Poesie di Antonio Sangervasio


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I dispersi
Nelle vene del tempo,
oltre le voragini erose dalle lacrime,
ricerco il collame che lega i dispersi.
I papaveri fan di tutto per nascondere.
Sbircio.
Apostoli fedeli sfuggenti come astri,
favillano mistero e fuggono,
o semplicemente disgregano camicie di forza.
Si tracciano le linee del buonsenso
e non si brinda nei calici dei silenzi.
Sia avi che vivi
dispensano quei petali di fiore
di un trillo di speranza che ravviva.
Replica il nostro sogno e torno bimbo.
Mi guardo in giro in cerca di qualcuno
Perchè la nebbia sfuma le immagini?
E' come prender piuma in mezzo al vento,
l'idea di ritrovarvi.
Provo con gli odori
ma bacche velenose mi confondono gli aromi.
Sara' il destino a fare da padrone
e intanto,
solchiamo tra le rughe
sommerse dal sudore di speranza.

la mostra di quadri
Questi sono i quadri
del tuo voler sognare.
M'illudo di comprendere la forza del colore,
la rabbia con l'amore
il cielo con il mare.
M'ispiro ai tuoi soggetti senza tempo
e cerco di capirne le emozioni.
Ma tu dipingi a istinto ed io lo sento
L'impulso che governa la tua mente,
coordina le luci .
Di te capisco tutto o forse niente
dalle ombre dei tuoi toni naturali.
Ho visto tante ebbrezze dalla vita,
tu che hai riassunto tutto in poche tele,
dipingi quel che è mostra del mio cuore,
quel quadro innaturale
di cui non v'è colore.

potevo a mio padre
Forse,
qual animo sensibile ai giochi del tempo,
età mi diede
la ragione e il sentimento.
Agogno ai bisogni sfuggiti,
non son pago ai miei ricordi.
Bastava abbracciare con maggiore vigore
un padre,
che mi stringeva il cielo, esaustivo.
Così ho vissuto indugi
che a vederli adesso
mi piango addosso,
e che sanno di codardia.

Polidoro
Nelle sere di molto freddo,
racconta le sue storie.
Ogni volta
una diversa,
tipo quella che è a cavallo,
tipo quella che si è persa.
La gente ipnotizzata,
ne sente le parole
e suole
ridere con lei.
Polidoro,
amore nostro,
gioia fitta nel paese,
non smettere i tuoi racconti.
Narraci di ciò
che incontri.
Noi, silenziosi, tuo palco.

eppur mi sfugge
e la ricordo.
è in mente fissa
e come impressa
è nebbia fitta
è una sconfitta che mi si appresta
e non s'arresta.
è il suo rammento
e il mio lamento

voglia del sempre
C'è una fuga di fantasmi
dai tasti del pianoforte.
Come contorte ,
escon delle strane forme.
Impervia impressione
al ritmo delle danze.
Dalle stanze,
eruttano forti odori.
Fuori, profumi di viole.
Così , suole
apparir
colui che non vuole esser
dimenticato..

La verità del tempo
Or so cosa significa aspettare,
raccogliere i secondi in riva al mare,
avere un desiderio senza fine,
cercando una parvenza assai sublime.
Or tu giacenza calda di emozioni,
virtù elevate specchi di finzioni,
mi fai sentire inutile nel dramma,
mi fai morire dentro amica fiamma.
Ti prego donna sacra dell'amore,
di fingere di attendere le ore,
di spegnere l'incendio che devasta,
di cogliere la cenere rimasta.

A ritroso
Seguendo il corso
di un fiume,
come immune
raccolgo le voci dei popoli.
Vedo le storie senza vittorie scritte sulla sabbia,
ognuna un granello di rabbia.
Quante sono, incredibile!
Quando colma è la sacca,
arrivo a monte,
tu mi aspetti
stelle negli occhi.
Mi tocchi ed indichi dove scaricare.
E' la montagna
dei dolori accumulati.

Sirena
Come impietrita dal rumore,
sirena si blocca
ad inaspettato movimento del mare.
Cambia profilo il fondale.
Strane forme iniziano a gioire.
Nel turbinio di acque danzanti,
si scioglie la millenaria solitudine.
Cieca d'istinto.
Senza insegnamento.
Lei,
comincia una danza di musica sommersa

fuori dal niente
Guscio di noce,
vento che tace,
sorriso recital
di una sofferenza atroce.
Cubi di ghisa,
da voler migrare,
fuori c'è il mondo
da poter cantare.
Soli rinchiusi,
da mari di onde,
sponde sommerse
da chiuse finzioni.
Informazioni,
si danno battaglia
di reo umano errore.
Apriti a fiore
su morsa che taglia,
aspetta le ore
su stella che abbaglia

non svanisci
E ancor sorprendi
dopo silenti
inverni.
Dopo aver mostrato
i denti.
Dopo aver lasciato
i solchi.
Come il giorno del giudizio temuto,
appari
e ancora esisti.
Tremo
con il sole fuori.
Cerco di svanirti
ma perso ancor in te
cado,
come lacrima sfuggente
negli
abissi.

la nascita
Battiti,
battiti,
battiti.
Triplici attimi.
Luce,
lacrime,
liriche,
triplici stimoli.
Respiri,
sospiri,
sudori,
triplici brividi.
Applausi, sorrisi ,
è il mondo.
E' questo che accade
dopo il parto.

agonie
Quanti visi
mi fanno visita
in questa strana agonia.
Nel cuore
e nelle tempie
c'è il fumo,
poi loro che appaiono,
magari solo in visita,
oppure solo in recita,
magari con la sciabola.
Or combatto.
Mi manca un movente
per questa strenue difesa,
ma questo limbo
mi avvince
e il sogno spinge ad altri limiti.
Nel sonno dei miei sensi,
sono il templare dei vinti,
sono il messale dei pianti,
la conclusione dei tempi.

angelici
Sono come voi,angeli dell'ovunque.
Non c'è inquietudine nel mio blu per sempre.
Volo di fiamma per sperarti ancora.
Provo a sentirti ma non so sfiorarti e al cielo volo mio.
Provo a parlarti ma non so inventarti e al vento sono io.
Mai potrei fermare
Il mio planare innaturale dietro ai monti sconsolati,
del tuo dubbioso esistere di eterno.

Il melo dei desideri
Sono,
i tuoi lunghi e avvinghiosi capricci,
i frutti piu' belli del melo.
Rami,
milioni,
volgono ad ogni total desiderio.
A destra si inarcano di grazia assoluta
E muovono a sera al culmine di ogni emozione.
A sinistra, si infiammano esplose le vie dei colori
E profumi di piene passioni..
Avidi all'oro,
saranno
i tuoi piu' convinti pudori,
e questi reati,che chiamano amore,
sapranno cambiare
profumo e colore.

Notte d'altri
Sfoglio la città di notte,
come carta di un giornale,
ma non la vivo.
La desidero forse, è vero,
nel piu' intimo mio mistero,
ma non posseggo le luci degli altri.
Non vivo i sorrisi sinceri,
ne barcollanti parole,
ne gli scampi di dolci momenti,
percepisco il piu' vero tra tutti gli istinti,
l'istinto notturno,che al giorno fa beffa,
della dea di ragione,
che si perde in un mare
come goccia di mera illusione.

viso
La piega delle tue idee
si riflette
sull'iride
dischiusa da tante incomprensioni.
Il pensiero
al tuo sorriso è servo.
Inizia al giorno
e non desiste
finchè i sogni
blu cobalto
lo tramutano in coraggio.
Le tue fossette
come catini
carichi di sale
raccolgono
amari lacrime disilluse.
Ritiro il mio sguardo da te
e accarezzo le gote
con il dorso delle mie emozioni
sul viso tuo
splendente
dell'avorio della luna

Ora sempre e mai
Di cielo e d'altri mondi
Son 'ora i miei rammenti dell'amore.
Arriva forte e scappa, nei mari di un mattino.
Ma non c'è riso e pianto
nell'indole crudele dei ricordi.
Di terra
e d'altri incanti
son' ora i vecchi istanti dell'amore.
Ritorna forte
e fugge e poi scompare,
nei venti evanescenti di una notte.
E manca pure il senso solare degli abbracci.
Dovunque io ti pensi
mio rancore e mia armonia, mi sfuggi sulla scia di una cometa,
veloce incontrollata al mio destino.

succede al risveglio
L'alba dopo ore di attesa,
dove sento ancora il ruscello fluire deciso
nelle arterie di questa terra.
Ho un vago ricordo dei fiori che ho vissuto,
degli incantesimi di madreperla.
Con facilità
do saggio ai miei denigratori
ed intono un canto melodioso.
L'aurora scioglie tutto e lo dissolve.
Immense mie parole non sortiscono.
Eppure il suono è come se piovesse
ed io non mi rassegno.
Compongo la mia vita attorno al vento,
nel mio respiro attonito e graduale.
Nessuno oserà mai spezzar l'incanto,
ostaggio della brezza, saluto i miei istinti
e li rimando a un nuovo sogno.

di nuovo , corro
Obbedisco ad un istinto,
senza replica alcuna,obbedisco.
Sento d'aver sbagliato.
Ho navigato per anni sulla nave
Dell'ozio della mente e del corpo.
Come una foglia di piombo scendevo dal mio albero,
in autunno e giacevo verde.
Ero il tappeto del dolce far niente.
Le mie tinte scolorivano e
Nemmeno il vento convinceva il mio cammino.
E' bastato sottrarre la zavorra delle mie convinzioni
E mi si muove il mondo,di nuovo.
Il sudore d'oro,
ricopre il volto mio che brilla festoso.
Ora son pronto,
non sono piu' ozio,corro e mi lancio
nei miei domani,
sospinto da una forza collettiva,
verso il traguardo del volermi bene.

sagome
Ero in un maggio,
la pioggia non aveva senso.
Avevo un vago desiderio di dissolvermi,
di divenire bianco.
Volevo essere un disegno nato solitario,
una sagoma del corpo,
una carezza in un deserto.
Il cielo grigio
Non aveva volto.
Poi,
subentrava la paura di essere cancellati,
da questa pioggia istintiva,
di perdermi i colori che la chioma
del cielo prometteva.
Prendevo il coraggio che mancava.
Ora la mia figura
È un inchino ai vostri applausi,
si aggrumano gli stati cromatici dei miei sensi,
attorno ad una grandine fuggita,
che ricordo appena.

dice il tempo
il motivo della vita
è l'eludere il colore della morte,
beffeggiando in versi.
E' farsi cosmo,
luce di temporale,
come il giorno
che entra e rovista il fato,
negli armadi dismessi,nelle auto in marcia.
Mille ossessioni mi navigano dentro
E l'orizzonte lungo è avvolto da stracci,
legati tra loro in promesse congiunte.
In un velo di domande perse,
lustro i miei occhi a sera.
Pronto a dissipare gli addii
Nelle radure arse dai timori.
Cosi',
studio le crepe della sabbia
per cercare le sillabi
del mio senso alla vita.

inascoltato
E' come se fosse la neve,
urla che grida dal mare ovattato,
diniego di verità inascoltate,
false credenze disperate,
vite vissute paralizzate,
quasi per vincere la morte.
Io
la sposto la sera,
la metto da parte,
basta silenzi dinnanzi.
Fuggo da qui,
fingo d'aver conosciuto l'istinto,
d'avere abboccato al suo pianto,
mi copro d'allori e sorrido,
la voce,
trabocca,
inesorabilmente cade
nelle ultime ore
d'ogni mia silente follia.

La veglia dei sensi
Veloce avverto,
percorso e disincanto,
umano affetto,
cielo nero,
verde,
compianto,
brucio un evento
dopo che si fa sera,
cerco di colpo un accento
per questa mia rima prigioniera,
mi brucio alle ortiche il petto,
respiro la tua anima
estraendone il concetto,
svetto sul muro del mondo con i miei artigli,
passo la notte alla luna
per decifrare i consigli,
chiedo al signore il motivo di tutti
i miei sbagli
e prego a tutti i miei sogni
di rimanere svegli.

la presa delle chele
Se l'aria
mi afferrasse la gola
come questa mera solitudine,
respirerei con gli occhi,
rimarrei a galla
attendendo l'ossigeno
dalle tue parole.

Amami
Amami,
almeno in questo giorno di sole,
sollevami verso l’infinito volare,
pensami.
Son fiori
I miei pensieri.
Mi basta il brivido
Del tuo calore,
neve di viole che non scioglie.
Pensami,
lasciami l’onirica sensazione
d’essere eterno in cuore tuo,
guardami,negli occhi,
almeno oggi.

Tutto sarebbe cosi
Se,
svelato il mistero
del susseguirsi della notte al giorno,
venissi al tuo sorriso,
lo bacerei
e ne farei dono agli angeli,
per riscrivere le leggi
dell'amore assoluto.
Germoglierei
il mondo,
di un brivido eterno.
Esisterei nel tempo di tutti i tempi
arpionerei
i dubbi sospesi
e li ancorerei alle pareti
ove
convergono tutti i sensi,
nasconderei paure
e ne farei polvere
da soffiare agli abissi.
Nei bagliori di un crepuscolo
sarei assoluto
e riderei con te
nelle tracce
del futuro

Panoramica
Spacca la notte,
la luce nuova,
risorge muta timidamente
dal mare,
dopo un bagno ristoratore.
Tesse fili di chiarore tra la brina e la rugiada.
Sagoma le figure,
disegna gli oggetti,
una finestra una macchina cento zaini pesanti,
riscalda i cani infreddoliti
e i bambini addormentati.
Solleva morali
alleggerisce i mali,
mi penetra negli occhi
la luce nuova,
mi tiene compagnia
cerco di afferrare
il raggio
scalciando lontana,
la mia e la tua
malinconia

prima e dopo il buio
Resiste la luce ad oltranza,
il buio mi preme le tempie,
ma naviga sospesa ,come una fessura..
Entro ed esco
dalla porta che separa la notte dai pensieri.
Amo la vita,i suoi movimenti,
i colpi d'ala che illustrano la gioia di un attimo,
i piccoli spostamenti di pioggia onirica,
profumata.
Amo il sale che porta il mare
e tutti i frastuoni dagli alberi,
amo la gente ed i loro odori,
tra risa di denti
e tutti i venti che la luna depone.
Come una duna la notte si sgretola
ed oltre ancora,ammiro,
il nuovo congiungersi dei tempi.

i campanili
Dita lunghe nel cielo,
unghia di croce spicca
la nebbia di un mattino senza nome,
le vene fluttuano sangue
al ritmo cardiaco d'ogni campana,
mani presenti costanti.
Pecore nere
tra greggi di nuvole,
lembi di docili sciabole,
un solo rintocco e mi desto da te,
mia iride lontana
e penso al mistero sacrale
che faccio mio,
nella lunga attesa
d'una preghiera
non piu' solitaria

poesia
Taccio,
con dignità e rispetto.
Ogni tuo verso è attesa,
è come il destino.
Interrogo il silenzio,
che grava sulle mie spalle prone.
In fondo,
una pozza di luce porta la ragione,
alla fine dei corpi le parole,
al volgere dei misteri una idea.
Lacero
Le mie inibizioni,
fuori dal tempo
forse,
per il terrore delle frasi
non dette,
oppure perché è appena passata la notte.
Taccio,
nell'attesa degli eventi.
Ogni intuizione
È presa nella mano,
è retina e farfalla.
Ma nella mano è sabbia
E non si impugna.
Guardo una rosa ancora
E l'attraverso,con la brama
Incerta del voler ripetere
Tutti i quesiti che mi presenta il mondo

Pace del mare
Mare calmo
palmo di vita,
dorso di mano amica
che ti accarezza amica.
Chiedo al futuro un passato sincero
e un dolce sollievo.
Canti ripresi
dapprima dismessi
concessi dal fuoco divino.
Riprende la storia di sempre.
Acqua mio dolce bagnarsi di sensi,
planami o mare
su letto di rose,
che al sol profumo mi fa rabbrividire
e al cielo che chiedo
una stilla armoniosa,
di un senso ormai quieto pretendo una cosa,
il senso soave di un suono sublime,
che non ha inizio e non ha fine.

Come col ghiaccio
Sgusciante sortita,
fuoriesco dalla presa delle chele.
Si fan d'oro
le fotografie.
Tu cinica
ed io pure.
La radio a tratti
che trasmette
ed un acquario che sembra una fabbrica
dal ciclo perenne.
Non accetti nulla
ed io neanche.
Nemmeno le esitazioni.
Sguardo basso
te la prendi coi bottoni,
maledette incomprensioni
che salutano la notte.
Un ultimo solfeggio uguale a un miraggio.
Liuto di vetro
attento all'urtare,
prova un assolo,
ma non è concerto.
Lui è nato per suonare.
Gli applausi scremano lontani.
Sono i nostri consensi,
appena passati nel riverbero delle scaglie
di cielo.

io dopo di te
Farneticare
Nei ricordi brizzolati,
nelle esigue reminescenze di un giorno,
volere raccontare tutto
cio' che ha redatto il tempo.
Sperare di essere ascoltati.
Avere un orizzonte da declamare,
un delirio
da poter dire,
un eccesso da poter confessare.
Avvolgere
La verità
Nella carta velina
E fartene dono,
padre mio,
io maschera del tuo essere stato.
Ora posseggo
La tua criniera
Nella foresta delle decisioni
Di ogni
Primavera vissuta.

la beffa degli intenti
Promesse,
prometto,
che non mantengo.
Sono il padre del mare,
il custode del vaso di pandora.
Rimango ferito di ferite al cuore,
nei miraggi di un altruismo
e del volersi bene.
Mi nascondo al dio denaro,
ai capricci dell'avido,
all'incontentabile avere con niente.
Rigetto lontano il serpente dell'eden,
la parvenza allegra del jocker.
Ho cento figli da schermare al male,
da ungere d'olio contro ogni dolore.
Rimango contuso dalle loro beffe,
dai sorrisi sarcastici quando volto le spalle.
Eppure,
nel cupo del mattino senza sole,
gli occhi imploranti di perdono d'un figlio,
scintillano la mente mia,
e fanno sole.
Cosi' si riapre il cuore,
e torna un sorriso di miele,
e di nuovo la mia vita
non avra' mai fine.

Carta
Sorrisi,
tra sassi dicartone,
coriandoli,
che portano il tuo nome,scismi,
troncati di mannaia,
come potrie piu' sorridere
pensando che sei un film.
Mari,
che toccano il fondale,
mimose,
che esplodono di sole,
mancanze,
che son carboni ardenti,
come vorrei ancora udire,
la voce
che non hai.

Palloncini
La finestra dei visi sgomenti,
tra alberi di ossigeno
e fiumi di melassa,
c'è un rio che trasporta i canti,
oltre i sensi ardisco.
Spengo la notte,mi privo di corde,
m'appiglio all'ovunque,
non temo piu' niente.
Pari,
i lisi volti,
vorranno volare.
Onde e ragione tra venti di lana,
l'olfatto sostiene i fili
di queste emozioni
che si propagano nel profumo ostile
dei capricci
alati.

Carta
Sorrisi,
tra sassi dicartone,
coriandoli,
che portano il tuo nome,scismi,
troncati di mannaia,
come potrie piu' sorridere
pensando che sei un film.
Mari,
che toccano il fondale,
mimose,
che esplodono di sole,
mancanze,
che son carboni ardenti,
come vorrei ancora udire,
la voce
che non hai.

per il fango
Sono nudo
silenzio dei sensi e arranco,
mi specchio e non vedo
vedermi piangere.
Questo fango
non si afferra,
mi fissa,
mi esplode una voce,
di magma,
nella mente geme la sera,
stivali oramai appesantiti
affondano nella sabbia grigia
senza fine ne dimensione.
Anima in deriva silente osserva muta.
immergo troppo futuro.
I piedi e le mani
grotteschi dileguano il chiaro,
nei brividi convulsi della paura
di scendere .
Ora,
alla sera,
gli occhi impietriti mollicci,
trafiggono al sole lontano
i sogni
e danzano fertili
flebili sussulti.

- alba nella notte
Attendo
una idea che mistifichi il tuo viso
sgarbi subiti si interpongono
ai miei pensieri al sole.
Potrei ritrarre uno sguardo
e premerlo contro le mani,
ma è già domani
e non lo tengo.
La luce evidenzia le crepe del soffitto,
mi mancasse l'aria
sarei distrutto
ma ho il mio letto
e m'adagio.
Pagherei per un cuscino fresco,
ricorrenti rumori d'estate
ammiccano alla finestre,
con la tapparella bassa
sono possibili tutti gli scenari,
son io che canto in silenzio
e ululo tra i sibillii dei sospiri
nelle menti nitide
d'una notte senza fiato

Attendendo una idea
Non spero,
almeno non come vorrei
che la pioggia al cuore cessi.
Come un insetto
bloccato ala ragnatela,
le mie idee
tacciano e non si muovano.
Sono
in attesa
d'un sogno che non c'è,
disperdersi di nubi
che ora offuscono.
Mi aggredisce feroce il vuoto
implacabile,
potente.
Meno male
che c'è il mare
a lenire i bruciore
delle piaghe.
Apro la porta
l'idea
si riaffaccia,mi parla
e riparto speranzoso
a diradare nebbie

delirium 3
Orde,
capelli soffiati,
stati di materia,
un giorno,
avviene.
Coltri,apogei,
risse di venti.
Dimentica,
ascolta la sera.
Roditori nei palazzi vuoti,
cantilene e pollini,
il domani e mani e mani.
Catapulte di parole,
ardenti,
evita,gambe a fuggire,
incontri incontri,
tu ami me nel covo dei serpenti,
niente da me,
nelle circospezioni della luce,
un tempo che fummo.

Era la guerra
Tanti nomi a distanza
Inseguono a memoria
Le evoluzioni della voce.
Deliri di fischi di bombe,
dei profili di sabbia,
volti indefinibili,divisi solo
dal colore di una divisa,
intrisa di odori acri,senza ritorno.
Difficile riconoscere
La luna e i tragitti della mente,
troppo fango,troppo.
Le mani lo afferrano,
le armi lo affondano.
Sguardi divisi a metà
Tra cielo e terra,
un cielo che appena si intuisce,
tra buio e luce.
Gli ultimi canali portano acqua arsa
Ed erosa,
ove scorrono
i secondi che rimangono.

Pensieri in prima linea
E' nel mio silenzio
che ritrovo un senso
dove parlo al mondo
da un cuscino di un letto.
E' nell'essere nudo nell'anima avversa,
nella lavagna di una vita
che tutto mi ha dato,
nello sfumare di un creato che mi ha assistito,
che rivedo le immagini.
Scenografie son stati la pioggia ed il sole,
la nebbia ed il mare e la luna.
La luna,
che mi ha consigliato,che mi ha perdonato,
ha visto che il tempo non concede spiraglio,
nemmeno l'abbaglio di chiare risposte.
Il mare,
che mi ha cullato,coccolato e viziato,
mi ha sciolto il bianco
della pace di neve.
La nebbia,
che mi ha confuso,
che mi ha fatto gioire e che poi mi ha deluso,
ha ascoltato il richiamo dei vapori,
ha svanito per sempre i colori.
Il sole,
che mi ha abbagliato,
che mi ha scaldato nei freddi rimorsi,
ha bruciato un istante il filo che unisce speranze.
La pioggia,
che ha lavato tutto,
che a volte ha creato e a volte ha distrutto,
stavolta ha diluito i sensi e prepara
la terra ad un nuovo inizio fertile.

mare agitato
Cave
E sanguinanti
Sono le strade delle vie delle ragioni.
Siamo stati inganni
Dai nastri di partenza,
delusi promontori invalicabili,
lidi solitari,
esposti alla rabbia degli elementi.
Noi,
senza varchi,
abbiamo le nostre menti occluse,
dal cielo e dal mare.
Siamo stati puniti
Dalla luna nascosta,
dal bisogno inespresso di valutare,
l'adesso delle ore,
senza aspettare oltre,
la fretta che mi nasconde questo cielo uggioso.
Prego alla scogliera
Che ci ripari
Dalle onde dell'orrore,
e che sbuchi dal fondo del mare,
la chiave che apre,
il custodir
geloso

il viaggio dei poeti
Il poeta non viaggia nei luoghi,
il poeta è gia' nei luoghi.
Il viaggio lo ha gia' vissuto,
il poeta in fuga
ha strappato mille mondi,
i dettagli li ha già ingranditi,
oppure li ha ridotti a graziose miniature.
E' già un qualcosa valorizzare il mondo fuori,
secolarizzare i valori della vita.
Il viaggio della storia si ripropone perenne,
con le stesse ombre e giochi di luce,
come una mattina in treno.
La religione li fa attraversare
Tutti gli strati fino al Dio Cuore.
Il poeta cerca nei luoghi,
in via d'estinzione,senza propagande alcune.
Osserva le alternanze di comparse e dissolvenze,
fluttuazioni del corpo
oltre che della mente.
La poesia è il luogo che si pensa
Non arrivi,
senza una meta.
L'unica strada che un poeta
Vuol scoprire,
è quella dove si insegna
il linguaggio universale dei bisogni.

la libertà
Chiedo semplicemente
di dormire,
potere scivolare
sotto un ombra,
giudare tutti i campi della mente,
fare finta di niente,
presente ai mutamenti del destino.
Potrei persino
girare come girasole al sole,
giocare alla taverna delle gioie,
brindare con un calice alle noie,
alle sedie impagliate,
facendo due risate con i fiori,
al mondo fuori,
che guarda coi suoi occhi
il tango passionale degli eventi.

L'orma
Orma impressa sulla sabbia
circoscrive il suo confine.
Destini già scritti
di granelli di uomo,
prostrati al peso di umani dolori,
compressi al sole che riscalda
ricordi opalescenti,
bagnati dal mare
del sudore di fatiche forzate
e dalle lacrime di religiose preghiere.
Orma
spalto e tamburi
di quotidiane corride contro il nulla,
eco soffocato di rancori spenti,
argento di notte,stella polare riflette.
Orma modellata ad un domani
da sapere,
ad un inizio
da ricominciare.

come bloccati
Siamo inganni,
metamorfosi di immagini
intagliate nei ricordi,
ferite non chiuse
di un amore oscurato dall'autunno,
chiodi in un muro maestro,
orologi privati di un giro di ago,
fermi immagine del sempre continuo incessante sperare,
l'ingresso vietato
per chi non sa desinare
vizi e virtu' di una vita scomposta in tasselli,
bloccati dal vento
nelle eclissi di ogni
promessa sfumata.

regno purgatorio
- Regno Purgatorio
Un gabbiano in volo
Apre nuovi orizzonti.
Stupisce l'assenza dei rumori,
totale.
Il sole va giu'
Inarrestabile.
Niente rumori,
una scultura in bronzo graffia il cielo.
Ognuno cerca qualcuno da essere.
Un'arcata due bandiere,
separano i destini,
sopra al fiume delle pene e delle gioie,
sotto al monte delle risorse,
che di umano hanno solo il nome..
Tiepidi venti leniscono
Le coscienze su gocce
Sospese ed incognite.
Non si capisce se sono
Gocce di sudore o lacrime di speranza,
brillano intensamente,
come coi semi siamo piante,
da ergere,alimentate dal rincorrersi
perpetuo degli eventi,
nelle fotosintesi
delle vite vissute.

Leale non temo
Del delirio rido,
rovescio la notte,fingo di scorgere
ombre vaganti.
Concepisco gli istanti di sorrisi insieme,
invento le luci che ci accompagnano.
Niente mi chiedi,
solo rispetto,
solo il sapere di osservare il tempo,
senza paure di tradire gli abbracci.
Lingua di Luna,
albeggia un momento,
non temo forzare lo scrigno
segreto di un tuo tradimento,
evento piu' assurdo
di un mare sparito.
Mille i secondi per saperti amico,
mille gli istanti che sono infinito.

erotika
Non mi sveglio
dentro a un sogno erotico.
Mi muovo estatico
su un mondo onirico.
Piaceri della carne,
piaceri della vista.
Stanotte
è lei l'artista dell'amore.
Magie di veli
e rosa pelle.
Sospiri ansitanti,
sudori e pianti
e baci.
I sensi possono
attraversare le mani
e tra le mani
i profumi e i tuoi seni.
Poi i tuoi fianchi.
I sensi ora stanchi
abbandonano il gioco.
Mi ordinano il risveglio
e sento l'amaro sfumare
del dolce mio abbaglio.  

rovine
Segmenti sparsi
e sparsi
son pure
i trucioli dal sole.
L'avena come segatura abbandonata
dei campi
e nei campi è vietato fumare.
Nessuna canzone nessuna.
Nei bar di stazione
c'è solo finzione che va tutto bene.
Vive lune
ancor sospese
e risplendono
nelle fessure del cielo
al terreno.
Quanto freddo nel gioco
dello scambio
dei ruoli
dove tu sei me
ed io nessuno.  

Amore
che contrasta
amor piu' forte,
di odio e di morte
silente è capace.
Amor
che mira
drammi
di amor perso,
di gaudio e di vita è
ormai avverso.
Amore
che
riscopre
amor nascente
del niente sfumante passato
ha vissuto.  

Brividi di dicembre
Di aromi salmastri lontani un ricordo
M'appare l'estate sbiadita e distante.
Trapela una luce di un nuovo rammento
Di un cielo pur bianco nel nero di notte.
Non è stato sogno ne pargolo istinto
Ma un lento svegliarsi di brividi caldi.
Rivedo le immagini di nuovi colori
Di quando ero bimbo aspettando i natali.
Emozione dei sensi di attesa del buono
Di un mondo migliore da ricominciare.
Nei dono vedevo un sole nel buio
Un tiepido senso schiarire un istante.
Nel dolce presepe vi era il mio mondo,
conforto più bello è averti qui accanto
e tutto diventa magia d'atmosfera.
Ora come allora aspetto quel contrasto di speranza,
che sgretola dal nulla e ricompare,
che genera l'amore del natale,
che mi fa vivere e che mi fa morire.  

la destinazione
Paradisi, divisi da strade.
Intrisi
Dai zeffiri
e volatili
Cremisi e visi
Ed effigi di magi e santi
Assisi
E sorrisi di artisti e amori dai volti
Lisi
È in questo viaggio che trovo
Il coraggio
Ed affronto il salto nel vuoto.

il paesaggio
cerco il ricordo nel vento
tra le file di ulivi
così m’assopisco
e qui riconosco il posto
è la babele
delle umani insicurezze
sono le brezze
che spazzano le certezze
così mi desto          

come un addio
Vento caldo
ne ho bisogno
per affrontare il lungo viaggio,
in qualche modo mi mette coraggio.
Non c'è nessuno a salutarmi,
ma non aspetto nessuno.
Mi tornano in mente
le frasi mai pronunciate,
ma presenti da sempre in me.
Domande, questioni, semplici allusioni,
diverbi,
ammissioni, gamma di emozioni
recondite.
Porto con me tutto,
niente escluso.
Così, precluso dalla tua vita,
supero un colle e mi previo
della tua vista.   

per la luna
Spegni le luci
C’e’ la luna
Non te ne andare.
Rimani.
Sei fugace. Rimani.
Placa il vento della mia anima
Che trasforma i paesaggi
Bagna l’arido del mio essere
Che prosciuga i mari.
Devi andare?
Non giudicare.
Mi manca la guida
Cerco ancora la strada   


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