi.wordpress.com/2013/01/28/barbara-brussa-4/
Ho toccato la sua pelle
gli indumenti tutti ho tolti
ho succhiato le mammelle
rese lunghe le sue notti.
Ho lisciato i suoi capelli
le sue labbra ho accarezzato
colorate coi pastelli
che ai papaveri ho rubato.
E sprecò la voce al vento
le bugie più non ricorda
ora ha anche il fiato spento
del mio amor non è più ingorda.
Ma i suoi amori son fasulli
cambia come tramontana
dice poi son sassi brulli
odia dopo ciò che ama.
Io mi sono rassegnato,
non la sto manco a cercare
dalle scritte che ha stilato
non è certa ancor d’amare.
E bugie ancor racconta
sa aprir solo le gambe
c’è qualcun che dopo smonta
le sue storie tutte strambe.
(Boccheggiano 8.11.2019 – 11,07)
Perversione
Il dipinto è tratto dal portale:
https://www.racconticonmorale.it/rifiutarsi-amare-paura-soffrire-rifiutarsi-vivere-paura-morire/
Ancor mi opprimi il cuore brutta stronza
mi chiedo del perché t’abbia creduta,
ma nella testa il dubbio non ti ronza
che la tua dignità tutta hai perduta?
Ai figli che dirai? Ch’eri un po’ sbronza?
Che non ricordi chi t’ha posseduta?
Di peggio c’è la Monaca di Monza
e tu sai bene quanti t’han sbattuta.
E non l’hai fatto per il grande amore
che in me nutrivi, e che mi dichiaravi,
neppure t’ha sfiorato un po' il pudore
anzi su Cristo giuravi e spergiuravi
che era affetto; invece era squallore,
per perversione a un vecchio ti donavi.
Ed oggi ancor ti doni a chi non ami
ma con indifferenza: “amore”, esclami.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 30.11.2019 – 15,11)
Facebook
La foto è presa dal portale: https://www.investireoggi.it
In tutto il mondo abbiamo il riso in bocca
parole ascolto, che spesso non capisco,
vedo la gioia che appartiene al mondo
vedo il dolore che spesso l’accompagna.
In tutti c’è un sorriso e il volto allegro
Gente che cerca spesso di apparire
si camuffa e vuol qualcosa dire
a volte parla a vuoto e si tradisce.
Mette in rete le cose più segrete,
pensa di star scrivendo sul diario
invece apre il suo cuore al mondo intero
e appare allora l’uomo, quello vero.
Coi suoi difetti, le sue inibizioni,
con gli egoismi difficili a morire
con la sua voglia sempre di mostrarsi
del negativo ignora le lezioni.
Anch’io a volte scrivo cose orrende
offendo anche, e poi qualcuno offende!
(1. 11 2019 – 11,58)
Era bella Marisa
La foto è tratta dal portale:
https://www.cineclandestino.it/notte-nuda/
Era bella Marisa, ancor me ne ricordo,
con la sua gonna sopra le ginocchia
scolpite le sue gambe come un marmo
bianche come la neve valdostana.
Era giovane Marisa, con gli occhi azzurri
e coi capelli lisci sul collo abbandonati
coi seni sodi bianchi e affusolati
con i suoi fianchi sul corpo modellati.
Provocava Marisa, ma lei già lo sapeva,
pensieri lussuriosi risvegliava
con me si confidava, anche si confessava,
ma ero troppo furbo e mi evitava.
Era dolce Marisa, a volte si scioglieva in pianto
negli occhi brillavano due perle,
col fazzoletto dopo le asciugava
chiedevo cosa avesse e lei rideva.
Era triste Marisa, l’ultima volta che l’ho vista
mi raccontò una storia allucinante
lei nuda in mezzo al bosco in mezzo ai monti
la vita è buffa e non ci fai mai sconti.
(Boccheggiano 16.11.2019 – 23,23)
Quando il silenzio sale
Ti amo ancor quando il silenzio sale
e pervade questa mia stanza bianca
mentre la stufa irradia il suo calore
ed accarezza la mia pelle stanca.
T’amo in silenzio che nessuno senta
anche se intensamente batte il cuore
ma son geloso e voglio che il mio amore
solo tu colga e lo vezzeggi ancora
come lo vezzeggiavi nel passato
e tu lo sai in te giammai ho creduto
avevo già intuito che eri pazza
ed io appartenevo a un’altra razza.
Ed hai guardato in fondo agli occhi miei
non so cosa leggesti al primo acchito
io solo amor nel cuore custodivo
solo d’amor la vita tua ho arricchito.
Ma come sai l’amor non ti bastava
ed altro non volevi hai ripetuto
forse davvero io non l’ho capito
altro volevi ma non l’hai ottenuto.
Ora ti perdi dietro nuovi amori,
tanti hanno affollato già il tuo letto
io l’ho capito che per te è un diletto
ma nel mio petto restano i dolori
perché l’amor poi nella mente dura
e tu l’hai incoraggiato ed anche spinto
io te lo dissi son di età matura
ma tu col Cristo in croce l’hai dipinto.
(Boccheggiano 18.11.2019 – 00:09)
Vicoli bui (A Carmelina)
La foto è di Massimo Pisa, condivisa dalla rete.
Quel sottopasso mi è tornato in mente
fulmine in cielo quando c'è il sereno
luce improvvisa che sveglia i ricordi
e sei tornata bimba all’improvviso
acqua argentina che rinfresca il viso.
Quella tua voce mi ritorna a volte
diafana, confusa tra i tuoi monti,
quelle fughe serali nel silenzio
a rubare una carezza ardita
quella passione dove è mai finita?
Nel buio sfioro ancora le tue mani
giovani e dure, del sapor di terra,
riprovo anch’io quei semplici tremori
che tu provavi per la trasgressione,
ritrovo fresca ancora la passione.
Dove sarà finita la tua vita?
Sapessi quante volte t’ho pensato
quegli attimi ricerco ma non trovo
nell’indice d’un libro ormai invecchiato
con le scritte che il tempo ha cancellato.
Spesso risento l’eco d’una voce
che ancor mi chiama col mio primo nome
ma io nulla più salvo, sol conservo
qualche ricordo che mi spezza il cuore
confuso tra la folla e il suo clamore.
Ma tu ancor ci sei, col dolce viso
che illuminava il buio della notte
col batticuore che avvertivo a tratti
quando a me ti stringevi nel silenzio
di quelle notti che non passan mai
e ancor oggi sei qui con i miei guai.
(Boccheggiano 11.11.2019 – 9,20)
Colori di Calabria
La foto è di Mariella Amodeo (g.c.)
Colori di Calabria sopra il mare
mai la natura fu così benigna
ci regalò del mar l’intenso odore
pennellate d’amore.
Ci regalò il caldo del suo sole
un mare azzurro mischiato col viola
del vento sempre tenera carezza
ed anche la sua brezza.
Ci regalò i suoi monti
i boschi verdeggianti d’Aspromonte
i laghi della Sila, i monti del Pollino,
il rosso del suo vino.
Ci regalò il sorriso che ci onora
e l’accoglienza che sempre fu leale
ci regalò finanche la pazienza
mai resteremo senza.
(Donnas 28.5.2019 – 10,29)
Apatica e banale
Quando l’aurora m’accarezza all’alba
e il sole ancor non vedo all’orizzonte
va il mio pensiero alla tua vita scialba.
Inaridita ormai è la tua fonte
e l’acqua più non scorre chiacchierina
sol pietre e massi vedo sotto il ponte,
pietre come nella mia Valle alpina
(dove il Lys tra i sassi si sbalestra)
identiche alla terra salentina.
Vedo il sol che accarezza la finestra
e tu pigra girarti sul cuscino,
secca è nel tuo giardino la ginestra
secco è il tuo amor, non serve l’indovino,
maestra sei d’inganno e di squallore
e il certo l’hai buttato nel camino.
Ed ora speri ancora in un amore
a cui tu poco credi e che hai perduto,
a quel che avevi hai prosciugato il cuore.
Adesso tra le pietre giace muto
e senza l’acqua l’arido prevale
non lo rinfresca l’ultimo venuto
tu sai cantare come le cicale
e ripeti la solita canzone
monotona, asfissiante e demenziale
a cui sol crede l’ultimo cialtrone.
(Boccheggiano 9.11.2019 – 9,27)
Un fiore abortito
La foto è tratta dal portale:
https://www.papaseparatiliguria.it/la-relazione-padre-figlio-nello-sviluppo-affettivo-del-bambino/
Visto che oggi finanche mi disprezzi
dopo che un figlio un dì da me volevi
sono contento d’esser stato accorto
d’avere concimato sol nell’orto.
Un figlio in mano a chi oggi non stimo
chissà che fine dopo avrebbe fatto
davvero è stato un bimbo fortunato
nel ventre tuo non è poi germogliato.
Ma un po’ quel figlio un giorno lo volevo
e lo sognavo mano nella mano
dopo all’asilo lo avrei accompagnato
dei versi a declamar gli avrei insegnato.
Ma forse avrei creato un infelice
con sentimento e ricco di emozioni
forse anche lui poi sperso sul Vereto
a volte triste e volte pago e lieto.
Forse sarebbe stato un gran poeta
che avrebbe illuso donne coi suoi versi
forse sarebbe stato un disilluso
da aride donnette preso in uso.
Forse anche lui avrebbe lacrimato
e sofferto un giorno per amore,
allora è meglio che non sia mani nato
anche se quel bambino l’ho sognato.
(Boccheggiano 19.10.2019 – 21,12)
Ricordando Mošcenicka Draga
Vola un gabbiano tra le barche in porto
vola lungo i viali ora silenti
il suo verso ripete,
Cherso poi sfiora
garrisce mentre il sole bacia il mare
sembra anche lui ad un perduto amore urlare.
Guardo sereno dal bosco su in collina
il luccichio dell’onda
qualche nave lenta le acque sta sfiorando,
vedo la scia, non sento il suo rumore,
in questo posto adesso regna pace
dopo la guerra ora il cannone tace.
Tace anche il mio cuore, a un nuovo amore tende,
ma lo specchio rivela il tempo che s’invola
penso agli anni passati
tutto l’affetto chissà dove è andato
qualche rimpianto bussa dentro il petto
ma inutilmente un nuovo amore aspetto.
Ora aspetto la nera compagna
la incrocio a volte e scruta indifferente
cerco con simulato affanno
tutte le cose mie di sistemare
tante volte il mio volto ha accarezzato
le ho chiesto tempo e tempo m’ha lasciato.
(Boccheggiano 15.10-2019 – 7,24)
Si chiamerà Giosuè?
Sarà maschio o femmina,
non so,
lei un giorno con me si confessò:
“Volevo essere nata maschio. Il Perché?
Ancora non lo so,
ma avrei preteso il nome di Giosuè”!
Ora lei aspetta un piccolo bebè
la pancia ha gonfia ma non so di chi,
con me un figlio allor forte implorava
figlio di un grande amore, dichiarava.
Forse le stesse cose ha ripetuto
al nuovo amore che adesso la accompagna
la vedo a volte in motoretta andare
su pel Vereto o lungo la campagna.
Con i capelli al vento, dondolando,
sembra che il tempo ancor non sia passato
invece, il tempo passa e corre in fretta
solo l’amor non passa, sempre aspetta.
Ora si gioca sul futuro nato,
sarà un maschio oppure una donzella?
Son certo che sia femmina e se azzecco
al lotto giocherò poi un terno secco.
(Boccheggiano 19.10.2019 – 16,11)
Rincorse a San Gregorio
Ti sogno a letto con la pelle tersa,
gli occhi socchiusi colmi di piacere
e mi stordivi e forte mi allettavi,
solo adesso ho capito che t’ho persa.
Eppur ti sei donata un dì indecente
squallida su quel letto pien di umori
la pelle sudata ho accarezzato
non ti scordo sei qui nella mia mente.
E mi ritorni all’alba e nella notte
mi ritorni nel corso dei miei giorni
e leggo tutti i versi che ho vergato
che come vino vecchio ho chiuso in botte.
E m’ubriaca ancora il tuo profumo,
mi ubriaca quel tuo sesso scatenato
a quanti l’hai donato non ricordo
d’averti persa adesso mi consumo.
Ma è tardi e indietro ormai più non si torna
ma il bene dato resta e mai non muore
nella mia mente è ancor vivo e presente
il cuor di gioia ancora m’empie ed adorna.
Ma ti ricordo amante a San Gregorio
tra quelle pietre e tra l’erba pungente,
tra gli ulivi con la pelle fremente,
ricordo e mi consumo in purgatorio.
(Boccheggiano 25.10.2019 – 9:47)
Quella strada
Quella strada non so più dove porta
la cerco ma non trovo più il sentiero
mi perdo per i campi e solo ascolto
sul mio Vereto un cicalar ciarliero.
Quella strada che ancora porto in mente,
che di giorno ho percorso e nella notte,
quella strada ancor porta a una chiesetta
che le emozioni in cuor tutte ha interrotte.
Ancor la luna illumina gli ulivi
dietro il cancello all’ombra stan gli affreschi
ma le muffe disegnano inattese
miraggi e fantastici arabeschi.
Ma vi leggo la storia di un amore
ma come la Sibilla non prevedo
quello che il Fato solo può cambiare,
ma nel destino ormai neppur più credo.
E so che il mio sentiero ormai s’accorcia
poco ormai vedo e quel che vedo è opaco
anche se lei chiamasse non l’ascolto
su quel sentier da sordo e cieco vago.
(Boccheggiano 22.10.2019 – 23,15)
Pietre
La foto è tratta dal blog:
http://hellenicglotta.blogspot.com/2015/07/blog-post_66.html
Ritrovare noi stessi in una foto
l’anima vedere volteggiare
in un sorriso stanco che s’è perso,
nelle parole che hai dimenticato.
No, non le scordo mai le tue parole,
pietre che in mare un giorno hai tu lanciato
che la risacca a riva ha riportato
che rotolano tra l’alghe e le conchiglie.
E rammentano la storia di un amore
che si è dissolto perché falso e acerbo
perché davvero mai tu ci hai creduto
che dentro il cuore intero ancor conservo.
(Boccheggiano 29.10.2019 – 10:48)
Pensieri salentini
- La foto è di Antonio Fino (g.c.)
M’accorgo che non vedo nulla intorno
quello che cerco sepolto è dall’oblio
inutilmente penso a te amor mio
ormai di pietre il cuore tuo è adorno.
E vedo e ascolto quando spunta il giorno
il mare salentino e il suo fruscio
Leuca lontana e l’ultimo tuo addio
e la tua voce senza più ritorno.
Ma dopo te nessuna donna ho amato
ho avuto solo celeri avventure
ma ora son sereno e rassegnato
non vado più a cercarmi fregature
a nuovi amor non sono interessato
e scanso donne sciocche ed immature.
- Sonetto
(Boccheggiano 31.10.2019 – 9,56)
Pensieri nuovi
La foto è presa dal portale:
https://www.regionepuglia.org/la-pizzica-tradizione-abiti-e-manifestazioni/
Allora potrei amare un’altra donna,
ma anche questa è pure salentina
ama suonare, è fine ballerina,
e sta in costume in spiaggia senza gonna.
Mannaggia, se mi fa assai disperare,
ma ormai ho tirato i remi nella barca
nel cuore mio ancora affetto imbarca
questa musa che ama il sole e il mare.
Ed ama anche il vento (e non potrebbe?)
ché il vento soffia sempre sul Salento,
i suoi capelli intreccia ogni momento
scioglierli con piacer mi toccherebbe.
Di questo quindi io ne sarei felice,
ma al vento c’è qualcuno che lo dice?
(Boccheggiano 31.10.2019 – 15,17)
Parlar tacendo
La foto è tratta da un dipinto di Paul Cezanne
Parlar tacendo ho detto molte cose
con un sorriso poi t’ho ripagata
con un rimpianto in cuore custodita
se pur continui a raccontar mentendo.
Ed una ruga scava la mia fronte
dovrebbe dirti che con te dissento
ma ancora pensi che pur tu parlando
tutto quello che dici accetto e sento.
Invece penso e con me stesso parlo
il mio silenzio dovrebbe far capire
che non dissento ma silente archivio
e tutto quel che dici sto vagliando.
Infin stringo le labbra e fo’ una smorfia
pur non parlando forte sto strillando
ma ancora pensi che silente accetti
quello che invece è falso o stai falsando.
(Boccheggiano 11.10.2019 – 13,33)
Parla il silenzio
Non dico nulla
ma tanto vorrei dire
poche parole che sgorgano dal cuore
e una parola in più di quel che dissi,
quella che un dì ascoltai ed era “amore”!
Non dico nulla
quel che dico adorno
con candidi pensieri e pochi versi
a raccontare quei sogni
che nella notte hai persi.
Non dico nulla
quel che un di ascoltai era passione
che l’onda pigra trasportò poi a terra
che a Ristola continua a biancheggiare,
quell’onda che sa solo mareggiare.
Cosa accarezzi adesso?
Io lo so e lo sai,
un ventre che ogni giorno si distende
un seno che riprende il suo vigore
latte darà, come mi ha dato amore.
Amore, frase abusata e vinta,
facile da farcire e da impastare,
che ormai più non riesce a germogliare,
capace solo nel ventre lievitare
e nuova vita dare.
(Boccheggiano 28.10.2019 – 23:08)
Ore quattro
Mi svegliavi a quest’ora di notte
abbracciata ai cuscini e chattavi,
sussurravi delle frasi d’amore
che a parole più sexy mischiavi.
“Gioia mia, mia vita” - dicevi
e la cosa sembrava un po’ strana,
mi chiedevo che cosa accendesse
quella giovane amante lontana.
Mi ponevo mille domande
m’adulava quel giovane affetto
mi sembrava eccitante la cosa
e pulsava l’amore nel petto.
“Nulla voglio, dicevi esaltata,
voglio darti l’amor che ti manca
il mio amore è fresco e sincero”,
soddisfatta tacevi poi stanca.
Quell’amore a quanti hai donato?
Di Gesù con quanti hai parlato?
Nuovi amori il tuo cuore han scaldato
del maturo ti sei infine scordato.
(Bpccheggiano 22.10.2019 – 04,07)
Mi volevi tutta per te?
E mi rinfacciò anche questo!
Convinta me lo rimarcò
dopo che un CD mi donò
che ascoltavo solo e mesto.
“Tu due cuori non li hai
e a me non basta la metà
se tu scegliere non sai
scelgo io che male fa…”
Scelsi quindi di star solo
sul Vereto passeggiavo
o a Leuca pensoso
me ne andavo lungo il molo.
Il pensiero che il suo cuore
fosse come una alberghetto
con due vecchi pensionati
sollevava il malumore.
Mi chiedevo chi mai fosse
l’altro bigio pensionante
e provavo un po’ le scosse
ed un certo dissapore.
Ma con chi occupava il cuore
quella donna che vogliosa
nella notte mi chiamava
e mi urlava forte:“amore”?
Questo assillo mi turbava
io non ero il maschio ambito
ero solo un pover uomo
d’una troia un po’ invaghito.
Invaghito di una troia
che sapeva urlare amore
ma poi sol di sesso e pietre
imbottito aveva il cuore.
E il sospetto rode e affanna
se matura dentro il petto
e fallisce pure il sesso
senza amor non rendo a letto.
Ora lei prova e riprova
scrive d’essere infelice
dopo assaggia un nuovo amante
per un po’ sembra felice.
(Boccheggiano 13.10.2019 – 14,33)
La gazza di Valpiana
Una foglia cascò sul tavolino
gialla e morente fisso mi guardava
mentre da solo facevo uno spuntino
ed una gazza ladra mi adocchiava.
“Cra, cra” urlava da un albero vicino
paura non aveva ed aspettava
che gli buttassi un pezzo di panino
e con coraggio intorno mi girava.
Io la guardai, le feci anche il suo verso
lei sospettosa mi girava intorno
ancora le buttai un po’ di frittura.
Sembrava mi dicesse: “il tempo hai perso
aspetto che vai via e dopo torno
da sola io mi sento più sicura.
Quindi finisci in fretta di mangiare
e quando tu sei via potrò tornare”.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 17.10.2019 – 8,15)
L’urlo della ghiandaia
La foto è tratta da: Überseemuseum Bremen; Eichelhäher
L’urlo della ghiandaia a volte mi colpisce
l’ascolto lontana dentro il bosco
sopra i tetti si stende, si appiattisce,
come acqua di tempesta defluisce.
“Cosa mai cerca”? - a volte mi domando.
"Per cosa urla e si allarma"?
Forse per un vicino predatore,
forse per chi gli ha ancora preso il cuore.
Quanto assomiglia all’urlo che trattengo,
mi allarmo spesso, volo col pensiero,
ritorno sui miei passi, tra i lentischi,
ritorno tra gli ulivi lungo il mare.
Ritorno tra le pietre sotto il sole
dove un amore finto ho consumato
ritorno dove quell’amore è nato
tra il volo dei gabbiani e delle ciole*.
Ritorno dove sorge una chiesetta
coi salici cresciuti e maltrattati
con quelle scritte stupide lasciate
quei tronchi con le scritte cancellate.
Ritorno indietro ai tanti miei squallori
alle donnette insipide violate
alle parole che si son versate
come torbide acque via buttate.
Ritorno a chi ancor oggi sta cantando
un ritornello che neppure ascolto
il dente marcio dalla bocca ho tolto
e a quel paese or la sto mandando.
* Ciole = Gazze ladre in salentino
(Boccheggiano 13.10.2019 – 8,59)
La pace
La quiete in quel filare
fluir lieve del vento sulla pelle
un mormorio sottile
che vola e si disperde
nota di corde che d’archetto sale.
Silenzio intorno e pace
un volo di gabbiani
e batter d’ali.
(Boccheggiano 4.10.2019 – 10,51)
Il profumo del caffè
Ed il profumo del caffè tostato
s’espande brontolando in caffettiera
mi pare d’avvertire sulle rocce
odor di mare
e il sordo borbottio della bufera.
E il sole la tua casa ha già baciato
tu guardi il mare dalla tua finestra
i seni tuoi la luce ha accarezzato
so che sei sveglia
ma a me non pensi più che t’ho pensato.
Il tempo passa e vola e mi ricordo
dei tuoi messaggi all’alba pien d’amore
ora tutto hai scordato e cancellato
ma non m’importa
io non mi scordo il bene che m’hai dato.
Ed anche se tu hai resettato il tuo,
se hai installato un forte protettore
quel che m’hai dato lo conservo in cuore
quel che m’hai dato
è sempre vivo ed ancor chiamo amore.
(Boccheggiano 27.10.2019 – 8,52)
Historia
In fondo a Reggio quanto ci restai?
Ci nacqui e dopo sono andato via
a quasi dieci anni ci tornai.
Cambiai tre case,
dopo me ne andai,
ed ero ancora un bimbo che giocavo,
prima a casa di Dante mi fermai
per ambientarmi dopo tra i ghiacciai.
E quell’amore-odio,
le tempeste sullo Stretto,
quei sordi scuotimenti della terra,
con me nel cuore per sempre li portai,
cordone ombelicale mai tagliato
fuga di notte
ma poi non son tornato
ingrata madre a cui resto legato.
Ma dentro mi rimangono i rumori,
urla sgraziate, odio e gelosia,
lo scrosciar d’acqua
i fulmini tra i monti
l’Etna fumante
la lava rosseggiante
quel mio mare che mi resta in mente
e una bambina ingenua e sorridente.
(Boccheggiano 28.10.2019 – 6,07)
Era d’agosto
L’immagine è tratta dal portale:
http://www.salveweb.it/images/varie/notizie/2010/torrepali_2.jpg
L’alba mi regalò un sorriso rosa
che disegnò di tracce il nostro mare
tracce cangianti e luci risplendenti.
Ed io capì che il sole s’era alzato
e dava luce ai fiori sopra il prato
illuminò il vecchio campanile
e un suono si versò sulla campagna
ricca di brina e di vapor velato.
Dalla serranda mi colpiva un raggio
ed era lungo il giorno da passare
la notte amavo, detestavo il giorno,
perché la notte mi ronzavi intorno.
Alzai la tapparella lentamente
e mi colpì quel roseo all’orizzonte
sulle pupille il sole rifletteva
timido mi baciava volto e fronte,
ancor mi brilla in mente e mi confonde.
Ed era sciocco l’uomo,
che tal era,
non era un maschio,
ma lo simulava,
ai suoi richiami poi accorreva tosto
tra le zanzare al caldo…
al buio d’agosto!
(Boccheggiano 26.10.2019 – 21,45)
Domande
Forse tu leggerai oggi i miei versi
forse frustate saran le mie parole
lo so tu mi dirai che il tempo persi
a gracidare ascolterò le ciole*
tra gli alberi d’ulivo e sopra i fichi
che stanno maturando sotto il sole.
E mi son perso dietro a tanti intrichi
non lo sapevo ancora che era pazza
ma sto strisciando adesso tra i lombrichi
ma anche lei fra nera melma guazza
non so quanto sia triste o sia felice
se ancor rimorchia e nuovi amor rimpiazza
abile fu e accorta adescatrice
il cuore mi rubò e l’intelletto
anche l’animo mio rese infelice.
No, non pagai alcun pedaggio a letto
lo scotto tutto adesso sto pagando
e che lo paghi anch’ella adesso aspetto.
Forse allor capirà assaporando
quel fiele che mi sta avvelenando.
* Gazze ladre in dialetto salentino.
(Boccheggiano 8.10.2019 – 21,37)
Cinque lustri dopo a Carema
La foto di Carema è di Sonia Menegozzo
Cinque lustri sono andati via
non sono tanti eppure son passati
il tempo va e cosa vuoi che sia
la nostra vita va, sassi buttati.
Di quei bambini pieni di allegria
restano in mente ormai urli archiviati,
di quelle corse e tanta frenesia
restano genitori affaccendati.
Ma li ricordo tutti quei bambini
perché ad altri tempi m’han portato,
al tempo dei chiassosi canarini
quando bambino libero ho volato.
Ora c’è un gran volar di moscerini
per l’uva che nei tini ha fermentato.
- Sonetto
(Boccheggiano 25.10.2019 – 9,04)
Anna Rita
Lei mi buttò sul letto senza amore
io senza amor non vivo, anzi ci muoio,
voleva un maschio e ci trovò un omino
voleva un gallo e ci trovò un ovino.
Ma a lei mi ero affezionato un poco
e spesso la cercavo sul lavoro
nell’intervallo insieme abbiam pranzato
cercavo amore ma non l’ho trovato.
Lei mi diceva che ero un uomo strano
(aveva avuto tanti maschi intorno)
maschi abbastanza facili al rapporto
io ero un uomo e con il fiato corto.
Senza amore trovavo assai volgare
a letto rotolar con una sgualdrina
ma lei cercava il maschio e non amore
io nulla davo senza un po’ di ardore.
Non lo capì, ma forse è colpa mia,
non l’ho saputa a fondo appassionare
in fondo ci son tanti maschi al mondo
maschio non sono e non lo nascondo.
(Boccheggiano 26.10.2019 – 7,52)
Trincea
La foto è tratta dal portale:
https://www.google.it/
Ci sarà forse un altro Carso,
forse anche una montagna che non sarà più il San Martino,
ci saranno ancora pulci e pidocchi
e il sudore indecente del vicino.
Saremo li per terra
in mezzo al fango tra urine puzzolenti ed escrementi
e chiederemo un po’ meravigliati
del perché di quella stolta guerra.
L’avevo conosciuto Franz
al bar del confine mentre giocava a carte con gli amici
e tra un bicchiere e l’altro
capito avevo ch’era un uomo scaltro.
Ora è lì disteso tra le pietre
con gli occhi aperti sta guardando il cielo
che anch’io vedo stellato
mi chiedo chi la testa gli ha forato.
E mi rotolo sui pensieri
mentre sonnecchio e sto pensando ai miei
provo a sognare un pasto al caldo
ed un piatto di polenta e osei.
* Osei = Uccelli in dialetto veneto.
(Boccheggiano 7.9.2019 – 5,54)
Sogno erotico
(Limerik)
La foto è tratta dal portale:
https://www.google.it/search?biw=1366&bih=605&tbm=isch&sa=1&ei=IS95XfeiDLuCjLsP-b2AkAI&q=Innamorarsi+di+un+negro&oq=Innamorarsi+di+un+negro&gs_l=img.3...36369.40127..40569...0.0..0.148.2658.2j21......0....1..gws-wiz
-img.......0j0i67j0i30j0i5i30j0i24.0HMCYXwHSBE&
ved=0ahUKEwi3t5H7pcnkAhU7AWMBHfkeACIQ4dUDCAY&uact=5#imgdii=v1SxQeo6cWCUTM:&imgrc=jwpjtgHBccidtM:
M’hai detto che da anni eri cambiata
ma ho già ascoltato questa serenata,
poi tempo fa hai ridetto
è vero mi bendavo a volte a letto
sognavo esser da un negro deflorata.
(Boccheggiano 11.9.2019 – 19,15)
Nel vecchio borgo
Nel vecchio borgo volo tra la gente
osservo il passeggiare e i monumenti
forse ho tristezza ricordo quei momenti
che anch’io tra lor vagavo indifferente.
Osservo adesso quel che non vedevo
i muri ed i ricami dei balconi
gli affreschi antichi e splendidi rosoni
mi vedo in carrozzella e anch’io piangevo.
E piango ancor per quello che ho lasciato
la gente mia e quel parlar sommesso
a volte anche l’urlo dei garzoni.
Luci rivedo tenue negli androni
a illuminare debole l’ingresso
della casa che un giorno ho abbandonato.
- Sonetto
(Boccheggiano 1.9.2019 – 11,11)
Momenti
La foto è tratta dal portale:
https://it.freepik.com/foto-gratuito/3d-rendering-di-un-immagine-in-bianco-e-nero-di-un-molo-andare-in-mare_1020654.htm
Cascan le stelle flebili e la notte
s’empie di segni che ricama il cielo
e come un quadro di color frammisti
m’empion la mente di pensieri tristi.
Cascan le stelle e sembra muoia il mondo
forte t’attacchi al buio su un muretto
vedi l’onda che sbatte alla scogliera,
la luna cerea sulla volta nera.
Cascan nell’uomo tiepide illusioni
ed il pensiero s’accavalla all’onda
si perde negli spazi siderali
annega ansioso e incerto nei fondali.
Casca anche il certo ed il precario sale
la mente poi analizza il mondo intero
e ti domandi se sia tutto vero
o sia soltanto un sogno esistenziale.
(Boccheggiano 3.9.2019 – 13,48)
Madrigale salentino
Mi fai girar la testa son sincero
ma cosa potrei darti alla mia età?
Di quel che posso non ne fo mistero
ognuno in fondo dona quel che ha.
Ma ancor possiedo un sentimento vero,
è un dono che regalo in quantità.
Alla tua età so che tant’altro serve
non sol l’amore tenero che ferve.
- Madrigale
(Boccheggiano 9.9.2019 – 11,21)
I cipressi che a Bolgheri…
Quando bambino tentennando i versi
a mente ripetevo a volte assente,
mentre a pensare tanto tempo persi
e l’ore mie passavan tristi e lente,
per la marina spesso mi perdevo
inseguendo una bimba sorridente
e i versi del Carducci ripetevo
svolazzando su tremuli cipressi,
mentre i pensier nei nidi nascondevo
tra gli agrifogli verdeggianti e spessi,
sovente dietro ai sogni mi sperdevo
che mai non son cambiati son gli stessi.
Crebbi così tra slancio e indecisione
ma anche tra indolenza e delusione
ma in cuor stretti portai quei cipressetti
e in mente anche quei teneri versetti.
- Madrigale doppio di tipo petrarchesco.
(Bolgheri 3 settembre 2019 – 17,01)
Ho un’amica che fuma la pipa
(Limerik)
La foto è tratta dal portale:
https://www.ebay.co.uk/p/Photo-Painting-Monkey-Smoking-Pipe-Funny-Art-Print-Poster-Hp1852/1669368957
Ho un’amica che fuma la pipa
sta lungo il fiume, è seduta alla ripa
prova a lanciar la lenza
ma senza l’amo ci vuole pazienza
ma lei di calma spesso straripa.
Limerik è una composizione ironica inglese composta da 5 versi
endecasillabi ed un settenario con schema AAbBA
(Boccheggiano 10.9.2019 – 14,23)
Frenesia
La foto è tratta da:
http://essenzedime.blogspot.com/2015/03/frenesia.html
Spero che il sonno suo sia dolce e lieve
ancora sto vegliando ma a lei penso
chissà se la mia angoscia lei riceve
ma forse a ricordarla non ha senso.
Lo so che la mia vita sarà breve
ed anche se nel cuore affetto addenso
forse questa passione lei non vede
inutilmente nuovo amor dispenso.
Ma lei m’ha detto di non disperare
forse per me lei prova un po’ d’affetto
che amore non potrà più generare.
Io non ho fretta e un suo segnale aspetto
e se l’amor non mi potrà donare
al suo rifiuto porterò rispetto.
- Sonetto
(Boccheggiano 11.9.2019 – 01.22)
Desolazione
L'immagine è presa dal portale:
https://it.aleteia.org/2016/03/04/i-sintomi-della-desolazione-e-i-consigli-per-affrontarla/
Son stanco e stanco guardo questo mondo
dove la melma e il fango mi sommerge
neppure più pazienza e amore emerge
in mezzo alla fanghiglia nuoto e affondo.
E vago come un vecchio vagabondo
che ormai il suo passo al limite converge
e non c’è più un affetto che deterge
ormai siamo sommersi dall’immondo.
Mi chiedo a volte quale torto ho fatto
ma poi mi accorgo che l’imbuto è stretto
provo a passarci ma divento matto
e sento una gran fitta in fondo al petto
dintorno a me ormai tutto è disfatto
inutilmente un’alba nuova aspetto.
- Sonetto
(Boccheggiano 2.9.2019 – 10,52)
Audaces fortuna juvat
Quanto potrei amarti non lo so,
siamo volubili ed infidi talvolta
il nostro amor talor presto si spegne
come in città di notte luci e insegne.
L’amor senile spesso tanto dura,
ci si attacca alla vita che ci sfugge
è sempre intenso e ricco di passione
perché si vuol scacciar la delusione.
Spesso non si ha il coraggio di svelarsi
l’affetto che si prova si camuffa
a sterili battute chiedi aiuto
si teme di ricevere un rifiuto.
E allor per anni ho nascosto in petto
quello che a volte invece è condiviso
ma titubante di incrociare il peggio
nel dubbio del rifiuto sempre ondeggio.
Ci andrebbe invece un poco di coraggio
rendere audace e esplicito il messaggio.
(Boccheggiano 10.09.2019 – 13,15)
Amor che crea follia
La foto è tratta dal portale:
http://www.lanuovabq.it/it/alla-riscoperta-del-significato-autentico-del-carpe-diem
Dammi un poco d’amor dammene appena
ch’io lo possa gustare a pranzo e a cena
regalami se puoi una carezza
rinfresca la mia la fronte come brezza
fammi goder felice il levantino
che appena increspa il mare salentino
dammi un chicco di cuor ch’io l’alimenti
e faccia germogliar grano e frumenti
il cuor mi stai riempiendo di pazzia
mi porterà l’amore alla follia
e soffrirò, lo so che soffrirò
ma l’attimo va colto e coglierò
(Boccheggiano 9.9.2019 – 12,52)
Malagueña salerosa
Que bonitos ojos tienes
Debajo de esas dos cejas
Debajo de esas dos cejas
Que bonitos ojos tienes
Ellos me quieren mirar
Pero si tú no los dejas
Pero si tú no los dejas
Ni siquiera parpadear.
Malagueña salerosa
Besar tus labios quisiera y
besar tus labios quisiera
Malagueña salerosa
Y decirte niña hermosa
Sí por pobre me desprecias
Yo te concedo razón
Yo te concedo razón
Sí por pobre me desprecias
Yo no te ofrezco riquezas
Te ofrezco mi corazón
Te ofrezco mi corazón
A cambio de mi pobreza
Malagueña salerosa
Besar tus labios quisiera y
Besar tus labios quisiera
Malagueña salerosa
Y decirte niña hermosa.
Que eres linda y hechicera
Que eres linda y hechicera
Como el candor de una rosa
Como el candor de una rosa.
Malaghegna deliziosa
Che begli occhi che tu hai
Sotto quelle sopracciglia
Sotto quelle sopracciglia
Che begli occhi che tu hai
Che mi vogliono guardare
Ma se tu non lo permetti
Ma se tu non lo permetti
Neppur di palpitar
Malaghegna deliziosa
Baciar le labbra vorrei
Baciar le labbra vorrei
Malaghegna deliziosa
Io ti dico bella bimba
Come un povero mi disprezzi
Ti concedo la ragione
Ti concedo la ragione
Come un povero mi disprezzi
Non ti posso offrir ricchezze
Posso offrirti questo cuore
Posso offrirti questo cuore
Da scambiar con povertà
Malagueña deliziosa
Baciare le tue labbra vorrei e
Baciare le tue labbra vorrei
Malagueña deliziosa
E ti dico bella donna
Tu sei magica e carina
Tu sei magica e carina
Come il candor di una rosa
Come il candor di una rosa.
(Traduzione ed adattamento fonico di Salvatore Armando Santoro)
(Boccheggiano 14.8.2019 – 1,28)
Vado a letto
Questa era l’ora triste del ritorno.
Ricordi quella volta giù a Gagliano?
C’era un'auto della polizia
ma a noi non ci fermò e s’andò via.
Forse conobbero la mia Suzuki,
ormai laggiù ero tanto conosciuto,
eri discinta ed anche in sottoveste,
sotto il vestito non avevi niente.
Ma siamo quasi giunti a quella notte
quando restammo insieme appassionati
ma tu eri quasi pronta a volar via
ci penso ancor con tanta nostalgia.
Ma poi si festeggiò il tuo compleanno
ed ora sta passando ancora un anno
anche a te il tempo passa ed io invecchio
e ancora stranamente non m'accorgo
ma poi mi vedo bianco nello specchio.
Ora anche questa notte sta passando
ma il sonno sembra voglia ritardare
rivedo una ragazza sorridente
che rincasò a casa allegramente.
In fondo m’hai donato un po' di gioia
e avevi cancellato tempo e noia.
(Boccheggiano 3.4.2019 – 4,36)
Turbamenti
Alla mia età non si ricerca il sesso
anche se da piacer l’accarezzare
il corpo d’una donna e fornicare
ma come un tempo non è più lo stesso.
L’istinto sempre è vivo ancora adesso
ma oggi è l’emozione a trionfare
sempre voglia si ha l’amor donare
ma ora è sentimento e non amplesso.
Sia mente e corpo ne hanno un godimento
e si rincorre l’ebbrezza del piacere
che degli umani è vita e nutrimento
sempre ricrea le dolci atmosfere
che eran fonte d’intenso turbamento
delle nostre pulsioni giornaliere.
- Sonetto
(Boccheggiano 6.8.2019 – 12,04)
Sciogliamore
L’immagine è presa da:
https://lascuoladirosa.net/wp-content/uploads/2012/07/pinocchio-e-geppetto-3.jpg
Rincorse l’amore
per giorni per ore
rincorse l’affetto
ma fece Geppetto.
Finì in mezzo al mare
i pesci a guardare
in una balena
a pranzo ed a cena.
Poi venne Pinocchio
che come un ranocchio
salto nella pancia
Geppetto poi aggancia
e salta sul mare
a terra a remare
col tonno cortese
che in mare lo prese.
Alfin s’é svegliato
in terra portato
i cocci raccolto
un poco sconvolto.
Ma non apprende
al vecchio ritende
perché nel suo cuore
cova ancora l’amore.
Per questo si danna
e il mondo lo inganna,
ma, niente, persiste
e sbaglia ma insiste.
(14.8.2019 – 10,19)
Risvegli
Nella foto “Pulpito di Nicola Pisano”della Cattedrale di Siena (da
https://www.sienacomunica.it/risvegli-arte/ )
Dormivo quel giorno, dormiva anche il mare,
pigra era l’onda sulla scogliera
io ero solo, lei più non c‘era,
aveva smesso per sempre d’amare.
E nella notte, poi avevo capito,
solo il vizio l’aveva guidata
di fornicare si era stancata
anche l’entusiasmo era finito.
A volte si è ciechi pel troppo amore
e ci vediamo una pura bambina
ma nel tuo letto c’è una sgualdrina
che sopravvive vendendo squallore.
Dormivo allora, ma oggi ancor penso,
e non è facile dimenticare
ma chi ci crede si fa spesso ingannare
da un affetto senza alcun senso.
Dopo la torta finita è la festa
di tanto amore nulla più resta
ma a lei è rimasta vuota la cesta
era mondana non fuori di testa.
(Boccheggiano 5.8.2019 – 9,05)
Regalo i mie versi
Regalo i miei versi
nel mondo semino emozioni
di sentimento son ricco
regalo commozioni.
Chi li coglie s’arricchisce
la mente si riempie di fervore
spazia nell’infinito
di tenerezza inonda il cuore.
Non ha bisogno di denaro
inutili son le ricchezze in terra
la tignola le rode
un verso la povertà sotterra.
(Boccheggiano 27.8.2019 – 10,52)
Precarietà
Un giorno il cigno mio spiccò il volo
tra libri polverosi se ne stava
ma forse un poco Lorca l’annoiava
con Leopardi si sentiva solo.
Quel volo durò poco e cadde al suolo
il becco picchiò in terra e ancora sbava
sol l’acqua pura il danno non lo lava
io invano l’accarezzo e lo consolo.
Lo so che lui era instabile e precario
ma quanti a questo mondo non lo sono?
Non serve aver vicino un dizionario,
se son precario come tal ragiono
per Nagel* è un principio prioritario
a questo ragionar non v’è condono.
Potrò con il pensier libero andare
ma la precarietà non puoi ignorare.
* Thomas Nagel il filosofo della precarietà
(Boccheggiano 19.8.2019 – 23,16)
Pensieri sul cartone della pizza
La foto è presa dal portale:
https://www.teleambiente.it/
Mangiai la pizza al mare
seduto a una panchina
una birretta fresca
e dopo una susina.
Mangiavo e il mar guardavo
con l’Elba di rimpetto
e intanto alcuni versi
fiorirono nel petto.
E scrissi sul cartone
dei semplici pensieri
mentre osservavo i flutti
pensando a quei bracieri
che brucian le foreste
dall’equatore al polo
e riguardavo in cielo
tanti gabbiani in volo.
Era unto il cartone
di rosso devastato
con mozzarella sparsa
ma io l’ho utilizzato.
Ho valutato i danni
che causa il denaro
solo pensieri amari
su questo mondo ignaro
ignaro e indifferente
ai danni del mio mondo
che adesso sta bruciando,
che vedo andare a fondo.
(Boccheggiano 24.8.2019 – 23,53)
Pensieri nell’alcova
Emily scrisse e disse
Words that fly in silence
scritte su fogli poi cuciti
abbandonati
polverosi
silenziosi.
Pensieri rapiti al nulla
(che a me dicono anche poco)
evanescenze giovanili
insoddisfazioni di benestante
avvezza agli ozi
alle mollezze d’una vita agiata
sdraiata in una alcova
vezzeggiata.
Penso a chi è al caldo e lavora
che legge anche dei versi,
che declama,
sento che la sua voce chiama.
Più tardi solo un pasto frugale.
“Domani è un altro giorno”,
che espressione banale!
(Boccheggiano 17.8.2019 – 10,15)
Osservando la Maremma
L'immagine è tratta dal portale:
http://www.martiniimmobiliare.it
Or che la sera imbruna e il vento tace
tra gli embricini più non si disperde
in fondo il mar Tirreno terso appare
più ai fumi di Piombino non soggiace.
Sulla Maremma senza gli acquitrini
intensi or sono i voli dei gabbiani
saettano in un ciel di voli sgombro
su prati spopolati di caprini.
Ed or m’allieta quel bel litorale
l’Elba disegna pigro l’orizzonte
di luci si colora la costiera
sullo sfondo la Corsica riappare.
E l’Argentario in fondo adesso brilla
per quel soffiar del vento tutto il giorno
lieve tra il verde sventola un vessillo
sul promontorio dondola ed oscilla.
In questa pace che avvolge la mente
affogo questo spirito ribelle
e spero proprio sempre soffi il vento
le nebbie al piano sempre lasci spente.
(Boccheggiano 13.8.2019 – 23,05)
Nevica
La foto è tratta dal blog:
https://riccardovarini.it/wp-content/uploads/2017/10/la-Neve.jpg
Oggi è giorno di versi
forse un po’ estemporanei,
forse diversi,
nevica la mente
sfarfalla l’emozione
le ammucchia come foglie
finita la stagione.
Spalo parole, invano,
altre s’ammucchiano incostanti
sfarfallano nel cielo
fiocchi bianchi vaganti.
E il cuore m’accarezza
un nuovo verso scrivo
penso a un amore andato
che cerco e che son privo.
Ma poi verrà l’estate
e il sol riporterà nel cuore
è inutile cercare
l’amore mai non muore.
(Boccheggiano 27.8.2019 – 11,12)
Letto, amore e fantasia
L'immagine è tratta dal portale:
http://1.citynews-today.stgy.ovh/~media/original-hi/46804531103612/sesso-6-22.jpg
Ormai io ti conosco mascherina,
è nel cervello che s’aggira il male
un giorno ti volevo anche curare
e m’hai mandato le foglie a scopare.
Tu sei infelice e tale resterai
forse già ti sei fatta analizzare
ma come vedi non ti serve a niente
ed ogni dì sei ancor più deficiente.
Da quando ti conosco ognor ripeti
che hai trovato infine l’uomo giusto
che ha del senno ed anche schiena dritta:
le tue parole? San sempre d’aria fritta.
Dopo mi spiegherai se t’ ha aiutato
quella tua stravagante fantasia
quando mi ripetevi con diletto
che occorre fantasia quando si è a letto.
Se sol bastasse di fantasticare
sarei già un grande mago ricercato
invece affogo nelle mie passioni
vivo infelice e ricco di illusioni.
(Boccheggiano 16.8.2019 – 10,11)
Le temps passe
La foto è tratta da:
http://www.galatina.it/mano-nella-mano
Ed erano queste allora le parole
“Le temps passe, le temps de l’amour
et déjà nous avons oublié“,
le ricordo, le ricordo bene
inseguendo colei che più non c’è.
E passa il tempo, passa
e noi scordiamo
i giorni in cui si stava bene insieme
e si cantava e s’era felici,
tu mi dicevi “amore“
ed io “ti amo“.
Ora non trovo più quelle parole,
più non le scrivo,
neppure più le dico,
ad altre no, non provo manco a dirle,
e a me non interessa di sentirle,
tutto quel bene non so più dov’è andato,
ora tu sei un’estranea ed io nemico
le cose belle abbiamo già scordato..
Ma ogni tanto risuona il motivetto
e mi regala un po’ di nostalgia
dell’età bella ch’è volata via
del tempo che l’amore ha cancellato,
ogni tanto a te penso e ripenso al tempo
dell’amor vero che per te ho provato.
(Boccheggiano 9.8.2019 – 8,40)
Lampade accese
La foto è tratta dal portale:
https://aforisticamente.com
Restate lontani dai poeti
sono persone strane, fan pensare,
han le rotelle spesso fuori posto
non sono adatti a chi vuole uccellare.
Han gli occhi svegli e aperti
il bene e il male lo vedono all’istante
sembran persone serie ed attempate
ma sono buone e han l’animo da infante.
Credono a tutto e a tutti
si fanno spesso anche ingannare
c’è chi se ne approfitta bassamente
ci soffrono ma sanno perdonare.
Ripensano al bene che han donato
si chiedono se anche han fatto male
si legano alla donna che hanno amata
come sa fare solo un animale
che anche se scacciato
spesso ritorna e resta all’uscio steso
a volte ringhia e abbaia vuol far capire
perché viene scacciato e in croce appeso.
(Boccheggiano 15.8.2019 – 5,19)
Il mondo è dei matti
Tu paffutella e languida che appari
e mi accarezzi i versi nella mente
se scrivo vorrà dir che mi emozioni
ma è meglio non crear nuove tensioni.
Sto bene adesso, da poco ho cancellato
un falso amor che tanti danni ha fatto
forse è meglio tenere aperti gli occhi
piuttosto che far nuovi incontri sciocchi.
Quest'organo che ho in petto è un assassino
gli basta poco e in fretta si emoziona
si scalda a volte senza una ragione
e devo, poi, curar la delusione.
È meglio allor tenere sotto chiave
certi ormoni che scalzano incostanti
ma questo non è facile spiegare
a un cuor che non si vuole rassegnare.
Infatti questo cuor viaggia a tratti,
scalpita perché ancora prova affetto
ed io sono impulsivo e poco aspetto
ed alla fine incontro sempre matti.
(Boccheggiano 14.8.2019 – 3,27)
Il melograno
Ricordo ancora il giorno, era d’agosto
che tu arrivasti allegra e spensierata
e m’abbracciasti ancora innamorata
avevi in mano rosso un melograno.
Sul tavolo felice l’ho deposto
e dopo forte forte t’ho abbracciata
quella giornata ormai è dimenticata
scivola solo sabbia dalla mano.
Quei chicchi rossi aprii solo soletto
sembrava che quel frutto sorridesse
e ti ricordo ancora nuda a letto
le tue movenze in mente sempre ho impresse
ora ti sto pensando e ancora aspetto
di riascoltar da te nuove promesse.
Ma ormai il mio tempo sta volando via
ma resta in cuor la gioia e l’allegria
che per tanti anni tu mi hai regalato
chiuse in quel rosso frutto profumato.
- Sonetto ritornellato (con quartine a schema ABBC ABBC)
(Boccheggiano 28.8.2019 – 2,03)
Il fico di Luzi
Il fico di Luzi l’hanno tagliato
invano dietro il muretto
un giorno l’ho ancora cercato.
Sotto i suoi rami frondosi
la prima volta là m’ero fermato,
dei versi vi ho declamato.
Senza saperlo anche tu ti sedevi
sul quell’antico muretto
ed ho suscitato un certo stupore
risuscitando il tempo passato.
Senza volerlo ho bussato
con te al mio fianco son stato.
Caterina guardava commossa
e non credeva a quel che vedeva
a me il suo dire m’ha dato una scossa.
Eppur non pensavo d’aver ripetuto
l’identico gesto, che adesso ridico,
d’avere sostato sotto l’ombroso tuo fico.
(Boccheggiano 25.8.2019 – 19,20)
E la luna bussò
E la luna bussò sopra il mio mare
mi riportò il suono di una danza
d’un campo in fiore e della sua fragranza
che il cuore vuole ancora accarezzare.
E un suon di tamburelli ancor mi pare
che copra il tempo ed anche la distanza
e vedo lei fluttuar con eleganza
e il rosso fazzoletto sventolare.
Mi inebrio a riveder la danza antica
e lei ancor saltellar gioiosamente
che mi rinnova il riso d’una amica
e il suo librarsi armonico e bollente
che sempre mi circuisce e che mi intrica,
e di letizia allaga ancor la mente.
...Ad Adele Sergi con affetto!
(Boccheggiano 27.8.2019 – 9,47)
Composizioni agresti
La foto "camminando per le Marche" è di Luciano Moretti
Per la campagna volano le note
d’un pianoforte con la coda antica
e tra gli ulivi verdi il suono intrica
mentre le chiome a tratti smuove e scuote.
Vola sul campo verde un dolce canto
tra gialli girasoli si disperde
una donna compone dolcemente
al cuore parla e forse lei non mente.
Vanno le note a intenerir la mente
sullo spartito legge un sol-fa-do
ed armonie compone nel silenzio
scioglie l’amaro in bocca dell’assenzio.
Vola lontano quel suono e par ristori
un cuore che un giorno ha tanto amato
pei campi or s’aggira disperato
schiacciato sotto il peso dei suoi errori.
(Boccheggiano 5.8.2019 – 1,31)
Come un aquilone
Or come un aquilone volo in cielo
ondeggio tra le nubi i miei pensieri
come fiammella tremula sui ceri
ma sul passato ho già calato un velo.
Ma non son stanco e a nuovi amori anelo
ma più non domerò bradi destrieri
m’han demolito gli affetti sinceri
e come rosa m’ha seccato il gelo.
Ora l’animo mio vive sereno
più non m’importa dei miei antichi amori
e non aspetto più che arrivi un treno
che mi riporti i candidi tremori
del tempo ingenuo dell’arcobaleno
che ancor fa emozionare menti e cuori
e che si stende sempre a colorare
la mente che l’età non può oscurare.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 12.8.2019 – 8,30)
Meglio avere
un po’ di pancia
che non avere cervello
(Citazione di Salvatore Armando Santoro – 31.8.2019)
Carmelina
Non so perché il tuo nome mi emoziona
dolce fanciulla nata tra gli Alburni
ancor ricordo quei tuoi occhi azzurri
e le tue mani rudi alle carezze.
Forse or sto pensando ai giorni andati
alla mia giovinezza ormai lontana,
ricordo un suono spento di campana
del campanile dove ti incontravo.
Di te penso non fossi innamorato,
ma forse tu lo eri e mi rammento
che spesso mi cercavi e m’aspettavi
per un bacio fugace e appassionato.
No, tra noi non c’era stato sesso,
solo c’è stata una carezza audace
quando ti ritrovai tant’anni dopo
e al cinema si andò per stare in pace.
Ora ti sto pensando ed ho rimpianto
forse degli anni miei che son volati
ma mi ritorni in mente tra gli Alburni
quei monti che per te sempre ho sognati.
(Boccheggiano 5.8.2019 – 16,05)
Capire le donne
D’un fiato lo lessi, ero bambino
ma il tempo passò velocemente
ora ho i capelli bianchi e un bastoncino
ancor ci provo e non capisco niente!
Boccheggiano 7.8.2019
Cadde la neve
Il dipinto "Casolare tra la neve" è di Erwin Kettmann
Cadde la neve, cadde sul mio cuore,
tutto imbiancò poi estinse
il bene e il male, tutto coprì,
anche il dolore vinse.
Anche la mente ricoprì la neve
di bianco intenso pinse
sotto un mantello candido poi avvolse
l’amor che falso amore finse.
Poi un fil di fumo germogliò sul tetto
il terso cielo tinse,
il sole sciolse la brina dalla mente
e la mia pena stinse.
La neve non coprì l’amore dato
nel cuore suo lo avvinse
e a primavera il verde ritornò
di speme il cuor riattinse.
(Boccheggiano 20.8.2019 – 10,01)
Appassimento
La foto è tratta dal portale:
https://viaggiebaci.files.wordpress.com/2012/10/foglie-cadono.jpg?w=547&h=700
Il mio pianto disperdo
chè l’autunno arriva
gialla la foglia
già precaria muore.
Eppur v’è il sole
ed al calor
l’albero i rami tende
cerca la vita
chè con la bella stagione
è dipartita.
Invano stende l’ala
la colombella che sul tetto tuba
anche l’ultimo amore
ancor ricerca
che con l’autunno muore.
(Boccheggiano 31.8.3019 – 9,50)
Amore un c...
“Amore, amore, amor”
m’hai rotto il c…
a furia d’ascoltar
so uscito pazzo
me l’hai già detto
anche dentro il guazzo
e t’ho creduto
e poi m’hai fatto il mazzo.
Ed hai anche ammollato
il matarazzo
dove con qualcun altra
ancor ci sguazzo
e all’alba non sto più
sopra il terrazzo
a te non scrivo più
neppur schiamazzo.
Su quel Vereto
ormai più non scorrazzo
neppure intorno a te
or non svolazzo
credimi non son più
il tuo pupazzo
più non mi dici amor
né rompi il c….
(Boccheggiano 9.8.2019 – 14,13)
L’amore parallelo
La foto è tratta dal portale:
http://www.lecceprima.it/speciale/foto-giorno/foto-del-giorno-martignano-6-marzo-2019.html
A te io sto pensando, dolce stella,
compagna dei miei amori trasgressivi
che ho accompagnato nei miei dì giulivi
a primavera tra l’acetosella.
Suggevo il gambo d’una campanella
giallo era il colore tra gli ulivi
quando succinta ancor su me salivi
e svolazzavi come palombella.
Poi un dì spiccasti il volo e te ne andasti
la notte dentro il letto mi giravo
con la mia prima donna mi lasciasti.
Con gli occhi chiusi solo a te pensavo
e al di che amore eterno mi giurasti
e a fianco a me nel letto ti sognavo.
-Sonetto
(Boccheggiano 12.8.2019 –15,12)
Il dubbio
è il motore
della conoscenza.
(Citazione di Salvatore Armando Santoro 22.7.2019)
Assonanze
Ora è finita davvero
ieri sera in silenzio son tornato,
non so se l’hai avvertito ,
forse eri in casa visto il temporale
ma anche a te ho pensato
e stavo male.
Stavo male per cosa? (mi chiedevo),
stavo male perché ancor credevo
che sarebbe arrivata una chiamata,
(come un tempo, ricordi?)
e invece non c’è stata.
Forse non avrei neppur risposto,
l’ultima volta, infatti, ho abbandonato
ad ascoltar le solite sfuriate
scusa, m’ero stancato.
Ma t’ho pensato.
E pur tra il bene e il male
un poco d’emozione ho riprovato,
ma t’ho pensata in casa spaventata
per via di quel tremendo temporale.
(Boccheggiano 14.7.2019 – 12,50)
Arpa salentina
Un suono d’arpa s’alza nel silenzio
di questa stanza che non vede il mare,
ma la sua delicata melodia
su un’onda par mi voglia trasportare.
Ed assaporo il suon della marina
nel mio paese in fondo allo stivale
il caldo mi tormenta e fa sudare
e del sudor che gronda gusto il sale.
O musica divina che diletti
che consoli ed armonie regali
spazza dal cuore i miei pensieri neri
allontana le pene e tutti i mali.
E smorza in mente l’ansia ed addolcisci
il cuore con le delicate note
apri la mente a un suono celestiale
che dalla mente ogni tristezza scuote.
(Boccheggiano 20.7.2019 – 23,01)
Anniversario prossimo venturo
(34 anni)
L’ultima notte che ti vidi nuda
immersa nei tuoi liquidi indecenti
allor si festeggiava gli anni venti
quella nottata ancor nel petto dura.
Ora ogni tanto penso alla tua pelle
ed ai ricami che t’ha dato il tempo
di questo però io non son contento
che ancor ricordo due sode mammelle.
Or nei miei dormiveglia ti accarezzo
ascolto le parole tue di allora
anche il mio tempo in fretta si scolora
e a navigar lo Stige ormai mi attrezzo.
Intanto un anno aggiungi nel tuo sacco
e al merlo che adesso è nel tuo letto
di Celentano accenni un motivetto
come accennavi a me e gli dai scacco.
Forse su un noce un nuovo merlo aspetta
che salgano gli ormoni e ti fischietta.
(Boccheggiano 21.7.2019 – 15,38)
Analisi illogica
Ci sono voci lontane, a me vicine,
che echeggiano a volte nei pensieri
vicende di vita ormai passate
che tormentano a morte le giornate.
Li sento con fragore strepitare
tolgono pace e privano dal sonno
a volte mi difendo a volte insorgo
ma sol paure e sofferenza scorgo.
E tornano argentine le inflessioni
che il tempo ha lentamente poi cambiato
voci di bimbi, mai dimenticate,
in voci d’adulti d’un colpo trasformate.
Voci d’amore, ormai lontani accenti,
premure che non sai dove son andate
che han preso il posto d’una indifferenza
che oscilla nel mare della sofferenza.
Ed indaghi in silenzio nel tuo io
misuri il trasformar dei sentimenti,
il precario, che tutto e tutti affoga,
l’apatia, che è peggio della droga.
Dovrai barcamenarti a sopportare
situazioni che non si è messo in conto
la vita è regolata dagli ormoni
che gli umani trasformano in cialtroni.
E mi chiedo se tutto ciò abbia senso
scavo nel più profondo dell’inconscio,
analizzo l’incongruenza che m’avvita,
ma forse è questa l’essenza della vita?
(Boccheggiano 25.7.2019 - 9,21)
Allo specchio
Allo specchio mi guardo
e m’addoloro
gli anni stanno passando
celermente
non me ne accorgo,
ma c’è una ruga nuova
una macchietta scura
sulla pelle.
E poi i capelli bianchi
e sempre meno
qualche pensiero in più
che mi tormenta
lo specchio è testimone
del mio tempo
della mia vita è sempre
il marcatempo.
(Boccheggiano 20.7.2019 – 14,38)
26 Luglio: Sant’Anna
Nella foto: la Chiesa di Sant'Anna a Reggio Calabria
Un sogno lontano
ormai perso tra mille pensieri
di oggi, di ieri,
tra dolci ricordi di estate passate
nel cuore pigiate,
che danno ancora tremore
un senso di antica dolcezza
che torna silente
riporta momenti d’un mondo scomparso
di cui non sai più niente
e un viso giulivo, ridente,
di una ragazza rimasta archiviata
nella memoria del tempo
che il vento
ogni tanto riscopre,
riporta un senso di ansia che opprime
un senso d’angoscia e di gioia
un senso del nulla, del vago,
del poco coraggio d’un tempo
ed oggi del prezzo che pago.
(Boccheggiano 26.7.2019 – 8,47)
Come un’ape feconda
Se tanto amor quest’odio ha generato
fallo sbocciare ancor che non fa male
l’intenso affetto che un dì m’hai dato
nel cuor non scende, amor, e invece sale.
Nel buio della notte s’è celato
ma spesso va su e giù per lo stivale
e come un Cristo in croce martoriato
sul colle brilla dopo il temporale.
Mi sveglio a volte e penso nella notte,
penso al sorriso che allietava il volto
e alle parole tue che son sepolte
tra zolle che non danno più raccolto
perché non più curate e mal ridotte
per la gramigna che non s’è più tolto.
Ma se il rancore ancor germina amore
come un’ape di vita è donatore.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 1.7.2019 – 7,32)
Desideri d’amore
La foto è di Maria Pacoda (g.c.)
Questa passione che spesso m’assale
e mi martella come un compressore
questa passione più no so se è amore
ma nella mente spesso scende e sale.
Ed io mi sto chiedendo se ancor vale
provare in petto un simile fervore
poi penso sia un bel dono del Signore
che m’elargisce con amor filiale.
Questa passione tiene vivi i sensi
e mi trasporta in altra dimensione
anche può darsi susciti dissensi
mi rappresenti come un istrione
ma a me regala turbamenti intensi
l’amore sempre genera emozione.
- Sonetto
(Boccheggiano 22.7.2019 – 13,50)
E rifiorì l’acetosella
E rifiorì ancor l’acetosella
sul campo del mio cuor spuntò anche il sole
urlarono sui fichi ancor le ciole
a Ristola volò una gabbianella.
Sui prati profumò la citronella
brillò sopra il Vereto il girasole
brillarono tra i rovi le viole
confuse al riso d’una giovincella.
Oh, rondinella che t’appresti al volo
e te ne torni in fondo allo stivale
leggi i miei versi e dille che son solo
che la mia bocca adesso sa di sale
che ascolti questo stanco pennaiolo
che ancor s’incanta ad ascoltar cicale
e al vento intanto affida qualche verso
ma l’attimo è passato e lui l’ha perso.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 18.7.2019 – 6,04)
Haiku – Giugno 21019
Già luglio appare -
e gravita d’autunno
giugno che muore
(Boccheggiano 1.7.2019 – 8,43)
Il ricordo in un verso
T’ho amato ma ho fatto qualche danno
oggi ci penso, mi avevi perdonato,
a me rimane il bene che t’ho dato,
resta l’amore insieme a qualche affanno.
Ma ora gli anni in fretta se ne vanno
e più non vedo il tuo sorriso antico
più non t’osservo da quel vecchio fico
su quel Vereto che mi diede affanno.
Ma pur mi diede un giorno il tuo sorriso
e tanto affetto forse simulato,
mi diede lo splendor d’un fiordaliso
che dentro un vaso ho posto e abbeverato
dopo che dalla pianta l’ ho reciso
e a lenta morte poi l’ho condannato.
Anch’io son morto, almeno negli affetti
dopo che alle lusinghe tue cedetti
lenta per me è stata l’agonia
da quell’amore è nata l’apatia
seguita oggi dall’indifferenza
non m’interessa più la tua presenza
ed anche se ancora di te parlo
penso che sia il rancore a stimolarlo.
In fondo quale traccia hai tu lasciato?
Solo dei versi che per te ho stampato.
- Sonetto ritornellato
(Boccheggiano 28.7.2019 – 12.36)
I poeti delle tenebre
Petr Ivanovich Lvov (1882-1944), «Mandel’štam dormiente», Tratto dal
portale:
https://www.corriere.it/cultura/17_luglio_10/quasi-leggera-morte-serena-vitale-osip-mandelstam-adelphi-17a32862-6576-11e7-a5ea-ffe2be8246f0.shtml
Ci sono poeti che scrivono banalità
ma ruffiani e finti critici le enfatizzano,
case editrici si inventano opere d’arte
ed editori, che costruiscono successi immeritati,
investono risorse per ricavarci affari.
Ci sono poeti che parlano del sole
parlano delle stelle e della luna
come li avessero scoperti in quell’istante
e ci ricamano raggi luminosi
dove ci sono soltanto delle tenebre.
Ci sono poeti che dormono sul fieno,
disegnano il suo colore nei loro scritti,
ne fanno gustare il profumo nei loro versi
e provare la morbidezza nel loro riposo:
sono loro che accenderanno di luce le tenebre.
(Boccheggiano 27.7.2019 – 19,20)
Le poesie dei poveri
La foto è tratta dal portale:
https://passeggiandoingiardino.files.wordpress.com/2015/07/20150729_lago_-di_comabbio-22a.jpg?w=322&h=429
Voglio leggere le poesie dei poveri
che vivono tra gli stenti
che sottraggono ore alla vita
per scrivere i loro pensieri.
Troppo facile per Emily
dare sfogo alle emozioni
sui cuscini profumati di lana
tra lenzuola di seta delicata.
Gioisce nella stanza illuminata
con Lavinia che si prende cura di lei
la sorregge e accompagna
e le confeziona i pasti.
Il povero non ha vesti bianche
ne fantasie erotiche da inseguire,
non si turba quando resta solo
perché il suo amore è il mondo.
Gioisce a guardare i fiori di loto
che germogliano nei fossi
ricchi di acquitrini putridi
dove il miasma fermenta.
Le rose muoiono sui rosai
lasciando una scia di tristezza
nella stanza di Emily.
Gioia invece regala il fiore dello stagno
che non profuma ma è ricco di colore.
(Boccheggiano 27.7.2019 – 1:12)
Natale d’altri tempi
La foto è tratta dal portale:
https://www.youtube.com/watch?v=I93rXsLLEL0
Vibrava un sibilar di ceramella
per i tratturi antichi di Calabria
l’accompagnava il suon di un clarinetto
e un acciarino che scandiva il tempo.
Brillante su nel ciel splendida stella
mostra a Maria la strada tra la sabbia
ci si segnava e poi si andava a letto
Gesù sarebbe nato nottetempo.
E si sognava il Creatore al gelo
scaldato da un bue e un asinello
ed era sceso tra i poveri dal cielo
ad abitare come un poverello
scarno e insecchito più di un asfodelo
in una grotta insieme a un pipistrello.
- Sonetto
(Boccheggiano 19.12.2019 – 01:41)
Luna a Leuca
La foto è di Silvana Coclite (g.c.)
Sul mare inargentato dalla luna
passa il sorriso di una voce stanca
e nel mio cuore più non c'è nessuna
mentre la testa mia si fa più bianca.
Ed un pensier sull'onde il cuore imbruna
corre quel raggio e la speranza affranca
se a questo mondo manca la fortuna
a correre in salita ci si sfianca.
Ma chi nel cuor coltiva la passione
sempre la luna di notte lo accarezza
forza gli da ed anche l’illusione
di ritrovare un po’ di tenerezza
che sempre cerca come un accattone
chi amore e sentimento coglie e apprezza.
- Sonetto
(Boccheggiano 19-20.7.2019 – 14,02)
Primavalle
Quelle borse, quel crudele fardello
quel gravare di pesi e quell’andare,
unito alla celata sofferenza,
verso l’ignoto mi fanno vergognare.
Ed in silenzio entro nella mente
leggo i pensieri, il vuoto che addolora,
l’incertezza che come un’ombra vola
l’anima mi avvilisce, mi scolora.
E tu, Potente, che sorreggi il mondo
dove ti sei nascosto? Cosa fai?
Solo dolore al mondo tu regali
e cieca sofferenza e solo guai.
(Boccheggiano 19.7.2019)
Solitario e pazzo
Solitario e pazzo d'amore è il mio cervello
insegue ancora delicate emozioni,
oh, la tua pelle che vibra!
E tu dicevi: “Tremo,
vedi come tremo”?
Scordare tutto e nulla ricordare,
neppure le parole o le carezze,
se l'è portate via tacito il vento
tutte le ha seminate pei tratturi
e tra le spighe s'agitano incostanti
vibrano tra gialli tageti
tra papaveri pigri e rosseggianti.
Che vuoi che sia per te il non ricordo?
Che m'importa s'oggi rinneghi e non ricordi?
Quei tuoi filmati non cessan di parlare
anche parole sconce ricordare.
Quante le verità che tu hai nascoste,
a lui che non avresti amato mai,
a me, amante ormai appassito e sprovveduto,
eppure per un poco t'ho creduto.
Ora ti sogno,
sempre impudica e volgare,
ti sogno su quel letto abbandonata
su quel letto dove un giorno t'ho lasciata
piena di umori e mezza addormentata.
(Boccheggiano 10.7.2019 – 00,38)
Spigolando a Boccheggiano
M’assorbi nel silenzio del tuo borgo
ma poi mi scuoti nel latrar d’un cane,
del verso spesso gravido e sgraziato
di vecchi decadenti e malandati.
Mi inebrio nel saettar dei voli
di rondoni ronzanti e calabroni
mi innalzo sopra i boschi di castagni
tra querce e lecci volo e dopo plano
nella Maremma sui campi verdeggianti
tra vecchi poderi senza più richiami
senza più acquitrini e voli di beccacce
persi tra vecchi monumenti e le marine.
Dal tuo balcone guardo e poi m’immergo
in questo verde che la vista allaga
che sul Tirreno m’abbraccia col suo mare
e l’Elba specchia e illumina di sera
E spesso resto pigro tra le mura
di questo appartamento che s’abbraccia
ai ruderi invecchiati d’un castello
che ancor tracce conserva d’un passato
ricco di storia e di letteratura
che andrebbe tutta quanta riscoperta
ma or riposa nella memoria stanca
di chi la mente sua ha ancora aperta.
(Boccheggiano 25.7.2019 – 17,56)
Stravaganze
La foto è presa dal portale:
http://riccisilvanofotografie.blogspot.com/2012/02/la-neve-sul-mare-2012.html
Il sol che sorge abbraccia un nuovo giorno
che non è mai lo stesso e sempre cambia
però, quando al mattino guardo intorno
mi accorgo allora che c’è sempre sabbia.
E se la sera il ciel di voli è adorno,
se l’animo è sereno o pien di rabbia
il vento sparge sol polvere intorno
che il sudore in maschera poi scambia.
Il sol resiste e il vento non l’asciuga
silenti stan cambiando le stagioni
a volte dove andiamo mi domando
ma sempre nello spazio stiam volando:
non è più strana la neve sui barconi
neppure in mare lungo il bagnasciuga.
- Sonetto
(Boccheggiano 12.7.2019 – 20,56)
Amo i tuoi occhi
Nella mia foto: Il mare Jonio ripreso da Punta Ristola di Leuca.
Amo sempre i tuo occhi tristi
la tua bocca senza più un sorriso,
quel sorriso che risvegliava i sensi
quel tuo parlare con chi più non pensi.
E ti ricordo or che l’estate brilla,
ora che il sole illumina il Vereto,
quel colle non è più per me lo stesso
anche ad amare è da un bel po’ che ho smesso.
Non amo più, neppure più sorrido,
neppure piango quel che più non vale,
solo il ricordo a volte mi accarezza
come del vento a Ristola la brezza.
E si intervallano come in un filmato
momenti fantasiosi di allegrezza
ed anche il colle a volte mi riappare
insieme al sol che splende sopra il mare.
(Donnas 12.06.2019 – 15,16)
Delusione
Sognai per anni quei tuo occhi intensi,
ad altri ti donasti con passione,
a dire il ver non so cosa aspettassi,
forse ora ho capito
ma è tardi e ormai non puoi spaccare i sassi.
E ancora in testa frullano parole,
in una sera tu ne hai dette tante,
padrone sono anch’io della parola
ma ai punti m’hai battuto
non so perché m’hai spinto a tale incontro
penso sia ben per te parlar da sola.
È un buon sistema, ed io l’ho già adottato,
sciocco è chiacchierare con i sordi
si cancella il ricordo, s’azzera la passione,
di tutto il bello che conservi in petto,
del sentimento di tenera dolcezza,
rimane infine solo delusione.
(Donnas 5.6.2019 – 00,18)
Haiku – Primavera
Nebbia al mattino
or cambia la stagione
fiore di pesco
(Donnas 15.6.2019 – 9,28)
L’Infiorata
La foto è stata presa dalla pagina:
https://www.expe365.it/events/infiorata-di-patu/
Ed ho guardato ben tra l’Infiorata
inutilmente, amore, t’ho cercata
or ti disturba questo appellativo
ma anch’io da te un dì spesso l’udivo.
Mi urlavi forte anche al supermercato
e quante volte, amore, m’hai cercato,
e nella notte spesso mi svegliavi
per le contrade tue poi mi portavi.
E si correva scalzi sulla sabbia
ma dopo in te salì solo la rabbia
si andava come l’edera abbracciati
ma questi rampicanti li hai tagliati.
Ora su un nastro ascolto la tua voce
ma penso sempre a quell’età precoce
quando ti davi a me anima e corpo
ma del tuo bene ormai più non m’accorgo.
Ma io lo cerco tra la folla urlante
in mezzo al sole caldo ed accecante
lo cerco tra la folla entusiasmata
ma nulla resta più dell’Infiorata.
(Boccheggiano 28.6.2019 – 10,35)
A te io sto pensando
Questa sera a te io sto pensando
piccolo amore mio,
a te io sto pensando e mi tormento
per quell’amor svanito in mezzo al vento
che incessante soffia alla marina
a volte tanto forte e a volte lento.
A te io sto pensando,
al nostro amor finito,
a quel tuo desiderio insoddisfatto,
tutto m’hai dato
ed io t’ho dato niente
neppure il figlio in cui ha in un dì sperato
quel figlio in cui credevi e non è nato.
A cosa tu farai or sto pensando,
forse il tuo cuore è triste come il mio
forse tu penserai a quel che è stato
forse sorriderai guardando il mare
e ancor ricorderai il mio pianto amaro
il tempo fu con me crudele e avaro.
Tardi arrivasti
tardivo il seme sparso
che poi alla fine non è germogliato
ed anche nel mio cuore ora è appassito
quel rosso fiore morto appena nato.
Ma io ti penso ancora e mi tormento
d’averti amata un giorno non mi pento
rimango in questa casa triste e solo
ma sul tuo cielo come un falco volo
non temerò né pioggia e ne procella
sempre sarai per me una dolce stella.
(Boccheggiano 24.6.2019 – 20,44)
Frutto maturo
Mi sfiora ancor del vento la carezza
quando a Ristola il sole m'inondava
poi tenero il tramonto mi stordiva
di rosso il cielo e il mare disegnava.
Un frutto acerbo forse allora ho colto
tu hai preferito quello più maturo
so che l’acerbo, il dolce, ai punti batte
ma il cuor non addolcisce se l’hai duro.
T’ha spinto forse la curiosità,
un provare la facile avventura
cercavi forse nuova adrenalina
per questo hai scelto tra l’età matura.
Chi ci abbia guadagnato non lo so
in me hai risvegliato il sentimento
poi sulle zolle il seme s’è marcito
ma l’emozione ancora in cuor la sento.
Oggi sono sereno, con gli acciacchi
che tanto affetto hanno generato,
tu forse ridi con un nuovo amore
quello maturo l’hai dimenticato.
(Donnas 19.4.2019 – 9,42)
Incostante
La foto è tratta dal blog:
http://segratesi.blogspot.com/2012/05/le-rondini.html
Primavera nell’aria più non brilla
il tempo come l’uomo è stravagante
un dì s’affaccia il caldo e poi sfavilla
un sole freddo triste e desolante.
La rondine nel cielo poco strilla
nel nido se ne sta tutta tremante
volando non va più di villa in villa
a far la cova coglierà l’istante.
E manca poco al cambio di stagione
ma anche ieri il tempo è stato brutto
e cerco il sole come un accattone
ma forse è chiuso in casa per un lutto
allor mi scappa qualche imprecazione
colpa dell’uomo empio e farabutto.
- Sonetto
(Donnas 16.6.2019 – 6,19)
Poco accorto
Soletto sono stato in Occitania,
or provo qualche verso,
a dire il vero un poco mi confondo,
è stato tempo perso”!
Infatti, qui si parla l’italiano
qualcuno il suo dialetto
tante parole, un poco trasformate,
ormai non c’è rispetto.
A chi con me è seduto al tavolino
gli scappa una parola
per me è un piemontese un po’ distorto,
ma è una parola sola.
Forse poteva ancora stare zitta,
nessuno si controlla,
vola perciò un pensiero inopportuno
che l’altro indigna e bolla.
Va bene. Ci ho provato a ricucire
un fuoco che era spento,
si sbaglia spesso anche a dare amore
che una parola ha spento.
Indifferente scorre il fiume Trebbia
quel che cercai ritorna tra la nebbia.
(Donnas 9.6.2019 – 14,31)
Affanno
Nella mia foto: Il forte di Bard in Valle d’Aosta
Le mie emozioni sopra un colle stanno,
in una casa tra gli ulivi vanno
lo so che il tempo fu per me tiranno
mi regalò pensieri e qualche affanno.
Da poco ho festeggiato il compleanno
ed anche a te sta per passare l’anno
se pur discenderò da un Alemanno
calabro resto e non sarò Normanno.
Ma le emozioni sempre gioia danno
non penso che col tempo cambieranno
e se fan male al cuor ci metto un panno.
E non lo so se in te ci fu l’inganno
io non volevo certo farti un danno
non lo cercai ma a me venne un malanno.
(Donnas 9.6.2019 – 00,36)
Cicale
La foto è presa dal portale:
https://www.casaegiardino.it/images/2014/08/la-cicala-600x450.jpg
Cade la foglia
cade dal ramo verde e non lo spoglia
ormai la primavera se n’è andata
l’estate da qualche giorno è già arrivata.
Ed è arrivato il caldo,
il solleone,
ma io rimango in casa
me ne sto qui seduto col magone
e vago, sbando e anche inseguo il vento
con il pensiero volo nel Salento.
Vago sul colle antico
lo sguardo spingo verso la pianura
sul mare spazio
e non mi stanca quel lento frinire
delle cicale oziose tra gli ulivi
che sempre a questo cuore danno strazio.
Cosa io stia cercando, l’ho scordato,
la gioventù ci lascia e corre via
e adesso, io l’ho so, non sei più mia
questo pensier dal cuore ho abbandonato
anche l’amore ormai s’è allontanato.
Ma sopravvivi spesso nei ricordi
il sole dell’estate li ravviva
assordano quei canti monocordi
sul ramo la cicala è sempre viva
non smette un sol momento mai di urlare
anche lei vive ancora in me
la voce sua io non potrò scordare.
(Boccheggiano 27.6.2019 – 12,37)
E furono giorni di guerra
La foto è tratta dal portale:
https://www.vitadamamma.com/70492/il-bambino-nella-pancia-sente-le-carezze-della-mamma-gia-a-7settimane.html
Ci siam fatti la guerra
abbiam sparato coi fucili e coi cannoni
di sangue a terra non ne abbiam lasciato
ma cosa abbiamo al fine guadagnato?
Quanto amor s’è sprecato?
Dove mai l’hai buttato,
tutto l’affetto che m’hai regalato?
E lavo i panni sporchi nel mio cuore
torbida è l’acqua come questo amore
abbiam giocato con i sentimenti,
oscurato le promesse e i nostri sogni
tu hai seppellito finanche le emozioni,
delle tante parole sparse al vento
neppure per pudore ti vergogni.
Ed hai barato
le carte non le hai bene mischiate
anche tu ora i cocci raccogli,
raccatti il poco che tu hai seminato.
Io un dì certo t’ho amato,
e scrivo ancora di un amor finito,
lo scrivo, perché non l’ho scordato,
a chi ha tappato da un bel po’ l’udito.
Stasera sono solo:
il fuoco è spento!
Il ciocco è consumato nel camino
guardo il tuo ventre gonfio
ma non lo sto toccando
ma sento il tuo calor, ti sto vicino,
vedo la mano tua accarezzarlo
vedo il tuo volto che sta sorridendo
quel figlio che volevi un giorno avere
mio non sarà, né frutto del piacere.
Quel figlio però lo sto amando,
ti abbraccio mentre stiamo camminando,
lo sento nel tuo ventre che sgambetta
con lui vorrei adesso un po’ nuotare,
vedere il suo sorriso,
notare un poco l’acqua dentro la placenta
che il suo agitare sta muovendo lenta.
(Boccheggiano 29.6.2019 – 21,20)
La capra degli Alburni
Nella mia foto: La capra degli Alburni 1961
Sento ancora un belato intermittente
la capra degli Alburni è sulla roccia
forse ha capito cosa celo in cuore
forse ha capito l’ansia, il mio tremore.
Ho perso la mia lieta giovinezza,
la gioia che un dì avevo in petto,
tra i vicoli abbuiati s’è smarrita
invano indietro torno
ma sempre vago al buio,
le orme cerco che il mio tempo avvita.
Ma in lontananza sento ancor belare,
anche il raglio di un asino compare
tra i vicoli del borgo scende e sale
e si confonde con il mio cercare.
- Che cosa cerco? - Alfin mi chiedo stanco
mentre gli occhi accarezzano i castagni,
si perdono tra gole e tra burroni
tra acque chiare
tra gli urli e tra i frastuoni.
Cortei di santi,
le litanie stancanti,
quel mormorare dietro ad un rosario
la fiducia racchiusa dentro una preghiera
un suono ripetuto di campana
la speranza d’una vita futura dignitosa
che finisse alla fine quel calvario.
Ancora sto cercando la mia vita,
la cerco inutilmente in un belato
che ancor s’espande per quel borgo antico
che oggi risplende tutto rinnovato,
la cerco ma vi trovo solo un vello
steso ai piedi d’un vecchio capezzale
mezzo usurato e tutto spelacchiato.
(Donnas 10.6.2019 – 9,54)
Un fiore ed un insetto
Dove c’è un fiore
ci trovi poi un insetto,
intorno a lui svolazza una farfalla,
sibila un’ape come un clarinetto.
E l’ape tutti bacia,
anche quel fiore che ha perso la corolla,
penso non voglia a alcuno fare un torto
agita il fiore, l’afferra e non lo molla.
Senza stancarsi vola,
inconsciamente la spinge la natura,
e adempie quasi a un rito,
lei sa la brillantezza poco dura.
Il fiore sa quello che vuole
si veste a volte d’un color cangiante
altre diffonde intorno il suo profumo
che quell’ape corteggia ad ogni istante.
Così dal fiore dopo nasce un frutto,
la polpa nutre il seme che c’è dentro
nulla si crea e nulla vien distrutto
e la natura ancora ha fatto centro.
(Donnas 17.06.2019 – 15,17)
Ad una amica lontana
(Ad Angela Rainieri)
A te, amica mia lontana,
oggi va il mio pensiero ed ho un rimpianto
d’avere trascurato al tempo giusto
di venire a Pistoia e starti accanto
e allor potevo e persi l’occasione
ma credi m’è servita la lezione.
E ieri, questo ora lo sai,
proprio pensando alle occasioni perse,
a ritrovar sono stato un mio parente
perché la vita, davvero è un teatrino,
t’addormenti la sera ma ti chiedi
se l’indomani poi vedrai il mattino.
E quindi ancora ieri ti ho pensata
d’averti al tempo giusto trascurata
che l’attimo va colto quando è l’ora
perché quello che perdi poi addolora.
(Donnas 16.5.2019 – 16,16)
Al Ciolo
La foto del Ciolo è di Antonio Fino (g.c.)
L’onda accarezza la scogliera nera
verde smeraldo tra l’azzurro appare
le case bianche sul calcare antico
e un forte vento turbina dal mare.
L’onda aggredisce il sasso e lo colora
brucia il marino sul mio volto stanco
s’apre il mio petto al salso e lo respira
or son lontano e lentamente imbianco.
Nel cuor fibrilla ancora giovinezza
ma gli anni son passati eppur non sembra
m'intenerisce sempre la bellezza.
Il tempo non scalfisce la mia tempra
a volte mi accompagna la tristezza
ma questo mar m’aiuta e mi ritempra.
(Donnas 10.5.2019 – 23,33)
Amanita amara
T’ho dato tutto quel che in cuore avevo
e pure t’avrei dato la mia vita
ma tutto ti è sfuggito dalle dita
io più che darti amore non potevo.
Or solo sabbia dal tuo campo levo
la pianta rigogliosa si è appassita
resta il veleno amaro di una amita
che ogni giorno indifferente bevo.
Ed analizzo al buio la tua mente
anche le delusioni che hai vissuto
e questa vita tua inconcludente
in cerca d’un amore ormai perduto.
Del mio ormai non è rimasto niente
hai preso tutto quello che hai voluto.
Il campanile sta battendo un tocco
anch’io aspetto l’ultimo rintocco.
- Sonetto ritornellato
(Donnas 17.5.2019 – 8,30)
Coincidenze
La foto è presa dal portale:
http://www.acsss.it/tag/madre/
Cerco nei volti che incrocio
il tuo sorriso
la tua ingenuità che ormai hai perso
cerco le tue parole
quel tuo discorrere incoerente
quel costruire un nuovo mondo
perché il tuo allor ti stava stretto
verso di me nutrivi desideri
forse dettati da un morboso affetto.
Leggevo nei tuoi occhi
un grande amore
un qualcosa che l'animo riempiva
e mi guardavi piena di speranza
un sogno che ancor non m'ha svegliato
resto a pensare in una buia stanza
e mi vedo come un contadino
che annaffia le sue piante con l'amore
che non ha sparso bene nel giardino.
E stamattina
guardavo una mammina
che accarezzava un bimbo addormentato
a te ho pensato,
ho pensato a quel figlio che volevi
al figlio che allora non ti ho dato
a quell'amore che adesso ormai s'è spento
alle parole inutili e incoerenti
che via sono volate insieme al vento.
E mi osservava,
a tratti mi guardava quella mamma
quasi leggesse a fondo i miei pensieri
a quello che m'hai scritto ieri
lei non sapeva che a te stavo pensando
alle parole incise su quel nastro
a quel tuo amore instabile e precoce
a te pensavo e al giorno che l'hai inciso
e in testa risuonava la tua voce.
(Donnas 6.5.2019 – 15,38)
Colori di Calabria
La foto è di Mariella Amodeo (g.c.)
Colori di Calabria sopra il mare
mai la natura fu così benigna
ci regalò del mar l’intenso odore
pennellate d’amore.
Ci regalò il caldo del suo sole
un mare azzurro mischiato col viola
del vento sempre tenera carezza
ed anche la sua brezza.
Ci regalò i suoi monti
i boschi verdeggianti d’Aspromonte
i laghi della Sila, i monti del Pollino,
il rosso del suo vino.
Ci regalò il sorriso che ci onora
e l’accoglienza che sempre fu leale
ci regalò finanche la pazienza
mai resteremo senza.
(Donnas 28.5.2019 – 10,29)
Finita la festa gabbato lo santo
Nella mia foto: Cristo in croce di Pino Bettoni a Chemp (Perloz)
Mi stanca questa vita di sbandati
col mondo che degrada lentamente
non so più cosa mai voglia la gente
son spente anche le lucciole sui prati.
Il mio pensiero corre agli affamati
a chi racconta favole e poi mente
di chi sta male non gli frega niente
non fanno più notizia gli annegati.
È un mondo che s’è chiuso su se stesso
che guarda solo il piccolo suo orto
a due patate in forno e al pollo lesso
più non ricorda il Cristo ch’è risorto,
che la speranza ormai da parte ha messo
e in croce se ne resta a fare il morto.
- Sonetto
(Donnas 8.5.2019 – 10,14)
Haiku – A Liana
Passano gli anni-
i fiori nel giardino
nuovi profumi
(Donnas 7.5.2019 – 11,09)
Haiku-Croce
Cielo che piange -
tre chiodi insanguinati
ultimo grido
(Donnas 8.5.2019 – 11,06)
Haiku – Primavera 2019
ape impollina -
finisce primavera
petalo muore
(Donnas 8.5.2019 – 12,13)
Ho visto giovani a Carema
La foto è tratta dal portale:
https://i1.wp.com/amaiorca.com/wp-content/uploads/2016/05/mamma-bimbo.jpg?w=500&ssl=1
Ho visto giovani a Carema
affollare le strade, sostare sui muretti,
ho visto bambine che son diventate donne
che hanno bimbi in braccio
sembran dipinti antichi di madonne.
Qualcuna ancor l’incontro e mi fa festa
provo a volte anche commozione
quelle bimbe adesso sono madri
son loro adesso a dare la lezione.
Vorrei vederli questi giovinetti
impegnarsi di più per il paese
fornire idee, imporre delle scelte:
se le cose van bene
i loro figli dazi non pagheranno
e manco spese.
Ho visto giovani a Carema
giocare, rincorrersi ed urlare,
come api ora rincorrono la vita
svolazzano, vanno a impollinare
i fiori bianchi dell’albero del melo.
Ho visto giovani a Carema
che più tra noi non sono,
ma io li vedo ancora sorridenti
vagare tra le nuvole del cielo.
(Donnas 23.5.2019 – 12,37)
La voce del vento
Ascolto sul Vereto mesto il vento
laggiù a Patù, in fondo allo stivale,
ed or più non importa se sto male
a chi telefonava ogni momento.
Da tempo ormai non v’è più sentimento
ed a cercarla, oh Dio, non so che vale
quella collina adesso è inospitale
l’amor che ha generato s’è già spento.
Ma il vento parla ancora nel silenzio
trasporta le parole tra gli ulivi
oggi sono più amare dell’assenzio
ha cancellato tutti i dì giulivi,
da lei, però, ancor mi differenzio
tutti i ricordi in cuor li ho sempre vivi.
(Donnas 8.5.2019 – 20,42)
L’indifferenza
La foto è tratta dal portale:
https://angolopsicologia.com/indifferenza-ragioni/
Ti scavavo negli occhi tuoi di festa
scrutavo e ti guardavo fissa in volto
ancora non mi avevi fatto un torto
ma ti pensavo già fuori di testa.
Infatti oggi mi chiedo cosa resta
del tanto ardore che allora ho colto
e nei tuoi occhi avevo bene scorto
l’indifferenza dopo la tempesta.
Mi chiedevi: “Perché così mi guardi?”
gli occhi erano già umidi di pianto
io prevedevo già che prima o tardi
quel mio bel sogno si sarebbe infranto.
Quanto su “Silvia” scrisse un dì Leopardi
in mente oggi ritorna e ancora canto.
- Sonetto
(Donnas 15.5.2019 – 9,30)
Maria Luz
A te io sto pensando bella niña ,
compagna dei miei anni spensierati
quanti pensier allor ci siam scambiati
or erba secca nel mio cuore alligna.
E insieme al grano cresce la gramigna
e vedo anche papaveri arrossati
purtroppo gli anni miei sono accorciati,
come lucerna il tempo passa e frigna.
Ma ogni tanto torni nella mente
ti vedo su quel carro festeggiare
in quel lontano tempo ormai fuggente
con me tu non potrai più dialogare
le tue parole ormai si sono spente
onde morenti vedo spumeggiare.
Alla Orotava qualche volta volo
e ancora so qualcosa di spagnolo.
(Donnas 27.5.2019 – 10,59)
- Sonetto ritornellato
Maria Luz
Estoy pensando a ti, hermosa niña,
compañera de mis años de estudiante
¿cuántos ideas somos intercambiados?
Ahora germina malezas en mi corazón.
Junto al trigo crecen las malas hierbas.
y tambien veo amapolas rojas
pero mis años se son acortados,
como lámpara el tiempo pasa y cruja.
Pero a vez vuelves en mi mente
Te veo en ese carro celebrando
en ese tiempo lejano ahora fugaz
conmigo ya no puedes conversar
tus palabras se han extinguidos
sólo ondas fugaz veo blanchear.
Alla Orotava a veces vuelo
Y sigo yo sé algo de español.
- Soneto devuelto
(Donnas 27.5.2019 - 10.59)
Pensieri all’alba
Nella mia foto del 2014 - Mare Jonio ripreso da Punta Ristola
Scriverò sulla falesia il tuo nome,
lascerò che l’onda l’accarezzi,
che scrosciando ti sussurri ancora le parole d’un tempo
quando i pensieri erano forzieri
che custodivano il tuo amore.
Passerò per il tuo sentiero
guarderò nel buio la tua casa,
il silenzio che l’accompagna
la tua finestra illuminata,
gli ulivi che la circondano.
Sentirò ancora la tua voce infantile,
chiamarmi nella notte,
avvertirò lo squillo del vecchio cellulare
leggerò i tuoi messaggi impudichi
le tue esternazioni notturne
i tuoi inviti stuzzicanti.
T’aspetterò lungo la salita tra i muretti bianchi
ti vedrò arrivare sorridente
un po’ assonnata
e voleremo di nuovo nella notte
su quel nido che ormai è tutto disfatto.
(Donnas 14.5.2019 – 5,44)
Pianta appassita
La foto è tratta dal portale:
http://www.lescienze.it/news/2013/07/26/news/principio_angolo_crescita_rami_piante-1756784/
T’ho dato tutto quel che in cuore avevo
e pure t’avrei dato la mia vita
ma tutto ti è sfuggito dalle dita
io più che darti amore non potevo.
Or solo sabbia dal tuo campo levo
la pianta rigogliosa si è appassita
resta il veleno amaro di una amita
che ogni giorno indifferente bevo.
Ed analizzo al buio la tua mente
anche le delusioni che hai vissuto
e questa vita tua inconcludente
in cerca d’un amore ormai perduto.
Del mio ormai non è rimasto niente
hai preso tutto quello che hai voluto.
Il campanile sta battendo un tocco
anch’io aspetto l’ultimo rintocco.
- Sonetto ritornellato
(Donnas 17.5.2019 – 8,30)
Pramotton
Questo silenzio l’amo e mi stordisce
e Pramotton tra il verde oggi scintilla
in cielo un falco vola e a tratti strilla
solo il vento tra gli alberi stormisce.
E le mie pene in cuor tutte lenisce,
svolazza un’ape ed una rosa brilla
in mezzo ad altre rose pigra oscilla
i ruderi ravviva e li abbellisce.
Queste visioni di un passato alacre
riportano fatiche d’altri tempi
di fieni al sole e di vendemmie magre,
di piene della Dora e di maltempi
di processioni con sculture sacre,
di rare feste e pochi passatempi.
Sorrido mentre vado e sto pensando
che anche il silenzio sto fotografando.
- Sonetto ritornellato
(Donnas 12.5.2019 – 14,21)
Quando rinascerò
La foto è tratta dal portale:
https://www.caveri.it/blog/2015/05/04/il-canto-degli-uccelli
Il dì che smetterò di verseggiare
allora vorrà dir che sono morto
forse m’incarnerò e sarò risorto
come uccello sull’albero a trillare.
Nel tuo giardino mi vedrai volare,
forse sorriderai col dente storto
e mi dirai: “Lo so, ti ho fatto un torto
ora, però, per me potrai cantare”.
Intonerò un gorgheggio delicato
che certamente non potrai capire
ma sentirai il tuo cuore accarezzato
dal canto mio che ti farà addolcire
ricorderai allor quanto ti ho amato,
ricorderai di certo il mio soffrire.
- Sonetto
(Donnas 16.5.2019 – 9,53)
Riflessioni
La foto è tratta dal portale:
https://www.saradiani.com
Ci sono nell’archivio delle foto,
figlio mio, che mi fan soffrire
vedo il tuo volto corrucciato e vinto
mi sento in colpa e vorrei morire.
Mi sono perso per le vie del mondo
dietro a vuote passioni e ideologie
volevo costruire un mondo nuovo
e ho trascurato le faccende mie.
Ondeggio sempre e ancor non trovo pace
rincorro sogni e inutili bandiere
il tempo passa e ormai non fa più sconti,
e sempre son più corte le mie sere.
Il sol tramonta pigro dietro i monti
mi chiedo poi se rivedrò un’altr’alba
e sto perdendo gli ultimi miei affetti
smarrito dietro questa vita scialba.
Difficile è spiegare i miei conflitti
camuffo l’ansia dietro ad un sorriso
ma nello specchio guardo e allora vedo
l’aspetto vero che nasconde il viso.
(Donnas 14.5.2019 – 13,27)
Una rosa rossa
Nella mia foto: Rose a Brugnato
E gocciolò dell’acqua giù dal tetto
l’ultima goccia, lacrima di sangue,
vibrò la foglia al salice piangente
ma il suo dolor nessuno ascolta e sente.
Sopra il laghetto s’adagiò negletto
la morte attese, lei sempre l’irrise,
la lacrima bagnò lieve lo stagno
ma sulla rete restò fermo il ragno.
E lo guardava fisso dentro il letto,
poi indifferente sistemò la rete
forse era scritto in cielo il suo destino
oh, sì, la vita è proprio un teatrino.
E quell’amor gli consumava il petto,
qualche amica provava a confortarlo,
ma ogni dì, che l’alba lo svegliava,
di nuovo amor la mente colorava.
Nuovi pensier scriveva allor di getto,
ed era nello scritto il suo conforto
una rosa sbocciava ancor nell’orto
e si specchiava rossa nel laghetto.
Era rossa d’amore nell’aspetto,
e il sole ancor di più la colorava,
rossa come il suo sangue nelle vene
di rosso fuoco come le sue pene.
(Donnas 16.5.2019 – 9,19)
Sul cielo di Leuca
La foto di Leuca è di Antonio Fino (g.c.)
Sul cielo porporino passa un lampo
ed il pittore impasta e non demorde
assorbono i color le nubi ingorde
per altre pennellate non c’è scampo.
S’accendono le luci a tutto campo
mentre il sole l’orizzonte morde
tutte le mie parole ormai son sorde
nel cuore suo più non incido e stampo.
Corre il pensier sul ciel di Leucasia
giorni sereni e tante sofferenze
del mio patir lei ride e passa via
E come il pescator che con le lenze
il pesce pesca e poi non sa che sia
il dolor che regala e le inclemenze.
(Donnas 24.5.2019 – 14,24)
Sull’ermo colle
La foto è tratta dal portale:
https://fai-platform.imgix.net/media/marche/mc/colle-dell-infinito_50207.jpg
Sull’ermo colle ove solingo indugio
le mie passioni ad una ad una sfoglio
ormai non so più cosa cerchi o voglio
in tanta pace anch’io cerco rifugio.
L’orme tue calco, sembro un buon segugio,
del mio soffrire come te mi spoglio
a quel tuo colle tendo e ancor germoglio
e canto come un grillo nel pertugio.
L’immensità di spazi vo’ cercando
annego il mio torpor oltre quel muro
nel mondo del silenzio sto volando.
In questo mare navigo sicuro
io m’addolcisco sempre a te pensando
e tutti i nuovi amor per te trascuro.
- Sonetto
(Donnas 30.5.2019 – 6,35)
Aspettando la morte
Aspetto pensoso, aspetto la morte
che zitta attraversa i vicoli muti,
lei scivola mesta e segna le porte
dei vecchi depressi, vinti, abbattuti.
L'aspetto smarrito e il cuor batte forte
per tutti gli affari rimasti incompiuti
in fretta cancello le cose contorte
le tracce di foto o gli scritti temuti.
Senza aspettare spalanca la porta
non dice prepara valigia o fardello
indugi o ritardi appena sopporta;
dei già designati compila il modello
il corpo lo lascia, null'altro trasporta,
sol l'anima coglie all'ultimo appello.
(Boccheggiano 27.1.2013 - 0,58)
Tra trulli e sepolcreti
Per la marina non tornerò mai più
ad incantarmi al primo soleggiare
né vedrò l'onda rosa mareggiare
e la Chiesetta con il buon Gesù.
Neppure all'alba aspetterò che tu
ti sveglierai ancora a messaggiare
più non potrò per te ancor verseggiare
e né vederti in moto andar su è giù.
Me ne starò seduto su un muretto
tra margherite nuove ed i tageti
e guarderò dall'alto del Vereto
la tua casetta in mezzo all'uliveto
mi sperderò tra trulli e sepolcreti
nuda ti sognerò mentre ti aspetto
e ancora ti vedrò con un sorriso
col dente storto che ti splende in viso
e mi dirai “ho anche il naso grosso”
e aggiungerai che il torto l'hai rimosso.
Poi ti vedrò a Ristola sul mare
su una panchina triste a meditare
e ancor ripeterai stanca e delusa
d'essere senza amor sola e confusa
ed ero l'uomo che dovevi amare
ma è tardi e indietro non si può tornare.
- Sonetto ritornellato
(San Marcello Pistoiese 11.2.2019 – 7,44)
Rintocchi
Quel campanile che segnava l’ore
dopo tanti anni ancora lo ricordo
a volte mi svegliava nella notte
degli anni miei a Carema non mi scordo.
Neppure delle nebbie del mattino
degli amici dondolanti sul trattore
di quelli che più adesso non ci sono
difficile scordarli li ho nel cuore.
E tante volte a loro ci ho pensato
spesso con nella mente del rimpianto
per quelli che anzitempo ci han lasciato
che adesso stan dormendo in camposanto.
Sempre ricordo tanti ragazzini,
allora diavoletti tra le fiamme,
ma mi ricordo delle ragazzine
che oggi sono diventate mamme.
E il campanile segna sempre il tempo
per il paese sparge i suoi rintocchi
la vigna nuovamente rinverdisce
cantano i merli sopra gli alti pioppi.
(Donnas 18.4.2019 – 14,48)
Postiglione
La foto è di Massimo Pisa di Postiglione (g.c.)
Tra i tuoi monti selvaggi
il cuor si perde a volte
e mi ritorni in mente
mia gioventù giuliva
trascorsa tra i castagni,
nei tuoi vicoli a notte senza luce
guidati dalla luna e dalle stelle
brillanti su nel firmamento,
passi incerti e lontani
mi perdo ancor seduti alla fontana
cantando a squarciagola,
battito di mani,
voci stanche e lontane
al suono d’acqua fresca,
canterina,
oh il tempo come vola!
Ma Postiglione torna a volte in mente
mi scava nei pensieri,
mi da gioia e tormento,
mi riporta felicità perdute
giorni giulivi trascorsi con ardore,
penso a quei monti che non ho scalato
al verde dei castagni
a quelle case vecchie tra gli Alburni
ai vicoli bui privi di rumore
agli amici di cui più non so nulla
ma che conservo in cuore.
(Donnas 25.4.2019 – 6,40)
Pensieri
L'immagine è presa sul portale:
https://spiritoemente.blogspot.com/2011/02/benvenuti.html#comment-form
Oh, Dio se t’amo ancora brutta strega,
sempre ti penso e non mi vuoi lasciare
a notte veglio e non mi fai dormire
sono agitato a volte e mi rigiro
tra due cuscini e stento a prender sonno
ma dal mio cuore tu non vuoi più uscire
m’hai dato affetto e al mio ancor ti lega.
Ancor ti osservo, ti vedo pigra andare
con la tua mamma a fare qualche acquisto
e penso al giorno che invocavi il Cristo
per farmi in qualche modo innamorare.
Tu non mi vedi, ma ti sto da presso,
ma il tempo passa e guardo nello specchio
un viso che ogni giorno deperisce
d’amarti così tanto sembra sciocco,
a volte mi vergogno di me stesso.
Mi illudo come fossi addormentato
e un sonno lungo abbia fermato il tempo
le cose che dan pena ho cancellato
solo quelle più belle ancor conservo
e penso che tra noi nulla è cambiato
perché il mio cuore mai non si rassegna
e ancora qualche verso per te vergo.
(Donnas 10.04.2019 – 21,45)
Il silenzio
Cerco un tuo verso, cerco una parola,
a volte dico: “In fondo che m’importa”,
ma poi mi perdo dietro a dei pensieri
ho chiuso i sentimenti non la porta.
Stupidamente penso e m’arrovello:
“Ma starà bene? Ancor lieta sorride?
Forse sarà un poco giù di corda
quando lei tace allor qualcosa stride”.
Ormai io la conosco molto bene
più non verseggia e per me non scrive
quello che un dì m’ha detto lo ricordo
nella mia mente è fresco e sempre vive.
Ed anche se a qualcuno va dicendo:
“Più non capisco cosa un dì m’ha preso”,
quel che m’ha dato in petto lo trattengo
e mi conforta e ancor non gliel’ho reso.
No, non m’importa quel che ha fatto in rete
nè lo squallor che ha sempre seminato,
io la ricordo dolce e appassionata
e non mi pento un dì d’averla amata.
(Donnas 18.4.2019 – 23,48)
Haiku – Persi l’amore
persi l’amore
passione un dì donai
lunga l’attesa
(Donnas 4.4.2019 – 9,27)
Tra i muretti di San Gregorio
Buon giorno amore ancor ti sto pensando,
e mi domando cosa stai facendo
forse stai su un muretto e guardi il mare
forse stai in casa mentre sta piovendo.
Guardi la pioggia che ti scava in mente
e smuove forse tutti i tuoi ricordi
forse in mare osservi una barchetta
non sai che dentro un cuore soffre e aspetta.
Io ti ricordo con la pena in cuore,
ti vedo coi capelli un po’ arruffati
con la tua schiena nuda sopra il letto
ricordo le carezze che m’hai date.
E il broncio, che ogni tanto accarezzava
quelle tue labbra avvezze a dare amore,
mi insegue sempre, non lo so scordare,
mi manchi e solo non riesco a stare.
Ma so che allora fu pura follia
aver ceduto a quell’amore insano
che mi sconvolse mente e sentimento
e vive ancora e non se ne va via.
Ora solo ti penso, un po’ mi fai ribrezzo,
ma come allora ormai più non ti amo
s’aggira nel mio cuor sol sentimento
ma quell’amor che hai dato non ha prezzo.
(Donnas 15.4.2019 – 11,27)
Quando muore un passerotto
Nella mia foto:
Passerotti sui tetti di Donnas
Quando muore un passerotto
l’avverto giorni prima
cessa il suo fischiettare
non lo vedo sul tetto saltellare.
Non so se muore solo o in compagnia
forse muore in un prato in mezzo all’erba
forse sui binari della ferrovia
lungo la Dora che scivola e va via.
Mi manca il pigolio
sembra manchi qualcosa alla mia vista
il suo volo con le pagliuzze in bocca
a preparare un nido e nuove vite.
Avverto il suo soffrire
la pena che gli affligge il cuore
forse la passerotta gli è vicina
e condivide con lui anche il dolore.
Ci penso al passerotto sopra il tetto
lo vedevo alzando all’alba la serranda
adesso quel suo pigolare tace
neppure il suo saluto più mi manda.
(Donnas 7.4.2019 – 11,17)
Pietre fredde
Quanto io t’amo tu neppur lo sai
or ti nascondi tra le fredde pietre
a me non pensi mai
eppur mi rincorresti con affanno
oggi rinneghi tutto
ma quelle fredde pietre tutto sanno.
Lo so,
le pruderie che sempre insegui
non t’hanno ancor del tutto abbandonato
a me racconti storie,
e non convinci,
storie racconti ad altri
che al tuo gioco stanno,
tu pensi d’aver vinto,
ma dopo sempre perdi e poco vinci
sempre perde colui che fa l’inganno.
Or ti ritrovi sola tra le pietre
e scrivi: “Adesso ricomincio ancora,
un uomo cerco con la schiena dritta”
che possa amarti com’io t’amavo allora.
Ma intorno a te sol pietre fredde stanno,
di nuovo ti ritrovi vinta e sola,
e i mesi lentamente se ne vanno
anche per te il tempo passa e vola.
E un figlio non hai manco d’amare
frutto del grande amore in cui credevi
che solamente allor da me volevi
che per amore allora non t’ho dato.
Ma forse questo tu non l’hai capito
non so se hai fatto bene a dire basta
ma oggi anch’io le stesse pietre guardo,
no, non ero l’uomo dalla schiena dritta
che tu cercavi e stai cercando ancora
io ero troppo debole e codardo
non ero il maschio che credevi allora.
(Donnas 21.4.2019 – 2,19)
Pasqua 2019
Nella mia foto: Occaso a Punta Ristola di Leuca
Ascolterò un suono di campane
che annunceranno che Gesù è risorto
le tue parole ormai saranno vane
visto che nel tuo cuore ormai son morto.
Ma resterò a guardar mare e tramonti
a Ristola sognando su uno scoglio
ma so che in me l’amor non fai più sconti
ora è dormiente e in te vince l’orgoglio.
Vince anche in me disprezzo e indifferenza
di quel che ho avuto posso stare senza.
(Donnas 19.4.2019 – 8,59)
Ho un peso nel cuore
E furono parole
incise su un nastro e a me inviate
voce struggente
voce sofferente
voce che ancora oggi mi colpisce:
“Rimango sola” - allora mi dicesti,
e poi chiudesti con voce appassionata:
“Ti voglio bene, di te mi sono innamorata”.
Ma amor non era:
la storia è poi finita
gli ormoni t’avevano ingannata!
(Donnas 24.4.2019)
Haiku - Germogli
vecchio sarmento -
a nuova vita chiama
foglia che nasce
(Donnas 26.4.2019 – 01,00)
Una mattina
Un giorno non mi sveglierò
(soluzione auspicabile da molti)
oppure gli occhi chiuderò
dopo lenta agonia
o qualche sofferenza non cercata
meglio morir per via
su un sentiero fiorito a primavera
con un’ape che ronza
o tra farfalle in volo,
meglio morir da solo
chiuso sui miei pensieri
a ricordar le cose belle,
tutto quello che avuto,
amore e delusioni
felicità ed inganni
meglio inseguire gli anni
in cui vinceva sul volto il mio sorriso
con nelle orecchie il sibilo del vento
con l’urlo in mare della tramontana
con lo scrosciar lontano di fontana
con le mie mani strette alle tue mani
sulla tua pelle liscia da bambina
meglio sarebbe gli occhi chiudere sui sogni
una mattina.
(Donnas 23.4.2019 – 14,00)
T’aspetterò a Ristola sul mare
Nella mia foto la panchina di Punta Ristola a Leuca
Sarò sulla panchina ad aspettarti,
fretta non ho mi basta rivederti,
non dir però parole inopportune
che via trasporta il vento come piume.
Mi basta rivedere il tuo sorriso,
il dente storto ed il tuo naso grosso
no, non parlar, non devi dire niente
la mano mia accarezza dolcemente
come hai già fatto quella prima volta
quando ti vidi fuori di Nardò
e accendesti in me mille fiammelle
mettendo in mostra le bianche mammelle.
Non penso che a parlar convincerai,
la delusione scotta e dopo impari
anche se ancor mi parlerai del Cristo
non cederò a lusinghe e vi resisto.
E poi conosco quel tuo grande orgoglio
che oscura la tua mente anche col sole
hai seminato un dì solo sciocchezze
ed or raccogli il nulla e le sconcezze.
(Donnas 16.4.2019 – 2,58)
Primavera
Ho il vizio di amare
fermento amore che nessuno coglie
in me non ci sarà mai autunno
sempre verdi saranno le mie foglie!
(Donnas 30.4.2019 – 12,07)
Persi l’amore
Persi l’amore
ma forse persi niente,
io lo donai con tutta la passione
lei lo raccolse
ma era sol pulsione
di tanto amor non è rimasto niente.
Ma io ci penso a volte,
a me ritorna in mente,
ritornano le notti dell’attesa
d’un suo messaggio
di quel suo darsi con indifferenza
di quelle lunghe attese,
della mia pazienza.
E ricordo una parola dolce,
una carezza,
una promessa tra i sassi a San Gregorio,
la luna in cielo
il caldo del suo corpo
e poi la dura attesa in purgatorio.
(Donnas 4.4.2019 – 8,59)
Oh, madre terra
La foto è stata scattata sui muri della scuola di Donnas dove i bambini
avevano pubblicato i loro disegni a difesa dell’ambiente.
Oh, madre terra,
che spesso disprezziamo,
che con la nostra incuria devastiamo,
tu al dileggio resisti
ma un messaggio a volte tu ci invii,
ci ammonisci con qualche temporale,
ammorbi l’aria per farci stare male
così tu interagisce con gli umani
lo fai con l’eleganza d’un segnale.
Ed io mi sforzo a cogliere dei tappi
a ripulire da solo un’area verde
faccio la conta a sera del mio impegno
dei tappi raccolti in mezzo al verde
sopra l’agenda segno.
E dico: “venti tappi oggi ho raccolto,
dieci bottiglie di plastica
nascoste in mezzo ai massi ho tolto,
se cento persone altri tappi dai prati avran levato,
se neppure una bottiglia di plastica gettato
la vita non sarebbe meno amara
e la natura con l’uomo meno avara?”
E non mi importa se passerò per matto,
se quel che faccio non sarà capito
da chi si finge sordo o non ha udito,
quello che da solo oggi ho raccolto
l’ho fatto perché a me sembrava cosa giusta,
perché mi sentivo con me stesso soddisfatto.
(Donnas 1° Aprile 2019 – 22,44)
Haiku – Prato fiorito
prato fiorito -
intorno un’ape ronza
soffio di vento
(Donnas 23.4.2019 – 15,16)
A un albero tagliato
Sento il tuo grido di dolore
lo so,
ma a te che leggi in fondo cosa importa?
Non sai neppure perch’io mai ancor soffra
neppur puoi misurare la mia pena
percepire non puoi le mie emozioni
che ad una storia tenera mi lega.
Ma quel tronco spezzato l’intuisce
quel che provai quel giorno lo capisce
e pur tagliato ancora mi saluta
quello che sopra incisi ormai è sparito
erano solo semplici parole
che come saluto un dì ho lasciato.
ad un amore lontano ch’è finito.
(Donnas 3.5.2019 – 13,23)
Primavera brilla nell’aria
Sui campi già fioria l’acetosella
e il primo sole Ristola baciava
ancora il cuore mio al tuo bussava
volava in ciel la prima rondinella.
E ancor vegliavo come sentinella
ma luce la finestra non filtrava
anche il mio cuore al buio ormai restava
al vento del Vereto e alla procella.
Ma tu dormivi con chi non t’amava,
volgare accarezzava la tua pelle
forse emozioni il cuore tuo provava
mentr’io contavo in ciel vivide stelle.
Alla marina il mare trascinava
gusci di cozze nere e grige arselle.
Pigra una lacrima scivola sul volto
piange un amore ormai morto e sepolto.
Ed anche se ancor veglio e sto a pensare
quel grande amore non potrà tornare.
Sonetto ritornellato
(Donnas 28.3.2019 – 5:00)
Haiku – Leuca
La foto di Leuca è di Antonio Fino (g.c.)
Leuca a sera
riflessi sopra il mare
sole morente
(Donnas 10.3.2019 – 14,18)
Haiku – 8 di Marzo
la foto è tratta da portale:
https://www.globalist.it/news/2018/03/07/albero-di-mimosa-devastato-per-l-8-marzo-la-rabbia-degli-ambientalisti-2020633.html
Festa di donna
albero ormai sfrondato
piange mimosa
(Donnas 10.3.2019 – 13,51)
Haiku - Ozio
- La foto è di Cristina Agostinelli (g. c.)
Chiara mattina
in ozio in riva al mare
raggi riflessi
(Donnas 12.3.2019 - 23,34)
Haiku – Glicine
Glicine sboccia -
vola l’ape e si posa
color viola
(Donnas 28.3.2019 – 22,12)
Sogno Leuca
Nella mia foto: Tramonto a Leuca
Sogno Leuca, lontano,
la tua mano
quei tuoi baci frementi
i tuoi lamenti
sogno Leuca e il suo mare
il sole, il vento,
d’un gabbiani il volo,
il suo lamento.
Sogno ancor la tua casa tra gli ulivi
i nostri giorni andati
quei momenti giulivi,
sogno le tue parole
il canto degli uccelli
il rauco grido delle ciole.
Sogno il colle a me caro,
quello che un dì tu m’hai indicato,
quello che come te sempre ho sognato,
quello che sogno a volte
che ancora nella mente ho disegnato,
quello che tra le tante cose belle
solo con te ho colte.
(Donnas 31.3.2019 – 12,26)
Haiku – Nuvole a Leuca
Nuvole dense -
un bel domani annuncia
rosso di sera
(Donnas 28.3.2019 – 10,56)
Haiku – Alba
Alba crescente
il tempo passa in fretta
rinasce il fiore.
(Scritta dal barbiere Gabriele Niego)
(Borgofranco d’Ivrea 9.2.2019 – 19,40)
Angela
La mia amica adesso sta dormendo
io invece sto vegliando
a lei io sto anche pensando
ai versi che lei scrive e che declama.
E sento la sua voce,
spesso chiama,
dall’alto del mio tempo a volte ascolto
la voce al vento qualche volta ho tolto
così meglio la sento
meglio intendo.
E lei sorride,
felice scorre in bocca qualche verso
neppure io da lei sono diverso
e a volte scrivo e canto qualche verso.
(San Marcello Pistoiese 1.3.2019 – 4,52)
Ulisse
Nella foto: Dipinto di Ulisse e le Sirene di F.H.Draper Volerò nei miei pensieri forse i tuoi incontrerò si parleranno parole antiche ancor ripeteranno sussurrate di notte tra i cuscini nel buio la pelle ti accarezzerai la pelle anch’io nel buio carezzerò. Sentirò i tuoi sospiri come un tempo ecciteranno la mia mente tormento mi daranno un po’ di gioia ancor riporteranno. E sentirò le tue parole appassionate come sirena canterai sulla scogliera ascolterò al pennone incatenato soffrire non vorrò come quel tempo andrà la nave mia spinta dal vento sentirai il mio pianto addolorato ma non potrò fermarmi rigida è la catena di chi mi ha legato. M’adageranno sopra una gomena arrotolata in un angolo di ponte sorriderò nel sonno a te pensando e più non proverò pena e dolore, oltre lo Stretto la nave è andata via ma resterà il ricordo del tuo amore ed anche quello della tua pazzia. (Donnas 13.4.2019 – 15,44) Il braciere
Ed eran tempi duri con la guerra l’ombra di quel lumino ancor ricordo nel centro della stanza un bel braciere che sfavillava in mezzo alle preghiere. Mia madre sempre mistica e devota pregava per mio padre in Albania leggendo con mestizia una preghiera su un libro dalla copertina nera. A volte c’era poco da mangiare un pugno di lupini e due castagne e ci leggeva in quell’ambiente fosco vita e storia di San Giovanni Bosco. Perché rammento queste mie tristezze? Spesso me lo domando, ma il ricordo serve per non scordare i tempi duri, per non dimenticare i giorni oscuri. Storie che ai nostri dì vivono in tanti, la povertà s’affaccia in occidente, non si spreca, s’inizia a risparmiare, dovrà chi non risparmia digiunare. E allora quel braciere è un bel ricordo dovrebbe servire a tanti da lezione ma la lezione sembra non servire ma quanta gente in mare va a morire? Niente: non serve a nulla ricordare nei giovani v’è solo indifferenza non guardano che sale l’indigenza stanno a fissare solo il cellulare. (San Marcello Pistoiese 7.2.2019 – 21,58 Veleggiando a Punta Ristola
- La foto di Punta Ristola e di Fabrizio Passaseo (g.c.) Volo ogni dì a Ristola silente come gabbiano l’ali spiego al vento da un pezzo la tua voce ormai non sento ma son sereno e l’ore passan lente. E sì, il tempo passa e scava fossi ma liberi svolazzano i pensieri quelli che allor son stati affetti veri dalla mia mente ormai li ho rimossi. S’affaccia ogni tanto un paesaggio che sulla rete qualche amico posta non penso che però lo faccia apposta, a far soffrire un cuor ci vuol coraggio. Son foto che però fan bene al cuore ti riportano ai giorni tuoi felici quello che pensi tu e a volte dici ormai sono cose prive di valore. Quello che importa è questo sentimento, questa dolcezza che Ristola riporta ed anche se del cuor chiusa è la porta un po’ d’affetto in petto ancora sento. (San Marcello Pistoiese 12.02.2019 – 10,13) Tra trulli e sepolcreti
Per la marina non tornerò mai più ad incantarmi al primo soleggiare né vedrò l'onda rosa mareggiare e la Chiesetta con il buon Gesù. Neppure all'alba aspetterò che tu ti sveglierai ancora a messaggiare più non potrò per te ancor verseggiare e né vederti in moto andar su è giù. Me ne starò seduto su un muretto tra margherite nuove ed i tageti e guarderò dall'alto del Vereto la tua casetta in mezzo all'uliveto mi sperderò tra trulli e sepolcreti nuda ti sognerò mentre ti aspetto e ancora ti vedrò con un sorriso col dente storto che ti splende in viso e mi dirai “ho anche il naso grosso” e aggiungerai che il torto l'hai rimosso. Poi ti vedrò a Ristola sul mare su una panchina triste a meditare e ancor ripeterai stanca e delusa d'essere senza amor sola e confusa ed ero l'uomo che dovevi amare ma è tardi e indietro non si può tornare. - Sonetto ritornellato (San Marcello Pistoiese 11.2.2019 – 7,44)
Sono e sarò
La foto dell'ulivo bruciato è di Enzo Suma Sono e non fui sempre sarò vivo e vivrò giammai io morirò. Con l’alba mi risveglierò con il tramonto m’addormenterò sono e mai sarò giammai io morirò. (San Marcello Pistoiese 10.2.2019 – 22,27) Confluenze (In memoria di Gabriele La Porta) Il tuo volto stanco immagine d’un vinto, vinto che non s’arrende che non dirà “tu uccidi un uomo morto” che ancora l’arco tende l’ali al vento distende. Quei tuoi occhi profondi nebbia che oggi occulta la tua vista che confonde chi ti sta vicino chi t’era amico con cui non ti raffronti, che ti cercava e che si domandava dei tuoi silenzi e si è stupito dei tuoi occhi spenti. Mente che vivi ancor pur nell’oblio che produci emozioni confluenze mente ancora fervida e presente che non ascolta ma umanità trasmette fuoco vivido che avviluppò Giordano tanto vicino a te da molti anche lontano e assente. Ed ora so, ora capisco e intendo, capisco di questa umanità senza valori di quei tuoi stracci tra più contendenti di quel tuo corpo stanco che pace trova adesso e anche ristoro che nulla puoi ai futili conflitti, alle parole vuote, alle apparenze, che forse ascolti ma dire non puoi niente, che fuori sei dal coro ineluttabilmente.
(San Marcello Pistoiese 26.2.2019 – 11,55) Trasparenze La foto (g.c.) è di Stefano Arnodo di Pont St. Martin, autore della potente scultura, e la poesia è a lui dedicata che me l'ha ispirata con la sua opera! Non sono andato, son solo passato da una condizione di normalità ad una condizione oggi sublimale ma via non sono, ancora son di qua. Mi son confuso con l’albero del cuore quello con cui parlavo ogni mattina avevo già sentito una vocina e un volto allegro spesso mi appariva. Lo notavo ricco di rimpianto, che risplendeva languido sul viso, quel tronco morto l’ho scavato e inciso ora quel tronco regala un bel sorriso. Regala una presenza celestiale unita a una sofferta tenerezza, ma quando soffia il vento di scirocco leggiadro il volto sfiora una sua brezza. San Marcello 3.1.2018 – 8,00 Tra l’attimo e l’istante La foto è di Maria Pacoda di Lecce Tra l’attimo e l’istante esiste il mare, esiste un volo leggiadro di gabbiani, insiste un suono lontano di campane un rosseggiar nei vasi di gerani. Tra l’attimo e l’istante esiste il pianto anche la gioia però spesso vi aleggia, il suono delicato poi si espande e sopra il mare dolcemente arpeggia. Tra l’attimo e l’istante esiste il cielo il rosso d’un tramonto in mezzo al mare una vela che all’orizzonte muore che d’emozione il cuore fa vibrare. Tra l’attimo e l’istante va il pensiero e in un mondo diverso credo e spero. (San Marcello Pistoiese 11.1.2019 – 23,29) Tiepide sensazioni (Quando ami anche il pianto della civetta sembra melodioso) La foto è di Vitomaria Fino (g.c.) Violino la tua pelle, l’ho sfiorato con l’archetto della passione musica soave deliziose sensazioni quel tuo sorriso e volermi vicino a trasmettermi emozioni sopite ma sempre vive nella mia memoria. Poi il vento ha fatto cigolare i rami del bosco! Mi sono svegliato…. ho cercato il tuo corpo …. la tua pelle delicata che un tempo mi faceva turbare. Ero solo compagna m’era l’ombra gravida della sera e la notte che bussava già alla finestra. (San Marcello Pistoiese 4.1.2019 . 22,57) Sul Golgota La foto è tratta dal portale:
https://www.cinematographe.it/news/la-passione-cristo-2-james-caviezel-sequel/ Si inerpicò sul Golgota il Signore il peso della Croce trasportando lui non capì il dove, il come e il quando, perché l’abbandonò il suo Creatore. Cercava di capire in quale errore fosse inciampato e stava ricordando che solo pace andava predicando e aveva seminato solo amore. Ma il Padre suo l’aveva abbandonato perché vedeva in Cristo un presuntuoso e poi i peccati aveva perdonato a Maddalena, con lei fu generoso, pensò il Padre si fosse innamorato e giudicò il suo gesto indecoroso. Per questo non rispose alla chiamata la sua voce rimase inascoltata. Prevalse poi il suo spirito paterno è ora in cielo insieme al Padreterno. - Sonetto ritornellato (San Marcello Pistoiese 29.01.2019 – 17,05 Squallide emozioni La foto è tratta dal portale: https://www.ilgazzettino.it Mi ha rifatto provare l’amore amore al quale ho creduto amore che lei m’ha venduto ma era soltanto un tremore. E infatti diceva sovente: ”Lo vedi che tremo? È per amore che fremo” mi ripeteva stancante. Ma era soltanto lussuria, era soltanto passione a tremare era solo un ormone d’amore non c’era un bel niente. È poi s’è assopita la foga ma il prurito è rimasto insistente col meccanico è stata fetente con me, gli ha detto, che s’era impazzita. Ed, infatti, a questi spiegava: “Non so cosa mi avesse mai preso” ma le stesse cose gli ha reso regalava dal web squallore. Ora ozia e la rete distende io dal sonno ormai sono sveglio ma quel giorno forse era meglio fossi andato al mare ad oziare. (San Marcello Pistoiese 20.1.2019 – 12,14) Sogni all’alba La foto è tratta dal portale:
http://www.ombreeluci.it/1985/ombre-luci-n-11-1985-sfogliabile/ E fu il sogno mio pieno di ombre vagai nel buio cercando quel mattino quando un sorriso accese le passioni che dalla vita mia erano sgombre. Nel sogno t’ho rivista nel giardino il tempo non t’aveva ancor scalfita e ti ho rivista come eri allora e andavi svelta col tuo cagnolino. E risvegliasti tutte le emozioni che provai quel dì che t’incontrai ma a me che stavo dietro non guardavi ed io vivevo ancora di illusioni. M’agitavo nel sogno e t’ho seguita su quelle strade bianche ed assolate, su quei tratturi dove mi portavi ma allor non eri ancora inaridita. Poi sei sparita e invano ti cercai era un sogno e dai sogni ci si sveglia ora mi resta in cuore il tuo passaggio, inizio e fine di diletto e guai. (San Marcello Pistoiese 14.1.2019 – 7,45) Piccole cose Ho qualcosa di te, ho i tuoi capelli, che ogni tanto tiro fuori ed accarezzo, ho i tuoi filmati e vedo la tua pelle ma allor non mi facevi ancor ribrezzo. Ancora ho un pupazzetto e un paio di penne, che m’hai spedito perché io scrivessi delle poesie per te, ricche d’affetto e che nel tempo poi tu rileggessi. Ho finanche di te piccole cose, ed anche una semplice lattina, delle foto di un vecchio compleanno ed anche una nera mutandina. Possiedo dei filmati giovanili, quelli son cari e non hanno prezzo, lì eri ricca d’affetto e di passione e allor donavo amore oggi disprezzo. (San Marcello Pistoiese 17.1.2019 – 12,42) Olocausto Nord Americano La foto è tratta dal portale:
https://www.dolcevitaonline.it/la-vera-storia-del-genocidio-dei-nativi-americani/ Assolvo Hitler vorrei contare i morti in terra americana non se ne parla più nessuno più ricorda la pelle rossa di quell’indiana, di quei bambini a mucchi massacrati, dei vecchi crudelmente assassinati. Toro Seduto ormai non si lamenta ma si lamenta dei giusti la coscienza è facile il giudizio, la sentenza, i massacri non van dimenticati ogni giorno dell’anno tutti ricordati. (San Marcello Pistoiese 31.01.2019 – 19,09) Ode all’amplesso La foto (“Il bacio a letto” di H.Toulouse Lautrec) è tratta dal portale:
https://www.liberopensiero.eu/06/07/2016/cultura/arte/il-bacio-nell-arte/ L’amplesso sempre nasce da un abbraccio da un’effusione carica di affetto da mille baci dati con passione che poi spinge due cuori sopra il letto. Com’è sublime quell’atto d’amore insieme unisce due cuori innamorati e quegli incontri rende celestiali anche se dagli ormoni generati. Ed anche se alle volte non completo ricco è di baci e semplici carezze ti da comunque il senso d’un orgasmo d’un gioire tra dolci tenerezze. Finisce lì, ci si addormenta uniti, nudi sul letto su candide lenzuola e non ti importa d’altre donne al mondo a quella aspiri , a quella donna sola. (San Marcello Pistoiese 16.1.2019 – 14,02) Notturno tra la brina L’immagine è tratta dal portale: https://c.wallhere.com/photos/4f/7b/nature_forest_frost_winter_mist_trees-1520743.jpg!d Un filo di luce alla fine tra i rovi e la secca boscaglia carezzò i muschi sui tronchi e la brina che lenta si squaglia. Non ci volle perizia, né ingegno, non servirono profonde lezioni a scoprire alla fine l’inganno di un amore senza emozioni. Alle volte un amor ti sconvolge quando arriva nel tempo inadatto nella notte ti aiuta a sognare ma alla fine ti lascia disfatto. Ho donato il poco che avevo, e ci ho messo affetto e passione hai riacceso le voglie sopite ma ho raccolto dolore e afflizione. Ora dormi, incurante e beata, con i seni cadenti e abbondanti è passato di nuovo un altr’anno tanti affetti son morti e distanti. Non ti importa se ancora ci penso non ti importa se ancor oggi soffro stranamente non posso mai odiarti e un amore consunto anch’io offro! (San Marcello Pistoiese 8.1.2019 – 5,39) Tramonti La foto di Punta Ristola è di Fabrizio Passaseo (g.c.) Non si svegliò, neppure mai lo seppe immobile rimase sul cuscino gli occhi sbarrati dietro un sogno antico, un vecchio ulivo e un albero di fico. Nel volto gli restò anche un sorriso chissà mai quale sogno avrà vissuto chi lo conosce ormai di lui sa tutto ed anche d’un amor che l’ha distrutto. Ed un’amica spesso commentava che quell’amor covava nella mente lui s’era perso dietro una passione soffriva e mai imparava la lezione. Chissà mai la sua mente che pensasse di certo a un’onda pazza e ad un gabbiano forse pensava a Ristola sul mare e ai suoi tramonti che fanno sognare. Di lui restò un foglietto ed una penna vecchia e consunta, e mai non la buttava, con un appunto di pensieri persi restarono di lui solo dei versi. Per lui finì così sogno e passione ma forse il suo pensiero è sempre vivo forse ancora insegue un colle antico una chiesetta e un albero di fico. (San Marcello Pistoiese 22.1.2019 – 7,30) Neve sui muretti La foto è di Paolo Pallara di Cavaliino (Lecce) Cadde la neve cadde sul mio cuore cadde sul tuo e segnò l’indifferenza quante parole volarono col vento mi persi, su quel colle, sul Vereto il mio decoro persi lo persi scioccamente nel Salento. E non taceva il vento, anzi mi urlava, su quel colle correva, correva senza fretta con gli ulivi giocava, coi salici del viale, e accarezzava la vecchia croce in cima alla chiesetta. Mi vezzeggiava: lei vezzeggiò il mio cuore, non si resiste a volte alle lusinghe, mi trasportò nel mondo del suo tempo i sensi mi stordì e vissi un’altra vita e fui contento. Ora tace il vento e su quel colle cade bianca neve copre le orme di tanta indifferenza copre le scritte che lasciai sui tronchi promesse di un amor che eterno dura ma che s’è sciolto e posso stare senza. La sua mano è ora fredda, ghiacciata anche la mia, cade la neve candida e non muore s’ammassa indifferente sui muretti s’ammucchia anche nell’animo gelido rende ed insensibile il suo cuore. (San Marcello Pistoiese 10.1.2019 – 3,06) Narcisista Volendo scriverei a luce spenta e stordirei chi dopo mi commenta mi fermo a volte solo per pudore i narcisismo spesso anche si muore. T’affacci per guardarti nel laghetto l piede metti male e piombi in acqua col gelo non fa certo un bell’effetto E’ inutile allor che mi compiaccia anche se io verseggio per diletto meglio è che smetta allora e un poco taccia. - Madrigale (San Marcello Pistoiese 10.1.2019 – 17,18) Muretti antichi foto di San Gregorio di Patù 1.1.2015 Ritornerò tra quei tuoi muri antichi ritornerò da solo tra gli ulivi in mezzo ai mirti e agli alberi dei fichi ritornerò ai tempi miei giulivi. Tu come allora ad ascoltar fatichi e allora parlerò soltanto ai vivi discorrerò finanche coi lombrichi a te non parlerò che non capivi. Ma sempre resterai nei miei pensieri in fondo m’hai donato un po’ d’amore confuso i sensi con la giovinezza; e m’hai portato un vento d’allegrezza m’hai fatto uscire da quel mio torpore ma forse adesso sola ti disperi E’ tardi ormai e indietro non si torna ingrato è il tempo e sol dolore sforna ma poi capisci ch’era una illusione a cui è seguita solo delusione. -Sonetto ritornellato (San Marcello Pistoiese 2.1.2019 – 7,40) Meriggio natalizio La foto è tratta dal portale:
http://www.amicidilazzaro.it/index.php/la-befana-e-i-re-magi-lepifania-da-riscoprire/ Mi colse il sonno questo pomeriggio mentre indolente oziavo sul divano nel dormiveglia fatto d’ombre e grigio spaziai col mio pensier e andai lontano. E tra i ricordi che nel cuore pigio un presepe m’apparve piano piano e una cometa in ciel, vecchio prodigio, coi Magi in marcia su per l’altopiano. Da un pezzo il tempo m’imbiancò le ciglia la mente chiuse ai bei ricordi antichi, a quelle feste povere in famiglia. E ho ritrovato tra i tratturi aprichi quel fremito che l’animo scompiglia ed un profumo di tabacco e fichi. - Sonetto (San Marcello Pistoiese 8-1-2019 – 16.01) Madrigale siciliano Osservo la dolcezza del tuo viso l’intensa gioia che anima il tuo scritto non mi negare, no, un tuo sorriso il volto voglio allegro e non afflitto. E mi confondo coi monti e col tuo mare con la dolcezza del tuo paesaggio sul bianco della neve un volto appare e il sole lo risplende con un raggio forse un giorno mi vedrai arrivare e sceglierò per farlo un dì di maggio. (San Marcello Pistoiese 6.1.2019 – 9,45) Madrigale montalcinese Sui gradini d’una casa di campagna una visione dolce a volte splende ed un sorriso spesso l’accompagna e il sole un raggio tiepido poi stende. Solo un neo un po’ guasta la visione che già in una nota le ho annotato e sì, quello strappo là nel pantalone occorre che sia in fretta riparato gli spifferi a secondo la stagione rendono il corpo a volte influenzato. (San Marcello Pistoiese 12.1.2019 – 00,24) La vispa Teresa La foto è tratta dal portale: https://www.amazon.it/vispa-Teresa-Trilussa/dp/B00N1XJ9KA Se al mio amore sei oggi indifferente credimi non importa, non fa niente non importa se regali sofferenza anch’io dell’amor tuo so stare senza. Vedo che anche a te poco interessa ma allora avevi vinto la scommessa m’hai come Cristo in croce accarezzato d’amor parlavi e a letto m’hai portato. Ora svolazzi come una farfalla amante cambi e dice ch’è il tuo amore e trotterelli come una cavalla piena di ormoni, carica di ardore ma poi tu cambi anche paglia e stalla ma un dì più non sarai un gladiatore. Conoscerai allor la sofferenza e capirai anche tu che stare senza un amore sincero ma devoto lascia nel cuore un desolante vuoto invano cercherai sedar la sete ma secca è la sorgente tra le crete. - Sonetto ritornellato (San Marcello Pistoiese 15.1.2019- 23,54) Lampare a Leuca Nel porto a tratti scuro a tratti chiaro ondeggiano un po’ pigre le lampare ed un vela in mezzo al mare pare bianco fantasma che rischiara il faro. In questo dormiveglia greve e amaro vedo a Ristola spumeggiare il mare ed ogni tanto in mente ricompare un volto sorridente un tempo caro. E son partito un dì con una promessa di non dimenticare quel che è stato ma ora lei ripete ch’è diversa dell’amor dato sì è dimenticato per me lei non sarà mai più la stessa chi amor distrugge non va perdonato. Si accende a tratti e spegne la lampara e rassomiglia proprio a una fiumara che passa dopo un forte temporale dal razionale all’irrazionale - Sonetto ritornellato (San Marcello Pistoiese 3.1.2019 – 15,32) Salvatore Armando Santoro Lampara en Leuca (traduzione e adattamento di S. A. Santoro) En el puerto a veces oscuro, a veces claro. Con pereza flotan las làmparas Y parece una vela en medio al mar. Blanco fantasma que ilumina el faro. En este sueño codicioso y amargo. Observo a Ristola la espuma del mar Y reaparece de vez en cuando Una cara sonriente una vez amada. Y me fui un día con una promesa. Nunca olvidar el amor dato Mas ahora ella repite que es diferente. Del amor dado, sí, se olvida. Para mí ella nunca volverá a ser la misma Quien destruya no debe ser perdonado. Enciende y apaga la lampara. y realmente se parece a un río que pasa después de la tormenta Dal mundo racional al irreal. - Sonetto regresó. (San Marcello Pistoiese 3.1.2019 - 15.32) Ho scelto di fare la puttana La foto è tratta dal portale https://www.sostenitori.info/susanna-in-bici/302322 “Ho scelto di fare la puttana e non mi pento a me non va di chiudermi in convento avere la corona in mano a me sembra davvero molto strano”. “Meglio avere un violino tra le dita con la pelle liscia e delicata con l’archetto volano armonie con la lingua è come scrivere poesie”. “Ognuno ha il suo strumento preferito: c’è chi ha la penna che impugna tra uno e l’altro dito scrive dei versi e gode a declamare, c’è chi con un organo del corpo le piace tante volte anche giocare”. “E vedo che funziona la partita, l’organo vibra a volte in alto drizza è bello sentirlo inturgidire non parla ma sa mille cose dire. E a me piace, mi da del godimento lo suono anche se a volte a pagamento”. “In fondo regalo un po’ di bene, qualche illusione serve per campare vedere un amico soddisfatto vi sembra proprio sia un gran misfatto? Sono in fondo anch’io una missionaria a volte a pagamento, a volte passionaria”. (San Marcello Pistoiese 3.1.2018 – 7,02) Haiku – Ungaretti Sul Carso brullo - mi illumino d’immenso fiorisce l’alba (Boccheggiano 29,01.2019 – 10,25) Haiku -Spiaggia La foto della spiaggia di Santa Foca è di Lucia C. Antonazzo (g.c.) Spiaggia deserta - un sasso sotto i piedi sabbia d’inverno (San Marcello Pistoiese 29.1.2019 - 14,35) Haiku - Anno Nuovo Il tempo passa duemiladiciannove fiori alla frasca (San Marcello Pistoiese 1.1.2019 – 8,27) Foglie autunnali Ti ricordo nuda sul letto soddisfatta dopo l’orgasmo la tua mente in alto spaziava dei bei versi mi declamava. “A cazut o frunza-n calea ta” con gli occhi socchiusi cantavi era dolce quel tuo verseggiare la mia pelle faceva vibrare. Un poeta apprezza i bei versi ama fare all’amore e ascoltare si commuove, emoziona con poco, basta nulla ad accendere il fuoco. Quel fuoco si spense d’un colpo era assente in te il sentimento eri infatti una donna volgare io l’amor non volevo pagare. A quel giorno ogni tanto ritorno e ricordo cantare quei versi ti rivedo discinta sul letto ma eri vuota in amore e in affetto. "A cazut o frunza-n calea ta" (una foglia caduta sul sentiero), è una composizione della poetessa rumena Ioana Craciunescu (San Marcello Pistoiese 13.1.2019 – 7,43) Fiore d’acacia Fiore d’acacia che fiorisci a maggio lungo la Dora e mi sorridi a volte quando i petali scuoti al mio passaggio li spargi via tra mille giravolte. Planano in acqua pronte pel viaggio dai gorghi le corolle son travolte ormai del fiume sono tutte ostaggio ad altri lidi poi saran coinvolte. Si nasce e tutti sanno dove e quando ma del morire non si sa mai dove si va nel buio e spesso brancolando perché nel mondo tante son le prove quanto a capir dove staremo andando solo Ade lo sa ed anche Giove. - Sonetto (San Marcello Pistoiese 9.1.2019 . 12,58) Dorme nel bosco Dorme nel bosco l’albero e non sente è nudo e forse il gelo lo disturba il peso della neve un po’ l’opprime ma nel suo grembo già la linfa geme e qualche ramo sta pensando al seme. Dormi, natura, e già la primavera respiro dal pensiero degli amici qualcuno già m’anticipa una foto altri mi mostra un prato già fiorito con dei narcisi ed io resto stupito. Vien giù la neve e imbianca la collina bianca è la strada che il gelo ghiaccia penso alla quercia antica ormai invecchiata che mi cullò sognando da bambino penso al contorto pero ed a suoi frutti davvero da scordar quegli anni brutti quando aleggiava intorno a noi la guerra della fame conoscevamo i morsi ma si coglievan sulle siepe more e arance nei trappeti profumati e mangiavamo anche frutta acerba e bacche che spuntavano tra l’erba. Ora c’è un gran silenzio qui nel bosco la neve lo biancheggia e lo ricama s’adagia sopra i rami e sull’alloro che impavido verdeggia tra il seccume mentre adesso io penso alla Maremma dove qualche mimosa già s’ingemma. (San Marcello Pistoiese 23.1.209 – 22,04) Dentro il limo L'immagine è tratta dal portale: http://3.bp.blogspot.com/-rYwkLa4Pgf8/UhN6Cn2AvQI/AAAAAAAAAMc/UtyR-drZjHk/s400/IMG_0642.JPG Del tocco di passi dentro il limo sordo s’ascolta un flop schizzano braci spente cenere sparse sulle gambe bianche ombre silenti tracce d’antichi amori e di tormenti. (San Marcello Pistoiese 18.1.2019 – 21,21) C’è sempre un ritorno La foto è tratta dal portale:http://floranelsalento.blogspot.com/2012/05/lolium-perenne-l-poaceae-loglio-comune.html C’è sempre un ritorno al sereno: un filo d’erba rispunta là dove c’è stata tempesta sul muro ricresce un spina tra i rovi rinascono i fiori. C’è sempre un ritorno al passato, alle mature esperienze d’un tempo ai sorrisi che abbiamo scordato a riscoprire le pene degli altri ai morsi di fame provati. Non puoi seminare nei cuori rancori, non puoi vedere negli altri sempre nemici chiudere gli occhi sul pianto di bimbi innocenti, anche se con colore di pelle diversa, su chi fugge la guerra, la fame, le ingiuste oppressioni che fanno degli uomini sadici oggetti di un piano di turpi razzismi, di indegne violenze. C’è sempre un ritorno al giudizio, agli antichi valori d’un tempo a quando anche noi si cercava la pace un pezzo di pane che alleviasse la fame, i morsi son sempre gli stessi identiche ovunque paure e tensioni, uguali le disperazioni. C’è sempre un ritorno al sereno: chi semina l’odio nei cuori raccoglie il frutto che ha un dì seminato, raccoglie soltanto del loglio se erbacce nel campo ha allevato. (San Marcello Pistoiese 26.1.2019 – 6,15) Cade la neve Cade la neve, a nudo il cuore scopre, mentre lontano il mio pensiero vola ma il gelo ormai tutti i ricordi copre. Scava in mente stancante una tignola il legno rode e s’ode come un pianto e un urlo a volte sgorga dalla gola. Ma solo il vento ormai mi resta accanto la sua voce talvolta mi riporta come un’eco dolente e pien di pianto. Ma sempre spunta il sole e mi conforta si scioglierà sia il gelo che la neve e infatti la speranza mai è morta perché chi in cuor conserva amore deve sperare sempre che gioia e sereno come la bianca neve arrivi lieve. Purtroppo il tempo è avaro e gli anni assomma e gli anni non cancelli con la gomma. (San Marcello Pistoiese 20.1.2018 – 10,57) Bianchi fantasmi La foto è di Paolo Pallara di Cavallino (Lecce) Quell’ulivo col suo mantello bianco forse si sente un poco spaesato nel Salento di nuovo ha nevicato a tanta neve ormai non c’è più scampo. Bianchi fantasmi aleggiano nel campo il verde paesaggio s’è cambiato non vedo fiori, e son davvero stanco, la neve anche i tratturi ha cancellato. Spesso ci penso a certi cambiamenti sui campi manca l’erba cipollina sui rami il cinguettare più non senti. Ormai il Salento è come zona alpina la neve imbianca tutti i monumenti la volpe mette in crisi e la faina. (San Marcello Pistoiese 9.1.2019 – 05,00) Amici Nella foto: statua di Dante di Enrico Pazzi Sempre sul volto suo splende un sorriso ma il suo cuore sanguina silente chi lo incrocia il suo dolor non sente perché felicità brilla sul viso. Ha sempre la battuta arguta e pronta al bar non si sottrae, offre all’amico del suo passaggio ovunque resta impronta d’averlo tra gli amici benedico ed è il sorriso che alla fine conta mentre chi è tetro in volto maledico. - Madrigale (San Marcello Pistoiese 23.1.2019 – 10,47) Riflessioni Ombrosa nube la mia valle oscura rigida l’aria, gelida la fronte, il primo sole tiepido non scalda il cuor che affoga in questa aurora scialba. Ed anche il bosco adesso muto tace lo tiene sveglio solo il gelo intenso e qualche volo rapido di corvo con quel suo gracidar funereo e torvo. T’ho mandato allora un messaggino per rompere il monotono silenzio mi sono poi pentito e mi vergogno d’ammetter che di te ho ancor bisogno. Ma ormai mi devo rassegnare al Fato che vince anche il volere degli Dei ed ha già scritto di tutti noi la sorte sul libro della vita e della morte. Ma senza amor la vita a cosa serve se più non provi la passion vitale? Soli si va per dei sentier contorti in compagnia di aridi e di morti. San Macello Pistoiese 15,12,2018 – 19,10) Ricordi tra i tratturi L’immagine è presa dal portale:https://1.bp.blogspot.com/-9eDMgRLoCnE/Tmn2X9WGtcI/AAAAAAAAWl8/5RpSojFzAg8/s400/TratturoGorgo_Parco.jpg Ti penso come un giorno eri ti giuro, non m’importa come sei, se hai le rughe sul corpo e sul tuo viso se sei più magra o un poco appesantita ti penso come un tempo eri giovane e bella baciata dalla luna con la tua mano stretta alle mie dita per quei tratturi bianchi nella notte segnati dal chiarore dei muretti. Ti penso tal com’eri e mi torturo, quelle emozioni non le ho dimenticate non ho scordato ancor le trasgressioni e il ben che ti volevo è sempre vivo come presente e chiaro il tuo sorriso che dipingeva allora il cuore e il viso. Ti penso, non ti scordo, con te ritorno al chiaro della luna sotto quel fico dove ti toccavo all’ombra mentre il corpo accarezzavo e sento ancor gli odori degli umori sento la tua passione rivedo i tuoi rossori. Oh tempo, tempo che passi e non perdoni inutilmente lotti contro la ragione arido passi e neppur ti curi delle passioni che affliggono gli umani passi ma a vincere è il ricordo, passi ma ancor resiste il sentimento vivida è come allora la passione, passi ma dalla mente giammai scordo quelle notti felici pe’ i tratturi, quelle emozioni che cullava il cuore quell’andare al buio in mezzo ai muri con la tua mano stretta alle mie dita quella mano che cerco e che ho smarrita. (San Marcello Pistoese 9.12.2018 – 8,15) Natale ieri Dove saran finiti i miei pastori e quelle greggi rumorose all’alba forse sugli Appennini si son persi triste senza di loro il mio Natale. E più non sento per la via i clamori di pecore belanti e degli armenti e dei garzoni non avverto i versi, dei cani più non s’alza l’abbaiare. L’odore intenso delle transumanze più non s’avverte manco nel presepe né resta traccia del passo degli agnelli la strada lastricata di escrementi. Risuona altro rumore per le stanze di mezzi in corsa e il rombo dei motori il chiasso dei belati e campanelli aleggia nel Presepe coi pastori. (San Marcello Pistoiese 5.12.2018 – 10,29) Insonnia A te io sto pensando “Dolce Stella” rigiro tra le mani il cellulare un tuo messaggio vecchio sto leggendo vorrei poterti ancora riascoltare. Vorrei sentire un poco la tua voce mi chiedo con chi adesso stai chattando non son geloso, ormai non m’interessa, ma a te con pena adesso sto pensando. E sono stato io che ti ho pregato di non chiamare più, sento il bisogno di stare in pace e più non ascoltarti ma come vedi ancor spesso ti sogno. E provo delusione, una gran pena, a volte elenco tutte le mie colpe per tanto amore ho spento una passione gallina fui non certamente volpe. Ascolto nel silenzio il cellulare provo i motivi di quando mi chiamavi e quel messaggio mi distrugge il cuore perché allora scrivevi che mi mi amavi. (San Marcello Pistoiese 11.12.2018 – 7,33) Indecisioni Questa notte è lunga da passare gelo e silenzio a farmi compagnia anche il bosco ora tace senza foglie anche le siepi sono vizze e spoglie. Più non s’ascolta il canto degli uccelli ieri ho visto volare un cardellino poi s’è nascosto dentro l’agrifoglio l’unico arbusto che non è mai spoglio. Ma ad altri lidi il mio pensier volava quando hai nel cuore una persona cara anche se non la senti ancor la pensi in fondo certi amori sono intensi. E finì tutto per l’incomprensione per i rancori spesso non voluti ma quando sai che c’è qualche problema anche se taci il cuore in petto trema. Ti senti in colpa ma non sai che fare vorresti allor deporre un po’ l’orgoglio evitare le discussioni oziose sentire almeno come van le cose. Giri e rigiri in mano il cellulare leggi qualche messaggio del passato ti indigni ancor per tante incomprensioni t’arrendi e chiudi nuove discussioni. (San Marcello Pistoiese 12.12.2018 – 7,58) Il biancospino Oh, biancospino che dormiente stai, ai margini del bosco tra le acacie l’ultima foglia hai visto già morire sono sol io a capire il tuo soffrire. Mi guardi cupo, in mezzo a tanto gelo, e anch’io ti guardo dalla mia finestra la sofferenza un poco ci è compagna anche la brina sopra te ristagna. E nel mio cuor galleggia qualche pena, ma è bene non pensarci ed osservare che la natura tante cose insegna, anche il silenzio parla che qui regna. E sono rari i voli di uccellini, questo è un posto davvero abbandonato, pur prigioniero spazio col pensiero la libertà è dentro, è proprio vero. E se ci fai un po’ caso la speranza emerge a volte in mezzo allo squallore e v’è un arbusto ancor vivido e verde, resiste al gelo e il suo color non perde. Questa visione ravviva la mia mente il gelo nulla può sulla speranza anche se il corpo invade di tremore è la speranza che riscalda il cuore. (San Marcello Pistoiese 16.12.2018 - 22,39) Haiku – Età Rifletto all’alba - un altro giorno corre nebbia crescente (San Marcello Pistoiese 15.12.2018 – 14,49) Vorrei Vorrei, questa sera, abbracciare te tenero mio amore che mi hai regalato i tuoi anni ed il tuo affetto. Vorrei, questa sera, ascoltare la tua voce, nel silenzio della notte, come un tempo, sentirti sussurrare dolci parole che mi commuovevano ed eccitavano. Vorrei, amore mio, che t'aggiri nel mio cuore e mi tormenti, vorrei ancora te, tenera e ingrata, infingarda e passionale, coinvolgente e bugiarda. Vorrei, versare ancor lacrime amare, soffrire per te nel silenzio di questa notte che mi intenerisce l'anima al ricordo. Ma fuori l'acqua cade: lava i miei pensieri e mi tiene in bilico sull'abisso. (San Marcello Pistoiese 5.11.2018 – 22,45) Volge al tramonto Volge al tramonto questa mia vita dissennata non scanso più neppure i sassi che il sole ha ricamato di rosso ieri sera. Raggi irrituali dopo una settimana di pioggie e nebbie che hanno accarezzato la Montagna Pistoiese. Ed io qui, recluso dietro le sbarre ad osservare il bosco, ombre notturne e foglie gialle morenti che s'ammucchiano stanche. Non s'ode pianto di volpe né bramito di cervo, non s'ode il pianto notturno del cuculo né il grugnito del cinghiale. Solo uno stanco stormire di foglie uno svolazzare distratto di colori che disegnano favole con principi e regine senza più castello. (San Marcello Pistoiese 9.11.2018 – 2,52) Triste una foglia Triste una foglia ai margini del bosco prona pregare sulla nuda terra prima svettava al vento alla bufera del sol coglieva i raggi fino a sera. E dondolava in cima ai verdi rami, con le sorelle cinguettava allegra col forte vento a volte gareggiava vispa e giuliva quasi ci giocava. Vederla, lì ai margini del bosco, piegata su se stessa, agonizzante, mi fa per certi versi tenerezza baciata a terra da una fredda brezza. Identica è la sorte degli umani e il potente di questo non si cura, ma con la foglia la vita sua confronto il tempo a tutti alfin presenta il conto. (San Marcello Pistoiese 17.11.2018 – 10,23) Tre gioielli Tre gioielli ho trovato in questo mese tre gioielli che vendere non posso li terrò cari, con me li porterò un giorno quando mi deporrete in fondo a un fosso. Allora il loro scintillio darà luce al mio immoto stare a lungo quel chiarore in vita mi farà con voi restare non soffrirò sotto la fredda terra perché al caldo starò come le piante in serra. Ma ora penso alla vita penso di lucidare bene i miei gioielli rinnovare il chiarore e lo splendore che l'abbandono aveva deturpato e godere il bene che da tant'anni avevo abbandonato. (San Marcello Pistoiese 21.11.2018 – 10,49) Tracce d'autunno Voli di uccelli stanchi Nel ciel solcare a branchi Foglie leggere in volo Tronco più nudo e solo Or giorni meno lunghi Nel bosco i primi funghi Odor di intensi vini A ribollir nei tini Nuvole dense a sera Rintocchi e una preghiera (San Marcello Pistoiese 5.11.2018 – 8,58)
Tracce Foto Luglio 2010 – Collina di San Gregorio di Patù e vista spiaggia. Tracce d'un passaggio, attimi di vita, momenti di trasgressione, di interrotte emozioni. Tracce di felicità condivise, follia di giorni d'estate gioie rubate, ad altri negate, cancellate. Tracce di sogni vissuti, mare azzurro, ulivi verdi, pietre ammucchiate, una stuoia rossa tra terra brulla distesa, tracce su una foto fermate, nel cuore scolpite nella mente archiviate. Tracce come ferite che scavano incidono tagliano sanguinano che restano aperte non voglion guarire. (San Marcello Pistoiese 24.11.2018 – 4,27) Sfiorì la rosa Il dipinto “rosa nella neve” è di Antonella Nicoletto Sfiorì la rosa morì nel pieno inverno, si spense tra Natale e Capodanno, i petali dispersi sulla neve, chiazze rosse su un mantello bianco ai piedi d'un roseto spoglio e stanco. Rimase sulla pianta un boccio scarno, piegato e tutto infreddolito il vento a volte e a tratti lo sfiorava lui ormai neppure più reagiva. Guardava sulla neve il sangue vivo si ricordava ancor rosso e giulivo. Sfiorì pure la Rosa, identico il suo nome, le fu imposto insieme con Maria, per lei fu sofferenza questo nome aggiunto allor per devozione e fede imposto anche a colei che più non crede. E maledisse sempre la sua vita maledisse chi promise e non mantenne amor le diede e prese sofferenza, amor poi ricercò poco convinta in un amore che poco lei convinse che scoraggiò ed a scappare spinse. Ora ci parla a sera, ma lui è sfiduciato, gli anni sono oramai davvero tanti lei ancor ci prova e l'incoraggia, ma lui s'è da un bel pezzo rassegnato, il tronco è troppo verde per essere bruciato. (San Marcello Pistoiese 20.11.2018 – 1,45) Sapore di autunno Sapor d'autunno nei tini a fermentare chicchi vermigli che il sole ha accarezzato tra foglie gialle di nuovo accartocciate. Ed aspro l'odore di fermenti dalle botti d'acero s'espande, oh Dio, che dir mi fate, o dai cassoni d'acciaio temperato. E le narici impaccia quell'odor che asprigno sale, che l'aria impregna e soffoca il respiro tra moscerini che a fatica aggiro. Ma quando sarà duro l'inverno dal vermiglio liquore il sol s'espande, brilla nel calice mentre al caminetto la nuova stagion con gioia aspetto. (San Marcello Pistoiese 9.11.2018 – 22,58) Pian del Giuliano Opaco il monte, opaco il cielo e il Piano e questa opacità in cuor riflette l'incertezza di questa buia mattina con la neve che incacia la collina. E mi ritrovo in questo Piano antico, dove parlavo un dì con pini e lecci, oggi coperto da un asfalto fosco senza canto di merli dentro il bosco. V'era una pace ed un silenzio d'oro dall'alto intravedevo lo stradone con le auto in corsa transitare e il fiume Reno lentamente andare. Ogni tanto un porcino s'affacciava sui prati oggi invasi da automezzi dolce era l'andare e il passeggiare ed anche era sereno il meditare. E cosa penso oggi coi conflitti che caricano la mente più del corpo? Or qui combatto con un vecchio amore che più mi spinge ad un recente ardore. Questo rende difficile il ritorno, penso alla fuga verso un bene perso, ma alto è il muro che oggi mi separa che anche questa età rende più amara. Mi perdo allor nel bosco sopra il Piano inseguo ancor l'ardor del tempo antico non sto a guardare ai miei capelli bianchi ma sol rincorro dei ricordi stanchi. (San Marcello Pistoiese 21.11.2018 – 9,31) Novembre 2018 Novembre m'attanaglia il cuore a te, madre, poco ho pensato che mi guardi irata da quella vecchia foto a te non grata. Altro pensavo, madre, ai vivi, al mio tormento che tu conosci ed alleviar non puoi, ne da viva potresti. Tardivi i tuoi consigli, caparbia la mia testa che ancora insegue un'ombra che il cuor m'opprime e mi tormenta, madre. (San Marcello Pistoiese 9.11.2018 – 2,30)
Nel silenzio del mattino La foto è di Sara Martinelli di San Marcello P.se Nel silenzio del mattino la natura è a me vicina sto seduto alla panchina sotto un faggio d'appennino. Lo stormire delle foglie mi fan sempre compagnia ogni affanno butto via che la vita spesso coglie. Nel silenzio del mattino s'alza un volo di colombe ed un canto in cuore incombe di un gioioso cardellino. Basta poco a viver bene osservando la natura tanta pace in cuor matura e cancella affanni e pene. Cerco ancora la panchina sotto un albero di leccio resta solo il cicaleccio d'una foglia pellegrina. (San Marcello Pistoiese 16.11.2018 – 10,26) Nebbie d'autunno Nella mia foto: il bosco dietro casa mia stamattina Nebbie d'autunno ai margini del bosco dove il mistero regna ed il silenzio, nebbie d'autunno dentro questo cuore che batte poco e con il tempo muore. Opacità di un uomo ormai sconfitto che più non cerca la resurrezione nebbie insistenti invadono la mente non resta traccia più del sol lucente. E non m'importa più del mio domani accetterò ormai quel che il destino mi donerà andando a passi stanchi su prati erbosi o ripidi calanchi. Da un pezzo ormai mi sono rassegnato l'unico amore vero che ho mai avuto tra opache nebbie dense s'è dissolto non so che resterà di quel che ho colto. Mi giunge un suono stanco di campana ultimi tocchi d'una giornata strana e sto pensando a lei sotto l'ulivo che ormai non sa se sono morto o vivo. (San Marcello Pistoiese 11.11.2018 – 12,12) Cercava l'amore Nella mia foto: Gatti a Boccheggiano (GR). Cercava l'amore nei cani e nei gatti aveva bisogno del loro calore più non credeva nell'uomo nei gatti cercava l'amore. Sentirseli intorno per strada, godere le loro attenzioni lei aveva bisogno di loro di queste gratificazioni. “Non posso lasciarli – diceva -, “mi sembra tradirli, un pasto negargli, mi serve l'amore sincero che loro mi danno che ho sempre cercato, che al pari nessuno m'ha dato”. Cercava l'amore nei cani randagi, perché si sentiva randagia dal mondo scansata, dai gatti cercata. E lui le urlava la sera: “Scegli, Rosa, non posso aspettare, anch'io ho bisogno d'amore, che anch'io non so più a chi dare”. Ormai, Rosa, viveva in un mondo fatto di cani e di gatti, che le davano affetto sincero, l'amore che tanti dicevano vero che falso era invece nei fatti, viveva in un mondo che tanti dicevan di matti. (San Marcello Pistoiese 14.11.2018 – 9,19) Bussa l'inverno Bussa l'inverno, bussa con fragore, ulula il vento ai margini del bosco con rabbia intensa fischia ormai da ore gelido il freddo filtra dalle porte. Lo sento ansar rabbioso su per l'erta opprime quel suo gelido lamento ora son solo sotto una coperta mi tiene compagnia solo il ricordo. Sì, perché il pensiero mai abbandona, ma non ricordo te come sei adesso ricordo tutto quello che m'hai dato solo le cattiverie ho ormai scordato. E quando in casa scemano i rapporti quando ti senti solo e abbandonato sempre ritorno a quando ben son stato a quell'affetto che non ho più avuto. La colpa non è tua, è tutta mia, non sono stato maschio a sufficienza ma amor m'hai dato, forse esagerato, ora mi manca e non so stare senza. Perché intorno a me amor non sento, è natural che il bene un dì gustato ti fa tornare l'acquolina in bocca t'addolcisca al pensier sempre il palato. Ma non fa nulla, vivo nel precario, l'inverno busserà alla mia porta ma tornerà finanche sul calvario la primavera, e i fiori ancor riporta. (San Marcello Pistoiese 19.11.2018 – 12,48) Amore giovanile Nella mia foto: Alba a Campo Amore giovanil, neve d'autunno, neve che cade, si scioglie e poco dura appena il bianco muore sul prato ancor riappare la verzura. Semina fiocchi candidi di neve l'amore che il petto scalda appena, solo entusiasmo, solo calor leggero infatuazioni semplici e infantili ma sotto la bugia riappare il vero. E il vero son frustate per l'anziano, imprudente vegliardo che all'amor risponde, rinverdisce anche nel pensiero ma lui cammina lungo opposte sponde. Nel sogno poi sprofonda ringiovanisce e torna ai giorni andati ride, corre, sgambetta a piedi scalzi, ma dopo inciampa e cade sopra i prati. Su qualche sasso sbatte il male lo risveglia dal torpore solo allora capisce l'illusione erano ormoni, no, non era amore. (San Marcello Pistoiese 15.11.2018 – 8,29) Amor juvenil Amor juventud, nieve de otoño, nieve que cae, se derrite y apenas tan pronto como el blanco muera en el césped todavía reaparece el verdor. Siembra copos blancos de nieve el amor que el cofre acaba de calentar, solo entusiasmo solo calor ligero infativaciones simples e infantiles. pero la verdad reaparece bajo la mentira. Y lo real son las pestañas para los ancianos, anciano imprudente que responde al amor, también revive en el pensamiento pero él camina a lo largo de las orillas opuestas. En el sueño entonces se hunde, rejuvenecer y volver a los días pasados se ríe, corre, camina descalzo, pero luego tropieza y cae sobre los prados. En un peeling de piedra critica el mal lo despierta de letargo sólo entonces entiende la ilusión. eran hormonas, no, no era amor. (San Marcello Pistoiese 15.11.2018 – 8.29) Adorno le parole La foto è di Mauro Bianchini di San Marcello Pistoiese (condivisa da FB) Adorno le parole in versi ricamo sulla carta i miei pensieri cerco la rima giusta, la cadenza, il ritmo, un'armonia di concetti. Disegno, sillabo i colori, li dipingo con l'afflato del sentimento, una montagna, è un'armonia di verde un ruscello, uno scintillar d'azzurro un lago, un cielo in terra. Sulla tastiera sillabo i miei versi che questo cuore stanco a volte detta, guardo sul cielo voli armoniosi di falchetti, traccio le improvvise virate descrivo la morte che dal cielo arriva improvvisa sull'ignaro passero solitario e la vezzeggio. (San Marcello Pistoiese 9.11.2018 – 9,21) Un viso assente La foto è tratta dal portale:https://clessidr4.wordpress.com/2008/06/17/donna-senza-volto-ne-nome/ Un viso assente forse a tratti evanescente un viso colpito da un sole tragico avvilente che a Follonica accarezza i contorni d'una pineta verdeggiante dove ancor senti una brezza e il clamore di gabbiani gracidanti. Un viso d'un candido opprimente come la steppa lontana di Siberia, quegli occhi gelidi e pungenti che scavano dentro taglienti peggio d'un diamante risplendente. Poche parole, rituale identico ed usuale, copula lenta in un letto e una stanza inospitale, spoglie pareti d'un colore paglierino come la steppa pallida e glaciale, il solito rapporto senza affetto freddo e assai bestiale. (Boccheggiano 4.10.2010 . 22,30) Un semplice saluto A volte basta un semplice saluto, ricordarsi di chi sempre ci pensa si vive ormai una vita troppo intensa a svolazzare in ciel come un pennuto. E non si bada più a chi cerca aiuto a chi a volte un po' d'amor dispensa non si fa nulla senza ricompensa l'amor solo col soldo è benvenuto. I vecchi ormai son mobili ingombranti si affidano a chi appena li capisce nell'assistenza sono dilettanti meglio lasciarli in cura alle badanti. (Boccheggiano 04.10.2018 – 20,16) Una finestra La foto è tratta dalla pagina FB di Lori De Quella finestra sposto intorno al mondo ma quando vedo qualcosa che mi turba la muovo in modo da occultare le cose brutte che mi fan star male. Adesso guardo un bosco ancora verde fra qualche giorno poi sarà ingiallito altri colori riempiranno gli occhi tante bellezze non son per gli sciocchi. Se dal mio poggio ancora l'ante sposto vedo l'Elba, laggiù cinta dal mare, e un mare azzurro che mi fa gioire, basta una nube e il bello fa finire. Una nube? Al mondo ce n'è tante che dan colore e vita al cielo terso alcune sono bianche, naturali, altre van scure in cielo, irrazionali. Se a causarle son le guerre infami, (all'uomo giammai servono lezioni), in cuore mi rattristo e cambio rotta le ante chiudo allor con una botta. (Boccheggiano 11.10.2918 – 14,55) Tramonti salentini Nella mia foto del 2015, tramonto a Leuca. A te io sto pensando dolce strega, a te che mi hai un giorno idolatrato ed io illuso dietro chi son stato un dì pregava ed oggi più non prega. Ed ora un uomo in questo mare annega e insegue chi l'ha un dì tanto pregato lui forse ancora non s'è rassegnato ma a lei di tanto amor non gliene frega. E vedo il volto tuo nel rosso fuoco che avvampa questo dì che va al tramonto non finsi allor quando accettai il tuo gioco ma il tuo uccellare avevo messo in conto. Or tanta delusione in mare affogo ed anche col rancore mi confronto. Affonda il sole in mare a Leucasia non affoga agli umani la follia. - Sonetto ritornellato (Boccheggiano 25.10.2018 – 21,26) Sui clivi inargentati Sui clivi inargentati dalla luna brilla una stella, per chi sta brillando? Forse lei brilla per una donna bruna? Forse per me che ancora sto sperando? Brilla per rischiarar la strada scura? Ma per questo, però, basta la luna. Forse lei brilla e scava nei ricordi, nei pensieri di tanti innamorati con lei si sono sempre confidati, a lei per secoli chissà quanti han guardato in lei molti han creduto molti hanno anche pregato. “Stella, dolce stella, amica del mio cuore, tu che brilli da sempre e tanto sai, tu ben lo sai che un dì con lei parlai, la notte ci faceva compagnia e tu brillavi su, alta, nel cielo anche se a volte ti copriva un velo di bianche nuvole, a volte passeggere, poi ti scoprivano e tu ricomparivi bella e lucente a illuminar le sere. Stella, ricordi ancora le inutili parole le frasi fatte, le tante promesse disattese? I ragni le loro tele ancor han stese splendono i fili nella notte bruna ma ormai di prede non ve n'è più una”. “Forse quelle parole – mi risponderai - sono ancora in viaggio lungo il cielo sembro vicina ma sono distante, la luce inganna spesso tutti quanti. La luce che ha acceso il Creatore spesso da tempo non da più chiarore forse hai parlato con Chi quel lume ha spento solo il chiaror viaggia in firmamento. Viaggerà ancor per tanto tempo e nello spazio brillerà silente, con loro parleranno ancor gli amanti ma tante stelle da tempo ormai son spente”. (Boccheggiano 5.10.2018 – 13,31) Sotto la scorza Sotto la scorza di falso perbenismo fermentano gli umori come il vino, miasma letali per la società dei perbenisti senza voluttà. Abito nero, velo sempre in testa e la preghiera per il vespro a sera la maldicenza, la critica spietata, quella donnaccia in vita è condannata. E simulare, finger d'esser casti, mentre il vizio l'anima divora, la trasgressione, il desiderio folle sotto la pelle spesso poi ribolle. Provarle tutte e non dover morire, stupri notturni lungo i tratturi bui ed i racconti erotici ascoltare dentro il letto per farti addormentare. Dentro quel mondo anch'io un dì son stato le repressioni tutte cancellate ormai non conoscevo il male e il bene dentro quel mondo anch'io ci stavo bene. Mi diceva: “bestie selvagge siamo chiusi dentro un gabbia a guerreggiare, con te ci sono entrata, con me resta fuori da questo mondo, che ci appesta”. Fingere, simular d'esser diversi da quella pelle che è attaccata addosso sotto la scorza del falso perbenismo solo squallore, nessun moralismo. (Boccheggiano 11.10.2018 – 9,57) Si firmava Tzunami Nella mia foto: Mareggiata a Leuca 2014 Lei sui portali si firmò Tzunami pensava di passare inosservata si espose, invece, e subito notata perché baldracca e figlia di tegami. Lo denigrò e usò parole infami non disdegnò di essere sboccata ma alla fine da se si è denigrata del suo sparlar restarono rottami. Non capì cosa lui avesse seminato che oppose all'odio sordo e alla follia il sentimento in cuore accumulato che genera nell'uomo l'armonia e chi davvero ha fortemente amato dall'amore la mente mai fuorvia. - Sonetto (Boccheggiano 1.10.2018 – 1,50)
Semina I miei pensieri sparsi al vento, chicchi di grano su terra inospitale vento crudele e passero vorace nulla germoglia quando il loglio infesta. E guardo il mondo e mi chiedo il senso dei miei risvegli e dei pensieri cupi del mio futuro che rimane incerto della mia vita che nulla produce. Versi, ancora versi di primo mattino, stancanti versi su un terreno brullo dove il concime non produce frutto sfogo interiore di anima morta che la sua vita vede ognor più corta. (Boccheggiano 14.10.2018 – 9,56) Rose senza profumo Decise di raccogliere una rosa, svettava in cielo il vento la colpiva avvampava di rosso ma soffriva splendente era ma non odorosa. La rosa era sincera, s'era accorta che lei fingeva, d'amare simulava, il rosso l'ha rubato ad un pastello, il verde lo raccolse in un cespuglio l'odore s'era perso nel ruscello. Lei la guardava e un tale poi l'ha colta l'ha messa tra i suoi petali e i pistilli ma aveva il cuore duro, il rosso e il verde in breve poi è sparito quel suo profumo un fiore l'ha rubato rimase un acre odore poco puro. Lui quel rosaio se lo racchiuse in cuore invano hanno cercato di tagliarlo restò un tronco spoglio e senza spine provò con l'amor suo a rianimarlo. Spuntò un rametto verde a primavera dal colle lui guardava nel giardino lei il roseto di lacrime ha annaffiato provò a curarlo ma s'era ammalato. Ora la sera lei cerca l'amore in quel giardino dove picchia il sole sussurra il nome suo tra tante spine non urla per non far troppo clamore prova con un po' d'affetto a rianimarlo ma freddo ormai è del poeta il cuore. (Boccheggiano 1.10.2018 – 20,03) 24.5.2015 – 3.12 Risvegli La foto è tratta dal portale: http://tuttosu.virgilio.it/detail/specchi-di-cartone,IMBL_13408750_210431.html Mi sono svegliato questa mattina ero agitato un poco scontroso l'ho avuta a fianco durante il riposo e come sempre ho trovato una spina. Tutti sappiamo che spesso si sogna è il tuo inconscio che opera e brilla tu lo cancelli, ma sempre scintilla ma tante volte sognare bisogna. Sognare fa bene alla mente alla vita ma spesso il sogno produce un affanno ti porta indietro nel tempo ad un anno, ad una storia dal cuore bandita. Sempre i ricordi risvegliano affetto, passioni e gioie riportano a galla rimbalzano in cuore come una palla a rinnovarle paziente anche aspetto. Ma alla toilette mi guardo allo specchio il pelo bianco ora in testa più brilla e qualche ruga sul viso scintilla le mie passioni allor butto nel secchio. (Boccheggiano 6.10.2018 – 13,14) Riflessi La foto è di Orazio Coclite di Gagliano del Capo (g.c.) Il cielo in terra tutto si riflette si specchia in una pozza e la dipinge quello che ingombra l'uomo lui corteggia e quella pozza muta in una reggia. Ma è una vanità che dura poco la terra al ciel si sa che fa i dispetti cambiando le bellezze e nel Salento le scioglie il sole e le prosciuga il vento. Ma l'estro d'un artista ha immortalato la vanità del cielo e la esibisce come potenza dell'umana gente perché quella bellezza non finisca duri nel tempo e ne conservi traccia nel cuor di quell'artista eternamente. Sarà quel godimento condiviso da un poeta, in un verso e in un sorriso. (Boccheggiano 8.10.2018 – 10,50) Polvere tra le zolle La foto è tratta dal portale:
http://www.ilsabato.com/dispersione-delle-ceneri-un-imbarazzante-precedente/ Un giorno spargeranno tra le zolle le polvere del mio corpo bruciato il sangue sarà asciutto e più non bolle nel petto il cuor che ormai s'è rassegnato. Confuso guarderò dal cielo il colle dove da vivo vagai da disperato dove sostai fissando come un folle una casetta dal color rosato. Quella casetta ancor resta nel sogno con una parete vivida di fiori provo a bussar ma un poco mi vergogno ormai lei dona ad altri i suoi favori non sa che del suo amor ne ho ancor bisogno sempre mi illudo che il suo affetto affiori. (Boccheggiano 26.10.2018 – 1,04) Nel parco delle favole Nel parco delle favole son stato streghe e fate e principi regnanti fanciulle fantasiose occhi sognanti ai balconi di case luccicanti. E l'orco gira ancor per la foresta, nel bosco le fate stanno a vigilare mille stelline ancor sanno lanciare dalle bacchette magiche di alloro. Profuma l'aria di sapori antichi, profuma di odori ormai morenti nei vecchi borghi di rumor silenti pace e silenzio eternamente aleggia. Mentre t'aggiri tra le vecchie case t'abbraccia quella serenità che ormai è sparita com'è complessa ai nostri dì la vita quanti pensieri che affollano la mente. E pensi ai tanti vecchi ormai partiti pensi al loro lavoro malpagato al sudore delle loro fronti, la mano tendi al ciel teneramente. E una carezza disegni tra le nubi come un segno di un profondo affetto ed anche io ormai tacito il silenzio con speme lieta dentro il cuore, aspetto! (Boccheggiano 15.10.2018 - 10,14) La risacca Mi turba e mi tormenta la risacca su questa linda spiaggia salentina col sole che risplende e mi abbacìna che ancor le zolle rosse asciuga e spacca. E l'onda tra le rocce affonda e insacca col suo gorgheggio è sempre canterina all'ombra me ne sto d'una cabina a lei pensando, infida e vigliacca. E si ancor la penso a tratti, a volte, quando il mio mare batte la scogliera le sue affettuosità non ha dissolte ed il mio cuor stupidamente spera che lei non l'abbia in terra già sepolte, anche se ondeggia come una bandiera. Mi chiederò dov'era mentre mi sfiora l'onda cristallina che suona sulla rena canterina. - Sonetto caudato (Boccheggiano 23.10.2018 – 15,50) La fuga Nella foto: Dipinto di Enrico Santoro di Cutrofiano (LE) La mia ninfetta non sa cosa fare un tempo m'invitava nel Salento mi diceva che tutti andavan via ma lei nella sua terra vuol restare. Ma è un dramma che da tempo ci interessa prima il Veneto, poi anche il Piemonte seguiti da Toscana e Lombardia, ma anche al Sud la storia fu la stessa. Ora mi dice che vuole abbandonare ma lo fa lei in modo sregolato si infila dentro il letto di chi dice che il desiderio suo può soddisfare. Ma è il desiderio di chi sol promette che lei dovrà di certo poi appagare, infatti ha dimostrato d'esser brava a esporre facilmente le sue tette. Solo che il tempo va e in fretta vola a esporsi le rimane ormai più poco ora ha la fila in camera d'aspetto poi attenderà ma resterà da sola. E il tempo dell'amore se n'è andato al macero ha buttato chi l'amava dieci anni lentamente son passati quell'affetto si è in fretta logorato. (Boccheggiano 12.10.2018 – 10,43) Ho amato una troia Nella foto: Esterno del ristorante Costa di Ponente a Leuca Ho amato una troia ma non sapevo che tale lei fosse mi ha sconvolto, mi dava le scosse, a letto andavo non la pagavo per lei era lo stesso capiva però che tanto l'amavo. Mi diceva qualcosa, alludeva, io fingevo, non volevo capire, l'amavo e pensavo con lei di morire non volevo per nulla le carte scoprire. E si illuse, anche io tanto mi illusi, troppa era la differenza di età lei mi diceva:“che importa, che fa anche Gesù a tutti l'amor sempre dà”! L'adrenalina fu tanta ed intensa le cellule un forno acceso e accecante le mie passioni si accesero anche ormai da anni si erano spente, ma la cosa non era seccante il cuore spesso non vede e non sente. Tutto finisce e un giorno d'agosto dopo un pranzetto al Sud... al “Ponente” davanti a un piatto di pesce in arrosto, disse che forse era finita ma già da un pezzo io già lo sapevo che dopo nati finisce la vita. (Boccheggiano 04.10.2018 – 21,43) Indifferenza La foto è presa dal portale: http://www.ilritorno.it/fare%20e%20pensare/Pensare/137_indifferenza.htm Ieri ho risentito la sua voce, quella voce che un dì mi dava gioia, ieri ho provato solo una gran noia, ieri ho capito che posso stare senza, ieri ho provato nausea e indifferenza. E ho chiuso la chiamata dopo un poco, soffrivo adesso solo ad ascoltarla lei straparlava, a me matta è sembrata, una persona ormai fuori di testa di tanto amore cosa adesso resta? Resta il ricordo, che a volte fa soffrire, d'una giovane che m'ha dato amore ma le sue sono state inutili parole che il vento ha poi disperso alla marina. Quella marina dove il vento e il sole accarezzavano un giorno i miei pensieri, quel vento ha diradato la foschia ma il sole non m'ha scaldato il cuore, nulla rimane se non l'apatia del tanto amore che le ho dato ieri. Per me di certo non è stato un gioco, ma lei coi sentimenti ha un po' scherzato ieri davvero ho infine capito che da un pezzo in me s'era già spento il fuoco. E' lei che aveva fatto tutto, ma la terra era fertile ed arata per bene l'avevo da tempo concimata, ora rimane sol terreno asciutto non mi sembrava mai d'averla amata. Nel cuore mio da sola un giorno è entrata da sola, con molta indifferenza, se n'è andata. (Boccheggiano 10.10.2018 – 9,50) Impronte -Nella mia foto: La montagna pistoiese nei pressi di Cireglio. Calcai i miei passi ancor sull'Appennino a ricordar le annate mie passate le scarpe sono uguali, un po invecchiate, con dentro qualche nuovo sassolino. Il bosco è tra il sanguigno e il paglierino le foglie a terra son tutte adagiate come le mie ferite ancor piagate il tempo è opaco non è più turchino. S'è aperto l'albo con i miei ricordi ma allora il bosco era ancora verde tra i rami v'era un'armonia di accordi. La nebbia sale e i sentimenti sperde anche agli affetti si diventa sordi l'amor non dato il tempo lo disperde. -Sonetto (San Marcello Pistoiese 28.10.2018 – 22,48) Ho il vizio Ho il vizio sulla pelle, sotto pelle e forse sono un finto perbenista con lei io mi sentivo in pista con lei l'unica stravaganza era la devianza. E tutte le provai lei spesso programmava le finte esibizioni io la seguivo, ne ero ormai condizionato, appassionanti sono state le lezioni. Ho il vizio sulla pelle, lo sapevo e lei pur lo sapeva, la notte mi chiamava con la bufera e il tuono che importava bagnato il suo bel viso disfatti i suoi capelli profondo il suo sorriso. E lei mi travolgeva nessuna gabbia mai ci imprigionava e poi nel cuore della notte sulla sabbia nuda si sdraiava, ronzava una zanzara ma lei mi accarezzava violenti amplessi ognor mi regalava. Diceva che un amore si coltiva, si stuzzica la notte al punto giusto un rapporto non dura senza l'adrenalina pura, ci vuole un po' di gusto bisogna per durare ogni giorno cambiare trovare il punto giusto. Non si curava della gelosia, la mia la infastidiva, alla sua neppure ci badava, ormai io l'accettavo, accettavo quel modo suo di esporsi, col suo seno prosperoso i maschi stuzzicava vedevo libidine nei volti e dentro me soffrivo. Ma lei poi mi spogliava gli istinti suoi perversi tutti su me poi scaricava. Avevo il vizio sulla pelle poi la nebbia calò ed anche il buio arrivò anche nel cuore suo l'inverno la neve scese e sotterrò ogni cosa, dal ramo spinoso si staccò la rosa, morì sul muro il glicine, seccò nel vaso pure il gelsomino, il freddo mi gelò la mente, si aprì anche nel cuore mio l'inferno. (Boccheggiano 13.10.2018 – 22,41) Odor di morte La foto del dipinto di Truppe Karl "Partita a scacchi con la morte" è tratta dal portale:
http://www.manifestosardo.org/la-vita-il-dolore-la-morte/ Ho un desiderio di morte questa notte sento il suo odor cattivo che m'avvolge penso al mattino come sarò sereno e senza pena senza sveglia che suona senza il cane che abbaia senza voci e rumori. Sento un odor di morte e s'avvicina un biglietto preparo questa notte qualcuno le mie pene leggerà sgomento domattina. (Boccheggiano 13.10.2018 – 23,52) Carmelina Oh, Carmelina persa tra gli Alburni in mente a volte ancora mi ritorni e ancor ti vedo semplice e bambina anche se allora eri birichina. Nei vicoli deserti m'incontravi timidi baci allora mi donavi non era amore, questo sarà vero, ma era affetto semplice e sincero. Eppure tante volte ti incontrai forse anche un po' di bene ti donai ma tu lo ricambiavi intensamente lo dimostrasti e sei nella mia mente. Sei qui e manco più so dove stai per più di cinquant'anni ti cercai poi mi filtrò qualche notizia amica altro non so che vuoi mai che ti dica? Seppi che stavi bene e sistemata non so chi la notizia me l'ha data. Oggi ancora a te io sto pensando mentre per altro amore sto tremando, ma tu sei chiusa ancor nella mia mente ti tengo in cuore ancor teneramente e mi ricordo la tua mano dura, adatta ai campi a raccattar verdura, mentre stringevi forte la mia mano e ci ho pensato mille volte invano. Ma dentro resti ancor sincera e vera come in quella lontana primavera. (Boccheggiano 13.10.2018 – 10,36) Attimi d'autunno 2018 La foto è tratta dal portale: https://www.terranuova.it/Chiedi-all-esperto/Uva-ursina-proprieta-e-controindicazioni Dal fascio dell'erba sotto il muro un grillo canterino m'ammaliava, un asino ruzzava tra il trifoglio e un merlo sopra un ramo modulava. Qualche foglia sui rami già moriva, gialla frullava in aria e poi finiva sotto il castagno ad umiliarsi in terra insieme ai ricci rossi s'adagiava. A monte la campagna raccoglieva la prima brina che imbiancava i prati l'avrebbe sciolta il sole del mattino che s'alzava sul cielo cinerino. E l'asino ragliava (per amore?) volava un po' pesante quel clamore il contadino a volte lo zittiva ma lui ragliava a chi non ascoltava. Già cambiava sugli alberi il colore il vento profumava un po' d'inverno, brillava sulla siepe, là in collina, l'ultimo grappo rosso d'uva ursina. (Boccheggiano 12.10.2018 – 15,47) Al mattino Al mattino penso quanto sia difficile vivere senza amore, dopo un pomeriggio di carezze finte e di tentati amplessi mal riusciti. Al mattino la mente è lucida e serena il pensiero scivola nel tempo corre dietro una illusione artificiale luci intermittenti in una sala da ballo dove il rumore della batteria oscura i battiti del cuore ed amplifica le visioni di glutei ondeggianti come reti di ragni scosse dal vento che lasciano indifferenti le sue prede. (Boccheggiano 2.10.2018 – 10,45) Ad una nuvola appesi Foto tratta dalla locandina di Celentano Il dì che tra le nubi sarò appeso come diceva quella tua canzone con me tu non sarai a dondolare inutilmente il tuo ritorno ho atteso. Ma quell'affetto che t'ho io donato lo so che dopo tu ricorderai tardi sarà per darmene ragione e il cielo non sarà più annuvolato. Ritornerai su quel tratturo antico e invano cercherai forse un appiglio sul colle ormai son spenti i miei livori secco sarà può darsi anche quel fico che i suoi frutti maturi m'allungava mentre guardavo quella casa rosa, morto e tagliato sarà anche l'ulivo che dal sole cocente mi salvava. Può darsi che avrai trovato pace ed un bambino allieterà i tuoi giorni quel bimbo che un giorno ti negai che con me vive su quel colle e tace. Ritornerai ai giorni delle fughe a quando carezzavo braccia e mani ricorderai i baci e i miei lamenti ma sul tuo corpo conterai le rughe. (Bocchecchiano 13.10.2018 – 17,31) Cinque orizzontale (Cruciverba) La mia casa è un covo di vespe, ma non sento il ronzio, ascolto solo un frusciar di fogli, non vedo ali volare ma leggo parole a volte in semplici versi, altre scorrono libere come uccelli sui rami. La mia casa spesso vibra emozioni, le parole volano folli come farfalle, compongono disegni e mosaici si fanno osservare e leggere, anche quando sembra non dicano nulla fanno pensar, meditare. La mia casa respira l'amore sincero a volte regala un sorriso, altre una pena, fioriscono metafore e citazioni spesso le rime scorrono mute s'accompagnano ai versi e parlano un linguaggio un po' strano. La mia casa la incroci per via cinque orizzontali o verticali ed è solo pura poesia. (Donnas 5.10.2016 – 22.43)
Tratturi montani (Ad A.M.) Io ti ho amato e tu lo sai ma non voglio dire amore ci siam dati un po' d'affetto sono state trasgressioni sguardi intensi ed omissioni ed a volte indifferenza mentre in testa sapevamo quel che al buio facevamo. Ma io e te, noi si viveva, quei momenti si rubava per restare un poco insieme trasgredire e stare bene. Era il fuoco che infiammava che scaldava mente e vene tu eri giovane e irruenta io il clima alimentavo col mio amore stagionato quanti ormoni ho allor bruciato. Ed i tuoi erano ardenti forse il freddo li attirava la lussuria alimentava che nel petto mio bruciava tra quei monti pien di neve tra quei prati verdeggianti tra le mura decadenti. Ora restano i ricordi che io vivo sofferente ma ogni tanto mi rispondi non sei quindi indifferente anche tu pensi e ritorni su tratturi verdeggianti e ricordi, mi ricordi, trasgressioni e esuberanze, mi ricordi i tradimenti che addolciscono la mente. (Boccheggiano 25.9.2018 – 10,59) Settembre Odor di foglie morte e aurore settembrine giornate ancor più corte sui prati prime brine nel bosco le castagne e ricci sorridenti dal piano alle montagne il frutto in mezzo ai denti. (Boccheggiano 30.9.2018 – 10,08) Nostalgia canaglia Tanto è stato l'amor che tu m'hai dato tanto è stato che più non ho capito la ragione in parte mi ha oscurato senza volerlo, dopo, t'ho colpito. Adesso dal mio cuore s'è involato tutto l'affetto che per te è finito io non capisco più se t'abbia amato visto l'odio che l'animo ha farcito. Ma non ti scordo e spesso mi ritorni nei sogni e nei momenti d'euforia nel tuo paese volo e nei dintorni percorro silenzioso la tua via e nella notte in mente sempre torni ma mi riempi allor di nostalgia. (Boccheggiano 21.9.2018 -15,02) Non era amore, no, non era amore Non era amore, no, non era il suo non era amore, no, neppure il mio abbiam raccolto il fiore a primavera quando bocciolo acerbo ancora era. Io ho raccolto affetto ed entusiasmo tu hai raccolto un poco dei miei avanzi con me fu forse ingenua e un po' confusa con te lei s'era solo forse illusa. Ero cecato io da tanto affetto tu lusingato t'hai tappato gli occhi, non l'ho capito io manco una volta non l'hai capito tu ch'era stravolta. Ora io sono solo e più non lego neppure vo' a cercare i vecchi amori e resto a maneggiare la tastiera scrivo e descrivo un'afflizione vera che mi consuma senza via d'uscita perché più non ritorna il tempo andato e mi tormento senza una ragione ché finito è l'amore e la passione. (Boccheggiano 24.9.2018 – 22,56) Musica divina Musica, musica che l'animo accarezzi note sublimi volano nel cielo sulle nuvole rimbalzano il cuore colpiscono e la mente. Musica, musica che mi emozioni interiormente che volare mi fai in un mondo fantastico e silente dove regna la pace l'amore tra le genti. Solo tu mi completi, mi distendi, solo tu mi coinvolgi dolcemente. (Boccheggiano 23.9.2018 – 10,45) Mangiavamo lupini La foto è tratta dal portale: https://it.wikipedia.org/wiki/Sbarco_in_Sicilia Mangiavamo lupini salati e carrube stoppose a merenda mangiavamo quello che nei campi cresceva e quel che sovente avanzava. Ricordo sempre le greggi belanti ed il latte di capra e ricotte ed il siero salato a bicchieri si beveva davanti alle porte. Quell'odore pungente di capre che appestava i nostri rioni vaga ancora nel tempo sopravvive all'olfatto è archiviato nei nostri polmoni. Quante arance nel tempo invernale mandarini ancor verdi ed acerbi e legumi di tutti i colori le cicerchie stancanti a lessare disperata era spesso mia madre non sapeva che cosa mangiare. Il ricordo sopravvive nel tempo e rivedo gli eserciti in fuga ed i visi un po' scuri dei mori il rumore dei mezzi di guerra le bandiere dei liberatori. Caramelle, gallette, sorrisi scatolette di cibo un po' strano ch'è rimasto attaccato al palato che arrivava da un mondo lontano. Poi pian piano il ritorno al normale si sperava che il conto salato qualcheduno l'avesse saldato ma son sempre i poveri, infine, che le guerre hanno anche pagato. Ricordare non so a cosa serva ma la storia ritorna e si vede interessa forse popoli nuovi ma la fame è sempre più acerba la miseria ha i soliti panni la paura è sempre la stessa ed uguali sono anche gli affanni. Mangiavamo lupini salati ma i pasti in quei tempi di guerra molte volte li abbiamo saltati. (Boccheggiano 26.9.2018 – 10,11) Zucchero La foto è presa dal portale:
http://www.perlapace.it/mondo-diviso-muri/ Questo caffè stamani è proprio amaro, lo zucchero, ma non ne vuol sapere a me l'amaro proprio non piace se non è dolce non riesco a bere. Da qualche tempo guardo la TV è l'entusiasmo che m'ha spinto a farlo pensavo: “questa volta è proprio vero, c'è qualcuno che il mondo vuol cambiarlo”. Ma io son preda facile e mi illudo che aria nuova dal mare può spirare poi ascolto solo tante parolone tanto entusiasmo che mi fa tremare. E sento e vedo alzare nuovi muri osservo ancora volti disperati in quello specchio spesso mi rifletto è doloroso essere scacciati. E allora è inutile quel caffè addolcire a volte di fiele l'animo ne ho pieno guardo nel mondo tanta sofferenza difficile è addolcirla col veleno. (Donnas 7.6.2018 – 11,12 ) Voluttà La foto è tratta dal portale:
http://comelacquasuisassi.altervista.org/bianche-lenzuola/ Vorrei poter morir tra le tue braccia assaggiar un poco del tuo latte gustare al tatto il suon della tua pelle lenir tutte le voglie insoddisfatte. E rotolar sulle lenzuola bianche come se fosse spuma in mezzo al mare detergere il sudor con mille baci gustar tutto l'amor che ancor puoi dare. Con te volar in ciel, poter sognare, sentirmi amato ed io amor donare col vento fuggirei a te abbracciato la lingua con la lingua accarezzare. Ancora risvegliare le mie passioni le tue alimentar con nuovo ardore stuzzicare le voglie tue e gli ormoni come negli anni del tuo primo amore. E risentir l'odor di primavera con il tagete giallo su quel colle dove mi persi tra le paparine dove ancor vago tra le dure zolle. E poi avvertir la voce tua lontana che senza amore inutilmente chiama. (Donnas 22.6.2018 – 19,36) Visioni mattutine Nella mia foto: il fico sul Vereto Stanotte mi son perso sul Vereto e all'alba m'ha baciato un sole vivo brillava in mezzo al bianco il mandorleto ed il destino ancora maledivo. Destino che impastò l'animo inquieto ed il futuro ormai più non predico vivo ogni giorno, cerco d'esser lieto, che quanto ancor vivrò non so e non dico. Paziente a questi giorni sopravvivo, me li voglio gustar serenamente e li vivrò con spirito giulivo senza aspettarmi dal futuro niente, m'abbraccerò sul colle al vecchio ulivo che pace ognor regala alla mia mente. E il cuore più non sente, amor non prova, e più non maledico, pace ora trovo al fresco del mio fico. - Sonetto caudato (Donnas 10.6.2018 – 10,52) Vecchi villaggi La foto è di Ornella Carpino (g.c.) Ne abbiamo vista vita grama giorni passati a lavorare raccolti a volte andati a male nubi e pioggia muta e grandine caduta. Ne abbiamo viste notti senza luna cieli coperti e poveri di stelle abbiamo visto tenere fiammelle lucciole a notte volare tremarelle. Abbiamo anche sentito all'alba muggir d'armenti ed abbaiar di cani porte sbattere e lieve cigolare secchi per terra a volte rotolare abbiam sentito lamentar di volpi e gracidar di corvi in ciel volare. Ne abbiam sentite strilla di neonati risate prorompenti di bambini abbiam visto pestar vino nei tini sbattere il grano cantando sulle aie. E abbiamo visto la gente poi lasciarci soli siamo rimasti tra la brina a guardare il fiume giù dalla collina a sentire a volte i sassi rotolare le stalle lentamente rovinare le nostre mura antiche sbriciolare. (Donnas 7.6.2018 – 17,41) Una storia d'amore Io l'abbracciai, e lei mi disse:-“Dai, quella mano allunga sul mio corpo le tue carezze no, non fanno male, altre più laide un giorno le provai”. “E la violenza la ricordo ancora sempre m'opprime e brucia la mia pelle per questo a pagamento mi donai l'uomo snobbavo e sempre lo odiai”-. Ma io cercavo solo un po' d'affetto poco potevo dare ancora d'altro le mie carezze erano sincere l'astuzia non usai, non ero scaltro. E lei s'accorse di quel sentimento disse: “Son donna libera, lo sai ma quel che hai regalato non ha prezzo fino all'ultima goccia lo gustai”. Fino all'ultima goccia glielo diedi ma il decoro e la passione persi adesso penso ancora a quell'amore ch'oggi coloro con dei dolci versi. (Donnas 8.6.2018 – 15,37) Un merlo canterino L'immagine è tratta dal portale: https://www.gutefrage.net/frage/erste-hilfe-bei-voegeln-oder-wann-greife-ich-einem-gefiederten-freund-unter-die-fluegel Un merlo sta cantando sopra un tetto chissà per quale amore sta soffrendo insieme a me di certo sta morendo le note intense vibrano nel petto. Alla passione un giorno non ho retto forse per questo il suo cantare intendo le sue emozioni ancora sto vivendo l'amor lui vive ed io d'amar non smetto. Eppure adesso è l'ora del silenzio, della calma che segue all'entusiasmo, ma il cuore batte ed io l'amor potenzio e non m'importa dell'altrui sarcasmo da chi ancor ama non mi differenzio e amore in mente come un bimbo plasmo. - Sonetto (Donnas 3.6.2018 – 10,39) Tra le crete materane Nella mia foto del 2010: tramonto sulla superstrada Basentana nei pressi di Matera Sapessi quante albe un tempo ho visto quando al lavoro andavo ogni mattino le vigne poi iniziavo a defogliare e ottobre regalava un dolce vino. Nel materano tra le crete antiche, poi Primo Levi bene le descrisse, terreni aridi a volte inospitali che Dio abbandonò lui anche scrisse. Erano giorni che la giovinezza ci accompagnava, ci dava speranza, il ricordare tante pene sfuma ma dentro il cuor riporta l'esultanza. Ora traguardo il tutto dai miei monti guardo le vette candide di neve ricordo il sole che splendeva forte e una dolcezza in cuore sale lieve. A Giovanna de Padova di Aosta (Donnas 12.6.2018 – 10,40) Sognando il Vereto Nella mia foto del 4.9.2015: Patù visto dal Vereto Questa notte sognai ancora il fico perso, laggiù, sul colle del Vereto, a ricordare nel mio cuor m'allieto e provo un'emozione che non dico. E vidi la pajara e disse:”Amico, vedo che sei nel cuore sempre inquieto”. Risposi sotto il verde mandorleto: “d'averla conosciuta maledico”. Il sole era limpido e cocente scaldava sopra i tronchi le cicale con quel ciarlar monotono e insistente. Poi scorsi tra gli ulivi un cascinale che di sogni un dì m'empì la mente ma quel sognar rimase in un guanciale che l'alba poi inzuppò d'umida brina che ancora nel rancore mi trascina. -Sonetto ritornellato (Donnas 4.56.2018 – 10,31) Rondine stanca Nella mia foto: Vela nel mare di Leuca Oh, rondinella che volteggi stanca su questo cielo libero da nubi il tuo squittio tu lo sai mi manca quando ti sento i miei pensier disturbi. Ti cerco ma la chioma ormai s'imbianca quando m'appari un po' di vita rubi e se ti penso il cuore si rinfranca ma a nuovi amor come colomba tubi. E nella notte non mi fai dormire mi svegli, mi tormenti, rubi il sonno come vento leggero ancora spiri. Vedo le foglie placide ingiallire e mi tormenta questa età da nonno mentre con la tua vela in mare viri. - Sonetto (Donnas 14.6.2018 – 10,20) Onde sulla falesia Nella mia foto: Mareggiata a Punta Ristola 12.11.2014 Spazzava l'onda furiosa la scogliera il vento disfaceva i miei capelli il salino volava come brina e il sole già arrossava la mia pelle. Invano ti cercavo fra gli anfratti più non giacevi col tuo primo amore già maturavi nel petto tuo un addio io lo sapevo, da tempo lo intuivo. Ti è chiara adesso tanta mia tristezza? Non piangevo per te, tu stanne certa, mentre nel letto laida godevi inseguivo un sogno mio interrotto. Piangevo quell'amor onesto e puro che un dì lasciai vicino alla marina lei mi donò soltanto amor sincero con te smorzai libido e desiderio. Volano le parole, onde di mare, le affoga la risacca, e il suo frusciare le polverizza il vento e le trascina, sulla falesia sembrano farina. (Donnas 6.6.2018 – 12,27) Non ho più tempo La foto è tratta dal portale:
https://mastereventiculturali.com/2017/12/23/essere-capitale-un-viaggio-in-italia/ Non ho più tempo ad inseguir ricordi tutti, tutti li vorrei abbracciare dai monti della Valle fino al mare vividi sono ancora nella mente. E ritrovar vorrei i volti antichi, la terra scura della mia Calabria, quella rossa dei Piani salentini, dove il sudore dei miei vecchi esonda. Vorrei volare in terra di Cilento, a Forcelle ad acquistar qualcosa ed in Abruzzo dove qualche tempo ci son rimasto poi in età matura. Ma questa vita ormai poco mi dura e allora volo con la fantasia, anche riaffiora qualche amor sbocciato in queste terre che non ho scordato. (Donnas 8.6.2018 – 12,26) L'inganno del tempo La foto è presa dal portale:
http://www.noisiamofuturo.it/2018/02/05/linganno-del-tempo/ Se potessi cancellare l'inganno del tempo lo farei solo per te. Non vorrei che i tuoi anni diventino un peso, non lo sono, non lo saranno mai. Gli anni sono fonte di saggezza: non ascoltare chi ti dice che sei vecchio. Nessuno è vecchio ma è maturo sotto tutti gli aspetti. Non sprecare i tuoi anni, inseguendo chi non vuole un po' averti. Dai il tuo cuore a chi lo merita veramente: il mio te lo sei meritato. Continuerò a scriverti dolci frasi fino all'ultimo dei miei giorni. Anonima Salentina - Adattamento poetico di S.A. Santoro (31.10.2007 – 4:18:51) Lacrime La foto è presa dal portale:
https://cinema.fanpage.it/non-possiamo-che-parlare-con-i-nostri-dipinti-la-magia-di-loving-vincent-torna-al-cinema/ Oh, sì, le tue dolci parole seminate su un messaggio lontano di un autunno ormai sepolto dal rancore, gelido inverno dopo sopraggiunto a cancellare in te passione e amore. Dolce tristezza che nel cuore avvampa, che rinnova sofferenze condivise, frasi e volti nel buio della notte, ardori di passioni travolgenti all'alba di chiarori mattutini col sonno che abbondava sui cuscini. “Vorrei un figlio da te - mi ripetevi - certo a pensarci m'assale la paura so che forse sarebbe una sciocchezza, ma se io non t'amassi, no, non lo direi, forse è follia, forse folle io sono, ma già domani sai ti sposerei”. E mi dicevi d'esserne convinta perché l'amore in te era reale, ma era grandine che seminavi lesta che ancor oggi genera tempesta, eran parole che hai sparso al vento parole che oggi creano tormento, che a un cuor che ama ancora fanno male. (Donnas 22.6.2018 – 10,51) Insonnia Son albe chiare quelle dei mattini rigirarsi nel letto sudaticci affacciarsi di notte alla finestra sentir cantare i merli sui ciliegi. E farsi accarezzare dalla brina da un venticello fresco sulla pelle veder la Dora lenta a valle andare col suo rumore secco brontolare. V'è su nel cielo un brulicar di stelle un luccichio passare intermittente forse la gente nell'aereo sogna io poco sogno e resto qui a vegliare. E mi gusto il silenzio di quest'ora turbato a tratti da un auto che passa e poi mi giunge il melodiar del merlo anche lui con me resta a sognare. Il tempo va, con se porta gli affanni, te ne presenta ogni dì di nuovi ma nel tuo cuor silente ancor rinnovi di un amore fuggito sempre i danni. (Donnas 21.6.2018 – 10,32) Incoscienza La foto è tratta dal film: "La bellezza del somaro" con Sergio Castellitto, Enzo Jannacci e Barbora Babul'ovà Vorrei tornare ai dì dell'incoscienza fregarmene del mondo e delle usanze dei perbenismi ipocriti e indecenti darti l'amore dei tuoi anni venti. Non pensare alle critiche e alla gente con te viaggiar di giorno sotto il sole invece come ladri siamo andati e i nostri cuori abbiamo rovinati. In fondo noi si dava solo amore d'altro ti davo quello che potevo ma tu mi ripetevi per me basta ed alludevi che non eri casta. Ero egoista, per me io ti volevo, e tu d'affetto me ne hai dato tanto, a volte ripensavi e scomparivi non ti capì, con me forse soffrivi. Ed ora leggo gli ultimi messaggi, indugi come sempre e chiudi il cuore e intanto il tempo ingrato sta passando ma senza amore dove stiamo andando? (Donnas 16.6.2018 – 10,21) Il baratto La foto è di Anna Rosa Potenza (g.c.) Sole splendente tra nuvole sparse occhi lucenti come le marine che un dì ho lasciato tra spiagge riarse all'alba nuova di umide mattine. E farsi riscaldare ancor la pelle dal primo sole che accarezza l'onde che spegne in ciel le stelle tremarelle col suo splendor che tutte le nasconde. Oh, giorni di felicità precarie dove siete fuggiti, deh, tornate ora io vivo albe solitarie tra montagne di verde colorate. Sembrano alghe profumate in mare che coglievo distratto ogni mattina quel profumo si fonde all'acque chiare della Dora che corre alla marina. Anch'io sull'acqua scivolo sognante, mi illudo allor di ritrovar le spiagge che barattai da stupido mercante con rocce inaccessibili e selvagge. (Donnas 23.6.2018 – 11,03) Haiku - Rana La foto è tratta dal portale: http://arte-terapia.it/L%27arte_nella_letteratura.htm Cra cra di rana il gran silenzio spezza fremito d'acqua (Donnas 11.6.2018 – 13,48) Papaveri e tageti Più non ritornerò sul mio Vereto a lacrimar tra pietre e tra i tageti più non mi piegherò tra gli uliveti a riguardar la tua casetta lieto. Non sentirò mai più le gazze urlare né in cielo volteggiar vedrò i falchetti né ascolterò seduto sui muretti le civette la notte pigolare. Solo m'arriverà smorzato l'eco di parole disperse pei sentieri e scorderai gli affetti miei sinceri, più non dirai che solo danni arreco. Di te mi resteranno film e foto, il ruggire del mar sulla scogliera il tuo lieto ondeggiare sulla moto e i mandorli fioriti a primavera. (Donnas 11.6.2018 – 13,48)
Gaby Nella mia foto: Le sculture di Gaby e l'Albergo dove alloggiò il Carducci nel 1895 E venni a Gaby a respirare l'albe, bagnare i piedi nella tua frescura Lys irruento, che trascini a valle la montagna, che sbriciolando muore. Nel tuo letto sto contando i massi che l'acqua poi corrode lentamente mentre un'aquila in cielo si trastulla ed un falchetto un passerotto burla. L'ostessa anch'io cercai all'osteria, un calice di rosso mi ha servito col Vate che cantò un dì i cipressi con rosignoli costruì i suoi versi. Son qui seduto e guardo nel passato nessuno sa cosa mi frulli in mente penso al poeta con foglio e matita che tesse poesie con le sue dita. E sto pensando qui nella piazzetta tra le sculture immobili di legno di pini e vette in cuore faccio incetta e a scrivere dei versi un po' m'ingegno. (Donnas 19.6.2018 – 0,30) Emozione Nella mia foto del 2009: Il colle del Vereto visto da Patù Emozione un volo di farfalla il cinguettar d'un passerotto sopra il tetto un ragno appeso ad un rosaio che fila un merlo nel giardino a rivoltare foglie dei ragnetti rossi sulla tua finestra. Emozione il mio pensiero che cerca d'incrociare il tuo perso dietro follie e nuovi amori, onda di mare che stancante vai soffio di vento che non sosta mai. Emozione è ricordar carezze fremiti di pelle sotto le lenzuola desideri che non potrai realizzare amplessi che non potrai più rinnovare. Emozione è quell'uggia che ti assale solo pensando ad un finito amore, a una collina che ti fa sognare ad un sentiero che ti torna in mente che dentro rode ancor teneramente. (Donnas 15.6.2018 – 20,16) 19/06/2018
Dammi un'ora Dammi solo un'ora, un'ora sol della tua vita, oh Dio se soffrirò, guardando la lancetta che si sposta quel ticchettio m'assordirà il cervello mentre la pelle tua accarezzerò gustando il poco tempo del piacere. E capirai dall'affettuoso tocco che spazzola i tuoi seni e la tua pelle, tu capirai la tanta mia passione quel mio volare nella fantasia come nel ciel le svelte rondinelle. Quei baci, è ver, sapranno di tramonto ma la passione non potrai vagliare è sempre fresca e non potrà morire, perché ruggisce come la tempesta quando sopra gli scogli spinge il mare. Con me ritornerai come bambina ricorderai allora il primo amore forse rimpiangerai quel bene avuto forse tu apprezzerai il mio sentimento ch'è una carezza che sa ancor di vento. (Donnas 5.6.2018 – 16,20) Cattiverie La figura è presa dal portale: https://www.cartolinagratis.com/tumb/cattiveria_come_boomerang_1.jpg Ogni parola, lo sai, è una coltellata nella ferita poi spingi il coltello con cattiveria a fondo lo rigiri, più lo giri e più ti fai del male e ti comporti come un criminale. Non c'è bisogno di spiegare nulla non servono gli inutili sermoni non serve far neppur filosofia usiamo le parole per colpire, di parole si può anche morire. Ma dopo che le afferra il vento le cose dette non puoi richiamare ti penti delle nuove cattiverie, delle parole tue tagliente usate ormai il vento in alto le ha portate. Volano tra le nubi, sopra il mare, vorresti risucchiarle nella gola e maledici poi di averle dette ma hai ripetuto ormai la vecchia storia non basta l'esperienza e la memoria. (Donnas 18.6.2018 – 20,40) Ardesia La foto è di Sandra Moschella di Aosta (g.c.) Sui tetti bigi dove l'ardesia brilla, dove lo sguardo si distende pigro oggi nel cielo il sole non scintilla la pioggia batte ed i colori offusca nelle grondaie borbotta e quasi strilla. La Becca è accarezzata dalla bruma in alto svetta solo il campanile indica il cielo e pare mormorare una preghiera mentre batte l'ore. Traguardo il mio pensiero volo sui monti questo giorno sfuggente un po' m'opprime, felicità esaurite mi regala. La mia baldanza adesso s'è attenuata questa visione riporta al tempo antico e questi tetti cupi, il campanile, i comignoli pigri e poveri di fiato, l'uggia di questa buia giornata un poco dentro il cuore han mitigata. (Donnas 12.6.2018 – 12,51) A Goethe La foto è tratta dal portale: http://www.caffeeuropa.it/immagini/117immagini-Grcic.html Sei nato quasi morto, io certo vivo, comune di sicuro è stato il pianto e quel ciucciotto con lo zuccherino succhiai vorace ma non mi calmai. “Sturm und Drang”? Io lo praticai misto alle folle, tra suoni di tamburi, urla assordanti, piazze rimbombanti, ed esplosioni di risa dirompenti. Forse il mio poetare fu spartano, non vissi come te nell'abbondanza, Roma, la vidi sempre dai cortei non da finestre d'attici sontuosi. Versi produssi ed anche diedi vita, valorizzando la persona umana, all'impeto sociale accesi il fuoco grattai la sabbia al palco del potere. Se poi il riflusso macinò il sociale io “eredità d'affetti” sol lasciai, tu opere immortali regalasti l'Italia nei tuoi scritti immortalasti. Mi unisce a te l'amore per i versi oltre all'abbraccio triste con la morte non disdegnasti, no, certo la vita ma hai scelto l'ora di farla finita. Poi luce richiedesti, inutilmente, avevi spento già l'interruttore a Giacobbe scegliesti il Creatore fuori era il mondo ormai dalla tua mente. (Donnas 5.6.2018 – 15,16) Un giorno mi dirai La foto è tratta dal portale: http://www.radioelhatillo.com/?p=25254 Un giorno mi dirai: T'ho fatto un torto”, mi spiacerà ma non potrò sentire, anche se urlerai non potrò udire l'udito ha spento chi da tempo è morto. Per me lo sai non ci sarà conforto a nuova vita non potrò sortire potrai odiarmi ancora e ancor mentire il bene mio l'hai solamente estorto, il tuo era apparente, occasionale. E l'hai diviso tra i tuoi tanti amori era per te il mio inutile e banale tu l'hai diffuso su dei secchi fiori come un'ape distratta e irrazionale che non controlla i propri recettori. Vedrai che il tempo mi darà ragione ape non eri, penso un calabrone. - Sonetto ritornellato (Donnas 27.4.2016 – 23:43) Antonietta Antonietta Calabrò (penultima a destra in alto a fianco a mia madre in una foto di fine anni '50) Si sfoglia l'albero in autunno perde la forza e perde qualche ramo perde la vita mia un vecchio affetto che ritrovo in una foto antica quando la giovinezza sorrideva quando la vita nostra ancor fioriva. Opache ombre il sol proietta mesto foglia strappa la foglia, gli affetti se ne vanno restano in cuor le pene, restano gli affanni, ma un sorriso infantile ancora ci accompagna rende il nostro peregrinar meno gravoso. Chi hai trovato, tu, nella città dolente? Hai ritrovato il sorriso che s'è perso nel rantolo pesante d'una notte, in quel dolore che ha colpito il cuore? Hai trovato la pace che invocavi, quella serenità che poi segui all'affanno, quel tenue sole dopo la tempesta? Anche per me il tempo passa e non aspetta ti troverò, cugina, stanne certa! (Donnas 7.5.2018 – 21,01) Binari morti Ora c'è una strada cieca che non conduce da nessuna parte come i binari morti che aspettano il passaggio d'un ciclista. Il treno ha chiesto scusa senza lo sferragliare d'una vaporiera anche il futuro è morto. Non il pensiero che sui binari sosta e lancia un fischio, urlo d'una anima smarrita in triste attesa: inutilmente aspetta che il vecchio treno sferragliando torni spruzzando al cielo nubi di veleno. (Donnas 7.5.2018 – 14,10) Utopie Quella penna ruba i pensieri sull'asfalto ombre disegna e segni intrecci e congetture tutte le mie utopie le fantasie nascoste sottili stramberie. Quella penna volar mi fa fuori dai sogni ad un risveglio improvviso mi trascina a vuoto striscia quando l'ultima goccia del nero dell'inchiostro evapora ed essicca. (Donnas 5.5.2018 – 13,52)
http://www.aqualunateatro.com/gBObRMgz/
Precarietà alma nella notte che agito le braccia al buio equilibrio precario d'un pensiero che scava nello spirito d'una anima inquieta! (Donnas 5.5.2018 – 5,44) Pigrizia La foto è tratta dal portale: http://www.diariodeloriente.es/wp-content/uploads/2017/05/Tamarisco.png Questa pigrizia che m'affoga il cuore è una catena che mi lega e affligge questa pigrizia ha un alito di morte è come un olio che in padella frigge. Questa pigrizia mi trasporta al mare e una spiaggia pietrosa mi disegna le calde estati steso sotto il sole la mente mia a scordar non si rassegna. A volte vedo limpida Messina sul mare liscio come saponetta ed una nave nera solca l'onda scivola in acqua lenta senza fretta. E' sempre l'onda della mia pigrizia che sale e scende come la marea che accompagnò sul legno l'agonia dell'Uomo crocifisso in Galilea. E tutto sembra inutile e banale il senso della vita non capisco si nasce, cresce e poi si deperisce pur se si è forti come un tamarisco. (Donnas 5.5.2017 – 4,27) Pensando a Ruffano Il 4 Agosto del 2010 davanti al suo negozio transitavo, lei addobbava un'auto Balilla scesi e qualche foto poi scattavo. Vendeva fiori e ne volli un mazzetto, lei poi mi chiese a chi dovrei donarlo poco le dissi, avevo un groppo in gola e dentro il cuore mi rodeva un tarlo. Il prezzo chiesi, lei fece un sorriso: “un omaggio per chi sta nel tuo cuore” e ricambiai l'omaggio con un dono ….un libro mio di poesie d'amore. Lei non lo sa ma io sempre la penso, quel giorno era un dì particolare la rondine non è tornata al tetto ed io ho smesso anche di sognare. Quei fiori son finiti in un filmato ogni tanto la voce mia riascolto ricorda un giorno di crocefissione e un chiodo che dal cuor nessuno ha tolto. (Donnas 3.5.2018 – 14,59) Che devo fare (Canzone) La foto è pubblicata sul portale:
http://www.varesenews.it/2015/09/trovatelli-cosa-fare-per-stare-senza-pensieri/404268/ Che devo fare, che devo fare, più ti penso e più ho voglia di morire, folle t'ho amato come un rimbambito quel tuo sorriso non ho mai scordato. Che devo fare, che devo fare, se ogni mattina mi torni nella mente dico di odiarti e poi teneramente entri nei miei pensieri e lì vi resti. Che devo fare, che devo fare, vivere senza di te meglio morire inutilmente cerco di scordarti in fondo al cuore resti e mai non parti. E maledico il tempo il mio destino maledico chi a te ora è vicino tu lo sapevi che ti amavo tanto e ci ridevi quando un giorno ho pianto. Inutilmente io ti maledico d'averti amato Iddio io benedico m'hai risvegliato in cuor la giovinezza or nel mio cuore c'è neve e tristezza. Che devo fare, che devo fare, vivere senza te è da morire inutilmente cerco di scordarti in fondo al cuore resti e mai non parti. Che devo fare, che devo fare, sei nel mio cuore e lì devi restare. (Donnas 2.5.2018 – 9,52) Il rimorso La foto è presa dal portale: http://www.inchiestasicilia.com/2018/02/19/l-era-del-rimpianto/#comment-30518 Il rimorso è come una frustata d'improvviso ti prende e il cuore assale e, più pesante d'una tonnellata d'angoscia preme la mente e ti fa male. Riflette sulla vita già passata e non tentenna mai, sempre è puntuale, annota sia in uscita che in entrata quanto sei stato un dì superficiale. Ti riporta gli affetti che hai perduto l'aver donato poco allor t'affanna ancor di più il distacco che hai tenuto verso l'ansia assillante d'una mamma a cui più volte sei rimasto muto pur sapendo che lei giammai ti inganna. - Sonetto (Donnas 14.5.2018 – 20,14) Una casa perduta nel tempo La foto è condivisa dalla pagina FB di Giusy Agrosì Perderci nel silenzio in mezzo al grano colorato da rossi papaveri sgargianti buttar lo sguardo a un tempo ormai lontano agli anni nostri teneri e frizzanti. Rileggere un canto leopardiano o riascoltar di favole e briganti poi recitare un canto gregoriano intorno al fuoco con occhi sognanti. E quella casa, là sulla collina rappresentava il punto d'un approdo che illuminava il cuore ogni mattina. Quella visione è spenta e più non godo l'odor non sento d'erba cipollina né un dolce canto d'usignolo odo. -Sonetto (Donnas 13.5.2018 – 23,06) Il mio cane Il mio cane con me guardava il colle correva ed abbaiava allegramente sull'erba si sdraiava, rotolava, ogni albero annusava e lo segnava. Anch'io annusavo nei ciocchi le viole anch'io correvo libero sull'erba accaldato con lui scalavo il colle con le mani impastavo argilla molle. Il mio cane guardava, anch'io guardavo, nella mente il presente si archiviava, io le rondini inseguivo su nel cielo mentre l'accarezzavo contropelo. E lui era felice del mio tocco disteso se ne stava a gambe in aria la schiena dall'erba accarezzata chi mai pensava a questa vita ingrata? Io sopravvivo ancora, sfido il tempo, quello che lui ha archiviato più non vede, ma nella mente mia viva è la storia che lui ancor vede con la mia memoria. (Donnas 13.5.2018 – 00,51) Momenti onirici Nella foto: particolare della scultura fontana dei medici nei giardini del Lussemburgo a Parigi. Stanotte sono stato a lei vicino, nel sonno m'ha tenuto compagnia sempre una bella donna m'accompagna mai sono stato solo in vita mia. E m'ha stretto al suo corpo ho sentito il caldo dei suoi seni un bacio appassionato m'ha donato dolce l'accarezzavo lungo i reni. Lei non mi lascia solo, maledetta, mi fa sentire sempre la sua voce nel modo migliore, però, è assai gentile anche se il suo ondeggiar spesso è feroce. Per lei ho perso il sonno questa notte era una donna bella e passionale invano per Pistoia l'ho cercata lungo la vecchia strada poderale. Ma più non ricordavo dove fossi con un passante mi fermai a parlare feci i nomi di vecchi residenti, disse: “Son morti, è inutile cercare”. Eppure quel bacio appassionato era caldo, erotico, eccitante di nuovo lei la pelle m'ha sfiorato dopo scompare e se ne sta distante. (Donnas 11.5.2018 – 3,22) Mio padre (Anniversario 2018) Foto di famiglia: mio padre a 29 anni nel 1942 Mio padre è stato ruvido e cattivo, forse assomigliava alla sua terra secca e indurita quando d'estate il sole la forgiava. E la sua pelle a volte traspirava sudore vero, forse un'emozione, a volte sembrava arido e crudele: la guerra è una compagna occasionale con la quale bisogna fare i conti la lista dei rancori ci presenta trasforma in un lupo affamato chi era un tempo come agnello nato. Mio padre aveva il senso del lavoro, fermo non stava ed era presuntuoso quello che lui faceva lo esaltava con arroganza anche si vantava. Quello che lui m'ha dato l'ho raccolto: la presunzione a volte mi accompagna l'amore che io provo non so dare la solitudine spesso mi è compagna. Mio padre aveva forse i suoi rimorsi quando una lacrima negli occhi gli spuntava, era orgoglioso e ruvido a momenti come la terra dura un dì scavata a me di certo assai rassomigliava. (Donnas 10.5.2018 – 10,09) Illusione Nella foto: con Daniela Lazzeri E' una illusione questa nostra vita sempre guardiamo indietro e non avanti gli anni stanno passando e tutti quanti pensiamo sia all'inizio la partita. C'è sulla torta solo una candela (metterne tante un po' ci si impaura) ma il tempo passa, anche l'età matura, ci scherzo e faccio ridere Daniela. E sulla farcitura v'è una scritta che irride e vuole un po' sdrammatizzare perché al futuro non si vuol pensare nascondi gli anni tra i mobili in soffitta. Ma dopo solo ti rigiri a letto pensi ai tuoi cari presto ritrovare è un'illusione, non si può avverare, ma rasserena il cuore dentro il petto. (Donnas 17.4.2017 – 10,20) Vegani La foto è tratta dal portale: http://bragwebdesign.com/ricette-di-cucina/antipasti/cozze-in-padella/comment-page-1/#comment-30369 Osservo con in bocca l'acquolina quei molluschi nel piatto colorati a fuoco vivo son stati rosolati che bella sofferenza stamattina. Sono indeciso, rigiro la terrina, i mitili oramai son cucinati l'istinto vuole siano mangiati ma in testa ognor protesta una vocina. E' tutto un girotondo, lo sappiamo, da quando è nato il mondo c'è violenza il più indifeso sempre ci mangiamo e lo facciamo con indifferenza, ma infin con i baccelli ci nutriamo per evitare morte e sofferenza. - Sonetto (Donnas 18.4.2018 – 11,54) Turbamenti Il Dipinto "Notte stellata" è di Vincent Van Gogh Non piango per te, mamma, piango per me per tutto il mio soffrire pensando a te quando soffrivi, piango per questa vita che mi sfugge, il passato è una gomena la nave ci è ancorata e non si stacca, è il giogo che sul collo sempre pesa e opprime il lento andare di una vacca. Piango per questo tempo che va via, per questa vita che scivola indolente come piuma sull'acqua d'un ruscello che dondola e si muove lentamente. E guardo e ascolto il canto d'un uccello osservo il sole che all'orizzonte muore e penso a te, o madre agonizzante, che il mio pianto hai raccolto quando ancora ero gracile ed infante. (Donnas 15.4.2018 – 21,55) Cicli L'immagine è presa dal portale: https://www.giardinaggio.net Cade la foglia qual gialla qual scarlatta nella mota s'imbratta. Sotto la neve dorme ma al primo sol rinasce tra le viole, col suo limo li pasce. E nuova erba spunta tra radici contorte la vita si rinnova vince anche la morte. (Donnas 17.4.2018 – 20,30) Anna Rita (Acrostico) La foto è ritagliata dal portale: http://www.meteoweb.eu Ancor risuona in mente il tuo godere Neppure scorderò le tue parole Non ti cancellerò da questo cuore Affetto mi donasti e un po' d'amore. Rimane impressa sempre la tua foga Il tuo goder sanguigno Tradivi e t'avvolgevi con diletto Ai tanti umori sparsi sopra il letto. (Donnas 22.4.2018 – 13,39) Flavia Ida Nella foto: Ida Flavia Oltre la finestra guardo l'occhio scivola randagio coglie il cangiar delle stagioni coglie le mie passioni. Oltre ogni presunzione vola lo spirto e rugge quest'animo mi turba il futuro mi ruba. Come un veliero a sera scivolano i miei pensieri sul mare dei ricordi son mille vele al vento vividi e non li scordi son gioia e son tormento. (Donnas 15.4.2018 – 23,00) Meriggi La foto dei Monti di Albania è tratta dalla pagina di FB dell'amico Oreste Garoppo Meriggi estivi ad osservar marine da quel balcone perso sopra l'abisso d'un pensiero che m'illudeva a conservare le tracce evanescenti di un impero. E la ricordo ancora la moneta impressa con un tipo neo-romano “Re d'Italia e d'Albania” dal mio esilio volontario di Gagliano. Di fronte si stagliavano quei monti dove mio padre s'era anche perduto, a lui pensavo mentre con il pensiero traguardavo un amore che ormai già si scioglieva come un gelato variegato panna che ancora oggi la mia mente inganna. E vedo anche la neve sopra i monti che già si scioglie e passano i miei anni ma quell'amor sincero ancor ricordo e quell'affetto che ho sorbito ingordo. (Donnas 18.4.2018 – 10,50) Haiku – Primavera 2018 Candide nevi ma già l'inverno muore Fiori di melo (Donnas 23.4.2018 – 10,18) Haiku – Arpa Nella foto: Antonella Natangelo alla Fondazione il Fiore 21.4.2018 lieve solfeggio com'ali di farfalla vibrar di foglie (Donnas 23.4.2018 – 9,20) Ciliegi in fiore In questa notte buia col batticuore, con il rumor del fiume a pochi metri che vedo scivolar lento dai vetri, a te io sto pensando dolce amore. Lo so che ci ha diviso il dissapore ma non mi stanco a scriver versi in metri anche se i miei pensieri saran tetri l'affetto sopravvive e da calore. In te è già morto ed anche s'è ghiacciato, e certamente è giusto sia così, ma è primavera e si è svegliato il prato era dormiente ma non insecchì, ora anche il ramo è già rigermoglito come l'amore mio che mai morì. - Sonetto (Donnas 24.4.2018 – 2,23) Passioni (A C.) Vorrei poter scavare nei tuoi occhi per ritrovare le passioni antiche tenerti come bimba sui ginocchi giocar vederti con amici e amiche mentre dal cuor felicità trabocchi correre in giro come le formiche. E rivederti ingenua a primavera ad inseguir le rondini sui tetti mentre ascoltavi per la mulattiera il cantico dei grilli e dei galletti traguardando laggiù per la costiera l'azzurro mar seduta sui muretti. Vorrei che rinascessi nel mio cuore con le pulsioni dell'età novella quando sbocciava in te il primo amore come sui prati il fior d'acetosella e dentro il petto s'accendea il calore della passione di calabresella. (Donnas 27.4.2018 – 10,42) Binari morti (Ad Anna) Tra i sassi ormai anneriti dei binari s'alza un frinire flebile di grilli mentre la notte tace e in mar la luna traccia una scia cangiante che m'incanta e un usignuolo solo piange e canta. Tra agave fioriti e fichi d'India una finestra ancora ha il lume acceso il treno più non passa come un tempo s'avverte a tratti un refolo di vento e un suono di campana mesto e lento. Quel treno più non passa nella notte non sento più quel fischio tutto il giorno un fiore sboccia in mezzo alle rotaie più non s'affaccia lei a quel finestrino più non la vedo passare ogni mattino. Dove sarà finito il vecchio treno che assordava sfrecciando a tutte l'ore? L'avranno demolito o convertito? Forse è pieno di ruggine e sospira i suoi capelli al vento più non spira. Anima mia, dove sei finita? Ti scrivo questi versi mentre penso ai cuccioli che avrei voluto darti e che impietosa mi negò la sorte. Forse tu suoni ancora il pianoforte e tra le note stai cercando mesta un accordo, un metro che non torna, ormai di me non resta alcun ricordo ma quel suono la mente mi frastorna pensando a quell'età che più non torna. (Donnas 27.4.2018 – 20,26) Quei capelli ramati La foto (g.c.) è della mia amica Emanuela Rizzo che mi ha ispirato il sonetto. Quei capelli ramati sono un sogno che il sole ha colorato dentro il mare quando da me li hai fatti accarezzare a ripensarci un poco mi vergogno. Ma del tuo amore ancor sento bisogno vivere a volte è come vegetare ondeggio come un'alga in fondo al mare nel mio rimpianto ognor sempre m'infogno. E ti rivedo fresca nei tuoi anni quando m'empivi di dolci parole ora tu m'hai riempito sol d'inganni ma dentro rodi come le tignole che lentamente bucano i miei panni difficile che ormai scaldi più il sole. - Sonetto (Donnas 29.4.2018 – 8,46) Bugie La foto è presa dal portale:
https://sindacatounaltracosa.org/2015/12/03/cgil-campania-lora-dei-conti/ Le tue parole via le porta il vento anche le tue malvagità lui mi riporta le ammucchia tutte sotto la finestra di tante tue bugie ne fa una scorta. Come foglie le ammassa in un cantuccio sono bugie che ormai non puoi cambiare ne hai dette tante, ormai nessun ti crede dal mondo non le puoi più cancellare. Come una dea per anni t'ho pregato quanto per te ho sofferto non lo sai tu ci ridevi e spesso non capivi non penso che lo capirai più mai. Per averti ero disposto a tutto anche al dileggio m'ero preparato gli affetti miei avrei anche distrutto ridicolo per te son diventato. Ma la ragione scava dentro il cuore si sincronizza poi con l'intelletto estirpa il male e toglie via il tumore ma a te interessa solamente il letto. E allora godi, giusta è la stagione, anche per te arriverà l'inverno e proverai la mia tribolazione e quel dolor che schiaccerà lo sterno. (Donnas 30.4.2018 – 9,41) Pesci, pesci! La foto è presa dal portale: http://www.amore-tarocchi.com/I/il-segno-dei-pesci--tutti-i-segreti-605 L'oroscopo mio Dio che gran pazzia, elenca i nostri umori con le stelle così ci crea a volte passionali altri estemporanei e assai banali. Leggevo stamattina su un giornale che avrò un amore giovane e scattante ma chi ha scrutato a fondo il firmamento ben non ha visto che passa il convento. Lui m'ha annotato che non sembro vecchio meglio tacere e coglier qualche frutto ma lui è un gran bugiardo, anche millanta, da un pezzo ho superato anche gli ottanta. Son io che dentro mi sento ammollito, faccio fatica anche a passeggiare scrivi pure di questi giovani e scattanti li guarderò veloci andare avanti. Di spalle osserverò un bel fondo schiena sicuramente scatterà un ormone ma adesso son sereno e indifferente le tante mie passioni sono spente. (Donnas 30.4.2018 – 11,51) Inquietitudine Il dipinto "Notte stellata" e di Vincent Van Gogh Non piango per te, mamma, piango per me per tutto il mio soffrire pensando a te quando soffrivi, piango per questa vita che mi sfugge, il passato è una gomena la nave vi è ancorata e non si stacca, è il giogo che sul collo sempre pesa e opprime il lento andare di una vacca. Piango per questo tempo che va via, per questa vita che scivola indolente come piuma sull'acqua d'un ruscello che dondola e si muove lentamente. E guardo e ascolto il canto d'un uccello osservo il sole che all'orizzonte muore e penso a te, o madre agonizzante, che il mio pianto hai raccolto quando era ancora gracile ed infante. (Donnas 15.4.2018 – 21,55) Matrioske La foto è tratta dal portale: http://professionemammaperugia.blogspot.it/2016/03/avete-presente-la-matrioska.html Figliai una figlia femmina figliai, e lo sapevo che femmina sarebbe anche la figlia che la figlia mia figliata avrebbe. E sette, sette furono le femmine figliate, tubo da tubo uscite tutte bionde, rosee e pettinate. Perché il condotto ha un suo tragitto breve ma poi l'allunga un nuovo terminale, a cui s'aggiunge poi nuovo condotto da donna a donna nel tempo cresce e poi si fa canale. Come matrioske sono inscatolate una ne apri e dopo un'altra appare una con l'altra sono apparentate. E se non smetti di farle generare è inutile tu le abbia segregate solo altre matrioske san figliare. (Donnas 11.4.2018 – 21,22) Racale Racale ho dirimpetto questa sera e lei una volta c'era nel mio letto tanta passione aveva e tanto ardore non dava amore, non lo conosceva. E Racale ritorna anche stanotte a se mi stringe forte, mi frastorna di desiderio è colma e ancor m'inonda le sue pulsioni sfronda e mi ricolma. Non so perché ci penso e m'appassiono fuori rimbomba un tuono, il suono è intenso, sul letto son disteso e ancor ricordo quel suo piacer non scordo e sono acceso. Quei seni turgidi stringo e li accarezzo a volte la disprezzo, ma anche mi lusingo d'averla accarezzata, sfregato la sua pelle leccato le mammelle, nell'inguine eccitata. Scende la pioggia fuori, ed a quel giorno con il pensier ritorno e ai tanti ardori, dell'orologio antico ancor risento i tocchi gli slip ricordo sotto i suoi ginocchi e l'ombelico. (Donnas 12.4.2018 – 23,02) Primavera 2018 Ti ricordi? Ti ricordi quando il rosso avvampava nelle nostre vene? Ti ricordi, quando l'età novella suonava in cuore come campanella? Sui prati il verde tenero brillava, il rosso dei papaveri allagava tra margherite dondolanti e gialle, tra il candido color di bianche galle. E noi giulivi tra l'odor di fave, sdraiati sotto mandorli fioriti coi fili d'erba in bocca e sognatori già pensavamo ai nostri primi amori. E con in cuore già le prime pene la penna in mano lieti a verseggiare versi infuocati in forma di poesia di passione ricchi e nostalgia. Vorrei essere erba a primavera papavero che indossa sempre il rosso e rinnovare ogni anno il mio cappotto che invece è pien di toppe e mezzo rotto. (Donnas 12.4.2018 – 10,13) Tra le nubi ecco il sereno (A Caterina) - La foto è di Caterina Trombetti (g.c.) Le Alpi Apuane imbiancano il paesaggio mentre l'azzurro mare il cuore invade ed a te pensando, inferma in ospedale la mente di mestizia mi pervade. E' il tempo che infierisce e lascia i segni del suo passaggio e acciacchi ci regala mentre il tramonto già declina i raggi ombre cadenti invadono la sala. Ombre che affliggono la mente, immortali non siamo ma umani ma intorno a noi più albe non vediamo ma donne andate e un dondolio di mani. E quelle sale, che pur conforto danno ad un corpo che a volte ci abbandona, sembrano gabbie dove un cardellino un mesto gorgheggiare a tratti intona. Anche per lui il sole sorge e muore saltella a volte triste e becca pigro anch'io son prigioniero come lui ma ad altri lidi libero trasmigro. Mi basta aprire un poco quella gabbia provar le sbarre anguste ad allargare spiccare il volo con la fantasia e sulle onde del mare volteggiare. …."Tra le nubi ecco il sereno"...Carducci... "Nostalgia"! (Donnas 12.4.2018 – 11,07) Passione La foto del Cireneo che aiuta Gesù è presa dal portale:
http://tvzap.kataweb.it/news/199043/la-passione-di-cristo-nella-versione-di-mel-gibson/ E' Pasqua ed io non so più dove sei ed oggi è il primo aprile, giorno buffo, suona campana e dentro il cuore ho un tuffo perché mi manchi ed ora ti vorrei. Ed è passato il dì dei cirenei pesa quel legno sulle spalle e sbuffo neppur la pace più nel cuor riacciuffo in croce non mi misero gli ebrei. Ad inchiodarmi non so più chi fu forse fu la Sua identica Passione ma io son Salvatore e non Gesù. E a me vicino non c'è il buon ladrone non possiedo neppur le Sue virtù per me non ci sarà Resurrezione. - Sonetto (Donnas 1.4.2018 – 17,35) L'urlo del silenzio Nella mia foto del 2.11.2014: Punta Ristola Ci sono giorni che il silenzio urla a Ristola l'ascolto e forte chiama spesso nel cuor sprofonda come lama tacito e disumano ancor mi burla. Tra i vicoli la cerco, vorrei indurla a balbettare ancora che mi ama ma sempre maldicenze poi ricama a ragionar difficile è condurla. Questo cuor che tra lo sterno invecchia a primavera più non rinverdisce l'amore ardente ormai solo sonnecchia ed il silenzio un poco lo lenisce nel dolce mar però più non lo specchia, l'onda nera con se lo seppellisce. Fibrilla la sua immagine lontana ipocrita, laida, tenera puttana. - Sonetto ritornellato (Donnas 4.4.2018 – 18,06) Un pianoforte nella notte La foto è presa dal portale: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Reggio_Calabria-Veduta_notturna_del_lungomare.jpg Un pianoforte suona nella notte dita sottili che un dì ho accarezzato, Dio mio, quanto di tempo ne è passato, quante le donne dolci e galeotte che han voluto da me esser sedotte che finto amore m'hanno regalato. Giovani le rivedo in un filmato, e non so più come saran ridotte. Ma nel mio cuore ne è rimasta una e non la posso ormai più cancellare suonava il piano al sorger della luna che rilucente si specchiava in mare non so se le abbia arriso la fortuna che a me fu avversa e mi negò d'amare. Quando è notte sul Corso Garibaldi mi par di udir le note di Vivaldi. - Sonetto ritornellato (Donnas 7.4.2018 – 15,59) Il tocco Nulla cancellerai di quel che scrivi: basterebbe una riga ad annullare le cose orrende che in cuore hai tu allevato? Tracce tu lascerai lungo il passaggio, che a te ricorderanno il male fatto, a me rinnoverà rimpianto e oltraggio, l'onda morbosa della tua perfidia. Invano tenterai poi d'oscurare nella tua mente le tue azioni infami in fondo al cuore cercherai riparo convinta di celare il mal che hai fatto ma sempre in bocca salirà l'amaro. Poi quando il campanile segna il tocco ricorderai anche tu quell'ora andata, riguarderai il tempo che hai vissuto. E allora chiederai conto a te stesso tardivo sarà dopo il pentimento con la coscienza non v'è compromesso. (Donnas 8.4.2018 – 00,01) Rimembranze Dolce sarà un giorno a me pensare, farà giustizia il tempo sull'orgoglio e quando il bene avuto se n'è andato non servirà attaccarsi più a uno scoglio. Quello che è stato ormai è già cambiato solo il ricordo addolcirà le pene, a te riporterà sempre il mio bene e l'ansia dal tuo cuor potrà alleviare. Oggi dirai che tanto a te non frega ch'era soltanto eccentrica passione ma è presto, ascolta me, devi aspettare quando s'assopirà l'ultimo ormone. Con occhio nuovo allor potrai guardare alle tue spalle e tirerai le somme e valutar l'usura delle gomme. Io più non ci sarò, tu attendi e prega. - Strambotto (Donnas 8.4.2018 – 10,08) La bambina dal cappottino rosso La bambina dal cappottino rosso è tinta sul mio cuore, è sangue vivo, quel dramma non sarà mai più rimosso la mia coscienza opprime mentre scrivo. Come un vestito l'ho cucito addosso la mente di follia anch'io nutrivo non serve oggi dire:“son commosso”, a tal pazzia anch'io son stato attivo. E ancor ci si ubriaca di quel dramma, ma il passato non aiuta a rinsavire, a cosa serve poi quel fotogramma? Altri bimbi vedi piangere e soffrire sulla violenza il cuor vive e s'infiamma perché tant'odio non dovrà finire? (Donnas 9.4.2018 – 10,25) Castità Ci sono giorni in cui parlo coi morti nel sonno anche una vergine compare (situazione oggi rara da incrociare) ché la virtù sembra a nessuno importi. La castità d'un tempo nei rapporti ai giorni nostri è quasi un malaffare un vaccino che presto devi fare per sopportare poi divorzi e aborti. Ed anche ad affrontar certi argomenti ai giorni nostri devi stare attento onde evitare attacchi ed incidenti. Se, infatti, vai per caso controvento t'arrivano poi critiche cocenti da chi ti vuol cornuto e anche contento. In alto allor l'insegna dell'amore, sia libero come ape sopra un fiore. - Sonetto ritornellato (Donnas 10.4.2018 – 10,11) Anno 1942 La foto è tratta dal portale: http://www.autogallery.org.ru/forg917t.htm Te li ricordi più, tu, quei soldati? Te lo ricordi il rullo del motore? Dell'alemanno dal parlar confuso cosa oggi nel tuo cuor rimane? Tre anime che più io non conosco due tedeschi già mummificati le nostre vite ormai dimenticate una sbiadita visione che lampeggia. Non era poi diverso da mio padre, perso sui monti di Grecia o d'Albania, anche lui sognava il proprio nido illuso che anche il nostro fosse suo. Ora mi resta quel bacio raccontato quell'espressione che ti brucia in mente anche lui aveva due bambini anche lui perso in una guerra infame. Anche lui incerto sul proprio destino sperduto laggiù, in fondo allo stivale, in quel paese che ricordo appena in un nido disfatto e ormai distrutto. Cosa rimane di quel tempo andato? Solo un tratturo bianco e polveroso tra ulivi e siepi con le prime more la guerra e la paura nel mio cuore quel bacio d'un soldato premuroso ed il lontano rullare di un motore. (Donnas 10.4.2018 – 11,27) Haiku – Alba Nella mia foto: Tramonto a Leuca 2015 Sole che sorge cromatismi cangianti tramonto atteso (Donnas 11.4.2018 – 14,28) Haiku – Fumatore Nuvola bianca asmatico tossire tomba vicina (Donnas 11.4.2018 – 15,48) Haiku – Vongole&Cozze La foto è presa dal portale: http://www.ideapesce.it Vongole e cozze il cuoco è indifferente natura morta (Donnas 11.4.2018 – 14,56) La rondinella La foto è tratta da: https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=42569 https://www.youtube.com/watch?v=-T7c-D7jz0Q E sto ascoltando ancor “La rondinella” mentre Ristola annega tra i tramonti e quando il sol s'abbuia in mezzo ai monti ricordo mi chiamavi “dolce stella”. E allor fioriva già l'acetosella frusciava al Ciolo il mare sotto i ponti l'onda batteva e non faceva sconti accompagnava il suon di tarantella. E t'ho perduta e non ho fatto nulla per trattenerti mentre andavi via or la passione dentro il cuor maciulla e la condisce con la nostalgia l'amor finisce poi per un nonnulla se in cuor muore passione e fantasia. (Donnas 31.3.2018 – 17,17) Onde La foto di Antonio Biondi è presa dal portale: https://static.panoramio.com.storage.googleapis.com/photos/large/6558699.jpg Onde furiose coste pietrose e fiere Ulisse e le Sirene la lava ed i tramonti. Io legato al trinchetto ascolto il mio destino aspetto e l'occhio gira, spazia, vede, si sazia. Onde nei miei pensieri nuvole bianche e nere Peloritani spenti nottate mie silenti. Affetti ormai finiti album che sfoglio lento oh, giorni miei appassiti pigiati in vecchi tini a distillare vini raccolti ed invecchiati nel cuor mio archiviati calici ormai svuotati. (Donnas 24.3.2018 – 10,44) Siria Le foto sono tratte dai portali: http://www.famigliacristiana.it/articolo/siria-la-guerra-sulla-pelle-dei-bambini.aspx
http://www.quasimezzogiorno.org/news/i-bambini-e-la-guerra-il-caso-della-siria-nel-rapporto-di-save-the-children/ Siria (o Congo o Venezuela) petrolio, coltan, droga, multinazionali del crimine in doppio petto e cravatta mitra in parlamento potere al popolo. Un fiume di monete, carta comune, straccia, buona ad attizzare il fuoco, eserciti in marcia verso il confine altrui, gente che vuol vivere in pace costretti di sparare al vicino, al parente del confine appena tracciato. Bambini in guerra, ta-ta-ta-ta-ta risate tra cadaveri in putrefazione sangue ed odio che cresce come piantina ignara del concime che l'alimenta. S'aggira una bambina tra le rovine capelli scapigliati e vestitino rotto un pezzo di pane in mano indifferente al sole che sorge che da luce al bene ed al male, ai vivi ed ai morti. (Boccheggiano 1.3.2018 – 9,27) Asfodeli Ne era pieno il campo del mio cuore e con pazienza alcuni li sfrondai le zolle dure al sole rivoltai tutto di te dal cuore mio volevo sradicare tu lo sapevi che senza amore non sapevo amare. Sul letto m'hai buttato con passione al gioco stetti, stravolto dai tuoi sensi, ma amor non c'era in quel tuo dolce amplesso solo sentivo te, madidi umori e solo odor di sesso. La tua violenza un urlo accompagnava quel dì piovigginoso di gennaio ricordo quel momento di piacere, quel nostro incontro non l'ho cancellato. Per tutto il giorno il letto lo lasciai disfatto con le lenzuola tutte arrotolate con il pensiero andavo a te distratto, alle mani tue sanguigne a me avvinghiate il corpo mezzo nudo e senza veli sanguigno fu quel tuo aspro donarti rosso di sangue quel tuo sublimarti aspro e selvaggio come gli asfodeli. (Donnas 12.3.2018 – 16,01) Aveva gli occhi buoni Aveva gli occhi buoni figlio tardi arrivato a noi era legato a noi quattro terroni. Ed era handicappato col viso sorridente ed inciampava sempre ma si sentiva amato. Era per noi un sollazzo ma niente cattiveria era una storia seria in questo mondo pazzo. E lui era felice d'essere beffeggiato anche se canzonato lui ride e benedice. Ed era un modo strano quel nostro affratellare non spingevamo in mare l'amico downiano. Erano altri tempi ora ci sono i bulli son poveri citrulli vuoti di mente ed empi. (Donnas 21.3.2018 – 00,59) Falsità La foto di Mariano Cacciola ritrae il dipinto di Annunziato Nicodemo "La bagnarota" ed è tratta dal portale: https://www.bagnaracalabra.biz/cultura/omaggio-alle-donne-di-bagnara/ Falsa fino all'ultimo giorno adesso non credo alla follia, no non ci credo, tutte parole al vento, oh, le tue sono davvero onde ventose che biancheggiano in corsa sopra il mare ma poi l'azzurro appare nulla rimane di quel biancheggiare. Falsa nei tuoi commenti, ed anche nelle conclusioni, non so cosa ti frulli in testa, un dì le donne mie portavano una cesta: c'era dell'uva dentro ed anche fichi, nella tua non so cosa ci sia forse un poco di terra e due lombrichi. Falsa anche nei complimenti quando si prova davvero dell'affetto quello s'agita sempre dentro il petto. Non guarda a malignità e brutture l'oltraggio cancella e annebbia la calunnia, l'amore sempre dentro il cuore dura e vede chiare anche le acque scure. (Donnas 10.3.2018 – 14,20) Mio zio andò sul Carso La foto è tratta dal portale: https://it.wikipedia.org/wiki/Fronte_italiano_(1915-1918) Mio zio andò sul Carso non fu per una gita non so cosa ne è valso l'Italia fu tradita. Per poco non fu arso ma non aveva uscita poi perse il metatarso e si salvò la vita. Ma piena di terroni fu quella sacra terra ambita dai ladroni che vollero la guerra poi fatta dai cafoni e dagli zappaterra. - Sonetto (Boccheggiano 2.3.2018 – 8,32) Primavera 2018 Nella foto: Giuseppe Ungaretti Passano gli anni, volano, si muore e la pelle ricama pigra ogni stagione, la cartapesta invade ciò che è terso sul roseo delle mani il nero appare. Macchie sanguigne, poi tendenti a scuro sangue che s'apprende ai polsi il viso ricamato, colorato dai segni che regala il tempo. Ma dentro al petto palpiti sussultano irrequieti, vitalità mai spente e le passioni, amori che danzano festosi nello specchio di un'anima infantile. Amore, oh dolce fremito che assale che risveglia gli ormoni ormai assopiti e le potenze spente, rimpianti degli amplessi ormai finiti. Amore, che potente invade il petto non muore e alle pulsioni sopravvive dura in eterno, al tempo non perisce, lotta e si ribella, Venere invoca a Zante, ove si specchia, e la sua pelle è sempre liscia e tersa vive un passato che non si cancella. (Donnas 21.3.2017 – 11,07) W L'Italia La foto è tratta dal portale:
http://mondiali.net/34154-nazionale-italia-romania-2-2-non-bastano-marchisio-e-gabbiadini/ Non sono i partiti, no, non tocca a loro, stendere un programma elettorale, con le promesse che nessun mantiene, per unir quello che a malapena tiene. Non sono le campagne elettorali a unir l'Italia che disunita ognor rimane, maltratto l'avversario pesto il povero attacchino senza fede che si guadagna onestamente il pane e attacca un manifesto a cui non crede. Terroni e polentoni, mantenuti e magnaccia figli della stessa faccia piaccia o non piaccia sempre è farina della stessa staccia. Ma poi c'è chi minaccia: secessione o rivoluzione, ci si divide anche sui barconi. Anche lì altri poveri straccioni anche loro non sono poi diversi, anche loro terroni. Ma al bar poi si dimentica l'affronto, c'è la partita Italia-Romania, anche il nordafricano, coniugato con la tedesca di Merano, in un nordico un po' sgrammaticato s'unisce all'entusiasmo generale al patriottismo per la nazionale che ha unito col pallone lo stivale. (Boccheggiano 1.3.2018 – 17,20) Tempus fugit Non uscirai giammai dalla mia mente e resterai nel tempo sbarazzina con quel tuo viso dolce di bambina sempre sarai con me eternamente. Tu scapperai e vorrai dimenticare ma tanti versi e tante accuse ingrate saranno sempre lì a rinnovare le cose che saran mai cancellate. E quando tu sarai vecchia e abbuiata ed io sarò da un pezzo in camposanto ritornerai allegra e appassionata ma con il cuor stracolmo di rimpianto. Ricorderai l'amore che mi hai dato tutte le acrobazie per conquistarmi forse dirai che invano non è stato ma non potrai l'amore più donarmi. Forse nel cuore proverai pietà ma il tempo è andato e più non tornerà. (Boccheggiano 2.3.2018 – 11,26) Dune Nella foto: Moyave Aster – Pianta dissetante del deserto Il silenzio della sabbia che scivola sulle mie braccia, sul mio viso e brucia gli occhi, sibili sottili, impercettibili, uniti a quello delle mosche degli insetti che convivono le mie dune. Il Sahel che smuove chicchi di sabbia li fa rotolare tra le dita dei miei piedi scalzi tra coleotteri e formiche raccoglitrici, scarabei e farfalle sfinge. Un silenzio ossessivo accompagnato da una quiete che opprime. Un mondo di vite parallele, che vivono in simbiosi con la mia apparente immobilità gigli, incenso, cactus, fichi d'india, insetti stancanti da un fiore all'altro. Oh, il verde dell'Europa, il freddo secco e la neve e l'indifferenza del clima, qui, dove la vita è equilibrio precario, sopravvive. Ma amo questo mondo che Dio non ama, con le sue ricchezze nascoste, le sue ingiustizie. Qui, la vita non muore tra le dune si adatta, scivola sulla mia pelle e non vuole smettere di pulsare. (Donnas 23.3.2018 – 15,10) Fantasmi Nella mia foto: Punta Ristola di Leuca (il promontorio più a Sud d'Italia) Fantasmi nei pensieri come lenzuolo bianco su quell'acqua che unisce l'Adriatico allo Jonio, linea sottile che alle volte appare quando a Ristola il ciel splende sereno e d'azzurrino tenero è il suo mare. Fantasmi i miei sospiri persi in un sogno antico che rivive in mezzo al volo bianco dei gabbiani al rauco grido che risuona in cielo s'espande come un pianto che m'implora ad un perdono che lei non vuol capire, come preghiera palma a palma unisco ma adesso instabili tremano le mani. Fantasma è questo amore che sussulta, a tratti s'infiamma del vermiglio dei tramonti a tratti candido riappare come la neve stanca dei miei monti. Candido fu e candido lo vissi anche se misto a insana ipocrisia libido e trasgressione ricamò le notti di vera passione con lei bendata a letto ripiena di lussuria e perversione. Perse la sua gioventù su madide lenzuola, ma il profumo dei sensi ancor rivivo vezzeggio ed accarezzo la sua pelle il suo sudor detergo con le dita ed il salato assaggio con la lingua che scivola a carezzar le sue mammelle. Tremori che riportano un passato che cerco invano di dimenticare come drogata, a volte, sconvolta la sua immagine riappare. Provo nel petto tanta tenerezza …... m'ha regalato la sua giovinezza. Sosto a Ristola, medito sul passato, mentre sulla falesia antica cerca ristoro il cuore mio malato. Scivola l'onda, e corre il mare a riabbracciare, - “ritrova pace in cuor” - pare che dica. (Donnas 27.3.2018 – 9,40) Nudo La foto è presa dal portale: http://vitorgermano.blogspot.it/2017/05/a-flor-que-nasceu-no-deserto-salmo-11988.html Questa mia anima nuda Con le sue contraddizioni malcelate In conflitto con l'essenza del suo io Pericolosamente in bilico sull'abisso della perdizione Che non vuole invecchiare Che balbetta sempre parole inconcludenti Amore pace affetto Questa nuda anima mia Mi tormenta Non trova pace Invoca la morte e la rincorre Se l'accarezza però la schiva Allontana il dolore Feldene, Bentelan, Dicloreum, L'artiglio del diavolo che integra Vuole vivere Questa nuda mia anima Soccombe all'istinto Ancestrale inconscio umano Che sopravvive anche all'orrore di un campo di concentramento (Donnas 24.3.2018 – 9,52) Riflettendo Nella mia foto: panchina e fontana a Pollein Foglie secche nel giardino di fronte erba verde che spunta tra le foglie tappeto consunto che sparisce e nuova vita che sorge. E un sole opaco brilla, ha cancellato la neve che ha infarinato gli alberi stanotte ma il bigio ondeggia rende apatica una giornata che costringe a pensare. Pensare a quello che non abbiamo più, che ci ha dato gioia e dolore, a desiderare un ritorno in una dimensione irreale che oggi misuri con le situazioni reali del tuo tempo. Quella foto di una panchina e di una fontana rappresentano il desiderio di pace la ritrovata serenità di un tempo in cui le mucche muggivano sui prati secondo il loro dialetto chiamavano i vitelli ed il latte si mungeva a mano. (Donnas 18.3.2017 – 12,47) Autunno 2017 Ingiallisce la foglia e la pietosa mano l'albero tende, al vento tenero l'affida che con se la trasporta in lungo e in largo l'accumula e la sparge pe' i viali, ai margini del parco. Cromatici colori dal giallo, al marroncino ed al rossastro, vividi splendono al tenero raggio d'un sole pigro che spunta e ricolora e scalda i rami spogli che al nuovo inverno stendono le braccia. Di verde ormai non v'è più traccia sol rami nudi tra le nebbie sparse, a breve anche la neve li coprirà col suo mantello lieve. (Donnas 31.3.2018 – 11,03) Amina La foto è presa dal portale: https://www.diariodelweb.it/salute/articolo/?nid=20180320-496593 Amina è una piuma, è un pesci come son io il suo cuore è una barbula al vento pronta a staccarsi, pronta a volare. E' di volo si tratta, volo della speranza solidarietà che commuovono umanità che vive in un mondo che pace non trova. E vedo le bombe cadere ovunque il conflitto dilaga in Africa si nasce e si muore nel mondo chi spreca e chi chiede e tante, tante parole, un gesto di pace non serve se parlano sempre i cannoni. Amina è una piuma ritorna in un mondo di guerra una barbula al vento pronta di nuovo a volare. (Donnas 20.3.2018 – 13,28) Falesie Nella mia foto: Punta Ristola (Leuca) - Panchina e l'Indifferente Oggi sono qui a pensare a te spiaggia deserta panchina mia silente rorida di rugiade trasparenti mare che rumoreggi tra falesie nere di sudicio catrame Neri sono gli anfratti del mio cuore dove pacifica riposi dolce lo sguardo sereno il tuo sorriso che si perde su un mar che rumoreggia tra falesie (Donnas 11.3.2018 – 10,25) Ipocriti e infedeli La foto e di Rosa Maria Armentano (g.c.) Si sente sperso un cane abbandonato, indugia, mesto osserva, non sa mai cosa fare e dove andare. Resta immobile e fissa un punto morto spera di rivedere il suo padrone lui l'ha abbandonato senza cuore ma il cane aspetta, un poco spaesato, fiuta le auto in corsa osserva quelle di identico colore, cerca il vecchio rumore del motore, l'odore della casa che ha lasciato. L'occhio si perde disorientato, tra gente indifferente e a volte ostile, confuso s'incammina, indugia ancora, non capisce quando qualcuno gli urla e lo impaurisce. Questo è un paese strano, forse è la regione tutta senza cuore, eppure è Pasqua, la Chiesa è sempre piena di gente che borbotta una preghiera che in Dio confida che si segna nel tempio giorno e sera. Quello che fai avrai, popolo infame, quello che dai un giorno prenderai, per chi abbandona un povero animale in cambio avrà un dì sol sete e fame per chi maltratterà un innocente non servirà mostrarsi pio e riverente. (Donnas 31.3.2018 – 9,50) La storia Il dipinto è tratto dal portale: https://ilblogdelbrigantelobonero.files.wordpress.com/2016/03/image4.jpg?w=620 La storia è sempre piena di massacri, massacrati son umili e innocenti costretti ad ubbidir sempre ai potenti che mondan poi le mani nei lavacri. E come Giulio Cesare son sacri e il popolo s'infiamma sui vincenti, son poco puri e son anche gaudenti aridi son di cuore e molto acri. E dopo impari quel che apprendi a scuola, si sa che il vincitor scrive la storia e lui che i docenti dopo arruola così di lui si esalti sol la gloria, li adula, li liscia o li cazzuola dei danni fatti annebbia la memoria. Il tempo oscura poi anche la mente fan diventar brigante il resistente. - Sonetto ritornellato (Boccheggiano 17.2.2018 – 11,10) Rimembranze Nella mia foto: La maremma a Valpiana Febbraio 2018 Ormai tu resterai nella mia mente col tuo sorriso dolce di bambina ed anche se sarò tra tanta gente anche tu mi sarai sempre vicina. Quando nel letto indugerò indolente solo ricorderò quella stradina chiusa nel cuore e non potrò far niente, il tempo l'ha affogata tra la brina. Quando viaggio solo tra gli ulivi in questa mia Maremma verdeggiante mi perdo a te pensando e ai dì giulivi quand'eri sol per me docile amante. No, non sei morta e in me ancor tu vivi, sempre vivrai nel giovanil sembiante. - Sonetto (Boccheggiano 23.2.2018 – 8,32) Sfogliando Sfogliando non riporto certo il tempo, già l'ho fissato tale e qual com'era quel muro non c'è più e quei binari può darsi che da un pezzo li han cambiati. Anche quei visi non son più gli stessi forse una ruga da un po' li ha accarezzati e quei vestiti non son più alla moda chi li indossava adesso li ha cambiati. Ma a riguardarli provo nostalgia un po' del nostro tempo torna a tratti anche se è viva in noi la percezione che sia il sorriso assente nei ritratti. (Boccheggiano 24.2.2017 – 23,29) Una penna esaurita Ma dove, dove, dove, dove sei tenero giunco che piegava il vento anche quel lumicino adesso è spento buia è la tua finestra nella notte. Mi illudo ancora di vedere un lume che a tratti splende all'ondeggiar dei rami e tra gli ulivi ascolto i tuoi richiami quando sommessa parlavi al cellulare. Ed io riguardo ancora una lattina, un ciocco di capelli anche accarezzo e questa penna che non ha più prezzo l'inchiostro ha secco come un vecchio pozzo. E non cerco il ricambio, più non serve, quello che ho scritto tutto l'hai distrutto il mandorlo è fiorito e non da frutto i petali disperde tra i muretti. Quello che avevo in cuore te l'ho dato non so cosa di più potevo darti forse non ho saputo a fondo amarti spesso l'amore è avaro nel mostrarsi. Vorrei fermare il tempo, ma impietoso batte nel campanile l'orologio, il cuor risponde con un tocco mogio sfinito affronto l'ultima salita. (Boccheggiano 18.2.2018 – 19,46) Solo la curiosità apre le porte alla conoscenza (Citazione di Salvatore Armando Santoro – Boccheggiano 21.2.2018) Gli indifferenti - Nella mia foto: Patù visto da Vereto Il mio pensiero vola e si disperde lungo le spiagge della tua marina, indugia tra gli ulivi e si confonde tra il mormorar del mare e l'alga verde. Ti cerca ancora su quel colle aprico tra la calura estiva e le pajare andar t'osserva lieta in motoretta salir verso una casa in rosa antico. E su un muretto siedo e ancora fingo che l'ombra d'un ulivo mi conforti mentre d'azzurro questo cielo tingo e i miei pensieri provo a colorire col rosso dei papaveri splendenti mentre i grilli continuano a frinire a tanto mio clamore indifferenti. (Boccheggiano 6.2.2018 – 10,22) Patroclo è morto Patroclo è morto, coglione, che stai a scrivere fantasie illudendo gli eroi che sia ancora in vita? Apollo non scherza quando lo spoglia sa che senza l'armatura di Achille è indifeso, ma hai letto l'Iliade, stupido? E allora che scrivi se sai che gli dei il destino degli umani scrivono anzitempo? E' impotente chi si eleva agli altari. L'ara di Apollo è spoglia adesso ed i troiani hanno sacrificato l'ultimo agnello in onore del Nume, figlio di Latona e Zeus. E le piaghe nessuno cura se il Nume l'ignora, lui è maestro nella medicina che l'affanno umano gestisce e cura. Ora siediti sotto la grande quercia leggi il libro mentre spira lo zeffiro ...Cantami, o Diva, del Pelide Achille.... L'oracolo ha parlato e Pizia non sbaglia mai! (Boccheggiano 28.2.2018 – 2,21) Se vi dicessi Se vi dicessi che sono già morto che domani non scriverò più un verso che quel che ho scritto è stato tempo perso e dove andrò non serve il passaporto? Se vi dicessi di non farmi un torto, di ricordarmi pur se io fui diverso o nel mio verseggiare controverso, e se ho sbagliato non mi sono accorto? Son certo che qualcuno penserebbe: - “Ecco l'estrosità del vecchio artista” - al mio trapasso no, non crederebbe. Ma qualcun altro da vecchio marxista con la bandiera rossa arriverebbe e intonerebbe un cantico gappista. (Boccheggiano 25.2.2018 – 00,07) Solidarietà La foto è tratta dal portale:
http://www.culturaeculture.it/opinioni/solidarieta-significato-72701/ Scrivo parole per chi il cuore ha chiuso per chi s'è già scordato un dì cos'era sta ritornando già la primavera ma il cuore suo ormai certo è in disuso. Non so neppur se il cuore in petto l'abbia eppure forte un dì sempre batteva dolci parole in video mi diceva ora mi sembra viva sol di rabbia. Di rabbia e di forte delusione, soffro per lei, lo so non è serena oggi ritrova in mano solo rena ha perso la speranza e la passione. La passione: mio dio quanta ne aveva di secchi pieni la vita mi riempiva ed era in me presente, sempre viva, dagli affanni ridendo mi toglieva. Ma ognuno a questo mondo ha un suo destino se intorno poi guardiamo attentamente vediamo più di noi soffrir la gente, solo a parole gli si sta vicino. (Boccheggiano 9.2.2018 – 10,17) Corda spezzata La foto è presa dal portale:https://mutazionidelsilenzio.wordpress.com/2015/12/18/corde-spezzate/ In questo letto chiuso fra quattro mura serrate le finestre volo, plano in silenzio senza far rumore, gli ulivi vedo e gli alberi da frutto con i germogli e qualche primo fiore. Vedo quel verde finto, in quel giardino muta è la chitarra, una corda è spezzata e le tue mani scorrono su cinque corde solamente ascolto solo un suono scordato che non dà tono alle tue note spente Nel letto mi rigiro neppure prendo sonno filtra debole la luce dalle scale sale tenue l'odor di legna ardente dalla stufa che tu non alimenti ci sono solo io ma tu rimani assente. Ti vedo dappertutto sul muro la tua immagine riflette sorridi con il viso tuo infantile son vile, le tue pulsioni più non assecondo la maschera l'hai già buttata via ed io il viso mio più non nascondo. (Boccheggiano 24.2.2018 – 20,58) Ho pestato la neve Ho pestato la neve a Boccheggiano, neve caduta come coltre bianca che ha irritato la mia vita stanca neve sparita, comunque, stamattina. E il bianco mi ha colpito a Niccioleta fiocchi abbondanti han ricoperto il bosco finanche il tasso s'era già nascosto ma solo acqua è rimasta e niente brina. Ed io pensavo a te, amore assente, mi domandavo dei tuoi tanti guai e il cuor pativa, ma neppur lo sai io ti inseguivo giù per la marina. Non sai quale pensiero avevo in mente ma a te pensavo e alla tua vita dura ma non t'importa e insegui l'avventura, ami la rosa e non badi alla spina. E tutto il bene che un dì m'hai dato dal cuore mio non l'ho mai cancellato, ma le parole tue poco sincere giacciono a terra come marce pere. (Boccheggiano 23.2.2018 – 23,12) Prossimo, vicino! Le foto sono tratte dai portali: http://www.cavarzereinfiera.it/2015/VillaggioBusoneraInsediamentoDonFrancesco/index4.html (Pace)
https://laviadeifrati.wordpress.com/category/i-frati-per-la-via/ (Cristo) Gustosa la domenica la messa ognuno prega e guarda a modo suo un gloria vola con voce sommessa tutto ti dai ma nulla dai del tuo. E il Pater sembra il pezzo più sentito parla del nostro pane quotidiano che richiediamo con pressante invito quello che agli altri noi giammai doniamo. Se per caso ci toccano il messale valli a sentire i tanti postulanti s'indignano e ti trattano assai male ma a dire “pace” sempre sono in tanti. Si voltano e cercan la tua mano s'allungano, bisbigliano convinti ma se chiedi poi guardano lontano tutti sepolcri di un bel bianco tinti. Sorride Dio lassù inchiodato in croce su un legno scuro e lucido di noce. (Boccheggiano 20.2.2018 – 9,45) Sementi Il dipinto ”Il seminatore” è di Jean-François Millet Sono come sementi le mie parole, volteggiano, s'arruffano, poi cadono sul campo. Alcune s'aggrappano alla terra, scavano tra i solchi rivoltati dal vomere nascondono i piedi nel terreno la testa rivolta verso il sole. Altre rimangono sui sassi, sulle foglie ancor non macerate prima di sera gli uccelli le han mangiate. Sono sementi le mie parole trasmettono un messaggio; non tutti ne intuiscono la forza, sordi siamo alla conoscenza, all'ascolto non abbiam pazienza. Tanti le fan sgusciare via e le disperde il vento. “Cosa hai detto - sento poi dire - ero distratto”. Da quel seme nulla potrà fiorire. Altri si fermano, mi guardano, sorridono, sono persone attente a quel che dico solo i sordi e gli stolti maledico. (Boccheggiano 26.2.2018 – 19,32) Turtle House (A Tiziano Terzani) La foto è tratta dal portale:
https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/le-gru-contro-turtle-house-la-casa-magica-di-terzani/ Di te ci resterà solo il ricordo, insieme col sorriso del “Veggente” forse un alone di lanterne accese la voce sua smarrita tra il cemento confusa tra il clamore della gente. Di te sol resterà il Buddha assente con la regalità del corpo grasso ed il sorriso a volte sfiduciato d'un Testimone spesso inascoltato, d'altro non resterà neppure un sasso. Forse la sera apparirà Kamsing*, sui marciapiedi accenderà un lumino ripeterà “Nam-myoho-renge-kyo” tra la gente che passa e non capisce asciutto il lago, sparito anche il giardino. D'un Testimone con la barba bianca, con il suo saio candido e negletto coi piedi scalzi e le lanterne accese ci resterà sol la sua voce stanca e un postulante che si batte il petto. *Kamsing il custode di Turtle Hause la casa di Terzani a Bangkok che verrà demolita per costruirci un complesso residenziale. (Boccheggiano 15.2.2017 00:40) L'esperienza cambia la percezione umana e fa diventare spesso anche diffidenti! (Citazione di Salvatore Armando Santoro – 21.2.2018) Dammi un sorriso Il dipinto Estreia è di Francisco Goya Dammi un sorriso se ancor ce l'hai, disegna il tuo bel volto come un tempo, quando la tua dolcezza mi inebriava la tenerezza tutto mi scioglieva. Di te resta un ricordo e un viso scuro come di un giovedì col temporale nuvole in testa e ai piedi gli stivali quello sparire voltandomi la schiena. Quella schiena che un dì tutta m'offrivi nuda sul letto tra madide lenzuola, i glutei un po' disfatti e la tua vulva umida dagli umori degli amplessi. Così io ti ho veduta lenta andare come cerbiatta che feriva il lupo vinto da un grande amor non percepito preda immolata a innocuo predatore. Vinto io fui, ma vinta oggi m'appari negli ultimi tuoi scritti che ho riletto non ho più nulla, i nuovi amor disprezzo, sempre ti penso languida sul letto. (Boccheggiano 28.2.2018 – 19,23) Monte Bianco La foto è di Argia Marinetti Nel silenzio delle mie vette naviga il mio spirito ribelle, sulle cime innevate indugia. Medita il mio pensiero... Poi scivola sconfitto nei gorghi fragorosi d'una Dora irruenta! (Boccheggiano 9.1.2018 – 11,20) Tramonto tra le scrasce Nella mia foto: tramonto a Santa Maria di Leuca Tra le scrasce* filtra morente il sole e gli colpisce l'anima e la mente lui se ne sta in un angolo silente ad ascoltare un gracidar di ciole**. Radente d'un gabbiano osserva il volo sulla lastra lucente l'ala slitta poi cambia rotta da sinistra a dritta plana nel porto e sosta sopra un molo. Cala l'astro fulgente e prova pena di quel cuore che non si rassegna una campana suona e lui si segna lo lega a questo amore una catena. Ci prova inutilmente di spezzarla ma lei resiste a ruggine e salino lui si consuma ormai come un cerino ma non ha smesso ancora di cercarla. E il sol tramonta, tra quei cardi punge, su quel suo cuore spento lancia i raggi e mentre sta in silenzio in mezzo ai faggi un suono di risacca in mente giunge. * "Scrasce" (rovi) ** Ciole (gazze ladre) (Boccheggiano 8.1.2018 – 10,02) Tu ce l'hai un nonno? Quelle ruvide carezze che mi hai dato ancora nonno mio non le ho scordate quelle mani pesanti che han zappato sulla mia pelle si sono appiccicate. E valgono un tesoro e le ricordo nel cuore anche scolpita ho la tua voce pane raffermo questa sera mordo, come facevi tu, con qualche noce. Odora questa stanza di campagna, solo a pensare a te penso al tabacco, anche un umor di brina m'accompagna e vedo te quand'eri stanco e fiacco. E ti sedevi fuori dalla porta come in poltrona su un consunto tufo e ripetevi: ”In fondo non m'importa ma a far questo lavoro sono stufo”. “Anche se qui son re ce l'ho un padrone pensi di poter tutti comandare, ma lo stato ti tassa, è un gran ladrone, e col maltempo i conti devi fare”. “Spesso non piove e l'acqua è necessaria se Dio non ce la manda ho secco in gola, le galline si ammalano di aviaria e i conti tocca far con la tignola”. Nel suo gilè prendeva una cartina le foglie di tabacco accartocciava e sospirava: “benedetta brina”! Poi un “pòspuro” nel muro strofinava. - Pòspuro (da fosforo) vecchi fiammiferi di legno. (Boccheggiano 6.1.2018 – 23,14) Nevicata Rosse bacche tra bambagia lieve sangue vermiglio ed il candore brilla il gracidar di neri corvi in cielo scuote i roseti un merlo tra la neve. Un fragore di mezzi e di catene lo scuotere incostante dei motori un raschiare di pale, un urlo forte misto a bestemmie e imprecazioni oscene. Superba s'erge in un mantello bianco e domina la scena la montagna cercano tra gli abeti del lichene cervi affamati e di camosci un branco. Fuori dal centro fumano i villaggi sommersi dalla grande nevicata e il paesaggio è ricco di fantasmi tra bianchi pini e candeggianti faggi. Ed il silenzio in questi borghi regna del grande movimento del paese senti ogni tanto uno scrollar di porte e colpi d'ascia a rifilar la legna. (Boccheggiano 6.1.2018 – 9,58) Emozioni La foto è tratta dal portale: http://www.cixate.it/swf/gallery/42.jpg Emozioni le tue mani a scivolar sul corpo nudo, lasciva la tua lingua s'attarda indugia scava delicati piaceri mi regala. Sogno le tue carezze lontane, intorno la campagna, l'abbaiar d'un cane, un frinire ossessivo di cicala. Nardò riempie i miei pensieri, ansie nel petto ancora mi rinnova: lieve alla finestra indugia un raggio, tremori mi trasmette ancor l'alcova mentre volteggia una farfalla bianca leggiadra su una rosa cala. (Boccheggiano 4.1.2018 – 20,23) Ripensando a Torre Vado Dalla mia mente, vedi, non ti scaccio giro e rigiro ma, dopo, ogni mattina in quel tuo mare ancor sempre m'affaccio pur col pensier ci fo' una giratina. In fondo poi del male non ne faccio forse ti metto un poco alla berlina del tuo sparlare un poco ti rinfaccio verso sul fuoco ancor della benzina. Sicché dal tuo polpaccio non mi stacco come un cane ti tengo sempre avvinta e so che mi dirai ancor: “vigliacco”. Quel giorno a Torre Vado t'ho respinta e a posta t'ho voluto dare scacco perché dal cuore mio eri già estinta. Ma pur se provo ancor sordo rancore gira e rigira resti nel mio cuore. - Rispetto o Strambotto (con ottave miste alla siciliana ed alla toscana) (Boccheggiano 4.1.2018 – 9,58) Digiuni La foto è tratta dal portale: http://www.corriere.it/salute Questa notte penso a qualcuno che non ha mangiato che strano pensiero m'arrotola la mente e pur lo so il cuore mio lo sente non è sol uno a non mangiare ormai v'è tanta gente. Il lavoro scarseggia, abbondano però i lavoratori, la cassa integrazione è a zero ore ormai non si sa più cosa fare tutto sta diventando assai precario abbonda anche l'extra-comunitario. E si sta a litigare col pezzente che ci sorride e non capisce niente l'unico che fa affari è lo scafista che tanti disperati in giro smista. Solo dopo che son sbarcati hanno capito che qui non ci son palme e manca il cocco abbonda la miseria che ormai cresce che con queste risorse non decresce. Molti stanno in silenzio per decoro non sanno come fare più a campare fanno un giro per i supermercati scartocciano qualcosa da mangiare. E se va bene il giro gli è fruttato, lasciano poi il carrello con la spesa ma dentro c'è soltanto un po' di pasta, qualche bottiglia di pelati e basta. (Boccheggiano 29.1.2018 – 2,24) O natura, o natura La foto è presa dal portale: http://www.chiamamicitta.it del 18.4.2017 C'è chi natura te fustiga, matto, e t'addossa le colpe dell'umano, quante parole vuote, altere imprecazioni e al ciel gesticolar forti di mano. Ma tu natura resti indifferente ai malvagi, a chi attizza il fuoco e colpa alcuna non ti può addossare delle sue guerre, sulle tue spalle assommi la sciocca vanità dei prepotenti lacrime asciughi e sangue agli innocenti. Non v'è saggio, filosofo che tenga, che del dileggio possa schivar l'inganno anche le etere e Pericle lo sanno che la virtù la mente non pulisce anzi la deperisce se nel vizio è attecchita, l'immunità al forte garantisce che sovverte lo stato e ad altri lidi svia il sospetto di frode e perversione. E se la guerra poi pareggia i conti, perché non sopravvive al perdente neppure il vincitore, inutile risulta il sacrificio sull'altare di Atena dell'agnello sgozzato perché con noncuranza ha scelto il fato. Tu natura sfuggi agli eventi umani non partecipi, assisti, sovente l'uomo ammonisci con le tue esternazioni naturali, irrazionale lui spesso ti irride, ti disprezza quando l'avverso influsso giustamente subisce equo compenso al torto, alla sua incuria, ché la tua sedizione trascura ma poi lo scotto paga in par misura. (Boccheggiano 19.1.2018 – 21,12) Profumi Nessuno può stuzzicarti l'olfatto più del formaggio di grotta messo a maturare a Carrara. (Boccheggiano 21.1.2018 – 2,50) Indifferente Indifferente, resto indifferente, il tuo scritto più non mi emoziona le tue parole volteggiano incostanti io sono un cieco ormai, non vedo niente, ondeggio un poco con le mani avanti. Di tanto amore cosa mai è rimasto? Or me lo chiedo mentre guardo il colle quella chiesetta lugubre mi appare il sol risplende ancora ed il sentiero tra i sassi bianchi fa vedere il mare. Guardo incantato ancora la pianura, le case bianche, in piazza il campanile, le Centopietre ed anche il cimitero vedo alla destra ancor la casa rosa, e dal mio cuore ho tolto il velo nero. E' strano che tutto all'improvviso sia sorta l'alba e veda più il sereno e il cuore si è svuotato finalmente anche il sentiero non è triste e vuoto sono sereno adesso e indifferente. (Boccheggiano 16.1.2018 – 13,09) Canzone d'amore e di rimpianto Come un tempo nella notte io ti aspetterò sul tuo sentiero ti vedrò apparire tra i lampi e tra il fragor dei tuoni le tue parole ancor riascolterò. Parole cariche d'amore, di lussuria, emozioni che il cuore ha percepito ricorderò i baci che mi hai dato soffrendo ancora tutti li risveglierò. Torna amore nella tua semplicità ridammi quel calor che in petto avevi, vieni, dolcezza mia, non mi lasciare con te ancor l'amore sognerò. Mentre fredda l'acqua giù dal cielo cade ti bagna il viso e ti colpisce gli occhi e salti ancora sopra i miei ginocchi un dolce bacio ti regalerò. Tra gli ulivi cercherò le tue parole il vento ancora non le ha cancellate e mi dirai: “Per sempre ti amerò”, il tempo indietro io richiamerò. Torna amore nella tua semplicità ridammi quel calor che in petto avevi, vieni, dolcezza mia, non mi lasciare con te ancor l'amore sognerò. E rivedrò il campo dei papaveri fioriti il profumo acre delle sue piantine il rosso dei petali e il nero dei pistilli le gialle margherite ammirerò. Al volo dei gabbiani mi accompagnerò con loro volerò lieve sull'onda e ti vedrò a Ristola aspettare corrermi incontro e forte riabbracciare. Torna amore nella tua semplicità ridammi quel calor che in petto avevi, vieni, dolcezza mia, non mi lasciare con te ancor l'amore sognerò. L'onda del mare sentirò sulla scogliera ma ormai è passata la mia primavera vedo che l'ombra nera s'avvicina la morte accanto avrò come vicina. Dopo ricorderai sempre il mio pianto disperato per non poterti avere, ma disperata un giorno tu sarai perché un amore uguale non avrai. (Boccheggiano 10.1.2018 – 12,59) Spine La foto delle spine e di Alessandra Menocci Solo la spina è rigida e non muore secca è la foglia e priva d'ogni odore lei ci ricorda un uomo e il suo dolore. Lei ci rinnova in cuore sofferenza, ma l'uomo sembra non può starci senza ed a donarla ad altri sempre pensa. Fosse la spina come un tronco spoglio che a primavera sboccia in un germoglio che fiori gialli dà come il trifoglio. Forse allor non ci sarebbe al mondo né il misero e neppure il vagabondo ma un genere vivente più fecondo. (Boccheggiano 3.1.2018 – 21,45) Frustrazioni La foto è presa dal portale: https://www.terresacree.org/actualites/fichiers/images/2014-12/1417660036-Y7W.jpg Tanto è stato l'amor che tu mi hai dato tanto è stato che più non ho capito la ragione in parte mi hai oscurato perdonami se a morte ti ho colpito. Anche tu me ne hai fatte e, cosa strana, ancor mi stai vicina e attorno ronzi solo per poco mi sai star lontana come ubriachi siamo o mezzi sbronzi. Odio e rancore galleggiano incostanti ma i nostri cuori, no, non sanno odiare, vogliamo poi apparir duri e sprezzanti ma poi ci si continua a confidare. Mi scrivi delle tante delusioni io ti rammento sempre nei miei versi, ti penti e taci più non ti sbottoni anche nel nostro orgoglio siam perversi. Scappo e ritorno ma non mi sbilancio perché non sei mai chiara e mi frastorni io mi rincuoro ma poi perdo slancio ti scaccio ma da me sempre tu torni. Ed io non ho il coraggio più di aprirmi tu non m'aiuti un poco per capirti, quello che tieni in cuore suggerirmi l'amor ricordi solo per ferirti. (Boccheggiano 9.1.2018 – 10,09) Non ti ho detto mai Se mi vuoi far del male fallo pure tanto in croce ci sono e resto appeso ormai al tuo infierir mi sono arreso son vaccinato dalle tue torture. Ma tu lo sai quello che arde in petto ed anche ben lo sai quanto t'amai ma forse ancor non te l'ho detto mai senza di te il mondo mi sta stretto. E non m'importa più se su quel colle con te io non potrò mai più esternare neppure in quella chiesa fornicare fra un po' riposerò tra quelle zolle dove ogni tanto tu ritornerai sui salici andrai a investigare le scritte mie d'amore ricercare e allor quanto t'ho amato capirai. (Boccheggiano 8.1.2017 – 1,05) Brina Quest'alba sa di brina, per la collina sale, per il borgo si sparge stamattina. E mesto tace il mare alla marina anche questo mio cuore tace, attento più non veglia, quel sentimento antico dorme in pace per altro suona al mattino ora la sveglia. E qualche pastiglietta scarto che troppi danni ha fatto un dì l'amore ma non m'importa di lei questo è rimasto per lei, però, ancora ho un batticuore. Il vento s'è chetato, tutta la notte alle finestre rotte dei vicoli ha bussato. Ristagna ora opaca e grigiolina sotto l'arco del castello antico questa traccia di nebbia stamattina ed un sorriso antico mi riporta: m'illude questo pensiero infingardo del suo ritorno, che ormai più non cerco, del suo battere forte alla mia porta. (Boccheggiano 5.1.2018 – 8,43) Ad Alfonsina Storni Sul fondo del mare i miei pensieri.... Poi glo, glo, glo... Bolle d'aria galleggiano... Splack, Splack, Splack... Tornano alla vita bolle d'aria.... Ricircolo vizioso... Nulla muore quaggiù sempre il pensiero vive! (Boccheggiano 9.1.2018 – 10,57) Anime L'incisione "Il Limbo" è di Gustave Dorè Una gran folla d'anime è nel cielo lo supponevo ma non ci credevo si spingono per farsi un po' di spazio qui vagan tutte e non si paga il dazio. Oh dio che confusione, che casino si sente ovunque un grande chiacchierare anche qui s'ascolta ancor “io”, “io”, il “noi” neppure in ciel vedo approdare. Ma, infatti, siamo ancor fermi nel limbo non sono ancora nato sono un bimbo m'attacco al mio giocattolo infantile stretto lo tengo e non lo so spartire. E siamo in ciel, figurati all'inferno lì ci sarà un eterno duellare il mio piatto non sa stare fermo lo vuol sempre il politico arraffare. (Boccheggiano 2.1.2018 – 9,01) Come fanno le puttane Come fa la puttana a dire “amore” al compagno precario di una sera ma è un termine ormai anche abusato forse è normal che sia desiderato. Forse perché cosciente che la merce che l'uomo cerca e che lei gli vende non sia merce di mente ma di corpo e pensi “ma sì, tanto questo è un porco”. Qualcuna, infatti, poi si guarda intorno vede i giochi dei ricchi e poi l'ammette: “il corpo mio? Per il po' che vale lo do a chi paga, tanto è un animale”. Ma per un po' s'illude e si concede sogna anche lei un suo perduto amore come fosse davvero innamorata, solo che chiede poi d'esser pagata. Ma c'è qualcuna che l'amore prova, e che amore ha dato un po' per sbaglio si crea qualche piccola illusione per affogar nel cuor la delusione. Lei non era convinta fosse amore forse stava inseguendo un vecchio sogno inconsciamente lei l'ha regalato ma intanto quell'amore è germogliato. (Boccheggiano 31.1.2018 – 10,03) Un rametto di oleandro Nella foto: particolare della chiesetta dei Piani di Galatina del mese di agosto del 1959 Un oleandro accanto a un vecchio muro d'una chiesa che ancor raccoglie i canti, le preghiere conserva di mia madre la sua voce che ancor non è distante la sento ancor vociare nel silenzio d'una campagna che ho ancora dentro. Raccolgo un po' di odori ed i colori di primavere andate, oh Dio che sto a pensare? D'argento colora il sole ancor gli ulivi vedo mia madre lenta in chiesa andare allor ridevo perché io a pregare avevo smesso ed anche di sperare. Ma quel rametto verde d'oleandro me la ricorda, e ci passava accanto ma l'animo lei sempre liberava credeva in Dio e alla sua madre amata al cielo una preghiera brontolava leggera e lieta a casa ritornava. Povera madre mia, quanto ha sofferto lei non amava i Piani e la campagna lei soffocava, a Reggio sempre andava con il pensiero e alla sua vecchia casa che sullo Stretto ancora si affacciava mentre l'Etna di rosso brontolava. Ne colgo questa sera io i rimpianti, anch'io ho abbandonato la mia terra, una fuga cercata, non capita, a rimpiangere oggi il bene che ho perduto anche un amore antico che ogni tanto in mente torna e mi sta un poco a fianco. Io invece quella terra oggi rimpiango rimpiango le sue zolle un po' indurite le pietre accatastate ai suoi confini i mandorli che per me non danno fiori e quel rametto verde dì oleandro e mia madre che ci passava a fianco. (Boccheggiano 15.1.2018 – 22.50) Tereza Tereza è Angela vola armoniosa su un colle inventato nessuno lo conosce io e il sole lo amiamo, lei adesso forse lo odia. Mi ci ha portato per mano, mi ha mostrato le case bianche e il mare azzurro, il verde degli ulivi, mi ha insegnato ad amare. Come in un triangolo amoroso ha rubato un pezzo del suo amore me l'ha donato: il cateto più corto dell'ipotenusa ma Pitagora non c'entrava. Io volevo di più ma il triangolo ha solo due cateti ed un'ipotenusa. L'ipotenusa non mi apparteneva dovevo accontentarmi del cateto più corto. Ma Celentano cantava il suo motivo: “Tu due cuori non ce l'hai e a me non basta la metà”. Insensato ed egoista sono stato: dovevo accontentarmi della buccia ed accettare solo l'odore del mare. Ora solo la sabbia scivola tra le mani. (Boccheggiano 21.1.2018 – 2,25) Sorgenti Dimmi come posso io amarti ho bisogno d'amor, d'ispirazione, ogni verso che dentro il cuor matura è figlio di un profondo sentimento come lava rovente dalla mente sgorga in pietra si trasforma, il cuore ingorga. Oh, l'amore, l'amore, non è soltanto laido e carnale è anche pressante arsura che acqua fresca esige, è bocciolo di rosa: a volte il sole lo bagna quando è risplendente profuma altre, nella notte poi sboccia in mezzo a un prato o sulla dura roccia. Son fresche e chiare l'acque, gelida è la fonte e l'aria è profumata intorno ai fiori un verso nasce sempre dal dolore da una passion che brucia, dopo s'infiamma e non si spegne mai se alimenti col giusto liquido la lampa sempre risplende, eternamente avvampa Lei m'ha dato l'amore un dì lontano, l'accettai perché sembrò sincera quante volte baciai quelle sue mani strinsi quel corpo così fremente e caldo? Per lei poi diventai anche spavaldo credendo nell'eterna primavera ma poi m'accorsi d'un capello bianco, l'acqua più non sgorgò dalla sorgente anche il mio cuor divenne triste e stanco triste come il canto di una capinera che attende calma e placida la sera. (Boccheggiano 17.1.2018 – 21,49) Il seminatore - Nella mia foto: La mia pachina di Punta Ristola a Santa Maria di Leuca. Aro la terra e semino parole dove son'io passato sorge un verso tutte le zolle d'armonie ho già intriso un cardellino canta ed ha un sorriso. E intorno ai tronchi spuntano viole le vecchie foglie il vento ha già disperso l'anno nuovo è arrivato e un po' indeciso rifiorirà nei fossi anche il narciso. E aspetterò la primavera e il sole a Ristola sognando alla panchina la voce di donnette civettuole. Ma niente più sarà mai come prima tranne il rollar di barche festaiole tra la vecchia scogliera salentina. - Sonetto (con impianto metrico un po' stano: ABCC - ABCC - DED - EDE con assonanza nel primo verso della seconda terzina) (Boccheggiano 3.1.2018 – 21,03) Viandanti della rete Gustavo Dorè – Ruffiani e seduttori, Inferno Canto XVIII° Divina Commedia Nel brulichio di vermi mi scompongo cieco vo' brancolando in mezzo al buio cerco un verso che accordi col dittongo se la rima non quadra mi rabbuio. Quante cagate scrivo, che imbecille, penso tutti gli amici di stupire vergo dei versi, sembrano scintille mi sento un merlo, so solo frinire. Di te parlo, coglione, che ogni giorno rilasci a tutti quanti i tuoi commenti lo so, lo so, tu cerchi il tuo ritorno e quindi spalmi a tutti olio ed unguenti. Ogni giorno anche tu dovrai mangiare la gente spesso è stupida e ci crede la rete hai steso, provi ad afferrare la gallinella da poter spennare. Fosse il successo semplice ottenere assemblando dei versi da stampare e tu lo sai e dai mangime e il bere al pollo ingenuo che dovrai ingrassare. Da tutti bussi, ci provi solamente, s'affaccia l'illuso poi alla finestra gli dici: “bravo” e corri follemente a vendere ad altri l'identica minestra. (Boccheggiano 17.1.2018 – 14,23) Agonizza la parola Il dipinto è di Pablo Picasso Muoiono le mie parole, agonizzano i miei versi, ché i cantori agli angoli son messi, la loro voce geme inascoltata e l'Arno è in secca più non esonda, gli escrementi trattiene. Oh, quanti falsi profeti s'appressano al Natale, squallide processioni di ipocriti fedeli, acqua santa sprecata e ceri spenti, austerità per parsimonia ogni dì contrabbandata, langue il forziere di Cesare che il misero alimenta con sudore e fatica. Col mio silenzio si spegne anche la voce, ed anche la ragione tace, inascoltato vate che il Divino alimenta di versi che nessuno più legge. Satana i paramenti regge d'un potere distorto che il compromesso alimenta. Ogni differenza è morta, il lecito e l'illecito firmano l'armistizio. L'immorale trionfa. E sul quadrato giace sconfitto ai punti il cantore stordito che il gancio non parò, neppure giudizio produsse l'ultimo verso che traballando scrisse. (Boccheggiano 23.12.2017 – 13,04) Dal Vereto riguardando il mare Mi perdevo lassù in alto mentre il vento soffiava scompigliava i capelli e i pensieri ed io guardavo giù in basso tra il verde e gli ulivi le tue tracce cercavo ma tu più non c'eri. Ma dove sei, dove mai sei, tempesta arrivata in un giorno di sole, rumori di tuoni a cielo sereno, acqua scrosciante tra rive sabbiose carezze perse in nottate oggi uggiose. Tutto è finito, oh sì tutto è finito, che posso ormai più fare? L'anima sto solo a tormentare con questa mia malinconia che la notte m'assale mi tiene sveglio, non mi fa addormentare. E sono qui, sono qui, su questo colle da cui si vede il mare, giro lo sguardo e vedo il tuo paese e in fondo anche i monti d'Albania. Mi distrugge questa tristezza mia da solo urlo, da solo mi tormento, ragioni non ne cerco e non ne sento maledetta, maledetta che tu sia maledetto quel dì che t'abbracciai quell'anno che in inferno mi buttai. (Boccheggiano 20.12.2017 – 2,48) Maria Luz La foto di La Orotava è presa dal portale: http://www.exploracanarias.com/cosa-vedere-a-tenerife/tenerife/cosa-vedere-a-tenerife/la-orotava-tenerife.php Quanti anni son passati, Maria Luz, le foto del carnevale a La Orotava quelle tue cartoline colorate, chissà dove alla fine le ho archiviate. Eppure a te un poco ci ho pensato, eri una cara amica da studente con te scambiavo qualche letterina e a volte ti inviai una cartolina. Erano tempi andati, senza soldi, non ne avevo per fare quel viaggio forse un poco di me t'eri invaghito perdonami ma io tardi l'ho capito. E mai pensai a scriverti dei versi, allora m'ero da poco innamorato versi scrivevo ad una ragazzina che vedevo di corsa ogni mattina. La nebbia ancor la mente non offusca, come vedi con te io sto parlando, tardi sarà ma a te ora ho pensato e chiacchiero da bimbo innamorato. Dicono che ad amar non è mai tardi, ho ancora l'indirizzo tuo di casa, ma cosa posso scriverti a quest'ora? Di far quello che non ho fatto allora? Alla mia età? La tua sarà la stessa, cosa potrei mai dir dopo tanti anni? Che a non amarti un dì forse ho sbagliato? Ma forse da un bel po' tu m'hai scordato! Triste sarebbe legger queste rime (farei ridere quelli del villaggio ed a ragione rideresti e tanto) se ad ascoltar tu fossi in camposanto. (Boccheggiano 25.10.2017 – 22,59) L'affetto mai non muore L'amore non c'è più resta l'affetto hai simulato bene e lo ricordo ma inutilmente un nuovo amore aspetto perché quel che m'hai dato non lo scordo. Forse mi son nutrito, oggi l'ammetto, di quel falso tuo amore folle e ingordo e m'hai fatto volar come un bimbetto in quel tuo mondo arido e balordo. Era soltanto un sogno e lo capivo e generava sempre sofferenza poi da solo restavo ed ammattivo con te ce n'è voluta di pazienza l'amor sempre vinceva che nutrivo ma poi hai spezzato in me ogni resistenza il cuore a tante pene non ha retto i sogni hai tu distrutto e ogni diletto. Ma io di sogni vivo e non demordo perché di quell'amor son sempre ingordo. - sonetto ritornellato (Boccheggiano 4.12.2017 – 9,43) Da ogni seme nasce sempre qualcosa. Ed anche il loglio ha diritto di vivere ed avrà una sua funzione! Infatti, il male può servire per generare il bene! (Citazione sul Natale di Salvatore Armando Santoro - 24.12.2017) Stelle splendenti Il dipinto “Notte stellata” è di Vincent Van Gogh Quando per dir, balbetterai da sciocca e penserai da vecchia rimbambita, un ripasso farai della tua vita mentre salmodierai una filastrocca. Nell'orto sboccerà una violacciocca ma avrai la schiena rigida e contrita la pelle secca e tutta raggrinzita e i denti finti balleranno in bocca. Raccogliere quel fiore non potrai che ancor rifiorirà nel tuo giardino tra cento rose rosse sui rosai. Forse ricorderai di un burattino che a te lui raccontò tutti i suoi guai e tu stringevi lieta a te vicino. Raccogliesti le lacrime sue amare ma non capivi il tanto suo penare. Tu gli dicevi:- “Goditi il mio amore ora c'è gioia scaccia via il dolore”-. Lui ripeteva:- “Un dì ricorderai anche se presto mi abbandonerai”. Il tempo andò: ma oggi è alla tua porta ma penso adesso hai la memoria corta. Meglio non ricordare quell'affetto che forse Dio ha più volte maledetto. Anche se al buio andai tra tanta gente fosti per me una stella risplendente. - Sonetto ritornellato (Boccheggiano 13.12.2017 – 1,41) Gocce di rugiada Ho inciso il nome tuo su questi monti m'insegue il tuo ricordo da tanti anni ne è passata di acqua sotto i ponti son rimasti i pensieri e tanti affanni. E spero che tu veda le mie foto che ti ricordi ancor dei giorni andati dei baci che ho raccolto un dì remoto quand'eravamo ancora innamorati. Tu lo sapevi che la nostra storia si sarebbe sgonfiata certamente ma tu mi resti ognor nella memoria e penso a te ancor teneramente. Ed i tanti ricordi ancora vivi che seminai sulla tua vecchia strada restano ancor in cuor freschi e giulivi insieme a poche gocce di rugiada. (Boccheggiano 28.12.2017 - 3,51) Il mondo che fu Si resiste al tempo anche all'usura ma lo specchio ce lo ricorda sempre dalle rughe e dai capelli bianchi da qualche vecchia e nuova sofferenza gli anni van via, la gioventù è un ricordo e degli acciacchi non si resta senza. Ma ci ridiamo sopra, questo finché possiamo, che quando fai fatica a camminare, quando hai l'affanno e non puoi respirare allora imprechi e guardi con sconforto alle giovani vite che hai d'intorno, che affollano le strade a mezzogiorno! Li vedi con cartelle e con zainetti inciampano, si scontrano, si scusano, davanti non stanno più a guardare restano attaccati al loro cellulare sghignazzano da soli in compagnia sembra non vedano gli amici più per via. E i tempi antichi non ci sono più, adesso si scartoccian merendine si beve un succo nella bottiglietta il posto han preso di di pane e mortadella, di fette unte con cacio pecorino, dell'acqua fresca bevuta alla cannella. Non so, non voglio, non posso giudicare, non si gode tutti della stessa esistenza, ognuno porta dietro la sua esperienza ognuno resta figlio del suo tempo. (Boccheggiano 4.12.2017 – 13,07) Quel che resta di noi Il dipinto Fragonar The Love Vow è preso dalla rete Quel che resta di noi tu già lo sai cerchi di cancellarlo ma non puoi fai finta di ignorarlo ma rimane nella memoria e più non muore ormai. Quel che resta di te, di me, lo sai sei stata tu che un giorno m'hai cercato l'affetto tuo io non l'ho scordo mai nel cuore mio un dì l'hai seminato. Era un arbusto è un tronco è diventato di noi resta quel bacio appassionato cancellar dalla mente non potrai perché nel cuore mio tu l'hai scolpito! (Boccheggiano 28.12.2017 – 9,56) Temporale Sale dalla marina un'ombra nera che avvolge il nostro borgo lentamente il meteo a volte azzecca a volte mente oggi la previsione è stata vera. Insomma, l'ha azzeccata la megera, ma io le luci in casa lascio spente tra le coperte torno allegramente e sogno da lontano la scogliera. Oh, il mare, mi manca sempre il mare con lui mi lego ognora nel pensiero sognando chi non so dimenticare. Ma so che il mio pensare mattiniero il mio destino non potrà cambiare di auspici buoni non è messaggero. Ma vero è che dopo la tempesta un giorno lieto sempre in cuore resta. - sonetto ritornellato (Boccheggiano 7.12.2017 – 9,18) Come Ugolino Nella foto: Ricostruzione Torre della fame a Pisa di G.P. Lasinio A volte sento un alito di voce quando il vento pe' i vicoli discorre ma resto solo a sanguinare in croce perché nessuno ascolta o mi soccorre. E mi rassegno a questa sorte atroce (al destino nessuno si può opporre) più di Ruggeri a volte Dio è feroce senza cibo m'ha chiuso in una torre. Ma quale in fondo è stato il mio misfatto? Perché donarmi poi tanto orrore? Neppur mi pento per quello che ho fatto ad altri ho dato un pezzo del mio cuore il sentimento poi m'ha sopraffatto fu quell'amore a generar dolore. (Boccheggiano 3.12.2017 – 9,37) Il passerotto del Vereto La foto è presa dal portale:
https://www.crediemanifesta.com/blog/passerotto/ Oh, passerotto che cantando vai dimmi, dimmi perché tu ti disperi? Tu dal Vereto osservi i cavalieri sangue ancor vedi e pensi ai loro guai. Ma dal Vereto non volasti mai hai visto battagliar tanti guerrieri e massacrare anche i messaggeri pigolavi infelice tra i pagliai. Torna l'inverno e poi la primavera le prime nebbie celeranno il borgo cadrà la neve candida e leggera a nuova vita come il Cristo sorgo ma lieta non sarà come essa era solo tramonti all'orizzonti scorgo. Io contro Cristo insorgo e anche se passa il tempo e spunta un fiore mai come prima più sarà l'amore. - Sonetto caudato (Boccheggiano 5.12.2017 – 9,29) Passionale Nella foto: Rita Marra di Galatina Grande astro lucente che pel cielo vai che di rosso la sera accendi il mare quando nell'onda pigramente affondi ci illudi che ti vuoi addormentare. E dai colore a volte a visi cari ci prova col pennello anche il pittore ma tremola la mano e sulla tela dipinge un viso privo di colore. Quel volto una foto ha immortalato, gli hai dato tu il colore sufficiente ha impressionato un viso passionale una bocca che invita sorridente. Ondeggia come fiore in mezzo ai fiori richiama le farfalle svolazzanti volteggiano ma solo su quel fiore si posano e lo succhiano raggianti. La passione s'accende dentro il petto come un tempo ci fa ancora innamorare risveglia il desiderio che mai muore incita al trasgredire ed al peccare. (Boccheggiano 20.12.2017 – 14,25) L'ulivo del Vereto Quell'ulivo non fu mai benedetto sempre a me diede grande sofferenza da lì io ti cercavo sopra il tetto perché della mia vita eri l'essenza. Anche quando il buio oscurò la vista da quel colle sempre t'ho cercata quella tua casa il cuore mi rattrista non ha più la finestra illuminata. Quell'ulivo ha raccolto i miei sospiri, le mie parole tutte ha conservate anche adesso archivia i miei deliri, le lacrime che tra i rami un dì ho versate. Resiste al tempo quell'ulivo amato su me riversa tanta comprensione frutti oleosi per decenni ha dato ancor risveglia in cuore la passione m'è caro e non l'ho mai dimenticato compagno della mia disperazione. (Boccheggiano 4.12.2017 – 11,14) Riti La mia bocca affamata dà una spinta ai denti balbetta la mascella nell'inutile rito ormai compiuto d'una Natività senza frontiere. Stelle splendenti luccichio di sfere colorate scintillio intermittente di vetrine sorrisi a volte anche irrazionali. Frugale pasto il mio pensando a tanta gente in fuga! Che Natale è mai questo? Dondolio di barconi inutili preghiere a un Dio che tace nel logico abbandono del suo primo sonno innocente. (Boccheggiano 25.12.2017 – 16,50) Nel nome di Dio Terra promessa e sangue Dio e violenza amore ed odio preghiera e pianto. E tu Dio che fai? Ti fai adulare da una folla di ipocriti il tuo potere fa sorridere i miscredenti: tu alimenti la morte la violenza tra le genti. E tu popolo che fai? Preghi dopo aver sparso il terrore, accetti un'ostia nella tua mano che ancora gronda sangue innocente. Scrivo una parola di pace su un muro che divide una terra contesa. Ma nessuno legge: nel nome di Dio imbratto le coscienze col sangue, le sacre scritture oscurano la fede e l'amore. Una farfalla vola sui vasi fioriti dei balconi di Israele e della Palestina indifferente al sangue che bagna quel mondo, che lei confonde per un fiore. (Boccheggiano 11.11.2017 – 8,51) Presenze Nella foto, particolare della chiesa del Vereto a Patù (Lecce) Non amo più te, il tuo corpo, amo quel lontano ricordo che ancora mi avvince, quell'anima vagante dentro il mio spirito che ancora mi sconvolge i sentimenti. Sei morta e viva, visita giornaliera ad una tomba senza fiori dove solo una croce consunta mi ricorda che ancora esisti. (Boccheggiano 28.11.2017 – 9,10) Sonetto – Libertà L'immagine è tratta dal portale: http://www.publicdomainpictures.net/view-image.php?image=40426 Ci sono uomini che nascono liberi, la loro mente non puoi imprigionare pur se rinchiusa continuerà a volare ti illudi di poterla controllare. Restan liberi anche incatenati perché la libertà ce l'hanno in cuore e sono come uccelli sopra i rami cantano sempre e non li puoi chetare. Svolazzano anche nel buio d'una cella sei convinto d'averli imprigionati ma loro sono fuori dalle sbarre nei prati in volo vanno a primavera li vedi fermi e pensi sian piegati son pensatori e mai saran legati. (Boccheggiano 27.11.2017 – 11,09) Liberazione Il dipinto è tratto al portale: https://www.eventiyoga.it/wp-content/uploads/copertine-eventi/510/Meditazione-Blu1.jpg Mi son liberato di te più non ti vedo e cerco, non ti voglio. Ma tu ci sei, difficile scappare, sapessi quanto giovan le lezioni, nessun prezzo da pagare né spari di fucile, né uccisioni. Ci sei quando incontro un nuovo affetto, quando ritento di fare un nuovo approccio, la tua ombra m'appare ma ancor raccolgo per terra qualche coccio e allor diventi una benedizione a pensare mi induci mi spingi a fare qualche riflessione. E mi blocco, ripenso alle tue parole che hai scritto nei commenti tante volte quando dicevi: “Tu devi restar solo, devi andar solitario come un gabbiano in volo”. E solo vo' e sto bene, ma grazie a te ragiono; in alto tra le nubi non temo il lampo o il tuono, davvero m'è servita la lezione d'errar non cerco ancora solo mi godo questo dì di festa: anche per me è giorno di liberazione. (Boccheggiano 25.11.2017 – 19,15) Un libro Il dipinto è preso dal portale:
https://lamenteemeravigliosa.it/libri-sullintelligenza-emotiva/ Un libro mi fa compagnia nella notte assaporo ogni riga e degusto le pagine, sì, com'io fossi seduto là ad un tavolino del bar sorbendo un vino frizzante astigiano. Intingo il dito lento rivolto la pagina e indugio sull'ultima riga ancora non letta che prima era confusa, adesso perfetta. La pagina giro un po' lento quasi a non disturbare le lettere incise che restano ferme a concordare i pensieri i nuovi concetti che nascono che abbuiano le vecchie certezze col nuovo sapere. Ora so, qualcosa di nuovo fermenta la mente, sublima il pensiero m'aiuta a guardare dal colle quell'infinito che annega. Ora è bianco quello che prima era nero. (Boccheggiano 25.11.2017 – 00,20) Autunno 2017 Gialla la vigna giace or poco rende sopra il poggio lucente si trastulla l'ultimo grappo un po' consunto pende e un cardellino frulla. Sussulta il nudo tronco, si contorce al soffio freddo della tramontana, l'ultima foglia sopra un ramo storce, si stacca e s'allontana. Ancora il sole brilla e la ricama ma già l'inverno chiama! (Cura di Massa M. 24.11.2017 – 12,57) A Lucia Nella foto: particolare della falesia di Castro Lucea Lucia sul carsico arenile, luceva Castro in tutto il suo splendore batteva lento il campanile l'ore nel cuore suo ormai sazio di bile morta la poesia. No, non l'amava ma lei non s'accorgeva la sua finestra s'era chiusa al sole s'era bloccato il flusso suo delle parole nel cuor mancava amore e si chiedeva perché non la cercava. Solo io l'ho amata! Non se n'è accorta ma m'inteneriva, (io mi innamoro delle stravaganti di donne in testa mezze claudicanti) e l'aspettavo a Castro sulla riva dalla luna baciata. Morì la luna e all'alba il sole è sorto lui aspetta ancora là sulla scogliera non crede in Dio, ma nel suo arrivo spera perché l'amore in lui non è mai morto. (Boccheggiano 23.11.2017 – 20,22) Il movimento L'afflato mai un dì non m'abbandona, come potrei guardando al mio passato? Sol'io conosco ancora il mio vissuto sol'io ricordo sempre quel ch'è stato. La carne più non stava nella pelle, tremor non fu, ma fu un rivoltamento la massa era in fermento, comandava in molte piazze solo il movimento. Le idee erano tante, un po' confuse, fu facile giocare poi al massacro di sangue s'allagarono le piazze ed il raccolto fu davvero magro. Pian piano si sgombrarono le strade si chiuse anche la porta alla ragione vinse la fuga, prevalse poi il riflusso senza più idee e senza religione. Dei tanto urlare e suono di gran cassa la piazza è muta senza più la massa. (Boccheggiano 21.11.2017 – 8,03) La cattiveria L'immagine è presa dal portale: http://www.newsfan.it Tu ci hai messo nel cuor la cattiveria ecco perché la giusta via hai lasciato per me sei stata allora poco seria e lo sei adesso che m'hai già scordato. Mi sono chiesto poi perché lo fai (infatti di recente l'hai ancor fatto) io cattiverie non ne ho fatte mai fu qualche errore che tutto ha disfatto. Ma forse non è l'animo tuo nero forse v'è solo il buio nel tuo intelletto trasformi ogni lucido pensiero in cattiveria quando lasci il letto. Prima sei forse carica di ormoni ma appena hai le tue voglie soddisfatto si consumano in fretta le passioni e ti comporti come un cane matto. Abbai e cerchi anche di azzannare agisci in modo assurdo e irrazionale la cattiveria in cuor sai coltivare ma infine solo a te farai del male. (Boccheggiano 15.11.2017 – 12,35) Una lacrima Una lacrima, una semplice emozione che sale su dal cuore mentre leggo un' ultima poesia che alimenta più forte la tensione e mi sprofonda nella delusione. Eppur piango per te! Per te che mi chiedevi: ”Perché piangi?” quando la notte poi andavi via. Mi rivestivo con grande tristezza, e poi s'andava via in tutta fretta accarezzati da una lieve brezza. E ripetevo sempre la scenetta, che m'alzava il martirio dentro il petto ma era un dramma che, invece, m'investiva mentre io ti guardavo sorridente, e mi abbracciavi e mi tenevi stretto. Io ti dicevo: “Non ci fare caso, sola è emozione, non è proprio niente”. Ora che gli anni mi pesano davvero, ma è la vita che m'opprime il cuore, mi chiedo a cosa serve, a chi è servito, d'avere allora accettato quel tuo invito. Goditi queste ore ripetevi, l'avevi capito quanto io t'amassi tanto amore faceva a te paura perché nel cuore tuo l'amor s'accende ma poi si spegne perché poco dura. (Boccheggiano 14.11.2017 – 22,17) La vita La vita è una, la scoprirai non al primo vagito ché nulla ricorderai dell'acqua in cui nuotavi né della risa della gente intorno ne del sorriso mesto di tua madre. La scoprirai il dì che il primo pianto allagherà la gola la mente riempirà di duolo e pena. La gioia? Oh sì, il ridere gioioso dell'infanzia quel curioso osservar gli oggetti intorno cercare di capire l'amaro e il dolce gli occhi spaziare sui passanti in corsa, sul volo d'una semplice farfalla, sul fiore che anche lui nasce e poi muore. La vita, una frazione di tempo senza senso un muro che ti isola dal mondo, una stella ricamata su un cappotto, la fame da saziare e poi lo spreco, il bianco, il nero, il giallo e poi il diverso. La vita che tormento! La vita ch'è un tramonto e poi la notte. (Boccheggiano 30.11.2017 – 9,15) A Marta De Luca - Da FB gruppo Salentini Sparpagghiati Occhi pensosi lo sai a cosa penso? No, non lo sai qualcosa mi ricordi, qualcosa che m'ha portato il vento che gioia conserva ma il cuor non è contento. Ed è un'età la tua che mi rinnova una follia che m'è passata in mente che mi ricorda ancora dolcemente che il tempo passa e non lo puoi fermare e quel che porta non si può pensare. Pertanto, godi, godi questa tua età ancor felice godi questo tuo tempo e quel che hai avuto e al dopo non pensar, ogni giorno al meglio va goduto. (Boccheggiano 30.11.2017 – 9,54) A Giacomo Il dipinto di Giacomo Leopardi, tratto dalla maschera mortuaria del poeta, è del pittore Domenico Morelli ed è quello più vicino all'aspetto reale del poeta negli ultimi anni della sua vita. Ti odiai per “L'infinito”, quei versi che piegarono l'estate e il dubbio d'una bocciatura. Odioso quel maestro, odiosi i versi ch'oggi apprezzo e che declamo sovente, con te or mi confondo su quel colle a te m'unisce questa randagia sorte ed il peregrinare solitario. Dove, dov'è, la vita? Come radice d'una ginestra morta che dal fuoco risorge e i butti getta di fiori gialli colora la collina dove la brace ancora fumo esala. Vita noi siamo, esuli e romiti, vita noi produciamo nel silenzio versi sublimi che come vino nel tino fermentano silenti gioia ci danno poi attraverso il tempo, che in noi non muore, e se il sole scioglie la brina una rosa rossa dalla patina opaca poi compare. Oppressi fummo, la nostra vita compressa al conformismo piegata come arbusto lungo il colle poi che la lava incandescente spiana, la nostra vita di nuova vita esulta e il tempo, e il fato, nulla potrà usurare. Come radice, al fuoco preservata, rinascerà sulle nudi pendici, il verde cancellerà le ceneri nerastre e nuove fioriture, ed api e insetti ancora voleranno tra quei fiori, feconderanno quel che credi estinto nuova vita germoglierà dov'era morte, anche se dura e amara ancor sarà la sorte. Oh, pellegrino, che all'avello indugi, non leggere il mio nome ma il pensiero scava dentro quell'ossa frantumate, in quel teschio senza volto e senza vista, quell'anima ricerca ch'è fuggita che solitaria vaga e al sol distende versi che volteggiano agli alisei costanti come bianche farfalle, solo parole disperdono che nessuno coglie parole che chi vuol senso raccoglie. (Boccheggiano 29.11.2017 – 18,09) Pupazzi di neve La foto è tratta da Wikipedia, l'Enciclopedia libera. E già la prima neve fredda cade quel che ti frulla in mente sono i fiocchi son le risate allegri dei bambini la corsa sulla neve farinosa lo scivolare giù con lo slittino le palle di neve da lanciare e un pupazzetto che sembra un burattino. Ed il pensiero corre al mondo attuale di burattini ce ne sono tanti, ci rido e penso: “Fossero di neve si squaglierebbero con il primo sole”. Ed invece stanno lì, fermi per anni, seduti sulle morbide poltrone pontificano, discutono assai scaltri, di quello che mai fanno è colpa d'altri. (Boccheggiano 29.11.2017 – 12,55) Orizzonti O sole che tramonti in mezzo al mare questa sera il mio animo accarezzi ed oggi è stato un giorno poco chiaro quelli felici sembra poco apprezzi. Perché gli umani sono poco accorti alla felicità son spesso assenti non san guardare a chi ha poco o niente che anche con poche gioie son contenti. E basterebbe poco, sol pensare: un sacco pieno dove mai lo porti? Sol gli eremiti e l'uomo di pensiero son loro molto ricchi e tanto accorti. Hanno capito che il tempo passa, impietoso ti scava e ti modella non t'arricchisce il conquistar terreni né chiuder l'oro dentro le castella. T'arricchisce se sai guardarti intorno coglier l'umanità di questa terra guardare il mondo con i suoi colori mettere al bando sia l'odio e la guerra. (Boccheggiano 9.11.2017 – 18,40) Per Elisa Ti do quello che ho, quello che resta ormai di razionale chiamalo come vuoi, non so, ma ormai chiamarlo amore più non vale. Ho consumato tutte le parole quelle che scrivo sono segni stanchi come quelli che sui quaderni un tempo tracciavo sui quei duri e vecchi banchi. Parole spesso che venivan storte la mano tremolava di tensione or tremola la mente, traccia il segno d'un ultima emozione. Cosa vorresti io più non ho, ho questo sentimento che balbetta sa scrivere oramai solo parole, semplici versi che il cuore gli detta. E poi il tempo stringe, questo lo vedo e so cogli il poco che resta in questo cuore non è molto, ma ormai altro non ho. (Boccheggiano 12.11.2017 – 8,44) Profeta Caddero parole come olive mature sapienza della terra condimento della vita. E lui non disse nulla o disse poco mise acqua sul fuoco sciolse quel liquido oleoso il senso della vita allargò nel piatto lui meditò e poi lesse. Le mani al cielo volse tra gli ulivi filtrarono miraggi il sole lo colpì, mosse i suoi raggi e il cuore lesse quello che lingua e mente profetizza. (Boccheggiano 11.11.2017 – 16,16) Alburni La foto di Postiglione è di Massimo Pisa Il Panormo mi guarda un po' accigliato mentre disteso sto nella mia tenda sotto i castagni godo la frescura la vita passa sempre e poco dura. Ma restano i ricordi e le sue vette, non ebbi mai il coraggio di scalarle in agosto la neve e ancor presente nelle sue gole, e il gelido si sente. Dolomiti campane sono dette rocce carsiche con duemila tane, convivono tra grotte in roccia erosa piccole alcune, ma v'è anche Pertosa. Ad ammirarle si resta incantati ché la natura è figlia di un'artista gioca col tempo, i monti poi modella impasta e scava nelle sue budella. E gli Alburni mi son rimasti in cuore e m'è rimasto in mente il suo paese un luogo sacro, per me una devozione e quel paese si chiama Postiglione. (Boccheggiano 5.11.2017 – 17,00) Banane Immagine elaborata da: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/84/Banana_plantation.jpg Il giorno che avrai sparso una lacrima per un nero che ha perso la libertà, il giorno che la compassione il tuo petto scuoterà, il giorno che penserai a due occhi dietro le sbarre che chiedono perché, quel giorno capirai cosa sia la libertà, quel giorno combatterai per restare un uomo libero. (Boccheggiano 7.11.2017 – 13,09) Croci Marciscono le croci nei vecchi cimiteri fuori porta tra l'erba secca e qualche vecchio fiore. Lieve in cuor mi tracciano un tremore che la memoria è spesso corta si spengono le voci. E il pianto che ascoltai s'è già consunto insieme al morto ed il pensiero anch'esso già è svanito. Non serve il silenzio a chi non ha l'udito sotto la croce sta disteso il corpo di chi non scordi mai. (Boccheggiano 7.11.2017 – 17,36) Dipinti Raccolgo tracce di intelletto le spalmo su una tela dipingo l'amore, do colore ai sentimenti. Il mio quadro è fatto di parole, tratti indecifrabili, chiaro-scuri indefinibili che trasmettono emozioni. (Boccheggiano 10.11.2017 – 9,59) Fior di marrubio Oh, cuore, cuore mio che batti ancora, come campana suoni nella notte corri a lei col pensier, lei che ti sfotte, lei che per te neppur più sogna e trema mentre in me la passione ancor non scema. T'amai, non so se un po' m'amasti mai, forse m'hai amato, mi sono anche ammalato, dicesti che nel cuor lasciavi il dubbio mi son curato col fiore di marrubio sol dalla tosse mi sono liberato. Tutta in me la passione è rimasta, anche se cala, ed ogni tanto bussa a questo cuore, il vento scuote i vetri e il suo tremore lo scambio come un tuo lieve bussare ti scaccio, ma poi ancor ti sto a cercare. Da pazzo giro, vo' sui siti infami, dove tu vendi il corpo, lo so, tu me l'hai detto tante volte quella carne che freme a nulla vale la puoi lavar con l'acqua del pluviale che ognor raccogli chiara alla cisterna. E sento cigolar, sento il cigolar del secchio infame che lava il corpo tuo non la coscienza tu ti sei persa, e Dio non ha clemenza, il peccato ora adeschi e a lui non credi e a chiedere penitenza più non cedi. Sollecitar non voglio il tuo ritorno ma ancor mi manchi e soffro a restar senza. (Boccheggiano 14.11.2017 – 18,31) Foglia Fragile foglia sono mutata nei colori e nell'anima, appassita ma pur sempre desiderosa di vivere. La mia vitalità troncata dal vento in un giorno d'autunno affidata a un viandante che non si è accorto che sono finita nel suo sacco. (Boccheggiano 5.11.2017 – 19,00) Ho visto i seni ondeggiare Ho visto i tuoi seni ondeggiare questa notte. Come quel giorno a Matera le mani ho allungato tastato sembrava t'avessi anche un poco eccitato, gratificato. La maglia in su hai tirato le puppe al vento svelato. Godevi a sentirti toccare, impastare, e come un impasto tu lievitavi lasciva con gli occhi socchiusi sognavi. Quei tuoi capezzoli sodi sembravano sorbe autunnali ancora da maturare. Ed eri avanti negli anni cinquanta. Splendeva sul volto un dolce sorriso, come un germoglio d'estate di riso, un vago piacere tra i denti, e gli occhi splendenti. Concorrevi con l'altra, che era soltanto sui venti. Ti persi, vi persi. Mancava l'amore. Nell'altra si spense. (Boccheggiano 1.11.2017 – 10,36) La felicità La foto è tratta dal portale: http://www.istitutohoffman.it/index.php/news/88-felici-si-puo-studio-sulla-felicita La felicità, quella di ieri, quella che si spera poi sarà domani quella felicità ch'oggi raccogli, che assapori e accarezzi a piene mani. Gioia che si consuma, e passa via, che gusti, pasteggi dentro un letto, pensi che duri eterno ma ti tormenta dopo l'intelletto. Comincia, poi finisce, lei guarda e non capisce il dramma che è tutto tuo, esistenziale, che soffri a veder spegnere la fiamma. Sul filo vai, viaggi in equilibrio il passo muovi incerto sul burrone godi l'adrenalina d'un momento sai che finirà poi la passione. Salvatore Armando Santoro (Boccheggiano 14.11.2017 – 9,07) La felicidad Felicidad, el de ayer, lo que esperamos sea mañana la felicidad que ahora recoge, que gustas y acaricias manos llenas. Alegría que consume, y termina qué sabe, pasteles en una cama, piensa que duras para siempre pero te lastima en la cabeza. Comienza, entonces termina, ella mira y no entiende el drama que es todo tuyo, existencial, que sufren para ver extinga la llama. Camina sobre una cuerda estirada, viaje de equilibrio el movimiento incierto hasta el barranco disfruta la adrenalina de un momento sabe que la pasión terminarà. (Boccheggiano 14.11.2017 - 9.07) (Traduzione e adattamento poetico di Salvatore Armando Santoro) Nebbia nel borgo Nebbia nel cuore sale e su nel borgo vola l'anima mi confonde e giù dal tetto scola. Gocce sul fior ricama sul fior che lento muore sento, una voce chiama ma è un urlo di dolore. Questo mattino ingrato di torbido è vestito nel letto mi rigiro mentre si muove il dito ed il pensier completa. Un verso sullo schermo scolpisco da poeta ma noia in cuor confermo. (Boccheggiano 13.11.2017 – 8,59 Le mie ceneri Le mie ceneri a chi potrei donarle? Un custode vorrei che le guardasse che una parola tenera donasse con affetto sincero anche curarle. Ma forse è meglio in terra conservarle, che la terra ogni giorno le frullasse, che il sole coi suoi raggi le scaldasse nel ciclo della vita reintegrarle. Forse tu, che un dì mi hai avuto accanto potresti fare ancora da custode tu che hai raccolto tante volte il pianto che m'hai cullato tra lusinghe, e lode ancora spargi sui miei versi e vanto, anche se a volte l'ira ti corrode. Ma amor m'hai dato un giorno e lo ricordo quel bene regalato, no, non scordo. “Fu vero amor?” A volte me lo chiedo, ma io che fosse tale ancora credo. Nel proprio istinto occorre avere fede in fondo l'uomo crede a ciò che vede. (Boccheggiano 26.9.2017 – 16,05) Naufrago Nella foto del 2010 il Vereto di Patù Non so quando raggiungerò lo Stige, anch'io son certo che un dì ci arriverò, dopo mi toccherà tutto accettare anche se ho detto che né croce o tomba vorrei d'intorno ma soltanto mare, e che vorrei restare al sole e al vento nella terra paterna del Salento. Ho detto che vorrei esser cremato le mie ceneri sparse dove vissi un pugno nel paese della Piana dove la guerra ci regalò miseria, un pugno nello specchio dello stretto proprio là in punta allo stivale, dove osò Ulisse sfidare le Sirene, un altro pugno là dove il Sì suona, un altro nella Valle della Dora, una manciata dove Enea sbarcò da spargere tra Leuca ed i Piani così che il pasto ai vermi toglierò. Tutto chiaro sarà quando dal cielo il sole il giorno mi cancellerà la verità neppure chi s'è spento giammai conoscerà. Solo illusione ai vivi porterà la morte e il vento e non saprò se un dì sarò tornato tra i Calabri o tra i Greci del Salento. (Donnas 17.7.2017 – 14,13) Trasparenze Sono qui crocefisso la mia cultura è strana un misto tra potenza e maschilismo debole invece sono pago il prezzo d'esser nato in luoghi osceni dove il sesso è conquista dove la donna finge d'essere santa invece anche lei è figlia di puttana. Simula quel decoro che l'usanza richiede, dentro è diversa vuole dare sfogo alle celate inibizioni, come il maschio comunque, anche lui simula un decoro ch'è solo tiepida apparenza. Appena può, appena trova un complice assenziente, lei si trasforma in mostro, lui traspare qual è: un lurido fetente. Che ci vuoi fare? Il mondo è tutto ipocrisia. Basta saper simulare, basta pudici saper fuori sembrare, anche se io non ci tengo alle apparenze dico quello che penso e non nascondo le mie trasparenze. Ma il mondo mi vuole con giacca e cravatta, con il vestito nero e la cintura adeguata al colore dell'abito che porto con la piega del pantalone non disfatta. (Boccheggiano 15.9.2017 – 12,53) Una bella giornata Il dipinto “Rolla” del 1878 è di Henri Gervex ed è esposto al Museo d'Orsay in Francia. E fu una bella giornata quella che lei mi illuse e confuse una partita di calcio, intorno ad un campo sportivo giocata. Era d'autunno il sol si stancava di meno, che il giorno era più corto, e Cristo era risorto, ancora era vivo e non morto. Aveva il sorriso ancor pieno, e piena era lei di ormoni, di tanta euforia, io persi il mio tempo per via, persi decoro e ragione, lei mi parlava di Dio, di fede, di religione. Ma si spogliava, le tette esibiva, quelle tette ancor sode e imponenti, la parola anche volava, sortiva dai denti un sorriso e vaghe promesse di campi arati e di messi. Coglievo la brina, la produceva la notte, ristorava i lunghi silenzi fatti di brevi messaggi di voci, perse tra nudi guanciali, la voce che prima fa bene, che origine dà a rancori venali. Poi scese il silenzio, il disprezzo e qualche parola di troppo mi chiuse in una fredda prigione il peso degli anni più vecchio mi fece, nell'animo zoppo sconforto, un nero di pece. Ora ogni tanto riguardo la scena d'un tempo: la vedo tra cuscini e sgualciti guanciali, oscena tra coppie indecenti, smarrito ha decoro e coscienza l'amore anche ha perso, non scrive più un verso. In me prevale adesso il buon senso, la sana ragione, ma ogni tanto ancora la penso. (Boccheggiano 3.10.2017 – 10,45) Sulla strada di Niccioleta Piovono stelle questa notte al buio fermo su una piazzola sto guardando un porcospino ondeggia e sta scappando ma il cielo questa notte sto guardando. Piovono stelle, ce ne sono tante, il gran carro m'ammalia e un po' distante l'Orsa Minore sembra m'avvolga dentro il suo splendore. La testa spingo tutta dietro il collo (Dio benedetto questa cervicale) mi gira il mondo intorno e sto cadendo allo sportello dell'auto m'attacco questo cielo stellato mi dà smacco. Ho un po' paura: con loro sto girando nell'universo da ottant'anni volo. Dove penso d'andare? Io sto tornando solo a Boccheggiano, taglio per Niccioleta e poi mi fermo (lo faccio spesso) ai limiti del bosco resto a guardare il cielo e le sue stelle. Penso ai potenti, commisero me stesso e i prepotenti, domande non mi pongo, più risposte non voglio, neppur cerco. Aspetto in trepidante attesa per tutti arriva l'ora della resa. (Boccheggiano 26.10.2017 – 0,14) Questa notte ti penso Nella foto: Mareggiata a Punta Ristola di Leuca Questa notte ti penso ti sogno distesa sul tuo letto con i tuoi seni nudi e il viso bianco i capelli sparsi sul cuscino il tuo sorriso stanco. Questa notte sei con me, ancora mi sussurri le parole dolci del primo incontro in cui t'ho visto. Ti scopri, ridi soddisfatta d'avermi conquistato. Quanta strada ho percorso quanta per te ne ho fatta? Questa notte sarà lunga da passare ti penso riesci sempre a farti ricordare ed io son solo e in mezzo a tanti guai. Diverse donne ho avuto il loro corpo più volte ho posseduto, ma io cercavo te, difficile è spiegare quel che non capiresti mai. Io te cercavo, altre donne non vedo e più non voglio, in bilico rimango sul tuo mare barcollo in cima ad uno scoglio Ristola mi sta sempre a tormentare soffro in silenzio, nulla sarà più uguale, neppure io sono più lo stesso, ormai anche a sperare ho smesso e nuoto in mezzo ai guai. (Boccheggiano 22.10.2017 – 1,06) Quella lacrima La foto è tratta dal portale: http://www.donnalucata.it/fotografando_donnalucata/foto/minimali/tronchetto.jpg Quella lacrima che su dal cuore sale tu non saprai per chi davvero è sparsa, è un tremore lieve, un vibrare d'ali su un tronco vecchio in una spiaggia salsa. Tu penserai: “E' per me”. Io dico: “forse”! Ma tante Muse m'hanno preso il cuore, tutte le ho amate, ed è forse per questo che sempre le ricordo con tremore. E con passione penso anche a quei giorni che con mille carezze m'hai inondato, le fughe nella notte lungo il mare ed all'ultimo bacio che m'hai dato. E' quello ch'è rimasto nella mente, quello che dentro vive e che rammento adesso lo stai dando a un nuovo amore ma il mio l'hai inciso su nel firmamento. (Boccheggiano 20.10.2017 – 17,47) Autunno 2017 Il dipinto è di Claude Monet Volano in ciel le foglie, rotolano per i fossi, di brina un po' imbevute, come pecore belano sparute ma un tal belare a me un singhiozzo pare un lamentio confuso in un vociar rinchiuso. (Boccheggiano 20.10.2017 – 11,33) 8 Agosto 2010 Senza l'amore mio dimmi tu adesso come stai ma all'ultimo tuo orgasmo penserai. Non son la dolce stella dei giorni belli che lasciai forse nel cuore tuo ho lasciato guai. Che stupido che sono, immaginar che ancor mi pensi già son finiti i nostri giorni intensi. Giorni che ognor ricordo che anche di dolor son densi forse son io che quei bei giorni spensi. Ogni tanto ricordo il tuo sorriso, quel dolce riso della tua accoglienza ricordo anche una lacrima sul viso che non vedesti il dì della partenza. (Boccheggiano 16.10.2017 – 22,09) Le rughe Quella ruga chi l'aveva vista, scorreva timida tra due mammelle sode, ma lo specchio impietoso l'ha scoperta in fretta, e un po' scocciata, l'ha coperta. Un vestito più modesto, ma attraente, non nascondeva quel suo seno sodo anzi i capezzoli di più evidenziava qualche giovane ancora emozionava. Ma poi si allontanava dallo specchio l'aveva spostato finanche dalla vista quella ruga segnava anche il suo tempo triste era in mente, il cuore era scontento. E qualche tempo dopo era la fronte che l'avvisava del passar degli anni con crema e con un po' di sottofondo cercava d'ingannar se stessa e il mondo. In testa mise allora un cappellino che la copriva quasi fino agli occhi il suo sorriso ancora era splendente ed ingannava ancora anche la gente. Poi una ruga corse sulle mani, “Oh, Dio – esclamò – il tempo come passa”. Allor le mani riparò coi guanti felice d'ingannare tutti quanti. Inesorabilmente il tempo passa solo il pianto ci resta da bambini crudele per la vita è il calendario che ci ricorda che tutto è precario. (Boccheggiano 11.10.2017 – 15,11) Una bella giornata Il dipinto “Rolla” del 1878 è di Henri Gervex ed è esposto al Museo d'Orsay in Francia. E fu una bella giornata quella che lei mi illuse e confuse una partita di calcio, intorno ad un campo sportivo giocata. Era d'autunno il sol si stancava di meno, che il giorno era più corto, e Cristo era risorto, ancora era vivo e non morto. Aveva il sorriso ancor pieno, e piena era lei di ormoni, di tanta euforia, io persi il mio tempo per via, persi decoro e ragione, lei mi parlava di Dio, di fede, di religione. Ma si spogliava, le tette esibiva, quelle tette ancor sode e imponenti, la parola anche volava, sortiva dai denti un sorriso e vaghe promesse di campi arati e di messi. Coglievo la brina, la produceva la notte, ristorava i lunghi silenzi fatti di brevi messaggi di voci, perse tra nudi guanciali, la voce che prima fa bene, che origine dà a rancori venali. Poi scese il silenzio, il disprezzo e qualche parola di troppo mi chiuse in una fredda prigione il peso degli anni più vecchio mi fece, nell'animo zoppo sconforto, un nero di pece. Ora ogni tanto riguardo la scena d'un tempo: la vedo tra cuscini e sgualciti guanciali, oscena tra coppie indecenti, smarrito ha decoro e coscienza l'amore anche ha perso, non scrive più un verso. In me prevale adesso il buon senso, la sana ragione, ma ogni tanto ancora la penso. (Boccheggiano 3.10.2017 – 10,45) Ciclo Tutto muore e rinasce anche la passione di nuda terra spesso si pasce trova semenze anche tra i duri sassi, cerca le essenze e minerali scioglie l'acqua del cielo sicché nasce prima un filo d'erba che poi diventa stelo. Nuovi rami e foglie stende ombra regala al sol che offende, dai suoi raggi difende il contadino che posa zappa e pala ed il corpo ristora ora che già volge l'autunno e qualche foglia cala, lentamente al suolo regala. Si chiude il ciclo e la radice scava nel buio della terra e già prepara la nuova aurora che forza e luce ha dato all'esile piantina, ora tronco indurito che il vento contrasta e la tempesta e già la terra gode il riposo del sole che cala e lascia alla brina quell'umido che serve a sera a rinfrescare il campo che ha resistito al lampo, allo scrosciar dell'acqua e alla bufera. (Boccheggiano 28.9.2017 – 13,38) Addio al Vereto -Nella mia foto: Patù visto dal Vereto Mi mancherà la terra del Vereto mi mancherà lassù vedere il mare un occhio al piano ancora regalare la casa tua guardar col cuore lieto. E rivedere in fiore il mandorleto che in foto mi mandasti per guardare le foto tue mi fanno disperare le tengo in cuore come un gran segreto. Volge il tempo impietoso già al tramonto adesso vedo chiaro il mio futuro neppure Dio potrà farmi uno sconto non ti vedrò più lieta lungo il muro, del tuo sentiero in cuor le pietre conto sulla mia tomba v'è l'inferno scuro. Sulla tua strada spero un po' di sole voglio che ascolti Dio le mie parole che ti compensi per aver donato quell'amore che poi tormento ha dato. -Sonetto ritornellato (Boccheggiano 23.9.2017 – 16,12) Concordanze Nella foto: Le Centopietre di Patù (Lecce) e particolare della Chiesa di San Giovanni Battista. Tu non sai questa sera quel che provo, né che mi frulla in testa, né i pensieri, starai forse ridendo o stai cenando ma a quel che penso no, non stai pensando. Ma che m'importa in fondo il tempo passa cancella tutto il bello che c'è stato cancella il bene quello che hai mestato neppure più l'amore ormai è restato. Ma questa è una sera stravagante due vecchie foto in rete oggi ho trovato quanti ricordi tra tante vecchie pietre la chiesa del Battista e quelle strade percorse tante volte a notte fonda la mente in un baratro sprofonda. Ma adesso il cuore infine ha ragionato le carte sul tavolo ha giocato l'asso di spade la donna s'è mangiato il cuore col cervello s'è accordato. (Boccheggiano 11.9.2017 – 21,58) A piedi nudi in un giorno d'estate La foto è tratta dal portale: http://www.bravibimbi.it I miei piedi nudi accarezzati dall'erba tenera dei prati verdeggianti, erba fresca, dal vento spazzolata, le bretelle dei mie calzoni corti prese dai rovi tra more mature e rosseggianti. Tornare indietro al tempo mio smarrito, ritrovare tra i campi di frumento rossi papaveri al sole dondolanti, restar tra i rami di quel pero antico, abbandonato, con i frutti maturi, rossi in viso, come le mie bugie mal raccontate. Avvertire il viso deliziato dalla frescura che la terra emana dopo una pioggia estiva, in pieno agosto, aprir la bocca a cogliere le gocce fare a gara per annaffiar la pelle, chiudere gli occhi mentre la pioggia irrora il viso ed il sudore spegne. Ascoltare l'urlo degli spaccalegne, e poi vedere i contadini a sera con le fascine d'erba sotto un braccio, con l'asino con i basti colmo di cicorie, di freschi ortaggi e rossi pomidori. E ritornare tra mandorli e tra fichi dispersi su tratturi di memoria rileggere ancora stancamente le pagine di giorni ormai passati cercar per i sentieri e i vichi per ritrovare tra i solchi della mente il senso dell'autentica mia storia. (Boccheggiano 17.9.2017 – 18,09) Ma ti figuri Ma ti figuri se quello stava zitto, ci doveva mettere un po d'aglio e di pepe non basta che m'han dato martellate ci si mette anche lui con le cazzate. Ma oramai mi sono rassegnato, come Totò però spero alla fine arrivi quel giudizio universale davvero non sarebbe cosa male. Così con un fava afferro due piccioni togliamo dalle palle dei coglioni non splenderà in cielo più una stella ma ringraziar dovremo la livella. (Donnas 19.8.2017 – 14,24) Tema di Lara Il tuo nome riporta un grande amore la neve e il gelo delle grandi steppe l'urlo dei lupi che scava nella mente e un delicato tema ricorrente. Susciti in cuore teneri pensieri incisi son su vetri pien di brina mentre la slitta scivola lontana in mezzo al gelo della tramontana. Oh Lara, Lara delle nenie antiche armonie di balalaike struggenti il tempo dell'amore non tramonta anche tra il gelo il sentimento conta. E pur se vivi a volte tempi duri e credi che ormai tutto sia perduto resta nel cuore accesa la speranza, che al tempo sopravvive e alla distanza. A Lara Carrozzo Poetessa ...ricordando il dottor Zivago! (Donnas 19.8.2017 – 21,07) Boris Pasternak
Cerco pace e non guerra L'immagine è tratta dal portale: http://www.ancientcoinage.org/the-great-sphinx.html E' triste questo giorno la mia vita nel cielo v'è una coltre cinerina la siepe ch'era verde, stamattina, del bel mantello tutta s'è sguarnita. Ed appare solo un cespuglio nero, un'ombra opaca sembra rannicchiata l'anima mia in essa s'è occultata, cane randagio dentro un monastero. Ulula il vento, è notte e fa paura, cerco un Dio, un giorno mi promise che le sue gioie avrebbe condivise, ha condiviso i fiori di datura. Bianchi fiori, con un batacchio rosa, che brillan tra le tombe al cimitero ormai io nulla aspetto e nulla spero l'uomo la guerra e la violenza sposa. Più non cerca la pace, la respinge, il sole ancora scambierà col fuoco l'esperienza per l'uomo conta poco di nuova sabbia coprirà la sfinge. (Donnas 21.8.2017 – 13,54) Gocce di nebbia La foto è tratta dal portale:
https://bioenergytoday.net/2012/07/16/fog_of_biofuels_in_us/ Una goccia di nebbia nella notte accarezza il mio volto e mi confonde lucida pelle umidi i miei capelli pallor di notte fonda. Impietosa m'avvolge frastorna la mia mente sbando in bianca fuliggine nel mio cuor presente. (Donnas 21.8.2017 – 14,46) Illusioni Il dipinto "Notte Stellata" è di Van Gogh Non hai voluto più questo mio amore tu l'hai cercato maturo come un frutto forte l'hai chiesto ed io te l'ho donato tardi è arrivato non l'avrei cercato. Non avevo capito l'abbordaggio sono stato un uomo imbelle ora l'ammetto ma t'amai, t'amai, tanto t'amai tu tanto amore non l'hai avuto mai. Era tutta illusion, tale è rimasta ma s'è assommata in più la delusione da questa storia ne sei uscita male più leale di te è un animale. Vero, anche il cane sa scodinzolare ma lui è sincero ed ama il suo padrone e al par di lui io t'ho voluta bene falsa sei stata, m'hai dato solo pene. “Pene”? Si solo quello forse tu cercavi ma un compenso volevi e un po' l'hai avuto, ed alla fine poi l'hai dimostrato quel che cercavi su Badoo hai trovato. (Donnas 22.8.2017 – 10,13) Haiku – Ragno di stagno La foto è tratta dal portale: http://giardinonaiadi.blogspot.it/2014/11/gerris-lacustris-il-pattinatore-dello.html ragno di stagno - lucida acrobazia danza serale (Donnas 14.8.2017 – 3,35) Haiku – Nuvola nera Nuvola nera cra cra di raganella goccia s'allarga (Donnas 14.8.2017 – 3,35) Tema d'amore La foto è di Fabrizio Passaseo (g.c.) S'alza dal mare il pianto d'un gabbiano cerca un amore che immenso un giorno fu. Un forte strillo al vento ondeggia e va lui si dispera ma lei non sentirà. Vola, un nuovo sogno cerca, chiama ma voce ormai non ha. La cerca ancora tra la falesia e il mare la gabbianella mai più ritornerà. Senza le ali volare non potrà ma il forte strillo lui ancora sentirà. Piange, lacrime amare in mare sale al salso del mare ancora aggiungerà. Scende ora il sole dentro l'azzurro mare lo culla ancor ma non galleggerà. Scivolerà con Ristola nel mare affogherà, e amor più non darà. (Donnas 16.8.2017 – 22,14) Maddalena impunita Nell'orto degli ulivi di Getsemani, Maddalena viziosa mi hai tentato, nella notte prima del martirio l'ultima gioventù mi hai tu rubato. Hai riso dopo, e mentre io soffrivo, mentre sui tradimenti meditavo, tu rivolgevi ad altri le attenzioni ed io verso il Calvario mi avviavo. Non ti importava affatto il mio dolore, il bene dato, amor per te non era, era lussuria che tutta t'avvolgeva per me fu sofferenza viva e vera. Quanto avevo sofferto per amore? Ma sul mio pianto arida ridevi, ma ora le mie stesse pene provi, assaggi il freddo delle prime nevi. Dell'amor dato non mi pento mai con i ladroni m'hanno crocefisso sul Golgota il mio sangue v'ho lasciato con me stai sprofondando nell'abisso. Ora il veleno sulla spugna assaggi ma non ripaga tanti torti e oltraggi. (Donnas 6.8.2017 – 11,17) Malinconia La foto di Francesco Turano è tratta dal portale: http://www.colapisci.it/Cola-AltriAmici/francescot/fotostretto/tramonto227.htm Antico suono di campana e gorgoglio di mare, voce confusa di vicina, di mamma a rammendare, rondini vocianti svolazzare. Nuvole nere in cielo l'Etna spennacchiare un vecchio libro consunto stanze spoglie, vuote, senza orpelli, rumore di carretti e di carrozze voce cantilenante d'un vecchio accattone rossi garofani in un vaso sul balcone. Sole rosso, tra le nuvole filtrante pigro che affoga tra i Peloritani una carezza, affetti ormai lontani. (Donnas 15.8.2017 – 10,27) Mezzogiorno a Punta Ristola Nella foto: Punta Ristola di Leuca Mi culla il tuo silenzio la pelle m'accarezza del vento di scirocco tiepida la sua brezza. Solo un ronzio d'insetti un disturbar di mosche sull'umida mia pelle tra queste rocce fosche. Lo sciacquettio dell'onda a tratti mi addolcisce un volo di colombi l'udito mi colpisce. Ma poi il silenzio è rotto da un parlottar lontano di un pescatore in barca strilla anche un gabbiano. E un cigolar di barche un sub in immersione che soffia nel boccaglio v'è un po' di confusione. Allora non son solo questo silenzio è finto il campanile suona un din don dan distinto. Forse son io che penso che il mondo che è lì fuori cerca pace e silenzio né guerra e né furori. Ma allora non son solo con altri mi confondo che cercano pel mondo un canto di usignuolo. (Punta Ristola 1.11.2014 – 12,11) Vivi Salento Tu vivi in me Salento globuli rossi tra le arterie spingi figli del dolce vino, uva sui tralci che danno poi sarmenti fuoco nel mio camino fiamma vivida che i ciocchi accendi ed alimenti. V'amo vecchie pajare ripari di strafiche e cuccuasce richiami oscuri nel buio della notte brina sui campi umido sulla pelle, sui capelli sulle siepe di more sui piselli sul tabacco su terreni arsi su meloni dormenti in terra sparsi. T'amo terra di sangue che t'attacchi ai miei piedi e non vai via sulla fronte ti sento infarinare le mani, gli occhi infuocati mi fai stropicciare t'amo terra dei miei antenati tu m'allaghi nel cuor la nostalgia. (Donnas 7.8.2017 – 2,51)
Senryū – Media La foto è tratta dal portale: http://2night.it/2014/07/26/dove-mangiare-il-pollo-allo-spiedo-napoli.html Io non ne mangio c'è chi ne mangia due media di un pollo Senryu - Mediji Ne jedem Postoje oni koji jedu dva Mediji pileca (Donnas 18.8.2017 – 17,07) Simulando indifferenza Se tu m'amassi, oh, se tu m'amassi come un tempo quando arrivavi con il tuo sorriso e l'allegrezza ti splendeva in viso per me tu eri pesca deliziosa. Nel vino ti gustavo, là a Gagliano, su quel balcone che guardava il Ciolo, tanti gabbiani volteggianti in cielo pensavo a te e ne seguivo il volo. E mi illudevo di quel nuovo amore non capivo che tu mi raggiravi l'anziano che t'amava corteggiavi a quell'amor, m'hai detto soddisfatta, non tanto facilmente rinunciavi. Ed ho bevuto il calice del fiele quelle contrade raccolto han la mia voce il sacrificio umano Cristo ha chiesto il sangue già inzuppato la mia croce. Ora mi resta il viso tuo abbuiato leggo tristi parole, tanta delusione, scappare vuoi da quella terra amata leggo nel cuore la disperazione. Anche tu il Golgota da lontano miri gli anni stanno passando, un altro oggi, il pianto più non cogli e i miei sospiri, oggi festeggi, non so se con un altro, simuli indifferenza e sicurezza sfoggi ma debole sei ed io anche poco scaltro. (Donnas 8.8.2017 – 11,50)
Zingari Rivedersi bambini sotto un pesco e risentire quei profumi antichi, sotto il mantello delle foglie al fresco il dolce aroma ancor gustar dei fichi. Ritrovare quel clima fanciullesco scorrazzando su dei campi aprichi vivere un mondo libero e fiabesco, i cumuli calpestare dei lombrichi. E correre pei campi tra l'arsura bevendo l'acqua fresca alla cisterna il secchio far calar dall'apertura vedere il sole giù dalla lucerna che ondeggia ed ancheggiando si sfigura ed ignorar la predica materna. Ed oggi ritornando al tempo antico so che più non potrò gustare un fico, anche alle pesche dovrò stare attento che alla pelle mi danno mancamento, neppur le more potrò più gustare, le fragole potrò solo guardare. E questa gioventù cosa si perde a non restare sotto un noce al verde? Sta sui gradini della cattedrale dove di più il tablet prende il segnale ed il gusto ha perso dei sapori antichi compreso quello di susine e fichi. - Sonetto ritornellato (Donnas 4.8.2017 – 14,10) Haiku – Rana caldo rovente - nuvola nera in cielo Gracida rana (Donnas 4.8.2017 – 20,38) Haiku – Tempo Il dipinto è stato realizzato da Enrico Santoro di Cutrofiano (che è mio cugino) alba e tramonto - risplendono colori vespro che muore Haiku - Time Sliku je napravio Enrico Santoro Cutrofiano (Što je moj rodak) izlazak i zalazak sunca - boje shine Vespers umire (Donnas 3.8.2017 - 19,50) Haiku - Treno Treno che passa a meditar rinvio diciottoedieci – 18.8.2017 – 18,10 Haiku - Stella splendente Stella splendente in ciel profumo sale ora d'oblio – 18.8.2017 – 17,56 Haiku - Libellula Ali diafane tra il verde mi confondo canne al tramonto 18.8.2017 – 17,47 Haiku – Libertà La foto è tratta dal portale: http://www.qualazampa.news/2016/01/12 Alla catena libertà non ha prezzo rondine vola (Donnas 15.8.2017 – 11,37) Haiku – Raccoglitrici Un gelsomino mare che rumoreggia profumo all'alba (Donnas 18.8.2017 – 18,32) A volte ti ricordo A volte ti ricordo, quando sul letto stravaccata tutta nuda con i tuoi seni al vento le mie carezze tutte assaporavi io, lieto, il volto tuo fissavo, di umori intensi tutto mi allagavi. E guardavo il tuo volto, preso da una goduria celestiale, e sì, allor non mi volevi male, anche il mio ventre grasso accarezzavi ero per te dolce Salvo, perfetto, allora non avevo alcun difetto. Neppure l'età t'impressionava, tutto era logico e normale, alfine mi convinsi ed accettai quella che inizialmente fu pazzia, ma a me bastava averti, era reale che a me ti davi ed eri tutta mia. Io non ti stavo imbrogliando, ma ancor neppur capivo che il tuo era soltanto un vizio, un semplice capriccio, che potevi facilmente assecondare per dar sfogo agli ormoni ed alle tue poco celate perversioni. Non lo capivo, ma spesso ripetevi: “Tu capito non hai, da questo amor io nulla guadagnai”. Ed io ti ripetevo senza sosta che l'amore non l'ho mai pagato perché a pagare mi sarei schifato. Adesso tutto è chiaro: hai recitato bene la tua parte. Volevi passar da donna innamorata e onesta ma eri invece una donnetta disonesta. (Donnas 17.8.2017 – 14,37) Haiku - Rosso di sera Pigro gabbiano - dondola barca in mare color che spera. Haiku - Red noćno nebo Lazy Gull - brodu koji se ljulja na moru boja se nada. (Donnas 8.8.2017 - 00,31) Andando per vicoli di Montalcinello Sento battere il ciottolato sotto le tue scarpe mentre a passi svelti a casa ti avvii. C'è silenzio in questi vicoli di Montalcinello, anche l'ape tace ed il nettare riposa nel calice: inutilmente la sua trappola giace. Lei vestita di panni leggeri scivola nel silenzio, schiva ai passanti che saluta. Qualcuno le chiede dei nipoti e lei s'illumina in un sorriso ma forse soffre d'essere nonna. Il tempo passa e i voli nuovi d'agosto tormentano le mani che accarezzano le rughe che impietose opprimono il corpo. Una macchia a volte, una leggera escrescenza della pelle ci invitano a guardare anche i tramonti: sfiorano le case di Montalcinello, a sera, prima che le stelle appiano in cielo. Poi solo il concerto dei grilli l'accompagna. Lei, a volte insoddisfatta, guarda la notte che arriva: un altro giorno è passato, un vagito nuovo ed una vocina nel giardino (richiamo tiepido del tempo andato) dove il fico è morto, al di là del muretto dove un giorno sedetti, ci danno ancora speranza e gioia di vivere. (Donnas 8.8.2017 – 13,29) Haiku – Sirena soffio di mare - sirena nella mente canto d'agosto Bosniaco Mora dah - Sirena u umu Pjevanje u avgustu (Donnas 3.8.2017 - 15,34)
Baratti Dovevo starti ad ascoltare quando m'hai avvicinato a Follonica quel dì sul lungomare. “Sei sparito” - m'hai detto - “non t'ho mai più sentito”, ma allora un altro amore avevo in petto. Lei mi aveva avvertito, “stai andando sull'orlo dell'abisso, stammi a sentire, a me presta l'udito”. Stamattina le ho telefonato, volevi dirle che son quasi pronto che presto sarei in Toscana ritornato. Lo so, le cose adesso son cambiate non ho colto il fiore nel momento, ad altri le sue grazie hai già donate. Ma più non m'interessano gli amori già il mio cuore è tanto tormentato sono appassiti ormai sui prati i fiori. Ma ora a me basta una carezza cerco soltanto un po' d'affetto basta sentir del vento la sua brezza. M'aveva detto senza alcun timore, ed era stata una puttana onesta, “Vengo con te per far sol all'amore”. No, lei non mi ha mai ingannato neppure fatto inutile promesse ma un po' d'affetto poi m'ha dimostrato. L'ho letto nei suoi occhi! La barattai per una giovane sgualdrina lasciai le rose belle pei pidocchi. (Donnas 11.8.2017 – 14,57) Historia Il particolare della scultura “Il bacio” e di Auguste Rodin La historia de tus besos es susurro evocado entonces lo advierto no reparo en desastres ni promesas de mendigo. Despertar las voces del corazón bajo un toque melancólico ilumina el vientre de la esperanza sin temor a derrotas anunciadas Dejemos para después las arenas y las agujas hoy es tu vientre un rumor de sonrisa donde el crepúsculo es blanco y mis besos son los soles que más amas Solarte Carlos Santiago Vetancourt Storia La storia dei tuoi baci è un sussurro ossessivo a volte lo avverto non mi ripara dalle sventure né m'assicura sulle profezie di un mendicante. Aprirsi alla voce del cuore dietro una carezza di malinconia illumina il cammino della speranza senza paura di disastri annunciati Lasciamo al domani i deserti ed i mari oggi è il tuo sesso l'oggetto della felicità che rende chiaro il crepuscolo ed i miei baci sono soltanto quelli che più desìderi. -Donnas 11.8.2017) Traduzione di Salvatore Armando Santoro Burattini La foto è di Aldo Augeri (g.c.) Siam solo e sempre dei Pinocchi burattini inerti senz'anima e né corpo, senza fili non siamo più noi stessi cervelli informi e quattro stracci smessi. Pensiamo d'esser tutti dei cervelli ma se guardiamo bene che vediamo? Di cervello v'è nulla, un corpo vinto, e d'esser nulla io ne son convinto. Dietro tante apparenze (oh, l'apparire!) ci crediamo d'esser tutti buoni e grandi al dotto disquisir che resta in fondo? Tanta superbia e un breve girotondo. E non serve d'umiltà andar vestiti (spesso questo concetto ripetiamo) se poi s'ostenta d'essere una casta d'altre diversa ma sempre stessa pasta. (Donnas 10.8.2017 – 18,42) Il silenzio La foto è tratta dal blog: http://lepoesiediemilio.blogspot.it/2016/11/atomi-di-solitudine.html E facile per me scrivere parole in libertà, è facile. Mura e cancelli non fermano le parole, il silenzio sì. Per questo hanno fatto il vuoto attorno a me. C'è solo acqua di mare, intorno, e la risacca copre la mia voce. Il mio vicino non capisce quello che dico. (Donnas 14.8.2017 – 14,18) Con rabbia e con furore Tutta la rabbia mia la tengo dentro l'ho imprigionata e non la mando via tengo quest'ira che mi spezza il cuore sì, ho tanta rabbia ed anche un po' furore. Ho amato inutilmente, ho amato tanto, può darsi che ancor ami, non saprei, spaccare la testa sua un dì vorrei leggere dentro quello che gli frulla. Ma tanto già lo so ch'è tutta grulla l'animo ha nero come un focolare nessuno ama, ma si lascia amare ma io con lei, lo sa, non tornerei. Mi fa adesso anche tanto schifo, a piene mani grano ha seminato ma a me solo susina ha sempre dato non so se ancora fa la missionaria. Di vecchi laidi è sempre circondata, manco con loro riesce a ragionare dopo due giorni litiga con tutti è buongustaia nel leccar prosciutti. Ma dopo aver fermato un po' l'arsura si lamenta ché la fava è poco dura. (Donnas 1.8.2017 – 9,05) Impotenza La scultura rappresenta l' “Eterna primavera” di Rodin Ora che i sensi in umiltà silenti stan zitti come un giorno di scirocco, ora che che solo l'istinto in cuor comanda gli ultimi impulsi che s'agitano incostanti tu lo sai cosa io possa ancora darti, tutto il superfluo può solo infiammarti. Non mi chieder le cose, ricche un giorno, per le quali mi persi nelle mie follie, quelle si sono calmate e la ragione m'invita a non scavar nel tempo adesso, oggi certi bollori e un certo ardire dormir li lascio spesso nei campi incolti degli ultimi desiri. Raccogli gli acini di questo amor maturo, fanne uva passa per il tuo offertorio quel calice per me è troppo amaro ora m'attende lento il passo del mio penare lungo il purgatorio. Muore nell'uomo adulto il desiderio pur se nel petto sempre è vivo e bussa, invano l'occhio guarda verso il cielo le nuvole l'offuscano ribelli, stendono sopra i monti lieve un velo che spegne la lussuria e la libido l'ira dal petto sale, e lo sconforto piega quel forte sentimento antico che s'agita nel petto e mi confonde e gli anni andati allora maledico. (Donnas 5.8.2017 – 16,33) Gatte in calore La foto è tratta dal portale: https://www.gcomegatto.it Non amo le gatte in calore le sento a notte inoltrata quel miagolare confuso sa di soffuso squallore. Le vedo sui tetti chiamare, quando la luna risplende e un raggio illumina l'embrice, miagola e dice, la coda agitare. In cerca di un maschio potente che pena mi fanno, che schifo, in cerca di sperma e di piscio, d'un gatto di striscio, indolente. Povere gatte che fanno le fusa, strusciano il muso alle gambe la coda in alto drizzata, lurida gatta accaldata che annusa. Non guarda l'età e cerca l'amplesso al maschio lei lancia il segnale sui muri cosparge anche l'odore gatta in calore, gatta di cesso. (Donnas 11.8.2017 – 9,16) Haiku – Pagode Rosa traspare il nero in mezzo muore petali in fiore (Donnas 6.8.2017 – 12,45) Haiku – Pendolo tic tac tic tac tic - il mio pensiero assorda tempo che passa (Donnas 8.8.2017 – 18,30) Haiku - Pendulum Tic tac tic tac tic - Moje misli spavaju Prolazak vremena (Donnas 8.8.2017 - 18.30) L'amore sopravvive al tempo La foto è tratta dal portale:
http://leggoerifletto.blogspot.it/2013/01/ Quel che il corpo ormai più non può dare la mente è succedanea e lo sorregge e lei che in fondo il corpo aiuta e regge lo esalta e nel Demiurgo lo proietta. Col divino artigiano si confronta le sue sconfitte nel suo mondo fonde e lui che lo conforta e non confonde vivo lo plasma, lo rende agile e forte. Dentro di me sei ancor viva e presente prima Musa che hai colto i miei pensieri allora piena d'entusiasmo eri i versi mi ispiravi e tu vivevi. E il verseggiare ancora oggi dura e sempre rime nuove il cuor mi detta e questo amor che cova sempre aspetta il tempo passa e in me tu resti pura. Cosa mai cerco ormai? Suona campana e lentamente batte, e passan l'ore, ora non vive in me passione insana ma nei miei versi ancor vive l'amore. (Donnas 1.8.2017 – 12,05) La casa dei Salmi http://ambranna.blogspot.it/2012_10_28_archive.html Ecco.... ritrovato l'antico casa dalle vecchie porte sconnesse dagli spifferi d'aria dagli stracci arrotolati dietro le porte ombre di antiche cose di odori di rinchiuso di carbone polveri mai levate sugli armadi immagini di libri abbandonati di salmi e di messali. Ecco.... un ondeggiare fuor dal tempo contro ogni moda ricorrente senza oggettistica varia sui tavoli esposta nelle cristalliere pochi bicchieri ed una brocca vuota dei vecchi piatti di ceramica smaltata. E poi …. il silenzio all'ombra della sera tutti incollati intorno ad un braciere frusciare di rosari vecchie preghiere sussurrate antichi gesti segni di croce ormai scordati. (Donnas 29.7.2017 – 10,16) Sul balcone nella notte La foto è stata presa dal portale: http://www.thesocialpost.it Li sento nella notte vecchi asmatici asfissiati dal fumo sul balcone, schifosi scaragli, al vento vecchie marmitte asfittiche miasmi di veleno nell'aria filtrano fumi dalla tapparella che l'aria offendono e il respiro. Agonizzano già ma non importa.... Il costo della vita in una sigaretta. (Donnas 29.7.2017 – 9,35) Haiku – Nuovi voli pagliuzze morte - frullar di nuovi voli muore l'estate (Donnas 31.7.2017 – 15,07) Non ho nulla da dare La foto è tratta dal portale:
http://www.ecodibergamo.it/stories/Editoriale/leuropa-smemoratasullorlo-dellabisso_1204847_11/ Non ho nulla da dare né indecenze da offrire, anche volendo il medico me l'ha sconsigliato. Offro dei versi, parole di pace a caso scritte dalla mente dettate a due indici impazienti sospesi sopra i tasti, estremità d'un meccanismo in attesa di impulsi che sentimento ed emozioni alimenta nel cuore degli umani. Oggi è giornata di parole, ma nessuno le legge parlo ad uomini sordi protesi sul precario, l'umanità l'hanno venduta. Se ne stanno arroganti davanti ad un PC, ostentano potenza. Da un dito in attesa (estremità protesa d'un meccanismo in attesa di impulsi) il destino del mondo. (Donnas 29.7.2017 – 11,00) Affinità affettive Il dipinto è preso dal portale: http://lacomunarda.blogspot.it/2013_10_26_archive.html l'amor che m'hai dato ho io raccolto, come miele tutto l'ho gustato. Ero illuso: non solo a me l'hai dato briciole ho raccolto e m'hai ingannato. Stai zitta, per favore, più non dire, tanto hai parlato a vuoto, nelle tue bugie da un pezzo nuoto tanto tu m'hai girato e ancora ruoto. Se t'amo? Cosa c'entra con il vero? Il vero tu lo sai, mai me lo hai detto, di cervello sei tarda questo già lo sapevo ma anche sei falsa e bugiarda. Perché ti sto ancor dietro? No, togliti da mente le illusioni. La volpe e l'uva? Non sei solo puttana sei anche altro e ancor non l'hai capito ma legger non potrai mai nel mio cuore perché il tuo è colmo di squallore. (Donnas 17.6.2017 – 15,35) La polverina Il disegno è preso dal portale:
http://www.cartoni-animati.com/disney/peter-pan/ S'era pompata e nulla più capiva, non era la prima volta che provava sul blog l'ho letto un dì e lo sapeva, con uno aveva scritto si faceva. Un'altra verità venuta è a galla che spiegava i momenti d'euforia quando la polverina gli mancava con quattro ruote a terra si trovava. Ed allora volavano gli insulti cercava mille scuse per sparire come uno scemo restavo ad aspettare scriveva poi che si buttava in mare. Ma lo diceva e non ci ha mai provato che se davver l'avesse messo in atto saremmo più felici a questo mondo una demente in meno e nulla in fondo. (Donnas 01.06.2017 – 3,58) Orgasmi senza amore Vai, vai, postribolo ambulante, mercante di emozioni squallide, vai! Altro io cerco: Oh, sì la trasgressione, fuggevole piacere che m'inonda, attimo d'irrazionale che m'invade, il buio dopo, il vuoto d'un momento senza ormoni flaccido l'organo dei tuoi, dei miei fluidi sparso, schizzi di piacere, attimi di lussuria di un orgasmo vuoto di sentimento dove la carezza è solo un grazie, ad una copula priva d'ogni amore. Ed io amo, amo quel corpo senza più ragione, lo inseguo lungo gli anni, a volte un desiderio sale e mi frastorna, ma è amore quello che in me torna. Penso alla sua liscia pelle, al delicato fruscio dei suoi capelli, all'ondeggiar dei seni e ancor m'illudo in una giovinezza senza tempo, e qualche ruga muore all'angolo del collo e sopra il viso ma in me pervade e vince ancora amore. (Donnas 2.6.2017- 11,40) Cosa cerchi? Nella mia foto: Vicoli di Barge (CN) Cosa cerchi, Salvo, dove vai? Non sai neppure più il nome che hai, me lo vuoi dire, allora cosa fai? A caso giri come un vagabondo e quel che cerchi manco tu lo sai. Come rondine tarda a primavera volteggi sopra i tetti, sfiori muri cadenti, voli tra i vecchi vicoli d'un tempo, un volto giovanile ancora cerchi, t'attardi tra necrologi, vecchie foto sbiadite scruti, su volti sfioriti indaghi, pensi forse sia lei. Strizza il tuo cuore, batte in questo petto senza più speranza, nel nulla gli occhi affondi quel volto sembra un poco gli assomigli, neppure il nome suo più non ricordi; t'asciughi gli occhi e pensi sia la pioggia, in alto volgi il naso al campanile, come allora ancor batte le ore, brontola il Ghiandone che torrentizio scorre sfiora il vecchio castello, oggi abbrunito. Allora ti chiamava Salvatore, esile donna in cerca di speranza, una passione dopo non sbocciata una vita nuova non fiorita. Ma quell'affetto ancor oggi ricerco in questi vecchi volti ormai defunti, tra vecchie strade e muri decadenti, smarrito tra la pioggia ed i passanti, ai miei ricordi e al mio patire assenti. (Barge 5.6.2017 – 10,32) Dopo la bufera Il pianto del grano non conosce pietà! Passata la bufera, che ha genuflesso le spighe, chiede perdono. Ma quale peccato ha commesso? Strisciano in ginocchio, all'ultima nuvola girano lo sguardo le spighe sconfitte, con la spina dorsale piegata. Domani il sole risplenderà: si reggeranno a vicenda scrolleranno l'acqua e la terra che gli steli appesantisce ed umilia, svetteranno ancora tremanti. Sì, domani il sole asciugherà la brina fredda del nord che umilia le spighe, della notte passata col volto nella terra scorderanno l'umiliazione. Il sorriso ritornerà sul campo che un refolo di vento accarezza, il sanguigno volto del papavero ondeggerà tra le spighe risorte e nuove farfalle bianche volteggeranno alla vita. (Donnas 8.6.2017 – 00,14)
Puzzano di soffritto Puzzano di soffritto le strade della mia giovinezza, e di stantio i locali umidi dove feci all'amore. Non m'accorgevo allora dei cattivi odori tutto sembrava primavera come le margherite e i fiori che crescevano all'angolo di strade imbrecciate prive di marciapiedi e catrame. Non puzzavano di petrolio le strade bianche del mio tempo, ma di soffritto, quello lo ricordo, vedevo il fumo fuor d'ogni negozio, si faceva la fila il giovedì dal bottegaio che vendeva il vino annacquato. Don Vincenzo, sedeva la sera sotto il muretto, e mio padre glielo diceva che il vino era annacquato: “Se voglio acqua vado alla fontana, e non pago per vino”. Si risentiva Don Vincenzo ma lui sapeva che imbrogliava, doveva costruire un appartamento alla figlia, ma la prigione l'ha evitata. Puzzava di soffritto la strada della mia giovinezza ma io ricordo solo il profumo di un fior d'angelo in un vaso di legno che inghirlandava la vecchia scala della casa che non è più mia. (Donnas 8.6.2017 – 3,19) La campagna elettorale Quanto entusiasmo, quanta adrenalina, le tue ragioni devi far trionfare occorre gente capace d'ascoltare non basta una semplice manfrina. Prometton tutti rose senza spina ma siam stanchi di farci raggirare per la città dovremo lavorare gli impegni ricordar sera e mattina. Noi davvero crediamo al cambiamento la gente la vogliamo al nostro fianco e non andremo dove tira il vento il popolo di imbonitori è stanco. Se il fuoco dell'impegno s'è un po' spento lo riaccendiamo tutti quanti in branco. (Donnas 6.6.2017 – 21,12) Limbo Incisione di Gustave Doré - Limbo Divina Commedia Ombre pesanti invadono la palude della lussuria sommersi i sensi urla a dio la folla corpi piegati e lenti flaccida la tua carne i tuoi seni cadenti. Di quel sole splendente nulla rimane, del tuo sorriso? Di quella trasgressione ardente? L'ira inconsulta che matura in mente ed io, Dante perverso, che guardo indifferente. (Donnas 8.6.2017 – 9,45) Ricami Il dipinto “La ricamatrice” è di Franz Xaver Simm Rughe ricaman le tue mani fili distendono pazienti, punto a croce o mezzo punto, punto Assisi o Antico, io m'innamoro ancora anche se “amore” più non te lo dico. Vedo quelle tue mani andare, mani leggiadre, lisce, mani leste avvezze al lavoro, mani d'altri tempi, mani che oggi le vedo tanto stanche, mani che sembran come fuochi spenti. Ti guardo e nulla dico, di peccati ne ho tanti da scontare, lo so che t'ho tradito ma sempre vicino ti son stato, strano modo d'amare, ma sola non ti ho mai lasciato. Guardo adesso le rughe, m'hai dato anche tu la giovinezza, quelle mani ricamano il mio tempo, anche il tuo insieme al mio passato, forse non m'hai capito, e manco io, però con te son stato. (Donnas 9.6.2017 – 17,58) Sulla mia pelle Segni di pietre sulla mia pelle, pietre sottratte alla terra, ammucchiate sui poderi a dar forma alle pajare, recinzione ai giardini, perché nel Salento non si butta via nulla. Pietre pesanti sul mio cuore, nei ricordi, scaldate dal sole, battute dal grecale, pietre della terra mia, compagne delle mie esternazioni, dei miei dolori. E ne raccolsi una piccolina lei l'aveva toccata e poi gettata, lei non m'ha visto quando l'ho raccolta dentro il borsello mio l'ho conservata tra le mie mani molte volte accolta, era una pietra con una valva antica, un mollusco ci aveva un dì alloggiato lei non lo sa che spesso l'accarezzo di questo amor ne pago ancora il prezzo ma lei di me s'è ormai dimenticato. (Donnas 8.6.2017 – 14,27) Dimmi Mario A Mario Luzi - Il carboncino di Luzi è di Anna Cecchetti Dimmi Mario, ovvia or tu confessa, “Presso il Bisenzio” non sei andato a caso non era un dì olezzante il fior nel vaso né quella nebbia di quel giorno spessa. Perché proprio il Bisenzio e non sull'Arno dove c'è stato anche un gran cialtrone? Tutti ha confuso da grande imbroglione, il tuo parlare s'è sprecato indarno. Quel tuo ragionare approfondito come hai notato t'ha causato guai i tre più anziani t'hanno detto: “vai” solo il giovane al fine l'ha capito. Si sa, è nella logica dei fatti finito è il tempo del materialismo impera adesso sol massimalismo anche i diritti li han tutti disfatti. E l' han disfatti dove l'Arno scorre, quel fiume di Fabiani e di La Pira quel misticismo antico più non spira Luzi presso il Bisenzio sol discorre. (Donnas 10-6-2017 – 12.10) Neve Piove neve salata sul mio cuore oggi che il sole splende; raggi silenti sfiorano la mia pelle senza emozioni, più non avverto i tuoi rimbrotti, le tue lunatiche intrusioni mentre dormo sereno. Scivola la Dora tra rive verdeggianti ma la neve resiste in questo cuore senza più emozioni che le tue più non avverte. (Donnas 11.6.2017 – 11,35) Purgatorio L'incisione è di Gustave Dorè - Dante accompagnato da Catone si trova nell'anti purgatorio ed incontra le anime degli scomunicati e, tra questi, anche Corradino di Svezia, decapitato a 16 anni dopo la sconfitta nella battaglia di Benevento contro Carlo I° D'Angiò il 26.2.1266 Se Dante scriverà la sua Commedia son certo che starò nel Purgatorio, nella “Spiaggia” insieme al bel Manfredi con altri re cercando refrigerio alle mie colpe e a tutti i miei peccati, con te starò seduta lì di fronte che mi rinfacci sempre qualche cosa ma che discuti adesso calma e in pace. Son io che t'ho salvata, per amore, altrimenti all'inferno tu finivi, m'hai detto un dì: “Questo legame fatto è di sangue non potrai tagliarlo”. E, infatti, siamo qui che discutiamo e finalmente hai messo il cuore in pace or vedo la lezione l'hai capita ma a cosa serve ormai nell'altra vita? (Donnas 11.6.2017 – 23.25) Padrona della notte La foto è tratta dal portale: http://www.lastampa.it/2017/06/13/italia/cronache/il-paese-con-una-sola-abitante-il-silenzio-mi-fa-compagnia-6eNam0Z6CBIJqvEU19wCbK/pagina.html Nella notte il silenzio ha la sua voce, anche un topo che scava m'è compagno m'allieta un merlo che canta sopra un noce l'ulular delle volpi intorno all'aia il frusciare del vento tra le foglie. Ed apro la finestra e guardo il cielo, c'è il buio intorno a volte riposante ma in alto c'è tutto un luccichio d'astri splendenti, di stelle luccicanti. E non mi sento sola nel paese dove gli urli d'un tempo son cessati, non c'è più la risata dei bambini manca quel loro saltellar gioioso, è assente il chiacchierio di tanta gente. Ora anche se sola io non soffro, godo questa serenità che il ciel mi dona del mio paese sono sol padrona nulla pretendo e l'opera mia offro. (Donnas 15.6.2017 – 5,33) Valentina La foto: Siena-Piazza del Campo 3 Giugno 2011 T'ho rivista in una vecchia foto col pellicciotto bianco e sorridevi al vuoto. L'ho sapevo che non dovevo amarti, tu me l'avevi chiesto, nulla dovevi ed io potevo darti. Ma alla fine ti eri innamorata, stupida donna dell'est al quale ancor eri legata. Ed io pensavo ad altro. E ti lasciai andar via amante poco scaltro. Ed oggi ti riguardavo con quel sorriso perso e forse un po' t'amavo. (Donnas 14.6.2017 – 19,48) Noi L'immagine è tratta dal portale: http://cedocsv.blogspot.it/2016/09/parigi-e-lamore-le-illusioni-perdute.html Noi banderuole senza colore che giochiamo con le parole che sbandiamo con il vento che ci pieghiamo alla sua forza. Noi pagliuzze tremolanti che abbiamo rinunciato all'amore che lo cerchiamo al mercato stracci vecchi da recuperare. Noi, legati dal rimpianto ad un amore infelice, anneghiamo nell'orgoglio nella nostra indifferenza. Noi, che amiamo e fingiamo ti amo, ma non te lo dico, mi lanci l'amo senza esca indecisa indugi sullo scoglio. Noi, anime senza amore, stiamo giocando col tempo che passa, che ci separa, che cancella la speranza. (Donnas 15.6.2017 – 22,16) L'ultimo giorno La foto è tratta dal portale: http://naselasky.blogspot.it/2015/06/leto-me-nadherne-ja-te-vitamobili-i.html Come sarà l'ultimo mio giorno di vita? Me lo chiedo a volte e m'addoloro, vorrei esser cosciente cogliere un raggio fuggevole di sole il volo un po' scomposto di farfalla un'onda che in spiaggia si distende il canto d'un uccello l'urlo di un ultimo passante. No, non fatemi soffrire ch'io debba andare via piangendo, ci son venuto già col pianto in gola, come allora ridatemi un ciuccio zuccherato ch'io non debba andar via ancor disperato. Vorrei un sorriso allegro sul mio volto ricordare il tempo mio vissuto vedermi ancor coi pantaloni corti ritornar negli anni che ho perduto, gli affetti ritrovare che son morti. (Donnas 15.6.2017 – 14,37) Fiato sprecato Fiato sprecato le mie parole emozioni del cuore perse sulla sabbia, bruciate dal sole nell'indifferenza d'una lucertola pigra in attesa d'un moscerino, d'un insetto da deglutire. Nel deserto le parole affogano tra le dune, il phön che soffia alza una polvere che acceca l'anima, tu sei persa nell'arsura alla ricerca di un'acqua limpida e fresca che non puoi trovare nell'oasi africane. Non puoi capire, tu, questo mio animo non lo hai mai capito: arrivavi, ti spogliavi e volevi fare all'amore. Quando ero assente, quando me ne stavo seduto su una sedia, mi chiedevi perché stavo lontano, tu, non hai mai capito il mio amore. Ho bisogno di affetto prima ancor che del sesso. Caffè e latte? Sì, caffè e latte addolcito con miele. Lecco un cucchiaino abbandonato sul vassoio: raccolgo le briciole rimaste e mi illudo di saziarmi. (Donnas 17.6.2017 – 10,48) L'ultima neve Nella foto: Il Bec Renon a Donnas Non è finita ancor la primavera si scioglie l'ultima neve a fianco al Bec Renon diaccia l'estate che arriva freddo il mio cuore e pure ti ricordo. Ti penso, Valentina, oh, dio se ancor ti penso, ricordo i tuoi seni, coppa di champagne, inebrianti quelle bollicine, il tuo corpo a me stretto caldo nell'orgasmo, la tua bocca sensuale il desiderio che avvinceva i sensi. Non eri trasgressiva, Valentina, eri dolce e quasi pudica corde e bende tu non le cercavi neppure eri volgare, la tua sessualità tradizionale. Certi giochetti li evitavi, Valentina, passare per puttana non volevi, non lo eri, neppur l'amore tuo vendevi, ti donavi per un poco d'affetto che cercavi, che con passione ognor mi davi. Sciocco imbecille a non aver capito quello che Dio ancor mi regalava. La vita tanto mi ha donato quello che ho avuto mai io l'ho pagato. E il tempo mio volava ma Dio ancora d'amore mi colmava. Donnas 16.6.2017 – 19,50) Vibrazioni leucane La foto è di Fabrizio Passaseo (g.c.) Lo sciabordar dell'onda mi commuove a sogni antichi il mio pensier s'invola t'ho amato ed ho raccolto i tuoi sospiri anche se adesso a nuovi lidi viri. E dentro il mare il mio pensier s'affoga la musica accattona questo cuore pur se sono lontano il suon raccoglie lascia nel petto deste ancor le voglie. I sensi sollecita, l'estro mio risveglia, con quel tuo chiacchiericcio mi confondo con te discorro a notte e m'addormento e mi m'accarezza un refolo di vento. Donnas 17.6.2017 – 20,46) Esibizionisti Su Facebook ci son cose stravaganti di burattini è pieno e sono tanti. C'è gente molto abile a plagiare e in quel che ruba, scrive: “non copiare”. C'è altra gente che perde le giornate, poi che le sue cazzate ha pubblicate ad invitare amici e conoscenti a mettere “mi piace”, e son insistenti. Ma in questo modo poi possono dire che le lor cose hanno un bel sentire. Il bello sta in chi stampa le poesie che dopo prega pronipoti e zie ad acquistare il libro pubblicato per poter dire che un successo è stato. La cosa è grave quando spesse volte le associazione vengono coinvolte, sovente c'è anche il politico di turno che quasi sempre presenzia taciturno. Ha capito del perché l'hanno chiamato ma lui spera di non essere trombato lui si presta a far la statuetta e racconta poi qualche barzelletta. Il peggio è quando arriva il missionario che per capir ci va il chirografario che l'unica cosa che capisce che se si vende il vescovo percepisce. Se poi si guarda in sala, mamma mia, ti chiedi: davvero è tutta qui la poesia? Infatti, vedi anche quelle che la danno e dicon che l'han presa con l'inganno. Ma ci sono anch'io un poco sorridente che so che quell'autor non vale niente. Se son scoperti da Facebook van via una sgalla in meno, e così sia. (Donnas 18.6.2017 – 15,03) Dissoluti Il dipinto “The Dissolute Household (detail)” è opera di Jean Steen Non m'importa del mondo odio la sua ipocrisia velata da perbenismo laido da un'etica fasulla mascherata tra libidine morbosa segni di croce e candele accese odio le donne pie che lo sguardo dissimulano sdegnoso dall'immagine oscena mentre la mente e l'occhio al peccato rivolgono vogliose. Oh se ho amato te, impudica e volgare, il tuo ostensorio è ricco di particole impastate tra lussuria e cupidigia ingorda me ne hai donate tante sconsacrate vogliosamente condite di libido e vizio tutte le ho gustate anche le briciole cadute ho conservate. Cosa più cerco e voglio? Ora solo un ricordo tiepido impastato con l'impotente tempo che livella desideri e passioni, poco ormai posso dare. Ma questo cuore ancor batte, batte pur se incostante e sostenuto da qualche prescrizione medica appropriata, ed è vivo e viver vuole non si rassegna alla maledizione del tempo che neppure i ricordi cancella li proietta sempre sul muro sgretolato della vita sfaldato nelle immagini ma pur sempre ritratto d'un vissuto in cuore vivo d'un attimo passato, che in mente è ancora energico e giulivo. (Donnas 19.6.2017 – 12,23) Con il giornale in mano (A Nanni Loy) Con il giornale in mano pensando a Nanni Loy pensando agli anni miei, pensando anche a te, al comico Giannini, al grande Volontè. E sono qui, seduto sopra il letto a leggere commosso, ci lega un filo rosso, un modo di pensare la vita interpretare. La tazza di caffè e la zuppetta al bar mi sento di morire, perché mi son svegliato? Potevo ancor dormire. Son col giornale in mano e strappo dalle righe l'essenza d'una vita di un'era ch'è finita. Scolpisco una figura unica, irripetibile, in fondo gli assomiglio dagli altri resto a un miglio. Ma nulla posso fare scorro le esternazioni raccolgo un'emozione e infin mi vien da dire che: “Mi manda Picone”. (Donnas 20.6.2017 – 9,37) Passerotti a Leuca Sostavo con i passeri loquaci ero abbastanza triste ed abbattuto erano giorni strani ma sereni li ho condivisi con qualche pennuto. C'era una passerotta un po' mal messa aveva perso un occhio ma viveva intorno saltellava e mi sfotteva i lacci delle scarpe mi scioglieva. Purtroppo non viviamo in armonia siamo infelici, a tutti facciam guerra, ma un passerotto ci saltella intorno con lui condividiamo anche la terra. Ed ha un mondo suo a noi parallelo, costruisce un nido sotto un embricino se gli porti due briciole di pane ti aspetta e poi ti sta sempre vicino. Cinguetta quando sente l'auto arrivare avverti un frullar d'ali e non ha paura, se la giornata è nera e senza sole lui te l'accende e non la vedi scura. Son passerotti in fondo, un po' di piume, due ali e due piedini ballerini un cinguettio, un canzonar giulivo con gli occhi un po' curiosi di bambini. (Donnas 20.6.2017 – 16,38)
Riccio o volpe? Il disegno è preso dal portale:
http://universi-mi.it/la-volpe-e-il-riccio/ Pur se la guerra appiccio dimmi cosa devo fare per te, mio dolce amore, dimmelo via che lo farò, lo so quello che dopo avverrà, lo so, un gran pasticcio. Ma non posso più fare solo il riccio come Eraclito anche la volpe devo fare l'equivoco non posso alimentare casca la bomba ed alza un gran terriccio. Per troppo son stato un po' molliccio ora devo aprir la porta ed arieggiare il prezzo dell'amor devo pagare tu me l'hai dato e non te l'ho pagato il germoglio è cresciuto, oggi è viticcio. Sono le foglie di color verdiccio i chicchi ancora acerbi appesi al graspo ma presto il sole gli darà calore matureranno ma io con loro annaspo la vita è breve e arriverà l'autunno il verde poi oscurato dal rossiccio. (Donnas 21.6.2017 – 14,33) Grilly e Santosky Un giorno insieme calcheremo ancora la scena d'un teatro naturale e vincerà di nuovo la parola reciteremo un verso amatoriale. Un verso, forse due, sarà poesia, la voce seguirà il giusto metro il ritmo incrocerà la prosodia e vibrerà sonante come il vetro. Lucente e trasparente è la parola se ben forbita non è mai banale difficile è postar la museruola lei segue il suo viaggio celestiale. Sol chi possiede in cuor nobili sensi riesce ad afferrar le gioie del mondo a volte a suscitar nel volgo assensi bastano i versi d'un vate vagabondo. (Donnas 17.7.2017 – 16,30) Renato Grilli, pescarese di origini, è un fantasista teatrale e fine dicitore di Cocumola (Minervino di Lecce) con il quale ci siamo divertiti nella notte bianca di Castiglione di Andrano del 2016 a declamare versi e fare sermoni in uno spettacolo pubblico organizzato da amici poeti della zona. Sugli alti pascoli Nella mia foto la Bec Renon ed i pascoli vicini Sugli alti pascoli del cielo dove per anni giovane ho volato là dove s'ode il suono dei pendagli, dei campanacci al collo delle vacche, volo ancor oggi che il tempo mio è passato qualche traccia di neve resiste e nuove bacche. Primi fiori sui rosai selvaggi rossi frutti in autunno smaglianti tra la neve che già cade muggiti al cielo, intensa nostalgia, dei verdi pascoli, dell'argentina acqua di fonte che gorgoglia tra pietre vecchie e nuove tra fresche erbe e primi fior di roccia e sulla fronte schizza qualche goccia l'arsura in gola toglie fiorisce il bucaneve e l'agrifoglie. E mi ritrovo ancor con gli scarponi, lo zaino con la corda e la picozza le marmotte sui prati ad osservare la fuga dei camosci le aquile in cielo volteggiare coi falchi i galli di montagna e il gracidare dei corvi in cielo neri roteare, trascinare il mio tempo, i miei ricordi, la giovinezza che martella in mente e i sogni, i sogni miei tutti ormai spenti, il ritrovarmi sui pascoli dormiente. (Donnas 18.7.2017 – 07,00) Indifferenza La foto è tratta dal portale: http://tuttopuolamore.blogspot.it/2014/10/la-bicicletta-di-dio.html Vorrei poterti dare un po' d'amore anche se so che a me vien sofferenza rileggo i tuoi pensieri in tutte l'ore mi manchi e non riesco a stare senza. E non m'importerebbe dell'età neppur del criticare della gente che sta a tacciarmi d'immoralità a me non fregherebbe proprio niente. E me ne andrei felice ogni mattina abbracciato con te lungo la strada il vecchio amante con la ragazzina che si rotola in mezzo alla rugiada. Far scoppiare d'invidia tutto il mondo dimostrar che ad amar non v'è un'età come bambini fare il girotondo riconquistar la nostra libertà. E trasgredire senza aver paura d'infrangere ogni regola morale aprir la porta abbattere le mura lasciar entrare fresco il maestrale. (Donnas 18.7.2017 – 9,09) Citazione Le cose belle sono come i pesci: scivolano via facilmente dalle mani! (Citazione di Salvatore Armando Santoro del 19.7.2017) Perché non dormi? Io mi chiedo perché non stò a dormire tutta la notte a scrivere fregnacce che poi al mattino neppure io rileggo solo cazzate scrivo altro non veggo. Poi all’alba ecco la solita cazzata fresca di stampa sul portale appare ormai non m’interessa e la trascuro anche le palle ho dure come un muro. La gente è strana, che ci posso fare? pensa di essere sale della terra invece la pietanza è senza sale meglio è dormire che non fa mai male. Ma io sonno non ho, che male faccio? Lasciatemi scrivere le solite cazzate se proprio v’ho stufato e v’annoiate più non leggete, come io faccio, fate. (Donnas 20.7.2017 – 11,14) L'amore perduto Oh, l'amore, l'amore che tormento perchè tu cambi, perché sei come il vento? T'amo così, come tu sei ti voglio, ma butta quei tuoi stracci, sì, butta l'orgoglio. Ritorna quella ch'eri, sogna un poco, fai rattizzar nel cuore nuovo fuoco, prova a sentire questo sentimento. Oh, dio quanta dolcezza ogni momento, che trasforma la donna che tu ami in qualcosa davvero eccezionale. Lei sa d'esser diversa, ma tu neppur lo vedi, d'essere una madonna sempre credi. Invece è trasgressiva ed infedele, ma tu l'ami così, così la vuoi, un'altra donna no, amar non puoi. Lei è sempre ben cullata nel tuo cuore odio non hai, hai sempre in petto amore. La vedi sempre come il primo giorno ma lei è ormai cambiata è una mondana ancor non l'hai capito, lei te l'ha detto, duro sei d'udito. Ma l'ami anche così, tu sei perduto, neppure Dio può esserti d'aiuto. Donnas 20.7.2017 - 12,36 Terroni L'immagine è presa dal portale:
http://www.terraterraonline.org/blog/ufficiale-il-glifosato-e-cancerogeno-anche-se-monsanto-nega/ Veniamo dalla terra in essa rotoliamo la polvere è come un borotalco le nostre rughe copre e le ricama la terra, maltratta a volte chiama. Ci dice che oramai non c'è rispetto, tutto riceve, tutto copre e prende, ormai i nostri campi sono pieni la terra condivide sol veleni. Noi l'abbiamo bruciata, lei è avvilita, l'abbiamo empita di luridi concimi cerca di sopportare le invasioni e sopravvive alle devastazioni. Fertili campi sono ora paesi, la meglio terra sfoggia una piscina l'abbiamo invasa con le costruzioni ma lei resiste a tutte le intrusioni. Ci ammonisce, ci dice: “state attenti, tanto progresso ha un costo e pagherete quando gli ultimi orti saran spenti ditemi allora cosa mangerete?” (Donnas 21.7.2027 – 10,56) Ballata di Punta Ristola Nella mia foto: Punta Ristola, il promontorio più a sud d'Italia Indolente nel letto mi rigiro il mio pensiero nel Salento vola secca è la lingua, arsura nella gola, e l'amaro, che l'animo avvelena, il dolce che hai lasciato non cancella mentre il frullare d'una colombella ridesta la vision del promontorio che Ristola tien sveglia nella mente insieme a te che ormai rimani assente. Tu questo amaro più non addolcisci anzi con un coltello il cuor ferisci. (Donnas 21.7.2017 – 19,56) La zibellina Nella foto: una zibellina. Verrà giorno verrà, credimi oh donna, che tu maledirai la tua natura or no lo sai ancor tu sei immatura o forse sei anche tu di testa dura. Ma ti conosco ormai, sei zibellina, un animale strano e stravagante la notte per te è stata congeniale ora racconti che ci stavi male. Ma continui sul web a navigare incontri gente squallida e indecente esporti a te davvero costa niente ti ecciti per gli orgasmi tuoi indecenti. Ma cosa cerchi, cosa insomma vuoi? Cosa mi stai adesso a raccontare? T'ho dato amore e tu cosa m'hai dato? Per sesso squallido mi hai contrabbandato. Ed ora ti lamenti e sai che fai, tutti i vizi in me hai sollecitato, è certo mi piaceva e ci son stato, quello che tu non sai t'ho anche amato. Non starmi a raccontare fiabe e storie in rete so benissimo che fai, gli incontri che solleciti, che hai, tutti oramai sanno quel che dai. Dai quello che a me hai un dì donato poi forse ti schifi di te stessa fuggi perché tu devi rinnovare sempre con uno non ci puoi mai stare, ti serve tanta gente per campare. Adesso forse hai capito che so tutto, che non mi puoi più stare ad ingannare, perché sto dietro a te? Non puoi capire! Sono un demente e non un farabutto. Un demente che ha perso la ragione dietro una donna che non vale niente ma da sola dal cuore mio sei uscita grazie a te ripreso ho la mia vita. (Donnas 22.7.2017 – 10,46) Cuore e ragione Vedo solo l'amore altro non vedo, tu dici di guardar anche ai miei anni? Perché devo guardare il corpo morto se adesso sono in vita e senza affanni? Ad amare non c'è mai età che tenga l'amore è un sentimento che mai muore anche quando sei morto batte il cuore non c'è mai interruttore che lo spenga. L'amore confuso con lascivia esternazione dagli uomini inventata in natura esiste sol l'istinto ai cicli della vita sol legata. Ma l'uomo è un po' particolare sfrutta le cose belle che dona la natura le trasforma in feticci, in gioie d'amare, il vizio attizza, spinge alla perdizione la donna invita verso il lupanare. Ma io l'amore cerco dappertutto lo confondo col vizio con la merce esposta sui banchi del mercato cerco la mela rossa e seducente quella che attira e che m'ha raggirato quella che un dì ha sconvolto la mia mente. Oh, si, cuore e cervello, inutile pensarci, sono due organi nati e fatti male viaggiano su binari paralleli l'incontro è sempre e solo accidentale. E' l'accidente che sveglia la ragione, allora il cuore al fine si rassegna tira una corda, ed il confine segna, sceglie la libertà non la prigione. (Donnas 22.7.2017 – 11,35) Pendagli e tagli Gli uomini hanno un pendaglio le donne invece un taglio puoi la frittata a lungo rigirare ma solo a questo devi ognor pensare. Anche se vai a cercar altro dettaglio tanto per centrar meglio il bersaglio dicendo che lei pure tien le bocce annoto che il maschio ha ben due gocce ben sode quando vien la primavera ma mosce quando vien l'autunno a sera. Dimmi allora dove sta la novità e smettila tante balle di contà. (Donnas 10.7.2017 – 3,36) Haiku – Fase lunare La foto è di Carmelo Salvaggio (g.c.) sogno la notte - in ciel la luna splende fase crescente (Donnas 10.7.2017 – 14,15) Primi voli Oh, quanti sbandamenti e ruzzoloni quei primi voli giù dal tetto antico saltando sopra un mandorlo od un fico con la passera piena di attenzioni. E quanta cura ad insegnare i voli spronare ad agitare bene l'ali a ben saltare sopra i rami e i pali bisognerà mangiare poi da soli. Tutto avviene sul tetto dirimpetto quanta euforia fiorisce per la vita a viver bene ai passerotti invita mentre io vivo male e per dispetto. Tanto ci può insegnare la natura ma la pigrizia solo noia carbura. (Donnas 11.7.2017 – 11,14) Il socero della cognata “Prendi una sieda e siediti mi disse che star seduto o in piedi non si paga statti sotto quel fico ventilato un buon bicchiere t'ho già miscelato”. “E dentro c'è del ghiaccio che fa caldo andiedi già due volte dentro casa or che mi son seduto sotto il fico chi m'ha venduto il vino benedico”. “Lui è Tamaro, il padre era Francesco, e vino ed olio sempre hanno venduto col treno lo spediva da Quarrata bon vin del Chianti ed anche olio d'annata”. “Oh via, mi disse, datti una calmata sempre agitato sei, che fretta c'hai? Anche se è tardi mica perdi il treno l'auto c'hai che scarica veleno”. “E mica ci hai un bruscolo nell'occhio ci vedi bene a sera come il gatto, lo senti come cantano gli uccelli? Poi la mi' moglie coce du' tortelli”. “Lo vedi come è tutta affaccendata a far l'impasto con farina e ova gli spinaci son boni, son dell'orto, e la ricotta è fresca, beccamorto”. “Noi la si piglia dove abita Tiziano e là c'è l'aria fresca di montagna la viene dall'Orsigna e tu lo sai lassù ci sono tanti pecorai”. “Il sugo è quello fatto col cignale li sentirai come son saporiti quelli scivolano giù dentro la gola non muri a secco ed il bon vino vola”. Giulio da un pezzo adesso se n'è andato e la Norma dopo un poco l'ha seguito ora riposa sotto i ramoscelli ma io ricordo sempre i suoi tortelli. (Donnas 24.7.2017 – 07,47)
Una vecchia lambretta La foto: La chiesetta della Madonna delle Grazie ai Piani di Galatina (1959) Una vecchia lambretta un sorriso, un po' di sole, una chiesetta una stradina bianca dentro il cuore e di cicale intorno un gran fragore. Qualche ciola che urla disperata le penne colorate in bianco e nero il silenzio intorno e la campagna secca l'odor di paglia ed il soffiar del vento a mitigare intorno la calura, oh come passa il tempo! I Piani, sì, i Piani rinomati quante persone un tempo a passeggiare l'aria era buona il posto ricercato soprattutto da chi era ammalato. Io ero ammalato sol di nostalgia lì c'era la terra de miei nonni lì c'era la fatica lì c'era un altro mondo un'altra vita, c'eran le mie radici dei vecchi miei il respiro, oh, sì ancor quell'aria aspiro! E la ricerco ancora quella terra ne gusto l'odore ed il colore ne assimilo i rumori, scarni rumori solo di natura oh, Dio, a ricordare quanto è dura! E la rivedo quella motoretta col suo rumore ritmico che batte, batte anche il cuore a volte intermittente era in fondo una semplice lambretta, la osservo adesso silenziosa insieme alla morte all'angolo che aspetta. (Donnas 12.7.2017 – 12,08) Trasparenti Da anonimi diventiamo trasparenti con questo Facebook siamo perduti tutti spingono, han voglia di apparire tutti han qualcosa da mostrare e dire. Ed anche le persone sconosciute si sentono importanti sulla rete si sprecano i “mi piace” e i commenti trovi di tutto dai film ai documenti. E tutti disquisiscono, son sapienti, google è un buon motore di ricerca mi parli d'arte, di un grande musichiere? Con google non esistono barriere in un attimo chi sta dall'altra parte dello schermo, che legge i tuoi commenti, s'intimidisce, pensa: “è un gran sapiente”, invece, dall'altra parte c'è un demente. Uno che usa un motore di ricerca e ti incanta con il suo sapere disquisisce su tutto notte e dia ma lui legge su una enciclopedia. Tanto lui vive a Patti e l'altro a Rho, chi cavolo lo vedrà mai di persona? E un altro vive a Cusco tra le Ande mentre io son qui e sto anche in mutande. Ecco apparire è la nuova moda che Facebook a tutti ha regalato tutti così siam grandi ed importanti a mezzo busto con cravatta e guanti. (Donnas 24.7.2017 – 10,15) Stimoli A volte senza mai farmi sentire alla sua porta busso da mendico ma dopo che l'ho fatto maledico nell'animo mi sento incattivire. Ascolto le cicale ancor frinire quando ripenso a quel Vereto antico dal colle guardo mentre colgo un fico l'amaro in bocca cerco d'addolcire. Dov'è finito tutto il grande amore che colmato ci aveva di dolcezza? Dov'è finito tutto quel fervore? Scende nel cuore immensa la tristezza mentre allungo la mano con tremore le sfioro il viso con una carezza. Sol del disprezzo or resto debitore su questo colle secco e senza un fiore. - Sonetto ritornellato (Donnas 15.7.2017 – 00,08)
Scie chimiche Scie fumose, rumorose, ombre, tracce in movimento, rotolano, sfrecciano, in strada, su nel cielo. Ognuno un po' di betonaggio abbandona al passaggio, lascia un assaggio di tossico viaggio e il saggio resta ostaggio di simile stallaggio compostaggio selvaggio neppure scarafaggio. Un ciclista col casco, con gli occhiali, i guanti mozzi, in sella ondeggia, tra il traffico destreggia, sbanda, sterza, saetta il caos dileggia, felice si diletta, beato aspira il miasma ossigena i polmoni, inutile fantasma. (Donnas 25.7.2017 – 9,59) Presenze La foto è tratta dal portale: http://www.ilritorno.it Aleggi intorno a me, vedo il tuo volto con un sorriso amaro ti confronti con la dura realtà della vita chiedi conto a te stessa, ti analizzi. I tuoi entusiasmi, le tue sbandate istintive, forse le tue pulsioni che si agitano dentro di te, copia delle mie pulsioni che non muoiono sopravvivono ai giorni non vogliono aver ragione del tempo. Ascolto i battiti del tuo cuore, non riesci ad amare nessuno, ma sei riuscita a farti amare e vivi in me, non vai via neppure quando ti scaccio, perché sei nei miei pensieri ogni giorno, soffro con te del tuo patire. Vorrei pagare il conto per quello che mi hai dato, oh sì, mi hai dato tanto senza volerlo, volevi prendere e hai dato senza saperlo, ho raccolto goloso il frutto della tua giovinezza che era per me ormai un sogno lontano ma che tu hai fatto rivivere nel tuo folle mondo dove mi hai trascinato e abbandonato, dove adesso agonizzo. (Donnas 15.7.2017 – 19,44) Haiku – Santità La foto (particolare) è tratta dal sito: http://www.lalucedimaria.it madonne e Santi già volo in paradiso fiamme d'inferno (Domnas 25.7.2017 – 10,18) Voli Foto da Wikipedia, di Jiyang Chen Ali di gabbiano a planar sul mare cristallino che il sol dipinge ed inargenta mentre una goccia d'acqua spenta si confonde col cielo diamantino. Ristola guardo, dal mio cantuccio antico l'occhio spazia, lontano si protende mentre il pensiero ancora si distende rincorre un sogno aprico. E il tempo passa nel vortice degli anni mi trascina ormai poco rimane e vedo il colle mentre color del sangue son le zolle e quella terra sempre è più vicina. Io dolcemente ancora l'accarezzo a riposarvi sotto non v'è prezzo. (Donnas 16.7.2017 – 10,58) Haiku – Depressione nuvola nera - nel cuor porta tempesta pianto di sera (Donnas 27.7.2017 – 17,29) Dolce stella Mi diceva: “sei una dolce stella”, la più lucente che Dio abbia creato, l'uomo che ogni donna fortunata avrebbero voluto avere sempre a lato. Poi disse:“Forse ho sbagliato la lettura, male ho guardato un dì in fondo agli occhi”, divenni quindi per lei una iattura, mi emarginò e all'indice mi pose. Ma io son sempre tal senza vergogna, non mi sento cambiato dentro il cuore anche se lei mi condannò alla gogna per lei conservo un po' di batticuore. Ma forse ero sadico davvero a simulare avevo finto bene, che abbia trovato un buon amore spero e dal suo cuore tolto spine e pene. (Donnas 17.07.2017 – 07,47) La pastora - Il dipinto La Pastora è di Van Gogh Lassù dove le vette il sole indora lassù fiorisce ancora la cicoria e di ginepri l'aria intorno odora una campana a Pasqua suona il gloria. Lassù sugli alti pascoli l'aurora riporta la fatica alla memoria, il primo sole i fieni ricolora solo il lavoro porta alla vittoria. Sugli alti pascoli urla la Pastora il suo gregge a ruminar conduce su questi monti l'erba è fresca ancora e pascolar convien finché c'è luce, poi le sue bestie quando il sol scolora nella stalla a mungere conduce. La giornata però non è finita ma la Pastora ha scelto questa vita. Sonetto ritornellato (Donnas 26.7.2017 – 11,42) Haiku-Ombra Davanti al mare a respirar mattino ombra di sera Haiku-Shadow beach Front udisati ujutro vecer shadow (Donnas 17.07.2017 – 8,16) Ermetismo La foto è tratta dal portale:http://www.skuola.net/appunti-italiano/novecento/900-contesto-storico/ermetismo.html Non m'importa che tu non capisca, e cosa vuoi capire? Cosa hai capito, dimmelo lo sai? Chi chiami a governar manco saprai se a votare a volte manco vai. Ed io non perdo più il mio tempo a parlar con sordi e mezzi ciechi a voi, come insegnò Platone un giorno, toccano governanti ladri e biechi. Allora è meglio scrivere dei versi perdere il tempo mio dietro a dei sogni più non vi seguo, più non sto a impazzire con discorsi sprecati e contro vento meglio che pensi solo ai miei bisogni. Lo so, versi non sono da ermetismo, ma con chi parlo in rete? Ditemi voi: “Ma il mio parlar forbito da quanta gente in fondo è percepito?” Io parlo al vento, con lui, sì, mi confondo anche lui non sa mai dove andare a destra, a manca, al centro in cima, in fondo? Ma è la sua natura e segue il corso deciso a monte dall'anticiclone. Sì anche con lui non mi confondo scarico con lo scritto la tensione e in rete qualche verso ancor diffondo. (Donnas 27.7.2017 – 11,54) Riti La mia bocca affamata dà una spinta ai denti balbetta la mascella nell'inutile rito ormai compiuto d'una Natività senza frontiere. Stelle splendenti luccichio di sfere colorate scintillio intermittente di vetrine sorrisi a volte anche irrazionali. Frugale pasto il mio pensando a tanta gente in fuga! Che Natale è mai questo? Dondolio di barconi inutili preghiere a un Dio che tace nel logico abbandono del suo primo sonno innocente. (Boccheggiano 25.12.2017 – 16,50) Rinnovando Aspasìa (Discutendo con Leopardi) Nel dipinto Aspasìa e Pericle. Ora Aspasìa rimossa ho dalla mente Pericle scudo ed arco ha già deposto le tracce del dolor sono ora spente nei nostri cuori ormai non c'è più posto per nuovi amori, per nuovi sbandamenti, passa il tempo e via porta gli ardori, le euforie e i tanti incantamenti ad altre mete miro, altri valori. Ma quella gioventù che senti in petto è come brace, e spesso si riaccende, sotto cenere calda cova affetto, dietro una nube sempre stella splende. E come te, inganno la natura, sui nostri errori lei sempre fiorisce matrigna fu per noi, ingrata e dura, perisce chi di lama altrui colpisce. Ma Aspasìa raccoglie un otre rotto piange sul suo destino che ha cercato fragili amanti in nuovi errori ha indotto il sole ha spento e il buio ha seminato. Ma sul tratturo restano gli stracci d'un amor che comunque è stato dato che dalla mente inutilmente scacci e che affetto che dura ha generato. (Donnas 9.7.2017 – 11,27) Haiku – The Voglia di the il tempo più non conta dieci alle cinque (Donnas 8.7.2017 - 9,49) Haiku - Il tempo La foto è tratta dal portale: http://www.c4dzone.com/it/gallery/verocuoio-2809/il-tempo-passa-2399 Tempo che passa- e già l'aurora muore ali di vento (Donnas 8.7.2017 – 8,26) Pedala di testa Pedala di testa Guillaume Martin Platone ti sostiene ti suggerisce il giusto pedalare lascia la rabbia agli altri tu il cervello fai ben funzionare. Non è la forza bruta a trionfare, si, la vittoria arride al prepotente, è soddisfatto d'aver dato un pugno d'aver fatto saltare quattro denti, ma è una vittoria a volte assai scadente a trionfare è sempre la ragione nel tempo lei richiama l'attenzione. E quando il gioco poi diventa duro allor non serve le energie sprecare è in testa il cambio giusto da operare mai sbatterai la testa contro il muro. A Guillame Martin filosofo e sportivo (Donnas 7 Luglio 2017 – 14,39) Natività A mezzanotte in punto è nato un bel bambino da grande poi lui disse: “Ma quanto fui cretino”. Son nato per amare, amor non ricambiato, mio padre da ogni ostello lo hanno allor cacciato. Mia madre sofferente in terra sconosciuta pregava suo marito da doglie combattuta. Astronomi e Re Magi, cercavan la cometa, brillò sopra una stalla dove nacque il Profeta. Ed anche Erode allora cercava il buon fanciullo, ma lui dormiva al freddo in un tugurio brullo. Poteva stare in cielo tra gli angeli e tra i santi ma scelse proprio loro, ladruncoli e intriganti. Tra loro crebbe e visse ma non fu mai gradito Giuda se lo vendette e Pietro l'ha tradito. Voleva cambiar tutto ma non cambiò mai niente dopo due mila anni il mondo è deludente. E l'hanno messo in croce ferito ed inchiodato gli apostoli umiliati, Paolo decapitato. Di tanto suo soffrire resta soltanto il dramma che tutto è come prima e il pianto d'una mamma. (Donnas 20.12.2015 – 22,44) Dialogo intimistico Il dipinto è di Isabella Casaluce Zupa di Conversano (Bari) Avremmo dovuto parlare, Rosa, aprirci, scoprire i nostri cuori, diffidente sei stata sospettoso io ero tu certo ad esser tale mi hai portato, tante segrete cose mi hai celato. Ma io le ho lette nel tuo cuore, ho letto la tua vita i tuoi segreti in un autunno di cui ho scordato il giorno ma sulle tracce tue ancor ci sono ai giorni andati, come vedi, torno. Ma è tardi ormai, la ruggine sul chiodo s'è incrostata il solvente non serve quella forza d'allora adesso manca ruggine a ruggine s'è ancora accumulata anche la mente è stanca. Ma a te io penso, mentre rincorro chi è fuor di mente, che m'ha dato anche lei della passione unita a trasgressione. Parifico e raffronto l'esperienza di lei adesso posso stare senza, ma tu sempre ci sei e ancor resisti, come un vecchia vela dondolante in porto resisti al vento, la mente mia ancor ti pensa ma quell'affetto ch'è fiorito un tempo dentro questo mio petto ha il fiato corto, anche quella passion d'allora è meno intensa. (Donnas 6.7.2017 – 17,46) Fragilità Il dipinto “Uomo fragile” è di Armida Levoni Fragile è la mia vita ed io mortale sono, arranco col pensier che va lontano pesa anche il pensar affanno e duolo sovra il petto m'opprime, schiaccia i ricordi, indietro mi riporta. Seduto in riva al mare a scacciar qualche zanzara preserale anche se soffia il maestrale intorba l'aria un sibilo toglie la pace e l'attenzione corre ad inseguir l'insetto noioso ed opprimente. Ma lei ormai non sente, né legge nel pensiero come un tempo, folle il richiamo più non arriva il suo urlar più non sento e la morte la mente mi carezza come un colpo di vento. Che il vivere un affanno è diventato noia e abulia m'assillano, nel letto mi rigiro a lei pensando quel pensiero m'insegue a cancellare invano sto provando, con antiche presenze lo coloro, ma l'agenda poi scorro con le date segnate e con gli incontri anche gli ultimi avuti che allontano dalla mia mente che più non corteggio anzi irrido e dileggio. A Dio più nulla chiedo, godo questo frusciar di mare questo sole che scende alla marina, questo giorno che muore ed il domani non sarà migliore non ci sarà parola che novità mi dica ma ancor più fragile sarà certo la vita. (Donnas 5.7.2017 – 21,16) Passioni antiche Ti amo, Rosa mia, ti amo assai più leggo in rete certe esternazioni più salgono nel petto le passioni, di te tranquilla non mi scordo mai. E tu lo sai un dì quanto t'amai quando iniziò a fiorir l'acetosella ti ripetevo: “No, tu non sei bella, nell'animo tu brutta mai sarai”. Certo non eri capace ad esternare provavi affetto ed eri affezionata per far l'amante non eri certo nata dicevi:” forse mai ho saputo amare”. Ma t'ho donato un poco del mio affetto tu m'ha donato quello che potevi a far l'amore neppure un po' sapevi, eri donna di casa e non di letto. Poi arrivò l'estate e fu bufera l'amor cessò così com'era giunto salì nel cuore l'ansia e il disappunto morì il giorno ed arrivò la sera. Ora nel buio mi rigiro a letto a prender sonno spesso stento a notte ho ancor dell'altro amore l'ossa rotte più non ci penso ed altro non m'aspetto. (Donnas 4.7.2017 – 16,02)
Oppressione Mi sveglio con un senso d'oppressione no, non penso che sia una malattia, qualcuno parla di lieve depressione: “Scappa da quel PC, vattene via”. Anche per strada è sempre un gran pensare guardi la gente quant'è indisciplinata ognuno vuole far come gli pare, la moto? Sul passo dei pedoni l'han lasciata. E poi se quella foto in rete poni ti dicon che la privacy hai violato chi ha fatto l'infrazione poi indisponi e si incazza con chi l'ha denunciato. Così alla fine chi va contro la legge minaccia chi la legge la rispetta, purtroppo anche su questo il mondo regge il mascalzone al saggio non da retta. E allora te ne resti alla finestra ad osservar le rondini e gli uccelli veloci vanno da sinistra a destra e nella notte cantano stornelli. E osservi l'armonia della natura, la guerra? Solo al tempo degli amori, ma per l'umano, credete, è proprio dura in guerra vive sempre e tra gli orrori. (Donnas 4.7.2017 – 8,25) L'angolo dei sogni Ti aspetterò un dì, ti aspetterò, io ci sarò, non so se ci sarai, può darsi che ancor mi penserai forse sussurrerai come quel giorno parole tenere d'amore e di passione ma io lo so, sarà solo illusione. Forse mi cercherai, guardando intorno, ricorderai le tenere parole forse le hai fatte mangiare alle tignole sei stata te che le hai buttate via e pur m'hai ripetuto tante volte che ero dolce, ma tutte le hai stravolte. Io ti cercherò, questo lo so, mi aggirerò sperduto tra le nubi, forse starò bruciando nell'inferno, chi se ne frega senza il tuo respiro maledirò per sempre il padreterno. Certo dovrò aspettare per tanti anni, ma al fine arriverai un po' imbronciata così io ti conservo nella mente ma tutte le cattiverie avrai sepolto e il riso ancor disegnerà il tuo volto. E ti vedrò bambina con il cuore pieno dei tuoi sogni con tutti i tuoi animali e la gallina che fa coccodè e depone l'uovo, e mi sorriderai ancor di nuovo con in mano un peluche che non ho più che ha smesso ormai di dire: I Love You. (Donnas 3.7.2017 – 00,26) Una spina nel cuore E si bucò la mano per un fiore, ma lui lo odorò, non lo raccolse, dalla pianta per onestà non tolse perché un roseto senza rosa muore. E guardava le rose rosse e bianche ridevano al passaggio della gente ed io non sono certo un delinquente mi buco un dito con la spina anche. Ma la rosa si sfoglia poi comunque ma non l'ho mica io assassinata forse l'ucciderà l'uomo qualunque a crogiolarsi al sole io l'ho lasciata perché una rosa vive fresca ovunque quando un raggio di sole l'ha baciata. - Sonetto (Donnas 3.7.2027 – 2,07) Si chiamava Rosa Aveva un dì un'amica generosa per una vita lei inseguì l'amore era gentile, simile ad un fiore, anche di nome si chiamava Rosa. E si era affezionata e ci sperava per anni andava in cerca d'un compagno la tela lei tesseva come un ragno ma a catturare un uomo non bastava. E nella rete poi cascò un poeta, lo riempiva di tenere attenzioni ma eran troppe le sue indecisioni quell'amor stava in piedi sulla creta. Era debole lui, lei poco attenta, e un altro ragno ch'era lì vicino una rete tirò sul biancospino l'amore perse perché disattenta. Venne l'autunno e poi anche l'inverno, tornò la primavera e sopra i monti sciolse la neve che alimentò le fonti ma si sa che l'amor non è mai eterno e va sempre con linfa alimentato ma bloccare con sassi la sorgente non è azione logica e prudente, quell'amore finisce soffocato. Ma lei è sempre lì, Rosa appassita, ancor lo chiama quando vien la sera quell'amore gli manca e ancora spera che dia nuovo vigore alla sua vita. Lei le vuole ancor bene e lui è convinto che sentimento tenero può dargli d'altro lui non può, ne sa parlargli, sol tanto amor ha ancor nel cuor dipinto. (Donnas 01.07.2017 - 22,14) Caldarroste Sul fuoco borbottando va la castagna quando nel tardo autunno il gelo sul prato un bianco velo lieve al mattino stende e il sol ancor non splende. Gira con il cucchiaio il contadino gaio scoppietta appena il fuoco scintilla a poco a poco se schizzi spande ardente vola anche un accidente. Ma poi dopo la lagna già cotta è la castagna sul tavolo la stende vederle son stupende col vino l'accompagna è l'oro di montagna. (Donnas 28..6.2017 – 11,09) Haiku – Pioggia estiva Il dipinto è del pittore russo Galakhov Nikolai Schizzi di pioggia - ad alitar sospiri alba d'estate. (Donnas 30.6.2017 – 16,14) Non mi interessa Non mi interessa più niente di niente non mi interessa se cadesse il mondo ne dello sproloquiare della gente che prende per il culo in largo e in tondo. Non m'interessa più di chi sta intorno anche se sta affondando in mezzo ai guai, è solo andata più non c'è ritorno neppure amore posso dare ormai. Di nausea mi sono già riempito il mondo annega nella falsità per i tuoi guai nessuno muove un dito e amore vero nessuno più ti da. E poi dovrei starmene tranquillo guardare in faccia quel che mi circonda anche se sono astemio sembro brillo volo come una farfalla vagabonda. E non m'accorgo più che il tempo passa non so neppure cosa cerco o voglia si fa più ingarbugliata la matassa troppa è la gente che ti mente e imbroglia (Donnas 29.6.2017 – 10,04) Si cantava ai miei tempi L'immagine è presa dal portale: http://www.traterraecielo.it Si cantava ai tempi miei, si era in mezzo ai guai e si cantava, erano belle le canzoni a quell'età, ricche di nostalgia, di melodia, a riascoltarle oggi è un gran tormento ma quelle musiche ancora in mente sento. E l'animo s'empie di malinconia a ripensar le strade sconquassate senza auto, e una fila di carrozze e di carretti da spingere in salita, com'è cambiata oggi la mia vita. C'era musica ovunque ai tempi miei. La radio cinguettava notte e giorno nei vicoli, nelle case, dal barbiere, c'era musica, allegria senza barriere c'era il pianino coi bimbi un po' affamati e con le mamme tutte scapigliate. Ma c'era musica, e tanta allegria ed il sorriso il volto illuminava ho rimpianto per quello che s'è perso come acqua sporca l'abbiam buttata via. Quella gioia dove l'abbiam lasciata? La contentezza ci inondava il cuore, adesso d'altro genere è il rumore il viso è scuro e l'anima abbuiata. E non si torna indietro si va avanti si sta forse un po' meglio, c'è il progresso, manca però il sorriso a tutti quanti e indietro riguardiamo sempre spesso. (Donnas 30.6.2017 – 9,43) Canzone per l'amore sordo (Discordo franco-provenzale) Il dipinto “Musa” è di Gianna Cuneo Amor non ti capisco scappi e poi ritorni stai sotto un lentisco saltelli come storni le pene mie lenisco ma soffro tutti i giorni ti scaccio, t'aborrisco ma resti nei dintorni. A volte tu mi offendi poi dici di scherzare ma usi insulti orrendi precisi di barare ma appicci nuovi incendi non vuoi più farti amare con altri amor ti stendi sei sempre ad uccellare. Vorrei provare ancora ricominciar daccapo ma penso come allora mi romperesti il capo. (Donnas 24.6.2017 – 1:48) Tenacia La foto del Monte Ventoso è di Giacomo Musso Infila la mano nel tuo cuore e afferra le parole, dai capelli tirali sul foglio questo tu devi fare questo io voglio l'animo rasserena scaccia via la tua pena. Non dire che la vita tua è finita perché osservi tutto in negativo? Hai la tua gioventù, è vero l'animo tuo non è sereno, ma guarda il mondo anche le pene mie non ti nascondo, ma io son quasi all'approdo anch'io vissuto “senza infamia” ed anche “senza lodo”. Che vuoi che sia? Godere o essere infelici sono l'imago dello stesso specchio. Scende la notte arriva il sonno lieve ti svegli poi al mattino più sereno. Cominci poi l'affanno giornaliero il ricco s'annoia, il povero soffre la fame, è vero. Ma poi si muore, non so se si rinasce. Ma il mondo gira il povero può diventare ricco i ruoli sono poi gli stessi. Nello specchio l'immagine non cambia: c'è sempre uno che soffre, uno scontento eppure vive e mangia. Ascolta me, non essere infelice, non pensare la vita in negativo. Quanta felicità fermenta in cuore quando la vetta sfiori e la conquisti? Sei tu con le tue forze, con il tuo patire, che arrivi in cima al monte, quella gioia solo tu puoi e sai capire. (Donnas 27.6.2017 – 11,02) Due patrie, un cuore La foto “Santa Caterina” è di Antonio Nicola Pezzuto (g.c.) Oh, patrie mie che in cuor mi state fisse, che sinfonie intonate nel silenzio delle mie notti, quando ancor vi penso, voi l'avvertite il mio languore intenso l'amor sempre ci lega e dura al tempo. Oh, patrie mie, che questo cuore empite, che nel mio petto gioventù portate, passano gli anni e pur se sto lontano a voi, come facevo da bambino, mie genitrici ancor stendo la mano. E avverto questo gene antico che lega Calabri e Messapi insieme, lo sento nella mente ammorbidire, l'assimilo e nel circolo proietto per conservare i doni che Minerva un dì mi diede e che non ha più perso. Nulla io vi ho dato, ho solo ricevuto e preso, ma voglio regalarvi oggi un verso perché mi sento figlio di Leucasia, e nulla, nulla dico, è il mio pensier che vola lui pensa e parla con la poesia. (Donnas 23.6.2017 – 11,47) Indecisione Il dipinto “Indecisione” è di Silema. Stai lì, sospesa stai dondoli sui tuoi guai e poi rifletti scappi e ritorni mi dici dove vai? A volte dolcemente canti altre sguaiatamente abbai ari la terra e pianti, ma più non sei la donna che un dì amai quello che vuoi neppure tu lo sai. “Apri il tuo cuore”, mi dicesti un giorno, “abbatti quel muro che offusca la ragione”, ma non ho più padrone, non sono un cane ingordo neppure cerco un nuovo amore intorno, mi struggo nel ricordo. Quando ne ho voglia vecchie foto guardo per me sei sempre uguale, fuori sarai cambiata, ti mostri anche arida e arrabbiata, dentro sei sempre uguale una bambina tenera che forse allor non conosceva il male. (Donnas 24.6.2017 – 19,35) Siccità E' inutile forzar questo tuo cuore, farti capire che il mio bene vive nell'animo tu covi sol livore il fiume è asciutto ed aride le rive. Secca è da tempo l'ultima sorgente che alimentava un giorno tanto amore ora quel gorgoglio più non si sente muto è il torrente non vi è più rumore. Ed anche intorno gli alberi son secchi, ed io son stanco, è inutile più amare, di quell'amor manco una goccia lecchi asciutto è il pozzo e sabbia puoi trovare. Non v'è più eccitazione sul Vereto né voli di farfalle in libertà il vento tace, silente anche il canneto, il cuore è invaso ormai da siccità. (Donnas 27.6.3017 – 10,21) Conchiglie La foto è presa dal portale: https://www.caveri.it/blog/2012/08/27/la-mensolina-delle-conchiglie Troverò conchiglie sparse sulle spiagge della mia giovinezza le adunerò una ad una ci leggerò la storia, la vita che si è spenta. Leggerò tra i solchi del guscio il tempo che è passato mi illuderò di essere ancora vivo strisciante sulla sabbia del mio mare che mi rugge sempre nell'anima mentre fermo i miei anni. (Donnas 24.6.2017 – 10,31) Squallidamente L'immagine è tratta dal portale: http://www.ambulatoriodipsicologia.it Vorrei poter tornare indietro fermare il tempo riprovare l'amore che mi hai dato veder quasi da un vetro le trasparenze che mi sono scordato, quella che eri e sei or ti camuffi e un'altra non vorrei. Così ti voglio erotica e viziosa condita di quella trasgressione salutare che m'hai donato e che m'hai fatto amare un'altra non vorrei no, io voglio lei. Sì, sempre come eri, licenziosa, ricca di esuberanza, quando abbondavano gli ormoni, me li hai trasmessi intensi ho colto allora tanti feromoni, alta era l'intensità e li gustavo con te dentro l'inferno sprofondavo. E niente, niente era peccato, coglievo tutta la tua vitalità, quell'esporti indecente, quei liquidi che sgorgavano abbondanti quel tuo amore che allor mi regalavi: - oh, come posso io scordarlo? - Con un coltello in corpo me l'hai inciso circola ancor nel sangue anche se adesso il cuore mio batte con ritmo indeciso la mente mia nel nulla langue. Mi sei dentro oramai, t'ho chiusa dentro la mente e più non esci, s'affaccia un nuovo amore, e il vecchio spinge, ma sempre tu martelli più indecente, tu, squallor dello squallore, impudica e immorale, resistente, tu, che m'hai preso il cuor squallidamente. (Donnas 25.6.2017 – 10,00) Inquisizione Il dipinto “Babilonia la Grande” è preso in rete Mi inchino per paura ma dentro al cuore mio v'è ribellione, lo sa la Meretrice e non si scopre dissimula ed inganna il volgo ignaro che alle apparenze al fin resta obbligato. Quello che vede il volgo a lei interessa la pietra nello stagno i cerchi estende meglio che il lago non riceva il sasso la quiete fa cantare gli usignuoli. Nel gran silenzio della torre muore ogni protesta senza far rumore la maldicenza toglie dai pensieri il maldicente condanna negli inféri. Così l'inganno dura e non si estende l'occhio è oscurato ed il cuor non fende. (Donnas 23.6.2017 – 11,00) 14 Maggio 1984 – A mia madre (Anniversario 2017) Nella foto: La Dora a Donnas (Valle d'Aosta) Un alito di vento un torpore che scioglie rimembranze. Festeggiano oggi....... Il tuo nome dura nel tempo manca l'afflato nulla più percepisco. Il vuoto intorno a me, rose sui rosai e fiori bianchi sui rovi, sulle siepi ormai verdeggianti. Mi giunge la tua voce confusa al fiume che scivola tra i sassi raccogli il mio sconforto m'accompagni in questa giornata di sole. “Riguardati figliolo”! E l'acqua scorre. (Donnas 14.5.2017 – 19,21) Eri il mio sangue Tu eri il mio sangue, nelle vene scorrevi adrenalina bevevi la testa pulsava il cuore rullava un tamburello invasava “Salentu, Salentu, lu suli, lu jentu”. Tu eri il mio sangue che il cuore allagavi le arterie pompavi la vita mi empivi di rosso schizzavi progetti eversivi di fuoco bruciavi sol fiamme appicciavi. Eri un bene prezioso la mente hai dipinto di allegri disegni nel cielo poi spinto tra il sole e la luna che il cielo raduna brillavan le stelle lontane fiammelle. Per me eri tutto mi avevi colpito acerbo mio frutto ora tutto è finito in mente hai distrutto il bello creato col segno del lutto il cuore hai listato. (Donnas 27.5.2017 – 00,13 Prigionieri L'ho vista oggi la rosa prigioniera di una rete mi ha chiesto ”perdono” E non capivo la sua disperata invocazione il suo urlo Son perso anch'io prigioniero del mio passato la grata è sul mio cuore l'imprigiona E vedo nuvole lontane tra i monti ancora spruzzati di neve nuvole bianche e nere gioia e sconforto insieme freddo e calore che non muore resiste Il costato è ancora aperto sangue sgorga dal cuore bagna i rossi petali agonizza (Donnas 14.5.2017 – 20,12) La terra dei fuochi Nella terra dei fuochi vaga il mio spirito disilluso. Inutilmente l'occhio cerca l'abbaglio il momento fugace che crea un verso lo ricama di orpelli lo fa unico o indecente. Sei tu, vecchia baldracca, (intendo vecchia di mestiere visto che giovane ancor sei) che ispiri i miei versi. Il tuo corpo lussurioso sguaiatamente osceno e nudo brilla al sole tra le bianche pietre del Salento, i tuoi umori scivolano da una vulva diabolicamente esposta tesa a suscitare e ricercare ebrezze. Immutabile quel tuo sorriso sfida il tempo, indifferente ai cambiamenti di umori, rimani sempre te stessa, invereconda, poco casta e infedele, anche se giuri d'essere un'altra. Nella terra dei fuochi gli ulivi sussurrano frasi oscene. Diecine di colorati fichidindia al sole ancora incerto di settembre mi canzonano allineati su delle pale spinose certi di non poter essere colti. Impudica lei sogghigna, anzi diabolicamente sghignazza, incurante della mia sofferenza che il suo volgare edonismo oggi rifiuta. (Donnas 15.05.2017 – 14,25) Conformismi No, quello non lo scrivere, non ti si addice, lo legge il prete, il fanciulletto, la donna incinta con la pancia il vecchio che in salita arranca. l'infelice. Non è da te, la gente ti leverà il saluto, a me quella parola poco piace la trovo un poco disgustosa. E quel pensiero osceno da dove l'hai sgravato? Forse dovresti cambiare qualche frase, togliere le parole più pesanti, quelle ingombranti. Hai usato il turpiloquio, forse non te ne sei neppure accorto che quella frase è un po' immorale, per me lì ci sta male dal senso comune tu sei fuori quella non è poesia ritmo e verso è bello e andato via. Ho visto che hai scarabocchiato mi sei stato a sentire? le parole più pesanti hai già levato? Allora, cosa hai scritto? Ho cancellato le frasi più pesanti quelle che hai detto fossero ingombranti ma adesso il foglio è quasi bianco scomparsa è ogni traccia di poesia non è rimasto nulla anche l'inchiostro se ne è andato via! (Donnas 16.5.2017 – 2,27) Onirico pensiero L'immagine è presa dal portale:
http://www.sognipedia.it/sogni-lucidi/ Amo quella puttana che un dì l'abito ha sfilato. Omaggio alla giovinezza rubata da ingordo vegliardo confuso tra edonismo e affetto. Ancora oggi svolazzano nel mio letto amplessi e orgasmi. Sono solo a pensare un corpo senza anima che emozioni ha rubato all'età verde dell'incoscienza. Ora la pioggia non è più rinfrescante ma acida i raggi del sole non più caldi ma roventi l'attesa non desiderata e cercata ma evitata e rifiutata, non più sofferta. Bizzarria d'un animo in pena, alla ricerca d'un piacere demiurgico, estrapolazione di un mondo onirico che ripete sempre se stesso senza regalare le diversità promesse e che si risveglia deluso ad ogni nuova alba. (Donnas 17.5.2017 – 11,31) Poeta Il dipinto è tratto dal portale:
http://imblog.aufeminin.com/blog/ D20080612/280358_113410591_200204246-001_H222054_L.jpg Mi sono steso su un prato fiorito mi sono abbandonato al fruscio del vento ho chiuso gli occhi ho letto nel mio animo sereno ho strappato uno stelo d'erba l'ho intinto nell'azzurro del mare ed ho scritto nell'immensità del cielo: ti amo! (Donnas 17.5.2017 – 18,16) Haiku – La morte Il disegno è tratto da: http://blog.libero.it/Sonjssa/6931869.html The design is from: http://blog.libero.it/Sonjssa/6931869.html Falce e martello - manca bandiera rossa Renzi fa sera Haiku - Death Sickle and hammer - There is no red flag Renzi is in the evening (Donnas 11.5.2017 - 23,37) Amuri a pezzi Amuri, amuri meu a undi jisti cchiù no' mi voi tu bbeni mi pirdisti quantu ieu ti chiamai tu no' sintisti ora si puri orba e non viristi. Ma ieu ti chiamu ancora a undi isti? Lu cori meu è a pezzi e lu vindisti. Amore a pezzi Amore, amore mio dove sei andato più non mi vuoi tu bene mi hai perduto Quanto io ti ho chiamato tu non hai sentito adesso sei anche cieca e non hai veduto. Ma io ti chiamo ancora dove sei andata? Il mio cuore è a pezzi e tu l'hai venduto. Traduzione dal reggino del 1950 (Donnas 20.5.2017 – 11,59) Dedica Nella foto - Terracotta "Le baccanti" di Clodion (Claude Michel) 1738-1814 Prima che io me ne vada via sento il bisogno di salutar gli amici lo so, lo so, non me lo state a dire, anch'io spero che il più tardi sia. Ma la signora col mantello nero voi lo sapete che non bussa avanti, s'affaccia e sembra prenderti pel culo non ha rispetto per cattivi o santi. E poi ha la risposta sempre pronta: se porta via un giovane innocente gli dice che gli ha fatto un gran favore perché le delusioni dell'amor gli sconta. Se porta via un vecchio sofferente gli dice che gli è tanto debitore perché in questo modo è sollevato da altri mali o da un nuovo dolore. Insomma, lei dice sempre che ha ragione, e visto che da lei nulla m'aspetto ringrazio chi amore m'ha dato senza affetto ma di più chi affetto m'ha dato senza amore. (Donnas 12.5.2017 – 15,24)Muore la parola Quando dentro il tuo cuor l'amore scema, e cruda l'età avanza e ti sconsola, l'estro e la fantasia allor scolora e il verseggiar come fiammella trema. Non vola più, Amico, la parola, il tuo fervore a un tratto perde slancio non trovi più la fonte che disseti l'arsura che ti secca ormai la gola. Il verso adatto, oh dio, dove l'ho messo? Dov'è quell'entusiasmo giovanile? Dove si son nascosti i tanti ardori? Neppure il verso ormai è più lo stesso! Anch'io lungo il Bisenzio a meditare cerco l'afflato che l'animo ridesti parlo a me stesso, non v'è più la classe, non c'è più il movimento per creare. Siam soli, Mario, siamo solo in due, abbiamo ritrovato la ragione. Il disimpegno? E' un erba officinale, a pascolar v'è l'asino col bue. … Se vi commuoverete anche voi a leggere questa poesia allora benvenuti nell'angolo dei pazzi! (Donnas 22.5.2017 – 9,11)
OK Quante notti hai vegliato la sveglia caricato nel buio poi suonato di notte m'hai chiamato? Quante volte nuda comparsa la bocca amara ed arsa di umor tutta cosparsa era soltanto farsa? Quanta libido ardente la voglia prepotente l'amore sedicente ormoni solamente? Quante fughe notturne e notti taciturne visite a morti ed urne che cosa puoi dedurne? Quante parole al vento un pianto ed un lamento e mai il cuor contento quanto sciocco tormento? Quante le inutili promesse parole a vuoto emesse di furbe studentesse? Amor non era e neppur calesse. (Donnas 13.5.2017 – 21,16) |