Racconti di Alessia Sanna


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Si nuota controcorrente, cercando di sollevare la testa nelle onde fitte, provando a prendere ossigeno; e poi ancora sotto in un buio ovattato, i rumori pių intensi, il corpo pių rigido. Braccia in alto, braccia inconsistenti allungate verso il soffio vitale. Sguardo incompiuto, occhi che bramano la luce. Carezzevole, a portata di dita con la bassa marea. Ed ecco le braccia, le spalle, le ginocchia e infine i piedi, fasciati di sensi bagnati e ingombranti, pesanti di acqua e sudore. E le rughe, il sale sul volto che raccontano di inesauribili ieri. Il sole scalda, mite, pieno di effimeri sorrisi, fino a che improvvisamente le onde lambiscono nuovamente il petto, con furia primitiva. E le rocce? Le rocce si trovano due passi pių in la, indifferenti e gioiose di una brezza rubata, in una sera che non sembra mai sbiadire.


Pių che mai mi chiedo se questi ritratti sono giusti, se le ombre valorizzano la fotografia senza togliere nulla alla luce. Pių che mai sono dubbiosa di una promettente opera d'arte, distorta da degli scarabocchi all'angolo, divenuti ormai troppo numerosi, un cumulo di colori pesti sempre pių ingombrante. Pių che mai mi morde la visione della prospettiva, la linea all'orizzonte puntata innaturalmente in basso dove non riesci a scorgere i caldi riflessi della vicina stella. Pių esamino il ritratto e pių mi chiedo se le fantomatiche pennellate nere infondo a quei personali occhi siano vere, o soltanto mani che cercano un appiglio insicuro alle ciglia. Osservo minuziosamente alla ricerca di tante falle, della ragione, ma quello che vedo č un dito puntato in basso, un'unghia acuminata che strappa via la fragile tela.                                                    

 


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