Cinque epigrammi
di cui quattro ciraneschi
Non c'è vera festa, non c'è godimento,
se non ne sei parte, signora squisita.
Dirò, ad abbondanza, ch'è gran patimento
la vostra mancanza: quest' ora è intristita.
Potrò rallegrarmi? Lo spero e lo credo:
Voi siete la vita; continuo e non cedo.
Ma quanto dovrò scrivere, per Bacco!
per meritare un po' la tua attenzione?
Ora, forse, capisco la ragione:
tu non apprezzi un poeta bislacco,
brutto sì, ma non privo di buongusto.
Gli preferisci un abbronzato fusto.
Anch' io, però, non son del tutto fiacco;
apprezza quanto meno l'intenzione.
Sono fratelli il passato e il futuro
o, forse l'uno è il padre e l'altro è il figlio.
Il primo, ch'è ovviamente più maturo,
al secondo dovrebbe dar consiglio.
Purtroppo in mezzo c'è sempre il presente,
sciocco, violento, stolto e deficiente.
Aprimi, ti scongiuro, la tua porta
e fammi visitare le tue stanze.
Allontana al più presto la tua scorta,
sì che si possa dar corso alle danze.
M'allieti il tuo sorriso giorno e notte,
e all'alba, ed al crepuscolo e a compieta.
Ma, oltre al sorriso, la mia mente inquieta
chiede altri doni tuoi per esser lieta.
Sei epigrammi preromantici e
postelegrafonici
1
Sei troppo bella perché io demorda,
perché tralasci di pensarti, o Dea.
A costo di tirar troppo la corda
e di arrivare distrutto e in apnea,
io correrò da te per mille miglia
ed anche più, astrale meraviglia.
2
Che cosa è troppo, signora distinta?
Il troppo stroppia su limiti dati,
come se il mare ricoprisse i prati:
la natura, così, sarebbe vinta.
Nel caso vostro, limiti non s' hanno,
sicché a lodarvi ancora qui m'affanno.
3
Il mio disegno è quello d'adorarvi,
come si fa con una imperatrice.
Non vorrete per questo ora adirarvi;
ve ne scongiuro, fatemi felice.
4
Buon decennio, mia bella malata.
Ti rimetterai presto in salute,
entro il giro di qualche nottata.
Cura il corpo, lo spirto e la cute.
5
Girare attorno a te sarà un piacere:
terrò un'orbita ellittica perfetta.
Col telescopio mi potrai vedere
per qualche tempo, senza troppa fretta.
Ma la gran forza tua di gravità
credo che presto a te m'attirerà.
6
Amica mia, sarò come una piuma:
un morbido atterraggio a te vicino.
Mi basterà solamente un cuscino
farò le fusa come un vecchio puma,
accoccolato vicino al tuo letto
o, se lo preferisci, al caminetto.
Et ubi solitudinem
Se un tempo la pace creava deserti,
quest'oggi i deserti hanno ucciso la pace.
C'è poco oro nero, secondo gli esperti:
bisogna sfruttare quel poco che giace,
a costo di usare le bombe e i cannoni
su questi deserti, su queste nazioni.
Maometto lo vuole, l' "America" pure;
non piace ai suoi servi far brutte figure:
occorre obbedire, benché a denti stretti.
Vi son troppe "Americhe" e troppi Maometti:
I miei mille divini cavalli
L´Ottocentocinquanta di Bertone
fu la prima vettura che condussi;
da giovane facevo un figurone,
con questa spyder e con altri lussi.
Ma una Giulia mi colse l´attenzione
e come un buon borghese mi ridussi:
niente ragazze coi capelli al vento,
ma burocrati simili al cemento.
II
In seguito, per filofrancesismo,
anche perché la Giulia s´era rotta,
e richiamando un sano socialismo,
presi una Renault Quattro malridotta,
ma solo in apparenza. Fu snobismo?
Non so, ma per quel mezzo ebbi una cotta:
era perfetta, solida, efficiente,
eppur la rivendetti per un niente.
III
Non dirò, Musa e Diva, d´altri mezzi
minori (Cinquecento e Due cavalli),
acquistati di certo a buoni prezzi,
con cui girai solo per le mie valli.
Qualcuno si ridusse in molti pezzi,
senza sinistri, ma per troppi sballi,
imposti da percorsi accidentati
di tanti luoghi antichi e abbandonati.
IV
Col passar dell´età nuove esigenze
mi condussero verso una duemila,
Centotrentuno "Racing", esperienze
sportive: quasi sempre i prima fila
in tante ragguardevoli evenienze
che non cito (sarebbero una "pila").
Questo mezzo, che ancor la storia premia,
mi portò in Ostericche ed in Boemia.
V
Quando spuntò la nuova Lancia Delta
ACCA EFFE col turbocompressore,
feci una vile e disastrosa scelta,
abbandonando il precedente amore.
La Lancia era scattante ed era svelta,
ma non aveva stile, né rigore.
Ebbi dopo una più tranquilla Trevi,
che mi apportò notevoli sollievi.
VI
Altri carri e cavalli, altre lettighe
s´alternarono nelle mie rimesse:
l´Ape Cross e la Vespa, buone bighe,
che ancor possiedo e custodisco. Esse,
con aria giovanile da strafighe,
sembrano ormai gentili baronesse.
Ma quel che provocò maggior diletto
per molti lustri fu un Guzzi Galletto.
VII
Era (è arcinoto) la moto dei preti,
comoda per proteggere la gonna,
con la carena quando, molto lieti,
andavano a trovar la loro donna.
Sono laico, ma spiriti inquieti
mi scuotono: non sono una colonna.
Il Galletto mi dava buonumore
ed imitai ben più d´un monsignore.
VIII
Altre vetture andrebbero citate,
Lada Niva, compagna del passato,
la Vitara, che forti nevicate
hanno sempre con classe superato.
Ma quella di maggiore utilitate
è l´attuale con cui ho attraversato
tutta l´Europa, l´Africa e l´Oriente,
guidando le legioni e la mia gente.
IX
La Quadrifoglio Verde Alfa Romeo,
Centosessantaquattro molto rara,
rossa, veloce, comoda: un sol neo:
in ogni senso essa è una bestia cara,
costa quanto la flotta dell´Egeo;
va la benzina come una fiumana.
Ed ora vengo al supremo criterio,
che conta più degli altri ed è il più serio.
X
Intendo e voglio dire che lo stile,
che rende originale una vettura
è qualità finissima e sottile.
Vi sono sgorbi che fanno paura:
somigliano ad un cesso o ad un bacile,
e sono frutto di bassa cultura.
S´offendono, con simili trovate,
le vecchie, nobilissime antenate.
Parole senza romanza
Confesso, mia signora: questa stanza
compongo con la massima attenzione,
anzi, con interesse e devozione
per la Vostra finissima eleganza.
Benché sia nota tale posizione,
gia espressa nella prima mia romanza,
con le sole parole questa danza
voglio con Voi ballare a perfezione.
La spuma e l'onde che rendeste d'oro
saranno testimoni del miracolo
di Teti, Venere e dee come loro.
Non c'è bisogno di nessun oracolo:
con somma grazia e altrettanto decoro,
uscirete dal mare senza ostacolo:
che stupendo spettacolo:
tutti, in Olimpo, in Ida ed in Parnaso
s'inchineranno; e, certo, non a caso.
Sconfitta onorevole
Tu mi rapisci, non posso fermarmi;
a te m'arrendo in questa dolce resa,
ché non ho forze né possiedo armi,
onde trionfi tu nella contesa.
Concedimi (la Musa mi perdona)
d'inghirlandarti con la mia corona.
Doppio scherzo per una gran dama
I - a)
Signora sorridente e incipriata,
mi corteggiate ancora amabilmente
come faceste già fin dal momento
in cui veniste a trovarmi festosa,
quando da poco stavo nella culla.
Condizioni pesanti già in quel tempo
voleste porre da me pretendendo
che aequo animo io le accettassi.
Naturalmente, non ero capace
di intendere e volere; ma per voi,
sempre affettuosa, valse la sostanza.
I - b)
Mi foste amica nell' adolescenza,
mi portaste conforto,
mi faceste sentire uomo:
un uomo che adorava i vostri baci
profumati d'oleandro.
Per un certo tempo mi lasciaste,
campare
spensierato e gaudente,
benché quell' acre aroma
mi rammentasse spesso
il vostro volto espressivo, regolare,
i vostri lineamenti incantevoli,
i vostri capelli bruni,
mia signora implacabilmente amata.
Peccato che ora siate così grassoccia.
II
Vi siete accorta che v'ho presa in giro
ed ora v'accostate minacciosa,
agitando la falce: permalosa!
Mi volete tenere sempre a tiro.
E tutto ciò per ben piccola cosa,
per quei versetti privi di respiro,
che mi fanno dormire come un ghiro
mentre rendono voi sempre più astiosa.
Ora volete un confronto mortale;
complimenti, signora: che coraggio!
Cavalleresca, sempre più, e leale.
Non fruite - si sa - d'alcun vantaggio,
perché la vostra forza è "naturale"
e non vi occorre un fatato ingranaggio.
Mi preparate il viaggio?
Partiamo, dunque; però v'assicuro
che ve lo renderò parecchio duro.
Anomala stanza cortese e appassionata
S'io fossi artista ed anche architettore,
quadri ti donerei, templi e palazzi,
con mobili, armature e fini arazzi,
per compensare, in parte, il tuo splendore.
Ma posso usar solo questa moneta:
un semplice strambotto, se t'allieta.
Se ciò sarà, come io credo e spero,
proverò a dedicarti un canto intero.
Due ottave
armoniche
del miles gloriosus
Ammisi, certo, d'essere vegliardo,
ma ricordai le imprese militari.
che, quando ero giovane e gagliardo,
compii per molte terre e molti mari,
incurante del rischio e dell'azzardo,
dell'assenza di numi tutelari.
E, quando sconfissi quel re, Decebàl,
gli tolsi il regno ed il Gerovitàl®
Per questo oggi anche il solo sguardo
mi basta già per i preliminari,
onde alla cocca si appoggi il mio dardo
per concludere, poi, ben altri affari,
ma con garbo, con stile e con riguardo:
io sono gentiluomo senza pari.
Delicato più d'Assurbanipàl,
giammai, signora, vi farei del mal.
All'immortale
amata
(D'après Beethoven)
Se tu sei vento io sarò bufera;
se sarai pioggia io sarò torrente;
se sarai notte sarò la tua sera;
se giorno io sarò sole nascente.
Se sarai Laura, sarò Petrarca,
se sarai Tanathos, sarò la Parca.
Ma, se tu accetti la mia devozione,
sei e sarai la mia resurrezione.
Sconfitta onorevole
Tu mi rapisci, non posso fermarmi;
mi arrendo a te, in questa dolce resa,
ché non ho forze né possiedo armi,
onde trionfi tu nella contesa.
Concedimi (la Musa mi perdona)
d'inghirlandarti con la mia corona.
Impeto
Rosa purpurea tu sei deliziosa:
tutta ti coprirei di baci languidi
e giocherei con i tuoi seni candidi.
Farei per te più di qualunque cosa,
per te, purpurea dea, purpurea Rosa.
Savoiarde
Dei Sepolcri
Vogliono il Pantheon gli odierni Savoia,
dopo il recente rientro in Italia:
che faccia tosta hanno, porca troia!
Hanno bisogno di una brava balia
della schiatta di quel Massimiliano,
svelto sia di parola sia di mano.
Sempre più vanti,
Savoia.
Il principe Vittorio Emanuele
subisce una custodia cautelare,
persecutoria infondata e crudele,
per un'inezia, ossia un banale affare.
Questa gente italiana, che infedele!
Era meglio non farlo rientrare.
Ma sua altezza, così nobile e fiera,
non teme l'ingiustizia e la galera.
Al poeta Riccio Giudeo
Un ottimo sonetto, anzi, un capriccio
compone questo socio assai brillante.
Non è solo un prodotto primaticcio,
ma una vera primizia stuzzicante.
Per il Savoia un pessimo pasticcio,
definito dal GIP "raccapricciante".
Vorrebbe il Quirinale, quel tapino,
ma gli calza assai meglio il Mamertino.
Sotto l' ombra feudal d' un
baldacchino
Il prode Vittorio è caduto dal letto.
"Le nobili chiappe son salve", egli ha
detto.
"Inoltre -ha soggiunto- a pennello mi
sta:
un nobile letto, quel letto a castello,
idoneo al mio rango lo chiesi al
bargello,
che volle onorare la mia maestà.
Ma ora mi accorgo d'un danno pesante,
ché le ammaccature son gravi e son tante:
novanta per cento d'invalidità.
Lo stato italiano provveda al ristoro
versandomi tosto, per questo martoro,
almeno un milione. E poi si vedrà.
Nuove frontiere della ricerca
Uno studioso nordico ha scoperto
che in Scandinavia nacquero gli Achei.
E' uno scienziato, questo, molto esperto,
da tenere in buon conto, amici miei.
Che sia più che geniale è un fatto certo
come è certo che due più tre fa sei.
Peraltro egli fu il primo ad aver visto
che di freddo morì il buon Gesù Cristo.
Cenni di storia dell´ arte
Mi ricordi la Venere di Milo
ed anche quella che il sommo Tiziano
dedica a Urbino, magica città.
A entrambe ti congiunge un aureo filo
divino, ma profondamente umano.
La tua vaghezza è nuova civiltà.
La mia Vittoria sei di Samotracia;
ti voglio conquistare. Troppa audacia?
Lame
Io ti ho già soggiogato, mio malgrado,
perché tu cerchi tale trattamento,
sempre donandomi l'ultimo dado,
servito a punto e s' un piatto d'argento.
Il fiume ch'io governo non ha guado;
non si attraversa se non lo consento.
Ma sappi che non sono tuo nemico;
non è la prima volta che lo dico.
Seguo un costume antico:
come dice Rostand, il bravo e il brocco
in un sol tratto, se voglio, li insprocco.
Ad
A A.
Sei tu che mi incanti, stupenda Falena.
Orsù, quanti cuori per
te sono in pena?
Sei opera d'arte gentile e sublime:
per te comporrò
le più liriche rime.
A M. G.
Salve,
signora, vi vedo di nuovo
e vi ringrazio per ciò che mi dite.
E, con
questa quartina, adesso provo
ad inviarvi rime ancor più ardite.
Ad A. D.
Va bene, va bene: t’
incontrerò presto.
Se avrò l'occasione sarò molto lesto,
e andrò come
un matto correndo per tre.
E, appena arrivato, dirò tutto il resto...
ma il tempo non passa; ed io soffro, ahimè.
Comprendi il mio stato da
questo mio testo:
amata immortale, compongo per te.
A V.
V.
Grazie, mia divinissima delizia,
per il dono, più che
incommensurabile,
dell' attenzione tua e dell'amicizia
che mi
confermi. Sei desiderabile,
portatrice di gioia e di letizia,
bella,
brillante, grande amica amabile.
E molto più d'Orfeo per Euridice
è
l'amor mio per te: sono felice.
Sonetto
Rimprovera Mastella a Diliberto
d'aver sfidato Silvio Berlusconi
in modo chiaro semplice ed aperto
in una o, forse, due televisioni.
Come noto, Clemente è molto esperto
nel dar giudizi e fare previsioni
e manifesta questi suo sconcerto
con logiche, pregnanti riflessioni.
"Così muovendosi -dice- Oliviero
brucerà i voti dei mediani strati
ed all'Unione tutta dà pensiero".
Concetti nuovi e del tutto azzeccati,
dato che (lo si sa: non è un mistero)
non sono comunisti i moderati.
Siamo, dunque, inguaiati?
Credo di sì, salvo che non conquisti
proprio Mastella voti comunisti.
Altri scherzi mitologici
Ma chi ha mai detto che Vulcano è brutto?
E' zoppo; egli è soltanto "inclito zoppo",
Era lo castigò: si sa ed è tutto.
Di lui non si dirà mai bene troppo:
Domandatelo al citaredo Achille;
egli è ancor grato alle forti scintille
con cui l'artista domò il fiume ostile,
spennandolo qual pollo da cortile.
Epigramma soiologico
Piccole poesie fitte fioriscono,
come i funghi porcini della Cina.
Sono drammatiche e tanto intristiscono:
più di tartufi marciti in cucina.
Andando a capo alla cazzo di cane,
pensate di far belle le befane.
A Roiss
(Strambotto toscano)
Onorare una vulva in una Volvo,
una passera ben piumata e fulva?
Fallo pure; ex officio ti assolvo:
non è reato giocare di vulva.
Puoi anche farlo in un'oscura selva,
luogo forse gradito alla tua belva.
Se, infine, vuoi provar la vulva calva,
senza timore puoi farlo a mansalva.
Consiglio
Non aggravate il gravissimo stato
in cui già vi trovate, o Pontiliani.
Fate una sosta, riprendete fiato
ed evitate altri disastri immani.
Non ponete lo stilo nell'inchiostro;
lo ribadisco per il bene vostro.
Restaurazione
Ministra della Pubblica Istruzione,
già nota per la sua insolente boria,
Donna Letizia consegna alla storia
ogni riforma che approva e propone.
Non avrà, in ogni caso grande gloria,
quando, tra breve, se ne andrà in pensione;
il mondo della scuola le si oppone
non accetta una carità illusoria.
Ricercatori in gamba, musicisti,
contrattisti ed insigni professori
sono uniti e si sono spesso visti.
Anche la Conferenza dei Rettori,
(non tutti, a quanto pare, comunisti),
pare propensa a farla presto fuori.
E per questo, a fortori,
deve sapere Letizia Moratti
che riesce meglio come lavapiatti.
A Zenone Drisoli
Poeta e mecenate al tempo stesso,
scrittore insigne, raffinato e colto,
lo dovremmo lodare assai più spesso,
ché tanto dà e nulla mai ci ha tolto.
Nobile Anfitrione, accetta adesso
il mio grato pensiero a te rivolto.
Rinasce, grazie a te, quella magione
celebrata dal sommo Castiglione.
Come ho fatto anche in passato,
Vi presento qualche autore
che mi sembra ben dotato
e regala buonumore.
Treves (1) è certo tra questi,
se si leggono gli arresti,
gli epigrammi fulminanti,
come quello che ho davanti:
DISASTRO FERROVIARIO
Nello scontro laggiù di Cogoleto
mia suocera non ebbe graffiatura.
Disservizio Completo.
1) Giacomo Treves (Asti, 1847 - 1916)
L'isola dei fumosi
Vero o falso che sia,
è tutto un concentrato di idiozia;
volgare e nauseabondo, sa di fritto:
guardano i tonti per l'altrui profitto.
Buon Diavolo
Ad essere sincero, i peccatori
non m'interessano proprio per niente:
dispenso volentieri i miei favori
a peccatrici d’aspetto piacente;
il che, tutto sommato,
non è punto reato.
Tribunale delle acque
- Gli extracomunitari - afferma Bossi -
hanno inquinato gli italici mari,
morendo in acqua per i loro affari.
I superstiti affoghino nei fossi.-
Ma egli non ricorda come andò,
quando, sdegnato, lo respinse il Po.
Europa galeotta
Col suo fascino Silvio Berlusconi
ha conquistato il premier Finlandese;
fortunato paese!
Ci duole consegnarvi tali adoni.
Messer Cecco
mi perdoni
S'io fossi artista ed anche architettore,
quadri ti donerei, templi e palazzi,
con mobili, armature e fini arazzi,
per compensare, in parte, il tuo splendore.
Ma posso usar solo questa moneta,
un perfetto strambotto, se t'allieta.
Se ciò sarà, come io credo e spero,
proverò a dedicarti un canto intero.
Buone compagnie
(Quartine quasi alla maniera di Cecco,
dedicata a
un'amica la quale apprezza il fatto
che io preferisca essere con donne
piuttosto che solo)
S' io fossi fesso sarei pure tonto
e come un beccafico rimarrei;
e con le mani in mano resterei
soltanto a scrivere e a fare di conto.
Ma son Rulliano, e lo fui in passato:
sempre gradii ciò che Natura ha dato
è dunque imperativo categorico
adempier bene questo ruolo storico.
(Antonio Fabi)
Aretineidi - Intermezzo
Rulliano
Messer Pietro Aretino, perdonate,
se vi pongo ex abrupto una domanda,
mentre vedo pie donne affaccendate
intorno a voi (compresa un’educanda).
Vorrei sapere come giudicate
ciò che dal sito il Web master vi manda,
le operine che a Voi son dedicate:
sottili imitazioni o baggianate?
Aretino
Rulliano, vecchio incallito furfante!
Era ora che ti facessi vivo;
di rime tue ne ho lette, oramai tante,
forse anche troppe. Ma pungente e vivo
ti trovo (e con me sono Cecco e Dante);
perciò una buona recensione scrivo.
Rilevo solo un veniale peccato:
il tuo linguaggio è ancor troppo educato.
Rulliano
Maestro, è vero, ma lo è solo in parte,
giacché all’inizio mi contenni un poco;
ora, però, userò la vostra arte,
e certo n’uscirà un mirabil gioco.
Inoltre, invocherò Venere e Astante
per ottenere ancora maggior fuoco:
in questi tempi di tristezza e magra
non basta più nemmeno un doppio viagra.
Aretino
Ma che tu dici, figlio, se’ ‘mpazzito?
Dov’è ito lo spirto tuo geniale?
Non serve per lo scettro ben tornito
nessuna porcheria dello speziale.
E’ più efficace, s’è bene condito,
questo nostro talento naturale,
che, trasformato in arte (come ho scorto),
resuscitò ben più d’un cazzo morto!
Rulliano
Certo, Pietro, tu hai ragione;
e, cambiando infine il passo,
io ti do soddisfazione
circa il metodo più grasso.
Si dirà: “Signora, scopa?
Qua la topa!”.
Due epigrammi
1
Don Terenzio leggeva il breviario,
quando vide una bella suorina.
La fermò e le disse: "Bambina,
vieni in camera a dire il rosario?"
2
"In patria, certo, non sono profeta",
"ma fuori lo sarò", blatera Ernesto.
"Quand'è così " -gli dico- "parti presto:
vedrai che anche la patria sarà lieta".
Epigramma classico
Stefano, come noto, scrive versi;
versi, com'è notorio, scrive Remo.
Essi non sono per niente diversi;
Orazio, perché dici che uno è scemo?
A un amico geloso
Pancrazia fu una donna a te fedele;
lo fu come lo fa una buona moglie;
se ti tradì con Gino, Alfio e Michele,
lo fece come amante; e nulla toglie
questo suo secondario atteggiamento
alla sua fedeltà: siine contento.
IRAQ
Un ruolo principe nella partita,
non bene evidenziato dai giornali,
lo ha svolto la craxiana Margherita;
la Bonniver, che, in qui luoghi infernali,
rischiò di diventar vecchia rapita.
Quattro epigrammi
Pubblica Amministrazione
"Mi passa il dottor Rossi?" - "E' fuori stanza";
"Allora il dottor Bianchi." - "Ha il mal di panza".
"Il dottor Verdi, allora: può vedere"?
"Ma cosa vuole lei; faccia il piacere!"
A Giulio quel che è di Giulio
Sono contento per Giulio Andreotti,
ma mi dispiace per quegli animali
tanto insolenti, villani e corrotti,
che ora pretendono d'essergli uguali.
Precisione
Che fece, in tutta la sua vita Eutimio?
infastidì la gente in tutti i modi
chiedendo soldi pure per due chiodi:
amministrava più d 'un condominio
Vade retro
Dicono: "Amore è morte"
tanti poeti e autori.
Hanno le idee contorte:
la seconda stia fuori.
Gurus
Quando Ashmir, celeberrimo Amostante,
catturò Gurus, crociato zelante
poté farlo impalare e porlo in vista
solo grazie all'apporto di un dentista.
Aretineide terza
Fatto
Agilulfa, chiavando con Ser Ivo,
s’avvide all’improvviso, con sgomento,
che non usavano il preservativo.
Disse, perciò, all’amante: “Stai attento!
Fermiamo il coito prima dell’arrivo
del fiume tuo, ché già fremer ti sento”.
Ser Ivo uscì, ma cambiò galleria;
fece violenza o solo scortesia?
Diritto
Questo processo esige un’istruttoria,
onde verificar se la fanciulla,
al termine dell’intricata storia
provò gioia, dolore, oppure nulla.
Interrogata per via rogatoria,
rispose che ogni accusa era fasulla:
avea provato un immenso piacere,
onde proscioglier Ivo è mio dovere.
Un maestro
Bettozzi ha scritto un pezzo regolare.
Proprio mi pare
ch' egli abbia tante cose da insegnare.
Predicatori
Dall'alba al tramonto
di giorno e di notte
è sveglio ed è pronto
a uscir dalla botte
un Diogene nuovo:
che gioia io provo!
E' un gran pensatore,
illustre poeta,
di nobile cuore
e ha l'aria assai lieta.
Ha tanti seguaci
smarriti e incapaci.
Ebbene?
Conviene
con motti taglienti
saggiare i suoi denti.
Apologia del bastardo
Non suoni offesa il termine "bastardo",
a mo' d'insulto triviale e sguaiato;
basta dare un'occhiata, un solo sguardo
agli eroi della storia e del passato,
per avvedersi, senza alcun ritardo,
che li Bastardi sono cari al Fato.
Porterò qualche esempio, per suffragio,
"ex plurimis", per metterVi a Vostr'agio.
°
La bella gnocca, la gioiosa Alcmena,
fu madre d'Eracle, figlio di Giove.
Le chiappe, a dire il vero, ancor dimena
come Pasifae, quando amò quel bove,
anzi, quel toro che ancora incatena
ed ama se Minosse gira altrove.
Eracle e il Minotauro fur bastardi,
ma meritarono gloria e riguardi.
°
Poi, Castore, Polluce e le sorelle
Tindaridi son detti, ma anche loro
generò il cigno Zeus, che le mammelle
della procace Leda, cunno d'oro,
stringeva forte, mentre la sua pelle
s'accapponava quando, con decoro,
la penetrava da una posizione,
che il "kamasutra" neppure suppone.
°
Ancora cento e mille ve ne sono
dei tempi antichi che potrei citare;
ma credo di ottenere il Tuo perdono,
o Musa, se ritengo di aggiornare
a tempi più recenti questo dono,
che vado a offrire a persone a me care:
Bastardi di Suburra, miei fedeli
e, come me, sanguinari e crudeli.
°
Dirò, pertanto, dell'Eroe Manfredi,
figlio amato, illegittimo del grande
Federico Secondo, i cui eredi,
traditi dal papato e da nefande
azioni degli Angiò, suoi tirapiedi,
lasciarono la vita con onore,
fatto che, ancor, mi stringe forte il cuore.
°
Gran Bastardo fu un altro Federico:
quello d'Urbino, il cui noto ritratto
trovasi oggi agli Uffizi. E questo dico
pensando al Suo Palazzo, così fatto,
meraviglioso quanto un tempio antico:
città-palazzo, non mi sbaglio affatto,
giacché tale pregevole espressione
l'adoprò Baldassarre Castiglione.
Quando al divo Rulliano fu proposto
d'occupare del sommo Giove il posto,
rispose ad Ermes, messaggero alato:
"Non posso: sono già troppo occupato".
(Da "Tragico riso", Manni, 2005, III, 40, p.74)
Gusti dominanti
(Forme facili, ma sempre forme)
Tra l’ aìccu e il limericco,
il secondo par più ricco,
più penetrante:
lo dice Dante.
E non serve l’alambicco.
^^^
Gaetano Donizetti,
musicista tra i più eletti,
morì di scolo,
distrutto e solo.
Numi falsi e maledetti!
^^^
Una donna bella e pura
pensava esser cosa dura
tale purezza.
Per questo è avvezza
a donar la sua natura.
Altri autori
Girolamo de' Medici, zoilero¹ ,
usò uno stile rigoroso e snello.
Egli, più che pungente, fu sincero.
come in questo suo omaggio a Raffaello:
______________________________
"Ben visse, mentre visse, e morto vive
Rafaele per soa eccelsa alma pittura;
ché alfin più l'Arte può che la Natura,
rendendo i corpi eterni e l'alme dive".
______________________________
Sante parole, indubbiamente vere,
che s'attagliano a un divo puttaniere.
¹ gioielliere.
A Marcel Cerdan
Il peso medio eri per eccellenza,
ben mobile, elegante, picchiatore
imperioso, ma con intelligenza.
Dovevi avere un destino migliore
per Te e per Edith; ma quella cadenza
del fato, mascalzone e traditore,
Ti diede ahimè, quell'esiziale botta,
che impedì un nuovo incontro con La Motta.
Ottavina caudata
De nihilo non curat Interrex
_______________________
Sgrammaticato più d'un ciuco sbronzo,
storpiato e claudicante da ambo i lati,
come Tersite, vuoi, povero gonzo,
che i tuoi orrori sian letti e ascoltati?
Ci vuole proprio il tuo muso di bronzo
per chiamar poesia quei tuoi latrati.
L'operaio, il mercante, l'artigiano
frequentemente stringon la mia mano.
Cerchi gloria lontano?
In patria e fuori non sei tu profeta,
nobile e dotto semianalfabeta.
_______________________
Malitiis non est indulgendum
Malafede?
M'accusano d'avere scritto troppo;
certi, almeno, la pensano così ...
non per invidia: qualche verso zoppo
che lor feci notare qui e lì.
Estetica sportiva
E´ proprio un genio Valentino Rossi,
come di Coppi disse Alfonso Gatto.
Sul dritto, in curve secche, sopra i dossi
straccia tutti, correndo come un matto.
Impressiona vedere come viaggi,
con tanta autorità, davanti a Biaggi.
XXV Aprile per sempre
Non scorderemo Piazzale Loreto
E neppure San Sabba e Marzabotto,
e i tanti massacrati di Fragheto.
Non potrà essere arso o corrotto
il Libro atroce della verità;
aveste in dono la nostra pietà,
che ricambiaste con la recidiva:
è quella pancia ancor gravida e viva.
Così Brecht ammoniva
gli uomini liberati da quel mostro:
ora il dovere di schiacciarlo è nostro.
Economia
Un poeta mi disse un dì: "Rulliano,
hai letto quel che ho scritto ultimamente?";
risposi: "Non ho letto nessun brano:
per questo il mio giudizio è più clemente".
Secondo Bossi ciascun "Marocchino"
dovrà parlare bene ogni dialetto.
Lui, linguista perfetto,
si esercita col sanscrito e il latino.
A Fausto Coppi
O Grande Airone, potente e leggero,
forte in salita, in pianura ed in pista,
primo a fare l' "accoppiata"; invero,
furono due, leggendario ciclista.
Ci vorrebbe, per Te, un cantico intero.
Sei Campione del mondo e primatista
di un'ora leggendaria; ma la guerra
ti ferma e tanti tuoi begli anni afferra.
*
Eri un genio, diceva Alfonso Gatto,
era triste il Tuo splendido sorriso,
la fortuna non T'assistette affatto.
Ma Tu vincevi, "Fostò"; e sul Tuo viso,
sofferente, asimmetrico, disfatto,
pareva di veder l'atroce sorte,
che, beffarda e vigliacca, Ti di è morte.
A un poeta creativo
Ci vuol certo creanza, buon Arturo,
per creare da bravo creativo;
è un percorso difficile e assai duro:
tu non mi sembri vicino all'arrivo.
Ma, se tu ti ritieni buon poeta,
nulla aggiungo, giacché il fatto m'allieta.
D'altra parte si dice sia possibile
vedere alzarsi in volo un sommergibile.
Epigramma
Liburzio è fecondissimo scrittore;
forse in Europa non ve n'è l'uguale.
Non concorda il Lettore:
"Più noioso del codice postale".
Due quartine e uno strambotto per il nobile Ghino
Burlacco, hai scritto un pezzo magistrale
per il quale sì grande ammirazione,
io provo che la sica, arma letale,
ripongo nell’avita mia magione.
Sica ti fece, Ghino, tanto effetto,
per l’assonanza con altra parola?
Se pensasti al vicario fu corretto,
ma il ficario non lo sentisti a scuola.
Donaci ancora “burlacchini” arguti:
ché niuno avrà ragion di contestare;
ed abbiti qui tutti i miei saluti,
buon cavaliere dalle virtù rare.
E scrivi ancora cantiche e cantari;
scrivi romanzi, recita rosari.
La sica, come ho detto, è ormai lontana;
guardati solo dalla partigiana.
Alleanze strategiche
Io non farò l'avvocato del Diavolo;
voglio che Lui diventi il mio avvocato,
perché giustifichi ogni mio peccato;
tanto, del resto, non m'importa un cavolo.
Se poi dovessi finir condannato,
vivere in cella con un letto e un tavolo,
come in passato accadde a un mio trisavolo,
so che da Lui non sarei trascurato.
Il Suo spirito sempre luminoso,
con gli umani cortese e illuminante,
aperto, e sempre e ovunque generoso
fa di Lucifero il dio più brillante,
indomito, nei secoli glorioso,
professionista serio e accattivante.
Se ne dicono tante:
è stato calunniato e maledetto
da chi Lo invidia perché Egli è perfetto.
Per mio conto prometto
che, con la Sua e nostra unita azione,
faremo fuori un notorio imbroglione.
Scherzo sull'avarizia
L'avarizia è una grave malattia,
vizia tutto: è terribile nequizia;
mestizia porta in ogni compagnia:
giustizia nega più della pigrizia.
Di metro e di squadra
Altrettanto non dico, signor Ghino:
anche in un distico fate casino.
Consolando un amico
Pancrazia fu una donna a te fedele;
lo fu come come lo fa una buona moglie;
se ti tradì con Gino, Alfio e Michele
lo fece come amante; e nulla toglie
questo suo secondario atteggiamento
alla sua fedeltà: siine contento.
Così a me pare
Woijtyla, papa forte e duraturo,
tanto aiutò la sua cara Polonia,
e la Boemia, e fece fuori il muro.
Di tutto volle far propria colonia,
spirituale in modo umano e puro,
quanto un re dell'antica Babilonia.
Contro Marcinkus non disse mai niente,
perché aiutava la povera gente.
Rapiti
Ho letto parte dell'epistolario
di Ghino ed Ida, compagni del foro.
E' aggraziato, più dolce di un rosario,
per l'ingegno e le grandi doti loro.
Discutono di metro e fan cilecca:
da recidivi, ripeton la stecca;
ma sono, insieme, una stupenda coppia:
ricordano Culagna e la renoppia.
Strambotto
E’ il ciuco l’animale più testone,
secondo l’opinione di Ser Ciacco,
sparasentenze in più d’un’occasione,
critico bolso e rimatore fiacco.
Forse costui non sa d’essere micco,
anche perché gli basta d’esser ricco
d’ogni virtù del ciacco, di cui tutto
è nobile, a partire dal prosciutto.
Epigramma
Col vero Ghino sono solidale,
e, se vuole che insieme ci si muova,
prepareremo al Carroccio un finale
identico a quel di Cortenuova.
Il mistero delle armi
Perché tu perdi la pazienza Ghino,
non ti pare più acconcio ringraziarmi?
Dovresti amarmi e rispettare Urbino,
se fossi, come dici, un uomo d’armi.
Infatti il cavalier non è villano,
salvo che Ghino non diventi Gano.
Epigrammi
1
Leale quanto un atto di protesto
appari e sei di fatto, buon Ernesto.
2
Reciti, piangi, Aldina, e anche ti sbatti
interpretando il dramma che hai composto:
insomma, ti arrabatti;
ma il pubblico non pare ben disposto.
E' solo una questione di costume:
lascia cader le due residue piume.
3
Ghino Burlacco ha scritto più quartine;
son più larghe che lunghe: ogni suo verso
ha sillabe superflue. Tre dozzine
ne ho viste, almeno; poi mi sono perso.
Eventi strani riserva il destino:
ora quasi rimpiango un altro Ghino.
4
Certi famosi "artisti" (che villani!),
oltre a latrare come iene e cani,
oltre a ululare muovono le mani.
Grandi gli Albani un dì, stolidi al bani.
5
Debitori morosi
Primo sollecito
(in forma di epigramma)
E' finito ormai gennaio,
caro e buono amico Aldino;
ma, dal tuo salvadanaio,
non è uscito un sol quattrino.
Se Tu pensi che gli sconti,
troppo alti, a dire il vero,
voglian dir che siamo tonti,
predisponi pur l'intero.
Sollecito secondo
(ancora in forma di epigramma)
Ad aprile già avanzato,
prode Aldino, amico caro,
come avea preventivato,
non ho visto un sol denaro.
Cade, dunque, ormai lo sconto;
anzi, se vuoi farci fessi,
sarà ben che Tu sia pronto
a pagare gli interessi.
Ad Armando Bettozzi
Complimenti all’Autore dialettale,
in cui vive lo spirito del Belli,
che, come tutti sanno, fu tra quelli
che scrissero in maniera magistrale.
Tutti lodano i celebri libelli,
in romanesco (opera immortale);
ma non meno di quelli certo vale
la produzione in lingua: alti livelli.
Parlo del “Cavaliere enciclopedico”,
del “Marchesino Eufemio” e d’altro ancora,
che, all’occorrenza , giovan più di un medico.
Dunque, Bettozzi, il Gioachino onora:
per questo a te il presente brano dedico:
apprezzo sempre chi studia e lavora.
Poche parole ancora:
la coda, nel sonetto, è sì elegante:
se di tre versi è ancora più brillante.
Lapis I (Ottava rima)
Rullianus Imperator Ghino Imp. S. D.
O Ghino tu sei mo’ proprio cortese,
et dolce et caro come un lattarolo,
ché mi rispondi e non arrechi offese,
avendo inteso che in me non c’è dolo.
Per questo insisto con le mani tese:
“Controlla, amico, il tuo colesterolo;
non occorre una dieta furibonda;
basta togliere ciò che troppo abbonda”
Confronti
Erano barbari gli Assiri e i Medi,
guerrieri tra i più forti della storia?
Se, caro Numeriano, questo credi,
guardati intorno oggi: la memoria
dei predoni del celebre Hindukush
sarà nulla al confronto di George Bush.
Variazione su un tema noto
"In patria, certo, non sono profeta,
ma fuori lo sarò", blatera Ernesto.
"Quand'è così " -gli dico- "parti presto:
vedrai che anche la patria sarà lieta".
Due epigrammi
Aver Bossi ministro è una iattura;
non c'è da stare allegri, ché è uno sballo.
Caligola mostrò maggior misura,
facendo senatore il suo cavallo.
Medici - II
Fu medico zelante il Dottor Piero:
ne spediva migliaia al cimitero;
quando Ermes lo condusse da Caronte
questi non lo imbarcò per l'Acheronte.
Fu rispedito in terra; e ora che fa?
Credo il ministro per la sanità.
Da una storiella popolare
Un leggendario celebre Giudeo
pranzava all'osteria coi suoi amici
e fissava sdegnoso un tale, reo
d'aver comprato sporchi benefici
per vile tradimento senza pari,
al prezzo, pare, di trenta denari.
Sentendosi accusato il tale disse:
- Che cosa sono queste occhiate fisse?
O Rosso, perché mai quando sei cotto,
solo con me dai i numeri al lotto? -
Epi Drammi
Epigrammi noiosi e burocratici
licenziano poeti democratici.
Non hanno sale,
non fanno male.
Quindici sillabe per una rima
usa Giustino, notissima cima.
Egli è "moderno",
un padreterno.
Chi ha scarso orecchio, come un gallinaccio
dei supercritici ottiene l'abbraccio.
Commedie strane:
grandi puttane.
Facciate e balconi
Ex attrice, ora fa l'opinionista
d'attualità, politica e cultura;
ma la sua faccia nessuno l'ha vista.
La telecamera sceglie con cura,
per la delizia dello spettatore,
inquadrature di maggior valore.
Teatro
"Scene e costumi di Tullio Dei Noci",
circostanza che subito m'induce
a chiedere di spegnere la luce:
bastano e avanzano le sole voci.
Burchiellesca Prima
Quattro zucchine, cinque melanzane,
tre rape, sette mele e una cotogna
da Prato se n'andarono a Bologna
tutte decise a fare le puttane.
Un merlo indiano le mise alla gogna,
mentre beccava un bel tozzo di pane,
sottratto al volo ad un povero cane,
dicendo: "Non è quel che mi bisogna".
Non ebbero fortuna le viandanti,
ché c'era in situ troppa concorrenza,
ma vollero ugualmente andare avanti.
Le vide un giorno un grand' uomo di scienza;
le tolse dalla strada usando i guanti
e le rinchiuse nella sua credenza.
Da simile esperienza
si comprende perché il mondo sia agro
per lo spennato gracchiante bozzagro.
Aretineide Quinta
Premessa
Dopo una cena, Xania, mezzo sbronza,
mentre il marito era sbronzo del tutto,
donò la sfolgorante sua patonza
a Celso, che ne uscì quasi distrutto,
tanto fu lunga e intensa la goduria.
E' sconveniente siffatta lussuria?
Considerazioni
Il tema è sociologico e morale,
poiché il lettore sa che, in tale caso,
non c'entra più il diritto criminale,
pur se qualcuno ancora storce il naso.
Per me di grave non c'è proprio niente,
salvo, forse, il marito deficiente.
Gens Fabia
“Ab reconcilïato amico cave”,
diceva un mio antenato, che i Trecento
guidò in quel giorno crudo, triste e grave,
in cui furono uccisi a tradimento
Sembrò persa la stirpe delle fave,
ma semi v’erano e foglie in fermento,
sì che la terra quell’antica schiatta,
più volte ancora guardò stupefatta.
Vi citerò quel famoso Pittore,
elegantissimo, preciso, dotto;
poi Massimo: il Temporeggiatore,
che non sempre se la faceva sotto,
l’Allobrogico sempre vincitore,
Caio, che fu da Cesare condotto
a ricoprire un ruolo preminente,
come fece Vitellio con Valente.
Certo furono tutti saggi e forti,
ma non audaci, come fu Rulliano,
che, seguito da due sole coorti,
vinse ottomila Galli a Fermignano,
tutti lasciandoli feriti o morti
lungo il Metauro, poco lontano
dal luogo in cui il Punico Asdruballe
ci rimise, sconfitto, testa e palle.
Per questo il tuo giochetto col trattino,
non vale un fico secco, signor mio.
Se vuoi restare un discreto Antonino,
puoi tentare: non deciderò io
che sto sul Campidoglio e il Palatino,
ed ai lamenti voglio dar l’ addio.
“Ibam forte via sacra”, dice Orazio:
di questo e d’altro molto lo ringrazio.
Aretineide Quarta
In fatto e in diritto.
I
S'amavano Pampurio e Lauretta,
ma lei temeva d'esser spulzellata,
mentre il giovane aveva grande fretta
di suggellare con una scopata
l'affetto verso la donna diletta
(che, con più calma ci sarebbe stata).
La penetrò col suo cazzo badiale¹,
fece un macello: ella andò all'ospedale.
II
Molto si lamentava la figliola
perché dal fatto solo sofferenza
aveva avuto e da quella pistola;
era frenata dalla sua coscienza,
finché una vecchia compagna di scuola
la indusse a lasciar perder la clemenza.
Si querelò, ma il tempo era passato,
talché il fascicolo venne archiviato.
_________________________________________
¹definizione usata dal
sommo Carlo Porta
Storia antica. L'Uticense
Si narra che Catone l'Ottimate
odiasse Cesare in modo mortale,
per esser questi acerrimo rivale
del senato e dell'etiche passate.
Vi son cronache note e altre ignorate:
si sa che l'Uticense finì male,
pei successi del sommo generale
su Pompeo e le sue forze alleate.
Catone s'ammazzò di propria mano,
con gran coraggio e con immense doglie,
pensando anche a un evento assai lontano,
quando Gaio sfogava le sue voglie
con ragazze e matrone, quel ruffiano,
e pure con la sua diletta moglie.
E c'è chi sempre coglie
notizie ancor più certe, come quella
che di Caton Giulio amò la sorella.
Epigramma per Ghino
Devo proprio affermare, in fede mia,
che Ser Burlacco, nelle forme brevi,
è migliore che nella sinfonia:
scrive "canzoni" spiritose e lievi.
Lo stesso Schubert s'è congratulato,
lui che di lieder è bene informato.
Simmetria
Per un bel filmetto porno,
una giovane signora
mette certo più di un corno
al marito che l´adora.
Come questi scoprirà
la bruciante novità?
In un cinema speciale,
dove sempre fa il maiale.
Arte contemporanea (III)
M' han condotto a una mostra di scultura,
di quella d'oggi, molto avanguardista.
Confesso che n'avevo un po' paura;
simile roba mai l'avevo vista:
pezzi di ferro, vetri, segatura ...
ma guardo e fingo modi da snobista,
dicendo a un tal: "Che ne pensa, Signore?"
E lui risponde: "Questo è un contatore".
Aretineide seconda
Fatto
Anziano e, tuttavia, di bell´aspetto,
era angosciato il cavaliere Stazio,
perché il bordone non gli stava eretto
e ciò gli provocava atroce strazio.
Ma un giorno, con grandissimo diletto,
gli fe´ Tizia una splendida "fellatio".
Tazio volle pagar la prestazione;
può ravvisarsi, qui, prostituzione?
Diritto
Il caso, come subito è evidente,
presenta dubbi seri: è una puttana?
Perfino la dottrina più recente,
ictu oculi sembra scarsa e vana.
Non resta che ricorrere abilmente
ad una soluzione americana:
il membro di Guglielmo era dotato;
succhiò la suora e niun fu condannato.
Il pianto in tutte le salse
(Riflessioni di Fabio Massimo Rulliano)
1
Gocce di sangue: piange la Madonna;
a Padre Pio si cambia il cerotto;
Civitavecchia resta una colonna
oscurantista con quel che c'è sotto.
Per Lourdes, per Fatima, nuovi mercati,
non s' attenda l'arrivo dei beati;
ma l'uomo vero, che vuol verità
combatta, d'ogni fede e d'ogni età.
2
Acqua salata sgorga dai miei occhi,
ché l'anima mi duole e dà tormento:
è amore, nonostante il tradimento.
E, in più, mi fanno male anche i ginocchi.
3
Più fredde sono e più sono brucianti,
fino al punto di togliere la vista:
lacrime abbacinanti,
acqua al dolore mista.
Lacrime non versate,
come pietrificate,
non offendono mai la vista e il viso.
Volto senza sorriso.
4
Ancora crisi grave, caro Rullo.
Che sciocchezze racconti?
Lacrime, sangue, sale: bel trastullo!
Bevi dalle tue fonti;
e non acqua prepara ai tuoi lettori,
ma il vino tuo ch'è sempre tra i migliori.
Aretineide prima
Fatto
Andando in bicicletta a San Giovanni,
Arnaldo vide una fiorente sposa,
che stava china risciacquando i panni,
così mostrando, a causa di tal posa,
tutte le grazie dei suoi giovani anni.
Il Nostro colse al volo questa rosa:
lasciò il biciclo e conquistò la potta;
vi fu reato, in assenza di lotta?
Diritto
I codici e le norme oggi in vigore
non valutano il ruolo del consenso,
spesso imponendo un rigido rigore,
violando sia il diritto, sia il buon senso.
Nessun diritto può punir l'amore,
se non v'è stupro, come qui io penso.
Piquemme, la legge di Scipione
ordina pronunciarsi assoluzione.
La Vecchina (Rulliano Furioso)
-Scherzo in quinari doppi-
Vecchia Befana, non m'hai portato,
brutta puttana!, quanto ho bramato.
Vanne in pensione, od in convento;
dammi ragione; fammi contento.
Quel ch'io voleva nol posso dire,
ma, porca eva!, queste mie ire
son sacrosante. Del resto, in fondo,
non eran tante, per questo mondo,
le mie richieste; ma ormai è fatta:
erano oneste, vecchia ciabatta!
Non l'hai capito? Và in quel paese!
Non son pentito di tal pretese.
Com'è consueto, con il demonio
sarà ben lieto Rulliano ctonio
di far commercio: sì, porca vacca!
Lui non è guercio, vecchia baldracca!
Nisi caste tamen caute
Tu canti e ti dichiari nuovo Orfeo,
Publio Emiliano Stazio;
ma sei proprio uno strazio:
ti stanno meglio i panni di Morfeo.
Tre epigrammi
1
Quando si fa un'arringa in Tribunale,
o il PM la sua requisitoria,
si può leggere tutto "Il Capitale"
o recitare una giaculatoria.
E' successo e nessuno se n'è accorto
e, se non erro, se ne parla ancora:
il Collegio sembrava molto assorto,
ma dormivano tutti da mezz'ora.
2
Che giudice infallibile e clemente!
Risolve col diritto ogni questione.
Se il codice non è più sufficiente,
usa il metro che fu di Salomone.
3
Il Signor Lino fece il macellaio.
La sua carne era proprio di gran razza;
ed egli riempì il salvadanaio
allorché imperversò la mucca pazza.
Buendia
Sei come un colonnello letterario,
che fallì trentasei rivoluzioni;
non rivoluzionario
tu sei, ma un venditore di bidoni.
Pasquineide prima
(Un Autore immortale))
Tanti papi sferzò con la sua arguzia,
nella Roma dove erano al potere.
Paolo Quinto, con non poca astuzia,
si fece avanti e riuscì a sedere,
da Borghese qual era (una minuzia!),
sullo scranno di Pietro, onde vedere,
praticando un fasullo riformismo,
di rilanciare in grande il nepotismo.
Pasquino, per parlare, non attese:
"DOPO I CARAFA, I MEDICI E I FARNESE
OR SI DEVE ARRICCHIR CASA BORGHESE".
Alla gustosa guardia squizzera
La presunzione, cocco, non è mia,
ma tua, basata sull’ appiattimento,
per cui neppure un libero commento
è lecito su un uomo, qual che sia.
E quelle rime che rimedi a stento,
con truce spocchia e con saccenteria,
fritte in un olio di rosticceria,
vorrai donarle al nuovo lieto evento.
Mentre il Polacco già con Padre Pio
sta litigando su chi è più famoso,
facendo torto anche a Messer Iddio,
in Vaticano lo scontro è furioso;
e gia si sente il forte stropiccio
delle mani dell’uomo vittorioso.
Ed ora buon riposo;
ma non dirti poeta, signor Gus:
sarebbe summa iniuria e nullum ius.
Le mie parole –dici- non son vere,
mentre t’autoproclami rimatore
e t’armi in nome di “nostro Signore”
d’uno spiedo, o crucciato cavaliere.
Ti fai valere come stupratore
di stile e metro; non lo puoi vedere,
ma se acquistassi un buon pallottoliere;
eviteresti ben più d’un errore.
Arte contemporanea
(Sonetto con coda in quartina e finale in dialetto urbinate)
Vittorio Sgarbi ha quasi sempre torto:
è acido senz'esser corrosivo,
prepotente, rissoso ed offensivo,
politicante truce e malaccorto.
Pur tuttavia, talora non è privo
di senno e di ragion, se guarda storto
a certi artisti e a qualche loro aborto,
peggior d'un ghiribizzo primitivo.
L'arte contemporanea è cosa buffa:
spesso sublime, spesso assai profonda;
ma, qualche volta, è vera e propria truffa.
E c'è un'immensa produzione immonda
pretenziosa, stantia come la muffa,
fatta perché la gente si confonda.
Son tanti i truffatori madornali,
corteggiati da critici ufficiali:
anca quand s'tratta d'un testadecass,
ch'en sa fe 'n cerchie manca sal compass!
Rime bustrofediche
Questo, Signori, è un esperimento:
tento qualcosa di nuovo in un testo
lesto, composto in un solo momento,
portento vero, mirabile e onesto.
Desto rimani, lettore, e sta' attento.
Mento? No, certo, eppure m'arresto:
chiudo l'ottava col bacio finale,
degno commiato, eccellente e speciale.
Peritus peritorum
Il giudice è "perito dei periti".
Può far quelle che vuole,vale a dire
che medici, ingegneri, rei pentiti
può fare a meno di starli a sentire.
Non siate, miei signori, troppo arditi,
se volete evitare le sue ire.
E in più d'una occasione, in verità,
strozza il diritto e ignora l'equità.
Madrigale
Gotici campanili blu svettanti,
che da lontano vede il pellegrino;
e sculture aggettanti,
che uniscono il diabolico e il divino;
bellezza astratta, come austera fuga
di note sfavillanti,
La fronte per l'impegno si corruga
volendo cogliere ogni sensazione
con follia e con ragione.
Il fragile papiro ora si asciuga,
e, parimenti, si secca l'inchiostro;
è una mia decisione:
voglio solo mirar quello che è Vostro,
che mi conquista e vieppiù m'incatena,
con la forza di un rostro,
allo scoglio, mirabile Sirena.
Praenomen, nomem (et cognomen cras)
Guardo il modesto acrostico, Ghinetto:
Hai messo accanto ben quattro parole
In modo, vivaddio!, quasi perfetto.
Non le hai tu scelte come il caso vuole:
Operasti una scelta da architetto.
Burlacco però resti, e ciò mi duole:
Un compitino pulito e corretto
Regalare altri meriti non suole,
Laddove t'era dato guadagnare
Almeno la licenza elementare,
Con una rima sola, per Giunone!
Cerca di usare maggiore attenzione:
Così, Burlacco mio, resti all'asilo;
Occorre che tu segua un altro filo.
Impromptus e variazioni
Gano Bislacco, tu sei da primato;
hai quattro orror su otto versi: son tanti.
Lo so che son per te note irritanti
queste mie osservazioni; ma quel dato
è chiaro anche pei poveri ignoranti;
e lo è pure per te, che sei scienziato.
Tu sei, anzi, poeta e letterato,
coltissimo e profondo: cipria e guanti.
C'è solo quel veniale peccatuccio:
lo stupro della metrica, compare,
che ti rammento e tanto ti dà cruccio.
Sta' tranquillo, però; non t'agitare:
nella mia reggia troverò un cantuccio
nel quale potrai sempre starnazzare.
Ti devo ringraziare:
le tue finezze su certe affezioni
fan sì che a te questi altri versi doni.
Al signor Bislacco Gano
un sonetto assai recente
dedico di prima mano.
Egli è saggio e intelligente;
e dirà che son gentile:
non è un vile.
All'intrepida Renuppia,
che s'è tanto risentita,
offro stoffe non di stoppia
nella mia trabacca avita:
gioie ed oro e tanto avrà
camuccà.
Se "Renoppia" non l' aggrada
sceglierò nome più bello,
visitando altra contrada,
esplorando altro castello.
Però non mi porti il muso;
meglio il fuso.
Ma non devo dilungarmi;
torno quindi al mio sonetto,
che ad forte uomo d'armi,
gentiluomo, in più, perfetto,
ora porto in guiderdone.
Attenzione…
Urbanistica e servizi
(A Matteo e, ora, a Gano)
Il grande imperatore Vespasiano
è noto che fu sempre molto attento
ad ogni forma di risanamento
nell'edilizia e nell'arredo urbano.
Un piccolo, grazioso monumento,
da tempo atteso dal consesso umano,
tanto dal ricco quanto dal villano,
fu il simbolo di tal rinnovamento.
E' più famoso questo o il Colosseo?
E' più importante dell'Arco di Tito?
Vi sono circostanze, buon Matteo,
come, ad esempio, dopo un bel convito:
se per strada ti preme il troppo lieo,
senz'altro il "vespasiano" è preferito.
Signor Gano, hai capito?
Prendi pure la tua "durlindana";
prova a vedere se il verso ti spiana.
Critici professionisti
Chiamate poesia qualsiasi cencio,
che parli d'anima e di fegatelli;
inventate modelli
per inserirvi il "poeta" più mencio.
Carateracc
St'inteletual en m'è riconoscent,
e com una fascina chiapa foch,
perch' en capisc e non i piac el gioch;
me guarda brutt, me manda i acident.
E' na question ch'me par propi da poch
E ch'ansi, guardand ben, en conta gnent:
I avev fatt per daver i compliment,
sol ch'i avev segnalat un forigioch.
Tutt maché, com ho dett. Prò "Su Ecelensa",
com fossa 'n senator o 'n cardinal,
se mostra ofes a sangue: en cià pasiensa.
L'om è dle volt peggior d'un animal,
e quand vol dimostré la su sapiensa,
fa l'invurnitt e rischia d' resté tal.
Sonetto caudato
(Bonaria schermaglia)
E’ questo sito ben organizzato:
vi si trovano regole essenziali
a che non scrivansi rime letali
alla Musa e al lettore disgraziato.
Ne vedo ancora, però, di esiziali:
è recidivo l’autore citato;
sforna “cantici” a ritmo forsennato,
forzando il metro per rime banali.
Versi più lunghi assai d’un treno merci
propone il Nostro e si sente Alighieri;
io gli consiglio di darsi ai commerci.
Sfido chiunque a dir che non son veri
questi rilievi: lo vedono i guerci;
e i ciechi hanno gli stessi pareri.
Vi sono arti e mestieri
in cui non basta l’improvvisazione:
smetti, Ghino; non piange la nazione.
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