Parlare
Ero sulle colline in fiore ed il vento, come sempre, mi accarezzava
lentamente. Il cielo sembrava essere stato dipinto da una fata che si
trovava lì per caso, forse perché era rimasta delusa da qualcuno, per
l'ennesima volta. Chissà perché, ma anche io provavo le sue sensazioni… mi
sentivo vicino a lei. Lentamente passai la mano sul mio viso, forse per
coccolarmi, forse per difendermi… e stranamente iniziai a vedere qualcosa
dinanzi a me. All'inizio pensavo che fosse soltanto il sole che si
affacciava all'orizzonte, poi mi resi conto che era qualcosa di ben
diverso da una semplice luce. Inizialmente non volevo crederci, ma man
mano che i miei occhi si abituavano a quella fortissima ed accecante
luminosità, iniziai a vedere il volto di un uomo. Distinsi i capelli
lunghi che terminavano in bellissimi boccoli castani sulle sue spalle
ricoperte da una candidissima tunica bianca, gli occhi lucenti, enormi,
profondi, la barba curata, folta, il viso pieno di gioia e di una speranza
disegnata su tutta la sua pelle. Era così bello che non credevo ai miei
occhi; non troverei parole per definire cos'era per me. Il silenzio
regnava sovrano intorno a noi; chissà come mai, ma iniziai a sentire una
dolcissima musica… ed ecco che Lui iniziò a parlare " Figlio mio…" e le
sue parole risuonarono dentro di me " Gesù… cosa posso dirti? C'è forse
qualcosa che Tu non sai?" " Dimmi ciò che desideri. Non c'è raggio di sole
che non si posi sui miei occhi e non c'è stata mai una sera in tutta la
vostra vita in cui non vi ho cullato accarezzandovi" disse Gesù " Lo so.
Ogni sera guardo il cielo e fisso l'ultima stella all'orizzonte, mentre
spero con tutto me stesso che il dolore dell'umanità sia il frutto più
bello davanti a Te" risposi abbassando gli occhi… ma le mie lacrime non
arrivarono a toccare l'erba " Io sono l'acqua che si asciuga sulle tue
labbra al mattino, sono la luce che ti abbraccia al crepuscolo, i sorrisi
di tua madre, gli sguardi dei ragazzi… e i tramonti sulle rive del mare
sono i riflessi del Mio amore per te" disse Lui, mentre le Sue parole
iniziarono a colorarsi dell'infinito, ed incominciai a vedere il cielo
scendere su di me, le colline e le montagne fondersi al tutto… fino al
punto che non seppi più distinguere cosa fossi " Le tue lacrime sono gioia
dinanzi a Me. I tuoi occhi sono i laghi in cui Io mi specchio e dove Mi
fondo con Te" " Gesù… Ti amo" dissi io " Era quello che volevo sentire"
rispose… ricordo che l'unica cosa che riuscii a vedere furono le mie mani
sul Suo viso.
Insieme
Ero sulla riva del mare e, come sempre, fin da quando ero piccolo,
osservavo le onde infrangersi sulla riva, e mi divertivo a vedere i colori
variopinti del mare. Il vento mi accarezzava lentamente… mi ricordava
tanto mia madre, quando la sera mi veniva ad aggiustare le coperte e mi
sorrideva, e nei suoi occhi vedevo il mare. Cercavo di ricordare qualcosa
che non dovevo, forse per non far del male a me stesso… eppure più pensavo
al mare e più stavo meglio. Non mi accorsi neanche del passare delle ore,
che ormai mi sembravano minuti… poi ad un tratto vidi uno stormo di
uccelli poco distante da me; forse volavano verso i loro pensieri, verso i
loro figli, chi può dirlo… fatto sta che ad un certo punto iniziai a
vedere un viso, e solo dopo alcuni istanti mi resi conto che si trattava
di lei. Iniziai a sospirare lentamente, come se volessi fuggire e come se
volessi restare lì per sempre. Avrei tanto voluto che iniziasse a parlare…
ma chissà perché il rumore del mare si sostituiva perfettamente alla sua
voce. Non conosco il motivo, ma ricordavo perfettamente il suo nome e non
il suo viso. E così iniziai a cercare nella mia mente qualcosa che le
somigliasse vagamente… e mi vennero in mente i sentieri della mia vita, i
marciapiedi dove ci incontravamo tempo fa, quegli sguardi assorti,
sfuggenti. Ma non riuscivo a trovare nulla che le somigliasse. Le distanze
non avrebbero mai potuto slegarmi da quegli occhi, che ancora non
ricordavo. Poi, chissà perché, chissà come mai, ma chiusi gli occhi poiché
una goccia d'acqua mi cadde sul viso, e iniziai a cercare un pretesto per
ricordare ancora una volta il suo profilo. Eccola. La vedevo
perfettamente. I suoi lunghi capelli castani che terminavano in bellissimi
boccoli sulle spalle, che nascondevano le sue bianche gote, le sue piccole
labbra sempre pronte a sfoggiare un bellissimo sorriso fra il malinconico
ed il gioioso, la sua pelle che si arrossiva appena mi vedeva arrivare…
l'avrei riconosciuta fra tutte le persone del mondo. Qualcosa mi diceva
che sarei cambiato dentro. Forse mi sbagliavo. Ero lì, davanti a lei… non
sapevo cosa dirle. Forse stavo dimenticando che avevo il mare davanti a
me… mi sentivo più protetto sapendo che la sabbia mi ricordava tanto le
sue mani. Il mio sguardo andava al di là delle palpebre, e si mischiava
all'azzurro del mare. Lì incontravo il suo viso. Distrattamente, non so
come, ma iniziai a muovere le mani per andarle incontro, impaurito ma
emozionantissimo allo stesso tempo. Sapevo benissimo che avrei dovuto
stringerla a me. Non ne avevo la forza. Eravamo vittima dei pregiudizi,
dell'invidia delle persone, dell'incomprensione, di qualcosa che neanche
io riuscivo a spiegare e a capire. Lei arrossiva e il tramonto iniziava ad
arrivare, mi sorrideva ed il cielo mi accarezzava… poi iniziai a tremare,
e lei mi fissò dritto negli occhi. Non c'era più nulla intorno a me e a
lei. Forse dovevo ricordare che davanti a me avevo il mare. Poi posi i
miei occhi sul suo volto e in quel momento diventammo il mare e la
spiaggia. In quell'istante aprii gli occhi e mi resi conto che lei era lì.
Di nuovo. Mi stesi sulla sabbia e l'accarezzai con le mie mani, sentendo
le sue sotto le mie. Mi resi conto che lei era il mare, e che ogni volta
che avrei voluto incontrarla sarei dovuto andare lì.
In fondo al cuore
I primi raggi del sole svegliarono Rosa che, muovendosi sinuosamente fra
le coperte, quasi dovesse sembrare una nuotatrice, aprì delicatamente le
sue palpebre le quali celavano al loro interno due bellissime sfere color
cielo, di un azzurro come se ne vedono pochi in giro. Ancora intontita dal
sonno, la giovane si sfilò le coperte e appoggiò i suoi bianchi piedi di
velluto a terra, accarezzando le sue candide gambe ripetutamente.
Lentamente si alzò e si diresse verso lo specchio della sua camera,
posizionato vicino alla finestra, e a lei piaceva quando al mattino,
appena svegliata, si specchiava teneramente. Rosa era di una bellezza
sfolgorante; gli occhi color cielo affascinavano anche le donne, e i
capelli pieni di boccoli vellutati terminavano quel quadro di soave
bellezza con grande maestria, sfiorandole il bianco viso che qualsiasi
uomo avrebbe voluto scalare, fermandosi sulle montagne delle sue fattezze,
accampandosi anche di notte, per poi risalire la vetta, più volte;
sembrava che anche i muri l'ammirassero e che i pavimenti la
ringraziassero per le dolci carezze che faceva loro camminando a piedi
scalzi; si specchiò, avvicinandosi lentamente al vetro come se dovesse,
ogni giorno, riscoprire una nuova persona, quasi come se non avesse mai
visto il suo viso; ed era bello, ogni volta, rivedersi e far volare la
fantasia. Si sistemò con cura i capelli neri che, lisci alla radice, si
riempivano di dolci riccioli neri che le accarezzavano le spalle…
qualsiasi uomo avrebbe voluto scalare quelle gambe per poi lasciarsi
andare ad un mare di pensieri erotici, naufragando sulle sue labbra,
ricongiungendosi al suo cuore pieno di pulsanti desideri… la donna si
toccò il viso e si diresse in bagno per lavarsi. Il paesaggio, fuori dalla
finestra, era di una rara bellezza; verdi colline che ospitavano fiori di
tutti i colori si stanziavano all'orizzonte, come due amanti in una lunga
notte d'amore, le nuvole scherzavano con il sole quasi a volerlo
nascondere, per poi mostrarlo in tutta la sua bellezza; piccoli uccelli
danzavano nell'aria come ad un concerto di sfavillii d'argento, per poi
precipitare e rialzarsi in volo, in sincronia, insieme; e poi alberi dalle
alte cime, case pittoresche dagli alti tetti, comignoli, erba, strade e
tante altre piccole cose, tutte baciate dai raggi del sole che lasciava,
in lontananza, una fitta foschia gialla piacevole a vedersi. Dopo essersi
sistemata, Rosa mise indosso un bellissimo vestito azzurro che le cingeva
le gambe e che le donava un che di ammirevole, misterioso; si ammirò di
nuovo e, prese le chiavi di casa, si avviò verso la porta per iniziare la
nuova giornata che si preannunciava molto romantica e piena di mistero.
Chiusa la porta, si mise in macchina e si diresse verso casa di sua
nipote. Com'era bello guidare… Il volante era sempre misterioso per lei;
le piaceva pensare che un così piccolo oggetto potesse manovrare un così
grande mezzo come la macchina, che lei ammirava fin da piccola, come il
timone di una nave del passato, grande, maestosa, possente, imperiosa,
mentre solcava i mari con il vento nei capelli, come un'avventuriera o
come un soldato, pronto ad accettare il suo destino, coraggioso,
sprezzante, fiero e valoroso, per poi dimenticarsi di tutto il resto ed
abbandonarsi fra le sfaccettature di legno del ponte del vascello, come se
fosse stata naufraga dello stesso, come se dormisse in una notte stellata
senza fine, ammirando lo scintillio delle stelle mentre, con le sue mani,
toccarle per poi farle definitivamente sue. Era bellissimo poter ricordare
qualche viso del passato, un amore infinito, sconfinato, un bellissimo
viso visto e mai ritrovato… Il cambio era sempre lì, al suo posto, senza
nessun problema, sempre pronto a cambiare le marce; la lancetta del
contachilometri sembrava stesse scandendo un qualcosa, non solo i
chilometri; sembrava scandire la vita, gli attimi e gli istanti che non
tornano più indietro, o forse il cammino delle nuvole, o forse ancora il
sospirare del vento, chi lo sa. Ma lei era sicura che un giorno, forse,
l'avrebbe capito. Dopo più di un quarto d'ora di tragitto, finalmente,
giunse a casa di sua sorella, che viveva con la figlia. Parcheggiò, scese
dalla macchina e, a passo veloce, come era solito fare, bussò alla porta "
Ciao Giovanna! Come stai?" disse Rosa non appena vide l'amata sorella "
Ciao Rosa! Io bene, e tu? Dai vieni entra, forse Elena è già pronta" " E'
mattiniera oggi" " Lo sai che quando deve uscire con te è sempre
mattiniera" " Sarà, ma a me non sembra molto contenta" rispose Rosa " Lo
sai che è una ragazza molto difficile…" " Lo so" disse lei. Giovanna aveva
gli stessi occhi di sua sorella, e anche lei aveva i suoi stessi capelli,
ma non era bella come lei; certo, le sue guance rosse e le sue mani
perfette facevano di lei una bella donna, ma non come la sorella, che, in
cuor suo, l'aveva sempre saputo. Aveva un'aria oscura; nelle sue parole
sembrava sempre celarsi un segreto, qualcosa di non detto, ma allo stesso
tempo sapeva essere amabile " Che bella giornata. Siete fortunate" " Sì, è
piacevole. Anche se ci sono molte nuvole in cielo" " Non importa" dibatté
Giovanna che, con un gesto amichevole, tentò di mostrare, pazientemente,
la sua casa alla sorella, che conosceva benissimo. Era incredibile quell'abitazione;
era fatta quasi tutta di legno, con le pareti bianche, con un misto di
verde foglia che si propagava per la casa, insieme al suo odore e, cosa
ancora più incredibile, è che era piena di misteriosissimi meandri bui,
illuminati da un'insolita luce che mostrava le sue segrete, dipanandosi
nell'aria, quasi a dimostrare, a poco a poco, quanto era brava nel suo
compito. Ed ecco che, pian piano, iniziando dal basso, mostrava una
miriade di sfaccettature color arcobaleno, immerse nella loro bellezza;
mentre Rosa era impegnata ad ammirare quelle meraviglie, quasi come se non
le avesse mai viste prima d'ora, ecco arrivare Elena, sempre con quel suo
viso imbronciato e malizioso. Il rumore della sua sedia a rotelle era,
tuttavia, molto basso e silenzioso " Buongiorno" disse, con una voce seria
e malinconica, sbrigativa e congedante, avviandosi verso la porta
lanciando un'occhiataccia a Rosa " Bene, si è fatto tardi…" " Andate
sempre al solito posto?" " Vedremo" rispose Rosa " Vedremo. Ciao Giovanna.
Sarei voluta rimanere di più, ma sai, la giornata vola" " Non devi
preoccuparti. A dopo allora!" " Ciao!" " Ciao, mamma…" disse Elena
scocciata che, aspettando la zia, lanciò un'ultima occhiata alla casa e
poi uscì fuori. La donna prese i manubri della sedia e, non appena li
catturò nelle sue mani, un fremito la scosse lungo tutto il corpo, come se
si dovesse aspettare un insulto o un rimprovero dalla nipote " Sappi che
sono venuta solo perché lo voleva mia madre…" " Potevo immaginarlo" " Ma
tu hai sempre quell' odiosissima voce provocatoria ed impertinente?" disse
la ragazza " Certo" " Ti odio!" strillò lei. Ma, a quanto pare, la donna
non si scompose affatto, anzi, abbozzò un sorriso e andò avanti. L'eco
delle ruote sull'asfalto sconvolgeva il delicato equilibrio del loro
silenzio, assecondandolo, come se fosse stato il suo amante o un suo caro
amico, mentre la strada era rappresentata dalla donna gelosa che aveva un
forte desiderio di vendicarsi. Rosa aveva lo sguardo altrove, puntato
verso terra, come se avesse dovuto contare i suoi passi, mentre Elena, per
niente pentita della sua rispostaccia, guardava avanti, fiera ed indomita.
I lunghi capelli castano chiaro scendevano lungo i suoi amabili pendii che
sembravano colorati di una sottile tonalità di arancione fino ai suoi
seni, mentre le punte accarezzavano le sue spalle quasi ad avvinghiarla
come una tenera madre; i suoi occhi, di un vivace nero, si alzavano verso
l'alto, a mandorla, dandole l'aspetto di un'orientale, mentre la liscia
pelle bianca sembrava le desse un che di insolito, come se la pelle fosse
lì per puro caso, per adornarla. I piccoli piedi nudi risuonavano
nell'aria, come se fossero stati piccoli uccelli al loro primo volo,
intimoriti dal vento ma innamorati del volo, emozionantissimi; le sue
mani, con lunghe unghia bianche e delicate, come se avessero sempre
tentato di afferrare i suoi pensieri, senza però mai riuscirvi; il tutto
la faceva sembrare una di quelle belle asiatiche come se ne vedono in giro
poche, magari in una lontana epoca, forse, chissà, dimenticata. Ma la sua
bellezza non combaciava affatto con il suo carattere; era antipatica,
viziata, ribelle, maleducata e tantissimi altri difetti ancora, non
elencabili; e Rosa lo sapeva benissimo. Arrivate alla macchina, la zia la
caricò su di essa, entrò e mise in moto. Sapeva bene che alla nipote non
le piaceva molto uscire per le campagne o in gita, ma lo faceva per il suo
bene; aveva avuto una vita difficile, la ragazza, e questo lo sapevano
tutti. E non era la prima volta che la trattava così. Dopo un lungo
viaggio, ecco che, finalmente, giunsero all'ingresso di un parco, che
suscitò subito la curiosità della ragazza che, scendendo dall'auto aiutata
dalla donna, osservò molto attentamente l'entrata, in particolar modo il
portone nero d'ingresso; si ergeva sulla via, maestoso, come un possente
uomo che vigilava sulla strada, con le sue rientranze e le sue sbarre di
ferro che sancivano un netto divario fra il parco e la comune strada, come
se fossero stati due universi del tutto separati, distinti fra di loro,
mentre suscitava in tutti i passanti che gli passavano vicino, o per
scelta o per caso, un profondo senso di inferiorità; bastava che una
foglia capitasse lì per caso, davanti ad una persona, che subito il
cancello sembrava che dicesse, dall'alto della sua statura " Tu non sei da
meno". Rosa spinse la sedia a rotelle ed entrarono nel parco; ecco, erano
giunte in un altro mondo. I rumori della strada sembravano lentamente
attenuarsi, dileguarsi, mentre anche l'aria era diventata più leggera, più
delicata, e gli alberi accoglievano, con le loro braccia, i nuovi venuti,
senza tanti preamboli, semplicemente; sullo sfondo, minacciose, c'erano
schierate delle grosse nuvole nere, che sembravano però, oltre ad essere
la conseguenza di un passeggero vento, destinate ad andare via. Ad un
tratto però, una divertente scena incuriosì Rosa; un uccellino marrone,
giunto lì per caso, inseguiva una piccola foglia tutta verde, caduta da
chissà quale albero. Saltellava, e con minuziosa scrupolosità osservava
con interesse la foglia, deciso più che mai ad afferrarla, ma senza però
riuscire nell'impresa, ed il fatto fece scoppiare una violenta risata ad
un bambino che assisteva alla scena con interesse, mentre non la smetteva
di ridere, quasi come se ringraziasse il vento che spingeva quella foglia
qua e là " Ho capito" pensò Rosa " Ho capito il motivo di questo vento. Si
è alzato per regalare un sorriso ad un bambino…" disse fra sé e sé,
sorridendo. Intanto, Elena stava incominciando ad interrogarsi su dove la
stesse portando la zia, visto che imboccò una stradina secondaria del
parco " Dove stiamo andando?" " Non preoccuparti. Ti piacerà" ribadì la
donna " Io voglio sapere dove andiamo! Già è molto che sono venuta" disse
la ragazza, senza ottenere però risposta alcuna. Ed ecco che, in
lontananza, si incominciò ad intravedere un viale alberato, con delle
panchine ai lati e una luce timida che penetrava fra di loro illuminando
la strada con la luce del sole che si appropinquava ad entrare; il
paesaggio era stupendo. Vari uccelli di tutti i colori si posavano sulle
braccia degli alberi, dove avevano costruito i loro nidi, cantando in
coro, sfidandosi in un concerto di melodie; le siepi si ergevano per conto
loro, senza dare fastidio alcuno, ospitando però le piante presenti; la
strada era liscia ed agevole, come se stesse aspettando loro tutto il
giorno, e una luce, timidamente, le soggiogava entrambe. Le due fecero il
loro ingresso in questo magnifico viale, non senza qualche domanda da
parte della ragazza ancora incuriosita " Perché siamo venute qui?" " Tu
non ti devi preoccupare" " Non ce la faccio più! Sono stanca di sentirmi
sempre dire che non mi devo preoccupare! Anche mio padre prima di morire
mi ha detto così! Basta!" gridò la giovane spazientita, suscitando la
collera della donna " Basta lo dico io, non tu. Adesso fammi il piacere di
stare zitta e di non fare più domande" disse la zia con tono autoritario e
deciso. La giovane si zittì, ma non c'era bisogno di un intenditore per
capire che lo fece con estrema difficoltà. Le due, ancora arrabbiate,
notarono con molta curiosità una coppia di giovani amanti seduta su di una
panchina poco distante, all'ombra di un alto albero; la tentazione di
guardarsi reciprocamente negli occhi era fortissima, ma nessuna delle due
lo fece. Rosa, che aveva intuito tutto, si diresse verso una panchina
appartata dove non c'era nessuno, e si sedette. Bastò uno sguardo per
capire che Elena era ancora stizzita, e così, per sciogliere la
situazione, Rosa prese a parlare " Sai qual è il tuo difetto? E' che non
ti fidi degli altri" la giovane si girò con un torvo sguardo " Non mi
interessa la tua analisi" " Se fai così avvalori soltanto la mia tesi"
disse la donna " Comunque non mi interessa…" disse Elena con un tono molto
più pacato del solito, cosa che sorprese la zia " Ne vogliamo parlare?" "
E di che cosa?" " Dell'amore, per esempio. Sai che cos'è?" " Ma che
domanda è mai questa? Certo che lo so" " Allora spiegamelo a parole.
Premetto, però, che se saprai dirmi che cos'è l'amore avrai trovato anche
un senso" affermò la donna con un tono di sfida " Ecco io… un senso?" " Tu
hai solo un'idea dell'amore. Il senso, poi, è una cosa ancora più
affascinante. Ne hai sentito parlare, certo, ma non sai cos'è veramente. E
se non ti fidi degli altri, a maggior ragione non lo capirai mai. Te lo
spiego io?" chiese la donna che non fece altro che provocare nella giovane
un'espressione spazientita " Bene. La prendo come un'affermazione. Dunque.
Vedi quei due innamorati?" chiese Rosa indicando i due con il suo dito "
Sì. Che c'è di strano?" rispose Elena con un tono di sufficienza " Quei
due sono un perfetto esempio di amore. Guarda bene. Non noti niente di
particolare?" " Ma che cosa?" " Te lo spiego io. E tu che dicevi di sapere
che cos'è l'amore. Guarda. Guarda come si accarezzano. Non lo fanno
distrattamente, ma in sincronia. Lui sa dov'è che a lei piace essere
accarezzata, e lei viceversa. Guarda bene. Lei sa che a lui non piace che
qualcuno lo guardi fisso negli occhi, e di conseguenza lei evita di farlo,
anche se fa fatica perché quel ragazzo ha degli occhi bellissimi. Lui
invece sa che a lei non piace essere toccata in maniera eccessiva il viso,
e infatti non lo fa, ma gli risulta difficile poiché quella lì ha un viso
stupendo, che farebbe venire a chiunque la voglia di toccarlo" disse la
zia alla giovane che sembrava ascoltare con estrema attenzione " E tu come
fai a sapere queste cose?" " Eh eh eh eh… solo gli acuti osservatori che
sanno cos'è l'amore possono capire certe cose…" " Perché, tu sapresti
dirmi cos'è? Sembra che tu sappia tutto…" " Spetta a te capire se ho
ragione o no" disse lei " Io… continuo a non capire… ma che cosa stai
dicendo?" " Vedi, la ragazza tiene le gambe accavallate, perché forse sa
che il suo ragazzo adora vederla così quando si appartano… e poi lui le
cinge dolcemente la vita, probabilmente perché sa che a lei piace…" " E
questo sarebbe amore?" " Non è tutto qui. Questa è solo una parte
dell'amore" " Sei così strana…" " Vuoi forse essere spiegata qualcosa in
più?" " Non so neanche il motivo per il quale ti sto ascoltando,
comunque…" " Bene. Sai, io sono abbastanza giovane, ma ho avuto alcune
interessanti storie d'amore… e non potrò mai dimenticare Marco…" " Chi è
Marco?" " Era una specie di fidanzato, anche se non so se può chiamare
tale. Ora ti racconto. Ero in procinto di partire per l'Austria, sai, ero
in cerca di lavoro, dato che in Italia non se ne trovava, e mi recai in
stazione per prendere il treno. Era una bella giornata, il sole splendeva
limpido nel cielo, ed il treno, anche se in ritardo, arrivò di gran
carriera. E fu così che lo vidi. Stavo per entrare nel varco passeggeri,
quando all'improvviso… pum! Caddi a terra senza neanche sapere il perché…
alzandomi lentamente, cercai con lo sguardo la causa di quel terribile
scontro, quando lo vidi… " Scusami, ti sei fatta male?" mi chiese " No,
figurati…" ma non ebbi neanche il tempo di parlare che ebbi, come si suol
dire, un colpo di fulmine. Rimasi affascinata da quello sguardo scuro e
tenebroso, la barba appena fatta e i suoi capelli lisci, scuri come una
notte di tempesta " Sono spiacente, ma andavo di fretta, sai questi
treni…" disse rialzandosi da terra e aiutandomi " Ma no, figurati…" " Non
so proprio come sia successo, e… ops! Guarda che ti ho combinato! Ti ho
fatto uno strappo sul vestito… non ci voleva…" disse, ma io non vi badai
talmente concentrata sul suo viso che ero " Cosa da poco…" " Te lo
ripago?" mi chiese gentilmente " Ma dai! Non importa…" " Sei gentilissima.
Davvero. Scusami ancora, ma devo andare, il treno sta partendo" " Sì…"
risposi io, ancora intontita " Allora ciao" " Ciao…" dissi, senza
distogliere lo sguardo da lui. Ma il fischio del capostazione mi fece
svegliare da quel sonno, presi i bagagli ed entrai, sedendomi, come
sempre, vicino al finestrino. Il treno partì, e io persi ogni speranza di
rivederlo e, per far passare il tempo e la malinconia, mi misi ad
osservare lo strappo del vestito, che però non era molto evidente; fu
proprio quando pensai di portarlo ad aggiustare che mi ritrovai il suo
viso davanti agli occhi " Ciao!" " Ciao… ma che ci fai qui?" " Anche io
sono diretto a Vienna" " Davvero?" gli chiesi io con un tono che avrebbe
spaccato i vetri se non mi fossi trattenuta " Sì… comunque è inutile
portarlo a cucire, non penso che si possa aggiustare" disse lui "
Incredibile… come hai fatto a sapere che stavo pensando a quello?" " Forse
perché so leggere negli occhi della gente…" " Sarà" dissi io, e ridemmo
insieme. Sarà stato il caso, sarà stata una coincidenza, ma incominciammo
a parlare come due amici di vecchia data; lui sospendeva in modo
particolare le frasi, cosa che avevo notato fin dall'inizio, forse sarà
stato per la vergogna… ma fatto sta che parlavamo liberamente, come se
fossimo stati degli intimi amici. Parlammo per tutto il viaggio, fino alla
stazione di Vienna, e, una volta arrivati, non potevamo non scambiarci gli
indirizzi dei nostri alberghi temporanei " E' stato un piacere parlare con
te. Vienna è bellissima…" " Non so come ringraziarti. Sei un parlatore
eccezionale" " Sarebbero solo queste le qualità…" e ci scambiammo gli
indirizzi, poi ognuno andò nel proprio albergo. Il mio era curioso, sai
perchè? Davanti all'entrata c'era un chiosco, un piccolo chiosco, dalle
particolari finestre, che riuscivano, giorno o notte che fosse, a
rispecchiare le luci della strada su di un monumento poco distante
dall'albergo, ornato, all'entrata, da due statue. Salii con il magone alla
gola, poiché pensavo di non incontrarlo più. Forse era un pensiero
stupido, un'illogica conclusione, ma fatto sta che avevo un presentimento.
Ma i miei presentimenti furono smentiti dal mattino seguente; appena mi
svegliai, notai un fascio di luce solare che penetrava nella stanza. Mi
avvicinai incuriosita e, accortami della situazione, non volevo credere ai
miei occhi; il fascio di luce riflesso dalla finestra del chiosco
riverberava nella stanza la scritta in nero " Ti amo Rosa". Prontamente mi
affacciai alla finestra e vidi Marco che mi aspettava giù, sorridente ma
molto preoccupato da una mia eventuale reazione. Scesi in fretta e furia,
gli corsi incontro e lo baciai " Ma come hai fatto?" " Semplice. Ho
scritto sulla brina della finestra e poi l'ho posizionata contro luce"
disse, provocando in me una gioia immensa" finì Rosa, catturando
totalmente l'attenzione della ragazza che, essendosi ricomposta, domandò
tenebrosa " E sarebbe questo l'amore?" " Come si vede che non sai che
cos'è. Non è solo questo" " E che ne è stato di Marco?" " Dopo quel giorno
non l'ho mai più visto" sospirò Rosa mestamente. Elena, che aveva
ascoltato attentamente la storia, fece finta di non essersi appassionata
e, con tono presuntuoso, invitò la zia ad andare via da lì. Rosa prese i
manici della sedia a rotelle e si incamminò " Devi scoprire tante altre
cose…" " Io non ho proprio niente da imparare" rispose la ragazza stizzita
" La fiducia negli altri, il rispetto, il bene verso i genitori, la
tolleranza, la generosità…" " Grazie tante, ma io le cose già le so" "
Eppure non mi sembra" " Sarà" disse Elena sommessamente, che pareva un po'
cambiata " Volevi molto bene a tuo padre, vero?" domandò Rosa " Prova a
trarne tu le conclusioni" " Era un uomo straordinario, lo so. E io sono
convinta che tu non hai imparato niente dei suoi insegnamenti" " Queste
sono cose private, che riguardano esclusivamente me" " Puoi dire quello
che vuoi, ma resta il fatto che è vero" " I genitori… vorrei sapere a che
servono. Ti scocciano solo e basta!" esclamò Elena " Guarda che sbagli.
Vedi, i nostri genitori sono come questi alberi maestosi; ci proteggono
con la loro possanza, e i loro rami filtrano la luce del sole, perché
sanno che fa male agli occhi, ma tuttavia ce lo fanno vedere, per
mostrarci la sua bellezza" disse Rosa, che riuscì, anche stavolta, a
catturare l'attenzione " Magari tutti i genitori sarebbero così…" sospirò
Elena che, ad un tratto sembrava cambiata " Lo so, ma…" e Rosa non ebbe
neanche il tempo di finire la frase che fu interrotta da qualcosa che
sembrava un pianto " Che c'è Elena? Dai non piangere…" disse la zia che le
prese il viso fra le mani " E' che… io non ho mai avuto un vero padre…"
sospirò Elena fra i singhiozzi " Lo so, era una persona molto chiusa…
guarda, secondo me tu devi imparare a scoprire che cos'è l'amore. Te lo
spiegherò io, vieni" e Rosa si alzò, si abbassò a terra, staccò
delicatamente un filo d'erba e lo diede alla fanciulla " Fai penetrare in
te questo filo d'erba" disse la donna a voce bassa " Che devo fare?" " Hai
capito bene, fallo penetrare in te. In senso figurato…" " E come?" domandò
Elena che sembrò stranamente cambiata; non aveva più quel viso contorto e
imbronciato di prima, e anche il suo tono di voce sembrava sereno e
rilassato " Aspetta la prima folata di vento che arriva. Se sai
profondamente che cos'è l'amore, allora capirai" rispose la donna con un
sorriso. E la giovane ubbidì. Si girò verso la zia, e per tutta risposta
la donna le fece un cenno con la mano, come se le dicesse " Aspetta e
capirai", ma la giovane, spazientita, non riusciva ancora a capire " Ma
insomma! Che cosa devo fare?" " Aspetta il vento e vedrai" ripeté la donna
con un sorriso. Ed ecco che, quasi per magia, si alzò una favorevole
folata di vento nel parco, che fece eco ad un piacevole fruscio; Elena
restò incantata ad osservare il fruscio delle foglie, ma ancora non capiva
perfettamente quello che voleva intendere sua zia " Sono convinta che tu
sappia che cos'è l'amore in realtà…" disse la donna " Ma io…" " Non
preoccuparti. Ascolta bene" " Che cosa?" domandò la ragazza che,
distrattamente, incominciò a far oscillare il filo d'erba contrariamente
agli altri fili sul prato. La giovane capì, finalmente. Chiuse lentamente
gli occhi e ascoltò il suo cuore; poi fece viaggiare la sua energia nelle
braccia, che, conseguentemente, le giunse nelle dita. Ecco. Aveva
imparato. Quando aprì gli occhi, il filo d'erba oscillava al ritmo degli
altri, in sincronia, lentamente. Prontamente, si girò verso la zia che le
sorrideva come ad annuire il suo successo " Brava. Lo sapevo che ce
l'avresti fatta. Ne ero convinta" disse, e si avvicinò a lei " E' tutto
qui l'amore?" " No. Se dovessi spiegarti che cos'è l'amore, non la finirei
mai. E comunque non potrei mai dirti che cos'è in realtà questo
sentimento. Anche se ti raccontassi tutta la mia esperienza, non
servirebbe a molto. E poi ricorda che l'emozione non può essere spiegata"
" E allora come farò a capirlo?" domandò la ragazza " Elena, non
preoccuparti di capirlo o meno. Non è importante. A noi umani non è
concesso saperlo. Piuttosto, impara a provare che cos'è l'amore. E' questa
la nostra più grande conquista" affermò la donna. Infatti. Era vero. Non è
tanto importante capire che cos'è l'amore in sé, l'importante è provarlo,
e dare un significato a quello che si prova " Forse ho capito cosa volevi
dire, prima" disse Elena che sembrava diventata leggermente più dolce "
Volevo farti entrare in sincronia con la natura. E farti provare amore"
disse la donna, che riprese a passeggiare " Zia, ora ti vorrei fare una
domanda più particolare" " Dimmi" " Hai provato vero amore quando hai
incontrato Marco?" " Eh eh… in parte. Ma non era vero amore. E' un'altra
cosa" disse, notando in Elena una notevole nota di strana dolcezza " Sai,
oltre all'amore ci sono tanti altri sentimenti bellissimi" " So dirti
quali" " Mi sapresti dire, certo, quali sono, ma non potresti dirmi come
sono" " Perché?" domandò la ragazza stupita " Da quello che ho capito non
li hai mai provati. O sbaglio?" " Certo che li ho provati" " Allora dimmi
quali sono e come sono" disse la donna che, dopo un lungo silenzio che non
fece altro che confermare le sue ipotesi, riprese a parlare " Non mi
sbaglio. Ma non preoccuparti. Te li spiegherò io" " Sei così brava che sto
iniziando a fidarmi di te" " Non ti sei mai fidata di nessuno?" domandò
Rosa alla ragazza, stupita " In tutta la mia vita mi sono fidata solo di
una persona. E sai di chi" " Tuo padre. Sai che così non va affatto bene?"
" Pensala come vuoi tu. Mi avete scocciato tutti quanti" pronunciò la
fanciulla con tanta rabbia dentro " Elena, bisogna fidarsi di qualcuno,
comunque. Ma te lo spiegherò più tardi" " Io non ne ho bisogno" confermò
la ragazza stizzita " Certo che ne hai. Ma adesso ti voglio insegnare
un'altra cosa. Il rispetto verso gli altri, che è fondamentale" " Io
rispetto tutti" " A me non sembra proprio. Da come rispondi mi fai capire
tutt'altra cosa" disse, e ci fu un conseguente silenzio che sembrava
squarciare l'aria. Rosa voleva insegnarle quanto più poteva. Ed era sicura
di riuscire nell'ardua impresa. Il tempo, intanto, era cambiato, e in
meglio. Il sole aveva riportato un'importante vittoria sulle nuvole,
illuminando di giallo tutto il territorio circostante, che sembrò mettere
una temporanea pace fra la zia e la nipote, le quali tuttavia erano
entrate in una perfetta sinfonia. L'aria si rinfrescò, portando un
piacevolissimo odore di pesco che si espanse per il parco " Senti l'odore
del pesco… è meraviglioso" " Sì, lo sento" " Vieni, ti faccio vedere una
cosa" disse Rosa, che girò improvvisamente la sedia a rotelle cambiando
direzione. Alla vista di un piccolo formicaio abitato da poche formiche,
Elena si insospettì a tal punto di richiamare l'attenzione della zia "
Scusami, ma quello è un formicaio?" " Esattamente" " E cosa andiamo a fare
lì?" " Vedrai" " Mi sono scocciata, zia! Non mi rispondi mai…" pronunciò
Elena infastidita e curiosa " Capirai il rispetto per gli altri. Ecco,
siamo arrivati" disse Rosa, che si chinò a terra " Questo formicaio l'ho
scoperto da non molto tempo" " Perché, ci vieni anche da sola qui?" "
Certamente. Perciò ti ci ho portata" disse, e guardando per terra, fece
notare alla nipote come le formiche stessero costruendo una bellissima
cornice di pezzetti di pane e altra roba presa chissà dove, portandola
pazientemente sulle spalle e poi depositandola delicatamente a terra "
Guarda, oltre quel punto non vanno… eppure ci deve essere un motivo" notò
Rosa incuriosita " Ecco perché! Guarda, non possono attraversare quel
punto perché è bagnato. Se lo oltrepassassero, morirebbero" disse la zia
di Elena rammaricata " Dobbiamo aiutarle. Potresti essere utile tu, Elena"
" Io? E come? Non possono farcela da sole? E poi sono soltanto formiche…"
" Che significa questo… anche loro hanno il diritto di vivere" " Sì, ma
non sono come noi" " Questo non c'entra" disse Rosa con tono rimproverante
" Elena, se non sbaglio tu hai un infezione al secondo dito del piede…" "
Sì, e allora?" " Togliti la scarpa" " Cosa? E per fare che?" " Dammi
ascolto… non hai detto che ti fidavi di me?" " Sì ma…" " Dammi retta.
Toglitela" disse, e lei si levò pazientemente la scarpa " Bene. Ora
togliti anche il calzino" " No, questo è troppo…" " Elena… devi fare fino
in fondo le cose" " Va bene, zia. Ma sappi che sono molto esterrefatta del
tuo comportamento" " Dopo mi ringrazierai" disse la donna convinta di
quello che stava facendo. La ragazza, sempre più stupita, si chinò
nuovamente verso il basso, poggiando il piede sull'erba bagnata e sentendo
l'acqua in tutta la sua freschezza " Ora metti la tua mano sopra al tuo
piede e aspetta" disse la donna con una nota di decisa convinzione. Quasi
per magia o forse per uno strano caso, le piccole formiche iniziarono a
muoversi in quella direzione, salendo, dapprima forviate ed incuriosite,
sulla mano della ragazza e sulle dita del suo piede, provocando in lei un
senso di profondo rilassamento ma, nel contempo, uno strano senso di
guardinga attenzione " Zia… mi fanno solletico, ma è come se mi stessero
facendo rilassare" " Fidati sempre di me. E poi ricorda che fidarsi di
qualcuno non è mai male, eccetto qualche caso" disse, constatando con
felicità che le formiche erano riuscite a passare dall'altra parte di
quell'enorme sponda che poteva a loro sembrare " Sono passate tutte" " Ora
sono a casa" " Com'è stato?" " E' stata una delle poche volte che in vita
mia mi sono sentita gratificata. E sembra che anche l'infezione vada
meglio" " Tu non volevi darmi ascolto…" disse, e dopo che la ragazza ebbe
finito di rimettersi la scarpa, s'incamminarono altrove. Elena non poteva
crederci. Si era sentita gratificata, e quella era una cosa strana per
lei, dato che aveva provato il sentimento di gratitudine solo poche volte
nella vita; ed era fantastico provarlo, come del resto dovevano essere
fantastiche tutte le altre cose della vita. Ricordava, nella sua mente, i
momenti più belli passati insieme a qualcuno; ma erano delle lontane voci
che Rosa aveva preso l'incarico di riportarle vicino a lei " Penso che tu
abbia imparato una lezione" " Una lezione…" sibilò la giovane che sembrò
totalmente diversa " Sì, una lezione. Una lezione di vita" pronunciò la
donna, fissando gli enormi occhi della fanciulla che non fecero altro che
ripetere la loro semplice missione, cioè quella di incantare chiunque la
stesse guardando. Rosa ebbe come un profondo senso di appagamento; Elena
stava cambiando, e lo si poteva notare con un solo sguardo. Non c'era più
sul suo viso quell'espressione truce e imbronciata di prima, e anche le
sue parole erano diventate più dolci e rilassate; e, cosa alquanto
incredibile, le si vedeva sul viso un accenno di sorriso che Rosa aveva
preso in notevole considerazione e che era destinato a diventare molto più
visibile di quanto non avesse mai fatto " Zia…" " Dimmi" " Che cos'è in
realtà l'uomo?" " Mi fai una domanda difficile. Ma per chi mi hai preso?"
" Tu sei così saggia…" " Io sono solo una donna umile" " Ma saggia"
affermò la giovane " Non hai notato, per caso, qualcosa di strano?" " E
che cosa?" " Non te ne sei accorta… ma mi stai facendo molti complimenti,
cosa che prima non avresti mai sognato di fare" " E'vero" disse Elena
abbassando lo sguardo " Allora zia? Mi sai dire qualcosa sull'uomo?" "
Vediamo un po'… sai, i filosofi dell'antichità spaziavano su tanti campi…
c'è chi riteneva che la vita sia un percorso, una strada da seguire fino
in fondo, e questo è vero; c'è chi riteneva che la vita è solo una
preparazione per prepararsi ad un altro tipo di vita; c'è chi pensava che
la nostra esistenza fosse solo una pena da scontare; c'è anche chi diceva
che l'uomo era armonia e nel contempo disarmonia… tutte teorie molto
significative. Ma secondo me, tutti questi filosofi hanno trascurato un
piccolo particolare, tuttavia però di vitale importanza" " E cioè?" " Non
hanno considerato l'emozione" " L'emozione?" " Sì, l'emozione. E' una
parte estremamente importante dell'essere umano, anzi, ne è parte vitale.
Cosa sarebbe l'uomo senza?" " In effetti…" " Pensaci un po'. Non è
dall'emozione che nasce l'uomo? Non è dall'emozione che viene educato
l'uomo? E come potrebbe un essere umano crescere senza essere amato? Come
potrebbe non amare? Cosa c'è di più forte dell'emozione? Credimi, neanche
il più forte maremoto o il più terribile terremoto possono superare la
potenza dell'emozione umana. E' un po' come l'amicizia, l'eguaglianza.
Loro sono parte di noi e noi parte di loro. E'vero, non ti ho ancora
risposto adeguatamente. Tu vorresti sapere che cos'è l'uomo in realtà.
L'uomo è una strada. Una strada d'emozioni, proprio così. Siccome la mente
è ragione e il cuore è emozione, l'uomo, pur senza accorgersene, tenta fin
dalla sua nascita di sublimare il cuore e la mente in un'unica via, un
unico sentiero, tuttavia con vari scopi. L'essere umano cerca di
incanalare la sua straripante forza emotiva sublimandola e indirizzandola
con la mente, fin dall'alba dei tempi. E credimi, tutti tentano di farlo,
indipendentemente dalla cultura, dalla saggezza, dalle origini o dalla
vita che conducono. E' naturale" disse Rosa, dalle quali labbra pendeva la
nipote assorta e concentrata sulle sue parole " Scusami, tu hai detto che
l'uomo è una strada e siamo d'accordo. Ma in una strada non ci sono anche
le curve?" " Non ho mica escluso questo. Ma hai fatto un'ottima
osservazione. Ti spiegherò subito. Anche le curve sono parte di noi, solo
che sono più intense, più cariche d'emozione. Sono solo caratteristiche,
non cambiamenti" " Capisco" " Elena, mi raccomando, non dubitare ma di te
stessa. Segui il tuo istinto, ascolta sia il cuore che la mente, e unisci
le loro voci. Non cercare false amicizie e falsi piaceri, così come non
devi assolutamente cercare false soddisfazioni o illusioni più grandi di
te. Certo, ti devi illudere, lo devi fare assolutamente, altrimenti non
riusciresti a vivere; ma non devi illuderti eccessivamente. Sogna, sogna
quanto più puoi, senza fermarti mai, poiché è l'unica cosa che, anche se
fatta in maniera eccessiva, non fa mai male. Proponiti sempre nuovi
obiettivi, ogni giorno che passa sii sempre più forte; e non fermarti a
piangere in un angolino al buio, inerme, ma tira fuori tutta la grinta e
la rabbia che c'è in te, e trasformala in passione e in determinazione.
Fai sentire la tua voce, urla con tutta te stessa, e non preoccuparti se
qualcuno si dovesse lamentare della tua urla o se dicesse che gridi troppo
forte, grida comunque con tutta la tua voce, poiché loro farebbero lo
stesso con te. Guarda, guardati intorno, e cattura ogni immagine e ogni
meandro della natura che ti circonda, traine insegnamento e non
dimenticarlo mai. Fallo con tutto il tuo cuore, e cerca di non
dimenticarlo. Osserva bene i bei luoghi che visiti, il mare, la spiaggia,
il chiosco delle bibite, l'insegna dei negozi dei paesini vacanzieri, le
timide nuvole che vi si affacciano solo in quei posti, il riflesso della
pelle al sole, le giornate al mare, le melodie del campeggio di fronte
alla tua casa, le verdi foglie dei prati, il lungomare con i suoi
lampioni, i lidi, la bellezza sfolgorante dei pomeriggi d'estate, anche la
sabbia stessa, e fa che ognuna di queste cose entri nel tuo cuore e non lo
abbandoni più, così che nei momenti tristi ti possano consolare e
abbracciare, e che nella certezza della morte ti possano accompagnare.
Certo, questi paesaggi aumenteranno il tua amore per la vita, e ti
intristiranno, poiché saprai che un giorno dovrai morire e abbandonare
tutto questo. E' questo il senso di cui ti parlavo prima… e questo senso
cammina insieme alla felicità." disse Rosa, trovando la nipote in lacrime.
Di lì in poi nacque un lunghissimo silenzio che neanche io saprei
raccontare. Quel silenzio era diverso da tutti gli altri. Da quel
silenzio, infatti, si poteva scaturire quale fosse la felicità; le lacrime
della ragazza scendevano, quasi a tratti, lungo il suo viso, tanto che la
zia avrebbe voluto fermarle per sostituirle con un bellissimo sorriso, un
sorriso eterno. Da quell' immane silenzio si poteva capire la vera
tristezza che vigeva nel cuore della povera ragazza, la sua fragilità, le
sue notti passate a piangere in attesa di una risposta, da qualcuno o da
qualcosa; lei sapeva benissimo che la più bella corritrice del mondo era
lei, anche se su una sedia a rotelle; sapeva benissimo che le sue lacrime,
un giorno, sarebbero diventate lunghissimi sorrisi di cui neanche lei
avrebbe potuto vedere la fine e che, anche se si fosse impegnata per tutta
la vita, non sarebbe mai riuscita ad essere bella come un tramonto o un
arcobaleno senza fine " Elena, non piangere…" " Scusami zia… ma è più
forte di me… io non sono triste pur sapendo che devo morire…" " Vieni, ti
porto in un posto speciale" disse Rosa, prendendo i manubri della sedia. A
quel punto prese una strada secondaria, un sentiero poco distante dalla
siepe principale, la quale sembrava offuscasse il bellissimo paesaggio che
si sarebbe dovuto trovare dietro. La strada era irta di rami spezzati,
ormai anziani, raggrinziti dal tempo, che ostacolavano la strada; ma Rosa
sembrava trovarsi comunque a suo agio. Salirono un piccolo pendio pieno di
foglie sul suolo, e si presentò, dinanzi agli occhi di Elena, il più bel
paesaggio che avesse mai visto in tutta la sua vita; le file di alberi che
si celavano a poco a poco dietro la siepe si svelavano in tutta la loro
bellezza legnosa, abbracciando il territorio circostante con i loro rami
che sembravano delle dita scolpite con minuziosa attenzione, belle quasi
come quelle di Elena. L'erba era bassa, accogliente, come il pelo di un
gatto disteso a terra; il cielo oscillava fra l'azzurro oltremare ed il
rosa, orlato da sfumature estremamente particolari che facevano pensare
subito al medioevo o ad i cavalieri corazzati di quell'epoca. I fiori si
ergevano, maestosi, sul prato, come se da piccoli fossero diventati in una
volta grandi e potenti, senza sottovalutare la forza degli alberi e delle
colline poste poco più avanti. Di lì in poi era tutto vago ed indefinito,
come un'immensa propaggine tesa ad andare in avanti, come se dovesse
viaggiare senza una precisa meta. A completare l'ameno campo c'era il
sorriso di Rosa, che rimirando il tutto come se l'avesse visto per la
prima volta, l'avrebbe voluto portare negli occhi della nipote " Zia…
potrei dirti una cosa?" " Dimmi, poiché gli istanti sono sospiri del
tempo" " Non vorrei morire. Mai" " Anch'io, se potessi… se solo potessi.
Ma dobbiamo accettare il destino e la vita" disse tristemente la donna,
che trovava il senso della sua vita fra le foglie degli alberi di pesco e
i fiori che la sera scendevano dai loro rami per andare a trovare la loro
vita e la loro sorgente nelle spighe di grano e i mandorli in fiore "
Vorrei tanto evitarlo" " Tutti noi vorremmo evitarlo. E' uno dei sogni
dell'uomo" " Sai, in fondo… in fondo è anche stupido. La morte ci libera
dalle sofferenze, portandoci ad una vita migliore… ma ci priva della cosa
più cara che abbiamo" disse la ragazza, stupendo enormemente la zia per
via delle sue parole " Sai… è stupido anche pensare che siamo condannati a
non vedere mai più un bellissimo paesaggio o una persona meravigliosa.
Forse ne incontreremo di migliori, chi può dirlo" pronunciò la donna "
Zia… hai idea di che cosa ci aspetta dopo la vita?" " Non lo so. E' una
domanda di una difficoltà che tu nemmeno immagini. Ma dimmi; ti sei per
caso innamorata della vita?" disse Rosa, la quale non ottenne nessuna
risposta dalla nipote " Ho capito. Ho capito tutto. Andiamo" disse, e
prendendo la sedia a rotelle della nipote tornò sul viale principale. Il
loro breve silenzio fu subito interrotto " Se solo fosse più facile…"
disse la ragazza " In che senso?" " Non mi vedi, zia? Non vedi che sono su
una sedia a rotelle?" " Sarebbe tutto più facile, secondo te?" " Certo che
sarebbe tutto più facile" " Chi ti ha detto quest'assurdità?" " Non c'è
bisogno che qualcuno me lo dica. Sarebbe tutto enormemente più semplice" "
Questo perché ti fidi delle apparenze, e non vai nel profondo delle cose.
Perché non rifletti un attimo?" " Su che cosa, zia?" disse Elena con un
sorriso " Pensa di trovarti in un bellissimo parco, come questo. Un viale
ridente, gli uccelli che cantano, le verdi siepi, il cielo… e immagina di
vedere una persona che cammina lungo questa via a piedi. Cammina con le
sue gambe, questo è vero; ma, intento a camminare, non apprezza le verdi
siepi, i maestosi alberi e i loro rami, la freschezza dell'aria, le foglie
a terra, e non ascolterebbe il canto degli uccelli, si limiterebbe
soltanto a sentirlo; non osserverebbe il cielo, si limiterebbe soltanto a
guardarlo. Invece tu cammineresti più lentamente, certo, però godresti
della bellezza della natura nei particolari, poiché non saresti intenta a
camminare frettolosamente" disse Rosa, che prese il viso di Elena fra le
mani " Non intristirti. Pensa a fondo su quello che ti ho detto" " Zia,
sei incredibile. Grazie" " Non devi dirmi grazie. Ma a guardarti penso che
devi dirmi qualcosa. O sbaglio?" " No, non sbagli" " Di che cosa vogliamo
parlare?" " Riguarda mio padre" " Lo sapevo" " Vedi… lui era tutto per me.
Mi faceva da padre, da fratello… era l'amico che non ho mai avuto, o forse
meglio di quei pochi che ho avuto" " Ti ascolto" " La sera, quando ero
piccola, mi raccontava le favole, e mi dava il bacio della buona notte.
Era incredibile… nel vero senso della parola. Lui non badava a nulla
quando si trattava di qualcosa che riguardava me. Era di una generosità
spaventosa. Faceva di tutto per gli altri, e pensava a lui in un secondo
momento. Sai… lui era l'unico al mondo" " Che cosa vuoi dire?" " Era
l'unico. L'unico che avevo al mondo. Non ho mai avuto amici. O meglio, ne
ho avuti pochi, e quei pochi che ho avuto non mi mostravano tanto affetto"
" Lui invece era l'unica persona al mondo che ti parlava" " Certo, mentre
mia madre era troppo occupata per badare a me" " Conosco mia sorella.
Effettivamente è così" " Non è tutto. Vedi, fra me e mio padre c'era
un'incredibile intesa, un sentimento che ci legava in un unico cuore.
Sapeva quello che mi dava fastidio, sapeva cosa mi piaceva, cosa volevo
fare, quando era il momento giusto di parlare e quando non lo era. Sapeva
anche cosa mi piaceva ascoltare, e cantavamo insieme, qualche volta.
Capiva perfino i miei problemi ancor prima che io parlassi" " Questo lo
so. E' la prima volta che ne parli con qualcuno?" " Sì. Non ho mai avuto
il coraggio di parlarne con mia madre" " Ti posso capire" " Quando morì,
una parte del mio cuore se ne andò per sempre con lui. Mi distrusse. Fu
peggio di una sciagura o di una tragedia immane. Passarono dei giorni di
insopportabile dolore, che erano così dolorosi da non potersi né capire né
spiegare" " Ma parte del tuo dolore è ancora con te. E tu sei alla
disperata ricerca di quella parte del tuo cuore" " Sì… è vero" sospirò
Elena " E io ti aiuterò a ritrovarla" " E come? Mia madre dice che devo
accettare la sua scomparsa" " Questo è vero. Ma non è vero che non puoi
recuperare quella parte del tuo cuore" " Come se fosse possibile" " Niente
è impossibile. Ascolta; ti fidi di me?" " Sì" " E allora fidati e basta"
disse Rosa, che si accinse a sveltire il suo passo " Zia… ora ti faccio
una domanda alla quale forse non saprai rispondermi" " Dimmi" disse Rosa
accennando un sorriso di sfida " Si può volare?" " Certo. L'uomo può
volare" " E come?" " Non ti ho detto che se ti fidi di te e delle persone
che ti amano nulla è impossibile?" " Ma…" " E poi, un'altra cosa; non ti
ho detto di ascoltare il tuo cuore?" " Sì, questo sì. Ma come si fa ad
ascoltare il cuore?" " Senti l'emozione salire sulle tue guance, o giù di
lì. Poi cerca di spostarla, nelle tue vene, e falla scendere verso il
petto. Ascolta i tuoi battiti, ma senza darti troppa fretta; senti le onde
del mare, il fruscio delle foglie, anche se non li hai vicini a te, li
sentirai comunque. Non preoccuparti di tutto il resto, poiché lo sentirai
da te. Non preoccuparti di capire, poiché il tuo cuore penserà a tutto"
disse la donna con una leggera nota di mestizia che non fece altro che
affascinare la giovane nipote sempre più interessata a i suoi discorsi "
Credimi, è facilissimo. Anzi, è naturale" " E come si fa a volare?" "
Ascolta il tuo cuore. Poi cerca di evadere quanto più ti è possibile dalla
città, in un posto dove i rumori della strada sono soltanto un lontano
ricordo, e dove di palazzi non se ne vedono. Poi stai molto attenta a
percepire ogni sussurro del vento, qualunque esso sia. E poi lasciati
andare" " Si può davvero volare così?" " Ma certo. La cosa che devi
assolutamente fare è ascoltare" " Come devo ascoltare? Non è facile" "
Ascolta, senza limiti" " Senza più limiti?" " Senza limiti. Mai" " Ma loro
non fanno parte della nostra vita?" " Chi ha mai detto il contrario? Solo
in certi casi, però. Dobbiamo imparare a riconoscerli" " Ho capito. Almeno
questo so come si fa" " Brava" sussurrò la zia della giovane, che sembrava
aver percepito ogni cosa del sudisse la donna. Elena era, stavolta,
profondamente cambiata; il suo viso era finalmente sereno, disteso, senza
quel broncio che aveva sempre disegnato sul volto. I suoi occhi brillavano
di una diversa luce; finalmente iniziò a gesticolare, a muoversi, a
sorridere, e anche il suo linguaggio aveva subito dei notevoli
cambiamenti. Si esprimeva per quello che era in realtà, cosa che aveva
sempre nascosto, e anche Rosa, con felicità, l'aveva notato " Sai, Elena…
sei cambiata. Sei diversa. Non te ne sei accorta?" " Davvero? A me sembra
sempre lo stesso… comunque…" " Hai imparato molte cose. Ma non sai ancora
fidarti degli altri" " In che senso?" domandò la ragazza, la quale non
ebbe neanche il tempo di terminare la frase che, improvvisamente, alzando
lo sguardo, notò un piccolo uccello che camminava lentamente sul ramo di
un albero posto a media altezza " Guarda, Elena… un uccellino" " Ho
visto…" " Deve essere al suo primo volo" " Come fai a capirlo?" " Guarda
bene. Non muove perfettamente le sue ali, ed è molto insicuro dei suoi
passi. E poi guarda continuamente verso il basso" " Hai ragione" continuò
Elena, che si affascinò allo spettacolo. Era giunta, per quell'uccellino,
la resa dei conti; con molta esitazione, si apprestò ad osservare il vuoto
che c'era sotto di lui e, incurante del pericolo, fece un timido accenno
di apertura alare. Guardò, intimidito ed impaurito, verso il basso, più di
una volta; ma non accennava ancora a saltare. Tutto il bosco, per alcuni
attimi, sembrò fermarsi per osservare il tutto, con estrema attenzione "
Credi che ce la farà?" " Ne sono convinta" rispose la donna alla nipote.
L'uccello avanzò, lentamente, verso l'orlo del ramo; ma ancora non
sembrava convinto. Tutta la natura si fermò, per un attimo, convinta anch'
essa del primo volo dell'uccellino. Ecco, il fatidico momento era
finalmente giunto; l'animale avanzò, ancora di più, verso il baratro. Ed
ecco che, incurante della paura, si lanciò nel vuoto; e spiccò un
bellissimo volo verso il cielo " Bravo! Hai visto, zia?" " Sì. Ero sicura
che ce l'avrebbe fatta" " E' stato bellissimo" " Secondo te perché ce l'ha
fatta?" " Non saprei…" " Perché si è fidato delle sue ali. Senza di esse
non avrebbe mai potuto" disse la donna, che con le sue parole penetrò a
fondo nel cuore della nipote " Lo leggo nei tuoi occhi che anche tu eri
convinta della sua riuscita" " Sì, certo" " Ne ero sicura. Anche tu sei
sensibilissima" " Grazie" " E' la verità; soltanto la pura verità" disse
Rosa accarezzando il viso della bella nipote, che sembrò ringraziarla. Le
due ripresero a passeggiare, ammirando i meandri della natura; Rosa
rimaneva incantata dai fiori che costellavano i piedi delle siepi e i loro
dintorni, come se li avesse visti per la prima volta. Elena invece,
nonostante avesse visto quel parco poche volte, li osservava come solo un
esperto sa fare; e le venne spontaneo, infatti, fare una domanda alla zia
" Zia… tu mi hai spiegato tante cose… ma me ne puoi spiegare un'altra?" "
Dimmi" " Se davvero niente è impossibile… come farò a camminare?" " Chi ti
ha detto il contrario?" " Posso camminare?" " Certo che puoi!" " Forse… so
come fare. Devo ascoltare il mio cuore" " Brava. L'hai capito. Il tuo
cuore ti dirà cosa fare" " Non è così semplice come sembra" " Invece è
facilissimo" disse la donna fermamente convinta delle sue parole " E'
tutto qui. Nelle tue mani, o meglio, dentro di te" " Lo so che è dentro di
me" " E allora? Non è difficile" rispose con convinzione Rosa, che fissò
negli occhi la ragazza, la quale abbassò a sua volta lo sguardo, forse,
per evitare quello della zia " Quando scoprirai davvero che niente è
impossibile, sarai in grado di vedere tuo padre" " E come?" " Fidati di
me, e, soprattutto, di te. Ricordi l'uccellino, poco fa? Forse a lui sarà
sembrato un ostacolo immane quell'albero e la sua altezza, sarà stata
un'utopia per lui; eppure è riuscito a spiccare il volo. Perché secondo
te? Perché si è fidato delle sue ali. Potrai riabbracciare tuo padre,
Elena" " Mi fido" " Ecco. Così va meglio" pronunciò la donna con una
serena aria di convinzione, calma e decisa " Non ho ancora accettato la
sua morte" " E' normale. L'accettazione della morte di qualcuno dipende
dall'importanza che ha occupato nella nostra vita. E doveva essere una
persona speciale. Dipende anche da questo" " Perché è morto proprio lui? E
perché proprio quando io ero così piccola? Perché?" " A noi non è dato
saperlo. E poi è andata così. Una persona forte accetta comunque la morte
di un caro" " E come si fa a saperlo? Se solo ci fosse un modo…" " Un modo
c'è" " E quale?" " Semplice. Come sempre, dovrai ascoltare il tuo cuore.
Concentrati a fondo. Cerca di sentire la voce di tuo padre" " Devo cercare
di sentirla?" " Sì, ma fai attenzione. Non devi cercare di sentire la voce
con la tua mente, questo lo sappiamo fare tutti. Devi sentirla provenire
dal tuo cuore" " E come si fa?" " E' inutile che io te lo spieghi. Sai già
come devi fare" disse, indietreggiando di qualche passo e attendendo
impazientemente una risposta. Elena chiuse gli occhi, sospirò e si
concentrò profondamente; Rosa aspettò per interminabili istanti, ma senza
alcun risultato " Zia… non sento niente" " Lo sapevo. In fondo, era quello
che volevo sentirmi dire. Ma non ti preoccupare. Vedremo dopo" " Non
ancora accettato la morte di mio padre" " Proprio così. Ma non
preoccuparti" disse, e dopo che ebbe pronunciato queste parole, zia e
nipote tornarono sui loro passi. Il sole, intanto, vinse definitivamente
sulle nuvole. I suoi raggi spiccavano il volo, raggiungendo i più alti
strati del cielo, e forse ancora più su, per poi volare in picchiata sulle
verdi colline dei campi, atterrando definitivamente sui visi delle due
giovani donne che apprezzavano vivamente quel caldo benvenuto,
accompagnato da un piacevolissimo sole che cullava fra le sue braccia quel
piccolo parco che sembrava ringraziarlo di volta in volta sempre di più
per l'accoglienza che gli offriva " Hai visto com'è bello questo sole?"
domandò la donna impaziente di avere una risposta " Sì, è meraviglioso.
Poche volte mi è capitato di vedere un sole così. Guarda, ci sono anche
alcune nuvole stagliate all'orizzonte… come sono particolari…" " E' un
raro spettacolo. Goditelo" " Sai, zia… ho un terribile senso di
disperazione che mi prende qui, al petto" " Posso capire per cosa…" " E'
da molto tempo che ce l'ho… ma non l'ho mai detto a nessuno. Non è sempre
così, però… è terribile" " Per questo ti ho detto di amare quanto più
potevi. E tu sai bene perché" " Sì, lo so. Me l'hai già detto" e da qui si
insediò in mezzo alle loro parole un terribile silenzio, che fu però
subito sconfitto " Non accontentarti mai, Elena, delle cose vane e
incomplete. Cerca sempre di finire ciò che fai, e anche se non dovessi
riuscirci, non rammaricarti, poiché non serve a nulla. Il rammaricarsi va
bene, ma non troppo. Appena la vita ti stende al tappeto, tu rialzati
subito, e pensa come affrontarla, con più coraggio e determinazione di
prima. Non dubitare mai delle apparenze; certo, non devi farti ingannare
da quelle, ma sii sempre attenta a valutare le persone da quello che
dicono e da quello che fanno. Cerca di penetrare in loro, più
profondamente che puoi; non giudicare le persone da quello che pensano a
da quello che dicono, ma guarda in profondità nel loro cuore. Solo così ti
accorgerai degli individui che ti stanno accanto. Scruta attentamente gli
occhi degli altri; non badare solo al loro viso. Guarda attentamente le
pupille, e poi l'iride, e poi di nuovo tutte e due insieme, fino a
confonderle e a non riuscire a distinguerle. E solo quando saranno unite e
indistinguibili, capirai cosa c'è dentro di loro. E poi ascolta la natura;
lei è la migliore consigliatrice ed ascoltatrice che esista. Non comunica
con le parole, certo; ma è necessario che tu impari il suo linguaggio. Lei
ti potrà lenire il dolore, ma non debellarlo, poiché la sofferenza fa
parte della nostra esistenza, e ci accompagnerà sempre. Sta a noi sfidarla
e poi distruggerla. Abbi sempre coraggio, siine sempre piena. Guarda gli
scoiattoli, le volpi, gli uccelli, i cervi; loro affrontano la natura e sé
stessi ogni giorno. Ti sembra che loro abbiano paura? Ne hanno, ma poca,
perché loro seguono il loro istinto. Segui te stessa, e non avrai mai
paura. Di niente. Questo te lo garantisco io, stanne sicura" disse la
donna, attirando la ragazza fino a farla pendere dalle sue labbra, ad ogni
parola che pronunciava " Zia… sei incredibile. Non ho parole per
ringraziarti" " Non devi ringraziarmi. Se vuoi accontentarmi, fai quello
che ti ho detto" " Dovrò averti al mio fianco" " Ti posso garantire che
non servirà. Basta che tu mi abbia ascoltato" disse Rosa, che ebbe come un
fremito che le percorse la schiena quando accarezzò la nipote con la sua
dolce espressione " Senti, sai come fare a capire se una persona da te
amata ricambia il tuo sentimento? Come fare a capire, insomma, se è vero
amore?" " No, non lo so" " Allora guarda come fare" disse la donna
mostrandole un campo di coloratissimi fiori poco distante " Osserva bene
questi fiori" " Sì, li sto osservando" " Bene. Non devi fare altro che
cercare di trovare il fiore che più somiglia dalla persona da te amata.
Poi raccoglilo e senti il suo profumo. Solo se sentirai un forte e reale
profumo, sarà vero amore" " Tu dici?" " Certo" " L'hai fatto qualche
volta, vero?" " Certamente. E solo poche volte ho sentito il profumo" "
Sono contenta per te" disse la ragazza con un sorriso " Vuoi provare a
farlo anche tu?" " Nella mia vita mi sono innamorata poche volte. E non mi
ricordo neanche benissimo quello che è successo" " Allora lo farai quando
verrà il momento" " Certo. Ma dimmi una cosa; come faccio a vedere il
fiore che somiglia di più alla persona che amo?" disse la ragazza, che
ottenne solo uno sguardo fra il rimproveratore e l'imbarazzato da parte
dalla donna " Ho capito… devo fidarmi del mio cuore" pronunciò la ragazza
che sembrò aver capito " Ho capito, zia…" " Senti un po'… forse accetterai
quello che sto per proporti" " Dimmi" " Vuoi camminare?" e a quel punto
Elena versò alcune lacrime dagli occhi " Lo so, non è semplice. Ma
proveresti un'emozione indimenticabile" " Davvero? Non lo so…" " Lasciati
andare. Fidati di me" " Va bene" disse Elena asciugandosi una lacrima che
le era scivolata delicatamente sul viso. La donna si apprestò a prendere
in braccio la ragazza che, dopo aver titubato non poco, afferrò le spalle
della zia saldamente; e le sembrò di volare. Si alzò lentamente da quell'orribile
sedia che doveva significare per lei un invalicabile ostacolo, un qualcosa
che la immobilizzava dal resto del mondo, ma fatto sta che non provava
molto risentimento verso quell'oggetto che rappresentava per lei il punto
d'osservazione del mondo. Rosa le spostò le sue sensualissime gambe in
corrispondenza delle sue, tenendole ferme con le braccia; e iniziò a
camminare " Tieniti ben aggrappata, mi raccomando. Al resto ci penso io" "
Zia… io sto… camminando!" " Hai visto? E tu che non mi credevi!" gridò la
donna entusiasta " Zia! Sto camminando! E' bellissimo! Non ti fermare, non
ti fermare! Sto camminando!" " Non mi fermerò, te l'assicuro! Anzi, ora
correrai!" " Sììììììììì!" " Corriamo, Elena! Corriamo verso la vita!" urlò
la donna felice, che prese a correre " Guarda, Elena! C'è una farfalla lì,
la vedi com' è bella?" " Sì, la vedo!" " Bene. Ora la supererai!" " Ma
come farò? E' troppo veloce per me" " Ti fidi di me?" " Sì" " E allora sta
a vedere!" gridò Rosa che si lanciò all'inseguimento dell'animale. Corse
per i prati, superò le colline irte di fiori, e si lasciò a poco a poco la
farfalla alle spalle " L'abbiamo superata!" " Hai visto? E tu che non mi
credevi" " Sì! Cammino!" gridò la ragazza piena di gioia, e dopo alcuni
minuti di marcia la donna si lasciò cadere a terra scherzosamente "
Brava!" " Ho camminato! Da quanti anni non lo facevo…" pronunciò la
giovane " Secondo te perché sei riuscita a superare quella farfalla?" "
Perché mi sono fidata di te" " Brava" " Grazie" " Non devi ringraziarmi.
Devi essere contenta e fiera di te" pronunciò la donna che si sistemò i
capelli. Poco dopo, con lentezza, tornarono verso la sedia a rotelle,
sulla quale Elena si sedette sopra con molto rammarico; e fu così che
ripresero la loro passeggiata " Non lo dimenticherò mai. Grazie" " Tu ti
sei fidata di una parte di te, e questo è l'importante" " E' vero" disse
la fanciulla con le lacrime agli occhi. In tutta la sua vita, Elena non
aveva mai provato una felicità simile; sapeva bene cosa significasse
camminare, correre con le proprie gambe, superare, ad uno ad uno, tutti
gli ostacoli. Lo aveva fatto anche con qualcuno di veramente importante
per lei, ma non seppe mai dirlo in realtà con la sua convinzione o solo
con la sua forza. Era una ragazza fortissima ma, come tutti gli esseri
umani, necessitava dell'aiuto di qualcuno. Si sentiva più forte, più
sicura di sé, come non mai, e si sentiva prontissima per un'altra emozione
forte come quella " Scusami, zia. Posso farti un'altra domanda?" " Dimmi"
" Che cos'è la vita? E soprattutto, come si fa a non dimenticare mai una
persona?" " Mi hai fatto una domanda difficile. Forse ancora più difficile
delle altre. Ma cercherò di risponderti" " Dimmi…" " Vedi, molti pensano
che la vita sia un'avventura, una missione. I filosofi hanno dibattuto su
questo tema per secoli e secoli, ognuno con una sua teoria, una più
affascinante dell'altra" " Posso capire" " Vedi, non è facile spiegarlo.
Ma è anche estremamente affascinante. Vedi, la vita non è solo
un'occasione. Forse non lo è. Ascoltami bene. Già da quando inspiriamo il
nostro primo respiro, la prima aria che ci entra dentro, siamo vivi.
L'aria farà sempre parte di noi, inevitabilmente; e ogni volta che
respiriamo, che battiamo le palpebre, che ci muoviamo, che pensiamo, in
ogni istante noi creiamo qualcosa di magico e di incredibile, che nessuno
può cogliere a fondo, tranne le persone sensibili. Ti è mai capitato che
in un edificio come la scuola o stesso a casa tua, non abbia mai visto
quella strana luce che penetra attraverso la finestra creando quell'aura
soffusa che varia dal blu al giallo? Quella luce può cambiare la vita di
un adolescente, ma per un adulto è pressoché insignificante, o magari non
ci farebbe neanche caso. Tutto è relativo, certo, ma fino ad un certo
punto; dopo di esso entriamo poi in un campo che solo poche persone sanno
esplorare, anzi, pochissime" " Quale?" " E' quello spazio che si interpone
fra la mente ed il cuore. E' difficile trovarlo, lo si trova solo se si è
persone sensibili. E non è detto che si trovi. Non bisogna neanche
pretenderlo troppo" " E che cos'è?" " Cosa sono, vorrai dire. Sono i
vagiti del cuore. Già, proprio così. Anche il cuore piange. Dove credevi
che andassero i suoi pianti? Alcuni se ne vanno via, altri restano dentro
di noi. E sono nascosti benissimo. Vengono fuori con una certa atmosfera,
non vengono all'improvviso come se nulla fosse. Il cuore piange molto più
del previsto, e il problema è che noi non lo sappiamo, o lo sappiamo così
poco a tal punto da ignorarlo. Il segreto è quello di stabilire un
contatto fra la mente ed il cuore. La vita non è un circondarsi di cose
belle o di tanti amici, non è una spasmodica ricerca al successo o al
circondarsi di tante persone… è un soffuso d'aria che si incontra con i
nostri pensieri, e la vita è una ricerca di una bella specchiata, di un
pensiero che ci è sfuggito, magari durante il sonno, di uno sguardo, di un
gesto d'affetto; e il bello è cercare un motivo alla nostra stessa
esistenza. Poiché, come tu saprai, non siamo qui per caso. Così come anche
gli eventi della nostra vita, non accadono così, per puro caso, ma per un
preciso motivo. Per questo l'uomo si illude… poiché è convinto di trovare
un senso alla sua vita, o almeno un motivo, che sono due cose
profondamente diverse fra di loro. Ma non è detto che l'uomo non trovi un
motivo; un giorno, forse, lo troverà" disse la donna con mestizia " Zia…
ancora non mi hai detto come si fa a non dimenticare mai una persona" "
Sai, non occorre solo buona memoria o una sensibilità particolare. E'
difficile ricordare una persona per sempre, quando questa magari non ha
occupato un posto tanto speciale nella nostra vita. La cosa risulta più
semplice quando questa persona rappresenta qualcuno di speciale per noi,
ma il dolore di perderla o di non rivederla più ci fa star male da morire.
Ed è per questo che, forse, non la dimentichiamo più. Il segreto non è
tanto quello di ricordare cosa ha fatto nella vita questa persona per noi
o per qualcun altro, ma sta nel ricordare i suoi gesti, le sue parole, un
suo sguardo, la sua voce…" " La sua voce?" " Sì. E' questa la cosa che ci
consola nei momenti più tristi. E ricorda; se non ti sovviene, nonostante
i tuoi sforzi, vai in un posto appartato, non molto isolato però, dove si
può sentire bene il vento; e poi cerca di ascoltarlo con grande maestria,
poiché lui è l'unico che ce la può far ricordare. Se vuoi fare ancora
meglio, cerca di ricordare il viso di questa persona quanto il più
possibile, e la sua voce ti sovverrà subito. Non devi ricordare tanto la
frase nella quale ti raccomanda di non dimenticarla più, o magari le
ultime cose che ti ha detto… basta semplicemente servirsi dell'aiuto della
natura per ricordare in questo mare di pensieri la persona da noi cercata,
in qualche modo. Non è importante ricordare la persona in sé, ma quello
che è stata per noi, e trarne insegnamento, affinché un suo lontano
sguardo ci dia calore e conforto, sempre e comunque. L'importante è che
anche se fuori infuria la tempesta, ci sia un raggiante sole dentro di
noi" disse la donna concludendo il suo discorso con un timido sorriso al
quale Elena rispose con un' altrettanta splendida espressione che addolcì
tanto la zia. Nell'aria, intanto, si cosparse un leggero profumo di legna
bruciata, quello tipico invernale, quando il crepuscolo si affaccia ormai
sul giorno, quando i meravigliosi colori saettanti del cielo diventano
tutt'uno con le persone, e il fresco serale s'impossessa della bellezza, e
c'è freschezza di vivere " Guarda, Elena… il cielo s'è tinto di rosa.
Questo vuol dire che un ragazzo ha appena dato il suo primo bacio ad una
ragazza, o viceversa" " Davvero?" " Certo. Perciò ogni giorno il cielo si
tinge di rosa" " Zia… prima sei stata molto brava a dirmi come ci si fa a
ricordare di una persona a noi cara" " Merito di una grande ascoltatrice
come te. Ascoltare è difficile, non è da tutti. Può sembrare strano, ma è
così. Sai, dopo tutto…" " Dopo tutto?" " Il sognare e l'esistere non hanno
poi molte differenze fra di loro. Quando sogniamo la nostra mente è
immersa e pervasa da immagini, da suoni, da sguardi, da carezze sfuggenti,
pensieri soffusi ed incerti; e non ci sappiamo orientare, non sapendo
distinguere la realtà dall'immaginazione. Del resto, anche quando
esistiamo facciamo così, solo che quando siamo svegli ci rendiamo conto di
tutto ciò che ci circonda. E' questo che differenzia il sogno
dall'esistenza, anche se li accomunano molte cose fra di loro.
L'importante è capire anche solo una cosa di quello che ci vogliono dire,
poiché da quella cosa saremo in grado di capire tutto ciò che intendono
spiegarci" disse la donna convinta delle sue parole " Elena…" riprese la
donna teneramente " Zia… tu mi hai insegnato tante cose… ma come ti
comporti con le altre persone? Ho visto che sei una persona dolce,
affettuosa, disponibile, premurosa, capace, responsabile… ma come sei con
gli altri? Io e te non sembriamo una zia con la sua nipote…" " Esatto.
Vedi, io mi comporto esattamente come adesso. Non faccio tanti preamboli
con le persone, sono me stessa e basta" " Devono essere fortunati gli
altri ad averti come amica…" " Grazie" " Io dico la verità. Mi hai
insegnato tante di quelle cose che adesso la vita mi piace tantissimo" "
Diciamo che prima non ti piaceva affatto" " Già…" " Dimmi un po'… come va
con tua madre? Da quello che ho potuto vedere e da quello che ho potuto
dedurre non va molto bene…" " Infatti. Io e lei siamo in un buoni
rapporti, ma da un po' sono deteriorati da quando…" " Ho capito. Tuo
padre…" " Già… lei è stata sempre buona con me. Si preoccupava seriamente
quando qualcosa mi andava storto, mi ha sempre protetta, ascoltata… ma era
come se… era come se non mi ascoltasse in realtà, sembrava di parlare con
un'altra persona…" " Mia sorella non è mai stata una grande ascoltatrice.
E non è da tutti farlo. Perciò ti ho detto di ascoltare e parlare sempre
al vento. Lui è il migliore ascoltatore che esista, te lo posso
assicurare. Ed è disposto anche ad ascoltare una persona buona e bella
come te" " Dici davvero?" " Ne ho la pura certezza. Lui non fa pretese,
non ha pregiudizi… è disposto ad ascoltare chiunque, poiché chiunque ha
bisogno di essere ascoltato, e lui lo fa con tutti" " Zia… ma come si fa a
comportarsi con le persone?" " Non esiste una regola. Bisogna essere sé
stessi e basta. Innanzitutto conta tantissimo il primo sguardo. Quando
vedi per la prima volta qualcuno lo sguardo, come saprai, è importante,
poiché il primo contatto non torna mai più indietro. Devi guardare negli
occhi, come ti ho detto prima. Non devi inventare un'occhiata autoritaria,
imponente, oppure una dolce e distratta, o una tenera, o un'altra ancora
interrogativa… pensa semplicemente ad un'aurora boreale, e il resto verrà
da sé, così che quella persona rimanga impressionata dai tuoi occhi e
dalla sensibilità incarnata in te. Non avere rimpianti su come l'hai
osservata, poiché ogni passo che hai fatto può essere quello giusto… o
nello stesso tempo quello sbagliato, viceversa. Ciò che conta, però, è che
tu lo abbia fatto" " Tutto chiaro" " Bene. Non credere che toccare una
persona non sia di rilevante importanza. Anzi, al contrario. La pelle
emana anch'essa sensazioni, a seconda del nostro umore. Ma talvolta può
anche fare come meglio crede. La mente è concentrata e cerca di stabilire
il miglior contatto possibile con l'altra persona, mentre il cuore cerca
di irrorare con il suo sangue la pelle quanto più possibile, così che le
trasmetta le sue emozioni… perciò il cuore batte forte quando abbracciamo
qualcun altro. La pelle è un confine, un margine, talvolta valicabile e
talvolta no, ma in entrambi i casi comunica qualcosa, e ti posso
assicurare che è fondamentale. Cerca di sospirare quanto più ti è
possibile, affinché il raggio delle tue emozioni, le quali ti salgono dal
cuore all'in su, divengano tutt'uno con i tuoi occhi, e il riverbero del
sangue vibri all'unisono con le tue mani, e l'altro rimanga estasiato da
te. Sorridi, sorridi quanto più ti è possibile, poiché il sorriso dà molto
e non toglie nulla, scalda il cuore ed è lo specchio di ognuno di noi. Non
travisare la realtà, ma creala a tuo piacimento, aiutandoti con i tuoi
sogni. Goditi ogni momento ed ogni istante della tua vita, poiché gli
istanti non tornano più indietro. Un pensiero, un gesto, uno sguardo o un
sorriso possono riaffiorare, ma gli istanti no; e quando abbracci qualcuno
pensa a sentire il suo battito, e non rimproverare il tuo cuore che magari
potrebbe coprire il suo. Ascolta. Ascolta le onde del mare nei pomeriggi
d'estate, perché anche loro hanno molte cose da dire. Ti possono
raccontare i loro splendidi viaggi, quello che hanno imparato dagli altri
mari, i loro amori con le altre acque, e le navi, le barche, i pescatori,
i gabbiani; sono figlie del mare, e questo è quanto. Chissà quanti
pomeriggi d'estate hanno osservato, chissà quante mattine invernali,
quanti sospiri degli innamorati, quante lacrime versate, quanti pensieri…
e si infrangono sulla riva, per poi scontrarsi di nuovo… prendi esempio da
loro. Ascolta anche il mare. Parlagli. A differenza del vento lui parla di
più, e ti può dare saggi consigli. La sua voce è cristallina, silenziosa,
rapida e sfuggente, ma non è poi così difficile coglierla al volo. Il mare
abbraccia la terra ed è parte di essa, e la cosa straordinaria è che si
adatta a lei, senza pretese e senza lamentarsi mai. Perciò ti può indicare
come muoverti nella vita, perché nessuno ha più esperienza di lui. Ascolta
anche la notte. Osserva attentamente i suoi profondi meandri, le sue
oscurità, il suo silenzio, la sua voce; anch'essa parla, e può parlarti
benissimo. Ti narrerà del suo viaggio che si spegne al mattino, e della
sua forza unificatrice, molto più forte di quella del mattino, poiché non
c'è sole che possa dividere il pensiero, come non c'è, allo stesso tempo,
la luce illuminatrice. Tu parlale, parlale quanto più puoi, e non
preoccuparti se dovessi pensare che le tue parole si perdano nei suoi
meandri, lei ti ascolta comunque. Nella sua tenebrosa oscurità raccoglierà
i tuoi pensieri, e ti cullerà come una premurosa madre; ti darà conforto e
aiuto. Ti stringerà forte, e non baderà a quanto lo sia, a lei basterà
soltanto stringerti. Non è lei quella che ti culla e ti dona riposo? Non è
lei quella che porta via i pensieri brutti per donarti quelli belli? Anche
se rappresenta l'assenza della luce non è affatto cattiva. Non vuole che
tu soffra; vuole soltanto rincuorarti. Per questo devi imparare ad
ascoltarla, così che lei ascolti te. Ci sarebbero tante altre cose da
dire; ma mi confondono la sua oscurità e le sue tenebre, in un insieme di
parole che è facile a pensarsi, ma difficile a dirsi. Sarà proprio lei,
infatti, che ti parlerà delle montagne. Non bisogna farsi intimidire dalla
loro grandezza, ma bisogna farsi proteggere da essa. Loro possono
proteggerci, come le spalle di un volenteroso genitore… e ci consigliano
anche. Poi guarda gli altri elementi della natura; il sole, l'acqua, lo
stesso fuoco, la terra, gli alberi, gli animali, le stesse radici di
questi alberi attorno a noi, guardale bene. Ci ascoltano, ci ascoltano
sempre, di continuo. Senti gli uccelli, guarda che mirabili voli che
compiono per rallegrarci e per fare da cornice alla nostra vita, senti che
cinguettii imprecisi ed assorti allo stesso tempo. Sono loro che ci
insegnano ad ascoltare; perciò ti dico di farlo più che puoi. Ascolterai
chi ti ama, poiché la sua voce sarà piena di traboccanti dolcezze, e che
ti sussurri parole d'affetto, e che al suono della sua voce tu rimanga
come annebbiata ed assorta, in sensazioni che ti prenderanno dal cuore in
giù, e dal petto in su. Non dimenticare mai di chiudere gli occhi dopo che
hai tratto un sospiro, così che tu possa sentire le sensazioni che ti
trasmette il cuore pieno di gratitudine per ciò che hai fatto; ma non
chiudere gli occhi mentre sospiri, perché sarà importantissimo osservare
ciò che accade intorno a te. Tu osserva, osserva sempre, non stancarti e
non dimenticarti mai di osservare, poiché sarà chi ti sta intorno ad
osservare te; e non farlo per essere ricompensata, ma fallo e basta, così
che tutti gli elementi della natura combacino fra di loro… e non
preoccuparti di farlo perfettamente… è importante che tu lo faccia e
nient'altro. Non lo dico per farti giungere agli occhi un magnifico
spettacolo di bellezza… ma per farti stare in armonia. Affinché tu trovi
l'amore, devi imparare a vivere in armonia con i tuoi sensi" " E come si
fa?" domandò la giovane alquanto incuriosita dalle parole della zia " Non
è una cosa facile, te l'ho appena detto. Ma per farlo bene, bisogna che tu
impari a lasciarti andare, a lasciarti prendere dalle sensazioni che
tentano di avvolgerti. A te non rimane altro che assecondarle, il resto
verrà da sé" " E come?" " Lasciati andare, Elena. Lasciati andare" disse
la donna ponendo fine alla sua frase con un sorriso. L' aria, intanto, si
era fatta intrigante e misteriosa; era come se, oltre ad Elena, anche le
piante, l'erba, gli alberi, la terra, le siepi e gli uccelli avessero
ascoltato con molta attenzione le parole di Rosa, che nel frattempo era
intenta a sistemarsi i capelli. Elena la guardava con un'aria
interrogativa, come se dovesse parlare e chiederle tantissime cose " Zia…
non dimenticherò mai quello che mi hai detto" " Fai come ti ho detto io,
allora. Vedrai che ti troverai bene" " Grazie" disse la giovane " Elena…
ti è mai capitato di quando la sera ti metti in disparte, fuori dal mondo,
nella tua stanza, ascoltando la freschezza dell'aria?" " Sì, mi capita
sempre. Ed è proprio in quei momenti che penso e rifletto meglio… è
proprio in quei momenti che l'infinito mi viene a trovare" " E' naturale.
L'uomo è in continuo pensiero, sempre. Pensa in ogni istante, in ogni
attimo della sua esistenza. Ma è molto più facile adoperarsi di sera, con
l'aria soffusa" " Sì… ho esperienza riguardo a ciò" " Dimmi un po'… come
catturi i pensieri?" " E' una vita che ci provo…" " Ci riesci?" " Non
sempre" " Forse perché ancora non conosci il metodo adatto. Anzi, ne sono
sicura" " Parlami… come si fa?" " Te lo dirò subito. Ma non è un'impresa
tanto facile" " Ne ero convinta" " Innanzitutto devi sforzarti di cercare
un luogo quanto più possibile appartato, ma non troppo fuori dal mondo.
Hai presente quelle spiagge, o meglio, quelle parti di spiagge
parzialmente isolate, di sera, al crepuscolo, quando le poche persone
presenti si abbandonano alle meraviglie del mare, in piacevoli
conversazioni sull'asciugamano, quando il cielo è ancora colorato di rosso
ed incomincia a parlare con l'azzurro, ed ognuno vorrebbe stare un po' in
disparte? Quello è uno dei momenti adatti per capire sé stessi a fondo. La
brezza marina si cosparge sulla nostra pelle, il vento ci è amico, il mare
getta piccole goccioline invisibili d'acqua, e la sabbia fa da tappeto
sotto i nostri piedi… è un momento meraviglioso. La prima cosa da fare è
tenere per alcuni momenti il mondo fuori dalla nostra testa, senza però
dimenticarlo. Il pensiero può essere molto veloce, a seconda della nostra
mente. Guarda i ciottoli sulla sabbia, guardali bene e fissa la loro
immagine in mente; ti saranno di grande aiuto, poiché formano una specie
di grande strada che riesce ad orientare i pensieri di qualsiasi tipo.
Osserva attentamente le onde del mare, ed impara ad ascoltarle bene; sono
loro quelle che ci ricordano l'infanzia e che ci fanno da sfondo e colonna
sonora allo stesso tempo, poiché sono proprio loro che ci inducono a
pensare. Avvicinati alla riva, e osserva di come l'acqua del mare inonda
la sabbia che si bagna e che tenta di assorbirla con tutte le sue forze;
non è anche quello un esempio di voglia di catturare qualcosa? Prendi
esempio dalla sabbia in riva al mare, che vuole catturare l'acqua del
mare… e poi fa che il tuo pensiero si inebri di essa, e poi spostala
altrove… e non fare in modo che un'onda più forte lo spazzi via, no,
fortificalo. E poi c'è un mare di indefinitezza che aspetta solo la nostra
mente… ed è bello passare la nostra vita a cercare di scoprire questo mare
e ad esplorarlo. E non intendo solo il mare… ma anche tante altre cose" "
Hai ragione, zia. La scoperta affascina l'uomo, il quale è sempre alla
continua ricerca di sé stesso" pronunciò Elena confermando ciò che aveva
esposto la zia " Proprio così. Vedi, ci sono tanti altri modi di catturare
i pensieri…" " Racconta…" " Ti è mai capitato di ritrovarti da sola o con
qualcuno in una località estiva nei pomeriggi d'estate, al crepuscolo, in
un piccolo paese… quello è uno dei momenti più belli che ti possa
capitare. Cerca di avvicinarti il più possibile al cielo con lo sguardo,
e, dato che è colorato di un giallo che poi sfocia nell'azzurro, ti sarà
semplice farlo. Ed è meglio se il cielo sia nascosto da alcune case o da
alcuni palazzi, non fa differenza… così che tu possa spaziare con la mente
e lasci volare il tuo pensiero libero di scoprire cosa ci potrebbe essere
al di là del cemento. Non lasciarti intimidire nel caso non dovessi
riuscire ad afferrare tutti i tuoi pensieri, poiché è nella natura umana
perdersi in questa infinità. Ed è anche bello farlo. Da qui in poi devi
essere tu capace di catturarli, poiché lo spazio da descrivere è veramente
enorme…" " Ho capito. Mi è capitato tante volte di farlo" disse Elena "
Quindi avevo ragione. Non ne dubitavo" " Grazie, zia" " E di che cosa?" "
Grazie di tutto. Non è da molti avere una zia come te" " Così mi fai
sentire speciale. Grazie" " Parlami, raccontami qualcos' altro…" domandò
la giovane piena di voglia di scoprire " Hai mai pensato, Elena, a come si
muove il mondo e di come va avanti?" " Ma certo. E' una legge naturale che
lo governa" " Su questo siamo d'accordo, e non c'è nulla che lo possa
smentire. Il mondo va avanti per leggi naturali… ma siamo noi umani che lo
facciamo muovere" " E come?" " L'aria è composta da eterei frammenti di
pensiero, composti dalla nostra mente. Ed è per questo che il mondo va
avanti" " L'aria è fatta dai nostri pensieri… ho capito" " Altrimenti per
quale motivo ti avrei invogliato a catturarli?" " Prima mi era chiaro,
adesso lo è ancora di più. Mi hai chiarito le idee" affermò Elena contenta
e piena di ammirazione verso la zia " Spero che metterai in atto queste
cose, Elena" " Lo farò senz'altro" " Bene" sospirò la zia con un sorriso
che scaldò il cuore alla nipote. Il parco si era intanto intriso di
profumo di fiori di pesco; gli alberi, fermi nei loro rami, erano intenti
a sentire quell'odore che si propagava nell'aria, ed era come se si
volessero spostare camminando verso l'origine di quel profumo che era
molto ben accolto da tutti gli esseri viventi del parco " Senti, Elena,
senti questo odore di pesco…" " Sì, lo sento" " Sentilo attentamente,
fallo penetrare in te, perché questo istante non tornerà mai più indietro"
" Ma ci saranno tante altre volte in cui potrò sentire questo profumo" "
Ma non con me, in questo istante, ora… ed è come la giovinezza, che non
torna più indietro" " Lo so… una persona vorrebbe che la sua giovinezza
duri per sempre" " E' uno dei sogni dell'uomo, Elena. La giovinezza è come
questo odore di pesco. Ed è un sogno di grande importanza. L'uomo vorrebbe
evitare la vecchiaia e la morte, ma purtroppo sono conseguenze naturali
della vita alle quali, purtroppo, è impossibile sfuggire" " Tu mi hai
detto che nulla è impossibile…" " Effettivamente un modo c'è, ma è solo un
pensiero. Il segreto è mantenere attivi e vitali i nostri pensieri, hai
capito? L'importante è mantenersi giovani nel pensiero" " Il messaggio è
stato chiaro" rispose la giovane, che in realtà si aspettava una risposta
esauriente. In realtà, la ragazza avrebbe desiderato non invecchiare mai,
rimanere giovane per sempre… fra l'altro, la consolava il pensiero che,
comunque questo era uno dei sogni dell'uomo e che accomunava tutti. Ad un
certo punto, inaspettatamente, si trovò a passare vicino a loro un uomo;
di alta statura, gli occhi chiari, bello di aspetto, moro… Rosa lo guardò
attentamente, poi, fra la confusione del momento e lo stupore… le parve di
riconoscere qualcuno " Francesco! Cosa ci fai qui?" gridò la donna
riconoscendo il suo vecchio amico " Rosa! Che piacere vederti!" " Elena ti
presento Francesco, un mio caro amico" " Piacere, Elena" " Ciao Elena!"
disse l'uomo mostrando il suo sguardo sincero e misterioso, che colpì
Elena attraendola vistosamente " Ti vuoi sedere con noi?" domandò Rosa
all'uomo " Sì, volentieri…" rispose Francesco che sembrava del tutto
sincero con loro e piombato lì per caso; eppure sembrava che fosse lì per
un motivo " Allora… che ci fai qui?" " Sono venuto qui per fare una
passeggiata, sai, adoro questo posto" " Lo adoro anche io. Oggi sono
venuta con mia nipote per avere un po' di compagnia" " Ti capisco. Stavate
parlando di qualcosa in particolare?" " Stavamo parlando dei problemi
dell'uomo…" disse Elena con un viso sorridente " Posso capire… vedete,
molte persone cercano di trovare una spiegazione plausibile ai misteri… ma
pochi hanno tratto le loro conclusioni, e molte delle quali erano soltanto
idee" " Io vorrei vivere per sempre" pronunciò Elena " Anche io lo vorrei
tanto. E il desiderio era molto più forte quando ero più piccolo.
Stranamente la voglia diminuisce quando ci si fa più vecchi e più esperti"
" E' così" confermò la donna abbassando gli occhi " E perché?" " Vedi, è
difficile da spiegare. Quando si è giovani il mondo sembra niente nelle
tue mani, ma basta una delusione e subito ci sembra molto più grande di
noi, così grande da schiacciarci" disse il misterioso Francesco " La
voglia aumenta, e la gioventù sembra essere infinita. Poi, quando si
raggiunge una certa età, il mondo diventa più familiare…" disse Francesco
con un'aria dolce e misteriosa, sognatrice e sincera " Parlami un po' di
te…" disse Elena incuriosita " Non ho avuto una vita facile… ma te la
racconterò. Sono nato in una famiglia piuttosto povera, con poche pretese,
al contrario di mio padre, che sarebbe voluto diventare molto più
benestante della sua posizione" disse Francesco, celato da un alone di
mistero e di intrigante sincerità e nonostante conoscesse poco Elena, le
parlò come se fosse stata sua sorella " Mio padre non era un tipo molto
loquace. E lo si poteva notare dallo sguardo, penso che Rosa te l'abbia
detto. Era fuggitivo, silenzioso… e quando parlava sapeva soltanto emanare
sentenze, e sentenze amare. Quando mi parlava mi diceva tutto su come
avrei dovuto gestirmi, su cosa avrei dovuto fare nel futuro… lo so che lo
faceva a fin di bene, ma io non lo accettavo poi così tanto. D'altro
canto, non lo faceva soltanto per farmi del bene, lo faceva per sentirsi
più forte, realizzato, poiché i figli sono una parte dei genitori, quella
parte destinata a fare le cose che loro non sono riusciti a fare" " Solo
questo?" domandò Elena " No di certo. I figli sono emozione, felicità.
Sono pensieri, parole… e poi un mare di vaghezza che è difficile da
spiegare" " Veramente pensi questo?" " Certo. Ma ritorniamo a noi. La
scuola andava bene, senza dubbio. La mia vita procedeva bene, nonostante
la mia famiglia fosse povera… ma non è certo questo quello che importa.
L'importante è vivere bene, il resto non importa poi così tanto, tranne la
vita delle persone che ci stanno accanto, è ovvio. Ero contento, non avevo
nessun problema… ma c'era qualcosa di insensato in tutto ciò. E' nella
natura umana cercare un senso, ma forse io esageravo, ero troppo
precipitoso. Niente era superficiale, no di certo, ma mi mancava qualcosa…
qualcosa che mi premeva qui, al cuore. Era soltanto una sensazione, ma una
sensazione che con il tempo diventò sempre più forte. Volevo migliorare, a
tutti i costi. Volevo mettermi alla ricerca di quello che mi mancava,
anche se non riuscivo a spiegarmi perché l'avevo perso, e se, in realtà,
l'avevo perso. Il resto era insensato e vano, per me. Era troppo scontato,
superficiale. Le parole dei miei genitori erano vuote, risonanti, già
ascoltate, già ripetute tante e tante volte. Troppo prevedibili. Il resto,
per me, era soltanto un'eccezione. E così mi misi in viaggio, lasciandomi
tutto alle spalle; un viaggio interno, chiaramente. Cercavo disperatamente
me stesso. Volevo capire fino in fondo chi ero. Non mi importava di
niente, o almeno in modo marginale. Non potrò mai dimenticare quelle sere
e quei pomeriggi al chiaro del cielo a scoprire i disegni delle nuvole,
che per me celavano un importante significato, e non vi nascondo che lo
faccio ancora oggi. Il più delle volte mi illudevo… ma era dolce
illudersi" " Le illusioni fanno parte della vita" disse Elena " Lo so, e
senza di esse non si può vivere… ed il mio viaggio ne è una testimonianza.
Giunsi in un luogo appartato, parzialmente fuori dal mondo; la cortina di
nebbia intorno alla mia vista mi fece subito capire che si trattava,
chiaramente, di un sogno. Ed era un sogno piuttosto significativo. Era un
bel giardino, uno di quei giardini che di solito sono situati fuori città,
ma molto frequentati; intorno, però c'era poca gente, e purtroppo non so
descrivervi altro, poiché era tutto molto vano, ma allo stesso tempo
significativo. Ricordo che riuscii a sentire un bell'odore di fiori,
intravedendo la linfa degli alberi che scorreva lentamente sui rami.
C'erano valli, colline, alti monti, campi di fiori, panchine comode ed in
particolare un fiume, un fiume traboccante d'acqua che, stranamente,
sembrava percorrere un preciso sentiero, che tuttavia non riuscii a capire
cosa significasse in realtà. Non so perché, ma iniziai a seguirlo, spinto
dal desiderio di scoperta, che è insito in tutti gli uomini. Lo vedevo,
scorrere, come nessun fiume che ebbi mai visto fino ad allora; e alla fine
del percorso, dopo molto cammino, arrivai di fronte ad un lago, un lago
enorme. Ma la cosa più strana fu il constatare che l'acqua della riva era
torbida e sporca, mentre man mano che ci si avvicinava l'acqua diventava
sempre più limpida e pulita, ed invogliava quasi a berla" " Poi? Cos'è
successo?" " Poi ricordo di aver constatato che quello doveva essere il
lago dei miei pensieri, ed in effetti era anche molto grande. L'avrei
dovuto capire subito. Poi ricordo che mi allontanai lentamente dal lago e,
seguendo un sentiero molto ripido, giunsi dinanzi a quella che sembrava
un'enorme valle; era circondata da alcune colline che si innalzavano
attorno ad essa a più intervalli, e al centro c'erano tantissimi fiori di
tutti colori… ma la cosa più bella fu che vidi che erano circondati, o
meglio intrisi, da una cortina bianca somigliante alla neve, simile a
quella che vidi all'inizio. L'atmosfera era piena di una strana nebbia dal
dolce odore e bella a vedersi, la quale faceva sembrare il tutto come un
gelido paesaggio invernale. Poi ricordo che mi svegliai… capii che quella
doveva essere la valle dei sogni" " Deve essere stato bellissimo fare quel
sogno" " Sì. Uno dei più bei sogni che abbia mai fatto" " Sarà forse
perché stava ad indicare il tuo viaggio?" " Non lo so, ma penso di sì. In
tal caso il mio pensiero non si è mai fermato. Dopo quello che accadde
quella notte, capii molte cose. La vita era molto più difficile di quanto
avessi immaginato fino ad allora. Continuai il mio viaggio, cercando di
ritrovare, nella realtà, qualcosa che somigliasse, anche vagamente, a
quello che avevo visto" " Come andava con gli altri?" domandò la ragazza "
Continuava ad andare come era sempre andata, in fondo. Le parole mi
sembravano improprie, gli sguardi offensivi, le voci assorte, i rapporti
freddi ed occasionali, talvolta. Non ero mai stato, in realtà, molto amico
con loro; ma quella mia ricerca ne confermò i sospetti" " In che senso?
Che cosa vuoi dire?" " Il rapporto umano per me deve essere il più
profondo possibile, senza misteri. Ognuno ha i suoi segreti, ma deve fare
comunque lo sforzo di entrare nel cuore dell'altro" "E'quello che dico
sempre a mia nipote" disse Rosa " Anche lei te lo dice, ma penso che
chiunque ti direbbe la stessa cosa" " L'amore quindi è al primo posto, per
te?" " E' una cosa di vitale importanza, certamente. Sai… io penso che non
bisognerebbe mai dubitare del proprio cuore, bisogna ascoltarlo sempre. E'
lui il nostro consigliere, il nostro amico insostituibile. Puoi stare
certa di una cosa; lui non ci tradirà mai" " Mia zia mi ha detto che
ascoltare è una cosa importantissima" " Ha ragione. Non è da tutti
ascoltare realmente… ci vuole il cuore" " Questo me lo ha detto.
Francamente lo immaginavo. Però dimmi… come deve essere una ragazza per
te?" " E' una domanda che mi hanno fatto in molti. Prima di tutto, voglio
che senta il suo cuore; se lo ascolta, allora sarà vero amore. Vorrei che
mi abbracciasse; che i nostri teneri sguardi si fondino tutt'uno in una
notte stellata dal cielo sconfinato, che le nostre braccia si attraggano
come il mare e la spiaggia… che cos'è la vita se non un'emozione?" " Non è
solo questo, Francesco" disse Elena " Non è solo emozione. E' anche
sensazione, pensiero, sogno, sospiro…" " Hai imparato" commentò Rosa
soddisfatta " Zia, non è solo merito tuo. L'ho capito da sola" " Hai
ragione tu, Elena. Per molto tempo mi sono convinto di questo, o forse, ho
cercato di darmi una spiegazione per mettere a tacere altre cose, e
probabilmente mi è sfuggito il significato" " No, non ti è sfuggito il
significato. Devi solo amare di più, ecco tutto" " Se la pensi così,
allora lo farò" disse Francesco alzandosi in piedi " Mi dispiace, Rosa, ma
devo andare" " Sul serio?" " Sì, purtroppo. Si è fatto tardi, e non ti
nascondo che è stata una sorpresa vederti qui" " Anche per me. Te ne vai?"
" Sì, ora vado. Ciao, Elena. Mi ha fatto molto piacere conoscerti" " Anche
a me. Grazie" " Non devi ringraziarmi, anche perché sei tu che mi hai
insegnato molte cose, oggi" " Ciao Francesco. A presto" " Ciao. Mi auguro
di rivedervi presto" " Ciao" disse la donna, e l'uomo si allontanò
abbracciato da un vento ancora più misterioso di lui, il quale però non
coprì il rumore dei suoi passi " E' un tipo strano" " Misterioso. Lo
conosco da tanto tempo, ed è sempre stato così" " Davvero?" " Sì. Ha avuto
un'infanzia difficile, con un padre che non lo ascoltava nemmeno, aveva
solo un po' di affetto dalla madre, ecco tutto" " E' un po' come me" "
Esatto" rispose Rosa " Vorresti sentire qualche altra cosa?" " Sì. E che
cosa?" " Delle storie" " Storie?" " Sì, storie" " Sono curiosa" " Allora
penso che dovresti ascoltare molto attentamente. Dunque. In un paesino
molto lontano, in una bella casa, modesta, viveva una famiglia, composta
dai genitori e da due figli. Un giorno, mentre il sole splendeva alto nel
cielo, la figlia più piccola, la bambina, si accinse a creare dei
braccialetti colorati" " Dei braccialetti?" " Sì, dei braccialetti
artigianali. E così, presa dal suo impeto creativo, la bambina non esitò a
creare il suo primo braccialetto, con i pochi rudimenti necessari. Il
fratello intanto, che si trovava lì per caso, si sedette a terra
osservando fra l'incuriosito e il meravigliato il tutto. Ma la sua
meraviglia durò poco, quando si accorse che il lavoro della sorella non
era proprio dei migliori. Ragion per cui, di conseguenza, la sorella lo
fissò con aria interrogativa " Ti piace?" domandò la piccola al suo
fratellino " Sì, è bello…" disse il ragazzo mentendo vistosamente; ma la
sorella, che era furba, capì subito " Non ti piace, vero?" disse
socchiudendo gli occhi " No, mi piace, sul serio…" disse il ragazzo
trovandosi alle strette " Invece no, non è vero…" sentenziò la piccola
scoppiando in lacrime " No, e adesso te ne darò la dimostrazione. Aspetta"
disse il ragazzo che non voleva che per nessuna cosa al mondo la sorella
piangesse; e così andò a chiamare la madre ed il padre, i quali videro
l'opera e la commentarono bene " Grazie…" disse la piccola, " Ma…" "
Aspetta qui" rispose il fratello che uscì di casa e andò a chiamare i
vicini, i quali si scusarono dell'intrusione per ammirare l'opera della
bambina, e senza che il giovane avesse detto niente loro, apprezzarono
l'operato della piccola " Grazie, siete gentili…" pronunciò la bambina che
però non sembrò soddisfatta del loro giudizio. Il giovane allora,
accortosi di un gruppo di uccelli che sostavano sui rami di un vicino
albero, li richiamò silenziosamente con un richiamo particolare; gli
uccelli, sentendolo, arrivarono dinanzi alla finestra aperta della casa e
uno di loro, quasi come se avesse capito la faccenda, entrò in casa con lo
stupore di tutti, prese il piccolo braccialetto e si appoggiò vicino alla
finestra " Ci credi, ora, che è bello e anche gli uccelli lo vorrebbero
vedere?" disse il ragazzo " Sì… grazie!" urlò la bambina saltando fra le
braccia del fratello entusiasta " Non devi dirmi grazie. E' merito tuo" "
Grazie" sospirò la piccola, mentre l'uccello rientrò in casa, posò il
braccialetto sul tavolo e volò via" raccontò Rosa suscitando lo stupore
della nipote " Mi è piaciuta. Il giovane avrebbe fatto qualsiasi cosa pur
di accontentare la sua sorellina" " Ma allo stesso tempo non avrebbe mai
voluto illuderla" " Però lo ha fatto, in parte" " Ma le illusioni non
fanno parte della vita?" " Sì" rispose Elena mostrando i suoi bellissimi
occhi " Parlami ancora zia, parlami…" " Sì. Ti parlerò" sospirò la zia di
Elena fra gli immensi sorrisi che costellavano il suo animo "L'hai mai
sentita la storia del giovane e del cuscino?" e alle parole della donna il
silenzio piombò sovrano e allo stesso tempo servo del tempo " No, mai" "
Allora te la dirò. Vedi, tempo fa, in una città non molto distante da qui,
viveva un giovane uomo, sognatore, il quale tutte le notti, ad una certa
ora, si metteva sul letto, come di consuetudine, ed abbracciava il suo
cuscino, immaginando di stringere la sua ragazza fra le braccia" " Che
sognatore…" " Era molto romantico… ma una sera, di ritorno dal lavoro,
incontrò una giovane donna all'incirca della sua stessa età molto, molto
carina, la quale accettò un veloce scambio di sguardi " Buonasera. Prendi
anche tu lo stesso pullman?" " Buonasera. Sì, prendo il prossimo" rispose
la giovane incuriosita dall'aspetto dell'uomo; e fu così che si conobbero.
All'inizio il ghiaccio fra i rapporti personali impedì ai due di
conoscersi a fondo, ma le parole pensarono a fare il resto, e fu come
magia; fra i due nacque come un' intesa speciale, e da quella sera
iniziarono a frequentarsi sempre " Stasera voglio vivere un momento magico
con te" disse l'uomo durante una sera nella quale la sua amica lo andò a
trovare a casa " Anche io. Solo con te, sognatore" e si abbracciarono, si
sedettero sul letto e diedero vita ad un bacio senza precedenti,
appassionatissimo… e poi, lasciandosi andare, unirono i loro corpi. In
quell'attimo, tutte le paure, le sofferenze e quegli attimi in cui il
giovane aveva il timore di iniziare un discorso con la ragazza, titubante,
timoroso, intimidito ed emozionato, si scandirono in un unico punto, e poi
si sciolsero" " Poi? Come andò a finire?" disse Elena che aveva seguito il
racconto con molto interesse " Il giovane, una delle sere in cui
passeggiava per la strada da solo, pensò di andare a trovare la sua donna,
anche se in cuor suo aveva qualche sospetto, ma in fondo non se ne curò
più di tanto. Giunto dinanzi al palazzo dell'amata, trovò la porta aperta,
salì le scale, arrivò con molta impazienza di fronte alla porta, e fu
grande la sorpresa nel trovarla aperta. Incuriosito, entrò in casa e
d'improvviso sentì un odore strano, diverso dal solito profumo che c'era
in casa della donna. Il giovane, purtroppo, non avrebbe mai voluto vedere
per nessuna cosa al mondo lo spettacolo che si presentò dinanzi ai suoi
occhi; la giovane fra le braccia di un altro uomo, ansimante, sul divano,
intenta a baciarlo appassionatamente. La donna si girò, lentamente, e lo
vide; non ebbe neanche il tempo di spiegare, che il giovane piombò fuori
dalla porta e scese le scale ad una velocità folle, corse a casa, si buttò
sul letto e scoppiò in lacrime" " Poi che ha fatto?" " Disperato, il
giovane non voleva credere ai suoi occhi. La più totale disperazione si
impadronì di sé, e non riusciva in alcun modo a liberarsene. Poi, quasi
magicamente, vide il suo cuscino, lì, sul letto; si avvicinò, lo prese fra
le braccia e lo strinse forte. Alzò lo sguardo, tristemente; e vide che le
stelle sembravano disegnassero una scena tutta per lui. Gli parve di
vedere un viso, un viso femminile, con un dolce sorriso e con una lacrima
che le scendeva sulle guance… " In tutte queste notti, non mi sono mai
accorto quali bellissime figure disegnassero le stelle. Allora vorrà dire
che tutte le notti, quando abbraccerò il mio cuscino, le guarderò di
nuovo, così che loro mi illustrino il viso della mia nuova compagna, e
l'aspetterò, dovessi metterci tutta la mia vita. Lo prometto" sibilò il
giovane uomo, che si accorse anche dei suoi battiti quando posò il cuscino
sul suo petto. E dopo quella sera, tutte le notti, fece così" disse la
donna, la quale catturò, di nuovo, tutta l'attenzione della fanciulla "
Avrà dovuto avere un'enorme delusione…" " Enorme. Non riusciva a darsi
pace, almeno per quel che era. Cercava una spiegazione, forse per tenere
lontano il dolore. Fatto sta che il dolore era difficile da cacciare, e se
ne sarebbe andato dopo molto tempo. Lui, però, era determinato, pronto a
qualsiasi evenienza; ed era anche questo quello che lo rafforzava"
pronunciò Rosa lentamente, quasi a voler sottolineare il dolore del povero
uomo " Alla fine, comunque, ha agito bene. Ha guardato le stelle, e loro
gli hanno fatto vedere il viso di una donna, forse la sua nuova compagna.
Secondo me, in quelle notti non ha fatto qualcosa di molto importante" "
Che cosa?" " Non ha ascoltato fino in fondo il suo cuore. O meglio, non ha
sentito a dovere i battiti sul cuscino" " Ha ascoltato bene il suo cuore,
invece. Non avrebbe mai potuto sapere quel che stava accadendo e quello
che sarebbe accaduto. Non ha dato retta alle stelle, o probabilmente non
ha dato molta importanza a ciò" " Fatto sta che ha sofferto molto" "
Questo non è in discussione" disse Rosa sfiorando la nipote " Anche questa
storia è stata bella" " Vuole insegnare qualcosa. E' questo lo scopo" " Lo
avevo capito" rispose la ragazza con un bellissimo sorriso. Elena
sembrava, per la felicità e per la contentezza di Rosa, cambiata
parecchio; non aveva più quell'espressione triste e chiusa in sé stessa,
ora era più felice, più disposta verso gli altri. Non era più difensiva e
arrogante come prima, ma molto più dolce e sorridente, quasi come se
volesse dire a tutti di voler indossare vestiti colorati ed allegri, molto
femminili. Il suo viso non era più contornato da quel brutto ed antipatico
broncio, ma orlato da delle labbra sorridenti ed ammalianti. I suoi
dolcissimi occhi non erano più pieni di rabbia e odio, ma emanavano
fascino e mistero, penetranti come non mai. Le sue mani non erano più
chiuse e sulla difensiva, ma sembravano traboccanti di bellezza e di
armonia. In realtà, erano sempre state belle, chiare, affusolate e
sognatrici, ma ora lo erano ancora di più. Prima le sembrava che il mondo
la odiasse, la ritenesse un rifiuto soltanto perché si trovava su di una
sedia a rotelle, ma adesso sembrava che anche un mare di insidie non la
spaventasse per nessuna ragione. Prima sarebbe voluta morire subito,
adesso invece, con la nuova forza che era nata in lei, avrebbe sconfitto
ogni difficoltà, qualsiasi. Non era un semplice pretesto, ma una forza.
Una nuova ragione. Una forza. Una nuova opportunità. I suoi limiti non
erano quelli di trovarsi su di una sedia a rotelle, e questo lo aveva
capito benissimo. Non erano quelli i limiti. Questo lo aveva capito " Zia…
cosa ne pensi di questo parco?" " E' come una specie di famiglia per me.
Lo conosco da tanti anni, e mi ci portava mio padre da piccola. Gli alberi
sono come una protezione per me, un punto di riferimento speciale. Gli
alberi di questo parco, in particolare" " Hai sempre ascoltato il vento
che soffia qui?" " L'ho fatto tante volte, ma non solo in questo posto.
L'ho fatto nei paesini dove andavo in vacanza, nei pomeriggi d'estate, al
crepuscolo… penso di avertelo già detto… ed è proprio in quegli attimi di
infinito che mi immergevo nelle mie riflessioni, dove cercavo di dare un
senso a tutto… alla bellezza, alla vita… e anche all'amore " " Sei
riuscita a dare una spiegazione all'amore?" " La mia spiegazione"
pronunciò la donna attraendo, come mai nessuno nella vita, la ragazza in
modo particolare " Potrei saperlo?" " Come farei a dirti di no? Ascolta… è
difficile spiegarlo a parole. Lo si deve cercare nella natura poiché
l'amore è, infatti, il più grande riflesso di Dio e della natura che noi
abbiamo. Basterebbe osservare un'aurora boreale per capire cos'è questo
sentimento… come si potrebbe amare senza conoscere la natura? Anche il
gesto più insignificante può nascondere dietro di sé la più grande
manifestazione d'amore… tutto è come un fiume, che porterà dritto alla
felicità. Questo è il sentimento per eccellenza; le altre emozioni come la
felicità, l'allegria, la contentezza, la gioia… sono sensazioni che
provengono, almeno in parte, da una motivazione psicologica inconscia o
conscia. L'amore invece è il riflesso, poiché l'uomo cerca di dipingere e
di scrivere quello che ha dentro di sé su tutto ciò che trova. Proprio per
questo l'amore non ha età, perché basta avere la luce dentro per
rifletterla su tutto e su tutti, senza limiti… e l'amore è, in sé stesso,
la parte più profonda di tutti noi, la parte dove solo gli altri riflessi
possono entrare, nessun altro al mondo… il sole dell'universo" disse Rosa,
che ammaliò Elena imperscrutabilmente, come nessuno, incluso il padre,
aveva mai fatto prima " Zia… sei incredibile" " Vorrei farti capire una
cosa… quando parlo, la mia voce è solo un mezzo, perché è Gesù che parla
attraverso la mia voce" "Ho capito. Forse vicino al mare è più facile
ascoltare e pensare poiché oltre al vento ci sono anche le onde che
parlano, no?" " Hai fatto un'ottima osservazione. Anche loro, come ti ho
detto, parlano. Ma questo avresti dovuto capirlo da te" " Sì, l'ho capito"
rispose la ragazza " Vieni, ti voglio portare in un posto speciale" disse
Rosa " Dove?" " Andiamo, poi ti farò vedere… anzi, constaterai ciò con i
tuoi occhi" disse Rosa impaziente di farle vedere quello che sembrava un
posto veramente speciale. In fondo al viale, cosa che la ragazza non notò
assolutamente, c'era un piccolo sentiero secondario che sembrava condurre
da un'altra parte del mondo; fatto sta che Rosa ci si addentrò con sua
nipote. Non era un sentiero qualunque, e lo si poteva notare dalla
rigogliosa fauna che vi ci abitava all'interno; ma Elena non ne sembrava
colpita molto, forse perché era anche lei impaziente. Ecco, erano
arrivate; quel posto non aveva un bellissimo paesaggio, ma nascondeva,
comunque, un che di particolare. Avvicinatesi all'alto albero che
maestosamente dominava la scena, sembrando un fiero e valoroso condottiero
che operava in modo guardingo, Elena rimase come stupefatta dinanzi ad
esso " Zia, quest'albero è enorme" " Hai visto? Mi è molto caro, lo
conosco da tanti anni. Ora, però, devo chiederti una cosa" " Dimmi pure" "
Guarda attentamente le nuvole e cerca di pensare a tuo padre" " Devo
osservare le nuvole?" " Esattamente. Poi, con tutta la tua volontà, cerca
di disegnare il suo viso immaginariamente" " Ho capito" disse la ragazza
che rimase non poco stupita da quella richiesta. Lentamente si accinse a
guardare in alto, favorita dalla buona posizione delle nuvole che
sembravano trovarsi lì apposta; piena di commozione, cercò di unire le
nuvole, formando il viso di suo padre. Il vento le faceva da sfondo
musicale, la bocca le tremava tutta, le mani le sudavano, e il cuore le
batteva all'impazzata " Elena, devo chiederti un'altra cosa, e penso che
ti sarà piuttosto difficile…" " Dimmi" rispose Elena tutta tremante "
Abbraccia l'albero, abbraccialo più che puoi" " Devo abbracciare
l'albero?" " Sì, hai capito bene" " Presumo che debba pensare a mio padre"
" Sì" rispose la donna commossa. Elena, senza distaccare gli occhi da
quella figura, abbracciò lentamente l'albero; e fu un'emozione
indimenticabile. Il cuore batteva, più lentamente, vibrando all'unisono
con il suo corpo, gli occhi le brillavano, e quasi per magia, le sembrò di
avere sempre più vicino suo padre, che in quel momento sembrava lì, con
lei " Zia… c'è mio padre qui con me" " Era quello che speravo. Speravo ciò
con tutto il mio cuore. Lo senti vicino?" " Più vicino di quanto non lo
fosse mai stato in vita" disse in un lento pianto. Poi, cosa che la fece
commuovere più di ogni altra cosa, sentì, sempre più vicina, la sua voce "
Zia… sento la sua voce… mio padre mi sta parlando" " Vuol dire che hai
accettato la sua morte" " Mi sta dicendo che avrebbe voluto avere il tempo
di dirmi tutte le cose che non mi ha mai detto in vita" " Forse non gli
sarebbe mai bastato il tempo necessario. Sai, ad una persona vorremmo dire
tutte le cose di questo mondo, ma non basterebbe mai il tempo" disse la
donna mestamente. Vorremmo dire di tutto ad una persona cara, in vita,
anche quello che non sentiamo, oltre alle nostre emozioni; ma non
basterebbe, purtroppo, tutta la vita " Andiamo, Elena. Si è fatto tardi, e
tu madre sarà in pensiero" " Sì, hai ragione" disse la giovane che non si
sarebbe mai staccata da quell'albero. Le giovani, percorrendo il viale che
le aveva portate fin lì, tornarono indietro, fino all'uscita, entrarono in
macchina e Rosa, con molta disponibilità, sistemò per bene la sedia a
rotelle di sua nipote. Accompagnate da un piacevole crepuscolo, le giovani
donne fecero il loro ritorno a casa della sorella di Rosa che, dopo aver
accompagnato la nipote a casa, la fece scendere dalla macchina " Sono
stata molto bene con te, zia" " Anche io, Elena. E' stato molto bello" " E
dire che non volevo neanche venire e passeggiare insieme a te" "
Promettimi che da oggi in poi, quando farai qualcosa, mi penserai" " Ti
penserò, non preoccuparti" " Promettimi anche che prenderai in
considerazione quello che ti ho detto" " Mi hai cambiato profondamente,
zia. Ed è strano che ora io sia qui, a parlartene" " Mi raccomando. Non
avere più limiti, agisci come se non ne avessi. Ed ogni qualvolta che ti
assale un dubbio, se avrai dentro di te l'amore di Dio niente e nessuno
potrà mai fermarti, neanche la più tempestosa delle avversità, dato che il
sole dell'universo fa luce su ogni cosa e su ogni dove, per sempre" " Tu
mi hai detto che una sedia a rotelle non è un limite…" " Esatto. Non sono
questi i limiti" " Adesso si è fatto tardi. Devo andare. Ciao, zia. A
domani" disse Elena dandole un bel bacio sulla guancia " Ciao. Ci vediamo
domani" disse Rosa che, voltandosi indietro, si avviò verso la sua strada. |