Poesie di Claudio Cisco


Home page  Lettura   Poeti del sito   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche




Indirizzo e-mail: gcimitero@tiscali.it
Sito web: http://claudiocisco.blog.tiscali.it

Leggi i racconti di Claudio

Angolo di paradiso
Vi è un angolo di paradiso
in casa mia,
uno spazio piccolo e definito
ma per me prezioso e vitale,
come squarcio di cielo
o gemma preziosa
custodita in segreto
nelle profondità più nascoste del cuore.
Ed è lì
che mi raccolgo in preghiera
ogni volta che sento il bisogno di farlo,
avvertendo la presenza misteriosa di Dio
come anelito di speranza
riverbero di luce infinita.
Davanti alla statua del Cristo risorto
la mia anima acquista vita e si nutre di nuove forze
sospinta verso l’alto dal soffio di Dio
fino a sentirmi
in simbiosi con l’Eterno

Farneticazione
Ho visto un topo inseguire un gatto,
una formica spingere l’elefante,
e una gazzella sbranare il leone.
Ho visto anche un nano alto
un bambino vecchio,
ed il nero diventare bianco.
Ho visto poi,
tra fuochi di ghiaccio ed inverni estivi,
ciechi vedenti e muti parlanti,
lupo e agnello passeggiare insieme.
Ho visto infine
il Messia
predicare nel sinedrio e nella sinagoga
di Gerusalemme.
Lo condannarono a morte
con una corona di uva rossa.
Ho raccontato
ciò che ho visto,
mi hanno internato
in un manicomio.

La forza della preghiera
Tanto tempo fa
qualcuno disse:
“Se non sarete puri come bambini
non entrerete nel regno dei cieli”.
Poi,
aggiunse di pregare
col cuore e con fede,
per ottenere qualunque cosa.
L’uomo,
da sempre lontano dal Creatore,
con le mani giunte,
per la prima volta
iniziò a pregare.
Dopo,
pianse di gioia,
e il mostro a tante teste
diventò un coleottero,
l’orco cattivo
si trasformò in un arcangelo bambino

Desiderio d’incontrarti
Non ho mai conosciuto amore alcuno
in quest’orrido deserto della mia esistenza.
Solo miraggi inconsistenti e sogni naufragati nel nulla.
Eppure il mio cuore mai domo
anela ancora a te mia sconosciuta compagna
brama il tuo amore come acqua nel deserto.
Se solo potessi trovarti finalmente!
regalarti tutti i miei scritti
accuratamente custoditi sin da bambino,
narrarti con foto e diari la mia storia
di personaggio fuori dal comune eternamente solo.
La mia smarrita anima bambina
ora contesa tra l’amore divino e quello terreno
reclama nel silenzio di un disperato grido senza voce
una sua realizzazione,
una meta da raggiungere.
Se solo mi rendessi conto
che tu non puoi esistere
per colpa del mio io troppo particolare,
forse me ne farei una ragione
rassegnandomi.
Soltanto Dio, se vuole, leggendo le nostre menti
può incrociare il tuo sentiero col mio,
annullando qualunque distanza
ogni segreto.
Nel desiderio d’incontrarti
che dura ormai da tutta una vita,
in un’età in cui forse non è più lecito sognare,
un po’ ridendo e un po’ piangendo
rimango ancora quell’adolescente
in attesa e primo amore.

Il giardino incantato
La bimba dagli occhi assonnati
e con indosso un pigiama bianco,
come sonnambula entra nel giardino incantato
e vede cose mai viste:
statue di cera ed animali parlanti
creature fiabesche e divertenti folletti.
Strane piante ora la spiano
alberi fioriti sussurrano la primavera.
Mille lucciole danzano a festa
bellissima fate muovono bacchette magiche a ritmo di musica
fanciulli fantasmi giocano a girotondo tenendosi per mano.
In fondo a quel giardino fatato
come fosse un regalo per lei
la bimba osserva stupita una vecchia sedia a dondolo.
Si siede felice
chiude i suoi occhietti
e ogni cosa scompare.

Un palloncino colorato
Ma chi sono veramente io?
Ha senso cercare di scoprire me stesso?
Inseguire uno spettro senz’anima?
Io troppo piccolo
tra tutta questa gente che popola la terra,
insignificante
rispetto alla grandezza dell’universo.
Un palloncino colorato
sfuggito di mano ad un bambino
che vola sempre più in alto
fino a sembrare un puntino lontano.
Poi
sparisco del tutto
privo d’identità
senza storia.

Alti e bassi
Nella pace di questa sera
attendo la tempesta.

Di notte, in un cimitero deserto, mi
parla uno gnomo…

“Ascolta…
solitario mortale fantasma,
appaio solo ogni mille anni
per volere del nulla,
venendo da notti antiche.
Prediligo i silenzi di luoghi insoliti
e le solitudini di anime
sconosciute a sè stesse.
Ora anche tu sai
che mille anni
sono come un batter di ciglia
e in questa fugace notte
tu sei per non essere mai più.”

La vita e l’amore
La vita umana,
perennemente sospesa tra mistero e fede,
sempre in bilico ed appesa ad un filo,
non è altro che una corsa inconsapevole verso la morte,
lungo un affascinante e doloroso percorso di crescita,
scandito da vivide emozioni e nebulose paure.
La zingara fortuna
ne condizionerà la sorte.
L’amore,
come infinite doglie che sperano in un parto,
altro non è che la continua ricerca di noi stessi nell’altro sesso,
adolescente desiderio d’una attesa senza fine
che non troverà mai
appagamento e realizzazione.
L’uomo come la donna,
nasce,cresce e muore solo.

Folgori
Ci sono macchie scure, zone d’ombra che anziché scacciare ho alimentato,
Che non riesco ad estirpare mai dal mio io: frutti cattivi d’un albero buono,
Enigmi interiori della mia mente, sempre invasa da concupiscenti tentazioni demoniache,
Carnali follie indecifrabili radicate in me sin dalla nascita:
Perdonami mamma!
Se non son riuscito ad essere ciò che volevi,
Per non aver saputo vivere una vita normale: una falsa libertà mi rendeva schiavo.
Ora che tu non sei più capisco che l’unica ragione della tua vita ero io
Le tue parole scuotono la mia anima
Come folgori nella notte, ho sfigurato la bellezza dell’anima scandalizzando i miei occhi;
Rimane il rimpianto di non averti ascoltata e il doloroso esame d’un passato ingolfato di sbagli.
Ma vi è un’unica grande consolazione dopo la tua morte, segno di vittoria:
L’imbattibile tempio di Satana fatto di lussuriose immagini oscene,
Eretto in segreto a casa mia, ora brucia nel fuoco, umiliato ed impotente,
Ridotto in cenere, trasformato in sporcizia e spazzatura.

Nisida
Sconosciuta Nisida, sacerdotessa del male
misteriosa, imprendibile, diabolicamente angelica
dimmi ti prego: chi sei?
Fai parte del mio mondo mortale
o ti ha partorito la mia immaginazione?
Sei una creatura di carne e ossa
oppure un'entità figlia di magia e misteri?
Ogni notte ed alla stessa ora
puntuale mi rapisci col tuo campo magnetico
invisibile alone che dà piacere e uccide
e mi traforma in alieno uguale a te
estrema lotta fra carne e spirito
drammatico calvario di orgasmi e morte.
Ti scongiuro Nisida
svelami il tuo complicatissimo enigma
e rivelami se è donna o fantasma
colei che di notte fa l'amore con me.
Amabile folle creatura
da quale mondo vieni?
che poteri hai?
che specie di demone sei? Mi leggi la mente, oltrepassi i pensieri.
Non ho paura di te, sai: tu sei tutto quello che io sono
ma le conseguenze di questa tua presenza in me
non sono in grado di controllarle, potrebbero essere devastanti.
Io so da sempre
di non essere normale
legato da un cordone ombelicale alla solitudine
perso nei labirinti dell'angoscia
sospeso tra le forze del bene e quelle del male
aggrappato solo all'arte ed alla sua creatività.
Ma tu inafferrabile Nisida disegni il mio destino
sei una lama affondata nella mia carne che non trasmette dolore
una voce lunare che mi guida la mente come un sesto senso
ed hai disintegrato ogni equilibrio
ormai sono folle più dei folli.
E' tempo di portarmi con te, seducente Nisida
questo mondo non è più per me
la mia anima è troppo inquieta e gitana per rimanere ancora,
ho conosciuto solo tenebre
ora voglio entrare nella luce.

R i s u s c i t a m i
Maestro, ho tanto bisogno di un miracolo
trasforma la mia vita e tutto in me
da tempo non vedo più la luce
hanno spento già la mia gioia di vivere
umiliato la mia speranza,
vedo i miei sogni cancellati tristemente
lacrime di solitudine bagnare i miei occhi.
Maestro, non ho altro che io possa fare
solo tu hai tutto il potere,
sono seppellito come Lazzaro in questo sepolcro di disperazione
c’è un macigno che Satana ha messo davanti.
Maestro, chiama il mio nome ti prego
ascolterò con fede inginocchiato la tua voce
rimuovi la pietra delle mie paure e chiamami ad uscire
fai rivivere i miei sogni: liberami!
Sospinto dalla fede che c’è in te
sicuro d’una vittoria che tu solo dai
risuscitami.

 


 

Attraversando il sole
Liriche a tema

 

Amore

Perdendomi nel tramonto
Un altro giorno sta passando uguale agli altri
ed io sono da solo con i miei pensieri come sempre,
dentro l'anima sospesa tra i ricordi e l'infinito
una irrefrenabile voglia di fuggire via,
di respirare forte l'aria.
Con la mia auto corro sull'asfalto verso chissà dove
come per riscattare l'anima dal suo torpore
ma la strada sembra farsi sempre più triste.
Il sole scende lentamente all'orizzonte,
la sua luce filtrando attraverso le mie lacrime
mi mostra il suo colore su ogni cosa intorno
avvolgendo il paesaggio d'una malinconica bellezza.
Vedo la spiaggia deserta,
cammino udendo il rumore del mare che s'infrange contro gli scogli,
sento il calore della sabbia sotto i piedi nudi e mi scopro vivo
seguo la via illuminata che il tramonto sembra indicarmi.
E in quella luce come una visione
mi appare il tuo viso
così vicino da sembrare reale,
per quante notti l'ho sognato.
Purtroppo i sogni vanno via col vento e si dissolvono
ma io, chissà perchè, non l'ho mai dimenticato.
Ora vedo scomparire laggiù in fondo al mare
il sole,
nasconde i suoi ultimi raggi quasi furtivamente,
e la superficie dell'acqua,
che nelle giornate serene luccicava
come ricoperta da miriadi di specchi,
assume quel triste colore che segue al crepuscolo
delineando il profilo d'una natura morente.
Anche il tramonto ormai,
come tutte le mie cose più belle,
è fuggito via.
Ed io mi trovo ancora qui in riva al mare
senza sapere il perchè.
Portami via dove sei tu
non lasciarmi solo.
Distante dal mondo
senza ombra viva intorno e col tempo che vola,
la mia anima s'è perduta
volgendo anch'essa al tramonto.

In silenzio
Io e te,
mano nella mano,
camminiamo verso il sole
guardandoci in silenzio.
Le nostre orme
sono raggi di luce,
nel loro chiarore, riflesso
osservo il tuo viso
dolcissimo
che m'incanta,
in silenzio.
Siamo solo noi due,
creati l'uno per l'altra,
rapiti da questo sole immenso.
Un amore senza fine,
grande più di noi,
ci trascina via lontano
e tu esisti ormai dentro di me
ti sento in ogni parte del corpo,
tu sei l'aria che sto respirando,
sei la mia stella che brilla nel cielo.
Vicinissimi,
avvolti dal calore,
noi ci amiamo
sfiorandoci in silenzio.
Siamo in viaggio da qui all'eternità,
eroi di un sogno in questo breve vivere,
non svegliamoci mai!
ed ora in quest'istante magico,
tu ed io siamo un solo essere
non so più dove finisci tu e comincio io,
dove si dilegua il sogno e appare la realtà.
Ora tutto acquista un senso
e finalmente scopriamo insieme
che c'è qualcosa di noi,
un motivo per vivere.
Non siamo più soli,
finchè mi starai vicina
saprai tutto di me,
avrai il meglio di me stesso
e tu con me sarai sincera.
Stringimi la mano più forte,
sei l'unico scudo tra me e il mondo,
ho bisogno di te per non morire.

Io e te in amore
Se avrò gli occhi spauriti
di un cerbiatto indifeso,
ti potrai commuovere
e mi accarezzerai.
Se subirò la sconfitta
di una speranza naufragata nel niente,
soffrirai con me dispiaciuta
e mi consolerai.
Se di colpo scoprirò
di non farcela più,
tu combatterai con me
e mi incoraggerai.
Ma quando ti guarderò
con gli occhi di un uomo innamorato,
ti perderai con me
e saremo un vortice nel blu dell'oceano.
Là dove la vita
si rigenera dopo la morte,
là dove il tempo
non si ferma.
Io e te in amore.


Natura

Alba
Alba!
tu stai sorgendo,
silenziosa brezza
nell'aria,
leggiadre ali
intorno.
Alba!
tu stai spargendo
il tuo colore
sul mare
addormentato.
La tua pace
mi sta cambiando.
La mia anima,
svegliandosi,
si sta aprendo all'amore,
verso l'infinito.
Io sento
che sto per nascere,
sì lo sento
io sto nascendo.

Attraversando il sole
Da un oblò,
chiuso nella mia stanza,
vedo il sole uscire dai monti.
La sua luce m'abbaglia.
Continuo ad osservarlo
con l'anima aperta alla speranza,
ed i miei occhi rimbalzano sul suo splendore
e vanno su te che sei così tanto lontana
al di là della mia immaginazione.
Ti vedo riflessa nel sole in controluce
e tu puoi guardare me.
Tu ed io alle due estremità d'una scia luminosa
che ci avvicina passo dopo passo
unendoci sempre più.
Ci veniamo incontro percorrendo raggi di luce.
Ora tutti sono morti,
sono più vecchi
ma noi due siamo ancora insieme nell'aria
come bambini
attraversando il sole.
Ho cercato a lungo qualcosa che non c'è,
bastava semplicemente che guardassi il sole.

Preghiera d'un'anima in pena alla luna
Luna,
tu muta e bianca
sul destino degli umani
posi silente lo sguardo.
Solinga e distante,
sorella del buio e delle ombre,
non ti diletti e non piangi
ma taci,
osservi e sempre taci.
Eppure chi può dirmi se non tu sola
se è per natura perdente l'umana sorte
o se riposerà alfin ciascun mortale
e avran sollievo le sue notturne paure?
Vorrei chiederti o mia cara luna
a che serve vivere
e dove porta questo terreno viaggiare,
per cosa si arresteranno i battiti del mio cuore?
Ma tu mi appari misteriosa e vana
come lo è tutta l'esistenza umana
senza risposte, né certezze,
incurante della mia anima che anela, brama di sapere.
Io fragile essere, piccolo e limitato
tu immortale creatura d'uno sconfinato universo,
eppure quanta grandezza nell'umano spirito
nel desiderare l'infinito pur comprendendo la propria piccolezza!
Silenziosa luna presto dovrai andar via,
l'alba si sta svegliando,
la terrena notte illuminerai nuovamente alla fine del giorno
ma gli occhi del mortale uomo rivedranno ancora luce?
e le piante e gli animali tutti qual destino avranno?
Luna
musa ispiratrice di poeti e cantanti,
meta irraggiungibile di sogni lontani,
compagna notturna di viandanti e zingari,
lascia che io alzi lo sguardo fino a te,
ultima sconsolata preghiera d'un'anima in pena.
Tu luna vegli sopra uno strano mondo
fatto di pazzi.
Qui non c'è amore né comprensione
ed io non voglio più starci.
Un immenso buio
ha schiuso le ali sul mondo
e sul cuore degli uomini,
e questa notte sembra non aver mai fine.
Addio anche a te luna!
la mia solitudine è ormai segnata
in un presagio di morte
che prelude al pianto.




Luce

Quando nel buio della notte
perdutamente solo
come un bambino prego,
sento nascermi dentro una forza improvvisa
calore ed energia mi esplodono nel corpo,
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
gioia nel cuore
festa di sorrisi.
Quando invincibile
il male sembra sconfiggermi
ed ombrosi pensieri mi spingono verso la morte
una potenza positiva forte come un fuoco
scorre divampando nelle mie vene
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
pace nel cuore
libertà nella mente.
Quando con brividi di freddo
la paura mi assale
ed io credo di non farcela più
una voce intima mi infonde coraggio
pronta ad aiutarmi mi tende la mano
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
amore nel cuore
equilibrio nella mente.
Quando terrorizzato d’invecchiare e di morire
solo senza compagna e senza amore
sono schiavo del terribile pensiero che la mia vita non abbia senso o valore
tu cancelli di colpo questa mia agonia
la tua presenza rende preziosa la mia esistenza
ed è di nuovo LUCE nella mia anima
di nuovo LUCE dentro i miei occhi
serenità nel cuore
comunione con te attraverso la mente.
È di nuovo LUCE, LUCE e soltanto LUCE!
E spariscono le tenebre
fuggono da me fantasmi e demoni
è sconfitto il serpente.
Solo LUCE, LUCE, e per sempre LUCE.
Ed io ora so
che non smetterai mai di illuminarmi.

Viale alberato d’autunno
Cade una foglia
soffice piuma
leggera
volteggia nell’aria
come una ballerina che danza sulle punte
poi
si posa per terra
sul tappeto di questo viale alberato
anch’essa
parte d’una coperta
ingiallita
di foglie morte.
L’autunno è arrivato
con la sua malinconica dolcezza
ed ogni albero si sta spogliando
del proprio vestito.
I rami ormai nudi
sembrano tendere
le proprie braccia al cielo
quasi come ad abbracciarlo.
In un amplesso tenero ed appagante,
io mi stringo a te,
alma Natura,
voglio cogliere ogni tuo palpito
e respirare il tuo stesso respiro,
vestendomi dei tuoi colori.

Castello antico
Il castello
sta
là,
disteso sul colle
come statua imponente.
Guarda
nebbie e fantasmi
terre ed oceani
monotoni e spettrali
nel tempo che passa.
Ricorda
lotte e tormenti
amori e passioni
nel volgere lento
dei secoli.
Fra quelle mura antiche e millenarie
trova ancora rifugio un vecchio gabbiano
ammalato e stanco
che mira da lontano
le immense acque solcate nei voli.

Montagne
Maestosi giganti addormentati
o eruttanti fuoco fra le gole,
vi osservo in silenzio su pendii boscosi di valli ridenti
brillare al sole come rocce ardite.
Cime svettanti che austere sfidate il cielo
incontrastate padrone dei grandi silenzi
accogliete le aquile, scrutate i mari
riconciliatevi con l’immenso.
Dolci declivi bianchi di pura neve,
inesplorati paradisi e regno di purezza,
siate finestra aperta verso l’infinito,
dove quiete e pace dànno ebbrezza.
Voi segno di grandezza vera,
espressione della potenza della natura madre,
noi al confronto tante formichine,
prede di paure e confusioni.

Apriti con me
Non puoi fuggire da te stessa, non devi nasconderti anche da me. Ormai io ti conosco sai, è come se leggessi dentro i tuoi pensieri. Nei tuoi occhi da troppo tempo spenti ma bellissimi e di straordinario colore, vedo riflessa chiaramente come per magia la tua anima. Il tuo sguardo avvilente, etereo, quasi lunare smaschera questo tuo essere creatura persa, come chi è presente solamente col corpo ed è lontana mille anni luce con la mente Ma io provo ad immaginare il fascino di quel tuo viso che sarebbe capace di ipnotizzare chiunque se solo potesse ritrovare la bellezza e la spensieratezza del suo sorriso. Ti prego: apriti con me! Non chiuderti tenendoti tutto dentro, forse non trovi le parole, non sai da dove cominciare. Parlami del malessere che ti opprime e dal quale credi di non poterti liberare. Ci sono segreti, esistono paure in te, lo sento. La tua vita è un mare in tempesta ed il tuo futuro lo vedi annebbiato, hai già pianto parecchio fino a prosciugare ogni lacrima ma dall'amarezza e lo sconforto di questo tuo dolore, ne uscirai fuori e per sempre, se lo vorrai veramente. La mente mia ora precipita in fondo alla tua, e in simbiosi con i tuoi stessi tormenti scopre un'ombra, intravede una solitudine profondissima, si perde nel labirinto del tuo mistero lasciandosi del tutto rapire dalla angoscia che ti possiede. Come fari abbaglianti nel buio, i tuoi pensieri negativi sparano su me ma non mi uccidono, mi danno più forza. Ti scongiuro: apriti con me! Io ti ascolterò con attenzione e pazienza senza giudicarti affatto ma cercando di comprenderti, calandomi al tuo posto. Ora dimmi perchè ti consumi così, cosa c'è che mi nascondi, c'è un pericolo che incombe o un demone alle tue spalle. Dimmi tutto ciò che vuoi, qualsiasi cosa o confidenza, fammi partecipe di ogni tua sensazione, io sono pronto a seguirti con cura, ovunque ed a qualunque costo, finchè mi permetterai di farlo, amica mia! Non odiarti in questo modo ma rendi il bene per il male, prova finalmente ad amarti un pò, scaccia via dalla tua vita la tristezza, i fantasmi della notte, distruggi definitivamente la disperazione. Sento che un sogno, una speranza sopravvivono ancora sepolti dentro il tuo io, ti chiedono luce, entusiasmo, poesia, invocano tenerezza. Ti supplicano soltanto di non arrenderti al male ma di lottare, di non perdere la fiducia in te stessa, sanno che se vuoi ce la fai, puoi riscattarti aprendo gli occhi che tieni bendati. Insegui quel sogno e quella speranza, fallo con volontà e coraggio, credendoci fino in fondo, ti accorgerai che sono più vicini e raggiungibili di quanto tu possa pensare. Fai piovere amore su di te, apri la porta del cuore, quanto c'è di puro, di meraviglioso tu l'avrai. Coltiva e lascia germogliare quegli amori trascurati ed abbandonati in fondo al tuo cuore, sai bene che ci sono ancora, ti stupirai piangendo di gioia nell'osservarli fiorire nella tua giovane vita. Credimi, ti prego ascolta queste mie parole: apriti con me! Io sono qui con te per aiutarti. Non c'è sbaglio o colpa alla quale non si possa rimediare, non esiste sconfitta in grado di annullarti e non è mai troppo tardi per riemergere. Adesso sei solo caduta ma ti giuro e sono certo che presto ti rialzerai e rinascerai con più forza e più amore di prima. Credici, credici, credici!

Puledrino
È una piccola bellezza la sua
in tutti i sensi,
con quelle gambette ancor deboli.
Venuto alla luce da una settimana,
ha sempre un’aria incuriosita
per tutto ciò che di nuovo gli sta intorno.
È completamente nero come la notte,
con soltanto un piccolo raggio di luce sulla fronte;
fa tenerezza con quel corpicino che appena nato muove i primi passi.
Non so... ma questa piccola creatura
possiede una bellezza estranea a questo mondo, una novità
due occhietti dolci che osservandoli ti fanno innamorare di lui.
Ora, disteso fissa il vuoto
chissà a cosa pensa!
le sue orecchie attente aspettano qualcosa di curioso.
Appena la sua mamma si muove
lui la segue come se avesse paura di rimanere da solo,
in questo mondo che sente ancora straniero.
Con quelle lunghe gambette e tutto il suo corpicino
scoprirà pian piano la vita
e non sarà più un gioco.
E chissà,
forse un giorno sarà libero di correre lungo i campi
da solo con la sua raggiante bellezza.

Al mio cane
La tua presenza
colmava il vuoto
della mia oziosa solitudine,
spesso mi contrariava
il tuo lungo abbaiare
che ora mi manca da morire.
Mostravi tutta la tua gratitudine
stendendoti ai miei piedi
e mi contemplavi,
parlavi con gli occhi
ci capivamo
nell’incrociarsi dei nostri sguardi.
Ci ritrovavamo sempre
nel nostro mondo
pieno d’abitudini,
forse
non ero solamente il tuo padrone
ma il vero amore.
Oggi non ci sei più
la tua festosa compagnia
si è dissolta
nella morte
ricoperta
dalla nuda terra.
Ma per me
rimani sempre una ferita aperta
incancellabile ricordo dentro al mio vuoto
nel ripiombato abisso
d’un’altra e più profonda
solitudine.

Farfalle
Le ali son come petali
di fiori colorati,
e con eleganza
volano posandosi sui prati.
Ed è in festa la radura
per quelle piccole creature sospese in aria,
sorride gioiosa
la natura tutta.
Un’esistenza tanto fragile
quanto bella e preziosa la loro
che dura solo qualche giorno,
il tempo di imparare a volare e farsi ammirare.
Ma a differenza degli uomini
accomunati dallo stesso destino,
son felici ugualmente mostrando di apprezzar la vita
e spensierati si godono
la loro breve gita terrena.
Son consapevoli
d’aver concorso fino in fondo
a far stupire gli uomini
e colorare il mondo.

L’aquilone
Un esile ma robusto filo
ci lega l’uno all’altra
e tu mi conduci senza esitazioni,
ed io posso andare più in alto
e scorgere paesaggi sublimi.
Corri veloce
ammiro il mondo oltre la collina,
al di là delle montagne fino al mare
dove il cielo dona voce solo al mio respiro
mentre l’infinito abbraccia i miei pensieri.
Qualche nuvola all’orizzonte
accompagna il mio volo sempre più leggero
ed il vento mi sostiene l’anima
innocente e bambina in questo cielo azzurro,
più su di così io non sono stato mai.
Non so se le mie ali sono davvero forti,
o sei tu che mi incoraggi,
da quassù ogni segreto,
ogni promessa,
sembrano più veri.
Di quella terra lontana non scorgo più nulla,
quasi fosse ormai dimenticata e perduta
qua in alto tutto sa di eternità,
sto assaporando lentamente
la magia che mi circonda.
Vorrei descriverti ogni cosa che vedo
trasferendoti le emozioni che provo
ma tu continui sempre a dirigermi,
non ho paura di volare, sai
mi sei vicina nei pensieri.
Ora conosco i desideri del cuore
vivono scolpiti in me
ed io volerò per sempre
e ti porterò con me ovunque
al di sopra di queste montagne, oltre l’orizzonte
nello spazio infinito.

Tu
Tu!
un vento gelido che consuma il respiro,
un bacio di lapide
dal sapore di terra,
tu mi indichi il cammino verso la morte.
Tu!
sei la notte del vampiro
che sorge dalle macerie della mia disperazione
triste riflesso di luna piena,
tu godi della mia rassegnata sconfitta.
Ma tu non sai
di quella scritta scolpita sul legno
di un ulivo arso dal vento,
che perde sangue lasciando un segno eterno di riscatto.
Tu sconosci
che quella morte mostrava la vita
non più pioggia di dolore ma riso di angeli
in quella croce la definitiva vittoria.

C’è qualcosa
C’è qualcosa che immagini
quando sei bambino
e che poi perdi da grande.
È una sensazione magica
figlia della tua innocenza
vivida d’una luce quasi immortale.
Ma se da adulto riuscirai a ritrovarla,
davanti ai tuoi occhi
come per incanto si aprirà l’universo.
E le sue leggi lo governeranno con amore
e sarà armonia
bellezza cosmica.
L’oceano non ti farà più paura
e vorresti essere una goccia d’acqua
per unirti al mare.
E scoprire il tutto
essere in simbiosi con la natura
ammirarne il fascino.
Vorrai dare agli altri
la ricchezza che avrai dentro,
fino ad entrare in comunione con Dio.
Sentirai il bisogno di parlargli nel silenzio del tuo cuore
ringraziarlo per averti donato la vita
con le sue meraviglie sempre nuove.

Sogno svanito
Sono in un prato,
un grande prato fiorito,
pieno di pace
e silenzio,
lì vedo i miei sogni perduti
impossibili
finiti.
Ci sei anche tu con essi
mi tendi le braccia con i capelli al vento
accenni un sorriso
ed io ti corro incontro,
ma di colpo mentre sto per sfiorarti
il mio sogno si spezza,
e il prato ridiventa il mio letto.
Il cielo torna ad essere un bianco soffitto,
tutto intorno si trasforma
il sole diventa luna,
il giorno notte,
ed è caos nella mia mente,
tormento nel cuore,
mi ritrovo solo.
Non più il tuo sorriso
ma lacrime nei miei occhi,
quella brezza leggera è ormai vento freddo sul mio viso,
addio mio dolce sogno inghiottito dalla realtà
di te mi rimarrà solo il ricordo
e la speranza di incontrarti di nuovo,
intanto mi consumo nella mia tristezza.

Ad un passo
La tua esile figura,
trasfigurata nello specchio dell’universo
come spicchio di luce scende dall’alto
e attraversa cieli
strati di lucide gemme.
Entra così nel giardino della mia vita
fiore rigoglioso che affonda radici
nella terra della mia carne,
mutando destinazione
orientandosi su di me.
Ed è amore
puro
asceso come in un vortice
alimentato dalla forza della speranza,
pervaso da particelle fuse di materia.
Imponente figura
regina e sovrana
giri le spalle
all’ultimo sguardo della tristezza
ormai
ad un passo dall’amore immortale.

Conchiglia
Come una conchiglia
che racchiude in sé
i profumi e i segreti del mare,
attendi che le mie mani calde
si posino su te,
forti e gentili,
per raccogliere la tua essenza.
Spuma di mare e salsedine sulla mia pelle,
accarezzi il mio involucro
fragile eppur millenario con te vicino
mi osservi mostrandomi la tua fiduciosa nudità,
per poi sussurrarmi all’orecchie
suadenti parole d’amore
in un mistico erotismo.
Portami con te
nell’intimità di un pensiero ribelle,
cullami,
come onda che lambisce le coste,
scaldami,
con carezze e sguardi penetranti
infine vivimi.
Tu sarai per me fantasia che non teme realtà
ed io sarò per te complice silenzioso e compagno di giochi
di fughe e ritorni,
innocenze e malizie
brezze di desiderio
che spirano gioiose
e rallegrano il cuore.
E saremo
semplicemente noi,
attimi di vita,
creature senza tempo
anime viventi
liberi
indelebili.

Marionette
Cantavo il mio romantico sogno nella notte,
davanti al palcoscenico buio di un teatro
dove piccole marionette
allibite mi guardavano.
Tutto intorno
il vuoto più assoluto
non percepivo umana presenza
all’infuori di quei ridicoli pupazzi colorati.
"Solo noi possiamo comprenderti,
sappiamo ascoltarti,
abbandona gli umani
e salta qui sul palco da noi" mi dissero in coro.
Così feci
e diventai burattino tra i burattini
rinunciai alla solitudine d’essere uomo
scelsi i colori, il teatro, le marionette
diventai uno di loro.
Su quel palcoscenico
recuperai la mia vera dimensione
mi ritrovai folle e disperato
ma libero e felice.

Istante eterno
Mi svegli di soprassalto,
la notte è carica di misteriosi segreti.
Esco dalla mia morbida tana
ed inseguo una fata irrequieta.
Mi conduce lì,
in luoghi soavi ed incantati.
Boschi incontaminati, fiumi e laghi scintillanti
profumi nascosti eppur quasi reali.
Lì incontro gli elfi, mitiche originali creature
e anche gnomi, folletti, e tanti strani esseri sconosciuti alla realtà.
Rimango a braccia aperte sotto cascate d’acqua cristallina
poi volo libero tra vulcani e nuvole.
Guardo affascinato ma non domando nulla
non oso chiedere dove sono.
So soltanto che è stato un istante eterno,
spazzato via troppo in fretta dalla bufera della vita.

La bambola gonfiabile
Per quante notti
ti ho tenuta stretta a me, mio pneumatico amore
sotto le lenzuola come una vera amante!
Ti ho baciata, accarezzata, posseduta
quanto liquido seminale ho versato su di te
e quante dolci parole d’amore ti ho sussurrate.
Eri giovane in viso con trecce infantili
seducenti le tue forme
ti mostravi sempre pronta e disponibile.
Oggi rido di te
dell’assurdità di averti comprata
e tenuta nel letto con me per così tanto tempo.
È stata solamente follia
o la mia solitudine forse è la chiave d’ogni risposta
ma non c’è nulla di logico in questa pazzia che è la vita.
È la mente umana
specie la mia nella propria lucida follia
ad esser così ammirevolmente imprevedibile.

Carità
Siede un mendico
lungo la strada
con voce querula
tende la mano.
Passan le donne
lo sfioran gli uomini
nessuno sguardo
verso il vecchio scarno.
Eppur egli tende
più smunto il viso
sempre protesa
la mano tremante.
O perché mai
indifferente l’uomo
alla miseria resta
del proprio fratello?

Attesa
Felici tanto
al tremulo trillar d’un campanello
i bimbi escono da scuola.
Ed erra una gran gioia tutta intorno
che irrompe impetuosa nel cortile
fra dolci braccia trepide d’attesa.
È tutto un luccichio di mille speme
di palpiti e d’amore
su cui sorride intatto l’arco dei cieli.

Mia strega
Balla mia strega
balla per me muovendo più forte i fianchi
balla con il corpo e con l’anima.
Balla sotto questa luna piena
colora d’argento i miei sogni
nei tuoi occhi vedo riflessi cosmici diamanti.
Non ho bisogno di bere il tuo filtro
mi hai stregato solo con lo sguardo
mi hai in tuo potere ormai.
Riempimi i sensi e l’anima di te
abbandonati tra le mie braccia
e regalami la tua follia per sempre.

La bellezza del silenzio
Chiuso in un silenzio
senza fine
la solitudine mi fa compagnia.
È bello il silenzio
è di una bellezza
che fa paura.

Di notte
Di notte tutto è diverso,
e cambia aspetto
e anche il freddo
può divenire calore.
Di notte tutto è più intimo,
c’è chi si abbraccia per dormire,
chi per passeggiare,
chi per far festa,
e anche un randagio,
cane o uomo che sia,
può suscitarti tenerezza.
Di notte puoi essere quello
che di giorno non sei,
forse perché non ne hai il coraggio,
c’è chi si spoglia di quelle vesti non sue
obbligato ad indossarle col sole
finalmente libero di essere se stesso.
Di notte puoi sognare,
nasconderti
amare
fare ciò che la mente vuole
ed entrare in contatto con anime
che di giorno non puoi mai vedere.
Di notte tutto è più romantico,
ti guarda la luna dal cielo
e brillano su te le stelle
torni dentro le favole dei bambini.
Di notte fai l’amore nei posti più incantevoli,
in quelli più assurdi
spariscono i tabù, si cancellano le inibizioni.
Di notte rifletti
preghi
crei opere d’arte.
Di notte non ci sono fantasmi
esistono solo di giorno nella tua psiche
ma con l’aiuto delle ombre puoi liberartene.
Altro che tenebre,
la notte è vita,
magia.
Di notte ti ritrovi,
di notte vivi
di notte avverti le emozioni più forti.
Di notte tutto è possibile.

Voci notturne
Scende la notte
sulla valle intorno
brillano in cielo
da lontan le stelle
la vita immersa
in un languor di pace.
Pur nel silenzio
voci vaghe s’odono
a tratti
altre
più ancor
distinte.
Fremiti di fronde
gracidii di rane
squittir d’alati
e d’animal notturni,
poi silenzio assoluto, più ombre e nulla
e fioche luci lontane.
O immenso buio
chi può dirmi
se riposa alfin
ciascun mortale
e se son pianto
le notturne voci?

A me stesso
Non può esser finita se non è manco cominciata!
Hai toccato il fondo, non puoi scendere di più.
Solo quando
sei nel punto più basso,
puoi dire che è arrivato
il momento di tornare su
ma come si fa a risalire
se non si ha il coraggio
di cambiare?
E se cambiare
per te vuol dire solo
ritornare
al punto di partenza?
Allora datti una smossa finalmente
non piangerti addosso e reagisci.
Forse all’inizio ti sembrerà duro o impossibile
ma poi cambierà vedrai
ma solo se tu lo vorrai veramente
dipende solo da te
e da nessun altro.
Guarirai solo quando lo crederai davvero
e sarai un uomo nuovo se ti convincerai di riuscirci
sì! ce la farai, tu vincerai.

È la vita
Una margherita gialla in un campo di grano
guardarla e di colpo scoppiare a ridere senza motivo
che buffo!
e sentirsi improvvisamente bambino
e ridere, correre, aver voglia d’abbracciare
tutto ciò che s’incontra per la strada:
un cavalluccio marino sulla sabbia
una giornata di vento,
un mandarino sull’albero,
mille chiese
una rondine che vola
sola!
Tutto sembra un meraviglioso e pittoresco quadro
dipinto di colori coi pennelli
dal più grande artista di tutti i tempi.
E continuare a guardarsi intorno
scoprendo ogni cosa con stupore e meraviglia:
un gatto sul tetto dormire come fosse in un comodo letto,
il sorriso smagliante di un viandante,
il rumore di pioggia battente, la luce del sole,
il gallo che canta, l’arcobaleno che ride,
è tutto così strano, così...magico!
È la vita,
semplicemente la vita!
le sue forme, i suoi colori, i suoi odori, i suoi sapori.
È la vita che ti prende
ti porta con sé
e voli su immagini di sogni
fantastici ed irreali
fanciulleschi e spensierati.
E non smettere proprio mai di ridere, correre, abbracciare
lo sguardo sereno si posa su ogni cosa, il mondo sembra tutto rosa
mentre l’anima si sveglia immersa nel giallo dell’autunno,
si abbandona all’ebbrezza dell’estate,
alla neve bianca dell’inverno
ai papaveri rossi di primavera.
E il pensiero corre… corre come un fiume in discesa
e s’infiamma come la brace sul fuoco
poi diviene alato come un airone libero
mentre corro senza stancarmi, guardo il cielo felice, respiro l’aria
mi sento vivo…vivo...vivo... vivendo la VITA!

Quel mare
In quei giorni
ero triste,
disperatamente solo,
ateo,
col cuore chiuso nel ghiaccio.
Per fuggire dal mondo,
lontano da tutto e da tutti,
mi rifugiavo lì nel solito posto
sulla spiaggia in riva a quel mare.
Quante volte ho pianto!
volevo capire,
essere amato,
tornare bambino,
e parlavo al mare della mia solitudine.
Più volte seduto sopra quella sabbia
ho provato ad alzarmi di scatto
per andare incontro al mare
sempre dritto fino ad annegare.
Desideravo affidare
a quelle acque a me così care
il mio corpo,
e farla finita per sempre.
Ma qualcosa invisibile e forte
mi ha sempre fermato
proprio sul punto di farlo,
oggi che sento Gesù nel cuore
capisco che è stato Lui a bloccarmi.
Adesso la mia vita
è completamente cambiata in positivo,
torno spesso in quel posto
ma non mi sento più solo.
Gesù è con me,
sento gioia, felicità, certezza,
ho dentro una ricchezza immensa
non spiegabile a parole.
E' una potenza d'amore, una luce infinita,
e quel mare che prima mi parlava di morte
o non mi rispondeva affatto,
oggi comunica col linguaggio della pace.

I tuoi segreti
L'immensità che ti porti dentro
è come il mare.
Non scorgo l'orizzonte
del tuo essere.
Cielo e acqua si fondono
nella tetra nebbia della tua solitudine.
Non ci sono velieri di speranze in te,
e nemmeno alghe
che possano attaccarsi agli scogli.
Rifiuti la mia àncora di salvezza:
perchè ti lasci annegare così?
Preferisci naufragare nelle tue paure
per poi morire
nel vento e nella tempesta del tuo dolore.
Non posso far nulla se non ti lasci aiutare,
darei la mia vita per te.
E come un marinaio sconfitto
vago alla scoperta dei tuoi segreti.

Anima inquieta
La mia anima inquieta
di naufrago Ulisse,
non ha smesso
di navigare;
non ha porto
cui fare ritorno,
non ha lidi
sui quali approdare,
è perdutamente libera.
Dolce sirena,
più del tuo canto
mi vince il silenzio.

Le ali dell'anima
C'è un momento nell'universo
in cui il cielo
incontra il mare.
Ed è proprio in quell'istante
che le ali dell'anima
iniziano a volare...

La poesia del gabbiano
E' arrivata esultante
la stagione del gabbiano,
è tempo di migrare
verso terre lontane
per scoprire nuovi segreti,
nuove sensazioni.
Un nuovo giorno è oggi
per spiccare il volo
sulla superficie del mare aperto,
sull'orlo dell'oceano,
per volteggiare sulla cresta dell'onda.
Vola nel vento gabbiano!
vola più in alto che puoi!
non ti fermare.
La mia penna
saranno le tue ali,
i miei versi
la tua scia.

Il mare e la bambina
L'inesorabile sbattere delle onde
graffia gli scogli,
li scolpisce,
li modella.
La bambina,
con la vestina gialla e il fiocco stretto in vita,
ha negli occhi l'immagine del sole
per l'ultima volta visto.
Guarda il mare,
vi proietta quell'immensa luce.
E' solo un attimo
e l'acqua la travolge.
E dopo è solo luce
luce che rischiara e scalda il mare
e la bambina è solo acqua.

La sposa del mare
Il suo corpo appartiene solo al mare
fedele sposa e amante del potente Nettuno.
Avanza elegante tra schiere di pesci
nel suo abito bianco,
spuma di cristallo
dal riflesso lunare.
Avanza la sposa sopra le onde,
cadono fiori dal cielo stellato
cielo che si confonde col mare,
brezze di vento
alitano accanto,
leggero un profumo di conchiglie
si diffonde sulle coste.
E' un rito la sua danza
sulle acque in controluce,
lontano s'ode un canto.

Laggiù dove si disperdeva il mare.
Si dirada come per incanto
la nebbia che mi avvolge
e s’apre d’improvviso il cielo
col suo manto azzurro,
torno a ritroso nel tempo in seno ai miei ricordi
come alghe marine che succhiano caute mammelle di roccia.
Mi rivedo di colpo adolescente
quando evitavo i compagni e le feste
e restavo da solo per ore
ad osservare la distesa infinita del mare,
una voce dentro mi ripeteva sempre:
"i sogni non muoiono mai".
Cercavo la libertà,
mi chiedevo se nell’universo esistesse qualcuno simile a me,
immaginavo di volare via per scoprire il mondo
senza ritorno, senza fermarmi
come un’onda senza mai una spiaggia
ed i miei occhi ragazzini curiosi e attenti,
si perdevano in lontananza,
laggiù dove si disperdeva il mare oltre l’orizzonte.

Allontana da me questo calice
Allontana da me questo calice, Mare!
non voglio berlo,
non è vino
ma è sporco di sangue, veleno per il mio spirito
è salato
come schiuma di mare.
Allontana da me questo calice, Mare!
non lasciare che io m'immerga in te
sino a scomparire sott'acqua,
sono ancora vivo
il mio corpo inerme non giace sul tuo fondale.
Allontana da me questo calice, Mare!
sono solo un uomo di carne e ossa
non posso vincere le tentazioni
non riesco a sconfiggere forze soprannaturali,
abbi pietà di me. Nelle tue acque ho gettato la rete.
Allontana da me questo calice, Mare!
sono come Gesù nell'orto degli ulivi
non posso perdermi
e tu non puoi abbandonarmi
ora che ne ho più bisogno.
Allontana da me questo calice, Mare!
trasmettimi la potenza delle tue onde
la libertà del tuo orizzonte,
fa' che la tua immensità
riempia la mia solitudine.
Aiutami!

Quella strana ragazza
Magia di una notte di luna piena.
Non riuscivo a dormire.
Le tende bianche svolazzavano leggere
e una chiara luce illuminava la stanza.
Il respiro del mare arrivava alle mie orecchie
il richiamo era troppo grande per resistere.
Una figura
dai lunghi capelli biondi,
innamorata del suo mare
veniva verso di me.
Il suo sorriso era dolce
i suoi occhi tristi,
quella strana ragazza confidava al mare sogni e segreti
sicura che mai nessuno li avrebbe rubati.
Disperato io la chiamavo
in quella notte di luna piena,
avevo bisogno che qualcuno mi ascoltasse
sognasse per me.
E lei era già là
a piedi scalzi,
sulla sabbia umida e fresca,.
si lasciava accarezzare dalle onde.
I suoi occhi erano quelli del mare
guardavano la luna e il suo chiarore
inseguivano i suoi desideri,
rincorrevano i suoi sogni.
La luna
era alta nel cielo,
la sua luce argentea
illuminava il mare.
Gli occhi di quella strana ragazza
seguivano il ritmo delle onde,
la vedevo correre,
ritornare a vivere.

Canzoni del mare
Fermati sulla spiaggia,
ascolta la melodia del mare!
Pensa
che racchiusi sul fondo di esso
esistono mille segreti
vivono incontaminate bellezze,
un mondo irreale,
quasi finto,
magico,
inesplorato.
In quei profondissimi fondali
anche nell'oscurità più totale,
pullula la vita
d'esseri minuscoli ed enormi,
strani e fantastici,
creature mai viste
inventate da nostro Signore
che appartengono solo al mare.
Ma se hai orecchie anche per udire,
nel silenzio abissale degli oceani,
sentirai le canzoni piu belle.
note antiche di vecchi pirati,
che parlano di donne
e di battaglie.
Canzoni un po' stonate,
piene di speranze, di sopravvivenze affidate al mare,
con mani seccate mai dome di pescatori appassionati
che sanno di sale, stanche di fatica.
Canzoni romantiche e tenere
d'innamorati incollati
a guardare tramonti morire
e gustare felicità nascente nei cuori.
Canzoni che le onde spumeggianti
trasportano lontano oltre il sole
e che i gabbiani scuotendo le ali
disperdono nell'aria.
In questa notte d'inverno
ci sarà sul fondo
una canzone in più.
La mia voce
arrivera' dolcemente a te
e questo scrigno
fatto di acqua salata
sarà poesia per me.

Sono come il mare
Sono come il mare
e per amore di esso voglio vivere.
Puoi accarezzare le mie sponde di sabbia
e farti cullare dalle mie braccia azzurre.
M'immergo negli abissi
risalendo tra gli scogli.
Emergo tra bollicine d'acqua
simili a mormorii di rosari in coro.
Saltello su distese marine felice come un delfino
fra la voce del vento e quella delle acque.
Il sole affonda fra limpide profondità
dissipando le ombre, scacciando i fantasmi.
Custodisco i tesori di madreperla
vivendo tra fiorite chiome di corallo.
Regalo a chi mi cerca
perle colorate e tempestate di conchiglie.
Sono libero come il mare
e come il mare voglio vivere.

Una bottiglia nel mare
Quello che scrivo
lo metto in una bottiglia
e lo affido al mare.
In fondo
non mi ascolta nessuno
non serve nasconderlo.
Verrà trasportata dalle correnti
attraverserà mari ed oceani.
senza pace proprio come la mia vita.
Qualcuno un giorno troverà quella bottiglia
e forse in quel momento leggendo quei pensieri
avrà per sempre un'emozione da ricordare.

Dolci silenzi
Dolci silenzi mi accompagnano
mentre lo sguardo del mare
arricchisce il cuore,
libera la mente.
Parole incise in un diario
fanno da eco fra le onde,
sembrano perdersi oltre le nuvole
là dove l'orizzonte apre all'infinito.
Il vento modula suoni con la luce
non spegne il suo soffio,
tarda a morire,
si confonde in volo con ali di gabbiani.
Sotto la pelle ambrata
caldo scorre il sangue
pulsa nelle vene
e tutto si fa memoria.

Vela
Silenziosa e assente
ti fai sospingere
dalla leggera brezza della sera.
Solchi i mari
sembri quasi trasparente
sospesa sull'acqua.
Solo un leggero fruscio
accompagna il tuo viaggio
nella calma del tramonto.
Sei come la mia vita
persa nel mare
della mia solitudine.

Maree
Noi siamo maree,
vivi e liberi come onde i nostri pensieri
a volte sommersi da potenti tempeste
altre cullati da dolci zeffiri.
Ma vi è qualcosa di straordinario e grande:
un pensiero unico, travolgente
che cerca il naufragio e non l’approdo,
così fuggente e folle
da essere eterno,
così intenso e imprevedibile
da essere amore.

Eros e morte
Eros e morte
camminano insieme,
l'uno a fianco dell'altro,
dall'origine dell'universo
sino all'eternità.
Non può esistere il sesso
senza l'incombente presenza della morte,
e non si può morire per sempre
se non si sparge prima su questa terra il seme dell'amore.
Ogni essere umano comincia a morire
da quando un orgasmo lo genera,
e conserva nella memoria d'una lapide
parte di quell'amore che non separa la vita dalla morte.
Non c'è maga Circe capace di convincere Ulisse
col dono dell'immortalità,
e non esiste spada di Damocle sul punto di crollare
che spaventi l'uomo
perchè quest'ultimo,
ostinato e vanitoso,
innamorato di quel breve soffio che è la vita,
è pronto a sfidare persino gli dei
pur di amare e morire,
respirando fino all'ultimo alito di vita,
sfruttando anche l'ultima goccia di sangue che arrivi al cuore.
Dinanzi a tanta meravigliosa presunzione di vitalità
anche l'Onnipotente resterebbe senza parole.

Madre e figlio
Perchè sei così sporco, figlio mio?
sembri il figlio di nessuno!
Ho fatto l'amore per la prima volta, madre!
con una grande signora.
Perchè l'hai fatto, figlio mio?
c'è il tempo giusto per ogni cosa.
Volevo farlo, madre!
non volevo avere rimpianti.
Ma sei impazzito, figlio mio!
hai imboccato una strada sbagliata.
Forse sto sbagliando, madre!
ma abbiamo sentito di farlo sulla terra e nel fango.
Tu hai perso il senno della ragione, figlio mio!
non ascolti più neanche tua madre.
Io ti voglio ancora bene, madre!
ma oggi ho scoperto di avere un'altra madre:
è questa terra che stringo nelle mani,
e l'aria che sto respirando,
e la natura, il mondo, l'universo
e tutto ciò che mi sta intorno.
E quando mi sentirò triste e solo,
mi arrotolerò con gioia nel fango,
soffierò felice sulla polvere delle mie mani,
bacerò i fiori dei campi
e mi laverò la faccia con l'acqua dei ruscelli.
Non ti capisco e non ti riconosco più, figlio mio!
ma come parli?
Io invece ora mi conosco bene, madre!
parlo col linguaggio dell'amore!
E darei tutto quel che ho
pur di trasmetterti la felicità che ho dentro.

Il mio corpo sul tuo corpo
Il mio corpo sul tuo corpo
si muove lentamente.
Il mio corpo sul tuo corpo
si dimena dolcemente.
Voglio scoprire il tuo segreto,
sprofondare nell'intima tua essenza
fino a esplodere in te violentemente
svuotando il mio liquido nel tuo nido inebriante.
Ora che sono in te
non puoi più nascondermi nulla,
ho svelato il tuo mistero di donna,
io ti possiedo, so tutto di te.
Prepotente,
sono entrato nella tua inesplorata caverna,
e nei tuoi umidi anfratti
sto scivolando.
Sono io il tuo corpo.
Sono io l'universo.

Biancaneve
Ragazzini eravamo forse bambini
una decina circa non di più
8-10-13 anni al massimo
queste le nostre età.
35 anni aveva lei se ben ricordo
Biancaneve la chiamavamo noi,
per cinque mila lire il pisellino ci toccava,
per dieci lo succhiava.
Infine per trenta mila l'amore faceva
e sempre con uno per volta
mai tutti assieme
o più di uno.
Com'era bella Biancaneve nostra!
Com'era dolce e comprensiva!
Come ci sapeva fare!
Un dolce segreto era e nessuno di noi mai parlò.
Per caso l'ho rivista dopo 30 anni e forse più
appesantita, invecchiata, sfiorita, la nonna pareva
di quella Biancaneve conosciuta allora
ma un sussulto al cuore ho avuto lo stesso nel vederla:
"Biancaneve!"
d'istinto le ho detto senza volerlo,
"Prego?"
mi ha risposto stupita lei.

Le tue mani
Le tue mani morbide più della seta
sfiorano con dolcezza il mio pene,
lo accarezzano,
lo stringono,
lo muovono.
Chiudo gli occhi
mi concentro su quel delizioso piacere,
sospiro piano,
mi abbandono vinto,
abbraccio l'estasi.
Come un trovatello ragazzino
stretto fra le tue mani,
il mio membro si lascia andare,
cresce sempre più
nell'eccitante movimento d'un'altalena.
Il cuore ora sembra scoppiarmi in petto,
incontrollabile diviene il mio respiro,
esplode come neve bianca
il succo del mio piacere
splendido dono per le tue sapienti mani.

Pagliaccio bambino
Tu sensuale, invitante, carnale
magica e perfetta nelle tue assurde follie di donna.
Gemiti appena sussurrati,
orgasmi urlati a squarciagola
ma sei sempre tu, tu e soltanto tu
dolce e glaciale, candida e perversa,
lucente angelo meravigliosamente diabolico.
Tu carne e cibo della mia mente,
pericoloso rifugio per la mia anima,
cavallone impazzito che travolge il mio mare di insicurezza.
Sento di essere un uomo
solo nell'istante in cui vengo in te,
poi torno e resto per sempre
pagliaccio bambino.

Depressione
La salute c'è
non presenta nessuna malattia.
Eppure è così deperita,
quando dorme sembra morta!
Cos'ha questa povera ragazza?
Non ha niente!
Ha solo il verme
della depressione
che la sta consumando
pian piano
ogni giorno di più.

Angeli sporchi
Essere due piccole gocce di inchiostro nero
su una tela dipinta
ove falsi colori vivaci
esaltano con cattiveria e pregiudizio
la loro diversità:
non spetta anche a loro sognare l'armonia?
No! il cielo non ammette angeli sporchi
e violento strappa loro le ali.
Essere creati
per vivere accanto alla colpa,
insieme alla vergogna
ma di cosa?
Di essere diversi? Ma da chi? Perchè?
Domande che chiamano altre domande
in un girotondo senza risposte.
La confusione aumenta
al pari di uno strano risentimento
che fa soffocare,
che induce a dubitare:
E' questo ciò che gli altri vogliono da loro?
Che non esistano?
E' quello che vuole il loro Dio?
Che non esistano?
Sì! il cielo non ammette angeli sporchi
e graffia la carne sotto la loro pelle.
Ho visto quelle due piccole gocce avvicinarsi
fino a diventare una sola,
angeli che finalmente hanno qualcuno
che asciughi le loro lacrime,
che li accarezzi,
che li abbracci!
Angeli sporchi
che ora si stringono tra loro
consolandosi a vicenda.
Un solo gesto,
un grande coraggio!
Il piacere profondo del peccato giudicato dagli altri
peccato come realizzazione di un sogno
come fuga da un mondo ipocrita in bianco e nero,
come vendetta verso una madre
che cerca di soffocare sul nascere
le proprie creature.
Perchè mai l'uomo
non rispetta l'uomo?
Non riesco proprio a capire...

La bestia rara
Sguardi sconosciuti,
persone che mi scrutano,
che ridono guardando
verso di me o nel vuoto.
Non so...
in qualunque caso
sono persone come altre
che seguono la massa.
Alcune mi fissano
come se fossi una bestia rara,
a volte mi fanno paura
sembra che mi dispezzino,
che vogliano farmi del male.
Forse solo perchè mi distinguo dal gregge
e sono per inclinazione
fuori dal coro.
Ma io non sono nato per far fare numero
o per consumare ossigeno prezioso,
ho un'anima con me anch'io,
preziosa e brillante più di un tesoro,
io e Dio soltanto
sappiamo bene il valore che ha.

Il serpente
Un'eco
insegue la mia fuga,
è una lingua di fuoco
che tutto brucia
e che quando mi raggiungerà
consumerà il mio essere.
Il vortice
si avvicina sempre di più,
gira
sempre più forte,
e il suo buco nero,
al centro,
mi risucchia,
mi avvolge.
Annaspo nel turbinio
ed ho paura di toccarti
per non contaminare anche te
e trascinarti con me
nell'immenso occhio nero.
Vedi accanto a te
il grande serpente
che oscilla fra te e il futuro?
Vedi
le sue lingue di fuoco
che bruciano tutto davanti ai tuoi passi?
E non senti i suoi piedi
calpestare la polvere,
bruciare nella cenere?
Ridicolo essere umano,
non puoi vincere
una potente soprannaturale forza.
Ti prego
guarda accanto a te:
è il tuo serpente!

Lettera ad un amore lontano
Messina 16-12-1989

È quasi Natale ormai ma non è più festa per me,
ogni giorno è uguale all’altro.
Io lo so che in paradiso
non si può vivere per sempre,
ma nei tuoi occhi l’infinito
libera la mia mente,
se potessi io ti raggiungerei dovunque.
Sei tu
che mi fai sognare, ridere, impazzire.
Sei tu
che mi dai il coraggio di ricominciare.
Con te
ci sarà ancora tutto da scoprire
ed io so già
che la mia vita cambierà colore.
Ma tutto ormai appartiene al passato
e sembra non avere futuro.
Oggi cammino da solo per le strade ricche di addobbi natalizi
straniero anche per me stesso
con la sola compagnia di lacrime che sanno di sale,
non so dove vado né se sto vivendo.
Mi sono guardato riflesso allo specchio
la barba lunga, i capelli arruffati
io sono cambiato sai
ma si è abbruttito pure il tempo, non si vede più il sole.
Quando l’aria si trasforma all’improvviso
e la tramontana sale,
è il mio cuore che mi chiede dove sei
e proprio in quei momenti tristi,
mi rendo conto che lunghe distanze
ormai mi separano da te.
Una sottile crescente malinconia
allora mi prende sempre più
e sembra che mi arrivi da lontano il calore della tua pelle,
mi par di sentire il suono della tua voce,
il ritmo regolare dei tuoi respiri sul mio petto.
E mi lascio andare così
alla dolce melodia di questi pensieri
e dentro di me fra mille paure
conservo ancora il tuo fuoco.
Giuliana, io darei qualunque cosa per rivederti un solo istante,
mi chiedo se è lo stesso anche per te.

Con amore, tuo Claudio

L’efebo nell’antica Grecia
Che splendor mio grazioso giovinetto
quasi femmineo puro tutto ben curato
sii pronto su è giunta l’ora
d’esser da viril uomo sodomizzato.
Oh si è bello è natural
e l’accoppiamento sai è gran giusta cosa
eroe e signor diman anche tu sarai
assai degno di fedele sposa.
Che aperte menti pensatrici
avean quei greci valorosi!
oggi mamma mia che tabù sarebbe
s’aprirebber celle per ricchi e per morosi.
Come corri in fretta pazza civiltà
c’è internét altro che lontan caverne
siam del progresso già tutti robots
e al natural piacer addio senza più goderne.
Così Sant’Uomini col mal dentro Sé stessi
san trovarlo ovunque persin dove non sta
e ciò che con durezza sono pronti a condannar
in segreto è praticato in Lor Sacra Autorità.

Pagliaccetto azzurro
Leggevo tempo fa
le tue poesie,
piccolo arcobaleno ribelle,
scheggia di sorriso
e di follia,
fra la stanchezza generale
che invade la gente.
E mentre sfogliavo le tue pagine,
ti vedevo
pagliaccetto azzurro
saltellare fra la rugiada,
nei fiori giocare,
coi fili d’erba
burlati dal sole,
amare la notte,
e poi morire
in un’autostrada di parole.
Quanta tenerezza mi susciti!
il mio mondo alla tua età
era così simile.
Vorrei dirti pagliaccetto azzurro
non smettere mai di sognare
ma non sarebbe giusto, ti farei del male.
Siamo rimasti entrambi su una giostra di colori
forse non riusciremo mai ad imparare a vivere.

Al di là della siepe
Odore di foglie di menta
bagnate in una notte estiva
circondate dalle lucciole
nel giardino della mia infanzia.
Ascolto,
a testa in giù come un acrobata,
l’eco delle tue parole
incontrare i miei pensieri,
sottile momento di comunione
al di là della siepe.

Stella del mattino
Bentornata stella del mattino
ancora dai miei occhi sgorga pianto:
che giorno è questo in cui tu dormi ignara,
mentre io già veglio sui miei fantasmi antichi?
Ti sveglierà l’odore del bosco
e il lento dischiudersi di altri baci.
Avrai suoni e colori anche per oggi.
Io, soltanto la tristezza.

Ascolta
Per quel che vale anche tu ascolta
non riesco a sbiadire il volto
disegnato nella mappa della memoria,
contorno scuro
chioma di inchiostro e di seta.
La tua voce rauca richiama
lacrime come di rime sparse.
E ti posseggo solo
con parole che ripeto
magia di nenia o canto,
voce che si incunea
fra i lacci della vita,
su ciglia chiuse.
Dimmi: sei una donna o una strega?
le tue labbra dolce pretesto,
nei tuoi occhi la magia:
una bugia!
La tua malizia mi accende
il corpo mi rendi
e l’anima vendi.
Io ti seguirò
annientandomi,
fino a frantumarmi nella tua follia.

Passioni fra donne
Danziamo molto vicine
ma non ci tocchiamo,
una specie di intimità sessuale ben presto
ci costringe a usare le mani.
La notte è calata su noi
ma la musica ci riempie di energia,
è eccitante spingerti su di me,
adoro sentirti mia.
Bere dalla tua bocca
ha un significato purificante per la mia arte,
è così inebriante il tuo odore,
sai che hai la voce sensuale.
Sei divina, così aggressivamente tenera,
farò di tutto per raggiungerti in quella sfera magica
delle nostre menti che non sanno spegnersi
nemmeno quando il corpo sa di anima.
Perdonami se non ho parole
per dirti quanto ci tengo alla luce
che vedo nei tuoi occhi,
siamo in pochi
ad averla ancora.
Stringimi, baciami, mordimi, abbracciami!
Non voglio restare sola
ora che tu con un sorriso
cacci via ogni malinconia.
Non posso che cercare
di fare del tutto per renderti mia
perché sei splendida, splendida, splendida
così come sei.

Era un gioco
Le rincorse sui prati
quell’acchiapparci
per finire lottando fra l’erba
... era un gioco.
Era un gioco
il mio corpo sul tuo
e trattenerti vinta per terra,
posarti la testa sul seno
aspettando che il respiro
tornasse leggero
... era un gioco.
Era un gioco
la prigionia contro i sassi
del muretto tra i rovi,
il tuo viso offerto nel sole
la dolce schermaglia dei fianchi
... era un gioco.
Ma quel gesto in più,
la mia incontrollata reazione,
la follia che ci prese
e che ci sconvolse la vita,
era un gioco dal quale
non abbiamo più fatto ritorno.

Spremi il mio succo
Spremi il mio succo ragazza!
spremi tutta la vigna
e beviamo sino ad esserne ebbri
che anch’io sono pazzo di te
e di nuovo ardo di febbre.
Spremine ancora e ancora
e riempi la coppa proibita
per brindare sorella all’aurora
splendida amante della vita.

Bimba
Quella notte,
avvolta in una nuvola calda,
una pallida luce nei tuoi occhi
sussurrava mille parole,
nascondeva mille segreti.
Ti guardavo,
ascoltavo il tuo respiro,
sentivo i tuoi pensieri scivolare nel regno delle ombre.
Avrei voluto seguirti anche lì
per proteggerti nel sonno,
tenerti per mano,
stringerti,
ascoltare battere il tuo cuore.
Ma sono rimasto immobile a guardare il tuo viso.
Angelo che socchiudi gli occhi,
nell’istante in cui abbassi le palpebre,
porta nei tuoi sogni
il mio ultimo sorriso per te.
Il tuo viso
si distendeva dolce come non mai
mentre la mia mano scivolava leggera
donandoti sulla guancia l’ultima carezza.
Dormi bimba mia, ti sussurravo piano
per non svegliarti,
e vicino a te provavo a chiudere gli occhi anch’io
come fossi di colpo tornato bambino nella culla,
e insieme attendevamo la nuova alba
mentre nel soffitto, anche quella notte,
brillavano miriadi di stelle.


 

La luna di Peter Pan

 

La luna di Peter Pan
Sentirsi eterni adolescenti
o addirittura curiosi bambini
alla meravigliosa scoperta del mondo.
Presi per mano dalla fantasia,
sospesi fra le nuvole
tra favole ed eroi,
viviamo nella città dei sogni.
In fondo
siamo creature talmente vulnerabili e fragili
che finiscono per provare realmente
i sentimenti e le emozioni che immaginano.
E rifiutare di crescere,
fuggire dalle proprie responsabilità,
annullare la vecchiaia e cancellare la morte.
Tutto è ingenuità,
disarmante stupore,
poetica avventura,
tenerissima immaturità.
Avere per amici solamente
gli artisti,
gli uccelli,
gli acrobati,
gli angeli
e tutti coloro i quali
con i piedi per terra
un senso non hanno.
Viaggiare con la mente,
leggeri come piume
che non atterrano neanche senza vento,
col dono dell'immunità'
verso i problemi pratici quotidiani,
incontaminati dalla crudeltà del materialismo.
Noi siamo Peter Pan,
affetti da una sindrome cronica
che non si potrà mai curare
e che si nutre ogni giorno
di nuovi colori, nuove sensazioni,
abbiamo la luna sempre negli occhi
siam pronti a raggiungerla in ogni magico istante.
Siam veramente malati e patologici?
o forse siamo solo
più fortunati di altri,
capaci di essere noi stessi.
Credo che siamo davvero vicini a Dio
e veniamo da un mondo
che sta al di là.

Le ali dell'anima
C'è un momento nell'universo
in cui il cielo
incontra il mare.
Ed è proprio in quell'istante
che le ali dell'anima
iniziano a volare.

Mia piccola Lisa
Il dono più grande
che la vita mi possa offrire
è quello di poter leggere
ciò che nascondi nel cuore,
mia piccola Lisa.
Lascia che io lo raccolga
fiore che è gettato via,
e lo custodisca qui
in uno spazio che da tempo
ormai è anche tuo.
Spero che quei sogni
che come gemme preziose porti nel cuore
un giorno si avverino tutti,
perche lo meriti
e lo desideri.
Non ho mai visto
nella continua ricerca della mia immaginazione
ne' in mille volti di creature reali,
una ragazza dal viso così dolce e poeticamente espressivo
come quello tuo.
Il tuo adolescenziale mondo
è per me suggestiva poesia,
la tua voce,
quel silenzio
dei tuoi timidi sguardi!
Trovo nell'irrisolvibile mistero in cui celi pensieri ed emozioni
qualcosa che mi appartiene e mi attrae,
sensazioni che,
nella mia tormentata e adulta esistenza,
sono anche mie.

Piccoli momenti
Sono i piccoli momenti
a riempire la nostra vita.
Sono i piccoli momenti
a regalarci le più belle emozioni.
Sono sempre essi
che si fissano negli eterni ricordi,
che non vanno via
nemmeno quando gli occhi si bagnano di pianto.
C'è vita persino in quegli attimi di disperazione
dal silenzio una scintilla di gioia provocherà un'esplosione.
Basta un istante, solo un istante
per rallegrare i nostri gelidi cuori.

Idea di libertà
Ho nella mente un'idea di libertà,
ma nella mia mia vita purtroppo
vi è una libertà in gabbia.
Scavo nei mei sogni
e trovo
idee infinite,
fuggenti attimi,
sussurri lievi
di libertà.
Penso,
mi fermo,
rincorro,
ascolto,
e scopro in me sempre lei
la libertà:
la libertà è in noi
dobbiamo solo trovare il coraggio di liberarla,
non rinchiuderla mai.
Vola gabbiano!
librati alto nel cielo della speranza,
sfiora i raggi del sole della vita,
tuffati nel silenzio della pace,
giaci stanco sul lido della fiducia,
e vivi!
Anche le gocce d'acqua possono gelare
prima di unirsi all'oceano,
il freddo clima dell'umanità
può lasciar galleggiare
i pezzi di ghiaccio
finchè un raggio di sole
penetrerà la lastra gelata
e l'oceano accoglierà riscaldate nel suo seno
le piccole gocce.
Spero di poter un giorno
essere un raggio di sole.

L'eco degli angeli
Ho sentito delle note
provenire da lontano
ma forse era l'eco
delle risate dei bambini.
Ho visto una luce
brillare da lontano
ma forse era il riflesso
di un battito del cuore nel silenzio.
Ho udito le parole
giungere alle mie orecchie da lassù
ma ora sono sicuro
eri tu, tra gli angeli, che mi parlavi.

Attimi di meraviglie
Quando la sera tutto si ferma
e il silenzio
può entrare nel tuo cuore,
riesci ad ascoltare note inespresse
di una vita
che palpita nelle tue vene.
Non fa freddo
e la notte
sarà più bella che mai!
Potrai guarire
da quelle notti insonni,
scacciare la paura se lo vorrai.
Chiudi gli occhi
e lasciati cullare dal mare dei ricordi,
lasciati accarezzare
dalla brezza dei sentimenti,
assaporando vivide sensazioni
potrai scoprire una luce che brilla.
E' un diamante dalle mille facce
che chiede solo di essere scoperto
e condiviso,
fermati!
contempla quella luce,
parlale della tua solitudine.
Troverai un volto
con occhi pieni d'amore,
troverai una mano
che ti vuole sostenere,
troverai un cuore
che ti vuole abbracciare.
Ti prego credi
nella sincerità e nella magia
di quegli attimi,
non lasciarli sfuggire
ma vivili,
vedrai meraviglie compiersi in te.

Chi sei
Chi sei?
dolce compagna di avventure!
Sono solo
e tu sfiori il mio braccio.
Piango
e mi mostri un sorriso.
Sono triste
e mi fai una piroetta.
Vorrei morire
ma mi porgi un giglio.
Sono silenzioso
e tu canti al mio orecchio note di gioia,
ma chi sei?

Esistono silenzi
Esistono silenzi
in cui vedo scorrere parole
come un fiume in piena
sul diario della vita,
ma non è la mia mano
che le scrive.
Esistono silenzi
nei quali vedo scorrere una lacrima
come stilla di rugiada
sul mio volto,
ma non sono io
che la verso.
Esistono silenzi
che mi fanno sentire un alito di vita
che come un profumo di mille fresie
mi accarezza il volto,
silenzi magici
in perfetta sintonia col mio indefinibile anelito.
Ora sento e comprendo
che il cuore dell'universo
palpita all'unisono col mio respiro
e allora chiudo gli occhi,
e cerco di ascoltare nel silenzio
la dolce melodia di quegli istanti.
Sono attimi che parlano d'amore,
che mi rapiscono con loro,
e in quei momenti
trovo anche te.

I tuoi segreti
L'immensità che ti porti dentro
è come il mare.
Non scorgo l'orizzonte
del tuo essere.
Cielo è acqua si fondono
nella tetra nebbia della tua solitudine.
Non ci sono velieri di speranze in te
e nemmeno alghe che possano attaccarsi agli scogli.
Rifiuti la mia àncora di salvezza:
perchè ti lasci annegare così?
Preferisci naufragare nelle tue paure
per poi morire nel vento e nella tempesta del tuo dolore.
Non posso far nulla se non ti lasci aiutare,
darei la mia vita per te.
E come un marinaio sconfitto
vago alla scoperta dei tuoi segreti.

Là dove il sole illumina ancora
Stringimi a te,
ai tuoi sogni leggeri
che san volare in alto
sino a sparire all'orizzonte
per poi riemergere in quella zona del cuore
che confini non ha.
Guardami riflesso
attraverso la chiarezza delle tue pupille,
incontaminato sguardo d'un'anima semplice,
e con un sorriso
illuminami
e scolpisci il tuo amore nella mia mente.
Calpesta la mia eterna tristezza,
lascia che rimanga a terra
immobile e impotente,
polvere sulla polvere,
inerme
come nulla nel nulla.
Mostrami il profilo d'un arcobaleno
arco di vivida luce e colori sgargianti,
affinchè possa frantumare squarciando
il buio della mia solitudine
che nessuno sa capire,
che nessuno è in grado di ascoltare.
Portami in alto,
lontano da quaggiù,
via dalle ombre oscure
che mi rendono loro schiavo,
là dove il sole illumina ancora
e riflette amore.
Ascolta il grido della mia disperazione
e amami più forte che puoi,
mostrami fiducia,
regalami l'infinito,
fai sentire questo bambino insicuro e uomo mancato
importante almeno per te.

Quello che vorrei
Io cerco la tenerezza
non come si cerca qualcosa
che non si conosce
e che non si è mai provata,
ma come qualcosa di cui
si ha infinita nostalgia.
Ecco cosa vorrei per me:
un sogno dipinto
coi colori dell'arcobaleno
sul fondo azzurro dei miei pensieri
e sterminate praterie di profumatissimi fiorellini
e un mare verde smeraldo rigoglioso di vita subacquea.
E vorrei che quel ponte di colori e di emozioni
unisse idealmente la prateria e l'acqua,
la mia vita e quella che vorrei che fosse
per essere libero anch'io fino a divenire cielo,
anima nell'anima,
vento nel vento.

Artefice della mia vita
Non esiste il destino,
sono soltanto io l'artefice della mia vita,
io e soltanto io posso scrivere la mia storia
disperata ma profondamente umana
e per questo vera, sofferta, vissuta.
Semplicemente so che devo vivere
senza aspettare il via della bandiera a scacchi,
devo correre prima che sia troppo tardi,
potrei sprofondare nella palude della tristezza
se solo mi fermassi a riflettere o mi arrendessi in partenza.
Vane le preghiere, inefficaci le medicine,
nessuno mi spingerà a seguirà il mio cammino,
dovrò necessariamente farcela con le mie sole forze,
nessun aiuto dall'alto,
forse nemmeno il soccorso della zingara fortuna.
Stasera però mi sono fermato un attimo
a guardare il rosso del tramonto
che dava l'addio al giorno
proprio mentre anch'io mi sentivo finito,
quella luce mi ha sussurrato piano:
"tu rinascerai con me e vincerai se lo vorrai".

Il chicco
Era arrivato il giorno tanto atteso,
il mio sogno doveva essere seminato,
doveva sbocciare,
crescere e dare i suoi primi frutti.
Piantai quel chicco
nella zona più fertile della mia vita,
lo innaffiavo ogni giorno con le mie lacrime
e desideravo sempre più la sua nascita.
Finalmente spuntò una foglia,
mi fece sognare,
sperare,
sorridere,
sapevo che i suoi frutti
sarebbero arrivati presto.
Con molta lentezza crebbe,
fece un piccolo fiore,
un briciolo di gioia
ma nessun frutto.
A differenza della lentezza
con la quale era nato,
al primo spiffero di vento
morì
e con lui
il mio cuore.

La rinascita
Per assaporare i colori della primavera
e sentire il calore del sole,
il suono della natura che rinasce,
dobbiamo avvertire prima il gelo dell'inverno.
E il bosco dovrà apparirci freddo e silenzioso,
solo dopo vedremo il pettirosso cantare,
giovani foglie danzare.
E i fiori giaceranno inerti sepolti nell'oscurità
per poi germogliare e fiorire come per incanto,
fiori vivi che mostreranno le corolle al sole.
L'inverno può durare anche per mesi e mesi,
il buio potrebbe rivelarsi lungo e interminabile,
camuffarsi da maschere umiliate e sconfitte
di solitudine e di tristezza
ma la primavera e con essa la sua incantevole luce
torneranno sempre prima o poi
e sarà festa nei nostri cuori,
definitiva vittoria per la nostra anima.

I colori dell'arcobaleno
Tu
che hai saputo dipingere
con i colori dell'anima,
immortalando sensazioni racchiuse
in mille immagini.
Hai creato arcobaleni,
voli di aironi
tra cielo e mare
abbagliando di luce
l'orizzonte del cuore.
Mi hai modellato,
con la tua arte plasmato,
sfiorando insieme
il tutto e il nulla,
l'estremo e il semplice.
Una libertà
infinita
che attraversa il respiro
e fa volare via,
via.

Il silenzio dell'anima
In questa notte
che il sogno
non riesce a strappare
ai miei pensieri,
lascio scivolare
lievi
piccole gocce
sul mio viso.
Il silenzio
della mia anima
ora preme
come non mai.
Ed io riconosco
la mia debolezza,
la disperazione d'un uomo
che è consapevole della propria fine.

Ritratto di donna
Soffermandomi a guardare il tuo viso,
quella profondità del tuo sguardo,
vorrei passarci delicatamente le dita
seguendo con una linea i tratti dei tuoi lineamenti.
Scrutando i segreti di quegli occhi verdi
che sembrano cambiare ad ogni tuo stato d'animo,
non so che darei per leggere quelle paure e incertezze
che mai avresti il coraggio di rivelarmi.
E in quell'infinita dolcezza
che lasci ancora scorgere,
cerco dipinto un viso di bimba,
trovo invece il ritratto di donna.

Io e te in amore
Se avrò gli occhi spauriti
di un cerbiatto indifeso,
ti potrai commuovere
e mi accarezzerai.
Se subirò la sconfitta
di una speranza naufragata nel niente,
soffrirai con me dispiaciuta
e mi consolerai.
Se di colpo scoprirò
di non farcela più,
tu combatterai con me
e mi incoraggerai.
Ma quando ti guarderò
con gli occhi di un uomo innamorato,
ti perderai con me
e saremo un vortice nel blu dell'oceano.
Là dove la vita
si rigenera dopo la morte,
là dove il tempo
non si ferma.
Io e te in amore.

Sapore di libertà
Voglio allargare la braccia
e respirare forte
l'immensità del cosmo,
il sapore della vita.
Voglio sentirmi libero,
finalmente felice di vivere e amare
senza negare più a nessuno
me stesso.

Il quadro più bello
Spicchio di luna in cielo,
aliti di parole incantate,
soffio caldo del tuo pensiero
sul mio cuore.
Mi soffermo a contare e raccogliere le stelle
ne farei una collana per donarla a te
che non ne hai bisogno
perchè stella fra le stelle.
Altro che tesori e ricchezze!
non servono gioielli e diamanti,
regni solo tu
con la tua magica e preziosa presenza.
Tu dolce e bellissima principessa
nella favola della mia vita,
dolce musica il tuo respiro
che danza nella notte col silenzio.
Ed io che in uno spiraglio di luce
ti guardo incantato
come un fermo immagine nella mia mente:
il mio quadro più bello.

La magia di un nuovo giorno
E' ora finalmente!
quell'attimo mansueto
che segue la notte e precede il mattino
trattiene il respiro,
la natura tutta è in attesa,
il risveglio è prossimo.
La magia
che si rinnova
nell'incanto dell'alba,
canta il gallo
ambasciator di questo evento,
poi trepido silenzio e fremente compostezza.
Ed eccolo il boato
in un fragore di luci che si accendono
tutte insieme,
esplodono nel cielo,
giunge infine il sole
a battezzare il nuovo giorno.
Ed è un festoso cinguettare di uccellini,
lo schiudersi dei fiori,
la carezza della rugiada
che lieve scivola sugli steli,
la òla dell'erba che vibra
pizzicata dalle esperte dita della brezza.
E poi ancora il guizzar dei pesci giù nel fiume,
il rincorrersi di un'onda dietro l'altra,
oche che schiamazzano in girotondo,
il sapore fresco del latte appena munto,
delle uova raccolta sulla paglia,
lo sguardo di un pulcino appena nato con le piume in disordine.
I miei occhi sbigottiti che veloci applaudono
aprendosi e chiudendosi ritmicamente
sul mondo che nasce,
avidi e mai stanchi,
felici ancora di assistere
alla magia di un nuovo giorno.

Segreti
Segreto grave
occultato dalla maschera del silenzio.
Segreto profondo
sigillato da una promessa.
Segreto fragile
taciuto per rispetto.
Segreto inconfessabile
celato per vergogna.
Segreto remoto
ancestrale,
incomprensibile,
misterioso,
completamente folle.
Quanti segreti
appartengono alla coscienza d'un uomo!
Radice d'un male, silenzio dentro il silenzio,
amara fonte di strani tarli.
Quanti segreti verranno con liberazione confessati?
Ma quanti di essi sfoceranno poi nella morte!

Occhi di gatta
Occhi oblunghi d'ambra e smeraldo
percorsi dai sentieri dell'eden.
Oasi sconfinati di terre e fuoco
solcati dai fiumi dell'anima.
Mondi lontani d'amore e odio
abitati da abissi profondi.
Occhi di gatta
inafferrabile enigma.

Nebbia
E la nebbia scendeva
lentamente
confusa.
Solo una luce
si distingueva all'orizzonte
in un tremulo brillio.
Poi un'altra
e subito dopo un'altra
e un'altra ancora.
Indefinibile paura e insieme lontana speranza,
chiusi gli occhi
e non fu più niente

Quel mare
In quei giorni
ero triste, disperatamente solo
ateo,
col cuore chiuso nel ghiaccio.
Per fuggire dal mondo,
lontano da tutto e da tutti,
mi rifugiavo lì nel solito posto
sulla spiaggia in riva a quel mare.
Quante volte ho pianto!
volevo capire,
tornare bambino,
e parlavo al mare della mia solitudine.
Più volte seduto sopra quella sabbia
ho provato ad alzarmi di scatto
per andare incontro al mare
sempre dritto fino ad annegare.
Desideravo affidare
a quelle acque a me così care
il mio corpo,
e farla finita per sempre.
Ma qualcosa invisibile e forte
mi ha sempre fermato proprio sul punto di farlo,
oggi che sento Gesù nel cuore
capisco che è stato Lui a bloccarmi.
Adesso la mia vita
è completamente cambiata in positivo,
torno spesso in quel posto
ma non mi sento più solo.
Gesù è con me,
sento gioia, felicità, certezza,
ho dentro una ricchezza immensa
non spiegabile a parole.
E' una potenza d'amore, una luce infinita,
e quel mare che prima mi parlava di morte
o non mi rispondeva affatto,
oggi mi parla col linguaggio della pace.

Gesù io ti amo
Gesù!
io ti sento vicino, molto vicino
fin quasi a sfiorarti.
Per troppo tempo non ti ho creduto
e ho vissuto come se tu non esistessi,
perso in strade buie senza sbocchi.
Tutte le porte mi parevano chiuse,
ero preda di ansia e tristezza
immerso in una solitudine senza fine.
Sopravvivevo ossessionato ed atterrito
dall'idea d'invecchiare e morire,
schiavo della lussuria e della pornografia.
Oggi tutto è cambiato come per magia
da quando finalmente aprendo il mio cuore
io ti ho accettato con fede nella mia vita.
Ogni cosa mi appare nuova e bellissima
vedo tutto ciò che c'è dentro e fuori di me
con occhi totalmente diversi.
Hai riempito la mia anima d'una purezza fortissima
come se in un momento avessi cancellato tutti i miei peccati
purificandomi come un bambino.
Ora amo te Gesù, gli altri e la vita
ho smesso di chiudermi vigliaccamente
ma sento forte il bisogno di aprirmi all'universo che mi circonda.
Vorrei tanto fare del bene, aiutare e trasmettere al mio prossimo
questa gioia che provo dentro
e che vorrei condividere con tutti.
C'è una nuova luce che brilla nei miei occhi
e l'ispirazione poetica è cresciuta diventando positiva e bellissima
mentre prima scrivevo dolore e autodistruzione.
Ho compreso che senza di te
c'è il vuoto e regna la paura,
nulla ha senso o valore e si è vulnerabili e infinitamente deboli.
Piccoli grandi prodigi
mi sorprendono giorno per giorno
rinnovandomi continuamente e progressivamente.
Ed io non posso più tornare indietro
ora che ho sperimentato
l'importanza della tua presenza nella mia vita.
Da ora in poi griderò al mondo intero:
Gesù io ti amo col tutto il mio cuore
e ti adorerò per sempre.
Perchè con te vicino
nientre potrà più abbattermi
o farmi del male.
Solo luce e amore
tu hai riservato
per me!

La spiritualità
Esiste da sempre e per sempre in noi,
in fondo alla nostra anima,
qualcosa indefinibile
ma estremamente preziosa e vitale
capace di renderci immortali,
invincibili,
simili a Dio,
e che non può essere in nessun modo
annullata o distrutta.
Questo meraviglioso dono
che ci è stato regalato con amore
è la nostra spiritualità.
Immersi nel fango dell'errore e della disperazione
o sprofondati nel mare dei nostri guai,
essa ci trascinerà con se' sconfiggendo la morte
con una straordinaria forza di vita e d'amore
sollevandoci fin lassù
perchè noi siamo nati per vincere.

Sentire Gesù nel cuore
Oggi ho capito
una cosa molto importante
che soltanto chi sente veramente Gesù nel cuore
può comprendere:
la vita è meravigliosa,
è un dono bellissimo
che ci è stato regalato con amore
e per questo va vissuta con gioia ed entusiasmo
fino in fondo.
E se spesso accadono cose brutte e tristi,
non è perchè siamo sfortunati
o perchè il male regna sovrano,
oppure perchè siamo stati abbandonati al nostro destino,
c'è invece un qualcosa di bellissimo
celato dietro quel male,
come un meraviglioso e definitivo riscatto futuro
che noi per adesso con gli occhi mortali e terreni
non possiamo neanche concepire o immaginare.
Per questo io ho fatto la scelta più importante
della mia tormentata e solitaria esistenza:
"ho messo la mia vita nelle mani di Gesù Cristo"
e per la prima volta in vita mia
scrivo di Gesù e per Gesù.

Chissà se ti ricordi ancora
Chissà se ti ricordi ancora
le domeniche d'estate
e quel silenzio nelle strade,
correvamo solo noi
ad inseguire i sogni
senza più tristezza ed abbandono.
Stringevi forte la mia mano nella tua
e spinti dall'incoscienza della nostra età
fuggivamo via lontano,
vivendo il presente senza domani,
ci bastava e non ci importava di sapere
cosa volevamo noi dalla nostra vita.
Chissà se ti ricordi ancora
i pomeriggi d'inverno
trascorsi chiusi in casa
a fumarci la malinconia,
ad inventare il nostro mondo,
giorno dopo giorno senza aver paura,
senza fermarci davanti a niente
tra storie vere e viaggi con la mente.
Ma il tempo passa in fretta sai
ed io ho non ho imparato a vivere
ma lo stesso tempo
sento che non cancellerà
quelle cose in cui io credo
che vibrano e bruciano dentro me,
mi chiedo se anche tu
sei rimasta quella di allora.
Chissà adesso dove sei, che fai e con chi stai!
Chissa se avrai trovato mai
la vita che volevi,
quello che sognavi.

I poeti
Ci sono ancora loro,
strani individui
con l'anima più leggera di una nuvola.
Loro,
i poeti,
ingarbugliati nelle rime di ogni giorno,
con le più vere promesse e il più nobile scopo:
donare con il cuore e tramite la penna
ancora e poi ancora all'infinito,
amore.
Ci son sempre loro a risvegliarti dal torpore
che t'infonde l'infernale macchina del nulla,
a dirti quanto vali se le ali
le dispieghi ancora
ferite e sanguinanti forse.
Ci sono ancora loro a dirti di stranezze
disegnate dentro al vento,
a farti capire quanto sia vero il tuo sorriso
se arriva dopo quel dolore,
quanto sia libero questo mondo
se non avvelenato da quei gas
più che mai sconosciuti ed assassini.
Sì, libero e vero! come la vita che ti scuote
contro quella morte che non puoi capire.
E ci sono infine loro:
bambini, folletti, tenerissimi giullari di emozioni
ormai ridotti a non avere più parole
che parlano muti lo stesso,
piangono in silenzio,
e nel silenzio,
senza fare rumore,
accarezzano l'immenso.

Amore
Ho visto lanterne ardere
in un silenzio infinito
dove la memoria
si perde.
Voci di bambini aleggiare
in un tempo remoto
dove suoni di flauti
contrastavano sussurri e grida.
Incontrollato amore, sconosciuto, amaro
disperato amore
che devasti l'animo
e sconvolgi la mente.
Amore rincorso, perduto, ritrovato
amore di lacrime
che purifichi gli occhi
e lontano calmi l'ardore.
Ho sentito il mare infrangersi
in onde di tempesta
in un tempo inaccessibile
dove il dolore si dissolve.
E ricordi amari al cuore
che offuscano
la vita vissuta
e non vissuta.
Inspiegabile amore, vagabondo, inconsueto
fragile amore
che distruggi il mio sangue
e annienti il mio corpo.
Amore cercato, sognato, sperato
amore di rabbia che infiammi lo sguardo
e lontano
accendi le vene.

Frammenti di sentimenti
Impalpabili volteggiano nell'aria e profumano di primavera
cadute distrattamente da chissà dove
smarrite nel tempo.
Spaziano nella mente
nutrendosi di spasimi
anelando consolazioni.
Danzano coi ricordi
si adagiano su fiori recisi
dipingendo l'amore.
Un ritratto d'autore
ma sono solo briciole
briciole e nient'altro.
Frammenti di sentimenti
che uniti tra loro
danno vita al mio cuore,

Incrocio di vite sbagliate
Sei storia d'amore incompiuta,
poesia mai finita,
sei l'amore sfiorato e incosciente
incontrato per strada, la stessa
a un incrocio di vite sbagliate.
Fra mille anni
o forse fra un istante
io ti ritroverò seduta ad aspettarmi
nella quiete di un tempo
che sarà verità.
Mi chiamerai "mio amore"
ed io "piccola mia"
come se ieri fosse appena passato,
come se mai
tu fossi andata via.

Dentro te
Dentro te
ascoltavo il dolce silenzio
affondando nel grigio notturno
dei tuoi occhi
mentre l'azzurro delle tue iridi
svaniva fra la ciglia del sole.
Dentro te
percorrevo il tempo immobile
cullando il sogno di te bambina
ed una carezza silenziosa scorreva
accanto ai tuoi occhi lucidi.
Dentro te
immagino ancora il tuo profumo
l'estasi proibita
e la dolcezza di quel momento
che diventerà il mio indelebile ricordo.

Il teatro della vita
Personaggi
costumi di scena
copioni
luci
prove
soddisfazioni.
Tutti vagoni di un treno
che viaggia
lungo il binario del teatro,
arte sopraffina
nel comunicare con gesti
mimica e parole.
Un viaggio
che conduce la nostra anima
in uno spazio virtuale
a volte fantastico
a volte specchio
della cruda realtà
ma che ormai fa parte
della nostra vita,
del nostro essere maschere
in questo mondo
chiamato teatro.

Il delfino e la sirena
Su un'isola deserta
sperduta in mezzo al mare
viveva una fanciulla
che non sapeva amare.
In mezzo alla natura
da sola era cresciuta
tra fiumi, uccelli e fiori
di quell'isola sperduta.
Dormiva su una rosa
mangiava dentro un cocco
cingeva i suoi capelli
di un nastro con un fiocco.
Passava le giornate
parlando con gli uccelli
svelava a loro i sogni
più intimi e più belli
Il suo migliore amico
era un delfino bianco
ch'era rimasto lì
lasciando il proprio branco.
Un dì mentre nuotava
nel mare di cristallo
qualcosa la colpì
in un banco di corallo.
Con gli occhi spalancati
guardava attentamente
quello che succedeva
nel fondo sottostante.
Il suo migliore amico
ossia il delfino bianco
giaceva dolorante
poggiato su quel banco.
D'istinto si lanciò
portandogli soccorso
e gioì quando capì
che non l'aveva perso.
Qualcosa nel frattempo
in lei era cambiato
pensando a quel suo amico
che Dio le aveva dato.
D'allora la fanciulla
con lui volle restare
sirena diventando
per vivere nel mare.
Resto con lui per sempre
coprendolo d'amore
ma l'isola dei sogni
rimase nel suo cuore.

La ragazza computerizzata
Io vorrei confessar questo
in fondo è un segreto onesto,
mi son follemente innamorato
di una ragazza virtuale che ho creato.
Non so da qual mondo sia venuta
ma si muove, mi guarda e non è muta,
non esiste nella realtà
ma a me par quasi verità.
Dal mio computer è uscita fuori d'improvviso
senza dolori, problemi e con un bel riso,
è proprio bella, formosa e seducente
fatta di hard disk, processori ma non mente.
Cliccando il suo corpo l'amor ci ho fatto in ogni lato
non ho preso virus e piacer ho anche provato,
lei programmata ride, parla, si muove sai
mi ubbidisce, non dà problemi e non tradisce mai.
Figli purtroppo non me ne può dar
ma che importa, la stringo e continuo ancor a baciar,
ormai in questo secolo di robots e computers ultra potenti
mi sentirei antico con una vera donna coi sentimenti.
Per questo io sto tranquillo con la mia ragazza computerizzata
che mi soddisfa, mi piace e l'ho tanto amata,
son arrivato al punto di non volerla cambiar se far lo possa
neppur con una ragazza vera in carne e ossa.

La ragazzina che guarda il mare
Appoggiata al muretto
la ragazzina guarda il suo mare
attenta, rapita, sognante.
Quel sole giallo
enorme palla lucente di remoti giochi infantili
saluta il giorno che muore regalando i colori più belli.
Il mare dolcemente si trasforma in adolescente
poi in padre comprensivo
e penetra nell'anima di quella ragazzina.



 

Come sono dentro
Messina 2004
copyright © 2006 by Claudio Cisco

Introduzione
È sempre difficile parlare di qualcuno con cui si hanno rapporti di profonda amicizia, mantenendo il giusto equilibrio.
Claudio Cisco nasce a Messina il 18/10/1964. Ho il piacere di conoscerlo da più di trent'anni, da quando cioè ero suo compagno di classe nelle scuole elementari. Non posso non ricordare con emozione quei periodi mai più ripetibili e in particolare il suo grande e quasi inspiegabile talento nello scrivere, rivelatosi sin dalla tenera età.
Ho ancora davanti agli occhi, come se il tempo non fosse mai trascorso, quel suo viso espressivo e misterioso insieme, meditativo e lontano che nascondeva chissà quali segreti, chissà quali pensieri, pensieri sicuramente molto più grandi di lui, fuori dal comune che nessuno all'infuori di lui poteva comprendere, così diversi e complicati rispetto ai miei e a quelli di tutti gli altri nostri compagnetti. Rivedo ancora nella memoria quei suoi occhi chiari e tristi di bambino, concentrati fissi sul qua-derno e la sua mano che, come un automa, muoveva quella penna riempiendo infinite pagine, seguendo la traccia d'un tema, come se non riuscisse a fermarsi. Tutti noi suoi compagni, restavamo ammutoliti a guardarlo senza nulla saper scrivere, chiedendoci da dove riuscisse a tirare fuori tanta ispirazione pur riconoscendogli e ammirandone il suo grande dono di natura.
Continuo a seguire le immagini che il ricordo mi restituisce e rivedo con nostalgia i tempi dell'adolescenza quando ci frequentavamo, così diversi l'uno dall'altro. Lui solitario e introverso, un po' timido che rideva a malapena d'un sorriso ineffabile e quasi celeste, io, al contrario, chiassoso ed esuberante ma ci rispettavamo sul serio, pur nella diversità dei caratteri, ci dividevamo ogni cosa, il panino in classe lo spezzavamo sempre in due, ci volevamo un bene dell'anima. Anzi, ad esser sincero, io sentivo verso di lui, quasi un complesso di inferiorità consapevole delle sue capacità artistiche ma mi sono guardato bene dal farglielo presente per non metterlo in una situazione d'imbarazzo.
Oggi che siamo diventati adulti, osservandolo, non riesco a staccare la sua immagine di adesso, da quella di quand'era bambino, sembra essere rimasto lo stesso, quasi si rifiutasse di crescere, a dimostrare che la giovinezza, quando la si possiede nell'anima, è eterna.
L'altro giorno, mi propone un suo libro "Come sono dentro". Rimango, pur conoscendo la sua genialità creativa, stupito ugualmente e totalmente coinvolto dall'energia che emana. Il suo modo di scrivere è fuori da schemi. Le sue liriche danno risalto all'anima, a volte possente e virile, altre dolcissima e perdutamente sola ma sempre viva con un disperato bisogno di comunicare.
La lettura del libro poi mi rapisce totalmente. Colgo senza limiti il significato e la bellezza poetica.
Sono consapevole di essere di fronte ad una espressione artistica che va oltre le punte più avanzate degli scrittori di quest'epoca.
Non so se il lettore sia in grado di recepire tanta sensibilità e forza creativa, credo piuttosto che possa rimanerne sbalordito.
Questo libro raccoglie il meglio delle opere dell'autore dalla fanciullezza ad oggi, come sintesi della sua evoluzione poetica ed umana in genere. Per questo, con vivo interesse, vi invito a prenderlo in considerazione.
Vincenzo Fratantonio

Raccolta di
prose, poesie, pensieri, riflessioni

 

Alba
Alba!
tu stai sorgendo,
silenziosa brezza nell'aria,
leggiadre ali intorno.
Alba!
tu stai spargendo il tuo colore
sul mare addormentato.
La tua pace mi sta cambiando.
La mia anima,
svegliandosi,
si sta aprendo all'amore
verso l'infinito.
Io sento che sto per nascere
sì, lo sento, io sto nascendo.

In silenzio
Io e te,
mano nella mano,
camminiamo verso il sole
guardandoci in silenzio.
Le nostre orme sono raggi di luce,
nel loro chiarore, riflesso,
osservo il tuo viso dolcissimo
che m'incanta, in silenzio.
Siamo solo noi due,
creati l'uno per l'altra,
rapiti da questo sole immenso.
Un amore senza fine grande più di noi
ci trascina via lontano
e tu esisti ormai dentro di me
ti sento in ogni parte del corpo,
tu sei l'aria che sto respirando,
sei la mia stella che brilla nel cielo.
Vicinissimi, avvolti dal calore,
noi ci amiamo sfiorandoci in silenzio.
Siamo in viaggio da qui all'eternità,
eroi di un sogno in questo breve vivere,
non svegliamoci mai,
ed ora, in quest'istante magico,
tu ed io siamo un solo essere,
non so più dove finisci tu e comincio io,
dove si dilegua il sogno e appare la realtà,
ora tutto acquista un senso
e finalmente scopriamo insieme
che c'è qualcosa di noi,
un motivo per vivere.
Non siamo più soli,
finché mi starai vicina, saprai tutto di me,
avrai il meglio di me stesso
e tu con me sarai sincera.
Stringimi la mano più forte,
sei l'unico scudo tra me e il mondo,
ho bisogno di te per non morire.

Primo amore
Un'ondata improvvisa di luminosi ricordi
sommerge per un attimo i duri scogli della mia realtà
e la schiuma che ritorna al mare,
lascia un immenso prato verde
ricamato morbidamente dalle esili mani della primavera
e in quel giardino, d'incanto,
sbocciarono fiori di mille colori e ali dorate di farfalle,
lì v'era un bimbo che inseguiva felice il volo d'un aquilone
ed una bambina
che sfogliava dolcemente i petali d'una margherita.
Era bello correre insieme a lei, mano nella mano,
tra le spighe di grano più alte di noi
e l'azzurro del cielo che sembrava così vicino, non finire mai,
saltellare a gara con i cerbiatti,
e seduti in riva al ruscello,
gettare ramoscelli sull'acqua per vederli galleggiare dolcemen-te
e all'imbrunire, sudati e sporchi di terra,
scappare sul colle più alto
ed osservare il volo libero di stormi di gabbiani su oceani lim-pidi,
aspettare in silenzio l'arrivo dell'arcobaleno con i suoi mille colori
e lì: "Io ti voglio bene anche se non so baciare" le dissi
col cuore che batteva forte come un uragano,
lei sorrise, mi baciò la guancia
e sbocciava così il mio primo amore
mentre una cicogna volteggiava in festa per me.
Ed ora, proprio in quest'istante mentre ti bacio amore mio,
io rivivo l'emozione d'allora,
la stessa gioia ti giuro, lo stesso candore
e quanti ricordi ancora vorrei rivivere con te,
non più da bambino, ma da uomo ormai,
quante piccole emozioni nascoste in fondo al mio cuore
vorrei regalarti!
quanti segreti avrei da svelarti!
Ma tu ... tu non capiresti mai
perché non so capirmi neanch'io
e non so come mai stai con un ragazzo come me
che ha ancora quei prati vergini nell'anima,
che resta sempre solo anche se tu sei qui vicino a me
pronta ad amarmi: che buffo!
Ti prego non dirmi che sono un bambino
anche se non so far l'amore,
anche se il mio mondo è ingenuo.
Tu mi sorridi e sfiorandomi la mano, mi dici:
"Non esiste al mondo ragazzo migliore di te".
Amore mio,
io ti amo per non sentirmi solo,
per sorridere e volar via,
per vincere la paura che c'è in me,
per fermare la mia giovinezza che va via.
Amore mio,
è così naturale essere felici,
come mai la gente non lo sa,
non mi crede!

Dolcissima stellina
Dolcissima Stellina,
timida come un pallido sole dietro le nuvole,
tenera come un piccolo usignolo addormentato sul nido,
dal sorriso luminoso e fresco come stilla di rugiada
tu sei per me il sogno d'una notte incantata,
l'effimera illusione d'un amore irrealizzabile.
Sei in questo mio vivere terribilmente oscuro
come una luce fioca
che da lontano cresce... cresce... fino ad abbagliarmi l'anima
col tuo modo di muoverti sublime come ali di cigno
e la tua voce melodiosa come cori di augelli.
Lacrime lucenti di gioia
brillano adesso nei miei occhi.
In un attimo tu hai riempito di bello il mio cuore,
dipinto di sogno la realtà
ed io non vorrei mai più svegliarmi da questo momento magi-co.
Sembra quasi d'averti già conosciuta tanto tempo fa
in qualche sogno lontano chissà dove
e se guardo attentamente nel fondo dei tuoi occhi,
scopro in essi l'infinito vibrare
e tu ed io uniti che voliamo via sempre più su senza limiti,
dileguandoci come due gabbiani liberi verso l'orizzonte.
Restano ammutolite nel mio silenzio magico
mille parole, mille sensazioni
che sento ma non riesco ad esprimerti,
non so come spiegartelo
ma avverto dentro, qualcosa d'indefinibile, mai provata pri-ma,
meravigliosamente reale al tempo stesso:
un bene prezioso e profondo sommerso in me stesso
come il rosso corallo negli abissi del mare.
Da una vita sono in cerca di te
ma tu sei più di quanto aspettassi.
Dolcissima Stellina
Abbi cura di te, ti auguro di non cambiare,
resta quel germoglio che sei adesso.
Non gettare al vento il fiore della tua giovinezza,
non smarrire col tempo la purezza dei tuoi sguardi,
l'armonia d'ogni tuo gesto
perché solo tu riesci a sorridermi con gli occhi,
hai in te qualcosa in più che appartiene solo agli angeli:
che ne sarà mai del tuo viso innocente e pulito
quando, domani, cadranno le lacrime degli anni?
e quel giorno, ora tanto lontano, ti ricorderai di me?
Addio mia dolcissima Stellina!
avrei voluto darti molto di più
tornando adolescente insieme con te nel tuo mondo
ma sono dai tuoi anni
ormai disperatamente lontano.
Ti lascio in questa poesia
il mio ricordo di ragazzo solo come te
ed ogni volta che la leggerai, d'incanto,
non esisteranno più barriere né distanze tra noi due,
io, di colpo, rinascerò in te
e tu, specchiata nella mia anima,
sarai qui vicino a me.

Bella Messina
Come chiave d'oro che apre al paradiso,
Messina spalanca la porta alla Sicilia perla incantevole.
Bella Messina,
che si lascia corteggiare da due mari,
contemplata dall'alto dalle sue montagne,
sempre spettinata dal vento,
bagnata dal mare ed asciugata dal sole,
Messina presa per mano dalla Madonna.
Bella Messina
quando dondola dolcemente le navi del suo porto,
quando incoraggia e protegge il sudato lavoro dei suoi pesca-tori,
quando saluta piangendo ma aspetta con ansia
il ritorno d'un suo figliuolo che s'allontana senza lavoro,
quando, nelle sue ville, accompagna il lento andare d'un vec-chio,
guarda commossa gl'innamorati delle sue panchine,
gioca trasformata in bambina con i suoi piccoli.
Bella Messina
quando si tinge di giallorosso dietro la sua squadra,
quando si pavoneggia per accogliere i forestieri,
quando, tutta parata, si trucca con i colori della vara,
divertente e scapestrata come il suo dialetto.
Messina lunga donna dagli esili fianchi
con gli occhi blu come il suo mare
ed i capelli d'oro come il sole delle sue spiagge,
baciata sulla superficie del mare da mille gabbiani,
che col suo stretto maliziosamente s'avvicina
senza lasciarsi toccare,
Messina che all'alba apre gli occhi sul mare
e di notte s'addormenta sotto un lenzuolo di mille luci.
Messina solare dalle ali libere verso l'orizzonte
con gli occhi luminosi mai annebbiati,
sposa d'un clima ch'è armonia in ogni stagione,
Messina che con frutti e fiori profuma di primavera.
Bella Messina
defunta ma risorta dopo il 1908,
Messina che vuole andare avanti,
che non vuol morire più,
vestita ormai di abiti sempre più moderni.
Bella la mia Messina
è la mia terra, la mia città,
qui sto bene, sono felice.
Ogni sua strada, ogni sua via
è casa mia, il mio giardino.
In lei sono nato
ed in lei voglio morire.

Tu bambina
Tu bambina, tu semplicità,
tu gioia e serenità, tu l'infinita innocenza.
Tu che vivi felice i giorni della tua giovinezza,
tu che ti affacci con paura alla tua adolescenza.
Dai tuoi occhi traspare ancora
la magia di un mondo che sa di fantasia
e chissà se il tuo piccolo cuoricino
riuscirà ad esprimere ciò che sente dentro.
È sbocciato adesso un amore
e forse stai provando qualcosa che non hai mai provato pri-ma,
sarà per te il primo dolore
ma sarà dolce lo stesso come il succo d'una caramella,
e le prime lacrime
avranno ancora lo splendore della tua innocenza.
I tuoi pensieri sono di amori fugaci,
i tuoi giochi tenere primavere
e tu ora dondoli spensierata nell'altalena dei tuoi desideri
come quando stringevi la tua bambola
che hai perso ormai.
Dipingerai di sogno i tuoi giorni,
colorerai d'arcobaleno persino i tuoi disegni
e li annoterai dolcemente nel tuo caro diario.
Vorrei regalarti una vetrina e riempirla dei tuoi sentimenti
così chiunque, sostando lì,
scoprirebbe la ricchezza che hai dentro.
Crescerai in fretta e non mi vedrai più con gli occhi di bambi-na
so che ti perderò per sempre.
Mille ed infinite parole non bastano a descriverti,
mille ed infinite poesie
non potranno farti capire quanto sei importante
ma quello che provi dentro non crescerà mai,
servirà a farmi rivivere ricordi di adolescenze perdute.
Con te bambina
correremo insieme e voleremo via lontano
verso nuovi orizzonti,
lì, resteremo per sempre
anche se dovrò dirti mille ed infinite volte: "Tu bambina".

La fine della cicogna
Un serpente velenoso
s'insinua vischioso nel mio giardino d'infanzia,
due mani sporche di fango,
maliziosamente,
rubano al mio impubere corpo l'innocenza.
Sui miei occhi appena aperti
calano inesorabili ombre senza più luce.
I sorrisi ingenui delle fate
divengono tentacoli della paura.
Muore sbocciando quel fiore reciso
che non crescerà più.
Mi hanno ucciso la cicogna
e con lei anche Gesù Bambino.

Ossessione per una ninfetta
Spiccava col suo giovane corpo e l'aria da bambina
tra la gente ignara,
quel piccolo micidiale demonietto,
inconsapevole anche lei del proprio fantastico potere.
Mi guardò col suo visino indecifrabile di ragazzina tredicenne
come se mi avesse letto il desiderio negli occhi
fino ad intuirne la profondità,
e nel preciso momento in cui i nostri occhi s'incrociarono,
tra di noi si stabilì subito un'intesa
capace di annullare in quell'attimo qualunque barriera
ed io non avrei potuto abbassare gli occhi
neanche se fosse stata in gioco la mia vita.
La sfiorai ma senza osare toccarla,
respirai intensamente quella sua delicata fragranza
che sapeva di borotalco,
e da quel punto così vicino eppure disperatamente lontano,
ebbi per la prima volta la consapevolezza,
chiara come quella di dover morire,
di amarla più di qualsiasi cosa avessi mai visto
o potuto immaginare,
e di voler essere il primo ad assaporare quel piacere proibito
che soltanto la mia giovanissima dea dell'amore
avrebbe saputo offrirmi
in un paradiso illuminato dai bagliori dell'inferno.
Un uomo normale,
forse per vergogna o sensi di colpa,
scaccerebbe via dalla propria mente simili pensieri.
Bisogna essere artisti,
eterni bambini sempre in volo senza logica né equilibrio,
folli di malinconia e di disperazione,
di solitudine e di tenerezza
per lasciarsi totalmente trasportare e tormentare
dalla magica ossessione per quella ninfetta.

Assenza
Bastava un tuo sorriso
per mostrarti bella dentro e fuori
come un inno alla grazia,
malgrado le tue smorfie ed i tuoi capricci,
desiderabile, né donna e né bambina, favolosa e splendida
con la tua travolgente sensualità acerba
mista di malizia e d'innocenza.
Eri un cucciolo indifeso tra le mie braccia,
non riuscivi a tirare fuori la donna che stava nascendo in te.
Di quella mia incantevole lolita
che mi aveva stregato persino l'anima
fino a possedermi del tutto,
e del suo sconvolgente modo di essere,
non mi rimane ora che l'eco di un coro di fanciullesche voci
udite in lontananza e perdute per sempre
come foglie morte sparse lungo il sentiero
in una stordita calma irreale.
È la mia fine come uomo,
l'apice della mia ispirazione come artista.
La mia vita è ormai alla deriva nelle tue mani di bambina
obbedisce al tuo volere senza più orgoglio, senza dignità.
Mi tormenta l'immagine dei tuoi coetanei
che posano i loro sguardi carichi di desiderio
sul tuo giovane corpo.
È folle il pensiero che la tua verginale bellezza
appartenga esclusivamente ad un uomo della mia età
ma più ti sento irraggiungibile
e più cresce in me il desiderio di averti.
Come un vecchio mendicante ormai solo ed esausto,
chiedo ancora ad una ragazzina che non ha colpa,
l'elemosina d'un amore che mai potrà darmi.

Nostalgia
Le inquietudini del mio primo bacio
e poi le affascinanti scoperte intime,
i primi turbamenti,
quei peccati d'una età che non torna più,
scomparsa per sempre.
E tu sorellina timida timida
ed io fratellino impacciato e buffo,
tra sguardi e silenzi ci spiavamo dentro l'anima,
imparavamo ad amare.
Provo con la fantasia a tornare bambino
insieme con te nella poesia di quel nostro magico mondo.
Cerco invano di ricreare quegl'innocenti momenti intensi,
mi ritrovo il fantasma d'un uomo
già inesorabilmente invecchiato.
Quelle due giovani creature
ora son come cristalli di ghiaccio d'un viso d'inverno.
Quell'antica primavera
è ormai neve e gelo.

Ricordo d'una ragazza scomparsa
Le serate passate sulla nostra scogliera,
il bacio lì, in riva al mare
col tramonto che ascoltava le nostre anime
mentre il mare suonava la nostra canzone.
Tanti ricordi, tanti momenti felici,
tanto amore.
È questo che vorrei gridare in silenzio
ma a che serve ora che non ci sei più?
La tua vita è stata troppo breve
come il nostro amore.
Forse il tuo compito
era farmi provare un sentimento nuovo per me: l'amore
per poi scomparire come un angelo.
Sei salita al cielo
ed ogni notte, piangendo,
cerco di vederti tra le stelle.
Addio per sempre!

Speranza
Nel buio della mia solitaria esistenza,
proprio sul punto di smarrirmi,
vorrei improvvisamente incrociare la luce dell'amore,
tra mille volti riconoscere il tuo soltanto,
e come un bambino,
di colpo,
scoppiare a piangere di gioia.

Viaggio nell'animo mio
Muta di parole e sguardi,
la mia mente vaga lontano in penombra
dove il pensiero non ha confini
e tutto può sembrare reale.
Così, col bisogno del ricordo e del pianto,
penso al mio passato e alla sua perduta giovinezza,
al mio presente fatto di tempo fuggente,
al mio futuro sconosciuto ed incerto nelle sue mille paure.
Quanta dolcezza nel guardarsi dentro e perdersi in sé stessi!
Quali emozioni
nel vagare libero tra solitudini e silenzi profondissimi!
Mi scuoto
e lentamente mi desto da un viaggio
nel profondo della mia anima,
del mio essere così fragile, così indifeso
rispetto alla grandiosità della mia vita.

Volo
Ho aperto i miei occhi, liberato la mia mente
sfidando tutti i miei limiti,
ho lasciato alle spalle gabbie, catene,
labirinti, muri insormontabili,
e quell'uomo morto ch'ero ieri
e che oggi non riconosco più,
fino a ridere della mia disperazione del passato,
persino la morte sembra inchinarsi
alla mia nuova voglia di vivere.
Dentro di me
l'oscurità s'è trasformata in un riverbero di luce,
nell'anima esplode
l'incredibile forza dell'amore verso la vita.
Vedo nuovi orizzonti
distendersi davanti ai miei occhi.
Intorno a me
spazi infiniti m'invitano a raggiungerli.
Tutto è ancora da scoprire
e mi sta aspettando,
e con l'entusiasmo di un bambino,
m'accorgo per la prima volta,
quanto sia meraviglioso vivere.
Non ho più paura ormai.
Solo,
con il vento in faccia,
apro le mie ali
e mai più mi fermerò.
Finalmente adesso volo.

Ricordi
Si dirada come per incanto
la nebbia che mi avvolge
e s'apre d'improvviso il cielo
col suo manto azzurro,
torno a ritroso nel tempo in seno ai miei ricordi
come alghe marine che succhiano caute mammelle di roccia.
Mi vedo a otto anni
quando avevo un'amica soltanto
che volevo bene come sorella.
Ricordo ancora come fosse ieri
i suoi capelli neri a boccoli
che le coprivano quell'esili spalle
come schiuma del mare accarezza gli scogli.
Era una bambina orfana
e la sera, quando andava a dormire,
si addormentava con due mele vicino,
la più grande suo padre, la più piccola la madre,
aveva un segreto, teneva le mele sotto il cuscino.
Mi chiedeva spesso:
"Come mai le tue poesie son tristi e tu non ridi mai?"
non sapevo mai risponderle.
Da grande sognavo già di sposarla,
le dedicavo poesie e come per magia il suo caro viso spariva
ed io mi vedevo in un teatro affollato
con tanta gente in piedi ad applaudirmi.
A quindici anni
evitavo i compagni, i giochi e le feste
e restavo da solo per ore
ad osservare la distesa infinita del mare,
una voce dentro mi ripeteva sempre:
"I sogni non muoiono mai".
Cercavo la libertà,
mi chiedevo se nell'universo esistesse qualcuno simile a me,
immaginavo di volare via per scoprire il mondo
senza ritorno, senza fermarmi
come un'onda senza mai una spiaggia
ed i miei occhi ragazzini curiosi e attenti,
si perdevano in lontananza,
laggiù dove si disperdeva il mare oltre l'orizzonte.
Son diventato uomo troppo in fretta
e non riesco più a sognare.
Cerco ancora l'arcobaleno d'allora,
trovo le inquietudini di adesso.
La speranzosa attesa d'un tempo,
le antiche illusioni,
come oggetto prezioso caduto per terra
e frantumato in mille pezzi,
sono morte e crollate inesorabilmente
nell'amara consapevolezza del nulla che mi circonda.
Ma perché bisogna dire addio
sempre alle cose più belle?
alle delizie che promette ma non concede la vita?
Rassegnati animo mio,
le tue domande non conosceranno mai risposte!

Il treno della vita
E il treno corre,
corre lontano sui binari della vita,
lungo la strada del mio dolore.
Va via velocemente
proprio come i miei anni,
il mio tempo che scorre.
Dai vetri del finestrino
vedo montagne invalicabili di paure,
pianure non più verdi di speranze invecchiate,
laghi salati di pianto amaro.
Vedo fiumi, violente cascate trascinare via tutto quanto,
mari in tempesta come i miei pensieri irrequieti.
Vedo gallerie coprire il sole come i miei momenti bui,
miraggi di felicità nei deserti della mia esistenza,
il cielo dove non ho mai volato,
lontane isole esplorate solo nei sogni,
nebbia lontana e foschie senza amore, senza fortuna
e poi
file di alberi e nuvole passare come un susseguirsi di emozio-ni,
paesi e città fuggire malinconicamente come i ricordi più belli,
prati verdi dove correvo sull'erba da bambino,
rivedo mia madre aspettarmi a braccia aperte,
odo nel vento la sua voce che mi chiama.
Il treno corre
la sua corsa senza fine
senza ritorno, senza fermate
ed io via con lui
m'allontano sempre più senza sapere dove andrò,
certo di perdermi solo
come un vagabondo senza famiglia.
Addio casa mia d'infanzia!
Addio amici della mia adolescenza!
Addio giovinezza perduta per sempre!
Quanta struggente nostalgia mi avete lasciato!
Com'è triste non poter tornare indietro!
Ma perché la vita è una corsa continua?
Perché la fine di un viaggio non c'è mai?
Mi fermerò soltanto
quando giungerà l'autunno con la sua folata gelida,
come foglia ormai ingiallita,
sarò strappata dal mio albero,
trascinata nel vento.

La frase più bella
"Se per gli altri ormai sei grande
per me resterai sempre il mio bambino".
È la frase più bella che mi hai detto
e che da sempre avrei voluto sentire.
È un pensiero profondissimo,
a tal punto che neanche tu puoi capire quanto.
Forse è Dio che ti ha ispirato
per rendermi felice.
Tu mi hai gettato in mare un'àncora di salvezza
dove io mi aggrappo con tutte le mie forze per non annegare
e trovo le mie poesie, il tuo amore per me.
Nessuno malgrado i propri sforzi
è mai riuscito a cogliere la mia ricchezza interiore,
la mia sensibilità profondissima, la mia particolarità,
il mio disperato bisogno d'amore.
È solo riuscito a intravedere
come sono dentro
ma in lontananza
senza mai percepirmi a fondo.
In questo mondo dell'immagine
l'apparire conta più dell'essere
anche perché spesso l'essere non c'è.
Amante della solitudine e della tenerezza,
senza nessuno che mi somigli,
cerco da sempre
un'anima che mi comprenda.

Attraversando il sole
Da un oblò,
chiuso nella mia stanza,
vedo il sole uscire dai monti.
La sua luce m'abbaglia.
Continuo ad osservarlo
con l'anima aperta alla speranza
ed i miei occhi rimbalzano sul suo splendore
e vanno su te
che sei così tanto lontana
al di là della mia immaginazione.
Ti vedo riflessa nel sole in controluce.
E tu puoi guardare me.
Tu ed io alle due estremità d'una scia luminosa
che ci avvicina passo dopo passo
unendoci sempre più.
Ci veniamo incontro
percorrendo raggi di luce.
Ora tutti sono morti,
sono più vecchi
ma noi due siamo ancora insieme nell'aria
come bambini
attraversando il sole.

Preghiera d'un'anima in pena alla luna
Luna,
tu muta e bianca
sul destino degli umani
posi silente lo sguardo.
Solinga e distante,
sorella del buio e delle ombre,
non ti diletti e non piangi
ma taci,
osservi e sempre taci.
Eppure chi può dirmi se non tu
se è per natura perdente l'umana sorte
o se riposerà alfin ciascun mortale
e avran sollievo le sue notturne paure?
Vorrei chiederti o mia cara luna
a che serve vivere
e dove porta questo terreno viaggiare,
per cosa si arresteranno i battiti del mio cuore?
Ma tu mi appari misteriosa e vana
come lo è tutta l'esistenza umana
senza risposte, né certezze,
incurante della mia anima che anela, brama di sapere.
Io fragile essere, piccolo e limitato
tu immortale creatura d'uno sconfinato universo,
eppure quanta grandezza nell'umano spirito
nel desiderare l'infinito pur comprendendo la propria picco-lezza!
Silenziosa luna presto dovrai andar via,
l'alba si sta svegliando,
la terrena notte illuminerai nuovamente alla fine del giorno
ma gli occhi del mortale uomo rivedranno ancora luce?
e le piante e gli animali tutti qual destino avranno?
Luna
musa ispiratrice di poeti e cantanti,
meta irraggiungibile di sogni lontani,
compagna notturna di viandanti e zingari,
lascia che io alzi lo sguardo fino a te,
ultima sconsolata preghiera d'un'anima in pena.
Tu luna vegli sopra uno strano mondo
fatto di pazzi.
Qui non c'è amore né comprensione
ed io non voglio più starci.
Un immenso buio
ha schiuso le ali sul mondo
e sul cuore degli uomini,
e questa notte sembra non aver mai fine.
Addio anche a te luna!
la mia solitudine è ormai segnata
in un presagio di morte
che prelude al pianto.

Sogno
Io cerco
quel che non esiste
e che nel nulla svanisce
in un effimero sogno.

A te Marietta (1855-1872)
A te Marietta!
che se sei stata la gioia, l'amore di qualcuno,
A te Marietta!
che non ti ho vista mai.
A te che t'immagino come un fiore
che sboccia, fiorisce e muore senza dolore:
chi potrà mai piangere o lodare
la tua cruda e gelida pietra
che forte ed imperterrita
sembra sfidare la collera del tempo?
A te Marietta!
che ti penso sempre
come una dolce ragazza vestita di bianco
che con il bruno dei tuoi capelli
formi un vistoso e sublime color di primavera,
a te che guardando la tua tomba
mi s'incenerisce il cuore.
A te Marietta!
che nessuno un volto ti sa dare
e che con insistenza la tua immagine m'immerge
nel lontano passato della tua vita.
Non so chi tu sia stata
né saprò mai il motivo della morte
che presto ti colpì
ma so con certezza
che questa è la tua pietra
e che in essa il tuo corpo giace.
A te Marietta!
scrivo queste righe
per aggrapparmi all'illusione di un lontano ricordo
che mai ci fu.

Dedicata a colei che brevemente fu
e che mai in vita conobbi.

L'immagine
Un bagliore improvviso
squarcia la mia mente assente,
e dall'ignoto all'ignoto,
ora fugge ora torna
ora torna ora fugge.
Pallida e soave,
di dolcezza inebriata,
m'appar dinanzi ancor e sempre.
Nitida sagoma,
a tratti t'avvicini,
di colpo, opaca t'allontani.
Le sciolte tue trecce
dal terreno mondo sembran distaccarmi
trascinandomi in sconosciute dimensioni
dove neanch'io so chi ero, chi sarò.
Fulgidi gli occhi tuoi
m'abbaglian forte
ed io ti sento in me
o sconosciuta immagine di profondo mistero velata.
Non un volto,
non una realtà,
solo negletti ed esili fiori
ed un'antica tomba assopita accanto
per trattenere forte
l'enigma della tua sorte.

Descrizione d'un ritratto funebre
Da lassù, in uno strano sogno,
Marietta mi narrò del giorno in cui morì,
quel suo lontano ricordo
del 28 settembre 1872.

Ancor limpido era il sole della mia giovinezza
anche se lì fuori con pioggia e vento
battea la morte alla mia porta
e con voce certa ma affannata
forte mi gridava:
"Vieni Marietta, presto vieni".
Ricordo lontanamente che in un primo momento
un brivido di paura m'assalia fino a farmi tremar
ma poi aprendo nuovamente gli occhi
il composto sguardo di mio padre il mio coraggio mi ridiede
e mentre un prete mi donava l'estrema unzione,
io sentivo di dover andare fra le secrete cose.
Scendean dalle scale le mie cugine
tristi apparentemente ma contente e fredde nell'animo,
mi facean pena vederle illudersi ancor
di quella lor vana ricerca della terrena bellezza
che come un fiore dal petalo si strappa
e appassendo muore.
Suonava l'organo un bimbo mai in vita conosciuto
ma che allora sembraa d'averlo visto da sempre
e in quella dolce musica stancamente mi si chiudean gli occhi
mai rinnegando quella serena bellezza
che sempre in vita m'avea contraddistinta.
L'ultimo mio sguardo nel pallore della morte
era rivolto verso mia madre
che addolorata ma mai rassegnata
l'ultimo bacio mi donava.
Ed ora dopo che il tempo tante orme ha cancellato,
i miei pensieri son tanti ieri
che nell'ignoto fuggon lontano,
ed il mio oggi così come domani
è armoniosa luce.

E fu così
che dal sogno mi de-stai
completamente assen-te

Apparizione d'una figura sognante
Dolcemente chinata, quasi curva
su quella che era la sua tomba,
di abiti ottocenteschi vestita,
illuminata da un raggio di luce
come un tremulo brillio
rapito così fugacemente dall'infinita luce divina,
la vidi mentre coglieva quei fiori
che io stesso le avevo portato sulla sua pietra.
Li coglieva uno dopo l'altro fino a formarne un mazzo,
poi si slegò una treccia dal bruno dei suoi capelli
e legò insieme quei fiori dai colori misti
che profumavano di primavera.
Io la osservavo attentamente meravigliato e confuso
ma senza aver paura,
una figura così sublime non poteva infondere timore
ma solo tenerezza e profonda commozione.
L'unica cosa che riuscivo a connettere
nella magia di quell'istante,
era che quella ragazza che stavo osservando
aveva un aspetto identico a come io stesso l'avevo immagina-ta.
Poi lei alzò il capo dolcemente,
mi guardò e mi sorrise
mostrandomi lo splendore d'un volto angelico pallido e soave
contornato da un alone di mistica bellezza,
puntando i suoi occhi scuri penetranti
dritti e fissi sui miei,
ed io,
non potendo pur volendolo
spostare i miei occhi in nessun'altra direzione,
sostenni come ipnotizzato il suo sguardo.
E fu così che in quella mattina di gennaio,
nobile nel portamento e aggraziata nei gesti,
misteriosamente affascinante lei mi apparve.

Il mistero
Rapito dal tuo vortice
sto scrutando il tuo cielo infinito,
volteggiando nel tuo vento impetuoso,
naufragando nel tuo mare in tempesta,
sprofondando nei tortuosi meandri della mia mente,
ma sto solo impazzendo
perdendomi in un labirinto enorme.
Scopro l'ignoranza della scienza.
Smarrisco la mia fede.
Rimango spaventosamente affascinato.

Morte solitaria in un cimitero deserto
Odore di morte, ricordi segnati da croci,
paura angosciosa, solitudine senza fine,
tristezza cupa, silenzio assopito,
pianti accorati, rosario di dolore.
Lumicini ardono, crisantemi ornano le tombe,
fotografie di gente che non è più,
ombre vaghe di cipressi,
aria che trema di fiamme e di preghiere,
io che diverrò cenere, sarò ombra di nulla,
niente rimarrà di me:
e quale conforto potrò avere,
perduto tra volti sbiaditi di fotografie d'epoca,
dagli occhi tristi dei posteri?
Una bimba inginocchiata su una tomba,
col cuoricino infranto e gli occhi che s'apron a stento,
unisce le sue labbra e per due volte le dischiude
supplica e singhiozza un nome santo,
il nome della sua mamma.
Un angelo sceso dal cielo
su lei schiude le ali,
e non visto,
nelle mani raccoglie quelle stille viventi per il suo Signore.
Io, smarrito, da solo,
come un uccellino spaurito,
vado per le vie di un cimitero deserto.
Con la mente nel buio
cerco la mia tomba.
Quì dentro tutti mi somigliano
loro morti davvero, io defunto dentro,
con i morti ci so stare.
Io muoio pian piano così
nel triste rosario delle cose che non han ritorno
ma tutto rimarrà com'era,
la mia vita è inutile,
nessuno mi ricorderà,
nessuno s'accorgerà che sono andato via.
Io solo nella vita,
io solo con la morte addosso.
Tomba abbandonata in un angolo oscuro,
faccia sbiadita dal pianto,
occhi già ciechi nel buio,
rughe sul mio viso ancora giovane.
Anima mia stanca, ricordi che non avuto mai,
sogni svaniti nel nulla, speranza affievolita dal tempo,
amore che non mi riscalda più, giovinezza che non è più mia,
morte che mi viaggia accanto.
Questo son io, altre parole non servono.
Eppure la voglia di gridare,
di ridere forte, di spaventare la morte,
c'è ancora dentro me.
Eppure sono figlio della luce, brillo sotto il sole,
ho ali per volare, un cuore per amare,
una mano tesa ancora c'è,
ma il mio sangue è fragile per vivere, troppo fragile!
getto via l'acqua pur assetato di vita
e chissà, forse qualcuno mi capirà,
mi darà il suo sorriso, mi salverà.
No, il buio, no!
Ma poi torno in grembo all'eterno destino.
Il tempo è crudele con me,
mi strappa via dalle cose che sentivo più mie.
La vita è una corsa inarrestabile,
gli anni scivoleranno su me ed io non potrò più fermarli,
so bene che soffrirò, invecchierò,
piangerò tanto, morirò.
Aspetterò in silenzio,
questo tempo nemico della bellezza sciuperà il mio corpo,
trascinerà via la mia ultima fiamma,
disperderà ogni mia speranza,
qualcun altro la raccoglierà.
Tutto fugge e va via veloce
ed io mi accorgo che non mi resta niente,
forse solo una lacrima perduta
in fondo al mio cuore,
forse solo il bene che ho dentro
che mi fa amare di più.
Ed io sto male
e piango in silenzio nel buio della notte,
nascondo nel pianto la mia poesia.
Signore,
dammi la forza di supplicarti ancora,
di chiederti amore.
Le mie parole in una preghiera,
volano in cielo
e fanno piangere Dio.

Nulla eterno
Non vi fate sedurre,
non esiste ritorno,
non c'è nulla dopo,
morrete come tutte le bestie
divorati da vermi.

Solo nel buio
È notte fonda ed io sono ancora sveglio con lo sguardo assente nella mia camera silenziosa, unica mia compagna, testimone di tanta solitudine. Senza chiudere occhio, penso a tutto e a niente. I vecchi soliti dubbi mi si accavallano in mente: come posso dormirci sopra? Sì, lo so! Fermarsi qui a pensare non si può, farla finita neanche. È solo mia la tristez-za, la fine. Non ho più la forza di lottare ormai. Un altro in-verno è in me, non devo crollare proprio adesso buttandomi via, devo trovare il coraggio di andare avanti da solo: Dove siete amici miei che avevo? Anche tu mi hai detto infine addio voltandomi le spalle, non sono più niente per nessuno ormai. Mi guardo intorno e vedo solo il vuoto. Grida la voce del mio cuore, spenta dal dolore che nessuno ascolta più. Vorrei non essere mai nato, chiudere gli occhi e scomparire in un attimo. Non so che sarà di me, sono confuso, disorientato, mentre gli anni passano veloci. Fuori è buio ed io tremo, comincio ad aver paura. Mi rigiro nel letto, grido nel sonno, ho incubi, sto male, piango e non ce la faccio più.
Dove fuggire un'altra volta? Come placare questa mia an-sia fortissima? Ormai le ho già provate tutte, ogni tipo d'evasione, non è servito a niente! Ora mi ritrovo solo, nel buio, con i fantasmi della notte che m'inseguono molto più di prima. Sono nato solo. E solo morirò.

Come in un incubo
Penso agli anni della mia giovinezza
che mi sono lasciato alle spalle
e, per nostalgia,
mi viene una gran voglia di piangere
e un terribile timore d'invecchiare e di morire.
Mi sento dentro
terribilmente solo e smarrito
con una forte e struggente
paura nell'anima,
come in un incubo
dal quale non posso svegliarmi o fuggire.
Il tempo che mi rimane davanti,
oscuro e minaccioso,
è una clessidra di morte
che m'avvicina sempre più alla fine
inesorabilmente.

Riflessioni
A dispetto del tempo che inesorabile scivola sui miei anni, son rimasto quel bambino sperduto di ieri con lo stesso terro-re di crescere, solo ed incompreso tra mille paure. Ho ancora voglia di sognare, illudermi, fantasticare. Vorrei rifugiarmi in un mondo solo mio, ricco di colori e d'ingenuità, dove poter finalmente tornare bambino senza crescere più, allontanando le terribili ombre della solitudine, della vecchiaia, della morte stessa, ma è un mondo fragile spezzato crudelmente dalla nuda realtà. Così, ogni volta che provo a volare in alto, una forza sconosciuta ed impietosa, mi taglia le ali ed io precipito giù più triste che mai, come un gabbiano che non vola più, mentre le mie lacrime, quelle stesse che percorrevan lente il mio viso pulito di bambino, continuano a non sapere quel che loro stesse vogliono e a non trovare quel fazzoletto che le pos-sa asciugare per sempre. In esse, vedo riflessi i miei sogni, li vedo morire uno dopo l'altro sciogliendosi come gocce di piog-gia disposte in fila, sospese alla ringhiera.
Continuo ad osservare con occhi limpidi e stranieri, l'immenso mare della vita ma è sempre inutile sforzarsi nel tentativo d'immergersi. Vedo lontano quel veliero che da pic-colo chiamavo col nome di speranza e che non è partito mai. Eppure m'accorgo che dentro e fuori di me, v'è ancora tutto da scoprire e da imparare. Sento in me una grande energia vi-tale, creativa ed artistica. C'è in me una sensibilità profondis-sima, spaventosamente grande a confronto del mio fragilissi-mo essere che più s'ingrandisce e più resta isolata, soffocata dentro come un vulcano che dorme. Vorrebbe esplodere e sommergermi come un fiume in piena ma non può farlo, co-me una bottiglia smossa dalla quale non è possibile togliere il tappo. Forse sono troppo diverso da tutti perché possa essere capito, o forse è solo colpa mia se non riesco a esternare quel-lo che ho dentro. Comincio a credere di essere un folle, quasi un alieno, così almeno mi creo un alibi per giustificare questo mio giovane vivere, terribilmente e prematuramente invec-chiato.
Ho un disperato bisogno di vita, di giovinezza, di entusia-smo, d'amore. Con chi potrò aprirmi manifestando come sono dentro? Chi potrà veramente capirmi? Vorrei trovarti e final-mente gridarti con tutto il fiato che ho: "Ispirami, sconvolgi-mi, amami". E intanto cresce il terrore d'invecchiare e il desi-derio di morire ancor prima di vedere il mio corpo mortificarsi con le prime rughe. Non potrei mai sopportare il tremendo contrasto tra l'immortalità del mio spirito che, nonostante tutto sembra che esista, e la debolezza del mio corpo in decli-no. Sono sicuro che dentro, resterò sempre un bambino mai cresciuto anche se avrò i capelli bianchi e conserverò intatta nelle pupille degli occhi, la stessa luce ch'emanavo da piccolo. Amo troppo la giovinezza e non posso fare a meno di sognare per potermene fare una ragione sulla vecchiaia che è uno sta-to del tutto naturale e, di conseguenza, accettarla con rasse-gnazione o addirittura giustificarla. Per me la vecchiaia resta il più grave e doloroso castigo che la natura scagli contro gli uomini. È più malvagia e terrificante persino della morte. Ep-pure devo ammettere che la mia solitudine e la mia tristezza, sono nate con me, le ho conosciute da giovane, almeno in questo, la vecchiaia non c'entra. Estraniato da sempre dalla vita, non avendo niente ed essendo di nessuno, ho scoperto man mano me stesso. La mia solitudine è simile ad un mes-saggio chiuso in una bottiglia e gettato in mare. Forse un giorno, quando non ci sarò più, leggendo queste mie accorate riflessioni, mi capirai e, scoprendo che valevo qualcosa, pian-gerai per me.

Io e la morte
È un paese morto. Strade malinconicamente deserte, aria pesante, spaventosamente tetra. Furtive ombre si sparpaglia-no e si riuniscono subito dopo, quasi per sentirsi meno sole. Silenzio assoluto, interrotto soltanto da voli di pipistrelli, da rintocchi lugubri di campane. Porte chiuse, finestre sbarrate, occhi atterriti ed impotenti che, dagli usci delle case, spiano lei, signora e sovrana, padrona di tutti noi. Lungo mantello nero, teschio in faccia, bastone per reggersi, curva lei cammi-na zoppicando e lentamente, sola ed indisturbata. Nessun muro potrà fermare la sua falce. Ha in mano un taccuino verde speranza dove vi sono annotati i nomi e le ore di coloro i quali deve ancora chiamare ed uno nero morte con i nomi di chi ha già rapito con sé! Bambini, continuate il vostro giro-tondo e ridete di lei che vi sembra così buffa e troppo lontana. Ragazzi innamorati, stringetevi forte l'uno all'altra, mano nel-la mano, tra sogni e amore, lei non si commuoverà e verrà a prendervi lo stesso. Uomini e donne, accumulate glorie e te-sori, lei non si farà comprare e, alla sua venuta, tutto dovrete lasciare. Vecchi, raccomandate le vostre anime a Dio, lei non avrà paura e sarà ancora più vicina di quanto possiate pen-sare. Gente chiusa nelle vostre case, cos'è questo silenzio? Musica! e scherzate forte, e ridete forte, continuate il vostro ballo in maschera, recitate la commedia della vita ma, sul più bello, tu sentirai bussare alla tua porta.
Inutile ogni tentativo di fuga o di gridare aiuto. Interromperai la danza, toglierai la maschera, abbandonerai la tua dama e le tue damigelle e andrai, nostalgicamente deluso, con lei, più non tornerai. Un istante di silenzio in casa tua insufficiente anche per piangere e poi, immediatamente, lei rialzerà il sipario e riaccenderà le luci, e la musica e la danza, imperterrite, ricominceranno senza più una maschera, la tua. Sì, lei porterà anche te in quel malinconico recinto di foglie morte ed alberi spogli e stecchiti e il tuo corpo straccio, sdraiato si confonderà tra quelli che lì ci son già da tempo. Io, di colpo, evito le braccia di chi vuol fermarmi e scappo giù in strada da solo e le corro dietro. "Perché?", le grido con disperazione, "perché devo morire? Che male ho fatto per non poter vivere per sempre? Dimmi che ho un'anima, un respiro che vivrà in eterno. Dimmi che il mio sangue non è il liquido d'un automa, che il mio cuore non è un motore, i miei nervi non sono fili sottili uniti tra di loro fatalmente, la mia mente non è un computer. Vedi, io ti parlo, ti sento, io sono felice, sono triste, ho paura, so scrivere una poesia. Ti prego signora sovrana, tu che sei l'unica che puoi, risparmiami, non farmi morire. Io amo un fiore, una coccinella, un bimbo, amo la vita". Lei si ferma e mi guarda in faccia. È strano ma di colpo non ho più paura. È così naturale osservarla in volto, come se si trattasse di un incontro indispensabile, sembra quasi una figura viva, e pensare che la immaginavo diversa e cattiva. Lei mi risponde: "Va via ragazzo, tua madre t'aspetta a casa e ricorda sempre, tu potrai anche essere come me per un solo istante morendo, ma io non potrò mai essere come te quando risusciterai in e-terno". Poi mi volta le spalle e, girando l'angolo, scompare. Io rimango confuso, triste e felice nello stesso istante e, piangendo divertito, correndo, torno a casa.

Questa vita breve
Non camminare piano
quando puoi correre,
e non ti accontentare
se ti accorgi che puoi volare,
e non restare muto
quando puoi gridare.
Ascolta la voce della natura
e piangi quando hai voglia di farlo.
Vivi intensamente l'amore,
rincorri la tua felicità.
Apprezza il valore della salute,
ama chi ti sta vicino come se lo vedessi per l'ultima volta.
Non rimandare a domani quello che puoi fare ora,
non indugiare e non procurarti rimpianti,
questa vita è talmente breve ed imprevedibile,
la vecchiaia e la morte son sempre in agguato.

I burattini umani
Sono vivo o sono morto da secoli?
Sono libero o qualcuno mi guida?
La via che seguo l'ho scelta io o è stata già scritta?
Questa mia storia buffa morirà con me
o si perderà nell'enciclopedia del tempo?
Mi hai acceso la corrente
ed il mio sangue ha cominciato a scorrere.
Mi hai caricato l'orologio
e la mia pressione segna 80, 90, 100.
Mi hai dato la corda
ed il pupazzo si sta muovendo
ma la chiave che mi dice chi sono
perché non me l'hai data mai?
Ti faccio ridere lo so
ma io non so chi sono.
Allo specchio vedo la mia maschera,
mi guardo intorno ed ecco tanti burattini come me
chi è bello, chi è corto, chi ha gli occhi verdi,
chi sta morendo e chi sta per nascere
ma tutti con lo stesso sconosciuto destino.
Mio Dio, quanto sono stupidi i burattini umani!
hanno un'anima ma non lo sanno.
Sono monotoni, tutti cronometrati
99 centesimi di secondo ad un secondo
e corrono in ufficio.
Si sposano per avere figli
che a loro volta faranno altri figli, che noia!
Tutti si chiedono di capire
ma nessuno di loro ha mai capito un bel niente.
Tutti pronti ad insegnare
ma insegnare cosa se neanche loro non sanno nulla?
Ognuno dice la sua, ognuno crede che abbia ragione lui.
È un teatro folle e buffo pieno di burattini colorati,
un enorme carrozzone di maschere e coriandoli
e anch'io, senza sapere come,
mi ritrovo in mezzo
senza averlo minimamente voluto.
Se guardi attentamente fra tutti questi pupazzi che si muovo-no,
puoi vedere anche me.
Vedi sono quello laggiù vestito d'Arlecchino
con i capelli lunghi e che sta sempre da solo,
anch'io, come gli altri, sto recitando la commedia della vita
nel carnevale dell'incomprensibile esistenza umana.
Ti prego riconoscimi se puoi,
distinguimi da tutti questi burattini,
dammi un senso alla mia vita
perché io non mi sento uno di loro,
perché io non sono fatto di bottoni e tasti
e non voglio fili che mi muovono.
Vedi io piango e rido, so dare amore,
sento di essere immortale e originale.
Sin da piccolo mi hanno programmato come un computer
contro la mia volontà.
Mi hanno costretto a recitare
in un palcoscenico che ho sempre odiato
e che non mi appartiene.
Mi hanno fischiato e applaudito
mentre in realtà io piangevo
perduto tra tutti questi burattini in cerca d'allegria
che compravano e vendevano questa pelle mia.
Mi hanno dato un nome che non è quello mio.
Mi hanno voluto per come io non sono,
io angelo travestito da manichino.
Ti prego portami via e salvami,
dimmi chi sono, io non mi conosco.
Per questo ora dico basta!
non voglio più obbedire a regole e dogmi
o a una falsa morale come gli altri burattini.
Preferisco sentirmi libero all'inferno che schiavo in paradiso,
padrone di niente, servo di nessuno.
Meglio essere un uomo vero, solo ed incompreso
che uno dei tanti burattini umani.

Solitudine e libertà
Solitudine è libertà,
libertà è solitudine.
Voglio essere completamente solo
per sentirmi veramente libero.

La poesia del gabbiano
È arrivata esultante
la stagione del gabbiano,
è tempo d'emigrare
verso terre lontane
per scoprire nuovi segreti,
nuove sensazioni.
Un nuovo giorno è oggi
per spiccare il volo sulla superficie del mare aperto,
sull'orlo dell'oceano,
per volteggiare sulla cresta dell'onda.
Vola nel vento gabbiano,
vola più in alto che puoi,
non ti fermare.
La mia penna
saranno le tue ali,
i miei versi
la tua scia.

Primavera
Petali di fiori,
ali di farfalle,
canti di uccelli,
profumi nell'aere.
Il sole che sorride,
il cielo che sta a guardare.

L'armonia del creato
Da ogni notte buia
rinasce sempre il sole
così come dal bruco
fuoriesce ogni volta una crisalide.
E fra una stella lassù ed una lucciola quaggiù
nessuna distanza, la stessa luce.
Tra Dio e l'ultimo insetto creato
nessuna differenza, la stessa perfezione e l'identico amore.
Ogni cuore che palpita,
anche il più piccolo che esista nell'universo,
è un battito di vita e d'amore.

Lungo le strade del mondo
Girando a lungo per le strade del mondo
ho incontrato tanta gente:
bianchi e neri, ricchi e poveri,
santi e carcerati.
Ho conosciuto servi e re,
cristiani e musulmani, suore e prostitute.
All'apparenza
mi sembravano diversi gli uni dagli altri
ma poi li ho visti piangere
tutti allo stesso modo.
Ho capito dentro di me
che esiste una sola razza: l'umanità,
un solo gesto: la solidarietà.

Dolce silenzio
Dolce silenzio
cosa mi nascondi?
chi può dirmi se m'inganni?
se dolori e tempeste son prossimi?
e mentre io,
estasiato,
dalla dolce tua magia mi lascio rapire,
chissà quant'altra gente
soffre, si dispera, s'abbandona.
Dimmi o dolce silenzio
dov'è celata la chiave dell'umana esistenza?
Che sarà di me?
e fin quando goderti posso?
perché eterno peregrinar è questo nostro viver
e quel poco di pace che mi vuoi offrir
è gran gioia per me e di essa mi nutro
errando solitario per i campi
tra immote piante e assopite creature.
Dolce silenzio,
immenso tu sei
ed il mio esser fragile
dinanzi a te si perde sotto l'azzurro del cielo
come piccola cosa tra le innumerevoli cose,
come formica d'un enorme formicaio
persa tra tutte le altre.
O dolce e profondo silenzio
che all'eterno sonno somigli,
prendimi con te e invasami,
i miei tormenti assopisci,
e nel tuo languor pacato,
supino m'addormento in un dolcissimo morir,
forse senza mai più mirar
la viva luce del sole.

Fantasmi nella notte
Ascolta ragazza sperduta in quest'infinito.
È notte. Ogni cosa intorno è spenta e tace.
Nel silenzio dolcissimo
altre sensazioni di un mondo totalmente sconosciuto
ma intrinseco con i nostri giovani spiriti,
vivono con suoni e colori in dimensioni parallele.
Attimo fugace,
come un fiore che sbocciando muore,
in questa notte t'amo per non amarti più.
Noi due siamo come fantasmi nella notte,
anime vaganti in cerca d'amore,
muovendoci insieme, in trasparenza,
candidamente invisibili, ci avviciniamo piano
per non aver paura nell'oscurità.
Noi due fantasmi nella notte,
solitari astri dispersi nel grande firmamento lassù,
senza tempo e senza storia, rapiti dall'oblio
misteriosamente avvolti dalle tenebre,
angeli di questa giovinezza.
Magicamente lontani
dal flusso impetuoso della multanime esistenza,
noi due non avvertiamo più il battito sconfinato dell'infinito
come orrenda solitudine e mistero interminabile.
La realtà ci appare
come un susseguirsi di fantasmi vuoti e meccanici,
ed ogni residuo di tristezza
si smarrisce del tutto o vibra remoto
in un placamento soave.
Ragazza sconosciuta,
sei bella tra le ombre,
sei più bianca della luna,
il tuo viso brilla come una candela.
Lascia questa mia mano
che hai stretto così fugacemente questa notte.
Alle prime luci dell'alba
le nostre strade si divideranno
per non ritrovarsi mai più.
Abbiamo acceso un fuoco in noi
che il vento della vita che fugge
spegnerà presto.
Non dimenticarmi ovunque sarai,
io non ti dimenticherò ovunque sarò
anche se resteremo per sempre
fantasmi nella notte.

La leggenda di Camilla
Chi di realtà si nutre
defunta ombra del nulla eterno è,
chi ai sogni crede,
la collera del tempo affamato
vincerà nei secoli.
Fra i castelli fatati dei mie sogni
Illa io ti sto inseguendo,
è la tua leggenda.
Gelosi folletti la raccontano in so-gno.

Una notte di duemila anni or sono,
Camilla, una leggiadra ed esile ancella,
scrisse nel suo cuore:
"L'amor non vien da me, la fede stanca illusione,
la mia tenera età fior che appassisce,
ai sogni affido il mio avaro destino".
Disperata ma senza lacrime,
corse verso quel dirupo che dominava quella valle
incantata da filtri magici, popolata da gnomi,
e da lassù altissima si gettò
gridando al vento prima di schiantarsi al suolo:
"Io vivo e vivrò per sempre".
Sopra quella valle,
il tempo arrestò la sua corsa affannata
e, come per incanto, tutto restò immutato.
Ed ancor oggi, duemila anni dopo, il viandante solitario
che ignaro non conosce la storia di lei
ed attraversa quell'angusta e remota valle,
senza veder né capir nulla,
ode nel leggero mormorio del vento,
l'eco della voce del fantasma di lei
che ripete ancora:
"Io vivo e vivrò per sempre".

Sì, nella mia fantasia,
tu Illa sei viva
e vivrai per sempre
con me.

Il volto inquietante del mio male
Vorrei svegliarmi da quest'incubo,
gettami acqua fresca in viso,
il ghiaccio mi assale,
scaldo le mani con un po' di fiato.
Cerco in me una via d'uscita
ma non esiste fuga,
non c'è posto per nascondersi,
proteggermi non puoi.
Diverso da ogni altro,
nella terra di nessuno,
tutto intorno tace
in un silenzio irreale.
Guido senza meta,
faccio sesso senza amore,
riflesso in uno specchio
c'è un fantasma al posto mio.
E non trovo le parole
per spiegare ciò che ho,
ogni cosa intorno a me
appare sadica e crudele.
È inutile sforzarsi
di essere normale,
non posso fingere a me stesso
proprio non funziona mai.
Trascinato dentro un labirinto enorme
vedo stanze tutte uguali;
in ognuna di esse
mi attraggono piaceri sempre nuovi.
Sembrano dirmi:
"Entra da noi, esaudiremo qualunque desiderio
non importa che sia proibito
vedrai sarà bellissimo".
Sbagliare è facile
se non sai più chi sei,
non ho saputo dire no,
mi sono perso in un vicolo cieco.
La strada ammaliante del piacere
mi viene incontro senza ostacoli,
preda inerme della concupiscenza
tocco il fondo pensando di raggiungere la cima.
Sono schiavo del mio istinto,
intrappolato nella mia angoscia,
c'è un'ombra che mi insegue,
dovunque vado non mi lascia mai.
In una danza infernale,
senza fermarsi mai,
girano intorno a me
fantasmi ed incubi.
Voglio scoprire la tua origine,
combattere ed annientare le tue tentazioni,
fino a giungere faccia a faccia
con il volto più inquietante del mio male.
Sì, scaverò nei miei profondi abissi
tirerò fuori il demone a cui appartengo,
a costo d'impazzire,
giuro io mi libererò.
La mia anima smarrita
ora sprofonda dove non c'è luce,
nuda nuota sott'acqua,
non riemerge più.

Storia d'un vecchio eremita
Vivo quassù tra le montagne
rifugiandomi nel mio nido silenzioso
in un lungo e solitario esilio.
Ho abbandonato il mondo col suo grigiore
per osservare felice i colori dell'arcobaleno
ed ogni volta scoppio a piangere di gioia
mentre la mia anima si purifica nella luce del sole.
Non ho incubi che mi svegliano di soprassalto,
non vedo più quei mille volti della gente pronti a sommerger-mi,
è lo sguardo magico della natura che m'incanta
e mi protegge nel buio
come una madre schiude le ali sul suo piccolo.
La scala dei miei giorni,
di gradino in gradino, sta salendo sin lassù,
per questo veglio paziente ogni alba che nasce,
così, giorno dopo giorno, m'avvicino al cielo
e non ho paura di volare via nell'ora del tramonto,
so che rinascerò in primavera per non essere mai più solo,
la morte mi aprirà le porte alla vita eterna,
e gli occhi della natura
che sono stati la luce della mia terrena esistenza,
diverranno gli occhi di Dio lassù.
Attendo la pace della sera per addormentarmi in un lungo sonno,
stelle d'argento e cori di uccelli
porteranno lontano oltre le montagne l'eco della mia solitudi-ne
ed i miei sogni fragili saranno foglie verdi d'un albero solitario
che la collera del vento non potrà mai spazzare.
Un freddo e misterioso inverno
busserai alla mia porta frustata solo dal vento,
e addentrandoti nel mio nido,
troverai quel panno che mi asciugava il sudore,
il bastone che aggrappava la mia fatica,
una candela che non si consuma,
e quando sarai al sicuro,
rivivrai i ricordi di quello che sono stato,
ammirerai la statua di quello che sono adesso.
In un angolo buio,
impolverato da tele,
scoprirai il mio diario segreto,
frammenti d'una vita mai vissuta
povera fuori, ricca dentro.
Non bruciarlo ma fanne tesoro,
è la memoria che infrange i secoli
e vince il silenzio dell'universo,
il buio della morte.

Perdendomi nel tramonto
Un altro giorno sta passando uguale agli altri
ed io sono da solo con i miei pensieri come sempre,
dentro l'anima sospesa tra i ricordi e l'infinito,
una irrefrenabile voglia di fuggire via,
di respirare forte l'aria.
Con la mia auto corro sull'asfalto verso chissà dove,
come per riscattare l'anima dal suo torpore
ma la strada sembra farsi sempre più triste.
Il sole scende lentamente all'orizzonte,
la sua luce, filtrando attraverso le mie lacrime,
mi mostra il suo colore su ogni cosa intorno
avvolgendo il paesaggio d'una malinconica bellezza.
Vedo la spiaggia deserta,
odo il rumore del mare che s'infrange contro gli scogli,
sento il calore della sabbia sotto i piedi nudi e mi sento vivo,
seguo la via illuminata che il tramonto sembra indicarmi.
E in quella luce, come una visione,
mi appare il tuo viso
così vicino da sembrare reale,
per quante notti l'ho sognato!
Purtroppo i sogni vanno via col vento e si dissolvono
ma io, chissà perché, non l'ho mai dimenticato.
Ora vedo scomparire, laggiù in fondo al mare, il sole,
nasconde i suoi ultimi raggi quasi furtivamente,
e la superficie dell'acqua,
che nelle giornate serene
luccicava come ricoperta da miriadi di specchi,
assume quel triste colore che segue al crepuscolo,
delineando il profilo d'una natura morente.
Anche il tramonto ormai,
come tutte le mie cose più belle,
è fuggito via.
Ed io mi trovo ancora qui in riva al mare
senza sapere il perché.
Portami via dove sei tu,
non lasciarmi solo.
Distante dal mondo,
senza ombra viva intorno e col tempo che vola,
la mia anima s'è perduta
volgendo anch'essa al tramonto.


 
La mia anima è nuda
Messina 2006
copyright © 2006 by Claudio Cisco

Introduzione
È la seconda volta che mi è stato gentilmente chiesto dall'autore stesso, di offrire una piccola parte di mio con-tributo ad una sua opera. Lo faccio sempre con gioia e con immenso piacere essendo un convinto suo estimatore, pro-fondamente certo delle sue qualità artistiche e prima anco-ra umane.
Anche in questa raccolta di liriche, le vicende psicologi-che dell'autore divengono esse stesse motivo di poesia, del resto non c'è opera che insieme con il poeta non rispecchi anche l'uomo con i suoi timori, i suoi dolori, le sue speran-ze.
Cisco rivela chiaramente le ragioni psicologiche del suo isolamento dalla vita pratica e il suo amore per la solitudi-ne. Esprime con vigore e precisione i suoi stati d'animo ed effonde con un rapimento quasi mistico il suo travaglio psi-chico assieme alla pienezza dei suoi sentimenti in perenne contrasto tra loro; con una fiamma viva e sempre ardente di curiosità tende a carpire il mistero che avvolge l'universo. Ne vengono fuori pagine intrise di tristezza ma anche di profonda meditazione.
Cisco esprime ancora una volta il suo animo agitato e tormentato, fedele specchio d'un uomo prima e d'un artista dopo, perennemente inquieto. Continua nei labirinti della sua mente l'incessante lotta tra umano e divino, tra sacro e profano, tra ciò che gli altri considerano male e il bene, sempre alla ricerca di un porto sicuro, di una certezza, di una pace.
Il dominio, Cisco, lo ottiene solo nella sua poesia, in cui ogni parola, ogni immagine si piega docile ad esprimere i moti più segreti del suo animo, elargendo nei suoi versi bel-lezza e armonia. Diffonde nella natura, come anche nelle sue liriche, le sue inquietudini, i suoi sogni, le sue delusioni e l'orizzonte naturale diviene il riflesso di quello interiore.
Il tema forse più profondo trattato in quest'opera, è rap-presentato dal doloroso distacco tra la giovinezza e l'età matura. Nell'anima tutta raccolta in se stessa, si fa viva e struggente la memoria dell'infanzia con le sue dolci fantasie sbiadite e perdute.
Ma pur nell'accento doloroso della perdita, essa rimane sempre nel ricordo, un mito sereno chiuso in una luce lim-pida.
È ancora la fragilità del tempo che scorre e dell'uomo che perisce, rivelata dall'autore nelle sue liriche, con gran-de maestria artistica e insieme struggente nostalgia.
E poi ancora la contemplazione della natura bella ma ingannevole, intesa come tremenda e vana fatica, incom-prensibile agli esseri umani, che tende a sfociare nella morte. In questa intensità di vita così esclusivamente sog-gettiva, la natura, gli uomini e le cose tutte del mondo e-sterno, sono assunte entro lo stato d'animo dell'autore e rappresentano il battito che il suo cuore di volta in volta conferisce loro.
Le cose si umanizzano e cantano, piangono, sospirano in un'intima corrispondenza tra il poeta e la natura.
Tutto sembra malinconia di cose perdute e di vane promesse, quasi un sogno inappagato, una preghiera ap-pena sussurrata senza speranza e gli esseri viventi sono creature che corrono verso la morte.
In conclusione, grazie alla lettura del suo quarto libro, ho potuto capire come Cisco sia impossibilitato di essere e di realizzarsi in un mondo che nega tanto più crudelmente la felicità, quanto maggiore è la nostra virtù.
Giovanni Pierantoni

La mia anima è nuda
La mia anima è nuda
anarchico il mio istinto
folle la mia mente
immorale la mia libertà.
La mia anima è nuda
ama i bambini
sta al fianco di barboni, disadattati, emarginati
adora gli ultimi della classe sociale.
La mia anima è nuda
non sa vivere in società
non scende a compromessi e non concepisce le regole
non lavora e non produce.
La mia anima è nuda
è troppo grande per essere prigioniera in un corpo di carne
non può esser limitata dal tempo
è uno spirito libero che anela alla libertà assoluta.
La mia anima è nuda
posta al centro d'una corda tirata ai lati da lussuria e inno-cenza
come un verme striscia e bacia i piedi del demonio
poi di colpo s'alza in volo e abbraccia Dio
sempre in bilico tra inferno e paradiso.
La mia anima è nuda
soltanto nell'arte, di notte quando tutti dormono,
esce manifestando la sua diversità
se venisse scoperta verrebbe fatta fuori e forse anche uccisa,
bisogna lasciare dormire tranquillamente la gente,
guai a chi provasse a risvegliarli!
quando si sta troppo al buio, si ha paura della luce.
La mia anima è nuda
immortale e ribelle
aliena venuta da chissà quale mondo
destinata a perdersi e soffrire
nel crudele gioco della vita e della morte.
La mia anima è nuda
scevra da qualunque vanità
spogliata nella sua infinita miseria
non si lascia etichettare in nessun modo
non è né maschio né femmina, né schiava né regina.
La mia anima è nuda
conosce la sensibilità del male
è attratta dal fascino del proibito
è inquietante ma sincera.
La mia anima è nuda
è ancora bambina quando sogna
terribilmente vecchia quando insegue la logica
morta e sepolta quando si lascia sedurre da religioni e ric-chezze.
La mia anima è nuda
condannata dalla sua stessa sensibilità
ad un isolamento senza uscita,
non chiede più comprensione ormai
sa di averla data ma di non poterla ricevere.
La mia anima è nuda
dannata
salvata
ma dannata ancora.
Anime perverse, entrate in sintonia con me!
sono qui, se volete potete trovarmi
non ho maschere e non mi nascondo:
la mia anima è nuda.

La mia mente
Silenzi e vuoti intorno a me
quiete assoluta nella mia stanza
sguardo assente, occhi chiusi
la mia mente mi porta lontano fuori da qui
mi trascina via con sé e nessuno se ne accorge,
prende il largo sulle acque
attraversa un fiume tranquillo
che cancella i ricordi
e li fa scivolare via.
La mia mente
è volo di idee
ragnatele di ragionamenti
archivio di esperienze rimosse
cassetti colmi di dubbi incessanti.
La mia mente
è follia pura
immaturità e saggezza insieme
è un gigantesco pallone
che vaga rimbalzando continuamente
da un soffice sogno all'altro.
La mia mente
è finto silenzio
fantasie strane
vertigini e vortici di pensieri
spinta per vivere.
Crea una tempesta
non dorme la notte
incubi che si accavallano
sogni che nascono e rimangono sospesi
paure e solitudini senza fine.
La mia mente
è invasa di ricordi che si susseguono
notizie divorate
date, sentenze, nomi, schede ormai ingiallite
profumi di opere buone
domande senza risposte
amori cancellati e poi riscritti
sì che diventano no.
La mia mente
è un insieme di cose da dimenticare
una cantina di occasioni perdute
di progetti mai portati a termine
di ricordi nostalgici.
La mia mente
silenziosa corre, vola, sfugge,
anela, brama di sapere.
Va via col vento, più su delle nuvole
sopra gli oceani
sorvola spazi infiniti
raggiunge nuovi orizzonti.
La mia mente
mi convince
ha sempre la meglio
detta le sue leggi
ed io non posso sfuggirle,
la seguirò perché lei vuole così.
La mia mente
mi fa impazzire
mi fa venir voglia di scoppiare
mi lascia i segni di chi ha vissuto un'eternità.
Uccidimi il cuore!
la mia mente mi resterà ancora intatta.
Legami con una catena fortissima!
lei mi slegherà,
forse neanche la morte fisica
potrà riuscire a formarla.
Ti prego mente mia
portami con te lontanissimo
nei grandi campi di neve dove il sole non c'è
nei deserti sabbiosi senza confini
nelle praterie immense
nei mari in tempesta
nelle cime vertiginosamente alte
nelle strade vuote senza fine
che portano al nirvana e all'estasi.
Portami o mente mia
attraverso paesaggi sfocati e laghi annebbiati,
le mie vene saranno fiumi tra le rocce
le mie mani pallidi monti nella notte
il mio sangue torrente rosso più del fuoco.
Solo con te sulla scia delle ninfe
tra cascate argentate
i miei pensieri frustati dal vento
scatenati e prendi, prendi tutto di me!

Vorrei
Vorrei vagare nell'universo
e cercarti ovunque,
nelle intrecciate tele di un ragno
nel fruscio delle foglie morte
nel dondolare dei rami stecchiti
nel profumo d'un incensiere
sfogliando la Bibbia
dinanzi al portone d'un antico monastero.
Vorrei essere portato via da te nella tua carrozza
lontano dalla prigione d'un grattacielo
lungo le strade dell'inverno
ed osservare riflessa nel lago argentato
la mia immagine vecchia e deforme
trasformarsi nella tua pelle giovane e bianca
e contare poi una per una
le perle della tua corona.
Vorrei capire chi sono
mostrandoti fotografie sbiadite e diari segreti,
mostrandoti la scia luminosa dei ricordi
di quello che ero ieri,
l'anima immortale che vive nei miei versi adesso,
la statua, la lapide e la polvere
di ciò che rimarrà dei miei sogni domani.
Vento impetuoso della fuggevole immaginazione mia
tu spalanchi con forza la porta di questa mia tacita realtà
e nelle annebbiate stanze del tuo nido
io mi sto sempre più addentrando.
Ed ora sento di poterti raggiungere.
Vorrei avvicinarmi ma non so chi sei
vorrei chiamarti ma non so il tuo nome
vorrei seguirti ma tu ti stai sciogliendo lentamente
in aria.
Eppure io ti inseguo da sempre
nei labirinti della mia mente,
cercandoti affannosamente
in ogni piccolo spazio
della mia camera vuota e solitaria.
E nelle lacrime della solitudine mia
che percorron lente il mio viso pulito,
vedo i miei sogni evanescenti
morire uno dopo l'altro
ed un bimbo,
quel bimbo che vive in ognuno di noi,
li porta con sé invecchiati
fino ad estinguersi
nel riposante approdo d'un obitorio.

Nico
Nico!
Ti ricordo ancora
avevi dodici anni, la mia stessa età
solo qualche giorno in meno.
Nico!
Sei nella memoria coi tuoi occhi scuri
una bocca grande ma con pochi denti
ti facevo il verso
non te la prendevi.
Nico!
Eri sempre con le brache corte
e le gambe viola
per il grande freddo.
Nico!
Ma com'eri buffo
con quel cappellino con il paraorecchie
una grossa sciarpa fatta da tua mamma
come ci tenevi.
Nico!
Il compito in classe
lo copiavi sempre da me
eri furbo
non so come facevi.
Nico!
Insieme sulle piante
a buttar giù palle di neve
alle barbagianne, le ragazzine con gli occhiali
quelle proprio racchie.
Nico!
Non ti ricordi le mele
rubate insieme e mangiate di nascosto
in quel mercato rionale?
E le domeniche d'agosto?
correvamo per le strade deserte
c'eravamo solo noi
chissà cosa volevamo dalla nostra vita!
Nico!
Eri il mio migliore amico
un giorno mi dicesti:
"Se fossi nato femmina ti amerei".
Quel giorno al doposcuola
ci presero un po' giro
avevano scoperto
i nostri giochi strani.
Non mi vergognavo di volerti bene, di prenderti per mano,
di regalarti il mio affetto
quello che riuscivo a darti,
quello che potevo darti.
Nico!
Ma tu adesso cosa fai?
chissà se ti sei sposato, se hai dei figli
se pensi ancora a noi.
Com'era bello uscire da scuola!
e col sole o con la neve
tornare a casa
insieme.
Nico!

Madame Clelia
Un'emozione forte
si fa strada nei miei pensieri,
lenta scende come un'ombra
nella mia realtà ormai stanca
e tra la fantasia e l'età
mi trascina via con sé
in un tempo ormai lontano.
Mi rivedo di colpo lì
a spiarti dietro la finestra
di quella tua tenebrosa casa antica.
Sui miei undici anni appena compiuti
cadeva già il primo velo di follia,
e che sussulti, che tremiti segreti
in quelle mie inquiete notti di fanciullo
quando impaurito e rannicchiato
mi nascondevo sotto le coperte,
la mia prima masturbazione
la conobbi proprio allora e fu per te.
Madame Clelia!
Eri grande, troppo grande
forse vecchia per i miei occhi e per il mio corpo.
Avevi perso il marito
ti avevano abbandonato i figli
io come un giocattolo, un barboncino
ero tutto quello che ti rimaneva
nella tua vita mai vissuta
sempre attesa, mai avverata.
Ancor adesso
a distanza di tanti anni
non so cosa volessi tu da me
né cosa avrei potuto darti io.
Ma ti giuro Madame Clelia,
tu sei stata per me una regina
ti vedevo danzare nei miei sogni di bambino,
mi chiedo come mai così bella dentro
nessuno, all'infuori di me,
ti aveva vista mai.

Paese natìo di mia madre
Al tuo paese torni
con me
ogni tanto,
ma sei triste
pensierosa
non parli.
La tua fontana rivedi
i vicoli
la piazza
che a miglior tempo
ti furono amici.
Anche la tua casa
giace silente e vuota
negletti i fiori
accanto ai muri.
Guardi fissa la chiesa
e odi la voce
di chi la preghiera
t'insegnò a ripetere.
Trovi tutti i ricordi
segnati da croci
cerchi ma non trovi
la speme d'un dì.

In simbiosi con l'universo
È solo mio questo improvviso aprirmi
e rivedere in un attimo tutta la mia vita
e poi simultaneamente
allargare le braccia all'universo che mi circonda
e respirare a pieni polmoni
come volessi trasportarlo in me
per sentirmi parte di esso.
E poi ancora rivedere con gli occhi della memoria
lontanissimo come da un cannocchiale rovesciato
me stesso bambino
e paragonarlo alla luna
distante anch'essa mille anni luce da me.
E continuare a rivivere nei ricordi
la spensieratezza della giovinezza
e nello stesso istante
dirigere lo sguardo verso l'azzurro del cielo
ammirare spazi infiniti
nuvole bianchissime come zucchero filato.
Ridiscendere poi negli anfratti della mia memoria
e riscoprire la ragazza che ho baciato e amato
per la prima volta,
e confrontare la luce limpida dei suoi occhi
con quella delle stelle
o semplicemente della stella cometa.
Ricordare infine i dolci versi
scritti in tenerissima età
nella mia prima poesia,
immaginando di trovarmi
tra fiorellini di campo di vario colore,
solleticati dolcemente da un leggero venticello,
mentre uccellini nel nido assieme alla loro madre
e tanti piccoli animaletti festanti
tutti insieme
cantano la loro canzone alla primavera.
Capisco proprio in questi dolci momenti
di non essere solo
malgrado il tempo che passa
malgrado non abbia una compagna.
Intorno a me
vedo tutto un mondo magico
che pullula d'amore.
C'è tanta musica nell'aria che respiro
ed ora finalmente anch'io posso sentirla
e lasciarla entrare nel mio cuore.
Sono in simbiosi con l'universo.

Solitudine universale
Uno spaventoso silenzio
avvolge tutto l'universo,
gli uomini come marionette di pezza
si susseguono nel tempo gli uni agli altri
e non nascono che per morire definitivamente.
Quanta gente nel corso dei secoli
mi ha soltanto preceduto!
uomini in carne e ossa proprio come me
col mio stesso sangue
con le mie stesse paure, le mie stesse speranze.
Hanno vissuto in tempi diversi
e per età differenti
ma di loro non è rimasto più nulla!
Dov'è l'uomo delle caverne?
e gli antichi Egiziani con le loro piramidi?
e i gloriosi Romani? e i pensatori Greci?
imperatori e papi, uomini comuni ed eroi
tutti scomparsi
nell'inesorabile scorrere del tempo.
Vorrei uccidermi subito
al solo pensiero che anch'io farò la stessa fine,
è strano come gli uomini
continuino a vivere con impegno
pur sapendo che dovranno morire,
anche se vivessero per cento anni
sarebbe sempre un soffio di fiato
rispetto all'eternità.
Ma poi mi consolo tra me
pensando che la solitudine non è solo mia
ma è presente in ogni angolo dello sconfinato universo
e non esiste gioia più grande
del sentirsi parte di questa immensità
pur consapevole della propria piccolezza
e piangere la propria fragilità
in un pianto accorato e senza speranza.
Così mi nasce dentro un'emozione fortissima
che, anche se nata dalla disperazione
è pur sempre un'emozione
e subito dopo rido, rido e ancora rido.
Ormai più nulla ha valore per me.
Scopro la dolce ebbrezza del non senso,
non m'importa della seduzione della fede
né del ragionamento della scienza.
Sono totalmente felice
e la mia gioia scaturisce dalla mia solitudine
che ora riesco a proiettare nel cosmo
e la solitudine dell'universo
è la mia stessa solitudine
e mi dà conforto
mi rende grande.

Tristezza
Tristezza di cose perdute
di voci, di grida, d'amore
è struggente la pena che sento
come una lama mi trafigge il cuore.
Addio nidiata di bimbi!
è tanto quel che mi rimane di voi
siete riusciti a far sparire il dolore
per sempre compagno di vita.
Sorridevo felice all'innocenza
di nascosto, nel silenzio, tra le ombre
in segreto e in perfetta armonia
entravate uno dopo l'altro in me.
M'illudo di avervi vicino
vedo i vostri corpi e li tocco, li sento
immagino che siate con me
nel pensiero più dolce ch'esista.
Ripiomba di colpo ogni cosa
in grembo all'eterno destino
i vostri visi risplendono come dolci memorie
e poi muoiono con un tremulo brillio.

Sensazioni
È tutta avvolta nel mistero e nella meraviglia
questa vita mia,
con genuino e infantile stupore,
della natura osservo ogni manifestazione
fino ad esserne rapito.
Con sensibilissima attenzione nel silenzio ascolto
le voci, i suoni
anche i più tenui,
delle piccole cose intorno a me.
Affascinato e curioso
percepisco la suggestione, la religiosità, il mistero
nascosti in esse.
Ai miei occhi non appaiono
sempre traducibili e afferrabili
ma sciogliendosi in musica, in sospiro
mi riempiono ugualmente l'animo d'immenso.

Infanzia lontana
Storia d'una infanzia lontana
ricognizione di un mondo
pietrificato nei ricordi.
È il canto della memoria
che si eleva
è profondo, sentito, cercato.
In esso
si rincorrono
gli attimi che hanno lasciato una traccia.
Rivivono anch'essi
insieme alle cose, alle persone familiari
ai sogni di più remote stagioni.
La memoria mi appare così
come immagine sovrapposta al presente
e i suoi impulsi,
ritornando dal passato,
s'intrecciano sinfonicamente,
trovano una finale armonia.

Sull'orlo dell'abisso
Dimora in me
un continuo e sempre vivo bisogno d'innocenza
come memoria limpida, essenziale
non coperta da incrostazioni.
Tornano nella mia mente
lontane primavere, gigli appassiti
come visioni taciturne e distanti
e tra echi sepolti
in un urlo senza voce
cadendo vittima del segreto logorio della vita,
subisco inerme la vecchiaia
come qualcosa di ineluttabile
stagione ultima, cupa e persino squallida
in cui sopravvive solo la memoria.
Non è tanto l'immagine della decadenza fisica
dell'inarrestabile declino che mi colpisce,
quanto la fugacità, la brevità del tempo
lo spazio attraversato in un lampo da ogni cosa,
anche le immensità celesti
dove ho cercato quasi un punto focale
della mia esistenza.
Oggi sono immerso nella follia più lucida,
il mio mondo è l'irrazionale
il mio pensiero si muove sempre sull'orlo dell'abisso.
Non c'è più luce, non c'è chiarezza
nel mondo informe, tumultuoso del mio vissuto.
Mi sgorga dentro un'impressione d'inerzia, di passività
che traspare dalla contemplazione della natura,
ha il gusto del tempo e delle sue rovine
perché quest'ultimo, pur nella disperazione e nella malinconia,
è il solo che mia dia una qualche trepidazione
un'incertezza, una sorpresa.

Il mio io cosmico
Vedo vivere e sfiorire intorno a me
inesorabilmente
le persone, le cose, le stagioni
preda d'un sentimento panico dell'universo.
Trovo conforto abbandonandomi nella natura
per dimenticare in essa la mia forma umana
accogliendo nel sangue
il brivido solare d'una vita pura.
Il mio io cosmico pone la propria oggettività
per poi tornare a se stesso
nel perpetuo flusso della vita.
Mi fondo nella natura
contemplando il momento in cui l'amore
sarà libero fuori dal corpo
per farsi cielo.
Sublimo l'anima con i sensi
ma non interrompo il contatto fisico col mondo.
Forse spero di trovare in fondo alla strada percorsa
il silenzio e la solitudine dell'universo
anche quando silenzio e solitudine
sembrano chiudermi e annientarmi.

Sfacelo
Gioco artificiale e platonico di specchi
sempre mutevoli
con tante facce e tante luci,
non trovo il filo interiore
quello vero e profondo,
cado così nel gioco delle invenzioni
delle contraddizioni.
Una totalità non trovata
che rivela disagio, sofferenza.
Cerco rifugio altrove
senza sapere dove
ma ciò che mi rimane di questa umana fatica
è la coscienza di una prigionia
e mi sento rinchiuso nel cerchio delle mie abitudini
che si avvicendano in modo sterile.
Sogno impossibili evasioni attraversato da sussulti e vertigi-ni
invano lotto per non essere travolto dal tempo
ma l'amore mi appare perduto
tra la cenere dell'esistenza.
Archivio la memoria
come un mondo ormai passato per sempre
fatto di resti sospetti,
tracce che tendono a scomparire nel tempo
come carte antiche e indecifrabili
vere e proprie reliquie.
Sopra tutto questo sfacelo
aleggia sovrano il sentimento del tempo
che sfugge, che rovina, che travolge.
Non mi rimane
che una ragione stanca, ferita
al limite della resistenza
ma non vinta
che cerca in fondo alla dolcezza,
nella disperazione,
la speranza d'una morte amica.

La luce del cosmo
Come per magia
il divino traluce
o affiora nei margini del mistero sovrasensibile
e la mia anima s'insinua
tra sensazioni terrene e misteri dell'essere,
nelle cose che l'occhio può scoprire mutate
in una luce e un suono
insospettato, nuovo, più profondo.
Sento nascere in me
il bisogno di illuminare con la luce del cosmo
le cose infinitamente piccole.
La mia anima così si fa largo
e nello spazio che mi creo
c'è il senso del tempo, del moto, del divenire,
e insieme del mistero
che avvolge il mondo delle mie sensazioni.
Entro in contatto
con tutto ciò che ignoro, intravedo, avverto
e soltanto in quell'istante,
sia pure con animo turbato,
riesco a capirmi.

Presenza viva
Momenti magici, favolosi
della mia infanzia,
ricordi evocati
da attimi di malinconia,
visioni incantate
della mia terra natìa.
Naufrago dolcemente
in un'infanzia che è ormai
il mito di se stessa,
e del dolore che l'ha portata via.
Pur tuttavia è suono, movimento
vita che trascorre.
Non la confronto con altri silenzi
con gli arcani mondi dell'immaginato
dello sperato, d'una irraggiungibile felicità.
Diventa invece voce intima del ricordo
presenza viva di qualcosa che passa
come echi, rintocchi.
Immersa nel tempo fluido
la natura come per magia
penetra nel tessuto della mia anima
e si fa poesia
ne scioglie i nodi, ne ispira i versi
è pianto che rasserena.

L'Infinito
(liberamente tratta dalla lirica omonima di Giacomo Leopardi)

Ti ho sempre amato, colle
solitario come me.
Ti ho sempre amata, siepe
che mi fai aprire l'anima
verso l'orizzonte,
me lo nascondi
ma me lo fai amare.
Ho sempre amato questo posto
il suo sovrumano silenzio
la sua profondissima quiete,
e il tenue soffio del vento tra gli alberi
e la dolcezza di queste piante che dormono.
E mentre sono seduto e guardo lontano
mi tornano in mente le stagioni fuggite
l'ora presente
l'eternità,
ed è dolcissimo
perdersi nell'immensità della natura.

Il sabato del villaggio
(liberamente tratta dalla lirica omonima di Giacomo Leopardi)

La ragazzina spunta dalla campagna
al tramontar del sole
con la dolcezza, con la malizia
d'una età che non dà pensieri.
Ha un fascio d'erba in mano
un mazzo di rose e di viole
domani è festa, deve farsi bella.
La vecchietta con le sue amiche
seduta sull'uscio di casa
è intenta a filare
e con una lacrima agli occhi
ripensa a quando anch'ella era ragazza
e spensierata e felice
era circondata da tante compagne.
L'aria si fa bruna
le ombre scendono dai colli e dai tetti
una luna bianchissima splende nel cielo.
Una tromba suona annunciando la festa
i bambini giocano felici nella piazzetta
il contadino torna a casa fischiettando.
Poi, quando le luci si spengono
e tutto tace,
si ode soltanto il rumore d'un martello
e di una sega,
è il falegname che ha fretta di terminare il suo lavoro
prima dell'alba.
Questo è il più bel giorno della settimana
pieno di gioia, di speranza
domani tutto ritornerà normale, triste, monotono
e ciascuno riprenderà il suo lavoro.
Ragazzo mio!
la tua splendida ma fuggitiva età
è proprio come questo giorno
chiara, serena
che prepara la festa della tua vita.
Ragazzo mio!
non mi sento di dirti altro!
Ma ti prego non rammaricarti
se la tua festa tarda a venire.

Memento
(liberamente tratta dalla lirica omonima di Igino Ugo Tarchetti)

Quando bacio le tue labbra profumate
cara e dolce fanciulla
non posso dimenticare
che un teschio bianco vi è nascosto sotto.
Quando stringo a me il tuo corpo sensuale
cara e dolce fanciulla
non posso proprio dimenticare
che hai sotto uno scheletro nascosto.
Quando faccio l'amore con te
cara e dolce fanciulla
mi è impossibile dimenticare
che sotto la tua pelle
vi è un ammasso di sangue, vene e organi schifosi.
E assorto in questa orrenda visione
dovunque ti tocchi, ti baci o posi le mie mani
sento sporgere le ossa fredde d'un morto.

L'alba dell'uomo
Da un chiarore lontano
spunta l'alba
repentinamente
e colora di luce il nuovo mondo.
Intorno,
piante stecchite
animali selvatici
grotte e caverne buie.
Si svegliano anche gruppi di scimmie
sono nude come vermi della terra,
schiamazzano
litigano
si riuniscono.
Qualcosa sembra dire loro:
"Uniamoci
e combattiamo insieme",
una battaglia che durerà nei secoli
sino alla fine dell'universo
se fine ci sarà.

Mia Eva
Mia Eva!
sei tu la prima donna
l'origine delle mie perversioni
il pretesto per la mia follia
la madre dell'animale che è in me,
hai creato il mio istinto che ormai è morboso
il mio desiderio che è già sporcato.
Nel paradiso terrestre, trascinato indietro di mille secoli
io ti osservo nuda, allucinante visione,
misteriosa e invitante.
Dammi la mela ti prego, che aspetti?
voglio mangiarla!
è eccitante peccare
se tu mi sei vicina.
Dimmi dov'è il serpente, l'hai calpestato o no?
Voglio essergli amico e non mi farò esorcizzare.
Non mi importa di rimanere dannato per l'eternità
di lavorare, sudare e morire
di bruciare nelle fiamme dell'inferno,
l'importante è averti accanto.
Sei tu la causa del mio male.
Dal giorno che mangiasti quella mela
ogni uomo è sempre guidato
dalla follia d'una donna.

La rigenerazione
Albero solitario
che mi aspetti in un campo di grano,
io ti vado incontro
e ai tuoi rami
mi appendo.
Ora sono appeso ai tuoi rami
e dondolo felice.
Tu ed io siamo un solo essere
una sola forma.

Il mio funerale
Lento veniva trasportato
un corpo straccio
dentro quella bara
avara di ghirlande,
quel corpo era il mio
sì, ero io.
E quel carro funebre
attraversava le strette vie
che portavano a quel piccolo cimitero di collina
dove io fui sepolto
e riposo di già.
Scialli neri
vecchie facce coperte da veli
silenziosa processione,
dormiva mio padre
piangeva mia madre
quell'accompagnamento era il mio
sì, era il mio
ma io non capivo, ero felice
e dall'alto osservavo stupito
quello strano spettacolo
sulla mia morte.

Coincidenze
Seguo una linea grandiosa
un'acutezza di senso
capace di rendere concreta
persino la fantasia.
E la visione
che parte generata dalla mia anima
si spande al di là degli orizzonti,
al di sopra delle piccole cose domestiche
ed è bellissimo
sentire come il senso dell'infinito
coincida fino a fondersi in uno stesso clima
con le cose più piccole.

Nulla è lontano
Grandezza e malinconia interiore
e povertà del mondo presente
ma la trasposizione mia
muta i termini del dissidio
ed è il bisogno di sognare
che rende grande l'opaco atomo terreno
illuminandolo di altre verità.
La fantasia ora avverte nel mondo
più segreti e profondi significati
dà immagine all'eco
si spande in altri mondi
si dissolve nell'immensità.
Ormai nulla è lontano dal mio spirito.

Il margine silenzioso della memoria
Nel margine silenzioso della memoria
che non è presente in me,
trovo rivelazioni e scoperte
un ricchissimo terreno umano.
La poesia restituisce alla vita
i nodi segreti
i ricordi assopiti
le reazioni più remote,
fa conoscere una nuova dimensione del reale,
a volte contro la ragione
a volte in armonia con essa,
sempre con libertà.

Egoismo solitario
Sono il re
del mio egoismo solitario
che ha coscienza
soltanto per esprimerla in privato
in una totale esaltazione dei sensi.
Io non cerco più
un rapporto dialettico tra me e gli altri
e la mia concezione estetizzante della realtà
diviene dominio sulla folla,
forma una solitudine privata
dove il mio pene riaffiora docile tra le mie mani
fino a divenire una strana sensualità
fuori dai sensi
trasformata in un processo di spiritualizzazione.

Alla deriva
È grigio il clima del perenne essere.
Tutto è caduto
le speranze perdute, le preghiere vane
le parole inutili, l'amore illuso
le primavere sfiorite, gli ideali mortali.
Ma non v'è più dramma in me
in questo continuo appassire e morire
ma completo abbandono.
Accetto di andare alla deriva
lasciandomi cullare dalla marea del tempo
in cui tutto si dissolve
fino a compiacermi del mio dolore.
È dolce sentirsi vittima, indifeso, inascoltato.
Capire che persino la vanità delle cose
diventa pura armonia.

Verrà poi la morte
La mia vita passerà molto presto
drammatica e patetica
e con essa anche la sua ricchezza
fatta umana dalla fatica.
Il tempo,
un male che impoverisce la vita,
mi toglie ogni energia vitale,
il mio corpo senza speranza e senza salvezza
si rivolta, si risparmia, geme
s'illude ancora di strappare giorni, ore, minuti alla fine.
Ma vi è un altro male
subdolo e ancor più disperato:
quello di essere completamente solo
nell'umana comprensione di sé
costretto a tacere e fingere,
a rivedere il passato riflesso
nelle lacrime degli occhi che piangono
in un profondo bisogno di confidenze.
Triste appare allora il volto della memoria
come immobile silenzio che tende all'astrazione.
Verrà poi la morte del corpo
il distacco amaro.

La mia solitudine
Schivo mi stupisco di vivere
mi sento staccato ed incompreso
da tutti gli altri uomini.
Mi aggrappo agli scarti della vita
tutto il resto è inconsistente.
Non mi aspetto comprensione
né consolazione né tregua
consapevole della mia solitudine.
Ho scelto liberamente l'aridità e il deserto
e osservo le cose della vita
prosciugate e fisse
come simboli magici in una luce rarefatta.

Lo strazio d'esistere
Urlo di masse
voci, passi, gesti
tra pietà curiosa e fanatismo,
irrazionale catena di incubi e fobie
ai margini dell'ossessione.
La personalità umana si lacera
il senso dell'alienazione incombe
la coscienza si smarrisce.
Spinto da una sofferenza solitaria e indecifrabile,
contagiato dalla multanime esistenza
affogo lentamente nel caos
e non ho scampo
se non nella perfetta solitudine.

La mia follia
L'infinita miseria della vita
la solitudine del mondo
la caducità della fama che passa.
E poi la morte delle persone care
l'incombente paura delle malattie
il continuo vagabondare senza pace dell'uomo
acuiscono la mia sensibilità
ma accrescono i sintomi della mia follia.
Cupe ombre di pazzia
si addensano minacciose su di me
travestite da un'atmosfera di lucida estasi.
È il dramma della mia ansia angosciante
la disperazione di tutto il mio essere
forse creato da Dio
ma poi lasciato a se stesso
privo d'identità, privo di vita
impossibilitato di comunicare
di capire e farsi capire.

La mia modesta forma umana
Ormai ridotto ad accettare la mia condizione
di uomo consapevole del proprio destino,
sento tristemente che la vita in me
invecchia inesorabilmente
che altri sentimenti, altre idee
mi nascono nell'anima,
che arte e vita procedono insieme,
e la poesia della mia vita solitaria
diventa essa stessa memoria.
Non è più la storia d'un uomo
che cerca l'illusoria grandezza dell'universo
ma semplicemente la povertà di chi
insegue soltanto la sua modesta forma umana.
Affido alla mia scrittura,
unico ed ultimo appiglio rimastomi,
la speranza di trovare ancora
punti luminosi sul mio cammino terreno
proiettandomi fin quando mi sarà possibile
e ne avrò ancora la forza,
nel tempo e nell'universale,
solo così la realtà della poesia
potrà apparirmi più ricca di significato
di quella della vita.

Desiderio d'infinito
Un sentimento dell'esistenza umanissimo
mi scorre dentro,
la mia spiritualità
è attraversata da malesseri sublimati
da torpori e da abbandoni,
trasalimenti e sofferenze confessate,
si distacca dalle cose terrene
diventa consapevole della fugacità umana,
è poesia per questo suo fluire
in mezzo alla vita
non ancora del tutto purificata
non ancora donata a una fede.
Le mie parole sono ultime gocce d'una vena
che ha già dato ciò che poteva dare.
La strada che porta alla bontà
mi libera dall'ansia
restituendomi un desiderio d'infinito.

Il cantico di frate sole
(liberamente tratta dall'opera omonima di S. Francesco d'Assisi)

Benedetto tu sia, mio Signore!
con tutte le tue creature
specialmente per fratello sole
che fa diventare giorno
e illumina ogni cosa intorno
con grande splendore,
ed è bello, radiante.
Benedetto tu sia, mio Signore!
per sorella luna
che bianchissima, non dorme mai
per vegliare la notte,
e per le sorelle stelle
che hai creato in cielo
chiare, preziose e belle.
Benedetto tu sia, mio Signore!
per la sorella acqua
che è molto utile
è preziosa, è casta.
Benedetto tu sia, mio Signore!
per fratello fuoco
che rischiara la notte
ed è forte, è vivo.
Benedetto tu sia, mio Signore!
per la nostra madre terra
che ci sostenta stringendoci al suo seno
e ci offre frutti, fiori colorati, erbe.
Benedetto tu sia, mio Signore!
per i miei fratelli che sanno perdonare
aiutali nelle loro tribolazioni terrene
hanno bisogno della tua presenza
nella loro vita.
Beati quei fratelli che difenderanno la pace
saranno da te premiati.
Benedetto tu sia, mio Signore!
per la nostra morte fisica
dalla quale nessuno di noi può scappare
e guai a coloro che morranno nel peccato!
beati invece quelli che su questa terra
avranno fatto la tua volontà.
Laudate e benedite tutti il mio Signore!
e ringraziatelo
e servitelo con grande umiltà.

La favola di una piccola lacrima
Da una bimba e un pianto nacque lei
piena di paure e ingenuità
chiara e trasparente dai suoi occhi si affacciò
e da quelle ciglia sottili piano piano scese giù.
Attraversò quel viso
dai lineamenti dolci
pulito di bambina
e per il mondo sola sola s'incamminò.
Ma era troppo ingenua
non conosceva il male
e la sua vita era già in pericolo.
E passarono in fretta gli anni
e anche le stagioni
venne presto l'inverno
portando con sé la pioggia.
Tante grandi gocce
cadevano giù dal cielo
tutte insieme,
erano prepotenti
si spingevano tra loro
si bisticciavano.
La dolce lacrima ben presto
si trovò sommersa
cerco di ribellarsi
ma era troppo buona
e non aveva la forza.
Così per non morire
pensò di tornare
dentro quegli occhi
dov'era nata.
Sola e stanca
cercò quella bambina
la cercò dovunque
e la trovò alla fine.
Ma era ormai cresciuta
non era più bambina
il suo viso era truccato
non si ricordò di lei
e la cacciò via con forza.
Così la povera lacrima
restò proprio sola
in balìa di tutti
senza alcuna difesa.
Vagava per il mondo
ignorata da tutti
sembrava invisibile
trasparente proprio come una lacrima.
E venne il sole
e con la sua luce
forte forte la illuminò.
Ma era ormai vecchia
allo stremo delle forze
e lentamente
si sciolse da sola.
Finisce così
la sua insignificante vita, la sua insignificante storia
e nel silenzio, la gocciolina muore.
Così è il mio destino
la storia di quella piccola lacrima
è uguale alla mia.


 

Sensazioni

Raccolta di poesie

Proprietà letteraria riservata
by Claudio Cisco
deposito S. I. A. E. n.0603779

LE LIRICHE: Sensazioni-L'infinito-Memento-Madame Clelia-
Nico-Tristezza-Lo strazio d'esistere-La mia mente-
Il cantico di frate sole-Nulla è lontano-In simbiosi con l'universo
SONO TRATTE DAL LIBRO "LA MIA ANIMA E' NUDA"

LE LIRICHE: Adolescente luna-Il mare e la bambina-
Il silenzio nel silenzio-La sposa del mare-Aquila dalle grandi ali-
Io l'ho vista-L'angelo nero-Il tuo angelo bambino-Figlia del vento-
Era un gioco-Creature saffiche-Il clown-Acrobati
SONO TRATTE DAL LIBRO "IL SILENZIO NEL SILENZIO"

LE LIRICHE: Alba-Attraversandoilsole-La poesia del gabbiano-
Perdendomi nel tramonto-Primo amore- In silenzio- Primavera-
Bella Messina-La fine della cicogna-
Ricordo d'una ragazza scomparsa-Dolcissima Stellina-
A te Marietta (1855-1872)-Ossessione per una ninfetta-Nostalgia-
Storia d'un vecchio eremita-L'armonia del creato
SONO TRATTE DAL LIBRO "COME SONO DENTRO


PRESENTAZIONE

Claudio Cisco è nato a Messina dove ha sempre vissuto. Malinconico e meditativo per natura, rivela sin da piccolo in trasparenza una sensibilità profondissima
ed una straordinaria vocazione per lo scrivere. Sospinto da un innato talento e da un'incessante ispirazione artistica che si alimentano progressivamente col tracorrere del tempo e con le esperienze di vita, segue parallelamente sia la strada della poesia, sia quella della narrativa, restando fedele ad un genere che richiama allo stile romantico e triste ma con notevoli slanci verso l'onirico e il misterioso, sempre attentissimo e portato verso introspezioni
psicologiche.
Ha dato alla luce le segueni opere:
"Come sono dentro"
"Colei che brevemente fu
e che mai in vita conobbi"
"Il vecchio e la ragazza"
"La mia anima e' nuda"
"Il silenzio nel silenzio"



Sensazioni

E' tutta avvolta
nel mistero e nella meraviglia
questa vita mia,
con genuino e infantile stupore
della natura
osservo ogni manifestazione
fino ad esserne rapito.
Con sensibilissima attenzione,
nel silenzio,
ascolto
le voci,
i suoni
anche i più tenui,
delle piccole cose
intorno a me.
Affascinato e curioso,
percepisco
la suggestione,
la religiosità,
il mistero
nascosti in esse.
Ai miei occhi
non appaiono
sempre traducibili e afferrabili
ma sciogliendosi in musica,
in sospiro,
mi riempiono
ugualmente
l'animo d'immenso.

Alba
Alba!
tu stai sorgendo,
silenziosa brezza
nell'aria,
leggiadre ali
intorno.
Alba!
tu sta spargendo
il tuo colore
sul mare
addormentato.
La tua pace
mi sta cambiando.
La mia anima,
svegliandosi,
si sta aprendo all'amore,
verso l'infinito.
Io sento
che sto per nascere,
sì lo sento
io sto nascendo.

Attraversando il sole
Da un oblò,
chiuso nella mia stanza,
vedo il sole uscire dai monti.
La sua luce m'abbaglia.
Continuo ad osservarlo
con l'anima aperta alla speranza,
ed i miei occhi rimbalzano sul suo splendore
e vanno su te che sei così tanto lontana
al di là della mia immaginazione.
Ti vedo riflessa nel sole in controluce
e tu puoi guardare me.
Tu ed io alle due estremità d'una scia luminosa
che ci avvicina passo dopo passo
unendoci sempre più.
Ci veniamo incontro percorrendo raggi di luce.
Ora tutti sono morti,
sono più vecchi
ma non due siamo ancora insieme nell'aria
come bambini
attraversando il sole.
Ho cercato a lungo qualcosa che non c'è,
ma bastava semplicemente che guardassi il sole.

La poesia del gabbiano
E' arrivata esultante
la stagione del gabbiano,
è tempo d'emigrare
verso terre lontane
per scoprire nuovi segreti,
nuove sensazioni.
Un nuovo giorno
è oggi,
per spiccare il volo
sulla superficie del mare aperto,
sull'orlo dell'oceano,
per volteggiare sulla cresta dell'onda.
Vola nel vento gabbiano!
vola più in alto che puoi,
non ti fermare.
La mia penna
saranno le tue ali,
i miei versi
la tua scia.

L'infinito
(Dalla lirica omonima di G. Leopardi)

Ti ho sempre amato
colle!
solitario come me.
Ti ho sempre amata
siepe!
che mi fai aprire l'anima verso l'orizzonte
me lo nascondi ma me lo fai amare
immaginando spazi infiniti.
Ho sempre amato questo posto,
il suo sovrumano silenzio,
la sua profondissima quiete,
e il tenue soffio del vento tra gli alberi,
e la dolcezza di queste piante che dormono.
E mentre sono seduto
e guardo lontano,
mi tornano in mente le stagioni fuggite,
l'ora presente,
l'eternità,
Ed è dolcissimo
perdersi nell'immensità della natura.

Adolescente luna
Erano brevi attimi di buio
interrotti da labbra di neve,
addolciti da profumi d'incenso
e deliziose manie.
Era l'estate appagante
nella sua rossa solitudine
assordante di rumori al sapore di grano.
Ti adoravo mia adolescente luna
disegnandoti sul mio diario segreto,
illuminavi i miei giorni confusi,
le notturne paure,
e le memorie ancora acerbe prendevano forza
in una danza eclettica di ondeggianti stelle.
Eri mia!
lunghi fianchi sinuosi distesi su letti d'argento,
e lì riappariva il mare nella sua immensa distesa.
Oggi che i mei giorni si consumano di vecchiaia,
sei ancora mia
attraverso rughe di arrugginite memorie.

Perdendomi nel tramonto
Un altro giorno sta passando uguale agli altri
ed io sono da solo con i miei pensieri come sempre,
dentro l'anima sospesa tra i ricordi e l'infinito
una irrefrenabile voglia di fuggire via,
di respirare forte l'aria.
Con la mia auto corro sull'asfalto verso chissà dove
come per riscattare l'anima dal suo torpore
ma la strada sembra farsi sempre più triste.
Il sole scende lentamente all'orizzonte,
la sua luce filtrando attraverso le mie lacrime
mi mostra il suo colore su ogni cosa intorno
avvolgendo il paesaggio d'una malinconica bellezza.
Vedo la spiaggia deserta,
odo il rumore del mare che s'infrange contro gli scogli,
sento il calore della sabbia sotto i piedi nudi e mi sento vivo
seguo la via illuminata che il tramonto sembra indicarmi.
E in quella luce come una visione
mi appare il tuo viso
così vicino da sembrare reale,
per quante notti l'ho sognato.
Purtroppo i sogni vanno via col vento e si dissolvono
ma io, chissà perchè, non l'ho mai dimenticato.
Ora vedo scomparire laggiù in fondo al mare
il sole,
nasconde i suoi ultimi raggi quasi furtivamente,
e la superficie dell'acqua,
che nelle giornate serene luccicava
come ricoperta da miriadi di specchi,
assume quel triste colore che segue al crepuscolo
delineando il profilo d'una natura morente.
Anche il tramonto ormai,
come tutte le mie cose più belle,
è fuggito via.
Ed io mi trovo ancora qui in riva al mare
senza sapere il perchè.
Portami via dove sei tu
non lasciarmi solo.
Distante dal mondo
senza ombra viva intorno e col tempo che vola,
la mia anima s'è perduta
volgendo anch'essa al tramonto.

Primo amore
Un'ondata improvvisa di luminosi ricordi
sommerge per un attimo i duri scogli della mia realtà
e la schiuma che ritorna al mare
lascia un immenso prato verde
ricamato morbidamente dalle esili mani della primavera.
E in quel giardino, d'incanto, sbocciarono fiori di mille colori
e ali dorate di farfalle.
Lì v'era un bimbo che inseguiva felice il volo d'un aquilone
ed una bambina che sfogliava dolcemente i petali d'una margherita.
Era bello correre insieme a lei mano nella mano
tra le spighe di grano più alte di noi
e l'azzurro del cielo che sembrava così vicino, non finire mai
saltellare a gara con i cerbiatti
e seduti in riva al ruscello
gettare ramoscelli sull'acqua per vederli galleggiare dolcemente
e all'imbrunire, sudati e sporchi di terra,
scappare sul colle più alto
ed osservare il volo libero di stormi di gabbiani su oceani limpidi
aspettare in silenzio l'arrivo dell'arcobaleno con i suoi mille colori.
E lì: "io ti voglio bene anche se non so baciare" le dissi
col cuore che batteva forte come un uragano,
lei sorrise, mi baciò la guancia
e sbocciava così il mio primo amore
mentre una cicogna volteggiava in festa per me.
Ed ora, proprio in quest'istante mentre ti bacio amore mio,
io rivivo l'emozione d'allora
la stessa gioia ti giuro, lo stesso candore,
e quanti ricordi ancora vorrei rivivere con te
non più da bambino ma da uomo ormai.
Quante piccole emozioni nascoste in fondo al mio cuore
vorrei regalarti!
quanti segreti avrei da svelarti!
ma tu, tu non capiresti mai
perchè non so capirmi neanch'io
e non so come mai sta con un ragazzo come me
che ha ancora quei prati vergini nell'anima
che resta sempre solo anche se tu sei qui vicino a me
pronta ad amarmi, che buffo!
Ti prego non dirmi che sono un bambino
anche se non so far l'amore
anche se il mio mondo è ingenuo.
Tu mi sorridi e sfiorandomi la mano mi dici:
"non esiste al mondo ragazzo migliore di te".
Amore mio,
io ti amo per non sentirmi solo,
per sorridere e volar via,
per vincere la paura che c'è in me,
per fermare la mia giovinezza che va via.
Amore mio,
è così naturale essere felici
come mai la gente non lo sa,
non mi crede!

In silenzio
Io e te,
mano nella mano,
camminiamo verso il sole
guardandoci in silenzio.
Le nostre orme
sono raggi di luce,
nel loro chiarore, riflesso
osservo il tuo viso
dolcissimo
che m'incanta,
in silenzio.
Siamo solo noi due,
creati l'uno per l'altra,
rapiti da questo sole immenso.
Un amore senza fine,
grande più di noi,
ci trascina via lontano
e tu esisti ormai dentro di me
ti sento in ogni parte del corpo,
tu sei l'aria che sto respirando,
sei la mia stella che brilla nel cielo.
Vicinissimi,
avvolti dal calore,
noi ci amiamo
sfiorandoci in silenzio.
Siamo in viaggio da qui all'eternità,
eroi di un sogno in questo breve vivere,
non svegliamoci mai!
ed ora in quest'istante magico,
tu ed io siamo un solo essere
non so più dove finisci tu e comincio io,
dove si dilegua il sogno e appare la realtà.
Ora tutto acquista un senso
e finalmente scopriamo insieme
che c'è qualcosa di noi,
un motivo per vivere.
Non siamo più soli,
finchè mi starai vicina
saprai tutto di me,
avrai il meglio di me stesso
e tu con me sarai sincera.
Stringimi la mano più forte,
sei l'unico scudo tra me e il mondo,
ho bisogno di te per non morire.

Primavera
Petali di fiori,
ali di farfalle,
canti di uccelli,
profumi nell'aere.
Il sole che sorride,
il cielo che sta a guardare.

Il mare e la bambina
L'inesorabile sbattere delle onde
graffia gli scogli
li scolpisce, li modella.
La bambina,
con la vestina gialla e il fiocco stretto in vita,
ha negli occhi l'immagine del sole
per l'ultima volta visto.
Guarda il mare,
vi proietta quell'immensa luce.
E' solo un attimo
e l'acqua la travolge.
E dopo è solo luce
luce che rischiara e scalda il mare
e la bambina è solo acqua.

Il silenzio nel silenzio
Erba appena bagnata sulla livida terra,
odore di pioggia da poco caduta
trasporta nell'aria bollicine di sogni,
in questo autunno che scorre lento...
Silenti alberi ammutoliti e spogliati
attendono stanchi giovani foglie,
con la nuova stagione arriveranno
in questo autunno che respira lento...
Un colore giallognolo suggestivo e irreale
avvolge ogni cosa di magico incanto,
sfumature di anime invocano il sole
in questo autunno che sbadiglia lento...
Piante e animali stanno dormendo
la natura è un fantasma che si aggira ramingo,
persino le pietre chiudono gli occhi arrossati
in questo autunno che dorme lento...
Non si avvertono rumori, non si odono lamenti
non c'è più linfa, è sottratta ogni energia,
domina il nulla immobile e statico
in questo autunno che tace lento...
Una coltre di nebbia come una nuvola
disegna il paesaggio di malinconica assenza,
una sottile tristezza scende sul cuore
in questo autunno che muore lento...
E in questo bosco solitario e sperduto
dove anche il vento non ha la forza di soffiare,
io perdo me stesso ed i miei pensieri
e nel silenzio io rimango in silenzio.

Bella Messina
Come chiave d'oro che apre al paradiso,
Messina spalanca la porta alla Sicilia perla incantevole.
Bella Messina
che si lascia corteggiare da due mari,
contemplata dall'alto dalle sue montagne,
sempre spettinata dal vento,
bagnata dal mare ed asciugata dal sole,
Messina presa per mano dalla Madonna.
Bella Messina
quando dondola dolcemente le navi del suo porto,
quando incoraggia e protegge il sudato lavoro dei suoi pescatori,
quando saluta piangendo ma aspetta con ansia
il ritorno d'un suo figliolo che s'allontana senza lavoro,
quando nelle sue ville accompagna il lento andare d'un vecchio,
guarda commossa gl'innamorati delle sue panchine,
gioca trasformata in bambina con i suoi piccoli.
Bella Messina
quando si tinge di giallorosso dietro la sua squadra,
quando si pavoneggia per accogliere i forestieri,
quando tutta parata si trucca con i colori della Vara,
divertente e scapestrata come il suo dialetto.
Messina lunga donna dagli esili fianchi
con gli occhi blu come il suo mare
ed i capelli d'oro come il sole delle sue spiagge,
baciata sulla superficie del mare da mille gabbiani,
che col suo stretto maliziosamente s'avvicina senza lasciarsi toccare,
Messina che all'alba apre gli occhi sul mare
e di notte s'addormenta sotto un lenzuolo di mille luci.
Messina solare dalle ali libere verso l'orizzonte
con gli occhi luminosi mai annebbiati,
sposa d'un clima ch'è armonia in ogni stagione,
Messina che con frutti e fiori profuma di primavera.
Bella Messina
defunta ma risorta dopo il 1908,
Messina che vuole andare avanti, che non vuol morire più
vestita ormai di abiti sempre più moderni.
Bella la mia Messina
è la mia terra, la mia città
qui sto bene, sono felice,
ogni sua strada, ogni sua via
è casa mia, il mio giardino.
In lei sono nato
ed in lei voglio morire.

La sposa del mare
Il suo corpo appartiene solo al mare
fedele sposa e amante del potente Nettuno.
Avanza elegante tra schiere di delfini
nel suo abito bianco,
spuma di cristallo
come velo d'argento
dal riflesso lunare.
Avanza la sposa sopra le onde,
cadono fiori dal cielo stellato
cielo che si confonde col mare,
brezze di vento
alitano accanto,
leggero un profumo di conchiglie
si diffonde sulle coste.
E' un rito la sua danza
sulle acque in controluce,
lontano si ode un canto.

Aquila dalle grandi ali
Salti per il mondo,
e in cima
in un attimo ti ritrovi,
da quell'altezza
sei tu la padrona,
niente potrà più fermarti.
Aquila dalle grandi ali
ti stagli di profilo,
i tuoi occhi
puntano la preda.
Cosa ricordi di te stessa?
forse il fiore che ti generò,
il respiro del fuoco,
l'aria aperta.
A chi somiglia?
della natura sei complice
bocca bellissima.
Non avrò timori,
il sentiero è dritto
e la ghiaia è bianca.
L'erba che raccoglierai
sul ciglio ti basterà,
e gli anni futuri
ti vedranno fiera
in cima alla montagna.
Ed io saprò dove cercarti:
nel tuo nido.

La fine della cicogna
Un serpente velenoso
s'insinua vischioso nel mio giardino d'infanzia,
due mani sporche di fango,
maliziosamente,
rubano al mio impubere corpo
l'innocenza.
Sui miei occhi appena aperti
calano inesorabili ombre
senza più luce.
I sorrisi ingenui delle fate
divengono
tentacoli della paura.
Muore sbocciando
quel fiore reciso
che non crescerà più.
Mi hanno ucciso la cicogna
e con lei anche Gesù Bambino.

Io l'ho vista
Io l'ho vista
quand'ero ancora adolescente
e mi sentivo solo,
in quel freddo pomeriggio d'inverno
nel silenzio
in quella grotta buia coperta da fronde.
L'ho vista
nella sua nudità d'angelo
librarsi in volo con le sue ali dorate,
mi ha parlato
con la sua voce dolce e suadente.
L'ho vista, lo giuro!
anche se nessuno mi vuol credere,
mi ha detto di non svelare il suo segreto
che da allora è anche il mio.
Nella notte delle stelle cadenti
sono tornato nel punto dove mi è apparsa
ma non ho veduto più nulla
silenzio assoluto anche del vento,
ma una luce brillante si è accesa
subito dopo che sono andato via.

L'angelo nero
L 'angelo nero è tornato
a bussare alla mia porta.
E' entrato
senza che me ne accorgessi.
Nel silenzio assoluto
dei suoi passi inesistenti,
mi avvolge nel suo manto
fatto di fumo e di tenebre.
Muta creatura
della notte più buia,
mi hai preso
senza che un lamento
venisse fuori dalle mie labbra gelide,
bianche come la cera.
Ora sono anch'io una creatura della notte,
una sorta di vampiro
assetato di via, assuefatto di morte,
faccio parte del tuo mondo allucinante.
Voglio solo fuggire via nell'oscurità,
spiegare le mie ali di pipistrello
e volare lontano
nella notte che adesso sento d'amare.
Fuori il fiume sta scorrendo,
dentro il fuoco non si spegne
mai un momento,
ed io come ti sento, io ti sento!
E tu angelo nero,
ormai vivi nell'oscurità della mia anima
come una candela accesa
che va spegnendosi lentamente
ma che non si consuma.

Memento
(Dalla lirica omonima di I.U. Tarchetti)

Quando bacio le tue labbra profumate,
cara e dolce fanciulla,
non posso dimenticare
che un bianco teschio vi è nascosto sotto.
Quando stringo a me il tuo corpo sensuale,
cara e dolce fanciulla,
non posso proprio dimenticare
che hai sotto uno scheletro nascosto.
Quando faccio l'amore con te,
cara e dolce fanciulla,
mi è impossibile dimenticare che sotto la tua pelle
vi è un ammasso di sangue, vene e organi schifosi.
E assorto in questa orrenda visione,
dovunque ti tocchi, ti baci o posi le mie mani
sento sporgere le ossa fredde d'un morto.

Il tuo angelo bambino
In segreto,
un amore
ti dorme accanto,
muto ed invisibile,
ha soltanto occhi per guardarti
e mani che non possono stringerti.
Della sua malinconia
non ti accorgi,
quando lo guardi
e non lo vedi,
quando lo accarezzi
e non lo senti.
Come un fantasmino
si aggira per la stanza,
urla a volte
per destarti dal sonno
ma invano
e poi di nuovo tace
vinto dalla tua indifferenza
più solo e più piccolo di prima.

Ricordo d'una ragazza scomparsa
Le serate passate sulla nostra scogliera,
il bacio lì in riva al mare
col tramonto che ascoltava le nostre anime
mentre il mare suonava la nostra canzone.
Tanti ricordi, tanti momenti felici, tanto amore.
E' questo che vorrei gridare in silenzio
ma a che serve ora che non ci sei più?
La tua vita è stata troppo breve
come il nostro amore.
Forse il tuo compito
era farmi provare un sentimento nuovo per me: l'amore
per poi scomparire come un angelo.
Sei salita al cielo
ed ogni notte piangendo
cerco di vederti tra le stelle.

Dolcissima stellina
Dolcissima Stellina,
timida come un pallido sole dietro le nuvole,
tenera come un piccolo usignolo addormentato sul nido,
dal sorriso luminoso e fresco come stilla di rugiada
tu sei per me il sogno d'una notte incantata,
l'effimera illusione d'un amore irrealizzabile.
Sei in questo mio vivere terribilmente oscuro
come una luce fioca
che da lontano cresce...cresce...fino ad abbagliarmi l'anima
col tuo modo di muoverti sublime come ali di cigno
e la tua voce melodiosa come cori di augelli.
Lacrime lucenti di gioia
brillano adesso nei miei occhi.
In un attimo
tu hai riempito di bello il mio cuore,
dipinto di sogno la realtà
ed io non vorrei mai più svegliarmi
da questo momento magico.
Sembra quasi d'averti già conosciuta
tanto tempo fa in qualche sogno lontano chissà dove!
e se guardo attentamente nel fondo dei tuoi occhi
scopro in essi l'infinito vibrare
e tu ed io uniti che voliamo via sempre più su senza limiti
dileguandoci come due gabbiani liberi verso l'orizzonte.
Restano ammutolite nel mio silenzio magico
mille parole, mille sensazioni che sento ma non riesco ad esprimerti.
Non so come spiegartelo
ma avverto dentro, qualcosa d'indefinibile mai provata prima meravigliosamente reale al tempo stesso:
un bene prezioso e profondo sommerso in me stesso
come il rosso corallo negli abissi del mare.
Da una vita sono in cerca di te
ma tu sei più di quanto aspettassi.
Dolcissima Stellina,
abbi cura di te!
ti auguro di non cambiare
resta quel germoglio che sei adesso.
Non gettare al vento il fiore della tua giovinezza,
non smarrire col tempo la purezza dei tuoi sguardi,
l'armonia d'ogni tuo gesto
perchè solo tu riesci a sorridermi con gli occhi
hai in te qualcosa in più che appartiene solo agli angeli:
che ne sarà mai del tuo viso innocente e pulito
quando, domani, cadranno le lacrime degli anni?
e quel giorno, ora tanto lontano, ti ricorderai di me?
Addio mia dolcissima Stellina!
avrei voluto darti molto di più
tornando adolescente insieme con te nel tuo mondo
ma sono dai tuoi anni
ormai disperatamente lontano.
Ti lascio in questa poesia
il mio ricordo di ragazzo solo come te
ed ogni volta che la leggerai, d'incanto
non esisteranno più barriere nè distanze tra noi due,
io, di colpo, rinascerò in te
e tu, specchiata nella mia anima
sarai qui vicino a me.

A te Marietta (1855-1872)
A te Marietta!
che sei stata la gioa, l'amore di qualcuno.
A te Marietta!
che non ti ho vista mai.
A te che t'immagino come un fiore
che sboccia, fiorisce e muore senza dolore:
chi potrà mai piangere o lodare
la tua cruda e gelida pietra
che forte ed imperterrita
sembra sfidare la collera del tempo?
A te Marietta!
che ti penso sempre
come una dolce ragazza vestita di bianco
che con il bruno dei tuoi capelli
formi un vistoso e sublime color di primavera,
a te che guardando la tua tomba
mi s'incenerisce il cuore.
A te Marietta!
che nessuno un volto ti sa dare
e che con insistenza la tua immagine m'immerge
nel lontano passato della tua vita.
Non so chi tu sia stata
nè saprò mai il motivo della morte
che presto ti colpì
ma so con certezza che questa è la tua pietra
e che in essa il tuo corpo giace.
A te Marietta!
scrivo queste righe
per aggrapparmi all'illusione di un lontano ricordo
che mai ci fu.

"Dedicata a colei che brevemente fu
e che mai in vita conobbi"

Ossessione per una ninfetta
(Dal libro Lolita di V. Nabokov)

Spiccava col suo giovane corpo e l'aria da bambina tra la gente ignara
quel piccolo micidiale demonietto,
inconsapevole anche lei del proprio fantastico potere.
Mi guardò col suo visino indecifrabile di ragazzina tredicenne
come se mi avesse letto il desiderio negli occhi
fino ad intuirne la profondità
e nel preciso momento in cui i nostri occhi s'incrociarono,
tra di noi si stabilì subito un'intesa
capace di annullare in quell'attimo qualunque barriera
ed io non avrei potuto abbassare gli occhi
neanche se fosse stata in gioco la mia vita.
La sfiorai ma senza osare toccarla,
respirai intensamente quella sua delicata fragranza
che sapeva di borotalco
e da quel punto così vicino eppure disperatamente lontano
ebbi per la prima volta la consapevolezza,
chiara come quella di dover morire,
di amarla più di qualsiasi cosa avessi mai visto o potuto immaginare
e di voler essere il primo ad assaporare quel piacere proibito
che soltanto la mia giovanissima dea dell'amore
avrebbe saputo offrirmi
in un paradiso illuminato dai bagliori dell'inferno.
Un uomo normale,
forse per vergogna o sensi di colpa,
scaccerebbe via dalla propria mente simili pensieri.
Bisogna essere artisti,
eterni bambini sempre in volo senza logica nè equilibrio
folli di malinconia e di disperazione
di solitudine e di tenerezza
per lasciarsi totalmente trasportare e tormentare
dalla magica ossessione per quella ninfetta.

Figlia del vento
Lei è nata sulle rive del Sindh,
aveva lunghi capelli neri,
sua madre la lavò nel fiume
suo padre le cantò una canzone tribale.
E' nata mentre arrivava l'inverno,
le capanne erano fredde.
Crescendo ha teso la mano
la sua voce voleva parlare
ma la gente volgeva lo sguardo altrove.
Ha camminato a piedi scalzi
e ballato sotto la luce del sole
mentre i violini sembravano piangere in musica
e i vecchi del campo narravano misteriose leggende.
L'hanno vista fare l'amore sulla terra nuda
parlare agli animali
sfogliare i petali d'un fiore
giocare prendendo per mano i bambini del campo.
Lei leggeva il destino
vedeva l'anima riflessa negli occhi
poi in silenzio
riprendeva il suo cammino.
E' una Rom figlia del vento
la sua strada è lunga e faticosa
ma è libera e felice di essere quel che è:
la vita è andare verso dove non sai.

Era un gioco
Le rincorse sui prati
quell'acchiapparci
per finire lottando fra l'erba
...era un gioco.
Era un gioco
il mio corpo sul tuo
e trattenerti vinta per terra,
posarti la testa sul seno
aspettando che il respiro
tornasse leggero
...era un gioco.
Era un gioco
la prigionia contro i sassi
del muretto tra i rovi,
il tuo viso offerto nel sole
la dolce schermaglia dei fianchi
...era un gioco.
Ma quel gesto in più
la mia incontrollata reazione,
la follia che ci prese
e che ci sconvolse la vita,
era un gioco dal quale
non abbiamo più fatto ritorno.

Nostalgia
Le inquietudini del mio primo bacio
e poi le affascinanti scoperte intime
i primi turbamenti
quei peccati d'una età che non torna più,
scomparsa per sempre.
E tu sorellina timida timida
ed io fratellino impacciato e buffo,
tra sguardi e silenzi
ci spiavamo dentro l'anima
imparavamo ad amare.
Provo con la fantasia a tornare bambino
insieme con te nella poesia di quel nostro magico mondo.
Cerco invano di ricreare quegl'innocenti momenti intensi
mi ritrovo il fantasma d'un uomo già inesorabilmente invecchiato.
Quelle due giovani creature
ora son come cristalli di ghiaccio d'un viso d'inverno.
Quell'antica primavera
è ormai neve e gelo.

Creature saffiche
Svelatemi
o Numi del cielo
o amabile Venere
o chiunque abbia creato l'Eros,
svelatemi vi prego
l'arcano mistero di costoro:
son giovanissime dee puttane
o dolci figlie di Saffo?
Ninfette in amore,
amabili creature saffiche
con i loro giovani corpi nudi
attorcigliati e avvinghiati uno sull'altro
fino a formarne uno solo.
Anima nell'anima,
respiro nel respiro,
fiamme di paradiso.
Acerbi potentissimi sensi
scambiatevi lancinanti effusioni,
esplodete di malizia e innocenza.
Brividi, sussulti e fremiti
son lugubri rintocchi di messa funebre,
orgasmi, orgasmi e orgasmi
rosari sussurrati nel silenzio della chiesa.
Grazie potente Zeus!
Grazie divinità tutte dell'Olimpo!
per avermi donato occhi
che possono ammirare
così celestiale visione.
Perdonami Dio della bontà e della purezza!
ma io non so rinunciare
alla tentazione di quei corpi.

Madame Clelia
Un'emozione forte
si fa strada nei miei pensieri,
lenta scende come un'ombra
nella mia realtà ormai stanca
e tra la fantasia e l'età
mi trascina via con sè
in un tempo ormai lontano.
Mi rivedo di colpo lì
a spiarti dietro la finestra
di quella tua tenebrosa casa antica.
Sui miei undici anni appena compiuti
cadeva già il primo velo di follia,
e che sussulti, che tremiti segreti
in quelle mie inquiete notti di fanciullo
quando impaurito e rannicchiato
mi nascondevo sotto le coperte,
la mia prima masturbazione
la conobbi proprio allora
e fu per te.
Madame Clelia!
eri grande, troppo grande
forse vecchia per i miei occhi e per il mio corpo.
Avevi perso il marito,
ti avevano abbandonato i figli,
io come un giocattolo, un barboncino
ero tutto quello che ti rimaneva
nella tua vita mai vissuta
sempre attesa mai avverata.
Ancor adesso,
a distanza di tanti anni,
non so cosa volessi tu da me
nè cosa avrei potuto darti io,
ma ti giuro Madame Clelia
tu sei stata per me una regina
ti vedevo danzare nei miei sogni di bambino.
Mi chiedo come mai
così bella dentro
nessuno all'infuori di me
ti aveva vista mai.

Nico
Nico!
Ti ricordo ancora
avevi dodici anni, la mia stessa età
solo qualche giorno in meno.
Nico!
Sei nella memoria coi tuoi occhi scuri
una bocca grande ma con pochi denti
ti facevo il verso
non te la prendevi.
Nico!
Eri sempre con le brache corte
e le gambe viola
per il grande freddo.
Nico!
Ma com'eri buffo
con quel cappellino con il paraorecchie
una grossa sciarpa fatta da tua mamma
come ci tenevi.
Nico!
Il compito in classe
lo copiavi sempre da me
eri furbo
non so come facevi.
Nico!
Insieme sulle piante
a buttar giù palle di neve
alle barbagianne, le ragazzine con gli occhiali
quelle proprio racchie.
Nico!
Non ti ricordi le mele
rubate insieme e mangiate di nascosto
in quel mercato rionale?
E le domeniche d'agosto?
correvamo per le strade deserte
c'eravamo solo noi
chissà cosa volevamo dalla nostra vita!
Nico!
Eri il mio migliore amico
un giorno mi dicesti:
"se fossi nato femmina ti amerei".
Quel giorno al doposcuola
ci presero un pò in giro
avevano scoperto
i nostri giochi strani.
Non mi vergognavo
di volerti bene,
di prenderti per mano,
di regalarti il mio affetto,
quello che riuscivo a darti,
quello che potevo darti.
Nico!
Ma tu adesso cosa fai?
chissà se ti sei sposato,
se hai dei figli,
se pensi ancora a noi.
Com'era bello uscire da scuola!
e col sole o con la neve
tornare a casa
insieme.
Nico!

Tristezza
Tristezza di cose perdute
di voci, di grida, d'amore
è struggente la pena che sento
come una lama mi trafigge il cuore.
Addio nidiata di bimbi!
è tanto quel che mi rimane di voi
siete riusciti a far sparire il dolore
per sempre compagno di vita.
Sorridevo felice all'innocenza
di nascosto, nel silenzio, tra le ombre
in segreto e in perfetta armonia
entravate uno dopo l'altro in me.
M'illudo di avervi vicino
vedo i vostri corpi e li tocco, li sento
immagino che siate con me
nel pensiero più dolce ch'esista.
Ripiomba di colpo ogni cosa
in grembo all'eterno destino,
i vostri visi risplendono come dolci memorie
e poi muoiono con un tremulo brillio.

Il clown
Se in questa vita proprio devo fingere
voglio essere un clown,
un trasformista multicolore
che diverte il mondo scherzando di sè.
Voglio essere l'arcano numero zero,
l'amico dei bambini,
il nano di corte, il giullare, il folletto.
Voglio essere il folle saltimbanco
che entra in scena
che rompe gli schemi
che fa ridere i cuori,
che sa indossare sulla guancia dipinta
una lacrima vera camuffata per finta.
Sarò triste come Pierrot
o forse allegro come Arlecchino,
non so neanch'io quello che diventerò.

Acrobati
Emozioni
sul trapezio della vita,
equilibri instabili
di cuori in bilico,
questo
è il nostro destino:
rappresentare ogni giorno noi stessi,
ora guitti,
ora attori dai mille volti,
capaci sempre di carpire
l'ultimo applauso,
sempre pronti
a giocare con il fato.
Nella notte
offriremo lo spettacolo più bello,
saliremo
sul ciglio della luna,
saremo
giocolieri delle stelle,
cammineremo
in punta di piedi
nei sogni dei bambini
e strapperemo loro
lo stupore più innocente,
salteremo
di cuore in cuore.
Questa
è la nostra forza,
questa
è la nostra scelta:
essere equilibristi di noi stessi.

Lo strazio d'esistere
Urlo di masse
voci, passi, gesti
tra pietà curiosa e fanatismo,
irrazionale catena di incubi e fobie
ai margini dell'ossessione.
La personalità umana si lacera
il senso dell'alienazione incombe
la coscienza si smarrisce.
Spinto da una sofferenza solitaria e indecifrabile
contagiato dalla multanime esistenza
affogo lentamente nel caos
e non ho scampo
se non nella perfetta solitudine.

La mia mente
Silenzi e vuoti intorno a me
quiete assoluta nella mia stanza
sguardo assente, occhi chiusi
la mia mente mi porta lontano fuori da qui
mi trascina via con sè e nessuno se ne accorge,
prende il largo sulle acque,
attraversa un fiume tranquillo
che cancella i ricordi
e li fa scivolare via.
La mia mente
è volo di idee
ragnatele di ragionamenti
archivio di esperienze rimosse
cassetti colmi di dubbi incessanti.
La mia mente
è follia pura
immaturità e saggezza insieme,
è un gigantesco pallone
che vaga rimbalzando continuamente
da un soffice sogno all'altro.
La mia mente
è finto silenzio
fantasie strane
vertigini e vortici di pensieri
spinta per vivere.
Crea una tempesta
non dorme la notte
incubi che si accavallano
sogni che nascono e rimangono sospesi
paure e solitudini senza fine.
La mia mente
è invasa di ricordi che si susseguono
notizie divorate
date, sentenze, nomi, schede ormai ingiallite
profumi di opere buone
domande senza risposte
amori cancellati e poi riscritti
sì che diventano no.
La mia mente
è un insieme di cose da dimenticare
una cantina di occasioni perdute
di progetti mai portati a termine
di ricordi nostalgici.
La mia mente
silenziosa corre, vola, sfugge
anela, brama di sapere.
Va via col vento, più su delle nuvole
sopra gli oceani
sorvola spazi infiniti
raggiunge nuovi orizzonti.
La mia mente
mi convince
ha sempre la meglio
detta le sue leggi
ed io non posso sfuggirle,
la seguirò perchè lei vuole così.
La mia mente
mi fa impazzire
mi fa venir voglia di scoppiare
mi lascia i segni di chi ha vissuto un'eternità.
Uccidimi il cuore!
la mia mente mi resterà ancora intatta.
Legami con una catena fortissima!
lei mi slegherà,
forse neanche la morte fisica
potrà riuscire a fermarla.
Ti prego mente mia
portami con te lontanissimo
nei grandi campi di neve dove il sole non c'è
nei deserti sabbiosi senza confini
nelle praterie immense
nei mari in tempesta
nelle cime vertiginosamente alte
nelle strade vuote senza fine
che portano al nirvana e all'estasi.
Portami o mente mia
attraverso paesaggi sfocati e laghi annebbiati,
le mie vene saranno fiumi tra le rocce
le mie mani pallidi monti nella notte
il mio sangue torrente rosso più del fuoco.
Solo con te sulla scia delle ninfe
tra cascate argentate, ghiacciai sterminati
i miei pensieri frustati dal vento
scatenati e prendi,
prendi tutto di me!

Storia d'un vecchio eremita
Vivo quassù tra le montagne
rifugiandomi nel mio nido silenzioso
in un lungo e solitario esilio.
Ho abbandonato il mondo col suo grigiore
per osservare felice i colori dell'arcobaleno
ed ogni volta scoppio a piangere di gioia
mentre la mia anima si purifica nella luce del sole.
Non ho incubi che mi svegliano di soprassalto
non vedo più quei mille volti della gente pronti a sommergermi,
è lo sguardo magico della natura che m'incanta
e mi protegge nel buio
come una madre schiude le ali sul suo piccolo.
La scala dei miei giorni
di gradino in gradino sta salendo sin lassù,
per questo veglio paziente ogni alba che nasce
così giorno dopo giorno m'avvicino al cielo
e non ho paura di volare via nell'ora del tramonto,
so che rinascerò in primavera
per non essere mai più solo,
la morte mi aprirà le porte alla vita eterna
e gli occhi della natura
che sono stati la luce della mia terrena esistenza,
diverranno gli occhi di Dio lassù.
Attendo la pace della sera per addormentarmi in un lungo sonno,
stelle d'argento e cori di uccelli
porteranno lontano oltre le montagne l'eco della mia solitudine
ed i miei sogni fragili saranno foglie verdi d'un albero solitario
che la collera del vento non potrà mai spazzare.
Un freddo e misterioso inverno
busserai alla mia porta frustata solo dal vento
e addentrandoti nel mio nido
troverai quel panno che mi asciugava il sudore
il bastone che aggrappava la mia fatica
una candela che non si consuma.
E quando sarai al sicuro
rivivrai i ricordi di quello che sono stato
ammirerai la statua di quello che sono adesso.
In un angolo buio
impolverato da tele
scoprirai il mio diario segreto,
frammenti d'una vita mai vissuta
povera fuori, ricca dentro.
Non bruciarlo ma fanne tesoro!
è la memoria che infrange i secoli
e vince il silenzio dell'universo,
il buio della morte.

Il cantico di frate Sole
(Dall'opera omonima di S. Francesco d'Assisi)

Benedetto tu sia, mio Signore!
con tutte le tue creature
specialmente per fratello sole
che fa diventare giorno
e illumina ogni cosa intorno
ovunque ci sia vita
con grande splendore,
ed è bello, radiante.
Benedetto tu sia, mio Signore!
per sorella luna
che bianchissima non dorme mai
per vegliare la notte,
e per le sorelle stelle
che hai creato in cielo
chiare, preziose e belle.
Benedetto tu sia, mio Signore!
per la sorella acqua
che è molto utile
è preziosa, è casta.
Benedetto tu sia, mio Signore!
per fratello fuoco
che rischiara la notte
e trasmette il suo calore,
ed è forte, è vivo.
E per fratello vento
che muove l'aria, le nuvole
rigenerando con la pioggia tutte le creature.
Benedetto tu sia, mio Signore!
per la nostra madre terra
che ci sostenta stringendoci al suo seno
e ci offre frutti, fiori colorati, erbe.
Benedetto tu sia, mio Signore!
per i miei fratelli che sanno perdonare
aiutali nelle loro tribolazioni terrene,
hanno bisogno della tua presenza
nella loro vita.
Beati quei fratelli che difenderanno la pace!
saranno da te premiati.
Benedetto tu sia, mio Signore|
per la nostra morte fisica
dalla quale nessuno di noi può scappare
e guai a coloro che morranno nel peccato,
beati invece quelli che su questa terra
avranno fatto la tuà volontà.
Laudate e benedite tutti il mio Signore!
e ringraziatelo
e servitelo con grande umiltà.

L'armonia del creato
Da ogni notte buia
rinasce sempre il sole
così come dal bruco
fuoriesce ogni volta una crisalide.
E fra una stella lassù
ed una lucciola quaggiù
nessuna distanza, la stessa luce.
Tra Dio e l'ultimo insetto creato
nessuna differenza,
la stessa perfezione e l'identico amore.
Ogni cuore che palpita,
anche il più piccolo che esista nell'universo,
è un battito di vita e d'amore.

Nulla è lontano
Grandezza e malinconia interiore
e povertà del mondo presente
ma la trasposizione mia
muta i termini del dissidio
ed è il bisogno di sognare
che rende grande l'opaco atomo terreno
illuminandolo di altre verità.
La fantasia ora avverte nel mondo
più segreti e profondi significati,
dà immagine all'eco
si spande in altri mondi
si dissolve nell'immensità.
Ormai nulla è lontano dal mio spirito.

In simbiosi con l'universo
E' solo mio questo improvviso aprirmi
e rivedere in un attimo tutta la mia vita
e poi simultaneamente
allargare le braccia all'universo che mi circonda
e respirare a pieni polmoni
come volessi trasportarlo in me
per sentirmi parte di esso.
E poi ancora rivedere con gli occhi della memoria,
lontanissimo come da un cannocchiale rovesciato,
me stesso bambino
e paragonarlo alla luna
distante anch'essa mille anni luce da me.
E continuare a rivivere nei ricordi
la spensieratezza della giovinezza
e nello stesso istante
dirigere lo sguardo verso l'azzurro del cielo,
ammirare spazi infiniti
nuvole bianchissime come zucchero filato.
Ridiscendere poi negli anfratti della mia memoria
e riscoprire la ragazza
che ho baciato e amato per la prima volta,
e confrontare la luce limpida dei suoi occhi
con quella delle stelle
o semplicemente della stella cometa.
Ricordare infine i dolci versi
scritti in tenerissima età
nella mia prima poesia,
immaginando di trovarmi
tra fiorellini di campo di vario colore
solleticati dolcemente da un leggero venticello,
mentre uccellini nel nido assieme alla loro madre
e tanti piccoli animaletti festanti
tutti insieme,
cantano la loro canzone alla primavera.
Capisco proprio in questi dolci momenti
di non essere solo
malgrado il tempo che passa
malgrado non abbia una compagna.
Intorno a me
vedo tutto un mondo magico
che pullula d'amore.
C'è tanta musica nell'aria che respiro
ed ora finalmente anch'io posso sentirla
e lasciarla entrare nel mio cuore.
Sono in simbiosi con l'universo.



Home page  Lettura   Poeti del sito   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche