Poesie di Roberto Bottiroli


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Sono nato a Corvino San Quirico, paese situato sulle colline dell'Oltrepò Pavese il 4 dicembre del 1949, dove volentieri ritorno nel periodo estivo. Risiedo a Pavia da 25 anni; abito in via Cavagna Sangiuliani, 5. Sono coniugato (mia moglie insegna lettere presso le Medie inferiori e non scrive poesie!) Ho 2 figlie; la prima laureanda in Economia Aziendale ( possiede una spiccata predisposizione per la poesia in metrica) e la seconda iscritta al 2° anno di Farmacia (più pragmatica, lungi da lei la metrica).
Le mie grandi passioni, oltre a quella primaria del comporre poesie, sono: - le letture di vario genere ed in particolare mi appassiona la storia antica (greca e romana); - l'ascolto della musica classica e lirica; essendo dotato di voce basso/baritonale mi diletto a cantare Arie tratte dal repertorio verdiano/donizettiano/belliniano; - pianoforte: pianista amatoriale ho composto piccole sonate, alcune delle quali, sono state riscritte per Trio classico (chitarra classica, flauto, pianoforte) da un pianista compositore; - teatro: in gioventù ho recitato, per alcuni anni, con una Compagnia teatrale della città di Broni (PV).

                                             Piccole rime
 

Sussurri al vento
Un refolo di vento all'improvviso
mi prende dolcemente nell'incanto
al rivedere lo splendor del viso
nel nuovo sole sull'azzurro manto.

O stilla di rugiada nel mattino
fra calle che già s'aprono al chiarore
mentre da lungi il canto d'un bambino
pur ti pervade e ti sussulta il cuore.

E mentre scorre il fiume allor mi prende
il dolce sogno, il dolce sentimento
e mentre il bel Cupido l'arco tende

s'inebria l'alma mia, ben ciò che sento
ed una forza arcana il sen mi rende
la tua beltade o cara ognor rammento.

Sognando
O luna che illumini il bosco
di verdi betulle fra l'acque
d'un docile rile che scorre silente
fra dolci colline su l'aspro sentier.
Sussurri suadenti di fronde
al canto d'antico usignolo
le belle di notte dai mille colori
si schiudon mirando le stelle ne ciel.
Fanciulla ridente e gioiosa
ritorna al fremente sospiro
e tu bianca luna ridona il bel sogno
al tenero amore d'un languido cuor.
L'arcano mistero ti prende
e tu sogni ancora fanciullo
e volan farfalle nell'umida notte
e guardi le stelle coperte d'un vel.
Addio mia dolce sirena
addio miei dolci declivi
pensando ai passati perduti momenti
m'adagio e rinasce quel sogno d'amor.

E se rammento......
Se tu pensi che l'onda si franga
sulle rive segnate dagli anni
al ricordo di gioie ed affanni
il tuo cuore si dona all'amor.

Dei verd'anni lontani il pensiero
corre languido ai dolci momenti
nella mente sol passan frammenti
che segnarono il tuo divenir.

Rimembranze che scorron silenti
mentre scorgi la splendida piana
e il rintocco d'antica campana
ti pervade e ti penetra il cuor.

Quale tiglio novello rinasce
al profumo dell'umida sera
mentre in coro la dolce preghiera
s'alza allora e si perde nel ciel.

Come il fiume che docile scorre
fra le rive che cangiano al sole
ricoperte di splendide aiuole
spensierato il mio spirto ristà.

Rammentando i momenti perduti
pur d'incanto il mio sogno svanisce
e la mente pian pian s'assopisce
nel ricordo d'un candido fior.

Agnese
Quando nel sen si frangono
i sogni dell'ardore
si perdon nel mio cuore
al principiar del dì.
Il sole che sì limpido
sale lontan dal monte
e l'acqua della fonte
scende pian pian sin qui.

Dolci pensieri e languidi
percorrono la mente
e tosto il cor fremente
pur si rivolge a te.
Le tue pupille tremule
già scorgo ognor lontano
ed io ti seguo invano
maggior passion non v'è

O quanti affanni, o tenero
sbocciar di bianca rosa
ti cerco senza posa
o mio sublime fior.
S'appressa allor l'immagine
di sì beltade e affiora
quell'alma che t'implora
al rinnovato ardor.

Al sussurrar di Zefiro
che dona ognor l'incanto
sfiora l'azzurro manto
salendo sino al ciel.
Ove le luna immobile
fra stelle luccicanti
al dolce udir di canti
copre di bianco vel.

E' un sussultar di palpiti
fra l'erbe verdeggianti
odo da lungi i canti
che giungon sino a me.
E tu stupenda Silfide
cogli quel lieto istante
ed il mio cuore errante
alfin si volge a te.

Kate
Dolce, candida fanciulla m'appari
sulla riva d'un fiume che silente
scorre sinuoso ed il mio cuor fremente
già sussulta o bellezza senza pari.

Delicata visione mattutina
fra stille di rugiada al primo sole
all'apparir delle novelle viole
a tal beltade il guardo mio s'inchina.

E tu non disdegnar d'amor l'afflato
di un'alma che si perde al sol pensiero
di spirto che rinasce spensierato

mentre ti scorgo errante sul sentiero
d'ardor saette allora il Divo alato
scocca Cupido sul mio cuor sincero..

Roberta
Lo sguardo mio si posa al sol d'aprile
sull'acque d'un vicino fontanile
mentre vo' scorgendo il desiato viso
che par m'illumini col suo sorriso.

Il sole va calando dietro al monte
e solo passeggiando sul mio ponte
mi sembra di sognare al sol pensiero
di rivederti un giorno e dico il vero.

E mentre il sogno assale immantinente
fra stelle che già brillano nel cielo
il cuore mio che palpita e fremente

copre la luna di candido velo
dolce vision nella notte silente
fiore che incanti o mio sublime stelo.

La Musa Tardona
Nel sognar la mia Musa Tardona
che m'ispira di notte e di giorno
il suo spirto mi prende, mi sprona
mentre volan farfalle d'intorno.

Come Diva sublime sull'onde
che si frangon sull'umida rena
sorge il sole e novello t'infonde
la passione che più non si frena.

Nel vagare su l'ampia distesa
d'una piana coperta di fiori
tal mi prende il pensier dell'impresa
non voler che di nuovo t'implori.

Come fiume che d'impeto scende
fra le sponde segnate dagli anni
un novello vigore mi prende
vo' scacciando gli atavici affanni.

Stella alpina m' appari sul monte
fra le vette di neve ammantate
mentre un flebile soffio la fronte
par ti sfiori fra cime inviolate.

Tu Tardona che ispiri il mio canto
al salir della luna incantata
io ti vedo e rinasce l'incanto
d'una notte di stelle argentata.

Il Vaso di Pandora
Zeus lo diede un dì a Pandora
ma le disse: non l'aprire
pure non vedeva l'ora
tutto il mondo di stupire.

Questo è il dono del Gran Dio
disse allora la fanciulla
questo vaso è tutto mio
pur lo guarda e si trastulla.

Ma il resistere fu vano
alla fine il vaso aprì
fu cotal pensiero insano
e terribili scoprì

sparsi ovunque tutti i mali
copron mari sino ai monti
tutti i vizi come strali
distruggevan pur le fonti

d'acqua limpida e sgorgava
alfin putrida e malsana
pur distrutta lei pensava
credo sia speranza vana.

Solo l'Elpis speranzosa
cercò allor d'uscir di lì
pur si mosse senza posa
ma il coperchio si coprì.

Nembi
Scorgo nel cielo perniciosi nembi
che coprono la valle inaridita
segno ferale dell'inutil vita
strade deserte dai distrutti lembi.

Cammina solitario sulla piana
l'errante vagabondo all'infinito
puntando solitario al cielo un dito
solo ti prende ognor speranza vana.

Quando s'infiamma il sole all'orizzonte
calando là sul monte e la preghiera
s'innalza mentre il vento sulla fronte

ti sfiora e giunge alfin la dolce sera
scorre sinuosa l'acqua della fonte.....
dolce ristoro e il cuore ancora spera.

Effluvio
Fugge nell'aria il tenero
effluvio di mimosa
e giunge sino al limite
della caverna ascosa.

Ove sereno il giovane
solea nel buon ritiro
mirar fanciulla candida
perdendosi il sospiro

al volteggiar di lucciole
al volo di farfalle
le stelle in ciel brillavano
sulle socchiuse calle.

S'udian da lungi i flebili
canti d'amor suadente
e tosto ti prendevano
i sensi immantinente.

Al sospirar di Zefiro
fra le novelle fronde
sui rami che s'intrecciano
sulle perdute sponde

del fiume che perdendosi
superbo all'infinito
ti dona allora il palpito
d'amor giammai sopito

Una notte nel ricordo
In cielo brillando le pallide
stelle di cirri velate
al vento che scioglie le fragili
fronde di neve ammantate.
Si perde e vagando s'illumina
raggio di stella cometa
lontano e pian piano spegnendosi....
l'alma serena s'allieta.

Al canto sublime ti prendono
dolci ricordi soavi
nel mentre fra suoni s'alzavano
calici e tu ritornavi
a quando bambino coglievano
frutti superbi nei campi.......
salendo il bel sole che languido
scaccia le nubi ed i lampi.

E tal rimembranze t'inseguono
come rugiada al mattino
ai tiepidi raggi che prendono
l'alma d'ignaro bambino,
sussulta il mio cuore e scompaiono
tristi d'antica vallata
ritorna novella l'immagine
dolce di terra incantata.

A Leuconoe
Tu che brilli fra gli astri silenti
tu sublime visione m'appari
tu che struggi quei cuori frementi
tal beltade per me non ha pari.

Mentre sogno si perde il pensiero
tra le fronde sfiorate dal vento
io percorro l'avito sentiero
per vederti divina, non mento.

Come Orazio all'amata fanciulla
io ti dedico languidi versi
che non vadan dispersi nel nulla
ma che restino nei cieli tersi.

Penso a te mia dolcezza ogni giorno
mentre il sole si perde all'occaso
per vederti mi guardo d'intorno
già vestita di candido raso.

Non disdegni si fresca bellezza
lo scoccar di Cupido saetta
al rinascere di giovinezza
v'è quaggiù sì gran cuor che t'aspetta.

Sonetto ad Anna P.
O petalo splendente al sol levante
fra gocce di rugiada nel mattino
al sol vederti il cor si fa tremante
siccome brilli al pari d'un rubino.

Scorgo gioiosa la sì bella icona
luccicante al tornar di primavera
e novello vigore all'alma dona
un attimo, un sospiro e v'è chi spera

Si copre di bellezza il dolce viso
come il sospiro fra le verdi fronde
di Zefiro leggiadro ed un sorriso

si perde allora fra l'amate sponde
e il sogno nella mente resta inciso
lasciando sensazioni sì profonde.

Carolina
Occhi verdi d'azzurro velati
al salir della luna novella
mentre in cielo già brilla la stella
e rinascon d'amore gli afflati.

Se ti scorgo mia dolce sirena
par che tosto s'illumini il mondo
nasce in me sentimento profondo
pur distesa sull'umida rena.

Mentre Zefiro dolce ti prende
quando l'onda si frange allo scoglio
già di perderti cara non voglio
e giammai l'alma pura s'arrende.

Si disperde la notte argentata
ed il sole rispunta pian piano
odo il flebile canto lontano
dolce, calda d'amor serenata.

Or ti prego, ti supplico, imploro
non sdegnare il sì dolce lamento
lascia ancor per un solo momento
ch'io di dica: mia dolce t'adoro!

Desirée, speranza vana
O fior che nell'april novello splende
mentre il sole i suoi raggi allor distende
gioiosa vai sulla ridente piana
quando da lungi un suono di campana

ti chiama a festa, immagine sublime,
solo per te fioriscon queste rime
o dolce solitaria mia visione
solo per te io canto la canzone.

E mentre cala il sole nella sera
sussurra il vento allor sulla marina
mi prende d'alma la passione vera

ti prego non lasciar sì cruda spina
nel martoriato cuor che sempre spera
di rivederti ancora mia divina.

Chissà come mai
C'è chi scrive le terzine
sian dantesche o cipolline
ogni tanto le raggruppa
sempre solita è la zuppa.

Ma purtroppo ancor s'incensa
e qualcuno ognor lo pensa
ma c'è molto da imparare
poscia i versi...sciorinare.

Forse siamo un poco fessi
forse siamo pesci lessi
forse siamo cianfrusaglie
da bruciar con le sterpaglie

Caro Dante dormi pure
non prendiamo in man la scure
ma soltanto un po' di brace
che pur giunga un po' di pace.

Che di cenere cosparga
tosto almeno alfin la targa
di vettura scolorita
spero alfin che sia finita.

Solitudine
Sull'aspro gran tratturo al far del giorno
mi trovo a camminare lento lento
odo sì forte il sibilar del vento
non so che fare allor mi guardo attorno.

Sull'alto d'innevata antica vetta
un'aquila regale s'alza in volo
seguito a camminare lento e solo
di giungere alla cima allor m'alletta.

O bianca stella alpina sola al monte
che guardi il nuovo sole mattutino
si sciolgono i capelli sulla fronte

m'appare l'alto fusto d'un gran pino
e mentre sgorga l'acqua della fonte
m'inebria il dolce canto d'un bambino.

Filastrocca
Orsù patetici
l'endecasillabo
è verso nobile
non riduciamolo

a sì ben povero
talor ridicolo
versetto strabico
per topi orribile

fra grigie nuvole
al sol che langue
su l'acque putride
ch' in mar si frangono

dolenti immagini
d'un verso esangue
fra tetri spiriti
d'orchi malefici

le stelle fuggono
e sempre sperano
che ancor si trovino
versi leggibili

Orsù veneficii
versetti striduli
speriam che fuggano
s'inceneriscano.

Allor l'indomito
versetto classico
ritorni amabile
non più risibile.

Romeo er mejo der Colosseo
Nella notte del secolo corrente
mi domando se Dante gran poeta
fosse incline a sentirsi l'onnisciente.

Mentre la luna in cielo si fa lieta
quando le stelle allora le fan festa
mi prende il cor di sì cotanta piéta

guardo lontano e sogno la foresta
al ritornar di tal verso grandioso
non entrerà giammai nella mia testa.

M'appare tutto a un tratto sì radioso
un bel gattone rapido e sfuggente
un gran mantello candido e peloso.

più non mi sfugge e tosto a me repente
mi chiede: tu lo sai dov'è Duchessa?
non so ma gli rispondo immantinente

mi sembra d'aver visto la contessa
che passeggiava insieme a tre micini
ma c'era sulla strada sì gran ressa

e credo d'aver visto i piccolini
cercavan la lor madre in ogni dove
alfine la trovaron sotto i pini

venite presto a me che fuori piove
giunse con lor pur anco il bel gattone
cari mici di qui non ci si move

fra poco noi faremo colazione
e poscia andremo a casa piano piano
vi canto cari miei la mia canzone

già videro il castello di lontano
andiamo su micetti che c'è il sole
e la contessa porse allor la mano

e sul sentiero scorsero le viole
al costeggiare del silente fiume
le profumate e pur splendenti aiole

e al tremulo chiaror di bianco lume
si posero sul letto allor dormienti
al canto d'usignol di chiare piume

s'adagiano pian pian l'alme frementi
mio caro Dante orsù non t'adirare
e mentre l'ore passano silenti....

purtroppo c'è chi non sa sillabare!

e porta il caro verso alla deriva

Ma che bello ma che bello
questo strano ritornello.


Talor che un palpito
ognor nel fremito
dell' alma frivola
ch'in in sen poi scivola.

Tremor che il pallido
mio cuor che impavido
chiaror che splendido
nel ciel che tiepido

lo spirto rendimi
ancor sorridimi
volan l'allodole
ver me le coccole.

Allor sospirano
tra fronde volano
radenti l'aquile
ed all'amabile

rivo scorrevole
tepor piacevole
in fra le candide
dolcezze languide.

Dal pian salirono
in vetta udirono
di vento il sibilo...
ma che gran giubilo!

Passione
Mentre cammino al sibilar del vento
al rammentare della mia campagna
mi sfiora la rugiada e il sen mi bagna
e ancora l'alma mia si frena a stento.

Un bacio, solo un bacio allor ti chiedo
un dolce bacio ognor che dona amore
tu candida fanciulla al par d'un fiore
mi guardo attorno ancora non ti vedo.

M'appari sì raggiante al sol splendente
fra rose che ti segnano il sentiero
nell'attimo fugace il cuor fremente

mi palpita, sussulta al sol pensiero
che non si plachi la passion cocente
un bacio, un bacio ancor d'amore vero.

L'incenso
C'è chi dice che l'incenso
s'usa spesso solo in chiesa
son d'accordo, ciò che penso....
è pur questa nuova impresa.

Ma purtroppo nel mattino
allo specchio ognor s'ammira
con lo sguardo biricchino
e sovente se la tira.

Seguitando pur si spruzza
quell'incenso a profusione
e da lungi allor la puzza
già si spande all'occasione.

Ora navigando il prode
si dimena in lungo, in largo
un bel canto allora s'ode:
ti preghiamo va in letargo.

Stacci mesi e pure un anno
non siam mica dei bru bru
togli a tutti il grande affanno
proprio non se ne può più.

San Lorenzo
Dieci agosto le stelle nel cielo
si perdon nell'aria serena
quasi copron la volta d'un velo
levando dal cuor sì gran pena.

Ed un tratto fra nuvole rade
la bianca e lucente cometa
fende il cielo ed il cuore t'invade
la dolce vision ti fa lieta.

Mentre in alto rivolgon lo sguardo
i bimbi sereni e gioiosi
quasi al pari d'un rapido dardo
si perde pian pian fra i marosi

di quel mare che dolce si frange
su rive baciate dal vento
ed il tenero cuore rimpiange
momenti passati.....rammento.

Quante volte ho rivolto il pensiero
di notte alle stelle cadenti
percorrendo silente il sentiero
nei tempi passati, gaudenti.

Il bel sole novello rinasce
silente e già tutto scompare
fra le candide rose si pasce
il cuor nel mio bel casolare.

Per Carmen
Al principiar della novella aurora
tu m'appari radiosa come un fiore
mentre la stilla di rugiada sfiora
il dolce viso nel novello ardore

che pur mi prende al rivederti o Diva
allor distesa sulla vasta rena
al biancheggiar dei flutti sulla riva
e il cuore mio sussulta e non si frena.

Il nuovo sole va salendo in cielo
e mentre il guardo spazia all'orizzonte
copre il creato di splendente velo

zampilla l'acqua pura della fonte
sei come un fiore dal superbo stelo
e Zefiro ti sfiora ognor la fronte.

Sogni ad occhi aperti
Amor, sublime amor, non disdegnare
il cuor che sempre soffre nel vederti
ti sogno caro fiore ad occhi aperti
mi par talvolta di farneticare.

E mentre cala il sole nella sera
un fiore solitario allor s'addorme
volteggiano nel cielo in mille forme
le rosse nubi e il cuore allora spera.

Volteggiano nell'aria vagabonde
le dolci lucciolette tutt'intorno
notturne le farfalle rubiconde

attendo solitario il tuo ritorno
per rivederti sulle amate sponde......
chissà se giungerà, cara, quel giorno.

L'Ottonario, che calvario
Ma che bello, ma che bello
questo strano ritornello
che si perde nell'amplesso
quando mangio pesce lesso.

Se divoro le linguine
con il pesto e le sardine
poscia pure acciughe e polpi
per lo stomaco son colpi.

Pur le cozze in riva al mare
sono un piatto salutare
tonno fresco e buon San Pietro
mangio tutto, non il vetro.

Un bicchiere di buon vino
pel palato sopraffino
mi trangugio, detto fatto,
ed ancor ritorno al piatto.

Mangio cefali e poi scampi
e mi par veder dei lampi
di lontano all'orizzonte
mentre mangio sotto il ponte.

Una tavola imbandita
prendo pesce con le dita
mentre soffia il Maestrale....
troppo pesce farà male?

Non m'importa, me ne frego
dell'empirmi, non lo nego
alta in ciel la luna brilla
ed ancor l'acqua zampilla

solitaria dalla fonte
mentre scende giù dal monte
quando mangio pesce spada
al pensar che ben mi vada.

Mi risveglio, che tormento
pur con l'animo sgomento
mi rimetto tosto in moto
ma, purtroppo, il frigo è vuoto.

Caterina F.
Un palpito mi prende al rivederti
e scorgo giorno e notte il tuo sorriso
che brilla come incanto sul tuo viso
ti sogno mia divina ad occhi aperti.

Mentre s'alza nel ciel la bianca luna
corre ver me la gaia fanciullezza
e in cuore va scorrendo tenerezza
m'appare il viso e la tua chioma bruna.

Pian piano il nuovo giorno s'avvicina
la luna su nel cielo s'allontana
risplende il sole sulla mia collina

un dolce suono s'ode di campana
scorgendo la rugiada mattutina
ti voglio riveder speranza vana.

Maria Grazia (il mistero)
Al ricordar l'angelica
vision che mi divora
il cuore, il seno e l'anima
amor mi prende ancora
sognar l'ineluttabile
luna che s'alza in ciel.

Al luccicar di petali
fiorenti nella valle
cuore che s'apre ai teneri
sospiri delle calle
che al sole rifioriscono
nel delicato albor.

E tu mia dolce silfide
allor nel lieto istante
dona ristoro al misero
sogno d'amore errante
fra le desiate pendule
al principiar del dì.

Silente allor l'immagine
di fior d'amato pesco
mi prende al sole tiepido
mi sfiora il vento fresco
tra fronde che sospirano
al rinnovato ardor.

Addio fanciulla candida
ci rivedremo un giorno
fra i colli che verdeggiano
e ancor mi guardo attorno
per rivederti splendida
rosa che dona amor.

Silenzio
Silenzio,
pace dell'anima
mentre osservo
il cielo ingiallito
fra nuvole plumbee
che oscurano il sole
e s'adagiano sull'orizzonte.
Giunge la sera
e s'aprono le nuvole
mentre uno spicchio di luna
s'innalza in un firmamento
velato di stelle.
E tu chimera svanisci
al tiepido soffio del vento.

Lapalissiano
Al grande Visconte, pur anco Signore
i franchi soldati deposero un fiore
e pur l'epitaffio da loro pensato
in cui si notava dell'alma l'afflato
col cuore mostrava profondo dolor.

"Qui giace il Signore, se non fosse morto
invidia farebbe", tal testo riporto
purtroppo a quei tempi, sì nel cinquecento
la esse e pur l'effe, sì ben lo rammento
leggevansi uguali, quel testo sfiorì.

Il condizionale si lesse sarebbe
il motto cambiato non fu più farebbe
e si trattò quindi, minor d'ogni male
di modificare quel vecchio finale
mostrandone il nuovo pel grande Signor.

Invidia divenne nel cambio purtroppo
tal voce tagliata salvò dall'intoppo
alfin fu divisa, volente o nolente
e "lapalissiano" divenne evidente
ma il testo iniziale mi duole, svanì!

La luna
O luna che illumini il bosco
di verdi betulle fra l'acque
        d'un docile rile che scorre silente
        fra dolci colline su l'arso sentier.
Sussurri suadenti di fronde
al canto d'antico usignolo
        le belle di notte fra mille colori
        si schiudon mirando le stelle nel ciel.
Fanciulla ridente, gioiosa
ritorna al suadente sospiro
        e tu bianca luna ridona il bel sogno
        al tenero abbraccio d'un languido cuor.

Aurora
S'alza il sole su l'azzurro manto
mentre appare di colomba il volo
     e già s'ode di bimba il bel canto
     ed allora rinasce il bel dì.
La rugiada riveste la valle
e di passeri allegri lo stuolo
      va ricoprendo tiepido il cielo
      fra le nubi rade all'apparir.
S'apre la finestra mentre un ragno
scivolando lento sul balcone
      ed un refolo sfiora la pelle
      nel ricordo d'amor che svanì.
Come in sogno la dolce chimera
mi sussurra la dolce canzone
      e si perde fragile al fiorire
      d'un amor che non potrà finir.
Mentre tu sublime vai prendendo
il mio spirito sopito e greve
       uno strano vigor mi sorprende
       e ritempra il mio cuor che appassì
tra le fronde che il vento scompone
o fanciulla dagli occhi di neve
       va scorrendo il tempo lentamente
       va il ricordo fragile a svanir.

Juve, Juve,Juve
O mio caro buon Garcia
per pur bravo che tu sia
torna a casa, torna in Francia
che ci viene il mal di pancia.

In attacco c'hai Gervinho
e mi viene forte il ghigno
quando vedo pure Totti
al sentire gli strambotti.

Questa squadra fatta d'altri
che ben eran molto scaltri
ora tu te n'impossessi
ma c'hai preso per dei fessi?

Ti sta bene anche il secondo
ti conviene il girotondo
nello stadio di Torino
o mio caro trottolino.

Sulla fascia ecco Maicon
che mi par Simon Le Bon
Nainggolan mi sembra buono
come un bel gelato in cono.

Penso che tu sia felice
ed il cuore me lo dice
il panciotto è ben satollo
dell'ennesimo tracollo.

Di giocare sei contento
l'anno prossimo in convento
la "Don Bosco" ognor t'attende
e da te molto pretende.

E suvvia non disperare
che n'hai molto da imparare
da Marotta e dal buon Conte
quando sono a te di fronte.

Ti saluto buon Garcia
cerca di trovar la via
che ti porti a riposare
sul divano.....non strafare.

Il salice
Perché piangi o salice
ai margini d'un ruscello
nell'attesa che un raggio
di luna si posi sulle fronde
velate di tristezza.
Lasciati avvolgere
dal rintocco d'una campana
dal lieve soffio del vento,
dal delicato cinguettio d'usignolo,
dal dolce canto
di fanciulla innamorata,
dallo scintillio
di lucciole vagabonde.
Sublimi frenesie d'amore,
palpiti d'un cuore che freme
forse speranza sopita
che ancora rinasce
e dolcemente ti prende.

Creola, fior di primavera
Scorgo nel ciel di porpora
al terminar del giorno
un volteggiar d'aneliti
che aleggian tutt'intorno
fra le rossastre nuvole
mentre s'adagia il sol.

Il fiume scorre limpido
mentre la luna s'alza
m'assale un dolce fremito
ed il mio cuor sobbalza
al riveder l'immagine
di sì splendente fior.

Si specchia allor su l'acque
tra le silenti sponde
pur la visione candida...
baglior che mi confonde
fra gli astri che già brillano
splendenti su nel ciel.

Amor che ai chiusi petali
di fiori variopinti
al riveder le immagini
d'innumeri dipinti
al rusignol che il flebile
canto ti prende il cuor.

Ancor superba Creola
avvinghiati al mio petto
ancor di baci saziami
sei sempre il mio diletto
ancor la tua dolcissima
bocca rivolgi a me.

Il ludopatico
Fu che quel ludopatico
preso da gran sgomento
si chiuse allor nell'eremo
con l'animo in fermento
gridando al cielo il solito
no non lo faccio più.

Purtroppo per l'indomito
furor che lo trascina
per gli angoscianti fremiti
che portan la rovina
rimane solo il flebile
pensiero, ma chissà.

E pur l'inossidabile
possibile riscatto
si perde ancora al sibilo
del vento nell'anfratto
d'una spelonca ai margini
d'immane cecità.

Rammenta alfine il misero
l'ignobile sciagura
e allor l'ineluttabile
destino ti sfigura
il viso stanco e stolido
d'ottusa vanità.

Giulia L.
Dolci colline coperte di fiori
o paesaggio sublime e ridente
è primavera già s'aprono i cuori
ed io la scorgo con l'alma fremente.

E tu fanciulla su l'onda cammini
che giunge a riva mia dolce sirena
ed il mio cuore impetuoso trascini
siccome il mare che tosto si frena.

Notte di luna fra gli astri innocenti
notte di sogno alla riva del mare
non disdegnare quei cuori dolenti

ed il pensiero continui a sognare
scorra pur l'acqua da pure sorgenti
o tu dolcezza sublime d'amare.

A Silvia S.
Silvia rimembri ancora....
ma questa l'han già scritta
prendo la via diritta
e giungo sino a te.

Fra le stupende calle
tra profumate rose
il cuore mio si pose
sei tu l'amato fior.

E' giunta primavera
e il dolce tuo ricordo
mi prende e non ti scordo
vorrei vederti ancor.

Suvvia non disdegnare
il petto mio che freme
ridona in me la speme
d'un rinnovato ardor.

Un attimo, un sospiro
per te, dolce adorata
la prece mia accorata
alfin rivolgo te.

Notte d'argento
Cammino in riva al mare
al mormorio dell'onda
scorgo in remota sponda
un vecchio casolare.

Si perde all'infinito
di luna il bel sembiante
e nel magico istante
s'apre il mio cuor sopito.

S'ode nel ciel lontano
fra gli astri luccicanti
fra le passion d'amanti
l'acuto d'un gabbiano.

Intermittente un faro
segna al nocchier la riva
giunge l'amata Diva
dal volto dolce e caro.

Immagine velata
sull'acqua tremolante
di luna ormai calante
di gioia inaspettata.

Il sogno già svanisce
ed io mi perdo allora
il cuor che sempre implora
alfine s'assopisce.

Sospiri in una notte stellata
Una sottile carezza
ti sfiora il viso
mentre un refolo
di vento t'avvolge
e solleva
una piuma bianca
che dolcemente
s'adagia sul selciato
d'una via deserta.
La luce d'un lampione
illumina i miei passi
e fioca m'accompagna
sino al limitare
d'una radura.
Farfalle notturne
volano su di me,
una lucciola solitaria
vaga spensierata,
i fiori si chiudono,
solo le belle di notte
s'aprono e costeggiano
la strada alpestre.
E tutto tace,
guardo il cielo
coperto di stelle
mentre la luna pallida
t'invita all'infinito
oblio dei sensi.

Rosaria
Vorrei veder il tuo volto, adorata
vorrei sentire il bel soffio del vento
e da me lungi l'insano tormento
al sospirar sulla rena assolata.

Spinta dal vento d'un mar corrucciato
si frange l'onda fremente alla riva
e tu m'appari mia splendida Diva
ancor donando del sogno l'afflato.

Al rivedere quel viso raggiante
sussulta l'anima, gioia mi rende
fra bianche calle nel sole calante;

il gran fermento che tosto mi prende
ridona forza al mio cuore sognante
che ancor nell'estasi no, non s'arrende.

Cammino mentre mi accompagna
il primo tiepido sole di marzo
sul sentiero che costeggia il fiume
e scorre placido fra le rive
coperte di verde all'apparire
delle nuove viole sparse qua e là.
Sugli alberi che rinverdiscono
scorgo coppie di pappagalli
dai variopinti colori e mi sembra
di ritornare bambino quando
ai primi tepori della primavera
guardavo in alto alla ricerca
di nidi di merli e cinciallegre.
E mentre, sul Ponte Coperto,
guardo il fiume che scorre perenne
mi domando: si può vivere nella pace
e godere dei pochi attimi
che la vita ci consente?
Forse sì, solo se il cuore
s'apre all'amore!

Silvia R. (il ritorno)
Se mi dici: ma non son io
penso invece e lo faccio mio
nel tuo cuore talor si cela
del pittore la bella tela.

Dallo spirto leggiadro e puro
forse a volte hai lo sguardo duro
quando togli dal vel l'asprezza
par ti sfiori la dolce brezza.

Quando Zefiro ancor t'avvolge
e una fata i bei fiori porge
si l'affermo il pensier si perde
spensierato sul prato verde.

E al baglior della bianca luna
nella notte la mia laguna
già si copre d'azzurro manto
quando ascolto il sublime canto.

E a te penso fanciulla allora
mentre ancora il mio cuor t'implora
voglio compier l'ardita impresa
dolce Diva dal ciel discesa.

Il buzzurro colpisce ancora
O tu buzzurro che al soffio del vento
navighi a vista sul bianco veliero
vai pur lontano, mio caro lo spero
si te lo dico sei proprio un tormento.

Le tue parole son piene di fango
io mi domando cos'hai nella testa
mucchi di grandine stolta tempesta
meglio che vada a ballare un bel tango.

Prova a pensare chiarissimo stolto
quel che tu scrivi purissimo imberbe
corri allo specchio guardandoti il volto

fatti un bel tuffo nell'umide terme
un parrucchino pur metti un po' storto
che s'allontani l'orribile verme.

Uno strano poeta ( con la minuscola)
Se, puta caso, incontri un rimatore
che pubblica sproloqui a tutte l'ore
non ti fermare e manco per pietà
allunga il passo e corri via di là.

Se ti fermi mio caro sei finito
lui crede d'esser genio e pur compito
ma non s'accorge ch'è solo un pè pè
e scrive sporche rime pure a te.

E quando il sole cala all'orizzonte
s'addorme finalmente l'ignoranza
forse si crede d'essere un gran Conte

mostrando a destra, a manca l'arroganza
non far puzzare l'acqua della fonte
non far venire a tutti il mal di "panza"

Un bel quinario doppio (al suon di ragli)
Che bei bardotti, muli e somari
si l'asserisco: sono un tutt'uno
somiglian tanto proprio a qualcuno
sono animali non certo rari.

Se raglian tutti che gran disastri
li metti insieme fanno uno solo
orecchie lunghe poi spicca il volo
va verso il cielo coprendo gli astri.

Che bell'orchestra nuova di zecca
mi sembra giusto fan tutto loro
quando gioiosi cantano in coro
nessun li loda, nessuno pecca.

Raglio sublime, ch'è pur potente
prende la testa, l'orecchie tappa
corri veloce ti prego scappa
per non sentire canto dolente.

Ebben vi dico: nulla da fare
che non si debba trovare gusto
meglio fuggire nel loco angusto
vi suggerisco: meglio scappare.

Elettra ( il sogno )
Candida Elettra che alle stelle splendi
mentre la luna ti corteggia in cielo
fra nubi rade che copron d'un velo
il bel creato ed il mio cuore prendi.

Il vento mi sussurra il bel richiamo....
sublime s'ode il canto d'usignolo
che poi d'un tratto spicca il breve volo
ma tosto torna a cinguettar sul ramo.

Soffia suadente ancor la lieve brezza
nel mentre son disteso sulla rena
toglie dal triste cuor l'antica asprezza

lo sento, l'alma mia più non si frena
rinasce la perduta giovinezza
sol penso a te dolcissima sirena

Silvia R.
O dolce Silvia che il sublime raggio
del nuovo sole nel tepor di maggio
illumina suadente il caro viso
donandomi la gioia d'un sorriso.

Nel rivederti ancor l'animo freme
e allor rinasce in cuor novella speme
di Zefiro m'avvolge ognor la brezza
ridona la perduta giovinezza.

Fra anemoni, giacinti e fresche rose
ascolto solitario il dolce canto
cammino fra le mie campagne ascose

mentre vagando nell'azzurro manto
mi pervade il profumo di mimose
sei tu mio caro fiore il dolce incanto.

I bardotti alzano la voce

Bardotti bardotti, venite venite
in stalle mangiate cercando l'uscite
ancora all'aperto l'orecchie mostrate
mangiate cipolle, mangiate frittate.

Di giorno ragliate felici e contenti
la voce abbassate, ristate silenti
la bocca chiudete ché l'orrido canto
oscura di stelle lo splendido manto.

Portate gioiosi l'orribile basto
ancora mangiate contenti quel pasto
a base di cardi, d'erbette malsane
che puzzan persino nell'orride tane.

Eppur continuate nel dir fesserie
le vostre parole son marce, son rie
il sole che nasce non cambia le cose
ognora puzzate stranite le rose.

Ebben state zitti miei cari bardotti
che buoni voi siete per caldi stracotti
alfine vi dico: che raglino pure
soltanto attenzione ch'è pronta la scure.

Metrica, la rivoluzione
C'è purtroppo chi si crede
del Manzoni grande erede
pur del Pascoli e del Monti
e ci tratta come tonti.

Crede d'essere Carducci
ci propina gli ucci,ucci
come fossimo prosciutti
ricoperti dagli strutti.

Quasi fosse Leopardi
d'ogni parte scaglia dardi
e di errori sacrosanti
pur mi spiace ne fa tanti.

Metastasio poveretto
vuole solo buon rispetto
e persino il grande Dante
pur gli dice: sacripante!

Scorgo il Foscolo piangente
per il tono irriverente
e Boccaccio ed il Petrarca
son saliti già sull'arca.

Van cercando nuovi lidi
traversando luoghi infidi
van lontano nel Perù
per no rivederlo più.

Notte e giorno legge troppo
cade spesso nell'intoppo
il mio spirito non regge
non comprende ciò che legge.

Ma vuol spesso aver ragione
sempre in singolar tenzone
crede d'essere il divino
ma pur resta un trottolino.

Teneramente un sogno
Nel cielo si veste d'argento
la luna fra limpide stelle
al soffio del vento suadente
fra piccole nubi silenti.
Dolce, cara bimba cammini
mentre gli astri brillano in cielo
sulla vasta piana ridente
fra ginestre in fior nell'aprile.
O tu delizia ch'apri l'ali
o tu farfalla che volando
spargi sui fiori dolcemente
tenero un soffio e mi sorprende.
Mentre un dardo Cupido scocca
sulla dolce fanciulla inerme
uno strano tepor m'assale
nella notte al chiaror di luna.
Ritorna il novello sembiante
e nel primo sole ch'avanza
fresca s'ammanta di rugiada
al rinascer di nuova vita.

Un soffio di serenità
Quando il vento sussurra alle fronde
d'un castagno che al vento risponde
tosto il tenero cuore si perde
sui bei campi coperti di verde.

Mentre al docile fiume che scorre
si riflettono i merli di torre
s'alza il sole, novello risplende
sulla valle e i suoi raggi distende.

Sul cortile d'antica cascina
già si stira la dolce gattina
mentre un cane dal soffice pelo
s'assopisce fra l'ombre d'un melo.

Quando l'oca starnazza in cortile
al principio d'un languido aprile
tutto allora si copre di fiori
e frementi già s'aprono i cuori.

Soffia il vento sinuoso sui campi
scevro il cielo di tuoni e di lampi
cielo azzurro nel sole che splende
e uno strano vigore mi prende.

Mentre il sole che cala lontano
al salir della luna pian piano
s'ode nella vallata frattanto
d'usignolo il dolcissimo canto.

Il tormento
Meglio forse andare a spasso
ritemprando il corpo lasso
cù curù cucù cucù
non ne posso proprio più

Vien la neve qui a Pavia
scivolando in ogni via
pé peré pepé pepé
ma la luce no non c'è.

Ci vorrebbero i lampioni
ma non pochi ben milioni
pà parà papà papà
chi la zucca non ce l'ha.

Sol nel togliere le penne
bei regali come strenne
tì tirì titì titì
la matita via di qui.

Ci vorrebbe un dromedario
che la porti sino al Cairo
là larà lalà lalà
se lontano se ne va.

Ma purè la triste storia
dell' inutil vanagloria
fù furù fufù fufù
ancor non ne posso più.

La preghiera di un disperato
Ma perché son così disperato
quando sento d'un cane il latrato
quando in me nasce un tale torpore
e mi prende un pressante dolore.

Nel veder che l'italico idioma
mi sconvolge persino la chioma
per vantarsi con belle storielle
che non giungono certo alle stelle.

Vanno sotto la crosta terrestre
con macigni che premon le teste
di coloro che piangono d'ira
quando vengono presi di mira.

E' l'ennesimo tragico affronto
di chi crede che l'uomo sia tonto
di chi pensa ch' esistano i fessi
senza testa pur senza riflessi.

Vo' pensando a quei grandi poeti
che ancor oggi noi tutti fan lieti
cui mi prostro fervente e supino
mentre ad altri val bene un tombino.

Pieno d'acqua stagnante che puzza
e nessun cari miei la rintuzza
c'è Gerione e la coda dimena
procurando l'ennesima pena.

Cerco un nuovo sospiro che invada
il mio cuore e mi trovi la strada
che non porti alla turpe deriva
ma mi rechi alla splendida riva.

Che bella la politica
Sono proprio tutti uguali
capi in testa e caporali
stanno dalla stessa parte
rimischiando ognor le carte.

Siamo un popolo di fessi
siamo tanti pesci lessi
ci taglieggiano ogni giorno
come polli cotti al forno.

Sono i soliti a pagare
perché devon navigare
pretendendo soldi in busta
qui necessita una frusta.

E pur l'IMU piccinina
che ho pagato stamattina
no signor non è per tutti
cittadini belli e brutti.

Se un immobile possiedi
ch'è pur storico e lo vedi
paghi solo la metà
sia beato chi ce l'ha.

E ci vivi bene e molto
con astuzia t'hanno tolto
la metà di tal balzello
sempre il triste ritornello.

L'Equitalia va di moda
quest'è un bel colpo di coda
prima si diceva a maggio
ma ci vuole un bel coraggio.

Non san più che cosa fare
ma perché devo pagare
pochi soldi d'interessi
lo ripeto siam dei fessi.

E l'ennesima figura
preparata con gran cura
euro son centocinquanta
e proviam se alcun s'incanta.

Hanno fatto marcia indietro
brutta feccia, vade retro
li hanno presi per stambecchi
e volevan farli becchi.

Pur gli esempi sono tanti
per fregare tutti quanti
ci vorrebbe un gran bel rogo
concedetemi lo sfogo.

Il calore della bontà
Nella notte distratto presso un vecchio maniero
guardo in cielo le stelle mentre vola il pensiero
fra le nubi biancastre che svolazzan ribelli
fra quegli astri splendenti come puri gioielli.

Soffia un tiepido vento, quando l'aria s'impregna
del profumo d'estate sulla calma che regna
fra le tenere erbette sulle corti deserte
al chiaror della luna, fra le spighe scoperte.

Solo un vecchio cammina sulla calda vallata
con il corpo ricurvo con la voce accorata
or volgendosi al cielo per la notte un rifugio
va chiedendo prostrato: mi va bene un pertugio!

Ecco tutto d'un tratto mentre s'apre un cancello
scorge un giovane e dice: ma che bello ,che bello
tosto allor s'avvicina, forse un posto ho trovato
per il lungo cammino sono proprio provato.

Disse il giovane vieni nella casa pur resta
che domani per tutti sarà giorno di festa
che nel giorno che viene salirà il nuovo sole
ed andrà ricoprendo le già splendide aiuole.

Cosa vuoi che ti dica, ti ringrazio mio caro
che son tanto felice di tal dono pur raro
mentre ancora la luna ricoperta d'un velo
fra le pallide stelle brilla in alto nel cielo.

Ignobili versi sul momento
Mi sorprendo sulla goccia
come fosse insana roccia
inspiegabili vigneti
come astrusi minareti.

Donzellette ripudiate
l'insalate e le patate
cioccolato e leccornie
coltivate dalle zie.

Canti ignoti nella valle
dispiegando dolci calle
pure scorgo fra i cespugli
degli strani tafferugli.

Quando scopro Maramaldo
già mi bevo un vento caldo
vedo appese belle croste
mentre mangio caldarroste.

Sconfinati pensatori
che guerreggiano coi tori
salamandre dissanguate
cinciallegre sconsolate.

Biancaneve che bellezza
dolce calda giovinezza
La Palisse lo disse un dì
da Pavia via di lì.

C'è chi scrive certi versi
certamente andran dispersi
non si può solo pensare
e c'è molto da imparare.

Se si scrive senza senso
si lo dico, ciò che penso
senza far dure battaglie
saran sempre gran frattaglie.

Gertrude
Non sapendo cosa fare
la bellissima Gertrude
pur continua a poetare
e di scrivere s'illude.

Io che sono pensionato
ho del tempo per pensare
e d'amore il grande afflato
vo' di giorno a sciorinare.

Ma non sempre il tempo trovi
per comporre certe rime
sembra d'essere fra i rovi
scorticata dalle lime.

Ma purtroppo la topina
passa il tempo in libreria
ma non sa pur la tapina
lavorare cosa sia.

Forse mangia a tarda sera
in inverno un bel sorbetto,
si rigira come pera
tutta notte pur nel letto.

Mamma mia che gran tormento
ciò che giorno e notte leggo
è l'ennesimo lamento
mi dispiace ma non reggo.

Nuvole
Due piccole nuvole
svolazzano nel cielo terso
d'un giorno di maggio
mentre i primi raggi di sole
irradiano la campagna
che risplende di nuovi fiori.
Sembrano rincorrersi
come due cuori
che palpitano
nei loro sogni.
O fragili sembianze
o dolci immagini
d'un ricordo svanito
mentre il sole si perde
nell'orizzonte lontano.

Filastrocca mitologica
Arianna, Arianna
sei tutta panna
ma il bel Teseo
fa marameo.

O caro Bacco
io ti do scacco
sei sempre ciucco
e pur bacucco.

Che fai Caronte
di là dal ponte
ti fai pagare
per traghettare.

Dafne adorata
d'Apollo amata
sei tu la pianta
che ancora incanta.

Povero Efesto
brutto e modesto
madre malvagia
occhi di bragia.

Guarda Fetonte
col sole in fronte
tanto salì
che poi perì.

Idra di Lerna
sei sempiterna
teste mozzate
poscia tornate.

Mida re frigio
all'oro ligio
sfidare Apollo
sei pure un pollo.

Il bel Narciso
dal dolce viso
non ti specchiare
tira a campare.

Figlio di re
Oreste egli è
colpì la madre
che uccise il padre.

Splendido vaso
veste di raso
ecco Pandora
che il sen ristora.

Giunge Quirino
Divo sabino
d'antica Roma
che nessun doma.

Figlia di Gea
divina Rea
abbandonata
ma fu salvata.

Bella domanda
la Sfinge manda
se non rispondi
tosto sprofondi.

Che gran Tritone
uomo e pescione
sta sempre in mare
pensa a campare.

Ulisse, Ulisse
re delle risse
a casa torna
ma senza corna.

Splendida Venere
fai l'uomo in cenere
sei sempre bella
come un a stella.

Zefiro torna
dolce t'adorna
tenero vento
che in cuore sento.

Come un concerto
fatto all'aperto
compongo scempi
di questi tempi.

Felice sono
di sì bel dono
che gran cuccagna
che grande lagna.

Lascia perdere
Una notte in riva al lago
nel guardar distrattamente
un Prosecco con lo spago
ho stappato immantinente.

Una splendida donzella
passeggiava sulla riva
era veramente bella
si vi dico al par di Diva.

Io le dico: vuoi restare
noto tosto l'imbarazzo
non mi giova nel restare
che non sei certo un ragazzo.

Passa a tempo un ragazzotto
gli sorride la fanciulla
ora son del tutto cotto
e con me non si trastulla.

La morale mi par questa
se di soldi non ce n'hai
niente grilli per la testa
lascia star se no son guai.

Gli Dei Romani
Sei pur grande caro Giove
lanci fulmini e poi piove
sulle teste scellerate
che son piene di patate.

All'immensa dea Giunone
un inchino pur s'impone
sei di Giove la sposina
anche se un po' birichina.

E tu bel divino Apollo
di tacchino sei satollo
sei ripieno pur di gloria
e talvolta pur di boria.

V'è Minerva la guerriera
d'incontrarla c'è chi spera
ma non sa che la Medusa
ti colpisce senza scusa.

Per fortuna c'è Cupido
se lo vedo ancora rido
c'è chi crede nell'amore
ma pur spesso perde il cuore.

E la cara sua mammina
splende Venere e cammina
tutti san della bellezza
che ridona giovinezza.

Caccia giorno e notte Diana
chi la trova stia in campana
porta un arco ognor con sé
ci son strali anche per te.

Buon Mercurio messaggero
che m' aspetto, ancora spero
di ricever bell'apposta
un bel terno con la posta.

Grande Divo della guerra
un bel colpo allora sferra
bellicoso caro Marte
ogni tanto sta in disparte.

Sei dell'acque il gran sovrano
con un bel tridente in mano
se t'adiri, Dio Nettuno
non ce n'è più per nessuno.

E tu pur giammai ti siedi
sei Vulcano, sempre in piedi
il tuo regno sta nel fuoco
e lo spandi in ogni loco.

Cara Vesta non frenare
e rinsalda il focolare
nella casa porta ancora
tenerezza che rincuora.

C'è Saturno gran Titano
che pel trono aspira invano
come gli altri suoi fratelli
tutti pieni di fardelli.

Dolce ambrosia lor bevanda
quando stanno su in veranda
guardan spesso giù alla valle
or vi dico: ma che palle!

Parafrasando Ipermestra
Non vo' lasciar la riva
il navigante pensa
non vado alla deriva
se non è chiaro il dì.

Frase gettata al vento
parlar senza frenare
non si può richiamare
quando di bocca uscì

Parafrasando Semiramide
Il pastor al nuovo aprile
non rammenta il grande gelo
dall'ovile ai campi in fiore
s'assopisce sotto il melo
ed il piffero col cuore
fa novello risuonar.

La sorcetta col formaggio
mangia a sbaffo e si fa lieta
poi s'adagia cheta cheta
e continua a rosicchiar.

Al Vittoriale
Gabriele, Gabriele
giusto il tempo delle mele
gran bel posto il Vittoriale
ma necessita lo strale.

Chi si gasa ancora preme
e lo spirto ancora freme
crede ancor non faccia male
lo zampone di maiale.

Che si mangia per Natale
ma di certo poco vale
come carne abbrustolita
triste storia mai finita.

Dico ben ci vuol pazienza
per cotanta irriverenza
è Natale siamo buoni
ma non siam dei citrulloni.

Parafrasando Da Ponte
Don Alfonso
-----------------
Che sia fede delle femmine
poveretta la Fenice
ma chissà se alcun lo dice
ma chissà se alcun lo sa.

Ferrando
------------
La Fenice è Donatella

Guglielmo
--------------
La Fenice è Fiordaliso

Don Alfonso
----------------
sarà questa, sarà quella
ma chissà se vi sarà.

Parafrasando Metastasio
Forse fede degli amanti
forse l'Araba Fenice
forse c'è chi alfin lo dice
che non cè ciascun lo sa.

Se talun ancor la cerca
per saper dove si trova
v'è un sorcetto che la scova
rosicchiando qua e là.

Nebbia fitta a Pavia
Niun mi tema disse Otello
di Desdemona al cospetto
che pur dialogarè bello
e ci vuole gran rispetto.

Commentarè buona cosa
sia nel bene che nel male
anche quando sembra prosa
pur lanciando qualche strale.

Quando i versi sono frutto
d'un novello patrimonio
certe volte allor mi butto
troppo son di nuovo conio.

Come il ferro d'Ildebrando
che colpì la donna inerme
tosto un colpo di rimando
lancio per sentir conferme.

Questa cari è sol speranza
che purtroppo il pertinace
solitario nella stanza
noto che non si da pace.

Dico ben cari sitani
sciorinate con giudizio
che non sian commenti vani
che non resti solo un vizio.

In cauda venenum (parte terza)
E' sì gran gloria per Colui che move
tutto il creato, penetra e riluce
sin alle stelle pure in ogni dove

a camminar con voi spirto m'induce
e se novello agir mi prende ancora
chi mi tende la man e mi conduce?

Rimani pur con noi e il sen rincuora
mi disse Dante: non t'addolorare
ma guarda in alto ed il Supremo implora

se in questo luogo santo vuoi ristare
timor lontano scaccia e mi riprendo
che quivi ho molte cose da imparare

ed ora sommo Dante si l'intendo
da quando abbandonammo il triste loco
nel camminar risposi non m'arrendo

da quando uscimmo dal bruciante foco
sol mi ricordo dell'immane arsura
mi prende il petto e mi rattrista un poco

or sono fuori e scaccio la paura
scorgendo dalle splendide colline
l'acqua di fonte che discende pura.

O caro Dante vo' dicendo alfine:
va ben che non ti piace il novenario
adori solamente le terzine

perché non provi pure l'ottonario
in questo loco ormai nulla più temo
subendo le terzine a schema vario

stiam navigando e l'onda batte il remo
vedo volar nel ciel le tortorelle
chissà se alfine giungerà il supremo

verso che move il sole e l'altre stelle.

In cauda venenum (parte seconda)
Per meglio navigar s'alzan le vele
e presto t'allontana da sto mondo
lasciando dietro te loco crudele

e penetrava in lor dolor profondo
pian piano si dilegua la paura
gironi, no signor, son girotondo

e sembra rinverdirsi la natura
un sito nuovo senza provar pena
dimentico dell'impietosa arsura

al fianco dei due sommi con gran lena
cammino e l'alma mia s'apre d'incanto
ma d'improvviso ancor spirto si frena

coperta damigella d'un bel manto
pur s'avvicina, già la man mi tende
è la terzina che mi lascia affranto

non più distinte, ciò pur mi sorprende
se proprio non ti gusta il novenario
v'è un altro verso che il buon ritmo rende

orsù non cali Dante tal sipario
so ben ch'è molto dura d'affrontare
siffatti versi che son gran calvario

ancor t'invito, no, non disperare
che al mondo pur vi son terzine belle
ti prego non versar lacrime amare

vedrai che salirem sino alle stelle.

In cauda venenum
Cammino al principiar di nostra vita
e mi ritrovo con Dante e Virgilio
ma la diritta via non è smarrita.

So ben che vi sarà sto gran periglio
mi guardo intorno e poscia mi riprendo
mi scrutano i due sommi con cipiglio

son qui per rimirar, onor vi rendo
lasciatemi con voi ristare un poco
sebben ho tanta tema, non m'arrendo

vo' passeggiar con voi nel triste loco
un gran calor e il piede non si frena
ma qui si brucia per cotanto foco!

Dissi lor camminando con gran lena
scoprirete un bel giorno le terzine
non vi nascondo che mi dan sì pena

che son moderne ma son pien di spine
guardando in ciel le nubi a pecorelle
dissero il buon Virgilio e Dante alfine:

chissà se un giorno rivedran le stelle.

Ad abundantiam
Dante, Dante poveretto
gran terzine, grande pegno
hai perduto ogni rispetto
oggidì son solo legno.

Pur del Mago certi versi
che purtroppo valgon poco
spero vadano dispersi
nella brace di gran fuoco.

Datti allora ai novenari
anche se sono un po' brutti
meglio versi che son pari
che trisillabi distrutti.

Ma purtroppo i roditori
non san proprio cosa fare
non conoscono i bei fiori
loro è il motto: rosicchiare!

Amore eterno
Fra i cortili d'un vecchio maniero
vaga gaia la dolce fanciulla
poi serena s'adagia e trastulla
le sue membra su l'arso sentiero.

Mentre il sole s'adagia pian piano
sui vigneti dal grappolo d'oro
ed al soffio di vento t'imploro
o fanciulla non starmi lontano.

Fra i roseti già volan farfalle
variopinte di mille colori
rinverdiscono e s'aprono i cuori
mentre brillan le splendide calle.

Qualche foglia giallastra si scorge
fra i bei tralci di vino odorosi
e tu dolce fanciulla riposi
mentre fiori un fanciullo ti porge.

Perché vedo lo scorrer degli anni
ch'è lontana la mia giovinezza
ed ancor corre bruta l'asprezza
nel mio cuor d'indelebili affanni.

Ma il ricordo d'un tempo passato
mi ritorna pian piano alla mente
e scacciando quel cuore dolente
pur rinasce d'amore l'afflato.

"Simo"
O dolce fior che al cuore dai passione
al sol vederti un palpito mi prende
allor io canto al vento la canzone
e l'animo felice allor mi rende.

Cammino solitario al sol che splende
sul caro ponte mentre il fiume scorre
ed un mistero arcano mi sorprende
com'aquila volante sulla torre.

O delicata stilla sul bel fiore
della rugiada fresca mattutina
ed un novello impulso m'apre il cuore

al luccicar di bianca stella alpina
non lasciar ch'in me alberghi un tal dolore
vieni ver me sublime mia Divina.

Un bardotto nuovo di zecca
Quanto tempo è già passato
è tornato un bel bardotto
buono sol per lo stracotto
sarà raglio oppur latrato.

Qui ci vuole Torquemada
con il Chigi e il Bellarmino
al novello trottolino
pur consiglio la lambada.

Fra le rose stan le spine
che ti pungono anche il dito
mentre ragli all'infinito
dico al peggio non c'è fine.

Stelle chiare ancor brillate
mentre al canto di fringuelli
pur donate a quei cervelli
un bel sacco di patate.

Un insolito vigore
già ti prende e ti trascina
nella brace, alla rovina
quando proprio non s'ha cuore.

Se il buon senso viene meno
meglio forse non parlare
ti consiglio : non strafare
tieni alfin la lingua a freno.

La Rima
Quando viene il bell'Agosto
troppo sole allor si prende
pur si mangia un po' d'arrosto
ed il verso ancor s'offende.

Se taluno ancora crede
ella ed illa, esta ed ista
faccian rima e pur si vede
meglio andare tutti in pista.

Pure l'eggio, pure l'aggio
non fan rima che disdetta
ma ci vuole un bel coraggio....
versi scritti in troppa fretta

Ma suvvia non si disperi
chi alla rima allor s'invola
meglio scriver versi veri
e pur anco andare a scuola

Giulia
Perché mi passi accanto e non favelli
io bramo di veder gli occhi tuoi belli
e di scoprire il dolce tuo sorriso
orsù....ti chiedo mostrami il bel viso.

Il delicato fior dal bianco stelo
pur brilla come stella su nel cielo
seduto in riva al fiume ancora spero
di rivedere alfin lo sguardo fiero.

Cammino solitario sul mio ponte
ed il mio cuore triste ancor si strugge
ripenso all'acqua pura della fonte

al sol calante il mio pensiero fugge
e mentre il guardo vaga all'orizzonte
il non vederti, cara, mi distrugge.

Eleonora
O dolce fanciulla dal guardo vivace
un viso sì bello che non mi da pace
un fresco profumo di rose e di tigli
già s'odon nel vento sussurri e bisbigli
allora m'appari mio candido fior.

S'adagia la luna fra nuvole rade
la languida notte su valli e contrade
nel lento cammino d'un uomo vagante
si scorge fremente lo spirito errante
tu sei pur chimera che prendi ogni cuor.

Si frangono i flutti d'argento alla riva
sull'onde t'adagi mia splendida Diva
le gaie sirene ti fan da corona
un impeto nuovo ti prende e ti sprona
e brillan le stelle d'un candido vel.

E Zefiro torna soave e suadente
e tosto ti prende quel cuore dolente
ma tutto ritorna, il sogno si perde
e ancor la campagna si tinge di verde
nel dì che rinasce superbo nel ciel.

Il dolce sembiante rubello svanisce
e il fragile cuore che allor s'assopisce
nel fresco mattino, nel sole che brilla
di fresca rugiada si perde la stilla
e mentre rammento..... si perde il mio cuor

Scorre pallido il fiume
e langue fra rive verdastre
mentre un alito di vento
muove tristemente le acque.
Mentre cala il sole
scorgo nel riflesso
una donna avanti con gli anni
che sfiora con mano tremolante
le pietre che costeggiano la riva,
e il flebile ricordo
di tempi ormai lontani
s'insinua nella mente
quando giovinetta
lavava i panni sulle sponde
verdi d'un corso d'acqua limpida.
Ma tutto si perde
e mentre il tempo
fugge inesorabile
sale in cielo la luna
e.....riprendo stancamente il cammino!

Edè sempre amore
Cala il sole nell'occaso
e la sera ancora imbruna
s'alza allor la bianca luna
su paesi e su città.

E se guardo in ciel le stelle
mentre passo dal mio ponte
si raggela il vento in fronte
l'acqua scorre e se ne va.

Se l'amor dei miei verd'anni
si dilegua piano piano
fra i ricordi e cerco invano,
s'è perduto dolce ahimè.

Scorre il fiume lento lento
fra le nebbie già sparisce
e pur l'animo sfiorisce
al ricordo che ho di te.

Scorgo un vecchio che cammina
solitario sul selciato
mentre sento allor l'afflato
che pervade il triste cuor.

Vaga l'anima per valli
per tratturi e per sentieri
mentre aleggiano i pensieri
fra le gioie ed i dolor.

Mentre appar novello il giorno
s'alza il sole all'orizzonte
scorre l'acqua dalla fonte
va schiudendosi ogni fior.

Richiesta di un amico
Sono un essere negletto
senza casa, senza tetto
erro come un vagabondo
vago come un ratto immondo.

Se qualcuno mi sorprende
a dormir sotto le tende
proprio senza dubbio alcuno
gli rispondo: son nessuno.

Il mio tetto son le stelle
conto nubi a pecorelle
guardo in ciel la luna bianca
penso sol di farla franca.

Se qualcuno mi domanda
dov'è sita Samarcanda
gli rispondo: si lo so
forse un giorno pur v'andrò.

Una notte in riva al fiume
al baglior d'un bianco lume
scorsi allor la sconfinata
grigia valle desolata.

Penso allor che tanto sdegno
abbia giusto alfine un pegno
che permetta al vecchio errante
di lenir seduta stante.

E continuo vagabondo
a girar per tutt'il mondo
per la terra son reietto
sono un essere negletto.

Popoli senza pace
Sospiri nel vento tra fresche rugiade
sospiri dolenti su borghi e contrade
un popolo langue fra mille tormenti
un popolo spento da insani momenti.

Inutili guerre talor fratricide
inutili lotte che il cuore t'incide
distrutte le lande l' antica magione
distrutte le selve che il fuoco scompone.

Le grida di bimbi sul pianto di mogli
le grida di vecchie su carri e convogli
e passan gaudenti tra risa sguaiate
e passan silenti le tristi nottate.

Si perde sgomento sul popolo affranto
si perde nel vento quel flebile canto
su l'umida rena del mare in tempesta
su l'arida terra su l'arsa foresta.

Un soffio di vento t'invita a sognare
un soffio di vento t'invita a sperare
alfine un sussulto nel cuor che rinasce
alfine un sussulto nel cuor che si pasce

Ricordo solitario
Sospiro al ricordo
dell'esile fanciulla
che si perdeva nel sogno
della mia gioventù
fra i cespugli dorati
della calda estate
che ammantava
la mia campagna.
Rivedo nel chiarore
della luna tondeggiante
quel viso etereo
dal fascino sottile.
Vago sembiante,
sfera delle mie brame
che il vento sfiora
e fuggendo s'allontana.

L'indomito linguista
Il Granduca d'Aquitania
disse un giorno ai suoi seguaci
m'è venuta l'emicrania
nel sentir versi salaci.

Io che parlo venti lingue
mi dispiace cari stolti
il mio verso mai s'estingue
quando vedo i vostri volti.

Parlo franco e pur germano
pure l'anglo ed il croato
l'aramaico con l'ispano
e mi sento già beato.

Quando parlo finlandese
col polacco, col rumeno
sono colto con pretese
non mi pongo proprio il freno.

Parlo pure lo svedese
ma che freddo fa laggiù
e pur anco l'rlandese.....
non ne posso proprio più.

Vo' parlando il russo e il greco
professor di giapponese
qualche accento pur d'azteco
leggo bene l'albanese.

Quando il sanscrito mi prende
volgo all'India il mio pensiero
ma il mio spirto non s'arrende
giro il mondo col veliero.

E che dire del cinese
quando guardo la muraglia
mangio pesce tailandese
scrivo versi da canaglia.

E quant'altre ce ne sono
mentre al sole mi trastullo
chiedo venia e pur perdono
dico alfin: ma che citrullo.
 

Immagini
Hola! que tal?
miao,miao
ciao, ciao.

Dasvidania
il mugico
della steppa.

Bon jour
a Parigi
sulla Senna.

Good morning
sono a Londra
sul Tamigi.

Guten morgen
le patate
pur novelle.

Com'è bello sciorinare
tanti idiomi di sti tempi
senza troppo provocare
escon spesso degli scempi.
 

Dedica a Clara
Sussurra il vento dolcemente al piano
ed io ti cerco mia fanciulla invano
il nuovo sole s'alza in cielo e brilla
già s'empie il prato di rugiada a stilla.

Sei come un fiore che alla primavera
penetra il cuore che fremente spera
come usignolo di vederti allora
mentre nell'alma la passion riaffiora.

Si perde un canto tra l'antiche fronde
un suono dolce che il mio sen rapisce
volan gabbiani cavalcando l'onde

sei la violetta che all'april fiorisce
vola Cupido alle ridenti sponde
scaglia la freccia che il mio cuor colpisce.
 

Cristina e Valentina (chi sarà?)
Sei pur tu la mia dolce chimera
è il mio cuore in sussulto che spera
nella notte si scorge una stella
e fra tutte sei tu la più bella.

Soffia il vento e ti sfiora i capelli
mentre guardo gli occhioni tuoi belli
come Venere scesa alla fonte
d'acqua pura che sgorga dal monte.

L'usignolo sul ramo cinguetta
ed il cuore fremente t'aspetta
or cammino silente sul prato
e mi prende d'amore l'afflato.

Su dirupi scoscesi alla valle
ricoperta di fragili calle
io ti vedo nel vespero d'oro
ed all'animo doni ristoro.

Mentre il sole novello risplende
uno strano vigore mi prende
nel vederti divina bellezza
torna allora la mia giovinezza.

Alla piana si perde il bel rile
mentre sbocciano i fior nell'aprile
o mia dolce sublime illusione
spargi i fiori d'eterna illusione.

Dedica a Paola
Sei pure tu la mia dolce dolce sirena
che solchi l'onde del mare in tempesta
mentre distesa sull'umida rena
odi campane nel giorno di festa.

Corpo sinuoso che brilla nel sole
fra gigli, anemoni e margherite
all'apparire di candide viole
pure le calle che son già fiorite.

Rinasce il nuovo dì con gran baldanza
s'alza e risplende quel candido fiore
il sole illumina la bianca stanza

mi prende il corpo uno strano torpore
Zefiro langue e pian piano s'avanza
lancia Cupido gli strali d'amore.

L'Ape Regina
Sei come un fiore alle perdute sponde
d'un fiume azzurro che si perde al piano
ed io ti penso mia fanciulla invano
mentre s'adagia il vento tra le fronde.

Si perde al cielo un canto spensierato
d'antica Diva che il mio cuor trascina
mentre silente e dolce s'avvicina
e ti prende d'amor il grande afflato.

Fra le stelle si perde il mio pensiero
ella m'appare come nube bianca
continuo peregrino sul sentiero

girovagando con la faccia stanca
ancor sospiro con lo sguardo fiero
pur ve lo giuro questo fior mi manca


Dedicato a Chiara
Sei come un fiore che al suadente aprile
ti volgi al cielo nel tepor del sole
al rifiorir di delicate viole
mentre sussurra al vento il dolce rile.

Un attimo, un sospiro, un solo istante
all'ondeggiar delle novelle fronde
ed un calor soffuso al cuore infonde
si tinge il ciel di rosso al sol calante.

E mentre il fiume ancor scorre silente
sei la sirena che pur sempre ammiro
sei pura come l'acqua di sorgente

e l'arco di Cupido allora attiro
io t'assicuro che il mio cuor non mente
mentre ti penso: un battito, un sospiro.

Sonetto per Tiziana
Sei come l'acqua alle fiorenti sponde
d'un mare azzurro che si frange a riva
occhi lucenti o mia splendente Diva
solchi silente i bianchi flutti e l'onde.

Sussurra Zefiro sui prati in fiore
fra margherite e le novelle viole
di caldi raggi si deterge il sole
un gran tripudio e si ridesta il cuore.

Mentre pian piano il sole sta calando
sei tu distesa sulla bianca rena
ed il pensiero ancora sta volando

cercando di sopir l'anima in pena
e mentre guardo il ciel e vo' sognando
sento l'impulso che giammai si frena.

La vispa Rosetta
La vispa Rosetta
con grande sorpresa
trovò fra l'erbetta
un sacco di spesa.
Banane e patate
le fresche insalate
arance e limoni
ciliegie e fioroni.

Poi carne ed ortaggi
ben sei mozzarelle
salame e formaggi
un pacco di ofelle.
Chissà chi l'ha persa
con gioia perversa,
si mangia robusto
si mangia di gusto.

Sognava Rosetta
ancor sull'erbetta
ma un uomo robusto
con grande disgusto
si volse a Rosetta:
la spesa è la mia!
sarà pur disdetta
va ben, così sia.

Infiniti sospiri
Sali sul monte, impavido
sali silente all'eremo
ove le tristi immagini
pian piano allor si perdono
e nel sublime palpito
l'animo ancor germoglia
t'avvolge allora un refolo
sull'ali dell'amor.

E tu silente giovane
che volgi il guardo immobile
al ciel color di porpora
al sempiterno e tremulo
chiaror di luna pallida
pensa all'ineluttabile
destino che all'erratico
sprigiona il suo pallor.

Un volo di libellule
un luccicar di lucciole
farfalle che svolazzano
fra rose che si chiudono
mentre il ruscello mormora
un dolce canto e Zefiro
leggero, dolce soffia
e giunge il nuovo dì.

Già s'intravvede il raggio
del nuovo sole languido
fra le biancastre nuvole,
al canto dolce e flebile
che intona pia la vecchia
lassù nell'oratorio
fra le grigiastre nebbie
e ti rivedo allor.

Il bel sembiante e il candido
tuo viso e nasce il fremito,
un giorno, s'era a maggio
lasciasti in me l'attonito
sospiro che nel misero
mio cuor lasciò la traccia
fra rose, viole, anemoni
or sei tornata a me.

 

Sensazioni
Notte che ispiri i miei pensieri
vai scorrendo rapida e guardi
la luna che s'alza nel cielo
e la stella lontano brilla
nel firmamento ed una nube
sta velando il cielo incupito,
ti vedo felice tenendo
fra le mani quel bianco fiore
splendente simbolo d'amore
sugli antichi colli scoscesi
ch'empivan l'immane distesa
della piana ridente in fiore.
Velati i passi sulla riva
d'un torrente d'acqua rapida
segnando il cammino dell'uomo
si disperdono come i fiori
all'apparir d'inverno freddo
mentre il sole tiepido sale
e scalda la pallida neve
che si scioglie pian piano al vento
e tra le fronde d'un abete
s'ode un canto d'elfo nel bosco
un suono di tromba mi prende
come un canto d'amore puro.


Alla dolce Camilla (il ritorno)
Vola nel cielo silente la neve
mentre la valle di gelo s'ammanta
quando da lungi già s'ode il fervente
canto d'amore che l'animo incanta.

E di lontano si scorge una luce
sei tu Camilla mio piccolo fiore
come una stella che dolce conduce
al mio perduto pur fragile cuore.

E nella valle che torna fiorente
guardo quegl'occhi sì teneri e immensi
e sparge Zefiro allor dolcemente

sul tuo sembiante gli allori e gli intensi
freschi profumi ed il cuore dolente
sogna l'ardor che fa perdere i sensi.
 

Alla dolce Camilla
Sei pur tu la mia dolce Camilla
sei la luce che ognora sfavilla
sei la stella che brilla nel cielo
un bel fiore dal candido stelo.

Se ti vedo mi par di sognare
e mi sembra talor di volare
tra le fronde che il vento scompone
e rinasce nel cuor la passione.

Come Diva d'Olimpo alla valle
tu discendi coperta di calle
tra farfalle, libellule e grilli
mentre s'odon da lungi gli squilli

di campane che suonano a festa
mentre il gran cavalier, lancia in resta,
già s'inchina silente al cospetto
della Dama di splendido aspetto.

E la luna che bianca nel cielo,
ricoperta d'un candido velo,
fra le stelle silenti s'immerge
ed il tenero viso deterge.

Se dal mare t'appressi alla rena
o sublime, divina sirena,
frangi i flutti che s'alzano in mare
e la mente comincia a sognare.

Se rammento quand'eri bambina
e giocavi col gufo, piccina
il mio cuore già s'empie d'ebbrezza
ed in me torna ancor giovinezza.

Dolce Zefiro sfiora il bel viso
ed in me già ritorna il sorriso
nel vederti leggiadra e speciale
e nel cuore s'immerge lo strale.

Non ti scordo mia cara Camilla
fresca al par di rugiada, la stilla
sei pur sempre quel candido fiore
che perenne rimane nel cuore.
 

Canzon d'amore
Chi mi dice se l'amor vale
se poi giunge su me lo strale
d'una freccia che il cuor colpisce,
d'una punta che il sen ferisce.

Tu felice tra freschi tigli
al creato ed al sol bisbigli
non t'accorgi d'amor che provo
e mi lasci ferito in rovo.

Lungo il fiume che scorre lento
si disperde fra i rami il vento
mentre ancor sulla bianca rena
si disperde la luna piena.

Van pian piano scorrendo gli anni
van scorrendo fra mille affanni
par che s'oda da lungi un canto
rasserena il mio cuore affranto.

Dolce luna perchè t'imploro
di donarmi quel buon ristoro
fa che torni ver me l'ardore
nel ricordo del grande amore.

E tu vecchio che ancor cammini
nell'altura fra verdi pini
mentre l'acqua di pura fonte
va scorrendo dal bianco monte.

D'usignolo già s'ode il canto
svolazzante sul bianco manto
che ricopre la valle avita
mentre il sole pian pian t'invita

al fiorir di novelli fiori
mentre s'empion di gioia i cuori
e tu dolce sirena allora
torna al sen di colui che implora.

A Susanna
O Susanna dolcissimo amore
che ferisci lo stanco mio cuore
come un fiore che splende nel sole
adornata d'anemoni e viole.

O fanciulla che al sol ti trastulli
attorniata da baldi fanciulli
pensa un poco a colui che ti ama
con il cuore c'è pur chi ti brama.

Come stella che splende nel cielo
ricoperta d'un candido velo
se ti sfiora la dolce carezza
pur nel cuore rinasce l'ebbrezza.

L'acqua pura che scende dal monte
già ti bagna la splendida fronte
mentre il sole novello risplende
e i suoi raggi radiosi distende.

Dolce Zefiro muove le fronde
e tu sali dall'acqua alle sponde
di quel fiume che docile ammanta
la mia valle e la piana s'incanta.

Penso sempre al raggiante tuo viso
e mi torna repente il sorriso
come rosa nel maggio novello
mentre ammiro il tuo volto rubello.


Notte di plenilunio
Notte di plenilunio
la luna s'incupisce
strisciano serpi e bisce
volgo lo sguardo al ciel.

Fra tetre stelle immobili
scorgi le nubi e stanno
mentre i pensieri vanno
a chi mi prese il cuor.

Un vecchio canto lugubre
si perde alla montagna
su valli, alla campagna
su varchi, sui sentier.

Un lupo solitario
in cerca d'una preda
pare nessun lo veda
un grido di dolor.

E tu fanciulla pallida
in volto alla deriva
vaghi nell'ombra a riva
corri al perduto amor.

Il fiume corre rapido
nella perduta valle
son cupe pur le calle
e gli appassiti fior.

Allora un vento gelido
ti penetra la fronte
e l'aquila dal monte
s'invola e se ne va.

E tra le fosche nebbie
lo spirito si perde
sulla collina verde
rinasce il nuovo dì.

E s'ode un canto flebile
fioriscono le calle
sulla ridente valle
rinascono gli amor.

E tu mia dolce silfide
fra le novelle viole
all'apparir del sole
sei ritornata a me.

Sguardi e pensieri
Nella notte buia
piangono le cicale
un luccichio nel cortile
lucciole vagabonde.
Un canto di fanciulla
attraversa le fronde
dei miei alberi,
speranze vane
mentre il vento sibila
e freddo t'investe.
E tu guardi il cielo
cerchi una stella
che hai perduto,
fra mille incantesimi,
eccola, e la speranza
t'avvolge come una sciarpa
di seta azzurra
e tutto si trasforma,
dimenticando il passato,
tutto si rinnova
e rinasce a nuova vita,
fra i flebili, dolci ricordi
del tempo andato.
Colline in fiore
dirupi e scoscesi sentieri
e il pensiero
corre spensierato sui prati
nella rugiada mattutina,
nel nuovo sole
che pian piano
fa capolino all'orizzonte.
Forse speranze vane,
forse momenti magici,
mi resta il pensiero
d'un fiore stupendo!

Poveri Professori
Chi lo sa se i professori
pur lavoran tutt'il giorno
con gli alunni sempre intorno
non lo fanno, son dolori.

Ma c'è chi continua a dire
che già i soldi sono tanti
saran forse tutti santi
che van solo a benedire?

Fanno a casa correzioni
di verifiche e di temi
ma siam mica tutti scemi
e poi fanno pur lezioni.

Far le correzioni in classe,
dice pur la procedura,
si, per loro è scelta pura
son docenti di gran masse.

Ma la cosa ancor più bella
il part-time gli di è lo Stato
quasi fosse regalato
fregatura fu pur quella.

Quando arriva la pensione
duratura e sempiterna
ti si accende la lanterna
guardi e impari la lezione.

Stare a casa più soldini
te ne accorgi troppo tardi
come gli asin mangian cardi
come tanti soldatini.

E suvvia nessun s'adiri
cari esimi professori
meglio a casa, starne fuori
che vi restan sol sospiri.

Insegnare è gran passione
lavorar di buona lena
v'è una cosa ben più amena
esser liberi in pensione!

Il sogno
La chiara sorgente dal monte
discende alla splendida valle
coperta di candide calle
un fresco zampillo di fonte.

Il dolce sospiro del vento
m'avvolge ed il cuor rasserena
pur toglie dal cuor la gran pena
e l'animo ancor non è spento.

Tu dolce fanciulla che al sole
trastulli le membra al riposo
attendi serena lo sposo
sul prato rinascon le viole.

Si perde la luce nel bosco
coperto di pallide fronde
di ratti, di vipere immonde
e il sole si spande già fosco.

Un attimo, allora mi prende
spavento quand'entro solingo....
un tratto ed avanti mi spingo
la spada di fata si tende.

Principio la lotta serrata
con diavoli e serpi striscianti
con aquile e falchi volanti
nell'arsa boscaglia inviolata.

E tu cara fata distendi
un velo su l'arse rovine
coperte da squallide spine
la mano, dall'alto, mi prendi.

Mi libero allora e svanisce
d'un tratto, pian pian mi riprendo
dal sogno terribile, orrendo
e l'anima ancor rifiorisce.

Poveri Ragionieri
Un bel giorno un ragioniere
con la borsa alla tracolla
passeggiando tra la folla
si recò dal salumiere.

Entrò piano, quatto quatto
fece spesa a piene mani
anche un po' per i suoi cani
e alla fine tolse ratto

dalla borsa un bell'assegno
che gli avevano pur dato
la mattina nel mercato
giusto pegno per l'impegno.

Disse tosto il salumiere:
paga pur come t'aggrada
sei buon uomo di contrada...
lo ringrazia il ragioniere.

Per favore me lo giri?
Disse pronto il salumiere
mentre il bravo ragioniere
cominciò con gran sospiri

a guardarlo triste in volto
non sapeva cosa fare
cominciò a piagnucolare
ne rimase un po' sconvolto.

Ed alfin lo capovolse....
sconsolato il salumiere
pur squadrò quel ragioniere,
dalla man allor lo tolse.

Devi caro pur firmarlo.....
ho capito disse infine
camminando sulle mine
e va bene, devo farlo.

E racconto con piacere
la storiella a tutti quanti
un bel gruppo, sono tanti
sono anch'io un bel ragioniere.


Una notte d'estate
Se nella notte cantan le cicale
t'avvolge la calura dell'estate
cercare un po' di fresco poco vale
un po' di pioggia alfin per l'"esultate".

Si muovon quasi a gruppo le zanzare
s'accendono candele e zampironi
d'alcuni gatti s'ode il miagolare
si scorge fioca luce dai lampioni.

Un turbine di luci fra le stelle
o quante notti che talor rammento
ascolto il gracidar di raganelle

un grande amor, un cuor che non è spento
quasi un sospir mi sfiora allor la pelle
un dolce canto mentre soffia il vento.

La verde valle
Volando il pensiero nel languido
sbocciare d'amore suadente
si scorgon sì dolci nell'etere
le forme d'un volto ridente
e fresche ritornan l'immagini
d'amore che un giorno svanì.

Nel bosco pian piano s'insinua
il sole novello splendente
e ancora lucente s'illumina
la fulgida valle fiorente
e mentre le luci si spengono
già s'empie di nuovo color.

Le gaie farfalle svolazzano
tra i fiori che s'aprono al cielo
e un volo radente di rondini
ricopre la valle d'un velo
si posa sui rami d'un salice
un passero e guarda lassù.

Si scorgon lontano le nuvole
tal voce col vento mi giunge
fra tenui ricordi d'impavido
la strana scintilla mi punge
il dolce spirare di Zefiro
m'affascina e m'empie d'ardor.

Svaniscono e ancora ritornano
i magici tempi passati
nell'aia assolata starnazzano
pur l'oche e di cani i latrati
svaniscon nell'aria e già s'odono
le trombe da lungi squillar.

Sul vecchio fienile si scorgono
fra l'erbe del maggio odoroso
due gatti grigiastri che dormono
felici nel loro riposo
un dolce profumo nell'aria
si spande nell'umido suol.

E l'occhio d'un vecchio spegnendosi
si posa sul pesco e svanisce
il sogno dell'anima candida...
si siede ed allor s'assopisce,
i dolci ricordi si perdono
pian piano e non tornano più.


Le due fanciulle
Quando un refolo di vento
già s'insinua tra le fronde
il mio spirito risponde:
si le ammiro non mi pento.

L'una è bionda, l'altra è bruna
son disteso in riva al fiume
al chiaror di fioco lume
mentre brilla in ciel la luna.

Se le scorgo ognor l'ebbrezza
tosto il cuor mi rasserena
s'allontana ogni gran pena
mentre torna giovinezza.

Ma purtroppo anche il tormento
care, dolci sirenette
non s'accorgon le dilette
che va l'animo in fermento.

Sui sentieri con le viole
si confondono le belle
o sublimi mie donzelle
pur brillate al nuovo sole.

Fresca la rugiada a stille
nel bel sole che s'avanza
mentre illumina la stanza
contro il vetro fa scintille.

Penso a voi la notte e il giorno
e mi guardo sempre intorno
se l'amore mi pervade
pur di gioia i cuore invade.

Qui finisce la canzone
che ho voluto dedicare
con amor senza strafare
ve lo dice un coccolone.
 

L'aia
E' nato un pulcino nell'aia incantata
la verde vallata che un giorno il bambino
correva sui prati felice e gioioso
nel maggio odoroso sui campi assolati.

Libellule e grilli, farfalle dorate
le valli infiorate da freschi zampilli
dell'acqua di fonte che docile scende,
e il cuore ti prende, che sgorga dal monte.

Un vecchio maniero s'innalza alla vetta
un giovane aspetta sul verde sentiero
la dolce fanciulla che il cuore gli prende
e mentre l'attende nel sol si trastulla.

Al dolce mantello del fiume che scorre
si specchia la torre del vecchio castello
un soffio di vento ti sfiora la pelle
e il cuore ribelle m'invita al cimento.

Un giovane, lento, sull'irto tratturo
già pensa al futuro, cammina sgomento
che gli anni a venire saran sofferenza
e sol la pazienza saprà poi lenire.

O quanti momenti di vita passata
nell'aia incantata, tra i primi fermenti
di giovane ardire, tra fresche sorgive
fra l'aride rive nel giorno a finire.
 

La mia terra
Rinasce ancora il sole sulle colline verdi
un rifiorir di viole sui prati e fra i sentieri
april di nuovo in festa risuonan le campane
van sino alla foresta sui monti e fino al mare.

E tu dolce diletta dona novello il cuore
tu dolce sirenetta rivolgi i tuoi pensieri
a chi passati gli anni d'antica giovinezza
pur fra sorrisi e affanni corre ridente ancora.

Penso all'antico colle di vini profumato
vedo fumar le zolle mentre dardeggia il sole
un refolo di vento m'avvolge e rasserena
il cuor che non è spento s'empie di nuovo ardore.

E l'oche starnazzanti là nel cortile avito
le ruote cigolanti d'un vecchio carrettino
corron di lato in lato la gatta e i bei gattini
salgono a perdifiato su piante e la cascina.

E mentre vien la sera la luna splende e sale
s'innalza la preghiera nel maggio pien di fiori
brillano in ciel le stelle fra le striate nubi
al nido rondinelle vanno al calar del giorno.

La notte ormai s'avanza per l'umile riposo
la luce nella stanza s'affievolisce allora
miagola un vecchio gatto sta sonnecchiando il cane
passa furtivo un ratto fra l'erbe del fienile.

Passan le notti e i giorni rapidi passan gli anni
a me pur non ritorni tu delicato fiore
e il sogno alfin mi resta fra le colline verdi
e tu dolce diletta di me non ti scordare.
 

Domitilla (a Stefania)
Domitilla, Domitilla
quant'è bella, come stilla
di rugiada al nuovo sole
fra le rifiorite viole.

Se la scorgo il cuore freme
e rinasce in me la speme
pur mi prende un nuovo ardore
quando vedo un sì bel fiore.

Ma purtroppo passan gli anni
troppi sono ormai gli affanni
mi accontento di vederla
luminosa come perla.

La più bella fra le stelle
mentre volan rondinelle
sotto i tetti al loro nido
quando soffia il vento infido.

Come Venere discesa
dall'Olimpo alla distesa
della piana ai prati, ai fiori
dagli innumeri colori.

E suvvia non t'adirare
se utilizzo il Poetare
per l'ennesimo cimento,
per un cuor che non è spento.

 

La Fornarina ( a Eliana per il suo compleanno )
O mia cara Fornarina
che ti svegli la mattina
con il freddo, con il gelo
sei il mio fior dal bianco stelo.

Se ti scorgo dietro il banco
sono onesto, sono franco
sei sì dolce e pur gioiosa
come un petalo di rosa.

Un panino, una focaccia,
una micca fra le braccia,
fanno pure buon effetto
una pasta ed un dolcetto.

La dipinse Raffaello
giorno e notte col pennello
si l'afferma ognor la storia...
del pittor fu vera gloria.

Doni a tutti gran sorrisi
come fossi ai Campi Elisi,
sei serena sei gentile
come il fior del dolce Aprile.

Tanti auguri in questo giorno
con gli amici tutt'intorno
tanti auguri da Roberto
con affetto e cuore aperto.


I miei Super Ministri
Caro Monti che disdetta
quando un giorno t'ho sentito,
forse detto in tutta fretta,
credo poi ti sia pentito.

E mio caro senza gusto
fresco sulla tua poltrona
dritto come fossi un fusto.....
già la gente ti canzona.

I miei gran Super Ministri
orsù dunque hai pur narrato,
ch'eran forse un poco tristi
perchè avevan rinunciato

a brillanti lor carriere,
si l'ho visto e pur l'ho letto...
non son già nell'alte sfere?
non son certo "senza tetto"!

Se si chiedon sacrifici
dico no agli emolumenti
tu sei il primo, tu lo dici
non crear giusti fermenti.

Pur già l'italo bardotto
che si mangia piedi e mani
dice addio al buon risotto....
ben ricordo "i sette nani".

Che di favole siam stanchi
caro Premier state attenti
se parlate avanti ai banchi.....
non siam mica poi dementi.

Or concludo la canzone
siamo pecore ribelli
(ti sia valsa la lezione)
senza gioie, senza orpelli.

 

La nuova primavera (omaggio a Metastasio)
Fra nubi variopinte
rinasce il primo sole
vedo sbocciar le viole
è primavera allor.
E' il primo sole provvido,
fra i riccioli s'insinua
sulla fanciulla che
s'empie di nuovo ardor.

Zefiro dolcemente
si perde tra le fronde
e ancor novello infonde
gioia nei nostri cuor.
I prati ancor s'adornano
passò l'inverno rigido
e tu ritorni a me
o mio superbo amor.

E dolcemente Febo
di nuovo i raggi spande
sulle perdute lande
su l'erba e sui sentier.
E tu fanciullo intrepido
frena l'impulso e l'impeto
e pur rivolgo a te
il cauto mio pensier.

Volano ancor gioiose
libellule e farfalle
sulle novelle calle
e sugli amati fior.
Ritornano le immagini
di piante che fioriscono
i prati brillan già
di splendidi color.

Tornan le rondinelle
da ben lontani lidi
varcando luoghi infidi
han valicato il mar.
Un soffio dolce, un alito
di vento nella nebbia
un raggio sol per te
che mi fa sospirar.
 

Il lido

Il cormorano vola fra nubi dardeggianti

fra nubi color cenere par guidi i naviganti

li guida verso terre d'assai lontani lidi

mentre talor si piegano le vele ai venti infidi.

 

Sul ponte un uomo scruta per riveder la terra

muove le chiome Zefiro, le forze allor rinserra

su prodi all'opra, all'opra va tosto richiamando

con voce perentoria la ciurma al suo comando.

 

E dopo giorni e giorni guardando l'orizzonte

si van scorgendo l'alberi già tutti son sul ponte;

inesplorato lido gl'indigeni alla pesca

mentre le donne attendono spira la brezza fresca.

 

In alto brilla il sole, già l'ancora  gettata

nel mare calmo e placido su landa ormai svelata.

Lo stuolo di fanciulle con le ghirlande in mano

accolgono festevoli chi giunge di lontano.

 

Sull'isola incantata passaron mesi ed anni

un grande amore nacque con gioie e senza affanni

fra variopinti uccelli, fra sempiterni fiori

fra rivi e fiumiciattoli s'unirono due cuori.

 

Sovente allor pensando nella sua casa andava

quando talor fra i refoli la mente sua vagava

e un giorno si risolse: patria ritornerò

alfine levò l'ancora che in riva un dì gettò.

 

E il pianto di fanciulla bagnò la bianca rena

ed una voce flebile nel cuor lasciò gran pena;

disse al calar del sole: per sempre t'amerò

addio mia dolce silfide giammai ti scorderò.


Un giorno di festa

Una finestra aperta sul cortile

un volo di farfalle variopinte

un gatto accovacciato sul fienile

due vecchie camiciole tutte stinte.

 

Son flebili ricordi del passato

ed il pensiero penetra la mente

s'ode lontano un canto spensierato

che l'animo pervade dolcemente.

 

Il sole spicca in alto là nel cielo

una giornata splendida, radiosa

un fiore rosso dal superbo stelo

 

una bambina col nastrino rosa

e s'intravvede sotto il bianco velo

felice il volto di novella sposa.

Il Condominio
Quante liti, che caciarra
sembra d'essere alla sbarra
ma necessita attenzione
quando parla il gran ciarlone.

Ma c'è il libero pensiero
e di questo ne son fiero
dico ciò che più m'aggrada
son poeta di contrada.

Se un costrutto non va bene
suscitando giuste pene
io ritengo allor di dire
ciò che il verso fa sfiorire.

E pertanto caro mio
stai tranquillo, non se Dio
ma soltanto Belzebù
parlo io e parli tu.

Lo ripeto all'infinito
e talvolta punto il dito
soprattutto contro i rei
e pur anco i filistei.

Qui finisce la lezione
si rinnova la tenzone
buonanotte sognatori....
se mi toccan son dolori.

L'alligatore
Un feroce alligatore
mentre andava a fare il bagno
vede di lontano un fiore
sulla riva d'uno stagno.

Era il fiore una fanciulla
luminosa come stella
mentre guarda si trastulla
era veramente bella.

S'avvicina lentamente
già con fare circospetto
il bestione immantinente
sì feroce gonfia il petto.

Ma la bestia senza cuore
non s'accorse che vicino
c'era un grande cacciatore
poveretto fu il tapino.

Venne preso a pallettoni
ma non venne poi scuoiato
giusto premio al brontolone
fu alla fine imbalsamato.

Il raglio dell'asino (Genus irritabile vatum) (cadenza ritmica 4-6-10)
Sento lontano un raglio che insolente
vs seguitando e penetra la mente
l'orecchie ne risenton di tal suono
e come sempre cerco d'esser buono.

Non sempre ce la faccio, a muso duro
di randellare cerco il verso impuro
del difensore civico s'intende
ma su quel capo dico il cappio pende.

Purtroppo il raglio al vento ancora s'ode
e l'aria è rozza per cotanto suono
c'è pur chi ti difende senza lode

su non ragliare ma riduci il tono
ti vo' dicendo alfin: ma che te rode
non chiedo venia no, neppur perdono.

Il bardotto rigenerato
Ricordate buon bardotto
buono sol per lo stracotto
ora s'è rigenerato
in un dotto letterato.

Mena calci a destra, a manca
pensa ancor di farla franca
pensa ancora il trottolone
ma gli serve un punturone

di calmanti assai potenti
per lenire il mal di denti
denti aguzzi da serpente
scritti duri ed insolenti.

Ma purtroppo al buon bardotto
pur consiglio un buon risotto
e non brodo di zanzare
tantomeno di fanfare.

Spero sol che si ravveda
non diventi nuova preda
di dottori letterati
pur scontenti ed adirati.

Dico allor, orsù bardotto
che mi sono proprio rotto
c'è ancor molto da imparare
pur per qualche bel compare.

Decasillabo ascendente per pochi intimi
Le vanesie saccenti rimette
han bisogno d'alcune ricette
che un buon medico alfin vi prescriva
per nuotare sereni alla riva.

Giusto un farmaco a loro rimetto
che riduca quel poco rispetto
per l'Antonio ch'è gran letterato
si l'ammetto l'ho sempre ammirato.

Ma saccenza ed il poco rispetto
van purtroppo su spine, a braccetto
dondolando tra fiori recisi
si vi dico che alfin van derisi.

Ma perchè non leggete e imparate
anzichè propinar le frittate
d'uova vecchie che non han più rosso
altro dirvi, credete, non posso.

Caro Antonio sei grande maestro
per taluni ci vuole il capestro
o dal gran Bellarmino un bel rogo....
si passatemi alfin questo sfogo.

Bisillabi imperfetti
Pur seguiti Arcangelo
a porci immondizia
la stolta nequizia
val bene per te.

Distorte le immagini
son versi spregevoli
pur sempre malevoli
van bene per te.

Son scritti bisillabi
invero la biscia
che subdola striscia
è tutta per te.

Impara l'italico
idioma e rassegnati
pur studia ed impegnati
lo dico per te.

I dotti comprendono
codesto messaggio
il giusto linguaggio
che non fa per te.

Non sono le sdrucciole
il doppio senario
il doppio quinario
la merce per te.

Alfine ti lascio
o caro clavicolo
stai pur sul trabicolo
che cade con te.

Il giudizio
Non so dire quanta pena
faccia pur con buona lena
si, purtroppo a seguitare,
a proporci il suo rimare.

Or comincia a sproloquiare
e sporcizia a sciorinare
il giudizio è sì sferzante,
le accomuna tutte quante.

Quando s'alza è ancora "fuori"
e per tutti son dolori
vuol proporci il suo liquame
nella fossa del letame.

E l'Arcangelo insensato
frasi sconce ha propinato
frasi scritte senza senso
si miei cari è quel che penso.

Ci vuol sempre il buon rispetto
non spropositi ad effetto
ei non sa che cosa sia
gentilezza e cortesia.

Su non scriver frasi stolte
ripetute mille volte
fra i tombini è merce immonda
e di guano alfin c'inonda.

Mangia pure lo stracotto
ma rimani un cipollotto
pronto solo a brontolare,
ti consiglio non rimare.

Che fai ridere anche i polli
che di scorie son satolli
ridon le rossastre volpi
e nel mare pure i polpi.

Il sorcio
Guarda un po' che bel sorcetto
elegante in doppiopetto
mangia mosche a colazione
e pur qualche calabrone.

Fra i cespugli lui s'acquatta
e talora in qualche fratta
pur si sente un gran bel lezzo
di marciume per un pezzo.

Di sicuro è un gran saccente
dal parlare impertinente,
scrive in modo assai forbito
e io resto un po' impetrito.

Si forbito al par di strutto
e io resto poi distrutto
mal mi sento quando leggo
non sto in piedi e allor mi seggo.

Crede d'essere onniscente
il sorcetto ed insolente
non sa ben che cosa sia
già creanza e cortesia.

Studia, studia bel sorcetto
togli pure il doppiopetto
chè tu devi ancor studiare
pure hai molto da imparare.

Nel marciume torna pure
pronta caro è già la scure
sul tuo capo allor s'affondi
come pei diavoli immondi.

Al pianoforte
Il cuore langue fra mille sospiri
donna fugace che i miei versi ispiri
il viso s'infiamma al calar del sole
mentre ti porgo un bel bouquet di viole.

Sogno stupendo e se ne va l'estate
fra foglie rosse e gialle frastagliate,
la prima bruma appare nel mattino
mentre il sole pian pian fa capolino.

Solitario vagando fra i sentieri
sogno la donna che mi prende il cuore
son versi audaci e di passion forieri

per te raccolgo il più splendente fiore
vedo volar fra i rami i miei pensieri
mentre ti giuro sempiterno amore.

Michelina e Valentina (poesia burlesca per due fanciulle)

Michelina e Valentina
formaggella e robiolina
son formaggi delicati
sì gustosi e prelibati.

Son simpatiche e carine
pur talvolta biricchine
fanno scherzi a profusione
son due vere mattacchione.

Le ho incontrate una mattina
mentre andavo su in collina
pure scendono in pianura
mamma mia che gran tortura.

L'asserisco è un gran tormento
quest'ennesimo cimento
or le devo sopportare
giusto il dazio da pagare.

Giusto quel che non sapete
e voi non ci crederete
stan giocando pure a bocce
e son toste come rocce.

Brave e buone, meno male
han carattere gioviale
ma purtroppo ve lo dico
meglio un lupo per amico.

Sol battute, su mie care
ho voluto un pò celiare
pur sappiate che v'adoro
come il sugo con l'alloro

Un battito d'ali
Quando Zefiro muove le fronde
sui muri del vecchio castello
odi il canto d'un dolce usignolo
il canto d'un tempo che fù.

Un sospiro ed un battito d'ali
dolenti e sommessi ricordi
la compagna di tante avventure
passato che non torna più.

L'acqua pura che sgorga dal monte
discende nel caldo mattino
quando il sole che sorge a levante
la verde vallata a coprir.

Già rintocca la vecchia campana
richiama i fedeli alla messa
nella chiesa sul colle lontano
uniti in preghiera al Signor.

Corron lieti i fanciulli al sagrato
felici nel giorno di festa
s'ode il canto di donne vegliarde
la prece ch'innalzano al ciel.

Mentre i calici s'alzano al cielo
nel brindisi tutti accomuna
fra la gente ti scorgo fanciulla
il cuore già s'empie d'ardor.

Io ti guardo e sul viso il rossore
il viso coprendo d'un tratto
e tu dolce sirena mi prendi
fra i lacci stringendomi il cuor

Mi ridesto dal sogno fanciulla
ancora di Zefiro l'ali
si disperdon leggere fra i rami
 l'amore d'un giorno svanì

Lo strutto
Purtroppo ancora seguiti
o copiatrice stolta
il rogo non ti brucia?
Lo dico un'altra volta:
non freni la tua boria
insana al par di te?

Molte persone scrivono
talor senza costrutto
e tu continui impavida
a propinar lo strutto
della peggiore specie
mi chiedo ma perchè.

Ti senti un po' ridicola?
non ti crucciar che fai
perchè sempre farnetichi
talor fra pianti e lai
mentri i tuoi versi impazzano
su non pensare a me.

Cara piccina arrenditi
non scrivi poesie
e l'aria tosto infestano
d'orride litanie
ma tu cocciuta seguiti
il guano a propinar.

I versi sì ridicoli
non han costrutto alcuno
non è il caso di smetterla...
t'ascolta pur qualcuno
e si solo gli stolidi
che scrivon come te.

Il rogo
Orsù cara bisbetica
non sei proprio mai doma
come chi del dileggio
s'empie la folta chioma
e seguiti imperterrita
la coda a dimenar.

Non sono, cara, impavido
rispondo al bel latrato
con animo incolpevole
poichè son provocato,
perchè pur supplichevole
non ti rivolgi a me?

Alfine i dardi aleggiano
scoccati dal bell'arco
e tosto ancor colpiscono
pur te, Giovanna d'Arco,
è pronto il gran patibolo
lascio la scelta a te.

Se vuoi che t'inquisiscano
il Bellarmino e il Chigi
fammi sapere.....dimmelo
fra nembi rossi e grigi
non ti curar dell'empio
che scrive innanzi a te.

Orsù, cara, rammentati
al fato non pensare
come quei rozzi e stolidi
che non san cosa fare
e osservano le tremule
stelle silenti in ciel.

E infine già s'innalzano
i legli e le fascine,
al rogo tosto brucino
fra ceneri e rovine
le streghe e tutti vedano
la grande Auto da fé.

Il somarello (beato)
Al giorno d'oggi non si sa che fare,
si va girovagando per la strada
quando si sente di lontan ragliare,
è un suono che trafigge come spada.

Signori,è proprio lui il somarello
con tono un po' serioso e pur saccente
fendenti mena ancor lo sfrontatello,
raglio possente e un poco irriverente.

Il cuore dal gran raglio vien trafitto
e si cari signori è quel che sento,
il mio cimier però rimane invitto

continuo per la strada a passo lento
la strada che mi vede andar diritto
del dire quel che penso non mi pento.

Ambrosia
O mia cara Nicolina
che ti svegli la mattina
pronta a dare gran fendenti
assoluti e irriverenti.

Il mio nome vuoi sapere?
Cerca pure se vuoi bere
quell'ambrosia prelibata,
non mangiar sempre frittata.

Io mi firmo con il nome
l'accompagno col cognome,
uso spesso gli ottonari
che non sono certo rari.

Poetar non è da tutti
versi belli e versi brutti
se ne leggon proprio a iosa
ma talvolta sono in prosa.

Son Pasquino nel pavese
ho compiuto mille imprese
nel menar certi fendenti
ai testardi e agli insolenti.

Or concludo questi versi
che non vadano dispersi
fra i cespugli,è merce rara
leggi bene e tosto impara.

Cupido
Talor fra i refoli
d'un vento caldo
vola l'indomito
Divo spavaldo
e un dolce fremito
ti dona amor.

Donzelle attendono
gaie e ridenti
e l'ali spandono
gioie e tormenti
i dardi volano
fra nubi in ciel.

Giovani ammirano
l'astro suadente
e s'innamorano
immantinente
e mille palpiti
corrono al cuor.

Quando le fragili
dolci pupille
sublime spandono
rugiada a stille
il volto languido
s'empie d'ardor.

Cupido ascoltami...
dona l'incanto
ancor fra i refoli
a un cuore affranto
ridona i teneri
baci d'amor.

Il Muro
Similitudini irrompono
tra le frange intonacate
di muri maestri.
Acque maleodoranti
si frangono,
sfumano.
E se un rintocco
ti prende,
avvicinati.
E' l'ora dell'oblio
profondo come il sole
dell'universo.
Immagini confuse
come le parole
d'un addio.

Vento
Col vento in in poppa
vola il nocchiero,
lo sguardo fiero
su l'onda va.

Bianca la spuma,
talor si frange
su l'irti scogli
del mare blu.

Sole che brilli
sulla distesa,
la nuova impresa
s'inizierà.

Zefiro dolce
ancor ti prende
e il vagabondo
pel mondo va.

Sogni perduti,
pallido amore,
gioia, dolore
non finiran.

E al sol che cala
nell'orizzonte
già si rinnova
l'amor per te.

Dolce fanciulla,
riccioli d'oro
dolce ristoro
della mia età.

Sogno o son desto,
fra bianche nubi
vola col vento
la tua beltà.

Case chiuse
Questa è bella, si mi piace,
Case chiuse, non più brace,
via lo scempio dalle strade,
liberiamo le contrade!

Coi condomini d'accordo
spazio a donne d'Alto Bordo,
pure meno raffinate
ma carine ed educate.

Donne belle e seducenti,
donne brutte e senza denti,
pur la donna che respiri,
pure quella che sospiri.

Che ne dite cari maschi
che lo Stato pure intaschi
il dovuto e giusto fio
visto che lo pago anch'io.

La Merlin un dì le chiuse
senza porci tante scuse,
l'hanno pure assecondata
ed han fatto la frittata.

Da quel giorno lucciolette,
variopinte farfallette,
già le vedi in ogni dove
se c'è il sole oppure piove.

Su coraggio mie pulzelle,
filiformi e grassottelle
che un bel sito è riservato,
dall'incuria preservato.

Vi consiglio il mio palazzo,
è pur vero non è lazzo,
i colori sono in tono,
è pur sempre un gran bel dono.

Sulle scale Rosa spesso
e vi dico che in ingresso
un bel Rosso porporato
ve l'abbiamo preparato.

Su venite mie donzelle
che n'abbiamo pur di belle
stanzettine colorate....
dico ben non esitate.

Il novello bardotto
Guarda, guarda il bel bardotto
buono sol per lo stracotto
finalmente è ritornato
fessacchiotto e rintronato.

Ha un po' l'aria del saccente
con lo scritto impertinente
ma non sa che cosa sia
già creanza e cortesia.

Raglia pure a perdifiato
che il tuo raglio è sì stonato
che l'orecchio se ne duole
nel sentirlo e più non vuole.

Mamma mia che gran tormento
quest'ennesimo cimento,
pur se tu vuoi seguitare
ti consiglio: non ragliare!

Ah le donne!
Io la donna ognor la pongo
sul dorato piedistallo,
ve lo dico senza fallo,
già mi spinge antico ardor.

Bruna, rossa oppure bionda,
sì formosa oppure snella,
pur magnifica pulzella,
io non voglio criticar.

Quando passa io m'inchino,
vo' mirar la sua bellezza,
pur mi sfiora ognor la brezza
ed il cuor s'empie d'ardor.

Si signor, quest'è il mio credo,
l'asserisco all'infinito,
corre il sen giammai sopito
giù dai monti sino al mar.

Notte di plenilunio
La luna bianca sale dal monte
illuminando la verde valle,
dolci sospiri, ricordi e sogni,
teneri baci d'amanti in volo
verso le stelle, silenti abbracci,
magiche notti, sibila il vento.
E tu svanisci, strana fanciulla,
riccioli neri, folti e ribelli;
mentre la luna cala sul monte
risorge il sole sulla natura,
il triste addio d'un cuore infranto,
un bacio ancora, dolce sirena.

1949 ai Coscritti di Corvino S. Quirico (PV)
Ecco arrivano i Coscritti,
ve lo dico n'ho le prove,
sono personaggi invitti,
sono del quarantanove.

Ci son linci e pur leoni,
leopardi e le gazzelle,
ma che gran simpaticoni
e che dir delle donzelle.

Donne belle e seducenti
senza un fil di cellulite,
occhi vispi e sì splendenti...
su Coscritti che ne dite?

Orsù dunque le bugie
hanno, pare, gambe corte
cantiam pure le omelie
tutt'insieme a questa Corte.

Forse un anno benedetto,
mamma mia che bel gruppone
e pur sento già l'effetto
d'un po' d'anni sul groppone.

Anche se passano gli anni
sia con noi la buona stella
con gran gioia e senza affanni
che la vita è sempre bella.

Il fiocco di neve
Un fiocco vola nell'aria,
cade e si scioglie
sul selciato della via
buia e deserta.
Nella notte gelida
qualche passante
percorre infreddolito
il Ponte Coperto.
Guardo alla luce
di pallidi lampioni
il fiume che scorre
con incedere lento,
senza sussulti.
Ritorno sui miei passi
e scorgo fra le nuvole,
che s'aprono pian piano,
il tondo della luna
che illumina la città.
E di nuovo il cuore
s'apre alle immagini
eterne del Creato
che prosegue perpetuo
nel suo lento divenire.

Ah.. la politica!
Ecco arriva il Presidente,
mortadella dirompente,
non va l'animo in fermento,
quando parla, m'addormento.

Il gran saggio Berlusconi
vuole andare all'elezioni,
dicon pur che a molti garba,
io vi dico: ma che barba!

Vedo il mitico Andreotti
a parlar con Bertinotti
e c'è pure il sommo Dini,
ma che cari trottolini.

Rosy Bindi ed il buon Letta,
il Giordano che zampetta,
col giacchin, tessuto Armani,
ancor cerca l'Epifani.

Ecco, giunge il mezzo-busto,
alto, bello, proprio un fusto....
preferisco al buon Rutelli
dico ben: la Palombelli.

E il Di Pietro magistrato
col Mastella ha litigato,
tante botte lor si danno,
pure insieme se ne vanno.

Ecco arrivano a braccetto,
si, lo dico con rispetto,
il D'Alema col Fassino....
spilungone e magrolino.

Ed il buon Pier Ferdinando
con l'Azzurra sta volando,
tutti sanno che son sposi...
ma che un poco si riposi.

Oh, che caro il Diliberto,
mano ferma e cuore aperto
ma purtroppo il biricchino
ha il vestito di Moschino.

Passa pur Gianfranco Fini
con la bella Mussolini,
col Gasparri e l'Alemanno...
che non faccian qualche danno.

E che dire dell'Umberto,
di Padania un vero esperto,
con Maroni e Calderoli...
i lombardi non son soli.

Caro buon Napolitano
che fai sempre il baciamano,
metti in riga tutti quanti,
guastafeste e litiganti.

E quant'altri ce ne sono,
chiedo venia e pur perdono,
è un sì grande baraccone....
ve lo dice un mascalzone!

Sconsolata visione
Guardo sconsolato
un mondo che langue
senza poter dire
basta!
Non so,
forse vagheggio
speranze effimere
che consolano
anime afflitte.
Nebbie spietate
come il cuore
di potenti disumani,
perversi demoni,
striscianti sulle rovine
di terre bruciate
dall'immane arsura.
Nulla e il dopo...
ancora nulla!
E all'udire
il suono di una campana
si rinnova lo spirito!
L'ultima speranza
d'un nuovo pianeta.

Sdrucciole
Come le rondini
che in ciel si librano
volan le sdrucciole
in libertà.

Versi che spaziano
con rime ataviche,
con rime languide,
rime d'amor.

E se i tentacoli
di certi stolidi
cercan di prenderti
che ci vuoi far.

Talor si celano,
sorci ridicoli,
credon che il nettare
doni beltà.

Rozzi manipoli
di losche guardie,
talora passano
dinanzi a te.

Ma non si piegano,
giù le clavicole,
il cacio mangiano
invero ahimè.

E gli anni passano
e ancor si perdono
i cavernicoli
di vecchia età.

Quando s'impegnano,
s'intestardiscono,
per sempre perdono
la dignità.

Talora cantano,
talora ridono,
talora piangono,
che strazio ohibò.

E qui finiscono
tutte le sdrucciole,
diman ritornano
a sazietà.

Passa il tempo
Amici chiedo venia
è già da un po' che manco,
lo dico sarò franco
stavo disteso al mar.

Disteso sullo scoglio
fronte all'azzurro manto
mentre il mio cuore affranto
si disperava ahimè.

Pensavo ai dì che furono
nel bianco mio castello
quando il faccin rubello
era ridente ancor.

Ma un giorno il maleficio
sul mio maniero venne
e non mi lasciò indenne
di tanta crudeltà.

Nella gran sala danzano
ch'è la solenne festa
mentre dalla foresta
s'avanza piano pian.

L strega ed il pericolo
incombe sulla testa
del bimbo e la gran festa
di colpo allor finì.

Lo strano sortilegio
mi fece un bimbo gramo
da grande ancor io bramo
alfin felicità.

I maghi mi predisssero,
per la bontà violata:
sol l'amistà di Fata
un dì ti salverà.

Fu che d'allor rimugino
solo nel mio maniero
solo col mio pensiero,
io cerco la pietà.

mentre nel ciel s'illumina
novello il sole e brilla
solo una tromba squilla
mi dona ancor la fè.

O dolce Fata ascoltami,
parlo col cuore in mano,
fa che non perda invano
l'amor che porto in me.

Poesia
Insieme di fiori recisi
ammassati fra le secche sterpaglie
d'un bosco di betulle.
Il ricordo d'un vecchio
canuto e stanco
che cammina verso il suo destino.
Viottoli scoscesi
sui dirupi alpestri
s'intrecciano scolpiti
dalla fiammante freccia del sole
che s'immerge all'orizzonte.
Un attimo, un sospiro
e il giorno svanisce
tra i rossi petali d'un fiore.

Rimembranze
Volo su la superba vetta bianca
mentre m'avvolge l'impeto del vento,
quanti ricordi che talor rammento
e il tenero sembiante il cuor rinfranca.

Là, nella lontana perduta lanca,
come voce che sospirare sento,
ti sussurra con cadenzare lento
e tutt'all'improvviso il sen mi manca.

Che spasimi, che sensazioni strane,
son rimembranze,  rimembranze vane
solo allora il mio spirito si perde,

guardo in alto e mirando ancor le stelle,
con il bambino che fù un dì ribelle
ritorno sulla mia collina verde.

Corallina
O Corallina dal guardo vivace
che solchi l'onde del mare blu
vaghi solinga cercando la pace
cerchi l'amore che non c'è più.

Solo il ricordo d'amore di madre
che in un lontano giorno morì,
non v'era certo ad assisterti il padre
che solitario un giorno fuggì.

Pur Zefiretto che dolce trascina
la vecchia barca bianca laggiù,
muove i tuoi riccioli, bella bambina
mentre la luna sale lassù.

Nel firmamento coperto di stelle
quando la notte si stende allor,
con le tue gote profonde e rubelle
dormi e sul viso scorgi il dolor.

E mentre il sole che sale novello
l'anima avvolge e sale lassù,
resta il ricordo del volto rubello
d'una bambina che non c'è più.

Armonia
Salgo sul monte brullo,
stupenda armonia di sensi,
osservo rapito il mondo
e scorgo l'universo.

Dolce all'amor t'invita
l'amore d'una fanciulla
e nel cielo allor si perde
d'un usignolo il canto.

Sole che nell'occaso
infiammi la calda sera
mentre la luna alle stelle
si volge dolce e fioca.

Ed una serenata
come un sospiro nel vento
sfiora il tuo volto leggiadro,
tu corolla d'un fiore!

Palpiti (dedicata a Silvia)
Senti nel cuor la supplice
prece per un amore
che ognor speranza e palpiti
dona al fremente cuore.

Donna dall'alma impavida
il volto tuo moresco
lontan si staglia e rapido
ti sfiora il vento fresco.

La bianca luna sale
fra le stelle d'argento
e spira il maestrale;

e nel vagar rammento
quell'impeto ancestrale
d'un cuor che non è spento.

Tornado (ricordo d'un bambino)
Passan le nuvole
nel cielo plumbeo
nero a caligine,
s'oscura il sol.

Si scorge un vortice,
vira nell'aria,
s'alza la polvere
furente al ciel.

Penetra i vicoli
mentre si staccano
travi e le tegole,
s'impenna ancor.

Persone fuggono,
chè lo ricordano,
vedi le bestie
a scalpitar.

I verdi salici
pian piano scendono,
duttili fremono,
van fino al suol.

Volan nell'aria
rami e s'intrecciano,
a terra cadono
con gran fragor.

Allor si prostrano
canute vecchie,
preghiere innalzano
a Dio lassù.

Alfin si scioglie
passono gli attimi,
appare l'iride
coi suoi color.

Ritorna limpido
l'azzurro spazio,
volan le rondini
di nuovo in ciel.

Ricordo atavico
corre nell'etere,
si perde al pallido
raggio del sol.

Filastrocca (pubblicitaria)
Fila e fondi,
sottilette,
piatti fondi,
pane a fette.

La Nutella,
la mattina,
fa più bella
la bambina.

Caffè d'oro,
che piacere,
dicon loro
ch'è da bere.

La scarpetta,
calciatore
se le mette
tutte l'ore.

Vitasnella,
dimagrire,
com'è bella!
poi svenire!

Meglio un grande
cioccolato
che si spande
nel palato.

Fra i prosciutti,
buon prodotto
mangian tutti
Gran Biscotto.

Reggicalze,
reggipetto,
gonne a balze
fanno effetto.

Quattro mega
navigando,
mentre prega
va pagando.

La bolletta
cara e tosta,
già l'aspetta
con la posta.

Silicati
per bicchieri,
li ho lavati
proprio ieri.

Chi bevendo
l'acqua Lete,
va togliendo
la gran sete.

E tant'altre
ve ne sono,
ditte scaltre
con il dono.

Cercan solo
d'irretire,
nel lor volo
non finire.

Or repente
qui finisce
e la mente
s'assopisce

Filastrocca
Volan farfalle
sopra le calle,
sul bel roseto
che mi fa lieto.

Il sole brilla,
rugiada a stilla
sulle ginestre
d'un prato alpestre.

Acqua di fonte
dall'alto monte
a valle scende
e si distende.

Bimbi gioiosi
giocan festosi
e le campane
suonan lontane.

Suonano a festa,
dalla foresta
escon folletti,
gnomi perfetti.

Bello e ridente
sole a ponente,
scende la sera,
la notte impera.

Luna e le stelle
come son belle!
Scorrono i versi
giammai dispersi.

Come le foglie
Come foglie che il vento scompone
tra le fronde segnate dal tempo
il mio spirito vaga anelando
il suo amore che un giorno svanì.

Tra i marosi che l'onda trascina
s'intravvede una dolce sirena,
ha il color della spuma del mare
bianca come la luna nel ciel.

Una nave pian piano s'appressa,
rilucente di mille colori,
feste e danze, signore eleganti
ed un bacio furtivo d'amor.

Un sussurro che il refolo avvolge,
zefiretto ti scioglie la chioma
mentre l'onda ti culla nel lento
avanzare nel gelido mar.

Oh sei tu che mi parli, sirena
con quegl'occhi d'azzurro splendenti,
mi rammenti del tempo passato,
mi rammenti la mia gioventù.

Come foglia che il vento trascina
si dilegua la dolce sirena
e il ricordo d'amore perduto
pur svanisce e non torna mai più.

Pensieri che sfumano
Cammino solo
fra gli alti pioppi
nel mattino d'oro
d'un finire d'agosto
quando le foglie vibrando
sussurrano la melodia
che si perde lontano col vento.
Mentre penso m'appare una rosa,
radiosa come il mattino
ed il mio spirito vola
fra i teneri ricordi
del languido amore
che più non torna
e il sogno svanisce.

Absit iniuria.... (ovvero....)
Sono un tarlo ben paffuto
mangio a sbaffo e son contento
vado pur nel Settecento,
non mi pento proprio no!

Ma se alcun vigile e pronto
non sapendo cosa fare
passa il tempo a brontolare
pur continui a criticar.

Io mi faccio i fatti miei
ma se vengo provocato
dall'ennesimo latrato
mi dispiace, non ci sto.

Studia, studia cavaliere
forse un giorno imparerai
tante cose che non sai,
un saluto e me ne vo'.

Margaritas ante porcos (ovvero Il somaro parte quarta)
La mia fortuna inver non cessa mai
son già passati mesi e ancor non vedo
il bel somaro come tu ben sai,
alfin lo trovo e ancora non ci credo.

Ei s'avvicina e con un grande inchino,
lo zoccolo mi porge ed un saluto,
-sono cresciuto ancor d'uno scalino,
m'han fatto cavaliere a tua insaputa.

Rimango esterefatto ed allibito,
un personaggio pur particolare,
dai modi austeri e dal parlar forbito;

gli dico amico mio non t'adirare
con fare sussiegoso e un pò compito,
il tuo meglio lo poni nel ragliare.

Frammenti
Come le rondini
che in ciel si librano
vola il mio spirito
ebbro d'amor.

Copron le nuvole
d'un vel di porpora
raggi che infiammano
e cala il sol.

Luna che pallida
sali all'empireo
fra stelle tremule
palpita ancor.

Frasi sussurrano
gli amanti e mirano
i chiusi petali
d'un bianco fior.

Là nel villaggio
i bimbi dormono
e dolci sognano
il dì che vien.

Di nuovo illumina
la terra atavica
il sole calido
che brilla in ciel.

Son verdi salici
che al sol si specchiano
muovendo Zefiro
piangenti ognor.

Preci s'innalzano,
le donne cantano
la dolce nenia
che t'apre il cuor.

E al solitario
volo di tortora
si volge l'aquila
che al monte va.

Ricordi e immagini
che ancora tornano
mentre si placano
l'ansie d'amor.

Poesia
Valzer di sdrucciole,
piane s'intrecciano
fra tronche stridule
che vanno al ciel.

Ottave languide,
sestine flebili
che al cuor sussurrano
l'ansie d'amor.

Doppio quinario
senario doppio,
strofe che impazzano
con gran furor.

Qualche sineresi,
rime si baciano
quando rammentano
un bianco fior.

Un breve distico
con poche dieresi,
terzine infiammano
l'arido cuor.

Fra il settenario
e l'ottonario
passano gli epici
versi d'un dì.

I decasillabi
pian piano ascendono,
vanno con Zefiro
che spira ancor.

Un canto ritmico
di dolci sillabe,
mentre si perdono
gioie e dolor.

Il Natale
Qual dono che dall'apice
del ciel venne su noi,
qual fede che perpetua
accoglie i figli suoi,
venne per tutti i popoli,
venne a portarci il ver.

Fu che quel dì l'immobile
stella sul Pio si pose,
è il Redentor che nacque
fra le campagne ascose
ed un immenso giubilo
tutti quei cuori apri.

Silenzi impercettibili
nell'umida capanna,
il fato ineluttabile
sul cuor che non s'inganna,
ai venti che disperdono
i petali d'amor.

O giovinetta fragile
che al mondo un figlio desti,
nel misero giaciglio,
nell'umili tue vesti,
le genti ancor si prostrano
tutte dinnanzi a te.

Giuseppe forte ed umile
dolce la donna amasti,
in se portava un pargolo
che senza lussi e fasti,
visse sua vita e ai popoli
il sommo amor donò.

Stella che in cielo il pallido
raggio su Lui risplende,
guida il viandante erratico
a chi la man ti tende,
perenne ognor nei secoli
ci diede eterna fè.

Al tuo cospetto vennero,
colpiti dai presagi,
d'oriente provenivano
i tre potenti Magi
e i doni lor ti posero
ai piedi o sommo Re.

Pastori erranti accorsero,
in spalla un bianco vello,
nella spelonca gelida,
fra il bue e l'asinello
un bambinetto videro
un bambinetto d'or.

E da quel dì che nacque,
per mille e mille anni
nei nostri affetti un fremito,
fra grandi gioie e affanni,
scorre e cancella il gelido
verno dai nostri cuor.

Foglie
Come le foglie
che il vento trascina,
la vita scorre
fra ondulati
e pallidi ricordi.
Un leggero crepitio
di fuoco che si spegne
nella vecchia stufa
d'un piccolo casolare
di campagna.
Fragile fluttuare del tempo,
e tu solitario,
ramingo viandante
percorri la strada
senza fine.
Perenne incedere,
profondo oblio,
attimi sospesi
nell'immane mistero
del nuovo universo.

La Primavera
Una violetta al tiepido
giorno di primavera
sboccia e pian pian s'inerpica
sul colle e vien la sera,
quando si scorge il pallido
raggio di luna in ciel.

Notte silente il palpito
dona agli amanti ancora
mentre si perde il tenero
bacio e l'amor riaffiora,
gialle farfalle volano
sui petali dei fior.

Ritornano le rondini
da luoghi assai remoti,
a frotte in ciel volteggiano
come quei gran piloti
che han sorvolato il limpido
manto d'azzurro mar.

Soffia sinuoso Zefiro
muove le antiche fronde,
le margherite sbocciano
del fiume sulle sponde
e tu mia dolce silfide
canti di nuovo al ciel.

Canti mirando attonita
il rinnovato bosco
mentre nel cielo limpido
schiarisce il sole fosco
e sulla gota pallida
ritorna il bel rossor.

Son nati ancor gli anemoni,
i candidi giacinti,
sui prati i bei ranuncoli
sembrano gran dipinti
di quel pittor che prodigo
spande novel color.

Bambini che sorridono
al rifiorir d'un pesco
profumi che si perdono
dolci nel vento fresco,
scordano alfine il gelido
inverno che passò.

E nel mio spirto indomito
rinasce il nuovo ardore,
le braccia allor s'intrecciano
allo sbocciar d'un fiore,
mentre la dolce silfide
è ritornata a me.

Gran Poeta
Ho incontrato un Gran Poeta,
alto, bello, intelligente,
dallo sguardo impertinente,
un suo pari no non c'è.

Quando passa ognun s'inchina,
io mi prostro al suo cospetto,
ha davvero un bell'aspetto
dalla testa sino ai pi è.

Gran signore, uomo austero,
Ei di metrica sa tutto
ma non sa quanto sia brutto
l'ignoranza in dialogar.

Consultare qualche testo?
La sineresi già esiste
ma purtroppo ancora insiste,
legga pure il "Poetar".

Antichi ricordi
Rossastre immagini
d'un sol cadente
quando s'imporpora
e il cuor repente
vola sull'agili
nuvole in ciel.

Luna che pallida
t'alzi pian piano,
spargi quel flebile
raggio lontano
fra stelle limpide
di bianco vel.

Vento che sibili
al mio richiamo,
tra foglie d'edera,
ancor io bramo
l'amore languido
che se ne andò.

Talora un refolo
mi sfiora il viso,
il cuor s'inebria
del tuo sorriso
ma la mia rondine
tornar non può.

Mentre si spargono
profumi intensi,
pregano i miseri,
ardon gl'incensi,
voci s'intrecciano
là nel sentier.

E al nuovo incedere
del sol nascente
ancor s'illumina
il suol fiorente,
tra verdi viottoli
vola il pensier.

Arso meriggio
nel sol cocente,
scevro di nuvole
il ciel lucente,
ancora s'empie
di gioia il cuor.

Torna l'immagine
d'un tal momento,
ridona al cantico
l'almo concento,
passan le fragili
ansie d'amor.

Castigat ridendo mores
(ovvero "Il Somaro" parte terza)

Son proprio fortunato, un gran momento,
continuo ad incontrare il bel somaro,
il cuore mio ritorna in gran fermento,
io penso; se l'ascolto un giorno imparo.

Chi è quel bel compare a te vicino,
gli chiedo con rispetto e buon decoro,
mi risponde cortese il bel carino:
è gran poeta e canta pure in coro.

Volli proprio sentire quel cantore,
sedendomi già pronto ad ascoltare,
sul viso mio pingeasi lo stupore,

un bell'artista certo d'ammirare
ma fu lo strazio! un vero colpo al cuore
quando il compare cominciò a ragliare.

Poeta
Poeta è colui
che parla d'amore,
di gioia e dolore,
di strazi e pietà.

Sui candidi sassi
d'un mare furente
si perde dolente
lo spirito allor.

E se nel ricordo
la speme è ancor vana
la splendida piana
ritorna nel cuor.

Ruscelli correnti,
fontane di monte,
rivedo quel ponte
che amore mi di è.

Profondo l'oblio,
memorie lontane,
si perdon le insane
passioni d'amor.

Antichi destrieri,
tiranni perversi,
momenti dispersi
nell'arido suol.

E il fiume che scorre,
fra rive, silente
irriga fiorente
la valle nel sol.

La gioia profonda,
le immagini usate,
le preci accorate
fra rose nel fior.

Si scorge fra i rami
la chiesa nel bosco
e il sole già fosco
ritorna a brillar.

E' un gran risuonare,
campane festanti
e i giovani amanti
si giuran la fè.

S'imporpora il sole
lontan nell'azzurro
e s'ode il sussurro
d'un languido fior.

Giammai si cancella
l'antico sentiero,
il dolce pensiero
ch'è sempre con te.

Poeta si nasce,
talor si diventa
o uomo rammenta
l'eterna virtù.

Profumo di campagna
Vin che superbo al calice
doni il rubel colore
vin che novello al pallido
viso ridai rossore
spargi il profumo al tiepido
raggio di sole in ciel.

Sulle colline provvide
d'antichi bei filari
fra i verdi prati aleggiano
ricordi dei tuoi car,
fra gli scoscesi viottoli
si perde il mio pensier.

Quando le verdi foglie,
al clima dolce e mite,
di nuovo ancor ricoprono
i tralci della vite,
volan nel ciel le rondini
che han sorvolato il mar.

Dona il gran sol gli zuccheri
nei caldi mesi estivi,
i raggi suoi s'insinuano
sul colle e i suoi declivi,
bianche farfalle volano
sui petali dei fior.

E' giunta la vendemmia,
settembre e un po' d'agosto,
i tini già s'impregnano
al ribollir del mosto
ed una dolce musica
dona la gioia al cuor.

Dicon che Bacco e Venere,
ritengo non sia vero,
in cenere ci rendano,
ma chi lo dice invero
non provò mai l'amabile
gusto del bel piacer.

Giovani che s'allegrano,
innamorati amanti,
quando il bicchier nel brindisi
s'alza fra suoni e canti
ed il tuo cuor che spasima
s'empie di nuovo ardor.

Vi rivedrò nell'estasi
o mie colline amate,
alfin si colmi il calice
d'essenze profumate,
al vento allor si perdano
le gioie dell'amor.  

Sera
Quando la sera imbruna
sale la bianca luna,
volan le rondinelle
rapide fra le stelle,
si perdono d'amanti
languidi baci erranti.

E tu nocchier che al vento
spieghi le vele bianche,
tempra le membra stanche,
corri di nuovo al mar.   

Sol calante
Pria che il bel sol tramonti
tra nubi rosseggianti
pian piano dietro i monti
sale la luna ancor.

Donna silente e sola
talor si terge il pianto
mentre si perde il canto
del tenero suo amor.

Ricordo del mare
La spuma del mare
ti bagna le membra
e il cuor mio rimembra
l'amore d'un dì.

Fra bianche scogliere
si frangono l'onde
e il cuor mio risponde
l'amore finì.

Maddalena
Se di notte s'ode il pianto
d'una donna disperata
non stupir se l'accorata
prece a Dio rivolge allor.

Non v'è donna che già ria
del passato fra gli inganni
pur fra spasimi ed affanni
non si volga al redentor.

Maggio
Nel bel maggio tra le rose
volan rapide farfalle
quando caldo s'alza il sole
volan gaie sulle calle
mentre margherite e viole
sui bei prati spuntan già.

Il nocchier che il cielo terso
va mirando all'orizzonte
il comando da sul ponte,
leva l'ancora e poi va.


                     Nuove favole
  
Il somaro
Un giorno che solingo andavo in giro
un gran somaro mi trovai di fronte
era bello, ridente e tutto in tiro
avea l'aspetto nobile d'un conte.

M'accosto e pur m'inchino al suo cospetto
con lui proseguo intanto il mio cammino
sempre vicino e ognor con gran rispetto
gli chiedo: cosa fai mio bel carino.

Scrivo poesie e critico pur anco
menando gran fendenti a destra e a manca,
di criticar non sono proprio stanco

disse il somaro dalla faccia stanca,
io gli risposi in modo molto franco:
resti somaro e non puoi farla franca.

Il raglio (ovvero Il somaro parte seconda)
Un giorno che solingo passeggiavo
mi ritrovai con l'animale raro
ancora tutt'in tiro ed io anelavo
di dialogare con il bel somaro.

Era attorniato d'altri gran signori
orecchie a punta, sguardo intelligente,
si trastullavan e facean gran cori,
il loro raglio divenia furente.

Mi venne incontro pur con piglio austero,
mi disse ch'eran critici anche loro,
che fortuna, non mi sembrava vero,

sprizzavano intelletto da ogni poro;
li stetti ad ascoltare un giorno intero
ma solo il raglio uscia da quel gran coro.


Sospiri

Donna bruna
Vago anelante al tremulo
chiarore della luna,
guardo e sospiro al pallido
viso di donna bruna,
notte silente e immobile
dona il sublime amor.

Fanciulla, tu che languida
ti perdi ai caldi abbracci
di quel calor che insolito
ti prende fra i suoi lacci
quando nel ciel lo spirito
s'empie d'antico ardor.

Se nella notte canta
il rusignolo al vento
volando allor rammento
l'antico grande amor.

Il caldo tuo respiro
si perde tra le fronde
e il cuore mio risponde:
sei tu l'amato fior.  

Carovaniere
Dubbi, fra inutili fraseggi
di gente petulante,
mare che ti frangi furente
su bianche scogliere,
nubi grigie schiarite in cielo
dall'iride lontano.
Vita che continui scorrendo
fremente fra i singulti,
impenetrabili foreste
di sassi e di ruscelli,
parole di pietra scagliate
sulle fragili teste.
Mondo perchè vivi nel sogno?
Vaga Carovaniere!

Immagini d'amore
Allor che i supplichevoli
lamenti il sen sprigiona,
il cor più non ragiona
distorce la realtà;
talora le ingannevoli
sembianze o dolce Fille
ti pungon come spille
vagheggian la beltà.

Si spengono le flebili
speranze dell'amore
e il giovanile ardore
già non è più con te;
rimangono indelebili
gl'innumeri ricordi,
l'amore che non scordi
nel cor ti freme ahimè!

Il rusignol che amabile
vola di ramo in ramo,
al canto suo io bramo
di donna la vision;
solo pensier che labile
ritorna nella mente
e il cuore mio repente
già s'empie di passion.

Ai piedi tuoi si prostrano
ancor le stanche membra,
invero non mi sembra
di rivederti ancor;
mentre ver me si mostrano
le nere tue pupille
come rugiada a stille
rinasce in me l'amor.

Il ripensar m'invoglia
al ritornar coi passi
ove su antichi sassi
solevo camminar;
vita che già si spoglia
senza l'antico ardore
quando giurammo amore
distesi in riva al mar.

Nell'aria ancora aleggiano
profumi delle viole
aprendosi al bel sole
dal raggio lusinghier;
e gli occhi che vagheggiano
l'amato tuo sembiante
spronano il cuore errante,
lo spirito e il pensier.

Cupido allor conducimi
di nuovo al bianco monte,
all'acqua di quel fonte
che discendeva al pian;
e tu mio spirto inducimi
a ripensarti ancora
mentre l'april s'infiora,
mentre ti cerco invan.   

Mondo
Coro di bambini
senza patria,
senza amore,
senza cibo.
Chi vede
non vuol vedere,
chi può agire
non agisce.
Perchè mondo subdolo
vaneggi grandiosità
e ricopri con un panno
imbevuto di noncuranza
manifeste barbarità.
Speranza
ultima dea.

Speranza
Speranza
ultima riserva
d'amore.
Pupille tremule
su visi impenetrabili
d'immancabili attimi.
Gioie,ansie,dolori,
fragili intercapedini
del vivere intenso.
Pensieri, selvaggi
come la foresta tropicale
imbevuta di misteri.
Giorni e notti,
incedere lento
nell'eternità.

Dicembre
Se cade la neve
il colle s'imbianca
la faccia un po' stanca
ritorna a fiorir.
E il giorno che breve
più lungo ti sembra,
le stanche tue membra
non vansi a sopir.

Dicembre imbiancato,
Natale alle porte,
non v'è buona sorte
se non v'è pietà.
Il Cristo ch'è nato
portando l'amore,
s'inebria ogni cuore
di tutte le età.

Futuro
Corri cavallo va,
baio selvaggio
vola col mio spirito
ai confini
d'un mondo stanco!
Stille di rugiada
si sciolgono
al sole di fuoco
fra nubi cineree
che sottili si disperdono
e svaniscono
oltre l'universo.
Si perde con l'eco
la mia voce,
sussulta l'anima;
o nuove speranze
foriere d'un sogno.

Aprile
Se torna l'aprile
s'infiora il bel prato
ed io ne son grato
di tanto piacer.

La rondine torna
volando radente
e il cuor mio repente
rinasce ancor fier.

Penso e ripenso
Saggio che lo sguardo al cielo
rivolgi ed alla luna chiedi
una risposta a conforto
del pensiero assillante,
ritorna all'animo umano
e aspettando il ritorno
una preghiera, a colui che la vita
crea con slancio profondo,
invio raggiante e desioso.
Al principiar della radura
vedo qualcuno che cammina disteso,
mi avvicino e rivedo quel saggio
che pensavo m'avesse lasciato.
O essere umano rammenta:
non scordare chi è sempre con te.

Il fiore
Furtivi abbracci fra le selve aulenti
languidi baci di due cuori ardenti
vagan le stelle su nel cielo e intanto
s'ode fra i rami d'usignolo il canto.

Dolci parole fra gli sguardi intensi
si van perdendo liberando i sensi
o notte copri col tuo vel gli amanti,
bocche dischiuse fra sospiri erranti.

E quando sale in ciel luna d'argento
di gioia s'empie il cuor, di tenerezza
e mentre i bei ricordi ancor rammento
ti sfiora dolcemente allor la brezza,
lo spirto ancor rifugge dal tormento
al rivederti, amor, il cuor si spezza.
- Da Le ali del vento -    

Luci
Evanescenti arcobaleni di ghiaccio,
spiriti che si perdono su fredde lagune,
volo di farfalle su pallidi roseti,
intensi brontolii di anime perse,
vani squilibri d'inutili aspirazioni;
fluiscono i giorni e le notti
nel movimento sinuoso dell'universo.     

Inquietudine
Su l'irte scogliere di candidi sassi
si sciolgono al vento le salse del mare
ed il navigante spiegando le vele
s'appresta a salpare per lidi lontani.

Presagi funesti sull'arse rovine
di templi abbattuti nel nome d'un sogno,
silenzi notturni fra gelide stelle
nel cielo coperto da nubi radenti.

Di tuoni e di lampi si copre la terra
fra rami divelti di piante vetuste,
la furia del vento devasta ed attera
tra fiumi grondanti di fetida melma.

Tetri paesaggi, nei lugubri sogni
fra i segni del tempo, la gloria d'umani,
fra pianti dirotti di donne angosciate
di vecchi e bambini che cercan la pace.

Pallore sul viso di uomini duri,
demòni imperanti su popoli inermi,
profondi silenzi di spiriti puri
speranze negate dal ferro e dal fuoco.

Un dì risorgete cadenti sembianze
spronate le schiere valenti d'umani,
sorgete vessilli dagli antri nascosti
portate ristoro per l'umili genti.

Discendi dal monte su vasti sentieri
o principe antico, ritorna alla valle,
raduna le schiere di popoli oppressi
da cupi e malvagi tiranni perversi.

Perchè dolce luna t'ascondi al Creato,
ritorna splendente nel cielo stellato,
ridona silente quel tenero bacio
d'amanti sereni fra dolci parole.

Scompaiono alfine le immagini crude,
rinascono al vento le foglie dei rami,
si scorge volando la rondine in cielo
nel segno d'eterna valenza d'amore.

Ancora si frange su l'irte scogliere
la spuma del mare, fra sogni e speranze
ed il navigante ritorna al suo lido
cantando la dolce canzone d'amore.


Impossibile
Immagini distorte
dalla bruma mattutina,
vaghi sembianti svaniti
nell'incalzante grigiore
del fosco e freddo sole.
Al ricordo tornando
fragili e cupi momenti
si disperdono fra rocce
irte, scoscese e lontane,
fra valli sempreverdi.
Scorrono quasi insonni
le notti al fischio del vento,
speranze di giorni nuovi
su vette incontaminate,
bianca neve che scende.
Sogni, soltanto sogni,
frasi spente e scolorite
in rapido movimento,
l'eterna desolazione
cala e costerna il mondo.

A Bice (l'addio)
Sei tu la mia ossessione
più non sospiro Bice
son proprio un infelice
non voglio più soffrir.
S'è spenta la passione
sparisci dal mio sogno
di te non ho bisogno
son stanco di subir.

Pur l'incubo m'assale
di rivederti ancora
di notte come allora
quando rapisti il cuor.
E se il patir non vale
io ti saluto o Bice
tu stolta ingannatrice
da me non cogli amor.

E forse t'ho sognato
per ritrovare ancora
l'amore come allora
di quei perduti dì.
Amor che sì agognato
ricordo dei verd'anni
fra spasimi ed affanni
d'un fiore che svanì.

Allor sui prati in fiore
spuntavano le calle
e un volo di farfalle
saliva al cielo ancor.
Quel giorno, con ardore
tenendoci per mano
ci giuravamo invano
un grande, eterno amor.

Distesa sul bel prato
delle colline verdi
ancora tu disperdi
i fiori come allor.
Ricordo del passato
o Bice più non t'amo
amor che più non bramo
non ritornare ancor.

E se sconvolto i sensi
tu m'hai, bella figura
m'hai reso ancor più dura
la cruda realtà.
O forse ancor tu pensi
d'avermi alfin legato
da quando ho rimirato
la strana tua beltà.

E il cuor che s'assopisce
vagando più non freme,
rimane sol la speme
d'un volto al ritornar.
Il sogno alfin svanisce
d'amore un dì profondo
e il sole a tutto tondo
radioso in cielo appar.

Violetta
Sparse le trine morbide
nel letto in cui si giace
Violetta, il volto attonito
per l'avvenir fallace
rivolge il guardo agli ultimi
raggi d'un freddo sol.

Penetra il cuore un gelido
soffio di vita estrema
quando la gota pallida
langue, sussulta e trema
ed il camino un tiepido
effonde suo calor.

Alfredo, Alfredo saziami
di mille e mille baci
e ancor del fato ascondimi
d'artigli suoi rapaci,
dal viso il pianto tergimi
o mio perduto amor.

Quest'ultimo mio palpito
rimanga nel pensiero,
buon Dio del cielo ascendimi
sul bianco tuo sentiero,
ti prego ancora ascoltami:
non ti scordar di me.

E tu padre rammentati
d'un appassito fiore
che pur fra l'ansie e i triboli
abbandonò l'amore
pensando a quella vergine,
salvandole l'onor.

Luna suadente e nobile
illumina la stanza
ove ancor s'ode il gemito
di chi con gran costanza
amò suo Alfredo indomito
e alfine se ne va.

Addio città che il tenero
amor vedi svanire,
addio città che l'umile
donna vedi sfiorire
fra le camelie splendide
ch'eran gli amati fior.

Ancor le usate immagini
d'un tempo ormai passato
pian piano allor svaniscono
come d'amor l'afflato,
le dolci vie recondite
che ascendono lassù,

fra le radenti nuvole
che coprono la luna,
al ciel che ancor s'imporpora
mentre la sera imbruna,
si perde alfine il flebile
ultimo suo respir.

Fra sogno e realtà
Rime strane, un po' ribelli
fra cespugli e minareti
uso versi un po' desueti
già con fronzoli ed orpelli.

Pur mi piace sillabare
ed in metrica comporre
quando il verso dolce scorre
posso alfin dunque rimare.

Se nel verso trovo il canto
di Calliope ch'apre il cuore,
di chi scrive con ardore....
solo allor trovo l'incanto

d'un bel sogno che rinasce
come i petali d'un fiore
che dipinge un gran pittore
ed il cuore alfin si pasce.

Ritorno
Quando dal cielo un fulmine
trafigge il cuore affranto
un nuovo amor d'incanto
possente nasce allor.

Un suono dolce e flebile
si perde là sul colle
e dall'umide zolle
si scorge un bianco fior.

E l'acque che purissime
discendono dal monte
ti bagnano la fronte
rivolta al sole in ciel.

Il viso suo bellissimo
di grazia ancor riluce
e al grande amor t'induce
mirando il suo candor.

Allor ti sfiora un palpito
si perde con il vento,
il cuor che non è spento
ancor s'empia d'ardor.

Non ti mostrare impavido
o giovine sognante
e il guardo sia costante
rivolto al grande amor.

Cormorani
Quando tra cielo e mare
volavan cormorani
s'udivan dall'Olimpo
venir canti lontani.

Bella d'eburneo viso
scendea dall'Ida al piano
splendidamente Venere
a ricercar l'umano.

Nascea da quell'amore
un giovin di valor
e fu grande e possente
di Roma stirpe allor.

E mentre tutto fugge
svaniscono i pensieri
guardando l'orizzonte
sognar bianchi velieri.

Sguardi
Rivolto il guardo al rapido
fuggir del rio che scorre
nei pressi d'una torre
un vecchio ancor ristà.

Ripensa ai dì che furono
agli anni suoi felici
all'arse tamerici
ai verdi prati in fior.

Rinasce il giorno al tiepido
salir del sol novello
e il volto suo rubello
appare nel candor.

Talor le mani eburnee
ti sfioran dolcemente
ancor corre la mente
con spensierato ardor.

Sublime amor che al palpito
d'un cuor che vola e freme
rimane sol la speme
di rivederti ancor.

Ricordo vago e flebile
si perde all'orizzonte
e il sole dietro il monte
pian piano cala e va.

E allor nel cielo limpido
svanisce il bel sembiante
il cuore va anelante
al suo perduto amor.

Amor perduto
Odi su l'acque il gemito
d'un cuore che sospira
quando la brezza spira
e il guardo s'alza al ciel.

Solo un sussurro, un palpito
nell'animo dolente,
ancor scorre silente
il fiume e se ne va.

Talor ti sfiora un fremito
che perdesi col vento
e dolce ancor rammento
il viso suo e il candor.

Innanzi allor mi passano
le gote sue rubelle
la tenera sua pelle
il volto al par d'un fior.

E al bel ricordo spazia
l'anima all'orizzonte
la strada e il vecchio ponte
ove nasceva amor.

E mentre il sole tiepido
ancor cala a ponente
al cuor torna possente
il rinnovato ardor.

Il bel sembiante fulgido
svanisce piano piano
si perde e va lontano
varcando monti e mar:

Addio mia dolce silfide
un dì ci rivedremo
e allor ritroveremo
l'amor che non ha età.

Amo
Amo il giorno
che pian piano se ne va
mentre il sole modella
sagome rossastre all'orizzonte.
Amo la sera
che lenta s'avvicina
allo spirare d'una brezza leggera
che muove le fronde d'alberi immensi.
Amo la notte
che apre un varco
alla luna d'argento
ed alle stelle immobili nel cielo.
Amo il nuovo giorno
che baldanzoso s'appressa
mentre il sole caldo e suadente
illumina la vecchia terra.
Amo questo mondo perduto
che perenne rinasce
dalle ceneri che il vento
disperde coi sospiri della gente.

Amo!

Canto d'amore
(dedicato a Terenzia)

Dolcemente cullata dall'onde
una ninfa vagava su l'acque
io la vidi ed alfine mi piacque
veleggiando sul tiepido mar.

Della diva il sorriso sul viso
m'abbagliava ed il cuore fremeva
mentre il sole suoi raggi stendeva
ed un dardo scagliavami Amor.

Quando i flutti frangevansi a riva
sulle antiche e tortuose scogliere
tramutandomi in gran cavaliere
m'appressavo iniziando a sognar.

Mi guardava celata la ninfa
ma il richiamo del mar le giungeva
mentre ancora il mio cuore fremeva
se ne andava con grande dolor.

Percorrendo quei lidi lontani
il ricordo mi torna alla mente
e talora con l'alma dolente
il pensiero mi fa sospirar.

Vo' pensando all'amore perduto
ed un canto si perde nel vento
passan gli anni ed ancora rammento
la bellezza d'un candido fior.

Anelito
Quando nel ciel s'imporpora
il sole ad occidente
da lungi allor si sente
un corno a risuonar.

Un corso d'acque rapido
si perde fra le valli
nitriscono i cavalli
del bosco al limitar.

Scorgi dolenti e miseri
di gleba ancora i servi
per i tratturi impervi
dolenti a camminar.

Scende la sera al tremulo
chiaror d'un ciel stellato
va il popolo accorato
le stelle a rimirar.

S'ode talor su l'aride
sponde del gran Ticino
il pianto cittadino
su l'acque ad ascoltar.

Assiso il re sul gelido
trono che un dì usurpò,
tremendo seguitò
le genti a torturar.

Nel suo castello il perfido
re se ne sta gaudente
continua il sofferente
popolo ad affamar.

S'avanza, cuore impavido
il cavalier guerriero
veloce sul sentiero
com'aquila a volar.

Il cavalier indomito
la man ha forte e franca
s'odon a destra e a manca
le trombe ad echeggiar.

Fuggono in preda al panico
del re le truppe vinte
dai vincitor son spinte
sino al lontano mar.

Vaga silente e attonito
torvo il re scellerato
nel regno liberato
si torna a festeggiar.

Salendo l'erta il vindice
guerriero là sul monte
varcato ha già quel ponte
ritorna al casolar.

Novello il sol si staglia
lontano all'orizzonte
le pecore sul monte
or stanno a pascolar.

Di pace il cor s'inebria
alfin che l'ira tacque
ritornano su l'acque
le barche a veleggiar.

La valle splende limpida
di luce e di bellezza
spirando ancor la brezza
il volto va a sfiorar.

Attimi
Sospiri, sogni perduti
fra le fronde quando spira
la brezza che scioglie i pensieri
al rinverdir degli anni.
Un turbinio di sensi,
un cuore ruggente
nell'attimo che fugge
dalle celate speranze.
Sguardi dispersi dal vento
che soffia e scompiglia
mentre lenta s'avvicina la notte
ricoperta di stelle.
Brilla ancora o luna!
A illuminar la via d'un cuore
che non è spento e vola
sino all'ultimo orizzonte

Dedicato a Pavia
Vicoli angusti di Pavia perduta
antiche nebbie ed i sospir d'allora
passano gli anni e l'amor mio non muta
bella e ridente nell'april s'infiora.

Aneliti, sussurri, una preghiera,
solingo sul selciato d'una via
or vago spensierato e il cuore spera
sognando vedo ancor la vita mia.

Illumina coi raggi il vecchio ponte
sospeso il sol che il cielo ognor ristà,
mi bacia ancor la brezza sulla fronte
e il canto di fanciulla un dì s'udrà,
lontano il guardo spazia all'orizzonte
silente il fiume scorre e se ne va.

Risveglio
O solitudine d'una valle desolata
tetra all'apparir di cane randagio
vagolante fra secche cespugli radi
mentre il sole fosco dirada le nubi
che svolazzano selvagge nel cielo.
Scorre un ruscello murmure al vento
serpeggiando fra pioppi secolari
e tristemente s'insinua nella valle
mentre s'ode fra le tetre fronde
d'un usignolo la canzone antica.
E se cammini solingo in quelle terre
più non ti pervade ahimè il profumo
di fiori, appassiti da quel tempo
in cui un dio terribile e superbo
coprì la valle con sua coltre scura.
Una fanciulla curva sotto il peso
d'un fardello carico di tristezza
s'avanza alla ricerca d'un rifugio
nella notte cupa che più non brilla
di stelle gaie lassù nel firmamento.
Sospeso in aria fra terra e cielo
vola un falco con l'ali spiegate
e la luna coperta di luce esangue
più non guida il viandante solitario
alla ricerca d'un luogo incantato.
Pian piano s'appressa il nuovo giorno
forse fu sogno terribile e bugiardo
l'aurora ammanta ancor la verde valle
risplende l'universo e s'ode il canto
di bimbi gioiosi al sol di maggio.

Giovinezza perduta
O dolci ricordi d'un tempo passato
soffiava nel petto d'amore l'afflato,
fra i prati coperti di fiori vermigli
s'udian tra le fronde sussurri e bisbigli.

Su verdi colline lo spirto vagava
fra boschi e dirupi un falco volava,
scendea serpeggiando dall'arido monte
purissima l'acqua di limpida fonte.

Il sole brillava laggiù nella valle
su prati ricolmi di splendide calle,
su campi coperti di spighe dorate,
su vecchie cascine, su case isolate.

Fanciulle gioiose con cuore fremente
guardavan ragazzi dal piglio insolente,
con ampie volute volava leggera
un'aquila grigia sul far della sera.

E ancora i villani finito il lavoro
tornavan dai campi, cantavano in coro,
la luna sorgeva d'argento vestita
e il cuore s'empiva di gioia infinita.

Immagini care che sfuman pian piano
il cuore ritorna sul colle lontano
la bianca casetta felice rammento
il dolce ricordo svanisce col vento.

Corvino
Sul castello di Corvino
cala il sole nella sera
sta volando un cardellino
mentre sboccia primavera.

Soffia lieve ancor la brezza
vo il paese a rimirar
mentre torna giovinezza
e lo spirito a sognar.

Una chiesa là si scorge
solitaria alla collina
un ragazzo fiori porge
alla dolce ragazzina.

Prati in fiore nell'aprile
spuntan già le margherite
stan le donne al fontanile
pur le viole son fiorite.

Sera che la valle ammanti
stan tornando i contadini
s'ode di lontano il canto
d'uno stuolo di bambini.

Va spirando il vento fresco
luna in ciel fa capolino
stan seduti intorno al desco
padre, madre ed un bambino.

Gente allegra nella valle
della sera nel tepor
i cavalli nelle stalle
scalpitando fan fragor.

Or la luna sta calando
e la notte se ne va
rondinella sta volando
dì novello è giunto già.

Nasce il sole là sul colle
col suo carro se ne va
spuntan fiori e le corolle
nella valle s'apron già.

E di nuovo un gran fermento
vanno tutti a festeggiar
nella piazza e ancor rammento
le campane a risuonar.

Dolci valli un sol ricordo
il pensiero che s'en va
al paese che non scordo
pace in cor ognor ristà

I girasoli
se tu nella penombra
di un luglio infuocato
chiedi ai girasoli:
perché guardate il cielo?
Non ti risponderanno.
Sono intenti a bearsi
di quel giallo colore
che ora scintilla
nell'aria impregnata
di pressante calura.
T'assopisci distratto
sotto le fronde
d'un albero immenso
ancor rimirando
quei fiori superbi.
Nella notte serena,
mentre brilla la luna,
ripassi dal campo
che un giorno vedesti
sotto il sole cocente.
Odi flebili voci,
un sussurro sgomento,
qualcuno ti prega,
non conosci le voci
che invocano aiuto.
Intorno lo sguardo
si posa sui fiori
appassiti e tremanti
al chiarore stellato,
velato e suadente.
Ti avvicini e ricordi
le corolle sprezzanti
che un giorno superbe
guardavan gaudenti
il cielo infuocato.
Il tempo della vita
ormai è trascorso;
miei poveri steli
chiedete perdono,
questo solo
a profonda,
che tanto orgogliose
avete scacciato,
la natura sovrana
le reca con sé.

Giugno
Campi di grano nel sole di giugno
spighe dorate che s'alzano al cielo
rondini in volo radenti su l'acque
d'un fiume che va scorrendo silente.

Viso raggiante di dolce fanciulla
sparsa la chioma ora mossa dal vento
se ne va il giorno ed il sole calante
lancia i sui tiepidi dardi a ponente.

Sera che avanzi allo spiro di brezza
strilla di bimbi nel vecchio cortile
desco fumante di calde vivande
soffio di pace t'avvolge e ristà.

Ancor la luna vestita d'argento
erra solinga nel cielo stellato
giunge la notte e ricopre la valle
mentre le luci si spengon lontano.

Giorno novello nell'alba radiosa
e la mattina si desta d'incanto
s'ode una dolce canzone d'amore
che dona al cuore la felicità.

Colle antico
Là sul colle a primavera
passan stormi di fringuelli
mentre sul far della sera
guardo gli occhi tuoi sì belli.

Canta la canzone al vento
una bimba spensierata
e da lungi ancora sento
il fragor d'una risata.

S'intravede all'orizzonte
triste il sole ormai calante
allo scorger della fonte
l'acqua pura zampillante.

Or la luna a tutto tondo
par ch'illumini il sentiero
al viandante giramondo,
vola ognora il mio pensiero.

Rimirando il col fiorito
il mio cor attende e spera
il bel sogno ch'è svanito
al tornar di primavera.

Verdi fronde
Orsù nella magione
da cui partisti un dì
ritorni e una canzone
che un giorno ti rapì
ancor l'odi tra i rami
d'un bel ciliegio in fior.

Ricordi della mente
la luce e la bellezza
un cuor che ancora sente
tornar la giovinezza
là nella valle antica
sbocciava un grande amor.

E tra le verdi fronde
si perdono i tormenti
due vecchi sulle sponde
d'un fiume stan silenti
rammentano il passato
che più non tornerà.

E ancora il vento fresco
ti sfiora e sale al cielo
all'ombra d'un bel pesco
tra i fior di bianco stelo
ti volgi al sol calante
e il sogno svanirà.

Palpiti d'amore
Tenero amor che al palpito
d'un cuore che sospira
mentre la brezza spira
silente freme e sta.

Dolce l'abbraccio al rapido
fuggire ognor degli anni
fra spasimi ed affanni
fra i sogni a rammentar.

Dolente un canto perdesi
allo stormir di fronde,
del fiume sulle sponde
sta un vecchio casolar.

Suadente il sole tiepido
su l'acque ancor si specchia
lo sguardo d'una vecchia
si volge e s'alza al ciel.

Solo vagando al limite
dell'ultimo sentiero
lo spirto audace e fiero
un dì ritornerà.

Vola la mente al fremito
d'un rinnovato ardore
rinasce ancor l'amore
d'un cor che va a sognar.

Perché
Parti di un mondo in lotta
la noia, la vita, la gioia,
tristezza, tetra fuliggine,
farragine in contrapposto,
delicata somiglianza d'ignoto,
tetro squilibrio di somme aspirazioni,
sicurezza d'infinito, malcelato gaudio,
solitudine che dolcemente rifugge.

Cuori erranti
Amor che il cor repente infiamma
ed un sospiro al vento serotino
odi nella campagna tra le fronde
d'un alto pioppo verde e secolare.
Sfuma la brezza che il volto sfiora
gaio e raggiante di rara bellezza
ed il sole all'orizzonte calando
lancia gli ultimi dardi a ponente.
Dolce l'incanto dal ciel purpureo
all'apparir d'una vision fatata
corri cavallo nell'ampia distesa
libera sia la tua corsa selvaggia.
Luna che brilli fra immobili stelle
sorridi gioiosa ai giovani amanti
mentre zampilla l'acqua di fonte
s'ode squillante una voce lontana.
Notte silente che presto t'adagi
quasi a coprire l'immenso creato
Veglia la Luna imbiancando la via
al rapido passo d'un uomo errante.
Da Morfeo rapiti i giovani amanti
vagan sognando per luoghi incantati;
l'aurora s'appressa, di rosa vestita,
il sole risorge e illumina il mondo.

Sogno in un giorno di maggio
Odi dal cor che palpita
l'afflato d'un amore
mentre il cavallo scalpita
e tu raccogli un fiore.

Dono alla fata bruna
del lago inargentato
brilla nel ciel la luna
credi d'aver sognato.

Vola cavallo al monte
col cavalier in sella
per ritrovar la fonte
su cui brilla una stella.

Vestita eri d'argento
dal monte discendevi
e con la chioma al vento
di fiori tu splendevi.

All'orizzonte il guardo
volgi e Cupido intanto
repente scaglia un dardo
e s'ode solo un canto.

E' lei la fata bruna
dal lago al monte sale
non brilla più la luna
or spira il Maestrale.

Svanito ormai l'incanto
ritorni al tuo villaggio
e s'ode solo il canto
di ninfa al sol di maggio.

Canto nel vento
Solo uno sguardo a lei volgo
quando la chioma moresca
si staglia all'orizzonte
e s'imporpora il sole lontano.
Giunge pian piano la sera
e una voce si perde nel vento,
veglia la luna argentata
e tu risplendi alle stelle.
Notte silente che tutto ammanti
con la coltre oscura e le case
ricopri di valle e risplendon
di luce soffusa e suadente.
E' solo un sogno che fugge
ritorni d'incanto al presente,
addio o dolce rimpianto
d'un cuor che spento non è.

Infiniti perché
Perché canti usignolo
alla luna alta nel cielo
che argentea sorride
all'errante vagabondo?
Perché natura rifiorisci
nella nuova primavera
ed un profumo soave
ti prende e t'inebria?
Oh verdi fronde mosse
dalla brezza che repentina
t'avvolge, perché v'alzate
sino al limite d'ogni sguardo?
Acque correnti nel letto
d'un fiume che s'adagia
nella piana infinita,
perché fuggite lontano?
Perché o uomo continui
la tua fatica nella speranza
che il sogno diventi reale
e lo sforzo non sia vano?
Forse rimarrà un sogno,
forse sarà solo un miraggio
e tu seguiti a sognare
nell'attesa d'un mondo nuovo!

In ricordo del Cinque Maggio
Ricordo il cinque maggio
che un giorno si studiava
e ti prendeva l'impeto
d'imprese e allor volava
la mente volta all'anima
del grande condottier.

Solingo l'uom nell'eremo
vicino a quella fonte
guardava sino al limite
dell'ultimo orizzonte,
mirava il sol di porpora
al terminar del dì.

Fu vera gloria leggesi,
a noi l'ardua sentenza
e tramandata ai posteri
la forza e la sapienza
che allor nel cuore indomito
il Creator gli di è.

Ah quante volte al pallido
salir di luna inerte
all'apparir di tremule
stelle d'un vel coperte,
volse lo sguardo agli ultimi
rai del calante sol.

Quando possente e indocile
varcava i monti e i mari
mai gli toccò la polvere
fu sempre sugli altari,
passava come il fulmine
fra l'alte nubi in ciel.

Pur sento già rinascere
commosso un grande affetto
ed il profondo anelito
che soffia ancor nel petto
e allor di mille palpiti
s'empie novello il cor.

Ricordi vaghi e flebili
svaniscono pian piano
e il sol che ancor s'imporpora
calando di lontano
dona alla spoglia immemore
alfin l'estremo onor.

Ricordo d'estate
Oh foglie gialle e rossastre
foriere di prima bruma,
mosse dal vento frizzante,
annunciate l'autunno che incalza.
La vite ormai spoglia
del frutto superbo
par quasi penetrata
da ciò che verrà.
Fresche e scintillanti acque
che correte sul letto non fondo
in cui si specchiano le foglie
che in breve cadranno tremanti.
Il sole si spegna pian piano,
non v'è più la calura pressante
che spesso angosciava il mio corpo
e che ora è solo un ricordo.
Il viandante sulle rive del ruscello
si è assopito e sognando
i bei giorni passati,
non s'avvede del tempo che passa.
Un cavallo nitrisce e s'impenna,
sente il fresco penetrare le ossa,
prosegue la corsa sfrenata
cercando il sicuro rifugio.
Ho carpito un caldo raggio al sole
perché brilli nel cuore angosciato
e mi segua splendente e solitario
nelle fredde giornate d'inverno.
Addio dolci paesaggi
ci rivedremo l'anno che viene
mentre il cuore pensa al futuro
ed al tempo ch'è dietro di noi.
Oh carezze perdute o ricordi,
un canto si perde nel vento
che gelido penetra in corpo
fermando il tempo presente.

Oh qual musica dolce, soave!

Rugiada
Oh lacrimose stille
di rugiada mattutina
al levarsi d'un sole
tiepido e suadente.
Rammentare il flebile
cinguettio d'usignolo
fra le fronde accarezzate
dalla silente brezza.
Canto d'amore perduto
nel giovanile ardore,
strane sensazioni
di speranze sopite.
Resta solo il sogno
che vaga nella mente
e dolce s'adagia
fra i perenni ricordi.

Fanciulla addio!

A ser Burlacco
Son rimasto esterrefatto
per l'ignobile misfatto
di quel tal che copia il verso
già con l'animo perverso.

E pur io che son padano
parlo ognor col cuore in mano.
no, non sono come lui
non ghermisco i versi altrui.

Or però vedo sul sito
che il misfatto s'è chiarito
riportando all'estensore
giusto alfine il suo valore.

Dico no, non ti crucciare,
possa il verso prosperare,
su prosegui caro Ghino
di poeta il tuo cammino.

Sentimento hanno i tuoi versi,
non andranno mai dispersi,
e al tuo pari sbatto il tacco,
ti saluto Ser Burlacco.

Penso e ripenso
Saggio che lo sguardo al cielo
rivolgi e alla luna chiedi
una risposta a conforto
del pensiero assillante,
ritorna all'animo umano;
e aspettando il ritorno
una preghiera, a colui che la vita
crea, con slancio profondo,
invio raggiante e desioso.
Al principiar della radura
vedo alcuno che cammina disteso,
mi avvicino e rivedo quel saggio
che pensavo m'avesse lasciato.
O essere umano rammenta:
non scordare chi è sempre con te.

Ricordi della giovinezza
In un meriggio caldo d'estate
cantano al sole cicale oziose
mentre disteso sotto una pianta
fiori stupendi vo' rimirando.

E la cascina vecchia d'innanzi
mi porta ai tempi quando piccino
correvo ancora con l'aquilone
sui prati verdi della collina.

Brezza che spiri dolce e leggera
tra folti rami d'un bel ciliegio
mentre la sera piano s'appressa
e ancor rammento la giovinezza.

Là nel cortile stan chiacchierando
donne vegliarde quando pian piano
sale nel cielo la bianca luna
ed argentate brillan le stelle.

Notte che copri l'antica valle
d'un velo scuro, dona ristoro
al bel paese ch'ora s'addorme
sulla collina dolce e pacata.

E ancor rinasce lucente il sole,
volan a frotte le rondinelle
nel cielo azzurro splendente e terso
d'un dì d'agosto caldo e suadente.

E sempre il tempo corre lontano,
il bel ricordo torna alla mente
e rammentando lidi perduti
l'anima ognora fugge col vento.

Uno squarcio di cielo
Scorgo sognando
nel verde bosco
nubi volando
nel cielo fosco.

Solcano i campi
bigi cavalli
guizzano i lampi
là nelle valli.

Un canto breve,
spira la brezza,
un soffio lieve
che t'accarezza.

Or cala il sole,
giunge la sera,
nascon le viole
a primavera.

La luna ascende
color d'argento,
chiara risplende
nel firmamento.

E nella notte
splendon le stelle
volano a frotte
le rondinelle.

Vicino al mare
brilla una luce,
nel casolare
la nonna cuce.

E dolcemente
l'alma rifugge
dal cor fremente
che più non rugge.

Il sol ritorna
e al par di rosa
ancor s'adorna
l'alba radiosa

Dedicata a Bice (ovvero parodia di Nice)
Dal dì che t'incontrai
ancor sospiro o Bice
un guardo all'infelice
ti prego, volgi amor.
Il sol dai caldi rai
si posa sul tuo viso
e il dolce tuo sorriso
di luce splende ognor.

Fra petali di rose,
fra viole e margherite
le gote colorite
si perdon nel rossor.
Sul cuore mio si pose
il dardo di Cupido
ed il destino infido
mi trasse nel torpor.

Tu Venere discesa
dall'Ida sino al piano
ti supplicavo invano:
abbi pietà di me!
Or dunque l'ardua impresa
vorrei compire alfine
di coccole e di trine
vorrei coprirti ahimè!

Correvo sul bel prato
fra mille e mille fiori
e i giovanili ardori
spronavano all'amor;
d'amore il grande afflato
nell'impeto ti prende
e sotto il giogo rende
l'alma, lo spirto, il cuor.

E l'acque che tranquille
discendono dal monte
ove bevemmo al fonte
in quei perduti dì,
si mescolan con stille
della rugiada a valle
coperta già di calle....
e tutto poi finì.

Non è furore il mio,
ti prego amata Bice
ridona all'infelice
alfin la libertà.
Fa che il mio cuore pio
ritorni come prima
e che l'usata rima
non susciti pietà.

Or che il mattino è giunto
vi dico che ho sognato,
non ho mai dunque amato
codesto amabil fior.
Ho preso sol lo spunto...
non ti crucciare Piera,
non è una storia vera,
sei tu il mio grande amor.

Nostalgia
Volan pensieri nella notte
mentre la luna beffarda s'adagia
sulle nubi scure mosse dal vento
portate al limitar dell'orizzonte.
Una luce fioca illumina l'antro
d'una grotta sperduta fra le rocce
d'alto monte coperto di cespugli
radi di colore verde pallido.
In quell'antro un ragazzo sta sognando
mentre al di fuori infuria il temporale,
possente il vento sibila fra i rami
antichi e dolenti d'alberi immensi.
Ricordo, nostalgia d'un tempo andato,
pensiero che s'inerpica sul monte,
passata è la tempesta e ancor la valle
alla luna si volge nella notte.
E nel giorno novello che ritorna
tutt'intorno è un rifiorir di prati,
addio sogno fuggente nel mattino
che dolcemente se ne va lontano.

Ritorno
Il cuore mio si strugge
tu sei partita un giorno
lo spirto più non rugge
attendo il tuo ritorno.

Veloce va il pensiero
al colle verdeggiante,
cammino sul sentiero
con l'animo anelante.

Lo spirto vaga e freme,
col vento va silente
rimane ognor la speme
per l'animo dolente.

Si perde al cielo un canto
e il viso tuo rammento,
ancor si desta affranto
il cuor che non è spento.  

Nuvole
Guarda le nuvole che volano
come i pensieri nella mente!
Guarda la luna che si specchia
nel lago argentato dei ricordi!
Solo, in una notte chiara,
cammino con passo disteso
sino al limitare d'una radura
e un dolce profumo mi avvolge.
Mi passano innanzi e mi sfiorano
immagini d'un tempo perduto,
sbiadite nell'ansa dei ricordi
e il vento le disperde sospirando.
Ancora s'ode il diuturno canto
d'un grigio passerotto
che si volge alle stelle
immobili nel cielo.
E allora, nel notturno silenzio,
con l'incedere degli anni
vaga lo spirito sereno
sino all'ultima stella lucente.   

Oblio
Notte, lunga notte
che t'ammanti di sospiri
apri un varco
alla luna d'argento!
Perché continui
a scorrere lenta
e premi il mio cuore
angustiato e stanco?
Lo spirito vola su vette
incontaminate e triste s'adagia
sul cupo incedere
degli anni fuggenti.
E fra le tenebre
solitario un viso
m'appare in uno squarcio
di cielo senza stelle.
L'immagine svanisce,
rimane solo un pendolo
che scandisce nel silenzio
interminabili attimi.
La mente vacilla
e si perde nell'infinito
oblio dei sogni;
Resurrezione, ultima meta!

Desolazione
Camini spenti
nella città deserta,
lande desolate,
sogni infranti,
vuoti sospiri
si perdono
negli anfratti
della montagna.
Arcobaleni svaniti
fra nubi grigiastre
e sulla vecchia terra
scorre il lezzo
fra sogni divelti
dall'anima esangue.
Volti perduti,
speranze sopite,
rinascerai,
mondo perverso!

Estasi
L'onda placata
dolce mi sommerge,
sensazioni ignote
mi sfiorano la pelle
come le calde dita
della brezza che spira
nella sera.
Attimi sospesi
nell'abbraccio estatico
fra cirri vaganti
che sfiorano la luna
immersa nel lago
dei ricordi.
Silenziosa notte
copri d'un velo
i teneri amanti
nell'onirica visione
d'orizzonti lontani!
E tra l'antiche fronde
d'alberi immensi
che s'alzano al cielo
si perde un sospiro.
Delicate sembianze
d'eterea fanciulla
mi passano innanzi.
Immobili stelle
perché non brillate?
Addio dolce rimpianto!

Sogno d'un momento
Amor che il sogno dolce d'un momento
mi trasse dall'incedere degli anni
toccando il cuore mio triste e solingo
mi colse nel diuturno rammentar.

Un fiore bianco, pallido, fuggente
sereno nel mattino quando il sole
si desta e ancor risplende nella valle,
novello allor si schiude e s'alza al ciel.

Seduta sulla riva d'un ruscello
guardando l'acqua scorrere silente
rifulge al sole tiepido il bel viso
e il cuor s'inebria di felicità.

Leggiadra vola come una farfalla
sfiorando i prati in fiore nell'aprile
e mentre un suono d'arpa ti sorprende
il canto d'una ninfa allor s'udrà.

E come rondinella che migrando
passando il piano e il monte verso il mare
si perde quel sembiante all'orizzonte
con la brezza leggera se ne va.

Paesaggio
Vedo nubi all'orizzonte
che s'intrecciano pian piano
odo i tuoni di lontano,
un rintocco di campana.

L'acqua pura della fonte
zampillando se ne va
nella valle in fondo sta
la superba diva Diana.

Dalla casa là sul monte
esce fumo dal camino
s'ode un canto di bambino
echeggiante nella piana.

Or raggela il vento in fronte
si scompigliano i capelli
miro gli occhi, son sì belli
quella chioma un poco strana.

Cavalier, non Duca o Conte
divenir prode guerriero
e sognando sul sentiero
d'incontrar fata Morgana.

Mi risveglio là sul monte
vedo scorrere un ruscello
odo il cinguettar d'uccello
la tempesta è già lontana.

Buonanotte sognatore
M'assopisco distratto sotto un ciliegio
al cinguettio d'un usignolo
mentre un leggero soffio di vento
disperde il canto oltre la collina.
Immagini fosche, nel notturno silenzio
di popoli che lottano per una terra,
per una landa desolata e sperduta
fra le rovine segnate dal tempo.
M'adagio al limitare
d'una chiazza lacustre quando
le forme d'una foresta incantata
mi avvolgono pian piano.
Circondato da fate, elfi e folletti
che felici emanano la serenità
le tristi immagini si dileguano
tra le fronde sfiorate dalla brezza.
E mentre seguito a sognare
una voce soave che giunge
dall'orizzonte lontano
mi sussurra dolcemente:

buonanotte sognatore!

Immagini dal mondo
Vita che scorri con passo lento
al ritmato tic-tac d'un orologio
mentre tetre immagini di un mondo
perennemente in lotta
mi passano innanzi
come in un film già visto.
E tu continui per la tua strada
dimentico delle nefandezze che ti sfiorano
e sembrano non toccarti mai.
Ascolta i sospiri della sofferenza
che il vento gelido disperde lontano!
Sogno, speranza, dolce rifugio.

Il ritorno del crociato
Ricordate il prode Anselmo
che in oriente se ne andò
un bel buco avea nell'elmo
ed a casa non tornò.

Or leggendo la poesia
tutti sanno che perì
solitario per la via
ma la storia non finì.

Un guerriero del sultano
ch'era un gran buon uomo in ver
prese la fiaschetta in mano
e gli diede alfin da ber.

Quasi fosse suo fratello,
quando si riebbe un po'
lo depose sul cammello
ed a casa lo portò.

Più di prima ancor fremente
prode Anselmo volle andar
perché nel lontano oriente
non voleva proprio star.

Il guerriero disse allora
te ne prego resta qui
ma tornar voleva ancora
al paese e alfin partì.

E trascorse più di un mese
mari e monti egli passò
giunto alfine al suo paese
verso casa se ne andò.

Dolci frasi ed una prece
ma la donna non uscì
si fe' avanti un uomo invece
che gli disse via di qui.

Sconsolato, esterrefatto
da quel posto se ne andò
e correndo come un matto
in oriente ritornò.

Quando giunse il suo veliero
là nel porto ad aspettar
v'era ancora il gran guerriero
che lo venne a salutar.

All'Anselmo disse tosto
la magion pronta è per te
lo vedrai,è un gran bel posto
e starai vicino a me.

Passa un giorno ed il tapino
vede una fanciulla ahimè
camminando nel giardino
s'innamora su due pi è.

Era dolce e spensierata
della bella s'invaghì
era anch'ella innamorata
alla fine disse sì.

Passan gli anni e ognor felici
pranze e cene al desinar
tanti figli, tanti amici
nella casa in riva al mar.

Qui finisce un'altra storia
che ho voluto ancor narrar
dell'Anselmo senza boria
che sereno ora può star.

E se alcuno fra cent'anni
dell'Anselmo vuol parlar
senza dubbi, senza affanni
certamente lo può far.

Un bimbo
La neve dal cielo
discende pian piano
e copre d'un velo
il colle lontano.

Un vecchio camino,
la bianca casetta,
un bimbo piccino
ancora che aspetta.

Dal giorno che il padre
lontan se ne andò
coi nonni e la madre
alfine restò.

E tutti d'accanto
al bianco lettino
tergevano il pianto
del dolce bambino.

E un dì che correva
solingo col vento
da lungi scorgeva
un gran bastimento.

E l'onde solcava
del mar dolcemente
la brezza sfiorava
quel volto dolente.

La nave giungeva
nel porto vicino
e ancora correva
veloce il bambino.

Festeggiano alfine
il padre che torna
di fiori e di trine
la casa s'adorna.

Ognor splende il sole
là sui prati in fiore
rispuntan le viole
ritorna l'amore.

Rinasce più bella
il cor me lo dice
la vita novella
pel bimbo felice.

Cancello chiuso
Un cancello chiuso
un'edera senza cure
che s'inerpica
sulla casa diroccata
e il pensiero corre
al tempo in cui
nell'ampio cortile
era tutto un rigoglio di fiori.
E s'udiva........
il vocio continuo di donne e
di contadini al ritorno dai campi,
il ruminare di buoi nelle stalle,
lo starnazzare d'oche bianche,
il canto isolato del gallo,
l'abbaiare dei cani,
il miagolio di gatti d'ogni colore.
Solo una casa è rimasta
e distrutta dal tempo;
dolce ricordo
che fugge col vento.

Crepuscolo
E la sera avanza
spegnendo
l'ultimo bagliore
d'un crepuscolo
di fine estate.
Scorgi fra i rami
rossastre foglie
che annunciano
il rapido incedere
d'autunno incalzante.
Uno strano tepore
suadente pervade
le tue membra
adagiate sulla riva
dell'antico torrente.
Acque silenziose
scorrono sino al limite
dell'umano sguardo
fra i dolci pendii
di colli digradanti.
E tu fanciulla
svanisci col sogno
mentre il soffio
d'un battito d'ali
si perde nel vento.

Dolce rimpianto
Tristemente cullata dai flutti
va pian piano la nave solinga
e da lungi nel cielo si scorge
il bel raggio del sole che sorge.

Va spirando lo zefiro amico
nell'incanto del dì che s'avanza
s'ode allor nell'azzurro silente
il sospiro d'un canto dolente.

Mentre il cielo s'oscura pian piano
e le nubi s'appressan coi lampi
sta sul ponte sferzato dal vento
solo un uomo dal guardo sgomento.

Par vedersi una strana figura
che s'avanza dal mare in tempesta
or pervaso da grande tormento
un ricordo, l'amor non è spento.

Vaga ognora la nave sul mare
ricercando fanciulla perduta
e al brillar della luna un lamento
s'ode triste e svanisce nel vento.

Nobili amanti
Scorgo il volo d'un augello
mentre il sole sta calando
di lontano sul castello,
sta l'aratro ancor solcando.

Vola Prence sul destriero,
un caval di pece nera
dallo sguardo fiero fiero
per veder l'amata vera.

Nel castello là sul monte
v'è la donna che non ama,
ha varcato già quel ponte,
al di là c'è la sua dama.

Un rintocco dalla piana,
a campana del villaggio,
s'ode gracidar la rana,
sulla riva il grande saggio.

Di lassù la ripudiata
si trasforma in maga nera
per raggiungere celata
traditor prima di sera.

Il gran saggio pur'è mago
d'abilissimi poteri,
ei s'apposta in riva al lago
va scrutandone i sentieri.

Ella giunge a passo lento
fiera a macchia di color
ed il mago chioma al vento
si tramuta in cacciator.

Improvviso scaglia un dardo
le trapassa il nero cuore
e cadendo il bel leopardo
ansimando tosto muore.

Dalla casa sul balcone
ecco il Prence che mirando
ciò che avvenne di tenzone
con la bella sta volando.

Volan Volan sul destriero
van solcando mari e monti
e poi cercan col pensiero
di raggiunger quelle fonti.

Là l'eterna giovinezza
agli amanti acqua darà
dalle fonti avran l'ebbrezza
della gran felicità.

Pensiero solitario
Addio terra negletta
al rimembrar d'un sogno
che fugge nel vento gelido
sferzante fra le fronde
ingiallite dal tempo
che avanza e fra sue spire
tutto avviluppa lento
nel suo continuo divenire.
Ricordi d'un tempo felice
fra boschi di betulle
spaziando in riva al ruscello
che s'adagiava nella chiazza
lacustre al mormorio notturno
mentre s'udia lontano soave
la voce di ninfa spensierata
distesa al rimirar di fiori.
Il sorriso d'una fanciulla
empiva gli anni fuggenti
d'un vecchio incanutito
disteso all'ombra d'un ontano
e di fiori vermigli sparsi
era coperto il sentiero
che serpeggiante giungeva
al limitar del bosco.
D'incanto ora svanisce
nell'aurora il sogno,
s'appressa il mattino radioso
ed il sole coi raggi furtivi
dolce s'adagia nel bosco,
risplende la valle perduta
mentre il cuore vaga ognor
perdutamente all'infinito.

Il mare
Sull'arenile, in un giorno di maggio,
guardo lontano, tra il cielo ed il mare,
lo spazio d'un orizzonte infinito.
Serpeggian, nel sole calante, scintille
al par di dardi infuocati e ribelli,
scagliati lassù dal sommo dio Giove
sulla nave che percorre solinga
l'ampia distesa d'un mare rossastro.
Non flutti bianchi si frangono a riva,
Nettuno riposa e l'acqua non freme;
la nave è scomparsa mentre lo sguardo
si posa sulla barca che s'appressa
fra dolci note che toccano il cuore.
(E quale epigono strappa al poeta
un poco i versi superbi e immortali)
le Nereidi ch'ora guizzan dall'acqua
fan liete col canto l'ampia distesa
e di lontano una soave armonia
sovrasta allor le nefandezze umane.

Sognando
Azzurri come i corsi d'acqua
che si perdono tra le valli
i tuoi occhi si perdono al sole
nel meriggio caldo d'estate.
Un profumo inebriante si spande
sui prati dorati dal grano
mentre i biondi capelli ondeggiano
allo spirar d'una brezza leggera.
Calando il sole oltre la collina
ricama dolci immagini sul viso
rivolto a ponente; la sera
s'appressa e s'odono canti lontani.
Astri d'argento sparsi nell'empireo
brillano e fan da paggi alla luna
che pian piano è salita sino
al punto più alto del cielo.
E tu brilli fra queste stelle
mentre il pensiero vola
verso ignoti lidi lontani,
un sogno che si perde all'infinito.

Dolce ricordo
O sogno fugge

d'un gelido giorno all'apparir
d'ombra vaga e solitaria
di vagabondo che solca la piana
al tiepido sole d'inverno.
Un passero vola di ramo in ramo
mentre gaudente la fanciulla
ognora si trastulla fino a sera
come cicala al sole d'estate
e non s'accorge del tempo che passa.
Il soffice manto di neve
ha ormai ricoperto la campagna
e il contadino con la pala s'apre
il cammino per giungere alla stalla
ove annoiati riposano i cavalli.
Un bimbo s'affaccia alla porta
e con fatica esce nel cortile,
ha per sostegno due stampelle
e guardando altri bimbi felici
una lacrima scorre sulla guancia.
Una bimba s'avvicina e sorridendo
lo invita a raggiungere gli amici
nella casa al fuoco scoppiettante
d'un antico camino mentre fuori
continua soffice a cader la neve.
Sol chi non prova il dolore
non può capir la gioia
e in una altalena continua
di sentimenti contrastanti
erra il vagabondo all'infinito.

Alla ricerca di se stesso
Tu che nella notte oscura risplendi
o Luna che fra le stelle t'adagi
ed allo spazio infinito sorridi,
illumina il passo al viandante solitario!
Squarcia le tenebre oscure incalzanti,
veglia sui casolari di bella campagna
il cui verde ha mutato il colore
già fosco ed ora rinato brillante.
Avanza l'uomo con passo lento lento
cercando la meta che non s'intravede,
ha camminato ormai per lungo tratto
scorge un rifugio, un vecchio casolare.
S'assopisce sul morbido letto di paglia,
ode in sogno il canto d'uccello notturno
e l'alba lo risveglia pronto al cammino
che riprende lentamente col solito passo.
Il cammino è ormai divenuto perenne,
d'un uomo alla ricerca del punto lontano
che girovagando va per il mondo felice
e fantasticando si volge alla meta agognata.

E se un ricordo
Sento nel cor rinascere
il giovanile spirito
e soffia ancor l'anelito
d'un sogno, d'un amor.

Ah quante volte al tacito
salir di luna esangue
or che il mio cuore langue
io vo pensando a te.

Quando salimmo il ripido
sentier del tuo villaggio
in quei giorni di maggio
tra i verdi prati in fior.

Distesi sulla tenera
terra donde salivano
profumi e ancor empivano
l'aria, la terra e il ciel.

Come il cavallo indocile
che va scorrendo e scalpita
così il mio cuore palpita
per un perduto fior.

Talora nell'onirica
vision che al ciel si libera
si perde ancor l'effimera
speranza dell'amor.

Come passion che flebile
sfiorisce al triste raggio
del sol d'un dì di maggio
il sogno svanirà.

Si perdono le immagini
alfin d'amata silfide
brillan nel ciel le limpide
stelle d'un grande amor.

Visione
T'immergi a rimirar la vetta
imbiancata d'un monte lontano
mentre il sole dai rai splendenti
effonde un tepore suadente.
Lo sguardo repente si posa
dolcemente sul volto cullato
dalla brezza che fresca s'avanza
fra le valli color di smeraldo.
Ella al par d'una vision di fata
splendidamente per l'ampia distesa
il passo affretta ed il sole
t'invade d'un chiaro fulgore.
Seguitando a rimirar quel fiore
m'assopisco sotto un albero immenso
e al par di cavaliere errante
sogno l'onor di superbe imprese.

Passione
E la sera ormai s'appressa
già risplende nel rossor
di quel sol che va calando
e ricopre i prati in fior.

Quando la campana il vespro
serotino va a suonar
stanno tutti intorno al desco
là nel vecchio casolar.

Dolce un canto d'usignolo
che si perde nel chiaror
va librandosi nel cielo
con la luna vaga ognor.

Un ragazzo ch'esce lesto
d'un gran bosco al limitar
s'avvicina alla casetta,
sta sull'uscio ad ascoltar.

Ei già spera che la bella
alla fin ritorni ancor,
pensa sempre sconsolato
al lontano grande amor.

Mentre il cielo che s'imbruna
sta il ragazzo a rimirar
s'ode allora il vento fresco
tra le fronde a sibilar.

Vento che sul far di sera
la speranza infonde al cor
mentre al cielo dolcemente
i suoi dardi scaglia Amor.

Ritornare
Se nel vento ritrovi l'incanto
d'un amor che perduto rinasce
come un fior che nel sole si pasce
si ridesta l'antica virtù.

Dolce luna vestita d'argento
nella notte che avanza silente
veglia allora sull'alma dolente
fra le stelle che brillan nel ciel.

Ridestarsi su l'aridi campi
impregnati di vecchi ricordi,
la fanciulla che ancora non scordi
fra i sentieri che portan lassù.

Fra le vette ammantate di neve
al suadente bisbiglio del vento
quando ancora ti sfiora il tormento
d'un amor che passione ti di è.

Come l'uom che in tumulto ritorna
fra le valli color di smeraldo
va con l'animo ancora spavaldo
ripensando all'amor che sfiorì.

Nel tepore d'un giorno novello
mentre il sole si desta e risplende
sulla terra e suoi raggi distende
s'odon teneri allora i sospir.

Come il fiume che docile scorre
fra le sponde cullate dal sole
ricoperte di calle e di viole
il mio cuore sereno ristà


Dolcemente si perde nel vento
quel sembiante che alfine svanisce
e lo spirito ancor s'assopisce
all'aprirsi dei petali in fior.

Fragilità
Scorgo gabbiani in volo
nel cielo di velluto
che si specchia sugli scogli
spruzzati di salsedine.
Fragili sembianze di donna
adagiata sull'altura
che sovrasta la bianca rena
e il mare si placa dolcemente.
Strani silenzi al sussurrar
d'una leggera brezza
che disperde il flebile canto
d'eterea, solitaria sirena.
Vaghi ricordi e antichi,
delicati sospiri che aleggiano
e si disperdono negli anfratti
d'un mondo inutile.

Risveglio
Ritornar fra dirupi e sentieri
d'un paese disperso sui monti
ritornar alle limpide fonti
all'amore che un giorno svanì.

Solitario su l'aspro tratturo
camminando il mendico silente
con lo sguardo rivolto a ponente
scorge i raggi calanti del sol.

Bianca luna che brilli nel cielo
fra le stelle che brillan d'argento
ed un battito d'ali nel vento
si disperde al ricordo d'allor.

Quando l'acqua che rapida scorre
d'un torrente che nasce dal monte
dolcemente ti bagna la fronte
e nell'estasi in sogno m'appar.

Su quei prati che ancor rigogliosi
quando il sole risplende a levante
io ritempro lo spirto sognante
che si perde sereno nel ciel.

Mentre il fior che si schiuse tremante
su le verdi vallate rammento
tra le fronde il mio canto col vento
come un soffio repente se n' va.

Mi ridesto nel fresco mattino
ed il sole che splende novello
dolce sfiora il tuo viso rubello
e d'incanto rinasce l'amor.

Dolce rimpianto
Tristemente cullata dai flutti
va pian piano la nave solinga
e da lungi nel cielo si scorge
il bel raggio del sole che sorge.

Va spirando lo zefiro amico
nell'incanto del dì che s'avanza
s'ode allor nell'azzurro silente
il sospiro d'un canto dolente.

Mentre il cielo s'oscura pian piano
e le nubi s'appressan coi lampi
sta sul ponte sferzato dal vento
solo un uomo dal guardo sgomento.

Par vedersi una strana figura
che s'avanza dal mare in tempesta
or pervaso da grande tormento...
un ricordo, l'amor non è spento.

Vaga ognora la nave sul mare
ricercando fanciulla perduta
e al brillar della luna un lamento
s'ode triste e svanisce nel vento.

Dedicato alla Madonna della Neve
Santa del ciel perdonaci,
ascolta il nostro cuore
e l'altro grido supplice
con rinnovato ardore.

Santa del ciel proteggici
da oscure tentazioni,
nell'alma nostra alberghino
ancor le buone azioni.

Santa del ciel rimettici
il Figlio benedetto
ed il profondo anelito
che soffia ancor nel petto.

Santa del ciel ti pregano
ognor perdute genti
ridona pace ai miseri,
all'anime dolenti.

Santa riprendi il viaggio,
Madonna della Neve
per in ver noi discendere
ancor con passo lieve.

Santa suprema al limite
dell'ultima frontiera
posa lo sguardo e ascoltaci
nell'umile preghiera.

Santa dal viso eburneo
ritempra il triste cuore
forte dal ciel ridonaci
l'afflato dell'amore.

Santa dal regio soglio
ristora le alme afflitte
che ancor quaggiù t'implorano
piangenti e derelitte.

Santa che guidi i popoli
dai monti sino al mare
alla magion d'un principe,
al vecchio casolare.

Santa del cielo i giovani
nel grembo tuo conduci
fa che novelle splendano
di stelle ancor le luci.

Paesaggio di campagna
Un verde pioppo va verso il cielo,
un fiore bianco dal lungo stelo,
nascono al sole le margherite
e pur le calle son già fiorite.

Fresca la terra, s'arano i campi,
lontano i tuoni, lontano i lampi,
nel cielo azzurro sorgendo splende
il sol novello, dolce ti prende.

I prati verdi s'empion di fiori,
bella e ridente, di bei colori
ancor si veste l'antica piana
e s'ode il tocco d'una campana.

Che suona a festa, chiama la gente
nella chiesetta, nel dì sorgente
e la fanciulla bella s'agghinda
di veste nuova porpora e linda.

La vecchierella stanca e dolente
cammina lenta sino al torrente
ed al ricordo d'un grande amore
con voce roca prega il Signore.

Soffia la brezza sul far di sera
or che rinasce la primavera,
tornano ai nidi le rondinelle,
stan negli stazzi le pecorelle.

Sale la luna nel firmamento,
or fra le fronde sibila il vento
e nella notte, nel bel chiarore
brillan le stelle d'Orsa Maggiore.

In fra le rocce dell'alto monte
fresca zampilla l'acqua di fonte,
s'appressa il baio, bevendo un sorso,
discende a valle tirando il morso.

Il cuore freme, s'empie d'ebbrezza
al rammentare di giovinezza
e mentre l'alma vaga silente
rinasce il sole caldo e splendente.

Chissà
Chissà se forse un dì, forse cent'anni
a scuola studieranno il Bottiroli
col Fabi, col Burlacco e non siam soli
senza lavare in Arno i propri panni.

Vale sempre la pena ricordare:
chi compone lo fa per suo diletto
scrivendo a volte rime con l'effetto
a volte solo per poter sognare.

Silenzi, gli abbandoni,il grande amore
e lo stormire delle fronde al vento,
quando correvi un dì sui prati in fiore;

i bei momenti che talor rammento
allo spirto ruggente dan calore
e nuova forza al cuor che non è spento.

I Crociati
(dodecasillabo a senario doppio)

Sul mare fra l'onde si scorgon lontani
radenti su l'acque veloci i gabbiani,
annuncian l'arrivo di bianchi velieri
recando sul ponte possenti guerrieri,
partirono un giorno, lasciando gli armenti,
i bimbi piccini, le donne piangenti.

Salpavano verso quei lidi d'oriente
ed il sole rosso calava a ponente,
allor salutando persone lor care
al triste ricordo d'un bel casolare
lasciavan dolenti la fertile terra,
s'udivan sul ponte canzoni di guerra.

Solcavano il mare talora in tempesta
ancor rammentando la folta foresta,
cacciavan veloci con lance le belve
fra rocce e dirupi, fra le verdi selve,
ed allo splendore di stelle lucenti
tornavano a casa felici e gaudenti.

E furon battaglie col gran Solimano,
le truppe agguerrite, le sciabole in mano,
brandivan le spade su l'aridi campi
con nuvole attorno, con tuoni e con lampi,
cozzavano l'armi con grande furore
ancora mostrando lor grande valore.

Passavano gli anni, lo spirto tornava
ai cari ricordi, dolente vagava;
la lotte infuriava nel vasto deserto
e per la vittoria dall'esito incerto
a colpi di brando pugnavan potenti
le truppe rivali sui corpi morenti.

Or giungono a casa, la guerra è finita,
rivedono alfine la terra fiorita
ritornano ai campi con bruni cavalli
tirando l'aratro laggiù nelle valli
e mentre il mattino s'avanza nel sole
là nella vallata rinascon le viole.

A Bice (il ritorno)
Di notte quando sogno
ancor m'appare Bice
e il cuor dell'infelice
ritorna a sussultar.
M'assale il gran bisogno
di rimirarti o fiore
ed il novello ardore
il sen fa palpitar.

Lo spirto vaga e freme
e nel prostrarmi ancora
ti vedo come allora,
io vivo sol per te.
Vorrei sostare insieme
a te, mia donna, al sole
tra rose, tra le viole,
non ti scordar di me.

Perchè m'appari solo
in sogno mia adorata
e la prece accorata
io ti rivolgo ognor.
Com'Icaro nel volo
mi libro in su le vette
e il cuore mio non smette
d'amarti con ardor.

Io vago su quell'onde
d'un mare tempestoso
eil guardo mio desioso
sol va cercando te.
Suvvia ve n'ho ben donde
mio caro, unico bene,
ognor scordo le pene
se solo sei con me.

Spargi sui prati in fiore
il tuo profumo aulente
e d'un vigor possente
già s'empie ancora il cuor.
Non mi sfuggire amore
fra viottoli scoscesi
e gli occhi al ciel sospesi
lacriman di dolor.

Io cerco invano altrove
amore senza pena
e con la nuova lena
ristoro pel tapin.
Tributi al sommo Giove
infin mia Bice porgo
e dall'Olimpo scorgo
un cenno del Divin.

E l'alma ancora intorno
su la collina verde
repente allor si perde
ma un dì ritornerà.
E ancor nel nuovo giorno
si leva il sol novello
e il volto tuo rubello
pian piano se ne va.


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