Ipercarlotta
Carlotta ha sette anni ed è abbastanza in sovrappeso per la sua età.
Però è carina, simpatica, chiacchierona e con grandi occhioni nocciola.
Ha una scherzosa abitudine: le piace dare della "grassona" alle compagne
di scuola, certamente più magre di lei.
Purtroppo ha una grave malformazione renale che la pone costantemente
nella spiacevole situazione di non riuscire a trattenere la pipì,
dovunque si trovi.
Così, sia a casa che a scuola non riesce a trattenersi, non raggiungendo
il bagno prima di farla.
Ha preso una adolescenziale cotta per Raffaele, suo compagno di classe,
che generalmente la tratta con garbo e simpatia.
Quella mattina, però, qualcosa non ha funzionato.
Carlotta si è alzata dalla sedia per chiedere alla maestra di andare in
bagno.
Come altre volte, però, non è riuscita a trattenersi ed ha bagnato il
vestitino ed il pavimento.
La maestra, forse meno disponibile del solito per questioni personali,
l'ha rimproverata violentemente.
A questo punto la bambina ha rivolto lo sguardo ai compagni di classe,
che le hanno risposto deridendola e sghignazzando.
Ed anche Raffaele non è stato da meno, arrivando anche a lanciarle
palline di carta.
Non riuscendo a trattenere la rabbia, Carlotta inizia ad urlare ed a
espellere pipì a non finire, inondando prima la classe e poi tutta la
scuola.
Albatross
Joris ed Helene vanno in crociera per festeggiare il loro decimo
anniversario di matrimonio.
Durante il viaggio c'è un attentato a bordo: un'esplosione fa
naufragare la nave ed i superstiti si ritrovano su un sperduta
isola tropicale.
Fra di loro c'è anche Joris, rimasto cieco durante l'esplosione,
che viene a sapere della morte della moglie durante il naufragio.
Nei giorni di permanenza sull'isola, i naufraghi si nutrono di
carne di albatross, catturati da alcuni di loro.
O, almeno, questo è quello che dicono.
Joris non può verificare, ma che strano gusto ha quella carne!
Dopo alcuni interminabili giorni, il capitano della nave, Kurt
Vogel, riesce a mettersi in contatto con un nave cisterna e tutti
fanno ritorno a casa.
Anche Joris ritorna, ma ha molti dubbi.
Una sera va a cenare in un lussuoso ristorante, in compagnia di
amici, ed ordina carne di albatross: la mangia e capisce che quella
che aveva mangiato sull'isola non era la carne del grosso uccello
marino.
Tornato a casa, impugna la pistola e si uccide.
Il viaggio del pidocchio solitario
La situazione era precipitata.
Marian non era riuscita a dire la verità al marito ed ai due
giovanissimi figli.
Lei, bella borghese residente nel quartiere elegante di Birmingham,
aveva deciso di andare ad insegnare nella scuola elementare di un
sobborgo a venticinque chilometri da casa. Quartiere degradato e
pochissimo curato dalle autorità cittadine.
E non era riuscita a parlarne neanche con Assad, operaio iraniano
conosciuto a scuola, padre di uno dei suoi alunni, con il quale
aveva intrecciato una relazione extraconiugale ed extraurbana.
Alle prime avvisaglie dell'epidemia di peduncolosi manifestatasi a
scuola, Marian aveva partecipato con impegno ed energia a
vaccinazioni e rasature a zero dei bambini colpiti dai malefici
insetti.
Nonostante ciò, non era riuscita ad evitare il contagio. Quel
maledetto le si era come conficcato nel cervello e la stava come
prosciugando. Aveva continui mal di testa, svenimenti, attacchi di
cervicale, mal di schiena. Ed un senso di totale ed assoluta
spossatezza.
I familiari non sapevano spiegarsi i motivi di tanta sofferenza,
non essendo a conoscenza dei fatti, e la avevano portata in
Ospedale di gran fretta, all'ennesimo svenimento.
Purtroppo, fu tutto vano.
La ritrovarono una mattina nel bagno della camera in cui era
ricoverata, ovvero ritrovarono il suo pigiama ed al posto del
corpo....un pidocchio della grandezza di un neonato !
Curse of Welwitschia
La famosa archeologa fiamminga Lorraine van de Bohr riceve dal
Museo Nazionale delle Scienze di Bruxelles l'incarico di effettuare
degli scavi in Namibia, per riportare alla luce degli importanti
reperti localizzati in una zona di quel misterioso paese.
Per ostacolarla, la autorità mettono in giro la leggenda dello
sciamano Sakura, che non vorrebbe si disturbassero le anime dei
defunti seppelliti in loco.
Durante gli scavi accadono degli strani incidenti e manifestazioni
ostili da parte dei locali vengono costruite ad arte.
Hydris, un tecnico indigeno, buon conoscitore della storia e delle
leggende della sua terra, riesce a farle capire che quella leggenda
non è mai esistita. Insospettita, la donna si rivolge al principe
Yousuf Iman, che si finge innamorato di lei e che afferma di
volerla aiutare, spinto dal desiderio di conservare l'ambiente al
suo stato naturale. Messo alle strette dalla studiosa, però, l'uomo
confessa tutto: il governo è intenzionato a sfruttare le miniere di
uranio presenti nel paese per installare una base atomica.
Subito lei si reca al palazzo del governo ed ha un duro scontro con
il primo ministro, che le consiglia di lasciar perdere le ricerche
e ritornare a casa, evitando di mettere a repentaglio la propria
vita. La coraggiosa scienziata, però, non si arrende.
Decide di raccontare tutto a Vincent, il suo ex marito, famoso
giornalista francese. Con l'aiuto di Hydris, gli invia un
manoscritto in cui rivela tutto l'intrigo e con una telefonata,
preannuncia all'uomo l'arrivo del manoscritto.
Ma la telefonata è intercettata. Il principe, in combutta con i
governanti, la convoca a palazzo con una scusa, per farla uscire
dal suo rifugio.
Durante il tragitto in jeep, la donna subisce un attentato, nel
quale perde la vita.
L'ex marito riceve il manoscritto e riesce a coinvolgere l'opinione
pubblica sulla faccenda.
La base non verrà costruita e la donna riceverà gli onori di un
funerale di stato.
Ipercarlotta
Carlotta ha sette anni ed è abbastanza in sovrappeso per la sua
età. Però è carina, simpatica, chiacchierona e con grandi occhioni
nocciola. Ha una scherzosa abitudine: le piace dare della
"grassona" alle compagne di scuola, certamente più magre di lei.
Purtroppo ha una grave malformazione renale che la pone
costantemente nella spiacevole situazione di non riuscire a
trattenere la pipì, dovunque si trovi. Così, sia a casa che a
scuola non riesce a trattenersi, non raggiungendo il bagno prima di
farla.
Ha preso una adolescenziale cotta per Raffaele, suo compagno di
classe, che generalmente la tratta con garbo e simpatia.
Quella mattina, però, qualcosa non ha funzionato.
Carlotta si è alzata dalla sedia per chiedere alla maestra di
andare in bagno. Come altre volte, però, non è riuscita a
trattenersi ed ha bagnato il vestitino ed il pavimento.
La maestra, forse meno disponibile del solito per questioni
personali, l'ha rimproverata violentemente.
A questo punto la bambina ha rivolto lo sguardo ai compagni di
classe, che le hanno risposto deridendola e sghignazzando. Ed anche
Raffaele non è stato da meno, arrivando anche a lanciarle palline
di carta.
Non riuscendo a trattenere la rabbia, Carlotta inizia ad urlare ed
a espellere pipì a non finire, inondando prima la classe e poi
tutta la scuola.
Blind life, blind death
Residenza di lord Oscar Da Ville. Notte.
Peter e la sua banda si introducono nella casa.
Stanno portando via la refurtiva, quando si trovano di fronte Lord
Oscar e la moglie, svegliati dal trambusto. I due nobili cercano di
intervenire, ma i banditi perdono la testa e sparano all'impazzata:
la donna viene colpita in pieno e stramazza al suolo; l'uomo è
colpito alla testa.
I banditi, nel frattempo, si dileguano.
Lord Oscar è ricoverato d'urgenza: riuscirà a sopravvivere ma
perderà la vista.
Trascorrono alcuni mesi e la vita sembra scorrere senza particolari
aspettative per il Lord.
Una sera, ad un party, conosce un personaggio misterioso, ma
interessante. I due iniziano a frequentarsi: lunghe discussioni e
piacevoli serate accanto al fuoco del camino, nel salone della
villa del nobile.
Il nobile non ha riconosciuto il personaggio, che è proprio Peter,
non avendolo riconosciuto a causa della sua menomazione e non
avendolo mai sentito parlare la sera della tragedia.
A sorpresa, e senza avvertire l'altro, l'infermo si sottopone ad un
difficile intervento chirurgico agli occhi in Svizzera,
riacquistando, in parte, la vista.
Quando Peter, ignaro, lo va a trovare alla villa, Oscar lo
riconosce e, accecato dall'ira, lo fa accomodare in casa, imbraccia
il fucile da caccia esposto nel salone in bella vista, lo carica,
raggiunge l'ospite e gli spara, uccidendolo.
Marzipan
La Marzipan Orchestra è una banda musicale che deve recarsi a suonare
nella piazza di un paese a quaranta chilometri di distanza dal loro luogo
di residenza abituale.
E' domenica mattina e piove a dirotto.
Durante il viaggio ne succedono di tutti i colori.
Un trombonista ha un improvviso attacco di asma e perde il fiato, un
tamburo si fracassa cadendo dal tetto dell'autobus sgangherato sul quale
stanno viaggiando e, per finire in bellezza, per strada si buca una ruota
dello stesso: così tutti si ritrovano a spingere il pesante automezzo per
cambiare il pneumatico, sotto una pioggia torrenziale.
Finalmente arrivano a destinazione, ma trovano la piazza deserta : hanno
sbagliato paese !
Come l'eroe danese….
"Come l'eroe danese, la mente vaga..."
E non riusciva ad andare oltre.
Erano mesi che tentava di terminare quella sceneggiatura ed il
produttore si faceva sempre più insistente.
Avrebbe voluto scrivere un film sulla sua condizione, ma non si sentiva
più un Amleto o, almeno, così gli sembrava.
Stava soffrendo ancora per i postumi di quella dolorosa ma, come diceva
lui, "dolce malattia" ed il ricordo dei giorni trascorsi a letto in
compagnia solo di lei o in attesa che lei se ne andasse, era l'unico
pensiero che lo accompagnava.
Ma non riusciva ad andare oltre.
Forse sarebbe stato meglio scrivere un film comico, ma non è facile far
ridere la gente, sempre, per tutto un film, anche se non si riteneva un
tipo triste.
Il produttore, in fondo, avrebbe accettato qualsiasi cosa pur di
iniziare le riprese (e non perdere i finanziamenti).
Ma la penna, dopo il primo rigo, sembrava incepparsi.
Avrebbe potuto raccontare di lei!
Si, poteva essere una buona idea.
Decise di provarci e si gettò a capofitto nella faccenda, partendo
dall'inizio.
Non si era trattato di una malattia strana o sconosciuta, in fondo
poteva capitare a chiunque, ma lei, arrivata col freddo (come influenza
o raffreddore), lo aveva trovato "scoperto" e gli si era insinuata
lentamente.
I sintomi erano stati quelli classici, anche se senza febbre e senza
rigetto.Gli stessi sanitari non si erano preoccupati più di tanto,
anche se continuavano a non saper dare spiegazioni al fenomeno.
Verso la primavera, col caldo, si aspettava qualche miglioramento, ma
le cose non migliorarono, anzi sembrava che il tepore d'aprile
accentuasse i sintomi ed i pericoli.
Bisogna dire che, dopo le prime reazioni, non fece granchè, in seguito,
per guarire e la cosa non gli sembrò affatto strana.
Intanto, come accade quando non ti curi bene, il male si insinua e ti
aggravi, ma lui, in tutta incoscienza, non dava segno di accorgersene
ed a niente erano valse le preoccupazioni e gli allarmi dei sanitari:
in fondo, con questa malattia, cominciava a starci bene.
Si svegliava ed il pensiero di dovere o di potere sentirsi male non
sempre lo affliggeva: ormai il male era diventato come parte di sè.
Venne l'estate e, si sa, col caldo forte i sensi, fisici e psichici, si
adagiano un pò e si rischia maggiormente il contagio di malattie
periodiche.
In lui avvenne una reazione contraria. Iniziò ad uscire di casa, anche
contro il parere dei sanitari e tornò a frequentare le strade e le
piazze, cosciente che lei era lì, accanto a lui, dentro di lui: non
poteva più farne a meno, era un malato che stava diventando grave.
Andò in vacanza come tutti, ma sentiva di essere diverso; in fondo gli
pareva di avere qualcosa in più degli altri. Ma il sole ed il mare non
gli fecero bene.
Dopo le vacanze tornò a chiudersi in casa ed i sanitari gli
consigliarono un periodo di montagna. Partì. Sembrava che le cose si
stessero mettendo bene ma, senza la sua "dolce malattia" si sentiva
diverso da prima, gli mancava qualcosa e, tornato in città, quasi come
un andare a cercarsi il contagio, si ammalò di nuovo.
Ed oggi ?
Così avrebbe concluso la sceneggiatura. Con i dubbi e le perplessità
sul presente; quindi il rimando all'eroe di Shakespeare era ben
azzeccato e, forse, lo avrebbe usato come titolo.
Era mattina inoltrata quando si presentò con una bozza della
sceneggiatura a casa del produttore, che lo accolse cordialmente, come
sempre (era anche il suo mestiere, d'altro canto). Vi trovò anche la
segretaria di edizione degli ultimi suoi film ed uno dei protagonisti
dei tanti serial televisivi, cugino del produttore.
Parlarono, inizialmente, del più e del meno, di alcuni progetti e
dell'andamento della campagna pubblicitaria televisiva per l'ultimo
film prodotto.
Subito dopo, entrarono nel vivo dell'incontro e lui presentò il
soggetto del film, esponendone la sceneggiatura per sommi capi.
Il produttore e gli altri ascoltarono con attenzione (forse!) il tono
pacato e tranquillo del suo parlare e, alla fine della sua esposizione,
iniziarono le domande e le perplessità
E' un racconto che interesserebbe ?
La gente sarebbe interessata alla storia di una malattia che, in fondo,
si incontra ogni giorno in tanta parte dell'umanità ?
Il produttore, dovendo investire dei soldi, voleva sentirsi almeno
tranquillo, se non soddisfatto, del suo rischio.
Fino ad allora, il rapporto fra i due era stato molto proficuo, visti i
risultati (e qualche premio) ottenuti con gli ultimi tre film fatti
insieme.
Lui cercò di sciogliere i dubbi del produttore, assicurando tutto il
proprio impegno per la realizzazione di ciò che sentiva profondamente
suo e che, in fondo, lo continuava a seguire e, in parte, a tormentare.
Tutti quegli ultimi mesi trascorsi in compagnia della sua "dolce
malattia" non sarebbero stati vissuti invano: avrebbe realizzato la sua
opera più affascinante e più sentita.
Un pezzo della sua vita sarebbe scorso sullo schermo bianco d'una buia
sala cinematografica.
Il produttore lo seguiva affascinato e si fece consegnare la bozza
della sceneggiatura.
Gli avrebbe dato una risposta entro pochi giorni.
Lui salutò e li lasciò, portandosi dietro l'immagine d'un malato
perfettamente cosciente e, forse, in via di guarigione. |