A Loredana
Lori, ogni tanto ripenso a quel marciapiede,
a quel rombo improvviso e a quella frenata
e a te che d'istinto mi salvasti la vita.
A volte il destino più nero ti sfiora
e ti lascia lì indenne a una gioia improvvisa
e a pensare agli eventi che ti toccano a caso,
senza averne comunque una coscienza precisa.
E ritorno a quei tempi cosi dolci e lontani,
in cui amiche e sorelle vivevamo in simbiosi,
con la voglia di fare e di cercar di capire
quale fosse alla fine il nostro vago avvenire.
Ora siamo lontane, ma per me sei vicina,
perché quello che hai dato e profuso nel tempo
è un affetto sincero e una stima sentita
e, pensando, ti sento una vera amica.
Così il tempo è passato, ma poi non so quanto,
perché oggi la vita e i suoi alterni momenti
della gioventù ha le stesse gioie e gli stessi sgomenti.
Aprile 2003
A mia nonna Liberata
e al suo mondo
Nonna, venivo a trovarti ad estate inoltrata,
il sole arroventava l'asfalto e il brecciolino lungo la strada,
ma dietro la casa, appena aperta la porta,
l'ombra tornava e il mio mondo di bambina
si apriva allo sguardo, che correva lungo il fiume fino alla collina.
C'era la chiesa col campanile e i rintocchi delle ore
e la Cartiera colle biciclette degli operai
attaccate ai ganci del soffitto dietro i rovi di more
e, al suono della sirena, tutti uscivano a frotte
in cerca di riposo e di un bicchiere di vino mesciato dalla botte.
Mi ricordo le pannocchie sulla brace,
i gamberi pescati nel fiume
e i piatti lavati nel ruscello e asciugati al sole
nel cesto di vimini coperto di tele.
E le sere d'estate sul viale, dal tramonto,
la gente passeggiva chiacchiereccia e tranquilla
e tu, seduta, fuori dal portone, guardavi curiosa
la nipotina che pian piano si perdeva tra la folla.
La Domenica, poi, si ravvivava come per incanto,
con gli zii che si incontravano da te, scherzando in allegria
e colmandoti il cuore di affetto e sentimento.
Mi ricordo il bricco col latte appena munto
lasciato all'alba fuori dal portone
e la donna che passava col carretto degli ortaggi
per offrire i suoi frutti che profumavano di fatica e sudore.
Poi penso a Giulia, ai nostri giochi, alle corse lungo i sentieri
e ai primi ragazzi che entravano nei nostri pensieri.
E sulla collina di San Sebastiano,
con negli occhi la valle e il fiume che scende,
seduta e rapita da tanta bellezza, ripenso a te nonna,
ai tuoi capelli neri intrecciati e raccolti,
alle tue parannanze quotidiane e a quella della Domenica,
alla cannata piena d'acqua che portavi sulla testa,
al morbido e candido lettone con le lenzuola ricamate,
ai profumi della tua cucina,
alla gioia di trovarci e alla nostalgia del ritorno da te, così minuta e
forte.
Marzo 2004
A Michi
Corri Michele dietro al pallone
così felice, così spensierato
gioisci nel cuore e illumini il viso
di un intenso e lieve sorriso.
Con i compagni ti vedo lottare
correre in fondo, dribblare, smarcare
prendi la palla, la tocchi, la giri,
la poni alla punta che in porta la tiri.
Se non va dentro, ti arrabbi e ti scuoti,
subito indietro devi tornare
perché alla porta del tuo compagno
la tua difesa devi prestare.
Corri sul campo da cima a fondo
con i compagni sempre d'intorno,
pronti ad offrire in ogni momento
la loro tecnica e il loro talento.
Siete gioielli, siete ragazzi
tutti impegnati a costruire
con la tenacia e con la certezza
una vittoria che dovrà venire.
E' come la vita questo pallone
tu corri, ti impegni, ti affanni e gioisci
che la vittoria da conquistare
è sempre sudata, tu lo capisci?
Ma quando arriva è un frutto raro,
sugoso, splendente, da tener caro,
stringilo al cuore e tienilo stretto
quasi fosse un frutto benedetto.
E non crucciarti se non sempre arriva,
ma vola diritto verso la meta
con entusiasmo e senza rimpianti
dona te stesso e guarda sempre avanti.
Marzo 2003-mamma |