Dall' amicizia all' amore
L'amicizia è un sentimento molto nobile e come tale difficilmente diffusa.
Spesso la si trova contaminata da altri intenti molto meno nobili, ma essa
è sempre indispensabile, perché è il canale più bello che abbiamo per
comunicare.
Non è sempre facile distinguere un vero amico da chi si finge tale per
raggiungere altri scopi, ma vero è che, data la complessità di questo
sentimento e delle responsabilità che comporta, nella vita si è già molto
fortunati se si riesce a contare tre, o quattro amici veri, tra le proprie
conoscenze.
Li si potrà anche riconoscere perché i veri amici sanno ascoltare, sono
vicini nel momento della felicità, ma soprattutto in quello
dell'infelicità; capiscono i nostri stati d'animo semplicemente
guardandoci in viso e prima di proferire parola, accorrono nel momento del
bisogno, senza aspettarsi nulla in cambio, se non gratitudine e la
promessa tacita che quando occorrerà si potrà contare su di noi; sanno
perdonare i nostri piccoli grandi errori, senza giudicarci e sanno
accettarci per ciò che siamo.
L’amicizia è una di quelle cose che riesce a mettere tutti sullo stesso
piano, in cui non importa quello che si ha ma quel che si dà di se stessi…
Ricordo Sara, una ragazza sui 28 anni, quando incontrò Luca, un uomo sulla
cinquantina d'anni dall’aspetto austero e molto serio, alla stazione di
Napoli.
Si vedevano spesso, lui sempre vestito elegante con il suo borsone.
La presenza di molti passeggeri nella saletta d’aspetto della stazione
recava a Luca molto fastidio, così spesso se ne andava via, oppure metteva
le cuffiette e le ascoltava.
Una sera, però le cose andarono diversamente.
Mentre Sara parlava con altri amici della stazione, Luca si avvicinò un
po' alla volta e, pur senza perdere la sua espressione seria, iniziò a
porre domande alla ragazza: le chiese chi fosse e perchè ogni settimana
andava lì, alla stazione portando con sé un bicchiere di the e qualche
brioche.
Inizialmente la risposta di Sara non fu soddisfacente, ma da quella sera
qualcosa cambiò e in poco tempo iniziarono a parlare, sorridersi e
conoscersi maggiormente.
Così decisero di festeggiare i compleanni assieme, e Sara, avendo chiesto
a Luca la data del suo compleanno, si presentò all'appuntamento con una
grande pastiera napoletana...
Il nostro amico subito mutò atteggiamento e divenne diverso dal signore
con il quale non si riusciva a comunicare.
Così a poco a poco si conobbero meglio e piano piano Luca entrò nella vita
di Sara.
Ogni tanto, però Luca aveva il “vizio” di sparire per qualche settimana, e
le sue mete erano Taranto o Napoli, per tornare all’affetto dei propri
cari, in particolare del fratello…
Luca prima non lasciava mai scoprire i suoi sentimenti, ma poi si accorse
che era impossibile non farli trapelare, così divenne diverso e dal
carattere meno chiuso di quando prima non conosceva Sara.
Ora sono felici e trascorrono spesso assieme il loro tempo libero,
coltivando felicemente la loro sincera amicizia, che con il tempo si sta
esternando in un forte e sentito sentimento.L'amore vince
Ore 17 la partenza del treno Roma Milano.
Giulia, una ragazza sui 25 anni, appena pagato il biglietto si diresse con
la sua bambina Elisa, verso il binario.
La piccola Elisa aveva due anni, la mamma la portava con sé mentre si
recava al nord in cerca di lavoro.
Voleva lasciarla a Roma con la mamma, che però non la volle tenere, visto
che era piccina non se la sentiva di accudirla.
Così Giulia la portò con sè.
Fatto il biglietto corsero verso il binario dove era in partenza il treno.
Appena entrate il treno partì, era tutto affollato, Giulia si mise seduta
su uno sgabello vicino alla porta di discesa dei passeggeri ed era per
questo un po' depressa e delusa.
Arrivate a Firenze, una signora seduta nel corridoio vicino allo sgabello
dov' era Giulia, si alzò per scendere e vedendo la ragazza seduta con la
sua bimba sulle ginocchia, la invitò a sedere al suo posto.
Giulia ringraziò la signora poi portò la sua valigia nelle vicinanze di
dove ora sedeva con in braccio Elisa e si mise al posto della signora.
Il treno riprese la corsa, Giulia osservava il panorama esterno quando
avvertì di essere osservata da un giovane, che prima era intento a leggere
il giornale.
Era alto, dai capelli castano chiaro, gli occhi verdi e il colorito roseo.
Giulia, affascinata dalla sua presenza lo guardò a sua volta mentre la
piccola Elisa si avvicinò al giovane e gli si mise vicino.
Lui con tenerezza le parlava sorridendo, poi volgeva lo sguardo a Giulia e
così cominciarono a parlare anche loro.
Erano felici di stare vicini, sembrava fossero amici da tempo.
Si presentarono, lui le disse di chiamarsi Lorenzo e andava come Giulia a
Milano per lavoro.
Lorenzo era laureato in ingegneria edile e un suo zio, che era costruttore
lo aveva invitato a lavorare con lui.
Lorenzo chiese a Giulia che lavoro svolgesse a Milano, ma lei rispose che
ancora non lo sapeva bene, sapeva solo che doveva avere dei colloqui di
lavoro con ditte cui aveva inviato il curriculum.
Arrivati a Milano, Lorenzo chiese a Giulia di cenare assieme e poi le
chiese dove avrebbe pernottato.
Giulia ancora non lo sapeva e così Lorenzo la invitò a casa dello zio, che
prima aveva avvisato.
La piccola Elisa dopo cena era stanchissima e si addormentò, mentre Giulia
e Lorenzo seduti sul terrazzo di casa dello zio si misero a parlare per
conoscersi di più.Il tempo passò in fretta, ma i ragazzi restarono a
parlare fino a tardi insieme.
Il giorno dopo Lorenzo chiese allo zio se aveva bisogno di una impiegata
per lo studio.
Lo zio rispose di si e Giulia si ritrovò a fare la ragioniera nell'azienda
della famiglia di Lorenzo.
Era bello vedersi tutti i giorni, cenare spesso insieme e nel tempo libero
portare la piccola Elisa a giocare nel parco o alle giostre.
Lorenzo un giorno chiese a Giulia dove fosse il papà della bambina e lei
gli rispose che Giulia era nata da un errore giovanile con un uomo
sposato, il quale venuto a conoscenza che la ragazza era incinta voleva
farla abortire, ma Giulia non volle e lui smise di vederla.
Fu un brutto periodo, Giulia era triste e piangeva spesso.
Viveva con la mamma e smise l'università.
Poi nacque Elisa e Giulia per vivere faceva piccoli lavori saltuari, alla
fine decise di cambiare città e cominciò a inviare soprattutto nelle città
del nord Italia domande di richiesta lavoro.
Lorenzo saputa la vicenda capitata a Giulia si affezionò ancora di più
alla ragazza e sua figlia e alcuni mesi dopo le chiese di sposarlo.
Giulia felice acconsentì e così l'amore coronò la vita di questi due bravi
ragazzi.
17-01-2016
Nella fredda notte
Fioccava nella fredda notte, una bimba camminava sulla coltre di neve
ghiacciata.
Si scivolava e la fame attanagliava il piccolo stomaco vuoto: era dalla
notte precedente che non toccava cibo.
La sua mamma era morta assiderata alcuni giorni prima ed ora lei era sola
in attesa di una zia che doveva
venirla a prendere per portarla con sé.
Le finestre delle case erano illuminate, le tavole imbandite e i regali
erano allineati sotto gli alberi di Natale.
La piccina attonita, osservava tutto e le lacrime scendevano sulle gote
smagrite.
Aveva freddo, ma si mise seduta davanti a una finestra da cui poteva
osservare tutto ciò che accadeva in
casa:che bello il focolare, che riscaldava con le lingue di fuoco la casa
tutta pronta per il cenone.
Vide una piccolina di circa la sua età scartare felice i regali col suo
fratellino, che avvicinandosi alla finestra,
scorse la sua coetanea che li guardava.
Allora aprì la porta, il gelo entrò in casa e la mamma le gridò di
chiudere presto l'uscio per non fare ghiacciare l'
ambiente.
La figliola ubbidì, ma continuò a vedere fuori della finestra, poi chiese
alla mamma di invitare in casa la bambina
tutta vestita di poveri stracci.
La fecero entrare, la bimba le regalò un suo vestitino e una maglietta,
poi le chiese di sedersi accanto al focolare
in attesa del rientro del babbo per cenare.
Mentre aspettavano le regalò anche una bella bambola, era per lei, ma
preferì regalarla alla piccola
sconosciuta.
Aveva fatto una buona azione ed ora era felice per questo evento...
Mia nota
Una povera bambina affamata esce di casa in cerca di cibo.
La sua mamma è morta da poco ed ella ora è sola perché attende una zia che
la deve portare con lei.
Sola soletta guarda attraverso la finestra di una casa vicina dove
un'altra bambina scarta regali di Natale in
attesa del babbo per il cenone.
La bambina la vede, la fa entrare, le regala dei doni ed ambedue le
fanciulle sono felici: l'una per non stare più al
freddo e poter mangiare, l'altra perché compie una buona azione...
Clelia Maria Parente
Il mio primo amore: il gatto
Ero dalla nonna quando frequentai la scuola elementare.
Prima avevo una maestra un po' anziana, che non mi apprezzava molto perché
la nonna non le faceva
regali, come faceva la mamma di un'altra bambina che glieli portava
sempre.
Allora io cercavo di farmi voler bene e spesso, di nascosto dalla nonna,
raccoglievo fiori dal giardino che
avevo costruito da un pezzo di terreno vicino casa nostra.
Era una terreno brullo con tanti sassi, che raccolsi e con essi costruii
un muretto intorno al terreno, poi
cominciai a coltivare i fiori con le piantine e i semetti, che mi regalava
una signora, che veniva a casa
nostra per fare le pulizie.
Mio zio prete fu affascinato da questo mio giardino e tutti i giorni lo
innaffiava.
Le piantine crescevano e i fiori erano stupendi tutti colorati e ben
curati da me e dallo zio.
A scuola mi piaceva molto scrivere e leggere.
La penna era ad inchiostro con il pennino e bisognava stare attenti per
non fare macchie sui quaderni
dalla copertina nera; per asciugare l'inchiostro si usava la carta
assorbente.
La penna biro fu usata anni più tardi e così passava il terrore di
macchiare con l'inchiostro i quaderni.
Chi faceva macchie sui quaderni riceva dalla maestra una bacchettata sulle
mani.
Per fortuna io non ne ho mai ricevuti, ma c'era un amichetto che tutti i
giorni ne prendeva ed io ero
dispiaciuta e cercavo di difenderlo.
La ricreazione si faceva all'aperto nei campi vicini.
Un giorno senza accorgermi del passare del tempo non rientrai in aula , ma
andai a cercare fiori in un
campo un po' più lontano.
La maestra e gli altri bambini vennero a cercarmi, ma si era fatto tardi.
Il bidello chiamò mio zio e mia nonna, che mi punirono portandomi a casa,
dove mi mandarono in soffitta
per punizione e fui anche molto rimproverata.
In soffitta, però, passai tempo a leggere le riviste vecchie della nonna
così non mi annoiai.
Il leggere mi piaceva molto e spesso mentre la nonna faceva centrini
all'uncinetto le facevo compagnia
con letture di racconti ad alta voce.
I vicini di casa restavano incantati ad ascoltarmi e la nonna ne era
felice.
Avevo anche un gatto che si metteva sdraiato sul davanzale della cucina ed
era felice di vedermi, poi
quando io rientravo in casa, rientrava pure lui.
Spesso di nascosto gli davo un bacetto e lui mi faceva le fusa lisciandomi
attorno.
Lo avevo trovato piccolino fra un cumulo di spazzatura e lui era cresciuto
felice con me.
Restò in casa nostra un paio d'anni, ma un giorno, non tornò a casa; io mi
preoccupavo e lo chiamavo, ma
non ricevevo risposta.
Tornò dopo diversi giorni barcollando, il suo fu l'ultimo saluto perché
cadde a terra e morì; aveva mangiato
cibo avvelenato per topi.
Piansi tanto, non riuscivo a rassegnarmi.
Poi ebbi in regalo un micetto rossiccio e bianco da un signore venuto per
la festa del paese.
Il figlio voleva avere lui il gattino, ma il signore lo regalò a me perché
non voleva animali in casa.
Poi un altro signore regalò alla nonna tre micetti siamesi, e la mia
preferita era la piccola Mimì.
I gatti sono sempre stati la mia passione.
In classe quinta classe ebbi un maestro, perché la prima maestra era
andata in pensione.
Lui amava molto la musica e suonava benissimo la fisarmonica, che noi
alunni ascoltavamo affascinanti,
Con lui imparammo a suonare il flauto e sovente si facevano nel grande
cortile della nuova scuola recite e
canti.
A ricreazione giocavamo nel grande cortile della scuola e ci si divertiva
moltissimo.
Vita di una poetessa.
Prima dei tre figli nati da genitori semplici, dove la mamma pur essendo
una persona, che viveva nell'agiatezza della sua famiglia, era follemente
innamorata di un semplice operaio seppur contrastata dai suoi genitori
Il giorno che venne alla luce il suo babbo aspettava un maschietto e fu
fortemente deluso quando seppe che era una bambina,
La piccola era gracile e la levatrice cercò di farle migliorare la salute,
facendole un bagnetto con acqua calda e fredda.
Così riprese energia aggrappandosi con le manine al catino dove le
facevano i bagni.
Intanto cresceva forte e sana e giocava felice con i suoi fratellini ed
altri bambini, mentre le vacanze estive le trascorreva con i nonni e lo
zio prete.
Lì giocava in giardino con una papera e con una sua amichetta, che sapeva
cantare mentre lei era vivace, allegra, ma un poi stonata.
A sei anni andò a scuola, il maestro le voleva bene perché era molto
bella,vispa e intelligente.
Spesso giocava con lei facendola volare sui banchi e gli altri alunni
erano felici di tenerla vicina.
Poi dovette andare via per la morte del nonno e dare compagnia alla nonna
e allo zio sacerdote in un altro paese.
Il maestro pianse perché aveva perduto la sua alunna preferita e così
anche gli altri bimbi compagni di scuola.
Pur essendo piccina, aveva una passione: cominciò a scrivere versi.
La prima poesia la dedicò a una gattina siamese, che chiamava Mimì, che
amava molto e che le voleva bene.
Prima puntata.
Una bimba vivace e dispettosa
Quando ero piccola giocavo con i miei fratelli e gli amici e amiche che
abitavano vicino casa mia.
Ero sempre vivace e mi divertivo molto con loro.
Avevo cinque anni quando una suora che stava in un convento dove c'era un
parco in cui noi bimbi ci recavamo a giocare, un giorno mi regalò una
lavagnetta con i gessetti colorati, che portai a casa tutta felice.
I fratellini si misero a giocare con me, che pensai di dipingerli sul viso
come gli indiani. La mamma ci aveva fatto il bagnetto e ci aveva vestiti
con i grembiulini puliti.
Io pensai che sarebbero stati felici se ai fratellini avessi dipinto il
volto, così li dipinsi con i gessetti colorati.
Loro erano contenti, ma volevano che li dipingessi uno prima dell'altro.
Io li dipinsi a poco a poco, ma loro si misero a litigare e così i
lacrimoni gocciolarono i colori sui grambiulini, che si sporcarono tutti.
La mamma mi rimproverò e mi disse di non farlo più, fui punita e quel
giorno niente giochi per me.
Alcuni giorni dopo mentre andavo a comprare il pane passai come sempre
sotto la casa di un mio amichetto, che prendeva i sassolini dal vaso di
basilico, che la sua mamma teneva sul davanzale della finestra.
Come passavo lui me li lanciava addosso e poi rideva se mi colpiva, dopo
veniva giù in strada e io che lo aspettavo gli lanciai un sassolino in
testa, che lo colpì e il sangue cominciò a gocciolargli addosso.
La sua mamma nel veder la scena mi venne a prendere e mi strillava dicendo
che avevo ferito suo figlio.
Ci rimasi male e mi misi a piangere.
Un altro amico lo aiutavo a fare il costruttore formando all'angolo di uno
scalino vicino casa sua una casetta, ma come lui entrava in casa io
distruggevo la casetta.
Quando tornava fuori e vedeva la casetta distrutta, piangeva, ma io lo
calmavo dicendogli che l'aiutavo a ricostruirla.
Lui era felice del mio aiuto, ma quando la zia lo chiamava in casa io
distruggevo di nuovo la casetta e lui nuovamente piangeva.
Questo dispetto durava per diverso tempo, poi la zia notò che ero io a
rompere la costruzione, prendendo in giro il nipotino.
Anche da lei ricevevo rimproveri, ma l'amichetto che mi voleva bene, mi
perdonava sempre e continuava a giocare con me.
Un gioco che mi piaceva tanto fare, era il "Musichiere", un gioco che
vedevo in tv, condotto da Mario Riva.
La fascia dei giochi la costruivo io con la carta igienica e così ci
divertivano a indovinare le canzoni.
Chi vinceva indossava la fascia con scritto su il "Musichiere" a lettere
tutte colorate.
Quanti giochi si faceva con i miei amici: campana. breccia, nascondino,
salto alla corda, gioco della trottola e tanti altri.
Ancora adesso mi diverto a ricordare le grida e i sorrisi di quel tempo
andato...
Nel 1976 la Nippon Animation ha prodotto un'altra serie animata
ispirata ai personaggi del romanzo di Collodi, conosciuta in Italia col
titolo "Bambino Pinocchio".
Trama
La storia è quella classica del romanzo di Collodi, che narra del
burattino di legno reso vivo da una fatina benevola per la gioia del suo
"costruttore". L'eroe principale è un ingenuo e molto fiducioso
giocattolo/pupazzo di legno animato dalla magia della Fata: egli ha molte
carenze e lacune da dover superare e vincere, prima che gli possa venir
permesso di diventar un uomo vero.
La storia inizia quando Geppetto, un falegname che vive da solo, desidera
avere un figlio che possa tenergli compagnia, inizia così a scolpire un
ceppo di legno proveniente da un albero magico. La fata dai capelli
turchini dona la vita al burattino e promette che se si rivelerà esser una
brava persona dimostrando d'aver un buon cuore in futuro potrà anche esser
trasformato in un esser umano.
Per aiutarlo gli fa conoscere il Grillo parlante, che agisce come la
coscienza o "Angelo custode" di Pinocchio; tuttavia il burattino lo
ascolta raramente, e ciò finisce per causargli le peggiori conseguenze.
Pinocchio è estremamente ingenuo, quindi facilmente influenzabile dalle
cattive compagnie e, in un modo o nell'altro, riesce sempre a soffrire
della pericolosità del mondo che lo circonda.
Ma la vita di Pinocchio diventa sul serio terribile quando viene preso con
sé dal padrone di un circo, interessato a tutto ciò che potrebbe attrar
l'attenzione in futuro del suo pubblico... cerca così di schiavizzare e
imprigionare Pinocchio per i suoi fini, la creazione di un nuovo
spettacolo del suo circo itinerante. Il tutto richiama a una spiccata
drammaticità talvolta ai limiti dello spaventoso, sottolineando la
sofferenza occorsa al burattino di legno. Caratteristica della serie
difatti è che il protagonista soffre di continui abusi fisici e
psicologici.
Caratteristiche peculiari dell'anime
Questa versione racconta la storia di un burattino di legno portato in
vita da una mistica fatina blu; di carattere estremamente credulone,
ingenuo e moralmente confuso.
Pinocchio/Mokku si caratterizza per aver molti difetti di carattere
ch'egli deve imparar a superar per risultar degno che gli venga concessa
l'umanità: alcuni di queste manchevolezze di carattere includono
l'egoismo, la maleducazione, l'insensibilità, la pigrizia e l'ostinazione,
ma anche la disubbidienza e la compulsiva menzogna, l'arroganza, l'avidità
e la viltà, infine l'incapacità di imparar dagli errori commessi.
Pinocchio viene com'è naturale severamente punito dalla fata blu per
questi atti d'egoismo ed insensataggine assoluta... Durante l'intera
serie, in parte a causa della sua propria delinquenza ed alla
disubbidienza ripetitiva, vien sottoposto a tutta una serie di dolorose
prove esistenziali in cui viene continuamente tormentato, perseguitato,
maltrattato, umiliato, ingannato e deriso, emarginato e picchiato, per
finir sottoposto al trattamento più degradante ed inumano. La sua crescita
avviene in un mondo decisamente pericoloso.
Una delle prime e più evidenti peculiarità che caratterizzano la serie è
inoltre una spiccata drammaticità, diversa rispetto al testo originale: il
protagonista difatti nel corso degli episodi soffre di continui abusi
fisici e psicologici.
Principale differenza è il nome originale del protagonista che si chiama
Mokku. Nell'ultimo episodio la "fata blu della quercia" soddisfa il
desiderio di Pinocchio di diventare un bambino: avvenuta la trasformazione
può così finalmente chiamarla Mamma.
fonte wikipedia
Dopo la ennesima (ed ancora più mediocre, a mio avviso) rivisitazione
televisiva del capolavoro di Collodi, mi è venuta voglia di recensire
questo vecchio anime.
Anche se propriamente non è degli anni '80, (fu infatti prodotta dalla
Tatsunoko nel 1972) tuttavia è stata spesse volte trasmessa in Italia
proprio in quegli anni.
Rispetto a versioni più ortodosse, diciamo che la serie si prendeva
moltissime libertà.
Non solo le storie erano quasi tutte completamente inventate dagli autori
ed avevano le ambientazioni più strampalate (spaziando dal fantasy,
all'horror, all'Antica Grecia, all'Egitto, al Medioevo, ecc.) ma anche i
personaggi stessi erano completamente rivisitati.
Pinocchio nell'originale giapponese viene chiamato Mokku! (forse per
questioni di copyrigth?)
Geppetto veniva sempre chiamato "nonnino" o "nonnetto" da Pinocchio,
anzichè "babbo".
Il Gatto e la Volpe alla fine si redimono e diventano amici di Pinoccchio
piuttosto che suoi rivali.
Ad aggiungersi alla schiera di alleati di Pinocchio abbiamo un topino che
condivide la casa con lui e Geppetto.
Mangiafuoco al contrario non si redime mai e nella storia fa la figura del
cattivo di turno, sempre alla ricerca di Pinocchio per il suo spettacolo
di marionette.
Più o meno invariati i ruoli della Fata e del Grillo Parlante.
Una caratteristica comune a tutte le vicende di questo Pinocchio è
l'estrema violenza fisica che viene fatta al burattino. In tutte le
puntate Pinocchio viene malmenato, vessato, preso a calci ed insultato un
po' da tutti!
Diciamo che già nell'originale di Collodi questa vena drammatica c'era già
di suo, ma qui viene ancora di più esasperata!
Ammetto che la serie comunque non era male, anche se ogni puntata era di
solito auto-conclusiva ed un po' fine a se stessa.
Di tutte le trasposizioni del libro di Collodi è senz'altro quella più
fantasiosa ma, io credo, comunque migliore di tante altre, anche molto più
recenti.
Tratto da <http://ilregnodeglianni80.forumfree.it/?t=43918442>
Il coraggio di vivere
Leggete....è un bellissimo messaggio!.................Un uomo soffriva la
cosa peggiore che può capitare a un essere umano: suo figlio era morto, e
per anni non poteva dormire e piangeva tutta la notte finché albeggiava.
Un giorno gli apparve un angelo nel sogno e gli disse: “Basta piangere !”
“Non posso sopportare di non vederlo più” rispose l’uomo. così l’angelo
disse “Lo vorresti rivedere ?” L’uomo annui, quindi l’angelo lo prese per
mano e lo portò in cielo e disse: “Pazienta un pò, lo vedrai passare”. Al
cenno dell’angelo una moltitudine di bambini iniziarono a passare vestiti
come angeli con un lume in mano.
Così l’uomo incuriosito domandò: “Chi sono ?” e L’angelo rispose: “Sono i
bambini che hanno lasciato la vostra terra troppo presto, tutti i giorni
fanno questa passeggiata con noi perché hanno il cuore puro”. disse
l’uomo: “Mio figlio è tra di essi ?” “Si lo vedrai tra un pò” Finalmente
tra i tanti bambini passò anche il figlio di quell’uomo, che radiante
scappò ad abbracciarlo, quando improvvisamente si accorse che aveva il
lume spento.
Angosciosamente disse al ragazzo “Figlio mio, perché il tuo lume è spento
? perché non infiamma la tua anima come agli altri ?” Il bambino lo guardò
e disse “Papà, io accendo la mia candela come quella di tutti, ogni
giorno, ma le tue lacrime la spengono la notte”. Non piangere oramai per
quell’essere voluto che perdesti, sia figlio, marito, madre o padre!!!
Lascialo riposare in Pace, prega per lui, non tormentare la tua vita,
perché non ritornerà, ma puoi averlo nel tuo ricordo con amore!!! è
difficile, ma Lascialo Andare!!!Questo è un bellissimo pensiero che ho
letto e volevo condividerlo con tutti voi. Da oggi in poi ogni volta che
ti ricorderò G cercherò di trattenere le mie lacrime trasformandole in un
sorriso.
Tratto da
<https://www.facebook.com/pages/Il-coraggio-di-vivere> e proposto da
Clelia Maria Parente
L'altro giorno ho somministrato le
prove Invalsi in una seconda del mio istituto. Già il verbo
somministrare mi fa un po' orrore, mi suona come qualcosa di medico, che
ha a che fare con la medicina ma che e' entrato, a forza, nel lessico di
noi insegnanti.
All'ora prestabilita, sono entrato in classe ed ho guardato i volti dei
miei piccoli alunni, timorosi e spaventati, perché tenendo fede a quanto
suggerito dall'Invalsi mi hanno spedito a "somministrare", accidenti a
questo verbo, in una classe dove non lavoro e mi sono sentito come una
specie di medico che doveva fargli una siringa.
Li ho guardati con il mio miglior sorriso, li ho rassicurati, e ho detto
loro di restare tranquilli e di cercare di fare del loro meglio, qualunque
fosse il loro meglio. Mai bugia fu piu' grande. L'Invalsi nel tempo ha
perfezionato un sistema di valutazione sommativa, fondata su variabili
statistiche che spesso rappresentano dati crudi che poco tengono conto
della pedagogia e della psicologia dei nostri alunni. Mi sono sentito come
uno che mente consapevole di mentire.
Le risposte dei miei piccoli alunni, infatti, saranno digitate in
piattaforma e andranno a sommarsi con le altre di altre classi, del
territorio, della regione ed aggregate a livello nazionale. Il dato
aggregato sara' poi discriminante, nella direzione in cui viaggia
l'attuale idea del sistema formativo, competitivo e 'spersonalizzato', per
la suddivisione in scuole di serie A ed in quelle di serie B (vedi R.a.v.
e DDl "Buona scuola").
Ritornando ai miei piccoli, continuavo a dire loro che le domande erano
semplici e che le loro risposte erano le migliori anche quando mi
accorgevo che erano palesemente sbagliate ed il mio istinto di maestro mi
diceva di aiutarli a comprendere l'errore. E si, il mio rammarico e'
proprio quello, rifuggire il mio ruolo ed assumere quello di arbitro,
imparziale, che assiste muto alla debacle della pedagogia in cui credo,
quella della relazione d'aiuto, quella dell'empatia, quella podromica e
propredeutica all'acquisizione di
competenze/conoscenze differite nel tempo e perciò rispettose dei tempi di
tutti. I tempi di ciascuno, non possono essere scanditi da una x sulla
risposta giusta e non possono creare ansia nei piccoli alunni che felici
ed inconsapevoli insieme a noi adulti consapevoli, oggi piu' che mai, ci
avviamo tutti con questa mentalità a creare una scuola brutta che rinnega
Montessori, "Barbiana", Rogers, Bruner e Morin per sembrare tanto un altro
stabilimento Fiat a guida Marchionne che appena non raggiungerà i target
produttivi, rappresentati da improbabili istogrammi, dovrà essere
dislocato in Polonia dove la manodopera costa meno e forse anche i
docenti.
Riflettiamo per favore. Rifletta soprattutto lei sig. Renzi che dice di
voler fare rivoluzioni.
F. Cutolo
Testo proposto da
Clelia Maria Parente
Personaggi del libro Pinocchio di Carlo Lorenzini detto
Collodi.
Leggendo il libro della favola di Pinocchio, conosciamone i personaggi:
PINOCCHIO
Prima di essere un burattino, Pinocchio è un ciocco di legno, regalato da
Mastro Ciliegia al falegname Geppetto, che ci costruisce un burattino
perchè desidera tanto un figlio, dopo che la moglie è morta.
Pinocchio è un pochino dispettoso.
Geppetto lo ama moltissimo e per mandarlo a scuola vende la sua vecchia
casacca e gli compra l'abbeccedario e un vestitino.
Pinocchio, però, ha poca voglia di studiare, così invece di andare a
scuola va a vedere il teatrino delle Marionette.
Geppetto
E' Geppetto un vecchio falegname, che desidera tanto avere un figlio dopo
la morte di sua moglie.
Allora va da Mastro Ciliegia, un falegname ricco vicino di Casa.
Questi gli regala un ciocco di legno, che lo spaventa perchè parla sempre
ogni volta che cerca di lavorarlo.
Geppetto col ciocco di legno ci costruisce un burattino simpatico, caro ma
anche tanto birichino.
Geppetto lo sgrida se fa marachelle, però lo ama e lo perdona sempre.
Per lui finisce anche in prigione.
Per mandarlo a scuola vende la sua vecchia casacca e gli compra l'abbeccedario
e un vestitino.
Però Pinocchio a scuola non va, perchè va a vedere il teatro dei
burattini, dove per entrare vende l' abbeccedario.
La fata Turchina
E il personaggio chiave del libro Pinocchio.
In realtà rappresenta la moglie morta del falegname Geppetto.
La Fatina aiuta moltissimo Pinocchio soprattutto quando ne ha più bisogno:
lo allontana dalle cattive compagnie, come il Gatto e la Volpe, che per
rubargli gli zecchini lo impiccano ad un albero.
Lo allontana da Lucignolo, un compagno di scuola sfaticato , senza voglia
di studiare, che porta Pinocchio nel Paese dei Balocchi.
Lo salva dal padrone del circo che lo vuole buttare in mare.
La fata è per Pinocchio come una buona mamma e desidera tenerlo sempre
accanto.
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Il film Pinocchio
Pinocchio è un film del 1940 diretto da registi vari. È un film
d'animazione prodotto dalla Walt Disney Productions e basato sul romanzo
di Carlo Collodi Le avventure di Pinocchio, Storia d'un burattino (1883).
È il secondo Classico Disney.
La storia e la vitalità di Pinocchio sono più che centenarie. ... i
confini geografici e culturali, trasmigrano da una forma espressiva
all'altra ... della storia di un burattino di Carlo Collodi, sul "Giornale
per i bambini".
Da questo momento, ben prima del successo mondiale del Pinocchio di Walt
Disney.
Come Pinocchio diventa un bimbo vero.
Mentre Pinocchio nuotava alla svelta
s'accorse che Geppetto
aveva un tremolio di gambe
Tremava di freddo o di paura?
Chi lo sa?
Forse un po' dell'uno
e un po' dell'altro.
Ma Pinocchio, credendo che quel tremito fosse di paura,
gli disse per confortarlo:
"Coraggio babbo! Fra pochi minuti arriveremo a terra e saremo salvi."
- Ma dov'è questa spiaggia benedetta
io non vedo altro che cielo e mare, gli rispose Geppetto.
"Ma io vedo anche la spiaggia",
disse il burattino.
"Per vostra regola io sono come i gatti:
ci vedo meglio di notte che di giorno."
Il povero Pinocchio faceva finta di essere di buonumore,
ma invece...
Invece cominciava a scoraggiarsi
"Ma io vedo anche la spiaggia", disse il burattino.
"Tonno mio, tu capiti proprio a tempo!
Ti prego per l'amor che porti ai Tonnini tuoi figliuoli: aiutaci, o siamo
perduti."
"Volentieri e con tutto il cuore.
Attaccatevi tutt'e due alla mia coda, e lasciatevi guidare.
In quattro minuti vi condurrò alla riva."
Geppetto e Pinocchio, come potete immaginare,
accettarono subito l'invito...
ma invece di attaccarsi alla coda, giudicarono più comodo di mettersi
addirittura a sedere sulla groppa del Tonno.
"Siamo troppo pesianti?..." gli domandò Pinocchio.
"Pesanti?
Neanche per sogno;
mi pare di avere addosso due gusci di conchiglia", rispose il Tonno, il
quale era di una corporatura così grossa e robusta,
da parere un vitello di due anni.
Giunti alla riva, Pinocchio saltò a terra il primo, per aiutare il suo
babbo a fare altrettanto:
poi si voltò al Tonno, e con voce commossa gli disse:
"Amico mio, tu hai salvato il mio babbo!
Dunque non ho parole per ringraziarti abbastanza! Permetti almeno che ti
dia un bacio in segno
di riconoscenza eterna!..."
"Appoggiatevi pure al mio braccio, caro babbino, e andiamo.
Cammineremo pian pianino come le formicole, e quando saremo stanchi ci
riposeremo lungo la via."
"E dove dobbiamo andare?" domandò Geppetto.
"In cerca di una casa o d'una capanna, dove ci diano per carità un boccone
di pane e un po' di paglia che ci serva da letto."
Non avevano ancora fatti cento passi, che videro seduti sul ciglio della
strada due brutti ceffi, i quali stavano lì in atto di chiedere
l'elemosina.
Erano il Gatto e la Volpe: ma non si riconoscevano più da quelli d'una
volta.
Figuratevi che il Gatto, a furia di fingersi cieco, aveva finito
coll'accecare per davvero;
e la Volpe invecchiata, intignata e tutta perduta da una parte, non aveva
più nemmeno la coda.
"O Pinocchio, gridò la Volpe con voce di piagnisteo, fai un po' di carità
a questi due poveri infermi."
"Infermi!" ripeté il Gatto.
"Addio, mascherine!" rispose il burattino. "Mi avete ingannato una volta,
e ora non mi ripigliate più."
"O Pinocchio, gridò la Volpe con voce di piagnisteo, fai un po' di carità
a questi due poveri infermi."
"Infermi!" ripeté il Gatto.
"Addio, mascherine!" rispose il burattino. "Mi avete ingannato una volta,
e ora non mi ripigliate più."
Poi videro il grillo parlante
Pinocchio gli chiese dove poter trovare un bicchiere di latte per il suo
babbo.
-Vai dal contadino Giangio,
ma questi voleva essere pagato,
però Pinoccho non possedeva nemmeno un centesimo.
-Male burattino mio, rispose l'ortolano
- Pazienza!,
pensò Pinocchio e fece l'atto di andare via
Aspetta un po' gli disse Giangio
ci possiamo mettere d'accordo.
Vuoi adattarti a girare il bindolo.
- Cos' è disse il burattino.
E' quell'ordigo di legno che serve a tirar su l'acqua dalla cisterna.
Se me ne tiri su cento secchie ti regalerò il latte per il tuo babbo.
Pinocchio fece quel che il contadino gli diceva
e così Geppetto
ebbe il suo latte.
Vicino al pozzo vide un asinello.- Come ti chiami?
- Sono Lucignolo.
- Sei il mio compagno di scuola.
Rise Giangio dicendogli,
ma che a scuola avevi compagni asini.
Per cinque mesi Pinocchio tirava fuori dalla cisterna
l'acqua e così Geppetto aveva ogni giorno il suo latte.
Una mattina disse al babbo che andava al mercato per comprargli una
casacca, un berretto e un paio di scarpe, Poi incontrò la lumachina e le
chiese notizie della fatina.
- La povera fata è in un letto di ospedale,
gli disse la lumaca.
Vorrei tanto aiutarla ma non ho soldi, la lumaca,
che corse dalla fata
e Pinocchio si svegliò dal sonno e disse:
- Com'ero buffo quando ero un burattino, ora sono più bello perchè sono un
bambino vero...
28 giugno 2015
Mia nota:
La storia di Pinocchio continua con questi versi, in cui si narra la sua
storia, il ritrovamento degli amici/ nemici.
Così da burattino diventa un bambino vero...
Pinocchio e Geppetto sono vissuti
per un po' nel corpo della balena.
Poi Pinocchio, stanco di stare lì, vuole a tutti i costi uscirne fuori.
Così ogni sera, mentre il babbo dorme, si avvicina alla bocca dell'enorme
cetaceo per guardare le stelle.
Una notte, però, che il tempo era freddo Geppetto si sveglia per andare a
coprire
il suo figliolo, ma non trovandolo nel suo lettino comincia a
preoccuparsi.
Allora inizia a cercarlo e lo trova sulla lingua della balena, che guarda
il cielo stellato.
Pinocchio vedendo il babbo lo chiama vicino a lui.
Geppetto gli si mette seduto accanto e insieme vedono un tonno che fugge
dal corpo
della balena.
Il bimbo pensa che possono fuggire anche loro come il tonno.
Geppetto, però, vuole restare nel corpo della balena, mentre Pinocchio
pensa a fuggire Insieme sulla groppa del tonno prima che la balena svegli.
Dopo un po' raggiungono la riva sani e salvi e Pinocchio per essere stato
bravo nel
comportarsi bene diventa per sempre un bambino vero.
27 Giugno 2015
mia nota:
Pinocchio e Geppetto fuggono dalla balena
salendo su un tonno, che li porta a riva.
Pinocchio essendo bravo diventa alla fine un
bambino vero e torna a casa col suo babbo Geppetto.
Compagne di scuola
Giugno, ultimo giorno di scuola, tutti i ragazzi sono allegri: si va in
vacanza!
Solo sul viso di Caterina e Hu si nota il segno della malinconia.
Le due ragazze si sono conosciute nel settembre precedente a inizio
scuola.
La loro è stata una amicizia in crescendo, ma ora con la fine dell'anno Hu
deve
ritornare in Cina con i suoi parenti e non sa nemmeno se l'anno prossimo
rientrerà
in Italia.
Caterina è triste, deve lasciare la sua amica, colei con cui ha studiato
assieme.
Molte volte la invitava a casa per i compiti, ma diceva alla mamma di
preparare anche
il pranzo per Hu.
Hu se non andava da Caterina era triste, in casa restava sola, i suoi
genitori
lavoravano tutto il giorno e tornavano a casa a notte fonda.
Spesso Hu si addormentava e non li vedeva quasi per interi giorni.
Caterina saputo come viveva l'amica chiese alla mamma se la potevano
ospitare in casa.
La mamma fu d'accordo e così Hu, chiesto il permesso ai genitori, si
trasferì in casa
di Caterina.
La loro amicizia si rafforzava giorno dopo giorno, sembravano due
sorelline....
ma ora Hu doveva andare via e i loro cuori erano colmi di tristezza.
Quando suonò la campanella di fine lezione , le due amiche si
abbracciarono e piansero
un pianto dirotto, che tutti si commossero e si strinsero loro attorno.
Quella notte Hu non la passò a casa di Caterina, dovevano prepararsi per
la partenza.
- Mamma, andiamo all'aeroporto, disse Caterina, desidero dare un ultimo
saluto a Hu.
La mamma prese la macchina e fecero una corsa pazza fino a Fiumicino...
Arrivarono che l'aereo partiva.
Hu vide Caterina e con la mano e le lacrime agli occhi le inviò l'ultimo
saluto...
Caterina piangeva, singhiozzava, la mamma l'abbracciò e rincuorandola
le disse : - Vedrai che tornerà...
Così col cuore colmo di tristezza, ma con dentro un filo di speranza,
tornarono a
casa.
Storia di un intervento
Sono passati 22 giorni da quando mi hanno operata per rimettermi a posto
la stomia e fare tornare il mio intestino alla normalità.
Un intervento molto rischioso anche perchè c'erano due laparocele
ombelicali da togliere.
I medici in un primo momento non volevano operarmi per la rischiosità da
affrontare.
Mio marito ed io abbiamo insistito, perchè avevo continue lacerazioni alla
stomia, cosa che mi ha abbassato molto l'emocromo e stavo diventando
fortemente anemica con le perdite di sangue.
Per non rischiare di finire nel mondo dei più, dopo diverse emorragie e
continui ricoveri in ospedale con trasfusioni, finalmente il mio chirurgo
si è deciso ad operarmi.
Sono state 8 ore di intervento, ma alla fine mi hanno salvata.
Ora sto un pochino meglio, ma sempre sotto cura con una infermiera che
giornalmente mi cura.
Non posso fare sforzi di nessun genere e devo stare molto riguardata.
I primi giorni dopo l'intervento non riuscivo a mangiare quasi nulla e
l'emocromo si abbassava.
Ora invece mangio poco ancora, ma sostanze nutrienti, come la carne.
In attesa di guarigione ora aspetto di venire osservata dal chirurgo e di
ristabilirmi,
Ogni giorno faccio una passeggiatina, che il movimento dicono che fa bene.
Mi accompagna mio marito, che mi sta sempre vicino e mi aiuta in tutto.
Lui è un angelo per me, ma anche il chirurgo è un altro angelo. Devo
ringraziarli tutti per avermi aiutata e per non avermi lasciata mai sola.
23 Giugno 2015
mia nota:
Ho affrontato un intervento molto rischioso, ma ringraziando il cielo è
andato tutto bene.
L'intervento è durato 8 ore
e ho superato la rischiosità.
Ora sono curata giornalmente da una infermiera, che viene a casa per
pulirmi le ferite.
Ringrazio mio marito che mi aiuta tanto in tutto e il mio chirurgo che con
le sue mani sante per 4 volte mi ha salvato la vita.
La speranza è stata sempre il mio forte e sono contenta di avere tante
persone vicine.
Clelia Maria Parente
Ci siamo ritrovati
Come una farfalla che vola felice fra i fiori, così svolazzavo io nel
prato verde quando ho visto te.
Mi hai abbracciato e stretta forte fra le tue braccia, eravamo felici e
sul mio viso scorrevano lacrime, che bagnavano il tuo .
Ci siamo baciati mi hai detto : "Amore. è tanto che non ti vedevo più, mi
sei mancata!"
Poi, presami per mano, siamo corsi lungo la spiaggia e a piedi nudi
sentivamo le onde che ci facevano vibrare d'amore...
Che dolcezza!
Mi pareva d'impazzire con te vicino e chiusi gli occhi sognavo di essere
tua, di amarti e di sentirmi attratta da te e tu mi stringevi forte forte.
Ora eravamo vicino e più nessuno ci avrebbe allontanati dalla nostra vita.
Notte di luna splendente.
Era notte e la luce filtrava nella mia stanza; mi sono alzata piano piano
e ho notato dalla finestra la luna piena, che rischiarava mentre attorno
le stelle splendevano in un bagno di luce,
Com'era bello vedere il chiarore lunare, che illuminava tutto.
Il sonno era passato e mi sentivo vivere in quel paesaggio, che mi faceva
battere dolcemente il cuore e mi emozionava.
E ripensavo a lui, lui che mi faceva vivere ma era lontano... avrei voluto
abbracciarlo, sentirlo vicino, invece era lontano e sicuramente anche lui
mi pensava.
Ho chiuso gli occhi, lui mi ha stretto a sé e piano piano mi accarezzava i
capelli.
Le onde del mare vibravano, tutto era stupendo e vibrava con me.
Il mio gatto mi stava vicino e faceva le fusa, mi piaceva sentire il suo
ron ron che che mi rendeva felice e mi riscaldava.
Portami con te, non lasciarmi sola, andiamo a camminare lungo la spiaggia
a piedi nudi.
Mi tenevi vicino e gioivi con le tue labbra mi sfioravi le mie e io vicino
a te mi sentivo un'altra, non ero più sola, ero con te e tutto era gioia e
felicità.
Ero un'altra, come il cielo mi ero trasformata
anch'io ero luce in quel cielo che donava felicità... E mi piaceva vivere
con te, tenermi stretta fra le tue braccia, sentire il calore dell'amore,
il bello del vivere e sognare della vita.
Storia di un ricovero in ospedale
Una corsa contro il tempo... poche ore ancora ed era la fine.
La barella andava per i meandri dell'ospedale, si doveva in fretta fare le
analisi, la tac ed altre operazioni...
Nella barella era tutto un sogno, una corsa frenetica, ma non riuscivo a
capire che succedeva, ero semi incosciente e vedevo solo buio.
sentivo le voci attorno a me, era un frastuono, capivo pochissimo poi una
voce più alta gridava:è da operare, ha poche ore di vita,è tutta
infettata nei diverticoli, l'erniaè strozzata...
Poi più niente.
Mi sono ritrovata in una grande camera asettica, con tanti macchinari, ero
attaccata ad essi, che indicavano il mio stato di salute.
Non potevo muovermi, la schiena era a pezzi, che strazio, un inferno
la pressione misurata ogni 10 minuti, poi ogni ora mi faceva sobbalzare,
le punture alle braccia per togliere il sangue per le analisi erano uno
strazio. Le mie braccia erano piene di ematomi, tutte livide.
Non capivo che era successo...
Poi al mattino un prof mi ha detto che ero stata operata ed ero una donna
miracolata, ancora poco tempo ed era per me la fine...
Per 5 giorni sono restata lì, nella camera di terapia intensiva, senza
bere, senza mangiare, ferma nel letto... una tortura, stavo malissimo, la
sete era opprimente... ogni tanto l'infermiera alla mia richiesta di bere
mi bagnava le labbra...
Una tortura, 5 giorni di tortura, di lamenti, uno strazio mai passato in
vita mia... solo la preghiera mi sollevava un po' e allora pregavo pregavo
pregavo...
Nostalgia
La sera era calma, il mare tranquillo con l'andirivieni di onde.
Una leggera brezza le accarezzava i capelli, intorno non si ascoltava
altro che il musicale frangersi delle onde sugli scogli.
Ogni tanto s'udiva il grido di un gabbiano che tornava a monte dopo aver
finita la pesca...
Al par delle onde i pensieri andavano e venivano, mentre la vista si
disperdeva lungo quella distesa di acqua, che si faceva sempre più cupa
pian piano che il cielo si oscurava.
Era sola, lui era partito, solo un bacio e poi era andato via...
Sentiva ancora la sua risata sonora mentre con la comitiva si allontanava
per tornarsene in città.
Il loro era stato un saluto veloce, una promessa di ritrovarsi ancora, lo
scambiarsi del numero telefonico e un indirizzo scritto veloce su un
fazzolettino di carta...
L'estate ormai stava per finire e lui se ne andava, fra qualche giorno
anche lei sarebbe andata via... addio vacanze, addio dolci emozioni, i
balli di sera, le nuotate e i tuffi nella giornata, l'amore che era nato
spontaneo, a prima vista...
Una lacrima scivolò sulla guancia nel ricordare...
Il primo giorno arrivata al mare era sola e guardava il mare quando sentì
la sua voce che le chiese cosa facesse tutta sola sulla spiaggia a
quell'ora.
Era arrivata la mattina presto e mentre i suoi familiari stavano a
riposare, lei aveva pensato di andare a salutare il mare.
E nel salutarlo conobbe lui... una forte simpatia, un grande desiderio di
stare insieme, fecero trascorrere dolcemente e veloci i giorni di vacanza.
Bello rincorrersi sulla riva del mare, camminare a piedi nudi sulla
sabbia, mano nella mano, le risate argentine, i lunghi silenzi, le
emozioni, il cuore che martellava ad ogni incontro... ed ora il pianto, la
lontananza, il sapere di non rivedersi per lungo tempo...
Non restava che una semplice e repentina promessa a congiungere i loro
giovani cuori...ora sola pensava e, la nostalgia era struggente.
Primo giorno di scuola
Settembre, si ricomincia la scuola... una moltitudine di alunni e genitori
è
nell'atrio in attesa dell'entrata.
Il suono della campanella si fa attendere, tutti vivono l'ansia di questo
primo giorno dell'anno scolastico.
Per me ormai sono anni che insegno, ma ogni inizio anno scolastico rivivo
come sempre l'attesa del primo ingresso in aula degli alunni.
E' un po' come riformare una nuova famiglia, un ciclo ormaiè finito ed
ora
si ricomincia.
Vedo tanti piccoli che attendono e penso chi saranno coloro che avrò nella
mia classe.
Invitati nella scuola materna siamo andate presto noi insegnanti per
assistere all'addio che i piccoli daranno alla scuola che li ha ospitati
per
circa tre anni.
Erano tutti in circolo come dovessero fare il girotondo, noi siamo entrate
ed
essi hanno applaudito, ci siamo avvicinate al loro girotondo prendendo
posto a caso fra i fanciulli, poi insieme abbiamo cominciato un
girotondo...
I bimbi cantavano felici.
Una bimba e un bambino stringevano le mie mani, avvertivo l'emozione
in quelle piccole mani che stringevano le mie come per
chiedermi guidaci in questo percorso di vita da trascorrere assieme.
Finito il canto e fermato il girotondo alcuni bimbi staccatosi dal gruppo
sono tornati portando ciascuno una rosa, che ciè stata donata... una rosa
per ogni insegnante.
Poi assieme ci siamo diretti verso il campetto della scuola, la Preside ha
dato il via per la lettura degli elenchi ed ogni alunnoè stato assegnato
alla
propria classe... classe prima sezione A, la mia, 19 bambini tra cui un
disabile in carrozzella... una grande emozione averli tutti vicino, mi
guardavano con gli occhi attoniti, nessuno piangeva e quel che più mi ha
emozionatoè che tutti erano felici di essermi vicini e rispondevano
allegri al mio
sorriso, e lui, il piccolo disabile mi ha accolto con un sorriso e uno
sbadiglio...
è il suo saluto per me, quasi un segreto fra le nostre anime, e lo
mantiene
intatto ogni volta che mi vede...
Rincontrarsi
- Buongiorno, signora maestra, sei arrivata finalmente quassù, ti
aspettavo...
- Buongiorno, bel bimbo biondo, che piacere rivederti dopo tanti anni, ma
sei sempre uguale, non sei cambiato affatto?
- Quassù non ci si trasforma, si resta sempre così come si arriva...
Ti aspettavo da anni, cara maestra, sapevo che un dì saresti arrivata...
e sei sempre come ti ricordo. Dammi la mano che ti accompagno a
osservar le luci che quassù brillano, chi più e chi meno secondo cosa
hanno
fatto sulla Terra...
- Grazie, dolce fanciullo,è bello essere or guidata da te, mentre prima
ti
guidavo io.. ricordi?
-Si, edè emozionante...
- Ricordi quando non imparavi a leggere, però per amor mio imparasti e fu
così grande l'amor che ci mettesti per farti dire bravo...
- Era una grande gioia sentirmi dire bravo e vedere il tuo sorriso che
esprimeva soddisfazione a sentire la mia voce leggere...
E poi la tua mano mi accarezzava i capelli, mi dava una immensa
felicità...
l'avverto ancora...
- Si, si, ricordo... ti piaceva quando ti accarezzavo la testolina bionda
e i tuoi
capelli alzati dal gel
- E mi dicevi bel praticello mio... era una tenerezza la tua voce
- E tu bricconcello, che andavi a bagnarti i capelli affinché io ti
facessi lode
del tuo praticello...
-Ti preoccupavi, lo so, che prendessi il raffreddore...
- E' vero, per me eri come un figlio...
- Andiamo ora ci sono tanti che t'aspettano...
Così il fanciullo prende per mano colei che tanto l'aveva guidato e
insieme
s'incamminano verso il mondo della luce eterna...
Il regalo e la spazzatura
Guardare le vetrine con gli occhi attoniti e desiderosi di acquistare doni
per il proprio bimbo nato da pochi giorni, messo lì in una carrozzina
mezza sgangherata trovata per strada accanto a un cassonetto... imbottito
di poveri stracci di recupero ...
Belle le tutine e i vestitini caldi ed eleganti delle vetrine addobbate
per Natale.
Il desiderio assaliva la povera mamma e sognava di vedere il suo bimbo
tutto vestito a festa...
e di avere anche lei un paio di scarpe calde, visto che ai piedi portava
un paio di ciabatte logore...
Ogni tanto buttava lo sguardo per vedere se nel cassonetto riusciva a
trovare qualcosa di utile, ma quel giorno non c'era nulla che potesse
interessare ... e la tristezza le spezzava il cuore...
Poi scorse un signore distinto che correva a buttare la spazzatura, andava
di fretta , lanciò il pacchetto e riprese la sua strada con una signora al
fianco...
Lei si avvicinò furtiva per vedere cosa avesse abbandonato e... miracolo!
Forse era un angelo che aveva lasciato doni per lei e il bambino!
Nella busta lasciata dal quel signore c'erano due scatole nuove nuove, una
con una tutina stupenda per un neonato e nell'altra delle scarpine con un
cappellino caldo per il suo piccino e, guardò ancora .. c'erano anche un
paio di stivaletti nuovi da donna, belli caldi, mai avuti e tanto
desiderati per l'inverno ormai imminente...
Li osservò bene, erano proprio del suo numero di scarpe... una lacrima
inondò il suo viso ... era un angelo quel signore, aveva letto nel suo
cuore e le aveva portato doni per lei e il suo bimbo...
Il bimbo intanto sorrideva e lei lo prese in braccio per attaccarlo al
seno e farlo sfamare col suo latte...
E quello fu un attimo di dolcezza per la povera donna e il suo bambino.
Intanto il signore con sua moglie erano arrivati a casa della loro
figliola, anche lei diventata mamma da pochi giorni... il suo papà le
stava donando il regalino per il piccino, ma rimase sgomento... portava
una busta , ma era quella della spazzatura...
Per la fretta aveva buttato il pacco regalo, dove c'erano anche gli
stivaletti della moglie da portare a cambiare una soletta, e aveva portato
con sé la spazzatura...
In un primo momento rimasero tutti male, la figliola corse a vedere nel
cassonetto, ma non trovò più nulla... era dispiaciuta...
La mamma la consolò e le disse che non doveva preoccuparsi, che le avrebbe
ricomprato il dono per il nipotino, poi rivoltasi al marito gli disse di
non essere triste, ma di sorridere, forse un angelo lo aveva guidato a
fare così per aiutare chi era in difficoltà...
Così la serenità tornò nei loro cuori e felici si abbracciarono.
Cercasi Gesù Bambino per recita di Natale
Par poca cosa organizzare una recita di Natale, e io pur avendola organizzata da
anni ogni volta rivivo l'emozione di realizzarla bene e con sentimento.
E' la recita che fa commuovere i genitori, che sanno perdonare le piccole
imperfezioni dei propri figli, che vivono con noi tutti questo momento magico,
che ci accomuna e ci dona gioia.
L'eccitazione dei bambiniè indescrivibile, ognuno aspetta la propria parte e si
anima l'ambiente dell'aula...
Ad ognuno di loro consegno la fotocopia dell' intera recita, ciascuno la incolla
sul proprio quaderno delle poesie, poi insieme si comincia a leggerla e a prima
lettura le parti sembrano difficili, anche se belle quando le leggo io.
I bimbi ascoltano l'espressività della mia voce, il cambiare tono secondo i
personaggi e, affascinati, ognuno vorrebbe interpretare una parte scelta.
- No, non do le parti, la recita dobbiamo impararla tutti perché se anche uno
manca, un compagno lo può sostituire.
Accettano ed assieme, giorno dopo giorno, si prova la recita; lo si fa mentre
sul quaderno di Arte si illustrano i personaggi della Natività oltre alle figure
i Babbo Natale e della Befana.
Si recita anche mentre si costruisce il calendario di fine anno e il biglietto
augurale.
Si recita durante la ricreazione e si intonano anche i canti di Natale da
abbinare alle parti in prosa.
L'entusiasmo cresce giorno dopo giorno, la recita ormai la sanno quasi tutti,
comincio a dare le parti e continuo a dar consigli su come bisogna agire per ben
interpretarle.
Gli alunni si sentono veri attori, protagonisti di ciò che interpretano: le
stelle, la stella cometa, i pastori, Maria, Giuseppe, i Magi...
Ma il piccolo Bambino Gesù dove cercarlo?
Si guardano tutti stupiti, cercando una risposta, poi come per magia ci siamo
rivolti tutti a Lui, il nostro piccolo angelo, cheè l'amore di insegnanti e
compagni, che ci parla solo con gli occhi e col sorriso e che mi ascolta tanto
perchè attraverso la voce percepisce tutto...
La scelta cade quindi su di Lui, che sorride e così si intuisce che neè felice.
Ne informo la mamma, ma pare un po' titubante, poi mi chiede se il figlio neè
felice e io le rispondo di si.
- Felice lui, felici tutti, dice
Così la mamma accetta, le dico perciò di portare a scuola il figlio di
pomeriggio il giorno della recita.
Mi risponde si, ma tutti non credono che lo faccia, invece sento che lo porterà.
I bimbi sono tutti in palestra, addobbata per la recita natalizia: un grande
albero di Natale, stelle e festoni colorati, disegni della natività, fili dorati
e argentei alle pareti... tutto frutto di lavori eseguiti dagli alunni dal mese
di novembre ad oggi.
Metà della palestraè trasformata come sala teatrale con le sedie poltrona per
genitori, nonni, altri parenti e amici, che cominciano pian piano ad arrivare...
Aspetto il mio Bambino Gesù, la collega mi chiede cosa fare se la mamma non lo
porta, le rispondo che mi ha promesso di portarlo e il cuor mi dice che lo farà,
ma se non arriva provvederemo con un altro bambino piccolo...
Passa il tempo, l'eccitazione cresce, i genitori e i parenti continuano ad
entrare, mi salutano tutti e sono felicissimi... ormai non si spera più
nell'arrivo di Lui, tranne me che ci conto molto... infatti eccolo arriva sulla
sua carrozzina, con la mamma e tutta la famiglia... il papà, i nonni ed altri
parenti...
Tutti i compagni lo circondano, applaudono, sono felicissimi e la gioia irrompe
nei cuori di tutti i presenti.
Intanto Lui sorride, mostra felicità sul suo viso bellissimo, così dolce che mi
fa rabbrividire e commuovere...
E' arrivato Gesù Bambino...
Gli alunni tutti cantano e due bimbe che fanno la parte delle stelle lo prendono
per mano e così inizia la recita.
Bellissima!
Emozione intensa quando Lui, tra Maria e Giuseppe, recita la sua parte con un
gioioso sorriso, che pare dire al mondo:
- Eccomi, sono arrivato fra voi tutti per regalarvi Gioia, Amore e Pace... |