Mi fermo un po' qui, forse
per sempre
Adagio la mia anima tra le tue braccia
E tu l'accogli come un dono
La deponi nell'angolo più caldo del tuo cuore
Abbracciandola piano per non farle male
La vedo accomodarsi lì,
e addormentarsi come un bimbo
che ristora col sonno la stanchezza
Lavi
col tuo sussurro senza voce
il suo dolore.
Stendi
con le tue carezze senza mani
le sue pieghe
e all'ombra
delle nostre ombra
la lasci asciugare
senza fretta.
Ho adagiato la mia anima tra le tue braccia
E tu l'hai accolta come un dono
Mi fermo un po' qui,
vorrei per sempre
Tristezza
Cade nella spirale
della mia tristezza
questo nebbioso giorno
di gennaio
Macina nel suo lattiginoso cielo
gocce di lacrime e malinconia
Nave alla deriva
in questo giorno
navigo i sentimenti come onde
Mi arrocco alla solitudine
unico scoglio che dà
sicuro appiglio
al mio silente pianto
Ad est
con fioca luce
lama di sole
filtra la nebbia
Lontano raggio che accende
nell'opalino cielo
speranza di zaffiro splendente.
Harmonium
La mia anima
è di organza lieve
sottile e trasparente
con fitte increspature
a riparo di sé stessa.
Delicato gingillo
fragile porcellana di biscuit
basta una sventagliata di flabello
a farla trepidare
a far mutare
le sue sonorità armoniose
in gemiti stridenti di dolore.
Si muore un po’ ogni giorno
Ogni giorno si muore un po’
si lascia un po’ di vita alla morte
si sgretola il nostro profilo
come statua di creta
e si regalano briciole alla morte,
che avida ingoia
senza mai saziarsi
scampoli di noi,
del nostro essere.
Ci ipotechiamo alla sua brama
che non dà tregua
e intanto
s’ increspa il nostro tempo
coprendosi di rughe
e lei, milady,
si accinge alla sua danza
danza dei sette veli
che lascivamente
getta ai nostri piedi,
novella Salomè,
come fogli di calendario
a ricordarci
in un macabro deja-vu
la nostra storia
il nostro tempo passato
la nostra ultima fermata.
Margot Croce/Aleteia
Ti stupirò
Restami accanto,
ti insegnerò ciò che la vita
mi ha insegnato.
Ti insegnerò la distanza
che passa tra mente e cuore.
Ti insegnerò il dolore che batte a tamburo
quando il mondo ti prende a schiaffi
e tu aspetti carezze.
Restami accanto,
potrai scoprire come sopravvivere nei giorni di pioggia
che gonfiano il cielo di malumori,
per questo ti donerò i miei stati d'animo migliori
e quelle emozioni vere
che vibrano come corde di chitarra
quando le parole pizzicano il cuore.
Ti coprirò di baci sempre nuovi
come fossero vestiti da cambiare,
e di colori dipingerò il mio viso
così potrai vedere arcobaleni.
Restami accanto nel buio della notte
ad ascoltare i fruscii delle ali degli angeli
che vengono a guardare il nostro amore.
Restami accanto nella luce del mattino
che sveglia il nostro abbraccio
e non scioglie i nostri corpi
E se ci cercherà la tristezza
ci troverà così pieni di allegria
che si metterà a sorridere essa stessa.
Ti sorprenderò ogni giorno
col nostro amore rinnovato
gemma nascente ad ogni primavera.
Ti stupirò come un bambino,
ti riempirò di meraviglie
con carezze proibite
e dolcezze appassionate.
Ti resterò vicina
respirandoti
fino a quando
ti avrò rapito l'anima.
Il flusso interiore del pensiero
(Omaggio ad Amelia Rosselli)
Slego le parole
e poi le rilego
in ordine sparso
cerco di salvare dallo spreco
il flusso interiore
che mi scorre nelle vene
col sangue,
con la vita…
Getto le parole in una cesta
e poi le pesco a caso
ognuna è una chiave
che apre una sola porta.
Mi siedo…
e aspetto ormai da tempo
un'ospite
che ho invitato un giorno
quando,
tra sconforto e nostalgia,
leggendo di Amleto,
il principe infelice
perso tra sonno e morte,
ho chiesto di parlarle
da sola a sola
con le mie chiavi in mano
per cercare di capire…
Ho preparato il the
e dei biscotti profumati
di cannella e cioccolato.
Sono lì, appoggiati
sul tavolo della cucina
non più fragranti forse
induriti come il mio cuore
e sul pavimento terso
sparsi i fogli dei pensieri
alfabeti scomposti,
che da soli prendono anima.
Ma ecco,
sento dei passi per le scale
l'ospite è arrivata
lunga è stata l'attesa,
le mostro le mie chiavi
ma non ce n'è nessuna
che apre la sua porta
la porta che mi indica
si apre senza chiavi.
Lascio il flusso di parole,
i fogli dei pensieri,
gli scomposti alfabeti,
i biscotti
un po' induriti
sul tavolo della cucina
e…..vado.
I
Furia calma e serena
Quando la furia si placa
e il cielo ride
torna calma e serena
la mia profondità di mare.
L’onda impetuosa
sì è infranta sulla roccia
esplodendo i sui schizzi
in fragorosi fuochi d’artificio.
Morbida spuma torna
il mio sguardo
limpido azzurro gli occhi
dove cupo grigio ha brillato
E m’acquieto
come l’onda lunga della risacca
che dolcemente culla
il suo tesoro
nascosto in profondità assolute
dove mai è riuscito a giungere
pupilla d’uomo.
Calma apparente
fatta di giochi a incastro,
di mosaici dorati
e di memorie,
memorie cristalline
che la cupa profondità intorpidisce
e arena al fondo,
detrito che si accumula
per poter nascere isola.
Le ombre che fanno girotondo nella vita
Perdimi tra archi di tempo ed ombre
non venirmi a cercare
lasciami smarrita nel mio cielo
quando il lampo spacca le nuvole
e annuncia il temporale.
Non trovarmi più nei tuoi gesti
o in quello che abbiamo amato
esiliami dai tuoi pensieri
e liberami dalla tua assenza.
Non ho più storia
né ricordi
rinasco in questo giorno
non ascoltare il mio pianto di neonato
non mi riconoscere in quel pianto
se amore è stato
illanguidito giace
tra le tue braccia
che
forza più non hanno
per sostenerlo
così come tremano le tue labbra
in questo addio.
Per il momento questa poesia non ha titolo
Siedi accanto a me
quasi scostato
muto
come muto
è il mio silenzio.
D'improvviso
hai perso la baldanza
di maschio abituato alla vittoria.
Ma ecco
avverto la tua mano
sfiorare lieve
il contorno del mio viso
la tua bocca
posarsi delicata
sulle labbra mie protese
gesti quasi incerti
fino a quando
la forza prepotente
del tuo abbraccio
mi trasmette impaziente
il desiderio.
Ascolto la tua voce che sussurra
morbide carezze nell'orecchio
e mentre rido
del tuo riso impertinente…
sento l'ansia di possedersi
crescere
pulsare,
fremente sangue nelle vene
la dolcezza diventare passione
la timidezza, spudorata voglia
E rannicchiata e persa
nel tuo infinito avvolgermi
mi sazio finalmente del tuo corpo
saziando la fame tua col mio.
Esploriamo l'anima
pelle a pelle,
smarriti sul confine della vita
fino allo spasimo sfuggente
che ci libera
da quest'arsura inquieta
lasciandoci a nuova fame e sete
Insieme..mai…sempre
Chiedimi se nel mio cuore
Si accende il desiderio
quando mi siedi accanto
E fai l'indifferente
Quando nel tuo sguardo
Fingendo ironia
racconti amore
Chiedimi
se tra gli spazi vuoti
Delle tue parole
vedo agitarsi
la passione
Chiedimi se sento
Il caldo movimento del tuo cuore
Il battito soffocato
che speri di nascondere
Chiedimi se
a mescolare le nostre anime
Ne nascerà una sola
Non aspettare
Chiedi e
Sulle mie labbra mute
Troverai le risposte.
Fotovita
Flash, lampi,
incontri fatti di istanti
momenti fatti di impulsi
in cui il tempo non ci appartiene
in cui non apparteniamo al tempo
e tutto gira intorno
solo al nostro noi intrecciato.
Ora fotografia in bianco e nero
stile anni cinquanta
con lui che guarda lei
con passione misurata
e lei che guarda lui
amorevolmente sottomessa
Poi stridente foto a colori anni duemila
con lei che guarda lui un po' annoiata
e lui che guarda lei con amoroso impaccio
Fotovita a fasi alterne
che masticano sapori raffinati
oppure briciole e avanzi di giornata
ma sempre saziano l'anima
goccia di miele
nel denso caffè nero del mattino.
Mare Magnum
Talvolta sono
come morta
nulla mi sfiora
racchiudo il cuore
in una teca di cristallo
e resto a guardare,
op-art diventa la mia vita
simposio di emozioni e sentimenti
che vivono orfani di me
monadi a se stanti.
Mi ormeggio
mi ancoro
per non volare via
per non sfuggire e
poggio lo sguardo
su questo mirifico mixage
questo stare fuori e dentro di me
eutimia metafisica
a volte grand-guignol
a volte commedia.
Entropia
Girovagano nell'aria
le note della chitarra di Segovia
volteggiano
come zingare danzanti
in un fruscio di gonne colorate
Nereidi marine
naufragano nei ricordi
sfumano in euritmico vagare
s'incastrano
con la memoria
percuotono
giorni dimenticati.
si adontano
legandosi al passato.
Avvampano fuochi ormai spenti
ceneri fredde
date al vento
che mulinano vorticosamente,
ad offuscare sguardi
come grigia veletta
calata sugli occhi,
o vetusto merletto
tarlato dal tempo
vano
a ricomporre il suo ricamo
Cerchio concentrico
di vita e note
che plana dolcemente
nel silenzio,
incendio liquefatto
nera lava che
in roccia effusiva muta,
inerte,
evaporata della sua stessa anima
Passim
Riannodo la tela
sfilacciata del mio essere
mentre il refrain del tuo pensiero
prolunga l’agonia di sé.
I ricordi si legano
in arabesque cangiante
e il gioco del rovescio
li riscompone in parti
sparsi qua e là,
alla rinfusa,
picari ostinati
che piroettano,
quasi ridicoli,
in una pochade
senza una trama da seguire.
La patina del tempo
impolvera il tuo viso
scolora le parole
sbiadisce il sentimento
Rimangono coriandoli,
pois dai colori stridenti
sparsi qua e là,
alla rinfusa
sul poliedrico pavè
della memoria.
“Di questo resto di vita non si vede il valore”
Resto aggrappata
con le unghie e
con i denti
ad una gioventù bastarda,
a mance di vita,
a gravidi ricordi
portatori di nascite future.
Soffio sugli anni
in una assurda scrematura
per lasciare solo quelli
più importanti
che hanno valso qualcosa.
Inalo nei polmoni
l’energia che crepita nell’aria
quasi fosse un elisir di giovinezza.
Respiro l’argenteo
pulviscolo d’amore
che cade
dalle ali degli angeli.
Plasmo il mio corpo come argilla
a nuova forma,
per rinascere airone libero
nei cieli del mondo.
Alberi
Incauto giorno
in cui ho abbandonato
il pensiero che mi legava
al tuo costante affetto
incamminandomi da sola
al lungo viaggio
nel sotterraneo del percepito io.
Tra sussulti e arresti di paura
ho visto mondi che credevo già distrutti
una me bambina persa nei giochi
tremuli presagi di futuri incerti
e dubbi
e colpe non commosse
e sogni non sognati
morti sul nascere
e guizzanti speranze
come fiamme
e poi alberi….
Alberi fioriti.
spogli
con foglie ingiallite
sempre verdi,
alberi continui
su viali soleggiati
riverberi di luce e fasci d'ombra
alberi che disegnano il cammino
che protettivi incombono
ora severi ora svettanti
con chiome fluenti
di un verde smeraldino
o rade
di un cupo verde scuro
alberi possenti,
fermi,
immobili
alberi
che segnano il destino
senza passo alcuno
senz'orma sulla strada
alberi a far da recinto
a un tracimante ego di bambina.
Quando l’amore arriva e l’ultimo velo cade
Grondano di desiderio i pensieri
Negli impeti degli improvvisi abbracci
In cui cavalco la tua forza d’uomo
Cerca la tua mano i miei segreti,
Dolce artiglio che mi rapisce al tempo.
Voglie inespresse sprizzano i tuoi occhi
Sguardi di nera lava
arroventano il mio corpo.
Prendimi in questo gioco d’ossessione
Dove è solo puro piacere la vita
Avvolgiti al mio corpo
Spirale di godimento
Che acquieta gli spasimi del cuore
Ansima sulla mia bocca
Il tuo fiato innamorato
Divorami di baci
E lasciami esausta
A giacere sul tuo corpo
Nel sapido sapore
Della tua pelle madida.
Mi arrendo all’estasi dei sensi
Al gioco prepotente che proponi
A questo eterno prendersi
Per stremare l’anima
A questo avvinghiarsi di voluttà perversa
Che graffia, morde,
ferisce e frusta.
Sarà la tua lingua balsamo segreto
che curerà le ferite dell’amore.
Amadriade
Mi dicesti un giorno:
Ti cerco negli angoli
più bui della notte
quando la mente cede
il comando al cuore
per ritrovarti
bajadera danzante
nei miei sogni,
farfalla liberata
adagiata sui miei occhi…
"Amo ciò che non ho
e tu sei così distante"
Mi dicesti così…
mentre mi lasciavi
perché non sopportavi
di vivermi a metà
Amo l'amore
quando è assenza
ma ora mi manca
quella tua presenza
quell'esserci
e non esserci
in vita diluita
impalpabile battito
di ciglia
penchant d'amour
antinomia di cuore.
Ho sentito un vecchio sax suonare
Sento tremare il cuore.
Mi vibra dentro
come il suono di un vecchio sax.
Hai mai sentito un sax
suonare lacrime come note?
Hai mai sentito un sax
piangere note come lacrime?
Ascolto musica
che non volevo più ascoltare…
musica di dolore.
Lacrime, come note,
lavano la notte
ma non lavano la memoria.
Nell'aria il vecchio sax
piange le note.
Malinconia ti accosti
raccontandomi vecchi lembi di passato.
Sento tremare il cuore
come un neonato infreddolito,
in questa ribollente notte d'estate.
Un cuore nudo,
pieno di crepe,
in ogni fessura s'infilano note,
note, come lacrime, lavano il cuore.
Ma il vecchio sax continua la sua musica,
non ci sono storie d'amore
senza un vecchio sax che suona.
E' stato un errore pensare
che la nostra
fosse storia speciale.
Perché solo io ho udito
il sax suonare.
Il tuo profumo
Dal collo al seno scivola
la calda scia del tuo profumo
aspra e graffiante
ad evocare
gementi notti innamorate
ore illanguidite di piacere.
Sentiero sull'eburneo corpo
che avvampa
con effluvi di memoria
e vapori di passato,
lambisce la pelle come una carezza
Rivoli sfumano a disegnare
un pizzo valenciennes di desiderio
Cascata che disseta
febbrile arsura
da eros accesa,
ebbro godimento olfattivo
di memori aviti archetipi,
anelito lussurioso
che stordisce concupiscente
avido di una corporea assenza.
Anima logorata da consunto lutto
La senti,
caro amico,
la sera spigolosa
infilarsi dentro al vuoto del tuo corpo
pungere l’anima
con i suoi acuti angoli
torturarla con frammenti
di tagliente vetro.
Spirali incrociano lo scorrere del tempo
viaggio a ritroso in rivoli di memoria
stracci di nero lutto
che si agitano nel vento
S’ammanta il cielo
di un tacito imbrunire,
l’ala dell’ombra misteriosa
incombe oscura,
tra briciole di ricordi
dimenticati
su tavoli di colazioni mattutine
in fretta consumate
La luna indifferente spande i suoi raggi
sulle tetre vibrazioni
che in questa
consunta e consumata sera
s’irradiano nell’aria
a prosciugare lacrime
di già asciutti occhi
E proprio in questa sera
innalzo
un miserere,
un credo,
una mistica preghiera
che incastona il verso nella vita
a te la scelta della pietra,
amico:
sarà radioso zaffiro
o nebuloso opale?
Richiamo di voce nella sera
Si espande
policromo nell'anima
un sentimento liquefatto
stillante denso fiele
mentre ricucio
gli orli sfilacciati
della vita.
Perpetua
barbaro e gemente
un livore sbriciolato
e suona,
eco rubata al tempo
del non essere,
come un growl di sax
in una jam-session
colpo di knut
diretto dritto al cuore.
Sentimenti legati
Contorsionisti d'anime
andiamo mendicando amore
senza riuscire a chiederlo
senza riuscire a darlo
nel nostro cappello rovesciato
solo sentimenti legati
con eleganti lacci
di seta blu
nodi intricati
che non sappiamo sciogliere
che stringono
che stritolano.
Pallidi Fantasmi
che si osservano allo specchio
che vagano dispersi
fino a cadere nel loro stesso vuoto
ci incantiamo a guardarci
senza osare sfiorarci
lasciando che il tempo scivoli
credendoci padroni
mentre non ci accorgiamo
che siano solo
giocattoli del tempo
e ad ogni giro di lancetta
un nuovo nodo stringe
un nuovo nodo soffoca.
Guardiamo da lontano
le nostre ombra allungarsi
sottili e misteriose
fino a toccarsi
unendosi alla fine
nei raggi del tramonto
ma i nostri occhi fuggono
lo limpidezza dello sguardo
così attendiamo,
col cappello rovesciato
spiccioli di sentimento
per sfamare l'anima.
Abbracciata a me stessa
Chiusa nel mio silenzio
frammenti di voci mi raggiungono
Dialoghi di tutti i giorni
scolpiti nella loro banalità
semplice discorsi
ricchi di niente
a raccontare storie di vita
Stringo a me la mia anima
e nell'abbraccio
sento pungoli d'invidia
per quegli stralci di vita
così quieti, rassicuranti
che la mia ombrosa natura
non mi ha mai regalato.
Guardo lento salire
il fumo da un camino
sento passi affrettarsi per la cena
saluti veloci volano nell'aria
nei colori ormai sbiaditi del tramonto
Mesta rimango nel mio dialogo infinito
adagio ripercorro orme
così profondamente contornate
precipito nel mio silenzio nuovamente
rimane un brusio indistinto
smozzicato
come una musica senza note
quasi un lamento
e guardo lento salire
il fumo da un camino
in quella casa che
da bambina ho disegnato.
Omnia vincit amor et nos cedamus amori
E’ cruda lotta
scacciare il tuo pensiero
lo getto nell’oblio del tempo
ma, spavaldo
risale le sue spire
e si ripresenta.
Melopea insidiosa
migale velenosa
offusca il giorno
obnubila la notte.
Si acquieta nella penombra
e ricompare
appena un raggio
della memoria
lo riaccende.
Nemesi nebulosa
pietra opalina
bianca gardenia profumata
latente omofonia
che vanamente ostracizzo
e che palpita,
palpita,
palpita.
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