Racconti di Giuseppe Stracuzzi


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L'ultimo giorno di scuola
Gli esami sono finiti. Oggi è l'ultimo giorno di scuola.

Io sono contenta e triste nello stesso tempo. Sono contenta perché non dovrò più alzarmi presto, non dovrò più andare a dormire col libro di storia o col quaderno dei vocaboli sotto il cuscino, non dovrò più stare con la preoccupazione del compito in classe che mi aspetta l'indomani. Sono contenta, ma sono anche triste e sento che avrò nostalgia dei miei compagni, e anche dei professori.

Il pensiero mi dà una sensazione di malinconia.

Dire addio è sempre difficile. Dire addio alla scuola è come dire addio al pezzo più bello della vita.

Per me la scuola è proprio finita. Io non andrò all'università come la maggior parte delle mie compagne. Mio padre ha un'azienda ben avviata ed a partire dal prossimo anno lavorerò con lui.

Ora nelle aule e nel corridoio c'è una grande animazione.

Alunni e professori riuniti in piccoli gruppi, parlano tra loro, si scambiano gli ultimi saluti prima di separarsi.

Mentre sono immersa nei pensieri sento qualcuno che mi chiama:

"Fiorenza... Fiorenza!" Mi volto e vedo Cristina e Luisa che mi vengono incontro.

Tutti e tre ci abbracciamo. Siamo state tanto bene insieme!

Ciascuna di noi conosce le ansie, le preoccupazioni, e persino i segreti delle altre due.

Cristina e Luisa sono state a scuola sempre insieme.

Sono state compagne di banco fin dalla prima elementare, si può dire che sono cresciute insieme. Ora dopo tanto tempo devono separarsi, vogliono seguire vie diverse: Cristina studierà fisica e matematica, Luisa invece vuole diventare una dottoressa e studierà medicina.

Cristina dice con malinconia: "Chissà quando potremo rivederci!"

Luisa risponde: Verrò a trovarti quando sarò tornata dalle vacanze. Quest'anno andremo in Grecia, mio papà ha già prenotato un albergo per 15 giorni, proprio vicino al mare. Esso ha anche una spiaggia privata. Partiremo lunedì prossimo, andremo col treno poiché d'estate nei luoghi turistici c'è sempre molto traffico. Quest'anno voglio stare tranquilla. Non visiterò né musei, né monumenti come vuole mio padre, né discoteche o locali notturni come vuole mia sorella e nemmeno negozi come vuole la mia mamma. Andrò ogni giorno in spiaggia, mi porterò un bel libro oppure qualche giornale e starò dalla mattina alla sera a prendere il sole ed a fare tante lunghe nuotate.

Tu dove andrai?

Cristina risponde: "Quest'anno i miei genitori hanno comprato una nuova auto e vogliono risparmiare, penso che andrò soltanto in piscina".

 

Una già interessante
Oggi i miei familiari ed io siamo andati sull'Etna. È stata una gita indimenticabile.
I miei genitori si alzano sempre presto, ma questa mattina io mi sono alzata prima di loro. Mia sorella Manuela, che di solito si lascia pregare dalla mamma per aprire gli occhi, oggi non appena ha sentito suonare la sveglia è saltata dal letto come un grillo, e senza nemmeno lavarsi la faccia ha voluto il suo cestino per metterci le caramelle. Poi ha iniziato a fare domande: Mamma mi porti le scarpe, per favore? Mamma quanti panini abbiamo?
A Manuela i dolci piacciono molto. Lei ha 8 anni, ed ha aspettato da lungo tempo questo giorno.
Siamo partiti all'alba, prima del sorgere del sole. Il tempo è stato stupendo.
Mia sorella Elvira si è messa al volante della macchina. Lei ha la patente da appena due mesi ma vuole guidare sempre.
Verso le 9 siamo arrivati presso il parcheggio di un albergo. Di là parte la funivia che va sul monte. Noi abbiamo parcheggiato la macchina e siamo entrati nel ristorante. Lì abbiamo fatto colazione. Tutti abbiamo mangiato, tranne Manuela, lei ha dato il suo panino alla mamma.
All'albergo abbiamo conosciuto un gruppo di turisti tedeschi.
Il mio papà, la mia mamma ed Elvira si sono messi a parlare con loro. Manuela ed io siamo usciti e siamo andati nel parcheggio, tra le auto ferme. Di là abbiamo ammirato il panorama, che è bellissimo. Abbiamo visto i paesetti sparsi sui monti, i campanili delle chiese, le piazze, in lontananza le spiagge e persino le navi in mezzo al mare.
Quando i miei genitori e mia sorella sono usciti dal ristorante, tutti insieme siamo saliti sul cratere centrale.
Il primo tratto l'abbiamo fatto con la funivia, poi siamo andati a piedi.
Lo spettacolo cui abbiamo assistito è indescrivibile. Esso è affascinante e terrificante allo stesso tempo. Il suolo sembra che può spaccarsi da un momento all'altro, esso è pieno di crepature ed è coperto di vapore.
Sembra di camminare sopra qualcosa di vivo, sembra di essere in un altro mondo.
Abbiamo guardato dentro il cratere. Io ho avuto paura. C'è una voragine senza fondo. È spaventevole! Di tanto in tanto si odono boati paurosi e dal cielo cadono grosse pietre. Esse si chiamano "bombe laviche" e sono molto pericolose, perciò non si deve mai andare da soli. La guida, che conosce bene la traiettoria di queste bombe, conduce i visitatori per una via dove esse non cadono. Manuela ha trovato una pietra lavica e me l'ha regalata. Essa è molto bella, è di colore nero ed è assai più leggera di una pietra comune.
Siamo tornati verso mezzogiorno. Per strada ci siamo fermati nella pineta, lì ci siamo accampati ed abbiamo mangiato. Mio Papà ha detto: "Chi vuole venire con me a cercare funghi, qui ce ne devono essere molti".
 

Cuore felice
C'era una volta un principe povero. Si chiamava Cuore Felice.
Egli era molto povero.
Non aveva un castello come gli altri principi, non aveva un cavallo e nemmeno una spada, ma era felice.
Possedeva un flauto e con esso sapeva suonare meravigliosamente bene.
Un giorno Cuore Felice, mentre vagava per le vie del mondo, s'imbatté per caso nella reggia lussuosa di un re che si chiamava Sfarzo D'oro.
Il principe povero guardò estasiato la maestosità del palazzo, varcò il cancello dorato e salì per scale di marmo.
Giunse presso una porta intarsiata di pietre preziose, essa era socchiusa, Cuore Felice entrò senza bussare e si trovò in una stanza straordinariamente fastosa.
Lì c'era un letto luccicante di gemme e una principessa addormentata.
Il principe vagabondo ammirò l'affascinante creatura.
Prima d'allora non aveva mai visto niente di così incantevole.
La ragazza sentì lo sguardo insistente, si svegliò, si stropicciò gli occhi assonnati, e parlò con la voce piena di stupore: "Chi sei?" "Cosa fai nella mia stanza?"
Egli rispose: "Sono un principe povero, mi chiamo Cuore Felice."
La giovane sollevò la testa bionda dal cuscino di seta e disse con uno splendido sorriso: "Mi chiamo Sogno. Vuoi giocare con me?"
E giocarono insieme, e sognarono insieme fino all'alba.
La principessa fu felice, e Cuore suonò le noti più dolci che sapeva.
La musica svegliò re Sfarzo D'oro.
Egli si recò nella stanza della figlia, vide lo sconosciuto e chiamò i soldati.
Loro accorsero, colpirono il principe con la spada e lo trascinarono fuori della reggia.
Cuore pianse di tristezza e di dolore, ma seppure trafitto e sanguinante riuscì ad alzarsi in piedi ed allontanarsi dal castello.
Egli fece molta strada. Verso il tramonto incontrò una stalla misera e spoglia, entrò e si addormentò sulla paglia.
Nella reggia intanto, la bella principessa, senza Cuore Felice, era triste e piangeva.
Lei per smaltire il dolore si spogliò degli abiti preziosi che indossava, lasciò la reggia di Sfarzo D'oro, e triste e sconsolata si mise a vagare senza meta.
Camminò tutto il giorno, con i piedi indolenziti e col cuore infelice.
Verso il tramonto incontrò una stalla abbandonata ed entrò per riposarsi …
In quella stalla c'era Cuore Felice che dormiva. Egli si svegliò, vide Sogno e sorrise.
La bella principessa fu felice, e Cuore suonò le note più dolci che sapeva.
Cuore Felice e la principessa Sogno si sposarono, e ancora sempre vivono felici.

Brano tratto dal mio libro “Bella Italia” Corso di lingua italiana- Amazon De
 


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