Profumo di poesia 28 aprile ’12
È un mattino luminoso di primavera e la luce danza nell’azzurro cielo.
È un mattino incantato di primavera e farfalle di parole ondeggiano tra
le nuvole in cammino.
È un mattino di gelsomini, di piccole viole, di rose rosse e lo specchio
cristallino del vostro sorriso si veste della gioia e della tenerezza
della poesia.
È un mattino di fate, di principesse, di cavalieri dal bianco mantello,
un mattino nuovo.
Forse, per la prima volta, i vostri occhi vedono il mondo sotto una luce
diversa, con riflessi di sole, di stelle e di luna.
Poesia, la poesia dell’arcobaleno, degli aquiloni in volo, delle parole
che come rondini e libellule sfiorano i capelli dell’aurora e s’imbevono
della dolce carezza del canto.
Siamo tutti in cammino sulle strade del mondo, in cammino nel chiaro
silenzio dei sogni che nascono.
E la poesia, come una madre, ci tiene per mano e deterge le lacrime,
insegna la fede e la speranza e ci libera dalle catene della banalità e
delle
consuetudini.
Viviamo in un mondo chiuso che non lascia spazio all’umile apparire
delle emozioni e dell’incanto della dolcezza.
Vedere nei vostri occhi lo stupore della meraviglia nello scoprire
l’ebbrezza della voce poetica, mi ha fatto piacere e mi ha dato lo
stimolo
di proseguire sulla strada del comporre per narrare la bellezza del
vivere.
È bello ammirare il creato per gustarne la musicalità della luce, la
limpidezza dei colori e
respirarne la fragranza dei profumi.
Sorridete, cogliete a piene mani il fiore dell’amore che sboccia nei
vostri
cuori felici.
Ora siete usignoli, ora siete pettirossi, ora siete carezza d’amicizia
per chi
vi sta accanto e condivide la speranza della serenità.
Ora siete sussurro di vento tra le nuvole screziate del vostro mattino
vestito dal sorriso della luce nuova.
agli alunni della prima media sez.c
Ist. comprensivo di stato "G.Marconi" Altavilla Vic.na
wonderful life 27 ottobre ’11
dicono che la vita sia meravigliosa.
cantano la dolcezza del respiro della luce nel nuovo mattino.
scrivono liriche che profumano di colori e di voci.
ma è tutto inutile, è solo illusione, vana illusione.
avevo fra le mani la farfalla rossa della gioia e la stringevo
forte al mio cuore.
avevo conosciuto “la primavera” della serenità, accarezzando di
baci il mio dolcissimo amore.
ora, dal lontano orizzonte, “un sibilo di gelo” si avvicinava al mio
sorriso e portava con se il triste gocciolare del pianto.
e, se qualcuno mi ricordava che bisogna apprezzare i momenti in cui
cui il dolore sembra quasi svanire, rispondevo che avevo conosciuto
che per pochi attimi la scura angoscia e che vivevo ogni mio respiro
con la fiducia e la speranza di non essere solo, ma amato e “coccolato”
dai miei cari.
ma qualcuno era lì pronto a testare la mia “risposta” all’affanno e
versava sulla mia persona il “veleno della mortalità”.
ed il mio cantare d’amore si stava spegnendo piano.
allora con la voce di un figlio ribelle, ti grido “non togliermi la poesia
che è il mio aquilone, il mio arcobaleno, perché con la parola scritta
riesco ad esprimermi con più compiutezza e che la mia voce lirica
diventa melodioso sussurro di baci sulle labbra della notte, incantata
di luna e di stelle”.
intorno a me gocce di colore si intrecciano a palpiti di voli.
intorno a me il tempo del sorridere sembra aprirsi ancora, come le
nubi rosse nel frinire del vento.
e se tu ci sei il mio respiro diventa carezza d’amore…
dicono che la vita è meravigliosa e, se tu vorrai, lo sarà davvero…
Elisabetta 04 luglio ’11
mia dolcissima madre, ora che il tuo sorriso è una stella nuova, lascia
che questo mio cuore, voli da te a cercarti.
ti porterò le tue rose che tanto amavi, ti porterò “le mie canzoni” che
ho scritto per te, ti porterò “le mie preghiere” per la Vergine, il Padre,
il Figlio e lo Spirito Santo.
molte cose sono cambiate da quando non ci sei più; sono maturato,
sono più riflessivo e colgo la carezza della vita come un dono che tu
versi dal cielo sulle mie mani. è meraviglioso sentire il soffio della tua
voce sussurrare che mi vuoi bene. è meraviglioso saperti in pace, libera
dal dolore e riunita alla tua famiglia celeste.
come sta papà, cosa ti racconta nelle sere di questa estate, azzurra di
nuvole e rossa di rose profumate? sono cresciuti i capelli a Diana?
qui a San Bortolo, la vita trascorre serena, la primavera è sbocciata
di primule e margherite e la tua famiglia terrena è unita e solidale.
Diego è “rifiorito”, canta, sorride e parla così intensamente che dobbiamo
dirgli di lasciare parlare a che noi. Liliana ha cambiato settore
lavorativo,
si occupa ora di energie rinnovabili. per quanto riguarda me, a parte
la nostalgia di te, vivo serenamente il fluire di questi miei anni e
scrivo,
canto e prego insieme a te, mio angelo.
ho appena pubblicato il mio secondo libro “nel cielo vuoto di stelle” e
l’immagine di copertina è dolce e raffinata, dovresti vederla e leggere
la dedica che ho scritto per voi, libellule del paradiso e per i miei cari
che mi vivono accanto. sono certo che saresti fiera di tuo figlio e ti
chiederesti ancora, come facevi, dove ho imparato a “scrivere così
bene” visto che tu sapevi appena fare la tua firma
ora in questa sera, che si colora del tuo ricordo, sto narrando a chi
non ti ha conosciuto la tua “dolcezza” che mi ha accompagnato
in questi anni difficili e scrivo che tu “sei la stella cometa/ che
rischiara il mio cammino/ e mi insegna la gioia di vivere ed amare”
ricorderò, per tutta la mia vita, la dolce carezza della tua bontà sui
miei capelli grigi.
grazie mamma, meravigliosa mamma
tuo figlio Renzo Giordani (Laurentum)
Diana 02 luglio ’11
oggi è un giorno chiaro, limpido di sole, appena velato di nubi ed
il mio pensiero vola in cerca di te, farfalla del paradiso.
sono trascorsi più di tre anni ed il vuoto che hai lasciato ancora non
si colma, sono fiorite le primavere, ma le rose del tuo sorriso non
si aprono. molte cose sono mutate nella mia vita, nella nostra vita
e voglio raccontartele perché tu possa godere con me della mia gioia.
sono diventato, a tutti gli effetti, un “cantore” della poesia ed intreccio
parole con colori, profumi e voci. poi vesto di tenerezza questi mie
giorni terreni, colgo l’incanto del respiro del mondo ed amo, intensa-
mente la vita e la fede.
in “parole d’amore sussurrate piano” ho cercato di donare una parte di
me a chi non mi conosceva, “bisbigliando” i sogni del mio cuore, in
un cantare silenzioso e leggero.
in “nel cielo vuoto di stelle” lascio libera la mia anima, che nel suo volo
tocca l’infinito azzurro del cielo e ne ruba le nuvole, “piccole rondini”
per donarle al mondo.
la poesia, sai, è come il fuoco che “infiamma” il mio cuore ed accende
di dolcezza i mattini, freddi e bui.
e tu, carissima sorellina, cosa fai, ora, nel tuo paradiso?
su, raccontami cosa fai e dimmi com’è il tramonto visto da lassù?
cosa dicono gli angeli? cosa cantano gli angeli?
ora sei un lembo di nube, un’ala di rondine, un petalo di rosa rossa.
stasera, anch’io, mi vestirò di sole e verrò da te, mia capinera, con
in mano i miei sogni e ti racconterò di noi, delle tue dolci figlie, dello
amore di Chiara per Andrea che si sta realizzando, di come si sia fatta
bella Francesca, del tuo Adriano che sempre ti pensa e non ha mai
cessato d’amarti.
ti racconterò i colori dell’aurora, i sussurri delle fonti, i profumi
intensi dei fiori.
e potrò stringerti a me e darti un bacio.
e potrò stare con te, con mamma, papà, nonna e tutti i nostri cari,
nel giardino incantato dove le rose cantano assieme agli angeli
l’Ave Maria della gioia.
per ora, sono qui, sulla terra a comporre canzoni d’amore per te,
mio bianco gelsomino
tuo fratello Renzo Giordani (Laurentum)
nel vento… 02 luglio ’11
le farfalle dei ricordi che il mio cantare ha visto disperdersi in un
tremolante respiro di voci e colori ora si accostano al tuo sorriso
di luna. piccolo fiore, mia rosa rossa, che il gelido inverno ha strappato
al nostro cuore, dove dormi e sogni di essere viva e felice?
avevi fra le mani le libellule della tenerezza che vestivano di luce
i nostri occhi, avevi tra i capelli perle rosse di stelle, avevi tra le
labbra coralli di baci da versare su chi ti amava, avevi una voce
così dolce che accarezzava i nostri incontri e sussurrava l’Ave Maria
ed i salmi della riconoscenza.
piccolo fiore, mio bianco gelsomino, che la dolce primavera, ha posto
nel giardino luminoso del paradiso, dove dormi e sogni di essere moglie
e madre premurosa?
avevi seminato di fiori il sorriso dei nostri mattini, avevi versato il
profumo della bontà sui nostri giorni vuoti e tristi, avevi donato amore
e gioia al nostro stare insieme.
ora vivi lassù sulla coda delle comete e canti con gli angeli, ora cammini
per mano a mamma e papà, finalmente libera dal dolore e della pena di
doverci lasciare soli. ora con i capelli lunghi e cinta da un bianco drappo
di seta, rincorri gli aquiloni dei nostri sogni che volano verso di te
per te carissima sorellina, canta questo cuore e la poesia del tuo
ricordo fiorisce di nuvole e di dolcezza infinita
tuo fratello Renzo Giordani (Laurentum)
domani 11 giugno ’11
lo specchio chiaro del mio mattino, acceso dal sorriso lucente del sole,
contiene in sé l’essenza profumata della vita. carezze di nuvole mi sfiorano
il viso e sulle mie mani si posa il leggero sussurro della poesia d’amore.
“un giorno” quando il mio Signore vorrà avermi nel suo cielo, la mia anima,
dalle bianche ali di schiuma, si leverà libera in volo per salire
verso la fonte della mia gioia. e “rinascerò rosa” che è la regina dei
fiori,
vestita di velluto e, profumata di mille colori, accende di dolcezza i
nostri
giardini. la rosa sospira, canta, sogna, ama , a volte piange e si dispera.
poi si toglie le spine, ad una ad una, e sfila leggiadra sulla
passerella dei
nostri giorni. “per vestirti di rosso profumo/amor mio” delizia dei miei
mattini, fragranza delle mie notti. “ e “rinascerò stella” lucciola gialla
delle nostre sere, primula gialla del prato infinito del cielo “per
accendere
le tue notti d’estate” e rischiarare di occhi tremanti il palpitare dei
tuoi sogni.
e “rinascerò farfalla” petalo di colore che danza leggero sui tuoi
capelli di seta, “per cullarti di dolcezza/amor mio” e “rinascerò nuvola”
“per coprirti/nelle sere fredde/amor mio” e scaldarti le mani ed il cuore.
“ora sono un sussurro/leggero di baci” perché non conosco un altro
linguaggio per dirti che ti amo e che voglio condividere con te fino alla
più piccola emozione. “che si posa/sulle tue labbra di seta” per respirare
il tuo silenzio e vivere la tua, la nostra immensa gioia
memorie 11 giugno ’11
oggi è un giorno piovoso e cupo e sono qui a dettare a questo foglio
bianco i miei pensieri più intimi. da qualche tempo, nella ricerca costante
di espressioni poetiche, mi delizio e, mi riesce spontaneo e facile, narrare
in prosa a chi mi legge, sensazioni, stati d’animo. desideri e sogni mai
confidati. un tempo tenevo nascoste e custodivo gelosamente le mie
emozioni,
ora cerco di renderle visibili. perché serbare nel segreto del cuore
quello che
percepisco e che provo, quando potrebbe essere utile
a chi si sente solo, triste e vuoto? la vita ci ha dato in dono colori e
suoni
perché noi poeti che “vediamo in modo privilegiato” non intrecciamo
le parole più belle per dipingere di rosso profumo i mattini e d’azzurro
sorriso i giorni che nascono? nel sole e nel vento potrai avvertire il
sussurro
della gioia e sentirai cantare le capinere, vedrai accendersi di luce
l’aurora, vestirsi di nuvole il cielo e sentirai l’ebbrezza dell’amore
sfiorarti
di baci le labbra. allora, lascia libera la tua anima, scioglila dalla
pesanti
catene della banalità e della monotona consuetudine perché il suo destino
è di volare, leggera come una farfalla, sulle umane vicende, quasi a
perdersi
nell’infinito cielo della dolcezza.
visto dall’alto il mondo ha un aspetto diverso, anche il “fiume” del pianto
che bagna i nostri giorni, sembrerà un “ruscello” placido e quieto.
condividi con chi ti sta accanto sensazioni e speranze, ognuno ha qualcosa
da donare. è bello leggere negli occhi dell’amato la dolcezza, la purezza
in quelli dei bambini, la tenerezza in quelli delle mamme, la saggezza in
quelli dei nonni, l’incanto del paradiso in quelli di Dio.
vesti di candide piume le tue ali, sussurra le parole, non gridare ed il tuo
silenzio non sarà più una prigione ma diverrà sorgente del tuo cantare.
l’anima mia, ebbra di luce,
ti cerca, mio Dio, per perdersi in Te
ti prega, mio Dio, perché spera in Te
ti loda, mio Dio, perché vive di Te
la vera gioia 29 aprile 2011
nasce in un battito d’ali ed accende di luce il cuore.
nasce nel sorriso di un bimbo, negli occhi di una madre,
nella saggezza di un nonno che ricorda il soffio soave della
sua vita. sboccia nei colori della primavera, profuma di fiori
e versa la sua fragranza sui nostri mattini.
la gioia è una condizione privilegiata che ci è data in dono,
una carezza che ci sfiora i capelli, un sussurro di rose nell’aprirsi
del nuovo giorno.
noi tutti nasciamo nell’incanto della letizia, cullati dal sorriso
dei nostri genitori e muoviamo i primi passi accompagnati
per mano da chi tanto ci ama.
intanto la vita scorre e la gioia danza su ali di rondine, è una
melodia di voci e di canto che sgorga dalle anime in pace e,
come un respiro di silenzio s’apre nell’azzurro palpitare del
cielo sereno.
cogli la gioia mentre ti passa accanto e ti accarezza le mani,
soffia il tuo sorriso sugli occhi del tuo vicino, detergi il pianto
e dona la speranza dell’amore che la fede ti ha insegnato.
sarai una lampada accesa a rischiarare il cammino delle ore
verso la sera vestita di stelle.
a te Signore elevo l’anima mia 05 giugno ’11
il cielo è chiaro, screziato di piccole nubi e un soave canto di
uccelli accarezza di melodia il mattino
sei tu Signore il cercare di ogni mio giorno, l’anelito di ogni
mia sera, la serenità di ogni mia notte
sei tu Signore la meta del mio peregrinare, la gioia del mio esistere
quante mani, nei secoli, abbiamo innalzato verso l’alto per implorare
il tuo aiuto e tu eri lì, con il soffio leggero della Tua voce, a consolare
il nostro pianto ed a dirci “vieni, figlio amatissimo, vieni fra le mie
braccia, vieni nella mia casa che ho costruito perché tu fossi al riparo
dalle intemperie della vita
a te Signore elevo l’anima mia, Tu mia roccia e mio rifugio, tu mio
mio riparo e mio conforto, Tu mia speranza e mio sole
a te Signore elevo il mio canto di lode, il mio grazie di esistere
perché so che sei con me , mia roccia e mio baluardo
nulla potrà il male contro la tua mano possente, nulla potrà
l’appassire degli anni contro la soave primavera del Tuo amore
che mi protegge e custodisce nella serenità e nella pace del cuore
e se mi sento solo, alzo miei occhi verso il cielo e ti vedo
a te Signore elevo l’anima mia, bianca farfalla della Tua luce eterna,
nel dilagare dell’odierna precarietà morale e religiosa Tu solo sai
donare fiducia e speranza a noi che percorriamo le strade della vita
con la certezza che alla fine del cammino potremo vedere il tuo volto
e godere della Tua presenza
a Te Signore elevo l’anima mia, in questo mattino di rondini e capinere
ed intreccio il mio canto al sussurro del vento tra le foglie, che porta
in volo la Tua parola, carezza soave del Tuo Amore sui nostri giorni
vuoti e desolati
rivestici della Tua grazia, nell’eterno scorrere delle ore e saremo
testimoni del migrare dei nostri anni nella dolcezza del Tuo paradiso
benedictus 29 maggio ’11
benedetto sei Tu Signore, Dio della storia, che hai assunto figura di
uomo per meglio comprendere i nostri sogni e realizzare i nostri
più reconditi desideri.
dall’eterno Tuo Amore hai fatto scaturire Cristo, fonte della salvezza,
come avevi promesso ai tuoi Santi Profeti.
nella Tua dolce bontà, hai preso a cuore il nostro destino, per liberarci
da quanti volevano solo il nostro male e la nostra rovina.
così hai concesso la Tua benevolenza ai nostri padri, insegnandoci a
vivere in santità e rettitudine, tutti i giorni della nostra vita.
e Tu piccolo bambino sarai chiamato testimone dell’Altissimo perché
solcherai, come noi, le strade del mondo per donare a noi, suo popolo
la salvezza tanto attesa e l’affrancamento dai nostri errori, certi che
la bontà misericordiosa del Padre Tuo e nostro ci ha donato un sole così
splendente che rischiara il mondo che viveva nelle tenebre.
hai sciolto l’ombra di morte e hai diretto i nostri passi sulla via
della pace.
gloria al Padre, al figlio ed allo Spirito Santo.
gloria alla maestà del Padre,
gloria all’obbedienza del Figlio,
gloria alla luminosità dello Spirito
come era nel principio dei tempi ed ora e sempre nel gocciolare delle
stagioni, primavera dopo primavera.
Amen, così sia delle nostre vite, che sono vivificate dal “fuoco” dello
Amore e della gioia di esistere che sussurri su di noi fiduciosi nella
tua grazia.
Amen, così sia delle nostre scelte, delle nostre aspirazioni, delle nostre
speranze.
una vita 02 giugno ’11
forse invano ho rincorso la gioia che, come farfalla, mi sfuggiva
dalle mani
forse invano ho versato la mia voce nel silenzio dei giorni bagnati di
pianto
forse invano ho cantato l’amore che vestiva di rose le mie primavere
forse invano ho cercato la luce della fede in questo mondo buio
e vuoto di dolcezza
ho percorso i sentieri tortuosi del tempo tenendoti per mano
ho visto aurore e tramonti, ho vissuto i miei mattini con il sussurro
della Tua parola riflesso negli occhi
ora sono qui, al Tuo cospetto e mi inebrio della Tua grazia lucente
sciogli nel fuoco perenne l’ingratitudine dei secoli e cancella nel
Tuo immenso Amore il nostro peccato
assiso sul Tuo alto trono, veglia benigno sulla serenità delle nostre
famiglie
sussurra la Tua tenerezza sulle nostre madri e sui nostri figli
forse invano ho amato anche non mi voleva bene ma il sorriso
di chi ho reso felice sarà sempre con me
fin dal primo momento ti ho donato il mio cuore, mia sposa
fin dal primo respiro ti ho atteso, figlio mio
ora vado in pace, nel giardino di rose del mio paradiso ad insegnare
la poesia agli angeli bianchi e stringere a me, per sempre, mio padre.
mia madre e la mia cara sorella
lascio a voi, moglie amatissima e figlio adorato, questa voce che non
ha mai cessato di cantare la dolcezza dello stare insieme, nel rispetto
l’uno dell’altro
lascio a voi i miei ricordi, le mie illusioni, la mia fede e la mia speranza
lascio a voi le mie rose perché profumino di gioia le vostre sere fredde
lascio a voi queste mani che vi hanno stretto a me, cullato, accarezzato,
consolato e cercato nel momento dell’amaro pianto
non mi vedrete più, ma sentirete, nel vostro cuore, la mia voce sussurrare
“sei stata la luce della mia vita, il colore delle mie sere, il palpito
delle
mie notti”
grazie, mia adorata sposa tuo marito devoto
grazie, figlio meraviglioso tuo padre fiero di te
il dolore 18 maggio 2011
parlare di questa condizione, di questo “appassire nel pianto” è
un compito arduo e, neppure io che so cogliere le parole nel silenzio
del loro nascere, riesco a darne una, seppur parziale interpretazione.
nella nostra vita quotidiana siamo spesso contatto con la sofferenza
e l’amarezza e fin che non ci colpisce in prima persona, tendiamo
ad ignorarla come non appartenesse al nostro esistere.
d’altronde non possiamo che “cum patire” le difficoltà altrui, mentre
speriamo che non ci accada niente, c’è sempre tempo.
è la ricerca della felicità ci spinge al “carpe diem”, respirare il
profumo
della serenità è il desiderio più grande.
poi, d’un tratto, l’ombra della tristezza rende cupo il nostro cielo e,
quello
che non ci aspettavamo succede.
i nostri affetti più cari vengono a mancare, insorge la malattia che ci
debilita fisicamente ed in particolar modo nello spirito.
diventiamo cupi e “malediamo” il mondo intero ed il Dio in cui ponevamo
tutta la nostra fiducia.
“cosa ho fatto di male, per meritarmi tutto questo?” è l’espressione più
usata
“stavo così bene e guarda cosa mi è capitato!” e non sappiamo trovare un
appiglio per continuare a sperare.
ci abbandoniamo all’angoscia, viviamo di ricordi e non cantiamo più
il dolore, però, non è un castigo, ma una condizione che ci consente
di riflettere e ci sprona a lottare (così dovrebbe essere).
e la felicità non è assenza di pianto, ma una fragranza che è lì pronta
ad essere colta, basta saper amarla e custodirla con cura.
ringraziamo, pertanto, il nostro Signore di averci dato un piccola goccia
del suo dolore, per purificare la nostra anima e godere del profumo del
paradiso che ha preparato vicino alle nostre mani.
saremo così “profeti della gioia” e chi ci sta accanto potrà leggere
tutta la tenerezza dell’amore di Cristo e di sua Madre Maria.
pater noster 07 maggio 2011
è la preghiera della gioia, la dolce carezza dell’amore di un figlio
“padre nostro…” sembra un sogno per noi uomini, piccoli granelli
della spiaggia infinita del tempo, piccole gocce della rugiada che
versi sulle rose nei mattini di primavera. nostro, per immenso amore.
“che sei nei cieli…” Te ne stavi nascosto nel silenzio dei millenni,
nei cieli azzurri del Tuo regno, ma era un silenzio assordante, senza
le parole della fede e dell’amore. il paradiso è meraviglioso di angeli
e di stelle, ma mancano i profumi, i voli delle rondini, le ninne-nanne
delle madri per i figli, il trillare dei violini, il soffiare lento dei
flauti
“sia santificato il tuo nome…” sia glorificata la Tua sapienza, si cantino
le lodi per l’opera delle Tue mani, si prostrino le genti al Tuo cospetto.
“venga il tuo regno…” che è manifestazione della Tua grande bontà.
che è benignità, giustizia, speranza e valorizzazione di tutti, anche di
chi può sembrare “piccolo ed insignificante”.
“sia fatta la tua volontà, come in cielo; così in terra…” tra gli angeli
lassù e noi uomini sempre in lotta per la fama ed il potere, tanto da
anteporre il nostro appagamento alle necessità degli altri.
è difficile accettare il dolore e la prova del pianto, è difficile donare
senza corrispettivo, è difficile essere umili e servire.
“dacci oggi il nostro pane quotidiano…” non solamente quello di grano,
ma soprattutto quello fondamentale della parola e del dialogo, che sa
capire le difficoltà degli altri, per essere pronti a soddisfarle.
quanto spreco di risorse, a quale sperpero di beni assistiamo ogni giorno,
a quanta insensibile leggerezza di comportamenti.
“e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri
debitori…”
perché siamo pronti a pretendere il risarcimento di denaro, anche se
minimo;
mentre noi siamo bravi a dimenticare il nostro che è ben
più rilevante.
“e non ci indurre in tentazione…” e come potresti farlo Tu che sei
Amore e Bontà assolute o forse il significato di queste parole è un
altro; non permettere che altri offuschino la limpidezza del nostro
cuore che è la fonte della gioia pura e benigna.
“ma liberaci dal male…” della cupidigia, dell’invidia, della calunnia
da tutti i mali che, come catene, ci impediscono di volare.
liberaci o Padre da noi stessi ed insegnaci ad amare.
“amen.” così sia ora e sempre di noi tuoi figli grazie Padre buono.
fiat voluntas tua 02 maggio 2011
è il mattino, il mattino della Luce ed un angelo di bianco vestito
appare nell’ombra tenue della tua casa.
è il mattino, il mattino dell’Amore e tu giovane fanciulla ascolti
incantata il suo saluto “Ave Maria, piena di grazia…”
si, dall’alto del suo trono, l’Altissimo Padre nel silenzio del tuo cuore
ti parla e la sua voce è un canto dolcissimo “il Signore è con te…”
con te umile e soave creatura, con te usignolo della dolcezza, con te
che azzurra risplendi, stella del firmamento.
“tu sei benedetta fra tutte le donne…” prescelta per il tuo limpido
sorriso
che sa accarezzare e comprendere, benedire e proteggere, accogliere
e consolare, perdonare e intenerire i cuori.
“e benedetto il frutto del seno tuo, Gesù…” generato nel silenzio
della preghiera, nel silenzio della gioia di essere madre, madre
dell’eterno
che ti ha chiamata ad essere il suo tabernacolo, la sua dimora terrena,
il suo nido, la sua culla, la sua corolla profumata di rose.
“Santa Maria, madre di Dio…” ti canta questo cuore e nel respiro della
nuova primavera celebra la tua maternità feconda, il tuo dire di si a
questo
gesto d’amore che diventa creazione.
“prega per noi peccatori…” per noi che non sappiamo amare che noi stessi,
per noi che dubitiamo, per noi che non sappiamo ascoltare che
le nostre parole, per noi che non sappiamo servire, per noi che abbiamo
perso la speranza, per noi che siamo solo “mortali”.
“adesso e nell’ora della nostra morte…” adesso e nel nostro presente
incerto,
adesso e nella nostra precarietà di lavoro e di risorse.
e quando la nostra morte arriverà a bussare alla nostra porta, tieni
stretta la nostra mano, come faceva nostra madre da bambini.
allora saremo pronti a risorgere.
“amen…” sia fatta la tua volontà, si compia per noi il tuo disegno
che ci vuole nel tuo paradiso, per sempre, come figli e fratelli di Cristo
cantare 04.04.2011
sono qui, con gli occhi aperti sul mondo, a meditare sulla mia vita
di “poeta. sono qui a considerare quale sia il mio compito, quale
debba essere il linguaggio da usare, i temi da trattare, le parole da
intrecciare. Poeta, per me, è colui che, pur vivendo nel presente, vede
e sa leggere la connessione di ricordi e speranze. mi spiego meglio,
delle cose, di solito, abbiamo una visione ben precisa, se il colore è
rosso, è proprio rosso; se sentiamo una voce, la colleghiamo subito
ad una persona ben precisa. Nella poesia, “l’impressione” è la forza
narrante, il colore rosso sfuma in mille tonalità, caratterizza il canto
d’amore, bagna di profumo gli occhi incantati. quando scrivo, non mi
limito a descrivere , ma colgo “l’indefinibile ombra” di quello che vedo.
Poesia è “vedere con gli occhi dell’anima”, cantare con “le parole del
cuore”, dipingere la vita “con la rugiada dell’amore”. Ho letto stamattina
le “vostre poesie” ed ho pensato subito, quanto tempo e quanta “fatica”
possa comportare per voi scrivere, mettere in rima le parole, mettere
alla gogna “quel politico”, fare sfoggio di costruzioni verbali artefatte;
che, raramente, si “immergono nella dolcezza” per vivere “i momenti
consueti dei nostri giorni. mi sembrate piuttosto, quegli “amanuensi”
che nel medioevo copiavano i versi degli altri senza viverne la fragranza,
uno scrivere più appariscente che bello. Poesia è incantarsi per una piccola
viola, per un soffio di silenzio che si ammanta di parole, poesia è superare
i contorni del visto, per scoprirne l’anima nascosta. Poesia è perdersi
nell’infinito, respirare la luna e le stelle, accendersi di rosso come
le rose,
“elevarsi” al di sopra delle sensazioni per nutrirsi d’emozione ed incanto.
leggera è lieve è la farfalla della poesia, che si posa di fiore in fiore
per succhiarne il nettare, rossa e profumata è la rosa della poesia,
che rende i nostri giorni “meritevoli di essere vissuti”
nella “banalità delle ore” viviamo già abbastanza…
Voci 11.03.11
Nella sera che, incatenata al suo silenzio, dormiva al pallido chiarore
delle stelle lontane; d’improvviso uno sciabordio di voci iniziò a
rifluire.
Il mio cuore, prima vuoto di parole e colori, prese a cantare d’amore.
Era una carezza melodiosa di suoni che dondolava sullo specchio limpido
del sentire, era un sussurro da tempo sognato che tremava negli occhi
e danzava sulle mie mani. Il poeta, alchimista del respiro del silenzio,
traeva dalle anfore del pensiero la voce multicolore della gioia e della
dolcezza. Ora la sera, abbracciata alle nuvole rosse, diventava sorriso
di luna, tremolio di grilli, nacchera di cicale, soffio leggero di vento.
Ora anche il paradiso fioriva di capinere, cinguettava di usignoli, si
vestiva
di rondini in volo e gli angeli intrecciavano con le ali la lode al
creato.
Perché appassire nel miagolare della consuetudine?
Perché nascondersi nel frastuono delle ore incombenti?
Siamo in balia del tempo che determina il deteriorarsi dei nostri giorni,
intrappolati tra banalità e discorsi senza profumo.
Siamo sempre in compagnia della nostra superficialità che non valorizza
certo il nostro dialogare ma lo lega ai luoghi comuni ed alle consuetudini
verbali di ogni nostro giorno.
E non parliamo poi di romanticismo, di “belle maniere”, sono modi di
comportarsi non più di moda, desueti da non far parte della nostra cultura
occidentale dedita solo ad apparire ed a mettersi in mostra.
E la poesia, voce rossa del cuore, sembra una rosa secca.
Non ci diciamo più “ sei l’amore dei miei mattini” “sei la mia stella
lucente” ma
un T.V.B., sincopato rintocco di parole; non parliamo poi
di tenerezza, di carezze, ma solo ed esclusivamente di “sesso” anonimo
appagamento dei nostri desideri primordiali.
Voci, voci dal cuore, nasceranno ancora dal silenzio e dai miei occhi
scivoleranno sulle mie mani, fino a divenire gocce di rugiada per le tue
labbra assetate di dolcezza… “amore, canto soave d’amore”…
Ragione 27.02.11
Nell’episodico frammentarsi delle parole, scavate dalle tue dita,
sottili uncini del cantare, si svela il segreto dell’espressività lirica
che trae spunto dall’apparire poetico per sublimarsi nel respiro
del mattino che s’inebria di luce nuova.
E’ l’eterno conflitto della mera ragione che cerca di determinare
scientificamente ogni apparire sonoro per piegarlo a regole e spazi
ben delimitati e, se così si può dire, racchiuderlo in recinti dove
la carezza del colore ha le tonalità preordinate di tabelle e schemi
e dove la dolcezza non è altro che un diagramma già programmato.
Con gli schemi già suddivisi in ascisse e ordinate si cerca di catalogare
ogni momento della nostra vita, privandolo di emozioni e variabili,
per dare ad ogni “azione” una spiegazione scientifica, precisa e non
confutabile. Ma la poesia è ben altra cosa, nasce dal cuore e si apre
nell’espressività che non conosce confini, è il colore che diventa
arcobaleno,
è il vento che diventa sussurro, il bacio che diventa
farfalla, il cielo che diventa azzurro impalpabile.
E se guardo il tenero ondeggiare del tuo sorriso, nasce dalle mie
labbra questo dolcissimo canto d’amore, ti vedo ancora una “ragazza”
che accompagnavo a casa con la mia 500 blue, ti respiravo nei miei
mattini , speravo di stringerti nelle mie notti d’estate.
Ora sei vicino a me da 31 anni meravigliosi, hai condiviso con me
emozioni e speranze, hai condiviso con me pianto ed amarezza, hai
“lottato” con me contro ogni avversità, certa che insieme avremmo
superato ogni momento difficile. Ora “culliamo” questa serenità
con l’anima finalmente in pace e viviamo la gioia di un figlio speciale
che tanto amiamo. Ragione misera ragione…
Figure 21.02.11
Scivola la sera dalle colline assonnate e vela di ombre leggere il soffio
chiaro della luce che mescola le carezze del rosso con le venature azzurre
del cielo stellato.
Dai miei occhi aperti sulla bellezza del mondo un fiume di emozioni
dilaga nell’infinito riverbero delle parole che cantano la meraviglia
dell’espressione poetica, visione privilegiata mia esperienza letteraria.
Un fiume, che trasporta nel suo incedere impetuoso il mio canto d’amore.
Figure dai contorni evanescenti sfumano appena la luce della luna
inonda il tremolante specchio cristallino del cielo.
E’ il riemergere dalla “coscienza lirica” che scuote la mia anima inquieta
e mi sprona a dipingere di suoni il silenzio e chiama la mia “vox poetandi”
a raccontare la dolcezza della mia “visione notturna”
Figure dai contorni fluttuanti evaporano appena le mie mani s’avvicinano
per sfiorarle e come farfalle ondeggiano nell’aria ferma della notte.
Ed è bello, chiudere gli occhi ed immaginare vele bianche tese nel sospiro
di un vento curioso che si intrufola tra foglia e foglia per spiare la
danza
dei colori dell’arcobaleno.
Prendi una macchia di “poesia rossa” ed immergila nel melodioso canto
delle stelle, cogli il sorriso sensuale della luna nuova e ricama di
nuvole
chi ami, parla e canta d’amore tra i capelli di lei che dorme e diffondi
intorno a te la gioia di vivere e di respirare
Prendi un gomitolo di stelle e svolgilo piano tra i filari di viti che
ornano
le colline rigogliose e, se puoi, insegna a narrare la grandezza del
creato
Poi, tra le braccia del tuo dormire, deponi la tua anima finalmente in
pace.
Sarai arrivato alla meta del tuo peregrinare…
Briciole 30.01.11
Nel dondolare quieto delle stelle, la notte si era addormentata.
Fiori di parole gocciolavano dall’orizzonte aperto dell’infinito.
E tu nel tuo dolce sonno, serena raccoglievi le briciole rosse
dei tuoi ricordi, lontane voci, visi dimenticati, filastrocche ,
favole e sorrisi luminosi. Era l’incantata primavera della vita
che tesseva collane di canzoni, per ornare di gioia i tuoi capelli.
Era il sussurro lieve del vento che sfiorava i tuoi capelli e mescolava
colori e profumi nei tuoi occhi aperti. Era il fiorire dei primi amori
che tremavano come farfalle nelle tue mani.
Era il luminoso accendersi dell’aurora dei tuoi giorni, che immaginavi
sereni e prosperi, con mete da raggiungere e conquiste da ottenere.
Ma, come succede, la vita è un alito freddo che ti sibila tra le mani
e si attorciglia, come edera tenace, alle tue speranze.
Non per questo ti devi abbattere, ma con la tenacia delle tue convinzioni
e con la forza del tuo cuore devi, come fanno i toreri nell’arena,
prenderla
per le corna e curvarla a terra, fino a piegarla ai tuoi piedi, sconfitta.
E’ una lotta aspra, che non prevede pause e riflessioni.
E’ lo scontro tra bene e male, tra luce e buio, tra sogno e realtà.
In questo contesto che sembrerebbe negativo e arido, la poesia assume
un ruolo fondamentale. Questa espressione “ privilegiata” nasce dal
profondo del cuore ed insegna alle parole, prima banali e consuete, a
diventare colori e profumi. Nascono così le “canzoni” che raccontano
la dolcezza dei mattini, la carezza dei suoni, l’incanto della natura.
E la vita si accende di voli e di sorrisi, trema d’amore e di baci,
si apre alla preghiera ed alla fede, respira il candore delle stelle
e versa, su chi ci sta vicino, la rugiada della nostra gioia,
gratuitamente.
Il poeta diventa così il “sacerdote della parola”, la mescola, la
suddivide,
le insegna a volare, la ascolta in silenzio.
Ricordati che il paradiso è qui tra le nostre mani…
Silenzio 28.01.11
Tutto lo scorrere della mia vita nasce dal silenzio che non è assenza
di rumore, ma è la fonte aperta delle parole.
A prima vista sembrerebbe che la mancanza di suoni e di voci sia
un deficit che condiziona ogni relazione umana.
Ma a ben considerare, l’importanza di questo “vuoto” determina la
correlazione tra persona e persona, che dialogando tra loro creano
la catena di sensazioni e correlazioni tra il pensiero “interiore voce
del cuore” e l’espressione dei propri sentimenti.
A volte la realtà ci porta in un mondo senza colori e profumi di parole,
per privilegiare il “grido” del più forte che sovrasta il nostro “prossimo”
per imporre la legge della loquacità a scapito del “valore” di quanto
diciamo. Quanti silenzi ho dovuto percorrere prima di poter esprimermi
con il canto melodioso della poesia. Quanti sguardi ho dovuto subire,
occhi freddi di chi ti guarda per farti pesare la sua superiorità e dirti
che “non vali niente” per cui è meglio che non parli.
Il nostro mondo è affollato di prepotenti che ti urlano in faccia le
proprie idee e pretenderebbero di dimostrare che solo le loro sono valide
mentre le tue sono “sbagliate”.
Quanta commiserazione ho dovuto respirare, quante lezioni di vita
il mio giorno ha “regalato”.
Quanti e quali silenzi dovrò percorrere, prima di arrivare alla sorgente
dove la vera poesia nasce e diventa colore e suono che profuma di luce.
Non per questo mi fermerò e cogliendo gli “acini rossi della parola in
volo”,
potrò “ sussurrare l’amore a chi mi sta accanto” senza voler nulla
in cambio, perché la bontà si regala, gratuitamente.
E se domani la mia voce si affievolirà, potrai trovare “la farfalla danzante
del cantare” in volo verso il cielo azzurro della tua vita.
Sarò così “il sacerdote della parola “ che vede la vita come incantata
meraviglia per gli occhi e carezza per chi ha l’animo che cerca…
Tessere 22 gennaio 2011
Nel dilagare dolce dei ricordi che in quella sera, dal buio dell’oblio,
migravano verso la luce del ritrovarsi ho potuto ricomporre volto per
volto fino a rivedere nella sua interezza quella foto di noi insieme.
Sono volati gli anni come aquiloni nel cielo azzurro della vita, sono
rinate le voci, ieri addormentate nel silenzio dei nostri silenzi e come
farfalle colorate i nostri sorrisi si sono uniti in un abbraccio dolcissimo.
Anna quando di vedevo mi tremavano le mani, Chiara amica carissima,
Francesco mitico compagno di banco, Carlo spontaneo e simpaticissimo,
Gianni, Giambattista, Anna, Luisa timido cigno ora sbocciato nella
speranza e nel godere sincero dei doni che la vita ci offre ogni giorno.
e tutti voi carissimi compagni che mi avete accettato come uno di voi.
Tessere preziose del mosaico della “magica” 3 A del 1973, che ora
avvicino l’una all’altra fino a formare un arazzo multicolore della
mia intensa giovinezza che mi ha arricchito di sapere e di amicizie.
Eravamo tutti belli e simpatici, pronti ad aiutarci e ad ascoltare
desideri e sogni. E dal rivederci ogni giorno, nascevano i primi amori.
le piccole invidie, i primi gruppetti. Ma non vedevamo l’ora di vederci,
per raccontare i piccoli segreti, i grandi ideali, le attese e le speranze.
Dopo tanti anni, 37 lunghi anni, siamo di nuovo insieme, con le storie
della nostra vita da mettere in comune. “cosa fai tu? sei sposato, hai
figli?” “Renzo so che allora scrivevi poesie…” Che festa nel sapere che
avevo pubblicato un libro, nel sapere che mi avevate ritrovato, che ero
ancora quel timido ragazzo che sorrideva poco e parlava di rado.
Che festa quando vi ho dato la poesia scritta per l’occasione e che
commenti entusiasti.
Ci siamo ritrovati e non ci perderemo più.
ai carissimi compagni della 3 A del liceo classico “Pigafetta”
con affetto e simpatia
Il giorno della Memoria 27 gennaio
2011
Parole narrate sul sibilo freddo del vento, parole arrotolate alla
bandiera,
parole nascoste tra le pieghe degli anni, parole seminate nel dolore e nel
pianto. Quante parole hanno “respirato” l’ombra scura della morte, prima
di poter volare sui nostri occhi. A volte non c’è spazio per i ricordi,
tutto
sfuma nel nulla dell’incomprensione fino a cadere nel buio dell’oblio.
Eppure, in quei giorni senza speranza, dalle labbra dei condannati vibrava
la voglia di vivere per sé e per i propri cari. Io non ho vissuti quei
silenzi
senza domani, ma ho ascoltato, in molte occasioni, i racconti di mio padre
che ha provato l’orrore della guerra, conservando la sua integrità morale.
Parole narrate con un filo di voce, quasi a non disturbare chi dorme in
pace
il sonno dei giusti, parole che “fotografavano” quegli istanti in cui la
linfa
delle ore scorreva nelle vene fino a sfiorare la punta delle dita.
Parole “versate” come rugiada sulle immagini sfuocate di mogli, madri e
figli, quasi a scusarsi della morte vicina. Parole che conservo, con
gelosa
cura, tra i ricordi più cari. Parole appuntite come siluri che colpivano
la
tua “casa sul mare” e con essa affondavano nell’abisso profondo la gioia,
i sogni d’amore e di giorni sereni assieme ai propri cari.
Momenti che dondolavano nelle sere chiare d’estate e tu, caro papà ne hai
trascorse tante lontane da casa e da chi tanto amavi.
Eppure, anche nel “grido stridulo delle sirene, tu dormivi nella tua
branda,
certo che il Signore delle maree vegliava su di te e “se era la mia ora,
sarei morto comunque anche se fossi stato sveglio e vigile”. Ora, nelle
mie sere
di primavera, sono certo che ti sentirò ancora “narrare le tue storie di
guerra”
perché non accada più questo delirio di morte, perché non ci sia
più un uomo che combatte suo fratello, perché l’aurora nasca nella carezza
dei giorni sereni e laboriosi. Parole, come petali di stelle, da
conservare
come “memorie” per i propri figli ed i propri nipoti.
Parole come farfalle sul domani, parole “in memoria” di quelle anime
nobili che risplendono come stelle nel cielo della storia.
PER NON DIMENTICARE…
(in ricordo di mio padre Bonifacio,
marinaio dell'incrociatore "Bolzano"
negli anni 1939-1944) |