Racconti e testi di Lucius F. Schlinger
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Lucius F. Schlinger |
Lucius F. Schlinger al secolo Luciano Fabi, classe 1941, dopo la laurea ad Urbino sulle teorie musicali dei romantici tedeschi, collabora al periodico Svolta e dirige la rivista Ad libitum. Negli anni '70 scrive per il quotidiano l'Unità, pubblica racconti presso Regione Letteraria di Bologna e le Edizioni Posterula di Urbino, interviene su Interstampa e cura trasmissioni radiofoniche e televisive contro la superstizione. Spesso segnalato o vincitore nelle Competizioni della rivista Il Racconto (Crocetti), ha pubblicato racconti su Achab (Bariletti) e molte brevi note su "Avvenimenti in gioco", con E. Peres e S. Serafini. Alcuni versi sono usciti su DP Marche, presso l'ENTeL MCL, Il Grillo), Storie di fantascienza sono state pubblicate Su Futuro Europa della Perseo Libri. Dacia Maraini ha letto per la RAI TV versi dell'opus 18, Dai balconi di Liebermor che la rivista musicale Capriccio di Strauss ha poi pubblicato prima dei Canti di Wahltann opus 34. Opere di narrativa, di teatro e raccolte di versi sono presenti in varî siti internet, tra i quali, oltre a Poetare curato da L. De Ninis, quello della “Pro Urbino” che ha anche stampato due Nuovi dialoghi e composizioni in versi, mentre l’integrale dell’opera si trova in www.luciusfabi.it a cura di M.Gianotti. L’ Unione Astròfili Italiani. ha pubblicato nel 2006 sulla rivista ufficiale Astronomia il suo studio Elementi astronomici nella Commedia di Dante. Un libretto di giochi è uscito presso La Meridiana ed uno di racconti brevissimi a cura dell’ISA- Scuola del Libro di Urbino. Collabora per la divulgazione scientifica a Punto d'incontro. Entro qualche millennio, come il personaggio de L’elisir d’amore, diverrà anche lui noto e all’Universo e … in altri siti. <Web M.Gianotti> p. el: schlinger@libero.it Nuovo sito internet di Demòpolis: www.luciusfabi.it |
Lucius F. Schlinger
Correzione di orbita opus 16
Sonno Pesante, opus 17 n 2
Interstellare Chimaera.
Prima missione su Aliban. Quando giungemmo al villaggio di Mouthe la neve ricopriva tutte le cupole delle abitazioni ed imbiancava anche le strade su cui non si vedevano orme di pedoni mentre sotto le luci pubbliche le rare strisce dei carri elettrici veni-vano rapidamente cancellate dalla fittissima precipitazione di neve e granuli di ghiaccio. Nessuno di noi era mai stato su Aliban prima d'ora e le nostre conoscenze degli usi e costumi, come si dice, dei popoli che l'abitavano erano piuttosto sommarie, anche se nel corso di qualche settimana la
Chimaera, preparan-dosi all'arrivo, aveva stabilito un contatto radio continuo. Nonostante le dif-ficoltà linguistiche, eravamo riusciti in sostanza ad intenderci su vari argo-menti. Mentre la Chimaera rimaneva in orbita stazionaria, le navette e i due gran-di battelli, l'Ulixes e il gemello
Diomedes, operavano all'occasione sia come traghetti orbitali, sia come mezzi aeri o al suolo per imbarcare e sbarcare in pratica qualsiasi cosa. Non starò ad illustrare i motivi facilmente intuibili per i quali gli Alibaniani furono ben lieti di partecipare ad un programma che contribuiva in misura non trascurabile allo sviluppo delle loro conoscenze. Ora i tecnici avevano quasi tutti lasciato Selinthe ed erano transitati a Mou-the dove avevano scaricato il materiale dai grandi elettrocingolati e se ne e-rano andati a casa per un più che meritato riposo. Alcuni erano talmente de-bilitati che avrebbero avuto bisogno di un bel po' di tempo per riprendersi. In qualche caso erano necessarie cure specifiche e accurati controlli medici. I due velocissimi elettrocingolati a turbina avrebbero dovuto essere già da quattro o cinque giorni a Mouthe, ma in realtà non si poteva neppure essere certi che avessero lasciato Selinthe, poiché la radio taceva da una settimana. Si captava solo, intermittente e piuttosto debole, il segnale del radiofaro del-la miniera, con l'aiuto della riflessione intensificata dalla
Chimaera in orbita. Brutto segno. Dopo un'ora di viaggio il vento sferzava l'Ulixes a 120 chilometri all'ora, ma le settecento tonnellate del battello rappresentavano già ottimi argomenti contro il timore di sbandate pericolose, mentre procedevamo a poche decine di centimetri o anche a due o tre metri dal suolo sul cuscino d'aria. Poi, dopo 32 ore dall'inizio del viaggio, uno sperone di roccia sulla sinistra aprì uno squarcio sul fianco del battello. Karl e Hugo avevano evitato all'ul-timo momento, per un soffio, l'urto frontale, ma il colpo fu comunque vio-lento. Ci fermammo. Isolammo il compartimento colpito per evitare di far invadere tutto il veicolo dall'atmosfera esterna a 45 gradi sotto zero. Insieme ad altri strumenti una delle bussole giroscopiche era stata schiacciata dai blocchi di ghiaccio che avevamo imbarcato. Ora dovevamo procedere con le bussole magnetiche "di precisione". Ma conoscevamo i capricci e la debolezza del campo su Aliban. Inutile dilungarsi. ad un certo punto cominciammo a temere che non sa-remmo mai giunti a Selinthe. All'inizio del settimo giorno la tempesta si calmò rapidamente. Il vento a-veva superato per lunghi periodi i 170 chilometri all'ora, in qualche caso a-veva toccato i 200. Ma in tre o quattro ore calò decisamente mentre spaz-zava via le nubi da gran parte del cielo. Era notte fonda e riuscivamo a vede-re solo le stelle più brillanti, poiché l'atmosfera rimaneva tuttavia molto vela-ta. Allora sullo schermo del radar principale apparve per un momento il segna-le del radiofaro. Eravamo forse a trenta o quaranta chilometri dalla miniera di Selinthe. Ci sollevammo ad una quindicina di metri di quota sulla distesa ondulata per qualche minuto. Inoltre il Diomedes, dopo un balzo suborbitale da quaranta gradi sud, a-vrebbe toccato il suolo entro pochi minuti in una zona relativamente calma a quattrocento chilometri da noi. In quatto o cinque ore, anche meno se il cli-ma continuava a migliorare, poteva essere in grado di raggiungerci. Scendemmo su una vasta depressione presso le baracche dalle coperture a cupola che dovevano permettere alla neve di scivolare, almeno in parte. Gli impianti di sollevamento, i cingolati e i grandi cumuli formati dai detriti delle escavazioni si potevano immaginare sotto il ghiaccio che impediva di vederli direttamente mentre ci nascondeva anche le aperture delle baracche. Cercavamo affannosamente da due ore dentro le costruzioni e fuori, alla debole luce di Vila che già ci stava abbandonando alla notte boreale, quando si sentì la voce di Karl che pochi metri davanti a noi si era attardato ad ispe-zionare una sezione di una baracca dentro la quale si era introdotto aprendo un varco nella parete ghiacciata. E per colpa nostra. - disse Hugo in un gemito che sembrò un grido lace-rante. - Ma che sapevano loro della Chimaera? - ribattè Karl - Sapevano solo che era lassù con settecento terrestri, i loro "nuovi amici" di cui non avevano mai visto le facce spelacchiate. Che poteva fare la
Chimaera per loro? _ Silenzio ! - disse Lidia. Intendeva dire che il silenzio doveva continuare. Prevedendo altre settimane o forse altri mesi di isolamento nel deserto ghiacciato - come fanno in circostanze simili sulla Terra gli orsi, gli scoiattoli (o talvolta, a modo loro, i rondoni), mentre gli uomini ed altri animali non ne sono capaci - i nostri amici avevano rallentato il loro ritmo di vita fino ad uno stato di torpore tanto profondo da apparire simile alla morte, in attesa di tempi migliori. La conferma della correttezza della nostra ipotesi venne poco dopo la let-tura (anche se con qualche difficoltà linguistica) di una registrazione che tro-vammo su uno scaffale. La risentimmo non so quante volte: entro tre giorni i nostri amici si sarebbero risvegliati per saggiare le condizioni dell'ambiente e ritornare nuovamente in stato di torpore, se necessario. Ma non sarebbe sta-to necessario.
Farabutti Terrànian opus 17 n. 1 - Certo, buon padre - rispondeva Leen -, me l'hai ben spiegato. - Anche troppo, Leen? ... - No. Voglio dire che ho capito bene. Ma in fondo anche io sarei partito volentieri con la prima Rantz ... Ero altrove, a fare un buon lavoro per il nostro beneamato Consiglio Interplanetario. E di Earth, o Terra (o Heliugea, come dicono i raffinati) non c'era la più pallida idea neppure nell'anticamera dei nostri buoni cervelli. - Intendiamoci, Leen, così è meglio, in fondo. Tutte le videofoniche che stiamo ripassando non ci toglieranno certamente le occasioni di sorpresa. Arrivare su Erde, conoscere direttamente i Terranian sarà ben altra cosa. - In un certo senso, babbo, lo spettacolo è preannunciato, ma esserci sarà indubbiamente ben altra cosa. La Rantz Prima è passata a quattordicimila Irseitan... (Seit più, Seit meno) dalla Terra, l'unico pianeta del Sole Helios che le abbia mandato segnali di risposta intelligente. Ha preso accordi per l'installazione sulla Terra, a cura dei Terranian stessi, di un trasmettitore compatto a lunghissima penetrasione per una nostra successiva visita diretta che finalmente sta diventando realtà. Noi ... saremo comunque i primi Theinian a toccare il suolo di Erde, la Terra! L'Avvisatore della Rantz comunicava intanto i tempi del viaggio ormai alle soglie della decelerazione. Leen Laitz vide con tutti i suoi compagni di viaggio che la Stella era ormai al centro del video nella Sala di navigazione. Il Sole. Helios. I quattrocento passeggeri di Thein (diplomatici, scienziati, navigatori, operai, esperti di telecomunicazioni, militari della scorta) si preparavano al primo incontro con gli amici Terranian, dopo che la prima Rantz, attraverso contatti sulle elettromagnetiche aveva stabilito, sia pure in linea di massima, una solida base di rapporti tra i due pianeti, distanti oltre 400 anni-luce, circa 340 corrispondenti Unità Elettromagnetiche theinian. Una distanza rispettabile, ma alla portata di un "gioiello" come la Rantz Seconda, senza alcun particolare rischio, e non enorme in termini di tempo, tenendo conto della contrazione del tempo stesso a velocità quasi sempre prossime a quella delle elettromagnetiche. La Compensazione Equivalente dei campi gravitazionali permetteva poi di evitare che, stabiliti i primi contatti a distanza sulle elettromagnetiche, l'incontro diretto avvenisse 128 o 256 generazioni dopo. Pur senza raggiungerla, la Rantz Prima aveva dunque inviato alla Terra l'attestazione sicura dell'amicizia di tutti i popoli di Thein, ed aveva tra l'altro ricevuto l'assicurazione che i Terranian stessi avrebbero provveduto all'installazione di un trasmettitore iperpenetrante per guidare le fasi finali di un prossimo incontro diretto. Ciò si era reso possibile attraverso le comunicazioni stabilite in un momento successivo ad una decelerazione, a quattordici mila Irseitan di distanza, quando tuttavia la Rantz Prima stava ritornando verso Thein nel corso di un programma che non poteva ammettere lunghe dilazioni. L'entusiasmo per la scoperta era stato superiore al disappunto per la necessità di interrompere le comunicazioni, quando la Rantz Prima si preparava ad accelerare fino a raggiungere rapidamente una velocità vicinissima a quella della luce che avrebbe mantenuto per la maggior parte del viaggio, esclusi i periodi di decelerazione e le soste per alcuni viaggi esplorativi su diversi pianeti confederati. Ora, dopo circa sette anni (poco più di otto anni terranian) se a Terra era stato veramente realizzato il trasmettitore, i cittadini theinian della Rantz Seconda potevano considerare imminente l'arrivo delle prime immagini sugli schermi fonovisori, subito dopo la necessaria decelerazione della nave. Il comandante Rainitz aveva chiesto a Leen di riunire nella Sala di Navigazione tutti coloro che non avessero funzioni indispensabili al governo della nave in quel momento, in attesa delle comunicazioni dalla Terra. In seguito i trasmettitori di bordo della Rantz, quando la minore distanza dal pianeta lo avrebbe permesso, si sarebbero rivolti agli interlocutori terranian. Anche se in teoria era possibile tentare di trasmettere molto prima, c'era il rischio di un eccessivo dispendio di energia ed era senza dubbio preferibile attendere di captare prima le comunicazioni terranian che, per quanto se ne sapeva, potevano addirittura essere già in corso in attesa di essere captate dopo il secondo livello di decelerazione. Uno dei terminali del fonovisore era nella Sala comando in cui si trovavano, con il comandante Rainitz, Leen Laitz, suo padre Nor, la responsabile dei Gruppi di Telecomunicazione, Alhine Freitz e Mire Seltzin, esperta dei propulsori. Accanto a terminali fonovisori simili si trovavano alcuni addetti ai servizi essenziali di controllo che non si lasciavano mai, per scrupolo, affidati ai sistemi puramente automatici. Intanto per l'ennesima volta ritornavano alla mente dei passeggeri e divenivano oggetto di chiacchierate le note caratteristiche della Terra e dei suoi abitanti, come risultavano dai comunicati passati dalla Rantz Prima alla sua più giovane sorella. Si ricordava tra l'altro la notevole evoluzione tecnologica, sociale e politica della Terra nelle ultime dodici-sedici generazioni, la grande attenzione dei governanti terranian alla libertà individuale. Ma ogni terrian si sentiva tanto più libero quanto più la libertà dei suoi simili era garantita. Il formidabile ritmo di progresso scientifico e culturale aveva condotto in poche generazioni la Terra a raggiungere, almeno in alcuni importanti settori, un livello quasi paragonabile - con un po' di buona volontà - a quello caratteristico di Thein al tempo dei bisnonni. Ciò grazie anche alla grande cooperazione che le razze, le nazioni ed i Länder erano riusciti a stabilire dopo aver tuttavia rischiato più volte di distruggersi in una guerra generale. Non tutto nel passato terrian era ammirevole. Il giovane Lierth, viceambasciatore, ricordava ad esempio il detto "vecchio" ormai di sette anni: "Il Terrian ha cinque dita anziché quattro per ogni mano perché con dieci dita si arraffa meglio che con otto". Quanto al naso stretto l'operaia Leine Krietz sussurrava: "Si tratta con sicura evidenza di un tentativo che i Terranian hanno operato - con un successo soltanto parziale - per abolirlo completamente, onde evitare il tremendo puzzo dei rifiuti e dei gas velenosi che ammorbavano l'atmosfera della Terra fino a poco fa". Il comandante Miblor Rainitz comunicò finalmente che iniziava la decelerazione. La Rantz Seconda scendeva ora, dalla velocità quasi pari alle elettromagnetiche, alla "media interstellare" di 4 Irseitan-Wetz dalla quale sarebbe passata ai 275 Seitan-Wetz ancora in traiettoria iperbolica helian per modificare subito anche quest'orbita con un'ulteriore rapida decelerazione e porsi in grado di raggiungere senza problemi la Terra. Il grande fonovisore della Sala di Navigazione e tutti gli altri schermi terminali si illuminarono di un grigio sempre più vivo e chiaro fino ad assumere una trasparenza bianco-perlacea che appariva di immensa profondità, anche se nessun particolare dava il senso della misura. Davanti al fonovisore della Sala Comando ci fu il tempo per un breve commento di Nor Laitz: " Per ora i Terranian sanno essere più delicati e noiosi dei nostri artisti del fonovideo!" Ma intanto lo schermo si era fatto nero come lo spazio interstellare. E improvvisamente vi apparve un muso enorme, rugoso e ricoperto di di scure scaglie cornee. Due occhi gialli senza espressione si rivelavano quando le pesanti palpebre si sollevavano di scatto. La bocca, un'oscura voragine segnata da una doppia fila di bianche zanne acuminate, mostrava a tratti la lingua acuta e mobile presso l'oscuro tunnel della gola. Il quadro si allargò su una bestia orrenda: eretta sulle massicce zampe posteriori e sulla coda possente, protendendo gli arti anteriori ed il grosso collo sormontato dalla testa gigantesca, la bestia raggiunse - come si poté vedere mentre il campo sullo schermo si allargava ancora - un animale a lei vagamente simile, anche se di dimensioni minori e con un tremendo morso al collo lo abbatté e cominciò a sbranarlo aiutandosi con le zampe anteriori meno massicce di quelle su cui si reggeva, ma tuttavia armate di poderosi artigli. Lampi violacei illuminavano a tratti il corpo dilaniato della vittima e quello del predatore mentre sangue e brandelli di tessuti passavano davanti agli spettatori muti di fronte agli schermi. - Fermi! - squillò la voce del comandante Rainitz - I commissari di navigazione controllino ogni movimento sulla nave e nessuno degli addetti ai controlli abbandoni il suo posto! Sono il comandante Miblor Rainitz: L'ordine non ammette assolutamente eccezioni. C'è un disguido nei ricevitori. Ripareremo il guasto qui dalla Sala Comando e vi terremo informati. Immediatamente, dopo un cenno d'intesa con il comandante, che aveva preso a parlare con il vice in una fonolinea, Alhine Freitz interrompeva la diffusione delle immagini su tutti gli schermi, lasciando attivo solo quello della Sala Comando. Il quadro si spostava gradualmente in una oscena carrellata. Altri rettili disgustosi si muovevano in ogni direzione. Alcuni si calpestavano fuggendo, altri si fermavano improvvisamente, qualcuno rivolgendo casualmente sguardi vuoti e ciecamente feroci nella direzione degli spettatori. Immondi volatili con larghe ali membranose passarono ad un tratto sulla scena planando pesantemente sopra alcune sporgenze rocciose presso la riva di un acquitrino. All'orizzonte, da una remota catena di monti, livide masse di polveri si sollevavano invadendo progressivamente il cielo. - Il vicecomandante Gartin - disse Rainitz - mi assicura che tutta la nave è sotto il controllo dei commissarî. Ma aggiunse che l'agitazione era notevole, anche se i passeggeri davano prova di grande autocontrollo. Intanto sui loro schermi passavano le immagini della Sala Comando che mostravano tutto tranne lo schermo in essa sempre attivo che continuava a ricevere le pazzesche comunicazioni provenienti dal grande trasmettitore della Terra. Cosa era successo? Perché questa orgia di orrore sullo schermo? Onde smisurate si scagliavano ora contro una costa rocciosa e la travolgevano superando poi le colline più all'interno e lasciavano, ritirandosi, un ammasso di rilievi devastati e distese fangose dove prima crescevano maestose foreste. Era questo, dunque, il bel pianeta Terra, unito nella Confederazione delle sue nazioni, pronto ad associarsi alla Grande Comunità Planetaria di cui Thein era uno dei membri più autorevoli? E perché dal fonovisore nessuno parlava? - Alhine, - chiese Miblor Rainitz - è certo che la trasmissione proviene proprio da Terra? - Senza neppure un'ombra di dubbio, comandante. Ma allora chi aveva costruito il trasmettitore? Certamente non quelle bestie! Forse c'era stata un'invasione di mostri che aveva spazzato via i buoni Terranian dopo che essi avevano costruito il grande mezzo di comunicazione ... Ridicolo! ... Neppure nelle storie più cretine! ... a questo punto si poteva ricorrere anche alla trasmissione telepatica ... tanto per dire... ed a simili penose idiozie. Per quanto le panoramiche si allargassero talvolta su vastissimi spazi, non c'era traccia, neppure la più tenue e indiretta, della splendida Civiltà terrian. E secondo i "suggestivi e rigorosissimi" documenti teletrasmessi dalla sorella Rantz Prima, non c'era quasi angolo della Terra che non dovesse presentarne tracce assolutamente evidenti. Ma non c'era un campo coltivato, una barca, un ponte, un argine, due pietre squadrate e messe l'una sull'altra. Non un mezzo aereo, sia pur primitivo (altro che navi interplanetarie!), non una macchina a pedali, un attrezzo di metallo, un legno intagliato: nulla, nulla di nulla! E la trasmissione giungeva ora, nel tempo stabilito e direttamente dalla Terra. Anche questo "senza neppure un'ombra di dubbio, comandante." - Traditori... Ma come è possibile? - diceva Rainitz graffiandosi senza avvedersene la fronte con le quattro unghie della sinistra - Quelli della Rantz Prima ci hanno ingannato? - E' possibile, Miblor - intervenne Nor Laitz. - Chi ci assicura che quelli della Rantz Prima non abbiano installato essi stessi il trasmettitore? Infatti era possibile. Anche se non direttamente. Ma l'incarico poteva essere stato affidato a complici molto vicini, in quella zona ancora solo parzialmente ed indirettamente conosciuta. Così la Rantz Seconda, invece dei civili Terranian desiderosi di apprendere dai loro nuovi amici di più antica cultura, avrebbe trovato la voragine di un mondo ottusamente violento, ciecamente distruttore. E su Thein gli avversari dell'estensione delle conoscenze attraverso la navigazione senza frontiere avrebbero potuto disporre di un ulteriore formidabile strumento di propaganda: il disastro della seconda Rantz, la più splendida gemma dell'astronautica interstellare theinian. L'equipaggio della prima Rantz aveva dovuto evidentemente realizzare i piani dei traditori nemici del progresso e dell'amicizia tra i popoli che non avevano esitato, per portare a compimento il loro disegno, neppure di fronte all'assassinio di quattrocento fratelli theinian! La civiltà di Erde era una menzogna! Lo schermo si oscurò di nuovo come una rarissima notte senza neppure una luna. Poi altri mostri, altre lotte selvagge. Poi un mare di fuoco, una montagna che esplodeva in un globo di fiamme riversando su animali e piante valanghe incandescenti tra nuvole rigonfie di ceneri e fumo, mentre i Theinian cercavano ancora una via d'uscita, una soluzione che in quelle condizioni non poteva esistere. - Ci hanno teso una trappola mortale! - mormorava tra la rabbia ed il terrore Mire Seitzin - Entro sedici nitzèn saremo sulla superficie del pianeta, tra quelle bestie pazze. Quanto potremo resistere sulla nave al loro assedio? O saremo distrutti prima da fuoco, acqua, uragani di polvere? E' lì il porto magnificamente attrezzato su cui la Rantz Seconda dovrebbe posarsi in un "normalissimo" arrivo automatico, per sostare "solo per quattro-otto alnitzèn" e proseguire sicura la gloriosa missione? Il comandante Rainitz cercava ora di controllarsi mentre rigirava nella mente l'idea di allontanare in qualche modo dai suoi compagni di viaggio gli artigli della disperazione. Salì deciso sul podio di comando. -Leen!... I correttori - disse pur sapendo di parlare in termini assurdi -... i correttori automatici di orbita? il procedimento manuale? - Automatici, Rainitz - rispose Leen -. E il procedimento manuale è escluso. Era possibile fino a pochi istanti fa, appena un momento prima ... dell'arrivo delle prime immagini da Terra. Ora no. Lo sappiamo. Datheinian im ... o, piu propriamente, daterrian im ... atterreremo, andremo sulla Terra. Una follia! Il prezzo di questa corsa cieca! - protestò Nor Laitz - e' un'eternità che diciamo che almeno dai 12 alseitan-wetz (non parlo di irseitàn, non pretendo tanto) fino a velocità nulla anche le interstellari, come le interplanetarie più piccole, devono essere dotate - costi quel che deve costare! - di un sistema di emergenza per l'allargamento rapido della traiettoria programmata: Io sono invecchiato predicando su questo punto. E non sono bastati i disastri di otto o dodici viaggi perché i nostri alti governanti arrivassero a capire! - Prima o poi saranno costretti a provvedere,- commentò Mire con la voce velata da un profondo sospiro - ma noi, intanto, siamo qui. Sullo schermo, intanto, una distesa di ghiaccio abbagliante, tempeste di neve e goffi animali dalle folte pellicce, dal muso sporgente, crudele nell'atto ripetuto di digrignare i denti e nello sguardo che a tratti si fissava sulla preda che sembrava essere "al di qua" dello schermo. E ancora buio assoluto per lunghissimi istanti. "Prima o poi! Sempre la stessa musica! - riprese ancora Nor interrompendo il silenzio di fronte allo schermo nero. - Quanti disastri saranno ancora necessari? Alhine Freitz, che era rimasta seduta per un po' senza parlare, scattò in piedi. - Hai detto musica? Sentite! La musica che ora comincia a venire dal fonovisore corrisponde alle registrazioni della Rantz Prima: le ho studiate bene! - E' vero - disse Leen -, almeno su questo punto i "colleghi" che ci hanno preceduto non mentivano. - Che siamo destinati ad andare a farci sbranare da quei mostri sull'onda di questa musica pregevole - osservò cupo Nor - non migliora la nostra situazione. Il comandante Rainitz intanto aveva attivato il contatto con tutti gli impianti delle armi e le sue disposizioni sulle fonolinee riservate avevano subito raggiunto tutti i settori interessati. A quel punto era estremamente difficile che i tecnici che controllavano le armi credessero ancora (se mai ci avevano creduto) al banale incidente di trasmissione, ad una vecchia registrazione, ad un fonovideo d'archivio passato per caso sugli schermi che ora mostravano le immagini della Sala Comando dalla quale si voleva far apparire tutto normale e sotto controllo. - Le difese sono attivate - annunciò Rainitz ai compagni nella sala. - Siamo pronti a rispondere ad eventuali attacchi con tutte le armi. Armi! Non era con le armi che si era sperato di condurre nuovi e diretti rapporti con i civili e raffinati Terranian. Ma, al di là di questo, come aveva potuto l'equipaggio della Rantz Prima inviare una sterminata massa di informazioni tanto coerenti, suggestive, affascinanti e al tempo stesso completamente false? Come aveva potuto dipingere con tanta ricchezza di dettagli, senza contraddizioni apparenti il quadro di una cultura che aveva faticosamente superato i contrasti nazionali, razziali, economici in vista del bene generale di tutti i popoli del "pianeta azzurro", Erde, Heliugea, Earth?... E tanti altri erano i nomi ricordati tra i quali Terra, il nome trasmesso da un'antica lingua ora usata in certi casi nella terminologia scientifica terrian internazionale. Una bella veste filologica, anche nella storia del nome, quella usata dai traditori della Rantz Prima, insieme ad altre frottole! Miblor Rainitz ed i suoi compagni avevano avuto tempo di imparare a masticare discretamente due o tre lingue terranian e si erano esercitati fino a poco prima, nei momenti liberi, anche se sapevano che i loro amici di Terra avevano già buoni interpreti che avrebbero parlato agevolmente in theinian standard. Ma si trattava di mostrare la dovuta cortesia, presentando ai nuovi amici qualche bella battuta in un linguaggio ad essi familiare. Tutte frottole inventate e trasmesse da chi controllava la prima Rantz, per nascondere l'orrore del caos selvaggio cui la seconda andava ormai incontro senza scampo! E quelli che controllavano la Rantz Prima erano ormai forse a breve distanza da Thein, nel loro viaggio quasi alla velocità della luce, dopo un ampio giro di "ispezione" (ispettori affidabili, davvero!) e dopo aver probabilmente procurato un “fatale incidente” ai membri dell'equipaggio che non avevano appoggiato i loro piani criminali. E prima che su Thein si potesse sapere almeno una parte della verità, la Rantz Seconda non poteva che essere considerata "misteriosamente dispersa" e le più infami menzogne, sotto forma di "ipotesi sensate" si potevano raccontare per tentare una spiegazione dell'oscura tragedia. Intanto i nemici delle folli avventure spaziali avrebbero conseguito un vantaggio importante, forse decisivo, ed i programmi di ulteriore espansione dei contatti tra i popoli lontani sarebbero stati duramente segnati dal disastro che coinvolgeva la più perfetta delle interstellari di Thein e faceva impallidire i precedenti insuccessi. In seguito il crimine sarebbe stato forse rivelato in modo inequivocabile. Ma i responsabili si sarebbero trovati ormai al sicuro e certo non "in povertà" su qualche pianeta abbastanza lontano, all'ombra di un qualche governo tradizionalista non disposto a consegnare i suoi ospiti ai magistrati theinian. E tanti saluti, chissà per quanto tempo, al superamento del vasto braccio della spirale, al viaggio ai limiti del Sistema Stellare stesso, al Grande Balzo successivo verso il Grande Fratello Vicino che si intravedeva pallido nelle notti serene e brillava rivelando innumerevoli stelle sugli schermi dei potenti strumenti degli astronomi e nel pensiero di ogni theinian libero da gretti timori e angusti pregiudizi. E ora, per quattrocento viaggiatori di Thein, c'era una stazione di arrivo ben diversa da quella prevista e sognata. L'ultima. - Ma la musica! Sentite? - riprese Alhine con una luce di incredibile speranza nello sguardo fissato sui compagni - E' proprio quella delle registrazioni della prima Rantz! La comunicazione viene da Terra. E' certo. Ma è certo che non sono quei mostri a trasmetterla!... Non dovette aggiungere altro. Dal fonovisore una voce in theinian intercontinentale standard, a tratti un po' aulica e leggermente stentata, era emersa improvvisamente mentre la musica passava in sottofondo. "Riprendiamo dunque il nostro discorso. Naturalmente è nelle speranze e nei desideri nostri che i graditi visitatori della novella Rantz possano già, nel tempo calcolato, ricevere i messaggi che ad essi noi destiniamo per mezzo del potente trasmettitore che abbiamo costruito con alacre lavoro e con i preziosi consigli contenuti nelle sapienti trasmissioni che la prima nave Rantz ci ha inviato da lungo tratto di spazio. Poiché prima d'ogni cosa reputavamo doveroso il presentarci, le immagini hanno cominciato a mostrare qualche fase della storia della nostra Terra, dalla formazione della solida crosta dopo la condensazione iniziale, fino alle forme più vetuste di vita ed ora proseguiamo mostrando per sommi capi la complessa evoluzione degli ambienti e le vicende più significative che in essi si svolsero e continuano ad aver luogo fino alla presente età. Le realistiche animazioni sono basate su scrupolose ricostruzioni paleontologiche... " Il sospiro di sollievo nella Cabina di Comando venne, lunghissimo, dopo che tutti avevano trattenuto il fiato fino a soffrirne fisicanente. Alhine Freitz si precipitò ai comandi mentre Miblor Rainitz approvava sorridendo in silenzio. In tutti gli smbienti della nave venne lo stesso immenso sollievo quando tutti i fonovisori ripresero a diffondere la comunicazione dalla Terra. Il viso dell'annunciatore terrian, in tutto conforme alle immagini ben note trasmesse dai fratelli della prima Rantz, era apparso con espressione cordiale sui fonovisori. - Anche qui - continuava - dopo i primi organismi unicellulari, già prodotti di una lunga ed in verità complessa evoluzione, la vita si manifestò in una pressoché sterminata varietà di forme. Alcune disparvero. altre, moltissime, attraverso incessanti transformazioni, trasmisero la loro eredità fino ai giorni nostri. Ed in qualche modo, cari amici di Thein, noi siamo collegati a tutti gli esseri viventi, anche a quelli dai quali non siamo direttamente derivati, come ad esempio i rettili di quel periodo che chiamiamo mesozoico i quali si estinsero circa 65 milioni di anni fa, circa 55 milioni dei vostri anni, cari amici... Veramente parlare di milioni va bene per noi pentadàttili e non per il vostro sistema a quattro od otto unità, ma non vi sarà difficile fare il rapporto ed anche scusarmi..." Per un attimo riapparvero, in sintonia con l'accenno dell'annunciatore, alcune immagini dei mostri e qualcuno sulla Rantz sentì un brivido gelido nelle ossa. " Crediamo che se per puro caso i vostri ricettori avessero cominciato a captare la nostra trasmissione - iniziata in verità da tempo - con le immagini di quei megalucertoloni, non avremmo offerto un'idea gradevole e confortante del nostro mondo..." - Accidenti! Sembra quasi che sappia cosa è successo e ci prenda in giro! - esclamo Mire. - Che l'abbiano fatto apposta? Uno scherzo premeditato- disse Leen guardando i colleghi.
-Puoi giurarlo! - sibilò Alhine
mentre Miblor allargava le braccia.
E
tra i sorrisi degli altri arrivò, lapidario, il commento di Nor:
Verità ed altro
PERSONAGGI PROLOGO = CIARLATANO = SECONDO STRANIERO PRIMO MANAGER SECONDO MANAGER TERZO MANAGER QUARTO MANAGER FLORA ROSSINI SMERALDINA = SECONDA STRANIERA PRIMA SIGNORA = PRIMA STRANIERA PRIMO SIGNORE = PRIMO STRANIERO ASTROLOGO VEGGENTE CARLO ROSSINI LAURA ROSSINI PINO ROSSINI IL COMMENDATOR RIFATTI LA SIGNORA RIFATTI LA SIGNORINA RIFATTI
MARITINO in tv MOGLIETTINA " ANNUNCIATORE " ANNUNCIATRICE " CRONISTA " PRIMO INSERZIONISTA " SECONDO INSERZIONISTA "
PRIMO, SECONDO e TERZO TIZIO PRIMA, SECONDA e TERZA TIZIA ASSISTENTI dell'Astrologo e del Veggente VOCI
PRIMO QUADRO = Un piazzale tra alte costruzioni ultramoderne in vetro e cemento. Al centro un grande palco sopraelevato cui si accede da due scale laterali, in parte occupato da microfoni e impianti di amplificazione, grossi scatoloni e qualche podio a due o tre gradini. Verso il fondo alti pannelli e schermi a mo' di quinte. In basso, per tutto il proscenio, lo spazio viene gradualmente occupato da visitatori che generalmente si rivolgono verso il palco. Dal fondo appare sul palco il PROLOGO abbigliato come un classico distinto "dottore" girovago dell'800, dalle ghette al cilindro. Il colore dominante può essere il viola, dalle sfumature più pallide alla più scura del soprabito. PROLOGO (togliendosi con ampio gesto e poi rimettendosi il cappello in testa) Gentili Signore, egregi Signori. Mi rivolgo a voi pur non conoscendovi ... per quel che ne so potreste essere tutt'altro che gentili ed egregi, essere l'una cosa e non l'altra, l'altra e non l'una, l'una e l'altra... occorrerebbe indagare caso per caso. E raggiungeremmo non certezze ma opinioni. Proprio tutti egregi, però, non dovreste essere. Egregio, mi dicono, è chi sta "fuori del gregge", cioè della massa degli uomini comuni. E se tutti sono egregi, come nelle intestazioni delle lettere ufficiali, dov'è allora il gregge che dovrebbe servire da termine di paragone? Della gentilezza, benchè sia un concetto un po' più vago, si potrebbe parlare in sostanza allo stesso modo. Dunque, rispettabili... sì, rispettabili Signori (tutti hanno diritto al rispetto) o cittadini, o... Voi tutti, dunque, gente normale, gente che lavora... VOCE (dal pubblico sotto il palco) Se lo dice Lei... PROLOGO ... che vive nella sua casa o dimora... VOCE (c.s.) Se lo dice Lei... PROLOGO ... gente che ama la vita semplice ed onesta... VOCE (c.s.) Davvero? = Entra da sinistra il PRIMO MANAGER, in abito grigio "impeccabile" e comincia ad armeggiare tra microfoni, amplificatori, altoparlanti. Ogni tanto, con qualche colpetto ai microfoni, provoca rombi e schianti fragorosi. Il PROLOGO prosegue aggiustandosi il fazzoletto del taschino e la cravatta a fiocco, mentre alza a tratti la voce per superare gli improvvisi frastuoni e resistendo agli spintoni che intanto il Primo Manager ha cominciato ad assestargli. = PROLOGO ... oppure coltiva il suo giardino nei pomeriggi dorati di questo autunno... e la sera si raccoglie... si raccoglie a mensa e si riposa quindi davanti al focolare... al focolare con televisore con un giornale in mano sulla sua poltrona prediletta... PRIMO MANAGER Sì, a fare la calzetta. Fuori dai piedi! PROLOGO ... Insomma... voi tutti guardate ed ascoltate! La nostra commedia... (Il Manager lo afferra per le spalle iniziando a trascinarlo via)... si svolge... Ma come posso lavorare in queste condizioni?... affronta un tema apparentemente semplice ma, come vedrete... (Il Manager gli affibbia un'altra spinta violentissima che lo fa barcollare).... Questo è un sopruso!... E' in programma la nostra commedia: Non esistono leggi civili in questo paese? VOCE (da sotto il palco, mentre il Manager avanza minacciosamente contro il Prologo) Non ti va questo paese? Cambia aria! Va in quel paese! = Accompagnato da mormorii e grida di scherno e da un gesto di fastidio del Manager, il Prologo si ritira con aria abbattuta e scuotendo il capo in un angolo verso il fondo. Sparisce dietro uno schermo. Ancora per alcuni minuti riapparirà timidamente a tratti sempre ai margini della scena, prima di scomparire ancora. = PRIMO MANAGER (dopo qualche colpetto sui microfoni) Gentili Signore! Egregi Signori! (Un colpo secco, come di tamburo, fortissimo) Siete puliti, Signori? (I presenti si guardano l'un l'altro ed ispezionano i propri abiti). Se così fosse, voi non avreste bisogno di me. Ma non è così. = Entra da sinistra, tra il pubblico, FLORA, una donna di aspetto giovanile, figura piacevole, vestita sobriamente con una giacca blu con cappuccio ed una borsa, una specie di zaino, a tracolla = VOCE (dal pubblico) Non è così? PRIMO MANAGER No. FLORA No? PRIMO MANAGER No. Nossignora! Vediamo subito perché. Intanto osservate... (cercando di tirar fuori qualcosa da uno dei più grandi scatoloni)... il nostro prodotto... = Con notevole sorpresa del manager, dallo scatolone esce SMERALDINA, bella ragazza agghindata in modo piuttosto vistoso, con riccioli lunghi e folti di un verde brillantissimo simile, per quanto si può vedere, al colore degli occhi, catenelle sonanti sul vestito verde, stivali fin sopra il ginocchio. = SMERALDINA (ponendosi, con un saltello lezioso, accanto al Manager) Puliti? Nossignori! PRIMO MANAGER (brusco, alla ragazza) Ma lei chi é? Che ci fa qui? SMERALDINA Io sono... (con enfasi) Smeraldina! specialista in public relations, animation, fascination, gratification, marketing, holding, shopping, seeing, footing, walking-talking, watching... etcetering. Ah, cioè! E sono qui in questo maxicenter per rappresentare il nostro Sssuper- network! PRIMO MANAGER (a denti stretti) Ma cchi ll'ha mandata qquesssta ssscema? Mi scombina tutto. (Recupera un tono pressoché normale) Bene, bene. Dicevo: Nossignori! Oh, si capisce, voi credete di essere puliti... Ma nessuno di voi ha ancora provato il nuovo... scusate!... il nuovissimo Supermaxiultra detergente en-zi-ma-ti-co ad azione endo-biochimica, nuovissima formula! = Tira fuori da uno scatolone un fustino di detersivo e lo mostra solennemente in giro= PRIMA SIGNORA En-zi-ma-ti-co? PRIMO MANAGER L'ultimo ed il più grande miracolo dei nostri laboratorî... In una parola il nuovissimo Splash, il Grattasporco! FLORA Già. Infatti il nuovo Maxisplash nuova formula lo conoscevamo. PRIMO MANAGER Ignoranti! Quello è superato. E voi conti- nuate a rimanere... poco puliti. SMERALDINA Anzi sporchi-sporchi-sssporcaccioni! = Il Manager afferra una chitarra elettrica e si mette a mimare un'esecuzione molto agitata senza produrre alcun suono. = PRIMO SIGNORE (alla Prima Signora) In effetti siamo sudici bene. Guarda il mio panciotto! FLORA Quello, Signore, ha l'aria di non essere stato mai lavato neppure con l'acqua di fiume. PRIMO MANAGER Non faccia tanto la saccente, lei! Il fatto è che siete proprio sporchi. SMERALDINA Zozzi, siete, come maiali! PRIMA SIGNORA Che vergogna! PRIMO MANAGER Alt! (Posa la chitarra. Un colpo secco al microfono) SMERALDINA Non c'è bisogno di vergognarsi, se si usa il nuovissimo SPLASH Ultrasupermaxi. (Scuote i riccioli e li rovescia in avanti con le mani. Poi alza di scatto la testa). Io faccio il cinema e la tivù. PRIMO MANAGER Per la biancheria... SMERALDINA (per un po', anche in seguito, con mosse affettate e leziose quasi ad ogni battuta) Per gli abiti... PRIMO MANAGER ...per gli strofinacci... SMERALDINA ... lava lava... PRIMO MANAGER lenzuola pulite come le tasche di un professore al ventidue del mese. SMERALDINA (stando al gioco) Eee... pperchééé al ventidue? PRIMO MANAGER Perché tra il ventitre e il venticinque si riempiono di debiti. Buona questa! SMERALDINA Lava lava... PRIMO MANAGER... la coscienza è tranquilla e la vostra casa brilla! Buona questa! SPLASH Extrasuperissimo è la Rivoluzione. = Flora si mette una mano tra i capelli mentre il Manager riprende la chitarra e mima ancora un'esecuzione scatenata, senza che si oda alcun suono, come prima. = SMERALDINA Lava, lava... sembra la réclame di un vulcano. Buona anche questa, no? PRIMO MANAGER (posando la chitarra, rivolto alla ragazza) Cretina! FLORA Quanto costa? PRIMO MANAGER (compiaciuto) Ah!... Aaaah!...(secco) AH!.... Quanto... costa?... FLORA E' un segreto? PRIMO MANAGER No!... Nooo! NO! Splash costa... come prima! (Riprende la chitarra come in precedenza). SMERALDINA Super Newsplash costa come quello vvvecchiooo! FLORA Caro come prima? Non c'è male. Credevo peggio. SMERALDINA (non badandole) Miracolo. No? (alzando la voce) Io faccio il cinema. E la tivù. PRIMO MANAGER E' il bianco economico. SMERALDINA Per gli amici Biòmico. E c'è anche la nuova confezione rinnovata. Una veste più bella par il nostro Supermaxissimo. Sempre lui, ma new new. Pronunciare, please, Niusplèsc con la e larga. New wrapping, old price. PRIMA SIGNORA Prezzo vecchio. Nuova confezione. SMERALDINA Sì. Duecentoquarantotto grammi di ffforza concentrata invece dell'ingombrante mezzo chilo di prima. Contenti? PRIMO MANAGER (posando la chitarra, rivolto a Smeraldina) Cretina! (cercando di recuperare un tono disinvolto e scherzoso) Mma dda cche pparte ssta, sssignorina? Si calmi un po'. Mi scombina tutto. Dovrò chiedere all'agenzia di mandarmi un'altra impiegata. SMERALDINA Quello di prima era una grossa porcheria! PRIMO MANAGER (riprendendosi a fatica dopo un gesto di disperazione) Proviamo? = Apre uno scatolone facendo comparire una lavatrice. Si toglie il soprabito molto scuro, lo getta dentro la lavatrice con un po' di detersivo, mette in moto.= SMERALDINA Io... cioè. Io faccio il cinema. E la tivù. = Il Manager ferma la lavatrice, la riapre, tira fuori un soprabito candido. = PRIMO MANAGER Visto? = Entra il Secondo Manager, anche lui "ben vestito" come gli altri che seguiranno. = SECONDO MANAGER (salendo sul palco per una scala laterale) Per la pelle, per il trucco, per le labbra, le basette (mostrando un pacchetto ed un tubetto), per nutrire i tessuti cutanei, per far crescere la chioma: ora c'è "Tuttopronto". (Prende la chitarra e mima come prima l'altro, senza produrre alcun suono). SMERALDINA Serve anche per l'erba del giardino. SECONDO MANAGER (a Smeraldina) Cretina! (al pubblico) Pelle secca, da lucertola? Tuttopronto! E' ri-vo-lu-zio-na-rio! Pelle grassa, da tacchino? Tutto- pronto! SMERALDINA Per gli amici: Tonto! SECONDO MANAGER (a Smeraldina) Cretina! (al pubblico) La linea dei cinquantaquattro magici cosmetici "Chiari e belli" dalle scarpe ai capelli. Forte questa! TERZO MANAGER (entrando e salendo sul palco) Per la donna che ha i problemi di quei quattro centimetri in più... la magica ricetta degli antichi fachiri indiani, riscoperta nella medicina moderna da un grande medico tedesco originario di Pechino: il prodigioso spillo Indostan Puff. (Estrae da un astuccio un lungo spillone) Si infila nel corpo proprio nei punti critici... SMERALDINA Qualche chilo in più?... Puff!... e sparisce nel breve giro di un giorno. Di un solo giro di Sole... o poco più. Di qualche rotazione o di non molte rivoluzioni della Terra. TERZO MANAGER (a Smeraldina) Cretina! = Afferra la Prima Signora e la trascina sul palco mettendola di fronte al pubblico = PRIMA SIGNORA Oh! Interessante! Ma è un po' come l'agopuntura cinese... semplificata... Dov'è la grande novità? TERZO MANAGER Macchè agopuntura d'Egitto!... o... di Cina. Ah ah!... fantastica questa!... Il mio Indostan è il miracolo tecnologico del secolo. Glie la dò io l'agopuntura! Le faccio vedere io la novità! (Comincia a colpirla con lo spillone, incurante delle sue grida) tre volte al mattino, Signora, tre dopo pranzo, tre a merenda, tre a cena, tre prima di coricarsi. Così! Così, così, così e... così! (Lascia la donna che cade come uno straccio. La spinge dietro alcuni scatoloni). Visto? E se ha tempo la Signora può usare Indostan Puff in ufficio, davanti ai fornelli, mentre canta la ninna-nanna al baby... in ogni momento, in ogni luogo ed in ogni occasione. Sette centimetri (o più) sotto la pelle, Signora. (Un po' di gente si va allontanando) Noi vi saremo sempre addosso. Dovunque andiate (alzando la voce) vi scoveremo. Senza scampo! SMERALDINA (gridando) Indostan puff! (calma) Cioè. Io faccio il cinema... (gridando) e la tivù! TERZO MANAGER Gentili Signore: L'uso del Superdimagrante Indostan Puff è semplicissimo! (Prende la chitarra e mima come gli altri). SMERALDINA Semplicissimo. L'ho usato anch'io! TERZO MANAGER Se lo capisce perfino lei... SMERALDINA Non si richiede che una sssupersemplicissima precauzione. Durante la cura non si deve, per nessun motivo, (il Manager la guarda preoccupato) mangiare nè bere... assolutissimamente... nullaaa! TERZO MANAGER (a Smeraldina) Cretina! (Posa la chitarra). SMERALDINA Per la Signora dubbiosa o non abbastanza entusiasta ed anche abbastanza criticona ecco il Non plus ultra, l'ultimissimo grido, Il Puff-bang, la raffinata e sofisticata minicapsula di piombo... VOCE (dal pubblico) Ma guarda! SMERALDINA ... che, inserita profondamente nel cranio, produce un dimagrimento superrapidissimo e totale e - naturalmente - elimina l'emicrania. Anche l'emicrania doppia. La crania intera. = Il pubblico sul piazzale in basso continua ad allontanarsi. Solo qualcuno si arresta all'arrivo del QUARTO MANAGER che sale sul palco. = QUARTO MANAGER A proposito: Testa pesante? Cachet ZAC del Dottor Guillot. (Mostra una scatoletta). Fa vivere senza pensieri: Vi libera dal peso della testa. Una scoperta rivoluzionaria. (Toglie la chitarra al Terzo Manager e si mette a mimare come prima gli altri). SMERALDINA Rivoluzione Francese. Finissima! QUARTO MANAGER Il dolore è ostinato? Il Signore dice che non passa? Blatera in giro che ZAC non è efficace? che è un "placèbo, una robaccia? Allora due ZAC! SMERALDINA Più trattamento meccanico CUT-ZAC del Dottor Guillot. Per gli amici... (scoprendo un pannello che rivela una ghigliottina)... Guillotin! QUARTO MANAGER (a Smeraldina) Cretina! SMERALDINA Cretina è, presumibilmente Sua nonna. Si vede dal nipote. Io faccio il cinema... (gridando) E la tivùuu! = Da una quinta si riaffaccia il Prologo che con qualche esitazione si scosta un po' dal margine della scena pur senza arrivare verso il centro. = PROLOGO Cittadini! Non fatevi ingannare, non cedete alle minacce ed agli inganni! Non avete buone leggi e buoni magistrati? TERZO MANAGER (al Prologo) Spia! delatore! (al Quarto Manager, scostandolo per mettersi ben in vista) Permette, collega? Devo ancora provare il Superdimagrante. (Estrae la pistola) Bando agli indugi! Fine dei prologhi! Siamo ormai nel pieno dell'azione! = Spara. Il Prologo cade portando le mani alla testa. Viene trascinato dietro gli scatoloni sulla destra. Il Terzo Manager intasca la pistola. = VOCI (dal pubblico sotto il palco) - Gli sta bene! - Impiccione! - Delatore! - Scemo! = Alcune battute di ritmi rock ad alto volume: forte accento all'inizio di ogni battuta = SMERALDINA Abbiamo presentato un breve break pubblicitario. Seguirà ora... (strillando graziosamente) Lllaaa... pubblicità! = Entra dal basso, abbigliato ostentatamente "all'orientale", l'ASTROLOGO seguito da tre ASSISTENTI, abbigliati in modo simile, anche se un po' meno appariscente. Qualche battuta non molto impegnativa di musica vagamente orientaleggiante mentre i quattro, che recano carte e borse in mano, salgono sul palco e cercano di farsi largo davanti ai microfoni. = ASTROLOGO (dopo un largo gesto che termina con un colpo secco su un microfono) Il mese di novembre potrà essere piovoso! Attenti agli sbalzi di temperatura soprattutto dopo la seconda decade, dominata da Saturno. I nati in gennaio riceveranno gradevoli omaggi per il loro compleanno che cadrà... VOCE (dal pubblico) Cadrà?... ASTROLOGO ... in pieno inverno! Ma il pranzo di Capodanno apporterà in precedenza qualche inconveniente a chi ha problemi di digestione. (I tre Assistenti srotolano un enorme foglio che rappresenta uno Zodiaco). VOCI (c.s.) - Bisognerà stare attenti! - Ha ragione! ASTROLOGO (indicando qualche punto sulla carta) Alcuni celebri personaggi dello spettacolo accuseranno malori dovuti al superlavoro. Seri infortuni potranno colpire sciatori e calciatori famosi durante le gare. Si rischierà una crisi di governo tra primavera-estate ed autunno-inverno prossimi. VOCE (c.s.) Chi vincerà il campionato? ASTROLOGO Una squadra di Torino. Ma attenti alle milanesi, ed anche a certe provinciali di lusso!! Comunque certamente una compagine dell'Italia peninsulare. FLORA L'ho sentito dire anche quando ha vinto il grande Cagliari! ASTROLOGO (al Terzo Manager) Il suo Superdimagrante mi interessa. C'è gente che si dà troppe arie. Ed ha la lingua lunga. (Flora si ritira in un angolo verso destra). VOCI (c.s.) - Bravo! - Seccatrice! Piantala! ASTROLOGO Il panorama politico del prossimo anno prevede una continuazione dei processi di distensione nei rapporti internazionali sotto l'influsso di Giove. Ma Marte non sta a guardare. Soprattutto nel Terzo Mondo non mancheranno contrasti e problemi etnici ed economici. Non c'è da farsi soverchie illusioni. VOCI (c.s.) - Già, purtroppo! - C'è da crederlo... PRIMO SIGNORE (tra il pubblico) Non ci vuol molto ad immaginare certe cose. Ma ci saranno fatti sensazionali e sorprendenti? ASTROLOGO Per chi intende il linguaggio degli astri nulla è veramente sorprendente, anche se qualche irrilevante dettaglio può certo sfuggire. Non pretendiamo di essere perfetti, finché abbiamo ancora qualcosa da imparare! Comunque vediamo. (Un assistente passa a Smeraldina alcuni fogli). Legga pure, avvenente signorina! SMERALDINA Dice a me? Eccomi! Le ssstelle dicono: Anche se qualche nuovo ssspiraglio di comprensione si aprirà tra i due blocchi politico-militari, non sono da attendersi per il prossimo anno sconvolgimenti radicali, ma graduali cambiamenti in un quadro... VOCI (dal pubblico) - Graduali cambiamenti? - Ma se è crollato il Grande Muro! - E non è andata in rovina una dozzina di governi comunisti incrollabili? - Comunisti quelli? Sarà... - E avete visto cosa hanno combinato gli Americani al Papa? ASTROLOGO Ma cosa sta dicendo, signorina? da dove ha ti- rato fuori quella roba? SMERALDINA Sono le Sue previsioni, Signor Maestro Astro- logo! Oh! Mi scusi! Le Sue previsioni degli scorsi anni. Potrà mai perdonarmi? Lei voleva quelle di quest'anno per gli anni prossimi! (L'Astrologo rivolge eloquenti gesti interrogativi agli Assistenti i quali allargano le braccia). Allora per il prossimo anno il Maestro prevede che il Gran Muro continuerà a crollare, che i regimi burocratici dell'Est continueranno a sfaldarsi... VOCI (dal pubblico c.s.) - Prevede quello che è già successo! - Caspita, che dottrina! - Ma sono tutti così! SMERALDINA Il Maestro vede, di poi: Colpi di Sole in estate; colpi di freddo in inverno; colpi di stato in Asia ed in America latina; colpi di testa di ministri, uomini di spettacolo, figli di VIP, colpi di fortuna per vincitori di lotterie, colpi di fulmine per ragazzi e ragazze al primo incontro ... ASTROLOGO Basta! SMERALDINA (implacabile)... e per vecchi musei senza parafulmine... Colpi secchi per i vecchi... e per i giovani privi di paracolpi!... ASTROLOGO Basta! Basta così! Cretina! Che ne sa lei? Io prevedo la fine del comunismo mondiale! Lo dica! SMERALDINA Lo dica Lei, visto quanto ci azzecca!... = L'Astrologo cerca di ridarsi tono, mentre strappa di mano i fogli a Smeraldina che intanto, lungi dall'opporre resistenza, si mostra in preda ad un muto riso irrefrenabile che ostenta di voler trattenere coprendosi a tratti la bocca.= ASTROLOGO Oroscopo personalizzato, nello studio di Astra- cel, uno degli ultimi depositarî dell'Astrologia Egizia e Babilonese rivisitata e riconvertita e riparametrata secondo la moderna Misteriosofìa. Serietà professionale, discrezione assoluta... = E' entrato intanto il VEGGENTE, in abiti occidentali, ma con un lungo soprabito dall'aria vagamente solenne e qualche lustrino sul petto. Lo seguono tre ASSISTENTI che recano diversi oggetti in mano. Il gruppo stenta a salire sul palco ed a raggiungere i microfoni. Vola qualche spintone. = VEGGENTE Oh!, Oh!, Oh! (prendendo un turbante da un As-sstente e mettendoselo in testa) Uomini! Non turbate l'armonia delle sfere celesti! Non siate ciechi! VOCE (dal pubblico) Sarà la réclame di una marca di occhiali? VEGGENTE Vede il passato, il futuro e il presente il Fluido potente del Mago d'Oriente! = Smeraldina mima ancora una risata scuotendo il capo in segno di disgusto. Poi, mentre il Veggente prende da un Assistente una sfera di cristallo, entrano ancora diversi personaggi che vanno ad affollarsi, spingendosi e gridando, sul palco. Ogni tanto qualcuno si avvicina ad un microfono e riesce a far emergere la sua voce. Tra una battuta e l'altra qualche esclamazione del pubblico sotto il palco. = PRIMO TIZIO La magica Croce di Gerusalemme-lemme-lemme. Protegge con triplice scudo incrociato dalle forze negative sviluppando un triplice fluido positivo! Spedizione riservata per corriere postale. Telefonare al numero sul cartellone... SECONDO TIZIO Il Bracciale di rame del Krahnador... La salute attraverso l'energia psichica dei protofachiri... VOCE (c.s.) Che cos'è l'energia psichica? Come si misura? TERZO TIZIO Rocky-rock! teleprogrammato con Il Bum-bum- bum-bum! Mette il baby accanto al tivùcolor stereo; lo immo- bilizza, per la vostra tranquillità e la vostra sicurezza mentre lo nutre con Cioccobòn milk! PRIMA TIZIA La penna miracolosa dell'Agnolo Gabriello et li carboni sulli quali fue bruciato il Beatissimo San Lorenzo, contro li danni dell'incendi a le case provocati da facture et altri artifizi de le streghe et delli dimonii! SECONDA TIZIA I Capriccetti del Beato Ezechiele Wolf, per la protezione del focolare e della cucina biologica! TERZA TIZIA La lattughina di Sorella Fiordimiele, con i biscottini del Fornaretto gaio, per un'alimentazione magra magra da morire! = Il clamore diventa assordante, sostenuto infine da violente luminarie e fumogeni e da un ritmo Rock quaternario ossessivamente ripetuto con forte accento sul primo quarto. = SMERALDINA (con tranquillo sarcasmo, pur gridando forte per farsi sentire) Ma quale eletta comitiva.... FLORA (c.s.) Eletta da chi? SMERALDINA (c.s.) Che vuole che le dica, Flora? Io, deve sapere, faccio il cinema. E la tivù. FLORA (c. s.) Ma come diavolo sa il mio nome? SMERALDINA (mettendosi alle orecchie una cuffia presa da sopra un box) Qui stanno arrivando molte telefonate... dovevo dire: arriva una vvvalanga sssupermegagalattica di telefonate &/o messaggi multimediali di chi vuol sapere quando inizierà la commedia annunciata a suo tempo. Non solo non sappiamo quando ma neppure se mai qualcosa del genere avrà inizio. E non sono fatti nostri! (gettando via la cuffia). Il Suo nome, Flora? Io so questo ed altro. = D'improvviso silenzio assoluto e fine di tutte le luminarie. Rimangono le normali luci di scena (o del teatro di posa). Tutti si fermano sia sul piazzale in basso, sia sul palco gremito. Si sente un tintinnio di campanelli. Da sinistra entra il CIARLATANO, in figura ed in abiti del tutto simile al Prologo, ma un po' più dimesso e "sgualcito" spingendo un carretto carico di cianfrusaglie con, in evidenza, molti flaconcini simili a quelli che tiene ben in mostra in una mano avanzando tra il pubblico del piazzale. = CIARLATANO Ecco una pillola, piccolo arnese leggier, tascabile, di poche spese. Virtù mirabile in lei si trova: rende verìdico quei che la prova. = Qualche mormorio mentre il Ciarlatano estrae una botti- glietta da una scatola e ne estrae una pillola con gesto studiato per metterla in mostra = Quando l'ha presa (indica la bocca) per questa via un uomo più non può dir bugia. Non può mentire il peggior furfante né un prete o un re, né un cavallo o un fante. VOCI (dal palco e da una parte del pubblico) - Via, rimbambito! - Scemo! scemo! scemo! - Imbroglione! - Però sentiamo anche questo! - Non sarà tanto peggiore degli altri...
SMERALDINA Puff-bang. Il miracolo di oggi per la Signora stecchita o il Signore (guarda il Ciarlatano)... ssstecchito di domani!!! CIARLATANO Ma Signori, posso provare ciò che affermo. Qui, subito. = Dal palco molti cominciano a scendere e si avviano ad uscire di scena mentre anche dal piazzale in basso il pubblico inizia ad andarsene. = VOCI (dal palco) Ma va'! ASTROLOGO Ci rifà il verso! VEGGENTE Ci prende in giro! ASSISTENTI E TIZIE (in coro) Buffone! ASTROLOGO siamo professionisti serî, noi! Tra poco avremo l'albo professionale degli astrologi... VEGGENTE ... e dei veggenti... VOCI... e dei guaritori... ... e dei prano rabdolestofanti... ... serî... ASTROLOGO Va bene, basta così. C'è chi è già pronto a presentare la legge in Parlamento. La legge difenderà i professionisti... ASSISTENTI E TIZIE ... veramente serî. = Smeraldina, agitandosi ed a tratti chiudendosi la bocca con una mano, mima un'altra risata incontenibile.= ASTROLOGO E VEGGENTE Cretina! I QUATTRO MANAGERS Cretina! ASSISTENTI E TIZIE Cretina! SMERALDINA (secca) Errore, Signori! Io non sono della vostra corporazione. Dico: Ma ci sono leggi civili in questo ... in questo Paese? Prevedo comunque che che alzerete i tacchi entro quattro minuti. (al Ciarlatano) Ma Lei stava dicendo qualcosa: prego, Dottore! CIARLATANO Ehm... grazie. Signori, dicevo, provate il mio prodotto!.. (Tutti si avviano rapidamente ad uscire dal palco e molti anche dal piazzale in basso Tra i pochi che rimangono nel piazzale c'è Flora). ... Gratis. Se poi vorrete acquistarlo avrete uno sconto pari al centocinquanta per cento del prezzo base. SMERALDINA (con tono molto affettato, tanto da suonare apertamente falso) Che imbroglione! Uno sconto del centocin- quanta per cento! Non ha senso! (con finta serietà) Non ha senso! PUFF! (Esce). CIARLATANO Se attendete un momento potrò dirvi tutta la verità sui prodotti ed i poteri che i Signori hanno illustrato dal palco. Io, infatti, non posso mentire, poiché, proprio quattro minuti fa, ho appunto ingerito una delle mie pillole. VOCI (di vari Tizii che, scesi dal palco, stanno andandosene) - Già. Bravo! - E pretende che crediamo... -... a queste gratuite idiozie! CIARLATANO (con tono improvvisamente fermo e seccamen-te ironico) Ma voi credete ancora all'Astrologia? VOCI (di alcuni spettatori del piazzale) - Ma non si sa mai. - Io resto ad ascoltare anche questo. CIARLATANO Ma non sapete quello che per chi abbia un minimo di informazione è addirittura ovvio? Le costellazioni sono state immaginate in tante configurazioni diverse ed hanno ricevuto tanti nomi diversi a seconda delle credenze, delle leggende, dei miti di diversi popoli. Esse sono state raggruppate in modi del tutto diversi e difformi, senza alcuna regola o criterio per le raffigurazioni come per i confini a seconda delle varie suggestioni. In modo simile le nuvole o le ombre proiettate su un muro potrebbero, volendo, rappresentare figure, simboli, predizioni, caratteri. Può darsi che già qualche mestatore prepari mercerie del genere. E le posizioni dei pianeti, cosi importanti per la pseudoscienza astrologica qui da voi? Perché, per fare un esempio fra tanti, una sfera di poche migliaia di chilometri di diametro, che è in ballo da circa cinque miliardi di anni, una volta battezzata dai vostri simili come Marte da meno di tremila anni (un'inezia, al confronto) dovrebbe diventare temibile come il vostro dio della guerra? E mi sapreste dire con quanti altri nomi tanti diversi popoli hanno chiamato l'oggetto? Addirittura lo stesso Marte romano è già diverso dal terribile Ares greco con il quale è pur stato in qualche modo identificato. Qual è dei due quello "valido"? E perché uno che nasce quando il Sole è in congiunzione con le stelle riunite con l'immaginazione, per aiutare la memoria, in questa o quella costellazione arbitrariamente e recentemente denominata, dovrebbe avere certi caratteri che derivano da miti che sono nati milioni o miliardi di anni dopo la nascita di quelle stelle? E quante stelle, anche vicine e molto grandi, si possono vedere con un modesto telescopio? Influiscono solo quelle che si vedono ad occhio nudo? A parte la precessione degli equinozî per la quale i le posizioni dei segni astrologici che vi vengono lagnosamente ricordati non corrispondono più alle posizioni delle costellazioni. E per quanti milioni di persone deve valere un oroscopo, visto che i cosiddetti segni sono solo 12? E L’Ophiuchus, il Serpentario? Gli astrologi non ne parlano, ma il Sole passa entro i suoi confini dal 30 novembre al 18 dicembre, come qualunque modesto astròfilo, ovvero astronomo dilettante, potrebbe mostrarvi… Questi ed altri fatti accertati al di là di ogni dubbio mostrano che l'astrologia non ha il benchè minimo fondamento, anzi si smentisce da sola. Chiunque tra voi uomini faccia oggi l'astrologo, a meno che non sia completamente privo di informazioni o del tutto scemo, è sicuramente un bugiardo, un imbroglione che sfrutta l'ignoranza e l'insicurezza del suo prossimo. E così sia per chi legge il futuro nelle pieghe della mano o nei fondi di caffè, nelle carte et similia, o per chi vi promette di guarire con gli amuleti o fa piangere le madonne, anche se la fede, finché non pretende di essere scienza, può avere ogni rispetto. E i signorini astrologi e i loro simili diano le prove, se le hanno, oppure siano obbligati a cessare la loro opera lucrosa quanto criminosa di rimbambimento. Sono pronto a sostenere tutto ciò di fronte a qualunque tribunale. Perfino di fronte ad uno dei vostri tribunali. Chiaro? ASTROLOGO (fermandosi mentre stava per andarsene tra gli ultimi Tizii scesi dal palco) Come le dicevo mi interessa il suo Superdimagrante. Devo sbrigare una faccendina a nome di tutti i colleghi, professionisti... VOCI (dei Tizii scesi dal palco e d ancora non usciti di scena) -... serî!... -... noi non vendiamo pillole della verità... -... come certi buffoni... ASTROLOGO : Basta ! Finché non ci difende una legge ci difenderemo da soli. = Spara al Ciarlatano che cade a terra. Poi fugge preceduto appena dagli altri. Sulla scena anche gli ultimi spettatori se ne vanno, alcuni atterriti, altri scuotendo il capo finché rimane solo Flora che si avvicina al corpo del Ciarlatano , gli sente il polso, poi si inginocchia per sentirgli il cuore. = FLORA (rialzandosi lentamente) Morto. Poveraccio ! Si vede che lo hanno preso sul serio. Anche l'idea più assurda (la pillola della sincerità, figuriamoci !) li spaventa. Temono anche la più remota possibilità di lasciarsi sfuggire sia pure una sola sillaba che non sia falsa! CIARLATANO (sempre a terra) Su questo punto credo che lei non abbia torto, Signora. FLORA (con un moto di sorpresa) Ehi! Ma... eri morto! Il cuore... non batteva!... il polso... CIARLATANO (sistemandosi gli abiti e il cappello mentre si rialza) Allora (indicando il carretto) Vuol concludere questo affare? FLORA Io non riesco ancora a comprendere. Non so abituarmi a veder ammazzare la gente. Sono rimasta prima paralizzata dal terrore e ora... Come si sente? CIARLATANO (estraendo qualcosa da sotto la camicia) Non male. Due colpi quasi nello stesso punto... al cuore, diciamo, dodici centimetri sotto la pelle (guardando i due proiettili che tiene in mano)... e belli grossi! (Li butta via). FLORA Tu... Lei è matto! ... O sono io che...? Ma... tutti trucchi, immagino. Una messinscena. Sei anche tu uno dei loro! CIARLATANO Su questo punto devo dire proprio che si sbaglia. Quanto ai pronomi, tu, lei... non fa differenza. Allora? FLORA Ma sì. Dammi la tua merce. Una scatola. Se fosse vero che fa dire la verità dovrebbe essere preziosa e rara. (Il Ciarlatano le porge un flacone che ha appena preso dal carretto). Quanto ti devo? (Fa per dargli dei soldi). CIARLATANO No! Grazie. Dunque... da ducati a corone... no... marchi... no... lire. Il cambio è... FLORA Sbrigati, per favore! Si fa tardi. CIARLATANO In lire, quattordici milioni. Sta par arrivare l’Euro. Farà in tempo a cambiarli, Flora. FLORA Prendi queste diecimila e bevile alla mia salute. CIARLATANO No, Flora (Estrae delle banconote da una grande tasca). FLORA Anche tu sai il mio nome! Mi avrai visto da qualche parte, ma io non ti ho mai conosciuto. CIARLATANO Sconto del centocinquanta per cento, su quat- tordici milioni. E' facile. (Le mette in mano il denaro) Sette milioni a Lei, Signora. FLORA Esatto! Sei proprio svitato... anche se il denaro sembra vero. Lo darò ai bambini per giocare ai negozianti! CIARLATANO Se preferisce... Ma può darlo tranquillamente ai negozianti, Signora. FLORA Sei proprio quello che prima, sul palco... faceva il Prologo... Non è solo una somiglianza. CIARLATANO Certamente. Mi hanno sparato due volte e, come ha visto, con buoni proiettili. Due colpi mortali, direbbe qualcuno. FLORA A proposito di assurdità: quella signora che è stata "trafitta"?... CIARLATANO Se ne è presa cura la ragazza, Smeraldina. Non si preoccupi. E' in ottime mani. E provi al più presto la mia pillola, nel tè, ad esempio, o in qualunque altra bevanda. Si scioglie bene. FLORA Voglio proprio provare che effetto fa. Addio. CIARLATANO (mentre Flora esce da sinistra) Grazie di nuovo. Vedrà che effetto fa. Vedrà, Flora, vedrà. (Spingendo il carretto esce da sinistra, accompagnato da un tintinnìo di campanelli)
SECONDO QUADRO = Un salotto. FLORA sta apparecchiando un tavolo per il tè, verso il centro, un po' a sinistra. Una porta è sul fondo vicino all'angolo di destra. Alla parete destra un'altra porta. Sono presenti anche CARLO, marito di Flora ed i loro figli LAURA, una ragazza di circa quindici anni e PINO, un bambino di una decina d'anni. = CARLO Cerchiamo di sbrigarci, Flora. Il Commendator Rifatti arriverà tra (guardando l'orologio)... sei minuti e mezzo. E' sempre così puntuale! FLORA Certo, Carlo. Facciamo il possibile, mi pare. LAURA Mamma, credi che starò bene così? FLORA Ma certo, certo! Di che ti preoccupi? LAURA Certo meglio di quell'oca della figlia del Commenda- tore! CARLO Forse, Laura, dovresti preoccuparti delle spese pazze della mamma. Ci ha quasi rimessi a nuovo tutti quanti. Potremmo andare ad una sfilata di moda! Ma hai fatto bene, Flora! Solo avresti dovuto prendere qualcosa anche per te! Ci penseremo noi domani. Ma chi l'avrebbe detto! Sette milioni di premio di consolazione alla lotteria! Tu che non hai mai vinto una lira, come me! Bene. Ora riceviamo il Commendator Rifatti come si deve. E anche la moglie (dà un'occhiata a Laura)... e la figlia. Mi spiego? Il fatto che il commendatore sia un capo (un capo sul serio, se è per questo) moderno e dinamico, senza tanti fronzoli, non ci autorizza ad essere sciatti o troppo confidenziali. Con lui e con i suoi familiari. Cordialità e... riguardo, direi. E' comunque una persona squisita, a suo modo. PINO Fortuna! Così quando ti farà ancora arrabbiare non mi dirai più che è un vecchio rospo travestito da scimmia per sembrare simile ad un uomo! CARLO Ma tu hai proprio deciso di mandarmi in rovina? Zitto! (a Flora) Sarebbe meglio se Piccola Peste andasse a letto. Via! Fila! PINO Tanto ora il vecchio rospo mica ti sente! CARLO (con aria ansiosa) Sarà qui a momenti... vecchio rospo... travestito da... per sembrare... (a Pino) Vergognati! LAURA Ma papà: non dovresti farti sentire da Piccola Peste quando dici certe cose! I bambini ripetono tutto, lo sai. CARLO Già, già. Quella volta, in un momento di rabbia... Sì, anche qualche altra volta. E tu, allora, con la figlia del Commendatore? Quell'oca, eh?... LAURA Effettivamente... CARLO Via! Portalo a letto! LAURA Ma papà... CARLO (categorico) A letto! PINO (mentre Laura lo conduce via) Ma sono le cinque del pomeriggio! CARLO Le cinque... e un quarto, quasi. Del pomeriggio. Quasi sera. Notte, in pratica. (Laura e Pino escono da destra. Flora intanto termina di apparecchiare il tavolo con dolci e bottiglie di bevande diverse.) LAURA (rientrando) Comunque anche la moglie, con quel- l'aria da First Lady! In fondo non è che la "consorte" di un arrampicatore sociale di mezza tacca. E racchia, per giunta. E il "Commendatore" l'ha sposata solo per i quattrini, per la fabbrica di scale pieghevoli. E per metter su quel trabiccolo di ufficio "Import-export" per cui ti fa fare il consulente il Commendatore si è arrampicato sui gradinetti di Sua Altezzina, come la chiamano... FLORA Ah, via! E' vecchia. La battuta, intendo: Saranno cent'anni che la chiamano così, la Signora! CARLO Proprio il momento giusto par certe spiritosaggini! A proposito: Dov'è il progetto? (Guarda delle carte su un tavolo). Sì, va bene. Al momento giusto glielo mostrerò. Così, durante la conversazione... come per caso, ma... insomma dovrà guardarlo. Mi è sembrato interessato quando gliene ho parlato, la settimana scorsa. LAURA Credi che ti convenga insistere su quella linea, babbo? Il Commendatore si dà le arie di Manager con le spedizioni, i corrieri, l'Import-Export, ma in realtà, oltre a fare il galletto zampettando sulle scalette della moglie, pensa solo a far quattrini, anche con la baracca dell'Ufficio "Imp-ex" che tu e i tuoi colleghi tenete in piedi. CARLO Ma io penso anche al futuro... LAURA Tu pensi al futuro: trasporti per via fluviale, sincronizzazione delle delle spedizioni, ferrovia... parte- cipazione del personale alla gestione, intervento degli Enti pubblici... Ma oggi alla gente si cerca di dare tutto singolo, privato. Stanno eliminando anche i telefoni duplex! Privatizzerebbero le poste, le ferrovie, le scuole, gli ospedali... FLORA E - perchè no? - anche i Comuni, potendo, le Regioni, il Parlamento, magari! Figurati se qualcuno vuole socializzare un'azienda di trasporti e attendere di vedere che il Po ridiventi navigabile e le ferrovie si mettano a funzionare! Tu, però, puoi sempre provare. Sui princìpî siamo d'accordo. CARLO Lo so. Quanto all'ottimismo è un po scarso anche il mio... = Suonano alla porta. Flora va ad aprire. Entrano dal fondo a destra il COMMENDATOR RIFATTI, la SIGNORA e la SIGNORINA RIFATTI. Il Commendatore cammina saltellando su un solo piede mentre tiene l'altro, scalzo, sollevato ed ha la scarpa del medesimo in una mano. = COMMENDATORE Ecco il migliore dei miei collaboratori, Carlo Rossini, la sua deliziosa signora, e la... bambina. La signorina, dovevo dire, sempre in splendida forma, come mamma e papà. CARLO E' un piacere avervi con noi! = Strette di mano, convenevoli varî e saluti che si sovrappongono. = SIGNORINA RIFATTI Carino, qui. FLORA Se volete accomodarvi... il tè è quasi pronto. Intanto (indicando il tavolo apparecchiato)...prego! LA SIGNORINA RIFATTI Papà, puoi metter giù anche l'altro piede, ora, e metterti la scarpa. CARLO Già, certo... stavo notando... Qualche piccolo incidente? COMMENDATORE Ah! Certo. Che distratto! Incidente? Non propriamente. Loro sapranno certamente quanto io sia sensibile ai problemi del risparmio energetico... Devo prendere parte, domani, ad una manifestazione di rilievo con gli Industriali del Nostro Circolo... Percorreremo il vialetto davanti alla sede... su un solo piede. Un simbolo, come dire, del risparmio energetico, oserei dire un messaggio. (Si china iniziando a rimettersi la scarpa). Riduzione degli sprechi. Dove basta un addetto, perché tenerne due? Se basta un operaio, un magistrato, un capostazione, un macchinista, un vigile... eccetera, perché tenerne due? E le scuole? Chiudiamo quelle inutili! PINO (affacciandosi alla porta sulla destra) Ben detto, vecch... Bravo Signore! Io le chiuderei tutte! = Ad un cenno di Carlo, Laura va a ricacciare Pino fuori e chiude la porta ritornando verso il tavolo con un sorriso forzato. Intanto il Commendatore, che ha finito l'operazione con la scarpa, si rialza e si mette a tavola, presto imitato dagli altri. Flora esce. = CARLO Pino, il marmocchio, ha gli orecchioni. Lo abbiamo mandato a letto. COMMENDATORE Già. Il piccolo Giuseppe. LAURA No. Non si chiama Giuseppe. Si chiama proprio Pino, come l'albero. COMMENDATORE Già, bene. Ehm... Così... e le fabbriche che non vanno e così via... E anche le targhe alternate, per evitare spreco e confusione sulle strade. Così abbiamo pensato di dare un piccolo esempio simbolico... che volete... (Si rialza e si rimette a saltellare su un solo piede). LA SIGNORINA RIFATTI Ma... Papà! COMMENDATORE (rimettendosi su due piedi) Sì, figliola. (a Carlo) Che gliene pare? CARLO (mentre Flora rientra con un carrello su cui sono visibili la teiera, le tazze e dei vassoi di pasticcini) Ma ... non saprei...una scenetta non molto... COMMENDATORE L'idea è stata mia. CARLO Una... scenetta simbolica, come diceva Lei, non molto... sfarzosa e costosa. Buona pubblicità, potrei dire... di alto valore educativo... (Laura e Flora alzano per un momento gli occhi "al cielo". Tutti cominciano a bere il tè). A proposito di risorse energetiche e di riorganizzazione aziendale... COMMENDATORE Finiamola con i preamboli. Dica! CARLO Sì, sì. Subito. Ho completato quel fascicolo sul progetto che le ho brevemente illustrato la settimana scorsa. COMMENDATORE Progetto? (Beve) Quale progetto? LA SIGNORA RIFATTI Ottimo! (Tutti intanto si servono ancora. Flora però accosta solo le labbra alla tazza). CARLO Il progetto, Signora? Suo Marito glie ne ha parlato? LA SIGNORA RIFATTI Ma no! Quale progetto? Il tè della Si- gnora. Lei è per caso di origine inglese, Signora Rossini? Complimenti! FLORA Grazie. Grazie. Non merito tanto! CARLO Il progetto della riorganizzazione progressiva dei trasporti in vista di uno sviluppo dell'azienda che potrebbe... COMMENDATORE Ma... dunque... Sì, mi pare di ricordare. Pensavo che avesse lasciato perdere. CARLO Ma che dice? Mi pareva che la cosa La interessasse. COMMENDATORE E' un'idiozia, caro Fossi... ehm... Bossi. Roba da Russi, da Siberiani. Avrà pur visto, poi, che anche loro, ormai... CARLO Ma Signor Commendatore! Sì, sì, Signor Mossi... no... Tossi... cioè Tozzi... ehm... Rozzi!... LA SIGNORA RIFATTI A mio marito piacciono molto i giochi di parole... LAURA Vedo, Signora, ma questi io li facevo all'asilo! COMMENDATORE Viperetta, la bambina! Tutta il papà, eh? Signor Cozzi... ehm... Ghiozzi.... CARLO Ho capito. Bravo... bravino... quasi. Ma ora, se volesse ascoltarmi... COMMENDATORE Dica pure, Zozzi... Tanto, per quel che me ne importa!... CARLO Ma cos'ha in testa? Le targhe alterne, già, e il camminare a gambe zoppe alternate per risparmiare le scarpe! Che fa, risparmia anche il cervello a giorni alterni? LAURA No, papà. Di quello fa a meno tutti i giorni. COMMENDATORE Dovrebbe insegnare a sua figlia come si tratta con le persone civili e con i suoi superiori. Ma sì. Cosa può capire un arretrato, un troglodita (basta guardare la casa!), un impiegatuccio, un Mozzi qualunque? CARLO Rossini, Commendatore, io sono Carlo Rossini. La pianti con queste battute antidiluviane! COMMENDATORE Ah! Rossi, certo! (Si alza, presto imitato dalla moglie) Nome adatto alla "persona". Insignificante come le sue "idee", come la sua famiglia, come tutto questo ambientino da pidocchi... un ricevimento per pari suoi! LAURA Chi parla di pidocchi? Il "Commendator" Rifatti? LA SIGNORINA RIFATTI Questa te la sei proprio cercata, papà. LA SIGNORA RIFATTI (alla figlia) Zitta, stupida! Da che parte stai? (a Flora che è rimasta seduta e sorride) E lei, scimmia, che ha da ghignare? E' forse di origine cafonese? (Flora si limita ad un leggero cenno di assenso)...con i suoi pasticcini di fango ed il suo tè all'acqua di stagno! CARLO Non mi fate dire...! LAURA Di' pure, babbo! di' pure a proposito di fango e acqua di stagno! CARLO Giusto, figliuola. Siamo chiari, signor commendatore! Mentre vedo che la Sua Signora, Altezzina pieghevole, scaletta in si bemolle dalla testa molle molle è in piena sintonia con Lei, Le dirò quello che penso di Lei medesimo: Lei è proprio quello che sembra!... COMMENDATORE Piccolo miserabile! Lei non sa... Che di- co!... non sogna neppure chi sono io! LAURA Sarebbe un incubo! CARLO (gelido) Lo so alla perfezione, invece. Lei, Commendatore, non è che un vecchio rospo travestito da scimmia per sembrare simile ad un uomo. PINO (entrando in scena dalla porta in fondo a sinistra) Centro, papà! COMMENDATORE (a Carlo) Piccolo imbrattacarte! Te ne pentirai! Ti licenz... licenz... zzz... zzz...! PINO Non ti fa un baffo il vecchio rospo eccetera, vero, babbo? CARLO (con calma sprezzante) C'è anche chi sa arricchirsi con classe. Non è questo il caso. FLORA (ridendo) Funziona! Funziona! = Tutti guardano Flora, interdetti.= LA SIGNORA RIFATTI Ma che cosa? Che cosa funziona? A me pare che nulla funzioni, qui, a cominciare dal suo cervello, signora Flora Rossini o come accidente si chiama! FLORA La pillola del vecchio ciarlatano. L'avete bevuta tutti nel tè e negli altri beveraggi: (recitando) Quando l'ha presa (indica la bocca) per questa via... un uomo più non può dir bugia... eccetera. CARLO La pillola della verità? Un'altra delle tue diavolerie? FLORA Certo! Incredibile, ma vero. Come i sette milioni di premio per una lotteria cui non ho mai partecipato. Un altro dono del vecchio ciarlatano! CARLO Strega! (Scoppia a ridere e bacia la mano a Flora). COMMENDATORE ((a Carlo) Ti dico che sei licen... zzz... lic... Inaudito! Incredibile! LA SIGNORINA RIFATTI... ma vero, papà! La Signora Strega deve aver ragione. Mi sento così strana!... Spero di non incontrare ora il mio prof. di Italiano. Con quello che mi sentirei di dirgli e di tirargli sulla zucca ora mi giocherei l'anno in dieci secondi! COMMENDATORE (a Carlo) Sei licenzzz... zzz...! LA SIGNORINA RIFATTI Vedi, papà? Sai benissimo che non puoi licenziarlo. E la bugia non ti può uscire di bocca. Sai benissimo che non caveresti un ragno da un buco, senza di lui. Prega che non ti pianti in asso! LAURA Hai ragione. Sei meno oca di quanto mi sembravi. E' vero. E' evidente. Un effetto incontrastabile! Se penso ora al mio maestro di pianoforte... LA SIGNORINA RIFATTI Cadi in deliquio (lo conosco!) e mi fai divenire gelosa. Meglio, cambiare discorso! COMMENDATORE O tenere la bocca chiusa! FLORA Ma no! Parliamo pure liberamente, egregio ed eccellente Signor Commandatore! Io non ho bevuto e, come vede, posso ancora mentire. = Suono di campanello: La porta in fondo si apre. Entrano il PRIMO STRANIERO E LA PRIMA STRANIERA, persone di aspetto molto distinto in abiti scuri sobrî ed eleganti, poi il SECONDO STRANIERO, tutto in viola, con un ampio soprabito posato sulle spalle, e insieme a lui la SECONDA STRANIERA, molto giovane e graziosa, tutta in verde, con un ampio mantello aperto su un costume un po' alla "Robin Hood". Questi ultimi due personaggi portano in testa una stretta calottina che nasconde i capelli, ma non impedisce di ipotizzare che si tratti del Prologo-Ciarlatano e di Smeraldina. Tutti guardano sorpresi i nuovi arrivati. = PRIMO STRANIERO Spero che vorrete scusare la nostra... invasione. L'esperimento che abbiamo condotto sul vostro... nella vostra... in questi luoghi sarà sospeso al più presto. COMMENDATORE (cercando di darsi un tono autorevole) Ma che ... mascherata è questa? Chi sono questi commedianti? Come... PRIMA STRANIERA (imponendo il silenzio al Commendatore con un secco gesto di una mano) Signori, noi siamo viandanti. Veniamo a visitare il vostro... ambiente... PRIMO STRANIERO ... e presto torneremo nel nostro. SECONDO STRANIERO Ma ora dovete ascoltarci. (Il Commendatore e la moglie si agitano e gesticolano). Fermi, per favore! (I due si immobilizzano all'istante). SECONDA STRANIERA Desidera, Signor Pid... Signor Rifatti, dichiarare qui i motivi che la spinsero ad impalmare la sua attuale consorte? COMMENDATORE (sempre immobile) Certam... sicuram... No! no!... Nooo! LA SIGNORA RIFATTI (c.s.) Ma tu mi hai sposato per amore, caro, perché ti affascinavo! COMMENDATORE Sì, per amore, e anche perché mi affascinava la tua incantevole posizione economica. Volevo dire... Mmmm ... Mmmm... quello che ho detto: amore e affari, insomma! LA SIGNORA RIFATTI Meno male! LAURA (quasi "tra sé" ma in modo da essere ben udibile) Si vede che l'effetto-verità si sta attenuando e ormai permette la mezza bugia! PRIMO STRANIERO (al Secondo) L'esperimento è ora in fase di interruzione, Direttore. SECONDO STRANIERO Bene. = Il Secondo straniero si toglie la calottina. Estrae da sotto il soprabito un cilindro viola. Se lo mette in testa e lo ritoglie subito con un ampio gesto di saluto. Fa un rapido gesto con la destra e subito il Commendatore e la moglie sono nuovamente liberi di muoversi. = FLORA Il prologo! Il vecchio Ciarlatano! Chi altri poteva essere? La trovo in splendida forma! SECONDO STRANIERO In verità ho un buon controllo delle forma, in generale. Lo ammetto. Ha visto che il mio sconto era valido? FLORA E - ciò che più conta - anche la pillola! PRIMO STRANIERO Su questo ultimo punto, Signori, vi dobbiamo qualche spiegazione. SECONDA STRANIERA (togliendosi la calottina e liberando i lunghi e brillantissimi capelli verdi) Cioè! Io faccio il cinema (con uno strillo acuto)... e la Tivù... Ricorda, Flora? FLORA Quella pazza... Smeraldina! SMERALDINA Esatto. E avrà riconosciuto i nostri due compagni, quelli che le stavano vicini, sul piazzale. Abbiamo recitato parti a tratti un po' fastidiose. Doveri d'ufficio, cara Flora. FLORA Che gioia rivedervi! Devo esservi sembrata molto stupida. Sul momento vi ho preso per quello che sembravate. Ma la colpa è vostra. Avete recitato molto bene... SECONDA STRANIERA Ma Lei non sottovaluti la sua intelligenza! (al secondo straniero) Quanto alla pillola, è davvero un trucco. (Estrae da sotto il mantello una lunga e sottile bacchetta luminosa e solleva poi rapidamente le braccia tese). No, padre mio? SECONDO STRANIERO Certo, bambina. Ma non i colpi di pistola e le altre cortesie che i Signori del Palco ci hanno rivolto. PRIMO STRANIERO Già. In realtà... in parole scarse... come si dice?... povere abbiamo condizionato le vostre possibilità di reazione psichica con un procedimento basato sulla traslazione finalizzata delle disparità di soglia di percezione sul piano del controllo centrale. In fondo, una volta impostata l'operazione sui terminali neuronici con la concentrazione dell'energia al centocinquanta per cento nei canali interessati... FLORA Ancora il centocinquanta per cento!... SECONDO STRANIERO (al Primo, sorridendo) Sarà meglio lasciar perdere i dettagli. PRIMO STRANIERO Sì, credo di sì. Insomma vi abbiamo condizionato. Temporaneamente, s'intende. Ma è un procedimento che non ha nulla a che vedere con certe idiozie come quelle dei dicenti .. dei sedicenti maghi. Non abbiamo operato come dicono di fare i vostri produttori di prodigi fasulli, anche se è difficile spiegare cosi, su due piedi, come la cosa funzioni, e c'era anche il risico ... il rischio che non funzionasse benone ... come si dice ... tanto bene. Per capirci alla meglio è stato come mettervi in contatto con un elaboratore di impulsi diretto da noi per interferire sul vostro comportamento. Alle pallottole e simili strumenti sappiamo resistere, in certe condizioni, da secoli. Tutto qui, in pratica. E per quanto riguarda il condizionamento che agisce, per così dire, sui neuroni, è evidente che in qualunque società di cittadini, in qualunque società civile che abbia alti piani ... cioè ... alti livelli di libertà, l'operazione è permessa solo per gravissimi motivi, solo temporaneamente e solo se dichiarata in modo leale ... come dire ... aperto alle autorità che possono permetterla. CARLO Se siete riusciti a contrastare, come dite, i "Signori del Palco" potete fare questo ed altro. Stentavo a crederlo quando Flora mi accennava ai suoi strani incontri di ieri sera. FLORA Per questo, infatti, ho lasciato perdere ed ho inventato la storia della lotteria. COMMENDATORE (agli stranieri, come colpito da un'improvvisa "rivelazione) Perdonatemi! Voi siete dunque... finalmente arrivati! PRIMO STRANIERO (non badandogli) Abbiamo cercato di abbreviare lo studio sui vostri caratteri fondamentali con procedimenti un po' drastici e sbrigativi, lo ammettiamo. Facendovi... Scusateci!... In pratica costringendovi a dire la verità pensavamo si potervi conoscere rapidamente ed in modo abbastanza attendibile. Ma abbiamo dovuto constatare di esserci... - scusate, ho ancora qualche difficoltà con la vostra lingua - ... di esserci in un sicuro... in un certo senso ingannati (Il Secondo Straniero fa un cordiale cenno di assenso). Se voi siete stretti... costretti a non mentire, rivelate solo una parte di voi stessi e molti degli aspetti più interessanti si perdono, si appiattiscono, divengono sfocati. Mentire, distorcere la verità, intendo qui non la verità in astratto, ma la sincerità... confonderla, trasformarla ad àrbitro... arbìtrio... è nella vostra natura. Questo si è avvisato... come dire?... è emerso bene nell'esperimento guidato dal Direttore. (Il Secondo Straniero fa un altro cenno di assenso) e dalla nostra Smeraldina (grazioso inchino, mossa di balletto della Seconda Straniera) cui Lei, Signora Flora, ha assistito come era nei piani. Ma ci giungono da diversi luoghi segnalazioni che confermano quanto vi sto dicendo. COMMENDATORE Finalmente siete arrivati anche qui! Vi hanno visto in tanti posti diversi. Io speravo tanto che, prima o poi, anche noi avremmo avuto il privilegio di questo contatto ravvicinato! Dalla California alle Bermude, dalla preistoria ad oggi - mi dicevo - tante segnalazioni di presenze aliene! Ecco: quelli che non credono agli UFO, cosa diranno adesso? (Gli stranieri cominciano a sorridere. Smeraldina fa un gesto "preoccupato" indicando il Commendatore). Da quando sono scesi in Russia, comunque, ero sicuro che sarebbero arrivati anche qui. Eravate sempre voi? PRIMA STRANIERA Ma che ha il Signor Commendatore? Dategli un calmante! LA SIGNORA RIFATTI Da dove venite, da quale pianeta? da quale costellazione? PRIMO STRANIERO No, nessuno poteva prevedere (per quanto, modestamente ne sappiamo noi) il nostro arrivo, né in California, né in Australia, né Russia, né altrove. Nessuno ci ha mai visto prima in questo... insomma tra i vostri simili. Il signor Commendatore e la Signora... Commendatrice... (dico bene?) Pid... Rifatti si fanno prendere in giro... Com'è l'espressione tecnica esatta? Ah, sì!... Si fanno prendere per il culo da chi racconta tutte queste frottole sugli extra... terrestri! = La Seconda Straniera abbraccia il Secondo Straniero mimando una risata irrefrenabile. = SECONDA STRANIERA (indicando il Primo Straniero) Lo zio è sempre stato pigro con lo studio delle lingue ... nonostante (indicando laPRIMA STRANIERA) le insistenze della zia! e della di lui, come si dice ?... cognata nonché madre mia che saggiamente non ci ha seguito in questa pazza avventura. PRIMO STRANIERO (sorridendo per la gaffe e rivolgendosi alla Signora Rifatti) Tra l'altro, Signora, non ha senso dire che qualcuno proviene da una costellazione come se fosse un luogo reale dell'Universo. Le costellazioni sono configurazioni dipendenti dal punto di vista, dalla posizione degli astri in relazione ad un qualunque punto. Se lo faccia spiegare da sua figlia! SECONDO STRANIERO Bene. Da dove veniamo? Temo che se tentassi di spiegarlo con la necessaria precisione nel vostro linguaggio, potrei incorrere in qualche appunto formale di mia figlia e degli altri miei compagni. (Gli altri tre stranieri fanno gesti bonarî come per dire "Effettivamente sì"). Vi renderete conto voi stessi in futuro (secolo più, secolo meno) di quali siano le interazioni tra le dimensioni nel continuo spaziotemporale che possono permettere, in condizioni molto ben determinate, questi ed altri incontri. Forse qualcosa cominciate già ad intravedere. A meno che tutto ciò non sia che una vostra e nostra il-lusione... o speranza. Ma - come diceva il mio compagno - indurvi ad essere sinceri ci è sembrato infine falsare, sia pure provvisoriamente e per validi motivi di indagine, la vostra natura. E da un rapido esame di tutta la situazione abbiamo concluso che insistendo provocheremmo troppi guai nei vostri rapporti sociali. Non vogliamo far pesare le nostre capacità su di voi, ma guardate che cosa accade quando nel vostro... ambiente si insiste nel dire (o far dire) la verità. (Sulla parete di fondo si apre un grande pannello che rivela uno schermo TV che la occupa in gran parte).Rimetteremo tutto a posto dopo. Solo qualche esempio, perché tra poco dovremo lasciarvi. PINO Tornerete a trovarci? SECONDO STRANIERO Chissà? = Sul grande schermo compariranno di volta in volta ambienti di sfondo (pannelli o diapositive) e personaggi che subito si riveleranno reali e tangibili. Luci rivolte verso il pubblico o brevissimi attimi di buio dentro lo schermo maschereranno cambi di ambiente ed entrate o uscite di personaggi. = MARITINO (dentro lo schermo TV) Che mi fai per cena, cara? MOGLIETTINA La quaglietta dei Tatra, caro! MARITINO Mi fai la quaglietta, sposina diletta? Che bestia... sarebbe? MOGLIETTINA Un Supersaporitissimo "esemplare" di... di... comune pollo domestico cui si tira il collo due mesi dopo l'uscita dall'uovo. (Via con il Maritino). ANNUNCIATORE (In TV) Il nostro Capo Redattore, con i suoi puntuali e precisi servizî (o servigi) sulla situazione politica, sociale ed eco... eco... eco... (La Seconda Straniera batte due colpi con una mano sulla cornice del "televisore")... nomica, ha ricevuto il "Pappagallino d'oro" come ripetitore delle opinioni del Consiglio di Amministrazione dell'Azienda. Il Vicedirettore, rompiscatole, si è dimesso per motivi di salu... salu... (La Seconda Straniera, con gesto studiato ed elegante, gli dà un manrovescio in pieno viso)... è stato cacciato a pedate. Via). ANNUNCIATRICE (in TV) I ministri competenti - non vediamo proprio in quali campi - del nostro beneamato Governo di Conservazione Nazionalsecessionista - hanno annunciato per il prossimo anno una diminuzione delle imposte dirette per tutti (esclusi i percettori di redditi fissi). Aumentano le imposte indirette su casa, alimenti, vestiario, auto, trasporti in genere, medicinali, spettacoli, libri, dischi (anche compact, audio e videocassette, cassette per la frutta, casse da morto, manifesti, carta, penne, calamai, acqua, aria (anche appestate) terra, fuoco, fochino... su tutto e su quant'altro possibile. (Via). CRONISTA Eccomi, amici telespettatori, dal cuore della Foresta amazzonica, a venti miglia da Manaus, per la nostra rete, in dirett... (Gesto minaccioso della Seconda straniera)... registrazione delle immagini alle mie spalle effettuata la settimana scorsa, sul problema della distruzione dell'ambiente a causa dell'avidità dei contadini brasiliani... (La Seconda straniera punta la bacchetta sul televisore)... a causa delle scelte dei governi della regione e della ossessiva richiesta di legname ed altri prodotti da parte di molti paesi industrializzati. (Via). ANNUNCIATORE Il costo della benzina per i prossimi due giorni sarà di circa 244 lire per ... decilitro per mantenere una sublime armonia con gli altri paesi liberalcapitalisti in cui si paga molto meno e per dare alle casse dello Stato duecento di lire, o poco più, al decilitro. PRIMO INSERZIONISTA Il bracciale miracoloso della salute ad un prezzo politico. Per il solo materiale paghereste ben cinquecentomila... (La Seconda Straniera gli dà una sberla sonora che lo fa uscire in parte dallo schermo)... cinquecento lire al paio da un rigattiere. Naturalmente non serve ad altro che far fare quattrini a noi ed a divertirci alle spalle vostre... finché non ci mettono in galera! (Via). ANNUNCIATRICE La Commissione elettorale nazionale assegnerà i voti ottenuti dalla lista del Partito Populista - per altro scarsini rispetto alle aspettative - al Partito... Si attende di conoscere il nome aggiornato. (Via). ANNUNCIATORE Il Gruppo Ecologico Ecumenico dei Pluritesserati a Ruota Libera, con una dieta rigorosa a base diverdure, latticini, carni magre, carni grasse, porchettina di cinghiale, caviale scelto, stufatini, sfilatini... - scusatemi, prendo fiato -... maccheroncini, lasagnette, tortelloncini eccetera... e cappuccini... sta facendo lo sciopero della fame per chiedere che la Pluritessera valida per il Partito Transconventuale e per quelli Populista, Semipopulista, Monarco-repubblichista, clerico-perbenista sia validizzata (piace il neologismo?) anche come ferroviaria ed aereonavale per viaggi nazionali e transnazionali gratuiti e come annonaria per acquisti gratuiti senza limite ovunque. SECONDO INSERZIONISTA (pieno di lustrini e "decorazioni"varie) Noi facciamo musica seria da sballo. Prendiamo il Bach, quello vecchio, l'Amadeus... come si chiama di cognome?... poi quell'altro bravo, del settecento... questo lo so... Si chiama Anonimo. E Schubert e quello che era sordo. E quelli dei nostri gruppi che ci sanno fare col pentagramma ti modernizzz... (La Seconda Straniera fa "Alt" con la bacchetta, con un gesto da direttore d'orchestra)... nizzz...ti scopiazzano tutto alla meno peggio, come quelli che ti mettono Dante e Shakespeare in jeans... secondo la vecchia ricetta del Plagio per soddisfare voi balordi e riempire le nostre capaci tasche. Alcune sommette vengono investite... vanno nostre associazioni benefiche. E lo diciamo e lo ripetiamo spesso e forte. (Via). = La Seconda Straniera muove di scatto la bacchetta dall'alto in basso indicando il grande schermo che subito si spegne. = PRIMO STRANIERO Potremmo andare avanti per molto. Ma capite bene che cosa accadrebbe se le cose andassero sempre così, anche al di là di qualche intervento un po'... bizzarro di Smeraldina. Sarebbe scombussolata tutta la vostra struttura sociale. SECONDO STRANIERO Lo credo anch'io. Come dicevo, non vogliamo far pesare le nostre capacità su di voi. Del resto in alcuni campi potreste essere più abili di noi. Ad esempio avete senza dubbio molta immaginazione e non credo che la usiate sempre per imbrogliarvi a vicenda. SECONDA STRANIERA Del resto anche noi, quando ci pare, possiamo raccontarne di tutti i colori. FLORA Non stento a crederlo! SECONDO STRANIERO L'indagine è conclusa. La trasmissione corretta cui avete assistito non è stata diffusa sulle reti. Naturalmente anche le... ehm... mosse di mia figlia Smeraldina non avevano una fisicità non così tremenda. SECONDA STRANIERA (sorridendo maliziosa ed accarezzandosi una mano con l'altra) Naturalmente... SECONDO STRANIERO Vi lascio immaginare che cosa si è visto dai televisori comuni. Le solite cose. Voi stessi però non potrete rivelare, delle informazioni che avete ricevuto, gli aspetti più pericolosi, ricordando solo di aver captato una strana emittente televisiva sulla quale continuerete forse a discutere a lungo. Realtà ? Illusione? Non avete documenti. PRIMO STRANIERO (al Secondo) Siamo pronti a seguirti. SECONDO STRANIERO Speriamo di non aver fatto troppi guai con la nostra visita. FLORA Ma ci rivedremo? SECONDO STRANIERO Speriamo anche questo. = I quattro stranieri rivolgono agli altri, con una mano, un silenzioso cenno di saluto che viene ricambiato allo stesso modo. Poi si avviano verso la porta di fondo, mentre gli altri fanno ala. La Seconda straniera fa improvvisamente dietro-front e si rivolge al pubblico. = SECONDA STRANIERA E voi, lì? Sarà vero che deve venire qualcuno da fuori del mondo, del vostro mondo perché, almeno per un momento, la smettiate di mentire, imbrogliare, pasticciare? (Ripone la bacchetta sotto il mantello). Pensateci. Ma intanto non state con le mani in mano. Usatele, le mani! Applaudite! |
Ombre
sugli dei = Sera d'inverno. Una via di Nain in Galilea. A sinistra alcune modeste case addossate l'una all'altra. Sullo sfondo la via continua in salita. Alcune porte sono visibili nei muri. Da una di esse escono delle voci. = VOCE DI MARCO (superando altre voci confuse) Ti saluto, addio! Se mi cerchi mi troverai a Gerusalemme, o a Rodi, o a Persepoli, chissà! VOCE DI MEROB Marco, aspetta! MARCO (un bel giovane elegantemente vestito in abiti romani, con un mantello bianco sulle spalle) Andiamo, amici! (Altri due uomini, in abiti tradizionali di Galilea escono dopo di lui). E' ora, per fortuna! (Ad alta voce) Quella rimbecillirebbe anche i più astuti dei vostri sacerdoti.(Piano) Cercate di capire, maledetti idioti! Le voglio bene... All'Inferno! Sto sprecando la voce. PRIMO GALILEO Si va a far baldoria, con l'Alta Società. Puttane, sì, ma di prima scelta! SECONDO GALILEO O Elìm, bestia! Ci aspettano, dai! Marco sarà il nostro Mosè per tutti i più altolocati bordelli della Samaria e della Giudea. Poi, magari in Egitto, dove ci sanno fare anche meglio. MARCO Andate ad impiccarvi, voi, il vostro Mosè ed i vostri bordelli. Io voglio gli uomini ed i carri attrezzati per la spedizione. = Merob esce a sua volta di corsa, con un mantello un po' logoro sopra un vestito sfarzoso e un po' volgare: E' bella, bruna, lunghi capelli, occhi particolarmente profondi. MEROB Dimmi almeno non quando ma se ritornerai! Oppure portami con te! (I due galilei ridono). MARCO Ma sì, perché no? Una come te è l'ideale! MEROB Ma dove vai?
SECONDO GALILEO Cerca di capire, donna. ci si stanca sempre con la stessa
roba a colazione, MEROB Zitti, voi! Marco io voglio sapere... PRIMO GALILEO Da quando in qua le donnicciuole da due soldi danno ordini a dei gentiluomini? Ti farò lapidare (ridendo), peccatrice! MARCO (a Merob) Anche da questi due compari mi separerò presto, poco dopo aver passato il Giordano. Ma via! credi proprio che io muoia dalla voglia di stabilirmi da te in eterno? Basta, basta così!... Non posso restare, lo sai. Te la caverai in qualche modo. Non ti mancano le risorse! = La ragazza abbassa il viso. Marco accenna ad accarezzarle i capelli, ma si ritrae con un gesto di insofferenza. MEROB Mi avevi promesso di portarmi con te, a Gerusalemme, dicevi, anche in Italia, forse, dicevi. MARCO Sentite? Anche in Italia, forse. E che sono, un mercante di brave ragazze di Galilea? MEROB Avevi promesso!... non parlavi così, allora. E io non ero, non ero più come mi descrivi. Vivevo per te. (Gridando) Non parlavi così quando eri tu, fino a ieri, a voler trascorrere tutto il tuo tempo con me. Tu, giovane leale, della razza dei Signori del mondo! PRIMO GALILEO E' matta! Basta, donnina, smettila. Esageri. Che pretendi? Bei calcoli, davvero! Ora mi attacco ad un giovane romano di belle speranze e zac! Ma consolati, ché, se ho tempo, giusto stanotte prima di partire ti faccio una visitina. (Fa saltare in aria una moneta). MEROB Che vergogna! Via, via! SECONDO GALILEO Ti sei fatta troppo preziosa, ragazza. I Romani cominciano ad essere troppo raffinati e Marco ti ha educata male. Ma io sono del popolo e ti dico che forse ti aspettano tempi in cui dovrai abbassare la cresta. Un altro squisito gentiluomo ovvero un allocco di razza purissima come Marco non si trova né domani né dopo. MEROB Anche tu sei un miserabile come il tuo compare. Vattene via!... Ma tu, Marco, ascoltami! MARCO No! devo cantartelo in greco? Non essere noiosa! E poi sai dove vado all'incirca quanto me che non ho certo l'itinerario in testa. Sarebbe una contraddizione in termini in questo caso! Sono arrivati i rinforzi per la scorta. Devo seguire per un po' questi due per raggiungere i carri, gli animali da traino, le guide, i portatori per i tratti più impervii. Il Governo di Roma pensa ai soldati di scorta ed al denaro per l'indispensabile. Si esplora e si misura il Mondo. Semplice, no? Vuoi che ti scriva da Babilonia o da Ecbàtana, o da molto più in là? Sapevi che questa mia sosta doveva finire. Ora, mia cara, all'Inferno le chiacchiere! = Merob, dopo un attimo di esitazione, si aggrappa alle vesti di Marco che la spinge indietro bruscamente facendola cadere e si allontana con i due galilei. SECONDO GALILEO (fermandosi all'ultimo momento) Coraggio, ragazza! E' proprio triste, lo capisco. E tu non meriti la tua cattiva fortuna. (Fugge ed esce seguendo gli altri. Merob si sta lentamente rimettendo in ordine vestito e mantello, ancora seduta in terra). MEROB Addio. Si vede, si doveva vedere che non poteva finire che così. Da quasi due anni (due anni!) Merob "la Stella di Nain" era al servizio di alcuni felici cittadini di Nain e di qualche viandante che percorreva le strade da Samaria a Nazareth e con onore, per Baal! "Mia moglie è a Cesarea: sono in giro da quattro mesi, ragazza"... E la casta Susanna fa la graziosa con il mercante di Cesarea. Per non parlare di quei due o tre Romani. Oh, quanto raffinati! "Avevo smarrito la strada, giovane ebrea, nel mio lungo viaggio verso i confini medesimi dell'Orbe". Anche se era stato a venti miglia da qui. E Marco! (Si rialza lentamente spolverandosi i vestiti) Avevo dimenticato per lui la mia miseria, ritornavo per le vie, di giorno, davanti a chiunque e qualche vecchia amica mi lanciava sorrisetti maligni perché invidiava la mia gioia. La vecchia Saffìra, la vecchia prostituta di trent'anni, però, mi disse che pregava Dio per la mia felicità, e piangeva di gioia per me. E il protettore la prende a schiaffi tutte le volte che torna ubriaco, quasi ad ogni alba. Come l'ombra dei cedri, le stelle che Marco riuniva in gruppi, quasi fossero famiglie ben affiatate o grappoli di amici, con la scienza degli astronomi di Caldea; i giorni di sole al riparo del suo mantello bianco; le corse sui monti vicini: "Là è il Mediterraneo, il nostro immenso lago" diceva facendo apposta lo stupido romano... le corse stretta a lui sul suo cavallo... Come tutto è distrutto e perduto! Addio, Signore, giovane bellimbusto d'Italia! Addio, vile innamorato! Ti sei ricordato che sono una donna da prendere e lasciare. (Si raccoglie il cappuccio del mantello intorno alla testa). Che uomo generoso ho mai amato, però, per qualche mese! Non succede a tutte le ragazze di facili costumi. Poi gli alti destini lo hanno chiamato altrove. E Merob, la "Stella di Nain" torna alle sue funzioni e ti saluta, romano, poiché ormai non ti serve più per i tuoi ozî. (Si avvicina e si appoggia alla porta quasi in primo piano e piange in silenzio). = Inizio della sonata in LA opera postuma di Schubert, II movimento in fa#. Da un'altra porta verso lo sfondo sono usciti intanto una ragazza, Elisabeth, e suo padre Finees. Si arrestano subito guardando Merob. = ELISABETH Poveretta! vorrei dirle qualche parola di conforto. FINEES No, Elisabeth, lasciala stare. E' una peccatrice e non credo che tu possa far nulla per lei. ELISABETH E' una povera peccatrice, padre, e sola. FINEES (battendole affettuosamente una spalla) Come vuoi tu, figliola. ELISABETH (avvicinandosi a Merob seguita dal padre) Merob!... (Merob si asciuga le lacrime e si volge verso Elisabeth senza risponderle) Merob ... io ... MEROB Tu?... ELISABETH No: non sono capace di parlarti come vorrei... MEROB Sta' zitta, allora. Non è più saggio? Buona sera, Finees. Che Dio vi protegga, ma lasciatemi stare. (Alcuni passanti fanno cenni di meraviglia o di sdegno guardando il gruppo. Una vecchia si allontana con una stizzosa scrollata di spalle e mormorando). Vedete? Non sta bene che vi vedano parlare con me. Era già un danno, per voi, conoscermi di vista. ELISABETH Ma tu sei così infelice, cara! = Merob, commossa, si allontana di un passo appoggiandosi al battente della porta. Entra intanto VASTI, una giovane compagna di Elisabeth. VASTI Elisabeth! Non vuoi che andiamo al Tempio? ELISABETH Sì, verrò con te, Vasti. Viene anche mio padre. VASTI (avvicinandosi) E' già tardi. Ma se non perdiamo ancora tempo, forse, interrogando qualcuno, potremo avere notizie di quel Maestro: è in casa di Simone il fariseo, o ci andrà tra poco. Così mi ha detto Urìa il ciabattino. Se si fermerà potremo vederlo, anche se forse solo di passaggio. FINEES Anche noi volevamo vederlo. Molti dicono che parli, ispirato da Dio, con verità e chiarezza. ELISABETH Sa confortare gli infelici parlando del regno di Dio. Tutti, dice, siamo figli di Dio, anche i peccatori, i poveri e perfino i servi che egli ama non meno dei loro signori. VASTI (avvicinandosi a Merob Che avete? (riconoscendola, confusa) Ah! Perdonatemi...
MEROB Ne ho sentito parlare, qui a Nain, spesso, in questi giorni. Tante
volte ho pensato di parlargli, o di ELISABETH E' buono e amico dei poveri e di tutti gli infelici. Egli stesso vive modestamente, anche se la sua sapienza straordinaria in un uomo così giovane, la sua limpida eloquenza e la sua stessa splendida bellezza potrebbero assicurargli simpatie, onori e tutti gli agi della vita presso i potenti. =
A questo punto l'episodio centrale del II movimento in fa# della sonata
in LA di Schubert (battute MEROB (improvvisamente agitata) Ed è qui, davvero?
VASTI (sorpresa, come gli altri) Sì, questa sera. Simone il
fariseo lo ha invitato a cena nella sua bella
MEROB (Con ansia) Da Simone? Sarà possibile, allora, vederlo? (Gli
altri la guardano un po' confusi) FINEES Figliola, forse potresti turbare la cena ed i loro discorsi. MEROB Ma io... io voglio andare da lui. VASTI Signora!... MEROB Non chiamarmi Signora! Ho forse un anno meno di te. VASTI Perdonatemi. ELISABETH Vieni con noi al Tempio, cara. Forse domani, se sarà possibile. Vero, padre? FINEES (dopo uno sguardo molto perplesso alla figlia) Ma ... Ebbene, se vuol venire con noi... MEROB No, no, andate tranquilli, senza di me. (Gli altri si avviano.) = Di qui la ripresa del tema ( a volume normale) fino alla conclusione (battuta 204) = ELISABETH Ricordati che io ti sono amica. Noi ti vogliamo bene. = Escono tutti tranne Merob che rimane un po' ferma sulla scena. Poi, d'improvviso, rientra in casa. Passano alcune figure non ben distinte. Un uomo avvolto in una specie di caffettano accende due torce sulla via. Due o tre ragazzi passano giocando alla cavallina o simili e scompaiono da sinistra. Qualche finestra si illumina di debole luce. Musica: sempre il II tempo della sonata di Schubert. (Per il cinema. la macchina può seguire Merob mentre entra, si cambia d'abito, gira un po' per la stanza, prende un vaso di unguento e si prepara ad uscire di nuovo).
Infine dissolvenza fino al buio.(Sipario).
=
II = Un'altra strada di Nain. Sera inoltrata. Si apre la scena con Merob che cammina da sinistra a destra con passo costante guardando in avanti. Ha un vestito semplice ma molto elegante. Il velo in testa lascia scoperto in gran parte il viso. Da sotto il mantello si intravede un vaso di alabastro che la ragazza tiene con molta cura. Passano discorrendo e mormorando tra loro alcuni cittadini di Nain. Niente musica. (Per il cinema: qualche ripresa a mezzo busto, forse qualche rapido primo piano del viso di Merob. Per il teatro certe didascalie, ora e in seguito, possono essere inutili perché certe espressioni ed in genere certi dettagli non sono chiaramente visibili). = PRIMA VOCE (di un passante, un po' più distinta tra le altre) La stella di Nain! SECONDA VOCE Stasera si va di fretta. E di lusso! MEROB (a se stessa, sempre guardando in avanti) Da Simone... Simone il fariseo, trecento passi dopo la casa del vecchio Neftàli. = Buio totale sulle ultime parole di Merob. Poi il quadro seguente, scoperto gradualmente dalle luci a cominciare dalla metà della profondità della scena. Per il cinema il quadro viene scoperto dall' ampliamento del campo della macchina da presa. Una certa parte del quadro potrebbe comunque essere filmata, anche per teatro. Il quadro: Un grande piazzale che si va sempre più allargando, scoperto dalla luce. Monumenti isolati, statue, elementi architettonici delle culture più antiche e anche greci e romani, prevalentemente bianchi, disposti a varie distanze tra loro. A una certa profondità, non troppo lontano dal primo piano, si scopre un muretto basso, un po' sgretolato. = Inizia a questo punto "Die Kunst der Fuge" di J.S.Bach proprio dal "Contrapunctus I". Su una sporgenza del muretto sta seduto il Diavolo, in genere quasi di profilo o di tre quarti rispetto agli spettatori, a parte i momenti in cui si volge mostrandosi quasi di fronte per cambiare i pennelli o i colori: agile corpo di satiro, cornetti, barbetta appuntita, nere ali di pipistrello mentre un lungo ed elegante forcone in metallo a quattro punte è abbandonato sul muretto presso il quale si trova un cavalletto con un grande quadro che egli continua ad eseguire, lavorando con assoluta calma con diversi pennelli: una specie di idolo a tratti duri ed essenziali. Si allarga sempre di più la visione del piazzale, immenso, con altri monumenti tra i quali verso lo sfondo appaiono anche elementi romanici e gotici, ed ancora statue, colonne, templi, costruzioni diverse in perfetto ordine accanto ad altre in rovina, secondo il gusto romantico. Il tutto in un quadro assolutamente chiaro e senza alcun altro essere animato oltre al Diavolo sul muretto. (Diapositive in successione per il teatro, mentre per il cinema il quadro può essere già pronto e la camera non deve fare altro che scoprirlo man mano). Si vede infine, scoprendosi gradualmente, un vasto sfondo, una lontanissima siepe di arabeschi-alberi grigio-azzurrini con qualche venatura appena più marcata che occupa tutta la larghezza della scena (o dell'inquadratura a larghissimo campo).
Il Diavolo, sempre seduto, toglie dal cavalletto e lascia cadere il quadro
dell'idolo e vi pone, traendola da un gruppo di altri quadri accatastati,
un'immagine egualmente grande di una divinità egizia: Anubis. La guarda
accennando un sorriso, fa qualche vago cenno come per indicare con un
lungo pennello qualche ritocco da eseguire, la tira via. Pone sul
cavalletto un quadro molto incompleto, lavora un po', sempre con assoluta
MEROB (Voce fuori scena ma vicina) Sì, dovevo andare da lui prima, da tanto tempo... Ma ora è qui, vicino!... Ora posso vederlo. = Il Diavolo continua a dar forma sulla tela ad una nuova immagine. Buio pressochè totale salvo sul primo piano mentre Merob passa come prima sulla scena da sinistra a destra. Una luce può seguirla su una diapositiva o una ripresa di una diversa via della città. = MEROB (passando attraverso la scena) Ma che cosa gli dirò? E perché dovrebbe ricevere proprio me? Forse mi manderà via, sdegnato, disgustato dalla mia presenza. O, peggio, non mi guarderà neppure. O qualcuno mi tratterrà per suo ordine prima che io possa avvicinarmi a lui. E' in casa di Simone. Simone mi conosce... di fama. Forse mi riconoscerà, e prima di lui i suoi servi (uscendo da destra), non potrò neppure avvicinarmi alla stanza...(Buio totale) neppure alla porta esterna!... mi derideranno, mi insulteranno... ma non mi importerebbe, purché... = Altra diapositiva o ripresa: un punto più avanti sulla strada. Rientra Merob da sinistra proseguendo il suo cammino. La musica è andata in sottofondo ed ora non si ode più. = MEROB Ecco! Mi fermerò fuori, guarderò bene l'ingresso e cercherò di entrare, sì, proprio mi infilerò dentro senza farmi vedere, o mi farò passare per una serva, una serva speciale, e se mi fermeranno (con crescente agitazione)... griderò... finché lui mi senta. Ora... ecco! La casa... le luci che vengono dall'interno. (Esce ancora da destra. Buio totale per un attimo). = Ancora la scena dell'immenso piazzale che si scopre tutto rapidissimamente mentre inizia ancora "Die Kunst der Fuge". Il Diavolo indossa ora una lunga veste nera stretta in vita da una cintura. Lascia cadere con indifferenza il costume di satiro che indossava prima. Per il resto il suo aspetto è simile a prima. Le piccole corna appaiono però quasi solo come un leggero rilievo di due ciocche di capelli. Prende dal cavalletto un quadro rappresentante Zeus tra le nubi con un fulmine in mano e lo appoggia sul muretto con altri. Sotto, sul cavalletto, è apparso intanto un nuovo quadro: un'immagine di Dio secondo l'iconografia cristiana tradizionale: un bel vecchio con folti capelli, barba quasi bianca, Il triangolo (simbolo della Trinità) gli incornicia la testa. Il Diavolo esegue con assoluta tranquillità alcuni ritocchi, fermandosi due o tre volte come riflettendo sulla prosecuzione del lavoro. = MEROB (voce dall'esterno) La casa... le luci che vengono dall'interno... = La luce diminuisce rapidamente d'intensità. La musica continua fino alla fine del Contrapunctus I o diminuisce rapidamente di volume fino al silenzio. =
= Vasta sala da pranzo in casa di Simone. Una decina di invitati sono intorno ad un grande tavolo posto sulla destra della scena. Vari servi si muovono secondo le necessità. In posizione di rilievo, sul lato stretto del tavolo, si trovano a destra Simone il fariseo ed a sinistra Gesù di Nazareth di fronte agli spettatori, sul fondo. Gli altri invitati sul lato destro, mentre gli altri due lati del tavolo, quello più verso il proscenio e quello lungo alla destra di Gesù sono liberi. Di quali personaggi si tratti si comprenderà dal dialogo. La cena e la conversazione sono in pieno svolgimento. = SIMONE Obbedire alle leggi, certo. Io credo che si debba obbedire anche a quelle gradite ai Romani e volute da essi. Ma dovremo anche sapere se i Romani intendono rispettare le leggi più antiche del nostro Popolo, leggi che provengono non dagli uomini, ma da Dio. Anche il Faraone era potente, eppure Mosè riuscì a piegarlo, con Dio al suo fianco. NATAN (non lontano da Simone, dalla parte opposta del tavolo) I Romani non ci sono nemici. Ma non tollerano le sedizioni che hanno troppo spesso agitato il popolo portandolo sull'orlo della rovina, Essi vogliono che viviamo in pace e, se saremo uniti, riusciremo a persuadere i Romani a rispettare pienamente le nostre leggi, nel rispetto dell'amicizia verso il senato ed il popolo di Roma. E' chiaro che non possiamo approvare le azioni di coloro che predicano la giustizia ed usano la violenza spinta fino all'assassinio, come il famigerato Barabba, tanto per parlar chiaro, e gente del suo stampo. Pazzi! che cosa sperano? (a Gesù) Non predichi instancabilmente anche tu la pace, Maestro? GESÙ La pace, Natan, con la giustizia. SIMONE Non si può separare l'una dall'altra, infatti. GESÙ Né della verità, Simone. Ed io vi dico: di quale pace parlerà il popolo d'Israele agli affamati, ai malati, ai ciechi, ai lebbrosi? SIMONE Sappiamo che tu li ami molto. Ma anche essi non potranno forse, nonostante i loro mali in Terra, essere tra gli eletti da Dio? GESÙ Potranno. Ma coloro che non si curano dei mali di questi loro fratelli e non alleviano i loro dolori non saranno mai tra gli eletti, Simone, per quante ricchezze possano avere in denaro, terreni e case e servi e bestiame e messi. DAN (un giovane seduto a qualche posto di distanza da Simone e da Gesù) Se questo è vero, Maestro, allora le azioni giuste valgono solo, o soprattutto, per conquistare il Regno dei cieli? Io non lo credo. NATAN Lasciamo da parte la tua dottrina, giovane Dan, più vicina all'empia filosofia dei Greci che alla parola di Dio. Non ci è stato insegnato ad osservare la legge di Dio per essere tra i giusti? Non basta? Perchè dovremmo dare tutto anche a chi non sa badare a se stesso? E chi ci dice che Dio non invii certi mali nel mondo proprio a chi li merita, o per mettere alla prova gli uomini? Comunque le decime, l'elemosina, la preghiera non solo con le labbra, certamente... Cosa dovremmo fare di diverso e di meglio, Maestro? GESÙ (con tono deciso, ma senza traccia di risentimento) Neppure chi prega nel Tempio ogni volta secondo la legge e fa l'elemosina prescritta sarà salvo solo per questo. Benché Dio sia il Signore di tutta la Terra, il suo regno non è su questa Terra. Ma è proprio su questa Terra che l'uomo si rende degno del Cielo, perché ogni suo simile è l'immagine di Dio. Non dovete fare l'elemosina al vostro prossimo. Dovete amarlo. Questa è la volontà del Padre nostro e la vera pace. Ma io vedo che anche alcuni di voi, per quanto cerchino di comprendere, riescono a stento a nascondere il ribrezzo all'idea di essere posti dalla stessa parte dei servi, dei lebbrosi, dei peccatori incalliti, benché anche questi siano figli del Padre celeste. Non è vero? NATAN E' certo spiacevole che chi osserva la legge e i comandamenti sia considerato come chi li trascura o li disprezza. SIMONE E' vero, ma il Maestro ci dice, da amico sincero, di non insuperbire nel ritenerci giusti. E infatti lui non si vergogna di parlare ai peccatori (sorridendo cordialmente a Gesù) ... anche se molti lo criticano aspramente per questo. GESÙ (deciso, ma sempre affabile e gentile) E' vero, Simone. Ma anche se così non facessi, vi sarebbe qualche altro motivo per criticarmi aspramente. A chi dunque posso paragonare gli uomini di questa generazione ed a chi somigliano? Somigliano ai fanciulli che stanno sulla piazza e si danno la voce gli uni agli altri dicendo: "Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; abbiamo intonato lamenti e non avete pianto". (Alcuni commensali sorridono approvando un po' divertiti la citazione che giunge a proposito). E' venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane né beve vino, e dite: " E' un esaltato". E' venuto il Figlio dell'Uomo, che mangia e beve, e dite: "Ecco un mangione e un beone, amico di publicani e di peccatori!". NATAN Anche Dan dice - e forse non ha tutti i torti - che noi siamo troppo timorosi: vorremmo vedere i peccatori quasi solo per sentirci superiori ad essi, senza guardare davvero ai nostri stessi mali. DAN Credo anche che qualcuno di noi pensi di mercanteggiare con Dio la sua salvezza in cambio di un ineccepibile rispetto della Legge. = Dalla sinistra è entrata intanto Merob con il vaso sotto il mantello. Un servo fa un gesto di disappunto mormorando ad un altro qualcosa ed allargando poi le braccia in segno di rassegnazione. Merob avanza lentamente, evidentemente per non disturbare la cena, mentre Simone fa versare da bere per tutti a cominciare da Gesù. Qualcuno degli invitati, vedendo avanzare la ragazza, comincia a mormorare con aria sorpresa e scandalizzata. Qualcun altro accosta l'orecchio al vicino per avere informazioni. Merob si avvicina a Gesù che la guarda rimanendo al suo posto, si inginocchia piangendo in silenzio presso di lui, prende a baciargli i piedi e glieli asciuga con i lunghi capelli sciolti. Intanto ha aperto il vaso dal quale estrae un unguento profumato e gli unge i piedi. Tutti ormai l'hanno notata, ma rimangono, sorpresi, in silenzio. = SIMONE (tra sè) Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è costei che lo tocca, una peccatrice! GESÙ Simone, ho una cosa da dirti, SIMONE Dì pure, Maestro. GESÙ Un creditore aveva due debitori. (Merob alza lo sguardo verso Gesù) Uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che pagare, condonò il debito ad ambedue. Chi di essi dunque lo amerà di più? SIMONE Quello - credo - al quale condonò di più. GESÙ Hai ben giudicato. (Guarda Merob) Vedi questa donna? (Merob si china su se stessa nascondendosi il viso) Sono entrato in casa tua: non mi hai versato acqua sui piedi. Lei invece li ha bagnati con le sue lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Non mi hai dato un bacio. Ma lei, da che è venuta, non ha smesso di coprirmi i piedi di baci. Non mi hai unto d'olio il capo. Ma lei ha unto i miei piedi di unguento profumato. Per questo ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha dimostrato molto amore. (Tra i presenti qualcuno mostra grande sorpresa per queste ultime parole. Gesù si alza, porge la mano a Merob e la fa alzare) Ti sono perdonati i tuoi peccati. UNA VOCE (sommessa ma distinta su un mormorio di altre) Chi è costui che rimette i peccati? GESÙ (accompagnando per alcuni passi Merob verso sinistra) La tua fede ti ha salvata. Va' in pace. =
Merob esce da sinistra mentre Gesù si rimette a mensa. Quasi subito
dopo buio (sipario). =
IV = Sera. Una tenda illuminata dalla Luna su un paesaggio desertico. Davanti alla tenda, seduti su due sgabelli, il centurione romano LUCIO ed il matematico greco DEMETRIO. = LUCIO Demetrio... DEMETRIO Sì? Dimmi. LUCIO E' proprio vero. Ci sono dei momenti e dei luoghi, come questo ed altri che ci siamo lasciati alle spalle o che incontreremo, in cui ti senti un uomo solo, anche se ci sei per volere di Roma... che domina il mondo, è vero, ma allora qui siamo fuori del mondo. Stento, si capisce, a ritrovarmi. Non ho timore di fare il mio mestiere. Andare, propriamente, in guerra, o accompagnare un'ambasceria, o anche un'esplorazione, è lo stesso, penso. E' il mestiere, la vita. Solo che, in un'esplorazione come questa, di qualunque cosa succeda al Senato ed al Popolo Romano può arrivare la notizia dopo mesi, o anni, se arriva. E in fondo cosa importa loro se ci sterminano le bande dei predoni o se rimaniamo in qualunque altro modo sepolti nelle sabbie di questo o di un altro deserto? Capisci? I più non sanno neppure che siamo qui, un gruppo di esploratori, un astronomo romano, un matematico greco, una decina di assistenti per i calcoli e le misure, con una scorta di legionari, uomini che mancano da casa da più di un anno, alcuni, altri anche da diciotto mesi o più. Che fai? scrivi a casa? e a chi affidi la lettera? quali strade seguirà il tuo servo tra popoli ostili, tra le sabbie del deserto, se è difficile per te che pure disponi di centinaia di soldati e ti orienti non approssimativamente, ma - grazie ai già nominati esperti - con calcoli di grande precisione per mezzo delle stelle? Già forse ci piangono come morti e in fondo, anche grazie ai tuoi calcoli ed alle osservazioni di Marco... DEMETRIO ...grazie anche ai tuoi legionari, diretti da te... LUCIO Già... siamo andati sempre ragionevolmente sicuri sulle nostre strade. Ma io non leggo così bene nelle stelle come te o come Marco, anche se conosco i principi generali dell'Astronomia e sono totalmente privo di superstizioni, come voi. Perciò le città che abbiamo lasciato ormai da mesi mi sembrano immensamente lontane e con esse in genere i territori sui quali corre il dominio di Roma, gli stessi paesi barbari, pur sempre abitati da uomini, anche se spesso ostili o infìdi. Ma il mio compito è scortare la spedizione, il vostro condurre l'esplorazione di queste parti del mondo per avere un'idea più chiara del mondo stesso. DEMETRIO E'strano, Lucio, che tu parli così quando ormai siamo in pieno viaggio di ritorno e le vie sono sicure ed i limiti del mondo più chiari nelle nostre carte. Abbiamo fatto un grande lavoro: la fatica ed i prezzi tremendi che abbiamo pagato (anche le vite dei nostri compagni) non sono andati perduti. Pur senza superare di molto il fiume Indo, come molti hanno fatto anche dopo Alessandro, ci siamo spinti tanto tra oriente e settentrione quanto nessuna spedizione scientifica organizzata aveva mai fatto prima. Abbiamo raccolto informazioni decisive, grazie ai calcoli di una scienza che spesso i Romani non sono capaci di apprezzare in pieno, nonostante le molte eccezioni, a partire almeno dal grande Cesare, benchè egli avesse altri problemi per tenere la mente occupata, oltre a quelli dell'Astronomia. Ora comunque c'è il nostro Marco a tener alto l'onore dei Romani in materia... MARCO (voce dall'interno) E tu quello dei commediografi greci! LUCIO Che ci siamo allevati una serpe in seno? Senti come è maligno il giovane cacciatore di stelle! Vieni fuori, riposati un po' con noi comuni mortali!... MARCO Tra un momento, o Egregi, la mia umile persona avrà ancora l'immeritato privilegio della eletta compagnia vostra... LUCIO E' proprio questo, ti dicevo, che mi sconvolge, Demetrio, le dimensioni. Le lotte con le popolazioni ostili, cinquantadue uomini perduti negli scontri, altri per malattie o incidenti lungo la marcia, altri ventisette, questo è normale, purtroppo, in queste condizioni. Ma i vostri calcoli sembrano indicare una dimensione enorme del mondo, e lo stesso Impero di Roma e gli altri paesi che oggi conosciamo non ne sarebbero che una parte minore. DEMETRIO Ma non è una novità per la scienza. Si tratta solo di precisare le misure. LUCIO Non sono pronto, non ancora, almeno, per simili abissi dello spazio, del tempo e del pensiero. Quante terre, quali popoli sono al di là dello stesso Impero di Alessandro o addirittura oltre il Mare dell'India, dove non sono mai giunte neppure le navi di Roma. DEMETRIO Dove si ignora il nome stesso di Roma. LUCIO Il nome stesso di Roma... DEMETRIO ... che domina, si dice, il mondo. LUCIO Quando c'è da combattere sono al mio posto, qui o in Persia o in Arabia o all'Inferno, anche se preferisco starmene in pace, e anche se i miei illuminati superiori mi avevano garantito che - a parte le regioni più lontane che del resto abbiamo voluto raggiungere di nostra iniziativa per realizzare in pieno lo scopo della spedizione - avremmo trovato quasi solo popolazioni amiche o addirittura praticamente alleate o vassalle di Roma. Qui, se ti scappa detto che sei romano, rischi già di essere preso a sassate, nel migliore dei casi. E allora puoi ripensare con sollievo ai luoghi in cui "il nome stesso di Roma", appunto, è conosciuto appena da qualche esploratore o dai capi delle città o è del tutto sconosciuto. Anche così, tuttavia, mi sento ancora nel mondo. Ma nel deserto, se la via è segnata solo dalle stelle, se ogni tracciato è inimmaginabile nella sabbia tra i venti, cedo volentieri il passo a Marco e fido nella tua scienza, Demetrio, poiché sono fuori dal mondo, dal mio, almeno. E se davvero ognuna delle stelle che vediamo in cielo fosse il segnale di altri mondi vasti quanto quelli che si trovano presso il nostro Sole? Non sono pronto, non ancora, almeno, per simili abissi dello spazio, del tempo e del pensiero. DEMETRIO Il tuo compito è diverso dal nostro, l'hai detto, benché tu sappia guardare le stelle e noi impugnare la spada. LUCIO E gli dei? Perché dobbiamo avanzare tanto spesso nel buio dell'incertezza quando essi potrebbero indicarci la strada? Non solo il cammino segnato nelle stelle, ma quello che ci potrebbe far evitare i pericoli, e non solo qui, ma in tutti gli atti della vita, per renderci più saggi e più felici. Quei venti uomini che abbiamo perduto nello scontro del mese scorso, tutti in una volta, sono stati creati perché fossero fatti a pezzi dai barbari? DEMETRIO Anche più di venti barbari sono morti, allora. LUCIO Sì, certo, anche loro! Perché? E perché ci hanno attaccato? DEMETRIO Non si fidavano di noi: è chiaro. LUCIO Perché non ci conoscevano... MARCO (voce dall'interno) ... per fortuna! Se avessero saputo con che razza di farabutti avevano a che fare... LUCIO Già, vecchia cornacchia del malaugurio! Comunque non c'è stato nessun dio a farci da intermediario e, purtroppo, nessun uomo, per far in modo che credessero davvero alle nostre intenzioni pacifiche. In certi casi il sospetto è rimasto. DEMETRIO Credo proprio che agli dei non interessasse molto la sorte di quegli uomini, romani o barbari, come del resto non interessa ora la nostra. LUCIO Oppure non credi agli dei? DEMETRIO Difficile dirlo. (Marco esce dalla tenda arrotolando alcune carte) Che dici, Marco? Hai ascoltato... MARCO Sì, mentre controllavo il percorso sulla carta fino ad oggi. Abbiano percorso altre 910 miglia sulla strada del ritorno, dal momento in cui abbiamo abbandonato la sponda meridionale del gran lago Oxiano, ad oriente del Mar Caspio e siamo proprio dove dicevi tu, Demetrio, con un'approssimazione di nemmeno dieci miglia. Puoi ridare un'occhiata a tutto più tardi. Ma c'è da scommetterci la testa... LUCIO Non per sfiducia, ma abbiamo già perso anche troppe teste, Signor Astronomo... MARCO ... e siamo diventati ecònomi, su questo tema, si capisce. Dunque: ormai anche Dan e gli altri nostri amici saranno probabilmente sulla via del ritorno. Non avrebbe molto senso per i nostri calcoli che essi rimanessero troppo a lungo dopo il solstizio presso il Tropico e noi tanto a settentrione quanto neppure Alessandro (se ciò vi fa piacere) si spinse mai... Gli dei, dicevate? Tanto per cominciare non credo che fino ad ora ci siano stati molto utili... LUCIO Può darsi. MARCO ... e neppure che ci abbiano creato ostacoli. Abbiamo dovuto fare i nostri calcoli, provvedere agli uomini, agli animali, agli strumenti, tenere a bada le popolazioni ostili e le bande di briganti con le nostre forze, qualunque cosa si facesse, nel frattempo, sull'Olimpo. DEMETRIO Può darsi che l'intervento divino non sia comunque visibile ... MARCO Può darsi che solo matematici esperti con una buona scorta di legionarî possano passare per queste strade dalla Palestina fino all'India e risalire a settentrione per tante centinaia di miglia e tornare indietro ancora per altre strade senza lasciarci tutti le penne. Che poi siano gli dei a permettere questi ed altri fatti non ha alcuna importanza e non credo che lo sapremo mai. LUCIO E' come dire che non credi agli dei. MARCO Per quanto ne so io ... LUCIO Già: per quanto ne sappiamo. Infatti è proprio quando siamo incerti che speriamo di essere illuminati dagli dei. Quando tutto procede secondo le nostre aspettative fidiamo nella nostra forza e nella nostra ragione. MARCO E non è male. (Solleva il rotolo delle carte tenendolo nelle mani senza aprirlo). Saremo presto in grado di dare dell'Asia, oltre le porte dell'India e le terre degli Sciti più settentrionali, una descrizione molto più chiara di quella che ci portarono tutti gli studiosi del passato. Dimostreremo anche ai più ostinati nei vecchi pregiudizi l'enorme vastità della Terra e intanto che il Mare dell'India è sicuramente più di quattro volte maggiore dell'intero Mediterraneo e almeno ad oriente e a mezzogiorno è aperto fino ad una distanza che mai nessuna nave, per quanto possiamo saperne, ha mai potuto percorrere interamente. All'ingresso del Golfo persico Dan avrà ormai compiuto tutte le misurazioni necessarie, verificando in quali punti esatti, nel solstizio, i raggi del Sole di mezzogiorno sono perpendicolari alla Terra o ne avrà calcolato comunque l'inclinazione, come abbiamo fatto noi in tutti i luoghi per i quali siamo passati. Questo ci darà quella misura esatta del mondo che già intravediamo e che non dovrebbe essere molto diversa da quella che i Greci trovarono più di due secoli e mezzo fa con il grande Eratostene. In questo senso noi non scopriamo nulla di essenzialmente nuovo, ma diamo le prove, con calcoli più che mai precisi, di una scoperta non abbastanza apprezzata. DEMETRIO Certamente. Spesso non basta la scoperta. Bisogna saperla dimostrare con un linguaggio comprensibile. Bisogna in un certo senso farla toccare con la mano: E' anche questo compito nostro. MARCO Abbiamo iniziato da tempo un cammino che potrà condurci lontano: forse un giorno, se il nostro lavoro potrà svolgersi in pace, potremo studiare con successo i problemi della grandezza del Sole stesso e di tutti i pianeti, e spingendo il nostro sguardo ancora più lontano, tentare di misurare le distanze tra le innumerevoli stelle.
Piaccia o non piaccia
agli uomini ed agli dei. = Nella scena seguente (V) alcune pagine sono affiancate per mostrare la corrispondenza e l'alternanza tra le battute che in diversi momenti passano in sottofondo e quelle che emergono. = Completamento (parti in sottofondo tratte dai Vangeli) del discorso di Gesù alle pagine 35 e 36. Affinché queste parti siano comunque comprensibili il dialogo in primo piano è abbastanza lento e ricco di pause. "Ponetevi dunque in mente di non premeditare la vostra difesa, perché io vi darò parole e sapienza a cui non potranno resistere né contraddire tutti i vostri avversari. Sarete traditi perfino dai genitori, da fratelli, parenti ed amici e tra voi alcuni saranno uccisi, e sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma non un capello del vostro capo perirà. Salverete le vostre anime con la vostra costanza. Quando poi vedrete Gerusalemme circondata da armate, allora sappiate che la sua devastazione è giunta. Allora quelli che sono nella Giudea fuggano sui monti e quelli che sono dentro la città se ne vadano. Chi sarà sulla terrazza non discenda in casa a prendervi qualcosa, chi sarà nel campo non torni indietro a prendere il mantello. Guai alle donne incinte o allattanti in quei giorni. Pregate perché la vostra fuga non avvenga d'inverno. Vi sarà infatti in quei giorni una grande tribolazione, quale non fu dal principio del mondo fino ad ora né mai più sarà. ( E se il Signore ecc, pag 36)
V = Una piazza di Gerusalemme. Gesù parla ai dodici apostoli, ad alcuni discepoli e ad una piccola folla particolarmente attenta. Alcuni brani del discorso compaiono qui e sono in evidenza. Altri, benché chiari, sono in sottofondo e vengono riportate nella pagina accanto (sulla base del Vangelo di Luca, come altre parti dell'opera, e con integrazioni tratte da Matteo e Marco). Merob è tra gli ascoltatori, sul proscenio (in primo piano) di spalle. Si presuppone che Gesù parli da una distanza tale che i commenti dei personaggi sul proscenio non gli giungano. = GESÙ Badate che nessuno vi inganni! Molti verranno in mio nome dicendovi: "Sono io" e "Il tempo è ormai giunto". E inganneranno molti: Non li seguite. Ma quando sentirete parlare di guerre e di sconvolgimenti, non vi spaventate. Bisogna che prima avvengano queste cose, ma non verrà subito la fine. Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno. Vi saranno in diversi luoghi grandi terremoti, pestilenze e carestie, fenomeni spaventosi, e verranno grandi segni dal cielo. Ma prima di tutte queste cose vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno, vi consegneranno alle sinagoghe e alle prigioni, vi trascineranno davanti ai re ed ai governatori a causa del mio nome. Così avrete occasione di darmi testimonianza. (Passaggio della voce in sottofondo dopo l'ultima frase). = Entra MARCO. Gira un po' sulla scena guardando la gente che ascolta il discorso. Vede Merob e la raggiunge. = MARCO Finalmente! MEROB (volgendosi verso di lui) Marco! MARCO Vieni via! Ti ho cercato per settimane a Nain e altrove, poi mi hanno detto che avevi seguito Gesù di Nazareth fin qui a Gerusalemme. MEROB Con me, negli stessi giorni, sono partiti altri da Nain. Tra essi i vicini di casa Finees e sua Figlia Elisabeth ed anche Vasti con i fratelli ed i genitori. MARCO Interessante! Avremo tempo di parlarne, se riuscirò a portarti via di qui. Segue il completamento del discorso di Gesù ... poichè si leveranno falsi Messia e falsi profeti e faranno grandi miracoli e prodigi tali da ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco: io vi ho predetto tutto. (In quei giorni, dopo quelle tribolazioni ecc. pag 36) MEROB Ascolta il Maestro. Io l'ho visto per la prima volta a Nain, la sera stessa in cui tu... sei partito per la spedizione geografica. Ascolta!... MARCO Sei impazzita! Sono venuto per chiederti di perdonarmi, non per ascoltare il tuo maestro. Sono stato crudele e stupido! Ma voevo che tu soffrissi di meno, quando sono partito, ricordandomi così vile come ti sono apparso. Non potevo restare, né condurti con me. MEROB Io ti ho perdonato: Ma ascolta... GESÙ E se il Signore non avesse abbreviato quei giorni non si salverebbe nessuno, ma a causa degli eletti li ha abbreviati. Se allora vi sarà detto: "Ecco, il Messia è qui,... ecco, è là" non ci credete... (Passaggio in sottofondo come prima) MARCO Gli eletti? MEROB Sì, scelti da Dio per la salvezza eterna. MARCO Già tutto deciso. Peggio per gli altri, dunque! MEROB Non è così semplice, ma è la verità. GESÙ In quei giorni, dopo quelle tribolazioni, il Sole si oscurerà e la Luna non darà più la sua luce, e le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. (Pausa di Gesù durante la battuta seguente). MARCO Credi anche a questo? Da che mondo è mondo c'è chi ne predice la fine, consolando chi non sa viverci! GESÙ Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. E manderà gli angeli a raccogliere gli eletti dai quattro venti, dall'estremo della terra all'estremo del cielo. Quando tali cose cominceranno a venire, alzatevi e levate la testa perché le vostra liberazione è vicina. ( Ancora una breve pausa). MEROB Credi che il Maestro possa mentire? MARCO Non è questo il problema! GESÙ Dal fico imparate la parabola: quando il ramo è già tenero ed ha messo le foglie sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere tutto questo sappiate che il Regno di Dio è vicino, alle porte. MEROB Ascolta!... GESÙ In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo sia accaduto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. MARCO Follie da profeti ebrei! GESÙ Quanto poi a quel giorno e a quell'ora, nessuno ne sa nulla, né gli angeli in cielo né il Figlio: solo il Padre. MARCO Questo padre, dunque sarebbe il personaggio più importante. GESÙ State attenti, vegliate e pregate, perchè non sapete quando sarà il momento. E' come un uomo che è andato fuori paese. Nel lasciare la casa egli ha dato ai servi ogni potere, a ciascuno il suo compito, e al portiere ha ordinato di vegliare. Vegliate, dunque, perché non sapete quando verrà il padrone di casa: se a sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino. Se arriva all'improvviso non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi lo dico a tutti: Vegliate! (Gesù, terminato il discorso, si ritira). MARCO "Non passerà questa generazione"! Vedremo se in poche decine d'anni non solo crollerà la potenza di Roma, ma addirittura tutta la Terra ed il Sole e i pianeti e le stelle saranno distrutti! "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno"! Le idee morali di quest'uomo sono degne di grande rispetto, ma le sue profezie sono ridicole! MEROB Quello che Lui dice accadrà. Ma se anche così non fosse, che importa? Gli uomini sono tutti uguali, figli dello stesso Padre, non vi saranno più nemici, non più ingiustizie, non più oppressione dei poveri da parte dei ricchi, se tutti seguiranno le sue parole... MARCO "Se". MEROB Io ne sono certa. Non è giusto ciò che dice? MARCO Ma per gli dei! (La afferra per le braccia) Può darsi che sia giusto. ed ho sentito in Oriente, ma anche in Roma, altri predicare idee di pace e di giustizia, anche se - lo ammetto - mai con tanta chiarezza. Quest'uomo è grande... MEROB E' il figlio di Dio. MARCO E' follia! (La lascia e arretra di un passo). Io ti parlo di questo Gesù di Nazareth come di un uomo, grande, ma anche lui folle a suo modo, incapace di parlare con gli altri da pari a pari. Come ora non ne sei più capace tu stessa. Da quando, mio malgrado, ho dovuto lasciarti, hai asciugato le tue lacrime con le menzogne! Prima, schiava della tua condizione, ti sei rifugiata in me (ed io che credevo di amarti!) poi tra le più forti braccia di un dio che puoi formarti secondo i tuoi desideri, che per questo non può abbandonarti mai, finché la tua illusione resiste, anche nelle peggiori disgrazie, perché lui sta comunque nei cieli e lassù ti aspetta. Ne ho sentite, anche su questo tuo Gesù di Nazareth, mentre, di ritorno dalla spedizione, ti cercavo: ne so quanto te. Ma io sto su questa terra, tra gli uomini vivi. Non conosco incanti o meraviglie che essi non possano comprendere. Il tuo è il dio dei deboli, dei vinti, degli illusi che vivono aspettando solo dalla morte una impossibile salvezza. MEROB Ma non è vero! Come puoi non credere, se lo conosci? Lui è sempre con noi, qui su questa terra, e con noi sarà anche in cielo. Io ti amo, Marco, come tutti i figli di Dio devono amarsi fra loro, ed anche per quello che tu sei! MARCO "Anche"? Ti ringrazio vivamente. Non so proprio come potrò rispondere con i miei a questi tuoi nobili sentimenti. Altri ne sono degni, non io. Per fortuna. MEROB (con tono secco, per la prima volta) Non credo che sia una gran fortuna, giovane studioso romano! (ritornando al tono affettuoso ed un po' distaccato di poco prima). No, Marco, non credere che il Maestro ci indichi solo la vita dopo la morte. In questo tu sbagli. E' nella vita di oggi che dobbiamo seguirlo. ed è soprattutto questo che i suoi peggiori nemici non gli perdonano. Non è il dio dei vinti. Dieci giorni fa, davanti al tempio, il Maestro ha rovesciato con le sue mani le banche dei mercanti, cacciando tutti coloro che commerciavano dentro il recinto del tempio. "Sarà la mia una casa di preghiera - ha detto ricordando Isaia e Geremia - e voi ne avete fatto una spelonca di ladroni". MARCO So bene anche questo. Anzi, a parte il vostro dio che non mi riguarda, posso informarti sul seguito. Hai visto chi c'era due giorni dopo nel recinto del tempio? Gli stessi mercanti che erano fuggiti, sul momento, senza capirne molto, di fronte all'ira del tuo maestro che già aveva altro da fare. Egli è come il passaggio di una barca nell'oceano: apre le acque che subito si richiudono eguali alle sue spalle. Ti piace la "parabola"? E tu, come tanti altri, lo segui perché hai bisogno di una certezza che non hai saputo trovare in te stessa. Anche gli schiavi saranno soddisfatti, se si lasceranno trascinare dalla tua superstizione. Crederanno di risuscitare, dopo la morte, liberi. Ma intanto vivranno da servi. Se vuoi essere con loro io non posso impedirtelo. MEROB (mentre Marco fa qualche passo allontanandosi). Forse ci rivedremo. Buona fortuna a te, Marco. MARCO Forse. Buona fortuna a te, Merob. (Si allontanano in direzioni opposte). = Buio (sipario). =
VI = Inizia ancora "Die Kunst der Fuge" di J.S.Bach sullo stesso quadro della parte II. Il grande piazzale con i monumenti si scopre lentamente fino allo sfondo mentre sta entrando il Diavolo, vestito in abito scuro di tipo germanico dei primi secoli d.C. con un corto mantello nero sulle spalle, volto regolare, capelli piuttosto lunghi, ben in ordine, pizzetto, nessun altro segno particolarmente evidente. Giunto presso il suo posto sul muretto (presso il quale c'è il cavalletto con un grande quadro coperto da un telo) il Diavolo si toglie il mantello e lo appoggia con cura sul muretto stesso. Fa cadere il telo e scopre così il nuovo quadro quasi completo. Gesù di Nazareth a mezzo busto. Mostrandosi prevalentemente di tre quarti, ma talvolta anche di fronte come nella parte II, si mette subito al lavoro, sempre con assoluta calma, per completarlo. La luce diminuisce lentamente fino al buio totale nel giro poche decine di secondi. A luce già attenuata inizia intanto la battuta seguente durante la quale si arriverà al buio e, dopo una graduale diminuzione del volume, alla dissolvenza della musica.= MEROB (voce fuori scena) "A voi che ascoltate dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi calunniano. A chi ti percuote una guancia, porgi anche l'altra e a chi ti prende il mantello non impedire di toglierti anche la tunica. Dà a chiunque ti chiede e a chi prende il tuo non domandare restituzione". (La luce è ormai svanita. Poco dopo si dissolve anche la musica). Anche queste parole sono state dette dal nostro Maestro in Cafarnao, prima del suo arrivo a Nain e di lì, per molti luoghi, a Gerusalemme. = La luce inizia a scoprire lentamente un interno: Merob, Demetrio, Finees, Elisabeth intorno ad un tavolo. = DEMETRIO (con un leggero accento ironico) Ha anche detto, il tuo maestro, che gli eletti si salveranno e gli altri saranno dannati. Ha anche detto che è inevitabile che avvengano scandali, ma guai a coloro - ha detto - per mezzo dei quali gli scandali avvengono. Devo dedurre che saranno dannati. Ha detto ancora, insieme ad altre cose, che sarà perdonato chi avrà detto una parola contro il Figlio dell'uomo, mentre chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo non sarà perdonato. Che vuol dire? Chi è questo Spirito santo che non perdona? MEROB Demetrio, tu sei un matematico e un filosofo ed io una donna semplice, con poca istruzione. Ma Gesù parla a tutti, perché tutti lo comprendano. DEMETRIO Credo che tutti dovranno comprendere almeno le basi essenziali della matematica e della filosofia, per essere liberi. Ma non ho fatto complicati ragionamenti matematici: ho fatto alcune domande semplici. Se le risposte sono difficili o impossibili non dipende da me. MEROB "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e si imbattè nei briganti i quali, dopo averlo spogliato e caricato di percosse, se ne andarono lasciandolo mezzo morto..." Conosci la parabola? DEMETRIO Per quella via, una via che porta fin quasi al fondo della valle del Mar Morto, attraverso la disperazione del deserto, scendeva un sacerdote il quale, visto il ferito, non se ne curò e passò oltre. Così fece, dopo di lui, un levìta. Ma un Samaritano, un avversario del ferito stesso, invece... Marco e Dan mi hanno riferito questa ed altre parabole di Gesù di Nazareth. FINEES Per i discepoli di Gesù questi racconti sono il segno della discendenza di Gesù stesso da Dio. Ma questa discendenza si realizza in terra per tutti gli uomini i quali, secondo lui, sono tutti fratelli, come insegna il buon Samaritano. DEMETRIO Vero. Chiunque può essere il "prossimo", come dite voi, anche uno straniero o uno sconosciuto qualunque, E c'è il racconto del figliuol prodigo, il perdono del vostro dio anche per chi ha tradito la sua fiducia, purché sia veramente pentito. Ma gli uomini non si comportano come dice il maestro di Merob. MEROB Non ancora, perché non hanno capito. DEMETRIO Forse perché il vostro dio ha indurito i loro cuori, come il tuo stesso maestro ricordava? Di chi la colpa? FINEES Certo, Demetrio, queste cose ci fanno riflettere. Mi pare però che Gesù, al di là di queste espressioni che tu giustamente gli rimproveri, ci indichi la fraternità, l'amore tra tutti i figli di Dio che è il Padre nostro al di sopra di tutti. (Entra intanto Marco). ELISABETH L'amore, caro padre, non si può ordinare in nome di qualcuno che sta sopra di noi, se non vuole essere solo apparenza, segno di paura, finzione o calcolo per una ricompensa futura. Che dici, Marco? MARCO Non ho nulla da aggiungere, Elisabeth. MEROB Anche se voi non credete, la verità non cambia. Il cielo e la terra passeranno - ha detto il Maestro - ma le mie parole non passeranno. = Buio nel giro di pochi secondi. Suoni aspri e fortissimi quali percussioni di lamiere, rullo di timpani, gong, squilli di tromba. = DAN (voce in scena, generalmente nel buio, ma a volte il personaggio viene illuminato per un attimo ed è comunque chiaramente riconoscibile) Le tue parole passeranno, Gesù di Nazareth. = Diapositiva. Gesù sulla croce, morto. = DAN Le tue parole passeranno. Ed insieme ad esse passeranno questa ed altre generazioni, e tu sarai morto, e ciò che hai immaginato non sarà ancora accaduto, né accadrà mai. = Diapositiva. Un altro uomo sulla croce = DAN Le tue parole passeranno, Gesù di Nazareth... = Diapositiva. Una grande croce nera. Da uno dei bracci pende un impiccato. = DAN ... e insieme ad esse passeranno questa ed altre generazioni... = Diapositiva. Un uomo sul rogo. Alle sue spalle una grande croce nera. = DAN ...e ciò che tu hai immaginato non sarà mai accaduto... = Diapositiva. Un recinto di filo spinato. Da un lato la silhouette di un soldato vagamente "romano", ma con un elmo grigio metallico senza pennacchi, tale da dare in definitiva l'idea di un soldato nazista. Sullo sfondo una grande croce nera. = DAN ....né accadrà mai. = Continuano gli effetti sonori in certi momenti fortissimi. Diapositive con scene diverse di violenze. Soldati che assalgono civili inermi tra i quali donne e bambini. Sempre una grande croce sullo sfondo. = DAN Eppure, ora che i tuoi crudeli nemici tramano contro la tua vita, io piango la tua giovinezza e la tua forza e mi preparo, come posso, a difenderti. =Diapositive con scene di violenza e di tortura. Sempre una grande croce (il cui "stile" può variare) sullo sfondo = DAN Ma quando, ora o in un altro momento, gli assassini servi del potere che le tue parole vorrebbero distruggere, avranno la meglio su di te, io ti ricorderò come un uomo coraggioso e giusto. Così essi non avranno del tutto la meglio su di te. E questo anche se hai torto, Gesù, perché il tuo coraggio non basta o perché - forse - non hai abbastanza coraggio per spogliarti delle tue ridicole vesti di dio e venire tra noi, uomo - né più né meno - tra gli uomini. = Buio dopo l'ultima diapositiva. Per il cinema tutta la situazione sarebbe più facilmente rappresentabile. Poi ancora il grande piazzale che si scopre gradualmente mentre emerge ancora "Die Kunst der Fuge" di J.S. Bach. Il Diavolo, in piedi e rivolto verso gli spettatori, nasconde in gran parte il cavalletto. Il costume nero che indossa è del medioevo avanzato, mentre il volto è coperto da una orrida maschera arcaica. Il Diavolo la toglie e sotto di essa ne appare un'altra egualmente orrida. La cosa può durare per tre o quattro fasi e la maschera può essere egizia, indiana, greca, romana, purché a tratti orridi ed arcaici. Infine il Diavolo toglie l'ultima maschera e mostra il suo volto, come in precedenza, senza alcun camuffamento. Il mantello nero è sul muretto, vicino al primo costume di satiro (con ali di pipistrello, corna eccetera) del quale il Diavolo può indossare ad un certo punto la sola parte della testa, con aria noncurante o vagamente ironica e provocatoria. Ad un certo punto il Diavolo afferra il forcone a quattro punte e con un tocco leggero fa cadere il drappo che ricopriva il nuovo quadro: una grande immagine di Gesù, ma questa volta sulla croce, sempre all'incirca a mezzo busto. Il diavolo guarda attentamente il quadro, lo solleva dal cavalletto, lo riguarda attentamente tenendolo appoggiato sul muretto, lo risolleva e lo mette infine, quasi gettandolo, con una certa indifferenza, sopra la catasta degli altri quadri ammucchiati sopra e presso il muretto. Si rivolge prima verso lo sfondo del grande piazzale, poi verso gli spettatori lasciando andare lentamente lo sguardo tutto intorno. Intanto la luce diminuisce e poco dopo anche il volume della musica si abbassa e si arriva prima al buio e poi al silenzio. =
VII = Una sala nel palazzo residenziale di Ponzio Pilato. Gli ultimi invitati alla cena si stanno allontanando. Pilato si alza dal letto sul quale ha cenato e con un gesto cordiale prende per un braccio Lucio che era già in piedi presso di lui. Sulla scena restano ben presto solo loro due oltre ad un servo e quattro guardie, due per ciascuna delle due porte visibili. Pilato prende una coppa per Lucio ed una per sé e le posa su un piccolo tavolo presso il quale sono due eleganti sgabelli, lontano dalla tavola principale. Il servo si affretta a portare una preziosa brocca di vino. Pilato lo ferma, prende egli stesso il recipiente e versa da bere prima per Lucio, poi per se stesso. Ad un suo cenno escono prima il servo poi le quattro guardie che chiudono le porte. = PILATO (indicando a Lucio gli sgabelli) Quello che mi chiedi mi procura pensieri che vorrei evitare.(Si siedono). O forse fa affiorare nella mia mente pensieri che vorrei lasciarvi dormire. Capisci? Anche io sono convinto che tutto questo accanirsi contro questo Rabbi, come si dice qui, questo...Maestro di Nazareth sia una reazione irosa dei potenti capi religiosi che sono più fanatici di lui e temono di perdere prestigio tra la popolazione... e si sentono messi sotto accusa nelle sue orazioni pubbliche. Dicono che non faccia complimenti con nessuno, questo Gesù, o Cristo, come lo chiamano. Potremmo coniare un nuovo termine (sorride), come se non ce ne fossero già abbastanza per tutte le sette che infestano il paese ...Nazaristi, o... Cristini... Ma insomma né lui ne i suoi seguaci hanno fatto veramente male ad una mosca. E se dovessimo incarcerare o uccidere tutti i profeti e i predicatori non vedo più (solleva la coppa verso Lucio e beve un sorso)... a chi faremmo pagare le tasse in questo paese. LUCIO (mentre restituisce il gesto di cortesia sollevando a sua volta la coppa e bevendo un sorso) Hai ragione, Ponzio. PILATO Già. Ciò nonostante ho tenuto in carcere Gesù dopo che me l'hanno consegnato e l'ho interrogato io stesso, come sai. Poi l'ho mandato a Erode che come Re - nientemeno! - della Galilea poteva pur dire la sua. Infatti lo ha fatto insultare dai suoi formidabili guerrieri, lo ha maltrattato e deriso. Forse si aspettava di vedergli fare qualche miracolo di quelli che i superstiziosi discepoli gli attribuiscono e deve essere rimasto deluso. Ma anche lui non ha trovato nessuna accusa seria da muovergli e me lo ha rimandato. Per me può dire ciò che vuole sul suo dio e sull'amore fraterno e tante altre belle storie, finché rispetta le leggi e non crea disordini. E se c'è stato qualche battibecco in giro o è volato qualche sgabello al Tempio, probabilmente non solo per colpa dei... Cristini, non credo che dovremmo farla tanto lunga. Perciò ho pensato... avevo pensato di rimettere in libertà questo Rabbi, questo "Maestro", consigliandogli di tenere un po' la lingua a freno. E per ricordarglielo meglio l'ho fatto frustare... Non mi scomodo per niente. Ma ti confesso che la cosa non mi ha affatto divertito. Ho fama di essere un governatore duro, ma so essere clemente ed in questo caso vorrei esserlo. E' un uomo convinto di quello che dice e non vedo proprio nulla che dovrebbe preoccupare noi Romani né gli Ebrei, del resto, sia i nostri sudditi diretti sia tutti gli altri, se avessero tutti il buon senso di lasciarlo in pace e non dargli più importanza del necessario. LUCIO Ancora una volta sono pienamente d'accordo con te, Ponzio, come del resto moltissimi cittadini di Gerusalemme. Ma purtroppo... PILATO Già. Purtroppo ora i capi più duri sembrano avere un gran seguito e tengono in agitazione le piazze. LUCIO Ho visto. E' per questo che ho chiesto il tuo aiuto. Non avevo dubbi che in una situazione più tranquilla avresti già fatto liberare quell'uomo. PILATO In una situazione più tranquilla troverei il modo di costringerti a continuare subito il tuo racconto sulla tua magnifica spedizione e di festeggiare meglio il tuo nuovo grado, tribuno, meritato quanto altri mai, credo. Ma non illuderti di passarla liscia. Voglio sapere tutto, sui paesi e sui popoli, sulle misure e sugli strumenti. Non lascerò in pace te ed i tuoi amici, Demetrio il matematico greco, Dan il brillante geografo ebreo e il concittadino Marco... Quel pazzo ha molto talento! Ora doveva proprio mettermi tra i piedi i... Cristini per farmi diventare pazzo come lui!... Ma non ci riuscirà. Cosa ti ha chiesto di fare, di preciso? Non è neppure un discepolo di questo Cristo... almeno lo spero. LUCIO Ci mancherebbe! Di... preciso, dicevi? Sì: dice che non si può condannare un uomo che predica la pace... e anche la dignità uguale di tutti gli uomini... dato che non vuole certo imporre con la forza - che del resto non ha - i suoi vaghi progetti... che poi dovrebbero realizzarsi attraverso lui che sarebbe il figlio del dio di Abramo eccetera,... il Messia, come dicono, venuto a salvare non si sa bene chi, se solo gli Ebrei o gli eletti tra gli ebrei o tra tutti - come pare più probabile, Romani compresi e allora non si sa da chi o da che cosa vorrebbe salvarci. (Pilato sorride facendo un cordiale gesto di approvazione) Sai meglio di me come vanno certe storie, qui in Giudea e nei dintorni. Per farsi ascoltare è facile che qualcuno vanti qualche speciale rapporto con il dio di Abramo, Mosè eccetera... Ma se si tratta di pace, anche Roma vuole la pace, benché in modo notevolmente diverso... PILATO Puoi scommetterci!... LUCIO Naturalmente. Noi non porgiamo l'altra guancia a chi ci dà uno schiaffo, Abbiamo altro modi di rispondere. E non di rado la risposta arriva prima dello schiaffo. Ci basta la mossa - come si dice - o il sospetto di una mossa. PILATO Naturalmente. In questo non siamo certo da meno di tanti nostri sudditi e amici ebrei... Allora? = Pilato si alza. Lucio si alza a sua volta. In seguito i due si muovono per la stanza, tornano talvolta a sedersi o si appoggiano a qualche mobile, bevono dalle loro coppe o prendono qualche frutto dal tavolo grande mentre la conversazione continua = LUCIO Dovresti comunque liberarlo. Per quello che è e per quello che sei tu, per imporre anche in questa occasione la legge di Roma che non perseguita chi non la offende. Piaccia o non piaccia al Gran Sinedrio di Gerusalemme. Avrai anche pensato alla prossima festa, ma... PILATO Ci ho pensato, infatti. Ma quelli che si aspettano di veder libero il ribelle Barabba non saranno contenti di vedere al suo posto libero il Rabbi Gesù. LUCIO Ma Barabba è un ribelle. Tu l'hai detto. PILATO (vivamente sorpreso per un brevissimo istante) Ho già sentito questa frase. Una delle poche che Gesù ha pronunciato davanti a me. E' stato quando gli ho chiesto. "Sei tu il Re dei Giudei? Ma lui intendeva il Messia, un liberatore spirituale, credo, o qualcosa del genere. Non vuole togliere il potere politico a nessuno, immagino. Non si tratta di questo. LUCIO Ma io dico: poiché Barabba è un ribelle - un valoroso, a suo modo! ma un ribelle - hai buoni motivi per tenerlo in carcere o farlo giustiziare, se è necessario. PILATO Lucio! Non sei così ingenuo. Ho motivi anche più validi, se è per questo, per liberarlo permettendogli di ricongiungersi ai suoi banditi e farlo poi attaccare da un paio di manipoli con due squadre di cavalleria che abbiano l'ordine di non fare prigionieri. LUCIO Liberali ambedue, allora! PILATO Lucio, non continuare a chiudere gli occhi! Tu lo sai: lo vogliono morto. LUCIO Lo so. PILATO E allora parla, finalmente! Ti ascolterò. Voglio ascoltarti. LUCIO Ecco: possiamo fare un'azione rapida. Firmami il permesso di transitare in città con i miei uomini. PILATO Voi? La tua coorte?... Lo immaginavo. LUCIO Basterebbero anche due sole centurie con l'appoggio di una cinquantina di arcieri e due squadre di cavalleria, ma sarà meglio non dividere la coorte... durante il trasferimento. Diremo che c'è un trasferimento... normale passaggio di reparti... avvicendamento di guarnigioni, se tu firmerai l'ordine che ci autorizza a passare... per un motivo urgente... stabiliremo poi i particolari. E per caso... PILATO Già, per caso... LUCIO ... queste mie truppe si troveranno coinvolte in una sommossa, una serie di tafferugli tra fazioni rivali ... Per difendersi si metteranno in ordine di combattimento ed arresteranno qualcuno. Sì, proprio mentre il Rabbi Gesù, appena condotto fuori dal carcere, sarà sulla strada che dovrebbe condurlo all'esecuzione. PILATO Sotto la scorta dei miei uomini! ... Assurdo!... Come....? LUCIO Lo sai bene, Ponzio. Li avvertirai. Non saranno coinvolti. Ci lasceranno il prigioniero perché avranno l'ordine di partecipare al presidio della città in altra zona, nel timore di un'estensione della rivolta e sapranno di poter partire quando arriveranno i miei uomini a dar loro il cambio. PILATO ... con te in testa, Lucio. O no? LUCIO Va bene. Ci sarò io stesso. PILATO Temo che sia una pazzia... LUCIO Senza dubbio. Ma è da fare. PILATO Sarebbe necessario che alcuni dei Nazareni si muovessero, ci vorrebbe un bel baccano!... LUCIO Certo. Dovranno muoversi! PILATO Ma se uno - bada bene! - anche uno solo dei miei uomini sarà perduto... Comprendi?... LUCIO Ne risponderò, senza condizioni. PILATO Bene. Forse non occorre ricordare che tutto dovrà avvenire - se avverrà - malgrado Pilato e senza alcun serio indizio che lui... che io sia in qualunque modo partecipe. Non penso alla mia posizione personale. E' in gioco la fiducia nei Romani che se si può mantenere talvolta anche senza la spada, non è male. Firmerò comunque l'ordine di trasferimento per l'intera coorte, compresi gli arcieri e le due squadre di cavalleria. Con la data di alcuni giorni fa, quando l'esecuzione non era stata ancora decisa, per non destare altri sospetti, e con l'indicazione dell'ora che sarà di poco precedente quella fissata per l'esecuzione. LUCIO E' inteso. Sarà chiaro che solo per reprimere la sommossa avremo agito interpretando la tua volontà che in questi casi è sempre evidentemente volta a mantenere l'ordine. Consegneremo diversi prigionieri proprio ai tuoi ufficiali e per un puro caso, nella confusione... PILATO ... il prigioniero galileo Gesù di Nazareth sparirà. Nessuno crederà al puro caso. Già molti, sotto gli ossequi formali, mi guardano di traverso, perché hanno timore che io sia troppo tenero con il Galileo. Anche se non osano fiatare in pubblico, naturalmente. Sospettino pure, purché non abbiano l'ombra di una prova! Del resto la scomparsa di questo predicatore sarà compensata dal successo complessivo dell'operazione per il quale, Lucio, non potrei affidarmi ad un uomo migliore di te. (Va verso una delle due porte). LUCIO Ti ringrazio. Onorerò la tua fiducia a qualunque costo.(La porta si apre e rientrano due guardie). PILATO A condizione... LUCIO ... a condizione...? PILATO ... che tu mi consegni al più presto, appena sarà pronto, un volume della relazione, e mi faccia anche a voce un racconto dettagliato sulla vostra spedizione durante una delle prossime cene cui ti costringerò ad essere l'ospite d'onore insieme ai tuoi compagni. LUCIO Puoi contarci! (Si stringono le mani). PILATO (alle guardie) Accompagnate il tribuno. (Lucio esce con le due guardie). = Una radura in un bosco presso Gerusalemme. Sera. Verso il centro della scena una tenda, in alto. In basso una strada percorsa a tratti da qualche soldato. I due piani devono essere abbastanza distinti (sia per cinema che per teatro) ma tra essi è comunque evidente anche un certo collegamento ( un tratto di strada o un sentiero ad un lato della scena o dell'inquadratura). Lucio è in piedi presso la tenda, sull'entrata ad ognuno dei due lati della quale due soldati montano la guardia. Marco entrando va incontro a Lucio. = MARCO (passando in mezzo ai soldati che lo salutano con un gesto). Buona sera, amici. (A Lucio) E' come ti dicevo. LUCIO Come mi dicevi? Mi hai detto molte cose. MARCO Sì, molte. Ora verranno. C'è anche Merob, sì, anche lei. LUCIO Anche Dan? MARCO Lui è la guida. LUCIO Bene. Ed i miei uomini sono pronti. Benchè siano solo poche settimane da quando siamo tornati, non c'è uno che non chieda ogni giorno di te tra i veterani della spedizione. E quelli che abbiamo reclutato dopo nella nostra coorte sono - comunque - dei buoni soldati. Ora, con gli ausiliari e le squadre di cavalleria siamo in tutto milleduecentoventi. MARCO Altro che coorte! E' quasi una mezza legione. LUCIO Non esageriamo. Dunque: I seguaci di Gesù devono mettere in atto una sommossa, o almeno fare un po' di confusione per permettermi di intervenire. A queste condizioni i miei uomini sono pronti. MARCO Meglio sarebbe se fossero pronti senza condizioni. ma so che non puoi fare di più. Ciò anche se stai percorrendo di buon passo i sentieri della gloria. Da centurione, sia pure già con comando straordinario permanente di una coorte, a tribuno! Dove arriverai... LUCIO (completando la battuta insieme a Marco)... di questo passo? Credo che finirò in prigione, se continuerò a dare retta a certi eminenti scienziati (Fa un cenno ai quattro soldati che si allontanano). Se invece non riuscirai a mandarmi del tutto in rovina, tornerò a casa almeno per un po' e poi chiederò un comando in Gallia. MARCO Bella pensata, proprio! LUCIO Non dirai che potresti raggiungermi anche lì, spero, per cacciarmi nei guai! MARCO Puoi star certo che ci proverò. Ecco. Arrivano. (Entrano Merob, Vasti, Elisabeth e infine Dan). ELISABETH (mentre tutti si salutano con brevi cenni) Occorre decidere subito. Il governatore sta per affidare al popolo la scelta tra Gesù e Barabba: uno vivrà e l'altro sarà crocifisso. Non c'è dubbio che il popolo sceglierà Barabba. Ma se anche Pilato liberasse l'uno e l'altro, Gesù di Nazareth rischia di essere subito ripreso dai suoi nemici qui in Gerusalemme e "giustiziato", come dice qualcuno, senza processo. LUCIO Elisabeth! Marco mi ha parlato di te. Non sei una dei seguaci del Rabbi Gesù, che io sappia. ELISABETH Gli sono amica, come Marco e come Dan, che ci ha cortesemente scortato qui e come tanti altri. LUCIO Tanti, ma non abbastanza, forse. VASTI Merob e io siamo tra i suoi discepoli. LUCIO E allora: ci sono novità? Avete chiarito le idee? Tu sai cosa intendiamo fare. Puoi immaginare anche i rischi che corriamo. Ma ne vale la pena. Certamente. VASTI Sappiamo cosa vorreste fare. Ma non abbiamo cambiato le idee che ci guidano, fedeli all'insegnamento del Maestro. Siamo qui proprio per dirti che coloro che seguono il Maestro non approvano il vostro proposito. LUCIO Senti: sai che io non sono un discepolo del tuo maestro... VASTI Mi hanno detto che credi agli dei. LUCIO A modo mio. Ma sono pronto a liberare Gesù. Se nessuno interviene quest'uomo sarà ucciso sulla croce come uno schiavo, un ladro, un assassino. ELISABETH E' vero. Anche se ciò significherà senza alcun dubbio che chi lo ucciderà sarà degno di essere considerato schiavo e ladro e, naturalmente, assassino. MEROB Nessuno libererà il Maestro con la forza! LUCIO Lo so che siete gente testarda, ma questo è ancora da decidere. VASTI Il Maestro non è venuto sulla terra per farsi guidare da voi. LUCIO E chi vuole guidarlo? Lo porteremo semplicemente via, affidandolo alle robuste spalle si qualche legionario. MARCO Sentite: tra qualche ora ci sarà confusione vicino al carcere. I più duri tra i farisei, per essere proprio sicuri del fatto loro, non faranno nulla per evitare un tentativo di linciaggio e per questo ci sono parecchi esaltati che non hanno nulla da perdere. Dan ed io ci assumiamo la responsabilità di determinare una situazione di confusione insopportabile proprio mentre la coorte di Lucio, al completo, sarà in marcia di trasferimento. L'ordine per il trasferimento è gia stato dato da Lucio che è qui davanti a voi, ed approvato, in segreto, ma con assoluta sicurezza, dal governatore Ponzio Pilato. Lucio sarà costretto, secondo tutte le apparenze, ad intervenire. Si tratterà di sottrarre al linciaggio un uomo già destinato alla legittima crocifissione. Ma intanto lo terremo in custodia in modo tale che potrà, solo che lo voglia,...o che gli sia permesso dai membri della sua setta, andarsene come, quando e dove vorrà. Non condannate all'insuccesso questa azione! Per noi è un dovere. LUCIO Occorre però che i vostri capi... i vostri compagni non solo non ci ostacolino, ma che suscitino, che almeno contribuiscano a suscitare una certa agitazione, che si muovano, insomma e, probabilmente, che il vostro maestro stesso non si opponga. MEROB Credete che, se Egli volesse, non potrebbe, solo con un pensiero, far crollare le stesse mura del carcere o comunque uscirne a dispetto di tutti i guardiani e senza l'aiuto di nessun altro, oltre al Suo Padre Celeste? LUCIO No, non lo credo, Signora, ed a parte questo, non vedo perché dovrebbe farsi trattare come un criminale. MEROB Ascoltatemi voi, ora, amici. Noi sappiamo che tutto ciò doveva accadere. Il Maestro ce l'ha annunciato tre volte. Era necessario che il Figlio di Dio fosse preso dai suoi nemici. E' necessario che il suo destino si compia per la salvezza di tutti noi. MARCO Per la nostra salvezza è necessaria la sua morte? MEROB Sì, a causa dei nostri peccati. MARCO Sciocchezze! Nessuno può essere ritenuto responsabile di delitti commessi da altri. MEROB Sciocca può essere anche la tua scienza. MARCO Certo, per chi ama illudersi. MEROB La verità è che il Padre nostro che è nei cieli ha inviato Lui, il suo stesso Figlio proprio come vittima. E lui accetta il sacrificio. Chi siete, chi siamo noi per intralciare il disegno di Dio? DAN Vedi: a noi non interessano le sorti dei figli degli dei. Vogliamo salvare un uomo giusto: Abbiamo le forze per farlo, e ragioni da vendere. Lasciarlo in potere dei suoi nemici è ormai secondo noi una complicità di fatto in un assassinio. = Senza che il dialogo si interrompa, sulla strada in basso passa, da destra verso sinistra, vestito con una semplice veste grigio-azzurra lunga fino ai piedi, il Diavolo, camminando molto lentamente con un libro in mano su cui legge a tratti, mentre qualche volta lo chiude e si guarda con calma intorno. Incrocia due o tre soldati e viene superato da altri senza dare né ricevere particolari segni di attenzione, a parte cenni di saluto quasi impercettibili. Lentamente si avvicina al limite sinistro della scena (o dell'inquadratura) ed esce. = LUCIO Il governatore Ponzio Pilato è convinto dell'innocenza di Gesù Cristo e vorrebbe salvarlo. Su questo non posso dire altro. Se il popolo, o quello che qualcuno vuol far credere il popolo, istigato dai sacerdoti e dai capi che vogliono la sua morte, sarà chiamato a decidere, non ci sarà scampo, mi dicono. Ma io non salverò nessuno contro la sua stessa volontà, ammesso che il Rabbi di Nazareth abbia ancora una reale volontà e possa manifestarla indipendentemente da certi suoi "discepoli". VASTI Il popolo sceglierà certamente di far liberare Barabba, un assassino. DAN Un giudizio un po' facile sul popolo e su Barabba. VASTI Non ha ucciso un uomo? DAN E chi lo nega? Ma nel corso di una rivolta. Non per rapina, ad esempio. Il grande David ne ha uccisi anche più e nessuno lo chiama assassino. Informati meglio su Barabba e sul popolo che non è solo quello che ora favorisce la morte di Gesù di Nazareth. Non ho nulla contro Barabba - che venga pure liberato! - ma ora per noi si tratta di liberare Gesù. VASTI Non è possibile un discorso più assurdo di questo. E' proprio Lui, il Maestro, che è venuto in terra per liberare tutti noi. DAN Per questo bisogna assassinarlo con la coscienza tranquilla! VASTI Dovresti vergognarti di parlare così, tu, un uomo istruito. DAN Non sarò io, tra poco, a piantare i chiodi sul suo povero corpo. Sarete voi, se non riusciremo ad impedirvelo! MEROB Ti prego, Dan. Capisco che non ha senso per te e per i tuoi amici che noi ti diciamo che quello che accadrà è proprio ciò che il Padre nostro vuole e che, quindi, è giusto. Ma per noi è così, e nessuno può impedirci di credere alla verità e di agire per essa. Amici! Sto parlando con uomini colti... LUCIO Signora, veniamo al punto. MEROB Ci sono, tribuno, con un esempio. Non conoscete voi meglio di me l'antica storia di Socrate? Anche lui preferì rimanere in carcere ed affrontare la morte per un motivo superiore che gli stessi amici che volevano liberarlo non compresero subito: per il rispetto di quelle stesse leggi che lui, dopo tutto, non riteneva certo perfette a che in più occasioni aveva certo aspramente criticato. LUCIO Vero, anche se forse la situazione era un po' diversa. Ma che significa, ora, questo? MEROB Ben altre ragioni, che risiedono nella volontà del Padre Celeste, esigono ora la persecuzione e la morte del Maestro. MARCO Io non sono così sottile come te. Ma mi sono sempre permesso e mi permetto di non essere d'accordo con chi si autodistrugge o permette che altri lo distruggano. Poteva sbagliare anche il grande Socrate, in un'altra situazione, e può sbagliare il grande Cristo o chi lo induce a non difendersi. Dove sono finite tutte le possibilità che tutti questi illustri maestri suicidi avrebbero ancora avuto per rendere migliori con il loro insegnamento i loro fratelli, dopo che la loro mente è stata spenta per sempre? VASTI E' terribile come tu possa considerare tutte queste cose con tanta superficialità! MARCO Se tu sei tanto profonda, allora io preferisco quella che tu chiami superficialità. LUCIO Nemmeno io riesco a giustificare questa ostinazione, ma non posso impedire a questa gente di comportarsi come crede. Questo Gesù di Nazareth è il loro maestro, non il mio. MARCO Per questo vuoi lasciarlo morire? LUCIO (brusco) Sono pronto a mantenere la promessa di intervenire in suo favore. Posso fare i salti mortali. Ma non gioco con la vita dei miei soldati, senza o contro gli ordini dei miei superiori, per qualcuno che non vuole il mio aiuto. Poiché - è chiaro - l'azione potrebbe costare anche la vita a qualcuno ed io dovrei risponderne di fronte al governatore ed alle autorità militari. Che i seguaci di Gesù mi diano almeno un buon pretesto per intervenire! Contavo su una forte sommossa. Ma ora sembra che, dopo l'arresto del maestro, i discepoli abbiano perso ogni iniziativa. (Impone il silenzio con un gesto a Merob, Vasti e Marco che stavano per intervenire). Non posso mandare i miei uomini travestiti da rivoltosi. E' un po' tardi. E inoltre Pilato non potrebbe che condannare durissimamente un'azione che lo metterebbe ancor più allo scoperto. Tutti immaginerebbero subito che c'é, come si dice, il suo "zampino". Io stesso, comunque, non potrei in alcun modo giustificarla di fronte ai miei ufficiali ed ai miei soldati. MEROB Ma i discepoli di Gesù non vogliono l'aiuto delle tue armi, tribuno. Ora lo comprendi bene. Non è questa prova di forza che il nostro Maestro vi chiede, anche se lui comprende certamente che i vostri propositi nascono da sentimenti buoni. ELISABETH (con accento estremamente triste, ma sempre chiaro) Chi può dire cosa sia in grado di comprendere ora Gesù di Nazareth? Neppure i suoi discepoli vogliono liberarlo, sia pure per rivederlo e sentire ancora la sua voce. Così voi, con o senza il suo consenso, uccidete il vostro Maestro. MEROB In passato dicevi il nostro. ELISABETH In passato. (Breve pausa. Poi Elisabeth continua, commossa ma sicura) Ora credo che il migliore dei suoi discepoli sia stato proprio quel Giuda Iscariota che l'ha consegnato ai suoi nemici. Poiché - lo avete detto - era necessario che ciò avvenisse e dunque Giuda ha compiuto il volere di Dio mentre voi aspettavate. Qualcuno dice che Giuda abbia agito così non perché corrotto dal denaro dei sacerdoti, ma soltanto per mettere alla prova la potenza del Maestro. E' probabile che sia vero. Ma è certo che ha iniziato, forse per un tragico errore, un'opera che voi state portando a compimento. MARCO (con uno scatto improvviso) E' vero! Ma non è ancora compiuta. Dove sono i vecchi compagni della spedizione? Se il tribuno non si decide, vediamo cosa ne diranno loro! (gridando) Sabino! ( Fa per scendere attraverso il sentiero che porta sulla strada in basso). Mario! decurione Attilio! =Due guardie, rapidissime, immobilizzano Marco afferrandolo per la braccia, mentre altre due, a pochi passi di distanza pongono la mano sull'elsa della spada, senza sguainarla. Alcuni soldati stanno entrando sulla scena in basso = LUCIO (ai soldati in basso) Nulla. Tornate ai vostri posti. (I soldati si ritirano. Lucio si rivolge, deciso ma calmo, a Marco). Agli ufficiali ed ai soldati della mia coorte gli ordini li do io. Sabino! (dalla tenda esce il soldato Sabino). Prendi due uomini e accompagna (indicando Merob e Vasti) queste due signore. (Sabino fa un cenno alle due donne e le conduce in basso dove ad un altro suo cenno due soldati si uniscono a lui ed alle due donne) Devono assistere ad una esecuzione. (I tre soldati e le due donne escono da sinistra). Centurione Attilio!... (rivolgendosi a Marco ancora tra le due guardie mentre Attilio esce dalla tenda e si pone di fronte a Lucio in attesa di ordini)... E' sempre con me ed è cresciuto di grado anche lui. MARCO Mi rallegro! ATTILIO Ed io ti ringrazio. LUCIO (ad Attilio) Vuoi provvedere tu ad annullare l'ordine e dare il riposo alla coorte? ATTILIO Subito!(Va verso il basso ed esce da destra). = Si attenua la luce. Ad un cenno di Lucio i due soldati che custodivano Marco lo liberano e si mettono davanti all'ingresso della tenda. Dan stringe la mano a Lucio, a Marco e ad Elisabeth che era rimasta appartata, poi scende ed esce da sinistra. Lucio rientra nella tenda. Marco scende per qualche passo verso la strada mentre Elisabeth rimane immobile in alto. Inizia "Komm in mein' Herzens Haus" dalla cantata "Ein feste Burg" di J. S. Bach (preferibile un'edizione con Agnes Giebel, soprano). Marco si ferma a metà del sentiero e si rivolge ad Elisabeth = MARCO Io devo dirti, Elisabeth... Ma proprio mentre avvengono queste cose? ELISABETH Proprio ora, Marco. L'amore nasce anche quando sembra impensabile e assurdo, anche quando è impossibile. Dove sei tu è la mia casa ed il mio amore. (Scende verso Marco: Lo abbraccia. Insieme risalgono lungo i pochi passi del sentiero fino alla parte alta della scena). = Sulla strada più in basso passa lentamente, come prima, il Diavolo entrando da destra per uscire da sinistra. La luce si perde rapidamente. Continua, nel buio, il brano di cui sopra (circa 3 minuti e trenta secondi in tutto) fino alla conclusione. Subito dopo: rullo di timpani. Colpi di lamiere e/o altri effetti sonori tali da dare l'aspettativa di un momento estremamente drammatico. In alternativa si potrebbe mandare ad alto volume l'inizio del "Dies irae" dal "Requiem" di Verdi (pochissimi secondi, poi in sottofondo per la battuta seguente) = VOCE DI GESÙ (grido fortissimo, lacerante, con il tono disperato che le parole suggeriscono) Mio Dio! Perché tu mi hai abbandonato? = La luce aumenta gradualmente fino ad una discreta intensità. Si sta terminando di smontare la tenda del comando della coorte. I soldati, nel giro di due minuti trasporteranno tutto il materiale rimanente in basso fuori della scena sulla quale rimangono solo Lucio, Elisabeth e Marco. LUCIO Questo gravissimo insuccesso non ci deve annientare. Abbiamo cercato di fare, come sempre, il nostro dovere. (Stringe fra le sue le mani di Marco e di Elisabeth poi si allontana ed esce con un ulteriore gesto di saluto cui i due rispondono). = Buio. Poi ancora la scena dell'immenso piazzale che si apre abbastanza rapidamente. Inizio di "Die Kunst der Fuge". Scena priva di personaggi. Sul cavalletto, rivolta verso gli spettatori, un'immagine che raffigura il volto del Diavolo stesso. L'opera è evidentemente terminata. Da sinistra entrano Elisabeth e Marco. Da destra entra il Diavolo, ora in abito nero e mantello nero di stile romantico tra la fine del secolo XVIII e l'inizio del XIX. Guarda i due giovani e sorride come invitandoli ad osservare la scena. I tre personaggi giungono ad affiancarsi guardando il fondo, di spalle rispetto agli spettatori. Poi escono lentamente da sinistra. Continua la musica fino alla fine del Contrapunctus I mentre si arriva al buio (sipario) = Musiche impiegate nel
dramma: |
NUOVI DIALOGHI di Luciano L’avvocato
difensore
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Una storia di Altavilla opus 8* - I - L'assalto ad Altavilla Ruggero Delfi non fu molto sorpreso quando, in un bel mattino di marzo, vide schierati di fronte alla sua casa, oltre il recinto, ad un centinaio di metri dal portone, sei o sette uomini con i fucili a tracolla, né si meravigliò molto che al suo apparire sul portone le bocche dei medesimi fucili si abbassassero all'incirca ad altezza d'uomo. Sapeva comunque che sarebbero loro occorsi almeno cinque secondi per mettersi in posizione di mira e a lui uno solo per mettersi al riparo. - II - Informazioni su Altavilla Ora si dà al lettore l'occasione di seguire un elegante e ben noto procedimento narrativo (si direbbe anche di fruire di esso). Si pianta, cioè, il racconto e si passa all'antefatto. O meglio: ci si accorge (è lo scrittore che lo svela) che in realtà si è cominciato a raccontare la storia non proprio dall'inizio, ma dal cosiddetto punto cruciale. Proprio così.
-III-
Era stato proprio Nicola Surias a vendere a buon prezzo alla gente di Altavilla alcune decine di magnifici cavalli ed alcuni robusti cani per la guardia alle pecore, ai bovini ed al pollame. Inoltre i due tori di cui si è detto, destinati alla riproduzione e tenuti sempre in ampi ma sicuri recinti tra prato e bosco. Naturalmente i cavalli erano ancora da addomesticare, ma da tempo abituati a vivere a contatto dell'uomo dal quale dipendevano per il cibo durante l'inverno, quando l'erba dei pascoli era sotto le lastre di gelo o quando la neve era troppo alta nelle vallate meno esposte. I giorni dell'assedio Ad Altavilla, verso la sera del giorno successivo all'inizio dell'assedio, anche gli uomini che erano rimasti fuori la notte avevano deciso di riandare alle proprie case. Si stabili anche di riprendere il lavoro sui campi e di provvedere al bestiame che si trovava all'interno dei recinti. - V -
Surias decise di chiedere alla comunità di Altavilla di riportargli i cavalli selvaggi ed i cani feroci. E anche le due carabine. Su queste ultime, lo ammetto, non ho posto tanto l'accento.
- VI -
- VII -
La mattina del 4 agosto 1964 Costanza e Ruggero, in casa, stavano appunto pensando ai loro lontani amici della Selva dei Franchi i quali erano da anni in lotta contro Ricamea che aveva mandato nelle loro terre, più o meno "segretamente" le peggiori canaglie di cui disponeva per provocare discordie e disordini tra i soci delle loro azienda e soprattutto tra quelli che volevano che Ricamea stesso evitasse di mettere il naso negli affari altrui e quelli che lo vedevano invece di buon occhio come una specie di arbitro (conosciamo ormai i sistemi commerciali del vecchio Samuele) traendone vantaggi personali o familiari sotto forma di regali sostanziosi ed utili, proporzionati ai contratti-capestro che cercavano di imporre all'azienda della Selva di cui loro stessi avrebbero dovuto difendere i legittimi interessi. *In questa storia allegorica i protagonisti di ben determinati fatti storìci di cui si indicano anche le date sono individuabili per allusioni diverse. Anagrammi come Delfi, Ricamea, Surias, Diani,Vitemna. E nomi quali Marianna Galli, Giorgio Britanni. Italo Romani ed altri non dovrebbero presentare grandi difficoltà per il lettore che usi un minimo di attenzione. Le grotte dei miraggi opus 4 n. 4
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nella Commedia di Dante Appunti per uno studio
È ovvio che la concezione, certamente non molto moderna, del mondo fisico presente nella Commedia nulla toglie e nulla aggiunge (poiché sarebbe impossibile aggiungere qualcosa) all'assoluto valore artistico universale dell'opera che dal Trattatello in laude di Dante, opera di Giovanni Boccaccio, si cominciò a chiamare divina, anche se il termine fu in certo modo consacrato nel titolo solo con l'edizione veneziana di Ludovico Dolce del 1555. La cosmologia dantesca, cui qui si fa solo un cenno attraverso certi passi della Commedia, è chiaramente determinata nonostante i quesiti che vengono posti anche dallo stesso Dante per offrire al lettore le relative spiegazioni, affidate nell'Inferno e nel Purgatorio, in un gran numero di casi, a Virgilio, il Maestro amato e venerato come un padre, o talvolta a certi personaggi. Nel passaggio dal Purgatorio al Paradiso e poi nel Paradiso stesso è invece Beatrice che, anche facendo parlare diverse figure di beati, offre le risposte ai quesiti del viandante, ai suoi dubbi non solo teologici ma anche, appunto, di fisica e di cosmologia. Si diceva che la cosmologia dantesca è del tutto determinata, ovviamente in senso geocentrico. Dante non conosceva la teoria eliocentrica di Aristarco di Samo che si era spinto anche al di là di Eraclide Pontico il quale aveva già abbandonato l'idea che i corpi celesti fossero incastonati come gemme in sfere di cristallo e pensava che Venere e Mercurio girassero intorno al Sole e gli altri pianeti si movessero intorno alla Terra. Aristarco sostenne invece un completo eliocentrismo spiegando tra l'altro l'alternarsi delle stagioni con l'inclinazione dell'asse terrestre. Ma tali dottrine, giudicate scandalose e al limite dell'empietà già al tempo di Aristarco, tra gli ultimi anni del IV e il III secolo a.C., non avrebbero trovato in seguito sostenitori davvero decisivi fino alla ben motivata ipotesi eliocentrica di Koppernigk (Copernicus), non sostenuta nemmeno da Ticho che pure ammirava moltissimo l'autore del De Revolutionibus orbium coelestium. Comunque tale ipotesi, affermatasi nelle idee di vari coraggiosi pensatori, ampiamente perfezionata e resa più aderente ai dati delle osservazioni (si pensi a Keplero) riuscirà infine a prevalere, ma la tragedia di Giordano Bruno e le drammatiche vicende di Galileo mostreranno quanto gravi fossero gli ostacoli da superare di fronte a un dogmatismo ottuso delle autorità religiose capaci di crudeli condanne anche quando già appariva chiaro agli stessi intellettuali ecclesiastici più aperti che la via maestra era eliocentrica. L'universo di Dante, pienamente aderente al sistema tolemaico, è dunque quello che ha per centro il luogo più lontano dalla sede infinita di Dio che tutto circonda, cioè il fondo dell'Inferno in cui si trova Lucifero intento a divorare in eterno Giuda, Bruto e Cassio, traditori, secondo la sua concezione, di Gesù Cristo e dell'Impero già prefigurato o più precisamente fondato da Cesare il quale fu proclamato Imperator a vita non più nel senso usuale di vittorioso comandante supremo degli eserciti nella Repubblica, ma di Capo supremo della Repubblica. E lo stesso titolo di Rex non gli dispiaceva affatto, nonostante facesse un po' di complimenti quando gli offrivano la corona. Non vi sono significativi scostamenti rispetto alla cosmologia comunemente accettata nell'antichità, ma in questo quadro Dante dà le ali alla sua fantasia ineguagliabile attraverso i gironi dei dannati, la montagna del Purgatorio, faticoso ma dolce cammino per i gradini dell'espiazione che conduce al Paradiso terrestre ed infine presentando i diversi cieli, a iniziare da quello della Luna. Non si acquisirono in sostanza nuove conoscenze, neppure quelle che sarebbero state, almeno teoricamente, possibili. Un tema curioso in questo senso è sempre stato per me quello del pianeta Urano, visibile in certi momenti a occhio nudo per chi abbia una vista molto acuta, avendo magnitudo che può giungere a 5.5 come notava ad esempio Gabriele Vanin nel n. 4 / 1999 di Astronomia, la rivista dell'Unione Astrofili Italiani mentre secondo altri dati potrebbe giungere anche a 5.4. Urano fu scoperto casualmente, come si usa dire, nel 1781 da F. W. Herschel - che era però certamente un attento e preparatissimo ricercatore - mentre esaminava un campo stellare, anche se era stato notato in precedenza da altri senza essere riconosciuto come pianeta. D'altra parte non deve stupire che un oggetto mobile, un pianeta appunto, tra la quinta e la sesta grandezza sia preso per una stella. Ma Herschel non si fece ingannare da certe apparenze e, ricorda Vanin, giunse infine anche a scartare l'ipotesi di una cometa. Il moto apparente di Urano è molto lento, data la distanza e la magnitudo 5.5, forse anche la 5.4, viene raggiunta solo quando la distanza è al minimo mentre in altri momenti, ad esempio nel 2004-2006, va a lungo, secondo l'almanacco UAI, oltre la 6 e anche per altre guide in uso tra gli Astrofili risulta assai vicino alla 6 e quindi è praticamente invisibile anche a occhio d'aquila nudo. E non pare che le aquile guardino con interesse certi pianeti. Ma di Vanin, che fu a lungo Presidente e in altri momenti Coordinatore Editoriale dell'UAI, ho ritrovato anche un articolo di marzo-aprile 1999, Dante astrofilo che mi era sfuggito e che contiene riferimenti bibliografici importanti. Perciò credo che in futuro dovrò tornare sull'argomento. Dante non si discosta dalla concezione geocentrica di Tolomeo, dottrina pressoché indiscussa del tempo, ma le sue invenzioni esercitano un fascino assolutamente straordinario sul lettore. Così è quando sono fantasia del tutto autonoma come quando rielaborano e fanno propri i miti antichi o i fatti più o meno recenti. Non potrò trattare dettagliatamente i circa centotrenta riferimenti all'Astronomia nella Commedia poiché questo richiederebbe spazi molto ampi e un ulteriore approfondimento con competenze maggiori delle mie. Così questa costruzione che si ispira ad una cosmologia certamente meno avanzata rispetto alle migliori concezioni dell'antichità che dopo tanti secoli di oblio si sarebbero riaffacciate, riuscendo infine a prevalere, mostra attraverso Dante il suo grande fascino anche nella disposizione, nel Paradiso, dei diversi "cieli", le sfere che comprendono i vari, corpi: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, Stelle fisse, Primo mobile, Empireo, la realtà di Dio che tutto comprende nella sua immensità. Dei diversi cieli si indicano anche le influenze, collegate però all'idea della suprema disposizione divina e non agli astrologi che, come gli altri che pretendono di essere maghi, indovini o profeti, Dante stesso condanna e deride con una specie di infamante contrappasso nel XX dell'Inferno. Ad esempio il cielo di Venere è simbolicamente collegato all'antica dea e all'idea stessa della bellezza e dell'amore che pare insita nello splendore del pianeta, mentre quello di Marte, più che alla guerra in genere, viene collegato alla sorte di coloro che hanno combattuto per la fede. Sempre affascinante è il resoconto del grande viaggio anche quando le invenzioni trasformano e fanno propri non solo i fatti storici più o meno recenti, ma gli stessi miti antichi. Vere e proprie reinvenzioni in cui Dante domina sempre gli argomenti trattandoli con sovrana libertà. I passi citati in questa nota sono sempre in carattere corsivo. I puntini di sospensione indicano che non si parte dall'inizio del discorso che viene citato o i rarissimi casi, tra parentesi quadre, in cui è stato necessario lasciare un verso incompiuto. Ho rinunciato invece a dar conto delle diverse forme delle parole nelle varie versioni tipografiche adottate dagli editori, soprattutto dei cambiamenti di vocale (come accade ad esempio per pianeta e pianeto) che non alterano il senso del discorso o frequentissimamente per l'articolo lo che può divenire il o 'l, gli che può divenire li', per il gruppo gn che sta al posto di ng (giugne = giunge), per le varie grafìe dei pronomi come per imperfetti quali lucevan in cui la v può cadere e per casi simili, così come per vocaboli che in diverse edizioni o in diversi passi del poema hanno versioni diverse. Un caso esemplare è quello di aquila e aguglia (sempre trisillabo sdrucciolo). Solo in due punti di Inf, X che presento un po' più avanti mi soffermo perché vengono coinvolte due rime. Allo stesso modo non cito, se non talvolta a mo' di esempio, i casi in cui il poeta intende indicare non i corpi celesti, ma solo le divinità ad essi collegate. Quanto ai riferimenti critici, mi piace ricordare in molti casi Natalino Sapegno (La Nuova Italia Editrice) che è stato per me come per molti altri in temporibus illis grande guida per la Commedia e ha contribuito a farne comprendere l'ineguagliabile fascino. Di altre opere tra le quali l'Enciclopedia Dantesca dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani del 1978 riveduta nel 1984, (Presidente Giuseppe Alessi) o dell'Edizione del centenario, Tutte le opere a cura di Fredi Chiappelli, Mursia, 1965, si rende conto in vari passi del lavoro. Naturalmente si potrebbe far riferimento a tante altre opere, ma questo piccolo saggio ri-schierebbe di diventare, se non lo è già, un mattone diffìcile da sopportare. La Letteratura Italiana Zanichelli per computer, senza commento, a cura di G. Stoppelli ed E. Picchi con collaboratori vari è stata preziosissima per certe fasi di ricerca. Preziosa è stata a suo modo, quale fulmineo promemoria in certi momenti, anche un'edizione senza commento, ma con una telegrafica sintesi degli argomenti all'inizio di ogni canto, della serie cento pagine 1000 lire edita dalla Newton Compton (Direttore responsabile G. A. Cibotto) nel 1993. Ho dato infine un'occhiata anche alla celebre edizione a cura di Niccolò Tommaseo, riproposta nel 1965, dunque sempre in occasione del centenario, dall'editore Aldo Martello, che presenta nel testo varianti notevoli e frequenti sempre, per quanto ho potuto vedere e come era ovvio aspettarsi, ritmicamente ineccepibili. Non l'ho usata molto perché, almeno nella forma che ho visto io, anziché i numeri dei versi, presenta la suddivisione in terzine che sarebbe forse disagevole come indicazione per i possibili improbabili lettori. Così ho rinunciato a consultare dettagliatamente gli antichi commentatori, dal Buti al Benvenuto al Boccaccio che intendeva fare un commento completo alla Commedia, ma rimase fermo al XVII dell'Inferno. Nel Trattatello già ricordato, come in altre opere, Il grande autore del Decameron manifestò sempre somma venerazione per Dante, a differenza del Petrarca che evidentemente non riusciva a comprenderne pienamente l'assoluta grandezza, mentre tra più autorevoli commentatori del novecento non ho seguito il Momigliano e altri non solo per non gravarmi di un impegno che potrò forse affrontare meglio in futuro, ma anche per non appesantire eccessivamente questi schematici appunti. Ho infine acquistato con il quotidiano La Repubblica l'edizione della Mondadori-Le Monnier a cura di Umberto Bosco e Giovanni Reggio con le illustrazioni di Dorè, un'opera eccellente che ho usato poco solo perché il mio lavoretto era già in dirittura d'arrivo. Ho consultato un po' inoltre la Deutsch - Italienisch edita - su licenza dei primi titolari dei diritti d'autore - per la Weltbild Verlag GmbH, Augsburg, 1994 che ho trovato in un recente viaggio in Germania. Un lavoro davvero esemplare per fedeltà e armonia nella traduzione rigorosamente in terzine, anche se non sempre molto agevole da documentare nei dettagli, anche a causa della mia perennemente insoddisfacente padronanza della magnifica, musicalissima lingua di Goethe, Schiller, Bach, Beethoven, Mozart, Weber, Schubert, Brecht... e lasciamo stare i tanti grandi artisti (si pensi a Dürer, a titolo di esempio), i filosofi dagli antichi maestri fino a Kant, Hegel, Marx, Engels et ceteri... altrimenti gli appunti non finiscono più. Chi sostiene la durezza della lingua tedesca perché pensa agli sproloqui dei nazisti e del loro caporione, deve considerare come diveniva la lingua italiana negli sproloqui dei loro precursori e maestri fascisti e del loro caporione. Chiudiamo la lunga parentesi. Non vengono presentati proprio tutti i riferimenti, anche fuggevoli, all'Astronomia della Commedia, ma intanto le note finora realizzate sono comunque un promemoria sempre da controllare e correggere, soprattutto per il Paradiso in cui è diffìcile in certi casi districarsi tra i riferimenti astronomici in senso stretto e i simboli mitologico-religiosi che Dante usa. Rinunciamo inoltre a sottolineare gli iati (in caso di incertezza segnalati in diversi testi con una dieresi (..) che comportano una sillaba in più e che nel linguaggio corrente sono dittonghi quali troviamo in re-gi-on, glo-ri-o-se e simili. Così (basti un esempio) non si sottolineano tutti quei casi in cui è ovvio che le vocali finali e le iniziali delle parole successive debbono essere separate per produrre l'endecasillabo. Si veda da sé; però - all'Ispani e - all'Indi nel canto XXIX del Paradiso. Certamente non avremo così risolto tutti i problemi di ritmo del poema che richiederebbero ben altro tipo di approccio, sempre tenendo presente che Dante è perfetto anche da questo punto di vista. Cerchiamo dunque di andare con un minimo di ordine, rimandando forse alle calende greche un'esposizione davvero completa e dettagliata.
Elementi preliminari Tutte e tre le cantiche si chiudono con il termine stelle. L'Inferno con e quindi uscimmo a riveder le stelle, il Purgatorio con puro e disposto a salire alle stelle. Il Paradiso con l'amor che move 'l sole e l'altre stelle. Questa parola è una di quelle che ritornano più di frequente nel poema e quindi è anche una di quelle più citate quando si riferisce specificamente ad oggetti celesti e non viene usata in senso generico, mentre di tutte le volte in cui ricorre genericamente la parola cielo si segnalano essenzialmente quelle in cui Dante si riferisce nei diversi "cieli" ad oggetti precisi. Benché infine la grafia oggi in uso riporti Sole e Luna con l'iniziale minuscola, credo che sarebbe meglio almeno in certi casi, quando ci si riferisce al corpo celeste e non si indica solo l'effetto di luce, calore ecc. (per es. stare al sole e non all'ombra) usare la maiuscola come si fa per i nomi delle stelle e dei pianeti in genere in quanto nomi propri. La Letteratura Italiana Zanichelli per computer usa questa grafia solo in Purg XXIX, 78, forse per puro caso. Ma la grafia in uso ha quasi certamente le sue ragioni che a me sfuggono. Lascio dunque la grafia in uso quando la trovo nelle edizioni del poema, mentre uso le maiuscole nelle mie note. Sono però confortato dal Dizionario Enciclopedico della Treccani che, quando si parla di Sole e Luna come astri, ne ammette l'uso quali nomi propri e quindi consente l'iniziale maiuscola. Ovviamente in tedesco non vi sarebbero problemi e la maiuscola sarebbe necessaria come per tutti i sostantivi. Il Sole è dunque considerato stella, data la luce propria e la somiglianza che si intuisce con le altre, mentre è pianeta, come vedremo subito, per il suo apparire in posizioni diverse in cielo nei diversi momenti dell'anno. E qui siamo finalmente agli elementi di analisi, ovvero all'inizio.
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Beatrice, la guida verso la meta più alta Da questo punto la guida è Beatrice, poiché Virglio non può andare più in alto. Ancora un fugace riferimento in Purg XXVIII vv 32-33 ... sotto l'ombra perpetua che mai / raggiar non lascia sole ivi né luna. (Ancora Venere ma solo come dea ai vv 64-65). In Purg XXIX, al v 6 qual di veder, qual di fuggir lo sole, poi dal v 52 Di sopra fiammeggiava il bello arnese / più chiaro assai che luna per sereno /di mezza notte nel suo mezzo mese. Cioè, come spiega la Dantesca della Treccani che cita il Sapegno, il candelabro che rappresenta l'Ordine dei Candelieri, risplendeva più della Luna nel sereno a mezza notte a metà del suo mese, cioè in fase piena. Nel XXX all'inizio, Quando il settentrion del primo cielo / che né occaso mai seppe né orto ... cioè non sorse e non tramontò mai. I commentatori qui rimandano ai sette candelabri del canto precedente, ma anche all'Orsa Maggiore del primo cielo. L'Empireo, che viene pensata dal poeta simile ma diversa rispetto a quella che comunemente vediamo. Nel canto XXXI verso la fine vediamo che Come in lo specchio il sol non altrimenti / la doppia fiera dentro vi raggiava, ... La doppia fiera è il grifone che rappresenta le due nature di Cristo, dio e uomo. Nel XXXII, v 19 e segg ... vidi 'n sul braccio destro esser rivolto / lo glorioso essercito, e tornarsi / col sole e con le sette fiamme al volto. Ancora si ricordano i sette candelabri già citati. Poi, dal v 52 Come le nostre piante, quando casca / giù la gran luce mischiata con quella / che raggia dietro alla celeste lasca /turgide fansi, e poi si rinnovella /del suo color ciascuna, pria che 'l sole / giunga li suoi corsier sotto altra stella. Come cioè - spiegano vari commentatori - le gemme delle piante si rigonfiano in primavera con la gran luce del Sole unito alla costellazione dell'Ariete, quella che segue i Pesci (la celeste lasca) prima che il Sole stesso conduca i suoi cavalli sotto la successiva costellazione del Toro ... In Purg XXXIII, infine, nel corso di una predizione augurale sul trono imperiale che non rimarrà a lungo vacante, il poeta dice ...eh 'io veggio certamente, e però il narro / a darne il tempo già stelle propinque, ... che cioè sorgeranno costellazioni libere da ogni impedimento le quali (seguiamo quasi pari pari il Sapegno) con il loro influsso porterano un tempo favorevole alla venuta di un messo celeste che risolverà situazioni che qui sarebbe lungo descrivere. Poi l'ultimo verso ...puro e disposto a salire alle stelle. |
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E finalmente le ultime annotazioni Non credo di dover ripetere che questo lavoro è senza dubbio piuttosto sommario, anche se i riferimenti individuati sono un buon numero e alcuni sono multipli nel senso che sono stati individuati passi in cui si parla di distinti elementi astronomici. Pur nell'ambito di un approccio che tende a essere rigorosamente scientifico ai temi della conoscenza, Dante è saldamente ed entusiasticamente uomo di fede e spesso si mostra intransigente verso atteggiamenti che potrebbero metterla in discussione. Di qui la sua condanna che può apparire ed essere spietata contro le eresie e particolarmente crudele contro i sommi esponenti dell'Islam, Maometto e Ali, anche se mostra di rendersi conto dell'alto valore di certe personalità quali il Saladino che non colloca tra i dannati ma al Limbo nel IV canto dell'Inferno. La condanna di Dante va, come dicevo verso l'inizio, anche agli astrologi, soprattutto in quanto l'astrologia è tra quei mezzi di divinazione che tenderebbero a escludere il libero arbitrio, fondamento per qualunque idea di meriti e colpe. Dante, come già detto, non crede per nulla, infatti, all'astrologia tout court anche se ammette gli influssi astrali che svolgono un ruolo per lui sempre positivo in quanto strumenti del Creatore. Del tutto normale, nel medioevo. Benché la sua poesia superi il tempo storico, Dante è infatti anche un uomo del suo tempo.
Il disprezzo perfettamente meritato e il fastidio degli uomini di
scienza - che possono ovviamente anche non credere al libero arbitrio e
di tanti uomini comuni come me che lo considerano una palese assurdità -
nei confronti dell'astrologia e di tutte le altre pseudoscienze, spesso e
fino ad oggi penosamente riverniciate e privilegiate perfino da
un'informazione pubblica incivile che aiuta chi le pratica a rubare ai
cittadini più indifesi molti miliardi di euro, molte migliaia di miliardi
di vecchie lire, ha radici e motivazioni diverse. Comunque i veri poeti di
tutte le età sono sempre i benvenuti. Gli affaristi della superstizione
mai. |
Articolo sulle grammatiche "strutturali" Dalla rivista Punto d’incontro
ripresento anche per il sito Poetare, eliminando solo un paio di
errori di battuta, un vecchio articolo sulle grammatiche sedicenti
“strutturali” che hanno fatto tanti gravi danni alla scuola, in tempi in cui
era difficilissimo trovare un testo decente, tanto che, quando se ne trovava
qualcuno si doveva “combattere” strenuamente per adottarlo. Io per alcuni anni
non adottai alcun testo di grammatica ed ebbi poi difficoltà notevolissime per
poter usare l’eccellente testo dei fratelli Anna Paola, Enrico e Giancarlo
Tantucci, figli del famoso latinista Vittorio Tantucci, linguisticamente
ineccepibile e modernissimo, ma
tuttavia non à la
mode, à la page, à la creme, à la m …
come molti volevano. Per riuscire a mantenerlo in uso ancora verso la metà
degli anni ‘90, quando già le ciarlatanerie delle grammatiche pseudomoderne
cominciavano ad essere messe in discussione, feci i salti mortali riuscendo a
sopravvivere come mostro negli appunti per la
lettera che doveva essere indirizzata
alla scuola nella quale allora insegnavo, senza dare i dati per identificarla. Infatti ho insegnato in diverse
scuole anche un po’ lontane tra loro, dopo aver rinunciato a rimanere a
disposizione per un posto di assistente universitario che, nel mio caso non avrebbe
significato fare il portaborse, ma
tenere aperta un’aula senza far nulla. ATTUALITÀ RIFLESSA Scuola / Documento (giugno-settembre 1982) Lucius F.Schlinger
Appunti su alcuni
testi e metodi scolastici alla moda
Questa nota è stata preparata sulla base di considerazioni relative soprattutto ai testi di grammatica per le scuole medie, anche attraverso scambi di idee con alcuni insegnanti e con i loro scolari, ma certe analogie riguardanti altri aspetti dell'insegnamento mi conducono a riferirmi a fatti che vanno al di là dell'occasione dalla quale sono partito. Perciò le schede che presento a parte possono valere soprattutto come esempi relativi all'ordine di questioni cui dedico speciale attenzione. L'uso di testi di lingua che si presentano come "strutturali" è stato molto generalizzato. Ma di fatto, oltre alla presenza di tante e diversissime terminologie, in tali testi c'è ben poco o addirittura nulla, come le schede credo dimostrino, pur nella loro scarna essenzialità. Pretesa di molti testi "strutturali" è un'impostazione legata alla scientificità dello studio della lingua. Ma quale scientificità? Appaiono evidenti alcuni dati di fatto: Molti elementi sono presenti in certi testi e mancano in altri e le differenze di metodo e di teminologia sono abissali; spesso sono presenti elementi di analisi "tradizionale" accanto a sistemi pseudomoderni, o addirittura doppi sistemi teminologici che fanno, in un singolo testo, una confusione quasi indicibile; Le grammatiche di lingue straniere, i dizionari bilingui, quelli di latino, di italiano ed in genere delle lingue europee usano i termini della tradizione perché coerenti e con validi corrispondenti internazionali (nome, pronome, verbo, complemento, soggetto, ecc.) in barba (giustamente!) all'uso dozzinale di sintagmi, nominali, espansioni, GN, GV e soci che vengono proposti dai testi pseudomoderni; in caso di cambiamento di classe, di sezione, di istituto, un allievo si troverebbe quasi certamente a dover affrontare un cambiamento di impostazione e di teminologia assolutamente disastroso e la stessa situazione si presenta oggi in Italia nel passaggio dalla scuola dell'obbligo alla non ancora malriformata scuola superiore. Viste le pretese di "scientificità" di testi del genere e senza nulla togliere (il Diavolo ne guardi!) alla serietà degli studi linguistici cui essi si ispirerebbero, pensiamo solo per un momento a ciò che accadrebbe se, con la stessa disinvoltura, si modificassero pressoché a piacere i termini della scienza e della tecnica: fisici, chimici, archeologi, biologi, medici, ingegneri si troverebbero spesso di fronte alla pazzesca esigenza di ridare nomi diversi a situazioni, ipotesi, tecniche, fenomeni già "battezzati". Ciò anche se non si dimentica affatto la serietà con la quale gli scienziati ed in genere gli uomini di cultura si occupano costantemente dell'arricchimento, della precisazione e dell'aggiornamento della terminologia. In realtà l'assurdo guazzabuglio risultante da certi testi scolastici è possibile solo perché si considerano ancora gli scolari come cavie per esperimenti stupidi che passano, a torto, per esperimenti innocui, visto che si realizzano senza che crollino ponti o si preparino vaccini sbagliati o si mandino fuori rotta le sonde interplanetarie. E intanto molti "operatori" si mettono l'anima in pace sentendosi "al passo con i tempi", tempi in cui si producono, oltre a quelli di cui sopra, testi antologici e libri di lettura che censurano o spezzettano - ad esempio - una lirica di poche versi, che non hanno un indice degli autori con quattro righe di notizie oppure manuali aggiornati secondo gli ultimi capricci ministeriali, ma sempre abissalmente banali e scientificamente arretrati. E nel gran calderone non è sempre facile individuare i testi veramente buoni, che pure ci sono. Al di là delle mini-pseudoriforme mi sembrano importanti alcuni obiettivi di reale rinnovamento democratico che qui non è possibile illustrare in dettaglio. Ma vediamo solo qualche esempio: - risoluzione del problema dei costi dei libri e delle attrezzature individuali, dei trasporti, dei soggiorni degli studenti (delle superiori e dell'università) fuori della famiglia; realizzazione effettiva del dettato costituzionale sul diritto allo studio; - sviluppo dell'edilizia scolastica per dare sedi decenti alle scuole e contribuire a risollevare un settore produttivo in crisi; - previsione di indirizzi professionali e collegamento dell'istruzione alla realtà della produzione scientifica. tecnologica, letteraria, artistica; - prosecuzione di certi processi appena accennati di democratizzazione della gestione della scuola, di fatto ancora affidata in parte notevole a funzionari di carriera; - preparazione professionale seria dei docenti al di là delle maniere illusorie oggi in uso; - reale aggiornamento di metodi, testi, contenuti, attrezzature e personale adatto ad impiegarle; - distruzione dei meccanismi che regolano ancora di fatto (anche attraverso i programmi e le disposizioni di legge) l'inquadramento e l'indottrinamento forzato nella scuola (si pensi al ruolo affidato ad esempio all'insegnamento religioso nella scuola dell'obbligo, mortificante per gli stessi insegnanti democratici) ma anche al di fuori della scuola, attraverso un intervento su certi sistemi di comunicazione di massa, spesso dispensatori di droghe psicologiche, alfieri di qualunquismo e di incultura, fabbricanti e venditori di disinformazione in tutti i campi. Questo ed altro, si dirà. Ma di questo e di altro, di tanti altri problemi, a volte solo apparentemente non interdipendenti, dovremo pure occuparci.
SCHEDE ESEMPLARI SU ALCUNI TESTI DI LINGUA IN USO NELLE SCUOLE Scheda I "Io parlo tu parli (Amatucci. Eusepi, Palumbo, Marietti; 1978, Verbali = verbi; Nominali= nomi
e pronomi; Determinanti = articoli, aggettivi, preposizioni e
congiunzioni. Ma quando i "determinanti" si usano come pronomi
(ad es. dimostrativi) si chiamano determinanti (dimostrativi) usati
come nominali. I determinanti funzionali sarebbero le
preposizioni. Gli aggettivi qualificativi diventano modificatori, ma
modificatori sono anche gli "avverbi e locuzioni
avverbiali". Ecco infine i pronomi personali con funzione di
espansioni complemento … (chiaro e, soprattutto, conciso). Scheda II: "Parole, discorsi e progetti (Della Casa) - La Scuola, 1979. Qui si comincia dall'analisi "logica". Si distingue in predicato e argomenti. Argomento può essere qualunque complemento, ma sia chiaro, anche il soggetto. Il predicato può essere predicato d'azione (es. "beve “ d'evento (es. "è nata"), Ideativo (es. "vede"), di stato (es. è simpatico"). Gli "argomenti" possono essere "principali" o "partecipanti" se necessari al completamento del discorso; altrimenti sono solo "argomenti di circostanza". Tra i "partecipanti" esempio: Ettore dona un libro a Maria (Maria è arg. beneficiario: Immaginiamo che lo sia anche se Ettore le offre un pugno). Il soggetto è un argomento, ma si denomina anche Soggetto-attore, sogg. dell'evento, dell'esperienza ideativa della descrizione figurativa. L'oggetto può essere ogg. risultato, colpito o contenuto eccetera. Una scheda riassuntiva presenta gli "argomenti espansione", "circostanze" con argomento di t. determinato e di t. continuato ed inoltre argomento di causa, di mezzo o strumento e... (si è vero! pag. 512, per chi non ci credesse)... argomento di argomento. I pronomi si chiamano sostituenti e le congiunzioni funzionali. Oltre a ciò compaiono spessissimo i termini "tradizionali” articolo, sostantivo, pronome, verbo, avverbio eccetera. Ciò, naturalmente chiarisce, precisa e semplifica ulteriormente una terminologia già del resto cristallina.
Scheda III: 'Parole/significati/cose (Barbieri) Loescher. 1978. Tutti i termini tradizionali (nomi, verbi, ecc.). ma anche determinanti sostitutivi dell'articolo, determinanti dell'identità, determinanti della totalità (es. "tutto il"). Quel "tutto il" per me è commovente. A pag. 150 siamo informati che ci sono alcuni determinanti capaci, nientemeno, di sostituire da soli i sintagmi nominali (che forza!): in tal caso si chiamano (ma guarda un po') pronomi. Ognuno, chiunque, qualcuno, sono pronomi; ogni, qualche, qualunque sono determinanti (alla faccia degli aggettivi, di cui pure si parla). Ecco, di poi i subordinati di un sintagma nominale (in corsivo negli esempi): Un bambino biondo; un bambino di sei anni: l'avvocato Rossi; il cavallo che ha vinto la gara. I subordinati sono (ma davvero!) biondo, di sei anni, Rossi, che ha vinto la gara. Ciò per il Gruppo nominale (GN). Per il Gruppo Verbale (GV) ecco (li mettiamo sempre in corsivo) gli esempi: Ho preso la bicicletta; mi servo del filobus; il libro appartiene al maestro, in tali esempi i subordinati sono semplici complementi e non attributi o intere frasi. È finissima (uno schianto, direbbe qualcuno) la dizione "diàtesi" per forma (attiva o passiva). Buona anche la "marca", cioè "l'indicazione del genere e della desinenza".
Scheda IV: "Grammatica e struttura" (Diatto, Mortara), Petrini, Torino, 1978. Termini "tradizionali" per le parti del discorso. Ma poi pronomi sono i p. personali ed i relativi. Gli altri si chiamano determinativi e determinativi sono anche i corrispondenti aggettivi, esclusi gli aggettivi qualificativi che si chiamano proprio aggettivi. I complementi (siamo in analisi "logica") si definiscono espansioni dirette (e tali sono anche attributo ed apposizione) o indirette, suddivise, in funzionali e circostanze. Si usa anche il termine complementi, per non dimenticare nulla.
Scheda V: "Dalla lingua alla grammatica" (Altieri-Biagi. Heilmann)- Mursia, 1979. Troviamo qui tra l'altro i monemi modificanti ed altresì i monemi modificanti prefissi. Indi i fonemi vocalici o vocali, i f. consonantici o consonanti, i f. lettere o grafemi. In seguito i segni sostantivi o nomi, gli aggettivi identificativi, i segni sostituenti (o pronomi) nonché altri sostituenti (aggettivi in funzione di sostituenti ecc.). Ed ancora i segni funzionali coordinanti (congiunzioni) e subordinanti (preposizioni). In analisi "logica" la determinazione oggetto, la det. oggetto indiretto (o termine), la det. specificante (luogo, materia, il nome ecc.), espansioni varie.
Scheda VI: "La ricerca linguistica" (Eynard. Danieli) -SCI. 1977. Lasciando perdere la solita terminologia strampalata ed astrusa, presentiamo una notevole serie di sigle che infestano tutto il libro: S; SN; SV; P; A; Esp; Esp (espansioni: non c'entra lo spiritismo); E; es; E!; E2 SN2 (non è un improbabile solfato di azoto, bensì una "espansione privilegiata", una cosina tanto ben fatta); fc; fs; Ecs; EM; T. C'è la struttura minima, la coppia minima di un enunciato minimo (CM) e addizioni varie che fanno pensare alle formule brute della chimica. II segno Ө non è Saturno ma fa chic tra le varie sigle talmente frequenti da escludere quasi i termini per esteso. I lettori dovrebbero avere sottomano questo testo, cui dedichiamo l'ultima delle nostre schede, non possiamo infatti in poche righe descriverne la grandiosa efficacia. VOGLIAMO RAMMENTARE CHE QUESTO ED ALTRI TESTI SONO DESTINATI A RAGAZZI DI SCUOLA MEDIA. DAI DIECI ANNI IN SU. Ecco I prefissi e suffissi (-"issimo", ma anche "poco", "molto" ecc.) che sono modificatori. Ricordiamo che modificatori nel testo della casa Marietti (scheda I) sono gli "avverbi e locuzioni avverbiali" solo per dare un esempio fra tanti dell'universalità del linguaggio di certi grammatici "moderni". Altri esempi del genere i lettori potranno trovare in grande abbondanza confrontando queste schede o i testi, se hanno tempo e pazienza da sprecare. La determinazione è qui una "modalità del nominale" che può comprendere certe "forme" (articoli, pronomi, ecc.) o anche nessuna forma. Carine anche le segmentazioni gli spezzoni, gli incastri (frasi subordinate) messi in varie scatole (sic!). Due idee di uno stesso spezzone sono unite con un gancio (la congiunzione "e") ed il performativo è non meno grazioso. Tralasciamo i sostitutivi per correre agli aggettivi che sono espansioni
(in barba ad altri "dotti" che con espansioni intendono i
complementi in analisi logica) e chiudiamo con un pezzo di bravura. Tra
le varie "trasformazioni" (T, naturalmente) ecco la trasformazione
interrogativa. Siccome quello che gli esseri umani chiamano punto
interrogativo (o "di domanda" come si usa da qualche parte) serve
alla "trasformazione" interrogativa esso si chiama SEMPRE, in
questa grammatica, TRASFORMATORE. Giuro che avrei preferito ACCCELERATORE DI PARTICELLE ----------- Appunti per una lettera aperta. Alla gentile attenzione d. Sig Preside e dei Colleghi della S.M. Statale di Xxxxxx (sintesi poi ancora ridotta e presentata oralmente) Xxxxxx data (~ 1995) Durante
e dopo la recente riunione preliminare sui libri di testo nella scuola media
inferiore presso la quale presto servizio come insegnante di Italiano, Storia,
Educazione civica e Geografia sono stato oggetto (qualcuno direbbe sono stato argomento)
di ripetuti inviti a cambiare un libro di testo, (I confini della Parola di
Annapaola, Enrico e Giancarlo Tantucci, Poseidonia, Bologna volume unico £ 32.000 nel 1994) in favore di un altro
(Costruire la lingua + Costruire e capire testi e discorsi di Maurizio Della
Casa, La Scuola, tre volumi più un fascicolo per l'insegnante, £ 51.000). Naturalmente, se tutte le sezioni adottassero il volume del Della Casa, io che, per i motivi che spiegherò, non lo gradisco affatto, dovrei comunque usarlo. Preferisco dunque mantenere l'adozione del testo dei Tantucci. . E' possibile adottare senz'altro anche altri testi, ad esempio quello di Oli-De Bernardis-Sorci della Paravia (che mi pare valido ma non così chiaro quanto quello che preferisco) in tre volumi del costo di £ 42.000, sempre meno caro di quello del Della Casa e diversi altri sono senz'altro accettabili, dopo la quasi totale e benvenuta scomparsa delle grammatiche sedicenti strutturali. La polemica su certi testi quale quello in questione, come sulle sedicenti grammatiche strutturali come sulla sedicente semiotica applicata alla poesia (si vedano quale esempio acconcio ed adatto alla bisogna le da molti laudate imprese della Sig. Prof. Famiglietti) dovrebbero essere chiuse da un pezzo con il tranquillo riconoscimento di errori non da poco che qualcuno ha compiuto applicando certe prospettive più o meno interessanti in modi strampalati,superficiali e pedanteschi alla scuola media. Uno
dei molti pregi del libro dei Tantucci è l’uso dei i termini che qualcuno,
talvolta arricciando il nasino,
definisce sbrigativamente tradizionali, ma
in realtà in sostanziale accordo con la terminologia scientifica e moderna di
tutti i dizionari mono e bilingui e di tutte le enciclopedie generali e
settoriali di moltissimi paesi. Nel momento in cui sono stato insistentemente invitato a cambiare la mia scelta per una nuova adozione nella futura mia prima classe, ho dovuto fare un esame un pochino più approfondito del testo del signor Della Casa. ed ho rapidamente visto che la terminologia cosiddetta tradizionale, che pure è obtorto collo presente, costituisce in realtà uno dei pochi elementi passabili del testo. Accanto ai termini di uso comune ed accettati nelle enciclopedie e nei dizionari cui mi riferivo, c'è infatti un'esposizione estremamente confusa di tutta la materia ed una serie di complicazioni, termini equivoci, "chiarimenti" complicati ed inutili o adatti a fare confusione, accanto ad una pretesa di modernità a mio avviso vanitosa, vacua, pedante. Un sospetto mi è balenato in mente: Era lo stesso Della Casa autore di quello che era a mio modesto avviso (se sbaglio mi si horregga e si cerchi, se si vole, di honvincermi) forse il più pedante tra i testi sedicenti strutturali della fine degli anni settanta, imperanti fino alla prima metà degli anni ottanta e già da me esaminati in una scheda poi pubblicata sulla rivista "Punto d'incontro"? Sì, era lui. Tanto più assurdo mi sembrerebbe ora decidere l'adozione del libro del Dalla Casa volendo sostituire (finalmente!) i libri prima "strutturali", poi forse "semistrutturali"poi "nonsisacosa" della Signora Altieri-Biagi che tanti guasti hanno già fatto. Comunque non sono in alcun modo disponibile ad adottare un testo scientificamente, a mio avviso, non solo inutile in diverse parti, ma per certi aspetti dannoso quale quello che mi si è più volte indicato con edificanti ammonimenti sul mio essere in minoranza e con tante altre commendevoli considerazioni per le quali la libertà d’insegnamento è forse un lusso indecente. Ma veniamo ora ad alcune perle del testo. Cito appena il volume Costruire e capire testi e discorsi (286 pagine) parte integrante del testo per segnalare, accanto ad informazioni accettabili, alcune astrusità. Ad esempio il modo di trattare i connettivi, i legamenti che funzionano anche a distanza, il legame come domanda-ponte o i temi che, guardate un po', sarebbero gli argomenti che danno le informazioni centrali o gli argomenti generali ecc del discorso che possono essere inclusivi se appunto ne includono altri ... Considero per ora il manuale (da solo 544 pagine), tenendo presente il fatto che c'è naturalmente un altro volume (352 pagine) nel quale di volta in volta bisognerà andare a cercare gli esercizi. Comunque i ragazzi dovranno portare a scuola, per bene che vada, almeno due volumi, mentre nell'insieme i tre raggiungono le 1182 pagine. L'indice è gia molto illuminante: Naturalmente occorre in primis ricordare la disinvoltura di certo linguaggio nelle varie "Unità": Pezzi del discorso, e della parola scatole cinesi, "pacchetti" di conoscenze, montaggi e così via. Solo pochi esempi: Unità 2 - Parole cardine: i nomi; Unità 5 - Parole cardine: I verbi. Poi parole determinazione: gli articoli, beninteso sia quelli determinativi, sia quelli indeterminativi, inoltre ci sono (per forza) anche gli aggettivi determinativi. Gli aggettivi in genere sono tuttavia parole satelliti come gli avverbi (chiarissimo!) I pronomi sono invece (udite!) parole rinvio, mentre le congiunzioni sono parole legamento come le preposizioni. Le interiezioni hanno un mondo a parte senza altre definizioni. Ah! che sollievo! Le espressioni specialistiche o che tali vorrebbero essere sono estremamente frequenti già nell'indice accanto a termini quanto meno di difficile comprensione e spesso usati in modo inopportuno (o a sproposito, o introdotti dal Signor Della Casa) che infestano tutto il testo. Inutile e in definitiva scorretta la distinzione rigida tra nomi “numerabili” e quelli di massa (la fisica atomica non c'entra affatto). Es. l'acqua, la sabbia. Non ci sono anche le acque e le sabbie? E poi perchè di massa? Come la mettiamo con la bellezza, la volontà?... anche questi sono nomi di massa? Anche nello studio elementare delle parti del discorso mi sembra inutile parlare di bussola della persona, di aspetto singolativo o di pronomi come sostituenti (ricordiamo qualcosa?) o come deittici (che non vuol dire senza pesci, ma indicatori). Alcuni dei vocaboli usati nel testo, tra l'altro non si trovano in diversi buoni dizionari moderni, o hanno un altro senso. Non insisterei sulla “parola madre" anche se con i morfemi prefissi e suffissi fa miracoli così come con tante altre parole tra virgolette e neppure sul fatto pur sacrosanto (pag 293) che le parole variabili variano mentre le parole invariabili non variano - Monsieur Jacques de Chabannes, signore di La Palice (o La Palisse) docet - né sul verbo come centro della frase dato che abbiamo già avuto il piacere di essere informati che è un cardine. A questo proposito vediamo che il verbo, come centro sostiene o regge tutti gli argomenti, che sarebbero i complementi e il soggetto (come nella grammatica del 1979 Parole discorsi e progetti dello stesso autore). Alcuni argomenti possono essere non specificati, Abbiamo frasi semplici di base ed estese eccetera. Ancora secondo il Della Casa, gli argomenti principali "si attaccano" al verbo, e insieme con il predicato formano la base della frase, gli altri argomenti sono detti comunemente complementi ma vengono “meglio” specificati come complementi del verbo. Nel volume che ho citato per primo gli argomenti sono comunque i temi che possono essere inclusivi e varie altre cosette. Ricordare, prego. Qui, invece, gli argomenti che si attaccano alla base sono argomenti aggiunti e formano l'espansione...che è un po' come la polpa attorno al nocciolo. Troviamo le frasi secche e le frasi dense. Ma quante definizioni possiamo costringere ad imparare di questo passo? Lasciamo perdere le presentazioni di analogie tra linguaggio parlato e linguaggio musicale e la verniciatura di informatica sulle quali occorrerebbe un discorso a parte. Non mancano comunque alcuni elementi di un certo interesse nel campo dell'analisi degli stili, ma il problema è in tal caso anche quello del come adattarli ad un insegnamento di base. Vediamo poi i verbi in compagnia obbligata, quelli concatenati a ventaglio e siamo edotti (devo stringere: ce ne sarebbe ancora per molto) sui modi in cui tante proposizioni (comprese quelle tutto-fare, che sarebbero le relative) funzionano e anche a che cosa si attaccano. Il problema del sapere a che cosa si attacchino ritorna pressoché ossessivamente. Suggerisco
un noto mezzo di trasporto pubblico. A mio avviso insomma il testo contiene qualche informazione indubbiamente importante e dettagliata, e anche la terminologia scientifica di base, presentata tuttavia in modo poco efficace in un contesto confuso, ma è affetto da - prolissità costituzionale nell'indicazione e nelle spiegazioni degli argomenti; - nostalgico desiderio di raffazzonamento semistrutturale; - terminologia complessa e confusa, tenendo conto che è destinato a ragazzi di 10-14 anni; - elefantiasi (tre volumi di cui almeno due debbono essere in pratica sempre portati a scuola; - peso rilevante (i tre volumi g. 2160; il manuale + uno degli altri due g.1540 o 1660 contro i 1260 delle 612 pagine del testo unico dei fratelli Tantucci; - costo eccessivo. [omissis]. In conclusione riuscii a mantenere nella mia classe il testo scelto, ma che fatica! E perché ripresentare questa vecchia situazione? Per ricordare e fare in modo che la scuola di oggi non torni ad essere preda di opportunistiche mode da baraccone che ogni tanto si riaffacciano come certi squallidi rigurgiti fascisti. |