Poesie di Valionel Léo Tomaz Pigatti


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Sono Valionel Tomaz Pigatti, italiano, nato a San Paolo, Brasile. Oriundo di Colle Umberto (TV) e Rovigo. Laureato in Comunicazione Sociale. Mi dedico alle poesie, cronache, conti e musica. Mi piace trattare di diversi temi, in special modo di identità culturale e  ambiente.

Pellegrini
Sono venuto da Bari, Pavia, di Venezia,
Sono venuto dalla Spagna, Frank furt, Germania,
In mare, il mare
Diffondere le borse dei miei nonni
Ed eccomi qui
Qui ho
In una terza classe della nave
Sono ancora un terzo
Ma onestamente
Ripreso anche la nave
E il modo in cui è venuto
E il mio modo di
Io vado per mare, come ho fatto io
I viaggi che sono in viaggio
Le orme di mio nonno
Le orme di mio padre
Le orme dei miei figli
De Bari, Colle, Pavia, Spagna.

Figli della contraddizione
C`era una volta Donna Maria,
Buona madre di tre bambini,
Ognuno, seguendo un cammino.
Parti d´uno unico destino.
Frutti della propria miseria.
I tre formano un ciclo.

Antonio era l`operaio,
Pietro era il ladrone.
Giovvanni era il soldato.
Tutti i tre erano Fratelli.
Andavano delle stesse vie,
Abitavano nello stesso quartieri.

La disgrazia della miseria
É la propria contraddizione
Tiro che esce dalla culatta,
Mano che ferisce l`altra mano,
Uno eterno suicidio.
Una eterna autofecondazione.

É la miseria della miseria,
É un fratello che uccide l´altro
Ella a se stesso governa
Come il ciclo della alimentazione,
Baco che mangia baco,
E della terra é mangiato.

Terra che fa nascere la miseria,
Foresta di interrogazione,
La madre che partorisce l´operaio,
Partorisce la contraddizione,
Partorisce anche il soldato,
Partorisce anche il ladrone.

Giovanni reprime Antonio,
I due reprimono il ladrone,
Antonio da Pietro é rubato,
Ambedue sono uccisi da Giovanni
Uscirono i tre dello stesso ventre,
Figli della contraddizione.   

Giardiniere
Mio cuore è un fiore
nella mano d´uno guerrigliero
che passa il tempo camuffato
per dare un tiro sicuro
per te attingere con amorevolezza
per te attingere in pieno
Mio cuore è un fiore
nella mano d´uno guerrigliero

Mio cuore é un fiore
nella mano d´uno giardiniere
Che passa il tempo badando
e conservando l´aiuola
che se mescola con la terra
e se malia con l´odore
mio cuore è un fiore
e della io faccio segreto.

Uguali, tanto differenti.
Viene con me a vedere i colori della foresta,
Un albero riunisce molti toni,
Nella quercia le felci sono capelli,
Loro coprono il suo tronco fatto peli,
Chi percepisce vede i colori differenti,
Ogni specie con il suo verde,
Come la gente !

Amico mio, la notte é come una foresta,
Con buon tempo il cielo sembra essere in festa,
Nel trarre d´una stella cadente,
La Via Lattea è sempre più risplendente,
Chi percepisce vede che tutte le stelle,
Come la gente, sono uguali,
Tanto differenti!

Il tocco
Il tocco bello
delle mani é quello
che tocca, incanta,
affonda le dita,
che entra, addentra
nella pelle, nel corpo,
nella mente e non mente,
é certo chi sente.
Il tocco, il tocco,
il tocco della gente
addentra il frutto
fino alla semente.

Passeggia nel corpo
e sale allo capo,
e scende nei piedi,
sotto dei piedi,
e bagna le dita
nella fonte della gente,
passeggia del lato,
dietro e davanti.
Il tocco che tocco
e tocco solamente
é il tocco che muta
il sangue della gente.

Chi tocca l’altro
con il tocco che tocco
addolcisca l’anima
e si fa contento,
rizza i peli
e fa con la gente
bello diritto,
bello nel rovescio.
Sono pochi che toccano
il tocco che tocco
che quando io inciampo
mio corpo presente.

Il tocco bello
delle mani é quello
che tocca nella lingua,
nelle labbra, nei denti,
che tocca la pancia,
che tocca per dentro,
che tocca negli occhi,
che tocca nel petto,
che tocca il cammino,
che tocca il vento,
che lancia la gente
in un nuovo tempo.

Il fiore che non muore
É sbocciato così fra altri selvaggi
Ha steso suo caule tra il verde dei rustici
É venuto così alla superficie in questo infinito di foglie
E si è dato in fiore ai miei occhi

Di tanti petali rossicci ha formato un mazzo,
soave, vellutato, quasi realizzando,
(dai desideri che mi ha espresso con la sua bellezza),
la copula animale-vegetale.

Egli fiore, io una donna.
E solo gli mancano i movimenti.
Mutano le stagioni,
egli si affatica, ma non pare.
Colorisce la natura
rompendo la uniformità del verde,
la monotonia.

Rinasce in se stesso, si rivivifica.
Fissa a me della distanza che separa le specie.
Innamorati, in uno incanto mutuo
rompe la barriera fisica
e me feconda con il polline della poesia.

La più lontana via
Andando
Andando
Andando
Miei antecessori ...
Miei bisnonni andando
Miei nonni andando
Miei padri andando
Io ritornando.
Ah ! Europa mamma mia
Che a tanti facesti partire
Poco più di cento anni
Che io sono qui.

Colle Umberto
Da molto che ascolto parlare di te,
che ti cerco,
in vecchi documenti,
certificati, lettere, ricordi,
nel vento

Mia memoria atavica
ha ti cercato in accenni e segni,
miei occhi ti vedendo
in traslati di cortili,
in ricordi architettonici
di abitazioni di emigrati

C'é momenti in che ti sento vicina,
nella pelle mia, nei miei peli,
nel formato della mia faccia
In altre volte lontano,
che bisogno viaggiare
per valli, campagne,
costiere, mari ed oceano
In tuo incalzo
In tua direzione

Immagino me in te,
toccando la tua terra,
sostenuto per tuo terreno,
andando per tue vie,
raggiungendo montagne,
salendo antiche scale,
guardando pareti, mobili,
aprendo finestre
per ammirare tue case,
ogni dettaglio del tuo orizzonte,
tue bambini, tuo cimitero,
Tutti i tuoi abitanti

Colle Umberto di andate e venute,
di partenze e ritorni,
divagazioni e sogni
Come se in te io potesse ancora trovare
una parte di me
un pezzo della anima mia
ancora che nel silenzio
nella solitudine dell´alba.

 


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