Racconti di Pier Vittorio Pinnola


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Dal Giornale di bordo de
" LA FENICE "


25 dicembre 2005

Partecipiamo al Tunisiatour 2005 con il Camper Club Latina.
Partiamo Valeria , Piernicola ed io a bordo de La fenice alle 8,40 del giorno di S.Stefano.
L'appuntamento con il gruppo è alle 11,30 a Cassino, noi arriviamo con 1 ora di anticipo.
Marisa e Vittorio Avantifiori sono già arrivati.
Con Piernicola diamo il battesimo ufficiale al camper attaccando l'adesivo con il logo dell' aquila "La fenice", che è stato tra i regali natalizi più graditi.
La fenice ci porterà in giro per il mondo alla ricerca
del sole,della natura, degli uomini e della felicità.
La carovana gradualmente si completa e , lungo l'autostrada, raggiungiamo il porto di Salerno.
Attesa , noia , apprensione per il bollo sui passaporti , mancante ed introvabile in tutta la città . Finalmente ci imbarchiamo sulla Eurostar della Grimaldi che parte per Palermo, alle 21 e proseguirà per Tunisi.
La Fenice va in garage, noi tre in una confortevole cabina a cenare con pane, verdura e porchetta .
Esplorazione della nave , e successivo crollo in letargo fino alle 6 (Piero) per vedere e filmare l'alba.
Il regista Pierni rimane in trance fino alle 8.
Valeria non ha dormito mai così a lungo.


27 dicembre

Oziamo sulla nave sovraffollata di carovane di camper, di fuoristrada e soprattutto di tunisini con famiglia che, carichi all'inverosimile di bagagli e suppellettili , rientrano in patria per il capod'anno.
E' il primo contatto con " l'inciviltà odierna " alla ricerca delle testimonianze di una civiltà antica.
Dopo un' interminabile sosta a Palermo arriviamo a Tunisi alle 21.
"Formalità formalissime" per lo sbarco che dura ben 4 ore, usciamo dal porto alle ore 01 del 28 e posteggiamo in un piazzale adiacente.
Appuntamento per la partenza alle 5,30 perché bisogna recuperare il ritardo sul programma e fare il trasferimento di 160 km per Sousse.


28 dicembre

Piernicola imposta la sveglia alle 5,10 sul telefonino di Valeria .
Dormiremo ben poco perché alle 4,10 suona la sveglia !! (il telefono ha ancora l'ora legale..sic )
Il dado è tratto !.
Caffè , colazione , Valeria si accuccia nella dinette,Piernicola continua a dormire nella sua cuccetta e Piero allestisce il camper per la marcia ed aspetta che gli altri equipaggi più aggiornati in tecnologia , si sveglino.
E intanto scrive…….
Alle 5,30 partiamo puntuali per Sousse . Percorriamo
allegri 160 km di buona strada.
Posteggiamo proprio sotto le mura di questa città fortificata e visitiamo la fortezza ben conservata.
Facciamo un giro nella medina e, per un primo contatto con la gente con i suoi usi e costumi, andiamo al mercato. Comperiamo mandarini dolcissimi , curiosiamo tra i banchi , mangiamo un kebab piccantissimo seduti sotto le palme.
Valeria ed io facciamo un giro nella città nuova , entriamo in un supermercato , in libreria , alla stazione ferroviaria perché cerco una bandiera tunisina da esporre in segno di fratellanza sul camper. La condizione commerciale ed edilizia il livello dei negozi ci riporta ad immagini della nostra infanzia : anni '50 con l'aggiunta di un traffico caotico e strombazzante.
Alle 12,30 partiamo alla volta di El Djem.
E' un anfiteatro romano ottimamente conservato . Non ci fa grande meraviglia la dimensione e l'atmosfera , ma la contiguità con una moschea dalla quale , proprio durante la visita , si alza forte la preghiera del muezzin, e dalla quale i fedeli escono scalzi.
La stratificazione della storia vive davanti ai nostri occhi.
Mentre ripartiamo c'è un piccolo incidente di manovra con il camper 12 di Rino . Tutto è riparabile!
Sono le 14,30 e ripartiamo per Metameur.
Il viaggio è difficoltoso , interminabile . Il sonno e la stanchezza mettono a dura prova la resistenza di tutti gli equipaggi . Noi proseguamo solo grazie alla resistenza di Piernicola alla guida per la maggior parte del percorso . Arriviamo finalmente in una suggestiva Ksar, una fortezza del 13° secolo costruita in argilla.
Lo spettacolo e la suggestione ci ripagano immediatamente del sacrificio per arrivare.
Posteggiamo i camper all'interno del grande cortile circondato da Gorfas , ambienti simili a grotte con una sola apertura verso l'esterno, con le volte a botte alte come una persona , che danno un senso di protezione primordiale ma manca anche l'aria. Ci si dorme in due o più persone secondo le dimensioni.
Questa struttura è in ristrutturazione come albergo.Per fortuna abbiamo i nostri gusci di alluminio.
In un locale ampio al pian terreno hanno allestito la nostra cena:
Chorba di cereali, spettacolare couscous di verdure ed agnello , un dolce "calzone"di frutta secca e miele , vino fresco di gavone.


29 dicembre

Alle 7,30 ci svegliamo con succo di arancia fresco , e pane arabo cotto nel coccio al fuoco vivo da una esperta donna berbera . Piovigina, ma il fuoco, il pane , danno un senso di calore e di tradizione che vale come coccola mattutina.
Immancabile è un giro tra le piccole botteghe nel borgo, case sparse piene di bambini sorridenti e questuanti biro caramelle o dinari.
Baratto un tappetino con del vino italiano ,esercitando le istruzioni di trattativa dateci da Vito.
Mi diverto, anche a vedere e sentire gli amici che comprano di tutto..
Partiamo alla volta di Douiret e Chenini.
Sembra un viaggio indietro nel tempo, un tuffo in una civiltà che ha sfidato l'inclemenza del clima con la forza delle braccia e dell'ingegno.
Civiltà pastorale ed agricola in un contesto desertico che solo le immagini cinematografiche mi avevano fatto sognare e che invece oggi sono realtà.
Palme che dividono l'orizzonte a raggiera come fossero fuochi artificiali. Asinelli che faticosamente trasportano taniche di acqua lungo ripidi sentieri , spesso guidati da bambini.
Piove e tira vento, il cielo grigio fa da sfondo ottimale per esaltare il verde delle palme ed il rosso delle rocce frantumate dal tempo e dal paziente lavoro dell'uomo.
Grotte scavate con la forza delle braccia come le formiche scavano il formicaio ed i lupi le loro tane.
E' una giornata memorabile della quale non finirei mai di narrare le immagini e le emozioni.
Su due speroni di roccia friabile ci sono centinaia di fori dietro i quali ci sono grotte. Ambienti scavati per dormire uomini e bestie ,per nascondere ai predatori il raccolto, per vivere .
Quasi tutto lo ksar è in rovinoso degrado .Ma ci sono lodevoli segni di valorizzazione turistica , un piccolo ristorante, accoglienza, sorriso, calore umano.
Ci saremmo fermati volentieri ad assaporare più profondamente la bellezza , la purezza , l'incontaminata naturalità e magari passarci una notte in assoluto silenzio , per essere veramente soli e sentirci vicini a Dio senza intermediazioni se non il suo creato.
I camper ripartono con il rombo dei loro motori e si arrampicano sui tornanti che ci portano in direzione di Jerba, mi sembrano tanti bruchi , in fila , mentre si arrampicano lenti sui rami nodosi di un ruvido albero verso le tenere foglie da mangiare.
Il tempo è sempre piovoso , la strada difficile , la visibilità scarsa anche a causa del fondo stradale privo di segnalazioni orizzontali. I fari de La fenice che datano 18 anni di vita,sono inadeguati a dare la sicurezza a Piernicola che coraggiosamente guida fino a Djerba.
Per completare l'opera il C.B. si ammutolisce , forse è saltato il finale audio, non riceviamo le indicazioni di marcia ed il disagio aumenta . I fari accecanti , i motorini senza luci ai bordi delle strade che appaiono all'ultimo come fantasmi , rendono eroico il ritorno sulla costa.
Confidiamo come in un angelo custode nel n.14 di Paride e Rossana che ci seguono come un ombra.
Alle 19 posteggiamo vicino alla caserma della polizia di Djerba.
Ceniamo con saporite triglie al pomodoro e con un bel piatto di penne all'arrabbiata che ci ripaga dei disagi e prepara il giusto rilassamento per il meritato riposo.
Alle 11 ci mettiamo a dormire.





30 dicembre

Siamo nella località di Humt Souk nell'isola di Djerba.
Il tempo è tornato sereno , piacevole. Iniziamo la giornata con una visita all'asilo per consegnare come C.C.L. molti giocattoli che Vito , ,con lodevole intraprendenza , ha ottenuto da sponsor per questi bambini :
Grandi occhi neri di bimbi e maestre; sorrisi e timidezze per l'insolita e rumorosa invasione di "berretti rossi" che abbracciano , fotografano , filmano , baciano e prendono in braccio i disorientati cuccioli tunisini .
Bel gesto !
Rituale foto di gruppo e poi sguinzagliati nel Souk in cerca di affari per esercitare le tecniche di trattativa tunisina . Cambiamo la valuta e , attratti dal profumo di pasticceria , ci sediamo al tavolo di un locale su una piazzetta a goderci la vista del passaggio e degustando spremute cappuccini e dolcetti tunisini in compagnia di Gianfranco Maria Vittorio e Marisa.
Acquisto per 22 dinari un mantello nero che porterò per festeggiare il capodanno .
Al mercato comperiamo frutta , agnello e spezie . Un pranzetto gradevole e rilassato.
In traghetto per un breve tratto , ci dirigiamo verso Matmata percorrendo 160 km di deserto roccioso e montagnoso.
Piccole oasi , abitazioni trogloditiche , piacevoli scene di vita campestre , fazzoletti di terra rubati alle rocce e seminati a grano che inizia ora a germogliare.
Sembra di essere in un film ed invece siamo nella realtà più vera e spontanea .
Carretti trainati da asini carichi di intere famiglie che tornano dal campo, motorini Peugeot 103, modello che ha 40 anni, che arrancano ai margini della strada.
Un tramonto indimenticabile per la gradualità e limpidezza dei colori aumenta l'emozione che ci danno i profili delle rocce , o i piccoli ciuffi d'erba spesso fioriti di piccoli fiori viola e che sono la suggestiva cornice al serpentone dei camper che si arrampica sui tornanti.
Posteggiamo in una piazzetta in pieno centro di Matmata secondo i piani di Vito , ma arriva subito la polizia che ci invita "per ragioni di sicurezza" a spostarci per posteggiare sul piazzale antistante un albergo , al costo di 4 dinari a camper. (tutto il mondo è corruttibile!)
Ceniamo in un ristorante con tajim , couscous d'agnello , e brik (calzone di sfoglia sottile di grano ripieno di uovo patate o tonno e verdure , fritto)
Festeggiamo il compleanno di Paola in piena allegria.
La notte è freddissima ,credo siamo vicini allo zero.
Telefoniamo ai nostri cari e ci infiliamo nei nostri piumoni con la stufa accesa. Buona notte!


31 dicembre 2005

Arriva una guida che ci accompagna a visitare i crateri scavati nella terra argillosa entro i quali si aprono ampie grotte collegate tra loro che formano vere abitazioni.
Questo sistema di vita sotterranea permetteva , e parzialmente ancora oggi permette , ai contadini di vivere in questo ambiente suggestivo ma inospitale , difendendosi dal caldo torrido estivo (50/55 °) e dalle forti escursioni termiche invernali che dai 20 gradi di giorno con il sole terso e caldo, scendono allo zero di notte.
Visitiamo alcune abitazioni verosimilmente allestite per i turisti , con tanto di pecore e fuoco acceso , suppellettili d'uso quotidiano . Osservo però lungo il tragitto che in altri crateri ci sono nuclei familiari veri , con tanto di asino davanti l'ingresso e frotte di bambini che giocano.
Ci saremmo fermati volentieri per capire meglio il quotidiano e assaporarne la genuinità per noi così lontana , ma la legge del gruppo è prioritaria e così andiamo avanti come da programma.
Ci dirigiamo verso Douz e per 160 km viaggiamo nel deserto.
Prima montagne , poi una distesa senza confini di sabbia e sassi , cespugli radi che macchiano l'infinito. Immaginiamo carovane di nomadi che , sfidando la natura , attraversano con sicurezza queste distese alla ricerca della sopravvivenza.
Arriviamo al Camping comunale dove finalmente ci concediamo l'idea di sicurezza di un recinto protetto , di acqua abbondante , di energia elettrica a disposizione per i nostri giocattoli elettronici.
C'è il solito assalto di bambini con visi bellissimi che fanno da sfondo a grandi occhi neri.
Osserviamo che la generazione nascente è molto migliorata rispetto al contesto della popolazione adulta che porta evidenti i segni di una vita disagiata per lavori pesanti, duro clima e povertà radicata.
Lasciamo i camper nel campeggio , mentre Valeria si concede un rilassamento supplementare e inizia a riordinare il caos che si è creato con le marce forzate dei giorni scorsi.
Ci rechiamo con il camper di Vittorio a Zaafrane dove effettuiamo una escursione nel deserto sabbioso.
L'esperienza è molto divertente.
Siamo tutti vestiti con delle palandrane a righe bianche e grigie, ci fasciamo la testa con lo schech , secondo la divisa dei beduini e , aggrappati alla meglio sulla groppa di pazienti dromedari condotti a mano da ragazzi tunisini , ci addentriamo nelle dune.
L'equilibrio instabile dei vicini di dromedario , il verso indescrivibile di alcuni animali che , come il mio , spernacchiano sbavando intorno con una lingua violacea e gonfia ed emettono rumori da scarico di lavandino , rendono la passeggiata divertente.
Dopo un tratto ci fanno scendere e siamo liberi di vagare a piedi tra le dune.
Una sabbia finissima che sembra soffice talco , rosato , piacevolissimo da toccare, mi evoca sogni di avventura e penso intensamente alla microscopica vita che pure è presente in questa morte apparente.
Tornando al camping ci soffermiamo nella città curiosando tra le mille botteghe e negozi di oggettistica alla ricerca di affari.
Alle 20,30 ci spostiamo al ristorante che ci ospiterà per trascorrere l'ultima notte del 2005.
Siamo gli unici ospiti.
Veniamo accolti al suono allegro di tamburi e pifferi che sette tunisini in costume tradizionale bianco, suonano con grande efficacia , c'è anche un bellissimo cavallo arabo montato da un cavaliere agilissimo che si esibisce in esercizi ritmici ed acrobatici.
Tutto è in festa.
Un grande falò alimenta dei bracieri che riscalderanno la tenda beduina sotto la quale ceneremo.
Con grande effetto scenografico entrano nel cortile due dromedari bianchi , elegantissimi nell'aspetto e nei movimenti , che, alla luce cangiante del fuoco , sembrano usciti da un sogno .
Il freddo è pungente ma il calore dell'accoglienza e dei bracieri ci fanno sentire completamente a nostro agio.
Piernicola, io e diversi amici abbiamo messo in testa lo schech per essere in sintonia con lo spirito arabo della festa.
Ceniamo con la classica chorba , stasera particolarmente buona , brik e couscoous con agnello.
Musica tradizionale , a sorpresa tradizionale ballo del ventre con balli e canti di gruppo coinvolgenti e simpatici che ci portano in generale armonia fino a mezzanotte.
Puntuale arriva il 2006 che salutiamo con l'accensione di un immenso fuoco e con i botti dello spumante italiano che non poteva mancare per un brindisi alla nostra salute , alle nostre famiglie lontane , al nostro viaggio ed al futuro di questo bel paese che ci ospita.


1 gennaio 2006

Dopo questa serata di festa ed il meritato riposo , alle 8,30 siamo pronti sui fuoristrada che ci porteranno nel Sahara a provare una delle emozioni più forti che neanche con la più fervida fantasia avremmo potuto immaginare .
E' tutto vero: il vento fresco , il sole caldo di gennaio , le dune di sabbia che con la loro rotondità ingentiliscono un paesaggio lunare , di sterpaglie , di rocce , di probabili ginestre.
La sabbia rosa carico, impalpabile come il talco che penetra ovunque.
Preleviamo dei campioni con tutti i contenitori possibili perché non sarebbe possibile descrivere la sensazione tattile di maneggiare quel fenomeno millenario della natura.
Corse ad 80 km orari su una pista che ci fa sobbalzare e ridere.
La sensazione di infinito e di mistero che trasmette la natura di questi luoghi è strabiliante.
Sia io che Valeria abbiamo nel nostro intimo un pensiero comune che poi ci confesseremo : E' così bello ed indescrivibile che ci manca Simona con cui avremmo voluto condividere questa giornata.
Ci ripromettiamo di ritornare in qualche modo con lei e Diego.
Pranziamo nella rigogliosa oasi di Ksar Ghilane (il menù è scontato , ma c'è il riso come variante al couscous) .
Nella sorgente calda molti fanno il bagno, c'è molta gente da tutto il mondo , un ragazzo è arrivato in bicicletta , come un nomade moderno , alla ricerca dello straordinario .
Nel mio intimo l'ho invidiato !
Rientriamo correndo troppo veloci lungo una pista spesso sconnessa e arriviamo al campeggio alle 17.
Ci rilassiamo , facciamo pulizia dalla sabbia , il carico di acqua , ceniamo in camper e finalmente il meritato riposo a ruminare con calma le meraviglie di questa giornata nel deserto.
Domani alle 8 partiremo per il lago salato,
Buonanotte!


2 gennaio '06

Partiamo alle 8 per Tozeur , percorriamo 100 km in uno scenario irreale .
Attraversiamo una vastissima pianura che , prima mostra una rada vegetazione , con piccoli centri agricoli , rigogliosi palmeti , carretti trainati da asini , ragazzi con gli zainetti che vanno a scuola,(bella gioventù).
Poi man mano tutto sparisce per incanto.
Un enorme biliardo rossastro, liscio , ed all'orizzonte lontanissimo una leggera cornice di monti che fanno da sponda.
Una strada rettilinea , ben tenuta , che comincia ad attraversare lo Chatt el Jerid , il lago salato che per le abbondanti piogge di questo anno la lambisce.
In un momento l'orizzonte sinistro si confonde con il cielo azzurro variegato di piccole nuvole bienche che si riflettono nell'acqua , e creano una continuità di immagine surreale.
Sembra che la strada sia un lunghissimo ballatoio affacciato a strapiombo nell'infinità del cielo.
A circa 200 metri da noi si materializza una strana forma sospesa nel vuoto come se fosse un'astronave. Piernicola si entusiasma ed armato di telecamera scruta dentro l'azzurro e scopriamo che si tratta di un autobus ribaltato finito lì chi sa quando e come.
Valeria baratta con un bambino delle rose del deserto con scarpe e vestiario.
Tutto sembra un sogno che svanisce quando arriviamo a Tozeur.
Bella e ricca città .
Grandi e lussuosi alberghi , c'è grande animazione nelle strade . Le case sono recentissime e di bella architettura preziosamente curate e ricche di decorazioni arabe di maioliche e pietra traforata.
Belli i portoni rigorosamente celesti su pareti bianche .
Le strade sono ben curate , le aiuole fiorite , diversi sono i particolari che ci danno una sensazione positiva.
Certamente il contesto è in ritardo di 50 anni , ma ho la sensazione che i giovani abbiano intrapreso la giusta strada per adeguarsi alle civiltà dove sono andati a lavorare o a studiare .
Uno studente di psicologia che gestisce un posto telefonico e che parla arabo, francese , inglese ed italiano , che ti accoglie , che ha voglia di comunicare con l'ospite , per confrontare i sistemi scolastici , le università, le tecnologie , come pure un gradevolissimo caffè dove ci servono tè alla menta secondo le regole del gusto dell'igiene delle nostre scuole alberghiere , fanno da contraltare alla mancanza della più elementare igiene di botteghe maleodoranti , di carni e frattaglie appese lungo le strade o nei banchi dei mercati .
Visitiamo un tentativo di giardino botanico che per essere nel sud tunisino , è una lodevole rarità . Ci sono diverse specie per noi comuni , ma che sarebbe impensabile sopravvivano ai 50 gradi estivi di queste latitudini .
Nel confinante zoo ci divertiamo con una spiritosa guida che umanizzando il rapporto con gli animali in gabbia , rende meno triste per noi lo stato di detenzione che animali liberi come la volpe del deserto o il condor subiscono in queste strutture .
Scimmie , istrici , serpenti e scorpioni ed un triste dromedario che per divertire beve Coca Cola ovviamente attaccandosi alla bottiglia .
Spero che in questa barbarie i tunisini non seguano il cattivo esempio delle nostre inciviltà.
Con Valeria e Piernicola ci sciogliamo nei vicoli e piazze della città , l'atmosfera è ripetitiva ma è difficile resistere allo sfolgorio di forme e colori ed ai pressanti inviti a "vedere solo vedere , entrare io fare bono prezzo , costa poco fare bono sconto " . Qualche ulteriore souvenir per gli amici e per portare con noi un pezzetto di questa Africa così ospitale e simpatica.
Beviamo un tè alla menta seduti al "bar delle grotte" e ci conce- diamo una serata rilassante nel campeggio Les Beaux Reves.
Ceniamo in camper con tacchino alla soia cucinato da Piernicola , un contorno di lenticchie all'arrabbiata cucinate da Piero , e Valeria ?
Ai servizi beverage , di controllo generale , assaggio , e riordino .


3 gennaio

Verso le otto partiamo alla volta delle oasi di montagna.
La strada attraversa lo Chott el Garsa , un lago salato piccolo ma con la stessa scenografia dello Chott el Jerid .
Sabbia uniforme , umida , con qualche pozza di acqua residuo delle recenti piogge , liscia come un tappeto bruno che arriva fino alla catena montuosa del Piccolo Atlante che si staglia netta all'orizzonte .
Arriviamo a Chebika , prima oasi del percorso .
La troviamo assediata da fuoristrada di Tour organizzati , che riversano tra queste rocce una folla multietnica di turisti . Giapponesi Tedeschi , Russi , Francesi e gli immancabili Italiani.
Siamo il solo gruppo di camperisti , ma siamo in troppi per poter godere la bellezza intrinseca di questa oasi che oggi sembra un souk .
Saliamo fino al vecchio nucleo abitativo in cima alla montagna , ormai in degrado perché abbandonato per le case più "moderne verso la valle .
Belle vedute panoramiche verso la pianura , alveo del lago, e sulle rocce a strapiombo che vivacizzano un ruscello e le sue piccole cascate .
Fotografie , filmati , arrampicate in cerca di angoli suggestivi e isolati , ma la folla di turisti è tale che non riesco a provare alcuna particolare sensazione che questa natura avrebbe suscitato in una situazione meno caotica .
Ripartiamo verso Mides non senza aver barattato un paio di scarpe nuove con un geoide di ametista.
Mides è un'altra oasi di montagna, la natura è meno spettacolare, c'è una bella e grande cascata , palmeti rigogliosi ma senza particolari attrattive se non l'assenza di altri "turisti cavalletta" che sono già andati via .
Pranziamo in camper : spaghetti al pomodoro e pesto con il parmigiano che non mancherà mai nella cambusa del perfetto camperista all'estero , un vero regalo per il palato dopo la cura di chorba e couscous .
Ripartiamo alle 14 verso Tamerza , la terza e più interessante oasi perché l'avamposto romano più a sud della Tunisia .
L'antico nucleo abitativo è' circondato da gole profondissime ,
ed era difeso dalla natura e da un ponte levatoio che la rendeva imprendibile.
Pensiamo a Diego che avrebbe qui un testo naturale di stratigrafia scavato nei millenni dal ruscello che scorre sul fondo e che ha evidenziato colori e strutture geologiche molto interessanti.
Scendiamo con Piernicola fino al fondo della gola , giochiamo a deviare l'acqua a fotografare i colori . E' stata una piacevolissima sosta.
Ripartiamo alla volta di Metaoui .
E' una città mineraria per l'estrazioni di fosfati per l'agricoltura .
La intensa giornata volge al termine , si chiude con un rosso tramonto che esalta i profili delle montagne ormai nere . Qui passeremo la notte , posteggiati all'interno della stazione ferroviaria da cui domani mattina partiremo per una gita con il "Lezard rouge".
E' un treno storico che i francesi regalarono al Bey che veniva in vacanza in questa regione.

4 Gennaio

Mi sveglio alle 5,30 per lo sferragliare di un locomotore che riprende l'attività.
È notte profonda .
Decido di uscire dopo un caffè con Valeria , per godere in pieno buio il risveglio della stazione e della città.
Faccio riprese con la telecamera mentre il Muezzin ringrazia Allah per il nuovo giorno ed invita alla preghiera .
Io sento profondamente il bisogno di recitare la mia preghiera , convinto di rivolgermi alla stesa Entità .
Cantano a ripetizione i galli del circondario , come se fosse un passa parola.
Suona forte una sirena della miniera per dare inizio al lavoro.
Rabbrividisco perché mi fa l'effetto del suono sinistro che nei film di guerra ho sentito suonare come allarme aereo . Penso a quanto terrore ed angoscia abbia dato quel suono ai miei familiari negli anni tristi dell'ultima guerra.
Inizia ad albeggiare . Vedo uomini in motorino avvolti nei loro mantelli marroni che svolazzano al vento freddo di gennaio.
Stranamente tutti vanno di fretta . In questo paese ho sempre visto gente in rilassamento , accovacciata lungo le strade o ferma in piedi ,in attesa non si sa di cosa , ma questa stazione ferroviaria si sta animando come se fossimo a Milano .
Il fischietto del capostazione dà il via libera ad un treno passeggeri ,che con poche persone , uomini e qualche donna velata , si muove verso Est , in un orizzonte che si sta tingendo di rosso per il sole che sta per sorgere .
Qualche nuvola , ancora nera , rende la scenografia molto suggestiva .
I profili a raggiera delle palme si stagliano contro il cielo che ora cambia continuamente l'intensità della luce rosata .
I camper , tutti vicini come un gregge di pecore bianche , sono immobili . Immagino con tenerezza i miei compagni di viaggio ancora accucciati nei loro piumoni caldi che forse queste immagini che io vedo e respiro stanno solo sognando .
Buongiorno Tunisia ! Buongiorno amici del C.C.L.
Quando pian piano cominciano ad aprirsi gli oscuranti alle finestre , e qualche berretto rosso si affaccia alla porta , incomincia la giornata :
Rifornimento di acqua , gasolio , controlli ai livelli del motore .
Con Piernicola e Valeria usciamo con La fenice per fare rifornimento di gasolio e un giro in città . Telefoniamo a Simona che non risponde , andiamo in banca per cambiare valuta ma rinunciamo presto perché c'è troppa gente e temiamo di essere in ritardo .
Passiamo al mercato e compriamo dai contadini carote dolcissime , finocchi , e mandarini , poi rientriamo nella stazione pronti per la partenza del Lezard Rouge .
Sono le 10,30 , puntualmente si accende il semaforo verde come a Milano , il locomotore emette un fischio , per la verità un po' sfiatato , ed inizia la gita.
Siamo stati tra gli ultimi a salire e non abbiamo un posto. Così curiosiamo tra le carrozze in avanti e indietro , ci sono altri turisti oltre il nostro gruppo , che sembrano incollati alle poltrone più prestigiose ed originali , orgogliosi di sedere al posto dove , negli anni di inizio secolo , aveva posto il regale sedere il Bey ,
il Re della Tunisia che veniva in queste zone per le vacanze.
Due carrozze sono arredate in modo lussuoso , poltrone Frau in pelle , moquette che una volta sarà stato un tappeto , una regale toilette con il vaso decorato di fiori , un mobile lavello in marmo con rubinetteria che forse una volta era d'oro , e , cosa del tutto straordinaria per i francesi che lo regalarono, un bidet da museo .
Nel nostro pellegrinaggio ci fermiamo sui terrazzini di passaggio per il collegamento tra le carrozze , e freneticamente fotografiamo e filmiamo proprio tutto : dalla "cabine de toilette" ai lampadari dagli specchi antichi alle poltrone di cuoio .
Placata la curiosità per il treno guardiamo anche fuori dai finestrini .
Stiamo attraversando la triste periferia della città lasciandoci dietro cubi di pietre intonacati di bianco con in alto piccole finestre celesti .
Simulacri di abitazioni con l'asinello ed il motorino alla porta , bambini sorridenti che salutano con entusiasmo noi ed il treno,entrambi simboli di ricchezza .Noi li risalutiamo , li fotografiamo correndo nella nostra evasione da ricchi verso le aspre e colorate montagne che si profilano all'orizzonte comodamente seduti sulle poltrone di pelle .
Il treno si infila in strette gallerie che sono buchi nella roccia viva , scavati sicuramente a mano dagli avi di quei ragazzini che ci salutavano .
Cento anni fa le tecnologie di perforazione della roccia di queste dure montagne non prevedevano certo talpe meccaniche , ma centinaia di talpe umane dotate di braccia forti e di picconi ; con questi pensieri viaggio sulla strada ferrata del treno della ricchezza : il treno del Bey .
Certamente quel lavoro di cento anni fa ci permette oggi di godere di un paesaggio che la natura ed il tempo ha reso suggestivo ed indimenticabile.
Gole scavate dal vento e dalle acque per millenni sono ora godibili con pochi dinari.Ma una continua nota angosciosa e martellante fa da fondo a questo concerto della natura .
Dopo l'incipit dei poveri bambini sorridenti ed esultanti , ci rattristiamo per una vena grigia che pulsa lungo tutta la gola che attraversiamo .
Ha la pretesa di essere un ruscello di montagna ,come ne esistono in tutto il mondo , ed in effetti scorre verso valle come quelli , ma è denso e grigio !
Ingrigisce tutto ciò che lambisce .
Forse il suo antenato di cento anni fa era limpido ,cristallino , e dissetava gli uomini che scavavano le gallerie per la ferrovia , oggi rende molto triste con il suo grigiore la spensieratezza dei viaggiatori ,ne è il contraltare !
Che assurda eredità è stata lasciata a quei bambini che ci salutavano dai loro cubi bianchi : non hanno la ricchezza che gli prometteva la tecnologia ed il progresso , e neanche il loro ruscello limpido.
Lo hanno sporcato , invelenito , con la miniera di fosfati che arricchirà qualche multinazionale , e che forse li sfamerà , ma non gli darà la gioia che meriterebbero per avere il coraggio di sorridere ancora malgrado il grigio.
Questa è una offesa grave ad un capolavoro della natura e di Dio .
Al rientro in stazione pranziamo e ci rilassiamo meditando.
Con Piernicola attacchiamo sul lato sinistro del camper il logo de LaFenice ed ora ,alla partenza , ne facciamo bella mostra.

Alle 13,30 partiamo per Kairouan.
Il viaggio è intenso . Attraverso lunghi filari di profumati e balsamici eucalipti godiamo la vista di immense piantagioni di ulivi .Per chilometri la strada è fiancheggiata da siepi di fichi d'india alte come alberi , carichi ancora di frutti che nessuno raccoglie .
Ci saremmo fermati volentieri per il gusto di mangiarne a volontà , ma la ferrea disciplina della marcia in colonna non prevede fermate individuali "neanche per pisciare " figuriamoci per mangiare i fichi .
Arriviamo a destinazione alle 18,30 .
La poizia ci scorta a posteggiare proprio a ridosso della Grande Moschea di Sidi Oqba.
C'è un po' di incertezza sulla bontà della scelta , è un posto poco illuminato, lontano da abitazioni . Vito ci rassicura e rimane a controllare la sicurezza mentre noi andiamo a prendere un primo contatto con la città vecchia , il souk , la gente .
Al ritorno per la cena tutto si rasserena. Con i suoi potenti mezzi Vito ha ottenuto che una pattuglia di polizia presidi per tutta la notte il nostro accampamento.
Ci ritiriamo nei nostri gusci di alluminio e ci cuciniamo con piacere la nostra cena ,un goccetto di Cointreau , qualche commento sulla giornata , ed il meritato riposo .
Io ho l'appuntamento serale con il giornale di bordo ma ora sono le 23,30 e raggiungo Valeria che dorme da un'ora .
Buonanotte.



5 gennaio

Alle 6 il muezzin canta la sua preghiera e sveglia tutti gli equipaggi.
Noi de La Fenice ci riaddormentiamo, mentre all'esterno inizia il vociare dei più mattinieri che si preparano all'assalto degli affari nel souk.
Ci svegliamo alle 8 e per le 8,30 usciamo per dare il nostro contributo agli affari tunisini.
Gianfranco e Maria hanno avuto gli stessi ritmi ed escono con noi.
Non riusciamo a svincolarci dalla pressione di Abu Aziz , un tunisino che si autonomia nostra guida.
Siamo sicuramente dei furbi!
Pagheremo 20 dinari una guida che , sia pur brava , parla solo arabo e francese !
Ci arrangeremo con l'intuito ,con i gesti e con il francese maccheronico che tutti proviamo a parlare.
La visita è piacevole e soprattutto sicura , perché con Abu Aziz entriamo nei vicoli della medina , quasi nelle case , nelle botteghe di artigiani filatori , tessitori , calzolai .
Un antico forno ci cattura con il profumo di pane fresco che gustiamo con grande piacere , sbocconcellando tra i tavoli degli impasti al caldo profumato di lievito.
Con orgoglio il proprietario , che ha lavorato in Italia , ci dice che il suo è il più antico forno della città , occupa 11 persone di cui 5 della sua famiglia.
Bellissime facciate bianche alternate a modeste mura sempre rigorosamente bianche fanno da cornice al nostro vagabondare . I portoni sono celesti e sempre decorati con chiodi dalla testa grande e nera e preziosamente intagliati con motivi geometrici .
Solo in alto ci sono finestre protette da grate di ferro battuto e nascoste da elaborati grigliati in legno a protezione dell'intimità dell'interno.
Spesso gli stipiti e gli architravi sono in pietra finemente scalpellata e traforata.
Da soli non ci saremmo addentrati così all'interno ,non per sfiducia nella gente che anzi è serena ed ospitale , ma per il timore di perderci.
Non ci sono in questa zona altri turisti che ritroveremo accalcati appena rientriamo nella via principale dei negozi. Siamo solo noi cinque e la guida. Artigiani che lavorano nelle botteghe , in prevalenza anziani , donne senza età che frettolosamente portano la spesa quotidiana nascoste nei loro veli bianchi che lasciano vedere solo gli occhi .
Entriamo nel un cantiere di una casa che diversi muratori stanno restaurando .
La guida ci dice che sarà la casa privata del governatore .
Con mattoncini di cotto piccolissimi e fatti a mano stanno rivestendo le pareti con decori che sembrano tappeti , al centro c'è una grande salone sormontato da una cupola con un diametro di almeno 10 metri.
Stanno preparando il pavimento con un massetto con tutti gli impianti elettrici e idrici secondo le tecniche moderne . ci sono pronte lastre di marmo colorato e lucido.
C'è il passato e il presente nella paziente ricostruzione di questa casa da ricchi proprio nel cuore della medina .
Un tessitore ci invita nella sua bottega e ci mostra orgoglioso la navetta con cui sta tessendo un telo di seta , l'ha avuta da un suo connazionale che lavora a Como , patria della seta.
Piernicola in un'altra bottega compera per la sua futura casa una tovaglia grigia e rosa , è molto bella nella sua sobrietà e finezza.
Arriviamo alla moschea delle tre porte : sono una per gli uomini , una per le donne ed una per i bambini. Anche nei portoni ci sono spesso tre manine di Fatima a fare da battente.
Entriamo al Bir Baruta , è un pozzo la cui acqua proverrebbe da La Mecca .
Qui il sollevamento dell'acqua è fatto da una grande ruota di legno interno alla quale ci sono legate le anfore che ,nella discesa si immergono in profondità e risalendo versano l'acqua da bere in vasche di ceramica da cui io solo attingo e bevo coraggiosamente .
Il particolare più caratteristico è che la ruota gira grazie ad un meccanismo cui è legato un dromedario bendato e abbigliato con foulard colorati , che gira in tondo , sollecitato dal battito di un bastone.
Bello e folcloristico ma triste e vero.
E' un luogo tradizionale di incontro e refrigerio per gli abitanti che non hanno acqua in casa , ci sono anche accoglienti salette in cui ci accomodiamo per gustarci un tè alla menta.
Proseguiamo la passeggiata ,da un artigiano acquistiamo due tamburi semplicissimi , quasi pastorali , da un altro ceramiche decorate per i nostri regali .
Congediamo la guida e rientriamo nei nostri camper per preparare la partenza verso Hammamet.
Guida Piernicola per 70 km mentre io riposo .
Dalla finestra , già in lontananza , vedo un altro mondo .La Tunisia che avevo visto nelle agenzie di viaggio , artefatta , di plastica , a misura di turismo di massa .
Grandi alberghi , luci brillanti nelle vetrine con prodotti forse made in Taiwan . Incrociamo nel traffico intenso un improbabile trenino finto , tutto a colori , che traina due vagoncini pieni di turisti che fotografano l'ovvietà , l'apparenza del benessere , che si guardano intorno per vedere quello che vedrebbero a Rimini ad Ostia Lido o in qualunque divertimentificio del mondo .
Non vedo più in questa città l'anima della Tunisia che abbiamo visto respirare fino ad oggi.
Vedo solo la sua pelle lavata e pulita , il suo vestito della festa .
Rimango deluso .
Mi consolo al pensiero che tutto questo produce la ricchezza che servirà ai bambini che ci salutavano a Metaoui per salire anche loro sul Lezard Rouge , il trenino del Bey.
Hammamet mi scivola addosso , non scendo a visitare la città. Mi è bastato respirare la finzione del bar davanti al quale siamo posteggiati in attesa delle 17 , orario di partenza per Tunisi.
Occupo il tempo controllando il camper , mi preoccupa l'avvisatore acustico che non funziona più e che con il traffico Tunisino serve ancora. Tento di capire il perché, smonto il pannello coprimotore , apro il pannello anteriore , non trovo il guasto .
Mi innervosisco ulteriormente e mi scivola l'unica chiave del coprimotore nell'inaccessibile carter:
Lo spirito di Hammamet con il quale sono stato poco generoso si è vendicato!
Corrono in mio aiuto Rino e Piernicola. Rino è attrezzato , smonta il carter e recupera la chiave insieme al mio sorriso.
Decido che in fondo suonare il clacson è maleducazione ed è anche proibito dal codice , non suonerò fino a Roma!
Mi rilasso e , mentre Piernicola e Valeria fanno un giro in città , dormo!

Partiamo per Tunisi alle 17,15 ed arriviamo alle 19,30.
C'è un ottimo posteggio adiacente al Palazzo dei congressi. Siamo al termine dell'avventura e c'è bisogno di doccia , cena frugale e rilassamento.


6 Gennaio

Alle 8,30 puntuali ci avviamo verso Avenue Habib Burghiba , il viale centrale di Tunisi,cuore dell'immagine e degli affari , presentazione di ciò che la nazione vuole diventare .
Palazzi modernissimi di buona architettura sono innestati con garbo nella classicità d'inizio secolo di sapore francese e nel tessuto arabo preesistente .
I giardini sono curati , l'illuminazione pubblica è pregevole .
Ci dirigiamo a prendere il metrò di superficie numero 5 che ci porterà al museo Bardo .
Il contatto con la gente di tutti i giorni è fluido , riceviamo sorrisi , cortesia , voglia di comunicare . Il costo dell'ingresso al Museo è sei Dinari che equivalgono a quattro €uro.
Mi sembra modesto rispetto alla importanza storica e artistica di quanto è custodito in questo bella costruzione araba .
Facciamo un tuffo nella grande storia di questa terra così strettamente connessa alla civiltà del nostro passato remoto .
C'è una collezione di mosaici mai vista , una ambientazione consona all'importanza delle opere , anche se modesta e non attuale nei mezzi tecnici di illuminazione e di sicurezza .
La perfezione tecnica , la cura del particolare e la grandiosità dell'arte musiva espressa in questa regione è al massimo livello della migliore arte mondiale .
Non posso descrivere a parole i contenuti di questo tesoro . Deve essere sicuramente vissuto .
La stanchezza ci consiglia di rientrare in città e proseguire la conoscenza della parte abitativa e commerciale.
Dopo aver soddisfatto lo spirito , ci facciamo guidare dall'olfatto con il solo criterio di dare anche allo stomaco quanto gli è pertinente.
Ci cattura un scia imperdibile di carne arrosto e di spezie .
Ci servono un Kebab gustosissimo con delle patate fritte . giusto coronamento di una bella mattinata.
Incontriamo Anna e Raffaele che avevano ceduto come noi allo stesso imperativo gastronomico.
Al Caffè de Paris ci illudiamo di poter gustare un decente caffè espresso ma risulterà l'immancabile rovescio della medaglia : la delusione di un brodino caldo .
Corro a riprendere con la telecamera un ragazzino che in pieno traffico trascina un montone con tanto di collare e guinzaglio , lo porta fino all ' automobile e lo spinge sul sedile posteriore.
Seguiamo la corrente della gente che si infila nelle strette stradine della Medina e del souk .
Inviti, offerte , trattative per improbabili affari che ciascuno pensa di fare al meglio.
Noi cerchiamo una Jallaba da regalare a Simona , ma deve essere di qualità elevata ed elegante.
Valeria non vede nulla di suo gusto , le misure partono dalla large.
Alì, un cortesissimo venditore , ci dice ridendo che le donne arabe , mangiando il couscous hanno tutte i fianchi grandi e vestono taglie grandi .
Sceglieremo un specchio in ottone ed osso lavorato ad intarsio , molto curato , che sarà il nostro regalo per Simona e Diego.
Alì ci accompagna nella Medina ,ci fa da Cicerone sulle tradizioni e costumi tunisini , ci fa visitare la terrazza di un palazzo che una volta era residenza del Governatore.
Da quella posizione privilegiata il panorama sulla Medina è veramente gradevole , spazia dalle case vicine fino alle montagne E' stata una gita che ci ha fatto entrare nella pancia di questa città con i suoi odori , i suoi rumori , il suo pulsare vitale , facendoci poi salire sulle sue spalle per mostrarci la luce del tramonto e sentire il suo respiro .
Alì ci riconduce in direzione del'uscita perché è giunta l'ora della sua preghiera e ci saluta con una forte stretta di mano che poi porta al cuore .
Non ha chiesto nessun compenso ci ha solo ospitato ed aperto la sua grande casa :la Medina.
Grazie Alì !
Ritorniamo ad un negozio di artigianato dove avevamo fatto una tappa di acquisti per ritirare maioliche e suppellettili e poi , con il servizio navetta , ritorniamo nel nostro guscio di alluminio.
Relax , anzi letargo fino alle 20 . poi usciamo per la programmata cena al ristorante Paradise nella Avenue Burghiba civico 60 , che era consigliato dalla guida Rutard come risorante con il miglior rapporto qualità prezzo .
Ci gustiamo un gustoso e sontuoso Cuscous Royal ed un perfetto crem caramel .
Sono ormai le 22,30 ,ma l'Avenue è animata di persone e automobili , il rientro è piacevole tra le mille luci di questo caratteristico viale .
La stufa del camper è rimasta accesa , il tepore dei letti ci accoglie per trascorrere questa ultima notte tunisina.



7 Gennaio

L'appuntamento è per le 8,30 per andare con il treno a Sidi Bou Said , il fiore all'occhiello di Tunisi . Abbiamo preferito il treno comodo e veloce , senza spostare i 14 camper e soprattutto posteggiarli .
Sono contento della scelta , il contatto con la quotidianità mi piace , stiamo con la gente di tutte le estrazioni sociali che va a lavorare , a fare le spese , a scuola .
Sentirli parlare , ridere , sentire anche il loro odore è in sostanza cercare di capirli .
Arriviamo in una cittadina splendente di sole , di colore , di benessere . Potrebbe essere Capri o Positano o Portofino in divisa bianco-celeste .
Tutto è colorato . Arance sugli alberi , geranei e buganville fioriti , gli alberi del pepe ricchi di bacche rosse , verdi e bianche .
Considerando che siamo a Gennaio immagino l'atmosfera di Aprile.
Le porte delle abitazioni sono tutte da fotografare per la loro originalità ed accuratezza . Ci incantiamo sugli scorci di panorami bellissimi verso il mare calmo.
Purtroppo anche questo panorama è funestato all'orzzonte da una ciminiera della raffineria che sbuffa fumo nero richiamandoci alle tristi reltà delle nostre Marghera , Falconara o Gela .
Ma gli errori degli altri non servono mai a nessuno .
Ogni medaglia ha il suo rovescio , ed io voglio girarla e godere del lato piacevole .
Seduti in un locale molto bello alla sommità della collina beviamo tè verde con i pinoli , girovaghiamo per le stradine bianche , qualcuno ha ancora voglia di negozi e bancarelle ,
così , passo passo , arriviamo al trenino che ci riporta in città .
Dovremmo essere al porto di Tunisi intorno alle 18 per le operazioni di imbarco .
Passiamo il tempo posteggiati un grande centro commerciale di Carrefour .
Qui diamo sfogo alle ultime voglie di affari e spendiamo gli ultimi dinari che sarebbero inutilizzabili in Italia.
Comperiamo molti CD a 2,99 dinari , pasticcini al miele , alle mandorle ai pistacchi.
Mi incuriosisce un tendone , allestito nel posteggio , pieno di pecore in vendita.
Prezzi dai 179 ai 360 dinari . Vedo famiglie intere che entrano nei recinti a scegliere l'animale da comperare , le mani più esperte degli uomini tastano la groppa , la pancia e sentenziano l' acquisto . Poi , afferrate le zampe posteriori , lo spingono
come una carriola fino alla macchina .
La vittima è scelta e la tradizione rispettata .
Una curiosità ulteriore l'ho vista nella corsia dell'ipermercato : vendevano a 2,50 dinari i ceppi di legno e le asce che
un signore mi illustra come strumenti per il sacrifico .
Retaggi di tradizioni millenarie che come tali rispetto , anche considerando i paralleli tacchini della civile america , o i nostrani agnelli pasquali , sacrificati con minor folclore , ma con la stessa finalità .
Andiamo al porto e ci imbarchiamo sulla nave dopo 3 ore di fila per estenuanti controlli di polizia e dogana .
Le cabine della nave sono sporche , la biancheria manca o non è stata cambiata ; con la buona volontà i disagi vengono risolti e possiamo trascorrere una nottata piacevole .


8 Gennaio

Sulla nave Salerno in navigazione
Alle 12 ,30 attracchiamo a Malta , il mare è leggermente mosso e crea qualche disagio agli amici di avventura che si sdraiano nelle cuccette drogati di xamamina .
Prima di sbarcare mangiamo le provvidenziali scorte di cibo che abbiamo al seguito e che ci fanno evitare la follia dei prezzi di questa isola sonnolenta .
Faticosamente raggiungiamo il centro percorrendo scalinate e salite che a Valeria creano disagio. Nella piazza adiacente le mura de La Valletta curiosiamo tra gli autobus d'epoca
tutt'ora in servizio urbano ; sono dei Bedford curatissimi , verniciati di giallo sembrano usciti da un film degli anni 50 .
Entriamo in città ma il contatto è freddo , non vedo nulla che mi attragga in particolare , forse contribuisce il grigiore del cielo, il freddo e soprattutto la stanchezza per un viaggio intenso , ricco di emozioni e conoscenze ,che valeva la pena di essere vissuto come è stato vissuto.


Risaliamo a bordo della nave alle 15,30 ed oziamo nel quadrato di prua.
Chi gioca a carte , chi legge , chi guarda la televisione ; in un angolo diversi ragazzi studiano perché domani andranno a scuola come la nostra Valeria che è alle prese con Verga . Sicuramente sarebbe lo scrittore giusto per narrare lo spirito Tunisino .
Oggi è il 61° compleanno di Vito . Si è programmata una cena di tutto il gruppo per fare festa insieme .
Io regalerò a Vito ed al club una poesia sulla Tunisia con le mie impressioni di viaggio .
Facciamo salotto e conversazione fino alle 20,30 .
Alla fatidica ora di apertura del ristorante ci riuniamo in un'area della sala a noi riservata e ceniamo in allegria e cordialità , soddisfatti del buon esito dell'avventura .
Discorsi, complimenti , barzellette , applausi . Adesso siamo davvero un gruppo armonico pur con le proprie specificità .
Rituale torta con le candeline , tappi di spumante che saltano , brindisi a tutti ed a tutto .

Vito apre una finestra virtuale :
Andremo in Libia il prossimo anno ???

Insch allah , Se Dio vorrà !!!

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